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Mauro D'Onofrio ELEMENTI DI OTTICA PER ASTRONOMI

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Se la sorgente emette luce bianca i vari massimi mostrano una successione di colori che va<br />

dal blu al rosso. Ogni tipo di sorgente puntiforme è in grado di produrre il fenomeno osservato;<br />

dalla luce del sole che passa attraverso un buco alla luce di un lampione notturno lontano.<br />

Può sembrare a prima vista che il massimo principale sia sempre allineato con il centro<br />

della fenditura. Questo non è sempre vero. La figura di diffrazione è in realtà centrata sull’asse<br />

della lente L2, ed ha esattamente la stessa forma e localizzazione indipendentemente dalla<br />

posizione della fenditura, se la sua orientazione non è cambiata e sono valide le<br />

approssimazioni considerate.<br />

7.3.3 La fenditura doppia<br />

Supponiamo ora di avere due fenditure larghe b e separate da una distanza a. Ognuna delle due<br />

aperture può generare la medesima figura di diffrazione sullo<br />

¡ ¢ £¥¤§¦§£©¨§§§£© ¤©¨¨<br />

schermo<br />

contributi delle due fenditure si sovrappongono, e sebbene siano uguale come ampiezza,<br />

possono essere significativamente diversi come fase. Poiché l’onda primaria eccita le sorgenti<br />

secondarie nello stesso modo, avremo tutte sorgenti coerenti e quindi interferenza tra le varie<br />

onde secondarie. Se la luce incidente incide normalmente alle fenditure, le sorgenti secondarie<br />

sono tutte in fase e le frange di interferenza osservate dipenderanno dal diverso cammino ottico<br />

attraversato dalle onde secondarie delle due fenditure. Se la luce incidente arriva sulle fenditure<br />

§£ £©¦¤§ ¤<br />

<br />

i, ci sarà una differenza di fase costante tra tutte le onde secondarie di cui tenere<br />

conto.<br />

Il risultato è che sullo schermo si vedranno delle frange di interferenza modulate dalla<br />

figura di diffrazione mostrata prima.<br />

§ § § § §§§ ¥ § § ¥ §§©© ¥¥ § § <br />

l’analisi<br />

fatta per la singola fenditura. Adesso ognuna delle due aperture è divisa in tante striscioline<br />

§ §§ § § ¥§§ §¥§©§¥ ¥ © © © § © §§§© § § <br />

(dz× <br />

lungo l’asse z. Il contributo totale, nell’approssimazione di Fraunhofer sarà allora:<br />

b/ 2 a+ b/<br />

2<br />

∫ ( ) ( )<br />

−b / 2 ∫ (7.24)<br />

a−b / 2<br />

E = C F z dz + C F z dz<br />

dove F( z) = sin[ ωt − k( R − z sin θ )] . La costante C include, come nella (7.16) la forza<br />

dell’oscillatore per unità di lunghezza e la distanza R dall’origine al punto P (che è assunta<br />

come costante). L’integrazione della (7.24) dà:<br />

⎛ sin β ⎞<br />

E = bC ⎜ ⎟[sin(<br />

ωt − kR) + sin( ωt − kR + 2 α)]<br />

⎝ β ⎠<br />

dove α ≡ ( ka / 2)sinθ<br />

e, come prima β ≡ ~ ( kb / 2)sinθ<br />

. Questa è proprio la somma dei due<br />

campi nel punto P, da ognuna delle due fenditure. Semplificando la (7.25):<br />

⎛ sin β ⎞<br />

E = 2bC ⎜ ⎟ cosα sin( ωt − kR + α )<br />

⎝ β ⎠<br />

e facendo la media temporale su un sufficientemente lungo intervallo di tempo, si ha:<br />

2<br />

⎛ sin β ⎞ 2<br />

θ 0 α<br />

2<br />

I ( ) = 4I ⎜ ⎟cos<br />

⎝ β ⎠<br />

107<br />

(7.25)<br />

(7.26)<br />

(7.27)

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