G, SARDEGNA nero OK - Corriere della Sera
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Dossier MEDITERRANEO<br />
<strong>SARDEGNA</strong>: LA COSTA VERDE<br />
È la zona più intatta dell’isola. Dieci chilometri di spiagga alte scogliere,<br />
tremila ettari di dune coperte da macchia mediterranea e boschi in cui vivono<br />
i cervi. Solo un albergo e alcuni agriturismo con ottima cucina. E i borghi<br />
dove si estraevano i minerali, splendidi monumenti di archeologia industriale<br />
Miniera di sole<br />
Lunghe strisce di sabbia interrotte da alte<br />
falesie, piccole baie rocciose. E 3000 ettari<br />
di dune solitarie che camminano al soffio del<br />
maestrale; deserte, smisurate, di sabbia dorata<br />
e leggera, verdi di arbusti di lentischio, mirto,<br />
corbezzolo e ginepro che arrivano al mare,<br />
ve asti lecceti, dove si riparano i piccoli cervi<br />
sardi. Nelle notti di giugno, le tartarughe ma-<br />
rine depongono ancora le uova nella rena tiepida<br />
<strong>della</strong> spiaggia. È la Costa Verde, lambita<br />
da un mare dai colori caraibici, con un entroterra<br />
di boschi e pinete, monti dai profili bizzarri,<br />
vaste vallate. Ma anche surreali palazzi<br />
neogotici, architetture liberty, torrette, ogive<br />
e volte affrescate, quinte mute dove ormai si<br />
aggirano solo le capre. Sono borghi e villaggi<br />
La spiaggia<br />
di Piscinas,<br />
nella foto grande.<br />
In fondo,<br />
l’hotel Le dune.<br />
1. Un piatto<br />
del ristorante<br />
La Ghinghetta,<br />
a Portoscuso.<br />
2. Le finestre <strong>della</strong><br />
laveria Brassey<br />
a Ingurtosu,<br />
monumento<br />
di archeologia<br />
industriale.<br />
1 2<br />
258 DOSSIER DOSSIER 259
1. Il colonnello<br />
Sergio Caroli,<br />
proprietario<br />
dell’hotel Le dune.<br />
2-3. La scultura<br />
di Cascella<br />
sulla spiaggia<br />
dell’albergo<br />
e il salotto<br />
dell’unica suite.<br />
4-5. La spiaggia<br />
di fronte all’hotel<br />
e le dune<br />
alle sue spalle.<br />
6. La lunga<br />
spiaggia<br />
di sabbia bianca<br />
di Portixeddu.<br />
In fondo,<br />
il promontorio<br />
di capo Pecora.<br />
7. La baia<br />
di cala Domestica.<br />
8. La costa<br />
rocciosa<br />
oltre capo Pecora.<br />
260 DOSSIER<br />
protagonisti dell’epopea delle miniere che per cinquemila<br />
anni ha ritmato la vita <strong>della</strong> Sardegna sudoccidentale.<br />
Da Gùspini ad Arbus, giù fino a Buggerru,<br />
Nébida, Monteponi: una delle aree minerarie<br />
più ricche d’Europa, sfruttata dall’epoca dei Fenici<br />
sino quasi ai giorni nostri, e adesso<br />
grandiosa vetrina di cimeli di archeolo- 1<br />
gia industriale, in uno scenario naturale<br />
altrettanto grandioso.<br />
VERSO LE DUNE<br />
Arrivando da Arbus, si incontrano le<br />
prime case operaie e villa Wright,<br />
la “casa tedesca” vagheggiata nel romanzo<br />
Ti condurrò fuori dalla notte di<br />
Giampaolo Pansa (Sperling & Kupfer, 7,49 €), lungo<br />
omaggio a questo splendido angolo di Sardegna.<br />
Il vecchio borgo minerario di Ingurtosu è fatiscente,<br />
ma bellissimo. Dopo la scalinata in granito<br />
che sale alla chiesetta di Santa Barbara, si para di<br />
fronte all’improvviso la severa costruzione del Castello:<br />
è la palazzina <strong>della</strong> direzione mineraria, che<br />
sovrasta la strada con un arco imponente, tre piani<br />
di granito e un leggiadro ballatoio in legno goti-<br />
2 3<br />
4<br />
cheggiante. Le stradine del centro scendono costeggiando<br />
pozzi e cantieri, casette e rovine, fino a<br />
quel che rimane <strong>della</strong> laveria liberty, maestosa struttura<br />
in rovina sfiorata dal rio Naracàuli, di un bianco<br />
latteo, dove indugiano alcune capre. Comincia la<br />
sterrata. Da un lato il torrente, dall’altra<br />
rocce e polvere. Tre chilometri, ma<br />
interminabili!<br />
Finalmente, la duna. Imponente, di<br />
sabbia dorata coperta di macchia mediterranea.<br />
Canne, lucidi cespugli sempreverdi.<br />
All’imbrunire e di notte,<br />
quando la strada è più tranquilla, si viene<br />
qui a fotografare i cervi. A sinistra,<br />
qualche vecchio vagone ricorda che<br />
qui finiva la ferrovia. Sulla spiaggia, prima<br />
del pontile in disuso, una scultura<br />
di Cascella a due passi dal mare. Di fronte, i depositi<br />
ferroviari trasformati in albergo, l’hotel Le dune,<br />
unico alloggio possibile in tutta l’area, che ha fatto<br />
suo il simbolo delle miniere: martello, piccozza e<br />
punteruolo. È la creatura di Sergio Caroli, che tutti<br />
conoscono come “il colonnello”. Ex ufficiale <strong>della</strong><br />
Folgore, una vita legata alla miniera (suo padre ne è<br />
stato l’ultimo direttore) e al mare. I restauri iniziano<br />
nell’87, grazie alla sovrintendenza ai Beni ambien-<br />
A. Wilson / Arch. DOVE<br />
A. Wilson / Arch. DOVE<br />
tali di Cagliari, dalla quale il colonnello e il suo socio<br />
Vincenzo Stefanelli ottengono sovvenzioni in materiali.<br />
Le grosse travature principali vengono dalle secentesche<br />
torri pisane di Cagliari e i mattoni a vista<br />
sono del Settecento. L’hotel si apre nel ’93 con 28<br />
camere e una suite, nell’antica foresteria affacciata<br />
sul cortile interno dove troneggiano ancore romane<br />
e francesi recuperate dal colonnello. Più che un albergo<br />
sembra una residenza sul mare, un ritrovo di<br />
amici, con tanti habitué e qualche new entry, centellinata<br />
nelle varie stagioni. E come in una casa si<br />
mescolano mobili d’epoca e nuovi arredi. Una ricca<br />
collezione di vecchie mattonelle di ceramica a decorare<br />
la suite; una vetrina del 1890 nell’american<br />
bar, il bancone di una farmacia ottocentesca alla<br />
reception. Le camere più richieste, perché garantiscono<br />
maggiore privacy, sono le quattro al pianoterra,<br />
con pavimenti in ceramica azzurra e mobili in<br />
midollino e bambù, qualche bel pezzo dell’Otto e<br />
Novecento. Nelle stanze non c’è televisore.<br />
L’albergo non accetta animali e, viste le dimensioni<br />
limitate, impone un numero chiuso per i bambini:<br />
non più di cinque per volta. Il pranzo è uno splendido<br />
buffet, tutti insieme attorno al tavolo a ferro<br />
di cavallo, con il colonnello a fare da patriarca.<br />
Spesso si gustano i ricchi bottini <strong>della</strong> sua pesca. La<br />
A. Wilson / Arch. DOVE<br />
6<br />
DOSSIER 261<br />
5<br />
7<br />
8
1<br />
2<br />
3<br />
262 DOSSIER<br />
cena è più intima, sulla veranda del ristorante, con<br />
accompagnamento di squisiti vini sardi.<br />
Per chi non si accontenta di poltrire sulle sedie a<br />
sdraio allineate di fronte al mare, o di cercar conchiglie<br />
sulla spiaggia di una decina di chilometri,<br />
con dune dorate che penetrano per un paio di chilometri<br />
verso l’interno, l’hotel propone una serie di<br />
attività, escursioni ai vicini insediamenti minerari e<br />
alle zone archeologiche in moto e fuoristrada, ma<br />
anche trekking a cavallo. E, per gli amanti del mare,<br />
uscite in gommone, battute di pesca, immersioni,<br />
corsi di sub, incontri con i delfini, un gruppo di<br />
tredici che arrivano al fischio di Davide Morelli, habitué<br />
dell’albergo, compagno di avventure in mare<br />
del colonnello e responsabile del Diving Center<br />
Costa Verde di Marina di<br />
Arbus (tel. 338-85.85.504),<br />
che organizza anche safari<br />
fotografici notturni sulle orme<br />
del cervo. Sul fondo <strong>della</strong><br />
strada sterrata che, quando<br />
si lascia l’albergo, si deve<br />
percorrere ogni giorno, sotto<br />
la polvere bianca, sono rimaste<br />
le traversine di granito<br />
<strong>della</strong> ferrovia a scartamento<br />
ridotto costruita nel 1871<br />
per portare i minerali a Piscinas,<br />
dove si imbarcavano sulle<br />
bilancelle carlofortine fino<br />
all’isola di San Pietro, per poi<br />
proseguire verso le fonderie<br />
del continente. Una tortura<br />
per le sospensioni <strong>della</strong> macchina<br />
e per i passeggeri. Ma<br />
tant’è: non si può arrivare fin<br />
qua e sottrarsi al fascino dei<br />
borghi fantasma.<br />
A. Wilson / Arch. DOVE<br />
FANTASMI LIBERTY<br />
Da Ingurtosu, il modo migliore per raggiungere<br />
Montevecchio è via Arbus, su strada asfaltata:<br />
oltre il centro del paese si seguono le indicazioni<br />
e si arriva direttamente alla piazza del borgo. Il<br />
percorso più disagevole, ma più suggestivo, segue<br />
il filone minerario da Gennamari a Montevecchio<br />
sulla stessa sterrata dove passò Quintino Sella durante<br />
la sua visita nel 1869. Miniera antica e ricchissima,<br />
già conosciuta in epoca nuragica, sfruttata<br />
da Fenici e Romani prima di tutto per l’argento, è<br />
stata definitivamente chiusa dall’Eni nel 1991.<br />
Negli anni Cinquanta il complesso contava oltre<br />
5000 abitanti, ora sono poche centinaia. Si coniava<br />
la moneta, chiamata gettone, con la quale venivano<br />
pagati i minatori. Da spendere, naturalmente,<br />
allo spaccio <strong>della</strong> società. Per farsi un’idea <strong>della</strong> vita<br />
dei lavoratori a quell’epoca, si può leggere il romanzo<br />
breve di Sergio Atzeni Il figlio di Bakunìn<br />
(Sellerio, 6.20 €), ambientato qui, dove è stato anche<br />
girato il film con lo stesso titolo. Rispetto a Ingurtosu,<br />
Montevecchio è in una fase di restauro<br />
1. Pomodori<br />
messi a essiccare<br />
con il sale.<br />
2. I coltelli<br />
da lavoro con la<br />
caratteristica lama<br />
bombata arburese,<br />
dell’artigiano<br />
Paolo Pusceddu<br />
di Arbus.<br />
3. La cucina<br />
tradizionale<br />
dell’agriturismo<br />
L’oasi del cervo.<br />
4. Falesie all’uscita<br />
dal porticciolo<br />
di Buggerru.<br />
5. Scaglie di scisto<br />
verdissimo<br />
interrompono la<br />
spiaggia di Masua.<br />
DOSSIER 263<br />
4<br />
5
264 DOSSIER<br />
più avanzata, con numerosi progetti in corso di approvazione<br />
per sfruttare turisticamente il richiamo<br />
dell’archeologia industriale. Gli antichi alloggi dei<br />
minatori, a bocca di miniera, sono destinati a duventare<br />
camere d’albergo, e la mensa degli operai<br />
sarà trasformata in ristorante. Fra le tappe da non<br />
perdere, il bel palazzo <strong>della</strong> direzione, costruito nel<br />
1878, con al secondo piano l’elegante sala blu affrescata<br />
negli anni Venti dai prigionieri austriaci <strong>della</strong><br />
Prima guerra mondiale. E la splendida laveria<br />
Principe Tommaso, che riflette le sue eleganti armonie<br />
floreali in uno specchio d’acqua azzurrino. Il<br />
complesso si visita con l’assistenza dell’associazione<br />
Promoserapis (tel. 335-53.14.198, fax<br />
070.97.41.88, www.europroject.it/montevecchio)<br />
che propone varie escursioni nella zona circostante,<br />
insediamenti nuragici, passeggiate naturalistiche<br />
nel territorio del cervo sardo, percorsi botanici.<br />
Oltrepassato Montevecchio, 7 chilometri di strada<br />
asfaltata più 2 di sterrata portano all’Oasi del cervo,<br />
azienda agricola dove questi animali si vedono<br />
da lontano; qui si produce olio, vino, agrumi, pomodori,<br />
meloni, angurie e si allevano capre, che<br />
forniscono latte, formaggi e carne. La cucina è il regno<br />
<strong>della</strong> signora Angela Vacca Atzeni che fa tutto<br />
a mano, dal pane squisito alle specialità dell’isola:<br />
malloreddus (gnocchetti) e culurgiones, quadrati ripieni<br />
di ricotta, oppure a forma di chicco di grano,<br />
augurio di prosperità, con patate e menta profumatissima.<br />
In stagione, da provare la fregula, generalmente<br />
proposta in<br />
minestra, qui preparata<br />
con sugo di porcini.<br />
Per secondo capra,<br />
naturalmente, in<br />
umido o arrosto, e il<br />
mitico porcellino. Imperdibili<br />
i dolci, soprattutto<br />
is parafrittus,<br />
soffici ciambelle impastate con latte di capra,<br />
fritte e spolverate di zucchero. L’azienda, che offre<br />
semplice ospitalità in camere a dir poco essenziali,<br />
è assolutamente da preferire per un ricco pranzo di<br />
terra, anche se non è consigliabile il vino, di produzione<br />
propria e senza conservanti ma molto inferiore<br />
alla qualità <strong>della</strong> cucina. Si torna verso il mare,<br />
tenendo sulla sinistra la sagoma bizzarra del monte<br />
Arcuentu (785 m), profilo d’uomo addormentato;<br />
sulle spiagge altre vestigia di archeologia industriale,<br />
come la colonia dei figli dei minatori a Marina<br />
di Montevecchio, in fondo a un viale di pini ed<br />
eucalipti. Vale la pena fare una gita su questo versante,<br />
perché la costa è un continuo alternarsi di<br />
piccole baie rocciose con spiaggette nascoste, più<br />
raccolte ma più suggestive, e mare limpido e cristallino.<br />
Purtroppo le spiagge non sono sempre pulite<br />
(anche perché non si trova una pattumiera nel<br />
giro di chilometri). Da qui, scendendo a sud, dopo<br />
Marina di Arbus, quattro case in croce e una<br />
spiaggia di sabbia e roccia, si torna all’oasi di Piscinas<br />
riprendendo la sterrata su e giù dalla duna con<br />
due piccoli guadi attraverso il rio Piscinas e il Naracàuli,<br />
ridotti ormai a ruscelletti.<br />
1-2. Esterno e interno <strong>della</strong><br />
bocca di carico di Porto Flavia,<br />
costruita negli anni Venti, sulla<br />
spiaggia di Masua. Foto piccola,<br />
peschereccio a Buggerru.<br />
DOSSIER 265<br />
1<br />
2
LE SPIAGGE DEL SUD<br />
Le strade sono drammatiche. A parte le sterrate,<br />
tassa obbligatoria per il privilegio di visitare villaggi<br />
ormai fantasma, o raggiungere spiagge praticamente<br />
deserte, il maggior disagio è la tremenda<br />
strada che supera il passo Bidderdi (a 498 m), inevitabile<br />
per muoversi fra Arbus e Buggerru. Sono pochi<br />
chilometri (11) ma un inferno di tornanti a strapiombo<br />
sulla vallata e il mare. Il paesaggio è più<br />
che suggestivo. Velato dalla foschia che si libra leggera<br />
dalla valle al primo mattino, squarci di macchia<br />
mediterranea, spiragli di mare azzurrissimo,<br />
ferite di terra rossa. Un breve respiro, la lunga striscia<br />
di sabbia di Portixeddu, luminosa mezzaluna<br />
da ricordo africano fermata a nord dalle rocce severe<br />
di capo Pecora, che prosegue a sud diritta e<br />
dorata, ultima propaggine dell’enorme duna San<br />
Nicolò, verde di campi coltivati. Nella campagna<br />
dell’interno, l’agriturismo Marcarius sciorina ricette<br />
casalinghe, forte dei prodotti coltivati direttamente<br />
(e “il pesce c’è solo se lo peschiamo noi”,<br />
aggiunge Ivo Arrius) dolci squisiti e profumati liquori<br />
di mirto, nespole e limoni, tutti fatti in casa.<br />
La litoranea prosegue salendo a Buggerru: nel<br />
nuovo porto turistico si possono noleggiare gommoni<br />
e pescherecci (come l’Antonina, di Antonello<br />
Vadilonga, tel. 329-96.12.195). In paese, che ospita<br />
la sua buona parte di edifici liberty, si apre la Galleria<br />
Henry (del 1892, ingresso 8 €), a una cinquantina<br />
di metri d’altitudine, lungo un percorso che regala<br />
improvvisi, abbaglianti squarci sul mare.<br />
Fino a Nebida si inseguono falesie, scogli e rocce<br />
da albori del mondo. Granito rosa e scisto verde<br />
che si schiudono in brevi baie e calette, come la solitaria<br />
cala Domestica, protetta da alte rocce calcaree,<br />
segnata dai ruderi di edifici minerari fra dune<br />
di sabbia a grana spessa, incappucciate di lentischio<br />
e radi arbusti sterposi. L’arrivo sulla spiaggia è<br />
salutato dal sordo brontolio del vento che rimbomba<br />
fra le cavità delle alte falesie di granito protese<br />
sul mare turchino.<br />
Una sosta da non perdere è Masua, falce di sabbia<br />
grande come un fazzoletto, all’ombra del faraglione<br />
del Pan di Zucchero che domina la baia, appoggiata<br />
a nord al vecchio molo usato dai minatori dove<br />
adesso si fermano solitari pescatori <strong>della</strong> domenica,<br />
e protetta dal contrafforte di roccia dove si alza<br />
il rudere minerario. Schegge di scisto verdastro si<br />
ergono dal mare tranquillo, appena sciabordante;<br />
atomici residui di chissà quale sconvolgimento antico.<br />
Il sole si attarda a strappare bagliori verdi dalla<br />
roccia. Anche qui, il mare è un premio, boccata<br />
d’aria fresca in fondo alla galleria che segue il viaggio<br />
del minerale fino a Porto Flavia.<br />
Un porto? Non proprio: una bocca di carico alta una<br />
ventina di metri sul mare, ingentilita da eleganti<br />
decori anni Venti, da dove per quasi quarant’anni si<br />
stiparono i minerali sulle navi da trasporto verso il<br />
continente. Per la visita (8 €), si sale dalla spiaggia<br />
con una sterrata fra boschetti di pini, cespugli di<br />
lentischio e pale di fichi d’India. La guida, ex minatore<br />
entusiasta, racconta di fatiche e sacrifici, cuni-<br />
266 DOSSIER<br />
1-2. Nel complesso<br />
minerario di<br />
Montevecchio, il<br />
suggestivo edificio<br />
<strong>della</strong> laveria<br />
Principe Tommaso<br />
e il meccanismo<br />
che comandava<br />
l’ascensore per<br />
scendere al pozzo<br />
San Giovanni.<br />
3. Nel palazzo<br />
<strong>della</strong> direzione,<br />
sempre<br />
a Montevecchio,<br />
di fine Ottocento,<br />
la sala blu<br />
fu affrescata<br />
negli anni Venti<br />
dai prigionieri<br />
austriaci<br />
<strong>della</strong> Prima guerra<br />
mondiale.<br />
4. Il rudere di una<br />
laveria ormai<br />
in disuso sovrasta<br />
dalle rocce<br />
il paese di Nebida.<br />
1<br />
2<br />
3 4<br />
DOSSIER 267
268 DOSSIER<br />
L’isola di San Pietro<br />
C’è poco da fare: nonostante<br />
il fatto che l’isola di San Pietro<br />
si stia affermando come meta<br />
turistica, Carloforte non ha hotel<br />
decenti. Meglio così, perché<br />
rimane una vacanza esclusiva per<br />
i pochi habitué che possiedono<br />
già una casa, o si affezionano<br />
a qualche bilocale arrampicato<br />
in cima a scalinate strette,<br />
maledette da gradini altissimi,<br />
nascosto nel dedalo di carrugi che<br />
ritma il paese. Anche in questo<br />
caso, non c’è da aspettarsi lussi:<br />
arredi essenziali e spazi spesso<br />
disadorni. Il segreto è garantirsi<br />
una terrazza aperta su tetti e<br />
richiami di uccelli, un cielo ornato<br />
di baffi di nuvole bianchissime e,<br />
colmo <strong>della</strong> fortuna, la luce<br />
turchina del mare in lontananza.<br />
Del resto, a Carloforte non si sta<br />
in casa. Di giorno c’è il mare, per<br />
inseguire il sole di baia in spiaggia,<br />
fra rocce rotonde e rare strisce di<br />
sabbia. L’unica zona sabbiosa è la<br />
vasta mezzaluna dorata <strong>della</strong><br />
Caletta, la più adatta a chi ha<br />
bambini. Tutte le altre, da Girin a<br />
Punta Nera alla Bobba, da Guidi a<br />
Luchese, fino alle Colonne, sono<br />
per lo più rocciose, con brevi tratti<br />
di arenile che cambiano forma e<br />
dimensione a ogni primavera,<br />
tanto che tornare da un anno<br />
all’altro sulla stessa spiaggia è una<br />
sorpresa. Amara o dolce.<br />
In barca a vela<br />
Per esplorare gli anfratti più<br />
segreti dell’isola, c’è una nuova<br />
opportunità: la barca a vela. Sono<br />
9 (5 di proprietà e 4 in gestione)<br />
quelle di Carloforte Sail Charter<br />
(tel. 347-27.33.268,<br />
www.carlofortesailcharter.it), da<br />
noleggiare con o senza skipper<br />
per inoltrarsi in acque altrimenti<br />
inaccessibili, come cala Vinagra<br />
(nella foto). Gli itinerari nautici<br />
vanno ben oltre San Pietro e il<br />
golfo di Cagliari: a est ci si spinge<br />
fino alla Costa Smeralda, dove si<br />
può lasciare la barca nella base di<br />
Cannigione; a ovest, seguendo la<br />
costa, oltre Buggerru e Piscinas.<br />
Fino al 26 luglio, un Oceanis 393<br />
per 8 persone costa 2800 € a<br />
settimana, 3500 fino al 23<br />
agosto. Il porto turistico, rinnovato<br />
un paio d’anni fa, è comodo e<br />
attrezzato, di fronte al<br />
supermercato più fornito e a<br />
poche centinaia di metri dal<br />
minuscolo centro, dove fra tre<br />
piazzette e quattro strade in croce<br />
si consuma il rito dello shopping<br />
mattutino. Giornali, poi caffè e<br />
bombette (minuscoli krapfen<br />
ripieni di crema profumata di<br />
limone) ai tavoli del bar Cipollina,<br />
la spesa fra il negozio di pasta<br />
fresca Luxoro, la pescheria Feola<br />
e la fornitissima Enoteca del<br />
porto. Il mercoledì il mare<br />
aspetta, perché in piazza Pegli c’è<br />
il mercato con i prodotti sardi:<br />
pecorini, salumi, olive. Si torna in<br />
paese per lo struscio serale: soste<br />
d’obbligo a Rosso di mare (tel.<br />
0781.85.65.81), dove Daniela<br />
Sansone crea gioielli in corallo, e<br />
fra le ceramiche di Maristella<br />
Ostuni nel negozio di via XX<br />
Settembre. A cena c’è solo<br />
l’imbarazzo <strong>della</strong> scelta. Negli<br />
ultimi anni, agli indirizzi<br />
magnificati dalle guide (e forse un<br />
po’ imbalsamati) se ne sono<br />
aggiunti di nuovi. Della vecchia<br />
guardia, Al tonno di corsa (tel.<br />
0781.85.51.06) resta una<br />
garanzia per i piatti carlofortini, a<br />
metà fra la Liguria e la tunisina<br />
Tabarka (da dove giunsero i primi<br />
coloni di San Pietro): tonno, ma<br />
anche casca (cuscus locale) e<br />
bobba (passato di fave e verdure).<br />
Dau Bobba (tel. 0781.85.40.37)<br />
ha un’eccellente lista di vini e<br />
ingredienti locali rivisitati in chiave<br />
contemporanea dallo chef Giorgio<br />
Parenti: dalla mousse di ricotta<br />
con bottarga grattugiata al<br />
carpaccio di tonno. Velisti e sub si<br />
ritrovano al circolo La nave (tel.<br />
0781.85.75.01) intorno alle<br />
grigliate di carne e pesce. Mentre<br />
sulle colline sopra il paese, Le<br />
terrazze di Poppona (tel. 333-<br />
48.67.525), in un parco di 5<br />
ettari, propone ottimo pesce e<br />
piatti <strong>della</strong> tradizione rivisitati.<br />
coli oscuri e cascate di minerali, una storia imparata<br />
a memoria ma inframmezzata di ricordi personali.<br />
La galleria, ampia, pulita e aerata, è un percorso<br />
accessibile a tutti. Bisogna farne almeno uno,<br />
fra i tanti possibili nelle viscere di questa terra bucata<br />
come un gruviera, e almeno questo, che vale<br />
la pena per il premio finale. Alla fine <strong>della</strong> galleria,<br />
la vastità del mare appena increspato blocca il respiro,<br />
dà quasi un senso di vertigine. C’è solo la<br />
presenza dello scoglio di fronte, il Pan di Zucchero,<br />
a chiudere l’orizzonte.<br />
Il dolce golfo di Gonnesa interrompe la costa rocciosa,<br />
anche se lungo il monte si ripetono insistenti<br />
le testimonianze dell’intensa attività estrattiva. Ma<br />
ormai non si riconosce più il borgo minerario, come<br />
nel grandioso impianto di Monteponi, dove gli edifici<br />
d’inizio Novecento ospitano l’università del<br />
Sulcis Iglesiente. Nel vicino complesso di Campo<br />
Pisano, invece, si trovano gli uffici <strong>della</strong> Igea, la società<br />
che detiene le concessioni<br />
degli impianti in<br />
disuso del Sulcis, dove ci si<br />
può rivolgere per informazioni<br />
e visite. Giunti fin<br />
qua, sarebbe un crimine<br />
non continuare fino al mare<br />
seguendo, lungo la linea<br />
di terra, il percorso dei minerali.<br />
Subito di fronte, oltre<br />
lo stretto, si profila l’isola<br />
di San Pietro (vedere riquadro<br />
accanto), miraggio<br />
verde di terrazze coltivate<br />
e pinete, la sagoma rosso<br />
ocra degli impianti <strong>della</strong><br />
tonnara a dominare la<br />
punta; la scacchiera multicolore del delizioso villaggio<br />
di Carloforte, labirinto di case strettissime, strade<br />
infinitesimali, scalinate e carrugi dal sapore di Liguria.<br />
Che sulla terraferma si riflette nel borgo di<br />
Portoscuso. All’arrivo qui, non bisogna guardare a<br />
sinistra, dove le alte ciminiere degli impianti industriali<br />
disegnano scenari apocalittici. Si prende a destra<br />
verso il paese e si continua fino all’insediamento<br />
antico a bocca di mare. Stretta fra la torre d’avvistamento<br />
e la tonnara, l’unica attiva in Sardegna insieme<br />
a quella di Carloforte, c’è La Ghinghetta,<br />
ottima alternativa per trascorrere una notte, ma soprattutto<br />
premio per i palati più esigenti. A maggio<br />
e giugno la vicina tonnara suggerisce allo chef moltissime<br />
proposte a base di tonno. Il pesce va quasi<br />
tutto al mercato giapponese, ma le tavole del territorio<br />
si imbandiscono di bottarga, musciame e interiora,<br />
perché, come ripetono tutti, “il tonno è come<br />
il maiale: non si butta via niente”. Tonno a parte, il<br />
ristorante è un paradiso di ricette sopraffine legate<br />
ai prodotti del territorio: zuppa di mare con scampi,<br />
cozze, arselle, astice e zafferano; fregula mantecata<br />
con carciofi e porcini; millefoglie con gamberi e<br />
funghi porcini e aceto caramellato; scamponi al vapore<br />
con insalatina di bottarga di tonno e melone;<br />
per finire con lo squisito semifreddo allo zafferano e<br />
una ricchissima selezione di vini principeschi.<br />
A. Quattrocchi / Arch. DOVE<br />
DOSSIER 269
COME ARRIVARCI<br />
In aereo: Air One (n. verde 800-<br />
90.09.66 da tutta Italia,<br />
06.48.88.00.66 dai cellulari,<br />
www.flyairone.it) collega tutto<br />
l’anno Milano (Linate e Malpensa)<br />
a Cagliari con due tipologie di<br />
tariffe: 86 € a-r per residenti, nati<br />
in Sardegna e altre tipologie di<br />
passeggeri; 222 € per tutti gli altri<br />
(tasse escluse). Da Roma, con<br />
Alitalia (n. verde 848-86.56.41) le<br />
tariffe a-r sono rispettivamente di<br />
68 e 170 €; per i non residenti che<br />
acquistano il biglietto 14 giorni<br />
prima, la tariffa è di 103 €.<br />
In traghetto: Tirrenia (tel. 199-<br />
12.31.99) propone un pacchetto<br />
a-r per 2 persone con passaggio in<br />
cabina doppia e auto al seguito<br />
(tipo Fiat Punto) a 536 € da<br />
Genova, 434 da Civitavecchia;<br />
senza auto, costa 377 e 258 €.<br />
In auto: dall’aeroporto di Cagliari<br />
con la superstrada per Iglesias;<br />
passati Assemini e Decimomannu,<br />
si devia a destra per Villasor e si<br />
continua verso Guspini, Villasidro,<br />
Arbus, Ingurtosu. Con Maggiore<br />
(n. verde 848-86.70.67,<br />
www.maggiore.it), un’auto di<br />
gruppo B per il weekend (minimo<br />
3 giorni, dal venerdì mattina al<br />
lunedì mattina) costa 20 € al<br />
giorno con 100 km; la tariffa<br />
Vacanze (minimo 7 giorni) è di 31<br />
€ al giorno con chilometraggio<br />
illimitato, riduzione franchigie<br />
danni e furto, oneri aeroportuali e<br />
automobilistici, Iva.<br />
COLTELLI E ZAFFERANO<br />
Intorno alla vita delle miniere si è sviluppato un artigianato<br />
semplice che ha la sua massima espressione<br />
nei coltelli. Ad Arbus Paolo Pusceddu ha fondato<br />
addirittura un museo che racconta la storia<br />
del territorio attraverso il coltello. Quello “del minatore”<br />
ha lama larga, per portare il cibo alla bocca, e<br />
niente punta, per non ferirsi mangiando nel buio<br />
<strong>della</strong> miniera. Quello “d’amore”, minuscolo e affilato,<br />
fino al primo Novecento era regalato per sancire<br />
l’impegno di matrimonio. Nel cortile troneggia<br />
un coltello da Guinness dei Primati: il più pesante<br />
del mondo, 295 chili per 4,85 metri di lunghezza.<br />
Nel vicino laboratorio L’arburesa, Pusceddu forgia<br />
eleganti manici in corno e le lame bombate caratteristiche<br />
<strong>della</strong> zona. A Fluminimaggiore, Luciano<br />
Arrius, ex minatore, è ora un apprezzato artigiano:<br />
“Il coltello delle donne, che lavano tutto, deve avere<br />
il manico in legno di olivastro”, spiega: “il corno<br />
si lava solo con acqua fredda, e si asciuga subito”.<br />
Dalle sue mani escono splendide teste d’aquile, cinghiali<br />
e cervi, a inguainare raffinate lame damasca-<br />
270 DOSSIER<br />
Camere sul mare e cucina casalinga<br />
DOVE DORMIRE<br />
Hotel Le dune<br />
Sulla spiaggia di Piscinas.<br />
Indirizzo: via Bau 1, loc. Piscinas<br />
di Ingurtosu, Arbus, tel.<br />
070.97.71.30, fax 070.97.72.30.<br />
Prezzi: 1/2 pensione in doppia da<br />
80 € a persona (pensione<br />
completa, supplemento 10 € a<br />
persona). C/credito: tutte.<br />
DOVE MANGIARE<br />
L’oasi del cervo<br />
Gastronomia casalinga.<br />
Indirizzo: loc. Is Gennas, tel.<br />
347-30.11.318. Orari: su<br />
prenotazione. Prezzi: da 23 €.<br />
C/credito: no.<br />
Agriturismo Marcarius<br />
Cucina del territorio.<br />
Indirizzo: loc. Marcarius,<br />
te. Nel suo spazio Knives Art si acquistano anche<br />
selle, gambali e finimenti in cuoio del sellaio Roberto<br />
Orinis. Da non perdere, di ritorno a Cagliari, San<br />
Gavino Monreale, dove sin dai tempi dei Romani<br />
si coltiva lo zafferano. Il momento di vero splendore<br />
è l’autunno avanzato, quando le vaste distese intorno<br />
al paese (circa 20 acri), gli orti e i giardini si<br />
coprono di fiori violacei, fragilissimi, da raccogliere<br />
nello spazio di un giorno. L’Associazione produttori<br />
del Presidio Slow Food (tel. 070.93.37.520,<br />
070.93.38.162) segue regole severe: concimi naturali<br />
e niente disinfestanti. Nel periodo <strong>della</strong> raccolta<br />
il paese ospita mostre, convegni e degustazioni. Altro<br />
indirizzo per acquisti golosi in zona è la Cooperativa<br />
Coo.Nag (presso Guspini, tel. 070.97.<br />
41.88, 070.97.01.61), dove fare scorta di miele, amaro<br />
di corbezzolo, profumato di eucalipto o cardo<br />
selvatico. Da scoprire, infine, gli ottimi vini del<br />
caldo basso Sulcis, patria del vitigno del Carignano:<br />
grande scelta a prezzi più che onesti nella Cantina<br />
sociale Santadi (tel. 0781.95.00.12).<br />
Inviati da Dove, Marina Poggi<br />
e il fotografo Andrea Battaglini<br />
Fluminimaggiore, tel. 328-<br />
37.59.350. Orari: su<br />
prenotazione. Prezzi: da 21 €.<br />
C/credito: no.<br />
La Ghinghetta<br />
Ottimo ristorante. Anche albergo<br />
(doppia b&b 127 €).<br />
Indirizzo: Sa Caletta, via Cavour<br />
26, Portoscuso, tel.<br />
0781.50.81.43. Orari: 13-14.30;<br />
20.30-23 (chiuso dom., e da<br />
novembre a marzo). Prezzi: da 45<br />
€. C/credito: tutte.<br />
.<br />
DOVE COMPRARE<br />
L’arburesa<br />
Coltelli con museo.<br />
Indirizzo: via Roma 15, Arbus,<br />
tel. 349-05.37.765. Orari: 9-12,<br />
16-20; sab. 9-12; dom. su<br />
appuntamento (mai chiuso).<br />
C/credito: le principali.<br />
Knives Art<br />
Lame e selle.<br />
Indirizzo: corso Amendola 13,<br />
Fluminimaggiore, tel. 0781.58.<br />
08.53. Orari: 8-13, 15-20 (chiuso<br />
dom.). C/credito: le principali.<br />
INDIRIZZI UTILI<br />
Igea<br />
Informazioni sulle miniere.<br />
Indirizzo: loc. Campo Pisano,<br />
Iglesias, tel. 0781.49.13.00,<br />
Internet www.igeaminiere.it.<br />
Orari: lun.-ven. 8.30-17 (sab.dom.,<br />
cell. 348-15.49.55.67).<br />
Nella cartina<br />
qui sopra,<br />
la costa<br />
sudoccidentale<br />
<strong>della</strong> Sardegna,<br />
con l’indicazione<br />
di alberghi,<br />
ristoranti, artigiani<br />
e siti minerari<br />
lungo l’itinerario<br />
del reportage.<br />
DOSSIER 271