CAPI Non di solo scautismo VIVE IL CAPO “ Fare il capo scout è anche una lezione di vita. Sta’ a vedere che è proprio vero... di Paolo Natali Il mio amico Nicola (nome di fantasia) è in crisi mistica. Dopo vent’anni suonati di scautismo, servizio prestato in tutte le Branche e una vita a pane e formazione permanente, un suo rover l’ha messo in buca nel giro di una telefonata. Allora lui si è messo il fazzolettone in testa a mo’ di bandana, e si è ritirato con il suo igloo in cima a Monte Adone per deliberare. Prima di partire mi ha spiegato il problema in una email, di cui vi giro qui sotto la parte rilevante. Non so ancora cosa dirgli quando tornerà, ma credo che molte delle risposte se le sia già date da solo. Fabio non è venuto in uscita questo weekend. Domenica sera gli ho telefonato, più da amico che da capoclan, per sapere se magari era stato male o aveva avuto qualche problema. Non per dargli la caccia, intendiamoci, Fabio è uno con la te- 4 <strong>Proposta</strong> educativa 07-<strong>2009</strong> sta sulle spalle e lo so che se manca a un’attività ci sono sicuramente mille e uno buoni motivi. E infatti un motivo c’era, se fosse buono o meno lì per lì non mi era chiaro, mi ha preso del tutto alla sprovvista. All’inizio si è inventato le solite scuse da adolescente timido, poi quando gli ho fatto notare che non serviva che si giustificasse, mi fa: «Senti Nico, io mi sto stancando, perché quando sono col clan sembra che tutto il mondo ruoti intorno allo scautismo, e invece lo sai benissimo che non è così. C’è un mondo là fuori, e invece mi pare che tutto quello che facciamo sia riferito a noi stessi, a replicare il mondo scout.Mi sento a disagio in uscita e a riunione perché cerco di parlare di altre cose che si possono fare nella vita e invece vengo visto come uno stravagante, quando invece sono solo un po’ più curioso. Non siamo altro che dei bambini vestiti da cretini quando indossiamo la camicia azzurra come una divisa, per distanziarci dal resto del mondo, invece che come uniforme. Non lo vedi che siamo una piccola comunità abbarbicata sulla cima di un monte? Per Milena, Nanni e Piero potremmo anche abitare al santuario di Boccadirio e sarebbe la stessa identica cosa, i nostri dibattiti, i nostri bivacchi, una birra tra di noi,e finita li.Siamo fuori dal mondo!». L’ho convinto che il mondo, clan compreso, include anche noi nel ruolo di attori capaci di cambiamento, e se ogni volta che c’è un problema ci chiamiamo fuori, non cambierà mai nulla, e quindi la cosa migliore da fare è che lui stesso si presenti venerdì sera a riunione e lanci il sasso. Dopo aver riattaccato la cornetta, però, mi sono reso conto di avere cinque giorni per farmi anche un esame di coscienza. Se è vero che siamo responsabili dell’educazione dei nostri ragazzi, e se l’impressione di Fabio è fondata, nella sua descrizione io sono il cretino vestito da bambino, e ho fatto un enorme buco nell’acqua. Certo che sono d’accordo quando mi parla di aprirsi al mondo, e ci mancherebbe! Ma può darsi che le mie intenzioni non siano in linea con i risultati? Che sia colpa di come stiamo guidando questo clan? Facciamo mente locale: effettivamente i servizi che i nostri undici ragazzi svolgono sono tutti quanti associativi – d’altro Il mondo, clan compreso, include anche noi nel ruolo di attori capaci di cambiamento, e se ogni volta che c’è un problema ci chiamiamo fuori, non cambierà mai nulla canto ne avevamo bisogno per la sopravvivenza del Gruppo – e a fronte di questo si sarebbe potuto escogitare ad esempio un capitolo più rivolto al mondo esterno rispetto alla redazione della nuova carta di clan – d’altra parte erano tredici anni che nessuno la riscriveva e se ne sentiva il bisogno – oppure almeno un campo di servizio piuttosto che la seppur bellissima Val Malenco che abbiamo fatto in agosto – d’altronde tutti sembravano così entusiasti che ci siamo sentiti di avallare la proposta. Non è che con tutti questi... altri canti, altre parti, altre onde ci siamo lasciati prendere la mano? E perché non me ne sono accorto, diamine? A me sembrava tutto così ben arrangiato, i ragazzi sono integratissimi nel gruppo e anzi, anche fin troppo se è vero che si trovano in sede anche il sabato sera! Ma questo è proprio uno dei segnali su cui Fabio punterebbe il dito. Scautismo come protezione dal mondo esterno, come gruppo unito dalla paura dell’ignoto invece che da un trabordare di energia per ope- rare nel mondo e cambiarlo. Inoltre un problema che mi sento improvvisamente addosso è che, se le cose stanno cosi, potrebbe essere dovuto al fatto che il clan sta diventando il ritratto della mia vita: la mia fidanzata è in comunità capi, così come gli amici con cui esco più di frequente. All’università non frequento un corso da anni, e non ho grandi passioni al di là dello scautismo. Magari avesse ragione l’Ecclesiaste, in realtà nella vita di oggi non c’è un tempo per ogni cosa, anzi ci sono un sacco di cose che non hai tempo di fare! Ma mentre le mie scelte di vita sono in ultima analisi fatti miei, quello che mi disturberebbe di più sarebbe se la mia impostazione, il mio esempio avesse portato il clan a chiudersi in un fortino, che è proprio il contrario di quello che dovrebbe essere lo scout, letteralmente “esploratore” e quindi per definizione intento a disegnare percorsi in mondi nuovi. Paradossalmente, la mia devozione alla causa scout avrebbe portato a un risultato educativo non molto scout, e neanche tanto cristiano ripensando alla questione della lampada sotto il moggio. Certo se guardo all’oratorio della parrocchia la storia è più o meno simile, e così penso anche molti altri gruppi che si trasformano in meccanismi identitari invece che in cenacoli di seminatori. Ma non eravamo noi scout a piccarci di essere diversi? Adesso devo parlarne con il mio staff, e trovare un modo per partecipare alla discussione di venerdì. Il primo passo comunque è questo: Nico ascolta le lamentazioni di un suo rover. Le prende sul serio.Ora si schiererà al suo fianco per far sì che anche gli altri vedano che c’è un problema. E poi, insieme, lavoreranno per cambiare. E poi forse dovrò anche cambiare le mie prospettive personali, aprirmi di più al mondo. L’ho sempre detto che fare il capo scout è anche una lezione di vita. Sta’ a vedere che è proprio vero. <strong>Proposta</strong> educativa 07-<strong>2009</strong> 5