CAMMINIAMO - Parrocchia di S.Anna
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<strong>CAMMINIAMO</strong><br />
insieme<br />
“Poste Italiana SPA - spe<strong>di</strong>zione in abbonamento postale - D.L. 353/2006 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art 1, comma 2, DCB Genova<br />
Imprimè a taxe reduite - Taxe Perçue - Tassa Riscossa Genova - Italie - Bollettino quadrimestrale n° 1 Gennaio-Aprile 2012 Anno XXIX
In questo numero:<br />
3 cammino<br />
Verso La Luce<br />
8<br />
12<br />
15<br />
22<br />
23<br />
2<br />
29<br />
32<br />
35<br />
3<br />
origini<br />
e significati<br />
della pasqua<br />
Vaticano secondo<br />
50 anni dopo: una<br />
chiesa nuova per un<br />
mondo <strong>di</strong>verso<br />
Lavori<br />
nuova chiesa:<br />
il punto<br />
“come foglie”<br />
Blaise pascal<br />
e il nostro<br />
tempo<br />
le sublimi sinfonie<br />
<strong>di</strong> Beethoven<br />
il velo del calice<br />
e la bene<strong>di</strong>zione<br />
dell’incenso<br />
frate<br />
vento<br />
La passiflora<br />
o fiore della<br />
“passione”<br />
Filo<strong>di</strong>retto<br />
<strong>CAMMINIAMO</strong><br />
Direttore Responsabile: Aurelio Arzeno<br />
Segretaria <strong>di</strong> Redazione: Rita Mangini<br />
insieme<br />
Hanno collaborato a questo numero:<br />
Hanno collaborato a questo numero: Domenico Pertusati,<br />
<strong>Anna</strong>rita Cagnazzo, Giorgio Au<strong>di</strong>sio, Maria Rosa Oneto,<br />
Maria Lasagna, Giorgio Costa, Luisa Marnati, Vittorio<br />
Gorza, Rita Mangini, Clau<strong>di</strong>o Arata, Neda Terzi, Patrizia<br />
Achilli, Rosanna Antola, Clelia Castino, Bruna Valle<br />
Fotografie: Autori vari<br />
Immagini: Autori vari<br />
Direzione, Redazione, Amministrazione:<br />
Via E.Toti, 2 - 16035 Rapallo - Tel./Fax 0185 51286<br />
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del Tribunale <strong>di</strong> Chiavari<br />
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Bollettino Interparrocchiale<br />
“Caminiamo Insieme”<br />
Via E.Toti, 2 - 16035 Rapallo (GE)<br />
oppure presso la Chiesa <strong>Parrocchia</strong>le <strong>di</strong> S.<strong>Anna</strong> <strong>di</strong> Rapallo<br />
ORARI SANTE MESSE<br />
GIORNI FESTIVI<br />
Sabato ore 18: nella Chiesa <strong>Parrocchia</strong>le<br />
Domenica ore 7,30: nell’Antica Chiesetta <strong>di</strong> S.<strong>Anna</strong><br />
Domenica ore 8,30-11-18: nella Chiesa <strong>Parrocchia</strong>le<br />
GIORNI FERIALI<br />
Ore 9,30 - 18: nella Chiesa <strong>Parrocchia</strong>le
cammino<br />
Verso La Luce<br />
<strong>di</strong> Domenico Pertusati<br />
L’invocazione <strong>di</strong> Goethe morente “ Mehr licht”= più luce” penso che offra l’in<strong>di</strong>cazione<br />
più valida ed obbiettiva della esigenza fondamentale <strong>di</strong> ogni uomo e rappresenti altresì<br />
la sintesi del cammino dell’umanità in tutti i tempi.<br />
Basti ricordare la triste con<strong>di</strong>zione dell’uomo che ai primor<strong>di</strong> della storia, a seguito della sua<br />
<strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza all’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>vino, spogliato <strong>di</strong> tutte le proprie ricchezze cognitive, soggiacque<br />
al dominio dell’ignoranza. Da quel fatale momento ebbe inizio la lenta, faticosa e progressiva<br />
ascesa in una lotta accanita ed incessante per rompere quel giogo avvilente e mortificante della<br />
propria <strong>di</strong>gnità, per appagare le esigenze profonde ed insopprimibili del suo spirito, che, pur<br />
lontano dalla verità, ne sentiva fortemente e tormentosamente l’anelito e l’attrattiva.<br />
E in uno sforzo tenace e persistente l’umanità ha continuato ad ascendere nell’aggressione e<br />
penetrazione dei misteri nascosti dell’universo.<br />
La nostalgia <strong>di</strong> Dio e l’ansia <strong>di</strong> riaverlo portarono l’uomo in tutti i tempi ad indagare e scoprire<br />
quelle verità che, anche se parzialmente, tuttavia con certezza, rivelano in controluce il volto<br />
3
Mary Carlisle Art<br />
e lo splendore della <strong>di</strong>vinità.<br />
E questo si verificò anche quando non ci fu sempre in tutti gli stu<strong>di</strong>osi la piena consapevolezza<br />
<strong>di</strong> assecondare un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong>vino.<br />
Sta <strong>di</strong> fatto che la verità - dovunque e comunque raggiunta - avvicina a Dio e chiunque<br />
cerca e ama la verità, cerca e ama inconsciamente Dio stesso, perché le cose, per il fatto<br />
stesso che hanno, per la loro intima costituzione, una realtà e verità, manifestano un’origine<br />
ed una finalità <strong>di</strong>vina.<br />
E<strong>di</strong>th Stein focalizza questo concetto quando afferma che “ Chi cerca la verità, cerca Dio,<br />
lo sappia o no” (E. Stein, La scelta <strong>di</strong> Dio,lettere, E<strong>di</strong>z. Città Nuova Roma 1973 p.124).<br />
Ne segue che ad una mente aperta e sgombra da pregiu<strong>di</strong>zi non è dato <strong>di</strong> brancolare eternamente<br />
nel buio e nella incertezza; le verità parziali che raggiunge con sforzo e tenacia<br />
conducono inevitabilmente - per la intima e necessaria relazione delle parti con il tutto<br />
- sulla scia inequivocabile e sicura della Verità stessa.<br />
C’è da sottolineare che su questa strada, in tale avanzamento spirituale verso la Luce,<br />
non c’è traguardo. Entriamo in un campo - quello dello spirito - dove manca un termine<br />
<strong>di</strong> misura e <strong>di</strong> riferimento, appunto perché lo spirituale non è commensurabile in termini<br />
umani. Abbiamo qui una prospettiva sconcertante della proiezione del finito nell’infinito.<br />
L’affermazione kantiana “l’uomo è un essere finito che ha sete dell’infinito” è quanto mai<br />
in<strong>di</strong>cativa ed orientativa al proposito. Se da una parte ci ad<strong>di</strong>ta la ragione della nostra nobile<br />
<strong>di</strong>gnità nell’esigenza insopprimibile <strong>di</strong> una continua ricerca <strong>di</strong> progresso e <strong>di</strong> un incontenibile<br />
bisogno <strong>di</strong> perfezione, dall’altra ci fa constatare la ragione della nostra limitatezza<br />
4
e contingenza in una connaturale povertà e deficienza non mai colmate e superate.<br />
Solo chi volutamente ha negato il valore <strong>di</strong> ogni metafisica ed ha esasperato una visione<br />
immanentistica della vita, non riesce più a comprenderne il valore e l’importanza, rimanendo<br />
avvinto in una oscurità spaventosa, chiuso in un labirinto inestricabile ed invalicabile.<br />
Quando si giunge a negare alla realtà umana ogni rapporto col trascendente, <strong>di</strong>venta assurdo<br />
pretendere poi <strong>di</strong> trovarne le ra<strong>di</strong>ci ultime e costitutive.<br />
Goethe invocava: “Più luce!”. Questo grido potrebbe essere assunto per significare il tormento<br />
dell’uomo moderno che - come il mitologico Tantalo - sente la sete ardente <strong>di</strong> luce ed<br />
il richiamo ad altezze sublimi e tuttavia ne è respinto, perché invischiato nelle problematiche<br />
5<br />
fra Angelico
che risultano irrisolvibili, dal momento che ha equiparato l’assoluto con il relativo.<br />
Dopo questo <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> carattere speculativo che ritengo importante e rilevante, è utile<br />
presentare alcune considerazioni più semplici e forse più accessibili.<br />
Tutti cerchiamo la luce: il buio ci spaventa. Camminare in mancanza <strong>di</strong> luce è quanto mai<br />
pericoloso ed inquietante. Ma, se riflettiamo bene, non sono soltanto le tenebre esteriori<br />
che ci incutono terrore e ansia. E’soprattutto da temere il buio interiore che opprime la<br />
nostra anima. Quando ci ren<strong>di</strong>amo conto che le nostre capacità sono limitate e che non<br />
riescono a superare questo terribile “han<strong>di</strong>cap”, l’unica strada percorribile è quella <strong>di</strong><br />
una vera e convinta umiltà: siamo povere creature che hanno assoluto bisogno <strong>di</strong> un aiuto<br />
che non può venire da chi è nelle nostre con<strong>di</strong>zioni. L’unico rime<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> avere il<br />
coraggio <strong>di</strong> guardare in alto, superando il nostro “misero” orgoglio <strong>di</strong> persone limitate e<br />
incapaci. L’umiltà è la con<strong>di</strong>tio sine qua non per giungere alla verità. Però non si tratta <strong>di</strong><br />
una verità semplice e transitoria, ma <strong>di</strong> quella che apre alla luce intramontabile.<br />
Di conseguenza la spiegazione della nostra finitu<strong>di</strong>ne non può che venire dall’alto.<br />
Siamo vicini alla Pasqua: il credente sa che solo Cristo è la luce vera che illumina ogni<br />
uomo che viene in questo mondo, come recita il Prologo del Vangelo <strong>di</strong> Giovanni.<br />
Gesù stesso si è presentato agli uomini <strong>di</strong> tutti i tempi in modo chiaro e inequivocabile:<br />
“Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce<br />
della vita” (Giov.8,12).<br />
Solamente chi con umiltà si sottomette e accetta questo dono, scopre che la sua vita può<br />
essere cambiata: il buio e le tenebre possono essere sconfitte.<br />
Questo cambiamento <strong>di</strong> rotta sulla strada che stiamo percorrendo non è pertanto frutto<br />
dei nostri meriti. Gesù è stato molto esplicito: “Senza <strong>di</strong> me non potete far nulla”. è Lui<br />
che ci viene incontro con il suo amore e il suo gratuito e generoso aiuto. Ecco il significato<br />
della “grazia”: un dono elargito al <strong>di</strong> là dei nostri meriti. Anche quando si parla <strong>di</strong><br />
“conversione”, è Cristo stesso che ci viene incontro, ci apre le braccia, cancella con infinita<br />
generosità le nostre colpe. Ci “fa rinascere” a nuova vita e apre il nostro cuore alla luce<br />
“intramontabile”, quella della vita vera che vince la morte, della serenità che allontana la<br />
<strong>di</strong>sperazione, della gioia e felicità che non hanno fine.<br />
è della massima importanza rendersi conto che l’uomo non può raggiungere Dio senza<br />
il suo aiuto e nello stesso tempo deve convincersi che ogni sforzo <strong>di</strong> ricerca è già frutto<br />
della sua grazia.<br />
è questo il significato profondo della Pasqua: il Risorto ci viene incontro, se noi lo vogliamo,<br />
ci è vicino, ci accompagna come è avvenuto con i <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Emmaus e ci<br />
illumina il cammino attraverso i meandri <strong>di</strong>fficili dell’esistenza umana.<br />
Il Suo amore supera ogni nostro merito “Amandoci come ci ama e amandoci come siamo<br />
- rileva don Primo Mazzolari - il Signore ha reso manifesto che l’amore è oltre il <strong>di</strong>ritto,<br />
è un dono che ri<strong>di</strong>mensiona l’uomo, com’era al principio”. E aggiunge: “Io sono qualcuno<br />
perché Lui mi vuole bene senza che io lo meriti; sono qualcuno perché posso voler bene,<br />
<strong>di</strong>etro il suo esempio e con il suo aiuto, a chi non lo merita”.
Giuseppe e lo straniero<br />
“Oggi la tomba racchiude<br />
Colui che tiene in sua mano il creato; una pietra ricopre Colui che copre la terra con la sua maestà.<br />
Dorme la vita, l’ade trema e Adamo è sciolto dalle catene. Gloria alla tua economia!<br />
Per essa, dopo aver tutto compiuto, ci hai donato il sabato eterno<br />
con la tua santissima resurrezione dai morti: perché tu sei Dio.<br />
Quale spettacolo contempliamo!<br />
Quale riposo quello <strong>di</strong> oggi! Il Re dei secoli, dopo aver compiuto l’economia con la passione,<br />
celebra il sabato in una tomba, per prepararci un nuovo riposo sabbatico.<br />
A lui gri<strong>di</strong>amo: “Risorgi, o Dio, giu<strong>di</strong>ca la terra!”<br />
Perché tu regni nei secoli, tu che possie<strong>di</strong> sconfinata la grande misericor<strong>di</strong>a.<br />
Giuseppe chiese il corpo <strong>di</strong> Gesù e lo depose nel suo sepolcro nuovo:<br />
egli infatti doveva procede dalla tomba come dal parto (verginale).<br />
O tu che hai <strong>di</strong>strutto il potere della morte<br />
e aperto agli uomini le porte del para<strong>di</strong>so,<br />
gloria a te.<br />
Vedendo il sole nascondere i suoi raggi,<br />
e il velo del tempio lacerato alla morte del Salvatore,<br />
Giuseppe andò da Pilato, e così pregava:<br />
Dammi questo straniero,<br />
che dall’infanzia come straniero si è esiliato nel mondo.<br />
Dammi questo straniero,<br />
che i suoi fratelli <strong>di</strong> razza hanno o<strong>di</strong>ato e ucciso come straniero.<br />
Dammi questo straniero,<br />
<strong>di</strong> cui stranito contemplo la morte strana.<br />
Dammi questo straniero,<br />
che ha saputo accogliere poveri e stranieri.<br />
Dammi questo straniero,<br />
che gli ebrei per invi<strong>di</strong>a hanno estraniato dal mondo.<br />
Dammi questo straniero,<br />
perché io lo seppellisca in una tomba,<br />
giacché, come straniero, non ha ove posare il capo.<br />
Dammi questo straniero, al quale la Madre,<br />
vedendolo morto gridava: “O Figlio e Dio mio,<br />
anche se sono trafitte le mie viscere e il mio cuore <strong>di</strong>laniato al vederti morto,<br />
tuttavia ti magnifico, confidando nella tua resurrezione”.<br />
Supplicando Pilato con questi <strong>di</strong>scorsi, il nobile Giuseppe ricevette il corpo del Salvatore:<br />
con timore lo avvolse in una sindone con mirra<br />
e depose in una tomba colui che a tutti elargisce la vita eterna e la grande misericor<strong>di</strong>a.”<br />
(Dalla Liturgia bizantina<br />
Processione del Venerdì Santo – Funzioni del sabato della Grande Settimana)<br />
7
oriGini<br />
e siGniFicati<br />
deLLa pasQua<br />
La Pasqua è la festa liturgica più<br />
importante per il cristianesimo e si pone come<br />
nucleo del patrimonio liturgico e teologico.<br />
A ciò si aggiunga che la Pasqua rappresenta<br />
il raccordo con la matrice giudaica del cristianesimo<br />
e, al tempo stesso, il momento <strong>di</strong><br />
affrancamento da tale matrice. La festa cristiana<br />
deriva dalla celebrazione della liberazione<br />
del popolo <strong>di</strong> Mosè dalla schiavitù in Egitto,<br />
festeggiata in occasione del primo plenilunio<br />
dopo l’equinozio <strong>di</strong> primavera.<br />
Per capire la storia della nascita e della celebrazione<br />
della Pasqua professata dalle due più<br />
gran<strong>di</strong> religioni monoteiste, il Cristianesimo<br />
e l’Ebraismo, dobbiamo fare un salto nel<br />
passato e andare a scandagliare i più remoti<br />
angoli della storia.<br />
Fonti: intrage.it italica.rai.it<br />
La Pasqua ebraica<br />
La Pasqua ebraica (Pesach) ( festeggia la<br />
liberazione del popolo giudaico dalla schiavitù<br />
dell’Egitto grazie a Mosè e riunisce<br />
due riti: l’immolazione dell’agnello e il pane<br />
azzimo.<br />
Le sue origini risalgono, probabilmente, alla festa<br />
pastorale che veniva praticata nel vicino Oriente<br />
dai popoli noma<strong>di</strong> per ringraziare Dio. Inizia con il<br />
plenilunio <strong>di</strong> marzo e dura otto giorni. E’ celebrata<br />
seguendo antichi riti con i quali gli ebrei ricordano la<br />
liberazione dalla schiavitù del proprio popolo dalle vessazioni<br />
egiziane e l’inizio <strong>di</strong> un viaggio lungo 40 anni alla volta della<br />
terra promessa.<br />
La parola ebraica pesach significa “passare oltre” e de-<br />
riva dal racconto della Decima Piaga nella quale<br />
8
il Signore vide il sangue dell’agnello sulle porte delle case <strong>di</strong> Israele e “passò oltre”,<br />
colpendo solo i primogeniti maschi degli egiziani, compreso il figlio del faraone (Esodo,<br />
12,21-34).<br />
La Pesach in<strong>di</strong>ca quin<strong>di</strong> la liberazione <strong>di</strong> Israele dalla schiavitù sotto gli egiziani e<br />
l’inizio <strong>di</strong> una nuova libertà con Dio verso la terra promessa. La schiavitù e la liberazione<br />
dall’Egitto, infatti, costituiscono la pietra <strong>di</strong> fondazione <strong>di</strong> Israele; su <strong>di</strong> esse<br />
poggia tutta la sua storia. Per questo i saggi <strong>di</strong> Israele possono <strong>di</strong>re: “Ogni periodo <strong>di</strong><br />
esilio nella storia del nostro popolo fu prefigurato dalla schiavitù d’Egitto e ogni atto<br />
<strong>di</strong> liberazione, fino a quando giungerà quello definitivo dell’avvento del Messia, hanno<br />
le loro ra<strong>di</strong>ci in questa redenzione originale, che avvenne durante l’eterna stagione<br />
della nostra liberazione dall’Egitto”.<br />
La Pasqua cristiana<br />
La Pasqua cristiana glorifica il sacrificio del figlio <strong>di</strong> Dio, Gesù <strong>di</strong> Nazareth<br />
che, dopo essere stato crocifisso, risorge per liberare gli uomini dal peccato.<br />
L’origine della Pasqua, secondo il Nuovo Testamento, risale alla<br />
crocifissione <strong>di</strong> Gesù, episo<strong>di</strong>o che coincide con la vigilia della<br />
celebrazione <strong>di</strong> quella ebraica.<br />
I cristiani <strong>di</strong> origine ebraica onoravano la Resurrezione<br />
dopo la celebrazione della Pasqua semitica, mentre i<br />
cristiani <strong>di</strong> origine pagana la ossequiavano tutte le domeniche<br />
dell’anno. Da questa ambivalenza e confusione<br />
<strong>di</strong> festeggiamenti nacquero numerose controversie che<br />
terminarono nel 325 d.C. grazie al Concilio <strong>di</strong> Nicea,<br />
che stabilì che la Pasqua doveva essere celebrata la prima<br />
domenica dopo la luna piena che seguiva l‘equinozio <strong>di</strong><br />
primavera. Nel 525 d.C. si stabilì che questa data doveva<br />
cadere tra il 22 marzo e il 25 aprile.<br />
La Pasqua cristiana è preceduta dalla Quaresima, periodo<br />
<strong>di</strong> penitenza <strong>di</strong> quaranta giorni che va dal mercoledì<br />
delle Ceneri al Sabato Santo. La<br />
Domenica delle Palme, il cui<br />
simbolo è il ramo d’ulivo, viene<br />
ricordato l’arrivo del Messia<br />
in Gerusalemme e<br />
la sua passione. Qui<br />
inizia la Settimana<br />
Santa durante la<br />
quale hanno luogo<br />
momenti liturgici<br />
ben precisi.<br />
Il tempo della Riconciliazione<br />
è tra<strong>di</strong>zionalmente<br />
vissuto in<br />
9
molte comunità cristiane dal lunedì al mercoledì santo. Il mercoledì sera e il giovedì<br />
mattina si celebra la Messa del Crisma, in cui vengono benedetti l’Olio “profumato”<br />
– quello utilizzato nei sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Or<strong>di</strong>ne – l’Olio<br />
dei catecumeni e l’Olio degli infermi.<br />
La sera del giovedì Santo si svolge la Messa in Coena Domini in ricordo dell’ultima<br />
cena <strong>di</strong> Gesù, alla quale segue la processione al “Sepolcro” (Altare della Reposizione).<br />
Le ostie, che saranno utilizzate nella celebrazione del venerdì santo, vengono portate<br />
in un tabernacolo, il Sepolcro, per essere adorate dai fedeli.<br />
I cristiani considerano il venerdì Santo un giorno <strong>di</strong> contemplazione della passione <strong>di</strong><br />
Gesù: è infatti in questo giorno che si svolge il rito della Via Crucis, che in maniera<br />
figurativa ripercorre la passione e morte del Figlio <strong>di</strong> Dio. Questa giornata è, per tutti<br />
i fedeli, de<strong>di</strong>cata al <strong>di</strong>giuno, testimonianza del bisogno <strong>di</strong> partecipazione all’ evento<br />
redentivo <strong>di</strong> Cristo.<br />
Il sabato santo è un giorno <strong>di</strong> riflessione e preghiera silenziosa. La notte tra sabato e<br />
domenica si svolge la Veglia Pasquale, durante la quale si leggono le promesse <strong>di</strong> Dio<br />
al suo popolo.<br />
Questa notte è scan<strong>di</strong>ta da quattro momenti: la Liturgia della Luce (bene<strong>di</strong>zione del fuoco,<br />
preparazione del cero, processione, annunzio pasquale); la Liturgia della Parola (nove<br />
letture); la Liturgia Battesimale (canto delle Litanie dei Santi, preghiera <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>zione<br />
dell’acqua battesimale, celebrazione <strong>di</strong> eventuali battesimi); la Liturgia Eucaristica.<br />
Il giorno <strong>di</strong> Pasqua si festeggia la resurrezione del Redentore.<br />
10
I simboli della Pasqua<br />
Nelle celebrazioni liturgiche <strong>di</strong> Pasqua, tre elementi sorgono a simbolo <strong>di</strong> questa festività:<br />
il fuoco, il cero e l’acqua. Ma facendo un piccolo passo in<strong>di</strong>etro, nel periodo<br />
che precede le festività pasquali, la Quaresima, un elemento è fra tutti il protagonista,<br />
la cenere.<br />
La cenere<br />
La cenere è l’elemento che contrad<strong>di</strong>stingue il primo giorno <strong>di</strong> Quaresima, periodo <strong>di</strong><br />
penitenza, <strong>di</strong>giuno e carità, in preparazione alla Pasqua. La cenere che viene sparsa sul<br />
capo dei fedeli nelle celebrazioni del mercoledì dopo martedì grasso, vuole ricordare<br />
la transitorietà della vita terrena. è un monito che prepara alla penitenza per ricordare<br />
che “polvere tu sei e in polvere tornerai” come recita il libro della Genesi (3,19).<br />
Secondo la tra<strong>di</strong>zione, la cenere usata nelle celebrazioni del primo mercoledì <strong>di</strong> Quaresima<br />
è ricavata dalla combustione dei rami <strong>di</strong> ulivo benedetti nella Domenica delle<br />
Palme dell’anno precedente.<br />
Il fuoco<br />
Simbolo fondamentale nella liturgia cristiana, il fuoco è la somma espressione del<br />
trionfo della luce sulle tenebre, del calore sul freddo e della vita sulla morte. Durante<br />
la ricorrenza pasquale, questo simbolo raggiunge la massima celebrazione attraverso il<br />
rito del fuoco nuovo e dell’accensione del cero.<br />
Nella notte <strong>di</strong> Pasqua, un fuoco viene acceso fuori dalla chiesa, intorno ad esso si<br />
raccolgono i fedeli e proprio da questo fuoco viene acceso il cero pasquale.<br />
L’acqua<br />
è l’elemento che purifica ed il mezzo attraverso il quale si compie il Battesimo.<br />
La notte <strong>di</strong> Pasqua è la notte battesimale per eccellenza, il momento in cui il fedele<br />
viene incorporato alla Pasqua <strong>di</strong> Cristo, che rappresenta il passaggio dalla morte alla<br />
vita. Nelle altre domeniche in cui si compie questo sacramento, è come se si prolungasse<br />
e rinnovasse settimanalmente la domenica per eccellenza, la festa <strong>di</strong> Pasqua.<br />
Il cero<br />
Il cero pasquale è il simbolo <strong>di</strong> Cristo, vera luce che illumina ogni uomo.<br />
La sua accensione rappresenta la resurrezione <strong>di</strong> Cristo, la nuova vita che ogni fedele<br />
riceve da Cristo e che, strappandolo alle tenebre, lo porta nel regno della luce. Dopo<br />
l’accensione del cero con il fuoco nuovo, una processione lo accompagna all’interno<br />
della Chiesa.<br />
Tale processione <strong>di</strong> fedeli simboleggia il nuovo popolo <strong>di</strong> Dio che segue Cristo risorto,<br />
luce del mondo.<br />
11
Vaticano secondo<br />
50 anni dopo:<br />
una chiesa nuoVa<br />
per un mondo <strong>di</strong>Verso<br />
<strong>di</strong> A.a.V.v.<br />
1) Cercasi<br />
profeti<br />
“nuovi”<br />
In questo tempo, in cui la<br />
Chiesa fatica a dare un’immagine<br />
positiva <strong>di</strong> sé e della<br />
propria missione, sono presenti<br />
segni preziosi e anticipatori<br />
<strong>di</strong> un futuro <strong>di</strong>verso.<br />
Profezia non è innanzi tutto<br />
annuncio <strong>di</strong> ciò che sarà, ma<br />
notizia che in<strong>di</strong>ca ciò che<br />
del Regno è qui presente e<br />
ciò che non è arrivato alla<br />
sua pienezza. La profezia<br />
ha il volto non della paura,<br />
ma della speranza.<br />
Tutti, anche se con vocazioni,<br />
carismi e ministeri<br />
<strong>di</strong>versi, siamo chiamati a<br />
interpretare la volontà <strong>di</strong> Dio per l’oggi in cui viviamo. Giovanni Paolo II metteva in luce<br />
il binomio della Chiesa che consiste nel rapporto tra profilo petrino (aspetto istituzionale) e<br />
profilo mariano (aspetto carismatico). Il Santo Padre si rifaceva a Von Balthasar. Maria non<br />
aveva compiti istituzionali, ma, rivestita <strong>di</strong> Spirito Santo, al banchetto <strong>di</strong> Cana si fa attenta<br />
alla vita che languisce e si pone come persona “del vino nuovo”.<br />
Non è profezia ridurre la Chiesa a essere apprezzata esclusivamente in riferimento alla sua<br />
utilità sociale. Il nostro è tempo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento (cfr. “Educare, in un mondo che cambia,<br />
alla vita buona del Vangelo” n°7). Come mai non siamo in grado <strong>di</strong> comprendere in modo<br />
semplice e vero le fatiche e le sfide <strong>di</strong> fronte alle quali è posta la nostra fede?<br />
Lo stile del <strong>di</strong>scernimento deve essere globale, atto ad abbracciare il pensiero e l’azione, i<br />
comportamenti personali e la testimonianza pubblica, la vita interna delle nostre comunità e<br />
il loro slancio missionario, la loro attenzione educativa e la loro de<strong>di</strong>zione amorosa ai poveri,<br />
la capacità <strong>di</strong> ogni cristiano <strong>di</strong> prendere la parola dentro i contesti in cui vive e lavora per<br />
comunicare speranza (cfr. Sinodo dei Vescovi, Lineamenta per la XIII Assemblea Generale<br />
12
Or<strong>di</strong>naria, 16).<br />
Essere capaci <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento significa abitare questo nuovo contesto culturale in modo<br />
propositivo.<br />
2) Il gossip “ecclesiale”<br />
Dopo aver parlato <strong>di</strong> profezia e <strong>di</strong>scernimento a 50 anni dal Concilio, siamo costretti a descrivere<br />
i due terzi delle conversazioni informali quoti<strong>di</strong>ane che, nelle nostre comunità, de<strong>di</strong>chiamo a<br />
chiacchiere oziose e in<strong>di</strong>screte. è un meccanismo informale <strong>di</strong> socializzazione comunitaria, per<br />
con<strong>di</strong>videre metamessaggi <strong>di</strong> piccoli gruppi, rafforzare legami affettivi, prevenire o controllare<br />
ostracismi. Vi è un gossip che esalta aspetti positivi <strong>di</strong> una persona, con apprezzamenti o<br />
critiche scherzose, facilitando il senso <strong>di</strong> appartenenza al gruppo. Ben <strong>di</strong>verso è il gossip <strong>di</strong><br />
biasimo, <strong>di</strong> sarcasmo o calunnia. In questo caso è basato sulla circolazione <strong>di</strong> notizie <strong>di</strong>storte,<br />
sulla svalutazione dei meriti degli altri, talvolta su manifestazioni che rasentano il mobbing.<br />
13<br />
3) Il thanatoforo<br />
Dopo il Concilio il potere centrale (il servizio dell’autorità)<br />
si è democraticamente <strong>di</strong>stribuito in miria<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> piccole comunità. Il thanatoforo è colui<br />
che esercita il potere in modo narcisistico<br />
<strong>di</strong>struggendo, annullando, frammentando il<br />
lavoro svolto e le relazioni interpersonali<br />
e innescando nei gruppi <strong>di</strong>sorientamento.<br />
La sua presenza è come una sostanza<br />
tossica, attacca il gruppo e le relazioni<br />
basate su stima, fiducia, rispetto e riconoscimento.<br />
Seduce per annullare,<br />
tende a bloccare il pensiero, denigra le<br />
persone, soprattutto le più intelligenti<br />
e competenti, quelle che potrebbero<br />
mettere in crisi il suo narcisismo.<br />
Copre la sua incapacità con proclami<br />
astratti e sposta la causa del<br />
fallimento all’esterno <strong>di</strong> sé.<br />
Si giova del tacito consenso, della<br />
banalizzazione, del pressapochismo<br />
per <strong>di</strong>sseminare informazioni falsificate,<br />
impone il suo non <strong>di</strong>re,<br />
propaga il “si <strong>di</strong>ce”, le allusioni e<br />
le menzogne in modo arrogante.<br />
4) Dal Caos al Kairos oppure dalla<br />
primavera all’inverno ecclesiale?<br />
Celebrare il 50° anniversario dell’apertura<br />
del Concilio Vaticano II<br />
(in<strong>di</strong>menticabile quell’11 ottobre 1962)<br />
significa constatare un’autentica irruzione<br />
dello Spirito nella Chiesa. Per questa<br />
ragione occorre affidarsi ad una lettura
“sapienziale” <strong>di</strong> questo storico avvenimento salvifico, abbandonando interpretazioni superficiali<br />
che appaiono come veri e propri “gossip” ecclesiali.<br />
Bisogna riconoscere che ci troviamo <strong>di</strong> fronte ad un cambiamento d’epoca, che stiamo entrando<br />
in una crisi <strong>di</strong> civiltà mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> proporzioni ine<strong>di</strong>te. Viviamo in una situazione nuova,<br />
una specie <strong>di</strong> tsunami e <strong>di</strong> terremoto globale che investe tutte le <strong>di</strong>mensioni della nostra<br />
esistenza: sociali, economiche, politiche, culturali e anche religiose e spirituali. Non servono<br />
thanatofori che, in nome del passato e del “si è sempre fatto così”, spengano la luce <strong>di</strong> ogni<br />
novità e profezia e poi si lamentino moralisticamente del tempo tenebroso in cui viviamo.<br />
La <strong>di</strong>ffusione e l’accelerazione delle comunicazioni, la globalizzazione dei flussi energetici e<br />
delle risorse, i flussi migratori, la minaccia della degradazione del pianeta producono in noi<br />
un’impressione <strong>di</strong> caos generalizzato.<br />
Oggi il mondo intero vive in un’atmosfera <strong>di</strong> insicurezza, <strong>di</strong> incertezza, <strong>di</strong> precarietà e la<br />
problematica del Vaticano II, fortemente ecclesiologica, sembra in qualche modo superata.<br />
Il Concilio rispondeva alla domanda che Paolo VI aveva rivolto ai padri conciliari: “Chiesa, che<br />
<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> te stessa?” Già lo stesso Paolo VI, alla fine del suo pontificato, durante una settimana<br />
sociale francese sostituì la domanda del Concilio con quest’altra: “Chiesa, che <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Dio?”<br />
Anche secondo il teologo e car<strong>di</strong>nale Walter Kasper il Vaticano II si è troppo concentrato<br />
sulla chiesa, trascurando il compito <strong>di</strong> affrontare il vero e autentico contenuto della fede. La<br />
chiesa oggi deve concentrarsi sull’essenziale, tornare a Gesù e al Vangelo, avviare un’esperienza<br />
spirituale <strong>di</strong> Dio. Oggi è tempo <strong>di</strong> spiritualità, <strong>di</strong> mistica, <strong>di</strong> profezia…<br />
La Chiesa deve generare speranza e senso per un mondo orientato verso la morte. Non è il<br />
momento <strong>di</strong> ritocchi parziali, viviamo un tempo che ricorda quello che ha imme<strong>di</strong>atamente<br />
preceduto la Riforma. Bisogna puntare all’essenziale e non lasciarsi trarre in inganno cadendo<br />
nella vecchia tentazione <strong>di</strong> suonare il violino mentre il Titanic affonda.<br />
14
15<br />
LaVori<br />
nuoVa chiesa:<br />
iL punto <strong>di</strong> Giorgio Au<strong>di</strong>sio<br />
Gentili Lettori, nelle mie note precedenti ricordavo che, nel sito in cui sta<br />
sorgendo la nuova chiesa parrocchiale, si trovava la fonderia <strong>di</strong>smessa i cui fabbricati avevano<br />
le coperture in lastre <strong>di</strong> Eternit ondulato, che si sbriciolava e che <strong>di</strong>ffondeva o avrebbe<br />
<strong>di</strong>ffuso, prima o poi, le fibre <strong>di</strong> amianto nell’aria.<br />
L’amianto<br />
Ve<strong>di</strong>amo in breve cosa sono l’amianto e l’Eternit. Il primo è una roccia a matrice fibrosa,<br />
il secondo è un prodotto formato da una miscela <strong>di</strong> cemento e amianto.<br />
Non si potevano creare lastre o tubi <strong>di</strong> solo cemento, così un signore svizzero ebbe un’idea<br />
geniale: miscelando il cemento con la fibra <strong>di</strong> amianto riuscì a produrre delle lastre durevoli.<br />
Queste lastre si sono largamente <strong>di</strong>ffuse come coperture per i tetti sia nell’e<strong>di</strong>lizia civile che<br />
in quella industriale e nei capannoni usati in agricoltura.<br />
Per la sua bassa conducibilità termica l’amianto è stato impiegato come isolante nella pareti<br />
delle carrozze dei treni, nei muri della abitazioni, all’interno dei ferri da stiro e nelle coperte<br />
metallizzate per le tavole da stiro, nelle tute dei vigili del fuoco, per le canne fumarie, per i<br />
serbatoi dell’acqua potabile, per le condotte fognarie ecc….<br />
Al liceo dei Padri Somaschi <strong>di</strong> Rapallo avevo come docente <strong>di</strong> Scienze Naturali Padre Incitti<br />
e nel libro <strong>di</strong> Scienze c’era scritto che l’amianto (o asbesto) provocava, a coloro che estraevano<br />
questa roccia senza protezioni, come si usava all’epoca, l’asbestosi, che è una malattia<br />
che colpisce i polmoni. Oggi sappiamo che, oltre a questa patologia, ne provoca un’altra più<br />
grave, il mesotelioma pleurico, che porta inevitabilmente alla morte.<br />
E’ purtroppo noto che la malattia può svilupparsi persino decenni dopo l’esposizione ed anche<br />
se tale esposizione è avvenuta per brevi perio<strong>di</strong> e per quantità limitate.<br />
Nel Secolo XIX del 14 febbraio u.s. troviamo un articolo con il titolo che segue e con le<br />
foto <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse persone in lacrime.<br />
“La strage Eternit costa 16 anni ai due manager – lacrime e ricor<strong>di</strong> scan<strong>di</strong>scono i nomi<br />
dei 2300 morti”.<br />
Mi hanno commosso le immagini dei familiari in lacrime e mi sono chiesto quante altre<br />
persone abbiano inalato, anche a loro insaputa, queste fibre, perché l’amianto è pericoloso<br />
per inalazione e per ingestione. L’assunzione per via aerea, mi par <strong>di</strong> capire, presenta una<br />
maggiore pericolosità.<br />
Se torniamo al nostro cantiere, ve<strong>di</strong>amo che l’Eternit è stato eliminato, con tutte le cautele<br />
del caso, dall’area in cui sta sorgendo la Nuova <strong>Parrocchia</strong> ed oltre a ciò è stato bonificato<br />
il suolo inquinato dall’amianto e da <strong>di</strong>versi metalli pesanti.<br />
Questi sono aspetti importanti, positivi, ecologici; la nostra salute e, in particolare, la salute<br />
<strong>di</strong> chi risiede vicino all’area ne traggono certamente un grande vantaggio, un vantaggio che<br />
non ha prezzo, che è incommensurabile.<br />
La bonifica ha avuto un prezzo elevato misurabile in <strong>di</strong>verse centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> Euro,
costo che è stato sostenuto dalla parrocchia.<br />
Possiamo concludere che un risultato, favorevole per la comunità, è stato già ottenuto grazie<br />
alla purificazione dell’aria e della terra <strong>di</strong> questo sito.<br />
L’acqua presente nel cantiere è stata analizzata più volte e da laboratori <strong>di</strong>versi, in modo da<br />
avere una doppia conferma dei risultati: è priva <strong>di</strong> sostanze nocive.<br />
Il nuovo accesso<br />
Torniamo quin<strong>di</strong> al cantiere; come si vede siamo arrivati con una parte dei<br />
solai praticamente alla quota <strong>di</strong> via Mameli, per cui è stato riaperto questo<br />
accesso.<br />
Le auto betoniere entrano da questo passaggio per ora in retromarcia, superano<br />
il <strong>di</strong>-<br />
slivello tramite una breve rampa <strong>di</strong> raccordo, caricano la benna che, sollevata e movimentata<br />
dalla gru, esegue il getto nel punto in cui necessita.<br />
Questo transito <strong>di</strong> mezzi notevolmente pesanti conferma la soli<strong>di</strong>tà della struttura.<br />
è rimasto aperto l’ingresso lato posteggio verso il campo Macera; in questa zona è presente<br />
ancora un ammasso <strong>di</strong> terra che va parzialmente rimosso. Qui agiscono tuttora gli escavatori,<br />
che smuovono il terreno, lo caricano sui mezzi per il trasporto a <strong>di</strong>scarica ed utilizzano tale<br />
transito per la movimentazione della terra.<br />
I <strong>di</strong>aframmi<br />
In questi mesi gli scavi hanno interessato la parte sud del <strong>di</strong>aframma che perimetra tutta l’area<br />
<strong>di</strong> cantiere.<br />
Il <strong>di</strong>aframma è quel muro interrato <strong>di</strong> cui ho parlato in varie occasioni. Sul lato sud è presente<br />
a breve <strong>di</strong>stanza il condominio San Paolo. è immaginabile e giustificabile l’apprensione dei<br />
condomini che assistono all’escavazione.<br />
1
Il carico dei fabbricati<br />
Nel calcolo della struttura il progettista ha tenuto debitamente conto (e con valori prudenzialmente<br />
maggiorati, nei vari casi) del carico rappresentato dagli e<strong>di</strong>fici e dalla strada, presenti<br />
lungo tutto il contorno dell’area.<br />
Ogni carico, e<strong>di</strong>ficio o strada che sia, rappresenta una spinta che si manifesta progressivamente,<br />
per effetto dello scavo, a tergo e contro il <strong>di</strong>aframma man mano che questo viene<br />
portato a vista.<br />
Con l’esperienza acquisita su questo terreno, che ha caratteristiche geotecniche molto <strong>di</strong>verse<br />
dai terreni solitamente presenti nella nostra zona, a seguito delle opere <strong>di</strong> scavo sui lati corrispondenti<br />
a via Mameli ed al passo pedonale, sono stati messi in atto tutti gli accorgimenti<br />
necessari e cautelativamente ridondanti al fine <strong>di</strong> evitare possibili inconvenienti.<br />
Lo spostamento del <strong>di</strong>aframma<br />
Si è visto in pratica che il <strong>di</strong>aframma (per effetto della spinta che subisce a tergo a causa dei<br />
carichi <strong>di</strong> cui si è detto) tende a spostarsi verso lo scavo e che la parte <strong>di</strong> terreno (berma)<br />
lasciata provvisoriamente in sito contro <strong>di</strong> esso, all’interno dello scavo stesso, per evitarne lo<br />
spostamento, non assolve appieno il suo compito, consentendo <strong>di</strong> fatto movimenti del <strong>di</strong>aframma<br />
dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> qualche centimetro.<br />
Invero la cosa è più o meno importante a seconda dell’entità dello spostamento che, in definitiva,<br />
è inevitabile, ma che deve avere un valore ammissibile.<br />
I puntoni<br />
Per evitare spostamenti non compatibili con le strutture al contorno ed alla luce <strong>di</strong> quanto<br />
acquisito sperimentalmente, si è pensato <strong>di</strong> contrastare tali movimenti con una struttura a<br />
triangolo.<br />
Il triangolo è una figura geometrica iperstatica.<br />
Se per esempio apriamo un ombrello, ve<strong>di</strong>amo che ogni bacchetta al suo interno è irrigi<strong>di</strong>ta<br />
da un sistema costituito da uno o più triangoli; i vertici dei triangoli sono delle cerniere,<br />
qui necessarie per consentire l’apertura e la chiusura dell’ombrello.<br />
L’ombrello normalmente sta bene aperto anche controvento, in effetti si rovescia solo quando<br />
il vento agisce al <strong>di</strong> sotto della cupola impedendo ai vari triangoli <strong>di</strong> funzionare nel modo in<br />
cui sono stati concepiti.<br />
Se immaginiamo un triangolo con i vertici saldati abbiamo, al posto delle cerniere, dei vincoli<br />
che sono assimilabili ad incastri.<br />
Se ora consideriamo un rettangolo o un quadrato, ossia una figura con quattro lati, possiamo<br />
riscontrare come questa si deformi facilmente. Una struttura <strong>di</strong> questo tipo è per esempio il<br />
pantografo, come quello della lampada che illumina un tavolo da <strong>di</strong>segno, o anche, in particolare,<br />
il pantografo presente sulle locomotive.<br />
Possiamo concludere che il rettangolo, a <strong>di</strong>fferenza del triangolo, è una struttura labile:<br />
possiamo irrigi<strong>di</strong>rlo con una o con due <strong>di</strong>agonali rendendolo iperstatico; è questo il caso delle<br />
strutture dei ponti <strong>di</strong> ferro <strong>di</strong> cui uno, per esempio, è visibile sopra il Boate.<br />
Torniamo al triangolo realizzato in cantiere: questo è costituito dal <strong>di</strong>aframma, dal puntone (il<br />
tubo a sezione circolare) e dalla soletta <strong>di</strong> fondazione; il primo e l’ultimo elemento hanno anche<br />
uno sviluppo laterale, ma, con un po’ <strong>di</strong> astrazione, riusciamo ad in<strong>di</strong>viduare il triangolo. Il<br />
sistema statico è in definitiva il seguente:<br />
Nell’esercizio che riporto invece del <strong>di</strong>aframma c’è una paratoia, in pratica una piccola <strong>di</strong>ga,<br />
che sostiene l’acqua; la spinta dell’acqua è in<strong>di</strong>cata con Q.<br />
17
La paratoia<br />
AB è vincolata in B al suolo con una<br />
cerniera ed è sorretta da un puntone<br />
CD. Determinare le reazioni in B e<br />
in D provocate da una pressione<br />
idrostatica che si annulla in<br />
A e <strong>di</strong> valore totale Q.<br />
Belluzzi: Scienza delle Costruzioni vol. 1°.<br />
Nel nostro caso abbiamo<br />
<strong>di</strong>etro il <strong>di</strong>aframma<br />
il terreno<br />
e, oltre alla spinta<br />
prodotta da questo,<br />
è presente il carico<br />
dei fabbricati<br />
o della strada o <strong>di</strong><br />
entrambi.<br />
Aggiungo alcune<br />
note a proposito dei<br />
carichi in generale.<br />
I fabbricati sono normalmente<br />
soggetti<br />
a carichi verticali,<br />
tra questi in primis,<br />
come è ovvio,<br />
il peso proprio, in<br />
particolare il carico<br />
dell’ossatura in cemento<br />
armato o dei<br />
muri portanti; questi<br />
sono carichi inevitabili,<br />
mentre altri<br />
carichi permanenti<br />
non strutturali sono<br />
per esempio i pavimenti, i tramezzi interni, gli intonaci, le tegole ecc.<br />
Ci sono poi i carichi accidentali, quali il peso dei mobili, delle suppellettili e delle persone<br />
che possono essere presenti oppure no, ma <strong>di</strong> cui si deve tenere debitamente conto. Ci sono<br />
poi altri carichi accidentali come la neve; tutti questi pesi rappresentano, con <strong>di</strong>versa intensità,<br />
un sistema <strong>di</strong> forze verticali, ma ci sono anche delle forze orizzontali, tra queste l’azione del<br />
vento e purtroppo del sisma.<br />
Comunque sia, le forze verticali sono normalmente prevalenti.<br />
Nel caso dei muri e dei <strong>di</strong>aframmi si tiene conto ancora del peso proprio, che è una forza<br />
verticale, e della spinta del terreno sostenuto o, nel caso, dell’acqua o <strong>di</strong> entrambi, degli<br />
eventuali carichi a tergo del muro (per es. le case) e del sisma, cioè forze orizzontali.<br />
Spesso il terremoto presenta una componente verticale, tuttavia questa è meno pericolosa della<br />
forza orizzontale, perché la sua azione normalmente incrementa in modo modesto le forze<br />
verticali già considerate e <strong>di</strong> cui si è detto sopra.<br />
Il clima<br />
Nella fase esecutiva, per la buona riuscita dell’opera è importante anche la temperatura dell’aria.<br />
Il freddo <strong>di</strong> febbraio si è fatto sentire anche nel nostro cantiere: l’acqua è ghiacciata e<br />
si sono formate persino delle stalattiti. I getti, in previsione dell’ondata <strong>di</strong> freddo, sono stati<br />
opportunamente protetti.<br />
Il cantiere<br />
Ve<strong>di</strong>amo ora la situazione nella foto 1 sul lato ovest del cantiere (verso l’autostrada). I puntoni<br />
(i grossi tubi inclinati) sono opere provvisionali (=provvisorie), che verranno in seguito<br />
eliminate; lo sforzo che li sollecita verrà trasferito ad altre parti della struttura in cemento<br />
18
foto N° 1<br />
armato (c.a.).<br />
Accanto ai <strong>di</strong>aframmi alcuni pilastri che sosterranno a breve le opere fuori terra, in particolare,<br />
in quel tratto, la rampa a servizio dei box. A sinistra la scatola rettangolare in c.a. è la via <strong>di</strong><br />
corsa dell’ascensore; lo spazio che viene creato attorno è il cave<strong>di</strong>o <strong>di</strong> areazione richiesto<br />
dalla normativa antincen<strong>di</strong>o.<br />
In centro vi è la struttura<br />
che costituisce le pareti della<br />
scala.<br />
I vari tubi grigi in PVC<br />
corrugato sono collegati alle<br />
pompe che aspirano l’acqua<br />
ancora presente in cantiere.<br />
Ancora nelle foto possiamo<br />
vedere il topografo allo<br />
strumento (teodolite) e il<br />
canneggiatore che, su in<strong>di</strong>cazione<br />
del primo, posiziona i<br />
picchetti per il tracciamento<br />
<strong>di</strong> altri pilastri. Nella foto 3<br />
si vedono i segni gialli del<br />
tracciamento descritto.<br />
19
foto 1-Puntoni a rinforzo<br />
del <strong>di</strong>aframma.<br />
foto3-Segni gialli del tracciamento descritto<br />
dettaGLi<br />
dei LaVori<br />
foto 2-Il Topografo rileva l’eventuale<br />
movimento del <strong>di</strong>aframma.<br />
foto 4-Centralina per il monitoraggio dello<br />
spostamento dei fabbricati<br />
20
21<br />
Foto<br />
panoramiche<br />
deL cantiere
“come FoGLie” Maria Rosa Oneto<br />
Bimbi come le foglie d’autunno.<br />
Brandelli d’innocenza<br />
torturata e vinta.<br />
Sguar<strong>di</strong> che azzannano il cielo<br />
e nell’attimo estremo:<br />
giochi e palloncini.<br />
Bimbi fatti saltare in aria.<br />
Gettati via nell’incen<strong>di</strong>o dei colori.<br />
Tra strepiti e urla<br />
la terra<br />
beve il sangue <strong>di</strong> chi muore.<br />
E piú se ne nutre giú altro ne richiede.<br />
Bimbi con il vuoto nel cuore.<br />
Affamati <strong>di</strong> pane<br />
e <strong>di</strong> carezze mai ricevute.<br />
Teneri germogli<br />
che il vento ha partorito<br />
dopo anni <strong>di</strong> miseria e dolore.<br />
Messi al mondo per risorgere con Dio.<br />
Venduti per pochi centesimi<br />
al mercato della violenza<br />
e del guadagno senza fatica.<br />
All’orizzonte <strong>di</strong> un amore<br />
<strong>di</strong>segno sogni <strong>di</strong> fantasia.<br />
22
BLaise pascaL<br />
e iL nostro tempo<br />
<strong>di</strong> M.G. Lasagna<br />
Esistono personalità <strong>di</strong> intellettuali e<br />
artisti il cui fascino non viene minimamente<br />
scalfito dal passare dei secoli, al punto che<br />
il loro pensiero e la loro creatività risultano<br />
attuali e stimolanti per gli uomini <strong>di</strong> ogni epoca.<br />
è questo il caso <strong>di</strong> Blaise Pascal, filosofo e<br />
scienziato del XVII secolo al quale l’Associazione<br />
Culturale “E<strong>di</strong>th Stein” ha de<strong>di</strong>cato<br />
una conferenza tenutasi Sabato 3 Dicembre<br />
2011 a Villa Queirolo.<br />
Come ha sottolineato il professor Domenico<br />
Pertusati, presidente dell’Associazione Stein,<br />
nel suo breve intervento introduttivo, Pascal fu<br />
un uomo <strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> scienza dalla spiritualità<br />
profonda, che de<strong>di</strong>cò la sua breve esistenza<br />
alla riflessione sulla con<strong>di</strong>zione umana nella<br />
ricerca <strong>di</strong> una risposta all’inelu<strong>di</strong>bile domanda<br />
sul senso della vita. Il suo pressante invito<br />
all’uomo ad aprirsi alla riflessione e alla<br />
me<strong>di</strong>tazione appare stimolante anche per il<br />
nostro tempo, <strong>di</strong>laniato da una profonda<br />
crisi economica e sociale che altro non è se<br />
non la manifestazione <strong>di</strong> un degrado prima<br />
<strong>di</strong> tutto morale e religioso, <strong>di</strong> un’epoca in<br />
cui è la coscienza stessa dell’uomo che si<br />
sta deteriorando e mancano credenti capaci<br />
<strong>di</strong> testimoniare i valori della fede.<br />
Dopo un breve saluto dell’avvocato Mentore Campodonico, sindaco <strong>di</strong> Rapallo, ha preso la<br />
parola la professoressa Carla Viazzo, socia onoraria e amica dell’Associazione Stein, che ha<br />
proposto un profilo biografico <strong>di</strong> Pascal associato a una ricostruzione delle <strong>di</strong>verse fasi della<br />
sua attività intellettuale.<br />
Blaise Pascal nacque nel 1623 a Clermont, nella Francia dominata dalle figure <strong>di</strong> Richelieu e<br />
<strong>di</strong> Mazzarino, car<strong>di</strong>nali e al contempo politici cinici e lungimiranti che prepararono l’affermazione<br />
della monarchia assoluta <strong>di</strong> Luigi XIV. Il padre <strong>di</strong> Pascal, borghese assai agiato, curò<br />
personalmente l’educazione dei suoi figli, che ebbe un impulso notevole con il trasferimento<br />
della famiglia a Parigi nel 1631. Il giovane Blaise, avviato a stu<strong>di</strong> umanistici, scoprì come<br />
auto<strong>di</strong>datta la matematica e la coltivò al punto <strong>di</strong> essere ammesso all’Assemblea dei Matematici,<br />
progenitrice <strong>di</strong>retta dell’Accademia delle Scienze <strong>di</strong> Parigi. Verso la metà del XVII secolo<br />
l’ambiente parigino era caratterizzato da posizioni intellettuali antitetiche fra loro, quali quelle<br />
dei libertini, intellettuali scettici critici verso ogni tra<strong>di</strong>zione e fautori del libero pensiero, e dei<br />
23
giansenisti <strong>di</strong> Port Royal, seguaci della dottrina del vescovo olandese Giansenio, sostenitore<br />
dell’inelu<strong>di</strong>bilità della Grazia ai fini della salvezza, <strong>di</strong> una fede vissuta in una <strong>di</strong>mensione intima<br />
e ancorata a una rigida <strong>di</strong>sciplina morale. I giansenisti<br />
in particolare proponevano un modello<br />
<strong>di</strong> esistenza incentrata su preghiera, me<strong>di</strong>tazione<br />
e stu<strong>di</strong>o (importanti i loro<br />
contributi nel campo della logica<br />
e della linguistica, con intuizioni<br />
che anticiparono principi<br />
teorizzati da De Saussure<br />
e da Chomsky ); le loro<br />
teorie erano aspramente<br />
avversate dai gesuiti.<br />
Sulla formazione <strong>di</strong><br />
Pascal influì anche<br />
la frequentazione dei<br />
salotti parigini, in<strong>di</strong>scusse<br />
se<strong>di</strong> del <strong>di</strong>battito<br />
culturale del tempo.<br />
Gli anni giovanili del<br />
pensatore francese furono<br />
de<strong>di</strong>cati a stu<strong>di</strong> prettamente<br />
scientifici; ne sono testimonianza<br />
un trattato (malauguratamente<br />
andato perduto) sulle coniche,<br />
gli approfon<strong>di</strong>menti sull’equilibrio dei<br />
liqui<strong>di</strong>, gli esperimenti e l’invenzione della<br />
macchina aritmetica (pascaline), stu<strong>di</strong>ata per aiutare<br />
il padre nella sua attività <strong>di</strong> commissario straor<strong>di</strong>nario delle imposte. Al 1646 risale la<br />
cosiddetta prima conversione <strong>di</strong> Pascal, indotta dalla frequentazione con due me<strong>di</strong>ci vicini<br />
al giansenismo che curarono il padre del filosofo per i postumi <strong>di</strong> una frattura a una gamba.<br />
Grazie a questo incontro Pascal conobbe un ambiente nuovo, lesse le opere <strong>di</strong> Epitteto e<br />
Montaigne, approfondì le dottrine giansenistiche e intervenne a loro <strong>di</strong>fesa nelle <strong>di</strong>spute del<br />
tempo (come documentano le 17 “Lettere provinciali”). Il rapporto fra la famiglia Pascal e<br />
Port Royal si fece ancora più stretto con l’ingresso della sorella del filosofo Jacqueline nella<br />
comunità religiosa <strong>di</strong> Mère Angelique.<br />
A una fase <strong>di</strong> profonda crisi esistenziale databile al 1654 viene fatta risalire la seconda conversione,<br />
più profonda della prima e dagli esiti duraturi; testimonianza <strong>di</strong> questo particolarissimo<br />
momento è il “Memoriale”, un testo che Pascal portò per tutta la vita cucito in una<br />
tasca interna vicino al cuore. Da allora in poi i soggiorni del filosofo a Port Royal si fecero<br />
sempre più frequenti e fu avviata la stesura dei “Pensieri”, originariamente concepiti come<br />
materiale per l’elaborazione <strong>di</strong> un’”Apologia del cristianesimo” mai realizzata. I “Pensieri”<br />
ci sono pervenuti scritti su foglietti legati con lo spago e sono caratterizzati da un francese<br />
straor<strong>di</strong>nariamente puro.<br />
Uno dei concetti più conosciuti del pensiero pascaliano è la <strong>di</strong>stinzione fra ésprit de géometrie<br />
e ésprit de finesse, espressioni quasi intraducibili in altre lingue per la loro pregnanza. Il mondo<br />
dei sentimenti, dei valori, dell’immaginazione sfugge del tutto alle possibilità conoscitive<br />
della ragione logica (ésprit de géometrie); questo comporta che il nucleo fondante della nostra<br />
24
esistenza non può essere colto dal ragionamento,<br />
bensì con l’esprit de finesse, la<br />
capacità <strong>di</strong> intuire la ricchezza della realtà,<br />
<strong>di</strong> indagare sul mistero dell’esistenza per<br />
percepire il senso del proprio limite <strong>di</strong><br />
esseri umani. La con<strong>di</strong>zione dell’uomo è<br />
contrad<strong>di</strong>stinta dalla frustrazione e dalla<br />
limitatezza, da cui si genera un’inquietu<strong>di</strong>ne,<br />
un’angoscia a cui si reagisce<br />
annegandosi nel <strong>di</strong>vertissement, cioè non<br />
lasciando un istante libero nella propria<br />
esistenza, stordendosi per non pensare.<br />
Tale affannosa ricerca però conduce<br />
a uno stato ancora più accentuato <strong>di</strong><br />
alienazione da sé, a una noia angosciosa che può richiamare<br />
la nausée <strong>di</strong> cui secoli dopo parlerà Sartre. L’analisi esistenziale <strong>di</strong> Pascal si risolve in<br />
un’esperienza <strong>di</strong> fede che parte dall’interiorità, in un avvicinamento al Dio biblico tramite<br />
l’intelligenza del cuore in una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> ragionevolezza che consente <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le<br />
risposte che la riflessione filosofica non trova per le domande che essa stessa ha fatto nascere<br />
nel cuore dell’uomo.<br />
Nel suo porsi come interlocutore nei confronti dei libertini, celebri per la loro passione per il<br />
gioco d’azzardo, Pascal si appropria delle loro categorie <strong>di</strong> pensiero formulando l’avvincente<br />
teoria della scommessa (le pari) sull’esistenza <strong>di</strong> Dio: conviene credere perché non si perde<br />
nulla, anzi si guadagna l’eternità nel caso dopo la morte ci sia un’altra vita.<br />
Nel 1662, dopo aver dato impulso a un servizio <strong>di</strong> trasporto pubblico a pagamento su <strong>di</strong>ligenze,<br />
Pascal vide compromettersi le sue con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute, vendette i suoi libri (tranne la<br />
Bibbia e le opere <strong>di</strong> S. Agostino) e donò il ricavato ai poveri. La morte lo colse il 19 agosto<br />
1662 a soli 39 anni.<br />
Il pensiero pascaliano fu riscoperto dai romantici nel 1800 e dagli esistenzialisti nel 1900; a<br />
credenti, atei e scettici Pascal attraverso i suoi scritti si presenta non come un”autore”, ma<br />
come un uomo che cerca e che invita i suoi simili a cercare (cerchez et trouvez).<br />
Alla coinvolgente relazione della professoressa Viazzo, intervallata dalla lettura <strong>di</strong> alcuni<br />
pensieri <strong>di</strong> Pascal a cura <strong>di</strong> Marcello<br />
Salani, hanno fatto seguito numerosi<br />
interventi da parte dei presenti,<br />
che hanno proposto considerazioni o<br />
spunti personali e hanno sollecitato<br />
la relatrice a riprendere alcuni punti<br />
della sua esposizione. La vivacità <strong>di</strong><br />
tale <strong>di</strong>battito è un’ulteriore conferma<br />
della capacità del pensiero pascaliano<br />
<strong>di</strong> stimolare la riflessione e il confronto<br />
anche ai giorni nostri.<br />
25<br />
relatrice:<br />
prof. C. Viazzo - ass. E. Stein
Le suBLimi<br />
sinFonie <strong>di</strong> BeethoVen<br />
M. G. Lasagna<br />
Sabato 11 febbraio<br />
2012, in collaborazione con l’Accademia<br />
Culturale <strong>di</strong> Rapallo, l’Associazione<br />
“E<strong>di</strong>th Stein” ha organizzato una lezioneconcerto<br />
de<strong>di</strong>cata a Ludwig Van Beethoven.<br />
La scelta delle composizioni del musicista<br />
tedesco, come ha sottolineato nel suo intervento<br />
introduttivo Domenico Pertusati,<br />
presidente dell’Associazione Stein, è stata<br />
determinata dalla centralità della sua figura<br />
nella storia della musica: Beethoven lasciò<br />
un’impronta indelebile e <strong>di</strong>venne punto<br />
<strong>di</strong> riferimento imprescin<strong>di</strong>bile per tutti i<br />
compositori del suo tempo e delle epoche<br />
successive. Egli fu un intellettuale dai<br />
molteplici interessi, come <strong>di</strong>mostra la sua<br />
conoscenza del pensiero e delle opere <strong>di</strong><br />
Kant, Goethe e Schiller; pur restando nel<br />
solco del Classicismo, anticipò aspetti del<br />
Romanticismo, ad esempio il conflitto fra<br />
artista e società che in lui era esacerbato<br />
dalla sor<strong>di</strong>tà, menomazione che lo rese<br />
un isolato. Suggestiva appare anche la<br />
sensibilità religiosa <strong>di</strong> Beethoven, che<br />
fu un credente riservato, alieno da ogni<br />
esibizione esteriore; il capolavoro che<br />
rivela questo aspetto della sua personalità<br />
è la Messa solenne n° 123.<br />
Al saluto del sindaco <strong>di</strong> Rapallo, avvocato Mentore Campodonico, ha fatto seguito una relazione<br />
introduttiva della professoressa Rosanna Arrighi, coor<strong>di</strong>natrice per le attività culturali<br />
del Comune, che ha presentato i brani in programma eseguiti dal maestro Eugenio de Luca<br />
soffermandosi su alcuni aspetti forse meno noti del mondo artistico <strong>di</strong> questo genio musicale<br />
in<strong>di</strong>scusso. Per quanto riguarda i rapporti fra Beethoven e i gran<strong>di</strong> compositori del suo tempo,<br />
il musicista tedesco conobbe <strong>di</strong> persona Mozart e Haydn, che arrivò a invitarlo a trasferirsi a<br />
Vienna e per un certo periodo fu suo maestro. Con Mozart Beethoven ebbe un rapporto conflittuale,<br />
forse perché l’ex ragazzo pro<strong>di</strong>gio austriaco era stato il modello ingombrante che lo<br />
aveva ossessionato negli anni giovanili, mentre dal <strong>di</strong>scepolato presso Haydn egli confessò <strong>di</strong><br />
non aver tratto grande giovamento. È comunque innegabile che dai due mostri sacri dell’epoca<br />
2
egli abbia ere<strong>di</strong>tato l’evoluzione degli schemi classici da essi co<strong>di</strong>ficata, le regole dell’armonia,<br />
il rigetto dei cromatismi nella melo<strong>di</strong>a; tale apporto tuttavia fu personalizzato grazie al potenziamento<br />
del contenuto e alle intuizioni che anticiparono tratti del Romanticismo. Quanto ai<br />
rapporti con questo movimento sono rintracciabili sintonie fra l’estetica <strong>di</strong> Schiller e il mondo<br />
musicale <strong>di</strong> Beethoven; si possono citare in tal senso il valore oggettivo del bene e del bello,<br />
la concezione dell’arte come conciliazione <strong>di</strong> spirito e senso con un marcato primato dello<br />
spirito. Con i romantici il compositore tedesco con<strong>di</strong>vide la sofferenza, la lotta interiore, la<br />
religiosità nutrita <strong>di</strong> contemplazione; d’altro canto non si può <strong>di</strong>menticare che fra Settecento e<br />
Ottocento in Germania è mutata la fisionomia della musica e del suo pubblico: chi compone<br />
propone un messaggio teso e appassionato a chi ascolta, un messaggio che Beethoven plasma<br />
sulla vita stessa, colta nella sua bellezza e nella sua tragicità.<br />
Il primo brano in programma, Sonata quasi una fantasia op.27 n.2 (1801), è universalmente<br />
noto con il titolo Al chiaro <strong>di</strong> luna e presenta una struttura ine<strong>di</strong>ta, perché omette l’allegro<br />
iniziale tipico della sonata, che viene quin<strong>di</strong> plasmata in tre soli movimenti (quasi una scansione<br />
fra tesi, antitesi e sintesi). Il contenuto drammatico della composizione non può essere<br />
spiegato solo sulla base della delusione del compositore per l’amore non ricambiato dall’allieva<br />
Giulietta Guicciar<strong>di</strong>; a testimoniare la con<strong>di</strong>zione esistenziale <strong>di</strong> Beethoven in quel periodo è<br />
il Testamento <strong>di</strong> Heililgenstadt, (<strong>di</strong> cui è stata data lettura fra un’esecuzione e l’altra), permeato<br />
dalla sofferenza causata dalla sor<strong>di</strong>tà e dal conseguente <strong>di</strong>fficile rapporto con il mondo.<br />
La sonata, dopo un primo movimento dominato da un dolore puro e da un senso <strong>di</strong> lucida<br />
introspezione, propone un secondo movimento animato da un nuovo impulso verso la vita e<br />
un movimento finale in cui si afferma la forza dello spirito, nella piena consapevolezza <strong>di</strong> sé<br />
e della propria libertà interiore.<br />
La seconda esecuzione, Rondò a capriccio op.129 (1795-1798), fu definita da Beethoven<br />
“Quasi un capriccio all’ungherese” e venne conosciuto col titolo scelto dall’e<strong>di</strong>tore, ”Rondò<br />
del sol<strong>di</strong>no perduto”. È un pezzo giovanile, virtuosistico, in cui un episo<strong>di</strong>o principale si alterna<br />
27
ad altri secondari con reminescenze della musica barocca e un visibile andamento descrittivo,<br />
una sorta <strong>di</strong> mimesi delle reazioni psicologiche davanti a un evento, un “dramma” generato da<br />
un futile motivo come può essere appunto la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> un sol<strong>di</strong>no. È palpabile l’andamento<br />
del <strong>di</strong>vertissement con marcate venature ironiche.<br />
Come terzo brano il maestro de Luca ha proposto Bagatella in la minore Für Elise (1810),<br />
piena espressione della maturità musicale <strong>di</strong> Beethoven.Molto si è <strong>di</strong>scusso sulla Musa (Teresa<br />
Malfatti o Elisabeth Röck) che ispirò questo capolavoro, un brano compatto dalla dolcezza<br />
infinita, dotato <strong>di</strong> armonia e melo<strong>di</strong>a estremamente semplici, in cui viene compiutamente<br />
espressa la gioia <strong>di</strong> amare e <strong>di</strong> essere amati con una circolarità connotata da leggerezza ed<br />
espressività, pur sempre però con toni virili.<br />
L’ultima esecuzione in programma, Sonata in do minore n.32 op.111, è unanimemente considerata<br />
il capolavoro sonatistico <strong>di</strong> Beethoven, il superamento della tra<strong>di</strong>zione precedente<br />
che apre le porte alle innovazioni <strong>di</strong> Chopin e <strong>di</strong> Listz. Il brano rispetta sostanzialmente lo<br />
schema canonico della sonata e si apre con un primo movimento dominato dall’inquietu<strong>di</strong>ne<br />
<strong>di</strong> un’anima in lotta e da una visione travagliata del mondo, che solo alla fine lascia affiorare<br />
una pacata serenità, confermata da un secondo movimento non convenzionale costituito da<br />
una lenta, soave, limpida melo<strong>di</strong>a “rivoltata” in cinque variazioni. L’immagine <strong>di</strong> un mondo<br />
pacificato, dove la laboriosità dell’uomo trova pieno e compiuto appagamento, confluisce in<br />
una sorta <strong>di</strong> scala in ascesa e <strong>di</strong>scesa con ritorno all’umano, lasciando presagire un trionfo<br />
finale del bene, una sorta <strong>di</strong> messaggio positivo che Beethoven lasciò ai posteri.<br />
L’applau<strong>di</strong>ta esibizione del maestro de Luca si è chiusa con lo Stu<strong>di</strong>o op. 10 n. 3 <strong>di</strong> Chopin,<br />
un notturno che consente <strong>di</strong> percepire come la storia della musica del 1800 si sia evoluta grazie<br />
al genio <strong>di</strong> Beethoven, un uomo che, come ebbe a <strong>di</strong>re Hayden, ebbe molte teste, molti<br />
cuori e molte anime.<br />
28
calice con purifichino<br />
Frequenti sarebbero i richiami a volgere l’attenzione<br />
all’Oriente cristiano, anche perché spesso sono omessi nel<br />
Rito Romano gesti che lo richiamano, come velare il calice<br />
e bene<strong>di</strong>re l’incenso. La presenza <strong>di</strong> tende e veli nella<br />
liturgia è riconducibile al culto giudaico; come esempio si<br />
può citare il doppio velo all’ingresso del santuario nel tempio<br />
<strong>di</strong> Gerusalemme, segno <strong>di</strong> riverenza verso il mistero della<br />
Shekina, la presenza <strong>di</strong>vina. è così anche per l’incenso e gli<br />
altri aromi che bruciavano sull’altare apposito antistante al<br />
fine <strong>di</strong> elevare visibilmente l’anima alla preghiera, secondo le<br />
parole del salmo 140: “Dirigatur, “ Domine, oratio mea, sicut<br />
incensum, in conspectu tuo” (“La mia preghiera stia davanti<br />
a te come incenso, o Signore”). Signore”<br />
Nello stesso tempo il profumo copriva l’effetto sgradevole<br />
degli odori degli animali immolati e del sangue dei<br />
sacrifici.<br />
Il velo rappresenta visibilmente l’esigenza <strong>di</strong> non toccare<br />
con le mani, impure, le cose sacre: un simbolo dell’esigen- dell’esigen- dell’esigenza<br />
<strong>di</strong> purezza spirituale per avvicinarsi a Dio. Se la liturgia<br />
è fatta <strong>di</strong> simboli, questo è uno dei più importanti. I veli coprono le mani dei ministri,<br />
come accade per gli angeli offerenti rappresentati nell’arte bizantina e romanica. In linea<br />
<strong>di</strong> principio, i vasi sacri, quando<br />
non in uso, sono sempre velati<br />
per alludere alla ricchezza che<br />
vi si nasconde.<br />
Il velo del calice è un piccolo<br />
drappo (del medesimo colore<br />
e stoffa della casula o pianeta<br />
indossata dal sacerdote per la celebrazione<br />
della Messa, oppure<br />
sempre bianco) che serve a coprire<br />
tutto il calice, sull’altare o<br />
sulla credenza, dall’inizio della<br />
Messa all’offertorio e poi dopo<br />
la purificazione che segue la<br />
comunione. Nel rito bizantino i<br />
29<br />
iL VeLo deL caLice<br />
e La Bene<strong>di</strong>Zione deLL’incenso<br />
velo<br />
<strong>di</strong> Giorgio Costa
veli sono due, per il calice e<br />
per il <strong>di</strong>sco, ovvero la patena<br />
dei pani da consacrare. Nel<br />
rito romano, sebbene sia prescritto<br />
«lodevolmente» dall’Or<strong>di</strong>namento<br />
Generale del Messale <strong>di</strong> Paolo<br />
VI n. 118 (il Messale promulgato<br />
ed approvato<br />
dal Concilio Ecumenico<br />
Vaticano II, tanto<br />
per intenderci),<br />
il velo che<br />
copre il calice<br />
è, nell’o<strong>di</strong>erna prassi<br />
celebrativa, or<strong>di</strong>nariamente<br />
omesso.<br />
Veniamo all’incensazione. Il sacerdote,<br />
all’inizio della Liturgia<br />
Eucaristica, messo l’incenso nel<br />
turibolo, lo bene<strong>di</strong>ce e poi incensa<br />
tutto l’altare in onore del Signore.<br />
L’incenso viene benedetto, nella Messa in forma extraor<strong>di</strong>naria, con la preghiera: “Per<br />
intercessionem beati Michaelis Archangeli, stantis a dextris altaris incensi, et omnium<br />
electorum suorum, incensum istud <strong>di</strong>gnetur Dominus bene<strong>di</strong>cere, et in odorem suavitatis<br />
accipere “ (“Per intercessione <strong>di</strong> san Michele arcangelo, che sta alla destra dell’altare<br />
dell’incenso, e <strong>di</strong> tutti i suoi santi, il Signore voglia bene<strong>di</strong>re questo incenso e accoglierlo<br />
come profumo a Lui gra<strong>di</strong>to”).<br />
Questa bene<strong>di</strong>zione è più solenne della prima, nella quale si <strong>di</strong>ce: “Ab illo bene<strong>di</strong>caris,<br />
in cuius honore cremaberis” (“Ti bene<strong>di</strong>ca Colui in onore del quale<br />
sarai bruciato”). Qui sono invocati gli angeli perché il mistero dell’incenso<br />
non rappresenta altro che la preghiera dei santi presentata<br />
a Dio dagli angeli, come <strong>di</strong>ce san Giovanni nell’Apocalisse (8,4):<br />
“Et ascen<strong>di</strong>t fumus incensorum de orationibus sanctorum de<br />
manu angeli coram Deo” (“E dalla mano dell’Angelo il<br />
fumo degli aromi ascende con la preghiera<br />
dei santi davanti a Dio”).<br />
Ancor prima però, come spiega Prosper<br />
Guéranger, «siccome il pane e<br />
il vino che ha offerti hanno cessato<br />
d’appartenere all’or<strong>di</strong>ne delle cose<br />
comuni e usuali, [il sacerdote] li profuma<br />
con l’incenso, come fa per Cristo<br />
stesso, rappresentato dall’altare». Belle<br />
le parole che accompagnano l’incen-<br />
turibolo e navicella<br />
calice con velo e borsa<br />
30
sazione prima in forma <strong>di</strong> triplice croce e poi <strong>di</strong> triplice cerchio sul pane e del calice:<br />
“Incensum istud a Te bene<strong>di</strong>ctum ascendat ad Te Domine et descendat super nos misericor<strong>di</strong>a<br />
tua” (“Ascenda a te, Signore, questo incenso da Te benedetto e <strong>di</strong>scenda su <strong>di</strong><br />
noi la tua misericor<strong>di</strong>a”).<br />
è tutto il senso della liturgia, che ascende a gloria della presenza <strong>di</strong>vina e <strong>di</strong>scende per<br />
la nostra salvezza – in latino, salvare vuol <strong>di</strong>re anche conservare – affinché siamo completamente<br />
noi stessi e possiamo vivere in eterno con Dio. Il sacerdote si inchina «in<br />
spirito <strong>di</strong> umiltà e con animo contrito» affinché il sacrificio si compia alla presenza <strong>di</strong><br />
Dio in modo da essere gra<strong>di</strong>to; poi invoca lo Spirito sulle offerte. Il celebrante, rendendo<br />
il turibolo al <strong>di</strong>acono, gli rivolge un augurio che formula ugualmente a sé medesimo,<br />
<strong>di</strong>cendo: “Accendat in nobis Dominus ignem sui amoris, et flammam aeternae caritatis”<br />
(“Il Signore accenda in noi il fuoco del suo amore e la fiamma dell’eterna carità”).<br />
Il <strong>di</strong>acono, ricevendo il turibolo, bacia la mano del sacerdote e poi la parte superiore delle<br />
catene, invertendo l’or<strong>di</strong>ne delle azioni che aveva compiuto presentandoglielo. Tutti questi<br />
usi sono orientali e la liturgia li conserva perché sono <strong>di</strong>mostrazioni <strong>di</strong> rispetto e riverenza.<br />
La Chiesa dunque non ha escluso gli aromi dai suoi riti, anzi usa il balsamo per preparare<br />
il Crisma. L’incensazione simboleggia il sacrificio perfetto dei santi doni del pane<br />
e del vino, cioè Gesù Cristo, a cui sono unite le nostre persone in sacrificio spirituale,<br />
emananti profumo soave che sale al cielo (cf. Gen 8,21; Ef 5,2); così sono le preghiere<br />
dei santi (Ap 5,8) e le virtù dei cristiani (2 Cor 2,15).<br />
Qualcuno osserverà che, da quanto il velo del tempio si è squarciato, non abbiamo più<br />
bisogno <strong>di</strong> alcun velo e che, da quando si è offerto il sacrificio <strong>di</strong> Cristo, non abbiamo più<br />
bisogno <strong>di</strong> incenso. In verità non dovremmo nemmeno più aver bisogno <strong>di</strong> alcun e<strong>di</strong>ficio<br />
sacro, perché Cristo è il nuovo tempio. Il punto è che, con la venuta <strong>di</strong> Gesù, il profano<br />
non è scomparso del tutto, però è continuamente incalzato dal sacro che è <strong>di</strong>namico, in<br />
via <strong>di</strong> compimento, come insegnava l’allora car<strong>di</strong>nale J. Ratzinger, ora Papa Benedetto<br />
XVI: «Perciò dobbiamo ritrovare il coraggio del sacro, il coraggio della <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong><br />
ciò che è cristiano; non per creare steccati, ma per trasformare, per essere realmente<br />
<strong>di</strong>namici».<br />
Bibliografia:<br />
le citazioni sono prese da<br />
don Nicola Bux, professore<br />
<strong>di</strong> Liturgia orientale a Bari<br />
e consultore delle Congregazioni<br />
per la Dottrina<br />
della Fede, per le Cause<br />
dei Santi, per il Culto Divino<br />
e la Disciplina dei<br />
Sacramenti; Ufficio delle<br />
Celebrazioni Liturgiche<br />
del Sommo Pontefice.<br />
31<br />
Boswellia sacra
Frate<br />
Vento<br />
Laudato si’, mi’ Signore,<br />
per frate vento<br />
et per aere et nubilo<br />
et sereno et onne tempo,<br />
per lo quale a le tue creature<br />
dai sostentamento.<br />
<strong>di</strong> P. Andrea Jakob Schnöller e Luisa Marnati<br />
Questa strofa del Cantico<br />
delle creature testimonia l’ampiezza <strong>di</strong> visione<br />
e l’apertura <strong>di</strong> fede <strong>di</strong> San Francesco,<br />
pronto a riconoscere la presenza <strong>di</strong> Dio<br />
in tutto e, insieme, la sua <strong>di</strong>sponibilità a<br />
servirlo e amarlo in ogni creatura.<br />
Il vento, l’aria, il cielo nuvoloso e il cielo<br />
sereno, tutte le molteplici manifestazioni<br />
del mondo meteorologico sono, agli occhi <strong>di</strong> Francesco, un moti-<br />
vo <strong>di</strong> lode a Dio. Anzi, esse stesse lodano Dio e ne cantano la magnificenza per il semplice<br />
fatto che esistono.<br />
Il tempo, l’alternarsi delle stagioni e delle con<strong>di</strong>zioni atmosferiche e climatiche sono elementi<br />
attraverso i quali Dio – la sua forza creatrice che è anche la forza della vita – manifesta la<br />
sua azione nel mondo. Sono strumenti nelle sue mani, attraverso i quali Dio provvede, dà il<br />
sostentamento alle sue creature.<br />
Il motivo della lode, qui, è – <strong>di</strong>rebbero i filologi – essenzialmente secundum nomine; infatti,<br />
attraverso le creature menzionate, Dio si pone al servizio dell’uomo e <strong>di</strong> tutti gli altri esistenti,<br />
procurando loro il nutrimento.<br />
Il vento, l’aria, il cielo nuvoloso e il cielo sereno, tutte le molteplici manifestazioni sono<br />
l’espressione <strong>di</strong> quel soffio che esce dalla bocca dell’Altissimo – la ruah <strong>di</strong> Dio –, per mezzo<br />
del quale Dio provvede alle sue creature.<br />
Nel salmo 104, 27-30 si legge:<br />
«Tutti si aspettano<br />
che tu li nutra a tempo opportuno.<br />
Dai loro il cibo ed essi lo prendono,<br />
apri la mano e si saziano <strong>di</strong> beni.<br />
Nascon<strong>di</strong> il tuo volto, il terrore li assale;<br />
togli loro il respiro ed essi muoiono,<br />
tornano ad essere polvere.<br />
Man<strong>di</strong> il tuo soffio, sono ricreati<br />
e si rinnova la faccia della terra».<br />
Noi apprezziamo la fragranza dell’aria che respiriamo – quando è pura.<br />
Apprezziamo il mormorio e il canto del vento – quando, senza stravolgere tutto, stormisce<br />
32
«tra queste piante» o spira in una calda serate d’estate.<br />
Siamo colti da un senso <strong>di</strong> serenità e <strong>di</strong> pace, ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> gioia, ascoltando il ticchettio della<br />
pioggia – se siamo all’asciutto e se non è troppo invadente. Gustiamo la forza stravolgente<br />
del temporale – purché ne siamo al riparo. Anche il gioco delle nubi che vagano nel cielo ci<br />
incuriosisce e ci <strong>di</strong>verte – purché non ci tolgano troppo a lungo il sole.<br />
Tutto è bello, ma c’è sempre un «però». Poniamo delle con<strong>di</strong>zioni. Al centro siamo noi.<br />
è facile vederlo proprio con riferimento alle creature che sono oggetto della lode <strong>di</strong> Francesco.<br />
Se proprio non sappiamo <strong>di</strong> chi o <strong>di</strong> che cosa lamentarci, un motivo per esprimere il nostro<br />
malessere lo troviamo sempre: il tempo!<br />
Se fa caldo, imploriamo il freddo. Se piove, desideriamo l’asciutto. Se tira il vento, vogliamo<br />
la quiete. Se arde il sole, invochiamo la pioggia.<br />
Francesco è <strong>di</strong>verso. Accoglie e apprezza la preziosità <strong>di</strong> ogni cosa. E qui sta il segreto della<br />
sua gioia, della sua perfetta letizia.<br />
Un giorno Francesco scendeva con frate Leone da Perugia a Santa Maria degli Angeli ed era<br />
tempo d’inverno. Il freddo gran<strong>di</strong>ssimo fortemente lo crucciava.<br />
Disse frate Francesco:<br />
33<br />
«O frate Leone, quando noi saremo a Santa Maria degli Angeli,<br />
così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo<br />
e infangati <strong>di</strong> loto e afflitti <strong>di</strong> fame,<br />
e picchieremo la porta del luogo, e il portinaio verrà a<strong>di</strong>rato e <strong>di</strong>rà:<br />
“Chi siete voi? Ribal<strong>di</strong>, andate via!”,<br />
e non ci aprirà, ma faracci stare fuori alla neve e all’acque,<br />
col freddo e colla fame infino a notte:<br />
se tutto questo lo sosterremo pazientemente,<br />
senza turbarcene e senza mormorare,<br />
o frate Leone, scrivi che qui<br />
è perfetta letizia».
Questa capacità <strong>di</strong> accettazione piena e serena della realtà così come è costituisce il fondamento<br />
della perfetta letizia. Non è solo accettazione; è andare oltre se stessi per riconoscere l’utilità<br />
e il servizio <strong>di</strong> ogni cosa. è vedere Dio in tutto e celebrarlo, sentirci in comunione con Lui a<br />
prescindere dalle circostanze particolari, piacevoli o meno, in cui ci troviamo a vivere.<br />
Non è fatalismo e neppure rassegnazione.<br />
è «volere ciò che ci capita», ossia consapevolezza. Quella consapevolezza che fa <strong>di</strong>re al Qoelet 3,1:<br />
«Nella vita dell’uomo, per ogni cosa c’è il suo momento,<br />
per tutto c’è un’occasione opportuna».<br />
Da tutto si può imparare qualcosa. Tutto è un’opportunità per <strong>di</strong>ventare più intelligenti e<br />
liberi.<br />
In termini <strong>di</strong> fede-fiducia: «Tutto volge al bene, per coloro che amano Dio» o si sentono amati<br />
da lui. Non è Dio a decidere il brutto o il bel tempo. Capitano.<br />
Ma se c’è questa apertura interiore, allora siamo nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> assumere le cose e <strong>di</strong><br />
significarle. Saremo anche in grado <strong>di</strong> gestirle e, quando occorre, <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarle con rispetto,<br />
intelligenza, amore. Siamo su quella lunghezza d’onda che ci permette <strong>di</strong> dare risposte creative<br />
e costruttive <strong>di</strong> vita anche nelle circostanze più <strong>di</strong>fficili e avverse.<br />
Questo è fare la volontà <strong>di</strong> Dio, apportatrice <strong>di</strong> gioia.<br />
O, meglio, è essere nella sua volontà. E’ muoverci con libertà e amore sulla lunghezza d’onda<br />
della vita reale, la quale è infinitamente più vasta <strong>di</strong> noi.<br />
Ed è fonte <strong>di</strong> gioia, perché significa crescere, lasciare che la forza della vita fiorisca in noi.<br />
A motivo <strong>di</strong> questo atteggiamento, più avanti, Francesco loderà Dio per quelli che<br />
«perdonano per lo tuo amore e sostengon infirmitate e tribolazioni»,<br />
ma anche per sorella morte,<br />
«da la quale nullo homo vivente può scappare».<br />
è una conquista. Richiede tempo.<br />
Ma la vita, se vuole essere vita, non può essere che un costante e sereno in<strong>di</strong>rizzarci verso<br />
questo traguardo.<br />
Laudato si’, mi’ Signore,<br />
per frate vento<br />
et per aere et nubilo<br />
et sereno et onne tempo,<br />
per lo quale a le tue creature<br />
dai sostentamento.<br />
34
La passiFLora<br />
o Fiore deLLa<br />
“passione”<br />
La leggenda<br />
Nei giorni lontani, quando il mondo era tutto nuovo, la primavera fece balzare dalle tenebre<br />
verso la luce tutte le piante della Terra, e tutte fiorirono come per incanto.<br />
Solo una pianta non udì il richiamo della primavera, e quando finalmente riuscì a rompere la<br />
dura zolla la primavera era già lontana...<br />
- Fà che anch’io fiorisca, o Signore! - Pregò la piantina.<br />
- Tu pure fiorirai - rispose il Signore.<br />
- Quando? - chiese con ansia la piccola pianta senza nome.<br />
- Un giorno... - e l’occhio <strong>di</strong> Dio si velò <strong>di</strong> tristezza.<br />
Era ormai passato molto tempo, la primavera anche quell’anno era venuta e al suo tocco le piante<br />
del Golgota avevano aperto i loro fiori. Tutte le piante, fuorché la piantina senza nome.<br />
Il vento portò l’eco <strong>di</strong> urla sguaiate, <strong>di</strong> gemiti, <strong>di</strong> pianti: un uomo avanzava fra la folla urlante,<br />
curvo sotto la croce, aveva il volto sfigurato dal dolore e dal sangue...<br />
- Vorrei piangere anch’io come piangono gli uomini - pensò la piantina con un fremito...<br />
Gesù in quel momento le passava accanto, e una lacrima mista a sangue cadde sulla piantina<br />
pietosa. Subito sbocciò un fiore bizzarro, che portava nella corolla gli strumenti della passione:<br />
era la passiflora, il fiore della passione.<br />
(Anonimo)<br />
35<br />
La Storia<br />
Il nome del genere Passiflora, adottato da Linneo<br />
nel 1753 , significa “fiore della passione” (dal latino<br />
passio = passione e flos = fiore) e gli fu attribuito<br />
dai missionari Gesuiti nel 1610, per la somiglianza <strong>di</strong><br />
alcune parti della pianta con i simboli religiosi della<br />
passione <strong>di</strong> Cristo, i viticci la frusta con cui venne<br />
flagellato; i tre stili i chio<strong>di</strong>; gli stami il martello; la<br />
raggiera corollina la corona <strong>di</strong> spine.
Filo<strong>di</strong>retto<br />
Luciana:<br />
testimone FedeLe<br />
anche neLLa<br />
soFFerenZa<br />
<strong>di</strong> Vittorio e Sandra Gorza<br />
Luciana ha raggiunto il<br />
Padre la mattina <strong>di</strong> martedì 29 novembre. Al<br />
pomeriggio, presso l’Oratorio dei Bianchi in<br />
Rapallo abbiamo partecipato al S. Rosario<br />
guidato da don Emilio Arata, parroco <strong>di</strong> S.<br />
Maurizio <strong>di</strong> Monti e dal nostro parroco don<br />
Aurelio Arzeno. Numerose le persone amiche,<br />
vicinissime al marito Sergio, al figlio<br />
Andrea con l’affezionata nuora Elisa, alla<br />
sorella Ginetta, a cognati e nipoti.<br />
Al termine dei 5 misteri, don Arata ha<br />
invitato tutti a cantare la “Salve Regina”:<br />
tutti, con un cuore solo, hanno cantato<br />
commossi.<br />
Il nostro parroco ci ha comunicato che Luciana<br />
gli ha confidato durante la malattia:<br />
“Offro la mia sofferenza per sostenere spiritualmente<br />
la nuova chiesa <strong>di</strong> S. <strong>Anna</strong>”.<br />
Il 30 novembre, si è svolto il rito funebre<br />
con la S. Messa presieduta dal parroco <strong>di</strong><br />
S. Maurizio, che ha concelebrato con don<br />
Aurelio in una chiesa assiepata fino all’esterno.<br />
I presenti hanno potuto ascoltare una<br />
toccante, profonda riflessione scaturita dal<br />
“ricordo personale” <strong>di</strong> don Emilio:<br />
LUCIANA, modello <strong>di</strong> donna e <strong>di</strong> madre<br />
cristiana.<br />
Il brano <strong>di</strong> Vangelo proposto per la nostra<br />
riflessione ci presenta Maria accanto alla<br />
culla <strong>di</strong> Gesù e il commento <strong>di</strong> Luca: “Maria<br />
serbava tutte queste cose me<strong>di</strong>tandole<br />
nel suo cuore”. è un brano <strong>di</strong> Vangelo<br />
che si me<strong>di</strong>ta nel periodo natalizio, e<br />
precisamente nella festa della Maternità<br />
<strong>di</strong>vina <strong>di</strong> Maria.<br />
Perché ho scelto questo quadro sempre<br />
bello e significativo? Per festeggiare<br />
ancora una volta con Luciana la liturgia<br />
del Natale , tanto curata in tutti i particolari<br />
dalla nostra cara sorella negli anni<br />
scorsi, ma anche perché ho sempre visto<br />
in Luciana un vero esempio <strong>di</strong> donna e<br />
madre cristiana modellata in Maria.<br />
Maria con il suo me<strong>di</strong>tare, attraverso la<br />
luce della fede, scopre il senso vero e<br />
profondo che si nasconde sotto le vicende<br />
spesso misere e contrad<strong>di</strong>ttorie che la<br />
vita Le presenta. Ella è la ‘sapiente’,<br />
colei che sa intuire nelle cose un valore<br />
simbolico, sa che esse parlano <strong>di</strong> un<br />
mistero più alto. Il piccolo che Ella stringe<br />
tra le braccia assomiglia a tutti i bimbi che<br />
si affacciano alla vita. Eppure, attraverso<br />
la me<strong>di</strong>tazione, Maria sa che <strong>di</strong>etro i suoi<br />
lineamenti terreni traspare un profilo non<br />
scritto nella storia degli uomini, nei loro<br />
co<strong>di</strong>ci genetici, nella loro limitazione <strong>di</strong><br />
3
creature.<br />
* * *<br />
Chi vi parla ha visto da sempre, in Luciana,<br />
una donna e madre cristiana. L’ho sentito,<br />
<strong>di</strong> già, nel primo, casuale incontro con<br />
lei nell’ottobre 1989 (oltre ventidue anni<br />
fa!): stavo facendo i primi passi in questa<br />
Comunità parrocchiale, recandomi a pie<strong>di</strong><br />
a trovare una persona anziana. Attraverso<br />
un cancelletto <strong>di</strong> ferro, scorgo una giovane<br />
signora che stava coltivando un giar<strong>di</strong>no<br />
ricco <strong>di</strong> fiori; l’ho salutata, mi ha risposto,<br />
mi sono presentato e da lì è continuato un<br />
cammino che è finito, soltanto apparentemente,<br />
il giorno prima della sua morte,<br />
quando le ho amministrato il Sacramento<br />
dell’olio degli infermi.<br />
Per seguire il marito Sergio nel suo lavoro,<br />
Luciana è vissuta lungamente all’estero,in<br />
Australia (dove, per recarsi alla Messa più<br />
facilmente, ha acquistato una bicicletta<br />
con la quale ha avuto anche un incidente,<br />
non grave ma sempre tale), nel continente<br />
africano, in Arabia Sau<strong>di</strong>ta. è stata anche<br />
sulle Ande, dove in attesa del sacerdote che,<br />
‘forse’, sarebbe arrivato a celebrare la S.<br />
Messa, incoraggiava le mamme a non far<br />
mancare la poppata ai loro bimbi, anche<br />
durante la Celebrazione.<br />
Dal Vangelo <strong>di</strong> Matteo: “Venite, benedetti<br />
del Padre mio, ricevete in ere<strong>di</strong>tà il Regno<br />
preparato per voi fin<br />
dalla creazione del<br />
mondo!”.<br />
Luciana non ha<br />
avuto lunga vita, ha<br />
conosciuto la sofferenza,<br />
e che sofferenza!<br />
Malgrado<br />
ciò ha avuto tanti<br />
altri doni dal Padre:<br />
la bellezza dei<br />
tratti (che, tra le<br />
atroci sofferenze,<br />
ha conservato anche<br />
nel momento<br />
37<br />
della morte), la dolcezza del carattere, una<br />
bella voce e lo spiccato senso artistico ed<br />
estetico.<br />
Si è davvero meritata la lode del servo buono<br />
e fedele: ‘Bene, servo buono e fedele, sei<br />
stato fedele nel poco, ti darò potere su molto,<br />
pren<strong>di</strong> parte alla gioia del tuo padrone!’.<br />
A noi contemplare le sue virtù e cercare<br />
<strong>di</strong> imitarle”.<br />
* * *<br />
Il ricordo <strong>di</strong> Sandra e Vittorio<br />
Luciana, sei stata da subito un’ amica accogliente,<br />
sincera. La tua generosa spontaneità<br />
aveva già colpito noi giovani dell’Azione<br />
Cattolica che frequentavamo l’oratorio “S.<br />
Filippo Neri” (quello della nostra prima<br />
parrocchia rapallese de<strong>di</strong>cata ai Santi Gervasio<br />
e Protasio) con don Mario Chiappe<br />
(1964/65). Era il 1965 quando don Pino De<br />
Bernar<strong>di</strong>s ci aveva guidato nei gruppi della<br />
nascente C.L., che si chiamava ancora G.S.<br />
(Gioventù Studentesca) e G.L. (Gioventù<br />
Lavoratrice), della quale facevano parte<br />
parecchi <strong>di</strong> noi.<br />
Ho ancora un vivo ricordo <strong>di</strong> quel periodo<br />
(1965/1967) che abbiamo trascorso con molti<br />
giovani in un Centro <strong>di</strong> Massa Marittima:<br />
incontri molto interessanti chiamati “raggio”<br />
(eravamo seduti in cerchio) guidati da un<br />
simpatico sacerdote, don Francesco Ricci.<br />
In tale periodo<br />
abbiamo potuto<br />
visitare famose<br />
località (Siena,<br />
Larderello, S.<br />
Antimo e Firenze)<br />
e poi,<br />
durante i lavori<br />
<strong>di</strong> costruzione<br />
della “Casa della<br />
Gioventù”, ci vedevamo<br />
nei locali<br />
esterni al piano<br />
terra delle suore<br />
Benedettine im-<br />
Filo<strong>di</strong>retto
Filo<strong>di</strong>retto<br />
pegnandoci a sostenere le spese d’affitto con<br />
un contributo simbolico. Allora (1966/68)<br />
avevamo come assistente dei giovani don<br />
Giancarlo Crovetto (per noi ‘don Gian’) e<br />
a seguire,fino al 1970, don Bartolomeo<br />
Repetto (‘don Berto’); c’eri anche tu con<br />
il tuo fidanzato Sergio, insieme all’affiatatissimo<br />
gruppo giovani, ad animare un<br />
momento <strong>di</strong> festa per il nostro imminente<br />
S. Matrimonio (sabato 11 aprile).<br />
Poi, dopo il periodo giovanile, in molti<br />
ci siamo formati una famiglia e i nostri<br />
incontri si sono succeduti nelle occasioni<br />
speciali (es. Capodanno), quando i vostri<br />
impegni per il mondo ve lo permettevano,<br />
nella nuova parrocchia rapallese <strong>di</strong> S. <strong>Anna</strong><br />
istituita il 26 luglio 1968 con don Daniele<br />
Noce, coa<strong>di</strong>uvato poco dopo da don Pasquale<br />
Marcone (amministratore parrocchiale) e<br />
dall’allora giovane don Aurelio Arzeno,<br />
attuale nostro parroco.<br />
Ti ricor<strong>di</strong>amo ancora l’anno scorso (domenica<br />
26 settembre 2010), durante un<br />
pranzo <strong>di</strong> beneficenza a favore del nuovo<br />
complesso parrocchiale, come sempre sorridente<br />
e contenta d’essere ancora nella nostra<br />
Comunità <strong>di</strong> S. <strong>Anna</strong>. Per me e Sandra è<br />
stata l’ultima volta che ci siamo visti. è<br />
seguita più avanti un’ultima telefonata a<br />
S. Maurizio: ci eravamo detti che i miracoli<br />
possono accadere, ma che il miracolo<br />
maggiore (come a Lourdes) è quello della<br />
conversione e/o,non <strong>di</strong> meno,il dono che il<br />
Buon Dio con Maria ci fa nel sostenerci nei<br />
momenti <strong>di</strong>fficili, aiutandoci a mantenere<br />
salda la nostra Fede.<br />
Hai saputo cogliere nel Padre Nostro il “Sia<br />
fatta la Tua Volontà” offrendo in Dono la<br />
tua sofferenza, certa che i miracoli avvengono<br />
anche per poter percorrere l’ultimo<br />
tratto della vita terrena, abbandonandoti<br />
tra le braccia <strong>di</strong> Maria e Gesù, dove hai<br />
trovato la pace e la serenità che trasparivano<br />
ancora sul tuo volto, nel momento dell’<br />
ultimo saluto durante la preghiera del S.<br />
Rosario, con i colori della Madre, sul tuo<br />
corpo santificato.<br />
38
per ricordare<br />
un’amica<br />
<strong>di</strong> Rita Mangini<br />
Qualche mese fa, il 29<br />
novembre 2011, un’amica ci ha lasciato.<br />
Luciana ha percorso l’ultimo tratto della sua<br />
strada accanto a noi, come sempre, come se<br />
ancora ci fosse il tempo <strong>di</strong> raccontarsi qualcosa.<br />
Purtroppo così non è stato e noi siamo<br />
rimasti...muti <strong>di</strong> fronte alla sua morte.<br />
Mi piace pensarla in giar<strong>di</strong>no, nel “suo” giar<strong>di</strong>no<br />
dove spendeva tante ore non per riempire<br />
il tempo ma per ritemprarsi dalla vita. Nella<br />
cura delle piante era capace <strong>di</strong> cogliere il<br />
senso profondo della quoti<strong>di</strong>anità, del tempo,<br />
delle stagioni, dell’amore, della solitu<strong>di</strong>ne.<br />
Ricordo, nelle sue parole, <strong>di</strong> aver ritrovato<br />
proprio il<br />
valore della<br />
parola solitu<strong>di</strong>ne,<br />
io che<br />
mi lamentavo<br />
ogni<br />
giorno, con<br />
lei, <strong>di</strong> essere sola… Per<br />
consolarmi, infatti, mi<br />
regalò un libro “In giar<strong>di</strong>no<br />
non si è mai soli” perché era<br />
convinta che ne avrei trovato<br />
giovamento. Curando e amando<br />
i fiori nel silenzio della natura,<br />
39<br />
aveva capito l’importanza della solitu<strong>di</strong>ne<br />
e aveva imparato a viverla come momento<br />
sapienziale in cui comprendere i significati<br />
nascosti dell’esistere che spesso, nella fretta<br />
e nella superficialità, non riusciamo a vedere.<br />
Mai ha associato alla solitu<strong>di</strong>ne la parola<br />
depressione, ma sempre l’ha trasformata in<br />
capacità <strong>di</strong> comprensione, <strong>di</strong>venendo così<br />
persona capace <strong>di</strong> ascolto (chi non è stato<br />
da lei ascoltato?). Sapeva camminare con<br />
te, starti a fianco, come se niente fosse e<br />
intanto me<strong>di</strong>tare i tuoi <strong>di</strong>scorsi, i tuoi affanni,<br />
le tue rabbie. Capiva e…con<strong>di</strong>videva,<br />
anche se non la pensava sempre come te.<br />
Ascoltava, semplicemente e, nell’ascolto,<br />
spendeva tutta la sua capacità <strong>di</strong> amare il<br />
prossimo. Aveva compreso che l’amore per<br />
Dio passava solo attraverso<br />
quell’amore incon<strong>di</strong>zionato<br />
per l’altro che bussava<br />
alla sua porta o cercava<br />
conforto telefonandole<br />
ad ogni ora. Per questo<br />
Luciana era una<br />
tosta: perché ha vissuto<br />
la sua fede e l’ha testimoniata ovunque<br />
si trovasse, con semplicità, fierezza,<br />
consapevolezza e tenacia. Oggi che ci ha<br />
lasciato spero che la sua costanza e fedeltà<br />
ci siano <strong>di</strong> esempio e <strong>di</strong><br />
aiuto per <strong>di</strong>venire capaci,<br />
anche noi, <strong>di</strong> uguale<br />
testimonianza.<br />
Cara Luciana, la tua<br />
telefonata mattiniera<br />
non c’è più... mi rimane<br />
ancora la solitu<strong>di</strong>ne, ma<br />
grazie a te è <strong>di</strong>venuta più<br />
leggera, perché hai con<strong>di</strong>viso,<br />
fin che hai potuto,<br />
il suo peso con me. Grazie<br />
<strong>di</strong> tutto, la tua amicizia<br />
non morirà mai...<br />
è troppo importante<br />
p e r finire con la<br />
morte. Ciao!<br />
Filo<strong>di</strong>retto
Filo<strong>di</strong>retto<br />
una comunita’ in<br />
cammino Verso<br />
La pasQua<br />
<strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Arata<br />
“Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto<br />
e vi rimase quaranta giorni, tentato da Satana”.<br />
(Marco 1,12-13). Il tempo <strong>di</strong> Quaresima è segnato<br />
dall’esperienza del deserto. Gesù, come<br />
ricordano i racconti evangelici, affronta per<br />
quaranta giorni il deserto.<br />
Il deserto è l’immagine che accompagna la nostra<br />
comunità verso la memoria viva del mistero<br />
pasquale del Signore Gesù. Il deserto è un luogo<br />
arido, inospitale, che rende <strong>di</strong>fficili la crescita e<br />
lo sviluppo della vita. Il deserto rappresenta una<br />
realtà <strong>di</strong>fficile e delicata per la vita dell’uomo.<br />
Un’esperienza che parla più <strong>di</strong> desolazione e<br />
morte che <strong>di</strong> vita e speranza.<br />
Guardando alla nostra storia, alla nostra vita<br />
e al nostro cammino ci accorgiamo da quanti<br />
“deserti” siamo abitati. Il “deserto” della lontananza<br />
e dell’in<strong>di</strong>fferenza nei confronti <strong>di</strong> Dio. Il<br />
“deserto” dell’insensibilità, della freddezza e della<br />
mancanza <strong>di</strong> attenzione verso le persone che ci<br />
vivono accanto. Il “deserto” <strong>di</strong> una vita segnata<br />
dal solo benessere materiale, dal superfluo, dalla<br />
banalità, dallo scontato e dal non senso.<br />
Il tempo <strong>di</strong> Quaresima ci aiuta, prima <strong>di</strong> tutto,<br />
a riconoscere i tanti “deserti” presenti in noi e<br />
a dare loro un nome.<br />
Il deserto, però, non è<br />
solamente il luogo della<br />
prova. è anche il luogo<br />
del silenzio, della<br />
preghiera, dell’incontro<br />
personale con Dio. La<br />
Quaresima <strong>di</strong>venta così,<br />
in modo sorprendente,<br />
il tempo favorevole per<br />
“aprire una strada” in<br />
mezzo a questi nostri<br />
“deserti”.<br />
L’ascolto della Parola <strong>di</strong><br />
Dio e la luce dell’evento<br />
della Pasqua donano una<br />
rinnovata e decisiva prospettiva<br />
e speranza alla<br />
nostra umanità formata da ricchezze e povertà.<br />
Dalla nostra umanità inizia l’avventura della<br />
conversione e dell’imboccare la strada della<br />
vita piena e vera. La Parola <strong>di</strong> Dio ci suggerisce<br />
che non esiste con<strong>di</strong>zione o situazione che non<br />
possa essere guarita aprendosi alla vita autentica.<br />
Dalla Croce <strong>di</strong> Gesù ha origine la vera vita<br />
nell’amore per la persona che accoglie il Dio<br />
<strong>di</strong> Gesù. Dai nostri ‘deserti’ può aver origine<br />
un nuovo stile <strong>di</strong> vivere l’amicizia con Dio, la<br />
preghiera, con il prossimo l’elemosina e con noi<br />
stessi , il <strong>di</strong>giuno.<br />
I “deserti” personali, sanati dalla presenza <strong>di</strong><br />
un Dio affidabile, sono chiamati a trasformarsi<br />
in luoghi fioriti, luoghi <strong>di</strong> vita, <strong>di</strong> fiducia, <strong>di</strong><br />
speranza e <strong>di</strong> amore. L’esperienza del deserto<br />
aiuta inoltre a capire che spesso la nostra vita<br />
è fondata sul superfluo e sulla banalità. In altre<br />
parole, possiamo <strong>di</strong>re che la vita è fondata qualche<br />
volta sul vuoto. L’esperienza profonda del<br />
deserto ci spinge a riscoprire l’essenzialità. In<br />
questo nostro tempo contrad<strong>di</strong>stinto da una crisi<br />
non solo economica, ma esistenziale, il Vangelo<br />
ci educa a rimparare a gustare la bellezza delle<br />
piccole cose <strong>di</strong> ogni giorno, delle cose essenziali,<br />
delle cose che davvero valgono per noi e che<br />
sono alla ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> una vita veramente autentica<br />
e felice. In fondo ci accorgiamo che la vita bella<br />
non si trova nel possedere e nell’avere, ma la vita<br />
bella si trova nell’essere nel cuore <strong>di</strong> qualcuno e<br />
nel custo<strong>di</strong>re qualcuno nel proprio cuore.<br />
La Quaresima e la Pasqua sono tempi favorevoli<br />
per riscegliere la strada<br />
dell’essenzialità, delle<br />
realtà e delle persone che<br />
veramente fanno ancora<br />
battere forte il nostro<br />
cuore.<br />
Concludo con una bella<br />
intuizione sulla Pasqua<br />
del teologo Von Balthasar.<br />
“L’evento della Croce<br />
e della Risurrezione <strong>di</strong><br />
Gesù è la manifestazione<br />
drammatica dell’amore <strong>di</strong><br />
Dio e della sua battaglia<br />
d’amore per l’uomo, per la<br />
salvezza dell’uomo e per<br />
conquistarlo a sé”.<br />
40
iL rinnoVamento<br />
deLLa catechesi<br />
neLLa nostra<br />
<strong>di</strong>ocesi<br />
<strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Arata<br />
Domenica 22 gennaio si<br />
è svolto a Chiavari il Convegno catechistico<br />
<strong>di</strong>ocesano. Alla presenza <strong>di</strong> tanti catechisti impegnati<br />
con entusiasmo e passione nell’educazione<br />
alla fede <strong>di</strong> bambini e ragazzi nelle comunità<br />
parrocchiali, il nostro Vescovo ha<br />
presentato il nuovo percorso <strong>di</strong>ocesano<br />
<strong>di</strong> Iniziazione Cristiana. Questo percorso<br />
è stato elaborato da una equipe<br />
<strong>di</strong> catechisti e sacerdoti guidata dal<br />
Vescovo. Una prima sottolineatura significativa<br />
rispetto a questa iniziativa<br />
è il suo respiro ecclesiale, <strong>di</strong>ocesano.<br />
Non solo l’equipe vedeva la presenza<br />
del Vescovo e <strong>di</strong> catechisti provenienti<br />
da <strong>di</strong>verse parrocchie della nostra<br />
Diocesi, ma il rinnovamento della<br />
catechesi interessa ogni comunità<br />
cristiana impegnata nel trasmettere<br />
la gioia della fede in Gesù alle nuove<br />
generazioni. La novità <strong>di</strong> questo<br />
progetto educativo è quella <strong>di</strong> non<br />
pensare più il cammino del catechismo<br />
come una realtà scolastica.<br />
L’esperienza che si propone a bambini<br />
e ragazzi è quella della comunità che<br />
si riunisce per mettersi in ascolto<br />
del Signore Gesù, cerca <strong>di</strong> vivere<br />
lo stile buono del Vangelo e cresce<br />
nell’amicizia e nell’amore fraterno.<br />
A momenti <strong>di</strong> proposta sui contenuti<br />
fondamentali della fede cristiana,<br />
si affiancano tempi <strong>di</strong> preghiera, <strong>di</strong><br />
carità e <strong>di</strong> testimonianza. La vita<br />
provoca e interroga la fede e la fede<br />
in Gesù dona senso e orientamento<br />
alla vita. All’interno della comunità<br />
i bambini sono chiamati a scoprirsi<br />
figli <strong>di</strong> un Dio che è Padre e i ragazzi<br />
sono chiamati a scoprirsi <strong>di</strong>scepoli<br />
41<br />
<strong>di</strong> Gesù. Il percorso è caratterizzato da alcune<br />
tappe fondamentali da vivere: la celebrazione<br />
del sacramento del Perdono, dell’Eucaristia<br />
e della Cresima e alcune consegne. Il rinnovamento<br />
della catechesi è segnato anche dal<br />
coinvolgimento sempre maggiore della famiglia<br />
nel cammino educativo. La comunità cristiana<br />
e la famiglia sono insieme protagoniste nella<br />
trasmissione della vita buona del Vangelo ai<br />
ragazzi e ai bambini.<br />
Ecco in sintesi il percorso <strong>di</strong>ocesano <strong>di</strong> Iniziazione<br />
Cristiana pensato dall’equipe catechistica.<br />
Filo<strong>di</strong>retto
Filo<strong>di</strong>retto<br />
I parte<br />
LA COMUNITÀ DEI FIGLI<br />
Comunità dei figli accolti (6/7 anni)<br />
Consegna del nome <strong>di</strong> Gesù (all’inizio degli<br />
incontri)<br />
Consegna del sale (alla fine degli incontri)<br />
è la primissima tappa che vuole coinvolgere i<br />
bambini più piccoli. Vuole essere un momento<br />
in cui si comincia a conoscere e a prendere<br />
confidenza col nome <strong>di</strong> Gesù che viene simbolicamente<br />
consegnato in una celebrazione<br />
all’inizio del percorso. I bambini ricevono anche<br />
il segno del sale, che anticamente si dava a<br />
chi cominciava il vero e proprio cammino <strong>di</strong><br />
Iniziazione Cristiana, e che oggi ha il compito<br />
<strong>di</strong> farli <strong>di</strong>ventare “sale della terra” (Matteo<br />
5,13), cioè persone che danno gusto e sapore<br />
alla vita con il Vangelo.<br />
Comunità dei figli amati (7/8 anni)<br />
Consegna del Padre Nostro<br />
Si è pensato <strong>di</strong> celebrare in questo tempo la<br />
consegna della preghiera del Padre Nostro poiché<br />
i bambini già la imparano o la sanno, però con<br />
termini che non conoscono. Verrà compiuta una<br />
catechesi sulla consapevolezza <strong>di</strong> essere figli,<br />
richiamando il sacramento del Battesimo.<br />
Comunità dei figli perdonati (8/9 anni)<br />
Celebrazione della festa del Perdono<br />
I ragazzi scoprono il volto misericor<strong>di</strong>oso del<br />
Padre a partire dall’annuncio <strong>di</strong> Gesù e dalle<br />
sue parabole.<br />
Comunità dei figli invitati (9/10 anni)<br />
Celebrazione della Messa <strong>di</strong> Prima Comunione<br />
I ragazzi incontrano nel banchetto eucaristico<br />
Gesù presente nel segno del pane e del vino.<br />
Entrano in comunione con Lui e con Lui fanno<br />
comunione con gli altri.<br />
Comunità dei figli della luce (10/11 anni)<br />
Celebrazione della memoria del Battesimo<br />
Consegna del sale (richiamo della consegna già<br />
vissuta nel primo anno)<br />
I ragazzi sono aiutati a comprendere il Battesimo<br />
nella sua ricchezza preparando il cammino<br />
che li porterà a confermare la propria scelta <strong>di</strong><br />
vita cristiana.<br />
II parte<br />
LA COMUNITÀ DEI DISCEPOLI<br />
Comunità dei <strong>di</strong>scepoli in ascolto (11/12<br />
anni)<br />
Consegna dei Vangeli<br />
I ragazzi entrano in contatto con la Parola <strong>di</strong><br />
Dio. Nel gruppo ci sarà sempre la presenza<br />
della Bibbia con lo sguardo rivolto in modo<br />
particolare all’ascolto dei quattro Vangeli.<br />
Comunità dei <strong>di</strong>scepoli che credono (12/13<br />
anni)<br />
Consegna del Credo<br />
Dall’ascolto nasce il desiderio <strong>di</strong> credere in<br />
quella Parola e in chi la vive ogni giorno.<br />
Comunità dei <strong>di</strong>scepoli che amano (13/14<br />
anni)<br />
Consegna del Comandamento nuovo dell’amore<br />
Celebrazione della Cresima<br />
I ragazzi in un cammino <strong>di</strong> fede cristiana scoprono<br />
che nella vita è importante amare accogliendo<br />
i doni dello Spirito che è Amore.<br />
42
iFLessione comunitaria suLL’inno aLLa<br />
carita’ <strong>di</strong> s.paoLo (1cor, 13,)<br />
L’inno alla carità <strong>di</strong> San Paolo<br />
ci invita ad una riflessione profonda sulle motivazioni<br />
spirituali che ci portano al servizio<br />
all’“altro”: in particolare all’“altro” in con<strong>di</strong>zione<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio.<br />
Riflettiamo insieme<br />
come “gruppo” caritativo,<br />
un gruppo che, animato dalla preghiera e<br />
dalla riflessione personale, si impegna ad aiutare<br />
concretamente, in <strong>di</strong>verse forme, le persone che<br />
vi si rivolgono.<br />
Abbiamo sottolineato l’importanza del “gruppo”<br />
come protagonista dell’aiuto perché ci<br />
accorgiamo sempre più <strong>di</strong> quanto poco si possa<br />
fare da soli. Solo insieme, infatti, ci è data la<br />
possibilità <strong>di</strong> “essere” una realtà che “fa”, che<br />
“si impegna”: noi tutti, insieme, permettiamo al<br />
gruppo <strong>di</strong> fare. Quin<strong>di</strong> l’importanza del nostro<br />
“essere” persone che cercano <strong>di</strong> attualizzare nella<br />
propria vita l’amore <strong>di</strong> Dio <strong>di</strong>venta con gli altri<br />
espressione “dell’amore ricevuto e donato”<br />
(Benedetto XVI – Caritas in Veritate).<br />
La chiave <strong>di</strong> lettura della nostra realtà, allora,<br />
è la “relazione”: relazione con Dio, tra noi e<br />
con gli altri.<br />
Prima fra tutti è la relazione personale spirituale<br />
che trasforma in persone che liberamente si<br />
mettono in gioco, si sentono responsabili della<br />
crescita della comunità a cui appartengono e<br />
promuovono risposte ai bisogni. La relazione<br />
43<br />
a cura <strong>di</strong> Rita Mangini<br />
con Dio è fondante: essa è il<br />
cuore della carità. Ognuno<br />
<strong>di</strong> noi, a suo modo, nutre<br />
questo prezioso aspetto che<br />
costituisce la<br />
linfa vitale<br />
cui attinge-<br />
re per<br />
c o n t i n u a r e<br />
nell’opera quoti<strong>di</strong>ana.<br />
La relazione tra i volontari<br />
rappresenta la possibilità <strong>di</strong> vivere la reciprocità<br />
che nasce da rapporti veri e sinceri in<br />
una quoti<strong>di</strong>anità non sempre appagante, ma anzi<br />
fonte <strong>di</strong> superamenti continui delle proprie e<br />
altrui fragilità. Si parla, si con<strong>di</strong>vide, si <strong>di</strong>scute,<br />
si risponde, si apprezza, si vive un’amicizia<br />
fondata su valori importanti che sono il sostegno<br />
continuo e concreto dell’agire <strong>di</strong> ognuno.<br />
La relazione con l’altro incarna la <strong>di</strong>mensione<br />
della solidarietà, della capacità <strong>di</strong> vivere da<br />
dentro le situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà permettendo,<br />
anche, lo sviluppo <strong>di</strong> rapporti che vanno oltre<br />
e al <strong>di</strong> là del semplice aiuto economico. Guarda<br />
l’altro come soggetto importante e testimonia<br />
la ragione della gratuità in una società dove<br />
tutto ha un prezzo.<br />
Le tre relazioni rappresentano, insieme, l’unico<br />
volto della “Carità”, presenza non ingombrante,<br />
carica <strong>di</strong> dolcezza e <strong>di</strong> amore, vera espressione<br />
dell’amicizia con Dio.<br />
Imparare a coniugare questo nuovo stile è il<br />
proposito del nostro gruppo, un modo nuovo<br />
Filo<strong>di</strong>retto
Filo<strong>di</strong>retto<br />
<strong>di</strong> “essere con” per camminare insieme verso<br />
la realizzazione del bene comune.<br />
reLaZione/sintesi<br />
deLL’attiVita’<br />
deLL’anno 2011<br />
Pubblichiamo la sintesi della nostra attività relativa<br />
al 2011 per con<strong>di</strong>videre una riflessione sui bisogni<br />
e sulle possibili soluzioni.<br />
Come le parole precedenti evidenziano, il nostro<br />
centro fonda tutte le sue attività sull’Ascolto, quin<strong>di</strong>,<br />
solo in seconda battuta, “interviene” con le <strong>di</strong>verse<br />
espressioni presenti al suo interno.<br />
Nello scorso anno sono state ascoltate più<br />
<strong>di</strong> 350 persone a cui è stato proposto<br />
il questionario Caritas per essere<br />
sempre attenti a svolgere il<br />
proprio servizio “in rete”,<br />
non per fare meno<br />
ma per riuscire<br />
meglio ad aiutare<br />
chi si trova<br />
in <strong>di</strong>fficoltà. Questo<br />
compito, delicato,<br />
impegna il volontario in un<br />
“ascolto” empatico, attento ed<br />
accogliente. Si tratta <strong>di</strong> un<br />
“ascolto” attivo che “progetta”,<br />
non una semplice<br />
e burocratica raccolta <strong>di</strong><br />
dati più o meno completa.<br />
E questo implica per tutti<br />
un continuo confronto per<br />
riuscire ad essere “persone capaci <strong>di</strong> farsi carico<br />
dell’altro rimanendo nella situazione”, convinti<br />
sempre <strong>di</strong> non avere la bacchetta magica ma consci<br />
della propria povertà, <strong>di</strong>sponibili a rimanere accanto<br />
e insieme per cercare la soluzione migliore<br />
(quando possibile).<br />
Con questo stile lo scorso anno abbiamo accompagnato<br />
87 famiglie <strong>di</strong> Rapallo e <strong>di</strong>ntorni che a noi si<br />
sono rivolte per <strong>di</strong>versi aiuti. Molte <strong>di</strong> esse hanno<br />
ricevuto farmaci (302 pezzi) e/o pacchi <strong>di</strong> alimenti<br />
(450), altre indumenti o oggetti per l’infanzia (lettini,<br />
passeggini etc). Molte persone, poi, si sono<br />
rivolte a Coxanna per richiedere un lavoro (155)<br />
o per offrirlo (30). Alcuni hanno offerto mobili e<br />
suppellettili per la casa (12), altri ancora sono stati<br />
ascoltati (45) e poi inviati ad altre strutture più<br />
idonee a risolvere le loro necessità.<br />
Ringraziamo il Banco Alimentare e il Banco Farmaceutico<br />
perché ci aiutano costantemente a raccogliere<br />
viveri e me<strong>di</strong>cine, i Volontari del Soccorso che ci<br />
accompagnano ogni mese a Bolzaneto a rifornirci<br />
presso il Banco Alimentare regionale e tutta la<br />
comunità <strong>di</strong> S.<strong>Anna</strong> che sempre contribuisce in<br />
modo concreto portando quanto richiesto nel cesto<br />
raccoglitore situato in fondo alla nostra chiesa.<br />
Grazie a tutti <strong>di</strong> cuore perché siamo sempre più<br />
convinti che solo insieme si può essere testimoni<br />
cre<strong>di</strong>bili e concreti <strong>di</strong> fronte a<br />
chi, purtroppo, si trova<br />
in <strong>di</strong>fficoltà.<br />
44
Apri i nostri occhi, Signore,<br />
perchè possiamo vedere te nei nostri<br />
fratelli e sorelle.<br />
Apri le nostre orecchie, Signore,<br />
perchè possiamo u<strong>di</strong>re le invocazioni<br />
<strong>di</strong> chi ha fame,<br />
freddo, paura e <strong>di</strong> chi è oppresso.<br />
Apri il nostro cuore, Signore,<br />
perchè impariamo ad amarci<br />
gli uni gli altri come tu ci ami.<br />
Donaci <strong>di</strong> nuovo il tuo Spirito, Signore,<br />
perchè <strong>di</strong>ventiamo un cuore solo<br />
e un’anima sola, nel tuo nome.<br />
45<br />
Apri i nostri occhi<br />
(Madre Teresa <strong>di</strong> Calcutta)<br />
Filo<strong>di</strong>retto
Filo<strong>di</strong>retto<br />
corso <strong>di</strong><br />
computer<br />
La terza sessione<br />
dei corsi <strong>di</strong> Computer della<br />
Caritas <strong>di</strong> S.<strong>Anna</strong> (progetto:<br />
«Anziani e Personal<br />
Computer») terminerà<br />
a metà <strong>di</strong> maggio.<br />
Tale iniziativa <strong>di</strong> addestramento<br />
pratico/applicativo alla conoscenza <strong>di</strong> base<br />
<strong>di</strong> questo strumento <strong>di</strong> lavoro e svago è<br />
orientata con maggiore enfasi agli over sessanta<br />
per aiutarli a rimanere attivi e stimolati in<br />
attività non solo lu<strong>di</strong>che<br />
ma finalizzate a<br />
migliorare la qualità<br />
della vita.<br />
Al livello<br />
base,<br />
d e n o -<br />
minato<br />
A, partecipano<br />
persone<br />
con scarsa conoscenza<br />
del<br />
PC, mentre il corso B viene frequentato<br />
da chi ha un certo grado <strong>di</strong> familiarità con<br />
il computer.<br />
Si sono iscritti circa venti studenti ad ogni<br />
sessione.<br />
La prima sessione si è svolta a novembre e <strong>di</strong>cembre 2011<br />
La seconda sessione da gennaio a marzo 2012<br />
La partecipazione è stata sempre assidua e l’insegnante è stato coa<strong>di</strong>uvato nella logistica,<br />
nell’organizzazione delle lezioni e nella parte <strong>di</strong>dattica da altri volontari del Coxanna.<br />
4
Wanda Bis<br />
<strong>di</strong> Neda T.<br />
E ci sono<br />
ritornata<br />
ritornata in<br />
Rwanda, a raccogliere i frutti.<br />
I bimbi che stiamo aiutando stanno meglio. Scrivono letterine<br />
ai fratellini adottanti dando loro notizie.<br />
Con gli aiuti ricevuti hanno comprato cibo, pagato l’assicurazione<br />
sanitaria e comprato l’occorrente per la scuola.<br />
Una mamma invece si è messa a fabbricare la birra <strong>di</strong><br />
sorgo. Con i proventi ottenuti ha comprato un maiale e<br />
due caprette e ha così anche il concime per il suo campo.<br />
Il loro parroco Padre Jerome Masinzo li segue tanto e tanto affettuosamente traduce le letterine<br />
che hanno scritto nella loro lingua: il Kinyarwanda. E <strong>di</strong>ce: “Voi non avete idea <strong>di</strong> cosa rappresenti<br />
per i nostri bimbi il vostro aiuto, quello che scrivono viene veramente dal cuore”.<br />
Questa terra ha ancora bisogno <strong>di</strong> aiuto anche se<br />
le varie congregazioni religiose presenti si danno<br />
da fare, tanto anche loro.<br />
I poveri, specialmente sulle colline, sono molti,<br />
ma ora almeno sappiamo che una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong><br />
famiglie sta meglio.<br />
è una goccia, ma è<br />
meglio <strong>di</strong> niente!<br />
E il “sacrificio” <strong>di</strong><br />
chi aiuta una <strong>di</strong> queste<br />
famiglie sapete<br />
a quanto ammonta? Ammonta a 1 euro al giorno, o anche<br />
meno.<br />
Questi sono i frutti <strong>di</strong> una semina iniziata un anno fa...allora<br />
continuiamo a darci da fare:”Vogliamo ingran<strong>di</strong>re i sorrisi dei<br />
bimbi <strong>di</strong> queste famiglie?” Versiamo anche una piccola cifra, un<br />
“una tantum” sul conto n. 131-0601838 swift code CGBK RW<br />
RW, intestato a Bimbo a Bimbo, presso la CO GE BANQUE<br />
<strong>di</strong> Butare (Rwanda).<br />
Anche se bimbi non siamo<br />
più, lo siamo stati, tutti.<br />
Grazie <strong>di</strong> cuore.<br />
47<br />
Filo<strong>di</strong>retto
Filo<strong>di</strong>retto<br />
Santo Natale<br />
educare aL dono<br />
deLLa Vita<br />
Sono passati quasi due anni dall’apertura<br />
dello Sportello CAV <strong>di</strong> Rapallo-Santa<br />
Margherita Ligure e la famiglia è cresciuta :<br />
cresciuti i bambini, cresciuto il numero delle<br />
mamme assistite, cresciuto il numero dei volontari<br />
e delle attività; non ci misuriamo, ma<br />
ci sentiamo sempre in cammino.<br />
In questi due anni lo sportello CAV, che si<br />
apre <strong>di</strong>scretamente appartato sul chiostro del<br />
Convento, immerso nel silenzio tra viti e ulivi,<br />
ha accolto mamme e bambini che bussando<br />
alla porta chiedevano aiuto.<br />
Dalle 7 mamme con uno o due bambini, seguite<br />
nei primi mesi, siamo passati alle 20 che<br />
vengono regolarmente al nostro Sportello (ogni<br />
venerdì dalle 17 alle 19), alle quali vengono<br />
<strong>di</strong>stribuiti pannolini, latte, alimenti, omogeneizzati<br />
e prodotti per l’igiene del neonato, oltre a<br />
biberon, ciucci e tettarelle. Più <strong>di</strong> 40 madri e<br />
<strong>di</strong> Patrizia Achilli<br />
Vicepresidente CAV Rapallo<br />
Responsabile Sportello CAV <strong>di</strong> Santa Margherita Ligure.<br />
padri in <strong>di</strong>fficoltà ci hanno visitato<br />
<strong>di</strong> passaggio nel 2011.<br />
Molte famiglie <strong>di</strong> Santa e delle Parrocchie<br />
ci aiutano portandoci, con<br />
slancio <strong>di</strong> umanità e cooperazione,<br />
corre<strong>di</strong>ni, carrozzelle, lettini e giocattoli.<br />
Tutto viene smaltito velocemente,<br />
ma se una mamma ci chiede<br />
qualcosa che non abbiamo troviamo<br />
sempre un pacco fuori dalla nostra<br />
porta con quanto necessario, per<br />
cui ci affi<strong>di</strong>amo con abbandono alla<br />
Divina Provvidenza.<br />
In questi due anni abbiamo potuto<br />
vedere i progressi del nostro CAV, che<br />
attualmente offre i farmaci da banco<br />
(attraverso la raccolta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali<br />
del Banco Farmaceutico) e il ginecologo; inoltre<br />
possiamo contare sulla collaborazione dell’UDI<br />
(Centro Anti Violenza), <strong>di</strong> cui fa parte una<br />
nostra volontaria. La Dott.ssa Antonella Carpi,<br />
pe<strong>di</strong>atra del CAV Sportello Santa, visita ogni<br />
due settimane i bambini, garantisce l’assistenza<br />
me<strong>di</strong>ca e le vaccinazioni per i piccoli che non<br />
possono usufruire del servizio mutualistico e ha<br />
sempre un consiglio per le neo mamme.<br />
Solo a Santa Margherita sono attualmente in<br />
sviluppo due Progetti Gemma e il 16 novembre<br />
è nato il piccolo Giacomo, che senza questo<br />
importante aiuto avrebbe avuto <strong>di</strong>fficoltà a<br />
venire al mondo.<br />
Tra qualche giorno verrà alla luce il frutto <strong>di</strong><br />
una commovente storia: la mamma giovanissima<br />
è senza un rene e si trovava in una <strong>di</strong>fficilissima<br />
situazione famigliare, ma grazie alla sinergia<br />
con i Servizi Sociali possiamo affermare che<br />
sarà una storia a lieto fine, con il matrimonio<br />
48
dei giovanissimi genitori e un germoglio <strong>di</strong><br />
vita che crescerà.<br />
Il 2011 è iniziato col bellissimo ricordo <strong>di</strong><br />
luce del S. Natale con Telepace, l’Emittente<br />
Diocesana, con cui abbiamo trascorso in <strong>di</strong>retta,<br />
presso la nostra sede nei locali del Convento,<br />
questa gioiosa festività in collegamento con<br />
altre se<strong>di</strong> in Italia e all’estero.<br />
Sono seguite altre iniziative, oltre alla consueta<br />
ven<strong>di</strong>ta delle primule sul sagrato delle Chiese<br />
per la giornata della vita, con interviste e<br />
articoli sui giornali locali che ci hanno dato<br />
l’opportunità <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgare il messaggio <strong>di</strong><br />
bellezza della vita in questo momento <strong>di</strong><br />
emergenza culturale (in cui occorre educare<br />
al Dono della vita), anche in occasione<br />
dell’Open Day in cui siamo stati visitati da<br />
<strong>di</strong>versi giovani.<br />
Siamo apparsi su Telepace per la<br />
XXXIII giornata per la vita sul tema<br />
“Educare alla vita”, secondo il messaggio<br />
dei Vescovi, al fianco del prof.<br />
Ezio Fulcheri, docente <strong>di</strong> anatomia<br />
patologica dell’Università <strong>di</strong> Genova<br />
per la ricerca sulle patologie del feto<br />
e Presidente Ass. “L’abbraccio <strong>di</strong><br />
Don Orione”, della dr.ssa Liliana<br />
Sacchetti, tesoriere della Federazione<br />
Ligure dei Consultori Famigliari <strong>di</strong><br />
ispirazione cristiana, e dei coniugi<br />
Corra<strong>di</strong>no, educatori dell’OPERA<br />
Madonnina del Grappa. In questa<br />
occasione abbiamo potuto offrire<br />
una importante testimonianza sulla<br />
vita nascente.<br />
Ci siamo resi conto con gioia e riconoscenza<br />
a Dio che lo sportello CAV <strong>di</strong> Rapallo a<br />
Santa Margherita è <strong>di</strong>ventato un punto fermo<br />
e importante per la popolazione bisognosa<br />
e abbiamo iniziato a tessere una fitta rete <strong>di</strong><br />
collaborazione reciproca con le <strong>di</strong>verse realtà<br />
caritative, in particolare con le altre Associazioni<br />
e Parrocchie della città, <strong>di</strong>ventando<br />
membri della Consulta del Volontariato presso<br />
il Comune, consorziandoci con la Caritas, il<br />
Banco Alimentare e L’Associazione Famiglie<br />
per l’Educazione, che per noi è importante<br />
fonte <strong>di</strong> sostegno economico.<br />
49<br />
Annuncio primo anniversario dell’apertura dello<br />
Sportello CAV e compleanno del primo bimbo<br />
assistito<br />
XXXIII Giornata della vita primule sul sagrato<br />
<strong>di</strong> N.S. della Rosa a S.M.L.<br />
Raccolta del Banco farmaceutico<br />
(Farmacia Internazionale dei Dott.ri Turrin)<br />
Filo<strong>di</strong>retto
Filo<strong>di</strong>retto<br />
Il CAV <strong>di</strong> Rapallo Santa Margherita a Telepace<br />
Expò 2011<br />
La Dott.ssa Carpi Antonella al lavoro<br />
Lo stile del nostro Centro <strong>di</strong> Aiuto<br />
alla Vita ci ha portato ad impostare<br />
con le madri assistite un rapporto<br />
che esula dal mero assistenzialismo,<br />
ma che si spinge, attraverso<br />
lo “stare insieme”, ad una amicizia<br />
preziosa e ad un inserimento<br />
culturale delle mamme straniere,<br />
attraverso lo stimolo a sentirsi<br />
integrate nel tessuto lavorativo<br />
e sociale del nostro Paese. Le<br />
accompagniamo dal pe<strong>di</strong>atra, le<br />
aiutiamo a preparare le prime<br />
pappe, i bagnetti. Spesso vengono<br />
anche solo per salutare o trovare uno sfogo, una<br />
spalla su cui piangere, un cuore che le accoglie,<br />
l’ascolto, un consiglio, una carezza.<br />
Per ringraziare i vari benefattori che via via<br />
numerosi sono apparsi sul cammino dei CAV<br />
<strong>di</strong> Rapallo e ”Santa”, con l’aiuto dei Padri Cappuccini,<br />
presso la mensa del povero, abbiamo<br />
organizzato un riuscito pranzo <strong>di</strong> beneficenza<br />
in onore <strong>di</strong> coloro che nel silenzio ci donano<br />
appoggio non solo finanziario, ma anche spirituale.<br />
In agosto, quando le se<strong>di</strong> CAV vanno in vacanza,<br />
un gruppo <strong>di</strong> volontari, anziché partire per mete<br />
<strong>di</strong> svago, ha preferito passare quattro giorni<br />
all’EXPO’ <strong>di</strong> Rapallo, che l’associazione “Il<br />
Cuore” organizza ogni estate e che da due anni<br />
ci vede presenti con il nostro allegro banchetto<br />
per portare sempre il messaggio della vita a chi<br />
ci incontra per acquistare una piantina grassa<br />
o un fiore del “buonumore” ( il che ci<br />
consente <strong>di</strong> raccogliere un po’ <strong>di</strong> sostegno<br />
economico ).<br />
Sabato 10 <strong>di</strong>cembre 2011 alle ore 21,<br />
nella Chiesa dei Frati Cappuccini, in<br />
tempo <strong>di</strong> Avvento, si è tenuta la Veglia<br />
<strong>di</strong> Preghiera per la vita nascente, presieduta<br />
dal nostro Vescovo S.E. Mons. Alberto<br />
Tanasini che, al termine della preghiera, ha<br />
incontrato tutti i volontari e i rappresentanti<br />
dei CAV del Tigullio, i collaboratori<br />
e coloro che operano per la vita.<br />
La Veglia Eucaristica per la vita nascen-<br />
te preparata da Prete Rinaldo Rocca,<br />
Presidente del Villaggio del Ragazzo e<br />
50
guida spirituale del<br />
CAV <strong>di</strong> Chiavari,<br />
si è svolta nella<br />
chiesa dei Frati<br />
Cappuccini in<br />
un’atmosfera<br />
<strong>di</strong> serena pace,<br />
in armonia<br />
con le parole<br />
pronunciate dal<br />
Vescovo e rivolte<br />
al “Popolo della vita”<br />
per celebrare la Veglia<br />
chiedendo al Signore la grazia<br />
della conversione dei cuori e<br />
dando la testimonianza ecclesiale <strong>di</strong> una forte<br />
cultura della vita e dell’amore.<br />
Dopo le invocazioni e le preghiere rivolte alla<br />
Madre <strong>di</strong> Dio e Madre <strong>di</strong> ogni madre, ci siamo<br />
ritrovati nella nostra sede, in una sala straripante<br />
<strong>di</strong> persone, alla presenza delle autorità e dei<br />
presidenti dei CAV locali, per la riflessione che<br />
ci ha proposto S. E. Mons. Tanasini. Attorniato<br />
dalle foto dei piccoli del Centro, nella calda<br />
luce scintillante dell’albero <strong>di</strong> Natale addobbato<br />
<strong>di</strong> angeli e palline <strong>di</strong> cioccolato, il Vescovo<br />
si è <strong>di</strong>chiarato sod<strong>di</strong>sfatto del clima e della<br />
collaborazione tra tutti i CAV sul territorio<br />
invitandoci a prendere coscienza del “progetto<br />
<strong>di</strong> unità” nell’operare camminando insieme sulla<br />
strada della serena cooperazione, ricordandoci<br />
che è importante guardare sempre nella stessa<br />
<strong>di</strong>rezione e impegnarsi tutti nella realizzazione<br />
del “progetto <strong>di</strong>vino”.<br />
Sua Eccellenza ha rilevato che il più bel segno<br />
è che , quando accompagniamo una mamma alla<br />
porta, le <strong>di</strong>amo la certezza <strong>di</strong> sapere che ora<br />
non è più sola , ma che c’è sempre qualcuno<br />
che, con la preghiera al cielo e “le mani in<br />
pasta” sulla terra, la segue e la conforta.<br />
L’incontro <strong>di</strong> preghiera della Veglia, nell’invocazione<br />
a Maria Madre <strong>di</strong> Dio e Madre<br />
della vita, ha lasciato nel cuore la certezza <strong>di</strong><br />
essere affidati a Lei nella missione del nostro<br />
operare per i piccoli nati, non ancora nati o<br />
mai nati, nella promessa che questo incontro<br />
vissuto <strong>di</strong>venti un appuntamento consueto<br />
per rinnovarci e stimolarci nella crescita per<br />
51<br />
Il primo fiocco azzurro<br />
“fare il bene”.<br />
Abbiamo incontrato<br />
anche <strong>di</strong>versi<br />
giovani, spesso<br />
coppie <strong>di</strong> giovanissimistudenti<br />
che temono<br />
<strong>di</strong> aver<br />
“combinato un<br />
guaio”. Questi<br />
ragazzi arrivano<br />
<strong>di</strong>sorientati, sono<br />
confusi e giocano con<br />
la vita e la morte come in un<br />
videogame; deresponsabilizzando<br />
loro stessi, delegano le responsabilità “al <strong>di</strong><br />
fuori”, senza interiorizzare la realtà.<br />
Presentando tutto ciò che abbiamo laboriosamente<br />
realizzato in questo anno non vogliamo<br />
fare un elenco <strong>di</strong> attività…che miseria sarebbe!<br />
Come si possono elencare i Doni <strong>di</strong> Dio? Dio ci<br />
ha donato un anno <strong>di</strong> palpiti, <strong>di</strong> respiri, <strong>di</strong> cieli<br />
stellati e temporali, <strong>di</strong> luce, ombre, colori e… <strong>di</strong><br />
Amore grande…ecco, Amore. Alla fine rimane<br />
l’Amore. Ti accorgi che tutto quello che abbiamo<br />
fatto è solo donare e ricevere amore.<br />
Filo<strong>di</strong>retto
Filo<strong>di</strong>retto<br />
<strong>di</strong>aLoGo su<br />
“chiesa, terapia per La maLattia deLL’uomo”<br />
circoLo heminGWaY hoteL riViera - rapaLLo<br />
aLLa presenZa <strong>di</strong> dr GiorGio KaraLis,<br />
proF Lucio saViani e don Federico pichetto<br />
<strong>di</strong> Rosanna Antola<br />
52
53<br />
preparaZione<br />
dei paLmiZi presso La<br />
nostra parrocchia<br />
siGnore<br />
aL LaVoro...<br />
Filo<strong>di</strong>retto
Filo<strong>di</strong>retto<br />
domenica<br />
bene<strong>di</strong>zione<br />
parco via t<br />
S. An<br />
54
1 aprile<br />
delle palme<br />
re scalini<br />
na<br />
55<br />
Filo<strong>di</strong>retto
Filo<strong>di</strong>retto<br />
La Festa dei ministranti<br />
Spieghiamo innanzitutto chi sono i<br />
“ministranti “. Sono i bambini che, durante la<br />
Santa Messa, eseguono un servizio a fianco<br />
del Sacerdote sull’altare.<br />
Don Aurelio ha fatto comprendere a questi<br />
piccoli l’importanza del loro impegno, uffi-<br />
cializzando la loro funzione.<br />
Suor Jole, il seminarista Clau<strong>di</strong>o e Stefano<br />
hanno preparato i bambini che, dopo l’omelia,<br />
sono entrati in chiesa processionalmente e, <strong>di</strong><br />
fronte al nostro Parroco Don Aurelio, hanno<br />
<strong>di</strong>chiarato in coro, con un “lo voglio” la<br />
<strong>di</strong> Clelia Castino<br />
loro volontà <strong>di</strong> fare i chierichetti. Hanno poi<br />
letto sempre in coro la preghiera e sono poi<br />
saliti, uno ad uno, sull’altare per far bene<strong>di</strong>re<br />
la veste.<br />
Con l’aiuto <strong>di</strong> mamme commosse si sono<br />
vestiti: belli, bellissimi con la tunica bianca a<br />
bande rosse; così hanno svolto il loro compito<br />
in veste ufficiale.<br />
Con l’autorizzazione <strong>di</strong> Don Aurelio si radune-<br />
ranno una volta al mese in chiesa per apprendere<br />
bene il loro “mestiere”… e poi tutti al Mamre<br />
per una merenda e tanti giochi.<br />
5
due Giorni a Giaiette:<br />
guidati dalle stelle<br />
Noi del gruppo della terza me<strong>di</strong>a della parrocchia<br />
<strong>di</strong> S.<strong>Anna</strong>, insieme al gruppo della<br />
parrocchia dei Ss.Gervasio e Protasio, abbiamo<br />
trascorso due giorni a Giaiette, nell’entroterra<br />
<strong>di</strong> Chiavari. Ci siamo <strong>di</strong>vertiti tantissimo! Nel<br />
pomeriggio <strong>di</strong> sabato abbiamo fatto molti giochi<br />
e abbiamo ascoltato la proposta. Ma il momento<br />
più bello è stato quando siamo andati a vedere<br />
le stelle alle 11 <strong>di</strong> sera! Io non mi ero mai<br />
accorta della bellezza del paesaggio. Vedendo<br />
le stelle, tutti noi siamo rimasti con la bocca<br />
57<br />
aperta davanti a questa bellezza indescrivibile.<br />
Durante la proposta abbiamo ascoltato il brano<br />
del Vangelo che si riferiva alla vicenda dei<br />
Magi e abbiamo parlato del desiderio <strong>di</strong> fare<br />
qualcosa, avere qualcosa. Altro bel momento<br />
è stato domenica mattina quando siamo saliti<br />
sulla cima del monte Zatta. Anche sulla vetta<br />
siamo rimasti con la bocca aperta perché c’era<br />
una vista stupenda! Peccato che siamo rimasti<br />
insieme a Giaiette solo due giorni!!!<br />
Gloria<br />
Filo<strong>di</strong>retto
Filo<strong>di</strong>retto<br />
Cam<br />
invern<br />
giov<br />
a Cl<br />
58
po<br />
ale<br />
ani<br />
aviere<br />
59<br />
Filo<strong>di</strong>retto
Filo<strong>di</strong>retto<br />
Anche per il Santo<br />
iL presepe<br />
<strong>di</strong> Bruna Valle<br />
Natale 2011 Don Aurelio ha affidato<br />
a noi massari del Sestiere Cappelletta il<br />
compito <strong>di</strong> realizzare il Presepe nella chiesa<br />
<strong>di</strong> S. <strong>Anna</strong>. Abbiamo accettato con gioia e<br />
abbiamo costruito un presepe semplice e carino<br />
con tanto impegno e amore. Quest’anno abbiamo<br />
rappresentato un paesaggio montano con le statuine in<br />
movimento, ognuna impegnata nel suo mestiere, e un laghetto con le barchette.<br />
L’elemento più importante era la capanna <strong>di</strong> Gesù Bambino con Maria e Giuseppe, il bue e<br />
l’asinello. è nato per noi il Salvatore, ci protegge da ogni male, riscalda i nostri cuori e ci dà<br />
la forza <strong>di</strong> affrontare le nostre pene e i nostri dolori con la fede; con il Suo amore è sempre<br />
con noi.<br />
Noi speriamo che il presepe sia piaciuto ai parrocchiani e siamo contenti per tutte le preghiere<br />
e le de<strong>di</strong>che che i fedeli, nel visitarlo, hanno lasciato.<br />
Un particolare ringraziamento va a Luigi Adamo, che ha collaborato per l’impianto elettrico.<br />
Arrivederci al prossimo Natale dai massari del Sestiere Cappelletta.<br />
0
sestiere cappeLLetta<br />
<strong>di</strong> Bruna Valle<br />
Il 13 novembre 2011 il Sestiere Cappelletta ha organizzato presso il campetto<br />
del Centro Mamre una castagnata <strong>di</strong> beneficenza a favore della nuova chiesa <strong>di</strong> S. <strong>Anna</strong>.<br />
La giornata è andata molto bene, il tempo è stato bellissimo e ci ha permesso <strong>di</strong> realizzare<br />
La castagnata<br />
la manifestazione nel migliore dei mo<strong>di</strong>. Le massare del Sestiere hanno cucinato molti dolci:<br />
castagnaccio con l’uvetta, castagnaccio con la cioccolata, crostate con la marmellata, salatini,<br />
pasticcini e frittelle <strong>di</strong> castagna; i massari hanno preparato le caldarroste.<br />
La gente ha partecipato molto numerosa,<br />
ha mangiato e bevuto apprezzando le nostre<br />
specialità, ha chiacchierato, ha passato una<br />
bella giornata in nostra compagnia ed è stata<br />
molto generosa con le offerte nonostante i<br />
tempi <strong>di</strong> crisi.<br />
Siamo contenti e sod<strong>di</strong>sfatti per la bella<br />
festa vissuta in armonia; ringraziamo tutti i<br />
partecipanti e vi <strong>di</strong>amo appuntamento al prossimo<br />
autunno per un’altra bella castagnata<br />
in compagnia del Sestiere Cappelletta.<br />
1<br />
Filo<strong>di</strong>retto
Filo<strong>di</strong>retto<br />
PASQUA<br />
I cieli sono in festa,<br />
la terra si ridesta,<br />
canta felice il cuore:<br />
è risorto il Signore!<br />
(Giusy)<br />
“Auguri dalla Redazione”<br />
2
3<br />
Filo<strong>di</strong>retto
In caso <strong>di</strong> mancata consegna restituire<br />
all’Ufficio GE/CMP2 Aeroporto.<br />
Il mittente si impegna a pagare la relativa<br />
tassa.<br />
■ Trasferito ■ Sconosciuto<br />
■ Insufficiente ■ Deceduto<br />
■ Rifiutato