DIC - Associazione Arte Mediterranea
DIC - Associazione Arte Mediterranea
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A s s o c i a z i o n e A r t e M e d i t e r r a n e a<br />
M e n s i l e d ’ i n f o r m a z i o n e d ’ a r t e d e l l ’ A s s o c i a z i o n e A r t e M e d i t e r r a n e a - a n n o I I I N ° 2 8 d i c e m b r e 2 0 0 9<br />
in mostra<br />
Caravaggio e Bacon<br />
Fare Mondi: la Biennale di Venezia<br />
Luzzati e Rodari. I segni della fantasia<br />
archeologia<br />
Il mondo antico era a colori<br />
curiosART<br />
Il “Martirio di sant’Orsola”<br />
l’ultimo dipinto del Caravaggio<br />
O c c h i o a l l ’ A r t e - p a g i n a 1<br />
dedicato a...<br />
Edward Hopper
OCCHIO all’ARTE<br />
Mensile culturale edito dalla<br />
<strong>Associazione</strong> <strong>Arte</strong> <strong>Mediterranea</strong><br />
Via Dei Peri, 45 Aprilia<br />
Tel.347/1748542<br />
Email: occhioallarte@artemediterranea.org<br />
Web: www.artemediterranea.org<br />
Aut. del Tribunale di Latina<br />
N.1056/06, del 13/02/2007<br />
Fondatori<br />
Antonio De Waure, Maria Chiara Lorenti<br />
Cristina Simoncini<br />
Amministratore<br />
Antonio De Waure<br />
Direttore responsabile<br />
Rossana Gabrieli<br />
Responsabile di Redazione<br />
Maria Chiara Lorenti<br />
Redazione<br />
Maria Chiara Lorenti, Cristina Simoncini, Giuseppe<br />
Di Pasquale, Eleonora Spataro, Giuseppe Grasso<br />
Collaboratori<br />
Alba Giulia Casciotta, Alessandra Matera, Luigia<br />
Piacentini, Paolo Boccardi, Stefania Servillo<br />
Responsabile Marketing<br />
Cristina Simoncini<br />
Composizione e Desktop Publishing<br />
Giuseppe Di Pasquale<br />
Stampa<br />
<strong>Associazione</strong> <strong>Arte</strong> <strong>Mediterranea</strong><br />
Via Dei Peri, 45 Aprilia<br />
Tutti i diritti riservati.<br />
E’ vietata la riproduzione anche parziale<br />
senza il consenso dell’Editore.<br />
I n c o p e r t i n a :<br />
E d w a r d H o p p e r<br />
“ B o y a n d M o o n ” , ( I l r a g a z z o e l a l u n a ) ,<br />
1 9 0 6 - 1 9 0 7<br />
dall’associazione<br />
fotografia<br />
in mostra<br />
in mostra<br />
in mostra<br />
dedicato a...<br />
archeologia<br />
curiosART<br />
occhio al libro<br />
occhio all’Artista<br />
arte nel mondo<br />
in mostra<br />
gli appuntamenti<br />
3<br />
4<br />
5<br />
6<br />
7<br />
8<br />
10<br />
11<br />
12<br />
13<br />
14<br />
15<br />
Vetrina degli artisti<br />
O c c h i o a l l ’ A r t e - p a g i n a 2<br />
Il Progetto Aquilone di Paolo Boccardi<br />
S o m m a r i o<br />
Robert Mappletorphe. La perfezione nella forma<br />
di Giuseppe Grasso<br />
Michelangelo architetto a Roma di Alba Giulia Casciotta<br />
Caravaggio e Bacon: due geni di epoche diverse alla<br />
Galleria Borghese di Stefania Servillo<br />
Fare Mondi: la Biennale di Venezia 2009<br />
di Eleonora Spataro<br />
Edward Hopper di Maria Chiara Lorenti<br />
Il mondo antico era un mondo a colori<br />
di Luigia Piacentini<br />
Il “Martirio di sant’Orsola” l’ultimo dipinto del<br />
Caravaggio di Cristina Simoncini<br />
“Da risorse umane a persone” di Stefano Greco<br />
di Rossana Gabrieli<br />
Ricordo di Marco Paniccia di Antonio De Waura<br />
L’arte del vetro di Murano di Giuseppe Di Pasquale<br />
Luzzati e Rodari. I segni della fantasia<br />
di Eleonora Spataro<br />
A p a r t i r e d a l n u m e r o d i o t t o b r e , O c c h i o a l l ’ A r t e d a r à l a<br />
p o s s i b i l i t à a t u t t i g l i a r t i s t i d i p u b b l i c a r e u n a l o r o o p e r a .<br />
P e r i n f o r m a z i o n i r i v o l g e r s i a l l a s e g r e t e r i a d e l l ’ A s s o c i a z i o n e<br />
A r t e M e d i t e r r a n e a i n v i a d e i P e r i 4 5 o a l 3 4 9 . 7 7 9 0 0 9 7 .
Il Progetto Aquilone<br />
L’<strong>Associazione</strong> <strong>Arte</strong> <strong>Mediterranea</strong> per il Progetto Aquilone<br />
di Paolo Boccardi<br />
Ad Aprilia alcune classi della Scuola<br />
primaria e dell’infanzia del II<br />
Circolo Didattico (Scuole Monte<br />
Grappa e Campo di Carne), alle<br />
quali in questi ultimi anni si è aggiunta<br />
una classe del Liceo Scientifico A. Meucci,<br />
partecipano al Progetto Aquilone. Questo<br />
progetto, nonostante sia attivo da 18 anni,<br />
non è conosciuto alla maggioranza dei<br />
nostri concittadini come dovrebbe esserlo.<br />
In verità, ad Aprilia, sono tante le iniziative<br />
e le associazioni che meriterebbero una<br />
visibilità maggiore, sia per l’importanza<br />
delle tematiche che affrontano, sia<br />
per i successi che ottengono. La<br />
visibilità, a nostro avviso,<br />
è una delle questioni<br />
più importanti: infatti,<br />
tramite l’informazione, ed<br />
in particolare la notizia<br />
“positiva”, si instaura un<br />
clima di opportunità e<br />
fattività che permette ad<br />
un insieme di persone di<br />
essere comunità ed operare<br />
nel sociale e per il sociale,<br />
ed Aprilia più di ogni cosa<br />
ha bisogno di questo, di<br />
diventare comunità.<br />
Tornando al progetto, la<br />
nostra associazione ha<br />
avuto modo e la fortuna di<br />
conoscerlo semplicemente<br />
per la casualità di avere<br />
tra i propri iscritti genitori<br />
e bambini che frequentano o hanno<br />
frequentato la Scuola elementare Monte<br />
Grappa, una delle scuole che collabora al<br />
Progetto Aquilone. Abbiamo così saputo<br />
del grande lavoro fatto in questi anni, della<br />
realizzazione, grazie anche al contributo<br />
italiano, del Centro educativo “Officina do<br />
Saber”, uno degli obiettivi che il progetto<br />
si proponeva, e che oggi ospita 12 gruppi,<br />
per un totale di 300 alunni e 16 educatori.<br />
Abbiamo raccolto fondi per la gestione<br />
ordinaria ed di emergenza di questi centri<br />
culturali, abbiamo avuto modo di sapere<br />
degli scambi di lavori tra i bambini e dei<br />
contatti telefonici tra i ragazzi italiani e<br />
brasiliani, delle giornate spese insieme<br />
agli educatori brasiliani in visita in Italia<br />
in occasione degli scambi culturali. Tra gli<br />
argomenti affrontati: il lavoro minorile, il<br />
razzismo, la diversità, i diritti dei bambini,<br />
l’altruismo e l’accoglienza, la musica, la<br />
pittura, ecc.. Valori che anche la nostra<br />
associazione condivide e persegue,<br />
ovviamente tramite il nostro modo di<br />
dialogare, ovvero l’arte.<br />
Ma cosa si propone il Progetto Aquilone?<br />
In estrema sintesi, l’obiettivo è di<br />
risponde ad una doppia sfida: “in Brasile<br />
quella di restituire un futuro a bambini<br />
che vivono nella povertà, nella violenza<br />
e nell’emarginazione; in Italia quella di<br />
educare le generazioni del disincanto<br />
e dell’indifferenza nella fiducia che<br />
un mondo solidale è necessario e<br />
possibile.” (tratto dal documento di<br />
presentazione del progetto, curato dal<br />
Movimento cooperazione educativa).<br />
Ad oggi i partecipanti al progetto sono<br />
molto soddisfatti dei risultati, ma<br />
hanno notato, negli anni, una minore<br />
efficacia delle azioni messe in campo per<br />
rispondere alla seconda sfida, il “ritorno<br />
in Italia”, di vitale importanza per tutti<br />
noi, specialmente ora che ci aspettiamo<br />
grandi confronti su tematiche quali la<br />
salute, l’ambiente, la disponibilità ed il<br />
diritto ai beni vitali quali l’acqua e l’aria,<br />
O c c h i o a l l ’ A r t e - p a g i n a 3<br />
d a l l ’ a s s o c i a z i o n e<br />
l’assistenza ai meno fortunati. Il progetto,<br />
ad Aprilia, si è aperto alla collaborazione<br />
di altre associazioni quali ad esempio<br />
Senza Confine ed <strong>Arte</strong> <strong>Mediterranea</strong><br />
(Natale 2005), proprio nell’auspicio a<br />
condividere questa esperienza ed i valori<br />
che porta con se. Da quest’anno, al fine<br />
di dare maggiore visibilità al progetto, la<br />
nostra associazione attiverà una serie di<br />
linee di lavoro ed iniziative atte a dare<br />
maggiore risalto al Progetto Aquilone.<br />
Questo nostro progetto, che si chiamerà<br />
“Volo a Vela” è già iniziato nell’ambito<br />
della programmazione scolastica della<br />
Scuola d’<strong>Arte</strong>, vedrà, inoltre, una parte<br />
della nostra area web<br />
( w w w . a r t e m e d i t e r r a n e a .<br />
org) dedicata per<br />
darene informazioni ed<br />
aggiornamenti, con news<br />
e foto, e tutti i riferimenti<br />
per chi volesse collaborare.<br />
Sarà importante avere<br />
un riscontro della<br />
partecipazione di tutti<br />
voi per darci maggiore<br />
forza e rinnovata fiducia,<br />
per continuare in questo<br />
cammino. Oltre alla<br />
collaudata programmazione<br />
che già si fa nelle scuole<br />
con i bambini, nell’ottica<br />
di dare maggiore risalto<br />
all’iniziativa anche al di<br />
fuori dell’ambito scolastico,<br />
organizzeremo per questo nuovo anno<br />
2009-2010, insieme alle associazioni<br />
che vorranno partecipare (alcune le<br />
abbiamo già incontrate ed hanno dato una<br />
disponibilità di massima a collaborare),<br />
una serie di eventi con il tema conduttore<br />
“Il Brasile”; con il coordinamento<br />
degli amici del Progetto Aquilone,<br />
organizzeremo, sul territorio apriliano,<br />
mostre, cicli di lezioni di storia dell’arte<br />
relativi ad artisti sudamericani, giornate<br />
al parco, ecc. Vi terremo informati<br />
attraverso il sito dell’<strong>Arte</strong> <strong>Mediterranea</strong><br />
ed i giornali locali.<br />
Nella speranza di incontrarvi presto vi<br />
auguriamo buona pittura e grandi successi.
Da sinistra: “Thomas, 1986” e “Lisa Marie 1987”, © Robert Mapplethorpe Foundation<br />
Robert Mapplethorpe. La perfezione nella forma<br />
A Firenze una grande mostra sul più trasgressivo dei fotografi<br />
di Giuseppe Grasso<br />
Durerà fino al 10 gennaio 2010 la<br />
mostra dedicata al grande fotografo<br />
americano Robert Mapplethorpe, nel<br />
ventennale della sua morte, presso<br />
la Galleria dell’Accademia di Firenze. E’ la<br />
prima volta che le opere di questo artista<br />
della fotografia, di fama internazionale,<br />
vengono esposte in questo tempio dell’arte<br />
classica, conosciuto nel mondo come il<br />
“Museo di Michelangelo” per la presenza di<br />
alcuni lavori del maestro del Rinascimento.<br />
Sorprendentemente si scoprono molti<br />
aspetti in comune tra Mapplethorpe e<br />
Michelangelo. In particolare si tratta della<br />
ricerca di equilibrio e di rigore geometrico<br />
nei volumi definiti dalla luce o scolpiti nel<br />
marmo, cosa che emerge esplicitamente<br />
nelle parole dell’artista americano: “Cerco<br />
la perfezione nella forma. Un soggetto<br />
piuttosto che un altro non fa differenza.<br />
Cerco di catturare quello che mi appare<br />
scultoreo”.<br />
Mapplethorpe si procurava la “materia<br />
prima” nel suo angolo della City newyorchese,<br />
ponendo sullo stesso piano tutti i soggetti:<br />
dai frequentatori dei salotti ai partecipanti<br />
alle pratiche sadomaso, dalle donne<br />
culturiste ai neri che usava come modelli,<br />
dagli oggetti di uso comune ai fiori recisi.<br />
Tuttavia era il suo studio il laboratorio di<br />
creatività, dove egli organizzava, in modo<br />
meticoloso, ogni aspetto delle sedute<br />
di posa. Nulla doveva essere casuale o<br />
spontaneo; tutto era sotto il suo controllo:<br />
luci, posizioni dei modelli, sfondi. Come<br />
dichiarava lo stesso Mapplethorpe “essere<br />
fotografato da me diventa un evento…è tutto<br />
completamente sotto il mio controllo. Non ci<br />
sono istantanee. Nulla è lasciato al caso. Tra<br />
me e il mio soggetto si realizza una sorta di<br />
performance”. Un attenzione ossessiva per i<br />
dettagli che continuava anche dopo lo scatto,<br />
in camera oscura e persino nella scelta delle<br />
cornici, che disegnava personalmente.<br />
In questa ricerca formale di armonia e di<br />
bellezza i soggetti non sono solo le statuarie<br />
O c c h i o a l l ’ A r t e - p a g i n a 4<br />
f o t o g r a f i a<br />
fattezze dei fotomodelli, ma anche nature<br />
morte e particolari, come braccia, schiene,<br />
sederi e genitali maschili. Egli documenta,<br />
da protagonista, il clima trasgressivo<br />
della New York degli anni Ottanta, con le<br />
sue notti omosessuali, i festini a base di<br />
droghe e alcool e lo rappresenta mostrando<br />
sfacciatamente organi sessuali e “attrezzi<br />
di piacere”, utilizzati per pratiche erotiche.<br />
Come ha recentemente scritto Germano<br />
Celant, ci si trova dinanzi ad “una passione<br />
per una visione carnale del mondo, che ha<br />
trovato nell’equilibrio e nella simmetria,<br />
una maniera classica di trattare argomenti<br />
erotici e esistenziali, arrivando a costruire<br />
immagini fotografiche che diventano pitture<br />
e sculture”.<br />
Robert Mapplethorpe, “La perfezione nella<br />
forma”. Firenze, Galleria dell’Accademia,<br />
fino al 10 gennaio 2010
In alto: Domenico Cresti da Passignano“Michelangelo presenta al papa il modello per il completamento di<br />
San Pietro”, 1618;” incisore del xvi secolo “Cortile di palazzo farnese”, 1560<br />
Michelangelo architetto a Roma<br />
Le linee che costruiscono la realtà<br />
di Alba Giulia Casciotta<br />
Dallo scorso 6 ottobre fino al 7 febbraio<br />
2010 è possibile visitare, presso i<br />
Musei Capitolini a Roma, un’importante<br />
mostra incentrata sull’attività di<br />
architetto svolta da Michelangelo.<br />
Viene esposto per questo evento un ampio<br />
e completo ventaglio di disegni originali,<br />
dallo schizzo di studio al progetto, legati ad<br />
architetture esistenti e non, realizzati dai primi<br />
anni fino al concludersi dell’attività di questa<br />
incomparabile personalità del Rinascimento.<br />
Inoltre sono presenti rielaborazioni grafiche e<br />
plastici realizzati da conoscitori e studiosi delle<br />
creazioni michelangiolesche; opere in grado<br />
di venirci in aiuto nello scandagliare questo<br />
aspetto meno noto del maestro.<br />
Una mostra ricca di materiale questa, che<br />
restituisce un quadro affascinante di cos’era<br />
per Michelangelo l’architettura, e ci permette di<br />
conoscere ancor più nel profondo la sua opera.<br />
Bisogna tener presente comunque che si tratta<br />
di disegni tecnici; seppur alcuni di riscontrabile<br />
O c c h i o a l l ’ A r t e - p a g i n a 5<br />
In basso: Anonimo”Capitolii novi descriptio”, 1620; modello ligneo<br />
michelangiolesco della cupola di San Pietro, veduta dall’interno<br />
i n m o s t r a<br />
bellezza, molti sono appena dei bozzetti di<br />
studio, opere dunque che potrebbero essere di<br />
difficile lettura per un pubblico non specialistico<br />
e privo di un’adeguata conoscenza.<br />
Per non ridurre la visita ad una lunga salita di<br />
scale e un breve giro per dei saloni contornati da<br />
disegni è meglio dunque andare accompagnati da<br />
chi già comprende questo linguaggio, non sempre<br />
istintivamente decifrabile, o con un proprio<br />
bagaglio di conoscenze tale da permettere una<br />
libera e pregevole acquisizione di sapere.
Da sinistra: Caravaggio “Madonna dei palafrenieri”, 1605; Francis Bacon “Head VI”, 1949<br />
e certamente innovativo pur ponendosi come<br />
obiettivo lo spettatore come protagonista tiene ben<br />
poco in considerazione le aspettative e le esigenze<br />
di quest’ultimo. È stato chiaramente detto che non<br />
ci sono forti legami che uniscono le due personalità<br />
trattate ma avendo voluto affiancarle ci si sarebbe<br />
quanto meno aspettati di trovare un percorso<br />
omogeneo che mettesse a confronto soggetti simili,<br />
in realtà ciò non accade (se non in una stanza con<br />
dei ritratti) ed inoltre lungo il percorso troviamo<br />
trattati distintamente i due artisti. Le opere non<br />
dialogano tra loro né per soggetto né per tecnica<br />
né per approccio alla realtà, ci si domanda quali<br />
siano le basi che abbiano portato a tale allestimento<br />
poiché attraverso lo stesso questo resta oscuro.<br />
I dipinti di Francis Bacon sono di forte impatto,<br />
generalmente intellettualistici, ripropongono<br />
all’osservatore un moto d’attrazione-repulsione<br />
accentuata dalla presenza d’un vetro che<br />
neutralizza la matericità dell’opera, una sensazione<br />
che probabilmente è riconducibile all’ossessione<br />
che lo stesso autore confessa d’avere nei confronti<br />
di alcuni importanti dipinti del passato come il<br />
ritratto del papa Innocenzo X di Velàsquez; queste<br />
opere sarebbero di certo state maggiormente<br />
apprezzate a confronto col suddetto Velàsquez (che<br />
O c c h i o a l l ’ A r t e - p a g i n a 6<br />
i n m o s t r a<br />
Caravaggio e Bacon: due geni di epoche diverse alla Galleria<br />
Borghese<br />
I grandi artisti non dialogano<br />
di Stefania Servillo<br />
La Galleria Borghese s’impegna ad ospitare<br />
grandi mostre, dopo Raffaello (2006), Canova<br />
(2007) e Correggio (2008) è ora la volta<br />
del Caravaggio che viene suggestivamente<br />
affiancato da un artista del XX secolo quale è<br />
Francis Bacon; un’esposizione che sarà visitabile<br />
fino al 24 Gennaio.<br />
“Caravaggio Bacon” è stata particolarmente<br />
attesa, c’è stato un gran clamore pubblicitario che<br />
certamente ha acceso la curiosità soprattutto per<br />
l’accostamento così inusuale, è certo che fin da un<br />
primo sguardo i due geni ci sembrano molto distanti,<br />
non solo storicamente, ma anche concettualmente,<br />
esteticamente ed intellettualmente.<br />
Come ci viene ben spiegato la mostra non propone<br />
un vero confronto tra i due artisti; non vi è rapporto<br />
d’interdipendenza né di rimandi e d’altronde<br />
Bacon ha sempre espresso esplicitamente il suo<br />
disappunto all’idea d’accostare le sue opere a<br />
quelle dei “Maestri del passato”.<br />
Il fine ultimo è non condizionare lo spettatore<br />
e renderlo l’assoluto protagonista della scena<br />
auspicando un’esperienza visiva unica nel suo<br />
genere… certamente lo sarà, difficilmente un<br />
visitatore si sarà sentito più disorientato e confuso.<br />
La mostra che tenta un approccio quasi sperimentale<br />
si trova alla Galleria Doria Pamphili a Roma); quanto<br />
all’inserire opere dell’artista del XX secolo in stanze<br />
in cui troneggia la presenza del Bernini con l’”Apollo<br />
e Dafne” o “Il ratto di Proserpina” è quanto meno una<br />
mossa azzardata che rischia di mettere in ombra lo<br />
stesso Bacon. Anche Caravaggio in questa mostra<br />
soffre non poco, dipinti ideati per luoghi specifici<br />
come la Chiesa di Sant’Agostino, per citarne una, di<br />
certo non possono rendere al meglio delle proprie<br />
possibilità una volta decontestualizzate, mentre<br />
per le altre opere proposte i problemi inerenti<br />
l’illuminazione creano fastidi non indifferenti ai<br />
visitatori per l’osservazione dell’intero dipinto;<br />
l’assenza poi, di un dipinto come il “San Giovanni<br />
Battista” che dovrebbe risiedere proprio alla<br />
Borghese sembra davvero fuori luogo soprattutto<br />
visto che è stato sostituito da una piccola stampa<br />
su carta semplice applicata su un pannello.<br />
È da ricordare, comunque, che osservare opere di<br />
Francis Bacon, purtroppo, non è sempre semplice<br />
e se si è amanti dell’arte contemporanea si<br />
apprezzeranno certamente quelle proposte in<br />
Galleria; d’altro canto i modernisti non si faranno<br />
scappare l’occasione di una nuova visita ad una<br />
delle migliori collezioni presenti a Roma quale è la<br />
Borghese.
Miquel Barcelò; Wolfgang Tillmans; Chen Zhen; Laura de Santillana<br />
Fare Mondi: la Biennale di Venezia 2009<br />
di Eleonora Spataro<br />
Nelle sedi del rinnovato Palazzo delle<br />
Esposizioni, ai Giardini, e dell’Arsenale,<br />
la 53. Esposizione Internazionale<br />
d’<strong>Arte</strong> di Venezia ha totalizzato più di<br />
360.000 ingressi. L’estensione del percorso<br />
espositivo che ha raccolto tutte le forme<br />
artistiche: installazioni, video e film, scultura,<br />
performance, pittura e disegno, e la filosofia<br />
che ha caratterizzato Fare Mondi, conclusasi nel<br />
mese di novembre, hanno catalizzato un grande<br />
interesse nei confronti della Biennale 2009.<br />
“Un’opera d’arte è più di un oggetto, più di una<br />
merce. Rappresenta una visione del mondo, e,<br />
se presa seriamente, deve essere vista come<br />
un modo di “costruire un mondo”. Pochi segni<br />
tracciati su un foglio, una tela appena dipinta,<br />
una complessa installazione, possono essere<br />
paragonati a diversi modi di fare mondi. La<br />
forza della visione non dipende dal tipo o dalla<br />
complessità degli strumenti messi in gioco.”<br />
Una mostra, quindi, secondo il curatore<br />
Daniel Birnbaum, all’insegna dell’esplorazione<br />
del processo creativo che regala stupore e<br />
curiosità. Più di 90 artisti da tutto il mondo hanno<br />
O c c h i o a l l ’ A r t e - p a g i n a 7<br />
i n m o s t r a<br />
contribuito con le loro opere ad alimentare<br />
questa vocazione. Molte delle installazioni, veri<br />
e propri luoghi da attraversare, giocano con<br />
l’illusione creata da fasci di luce o delle spie<br />
luminose di semplici elettrodomestici, labirinti<br />
che conducono a proiezioni, foreste primordiali<br />
da percorrere al buio.<br />
Straordinario l’allestimento nella sede<br />
dell’Arsenale, dove quest’anno si trovava il<br />
padiglione italiano, che ha mostrato al fruitore<br />
nuove possibilità di dialogo tra l’arte e l’attività<br />
di recupero di strutture dismesse.
Da sinistra: Morning Sun (Sole del mattino), 1952; Soir Bleu, 1914; Girlie Show, (Lo spogliarello), particolare 1941<br />
Edward Hopper<br />
Il maestro del Neorealismo americano in mostra per l’Europa<br />
di Maria Chiara Lorenti<br />
Cantore della borghesia americana,<br />
non così nobile come in Sargent né<br />
così algida come in Whistler, Edward<br />
Hopper si distacca dalle influenze<br />
impressionistiche francesi per recuperare<br />
la narrazione disillusa di una realtà<br />
colta nella sua accezione più ordinaria.<br />
All’apparenza il nucleo centrale della sua<br />
opera è incentrato sulla rappresentazione<br />
della quotidianità del ceto medio americano<br />
degli anni ‘50, giornate tipo di un borghese<br />
piccolo piccolo, raffigurate nei momenti<br />
meno ufficiali, attimi rubati con occhio<br />
disincantato, banali interpretazioni<br />
teatrali, ma che si nobilitano attraverso<br />
il pennello poetico dell’artista, una poesia<br />
celata, intimista, ermetica, che trasforma<br />
l’interno di un bar di notte, “nighthawks”,<br />
nell’esaltazione della solitudine urbana,<br />
la fredda luce del neon artificialmente<br />
rimarca il senso di non comunicazione<br />
dei tre avventori, che, seduti per un<br />
ultimo drink, si chiudono in un mutismo<br />
ambiguo, impenetrabile a qualsiasi accenno<br />
relazionale. Il taglio ardito della prospettiva<br />
ci permette un’osservazione globale dello<br />
spazio, scandito da un rapporto simbiotico<br />
tra esterno ed interno, ove la desolazione di<br />
una strada deserta, debolmente illuminata,<br />
si contrappone all’isolamento dell’animo<br />
dei clienti, separati solo da un diaframma<br />
vitreo.<br />
I suoi soggetti sono improntati<br />
sull’incomunicabilità reciproca tra persona<br />
e persona, tra soggetto ed oggetto, tra<br />
figura ed ambiente.<br />
Protagonista femminile assoluta, sua moglie<br />
Jo, ispiratrice, modella e coordinatrice del<br />
lavoro del marito, che condivideva, essendo<br />
lei stessa pittrice.<br />
La meticolosità di Hopper nella preparazione<br />
pittorica di ogni opera è documentata da<br />
un’infinità di disegni preliminari, ricchi<br />
di appunti scritti, ove annotava il colore<br />
ed il cambiamento delle tonalità da usare<br />
a seconda dell’ombra portata e propria<br />
O c c h i o a l l ’ A r t e - p a g i n a 8<br />
d e d i c a t o a . . .<br />
del soggetto, un complesso procedimento<br />
mentale che portava alla stesura definitiva,<br />
dove spesso all’ultimo momento modificava<br />
la scena ambientata, eliminando particolari<br />
che ne disturbavano l’essenzialità e la<br />
purezza delle linee.<br />
La solitudine, la melanconia della società<br />
postbellica vengono inscenate mediante il<br />
rapporto tra uomo e natura, ove l’angoscia<br />
dell’uno diviene messaggio nell’altra,<br />
mostrandosi in perfetta sintonia.<br />
Tagli di luce che dovrebbero spezzare la<br />
linearità severa, ne accentuano invece<br />
il senso di estraneità tra soggetto ed<br />
ambiente, e la luce da complemento diviene<br />
protagonista, rubando la scena al soggetto<br />
ritratto, penetra da porte e finestre,<br />
s’insinua nella stanza e s’irradia sul corpo<br />
avvolgendolo, manifestandosi attraverso un<br />
sapiente accostamento cromatico, come<br />
si evince in particolar modo in “Morning<br />
sun, A woman in the sun, Western motel,<br />
Summertime” ed in molte altre.
Come egli stesso ebbe a dire, in una<br />
significativa dichiarazione di poetica<br />
artistica: “il mio ideale in pittura è<br />
sempre stato la trascrizione più<br />
esatta possibile delle impressioni<br />
più intime che mi suscita la natura.<br />
Se questo è un fine irraggiungibile,<br />
allora lo è anche la perfezione, e<br />
questo vale per ogni ideale pittorico<br />
ed ogni attività dell’uomo”.<br />
Un anno prima della sua morte,<br />
Hopper si congedò dal suo<br />
pubblico con l’ultimo dipinto “Two<br />
Comediants”, ove raffigurò se<br />
stesso e la moglie in costume<br />
da Pierrot nell’atto d’inchinarsi<br />
sul palcoscenico, alla fine della<br />
rappresentazione teatrale, davanti<br />
ai loro spettatori, in un virtuale<br />
saluto di commiato. Il quadro è il<br />
testamento artistico di un uomo<br />
che ha passato la vita ad osservare<br />
e a registrare le sensazioni e le<br />
emozioni di una società che volente<br />
o nolente lo coinvolgeva. “La vita<br />
interiore di un uomo è un regno vasto<br />
e variegato e non riguarda solo dei<br />
piacevoli accordi di colore, forma e<br />
disegno. Il termine ’vita‘ come lo si<br />
usa in arte, è qualcosa che non si<br />
può disprezzare, perché coinvolge<br />
tutta l’esistenza: l’arte deve reagire<br />
all’esistenza, non evitarla. La<br />
pittura deve occuparsi in modo più<br />
completo e meno evasivo della vita e<br />
dei fenomeni della natura, per poter<br />
tornare ad essere grande”.<br />
La mostra Edward Hopper, la sua<br />
prima grande esposizione antologica<br />
in Italia, comprensiva di più di 150<br />
opere, è presente al Palazzo Reale di<br />
Milano sino al 24 gennaio prossimo,<br />
dopo di che, per chi l’avesse persa,<br />
sarà visibile nella capitale presso<br />
il Museo Fondazione Roma, dal 16<br />
febbraio al 13 giugno, in ultimo, per<br />
finire il suo tour europeo, dal 24<br />
giugno al 17 ottobre, si potrà visitare<br />
alla Fondation Hermitage di Losanna.<br />
O c c h i o a l l ’ A r t e - p a g i n a 9<br />
d e d i c a t o a . . .
O c c h i o a l l ’ A r t e - p a g i n a 1 0<br />
a r c h e o l o g i a<br />
Da sinistra: Ulisse e le sirene (50-75 d.C.), da Londra; Ritratto femminile (100-130 d.C.), da Hawara, oasi del Fayyum; Le tre Grazie da Napoli<br />
Il mondo antico era un mondo a colori<br />
L’arte della pittura romana come trampolino per la pittura occidentale,dal Rinascimento<br />
fino all’Ottocento.<br />
di Luigia Piacentini<br />
Le Scuderie del Quirinale, dal 24 settembre<br />
2009 al 17 gennaio 2010, ospitano “Roma.<br />
La pittura di un impero”, interamente<br />
dedicata, per la prima volta, alla pittura<br />
della Roma antica. La pittura romana è stata<br />
sempre considerata come imitazione di quella<br />
greca, purtroppo quasi del tutto perduta; in<br />
effetti il modello d’ispirazione era ellenistico,<br />
e faceva riferimento soprattutto al periodo<br />
di Alessandro Magno (356-323 a.C.). Con il<br />
tempo però Roma ha elaborato stili del tutto<br />
personali e adeguati alle esigenze del pubblico<br />
a cui era rivolta quest’arte: i romani più ricchi.<br />
Le decorazioni parietali vengono classificate<br />
in quattro stili: il primo stile imita il marmo;<br />
il secondo crea in maniera illusionistica spazi<br />
ampi con architetture e scene articolate; il<br />
terzo stile si caratterizza per le decorazioni<br />
di figure ed elementi architettonici poste ai<br />
limiti degli ambienti ed il quarto comprende<br />
particolarità dei tre stili precedenti. La mostra<br />
passa in rassegna sei secoli,dal I a.C. al V<br />
d.C., che vedono l’Impero Romano nascere e<br />
svilupparsi,dall’avvento di Giulio Cesare fino<br />
all’inizio della pittura paleocristiana. Circa<br />
cento opere organizzate in cinque sezioni<br />
per ricostruire la complessità di questa arte<br />
figurativa che dipende sì da quella greca ma<br />
non in maniera del tutto passiva e che ispirerà<br />
i grandi pittori moderni a partire da Raffaello.<br />
Le opere sono tutte prestiti provenienti dai<br />
più importanti siti archeologici e musei del<br />
mondo,tra cui il Louvre, il British Museum, i<br />
musei archeologici di Monaco, Francoforte,<br />
Zurigo ma anche Napoli, il Museo Nazionale<br />
Romano, i Musei Vaticani e i Musei Capitolini di<br />
Roma.<br />
Il pubblico potrà rendersi conto di quanto fosse<br />
alto il livello qualitativo della pittura romana e<br />
potrà anche capire il rapporto tra l’antico ed il<br />
moderno. Sul fronte della concezione spaziale, i<br />
romani distribuivano gli oggetti liberamente nello<br />
spazio, senza rigide costrizioni prospettiche. In<br />
tal modo non esiste fusione tra spazio e oggetti,<br />
che sembrano essere disposti l’uno a fianco<br />
all’altro. Paesaggi bucolici e agresti, vedute<br />
di ville e santuari rurali, vedute di giardini e<br />
scene mitologiche (Polifemo e Galatea, Ercole e<br />
Telefo, Perseo e Andromeda), figure di menadi,<br />
ninfe e satiri, scene di vita quotidiana e scene<br />
erotiche arricchiscono i colori delle pareti.<br />
La parte finale dell’esposizione documenta la<br />
ritrattistica nell’Impero; per la prima volta si<br />
potranno ammirare alcuni esempi di ritrattistica<br />
ad affresco, a mosaico o su vetro, accanto ai<br />
più celebri ritratti del Fayyum, risultato della<br />
fusione di due tradizioni: quella delle pratiche<br />
e dell’arte funeraria dei Faraoni e quella della<br />
ritrattistica romana. Questa mostra vuole anche<br />
ribadire e sottolineare che per pittura romana<br />
non si intende solo quella di Pompei, Ercolano o<br />
di Ostia ma che per pittura di un impero si deve<br />
intendere anche quella tardo-antica che arriva<br />
fino a Costantino e Teodosio (IV secolo d.C.). La<br />
sede delle Scuderie è un ottima base per questa<br />
mostra con le sue ampie sale ma la luce lascia<br />
Ritratto maschile (età adrianea 117-138 d.C.) , da Hawara,<br />
oasi del Fayyum<br />
a desiderare: i faretti che illuminano le opere<br />
creano giochi di ombre sulle pareti decorative<br />
oscurando particolari e figure. Alcune opere<br />
sono posizionate troppo in alto, tanto da non<br />
permettere una visione completa e adeguata<br />
ma soprattutto degna di questi capolavori<br />
attuali anche nel 2009.<br />
Roma. La pittura di un impero.<br />
Roma, Scuderie del Quirinale<br />
24 settembre 2009-17 gennaio 2010
Asinistra: “Martirio di sant’Orsola”, 1609 e a destra, in basso: particolare. A destra, in alto: “Cattura di Cristo nell’orto”, 1601, particolare<br />
classica a tre quarti il Merisi cattura le due figure<br />
chiave, l’unno infuriato sulla sinistra dopo aver<br />
scagliato la freccia e sulla destra Orsola ancora in<br />
piedi mentre guarda sconvolta il petto, aggiungendo<br />
tre astanti sulla destra: un soldato di spalle dalla<br />
corazza lucente che osserva la ragazza, un’altra<br />
figura con cappello e un viso pallido e sconvolto.<br />
La grandezza del dipinto sta tutta nell’attimo colto: in<br />
un buio intenso ed irreale una luce netta da destra<br />
illumina il martirio; la freccia appena scoccata e già<br />
conficcatasi nel petto della santa la sta portando<br />
alla morte; Orsola assume un’espressione del tutto<br />
sconosciuta in arte fino a quel momento (ritrovabile<br />
probabilmente solo nelle foto di guerra dei reporters)<br />
che è quella leggermente sconcertata che hanno le<br />
persone nell’istante prima di spirare, le sue mani<br />
comunicano in modo evidente il dramma e cercano<br />
quasi di trattenere la vita che sfugge; la figura<br />
sulla destra, sgomenta, è nell’atto di raccoglierla<br />
mentre l’uomo col cappello allunga una mano quasi a<br />
bloccare il dramma. Il capo unno poi, dal meraviglioso<br />
pettorale e dai vestiti ricchi di effetti di luce molto<br />
complessi, preso nell’istante dello scoccare della<br />
freccia, non è più una terribile figura di aguzzino<br />
ma un altro uomo sconfitto; ormai anziano ma<br />
non grottesco, disprezzato dalla negazione della<br />
santa, ispira solo una grande tristezza come di chi,<br />
impotente di fronte al rifiuto, sfoga l’impotenza con<br />
la violenza; uno dei piccoli perdenti della vita.<br />
Ed infine, sopra la spalla della santa, un altro volto<br />
sconvolto, una maschera bianca e cadaverica quasi<br />
come quella di Orsola (la testa all’indietro, la bocca<br />
O c c h i o a l l ’ A r t e - p a g i n a 1 1<br />
c u r i o s A R T<br />
Il “Martirio di Sant’Orsola” l’ultimo dipinto del Caravaggio<br />
di Cristina Simoncini<br />
Se andrete a visitare la mostra Caravaggio-<br />
Bacon, di cui parliamo estesamente<br />
nell’articolo dedicato a pagina 6, potrete<br />
ammirare uno dei capolavori dell’ultimo<br />
Caravaggio, uno dei quadri più impressionanti<br />
della sua intera produzione pittorica: si tratta del<br />
“Martirio di Sant’Orsola”, probabilmente l’ultimo<br />
dipinto del pittore.<br />
Fu commissionato nel 1609 dal principe genovese<br />
Marcantonio Doria, riportato dopo un lungo studio<br />
d’archivio con certezza alla mano del maestro, fu<br />
eseguito dal pittore con molta rapidità, probabilmente<br />
perchè in procinto di ripartire per Porto Ercole dove<br />
avrebbe svolto le pratiche per la grazia. Si dice<br />
che la tela non fosse perfettamente asciutta per<br />
la partenza per Genova e che fosse stata messa<br />
da ignari servitori ad asciugare al sole, perdendo<br />
quindi di vividezza cromatica. La tela tratta di uno<br />
degli episodi più singolari del primo martirologio<br />
cristiano: la storia vedeva coinvolti un re bretone,<br />
una regina siciliana, un ex pontefice e undicimila<br />
vergini cristiane in viaggio, compresa Orsola. Le<br />
undicimila vergini furono massacrate dagli Unni alle<br />
porte di Colonia, anche se il loro capo, colpito dalla<br />
bellezza della santa, le aveva fatto una proposta<br />
di matrimonio. Quando questa aveva rifiutato il<br />
barbaro, disprezzato, le scagliò contro una freccia<br />
uccidendola. Se i pittori, in passato, con diverse<br />
difficoltà create dalla storia, avevano mostrato la<br />
tendenza ad indugiare sul panorama per mostrare<br />
il massacro completo (vedi Carpaccio), Caravaggio<br />
prese decisamente un’altra strada. Nell’inquadratura<br />
aperta, sollevato sulle punte mentre si appoggia ad<br />
un bastone). Non è difficile riconoscervi Caravaggio<br />
nel suo ultimo autoritratto, prima della terribile fine,<br />
in una spettrale ripresa del giovane che, nel quadro<br />
“Cattura di Cristo nell’orto”, di otto anni prima,<br />
teneva sollevata la lanterna per dare un’occhiata<br />
alla cattura di Cristo.<br />
I riferimenti sono molti: Orsola è riconoscibile<br />
come la sorella di Lazzaro o la madre della natività<br />
di Palermo e forse era una modella portata con<br />
se dalla Sicilia; i gesti potenti evocano altri suoi<br />
ultimi capolavori; i rapporti umani espressi, frutto<br />
della rapidità di esecuzione alla quale era arrivato<br />
e che permetteva una libertà e una profondità di<br />
introspezione mai raggiunta prima lavorando con<br />
tableau vivant, sono incredibilmente complessi e<br />
naturali mentre i rapporti spaziali si caricano di una<br />
forte valenza onirica; il colore infine quasi slabbrato<br />
e sfatto, che segue un disegno non più perfettamente<br />
definito, più che il reale sembra suggerire le emozioni<br />
ed il pathos.<br />
Ecco così un’occasione unica per ammirare il dipinto,<br />
innovativo rispetto la più conosciuta produzione<br />
del pittore, contornato da un singolare fascino<br />
magnetico ed enigmatico, e che vale da solo il prezzo<br />
del biglietto (anche perché difficilmente fruibile<br />
in quanto conservato a Napoli presso la Banca<br />
Commerciale Italiana)<br />
Fonte: engrammi.blogspot.com
“Da risorse umane a persone” di Stefano Greco<br />
di Rossana Gabrieli<br />
Francoangeli ha pubblicato nel 2009 un<br />
testo prezioso per quanti si occupano<br />
di cultura del lavoro in Italia. Si tratta<br />
di un libro dal titolo “Da risorse<br />
umane a persone”, in cui l’autore, Stefano<br />
Greco, psicologo, consulente di direzione<br />
aziendale, formatore e conferenziere,<br />
spiega che, nell’arco di un decennio, “[…]<br />
Ricordo di Marco Paniccia<br />
di Antonio De Waure<br />
E’<br />
consuetudine per l’<strong>Associazione</strong><br />
“<strong>Arte</strong> <strong>Mediterranea</strong>” e naturalmente<br />
per “Occhio all’<strong>Arte</strong>”, ricordare ed<br />
evidenziare tutti gli artisti che con<br />
le loro attività hanno lasciato una traccia nei<br />
luoghi che hanno vissuto.<br />
Il ricordo o la segnalazione di tali artisti<br />
rappresenta anche la storia culturale e<br />
sociale del territorio, quindi un momento<br />
importante di crescita per Aprilia. Il loro<br />
lavoro è una risorsa per il futuro e la loro<br />
memoria rappresenta un monito ed uno<br />
stimolo.<br />
A tal proposito, sento la necessità di ricordare<br />
Marco Paniccia; nella sua breve esistenza ha<br />
dato molto sia in campo sociale che artistico.<br />
Le sue opere rimangono la testimonianza<br />
tangibile dell’amore intenso per il mosaico e<br />
le persone hanno subito una specie di<br />
metamorfosi kafkiana diventando risorse<br />
umane. La mutazione si è poi completata<br />
di recente con la sigla HR, pronunciata con<br />
quell’accento americano che oggi va tanto<br />
di moda nei titoli delle fiction mediche e<br />
criminali. Naturalmente, non è una questione<br />
soltanto di parole. All’espressione risorse<br />
umane corrisponde, infatti, un progressivo<br />
degrado del concetto di persona nelle più<br />
diverse sfere sociali, dal lavoro alla politica,<br />
all’istruzione, alla salute, all’ambiente,<br />
all’economia, in Italia come nel resto del<br />
mondo. Questo libro vuole raccogliere la<br />
sfida del ritorno alle persone nel senso<br />
del concreto recupero della centralità del<br />
loro valore nelle organizzazioni e negli altri<br />
sistemi sociali”.<br />
Il libro di Stefano Greco sarà presentato il<br />
prossimo 22 gennaio alla Sala Manzù della<br />
Biblioteca del Comune di Aprilia, all’interno<br />
di un convegno, patrocinato dall’Assessorato<br />
alla Cultura ed alla Pubblica Istruzione,<br />
dal titolo “Over 40: troppo giovani per la<br />
pensione, troppo vecchi per lavorare?<br />
Disoccupazione e precariato in età<br />
per quello che ha rappresentato.<br />
“ […]E così oggi, i mosaici di Marco guidano<br />
il nostro sguardo mettendo a fuoco la<br />
nostra mente aiutandoci a scoprire accenti,<br />
modulazioni di colori che, forse, prima non<br />
percepivamo. L’articolazione visuale delle<br />
opere diventa trasparente e ci si rivela<br />
infinitamente piu’ ricca di emozioni e di<br />
spiritualità. L’opera si legge con l’identica<br />
semplicità con la quale è stata ideata, senza<br />
freddi calcoli razionali. Essa è padrona degli<br />
spazi, percorre l’infinito, apre gli animi del<br />
pensiero.” Questo ha scritto il Maestro<br />
Ruotolo a proposito di Marco e penso che<br />
abbia veramente centrato il vero senso<br />
dell’artista e dell’uomo.<br />
Trasmettere il valore di ciò che si è e farlo<br />
in maniera trasparente e limpido, significa<br />
O c c h i o a l l ’ A r t e - p a g i n a 1 2<br />
o c c h i o a l l i b r o<br />
matura”, a cui interverranno, alla presenza<br />
dell’assessore Renzi, oltre all’autore del<br />
libro, anche il sociologo Stefano Giusti,<br />
autore del testo “Non ho l’età”, già recensito<br />
nei mesi scorsi dalla nostra rubrica, ed altri<br />
esponenti dell’<strong>Associazione</strong> ATDAL - Over 40,<br />
che si occupa di problematiche connesse<br />
con la realtà degli ultraquarantenni che si<br />
ritrovano improvvisamente senza lavoro, in<br />
un momento di scarsa riconvertibilità nel<br />
mondo del lavoro, proprio per via dell’età<br />
anagrafica.<br />
“La tematica del convegno appare di<br />
grande attualità – commenta l’assessore<br />
Patricia Renzi – e ci sembra quanto meno<br />
doveroso che il nostro Comune patrocini<br />
questo evento. Oltretutto, il mondo della<br />
cultura si interroga sulle possibili soluzioni<br />
che si offrono alle persone che, ormai<br />
oltre i quarant’anni, si ritrovano nella<br />
non piacevole situazione di disoccupati.<br />
Per questo faremo sì che siano presenti<br />
al tavolo dei relatori anche esponenti del<br />
mondo dell’imprenditoria. Nostro interesse<br />
è favorire il dialogo ed il confronto tra le<br />
parti sociali”.<br />
o c c h i o a l l ’ A r t i s t a<br />
renderlo comprensibile e offrirlo a tutti<br />
semplicemente.<br />
Ci regala nelle sue opere tanti input che<br />
oggi dovremmo cogliere e fare nostri; lo<br />
ringraziamo, anche se non lo abbiamo mai<br />
conosciuto ma nelle sue opere abbiamo<br />
colto l’essenza della sua persona. I suoi<br />
lavori parlano per lui e vivono per lui , e noi<br />
dobbiamo solo ascoltare.<br />
Il suo ricordo viene rinnovato ogni anno con<br />
un concorso a premi intitolato “Premio Marco<br />
Paniccia”; quest’anno ricorre la IV Edizione<br />
che sarà sicuramente accompagnata da<br />
grande successo.<br />
Per chi avesse intenzione di partecipare e<br />
chiedere informazione potrà farlo visitando<br />
il sito:<br />
www.cnalatina.it
L’arte del vetro di Murano<br />
di Giuseppe Di Pasquale<br />
Fin dai tempi antichi l’uomo ha sempre prestato al<br />
vetro un’attenzione quasi mistica, attribuendo<br />
alle trasparenze di questo materiale qualcosa<br />
di magico e soprannaturale. I maghi delle<br />
leggende solevano predire il futuro attraverso una<br />
sfera di cristallo, chimici ed alchimisti studiavano i<br />
prismi alla continua ricerca della pietra filosofale<br />
che tramutasse il metallo in oro; una magia che<br />
nasce dal fuoco, alla stessa maniera con cui il fuoco<br />
partoriva, nella credenza popolare, l’Araba Fenice,<br />
il mitologico uccello dalle piume d’oro, sinonimo di<br />
bellezza.<br />
Ancor oggi, al visitatore che va a Murano, si<br />
ripresentano gli stessi scenari che nei secoli hanno<br />
ispirato scrittori e leggende. Infatti la struttura<br />
delle fornaci è rimasta inalterata nel tempo, e<br />
la tecnologia è presente solo in piccoli dettagli,<br />
tutto ciò è dovuto all’attaccamento che i maestri<br />
hanno sempre dimostrato verso le tradizioni che,<br />
come un orologio, hanno sempre scandito il tempo<br />
negli oltre mille anni di storia del vetro a Venezia.<br />
Si “battono” le stesse canne e si usano gli stessi<br />
strumenti che vengono forgiati sapientemente nelle<br />
officine fabbrili sorte nell’isola che, insieme ad<br />
altre piccole attività, ne hanno fatto uno dei centri<br />
dell’imprenditoria veneziana.<br />
Le origini dell’arte vetraria a Venezia risalgono a<br />
prima dell’anno mille e ciò è confermato anche da<br />
un documento in cui viene menzionato un monaco<br />
benedettino, tale Domenico detto “Fiolario”<br />
(Phiolario), un fabbricante di fiale per uso casalingo.<br />
Non si ha nessuna certezza sulla forma di queste<br />
fiale, non essendone arrivata nessuna, ne intera, ne a<br />
frammenti, ai giorni nostri. Possiamo solo ipotizzarne<br />
l’aspetto da alcuni documenti iconografici. La tecnica<br />
di lavorazione era quella della soffiatura eseguita<br />
con quegli strumenti che le attività vetrarie tardoromane<br />
avevano tramandato. Si può presumere che<br />
inseguito le tecniche si siano affinate a Venezia più<br />
che altrove in Europa per i contatti commerciali che i<br />
Veneziani avevano con il vicino Oriente e, soprattutto<br />
con i paesi di antica tradizione vetraria quali i fenici,<br />
i siriani e gli egiziani. Tale tradizione, rinnovata nelle<br />
celebri fornaci islamiche, costituì un’occasione per<br />
ricomporre conoscenze e tecniche occidentali ed<br />
orientali, così da conferire alla produzione lagunare<br />
quelle particolarità che l’hanno resa così importante<br />
nel mondo nel corso dei secoli. Ancor oggi tale<br />
produzione è ai vertici mondiali per qualità della<br />
produzione e rinnovamento di forme.<br />
Intanto la vecchia Amurianum, così era stata<br />
denominata l’isola in onore di una delle porte di<br />
Altino, cresceva di prestigio tanto da non essere<br />
considerata una delle isole di Venezia, ma godeva di<br />
una certa indipendenza dalla Signoria. Tale privilegio<br />
le venne assegnato in virtù dell’attività delle fornaci<br />
che si erano lì installate e, conseguentemente, per<br />
l’importanza economica che Murano cominciava<br />
ad avere nel tessuto sociale della Serenissima.<br />
Con l’editto dogale promulgato dal Doge Tiepolo nel<br />
1291, l’isola di Murano fu dichiarata vera e propria<br />
area industriale e divenne ben presto anche la<br />
capitale della produzione vetraria mondiale. Il doge<br />
era rappresentato da un Podestà affiancato da un<br />
consiglio popolare detto Arengo; tra gli altri privilegi<br />
che le furono assegnati si ricordano il Libro d’Oro,<br />
dove erano iscritte le maggiori famiglie, il conio<br />
delle “oselle”, la conservazione del simbolo (il gallo<br />
che porta in groppa la volpe e tiene nel becco<br />
una serpe) e la straordinaria concessione che le<br />
famiglie muranesi avevano di imparentarsi con<br />
i nobili veneziani. L’affinità fra Venezia e Murano è<br />
curiosamente testimoniata anche dalla morfologia<br />
delle due “città”, che presentano gli stessi campi,<br />
calli, rii interni e addirittura il Canal Grande che<br />
le attraversa. Si é sentita la necessità, poi, di<br />
costituire un ordinamento del ciclo produttivo,<br />
dall’acquisto delle materie prime, alla formazione<br />
delle maestranze e alla difesa del prodotto.<br />
La trascrizione di queste regole, dal latino classico<br />
O c c h i o a l l ’ A r t e - p a g i n a 1 3<br />
a r t e n e l m o n d o , i l m o n d o d e l l ’ a r t e<br />
Da sinistra, in senso orario: fornace per la lavorazione del vetro; vaso realizzato a “vetro sommerso”; brocca con decorazioni a smalto, fine sec. XV; creazioni di Luciano Gaspari<br />
(1913) (disegno)- Salviati & C. (esecuzione); Giovanni Tommasi “Scarpetta in filigrana di vetro”; calice in cristallo soffiato, ornato di ansette decorate da morise, fine XVI - inizio XVII<br />
secolo; coppa su piede in cristallo soffiato a stampo, decorata da fili blu applicati a caldo, XVI secolo<br />
a un linguaggio più usuale, avviene prima della<br />
metà del ‘400 con la stesura e approvazione<br />
delle “Mariegole della arte dei verieri de Muran”,<br />
conservata al Museo Correr di Venezia, rilegato con<br />
una copertina di velluto e argento (rilegatura del<br />
XVII sec.), le pagine manoscritte e la raffigurazione<br />
di S.Antonio Abate, protettore, sul frontespizio.<br />
Alla categoria dei vetrai che si dedicavano ai vetri<br />
soffiati o cavi, si aggiunsero, poi, gli specchieri,<br />
fabbricanti di lastre da specchio, ma anche per<br />
quelle da finestre con la ben nota tecnica dei rui<br />
(rulli) legati a piombo; la categoria dei margheritieri,<br />
fabbricanti di perle o conterie. Il nome conteria si<br />
pensa venisse dall’usanza di trattarle quasi come<br />
denaro contante considerata la sua larga diffusione<br />
nei paesi dove la Repubblica Serenissima praticava il<br />
commercio. Tutte le specialità erano rappresentate<br />
nel consiglio interno che veniva eletto ogni anno, ed<br />
era composto da proprietari di fornaci e i maestri. Il<br />
consiglio detto Comparto, eleggeva due Soprastanti,<br />
che avevano l’incarico di vegliare nel rispetto delle<br />
leggi. Tali rappresentanti facevano riferimento al<br />
Gastaldo Maggiore. All’arte dei vetrai in genere, si unì<br />
in seguito il comparto sussidiario degli “Stazionieri”,<br />
cioè venditori ai quali veniva affidato l’incarico dello<br />
smercio dei prodotti. Attorno alle fornaci nascevano<br />
le gerarchie che governavno l’attività produttiva<br />
della “piazza” con i maestri, garzoni e garzoneti,<br />
serventi e serventini e, i non meno importanti<br />
forcelanti, figure queste che erano alle dirette<br />
dipendenze del maestro al quale prestavano sempre<br />
un doveroso rispetto, vedendo in lui non solo un<br />
insegnante, ma, soprattutto, un maestro di vita.<br />
Per maggiori approfondimenti sulla storia di Murano<br />
e del vetro vi consigliamo di visitare i seguenti links:<br />
www.vitrum.it - www.netnz.com - www.glassway.org<br />
www.museiciviciveneziani.it<br />
Fonte: www.doge.it
Luzzati e Rodari. I segni della fantasia<br />
Due giganti del mondo dell’infanzia nel cuore di Villa Borghese<br />
di Elonora Spataro<br />
«Signor maestro che le salta in mente?<br />
Questo problema è un’astruseria,<br />
non ci si capisce niente:<br />
trovate il perimetro dell’allegria,<br />
la superficie della libertà.<br />
il volume della felicità... [...]<br />
Saremo certo bocciati!<br />
Ma il maestro che ci vede sconsolati:<br />
«Son certo problemi di stagione.<br />
Durante le vacanze<br />
troverete la soluzione».<br />
(“Problemi di Stagione”, Gianni Rodari).<br />
La semplicità e il guizzo magico della narrazione<br />
di Gianni Rodari e la libertà del segno di Lele<br />
Luzzati si rincontrano a Roma, in una mostra<br />
alla ludoteca Casina di Raffaello, nel cuore<br />
di Villa Borghese. L’esposizione racconta del<br />
sodalizio tra i due nato, nel 1962, in occasione<br />
del film d’animazione Il castello di carte. Testi,<br />
filmati, bozzetti e una serie di laboratori dedicati<br />
ai bambini per testimoniare la passione comune<br />
per il mondo dell’infanzia alimentata dallo stesso<br />
approccio creativo. I bambini sono immersi<br />
nella quotidianità ed è attraverso l’ordinario<br />
che le storie di Rodari danno la possibilità, a<br />
chi le legge o le ascolta, di elaborare la realtà<br />
e di arrivare allo straordinario attraverso il<br />
gioco, l’ironia e l’immaginazione. I segreti delle<br />
cose di ogni giorno, mediate dal linguaggio dei<br />
suoi racconti, si traducono nelle illustrazioni di<br />
Luzzati; immagini che danno il ritmo alla storia,<br />
rafforzano la narrazione ma allo stesso tempo<br />
introducono elementi di invenzione. A particolari<br />
fortemente descrittivi, dove si rintraccia il<br />
percorso del testo, si alterna la spontaneità del<br />
O c c h i o a l l ’ A r t e - p a g i n a 1 4<br />
i n m o s t r a<br />
Illustrazioni di Lele Luzzati tratte da “Fiabe lunghe un sorriso” di Gianni Rodari<br />
tratto capace di lasciare spazio al gioco della<br />
materia, al colore e alle deformazioni. “Quando<br />
illustro un libro, oltre che a commentare un<br />
testo con tratti e colori, cerco anche di avere un<br />
rapporto con la pagina scritta, dare un ritmo al<br />
volume stesso”. (Lele Luzzati)<br />
Luzzati e Rodari. I segni della fantasia<br />
dal 5 dicembre 2009 al 28 febbraio 2010<br />
Orari di apertura per le scuole<br />
martedì - venerdì 9.15, 10, 10.45 e 11.30;<br />
per il pubblico martedì - venerdì 15, 16 e 17,<br />
sabato, domenica e festivi 10, 11, 12, 15, 16, 17 e 18;<br />
per gli adulti martedì - domenica 14<br />
Info e prenotazioni 060608 tutti i giorni dalle<br />
9.00 alle 21.00<br />
per il pubblico il numero di partecipanti non deve<br />
superare le 15 unità di cui 10 prenotati da call<br />
center e 5 sul posto.
Eventi da non perdere<br />
P e r s e g n a l a r e u n e v e n t o s c r i v i a :<br />
occhioallarte@artemediterranea.org<br />
Adriano Bisetti. Mostra personale di opere di intarsio<br />
Ristorante “Isole”, Aprilia<br />
Anzio e Nerone<br />
Villa Adele, Anzio(Roma)<br />
fino al 16 gennaio 2010<br />
Divus Vespasianus - Il bimillenario dei Flavi<br />
Colosseo - Curia (Fori imperiali) - Criptoportico neroniano<br />
(Palatino), Roma<br />
fino al 10 gennaio 2010<br />
Michelangelo architetto a Roma<br />
Musei Capitolini, Roma<br />
fino al 7 febbraio 2010<br />
Il potere e la grazia - I santi patroni d’Europa<br />
Palazzo Venezia, via del Plebiscito 118, Roma<br />
fino al 10 gennaio 2010<br />
Caravaggio-Bacon<br />
Galleria Borghese, piazzale Scipione Borghese 5, Roma<br />
fino al 24 gennaio 2010<br />
Roma - La pittura di un impero<br />
Scuderie del Quirinale, via XXIV Maggio 16, Roma<br />
fino al 10 gennaio 2010<br />
La riscoperta di Dada e Surrealismo<br />
Complesso del Vittoriano, Roma<br />
fino al 7 febbraio 2010<br />
Calder<br />
Palazzo delle esposizioni via Nazionale 194, Roma<br />
fino al 14 febbraio 2010<br />
Gli anni di Grace Kelly, principessa di Monaco<br />
Palazzo Ruspoli, Roma<br />
fino al 28 febbraio 2010<br />
Federico Zeri - Dietro l’immagine - Opere d’arte e<br />
fotografia<br />
Museo civico archeologico, via dell’Archiginnasio 2, Bologna<br />
fino al 10 gennaio 2010<br />
Boldini nella Parigi degli impressionisti<br />
Palazzo dei diamanti, corso Ercole I d’Este 21, Ferrara<br />
fino al 10 gennaio 2010<br />
Robert Mapplethorpe - La perfezione nella forma<br />
Galleria dell’Accademia, via Ricasoli 58-60, Firenze<br />
fino al 10 gennaio 2010<br />
Inganni ad arte - Meraviglie del trompe-l’oeil<br />
dall’antichità al contemporaneo<br />
Palazzo Strozzi, piazza Strozzi, Firenze<br />
fino al 24 gennaio 2010<br />
Il paesaggio disegnato - John Constable e i maestri<br />
inglesi nella raccolta Horne<br />
Museo Horne, via dei Benci 6, Firenze<br />
fino al 30 gennaio 2010<br />
Il mondo di Quentin Blake<br />
Museo Luzzati, area Porto antico 6, Genova<br />
fino al 10 gennaio 2010<br />
Edward Hopper<br />
Palazzo Reale, piazza Duomo 12, Milano<br />
fino al 24 gennaio 2010<br />
United Artists of Italy<br />
Fondazione Stelline, corso Magenta 61, Milano<br />
fino al 31 gennaio 2010<br />
Shunga - <strong>Arte</strong> ed eros in Giappone<br />
nel periodo Edo<br />
Palazzo reale, piazza Duomo 12, Milano<br />
fino al 31 gennaio 2010<br />
Il Nuovo dopo la Macchia. Origini e affermazione del<br />
naturalismo toscano<br />
Polo espositivo ex Terme Tamerici, parco delle Terme,<br />
Montecatini Terme (Pistoia)<br />
fino al 18 gennaio 2010<br />
Gli anni ’80 - Il trionfo della pittura - Da Schifano a<br />
Basquiat<br />
Serrone della Villa reale e Arengario, viale Brianza 2 e<br />
piazza Roma, Monza<br />
fino al 14 febbraio 2010<br />
Johnnie Shand Kydd<br />
Madre - Museo d’<strong>Arte</strong> contemporanea Donna Regina, via<br />
Settembrini 79, Napoli<br />
fino al 15 febbraio 2010<br />
Telemaco Signorini e la pittura in Europa<br />
Palazzo Zabarella, via San Francesco 27, Padova<br />
fino al 31 gennaio 2010<br />
Scultura futurista 1909-1944 - Omaggio a Mino Rosso<br />
Galleria civica Cavour, piazza Cavour, Padova<br />
fino al 31 gennaio 2010<br />
Da Velázquez a Murillo. Il secolo d’oro della pittura<br />
spagnola nelle collezioni dell’Ermitage<br />
Castello visconteo, viale XI Febbraio 35, Pavia<br />
fino al 17 gennaio 2010<br />
Chagall e il Mediterraneo<br />
Blu palazzo d’arte e cultura, lungarno Gambacorti 9, Pisa<br />
fino al 17 gennaio 2010<br />
Lo stile dello zar - <strong>Arte</strong> e moda tra Italia e Russia dal<br />
XIV al XVIII secolo<br />
Museo del tessuto, via Santa Chiara 24, Prato<br />
fino al 10 gennaio 2010<br />
O c c h i o a l l ’ A r t e - p a g i n a 1 5<br />
g l i a p p u n t a m e n t i<br />
Lena Liv - Hekhalòt<br />
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, viale della<br />
Repubblica 277, Prato<br />
fino al 10 gennaio 2010<br />
Gianni Colombo<br />
Castello di Rivoli, piazza Mafalda di Savoia, Rivoli<br />
(Torino)<br />
fino al 10 gennaio 2010<br />
Capolavori della modernità. La collezione del<br />
Kunstmuseum Winterthur<br />
Mart - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e<br />
Rovereto, corso Bettini 43i, Rovereto (Trento)<br />
fino al 10 gennaio 2010<br />
Federico Barocci (1535-1612) - L’incanto del colore<br />
Una lezione per due secoli<br />
Complesso museale Santa Maria della Scala. piazza Duomo<br />
2, Siena<br />
fino al 10 gennaio 2010<br />
Luxus - Il piacere della vita nella Roma imperiale<br />
Museo d’antichità, via XX Settembre 88c, Torino<br />
fino al 10 gennaio 2010<br />
Vedute veneziane. Canaletto, Guardi e dodici vedute<br />
dalle collezioni della Pinacoteca albertina di Torino<br />
Museo di arti decorative - Fondazione Accorsi via Po 55,<br />
Torino<br />
fino al 10 gennaio 2010<br />
Leonardo - L’Uomo vitruviano fra arte e scienza<br />
Gallerie dell’Accademia, campo della Carità 1050, Venezia<br />
fino al 10 gennaio 2010<br />
Capolavori futuristi alla collezione Guggenheim<br />
Peggy Guggenheim Collection, Dorsoduro 704, Venezia<br />
fino al 31 dicembre 2009<br />
Teatro San Carlino Villa Borghese-Pincio-viale dei<br />
Bambini, Roma<br />
Programma dicembre 2009<br />
I TRE PORCELLINI:<br />
sabato 5 dicembre ore 16.30; domenica 6 ore 11.30 e 16.30<br />
CANTO DI NATALE:<br />
martedì 8 dicembre 2009 ore 11:30 e 16:30<br />
sabato 12 dicembre 2009 ore 16:30<br />
domenica 13 dicembre 2009 ore 11:30 e 16:30<br />
sabato 19 dicembre 2009 ore 16:30<br />
domenica 20 dicembre 2009 ore 11:30<br />
LO SCHIACCIANOCI :<br />
sabato 26 ore 16.30;<br />
domenica 27 ore 11.30 e 16.30<br />
L’<strong>Associazione</strong> <strong>Arte</strong> <strong>Mediterranea</strong> organizza, al mattino, pomeriggio e sera, corsi di:<br />
• Disegno<br />
• Disegno per bambini<br />
• Acquerello<br />
• Olio<br />
• Intarsio<br />
• Decorazione<br />
• Anatomia per artisti<br />
• Prospettiva per artisti<br />
• Illustrazione di favole<br />
• Teoria della percezione e psicologia della forma<br />
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Fillers per la correzione delle rughe<br />
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Pressoterapia<br />
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