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CAMMINIAMO - Parrocchia di S.Anna

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<strong>CAMMINIAMO</strong><br />

insieme<br />

“Poste Italiana SPA - spe<strong>di</strong>zione in abbonamento postale - D.L. 353/2006 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art 1, comma 2, DCB Genova<br />

Imprimè a taxe reduite - Taxe Perçue - Tassa Riscossa Genova - Italie - Bollettino quadrimestrale n° 1 Gennaio-Aprile 2012 Anno XXIX


In questo numero:<br />

3 cammino<br />

Verso La Luce<br />

8<br />

12<br />

15<br />

22<br />

23<br />

2<br />

29<br />

32<br />

35<br />

3<br />

origini<br />

e significati<br />

della pasqua<br />

Vaticano secondo<br />

50 anni dopo: una<br />

chiesa nuova per un<br />

mondo <strong>di</strong>verso<br />

Lavori<br />

nuova chiesa:<br />

il punto<br />

“come foglie”<br />

Blaise pascal<br />

e il nostro<br />

tempo<br />

le sublimi sinfonie<br />

<strong>di</strong> Beethoven<br />

il velo del calice<br />

e la bene<strong>di</strong>zione<br />

dell’incenso<br />

frate<br />

vento<br />

La passiflora<br />

o fiore della<br />

“passione”<br />

Filo<strong>di</strong>retto<br />

<strong>CAMMINIAMO</strong><br />

Direttore Responsabile: Aurelio Arzeno<br />

Segretaria <strong>di</strong> Redazione: Rita Mangini<br />

insieme<br />

Hanno collaborato a questo numero:<br />

Hanno collaborato a questo numero: Domenico Pertusati,<br />

<strong>Anna</strong>rita Cagnazzo, Giorgio Au<strong>di</strong>sio, Maria Rosa Oneto,<br />

Maria Lasagna, Giorgio Costa, Luisa Marnati, Vittorio<br />

Gorza, Rita Mangini, Clau<strong>di</strong>o Arata, Neda Terzi, Patrizia<br />

Achilli, Rosanna Antola, Clelia Castino, Bruna Valle<br />

Fotografie: Autori vari<br />

Immagini: Autori vari<br />

Direzione, Redazione, Amministrazione:<br />

Via E.Toti, 2 - 16035 Rapallo - Tel./Fax 0185 51286<br />

e-mail: parrocchiasantanna@interfree.it<br />

http://www.parrocchia<strong>di</strong>santanna.it<br />

http://www.angologiovani.it<br />

Stampa: Grafiche Fassicomo Genova<br />

Via Imperiale, 41 - 16142 Genova<br />

Tel. 010 506093 - Fax 010 5451166<br />

prestampa@fassicomo.com<br />

Autorizzazione n° 108 del 19-III-84<br />

del Tribunale <strong>di</strong> Chiavari<br />

ABBONAMENTO ANNUO:<br />

Or<strong>di</strong>nario: € 10<br />

Sostenitore: € 30<br />

Benemerito: € 50<br />

Per rinnovarre o sottoscrivere un nuovo abbonamento vi<br />

preghiamo <strong>di</strong> utilizzare il C.C.P. n°17893165 intestato a:<br />

Bollettino Interparrocchiale<br />

“Caminiamo Insieme”<br />

Via E.Toti, 2 - 16035 Rapallo (GE)<br />

oppure presso la Chiesa <strong>Parrocchia</strong>le <strong>di</strong> S.<strong>Anna</strong> <strong>di</strong> Rapallo<br />

ORARI SANTE MESSE<br />

GIORNI FESTIVI<br />

Sabato ore 18: nella Chiesa <strong>Parrocchia</strong>le<br />

Domenica ore 7,30: nell’Antica Chiesetta <strong>di</strong> S.<strong>Anna</strong><br />

Domenica ore 8,30-11-18: nella Chiesa <strong>Parrocchia</strong>le<br />

GIORNI FERIALI<br />

Ore 9,30 - 18: nella Chiesa <strong>Parrocchia</strong>le


cammino<br />

Verso La Luce<br />

<strong>di</strong> Domenico Pertusati<br />

L’invocazione <strong>di</strong> Goethe morente “ Mehr licht”= più luce” penso che offra l’in<strong>di</strong>cazione<br />

più valida ed obbiettiva della esigenza fondamentale <strong>di</strong> ogni uomo e rappresenti altresì<br />

la sintesi del cammino dell’umanità in tutti i tempi.<br />

Basti ricordare la triste con<strong>di</strong>zione dell’uomo che ai primor<strong>di</strong> della storia, a seguito della sua<br />

<strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza all’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>vino, spogliato <strong>di</strong> tutte le proprie ricchezze cognitive, soggiacque<br />

al dominio dell’ignoranza. Da quel fatale momento ebbe inizio la lenta, faticosa e progressiva<br />

ascesa in una lotta accanita ed incessante per rompere quel giogo avvilente e mortificante della<br />

propria <strong>di</strong>gnità, per appagare le esigenze profonde ed insopprimibili del suo spirito, che, pur<br />

lontano dalla verità, ne sentiva fortemente e tormentosamente l’anelito e l’attrattiva.<br />

E in uno sforzo tenace e persistente l’umanità ha continuato ad ascendere nell’aggressione e<br />

penetrazione dei misteri nascosti dell’universo.<br />

La nostalgia <strong>di</strong> Dio e l’ansia <strong>di</strong> riaverlo portarono l’uomo in tutti i tempi ad indagare e scoprire<br />

quelle verità che, anche se parzialmente, tuttavia con certezza, rivelano in controluce il volto<br />

3


Mary Carlisle Art<br />

e lo splendore della <strong>di</strong>vinità.<br />

E questo si verificò anche quando non ci fu sempre in tutti gli stu<strong>di</strong>osi la piena consapevolezza<br />

<strong>di</strong> assecondare un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong>vino.<br />

Sta <strong>di</strong> fatto che la verità - dovunque e comunque raggiunta - avvicina a Dio e chiunque<br />

cerca e ama la verità, cerca e ama inconsciamente Dio stesso, perché le cose, per il fatto<br />

stesso che hanno, per la loro intima costituzione, una realtà e verità, manifestano un’origine<br />

ed una finalità <strong>di</strong>vina.<br />

E<strong>di</strong>th Stein focalizza questo concetto quando afferma che “ Chi cerca la verità, cerca Dio,<br />

lo sappia o no” (E. Stein, La scelta <strong>di</strong> Dio,lettere, E<strong>di</strong>z. Città Nuova Roma 1973 p.124).<br />

Ne segue che ad una mente aperta e sgombra da pregiu<strong>di</strong>zi non è dato <strong>di</strong> brancolare eternamente<br />

nel buio e nella incertezza; le verità parziali che raggiunge con sforzo e tenacia<br />

conducono inevitabilmente - per la intima e necessaria relazione delle parti con il tutto<br />

- sulla scia inequivocabile e sicura della Verità stessa.<br />

C’è da sottolineare che su questa strada, in tale avanzamento spirituale verso la Luce,<br />

non c’è traguardo. Entriamo in un campo - quello dello spirito - dove manca un termine<br />

<strong>di</strong> misura e <strong>di</strong> riferimento, appunto perché lo spirituale non è commensurabile in termini<br />

umani. Abbiamo qui una prospettiva sconcertante della proiezione del finito nell’infinito.<br />

L’affermazione kantiana “l’uomo è un essere finito che ha sete dell’infinito” è quanto mai<br />

in<strong>di</strong>cativa ed orientativa al proposito. Se da una parte ci ad<strong>di</strong>ta la ragione della nostra nobile<br />

<strong>di</strong>gnità nell’esigenza insopprimibile <strong>di</strong> una continua ricerca <strong>di</strong> progresso e <strong>di</strong> un incontenibile<br />

bisogno <strong>di</strong> perfezione, dall’altra ci fa constatare la ragione della nostra limitatezza<br />

4


e contingenza in una connaturale povertà e deficienza non mai colmate e superate.<br />

Solo chi volutamente ha negato il valore <strong>di</strong> ogni metafisica ed ha esasperato una visione<br />

immanentistica della vita, non riesce più a comprenderne il valore e l’importanza, rimanendo<br />

avvinto in una oscurità spaventosa, chiuso in un labirinto inestricabile ed invalicabile.<br />

Quando si giunge a negare alla realtà umana ogni rapporto col trascendente, <strong>di</strong>venta assurdo<br />

pretendere poi <strong>di</strong> trovarne le ra<strong>di</strong>ci ultime e costitutive.<br />

Goethe invocava: “Più luce!”. Questo grido potrebbe essere assunto per significare il tormento<br />

dell’uomo moderno che - come il mitologico Tantalo - sente la sete ardente <strong>di</strong> luce ed<br />

il richiamo ad altezze sublimi e tuttavia ne è respinto, perché invischiato nelle problematiche<br />

5<br />

fra Angelico


che risultano irrisolvibili, dal momento che ha equiparato l’assoluto con il relativo.<br />

Dopo questo <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> carattere speculativo che ritengo importante e rilevante, è utile<br />

presentare alcune considerazioni più semplici e forse più accessibili.<br />

Tutti cerchiamo la luce: il buio ci spaventa. Camminare in mancanza <strong>di</strong> luce è quanto mai<br />

pericoloso ed inquietante. Ma, se riflettiamo bene, non sono soltanto le tenebre esteriori<br />

che ci incutono terrore e ansia. E’soprattutto da temere il buio interiore che opprime la<br />

nostra anima. Quando ci ren<strong>di</strong>amo conto che le nostre capacità sono limitate e che non<br />

riescono a superare questo terribile “han<strong>di</strong>cap”, l’unica strada percorribile è quella <strong>di</strong><br />

una vera e convinta umiltà: siamo povere creature che hanno assoluto bisogno <strong>di</strong> un aiuto<br />

che non può venire da chi è nelle nostre con<strong>di</strong>zioni. L’unico rime<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> avere il<br />

coraggio <strong>di</strong> guardare in alto, superando il nostro “misero” orgoglio <strong>di</strong> persone limitate e<br />

incapaci. L’umiltà è la con<strong>di</strong>tio sine qua non per giungere alla verità. Però non si tratta <strong>di</strong><br />

una verità semplice e transitoria, ma <strong>di</strong> quella che apre alla luce intramontabile.<br />

Di conseguenza la spiegazione della nostra finitu<strong>di</strong>ne non può che venire dall’alto.<br />

Siamo vicini alla Pasqua: il credente sa che solo Cristo è la luce vera che illumina ogni<br />

uomo che viene in questo mondo, come recita il Prologo del Vangelo <strong>di</strong> Giovanni.<br />

Gesù stesso si è presentato agli uomini <strong>di</strong> tutti i tempi in modo chiaro e inequivocabile:<br />

“Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce<br />

della vita” (Giov.8,12).<br />

Solamente chi con umiltà si sottomette e accetta questo dono, scopre che la sua vita può<br />

essere cambiata: il buio e le tenebre possono essere sconfitte.<br />

Questo cambiamento <strong>di</strong> rotta sulla strada che stiamo percorrendo non è pertanto frutto<br />

dei nostri meriti. Gesù è stato molto esplicito: “Senza <strong>di</strong> me non potete far nulla”. è Lui<br />

che ci viene incontro con il suo amore e il suo gratuito e generoso aiuto. Ecco il significato<br />

della “grazia”: un dono elargito al <strong>di</strong> là dei nostri meriti. Anche quando si parla <strong>di</strong><br />

“conversione”, è Cristo stesso che ci viene incontro, ci apre le braccia, cancella con infinita<br />

generosità le nostre colpe. Ci “fa rinascere” a nuova vita e apre il nostro cuore alla luce<br />

“intramontabile”, quella della vita vera che vince la morte, della serenità che allontana la<br />

<strong>di</strong>sperazione, della gioia e felicità che non hanno fine.<br />

è della massima importanza rendersi conto che l’uomo non può raggiungere Dio senza<br />

il suo aiuto e nello stesso tempo deve convincersi che ogni sforzo <strong>di</strong> ricerca è già frutto<br />

della sua grazia.<br />

è questo il significato profondo della Pasqua: il Risorto ci viene incontro, se noi lo vogliamo,<br />

ci è vicino, ci accompagna come è avvenuto con i <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Emmaus e ci<br />

illumina il cammino attraverso i meandri <strong>di</strong>fficili dell’esistenza umana.<br />

Il Suo amore supera ogni nostro merito “Amandoci come ci ama e amandoci come siamo<br />

- rileva don Primo Mazzolari - il Signore ha reso manifesto che l’amore è oltre il <strong>di</strong>ritto,<br />

è un dono che ri<strong>di</strong>mensiona l’uomo, com’era al principio”. E aggiunge: “Io sono qualcuno<br />

perché Lui mi vuole bene senza che io lo meriti; sono qualcuno perché posso voler bene,<br />

<strong>di</strong>etro il suo esempio e con il suo aiuto, a chi non lo merita”.


Giuseppe e lo straniero<br />

“Oggi la tomba racchiude<br />

Colui che tiene in sua mano il creato; una pietra ricopre Colui che copre la terra con la sua maestà.<br />

Dorme la vita, l’ade trema e Adamo è sciolto dalle catene. Gloria alla tua economia!<br />

Per essa, dopo aver tutto compiuto, ci hai donato il sabato eterno<br />

con la tua santissima resurrezione dai morti: perché tu sei Dio.<br />

Quale spettacolo contempliamo!<br />

Quale riposo quello <strong>di</strong> oggi! Il Re dei secoli, dopo aver compiuto l’economia con la passione,<br />

celebra il sabato in una tomba, per prepararci un nuovo riposo sabbatico.<br />

A lui gri<strong>di</strong>amo: “Risorgi, o Dio, giu<strong>di</strong>ca la terra!”<br />

Perché tu regni nei secoli, tu che possie<strong>di</strong> sconfinata la grande misericor<strong>di</strong>a.<br />

Giuseppe chiese il corpo <strong>di</strong> Gesù e lo depose nel suo sepolcro nuovo:<br />

egli infatti doveva procede dalla tomba come dal parto (verginale).<br />

O tu che hai <strong>di</strong>strutto il potere della morte<br />

e aperto agli uomini le porte del para<strong>di</strong>so,<br />

gloria a te.<br />

Vedendo il sole nascondere i suoi raggi,<br />

e il velo del tempio lacerato alla morte del Salvatore,<br />

Giuseppe andò da Pilato, e così pregava:<br />

Dammi questo straniero,<br />

che dall’infanzia come straniero si è esiliato nel mondo.<br />

Dammi questo straniero,<br />

che i suoi fratelli <strong>di</strong> razza hanno o<strong>di</strong>ato e ucciso come straniero.<br />

Dammi questo straniero,<br />

<strong>di</strong> cui stranito contemplo la morte strana.<br />

Dammi questo straniero,<br />

che ha saputo accogliere poveri e stranieri.<br />

Dammi questo straniero,<br />

che gli ebrei per invi<strong>di</strong>a hanno estraniato dal mondo.<br />

Dammi questo straniero,<br />

perché io lo seppellisca in una tomba,<br />

giacché, come straniero, non ha ove posare il capo.<br />

Dammi questo straniero, al quale la Madre,<br />

vedendolo morto gridava: “O Figlio e Dio mio,<br />

anche se sono trafitte le mie viscere e il mio cuore <strong>di</strong>laniato al vederti morto,<br />

tuttavia ti magnifico, confidando nella tua resurrezione”.<br />

Supplicando Pilato con questi <strong>di</strong>scorsi, il nobile Giuseppe ricevette il corpo del Salvatore:<br />

con timore lo avvolse in una sindone con mirra<br />

e depose in una tomba colui che a tutti elargisce la vita eterna e la grande misericor<strong>di</strong>a.”<br />

(Dalla Liturgia bizantina<br />

Processione del Venerdì Santo – Funzioni del sabato della Grande Settimana)<br />

7


oriGini<br />

e siGniFicati<br />

deLLa pasQua<br />

La Pasqua è la festa liturgica più<br />

importante per il cristianesimo e si pone come<br />

nucleo del patrimonio liturgico e teologico.<br />

A ciò si aggiunga che la Pasqua rappresenta<br />

il raccordo con la matrice giudaica del cristianesimo<br />

e, al tempo stesso, il momento <strong>di</strong><br />

affrancamento da tale matrice. La festa cristiana<br />

deriva dalla celebrazione della liberazione<br />

del popolo <strong>di</strong> Mosè dalla schiavitù in Egitto,<br />

festeggiata in occasione del primo plenilunio<br />

dopo l’equinozio <strong>di</strong> primavera.<br />

Per capire la storia della nascita e della celebrazione<br />

della Pasqua professata dalle due più<br />

gran<strong>di</strong> religioni monoteiste, il Cristianesimo<br />

e l’Ebraismo, dobbiamo fare un salto nel<br />

passato e andare a scandagliare i più remoti<br />

angoli della storia.<br />

Fonti: intrage.it italica.rai.it<br />

La Pasqua ebraica<br />

La Pasqua ebraica (Pesach) ( festeggia la<br />

liberazione del popolo giudaico dalla schiavitù<br />

dell’Egitto grazie a Mosè e riunisce<br />

due riti: l’immolazione dell’agnello e il pane<br />

azzimo.<br />

Le sue origini risalgono, probabilmente, alla festa<br />

pastorale che veniva praticata nel vicino Oriente<br />

dai popoli noma<strong>di</strong> per ringraziare Dio. Inizia con il<br />

plenilunio <strong>di</strong> marzo e dura otto giorni. E’ celebrata<br />

seguendo antichi riti con i quali gli ebrei ricordano la<br />

liberazione dalla schiavitù del proprio popolo dalle vessazioni<br />

egiziane e l’inizio <strong>di</strong> un viaggio lungo 40 anni alla volta della<br />

terra promessa.<br />

La parola ebraica pesach significa “passare oltre” e de-<br />

riva dal racconto della Decima Piaga nella quale<br />

8


il Signore vide il sangue dell’agnello sulle porte delle case <strong>di</strong> Israele e “passò oltre”,<br />

colpendo solo i primogeniti maschi degli egiziani, compreso il figlio del faraone (Esodo,<br />

12,21-34).<br />

La Pesach in<strong>di</strong>ca quin<strong>di</strong> la liberazione <strong>di</strong> Israele dalla schiavitù sotto gli egiziani e<br />

l’inizio <strong>di</strong> una nuova libertà con Dio verso la terra promessa. La schiavitù e la liberazione<br />

dall’Egitto, infatti, costituiscono la pietra <strong>di</strong> fondazione <strong>di</strong> Israele; su <strong>di</strong> esse<br />

poggia tutta la sua storia. Per questo i saggi <strong>di</strong> Israele possono <strong>di</strong>re: “Ogni periodo <strong>di</strong><br />

esilio nella storia del nostro popolo fu prefigurato dalla schiavitù d’Egitto e ogni atto<br />

<strong>di</strong> liberazione, fino a quando giungerà quello definitivo dell’avvento del Messia, hanno<br />

le loro ra<strong>di</strong>ci in questa redenzione originale, che avvenne durante l’eterna stagione<br />

della nostra liberazione dall’Egitto”.<br />

La Pasqua cristiana<br />

La Pasqua cristiana glorifica il sacrificio del figlio <strong>di</strong> Dio, Gesù <strong>di</strong> Nazareth<br />

che, dopo essere stato crocifisso, risorge per liberare gli uomini dal peccato.<br />

L’origine della Pasqua, secondo il Nuovo Testamento, risale alla<br />

crocifissione <strong>di</strong> Gesù, episo<strong>di</strong>o che coincide con la vigilia della<br />

celebrazione <strong>di</strong> quella ebraica.<br />

I cristiani <strong>di</strong> origine ebraica onoravano la Resurrezione<br />

dopo la celebrazione della Pasqua semitica, mentre i<br />

cristiani <strong>di</strong> origine pagana la ossequiavano tutte le domeniche<br />

dell’anno. Da questa ambivalenza e confusione<br />

<strong>di</strong> festeggiamenti nacquero numerose controversie che<br />

terminarono nel 325 d.C. grazie al Concilio <strong>di</strong> Nicea,<br />

che stabilì che la Pasqua doveva essere celebrata la prima<br />

domenica dopo la luna piena che seguiva l‘equinozio <strong>di</strong><br />

primavera. Nel 525 d.C. si stabilì che questa data doveva<br />

cadere tra il 22 marzo e il 25 aprile.<br />

La Pasqua cristiana è preceduta dalla Quaresima, periodo<br />

<strong>di</strong> penitenza <strong>di</strong> quaranta giorni che va dal mercoledì<br />

delle Ceneri al Sabato Santo. La<br />

Domenica delle Palme, il cui<br />

simbolo è il ramo d’ulivo, viene<br />

ricordato l’arrivo del Messia<br />

in Gerusalemme e<br />

la sua passione. Qui<br />

inizia la Settimana<br />

Santa durante la<br />

quale hanno luogo<br />

momenti liturgici<br />

ben precisi.<br />

Il tempo della Riconciliazione<br />

è tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

vissuto in<br />

9


molte comunità cristiane dal lunedì al mercoledì santo. Il mercoledì sera e il giovedì<br />

mattina si celebra la Messa del Crisma, in cui vengono benedetti l’Olio “profumato”<br />

– quello utilizzato nei sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Or<strong>di</strong>ne – l’Olio<br />

dei catecumeni e l’Olio degli infermi.<br />

La sera del giovedì Santo si svolge la Messa in Coena Domini in ricordo dell’ultima<br />

cena <strong>di</strong> Gesù, alla quale segue la processione al “Sepolcro” (Altare della Reposizione).<br />

Le ostie, che saranno utilizzate nella celebrazione del venerdì santo, vengono portate<br />

in un tabernacolo, il Sepolcro, per essere adorate dai fedeli.<br />

I cristiani considerano il venerdì Santo un giorno <strong>di</strong> contemplazione della passione <strong>di</strong><br />

Gesù: è infatti in questo giorno che si svolge il rito della Via Crucis, che in maniera<br />

figurativa ripercorre la passione e morte del Figlio <strong>di</strong> Dio. Questa giornata è, per tutti<br />

i fedeli, de<strong>di</strong>cata al <strong>di</strong>giuno, testimonianza del bisogno <strong>di</strong> partecipazione all’ evento<br />

redentivo <strong>di</strong> Cristo.<br />

Il sabato santo è un giorno <strong>di</strong> riflessione e preghiera silenziosa. La notte tra sabato e<br />

domenica si svolge la Veglia Pasquale, durante la quale si leggono le promesse <strong>di</strong> Dio<br />

al suo popolo.<br />

Questa notte è scan<strong>di</strong>ta da quattro momenti: la Liturgia della Luce (bene<strong>di</strong>zione del fuoco,<br />

preparazione del cero, processione, annunzio pasquale); la Liturgia della Parola (nove<br />

letture); la Liturgia Battesimale (canto delle Litanie dei Santi, preghiera <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>zione<br />

dell’acqua battesimale, celebrazione <strong>di</strong> eventuali battesimi); la Liturgia Eucaristica.<br />

Il giorno <strong>di</strong> Pasqua si festeggia la resurrezione del Redentore.<br />

10


I simboli della Pasqua<br />

Nelle celebrazioni liturgiche <strong>di</strong> Pasqua, tre elementi sorgono a simbolo <strong>di</strong> questa festività:<br />

il fuoco, il cero e l’acqua. Ma facendo un piccolo passo in<strong>di</strong>etro, nel periodo<br />

che precede le festività pasquali, la Quaresima, un elemento è fra tutti il protagonista,<br />

la cenere.<br />

La cenere<br />

La cenere è l’elemento che contrad<strong>di</strong>stingue il primo giorno <strong>di</strong> Quaresima, periodo <strong>di</strong><br />

penitenza, <strong>di</strong>giuno e carità, in preparazione alla Pasqua. La cenere che viene sparsa sul<br />

capo dei fedeli nelle celebrazioni del mercoledì dopo martedì grasso, vuole ricordare<br />

la transitorietà della vita terrena. è un monito che prepara alla penitenza per ricordare<br />

che “polvere tu sei e in polvere tornerai” come recita il libro della Genesi (3,19).<br />

Secondo la tra<strong>di</strong>zione, la cenere usata nelle celebrazioni del primo mercoledì <strong>di</strong> Quaresima<br />

è ricavata dalla combustione dei rami <strong>di</strong> ulivo benedetti nella Domenica delle<br />

Palme dell’anno precedente.<br />

Il fuoco<br />

Simbolo fondamentale nella liturgia cristiana, il fuoco è la somma espressione del<br />

trionfo della luce sulle tenebre, del calore sul freddo e della vita sulla morte. Durante<br />

la ricorrenza pasquale, questo simbolo raggiunge la massima celebrazione attraverso il<br />

rito del fuoco nuovo e dell’accensione del cero.<br />

Nella notte <strong>di</strong> Pasqua, un fuoco viene acceso fuori dalla chiesa, intorno ad esso si<br />

raccolgono i fedeli e proprio da questo fuoco viene acceso il cero pasquale.<br />

L’acqua<br />

è l’elemento che purifica ed il mezzo attraverso il quale si compie il Battesimo.<br />

La notte <strong>di</strong> Pasqua è la notte battesimale per eccellenza, il momento in cui il fedele<br />

viene incorporato alla Pasqua <strong>di</strong> Cristo, che rappresenta il passaggio dalla morte alla<br />

vita. Nelle altre domeniche in cui si compie questo sacramento, è come se si prolungasse<br />

e rinnovasse settimanalmente la domenica per eccellenza, la festa <strong>di</strong> Pasqua.<br />

Il cero<br />

Il cero pasquale è il simbolo <strong>di</strong> Cristo, vera luce che illumina ogni uomo.<br />

La sua accensione rappresenta la resurrezione <strong>di</strong> Cristo, la nuova vita che ogni fedele<br />

riceve da Cristo e che, strappandolo alle tenebre, lo porta nel regno della luce. Dopo<br />

l’accensione del cero con il fuoco nuovo, una processione lo accompagna all’interno<br />

della Chiesa.<br />

Tale processione <strong>di</strong> fedeli simboleggia il nuovo popolo <strong>di</strong> Dio che segue Cristo risorto,<br />

luce del mondo.<br />

11


Vaticano secondo<br />

50 anni dopo:<br />

una chiesa nuoVa<br />

per un mondo <strong>di</strong>Verso<br />

<strong>di</strong> A.a.V.v.<br />

1) Cercasi<br />

profeti<br />

“nuovi”<br />

In questo tempo, in cui la<br />

Chiesa fatica a dare un’immagine<br />

positiva <strong>di</strong> sé e della<br />

propria missione, sono presenti<br />

segni preziosi e anticipatori<br />

<strong>di</strong> un futuro <strong>di</strong>verso.<br />

Profezia non è innanzi tutto<br />

annuncio <strong>di</strong> ciò che sarà, ma<br />

notizia che in<strong>di</strong>ca ciò che<br />

del Regno è qui presente e<br />

ciò che non è arrivato alla<br />

sua pienezza. La profezia<br />

ha il volto non della paura,<br />

ma della speranza.<br />

Tutti, anche se con vocazioni,<br />

carismi e ministeri<br />

<strong>di</strong>versi, siamo chiamati a<br />

interpretare la volontà <strong>di</strong> Dio per l’oggi in cui viviamo. Giovanni Paolo II metteva in luce<br />

il binomio della Chiesa che consiste nel rapporto tra profilo petrino (aspetto istituzionale) e<br />

profilo mariano (aspetto carismatico). Il Santo Padre si rifaceva a Von Balthasar. Maria non<br />

aveva compiti istituzionali, ma, rivestita <strong>di</strong> Spirito Santo, al banchetto <strong>di</strong> Cana si fa attenta<br />

alla vita che languisce e si pone come persona “del vino nuovo”.<br />

Non è profezia ridurre la Chiesa a essere apprezzata esclusivamente in riferimento alla sua<br />

utilità sociale. Il nostro è tempo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento (cfr. “Educare, in un mondo che cambia,<br />

alla vita buona del Vangelo” n°7). Come mai non siamo in grado <strong>di</strong> comprendere in modo<br />

semplice e vero le fatiche e le sfide <strong>di</strong> fronte alle quali è posta la nostra fede?<br />

Lo stile del <strong>di</strong>scernimento deve essere globale, atto ad abbracciare il pensiero e l’azione, i<br />

comportamenti personali e la testimonianza pubblica, la vita interna delle nostre comunità e<br />

il loro slancio missionario, la loro attenzione educativa e la loro de<strong>di</strong>zione amorosa ai poveri,<br />

la capacità <strong>di</strong> ogni cristiano <strong>di</strong> prendere la parola dentro i contesti in cui vive e lavora per<br />

comunicare speranza (cfr. Sinodo dei Vescovi, Lineamenta per la XIII Assemblea Generale<br />

12


Or<strong>di</strong>naria, 16).<br />

Essere capaci <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento significa abitare questo nuovo contesto culturale in modo<br />

propositivo.<br />

2) Il gossip “ecclesiale”<br />

Dopo aver parlato <strong>di</strong> profezia e <strong>di</strong>scernimento a 50 anni dal Concilio, siamo costretti a descrivere<br />

i due terzi delle conversazioni informali quoti<strong>di</strong>ane che, nelle nostre comunità, de<strong>di</strong>chiamo a<br />

chiacchiere oziose e in<strong>di</strong>screte. è un meccanismo informale <strong>di</strong> socializzazione comunitaria, per<br />

con<strong>di</strong>videre metamessaggi <strong>di</strong> piccoli gruppi, rafforzare legami affettivi, prevenire o controllare<br />

ostracismi. Vi è un gossip che esalta aspetti positivi <strong>di</strong> una persona, con apprezzamenti o<br />

critiche scherzose, facilitando il senso <strong>di</strong> appartenenza al gruppo. Ben <strong>di</strong>verso è il gossip <strong>di</strong><br />

biasimo, <strong>di</strong> sarcasmo o calunnia. In questo caso è basato sulla circolazione <strong>di</strong> notizie <strong>di</strong>storte,<br />

sulla svalutazione dei meriti degli altri, talvolta su manifestazioni che rasentano il mobbing.<br />

13<br />

3) Il thanatoforo<br />

Dopo il Concilio il potere centrale (il servizio dell’autorità)<br />

si è democraticamente <strong>di</strong>stribuito in miria<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> piccole comunità. Il thanatoforo è colui<br />

che esercita il potere in modo narcisistico<br />

<strong>di</strong>struggendo, annullando, frammentando il<br />

lavoro svolto e le relazioni interpersonali<br />

e innescando nei gruppi <strong>di</strong>sorientamento.<br />

La sua presenza è come una sostanza<br />

tossica, attacca il gruppo e le relazioni<br />

basate su stima, fiducia, rispetto e riconoscimento.<br />

Seduce per annullare,<br />

tende a bloccare il pensiero, denigra le<br />

persone, soprattutto le più intelligenti<br />

e competenti, quelle che potrebbero<br />

mettere in crisi il suo narcisismo.<br />

Copre la sua incapacità con proclami<br />

astratti e sposta la causa del<br />

fallimento all’esterno <strong>di</strong> sé.<br />

Si giova del tacito consenso, della<br />

banalizzazione, del pressapochismo<br />

per <strong>di</strong>sseminare informazioni falsificate,<br />

impone il suo non <strong>di</strong>re,<br />

propaga il “si <strong>di</strong>ce”, le allusioni e<br />

le menzogne in modo arrogante.<br />

4) Dal Caos al Kairos oppure dalla<br />

primavera all’inverno ecclesiale?<br />

Celebrare il 50° anniversario dell’apertura<br />

del Concilio Vaticano II<br />

(in<strong>di</strong>menticabile quell’11 ottobre 1962)<br />

significa constatare un’autentica irruzione<br />

dello Spirito nella Chiesa. Per questa<br />

ragione occorre affidarsi ad una lettura


“sapienziale” <strong>di</strong> questo storico avvenimento salvifico, abbandonando interpretazioni superficiali<br />

che appaiono come veri e propri “gossip” ecclesiali.<br />

Bisogna riconoscere che ci troviamo <strong>di</strong> fronte ad un cambiamento d’epoca, che stiamo entrando<br />

in una crisi <strong>di</strong> civiltà mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> proporzioni ine<strong>di</strong>te. Viviamo in una situazione nuova,<br />

una specie <strong>di</strong> tsunami e <strong>di</strong> terremoto globale che investe tutte le <strong>di</strong>mensioni della nostra<br />

esistenza: sociali, economiche, politiche, culturali e anche religiose e spirituali. Non servono<br />

thanatofori che, in nome del passato e del “si è sempre fatto così”, spengano la luce <strong>di</strong> ogni<br />

novità e profezia e poi si lamentino moralisticamente del tempo tenebroso in cui viviamo.<br />

La <strong>di</strong>ffusione e l’accelerazione delle comunicazioni, la globalizzazione dei flussi energetici e<br />

delle risorse, i flussi migratori, la minaccia della degradazione del pianeta producono in noi<br />

un’impressione <strong>di</strong> caos generalizzato.<br />

Oggi il mondo intero vive in un’atmosfera <strong>di</strong> insicurezza, <strong>di</strong> incertezza, <strong>di</strong> precarietà e la<br />

problematica del Vaticano II, fortemente ecclesiologica, sembra in qualche modo superata.<br />

Il Concilio rispondeva alla domanda che Paolo VI aveva rivolto ai padri conciliari: “Chiesa, che<br />

<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> te stessa?” Già lo stesso Paolo VI, alla fine del suo pontificato, durante una settimana<br />

sociale francese sostituì la domanda del Concilio con quest’altra: “Chiesa, che <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Dio?”<br />

Anche secondo il teologo e car<strong>di</strong>nale Walter Kasper il Vaticano II si è troppo concentrato<br />

sulla chiesa, trascurando il compito <strong>di</strong> affrontare il vero e autentico contenuto della fede. La<br />

chiesa oggi deve concentrarsi sull’essenziale, tornare a Gesù e al Vangelo, avviare un’esperienza<br />

spirituale <strong>di</strong> Dio. Oggi è tempo <strong>di</strong> spiritualità, <strong>di</strong> mistica, <strong>di</strong> profezia…<br />

La Chiesa deve generare speranza e senso per un mondo orientato verso la morte. Non è il<br />

momento <strong>di</strong> ritocchi parziali, viviamo un tempo che ricorda quello che ha imme<strong>di</strong>atamente<br />

preceduto la Riforma. Bisogna puntare all’essenziale e non lasciarsi trarre in inganno cadendo<br />

nella vecchia tentazione <strong>di</strong> suonare il violino mentre il Titanic affonda.<br />

14


15<br />

LaVori<br />

nuoVa chiesa:<br />

iL punto <strong>di</strong> Giorgio Au<strong>di</strong>sio<br />

Gentili Lettori, nelle mie note precedenti ricordavo che, nel sito in cui sta<br />

sorgendo la nuova chiesa parrocchiale, si trovava la fonderia <strong>di</strong>smessa i cui fabbricati avevano<br />

le coperture in lastre <strong>di</strong> Eternit ondulato, che si sbriciolava e che <strong>di</strong>ffondeva o avrebbe<br />

<strong>di</strong>ffuso, prima o poi, le fibre <strong>di</strong> amianto nell’aria.<br />

L’amianto<br />

Ve<strong>di</strong>amo in breve cosa sono l’amianto e l’Eternit. Il primo è una roccia a matrice fibrosa,<br />

il secondo è un prodotto formato da una miscela <strong>di</strong> cemento e amianto.<br />

Non si potevano creare lastre o tubi <strong>di</strong> solo cemento, così un signore svizzero ebbe un’idea<br />

geniale: miscelando il cemento con la fibra <strong>di</strong> amianto riuscì a produrre delle lastre durevoli.<br />

Queste lastre si sono largamente <strong>di</strong>ffuse come coperture per i tetti sia nell’e<strong>di</strong>lizia civile che<br />

in quella industriale e nei capannoni usati in agricoltura.<br />

Per la sua bassa conducibilità termica l’amianto è stato impiegato come isolante nella pareti<br />

delle carrozze dei treni, nei muri della abitazioni, all’interno dei ferri da stiro e nelle coperte<br />

metallizzate per le tavole da stiro, nelle tute dei vigili del fuoco, per le canne fumarie, per i<br />

serbatoi dell’acqua potabile, per le condotte fognarie ecc….<br />

Al liceo dei Padri Somaschi <strong>di</strong> Rapallo avevo come docente <strong>di</strong> Scienze Naturali Padre Incitti<br />

e nel libro <strong>di</strong> Scienze c’era scritto che l’amianto (o asbesto) provocava, a coloro che estraevano<br />

questa roccia senza protezioni, come si usava all’epoca, l’asbestosi, che è una malattia<br />

che colpisce i polmoni. Oggi sappiamo che, oltre a questa patologia, ne provoca un’altra più<br />

grave, il mesotelioma pleurico, che porta inevitabilmente alla morte.<br />

E’ purtroppo noto che la malattia può svilupparsi persino decenni dopo l’esposizione ed anche<br />

se tale esposizione è avvenuta per brevi perio<strong>di</strong> e per quantità limitate.<br />

Nel Secolo XIX del 14 febbraio u.s. troviamo un articolo con il titolo che segue e con le<br />

foto <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse persone in lacrime.<br />

“La strage Eternit costa 16 anni ai due manager – lacrime e ricor<strong>di</strong> scan<strong>di</strong>scono i nomi<br />

dei 2300 morti”.<br />

Mi hanno commosso le immagini dei familiari in lacrime e mi sono chiesto quante altre<br />

persone abbiano inalato, anche a loro insaputa, queste fibre, perché l’amianto è pericoloso<br />

per inalazione e per ingestione. L’assunzione per via aerea, mi par <strong>di</strong> capire, presenta una<br />

maggiore pericolosità.<br />

Se torniamo al nostro cantiere, ve<strong>di</strong>amo che l’Eternit è stato eliminato, con tutte le cautele<br />

del caso, dall’area in cui sta sorgendo la Nuova <strong>Parrocchia</strong> ed oltre a ciò è stato bonificato<br />

il suolo inquinato dall’amianto e da <strong>di</strong>versi metalli pesanti.<br />

Questi sono aspetti importanti, positivi, ecologici; la nostra salute e, in particolare, la salute<br />

<strong>di</strong> chi risiede vicino all’area ne traggono certamente un grande vantaggio, un vantaggio che<br />

non ha prezzo, che è incommensurabile.<br />

La bonifica ha avuto un prezzo elevato misurabile in <strong>di</strong>verse centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> Euro,


costo che è stato sostenuto dalla parrocchia.<br />

Possiamo concludere che un risultato, favorevole per la comunità, è stato già ottenuto grazie<br />

alla purificazione dell’aria e della terra <strong>di</strong> questo sito.<br />

L’acqua presente nel cantiere è stata analizzata più volte e da laboratori <strong>di</strong>versi, in modo da<br />

avere una doppia conferma dei risultati: è priva <strong>di</strong> sostanze nocive.<br />

Il nuovo accesso<br />

Torniamo quin<strong>di</strong> al cantiere; come si vede siamo arrivati con una parte dei<br />

solai praticamente alla quota <strong>di</strong> via Mameli, per cui è stato riaperto questo<br />

accesso.<br />

Le auto betoniere entrano da questo passaggio per ora in retromarcia, superano<br />

il <strong>di</strong>-<br />

slivello tramite una breve rampa <strong>di</strong> raccordo, caricano la benna che, sollevata e movimentata<br />

dalla gru, esegue il getto nel punto in cui necessita.<br />

Questo transito <strong>di</strong> mezzi notevolmente pesanti conferma la soli<strong>di</strong>tà della struttura.<br />

è rimasto aperto l’ingresso lato posteggio verso il campo Macera; in questa zona è presente<br />

ancora un ammasso <strong>di</strong> terra che va parzialmente rimosso. Qui agiscono tuttora gli escavatori,<br />

che smuovono il terreno, lo caricano sui mezzi per il trasporto a <strong>di</strong>scarica ed utilizzano tale<br />

transito per la movimentazione della terra.<br />

I <strong>di</strong>aframmi<br />

In questi mesi gli scavi hanno interessato la parte sud del <strong>di</strong>aframma che perimetra tutta l’area<br />

<strong>di</strong> cantiere.<br />

Il <strong>di</strong>aframma è quel muro interrato <strong>di</strong> cui ho parlato in varie occasioni. Sul lato sud è presente<br />

a breve <strong>di</strong>stanza il condominio San Paolo. è immaginabile e giustificabile l’apprensione dei<br />

condomini che assistono all’escavazione.<br />

1


Il carico dei fabbricati<br />

Nel calcolo della struttura il progettista ha tenuto debitamente conto (e con valori prudenzialmente<br />

maggiorati, nei vari casi) del carico rappresentato dagli e<strong>di</strong>fici e dalla strada, presenti<br />

lungo tutto il contorno dell’area.<br />

Ogni carico, e<strong>di</strong>ficio o strada che sia, rappresenta una spinta che si manifesta progressivamente,<br />

per effetto dello scavo, a tergo e contro il <strong>di</strong>aframma man mano che questo viene<br />

portato a vista.<br />

Con l’esperienza acquisita su questo terreno, che ha caratteristiche geotecniche molto <strong>di</strong>verse<br />

dai terreni solitamente presenti nella nostra zona, a seguito delle opere <strong>di</strong> scavo sui lati corrispondenti<br />

a via Mameli ed al passo pedonale, sono stati messi in atto tutti gli accorgimenti<br />

necessari e cautelativamente ridondanti al fine <strong>di</strong> evitare possibili inconvenienti.<br />

Lo spostamento del <strong>di</strong>aframma<br />

Si è visto in pratica che il <strong>di</strong>aframma (per effetto della spinta che subisce a tergo a causa dei<br />

carichi <strong>di</strong> cui si è detto) tende a spostarsi verso lo scavo e che la parte <strong>di</strong> terreno (berma)<br />

lasciata provvisoriamente in sito contro <strong>di</strong> esso, all’interno dello scavo stesso, per evitarne lo<br />

spostamento, non assolve appieno il suo compito, consentendo <strong>di</strong> fatto movimenti del <strong>di</strong>aframma<br />

dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> qualche centimetro.<br />

Invero la cosa è più o meno importante a seconda dell’entità dello spostamento che, in definitiva,<br />

è inevitabile, ma che deve avere un valore ammissibile.<br />

I puntoni<br />

Per evitare spostamenti non compatibili con le strutture al contorno ed alla luce <strong>di</strong> quanto<br />

acquisito sperimentalmente, si è pensato <strong>di</strong> contrastare tali movimenti con una struttura a<br />

triangolo.<br />

Il triangolo è una figura geometrica iperstatica.<br />

Se per esempio apriamo un ombrello, ve<strong>di</strong>amo che ogni bacchetta al suo interno è irrigi<strong>di</strong>ta<br />

da un sistema costituito da uno o più triangoli; i vertici dei triangoli sono delle cerniere,<br />

qui necessarie per consentire l’apertura e la chiusura dell’ombrello.<br />

L’ombrello normalmente sta bene aperto anche controvento, in effetti si rovescia solo quando<br />

il vento agisce al <strong>di</strong> sotto della cupola impedendo ai vari triangoli <strong>di</strong> funzionare nel modo in<br />

cui sono stati concepiti.<br />

Se immaginiamo un triangolo con i vertici saldati abbiamo, al posto delle cerniere, dei vincoli<br />

che sono assimilabili ad incastri.<br />

Se ora consideriamo un rettangolo o un quadrato, ossia una figura con quattro lati, possiamo<br />

riscontrare come questa si deformi facilmente. Una struttura <strong>di</strong> questo tipo è per esempio il<br />

pantografo, come quello della lampada che illumina un tavolo da <strong>di</strong>segno, o anche, in particolare,<br />

il pantografo presente sulle locomotive.<br />

Possiamo concludere che il rettangolo, a <strong>di</strong>fferenza del triangolo, è una struttura labile:<br />

possiamo irrigi<strong>di</strong>rlo con una o con due <strong>di</strong>agonali rendendolo iperstatico; è questo il caso delle<br />

strutture dei ponti <strong>di</strong> ferro <strong>di</strong> cui uno, per esempio, è visibile sopra il Boate.<br />

Torniamo al triangolo realizzato in cantiere: questo è costituito dal <strong>di</strong>aframma, dal puntone (il<br />

tubo a sezione circolare) e dalla soletta <strong>di</strong> fondazione; il primo e l’ultimo elemento hanno anche<br />

uno sviluppo laterale, ma, con un po’ <strong>di</strong> astrazione, riusciamo ad in<strong>di</strong>viduare il triangolo. Il<br />

sistema statico è in definitiva il seguente:<br />

Nell’esercizio che riporto invece del <strong>di</strong>aframma c’è una paratoia, in pratica una piccola <strong>di</strong>ga,<br />

che sostiene l’acqua; la spinta dell’acqua è in<strong>di</strong>cata con Q.<br />

17


La paratoia<br />

AB è vincolata in B al suolo con una<br />

cerniera ed è sorretta da un puntone<br />

CD. Determinare le reazioni in B e<br />

in D provocate da una pressione<br />

idrostatica che si annulla in<br />

A e <strong>di</strong> valore totale Q.<br />

Belluzzi: Scienza delle Costruzioni vol. 1°.<br />

Nel nostro caso abbiamo<br />

<strong>di</strong>etro il <strong>di</strong>aframma<br />

il terreno<br />

e, oltre alla spinta<br />

prodotta da questo,<br />

è presente il carico<br />

dei fabbricati<br />

o della strada o <strong>di</strong><br />

entrambi.<br />

Aggiungo alcune<br />

note a proposito dei<br />

carichi in generale.<br />

I fabbricati sono normalmente<br />

soggetti<br />

a carichi verticali,<br />

tra questi in primis,<br />

come è ovvio,<br />

il peso proprio, in<br />

particolare il carico<br />

dell’ossatura in cemento<br />

armato o dei<br />

muri portanti; questi<br />

sono carichi inevitabili,<br />

mentre altri<br />

carichi permanenti<br />

non strutturali sono<br />

per esempio i pavimenti, i tramezzi interni, gli intonaci, le tegole ecc.<br />

Ci sono poi i carichi accidentali, quali il peso dei mobili, delle suppellettili e delle persone<br />

che possono essere presenti oppure no, ma <strong>di</strong> cui si deve tenere debitamente conto. Ci sono<br />

poi altri carichi accidentali come la neve; tutti questi pesi rappresentano, con <strong>di</strong>versa intensità,<br />

un sistema <strong>di</strong> forze verticali, ma ci sono anche delle forze orizzontali, tra queste l’azione del<br />

vento e purtroppo del sisma.<br />

Comunque sia, le forze verticali sono normalmente prevalenti.<br />

Nel caso dei muri e dei <strong>di</strong>aframmi si tiene conto ancora del peso proprio, che è una forza<br />

verticale, e della spinta del terreno sostenuto o, nel caso, dell’acqua o <strong>di</strong> entrambi, degli<br />

eventuali carichi a tergo del muro (per es. le case) e del sisma, cioè forze orizzontali.<br />

Spesso il terremoto presenta una componente verticale, tuttavia questa è meno pericolosa della<br />

forza orizzontale, perché la sua azione normalmente incrementa in modo modesto le forze<br />

verticali già considerate e <strong>di</strong> cui si è detto sopra.<br />

Il clima<br />

Nella fase esecutiva, per la buona riuscita dell’opera è importante anche la temperatura dell’aria.<br />

Il freddo <strong>di</strong> febbraio si è fatto sentire anche nel nostro cantiere: l’acqua è ghiacciata e<br />

si sono formate persino delle stalattiti. I getti, in previsione dell’ondata <strong>di</strong> freddo, sono stati<br />

opportunamente protetti.<br />

Il cantiere<br />

Ve<strong>di</strong>amo ora la situazione nella foto 1 sul lato ovest del cantiere (verso l’autostrada). I puntoni<br />

(i grossi tubi inclinati) sono opere provvisionali (=provvisorie), che verranno in seguito<br />

eliminate; lo sforzo che li sollecita verrà trasferito ad altre parti della struttura in cemento<br />

18


foto N° 1<br />

armato (c.a.).<br />

Accanto ai <strong>di</strong>aframmi alcuni pilastri che sosterranno a breve le opere fuori terra, in particolare,<br />

in quel tratto, la rampa a servizio dei box. A sinistra la scatola rettangolare in c.a. è la via <strong>di</strong><br />

corsa dell’ascensore; lo spazio che viene creato attorno è il cave<strong>di</strong>o <strong>di</strong> areazione richiesto<br />

dalla normativa antincen<strong>di</strong>o.<br />

In centro vi è la struttura<br />

che costituisce le pareti della<br />

scala.<br />

I vari tubi grigi in PVC<br />

corrugato sono collegati alle<br />

pompe che aspirano l’acqua<br />

ancora presente in cantiere.<br />

Ancora nelle foto possiamo<br />

vedere il topografo allo<br />

strumento (teodolite) e il<br />

canneggiatore che, su in<strong>di</strong>cazione<br />

del primo, posiziona i<br />

picchetti per il tracciamento<br />

<strong>di</strong> altri pilastri. Nella foto 3<br />

si vedono i segni gialli del<br />

tracciamento descritto.<br />

19


foto 1-Puntoni a rinforzo<br />

del <strong>di</strong>aframma.<br />

foto3-Segni gialli del tracciamento descritto<br />

dettaGLi<br />

dei LaVori<br />

foto 2-Il Topografo rileva l’eventuale<br />

movimento del <strong>di</strong>aframma.<br />

foto 4-Centralina per il monitoraggio dello<br />

spostamento dei fabbricati<br />

20


21<br />

Foto<br />

panoramiche<br />

deL cantiere


“come FoGLie” Maria Rosa Oneto<br />

Bimbi come le foglie d’autunno.<br />

Brandelli d’innocenza<br />

torturata e vinta.<br />

Sguar<strong>di</strong> che azzannano il cielo<br />

e nell’attimo estremo:<br />

giochi e palloncini.<br />

Bimbi fatti saltare in aria.<br />

Gettati via nell’incen<strong>di</strong>o dei colori.<br />

Tra strepiti e urla<br />

la terra<br />

beve il sangue <strong>di</strong> chi muore.<br />

E piú se ne nutre giú altro ne richiede.<br />

Bimbi con il vuoto nel cuore.<br />

Affamati <strong>di</strong> pane<br />

e <strong>di</strong> carezze mai ricevute.<br />

Teneri germogli<br />

che il vento ha partorito<br />

dopo anni <strong>di</strong> miseria e dolore.<br />

Messi al mondo per risorgere con Dio.<br />

Venduti per pochi centesimi<br />

al mercato della violenza<br />

e del guadagno senza fatica.<br />

All’orizzonte <strong>di</strong> un amore<br />

<strong>di</strong>segno sogni <strong>di</strong> fantasia.<br />

22


BLaise pascaL<br />

e iL nostro tempo<br />

<strong>di</strong> M.G. Lasagna<br />

Esistono personalità <strong>di</strong> intellettuali e<br />

artisti il cui fascino non viene minimamente<br />

scalfito dal passare dei secoli, al punto che<br />

il loro pensiero e la loro creatività risultano<br />

attuali e stimolanti per gli uomini <strong>di</strong> ogni epoca.<br />

è questo il caso <strong>di</strong> Blaise Pascal, filosofo e<br />

scienziato del XVII secolo al quale l’Associazione<br />

Culturale “E<strong>di</strong>th Stein” ha de<strong>di</strong>cato<br />

una conferenza tenutasi Sabato 3 Dicembre<br />

2011 a Villa Queirolo.<br />

Come ha sottolineato il professor Domenico<br />

Pertusati, presidente dell’Associazione Stein,<br />

nel suo breve intervento introduttivo, Pascal fu<br />

un uomo <strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> scienza dalla spiritualità<br />

profonda, che de<strong>di</strong>cò la sua breve esistenza<br />

alla riflessione sulla con<strong>di</strong>zione umana nella<br />

ricerca <strong>di</strong> una risposta all’inelu<strong>di</strong>bile domanda<br />

sul senso della vita. Il suo pressante invito<br />

all’uomo ad aprirsi alla riflessione e alla<br />

me<strong>di</strong>tazione appare stimolante anche per il<br />

nostro tempo, <strong>di</strong>laniato da una profonda<br />

crisi economica e sociale che altro non è se<br />

non la manifestazione <strong>di</strong> un degrado prima<br />

<strong>di</strong> tutto morale e religioso, <strong>di</strong> un’epoca in<br />

cui è la coscienza stessa dell’uomo che si<br />

sta deteriorando e mancano credenti capaci<br />

<strong>di</strong> testimoniare i valori della fede.<br />

Dopo un breve saluto dell’avvocato Mentore Campodonico, sindaco <strong>di</strong> Rapallo, ha preso la<br />

parola la professoressa Carla Viazzo, socia onoraria e amica dell’Associazione Stein, che ha<br />

proposto un profilo biografico <strong>di</strong> Pascal associato a una ricostruzione delle <strong>di</strong>verse fasi della<br />

sua attività intellettuale.<br />

Blaise Pascal nacque nel 1623 a Clermont, nella Francia dominata dalle figure <strong>di</strong> Richelieu e<br />

<strong>di</strong> Mazzarino, car<strong>di</strong>nali e al contempo politici cinici e lungimiranti che prepararono l’affermazione<br />

della monarchia assoluta <strong>di</strong> Luigi XIV. Il padre <strong>di</strong> Pascal, borghese assai agiato, curò<br />

personalmente l’educazione dei suoi figli, che ebbe un impulso notevole con il trasferimento<br />

della famiglia a Parigi nel 1631. Il giovane Blaise, avviato a stu<strong>di</strong> umanistici, scoprì come<br />

auto<strong>di</strong>datta la matematica e la coltivò al punto <strong>di</strong> essere ammesso all’Assemblea dei Matematici,<br />

progenitrice <strong>di</strong>retta dell’Accademia delle Scienze <strong>di</strong> Parigi. Verso la metà del XVII secolo<br />

l’ambiente parigino era caratterizzato da posizioni intellettuali antitetiche fra loro, quali quelle<br />

dei libertini, intellettuali scettici critici verso ogni tra<strong>di</strong>zione e fautori del libero pensiero, e dei<br />

23


giansenisti <strong>di</strong> Port Royal, seguaci della dottrina del vescovo olandese Giansenio, sostenitore<br />

dell’inelu<strong>di</strong>bilità della Grazia ai fini della salvezza, <strong>di</strong> una fede vissuta in una <strong>di</strong>mensione intima<br />

e ancorata a una rigida <strong>di</strong>sciplina morale. I giansenisti<br />

in particolare proponevano un modello<br />

<strong>di</strong> esistenza incentrata su preghiera, me<strong>di</strong>tazione<br />

e stu<strong>di</strong>o (importanti i loro<br />

contributi nel campo della logica<br />

e della linguistica, con intuizioni<br />

che anticiparono principi<br />

teorizzati da De Saussure<br />

e da Chomsky ); le loro<br />

teorie erano aspramente<br />

avversate dai gesuiti.<br />

Sulla formazione <strong>di</strong><br />

Pascal influì anche<br />

la frequentazione dei<br />

salotti parigini, in<strong>di</strong>scusse<br />

se<strong>di</strong> del <strong>di</strong>battito<br />

culturale del tempo.<br />

Gli anni giovanili del<br />

pensatore francese furono<br />

de<strong>di</strong>cati a stu<strong>di</strong> prettamente<br />

scientifici; ne sono testimonianza<br />

un trattato (malauguratamente<br />

andato perduto) sulle coniche,<br />

gli approfon<strong>di</strong>menti sull’equilibrio dei<br />

liqui<strong>di</strong>, gli esperimenti e l’invenzione della<br />

macchina aritmetica (pascaline), stu<strong>di</strong>ata per aiutare<br />

il padre nella sua attività <strong>di</strong> commissario straor<strong>di</strong>nario delle imposte. Al 1646 risale la<br />

cosiddetta prima conversione <strong>di</strong> Pascal, indotta dalla frequentazione con due me<strong>di</strong>ci vicini<br />

al giansenismo che curarono il padre del filosofo per i postumi <strong>di</strong> una frattura a una gamba.<br />

Grazie a questo incontro Pascal conobbe un ambiente nuovo, lesse le opere <strong>di</strong> Epitteto e<br />

Montaigne, approfondì le dottrine giansenistiche e intervenne a loro <strong>di</strong>fesa nelle <strong>di</strong>spute del<br />

tempo (come documentano le 17 “Lettere provinciali”). Il rapporto fra la famiglia Pascal e<br />

Port Royal si fece ancora più stretto con l’ingresso della sorella del filosofo Jacqueline nella<br />

comunità religiosa <strong>di</strong> Mère Angelique.<br />

A una fase <strong>di</strong> profonda crisi esistenziale databile al 1654 viene fatta risalire la seconda conversione,<br />

più profonda della prima e dagli esiti duraturi; testimonianza <strong>di</strong> questo particolarissimo<br />

momento è il “Memoriale”, un testo che Pascal portò per tutta la vita cucito in una<br />

tasca interna vicino al cuore. Da allora in poi i soggiorni del filosofo a Port Royal si fecero<br />

sempre più frequenti e fu avviata la stesura dei “Pensieri”, originariamente concepiti come<br />

materiale per l’elaborazione <strong>di</strong> un’”Apologia del cristianesimo” mai realizzata. I “Pensieri”<br />

ci sono pervenuti scritti su foglietti legati con lo spago e sono caratterizzati da un francese<br />

straor<strong>di</strong>nariamente puro.<br />

Uno dei concetti più conosciuti del pensiero pascaliano è la <strong>di</strong>stinzione fra ésprit de géometrie<br />

e ésprit de finesse, espressioni quasi intraducibili in altre lingue per la loro pregnanza. Il mondo<br />

dei sentimenti, dei valori, dell’immaginazione sfugge del tutto alle possibilità conoscitive<br />

della ragione logica (ésprit de géometrie); questo comporta che il nucleo fondante della nostra<br />

24


esistenza non può essere colto dal ragionamento,<br />

bensì con l’esprit de finesse, la<br />

capacità <strong>di</strong> intuire la ricchezza della realtà,<br />

<strong>di</strong> indagare sul mistero dell’esistenza per<br />

percepire il senso del proprio limite <strong>di</strong><br />

esseri umani. La con<strong>di</strong>zione dell’uomo è<br />

contrad<strong>di</strong>stinta dalla frustrazione e dalla<br />

limitatezza, da cui si genera un’inquietu<strong>di</strong>ne,<br />

un’angoscia a cui si reagisce<br />

annegandosi nel <strong>di</strong>vertissement, cioè non<br />

lasciando un istante libero nella propria<br />

esistenza, stordendosi per non pensare.<br />

Tale affannosa ricerca però conduce<br />

a uno stato ancora più accentuato <strong>di</strong><br />

alienazione da sé, a una noia angosciosa che può richiamare<br />

la nausée <strong>di</strong> cui secoli dopo parlerà Sartre. L’analisi esistenziale <strong>di</strong> Pascal si risolve in<br />

un’esperienza <strong>di</strong> fede che parte dall’interiorità, in un avvicinamento al Dio biblico tramite<br />

l’intelligenza del cuore in una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> ragionevolezza che consente <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le<br />

risposte che la riflessione filosofica non trova per le domande che essa stessa ha fatto nascere<br />

nel cuore dell’uomo.<br />

Nel suo porsi come interlocutore nei confronti dei libertini, celebri per la loro passione per il<br />

gioco d’azzardo, Pascal si appropria delle loro categorie <strong>di</strong> pensiero formulando l’avvincente<br />

teoria della scommessa (le pari) sull’esistenza <strong>di</strong> Dio: conviene credere perché non si perde<br />

nulla, anzi si guadagna l’eternità nel caso dopo la morte ci sia un’altra vita.<br />

Nel 1662, dopo aver dato impulso a un servizio <strong>di</strong> trasporto pubblico a pagamento su <strong>di</strong>ligenze,<br />

Pascal vide compromettersi le sue con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute, vendette i suoi libri (tranne la<br />

Bibbia e le opere <strong>di</strong> S. Agostino) e donò il ricavato ai poveri. La morte lo colse il 19 agosto<br />

1662 a soli 39 anni.<br />

Il pensiero pascaliano fu riscoperto dai romantici nel 1800 e dagli esistenzialisti nel 1900; a<br />

credenti, atei e scettici Pascal attraverso i suoi scritti si presenta non come un”autore”, ma<br />

come un uomo che cerca e che invita i suoi simili a cercare (cerchez et trouvez).<br />

Alla coinvolgente relazione della professoressa Viazzo, intervallata dalla lettura <strong>di</strong> alcuni<br />

pensieri <strong>di</strong> Pascal a cura <strong>di</strong> Marcello<br />

Salani, hanno fatto seguito numerosi<br />

interventi da parte dei presenti,<br />

che hanno proposto considerazioni o<br />

spunti personali e hanno sollecitato<br />

la relatrice a riprendere alcuni punti<br />

della sua esposizione. La vivacità <strong>di</strong><br />

tale <strong>di</strong>battito è un’ulteriore conferma<br />

della capacità del pensiero pascaliano<br />

<strong>di</strong> stimolare la riflessione e il confronto<br />

anche ai giorni nostri.<br />

25<br />

relatrice:<br />

prof. C. Viazzo - ass. E. Stein


Le suBLimi<br />

sinFonie <strong>di</strong> BeethoVen<br />

M. G. Lasagna<br />

Sabato 11 febbraio<br />

2012, in collaborazione con l’Accademia<br />

Culturale <strong>di</strong> Rapallo, l’Associazione<br />

“E<strong>di</strong>th Stein” ha organizzato una lezioneconcerto<br />

de<strong>di</strong>cata a Ludwig Van Beethoven.<br />

La scelta delle composizioni del musicista<br />

tedesco, come ha sottolineato nel suo intervento<br />

introduttivo Domenico Pertusati,<br />

presidente dell’Associazione Stein, è stata<br />

determinata dalla centralità della sua figura<br />

nella storia della musica: Beethoven lasciò<br />

un’impronta indelebile e <strong>di</strong>venne punto<br />

<strong>di</strong> riferimento imprescin<strong>di</strong>bile per tutti i<br />

compositori del suo tempo e delle epoche<br />

successive. Egli fu un intellettuale dai<br />

molteplici interessi, come <strong>di</strong>mostra la sua<br />

conoscenza del pensiero e delle opere <strong>di</strong><br />

Kant, Goethe e Schiller; pur restando nel<br />

solco del Classicismo, anticipò aspetti del<br />

Romanticismo, ad esempio il conflitto fra<br />

artista e società che in lui era esacerbato<br />

dalla sor<strong>di</strong>tà, menomazione che lo rese<br />

un isolato. Suggestiva appare anche la<br />

sensibilità religiosa <strong>di</strong> Beethoven, che<br />

fu un credente riservato, alieno da ogni<br />

esibizione esteriore; il capolavoro che<br />

rivela questo aspetto della sua personalità<br />

è la Messa solenne n° 123.<br />

Al saluto del sindaco <strong>di</strong> Rapallo, avvocato Mentore Campodonico, ha fatto seguito una relazione<br />

introduttiva della professoressa Rosanna Arrighi, coor<strong>di</strong>natrice per le attività culturali<br />

del Comune, che ha presentato i brani in programma eseguiti dal maestro Eugenio de Luca<br />

soffermandosi su alcuni aspetti forse meno noti del mondo artistico <strong>di</strong> questo genio musicale<br />

in<strong>di</strong>scusso. Per quanto riguarda i rapporti fra Beethoven e i gran<strong>di</strong> compositori del suo tempo,<br />

il musicista tedesco conobbe <strong>di</strong> persona Mozart e Haydn, che arrivò a invitarlo a trasferirsi a<br />

Vienna e per un certo periodo fu suo maestro. Con Mozart Beethoven ebbe un rapporto conflittuale,<br />

forse perché l’ex ragazzo pro<strong>di</strong>gio austriaco era stato il modello ingombrante che lo<br />

aveva ossessionato negli anni giovanili, mentre dal <strong>di</strong>scepolato presso Haydn egli confessò <strong>di</strong><br />

non aver tratto grande giovamento. È comunque innegabile che dai due mostri sacri dell’epoca<br />

2


egli abbia ere<strong>di</strong>tato l’evoluzione degli schemi classici da essi co<strong>di</strong>ficata, le regole dell’armonia,<br />

il rigetto dei cromatismi nella melo<strong>di</strong>a; tale apporto tuttavia fu personalizzato grazie al potenziamento<br />

del contenuto e alle intuizioni che anticiparono tratti del Romanticismo. Quanto ai<br />

rapporti con questo movimento sono rintracciabili sintonie fra l’estetica <strong>di</strong> Schiller e il mondo<br />

musicale <strong>di</strong> Beethoven; si possono citare in tal senso il valore oggettivo del bene e del bello,<br />

la concezione dell’arte come conciliazione <strong>di</strong> spirito e senso con un marcato primato dello<br />

spirito. Con i romantici il compositore tedesco con<strong>di</strong>vide la sofferenza, la lotta interiore, la<br />

religiosità nutrita <strong>di</strong> contemplazione; d’altro canto non si può <strong>di</strong>menticare che fra Settecento e<br />

Ottocento in Germania è mutata la fisionomia della musica e del suo pubblico: chi compone<br />

propone un messaggio teso e appassionato a chi ascolta, un messaggio che Beethoven plasma<br />

sulla vita stessa, colta nella sua bellezza e nella sua tragicità.<br />

Il primo brano in programma, Sonata quasi una fantasia op.27 n.2 (1801), è universalmente<br />

noto con il titolo Al chiaro <strong>di</strong> luna e presenta una struttura ine<strong>di</strong>ta, perché omette l’allegro<br />

iniziale tipico della sonata, che viene quin<strong>di</strong> plasmata in tre soli movimenti (quasi una scansione<br />

fra tesi, antitesi e sintesi). Il contenuto drammatico della composizione non può essere<br />

spiegato solo sulla base della delusione del compositore per l’amore non ricambiato dall’allieva<br />

Giulietta Guicciar<strong>di</strong>; a testimoniare la con<strong>di</strong>zione esistenziale <strong>di</strong> Beethoven in quel periodo è<br />

il Testamento <strong>di</strong> Heililgenstadt, (<strong>di</strong> cui è stata data lettura fra un’esecuzione e l’altra), permeato<br />

dalla sofferenza causata dalla sor<strong>di</strong>tà e dal conseguente <strong>di</strong>fficile rapporto con il mondo.<br />

La sonata, dopo un primo movimento dominato da un dolore puro e da un senso <strong>di</strong> lucida<br />

introspezione, propone un secondo movimento animato da un nuovo impulso verso la vita e<br />

un movimento finale in cui si afferma la forza dello spirito, nella piena consapevolezza <strong>di</strong> sé<br />

e della propria libertà interiore.<br />

La seconda esecuzione, Rondò a capriccio op.129 (1795-1798), fu definita da Beethoven<br />

“Quasi un capriccio all’ungherese” e venne conosciuto col titolo scelto dall’e<strong>di</strong>tore, ”Rondò<br />

del sol<strong>di</strong>no perduto”. È un pezzo giovanile, virtuosistico, in cui un episo<strong>di</strong>o principale si alterna<br />

27


ad altri secondari con reminescenze della musica barocca e un visibile andamento descrittivo,<br />

una sorta <strong>di</strong> mimesi delle reazioni psicologiche davanti a un evento, un “dramma” generato da<br />

un futile motivo come può essere appunto la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> un sol<strong>di</strong>no. È palpabile l’andamento<br />

del <strong>di</strong>vertissement con marcate venature ironiche.<br />

Come terzo brano il maestro de Luca ha proposto Bagatella in la minore Für Elise (1810),<br />

piena espressione della maturità musicale <strong>di</strong> Beethoven.Molto si è <strong>di</strong>scusso sulla Musa (Teresa<br />

Malfatti o Elisabeth Röck) che ispirò questo capolavoro, un brano compatto dalla dolcezza<br />

infinita, dotato <strong>di</strong> armonia e melo<strong>di</strong>a estremamente semplici, in cui viene compiutamente<br />

espressa la gioia <strong>di</strong> amare e <strong>di</strong> essere amati con una circolarità connotata da leggerezza ed<br />

espressività, pur sempre però con toni virili.<br />

L’ultima esecuzione in programma, Sonata in do minore n.32 op.111, è unanimemente considerata<br />

il capolavoro sonatistico <strong>di</strong> Beethoven, il superamento della tra<strong>di</strong>zione precedente<br />

che apre le porte alle innovazioni <strong>di</strong> Chopin e <strong>di</strong> Listz. Il brano rispetta sostanzialmente lo<br />

schema canonico della sonata e si apre con un primo movimento dominato dall’inquietu<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> un’anima in lotta e da una visione travagliata del mondo, che solo alla fine lascia affiorare<br />

una pacata serenità, confermata da un secondo movimento non convenzionale costituito da<br />

una lenta, soave, limpida melo<strong>di</strong>a “rivoltata” in cinque variazioni. L’immagine <strong>di</strong> un mondo<br />

pacificato, dove la laboriosità dell’uomo trova pieno e compiuto appagamento, confluisce in<br />

una sorta <strong>di</strong> scala in ascesa e <strong>di</strong>scesa con ritorno all’umano, lasciando presagire un trionfo<br />

finale del bene, una sorta <strong>di</strong> messaggio positivo che Beethoven lasciò ai posteri.<br />

L’applau<strong>di</strong>ta esibizione del maestro de Luca si è chiusa con lo Stu<strong>di</strong>o op. 10 n. 3 <strong>di</strong> Chopin,<br />

un notturno che consente <strong>di</strong> percepire come la storia della musica del 1800 si sia evoluta grazie<br />

al genio <strong>di</strong> Beethoven, un uomo che, come ebbe a <strong>di</strong>re Hayden, ebbe molte teste, molti<br />

cuori e molte anime.<br />

28


calice con purifichino<br />

Frequenti sarebbero i richiami a volgere l’attenzione<br />

all’Oriente cristiano, anche perché spesso sono omessi nel<br />

Rito Romano gesti che lo richiamano, come velare il calice<br />

e bene<strong>di</strong>re l’incenso. La presenza <strong>di</strong> tende e veli nella<br />

liturgia è riconducibile al culto giudaico; come esempio si<br />

può citare il doppio velo all’ingresso del santuario nel tempio<br />

<strong>di</strong> Gerusalemme, segno <strong>di</strong> riverenza verso il mistero della<br />

Shekina, la presenza <strong>di</strong>vina. è così anche per l’incenso e gli<br />

altri aromi che bruciavano sull’altare apposito antistante al<br />

fine <strong>di</strong> elevare visibilmente l’anima alla preghiera, secondo le<br />

parole del salmo 140: “Dirigatur, “ Domine, oratio mea, sicut<br />

incensum, in conspectu tuo” (“La mia preghiera stia davanti<br />

a te come incenso, o Signore”). Signore”<br />

Nello stesso tempo il profumo copriva l’effetto sgradevole<br />

degli odori degli animali immolati e del sangue dei<br />

sacrifici.<br />

Il velo rappresenta visibilmente l’esigenza <strong>di</strong> non toccare<br />

con le mani, impure, le cose sacre: un simbolo dell’esigen- dell’esigen- dell’esigenza<br />

<strong>di</strong> purezza spirituale per avvicinarsi a Dio. Se la liturgia<br />

è fatta <strong>di</strong> simboli, questo è uno dei più importanti. I veli coprono le mani dei ministri,<br />

come accade per gli angeli offerenti rappresentati nell’arte bizantina e romanica. In linea<br />

<strong>di</strong> principio, i vasi sacri, quando<br />

non in uso, sono sempre velati<br />

per alludere alla ricchezza che<br />

vi si nasconde.<br />

Il velo del calice è un piccolo<br />

drappo (del medesimo colore<br />

e stoffa della casula o pianeta<br />

indossata dal sacerdote per la celebrazione<br />

della Messa, oppure<br />

sempre bianco) che serve a coprire<br />

tutto il calice, sull’altare o<br />

sulla credenza, dall’inizio della<br />

Messa all’offertorio e poi dopo<br />

la purificazione che segue la<br />

comunione. Nel rito bizantino i<br />

29<br />

iL VeLo deL caLice<br />

e La Bene<strong>di</strong>Zione deLL’incenso<br />

velo<br />

<strong>di</strong> Giorgio Costa


veli sono due, per il calice e<br />

per il <strong>di</strong>sco, ovvero la patena<br />

dei pani da consacrare. Nel<br />

rito romano, sebbene sia prescritto<br />

«lodevolmente» dall’Or<strong>di</strong>namento<br />

Generale del Messale <strong>di</strong> Paolo<br />

VI n. 118 (il Messale promulgato<br />

ed approvato<br />

dal Concilio Ecumenico<br />

Vaticano II, tanto<br />

per intenderci),<br />

il velo che<br />

copre il calice<br />

è, nell’o<strong>di</strong>erna prassi<br />

celebrativa, or<strong>di</strong>nariamente<br />

omesso.<br />

Veniamo all’incensazione. Il sacerdote,<br />

all’inizio della Liturgia<br />

Eucaristica, messo l’incenso nel<br />

turibolo, lo bene<strong>di</strong>ce e poi incensa<br />

tutto l’altare in onore del Signore.<br />

L’incenso viene benedetto, nella Messa in forma extraor<strong>di</strong>naria, con la preghiera: “Per<br />

intercessionem beati Michaelis Archangeli, stantis a dextris altaris incensi, et omnium<br />

electorum suorum, incensum istud <strong>di</strong>gnetur Dominus bene<strong>di</strong>cere, et in odorem suavitatis<br />

accipere “ (“Per intercessione <strong>di</strong> san Michele arcangelo, che sta alla destra dell’altare<br />

dell’incenso, e <strong>di</strong> tutti i suoi santi, il Signore voglia bene<strong>di</strong>re questo incenso e accoglierlo<br />

come profumo a Lui gra<strong>di</strong>to”).<br />

Questa bene<strong>di</strong>zione è più solenne della prima, nella quale si <strong>di</strong>ce: “Ab illo bene<strong>di</strong>caris,<br />

in cuius honore cremaberis” (“Ti bene<strong>di</strong>ca Colui in onore del quale<br />

sarai bruciato”). Qui sono invocati gli angeli perché il mistero dell’incenso<br />

non rappresenta altro che la preghiera dei santi presentata<br />

a Dio dagli angeli, come <strong>di</strong>ce san Giovanni nell’Apocalisse (8,4):<br />

“Et ascen<strong>di</strong>t fumus incensorum de orationibus sanctorum de<br />

manu angeli coram Deo” (“E dalla mano dell’Angelo il<br />

fumo degli aromi ascende con la preghiera<br />

dei santi davanti a Dio”).<br />

Ancor prima però, come spiega Prosper<br />

Guéranger, «siccome il pane e<br />

il vino che ha offerti hanno cessato<br />

d’appartenere all’or<strong>di</strong>ne delle cose<br />

comuni e usuali, [il sacerdote] li profuma<br />

con l’incenso, come fa per Cristo<br />

stesso, rappresentato dall’altare». Belle<br />

le parole che accompagnano l’incen-<br />

turibolo e navicella<br />

calice con velo e borsa<br />

30


sazione prima in forma <strong>di</strong> triplice croce e poi <strong>di</strong> triplice cerchio sul pane e del calice:<br />

“Incensum istud a Te bene<strong>di</strong>ctum ascendat ad Te Domine et descendat super nos misericor<strong>di</strong>a<br />

tua” (“Ascenda a te, Signore, questo incenso da Te benedetto e <strong>di</strong>scenda su <strong>di</strong><br />

noi la tua misericor<strong>di</strong>a”).<br />

è tutto il senso della liturgia, che ascende a gloria della presenza <strong>di</strong>vina e <strong>di</strong>scende per<br />

la nostra salvezza – in latino, salvare vuol <strong>di</strong>re anche conservare – affinché siamo completamente<br />

noi stessi e possiamo vivere in eterno con Dio. Il sacerdote si inchina «in<br />

spirito <strong>di</strong> umiltà e con animo contrito» affinché il sacrificio si compia alla presenza <strong>di</strong><br />

Dio in modo da essere gra<strong>di</strong>to; poi invoca lo Spirito sulle offerte. Il celebrante, rendendo<br />

il turibolo al <strong>di</strong>acono, gli rivolge un augurio che formula ugualmente a sé medesimo,<br />

<strong>di</strong>cendo: “Accendat in nobis Dominus ignem sui amoris, et flammam aeternae caritatis”<br />

(“Il Signore accenda in noi il fuoco del suo amore e la fiamma dell’eterna carità”).<br />

Il <strong>di</strong>acono, ricevendo il turibolo, bacia la mano del sacerdote e poi la parte superiore delle<br />

catene, invertendo l’or<strong>di</strong>ne delle azioni che aveva compiuto presentandoglielo. Tutti questi<br />

usi sono orientali e la liturgia li conserva perché sono <strong>di</strong>mostrazioni <strong>di</strong> rispetto e riverenza.<br />

La Chiesa dunque non ha escluso gli aromi dai suoi riti, anzi usa il balsamo per preparare<br />

il Crisma. L’incensazione simboleggia il sacrificio perfetto dei santi doni del pane<br />

e del vino, cioè Gesù Cristo, a cui sono unite le nostre persone in sacrificio spirituale,<br />

emananti profumo soave che sale al cielo (cf. Gen 8,21; Ef 5,2); così sono le preghiere<br />

dei santi (Ap 5,8) e le virtù dei cristiani (2 Cor 2,15).<br />

Qualcuno osserverà che, da quanto il velo del tempio si è squarciato, non abbiamo più<br />

bisogno <strong>di</strong> alcun velo e che, da quando si è offerto il sacrificio <strong>di</strong> Cristo, non abbiamo più<br />

bisogno <strong>di</strong> incenso. In verità non dovremmo nemmeno più aver bisogno <strong>di</strong> alcun e<strong>di</strong>ficio<br />

sacro, perché Cristo è il nuovo tempio. Il punto è che, con la venuta <strong>di</strong> Gesù, il profano<br />

non è scomparso del tutto, però è continuamente incalzato dal sacro che è <strong>di</strong>namico, in<br />

via <strong>di</strong> compimento, come insegnava l’allora car<strong>di</strong>nale J. Ratzinger, ora Papa Benedetto<br />

XVI: «Perciò dobbiamo ritrovare il coraggio del sacro, il coraggio della <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong><br />

ciò che è cristiano; non per creare steccati, ma per trasformare, per essere realmente<br />

<strong>di</strong>namici».<br />

Bibliografia:<br />

le citazioni sono prese da<br />

don Nicola Bux, professore<br />

<strong>di</strong> Liturgia orientale a Bari<br />

e consultore delle Congregazioni<br />

per la Dottrina<br />

della Fede, per le Cause<br />

dei Santi, per il Culto Divino<br />

e la Disciplina dei<br />

Sacramenti; Ufficio delle<br />

Celebrazioni Liturgiche<br />

del Sommo Pontefice.<br />

31<br />

Boswellia sacra


Frate<br />

Vento<br />

Laudato si’, mi’ Signore,<br />

per frate vento<br />

et per aere et nubilo<br />

et sereno et onne tempo,<br />

per lo quale a le tue creature<br />

dai sostentamento.<br />

<strong>di</strong> P. Andrea Jakob Schnöller e Luisa Marnati<br />

Questa strofa del Cantico<br />

delle creature testimonia l’ampiezza <strong>di</strong> visione<br />

e l’apertura <strong>di</strong> fede <strong>di</strong> San Francesco,<br />

pronto a riconoscere la presenza <strong>di</strong> Dio<br />

in tutto e, insieme, la sua <strong>di</strong>sponibilità a<br />

servirlo e amarlo in ogni creatura.<br />

Il vento, l’aria, il cielo nuvoloso e il cielo<br />

sereno, tutte le molteplici manifestazioni<br />

del mondo meteorologico sono, agli occhi <strong>di</strong> Francesco, un moti-<br />

vo <strong>di</strong> lode a Dio. Anzi, esse stesse lodano Dio e ne cantano la magnificenza per il semplice<br />

fatto che esistono.<br />

Il tempo, l’alternarsi delle stagioni e delle con<strong>di</strong>zioni atmosferiche e climatiche sono elementi<br />

attraverso i quali Dio – la sua forza creatrice che è anche la forza della vita – manifesta la<br />

sua azione nel mondo. Sono strumenti nelle sue mani, attraverso i quali Dio provvede, dà il<br />

sostentamento alle sue creature.<br />

Il motivo della lode, qui, è – <strong>di</strong>rebbero i filologi – essenzialmente secundum nomine; infatti,<br />

attraverso le creature menzionate, Dio si pone al servizio dell’uomo e <strong>di</strong> tutti gli altri esistenti,<br />

procurando loro il nutrimento.<br />

Il vento, l’aria, il cielo nuvoloso e il cielo sereno, tutte le molteplici manifestazioni sono<br />

l’espressione <strong>di</strong> quel soffio che esce dalla bocca dell’Altissimo – la ruah <strong>di</strong> Dio –, per mezzo<br />

del quale Dio provvede alle sue creature.<br />

Nel salmo 104, 27-30 si legge:<br />

«Tutti si aspettano<br />

che tu li nutra a tempo opportuno.<br />

Dai loro il cibo ed essi lo prendono,<br />

apri la mano e si saziano <strong>di</strong> beni.<br />

Nascon<strong>di</strong> il tuo volto, il terrore li assale;<br />

togli loro il respiro ed essi muoiono,<br />

tornano ad essere polvere.<br />

Man<strong>di</strong> il tuo soffio, sono ricreati<br />

e si rinnova la faccia della terra».<br />

Noi apprezziamo la fragranza dell’aria che respiriamo – quando è pura.<br />

Apprezziamo il mormorio e il canto del vento – quando, senza stravolgere tutto, stormisce<br />

32


«tra queste piante» o spira in una calda serate d’estate.<br />

Siamo colti da un senso <strong>di</strong> serenità e <strong>di</strong> pace, ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> gioia, ascoltando il ticchettio della<br />

pioggia – se siamo all’asciutto e se non è troppo invadente. Gustiamo la forza stravolgente<br />

del temporale – purché ne siamo al riparo. Anche il gioco delle nubi che vagano nel cielo ci<br />

incuriosisce e ci <strong>di</strong>verte – purché non ci tolgano troppo a lungo il sole.<br />

Tutto è bello, ma c’è sempre un «però». Poniamo delle con<strong>di</strong>zioni. Al centro siamo noi.<br />

è facile vederlo proprio con riferimento alle creature che sono oggetto della lode <strong>di</strong> Francesco.<br />

Se proprio non sappiamo <strong>di</strong> chi o <strong>di</strong> che cosa lamentarci, un motivo per esprimere il nostro<br />

malessere lo troviamo sempre: il tempo!<br />

Se fa caldo, imploriamo il freddo. Se piove, desideriamo l’asciutto. Se tira il vento, vogliamo<br />

la quiete. Se arde il sole, invochiamo la pioggia.<br />

Francesco è <strong>di</strong>verso. Accoglie e apprezza la preziosità <strong>di</strong> ogni cosa. E qui sta il segreto della<br />

sua gioia, della sua perfetta letizia.<br />

Un giorno Francesco scendeva con frate Leone da Perugia a Santa Maria degli Angeli ed era<br />

tempo d’inverno. Il freddo gran<strong>di</strong>ssimo fortemente lo crucciava.<br />

Disse frate Francesco:<br />

33<br />

«O frate Leone, quando noi saremo a Santa Maria degli Angeli,<br />

così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo<br />

e infangati <strong>di</strong> loto e afflitti <strong>di</strong> fame,<br />

e picchieremo la porta del luogo, e il portinaio verrà a<strong>di</strong>rato e <strong>di</strong>rà:<br />

“Chi siete voi? Ribal<strong>di</strong>, andate via!”,<br />

e non ci aprirà, ma faracci stare fuori alla neve e all’acque,<br />

col freddo e colla fame infino a notte:<br />

se tutto questo lo sosterremo pazientemente,<br />

senza turbarcene e senza mormorare,<br />

o frate Leone, scrivi che qui<br />

è perfetta letizia».


Questa capacità <strong>di</strong> accettazione piena e serena della realtà così come è costituisce il fondamento<br />

della perfetta letizia. Non è solo accettazione; è andare oltre se stessi per riconoscere l’utilità<br />

e il servizio <strong>di</strong> ogni cosa. è vedere Dio in tutto e celebrarlo, sentirci in comunione con Lui a<br />

prescindere dalle circostanze particolari, piacevoli o meno, in cui ci troviamo a vivere.<br />

Non è fatalismo e neppure rassegnazione.<br />

è «volere ciò che ci capita», ossia consapevolezza. Quella consapevolezza che fa <strong>di</strong>re al Qoelet 3,1:<br />

«Nella vita dell’uomo, per ogni cosa c’è il suo momento,<br />

per tutto c’è un’occasione opportuna».<br />

Da tutto si può imparare qualcosa. Tutto è un’opportunità per <strong>di</strong>ventare più intelligenti e<br />

liberi.<br />

In termini <strong>di</strong> fede-fiducia: «Tutto volge al bene, per coloro che amano Dio» o si sentono amati<br />

da lui. Non è Dio a decidere il brutto o il bel tempo. Capitano.<br />

Ma se c’è questa apertura interiore, allora siamo nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> assumere le cose e <strong>di</strong><br />

significarle. Saremo anche in grado <strong>di</strong> gestirle e, quando occorre, <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarle con rispetto,<br />

intelligenza, amore. Siamo su quella lunghezza d’onda che ci permette <strong>di</strong> dare risposte creative<br />

e costruttive <strong>di</strong> vita anche nelle circostanze più <strong>di</strong>fficili e avverse.<br />

Questo è fare la volontà <strong>di</strong> Dio, apportatrice <strong>di</strong> gioia.<br />

O, meglio, è essere nella sua volontà. E’ muoverci con libertà e amore sulla lunghezza d’onda<br />

della vita reale, la quale è infinitamente più vasta <strong>di</strong> noi.<br />

Ed è fonte <strong>di</strong> gioia, perché significa crescere, lasciare che la forza della vita fiorisca in noi.<br />

A motivo <strong>di</strong> questo atteggiamento, più avanti, Francesco loderà Dio per quelli che<br />

«perdonano per lo tuo amore e sostengon infirmitate e tribolazioni»,<br />

ma anche per sorella morte,<br />

«da la quale nullo homo vivente può scappare».<br />

è una conquista. Richiede tempo.<br />

Ma la vita, se vuole essere vita, non può essere che un costante e sereno in<strong>di</strong>rizzarci verso<br />

questo traguardo.<br />

Laudato si’, mi’ Signore,<br />

per frate vento<br />

et per aere et nubilo<br />

et sereno et onne tempo,<br />

per lo quale a le tue creature<br />

dai sostentamento.<br />

34


La passiFLora<br />

o Fiore deLLa<br />

“passione”<br />

La leggenda<br />

Nei giorni lontani, quando il mondo era tutto nuovo, la primavera fece balzare dalle tenebre<br />

verso la luce tutte le piante della Terra, e tutte fiorirono come per incanto.<br />

Solo una pianta non udì il richiamo della primavera, e quando finalmente riuscì a rompere la<br />

dura zolla la primavera era già lontana...<br />

- Fà che anch’io fiorisca, o Signore! - Pregò la piantina.<br />

- Tu pure fiorirai - rispose il Signore.<br />

- Quando? - chiese con ansia la piccola pianta senza nome.<br />

- Un giorno... - e l’occhio <strong>di</strong> Dio si velò <strong>di</strong> tristezza.<br />

Era ormai passato molto tempo, la primavera anche quell’anno era venuta e al suo tocco le piante<br />

del Golgota avevano aperto i loro fiori. Tutte le piante, fuorché la piantina senza nome.<br />

Il vento portò l’eco <strong>di</strong> urla sguaiate, <strong>di</strong> gemiti, <strong>di</strong> pianti: un uomo avanzava fra la folla urlante,<br />

curvo sotto la croce, aveva il volto sfigurato dal dolore e dal sangue...<br />

- Vorrei piangere anch’io come piangono gli uomini - pensò la piantina con un fremito...<br />

Gesù in quel momento le passava accanto, e una lacrima mista a sangue cadde sulla piantina<br />

pietosa. Subito sbocciò un fiore bizzarro, che portava nella corolla gli strumenti della passione:<br />

era la passiflora, il fiore della passione.<br />

(Anonimo)<br />

35<br />

La Storia<br />

Il nome del genere Passiflora, adottato da Linneo<br />

nel 1753 , significa “fiore della passione” (dal latino<br />

passio = passione e flos = fiore) e gli fu attribuito<br />

dai missionari Gesuiti nel 1610, per la somiglianza <strong>di</strong><br />

alcune parti della pianta con i simboli religiosi della<br />

passione <strong>di</strong> Cristo, i viticci la frusta con cui venne<br />

flagellato; i tre stili i chio<strong>di</strong>; gli stami il martello; la<br />

raggiera corollina la corona <strong>di</strong> spine.


Filo<strong>di</strong>retto<br />

Luciana:<br />

testimone FedeLe<br />

anche neLLa<br />

soFFerenZa<br />

<strong>di</strong> Vittorio e Sandra Gorza<br />

Luciana ha raggiunto il<br />

Padre la mattina <strong>di</strong> martedì 29 novembre. Al<br />

pomeriggio, presso l’Oratorio dei Bianchi in<br />

Rapallo abbiamo partecipato al S. Rosario<br />

guidato da don Emilio Arata, parroco <strong>di</strong> S.<br />

Maurizio <strong>di</strong> Monti e dal nostro parroco don<br />

Aurelio Arzeno. Numerose le persone amiche,<br />

vicinissime al marito Sergio, al figlio<br />

Andrea con l’affezionata nuora Elisa, alla<br />

sorella Ginetta, a cognati e nipoti.<br />

Al termine dei 5 misteri, don Arata ha<br />

invitato tutti a cantare la “Salve Regina”:<br />

tutti, con un cuore solo, hanno cantato<br />

commossi.<br />

Il nostro parroco ci ha comunicato che Luciana<br />

gli ha confidato durante la malattia:<br />

“Offro la mia sofferenza per sostenere spiritualmente<br />

la nuova chiesa <strong>di</strong> S. <strong>Anna</strong>”.<br />

Il 30 novembre, si è svolto il rito funebre<br />

con la S. Messa presieduta dal parroco <strong>di</strong><br />

S. Maurizio, che ha concelebrato con don<br />

Aurelio in una chiesa assiepata fino all’esterno.<br />

I presenti hanno potuto ascoltare una<br />

toccante, profonda riflessione scaturita dal<br />

“ricordo personale” <strong>di</strong> don Emilio:<br />

LUCIANA, modello <strong>di</strong> donna e <strong>di</strong> madre<br />

cristiana.<br />

Il brano <strong>di</strong> Vangelo proposto per la nostra<br />

riflessione ci presenta Maria accanto alla<br />

culla <strong>di</strong> Gesù e il commento <strong>di</strong> Luca: “Maria<br />

serbava tutte queste cose me<strong>di</strong>tandole<br />

nel suo cuore”. è un brano <strong>di</strong> Vangelo<br />

che si me<strong>di</strong>ta nel periodo natalizio, e<br />

precisamente nella festa della Maternità<br />

<strong>di</strong>vina <strong>di</strong> Maria.<br />

Perché ho scelto questo quadro sempre<br />

bello e significativo? Per festeggiare<br />

ancora una volta con Luciana la liturgia<br />

del Natale , tanto curata in tutti i particolari<br />

dalla nostra cara sorella negli anni<br />

scorsi, ma anche perché ho sempre visto<br />

in Luciana un vero esempio <strong>di</strong> donna e<br />

madre cristiana modellata in Maria.<br />

Maria con il suo me<strong>di</strong>tare, attraverso la<br />

luce della fede, scopre il senso vero e<br />

profondo che si nasconde sotto le vicende<br />

spesso misere e contrad<strong>di</strong>ttorie che la<br />

vita Le presenta. Ella è la ‘sapiente’,<br />

colei che sa intuire nelle cose un valore<br />

simbolico, sa che esse parlano <strong>di</strong> un<br />

mistero più alto. Il piccolo che Ella stringe<br />

tra le braccia assomiglia a tutti i bimbi che<br />

si affacciano alla vita. Eppure, attraverso<br />

la me<strong>di</strong>tazione, Maria sa che <strong>di</strong>etro i suoi<br />

lineamenti terreni traspare un profilo non<br />

scritto nella storia degli uomini, nei loro<br />

co<strong>di</strong>ci genetici, nella loro limitazione <strong>di</strong><br />

3


creature.<br />

* * *<br />

Chi vi parla ha visto da sempre, in Luciana,<br />

una donna e madre cristiana. L’ho sentito,<br />

<strong>di</strong> già, nel primo, casuale incontro con<br />

lei nell’ottobre 1989 (oltre ventidue anni<br />

fa!): stavo facendo i primi passi in questa<br />

Comunità parrocchiale, recandomi a pie<strong>di</strong><br />

a trovare una persona anziana. Attraverso<br />

un cancelletto <strong>di</strong> ferro, scorgo una giovane<br />

signora che stava coltivando un giar<strong>di</strong>no<br />

ricco <strong>di</strong> fiori; l’ho salutata, mi ha risposto,<br />

mi sono presentato e da lì è continuato un<br />

cammino che è finito, soltanto apparentemente,<br />

il giorno prima della sua morte,<br />

quando le ho amministrato il Sacramento<br />

dell’olio degli infermi.<br />

Per seguire il marito Sergio nel suo lavoro,<br />

Luciana è vissuta lungamente all’estero,in<br />

Australia (dove, per recarsi alla Messa più<br />

facilmente, ha acquistato una bicicletta<br />

con la quale ha avuto anche un incidente,<br />

non grave ma sempre tale), nel continente<br />

africano, in Arabia Sau<strong>di</strong>ta. è stata anche<br />

sulle Ande, dove in attesa del sacerdote che,<br />

‘forse’, sarebbe arrivato a celebrare la S.<br />

Messa, incoraggiava le mamme a non far<br />

mancare la poppata ai loro bimbi, anche<br />

durante la Celebrazione.<br />

Dal Vangelo <strong>di</strong> Matteo: “Venite, benedetti<br />

del Padre mio, ricevete in ere<strong>di</strong>tà il Regno<br />

preparato per voi fin<br />

dalla creazione del<br />

mondo!”.<br />

Luciana non ha<br />

avuto lunga vita, ha<br />

conosciuto la sofferenza,<br />

e che sofferenza!<br />

Malgrado<br />

ciò ha avuto tanti<br />

altri doni dal Padre:<br />

la bellezza dei<br />

tratti (che, tra le<br />

atroci sofferenze,<br />

ha conservato anche<br />

nel momento<br />

37<br />

della morte), la dolcezza del carattere, una<br />

bella voce e lo spiccato senso artistico ed<br />

estetico.<br />

Si è davvero meritata la lode del servo buono<br />

e fedele: ‘Bene, servo buono e fedele, sei<br />

stato fedele nel poco, ti darò potere su molto,<br />

pren<strong>di</strong> parte alla gioia del tuo padrone!’.<br />

A noi contemplare le sue virtù e cercare<br />

<strong>di</strong> imitarle”.<br />

* * *<br />

Il ricordo <strong>di</strong> Sandra e Vittorio<br />

Luciana, sei stata da subito un’ amica accogliente,<br />

sincera. La tua generosa spontaneità<br />

aveva già colpito noi giovani dell’Azione<br />

Cattolica che frequentavamo l’oratorio “S.<br />

Filippo Neri” (quello della nostra prima<br />

parrocchia rapallese de<strong>di</strong>cata ai Santi Gervasio<br />

e Protasio) con don Mario Chiappe<br />

(1964/65). Era il 1965 quando don Pino De<br />

Bernar<strong>di</strong>s ci aveva guidato nei gruppi della<br />

nascente C.L., che si chiamava ancora G.S.<br />

(Gioventù Studentesca) e G.L. (Gioventù<br />

Lavoratrice), della quale facevano parte<br />

parecchi <strong>di</strong> noi.<br />

Ho ancora un vivo ricordo <strong>di</strong> quel periodo<br />

(1965/1967) che abbiamo trascorso con molti<br />

giovani in un Centro <strong>di</strong> Massa Marittima:<br />

incontri molto interessanti chiamati “raggio”<br />

(eravamo seduti in cerchio) guidati da un<br />

simpatico sacerdote, don Francesco Ricci.<br />

In tale periodo<br />

abbiamo potuto<br />

visitare famose<br />

località (Siena,<br />

Larderello, S.<br />

Antimo e Firenze)<br />

e poi,<br />

durante i lavori<br />

<strong>di</strong> costruzione<br />

della “Casa della<br />

Gioventù”, ci vedevamo<br />

nei locali<br />

esterni al piano<br />

terra delle suore<br />

Benedettine im-<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

pegnandoci a sostenere le spese d’affitto con<br />

un contributo simbolico. Allora (1966/68)<br />

avevamo come assistente dei giovani don<br />

Giancarlo Crovetto (per noi ‘don Gian’) e<br />

a seguire,fino al 1970, don Bartolomeo<br />

Repetto (‘don Berto’); c’eri anche tu con<br />

il tuo fidanzato Sergio, insieme all’affiatatissimo<br />

gruppo giovani, ad animare un<br />

momento <strong>di</strong> festa per il nostro imminente<br />

S. Matrimonio (sabato 11 aprile).<br />

Poi, dopo il periodo giovanile, in molti<br />

ci siamo formati una famiglia e i nostri<br />

incontri si sono succeduti nelle occasioni<br />

speciali (es. Capodanno), quando i vostri<br />

impegni per il mondo ve lo permettevano,<br />

nella nuova parrocchia rapallese <strong>di</strong> S. <strong>Anna</strong><br />

istituita il 26 luglio 1968 con don Daniele<br />

Noce, coa<strong>di</strong>uvato poco dopo da don Pasquale<br />

Marcone (amministratore parrocchiale) e<br />

dall’allora giovane don Aurelio Arzeno,<br />

attuale nostro parroco.<br />

Ti ricor<strong>di</strong>amo ancora l’anno scorso (domenica<br />

26 settembre 2010), durante un<br />

pranzo <strong>di</strong> beneficenza a favore del nuovo<br />

complesso parrocchiale, come sempre sorridente<br />

e contenta d’essere ancora nella nostra<br />

Comunità <strong>di</strong> S. <strong>Anna</strong>. Per me e Sandra è<br />

stata l’ultima volta che ci siamo visti. è<br />

seguita più avanti un’ultima telefonata a<br />

S. Maurizio: ci eravamo detti che i miracoli<br />

possono accadere, ma che il miracolo<br />

maggiore (come a Lourdes) è quello della<br />

conversione e/o,non <strong>di</strong> meno,il dono che il<br />

Buon Dio con Maria ci fa nel sostenerci nei<br />

momenti <strong>di</strong>fficili, aiutandoci a mantenere<br />

salda la nostra Fede.<br />

Hai saputo cogliere nel Padre Nostro il “Sia<br />

fatta la Tua Volontà” offrendo in Dono la<br />

tua sofferenza, certa che i miracoli avvengono<br />

anche per poter percorrere l’ultimo<br />

tratto della vita terrena, abbandonandoti<br />

tra le braccia <strong>di</strong> Maria e Gesù, dove hai<br />

trovato la pace e la serenità che trasparivano<br />

ancora sul tuo volto, nel momento dell’<br />

ultimo saluto durante la preghiera del S.<br />

Rosario, con i colori della Madre, sul tuo<br />

corpo santificato.<br />

38


per ricordare<br />

un’amica<br />

<strong>di</strong> Rita Mangini<br />

Qualche mese fa, il 29<br />

novembre 2011, un’amica ci ha lasciato.<br />

Luciana ha percorso l’ultimo tratto della sua<br />

strada accanto a noi, come sempre, come se<br />

ancora ci fosse il tempo <strong>di</strong> raccontarsi qualcosa.<br />

Purtroppo così non è stato e noi siamo<br />

rimasti...muti <strong>di</strong> fronte alla sua morte.<br />

Mi piace pensarla in giar<strong>di</strong>no, nel “suo” giar<strong>di</strong>no<br />

dove spendeva tante ore non per riempire<br />

il tempo ma per ritemprarsi dalla vita. Nella<br />

cura delle piante era capace <strong>di</strong> cogliere il<br />

senso profondo della quoti<strong>di</strong>anità, del tempo,<br />

delle stagioni, dell’amore, della solitu<strong>di</strong>ne.<br />

Ricordo, nelle sue parole, <strong>di</strong> aver ritrovato<br />

proprio il<br />

valore della<br />

parola solitu<strong>di</strong>ne,<br />

io che<br />

mi lamentavo<br />

ogni<br />

giorno, con<br />

lei, <strong>di</strong> essere sola… Per<br />

consolarmi, infatti, mi<br />

regalò un libro “In giar<strong>di</strong>no<br />

non si è mai soli” perché era<br />

convinta che ne avrei trovato<br />

giovamento. Curando e amando<br />

i fiori nel silenzio della natura,<br />

39<br />

aveva capito l’importanza della solitu<strong>di</strong>ne<br />

e aveva imparato a viverla come momento<br />

sapienziale in cui comprendere i significati<br />

nascosti dell’esistere che spesso, nella fretta<br />

e nella superficialità, non riusciamo a vedere.<br />

Mai ha associato alla solitu<strong>di</strong>ne la parola<br />

depressione, ma sempre l’ha trasformata in<br />

capacità <strong>di</strong> comprensione, <strong>di</strong>venendo così<br />

persona capace <strong>di</strong> ascolto (chi non è stato<br />

da lei ascoltato?). Sapeva camminare con<br />

te, starti a fianco, come se niente fosse e<br />

intanto me<strong>di</strong>tare i tuoi <strong>di</strong>scorsi, i tuoi affanni,<br />

le tue rabbie. Capiva e…con<strong>di</strong>videva,<br />

anche se non la pensava sempre come te.<br />

Ascoltava, semplicemente e, nell’ascolto,<br />

spendeva tutta la sua capacità <strong>di</strong> amare il<br />

prossimo. Aveva compreso che l’amore per<br />

Dio passava solo attraverso<br />

quell’amore incon<strong>di</strong>zionato<br />

per l’altro che bussava<br />

alla sua porta o cercava<br />

conforto telefonandole<br />

ad ogni ora. Per questo<br />

Luciana era una<br />

tosta: perché ha vissuto<br />

la sua fede e l’ha testimoniata ovunque<br />

si trovasse, con semplicità, fierezza,<br />

consapevolezza e tenacia. Oggi che ci ha<br />

lasciato spero che la sua costanza e fedeltà<br />

ci siano <strong>di</strong> esempio e <strong>di</strong><br />

aiuto per <strong>di</strong>venire capaci,<br />

anche noi, <strong>di</strong> uguale<br />

testimonianza.<br />

Cara Luciana, la tua<br />

telefonata mattiniera<br />

non c’è più... mi rimane<br />

ancora la solitu<strong>di</strong>ne, ma<br />

grazie a te è <strong>di</strong>venuta più<br />

leggera, perché hai con<strong>di</strong>viso,<br />

fin che hai potuto,<br />

il suo peso con me. Grazie<br />

<strong>di</strong> tutto, la tua amicizia<br />

non morirà mai...<br />

è troppo importante<br />

p e r finire con la<br />

morte. Ciao!<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

una comunita’ in<br />

cammino Verso<br />

La pasQua<br />

<strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Arata<br />

“Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto<br />

e vi rimase quaranta giorni, tentato da Satana”.<br />

(Marco 1,12-13). Il tempo <strong>di</strong> Quaresima è segnato<br />

dall’esperienza del deserto. Gesù, come<br />

ricordano i racconti evangelici, affronta per<br />

quaranta giorni il deserto.<br />

Il deserto è l’immagine che accompagna la nostra<br />

comunità verso la memoria viva del mistero<br />

pasquale del Signore Gesù. Il deserto è un luogo<br />

arido, inospitale, che rende <strong>di</strong>fficili la crescita e<br />

lo sviluppo della vita. Il deserto rappresenta una<br />

realtà <strong>di</strong>fficile e delicata per la vita dell’uomo.<br />

Un’esperienza che parla più <strong>di</strong> desolazione e<br />

morte che <strong>di</strong> vita e speranza.<br />

Guardando alla nostra storia, alla nostra vita<br />

e al nostro cammino ci accorgiamo da quanti<br />

“deserti” siamo abitati. Il “deserto” della lontananza<br />

e dell’in<strong>di</strong>fferenza nei confronti <strong>di</strong> Dio. Il<br />

“deserto” dell’insensibilità, della freddezza e della<br />

mancanza <strong>di</strong> attenzione verso le persone che ci<br />

vivono accanto. Il “deserto” <strong>di</strong> una vita segnata<br />

dal solo benessere materiale, dal superfluo, dalla<br />

banalità, dallo scontato e dal non senso.<br />

Il tempo <strong>di</strong> Quaresima ci aiuta, prima <strong>di</strong> tutto,<br />

a riconoscere i tanti “deserti” presenti in noi e<br />

a dare loro un nome.<br />

Il deserto, però, non è<br />

solamente il luogo della<br />

prova. è anche il luogo<br />

del silenzio, della<br />

preghiera, dell’incontro<br />

personale con Dio. La<br />

Quaresima <strong>di</strong>venta così,<br />

in modo sorprendente,<br />

il tempo favorevole per<br />

“aprire una strada” in<br />

mezzo a questi nostri<br />

“deserti”.<br />

L’ascolto della Parola <strong>di</strong><br />

Dio e la luce dell’evento<br />

della Pasqua donano una<br />

rinnovata e decisiva prospettiva<br />

e speranza alla<br />

nostra umanità formata da ricchezze e povertà.<br />

Dalla nostra umanità inizia l’avventura della<br />

conversione e dell’imboccare la strada della<br />

vita piena e vera. La Parola <strong>di</strong> Dio ci suggerisce<br />

che non esiste con<strong>di</strong>zione o situazione che non<br />

possa essere guarita aprendosi alla vita autentica.<br />

Dalla Croce <strong>di</strong> Gesù ha origine la vera vita<br />

nell’amore per la persona che accoglie il Dio<br />

<strong>di</strong> Gesù. Dai nostri ‘deserti’ può aver origine<br />

un nuovo stile <strong>di</strong> vivere l’amicizia con Dio, la<br />

preghiera, con il prossimo l’elemosina e con noi<br />

stessi , il <strong>di</strong>giuno.<br />

I “deserti” personali, sanati dalla presenza <strong>di</strong><br />

un Dio affidabile, sono chiamati a trasformarsi<br />

in luoghi fioriti, luoghi <strong>di</strong> vita, <strong>di</strong> fiducia, <strong>di</strong><br />

speranza e <strong>di</strong> amore. L’esperienza del deserto<br />

aiuta inoltre a capire che spesso la nostra vita<br />

è fondata sul superfluo e sulla banalità. In altre<br />

parole, possiamo <strong>di</strong>re che la vita è fondata qualche<br />

volta sul vuoto. L’esperienza profonda del<br />

deserto ci spinge a riscoprire l’essenzialità. In<br />

questo nostro tempo contrad<strong>di</strong>stinto da una crisi<br />

non solo economica, ma esistenziale, il Vangelo<br />

ci educa a rimparare a gustare la bellezza delle<br />

piccole cose <strong>di</strong> ogni giorno, delle cose essenziali,<br />

delle cose che davvero valgono per noi e che<br />

sono alla ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> una vita veramente autentica<br />

e felice. In fondo ci accorgiamo che la vita bella<br />

non si trova nel possedere e nell’avere, ma la vita<br />

bella si trova nell’essere nel cuore <strong>di</strong> qualcuno e<br />

nel custo<strong>di</strong>re qualcuno nel proprio cuore.<br />

La Quaresima e la Pasqua sono tempi favorevoli<br />

per riscegliere la strada<br />

dell’essenzialità, delle<br />

realtà e delle persone che<br />

veramente fanno ancora<br />

battere forte il nostro<br />

cuore.<br />

Concludo con una bella<br />

intuizione sulla Pasqua<br />

del teologo Von Balthasar.<br />

“L’evento della Croce<br />

e della Risurrezione <strong>di</strong><br />

Gesù è la manifestazione<br />

drammatica dell’amore <strong>di</strong><br />

Dio e della sua battaglia<br />

d’amore per l’uomo, per la<br />

salvezza dell’uomo e per<br />

conquistarlo a sé”.<br />

40


iL rinnoVamento<br />

deLLa catechesi<br />

neLLa nostra<br />

<strong>di</strong>ocesi<br />

<strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Arata<br />

Domenica 22 gennaio si<br />

è svolto a Chiavari il Convegno catechistico<br />

<strong>di</strong>ocesano. Alla presenza <strong>di</strong> tanti catechisti impegnati<br />

con entusiasmo e passione nell’educazione<br />

alla fede <strong>di</strong> bambini e ragazzi nelle comunità<br />

parrocchiali, il nostro Vescovo ha<br />

presentato il nuovo percorso <strong>di</strong>ocesano<br />

<strong>di</strong> Iniziazione Cristiana. Questo percorso<br />

è stato elaborato da una equipe<br />

<strong>di</strong> catechisti e sacerdoti guidata dal<br />

Vescovo. Una prima sottolineatura significativa<br />

rispetto a questa iniziativa<br />

è il suo respiro ecclesiale, <strong>di</strong>ocesano.<br />

Non solo l’equipe vedeva la presenza<br />

del Vescovo e <strong>di</strong> catechisti provenienti<br />

da <strong>di</strong>verse parrocchie della nostra<br />

Diocesi, ma il rinnovamento della<br />

catechesi interessa ogni comunità<br />

cristiana impegnata nel trasmettere<br />

la gioia della fede in Gesù alle nuove<br />

generazioni. La novità <strong>di</strong> questo<br />

progetto educativo è quella <strong>di</strong> non<br />

pensare più il cammino del catechismo<br />

come una realtà scolastica.<br />

L’esperienza che si propone a bambini<br />

e ragazzi è quella della comunità che<br />

si riunisce per mettersi in ascolto<br />

del Signore Gesù, cerca <strong>di</strong> vivere<br />

lo stile buono del Vangelo e cresce<br />

nell’amicizia e nell’amore fraterno.<br />

A momenti <strong>di</strong> proposta sui contenuti<br />

fondamentali della fede cristiana,<br />

si affiancano tempi <strong>di</strong> preghiera, <strong>di</strong><br />

carità e <strong>di</strong> testimonianza. La vita<br />

provoca e interroga la fede e la fede<br />

in Gesù dona senso e orientamento<br />

alla vita. All’interno della comunità<br />

i bambini sono chiamati a scoprirsi<br />

figli <strong>di</strong> un Dio che è Padre e i ragazzi<br />

sono chiamati a scoprirsi <strong>di</strong>scepoli<br />

41<br />

<strong>di</strong> Gesù. Il percorso è caratterizzato da alcune<br />

tappe fondamentali da vivere: la celebrazione<br />

del sacramento del Perdono, dell’Eucaristia<br />

e della Cresima e alcune consegne. Il rinnovamento<br />

della catechesi è segnato anche dal<br />

coinvolgimento sempre maggiore della famiglia<br />

nel cammino educativo. La comunità cristiana<br />

e la famiglia sono insieme protagoniste nella<br />

trasmissione della vita buona del Vangelo ai<br />

ragazzi e ai bambini.<br />

Ecco in sintesi il percorso <strong>di</strong>ocesano <strong>di</strong> Iniziazione<br />

Cristiana pensato dall’equipe catechistica.<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

I parte<br />

LA COMUNITÀ DEI FIGLI<br />

Comunità dei figli accolti (6/7 anni)<br />

Consegna del nome <strong>di</strong> Gesù (all’inizio degli<br />

incontri)<br />

Consegna del sale (alla fine degli incontri)<br />

è la primissima tappa che vuole coinvolgere i<br />

bambini più piccoli. Vuole essere un momento<br />

in cui si comincia a conoscere e a prendere<br />

confidenza col nome <strong>di</strong> Gesù che viene simbolicamente<br />

consegnato in una celebrazione<br />

all’inizio del percorso. I bambini ricevono anche<br />

il segno del sale, che anticamente si dava a<br />

chi cominciava il vero e proprio cammino <strong>di</strong><br />

Iniziazione Cristiana, e che oggi ha il compito<br />

<strong>di</strong> farli <strong>di</strong>ventare “sale della terra” (Matteo<br />

5,13), cioè persone che danno gusto e sapore<br />

alla vita con il Vangelo.<br />

Comunità dei figli amati (7/8 anni)<br />

Consegna del Padre Nostro<br />

Si è pensato <strong>di</strong> celebrare in questo tempo la<br />

consegna della preghiera del Padre Nostro poiché<br />

i bambini già la imparano o la sanno, però con<br />

termini che non conoscono. Verrà compiuta una<br />

catechesi sulla consapevolezza <strong>di</strong> essere figli,<br />

richiamando il sacramento del Battesimo.<br />

Comunità dei figli perdonati (8/9 anni)<br />

Celebrazione della festa del Perdono<br />

I ragazzi scoprono il volto misericor<strong>di</strong>oso del<br />

Padre a partire dall’annuncio <strong>di</strong> Gesù e dalle<br />

sue parabole.<br />

Comunità dei figli invitati (9/10 anni)<br />

Celebrazione della Messa <strong>di</strong> Prima Comunione<br />

I ragazzi incontrano nel banchetto eucaristico<br />

Gesù presente nel segno del pane e del vino.<br />

Entrano in comunione con Lui e con Lui fanno<br />

comunione con gli altri.<br />

Comunità dei figli della luce (10/11 anni)<br />

Celebrazione della memoria del Battesimo<br />

Consegna del sale (richiamo della consegna già<br />

vissuta nel primo anno)<br />

I ragazzi sono aiutati a comprendere il Battesimo<br />

nella sua ricchezza preparando il cammino<br />

che li porterà a confermare la propria scelta <strong>di</strong><br />

vita cristiana.<br />

II parte<br />

LA COMUNITÀ DEI DISCEPOLI<br />

Comunità dei <strong>di</strong>scepoli in ascolto (11/12<br />

anni)<br />

Consegna dei Vangeli<br />

I ragazzi entrano in contatto con la Parola <strong>di</strong><br />

Dio. Nel gruppo ci sarà sempre la presenza<br />

della Bibbia con lo sguardo rivolto in modo<br />

particolare all’ascolto dei quattro Vangeli.<br />

Comunità dei <strong>di</strong>scepoli che credono (12/13<br />

anni)<br />

Consegna del Credo<br />

Dall’ascolto nasce il desiderio <strong>di</strong> credere in<br />

quella Parola e in chi la vive ogni giorno.<br />

Comunità dei <strong>di</strong>scepoli che amano (13/14<br />

anni)<br />

Consegna del Comandamento nuovo dell’amore<br />

Celebrazione della Cresima<br />

I ragazzi in un cammino <strong>di</strong> fede cristiana scoprono<br />

che nella vita è importante amare accogliendo<br />

i doni dello Spirito che è Amore.<br />

42


iFLessione comunitaria suLL’inno aLLa<br />

carita’ <strong>di</strong> s.paoLo (1cor, 13,)<br />

L’inno alla carità <strong>di</strong> San Paolo<br />

ci invita ad una riflessione profonda sulle motivazioni<br />

spirituali che ci portano al servizio<br />

all’“altro”: in particolare all’“altro” in con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio.<br />

Riflettiamo insieme<br />

come “gruppo” caritativo,<br />

un gruppo che, animato dalla preghiera e<br />

dalla riflessione personale, si impegna ad aiutare<br />

concretamente, in <strong>di</strong>verse forme, le persone che<br />

vi si rivolgono.<br />

Abbiamo sottolineato l’importanza del “gruppo”<br />

come protagonista dell’aiuto perché ci<br />

accorgiamo sempre più <strong>di</strong> quanto poco si possa<br />

fare da soli. Solo insieme, infatti, ci è data la<br />

possibilità <strong>di</strong> “essere” una realtà che “fa”, che<br />

“si impegna”: noi tutti, insieme, permettiamo al<br />

gruppo <strong>di</strong> fare. Quin<strong>di</strong> l’importanza del nostro<br />

“essere” persone che cercano <strong>di</strong> attualizzare nella<br />

propria vita l’amore <strong>di</strong> Dio <strong>di</strong>venta con gli altri<br />

espressione “dell’amore ricevuto e donato”<br />

(Benedetto XVI – Caritas in Veritate).<br />

La chiave <strong>di</strong> lettura della nostra realtà, allora,<br />

è la “relazione”: relazione con Dio, tra noi e<br />

con gli altri.<br />

Prima fra tutti è la relazione personale spirituale<br />

che trasforma in persone che liberamente si<br />

mettono in gioco, si sentono responsabili della<br />

crescita della comunità a cui appartengono e<br />

promuovono risposte ai bisogni. La relazione<br />

43<br />

a cura <strong>di</strong> Rita Mangini<br />

con Dio è fondante: essa è il<br />

cuore della carità. Ognuno<br />

<strong>di</strong> noi, a suo modo, nutre<br />

questo prezioso aspetto che<br />

costituisce la<br />

linfa vitale<br />

cui attinge-<br />

re per<br />

c o n t i n u a r e<br />

nell’opera quoti<strong>di</strong>ana.<br />

La relazione tra i volontari<br />

rappresenta la possibilità <strong>di</strong> vivere la reciprocità<br />

che nasce da rapporti veri e sinceri in<br />

una quoti<strong>di</strong>anità non sempre appagante, ma anzi<br />

fonte <strong>di</strong> superamenti continui delle proprie e<br />

altrui fragilità. Si parla, si con<strong>di</strong>vide, si <strong>di</strong>scute,<br />

si risponde, si apprezza, si vive un’amicizia<br />

fondata su valori importanti che sono il sostegno<br />

continuo e concreto dell’agire <strong>di</strong> ognuno.<br />

La relazione con l’altro incarna la <strong>di</strong>mensione<br />

della solidarietà, della capacità <strong>di</strong> vivere da<br />

dentro le situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà permettendo,<br />

anche, lo sviluppo <strong>di</strong> rapporti che vanno oltre<br />

e al <strong>di</strong> là del semplice aiuto economico. Guarda<br />

l’altro come soggetto importante e testimonia<br />

la ragione della gratuità in una società dove<br />

tutto ha un prezzo.<br />

Le tre relazioni rappresentano, insieme, l’unico<br />

volto della “Carità”, presenza non ingombrante,<br />

carica <strong>di</strong> dolcezza e <strong>di</strong> amore, vera espressione<br />

dell’amicizia con Dio.<br />

Imparare a coniugare questo nuovo stile è il<br />

proposito del nostro gruppo, un modo nuovo<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

<strong>di</strong> “essere con” per camminare insieme verso<br />

la realizzazione del bene comune.<br />

reLaZione/sintesi<br />

deLL’attiVita’<br />

deLL’anno 2011<br />

Pubblichiamo la sintesi della nostra attività relativa<br />

al 2011 per con<strong>di</strong>videre una riflessione sui bisogni<br />

e sulle possibili soluzioni.<br />

Come le parole precedenti evidenziano, il nostro<br />

centro fonda tutte le sue attività sull’Ascolto, quin<strong>di</strong>,<br />

solo in seconda battuta, “interviene” con le <strong>di</strong>verse<br />

espressioni presenti al suo interno.<br />

Nello scorso anno sono state ascoltate più<br />

<strong>di</strong> 350 persone a cui è stato proposto<br />

il questionario Caritas per essere<br />

sempre attenti a svolgere il<br />

proprio servizio “in rete”,<br />

non per fare meno<br />

ma per riuscire<br />

meglio ad aiutare<br />

chi si trova<br />

in <strong>di</strong>fficoltà. Questo<br />

compito, delicato,<br />

impegna il volontario in un<br />

“ascolto” empatico, attento ed<br />

accogliente. Si tratta <strong>di</strong> un<br />

“ascolto” attivo che “progetta”,<br />

non una semplice<br />

e burocratica raccolta <strong>di</strong><br />

dati più o meno completa.<br />

E questo implica per tutti<br />

un continuo confronto per<br />

riuscire ad essere “persone capaci <strong>di</strong> farsi carico<br />

dell’altro rimanendo nella situazione”, convinti<br />

sempre <strong>di</strong> non avere la bacchetta magica ma consci<br />

della propria povertà, <strong>di</strong>sponibili a rimanere accanto<br />

e insieme per cercare la soluzione migliore<br />

(quando possibile).<br />

Con questo stile lo scorso anno abbiamo accompagnato<br />

87 famiglie <strong>di</strong> Rapallo e <strong>di</strong>ntorni che a noi si<br />

sono rivolte per <strong>di</strong>versi aiuti. Molte <strong>di</strong> esse hanno<br />

ricevuto farmaci (302 pezzi) e/o pacchi <strong>di</strong> alimenti<br />

(450), altre indumenti o oggetti per l’infanzia (lettini,<br />

passeggini etc). Molte persone, poi, si sono<br />

rivolte a Coxanna per richiedere un lavoro (155)<br />

o per offrirlo (30). Alcuni hanno offerto mobili e<br />

suppellettili per la casa (12), altri ancora sono stati<br />

ascoltati (45) e poi inviati ad altre strutture più<br />

idonee a risolvere le loro necessità.<br />

Ringraziamo il Banco Alimentare e il Banco Farmaceutico<br />

perché ci aiutano costantemente a raccogliere<br />

viveri e me<strong>di</strong>cine, i Volontari del Soccorso che ci<br />

accompagnano ogni mese a Bolzaneto a rifornirci<br />

presso il Banco Alimentare regionale e tutta la<br />

comunità <strong>di</strong> S.<strong>Anna</strong> che sempre contribuisce in<br />

modo concreto portando quanto richiesto nel cesto<br />

raccoglitore situato in fondo alla nostra chiesa.<br />

Grazie a tutti <strong>di</strong> cuore perché siamo sempre più<br />

convinti che solo insieme si può essere testimoni<br />

cre<strong>di</strong>bili e concreti <strong>di</strong> fronte a<br />

chi, purtroppo, si trova<br />

in <strong>di</strong>fficoltà.<br />

44


Apri i nostri occhi, Signore,<br />

perchè possiamo vedere te nei nostri<br />

fratelli e sorelle.<br />

Apri le nostre orecchie, Signore,<br />

perchè possiamo u<strong>di</strong>re le invocazioni<br />

<strong>di</strong> chi ha fame,<br />

freddo, paura e <strong>di</strong> chi è oppresso.<br />

Apri il nostro cuore, Signore,<br />

perchè impariamo ad amarci<br />

gli uni gli altri come tu ci ami.<br />

Donaci <strong>di</strong> nuovo il tuo Spirito, Signore,<br />

perchè <strong>di</strong>ventiamo un cuore solo<br />

e un’anima sola, nel tuo nome.<br />

45<br />

Apri i nostri occhi<br />

(Madre Teresa <strong>di</strong> Calcutta)<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

corso <strong>di</strong><br />

computer<br />

La terza sessione<br />

dei corsi <strong>di</strong> Computer della<br />

Caritas <strong>di</strong> S.<strong>Anna</strong> (progetto:<br />

«Anziani e Personal<br />

Computer») terminerà<br />

a metà <strong>di</strong> maggio.<br />

Tale iniziativa <strong>di</strong> addestramento<br />

pratico/applicativo alla conoscenza <strong>di</strong> base<br />

<strong>di</strong> questo strumento <strong>di</strong> lavoro e svago è<br />

orientata con maggiore enfasi agli over sessanta<br />

per aiutarli a rimanere attivi e stimolati in<br />

attività non solo lu<strong>di</strong>che<br />

ma finalizzate a<br />

migliorare la qualità<br />

della vita.<br />

Al livello<br />

base,<br />

d e n o -<br />

minato<br />

A, partecipano<br />

persone<br />

con scarsa conoscenza<br />

del<br />

PC, mentre il corso B viene frequentato<br />

da chi ha un certo grado <strong>di</strong> familiarità con<br />

il computer.<br />

Si sono iscritti circa venti studenti ad ogni<br />

sessione.<br />

La prima sessione si è svolta a novembre e <strong>di</strong>cembre 2011<br />

La seconda sessione da gennaio a marzo 2012<br />

La partecipazione è stata sempre assidua e l’insegnante è stato coa<strong>di</strong>uvato nella logistica,<br />

nell’organizzazione delle lezioni e nella parte <strong>di</strong>dattica da altri volontari del Coxanna.<br />

4


Wanda Bis<br />

<strong>di</strong> Neda T.<br />

E ci sono<br />

ritornata<br />

ritornata in<br />

Rwanda, a raccogliere i frutti.<br />

I bimbi che stiamo aiutando stanno meglio. Scrivono letterine<br />

ai fratellini adottanti dando loro notizie.<br />

Con gli aiuti ricevuti hanno comprato cibo, pagato l’assicurazione<br />

sanitaria e comprato l’occorrente per la scuola.<br />

Una mamma invece si è messa a fabbricare la birra <strong>di</strong><br />

sorgo. Con i proventi ottenuti ha comprato un maiale e<br />

due caprette e ha così anche il concime per il suo campo.<br />

Il loro parroco Padre Jerome Masinzo li segue tanto e tanto affettuosamente traduce le letterine<br />

che hanno scritto nella loro lingua: il Kinyarwanda. E <strong>di</strong>ce: “Voi non avete idea <strong>di</strong> cosa rappresenti<br />

per i nostri bimbi il vostro aiuto, quello che scrivono viene veramente dal cuore”.<br />

Questa terra ha ancora bisogno <strong>di</strong> aiuto anche se<br />

le varie congregazioni religiose presenti si danno<br />

da fare, tanto anche loro.<br />

I poveri, specialmente sulle colline, sono molti,<br />

ma ora almeno sappiamo che una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong><br />

famiglie sta meglio.<br />

è una goccia, ma è<br />

meglio <strong>di</strong> niente!<br />

E il “sacrificio” <strong>di</strong><br />

chi aiuta una <strong>di</strong> queste<br />

famiglie sapete<br />

a quanto ammonta? Ammonta a 1 euro al giorno, o anche<br />

meno.<br />

Questi sono i frutti <strong>di</strong> una semina iniziata un anno fa...allora<br />

continuiamo a darci da fare:”Vogliamo ingran<strong>di</strong>re i sorrisi dei<br />

bimbi <strong>di</strong> queste famiglie?” Versiamo anche una piccola cifra, un<br />

“una tantum” sul conto n. 131-0601838 swift code CGBK RW<br />

RW, intestato a Bimbo a Bimbo, presso la CO GE BANQUE<br />

<strong>di</strong> Butare (Rwanda).<br />

Anche se bimbi non siamo<br />

più, lo siamo stati, tutti.<br />

Grazie <strong>di</strong> cuore.<br />

47<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

Santo Natale<br />

educare aL dono<br />

deLLa Vita<br />

Sono passati quasi due anni dall’apertura<br />

dello Sportello CAV <strong>di</strong> Rapallo-Santa<br />

Margherita Ligure e la famiglia è cresciuta :<br />

cresciuti i bambini, cresciuto il numero delle<br />

mamme assistite, cresciuto il numero dei volontari<br />

e delle attività; non ci misuriamo, ma<br />

ci sentiamo sempre in cammino.<br />

In questi due anni lo sportello CAV, che si<br />

apre <strong>di</strong>scretamente appartato sul chiostro del<br />

Convento, immerso nel silenzio tra viti e ulivi,<br />

ha accolto mamme e bambini che bussando<br />

alla porta chiedevano aiuto.<br />

Dalle 7 mamme con uno o due bambini, seguite<br />

nei primi mesi, siamo passati alle 20 che<br />

vengono regolarmente al nostro Sportello (ogni<br />

venerdì dalle 17 alle 19), alle quali vengono<br />

<strong>di</strong>stribuiti pannolini, latte, alimenti, omogeneizzati<br />

e prodotti per l’igiene del neonato, oltre a<br />

biberon, ciucci e tettarelle. Più <strong>di</strong> 40 madri e<br />

<strong>di</strong> Patrizia Achilli<br />

Vicepresidente CAV Rapallo<br />

Responsabile Sportello CAV <strong>di</strong> Santa Margherita Ligure.<br />

padri in <strong>di</strong>fficoltà ci hanno visitato<br />

<strong>di</strong> passaggio nel 2011.<br />

Molte famiglie <strong>di</strong> Santa e delle Parrocchie<br />

ci aiutano portandoci, con<br />

slancio <strong>di</strong> umanità e cooperazione,<br />

corre<strong>di</strong>ni, carrozzelle, lettini e giocattoli.<br />

Tutto viene smaltito velocemente,<br />

ma se una mamma ci chiede<br />

qualcosa che non abbiamo troviamo<br />

sempre un pacco fuori dalla nostra<br />

porta con quanto necessario, per<br />

cui ci affi<strong>di</strong>amo con abbandono alla<br />

Divina Provvidenza.<br />

In questi due anni abbiamo potuto<br />

vedere i progressi del nostro CAV, che<br />

attualmente offre i farmaci da banco<br />

(attraverso la raccolta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali<br />

del Banco Farmaceutico) e il ginecologo; inoltre<br />

possiamo contare sulla collaborazione dell’UDI<br />

(Centro Anti Violenza), <strong>di</strong> cui fa parte una<br />

nostra volontaria. La Dott.ssa Antonella Carpi,<br />

pe<strong>di</strong>atra del CAV Sportello Santa, visita ogni<br />

due settimane i bambini, garantisce l’assistenza<br />

me<strong>di</strong>ca e le vaccinazioni per i piccoli che non<br />

possono usufruire del servizio mutualistico e ha<br />

sempre un consiglio per le neo mamme.<br />

Solo a Santa Margherita sono attualmente in<br />

sviluppo due Progetti Gemma e il 16 novembre<br />

è nato il piccolo Giacomo, che senza questo<br />

importante aiuto avrebbe avuto <strong>di</strong>fficoltà a<br />

venire al mondo.<br />

Tra qualche giorno verrà alla luce il frutto <strong>di</strong><br />

una commovente storia: la mamma giovanissima<br />

è senza un rene e si trovava in una <strong>di</strong>fficilissima<br />

situazione famigliare, ma grazie alla sinergia<br />

con i Servizi Sociali possiamo affermare che<br />

sarà una storia a lieto fine, con il matrimonio<br />

48


dei giovanissimi genitori e un germoglio <strong>di</strong><br />

vita che crescerà.<br />

Il 2011 è iniziato col bellissimo ricordo <strong>di</strong><br />

luce del S. Natale con Telepace, l’Emittente<br />

Diocesana, con cui abbiamo trascorso in <strong>di</strong>retta,<br />

presso la nostra sede nei locali del Convento,<br />

questa gioiosa festività in collegamento con<br />

altre se<strong>di</strong> in Italia e all’estero.<br />

Sono seguite altre iniziative, oltre alla consueta<br />

ven<strong>di</strong>ta delle primule sul sagrato delle Chiese<br />

per la giornata della vita, con interviste e<br />

articoli sui giornali locali che ci hanno dato<br />

l’opportunità <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgare il messaggio <strong>di</strong><br />

bellezza della vita in questo momento <strong>di</strong><br />

emergenza culturale (in cui occorre educare<br />

al Dono della vita), anche in occasione<br />

dell’Open Day in cui siamo stati visitati da<br />

<strong>di</strong>versi giovani.<br />

Siamo apparsi su Telepace per la<br />

XXXIII giornata per la vita sul tema<br />

“Educare alla vita”, secondo il messaggio<br />

dei Vescovi, al fianco del prof.<br />

Ezio Fulcheri, docente <strong>di</strong> anatomia<br />

patologica dell’Università <strong>di</strong> Genova<br />

per la ricerca sulle patologie del feto<br />

e Presidente Ass. “L’abbraccio <strong>di</strong><br />

Don Orione”, della dr.ssa Liliana<br />

Sacchetti, tesoriere della Federazione<br />

Ligure dei Consultori Famigliari <strong>di</strong><br />

ispirazione cristiana, e dei coniugi<br />

Corra<strong>di</strong>no, educatori dell’OPERA<br />

Madonnina del Grappa. In questa<br />

occasione abbiamo potuto offrire<br />

una importante testimonianza sulla<br />

vita nascente.<br />

Ci siamo resi conto con gioia e riconoscenza<br />

a Dio che lo sportello CAV <strong>di</strong> Rapallo a<br />

Santa Margherita è <strong>di</strong>ventato un punto fermo<br />

e importante per la popolazione bisognosa<br />

e abbiamo iniziato a tessere una fitta rete <strong>di</strong><br />

collaborazione reciproca con le <strong>di</strong>verse realtà<br />

caritative, in particolare con le altre Associazioni<br />

e Parrocchie della città, <strong>di</strong>ventando<br />

membri della Consulta del Volontariato presso<br />

il Comune, consorziandoci con la Caritas, il<br />

Banco Alimentare e L’Associazione Famiglie<br />

per l’Educazione, che per noi è importante<br />

fonte <strong>di</strong> sostegno economico.<br />

49<br />

Annuncio primo anniversario dell’apertura dello<br />

Sportello CAV e compleanno del primo bimbo<br />

assistito<br />

XXXIII Giornata della vita primule sul sagrato<br />

<strong>di</strong> N.S. della Rosa a S.M.L.<br />

Raccolta del Banco farmaceutico<br />

(Farmacia Internazionale dei Dott.ri Turrin)<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

Il CAV <strong>di</strong> Rapallo Santa Margherita a Telepace<br />

Expò 2011<br />

La Dott.ssa Carpi Antonella al lavoro<br />

Lo stile del nostro Centro <strong>di</strong> Aiuto<br />

alla Vita ci ha portato ad impostare<br />

con le madri assistite un rapporto<br />

che esula dal mero assistenzialismo,<br />

ma che si spinge, attraverso<br />

lo “stare insieme”, ad una amicizia<br />

preziosa e ad un inserimento<br />

culturale delle mamme straniere,<br />

attraverso lo stimolo a sentirsi<br />

integrate nel tessuto lavorativo<br />

e sociale del nostro Paese. Le<br />

accompagniamo dal pe<strong>di</strong>atra, le<br />

aiutiamo a preparare le prime<br />

pappe, i bagnetti. Spesso vengono<br />

anche solo per salutare o trovare uno sfogo, una<br />

spalla su cui piangere, un cuore che le accoglie,<br />

l’ascolto, un consiglio, una carezza.<br />

Per ringraziare i vari benefattori che via via<br />

numerosi sono apparsi sul cammino dei CAV<br />

<strong>di</strong> Rapallo e ”Santa”, con l’aiuto dei Padri Cappuccini,<br />

presso la mensa del povero, abbiamo<br />

organizzato un riuscito pranzo <strong>di</strong> beneficenza<br />

in onore <strong>di</strong> coloro che nel silenzio ci donano<br />

appoggio non solo finanziario, ma anche spirituale.<br />

In agosto, quando le se<strong>di</strong> CAV vanno in vacanza,<br />

un gruppo <strong>di</strong> volontari, anziché partire per mete<br />

<strong>di</strong> svago, ha preferito passare quattro giorni<br />

all’EXPO’ <strong>di</strong> Rapallo, che l’associazione “Il<br />

Cuore” organizza ogni estate e che da due anni<br />

ci vede presenti con il nostro allegro banchetto<br />

per portare sempre il messaggio della vita a chi<br />

ci incontra per acquistare una piantina grassa<br />

o un fiore del “buonumore” ( il che ci<br />

consente <strong>di</strong> raccogliere un po’ <strong>di</strong> sostegno<br />

economico ).<br />

Sabato 10 <strong>di</strong>cembre 2011 alle ore 21,<br />

nella Chiesa dei Frati Cappuccini, in<br />

tempo <strong>di</strong> Avvento, si è tenuta la Veglia<br />

<strong>di</strong> Preghiera per la vita nascente, presieduta<br />

dal nostro Vescovo S.E. Mons. Alberto<br />

Tanasini che, al termine della preghiera, ha<br />

incontrato tutti i volontari e i rappresentanti<br />

dei CAV del Tigullio, i collaboratori<br />

e coloro che operano per la vita.<br />

La Veglia Eucaristica per la vita nascen-<br />

te preparata da Prete Rinaldo Rocca,<br />

Presidente del Villaggio del Ragazzo e<br />

50


guida spirituale del<br />

CAV <strong>di</strong> Chiavari,<br />

si è svolta nella<br />

chiesa dei Frati<br />

Cappuccini in<br />

un’atmosfera<br />

<strong>di</strong> serena pace,<br />

in armonia<br />

con le parole<br />

pronunciate dal<br />

Vescovo e rivolte<br />

al “Popolo della vita”<br />

per celebrare la Veglia<br />

chiedendo al Signore la grazia<br />

della conversione dei cuori e<br />

dando la testimonianza ecclesiale <strong>di</strong> una forte<br />

cultura della vita e dell’amore.<br />

Dopo le invocazioni e le preghiere rivolte alla<br />

Madre <strong>di</strong> Dio e Madre <strong>di</strong> ogni madre, ci siamo<br />

ritrovati nella nostra sede, in una sala straripante<br />

<strong>di</strong> persone, alla presenza delle autorità e dei<br />

presidenti dei CAV locali, per la riflessione che<br />

ci ha proposto S. E. Mons. Tanasini. Attorniato<br />

dalle foto dei piccoli del Centro, nella calda<br />

luce scintillante dell’albero <strong>di</strong> Natale addobbato<br />

<strong>di</strong> angeli e palline <strong>di</strong> cioccolato, il Vescovo<br />

si è <strong>di</strong>chiarato sod<strong>di</strong>sfatto del clima e della<br />

collaborazione tra tutti i CAV sul territorio<br />

invitandoci a prendere coscienza del “progetto<br />

<strong>di</strong> unità” nell’operare camminando insieme sulla<br />

strada della serena cooperazione, ricordandoci<br />

che è importante guardare sempre nella stessa<br />

<strong>di</strong>rezione e impegnarsi tutti nella realizzazione<br />

del “progetto <strong>di</strong>vino”.<br />

Sua Eccellenza ha rilevato che il più bel segno<br />

è che , quando accompagniamo una mamma alla<br />

porta, le <strong>di</strong>amo la certezza <strong>di</strong> sapere che ora<br />

non è più sola , ma che c’è sempre qualcuno<br />

che, con la preghiera al cielo e “le mani in<br />

pasta” sulla terra, la segue e la conforta.<br />

L’incontro <strong>di</strong> preghiera della Veglia, nell’invocazione<br />

a Maria Madre <strong>di</strong> Dio e Madre<br />

della vita, ha lasciato nel cuore la certezza <strong>di</strong><br />

essere affidati a Lei nella missione del nostro<br />

operare per i piccoli nati, non ancora nati o<br />

mai nati, nella promessa che questo incontro<br />

vissuto <strong>di</strong>venti un appuntamento consueto<br />

per rinnovarci e stimolarci nella crescita per<br />

51<br />

Il primo fiocco azzurro<br />

“fare il bene”.<br />

Abbiamo incontrato<br />

anche <strong>di</strong>versi<br />

giovani, spesso<br />

coppie <strong>di</strong> giovanissimistudenti<br />

che temono<br />

<strong>di</strong> aver<br />

“combinato un<br />

guaio”. Questi<br />

ragazzi arrivano<br />

<strong>di</strong>sorientati, sono<br />

confusi e giocano con<br />

la vita e la morte come in un<br />

videogame; deresponsabilizzando<br />

loro stessi, delegano le responsabilità “al <strong>di</strong><br />

fuori”, senza interiorizzare la realtà.<br />

Presentando tutto ciò che abbiamo laboriosamente<br />

realizzato in questo anno non vogliamo<br />

fare un elenco <strong>di</strong> attività…che miseria sarebbe!<br />

Come si possono elencare i Doni <strong>di</strong> Dio? Dio ci<br />

ha donato un anno <strong>di</strong> palpiti, <strong>di</strong> respiri, <strong>di</strong> cieli<br />

stellati e temporali, <strong>di</strong> luce, ombre, colori e… <strong>di</strong><br />

Amore grande…ecco, Amore. Alla fine rimane<br />

l’Amore. Ti accorgi che tutto quello che abbiamo<br />

fatto è solo donare e ricevere amore.<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

<strong>di</strong>aLoGo su<br />

“chiesa, terapia per La maLattia deLL’uomo”<br />

circoLo heminGWaY hoteL riViera - rapaLLo<br />

aLLa presenZa <strong>di</strong> dr GiorGio KaraLis,<br />

proF Lucio saViani e don Federico pichetto<br />

<strong>di</strong> Rosanna Antola<br />

52


53<br />

preparaZione<br />

dei paLmiZi presso La<br />

nostra parrocchia<br />

siGnore<br />

aL LaVoro...<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

domenica<br />

bene<strong>di</strong>zione<br />

parco via t<br />

S. An<br />

54


1 aprile<br />

delle palme<br />

re scalini<br />

na<br />

55<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

La Festa dei ministranti<br />

Spieghiamo innanzitutto chi sono i<br />

“ministranti “. Sono i bambini che, durante la<br />

Santa Messa, eseguono un servizio a fianco<br />

del Sacerdote sull’altare.<br />

Don Aurelio ha fatto comprendere a questi<br />

piccoli l’importanza del loro impegno, uffi-<br />

cializzando la loro funzione.<br />

Suor Jole, il seminarista Clau<strong>di</strong>o e Stefano<br />

hanno preparato i bambini che, dopo l’omelia,<br />

sono entrati in chiesa processionalmente e, <strong>di</strong><br />

fronte al nostro Parroco Don Aurelio, hanno<br />

<strong>di</strong>chiarato in coro, con un “lo voglio” la<br />

<strong>di</strong> Clelia Castino<br />

loro volontà <strong>di</strong> fare i chierichetti. Hanno poi<br />

letto sempre in coro la preghiera e sono poi<br />

saliti, uno ad uno, sull’altare per far bene<strong>di</strong>re<br />

la veste.<br />

Con l’aiuto <strong>di</strong> mamme commosse si sono<br />

vestiti: belli, bellissimi con la tunica bianca a<br />

bande rosse; così hanno svolto il loro compito<br />

in veste ufficiale.<br />

Con l’autorizzazione <strong>di</strong> Don Aurelio si radune-<br />

ranno una volta al mese in chiesa per apprendere<br />

bene il loro “mestiere”… e poi tutti al Mamre<br />

per una merenda e tanti giochi.<br />

5


due Giorni a Giaiette:<br />

guidati dalle stelle<br />

Noi del gruppo della terza me<strong>di</strong>a della parrocchia<br />

<strong>di</strong> S.<strong>Anna</strong>, insieme al gruppo della<br />

parrocchia dei Ss.Gervasio e Protasio, abbiamo<br />

trascorso due giorni a Giaiette, nell’entroterra<br />

<strong>di</strong> Chiavari. Ci siamo <strong>di</strong>vertiti tantissimo! Nel<br />

pomeriggio <strong>di</strong> sabato abbiamo fatto molti giochi<br />

e abbiamo ascoltato la proposta. Ma il momento<br />

più bello è stato quando siamo andati a vedere<br />

le stelle alle 11 <strong>di</strong> sera! Io non mi ero mai<br />

accorta della bellezza del paesaggio. Vedendo<br />

le stelle, tutti noi siamo rimasti con la bocca<br />

57<br />

aperta davanti a questa bellezza indescrivibile.<br />

Durante la proposta abbiamo ascoltato il brano<br />

del Vangelo che si riferiva alla vicenda dei<br />

Magi e abbiamo parlato del desiderio <strong>di</strong> fare<br />

qualcosa, avere qualcosa. Altro bel momento<br />

è stato domenica mattina quando siamo saliti<br />

sulla cima del monte Zatta. Anche sulla vetta<br />

siamo rimasti con la bocca aperta perché c’era<br />

una vista stupenda! Peccato che siamo rimasti<br />

insieme a Giaiette solo due giorni!!!<br />

Gloria<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

Cam<br />

invern<br />

giov<br />

a Cl<br />

58


po<br />

ale<br />

ani<br />

aviere<br />

59<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

Anche per il Santo<br />

iL presepe<br />

<strong>di</strong> Bruna Valle<br />

Natale 2011 Don Aurelio ha affidato<br />

a noi massari del Sestiere Cappelletta il<br />

compito <strong>di</strong> realizzare il Presepe nella chiesa<br />

<strong>di</strong> S. <strong>Anna</strong>. Abbiamo accettato con gioia e<br />

abbiamo costruito un presepe semplice e carino<br />

con tanto impegno e amore. Quest’anno abbiamo<br />

rappresentato un paesaggio montano con le statuine in<br />

movimento, ognuna impegnata nel suo mestiere, e un laghetto con le barchette.<br />

L’elemento più importante era la capanna <strong>di</strong> Gesù Bambino con Maria e Giuseppe, il bue e<br />

l’asinello. è nato per noi il Salvatore, ci protegge da ogni male, riscalda i nostri cuori e ci dà<br />

la forza <strong>di</strong> affrontare le nostre pene e i nostri dolori con la fede; con il Suo amore è sempre<br />

con noi.<br />

Noi speriamo che il presepe sia piaciuto ai parrocchiani e siamo contenti per tutte le preghiere<br />

e le de<strong>di</strong>che che i fedeli, nel visitarlo, hanno lasciato.<br />

Un particolare ringraziamento va a Luigi Adamo, che ha collaborato per l’impianto elettrico.<br />

Arrivederci al prossimo Natale dai massari del Sestiere Cappelletta.<br />

0


sestiere cappeLLetta<br />

<strong>di</strong> Bruna Valle<br />

Il 13 novembre 2011 il Sestiere Cappelletta ha organizzato presso il campetto<br />

del Centro Mamre una castagnata <strong>di</strong> beneficenza a favore della nuova chiesa <strong>di</strong> S. <strong>Anna</strong>.<br />

La giornata è andata molto bene, il tempo è stato bellissimo e ci ha permesso <strong>di</strong> realizzare<br />

La castagnata<br />

la manifestazione nel migliore dei mo<strong>di</strong>. Le massare del Sestiere hanno cucinato molti dolci:<br />

castagnaccio con l’uvetta, castagnaccio con la cioccolata, crostate con la marmellata, salatini,<br />

pasticcini e frittelle <strong>di</strong> castagna; i massari hanno preparato le caldarroste.<br />

La gente ha partecipato molto numerosa,<br />

ha mangiato e bevuto apprezzando le nostre<br />

specialità, ha chiacchierato, ha passato una<br />

bella giornata in nostra compagnia ed è stata<br />

molto generosa con le offerte nonostante i<br />

tempi <strong>di</strong> crisi.<br />

Siamo contenti e sod<strong>di</strong>sfatti per la bella<br />

festa vissuta in armonia; ringraziamo tutti i<br />

partecipanti e vi <strong>di</strong>amo appuntamento al prossimo<br />

autunno per un’altra bella castagnata<br />

in compagnia del Sestiere Cappelletta.<br />

1<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

PASQUA<br />

I cieli sono in festa,<br />

la terra si ridesta,<br />

canta felice il cuore:<br />

è risorto il Signore!<br />

(Giusy)<br />

“Auguri dalla Redazione”<br />

2


3<br />

Filo<strong>di</strong>retto


In caso <strong>di</strong> mancata consegna restituire<br />

all’Ufficio GE/CMP2 Aeroporto.<br />

Il mittente si impegna a pagare la relativa<br />

tassa.<br />

■ Trasferito ■ Sconosciuto<br />

■ Insufficiente ■ Deceduto<br />

■ Rifiutato

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