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CAMMINIAMO - Parrocchia di S.Anna

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<strong>CAMMINIAMO</strong><br />

insieme<br />

“Poste Italiana SPA - spe<strong>di</strong>zione in abbonamento postale - D.L. 353/2006 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art 1, comma 2, DCB Genova<br />

Imprimè a taxe reduite - Taxe Perçue - Tassa Riscossa Genova - Italie - Bollettino quadrimestrale n° 3 Settembre-Dicembre 2012 Anno XXVIII


In questo numero:<br />

3<br />

6<br />

8<br />

11<br />

13<br />

15<br />

22<br />

25<br />

29<br />

32<br />

35<br />

Natale:<br />

dono <strong>di</strong> amore<br />

Significato<br />

<strong>di</strong> un gesto simbolico<br />

La nostra storia...<br />

La sofferenza...<br />

Il solaio<br />

del pavimento della<br />

nuova chiesa<br />

Santitá, paternitá,<br />

maternitá e<br />

felicitá<br />

Patroni<br />

e protettori<br />

dei nonni<br />

Tante storie,<br />

una sola storia<br />

“Per seminare<br />

la pace”<br />

Lettera alla<br />

parrocchia senza<br />

Eucaristia<br />

38 Filo<strong>di</strong>retto<br />

63<br />

Il cammino<br />

nel deserto...<br />

Auguri <strong>di</strong> Natale<br />

<strong>CAMMINIAMO</strong><br />

Direttore Responsabile: Aurelio Arzeno<br />

Segretaria <strong>di</strong> Redazione: Rita Mangini<br />

insieme<br />

Hanno collaborato a questo numero:<br />

Domenico Pertusati, Giorgio Au<strong>di</strong>sio, Clau<strong>di</strong>o Arata, don<br />

Guido, Maria Lasagna, Apollinaire Fiodemo Gelewi, <strong>Anna</strong>rita<br />

Cagnazzo, Lucia Carulli, Daniele Trucco, Alessia<br />

Signaigo, Francesca Brancaccio, Gianrenato De Gaetani<br />

Fotografie: Autori vari<br />

Immagini: Autori vari<br />

Direzione, Redazione, Amministrazione:<br />

Via E.Toti, 2 - 16035 Rapallo - Tel./Fax 0185 51286<br />

e-mail: parrocchiasantanna@interfree.it<br />

http://www.parrocchia<strong>di</strong>santanna.it<br />

http://www.angologiovani.it<br />

Stampa: Antica Tipografia Ligure<br />

Via Luigi Canepa, 13 B-C r - 16165 Genova<br />

Tel. 010 803146 - Fax 010 803104<br />

stampa@atligure.com<br />

Autorizzazione n° 108 del 19-III-84<br />

del Tribunale <strong>di</strong> Chiavari<br />

AbbonAmento Annuo:<br />

Or<strong>di</strong>nario: € 10<br />

Sostenitore: € 30<br />

Benemerito: € 50<br />

Per rinnovarre o sottoscrivere un nuovo abbonamento vi<br />

preghiamo <strong>di</strong> utilizzare il C.C.P. n°17893165 intestato a:<br />

Bollettino Interparrocchiale<br />

“Caminiamo Insieme”<br />

Via E.Toti, 2 - 16035 Rapallo (GE)<br />

oppure presso la Chiesa <strong>Parrocchia</strong>le <strong>di</strong> S.<strong>Anna</strong> <strong>di</strong> Rapallo<br />

orari sante messe<br />

GIoRnI FESTIVI<br />

Sabato ore 18: nella Chiesa <strong>Parrocchia</strong>le<br />

Domenica ore 7,30: nell’Antica Chiesetta <strong>di</strong> S.<strong>Anna</strong><br />

Domenica ore 8,30-11-18: nella Chiesa <strong>Parrocchia</strong>le<br />

GIoRnI FERIALI<br />

ore 9,30 - 18: nella Chiesa <strong>Parrocchia</strong>le


NATALE:<br />

doNo dI AmorE<br />

<strong>di</strong> Domenico Pertusati<br />

“amate i vostri nemici” Quante volte abbiamo letto o ascoltato questo<br />

invito che il Divino Maestro rivolgeva a quanti intendevano seguirlo!<br />

Purtroppo per molti è <strong>di</strong>ventato uno “slogan”, un detto che è entrato nella nostra cultura a cui<br />

abbiamo fatto abitu<strong>di</strong>ne e che <strong>di</strong> conseguenza non ci “sorprende” più <strong>di</strong> tanto.<br />

Questo accade non <strong>di</strong> rado anche a coloro che leggono il Vangelo con devozione e grande rispetto.<br />

Si corre sempre il rischio <strong>di</strong> rimanere sul piano teorico.<br />

Chie<strong>di</strong>amoci in piena coscienza: “Quante volte ci siamo comportati con coerenza, vale a <strong>di</strong>re<br />

siamo riusciti ad amare e quin<strong>di</strong> a fare del bene anche a chi ci o<strong>di</strong>a e ci detesta?”<br />

Se siamo sinceri, dobbiamo riconoscere che è <strong>di</strong>fficile “amare” come vuole Gesù.<br />

È bello voler bene a tutti coloro che ci amano, che ci fanno sentire la loro vicinanza, che mostrano<br />

simpatia e benevolenza.<br />

È questo un obbligo che nessuno <strong>di</strong>sconosce. Tutti ammettono che l’amore è un dono che richiede<br />

<strong>di</strong> essere contraccambiato. In altri termini: all’amore si risponde con l’amore.<br />

In questo comportamento non c’è affatto alcun merito: è un obbligo e un dovere <strong>di</strong> riconoscenza.<br />

3


Fa parte del profondo della natura umana, anche se ciascuno rimane assolutamente libero <strong>di</strong><br />

adempierlo.<br />

Pertanto amare gli amici non è nulla <strong>di</strong> eccezionale. Gesù lo ha detto a chiare lettere: “Se<br />

amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se<br />

date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario? Non fanno così anche<br />

i pagani?” (Mt.5.46).<br />

Ed ecco in<strong>di</strong>cata la vera strada da percorrere: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro<br />

che vi o<strong>di</strong>ano” (Lc.6,27).<br />

Tutti dobbiamo fare un serio esame <strong>di</strong> coscienza. Quali sono i nostri nemici?<br />

In cuor nostro sono coloro che si comportano male nei nostri confronti (o almeno così cre<strong>di</strong>amo).<br />

C’è chi ci critica “ingiustamente”, chi ci biasima e formula giu<strong>di</strong>zi negativi sul nostro<br />

modo <strong>di</strong> operare…; non manca a volte chi manifesta acre<strong>di</strong>ne e astiosità alle nostre spalle<br />

con condanne senza appello, cioè senza preoccuparsi <strong>di</strong> contattarci.<br />

Chie<strong>di</strong>amoci con estrema sincerità: “Quale è la nostra risposta? Come reagiamo?”<br />

Se siamo sinceri, cerchiamo <strong>di</strong> ribattere colpo su colpo e ci in<strong>di</strong>gniamo con chi riteniamo<br />

responsabile. Di conseguenza chiu<strong>di</strong>amo il nostro cuore al perdono.<br />

Forse sovente perdoniamo soltanto a parole, ma non nel nostro intimo. Tant’è vero che le parole<br />

e i giu<strong>di</strong>zi che riteniamo errati nei nostri riguar<strong>di</strong> vengono non solo respinti, ma ricambiati con<br />

durezza e decisione. Capita non poche volte <strong>di</strong> sentire persone che <strong>di</strong>chiarano <strong>di</strong> aver chiuso<br />

ogni rapporto con chi le ha offese e criticate ingiustamente.<br />

Quasi mai siamo <strong>di</strong>sposti a concedere il beneficio della buona fede a chi ha emesso critiche<br />

o obiezioni indebite a nostro carico.<br />

Tutti corriamo il rischio <strong>di</strong> sbagliare nei nostri giu<strong>di</strong>zi. Siamo pronti a ribattere alle critiche<br />

con altre critiche, pur <strong>di</strong> respingere l’offesa e sentirci in questo modo appagati.<br />

Se riflettiamo bene, il rischio <strong>di</strong> incorrere in errore è sempre possibile. Si può sbagliare anche<br />

senza volerlo. non <strong>di</strong>mentichiamoci che è una presunzione inammissibile tentare <strong>di</strong> entrare<br />

nell’animo e nel cuore degli altri.<br />

nella Bibbia leggiamo: “L’uomo guarda l’apparenza, Dio guarda il cuore” (I Samuele<br />

16,7).<br />

La ricorrenza del natale offre l’occasione propizia per rivedere questi comportamenti: <strong>di</strong> chi<br />

offende e <strong>di</strong> chi è offeso. Entrambi sono fratelli: è questo il dono che il Figlio <strong>di</strong> Dio ci ha<br />

elargito assumendo la nostra natura umana


“Da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché<br />

voi <strong>di</strong>ventaste ricchi per mezzo della sua povertà”<br />

(2 Cor8,9).<br />

Il natale è la <strong>di</strong>mostrazione che Dio ci ama,<br />

nonostante le nostre miserie.<br />

Cristo si è umiliato - sottolinea S. Paolo<br />

(Filipp.2,4) - e spogliò se stesso, assumendo<br />

la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> servo e <strong>di</strong>venendo simile<br />

agli uomini.<br />

Il natale rappresenta un invito a tutti<br />

(nessuno escluso) per un serio esame <strong>di</strong><br />

coscienza, soprattutto da parte <strong>di</strong> coloro<br />

che pretendono <strong>di</strong> essere migliori degli<br />

altri. C’è bisogno <strong>di</strong> un cuore nuovo<br />

che sappia aprirsi a tutti e amare senza<br />

“se” e senza “ma”.<br />

È l’occasione propizia per togliere dalla<br />

coscienza quel cuore <strong>di</strong> pietra che non<br />

sente compassione per nessuno e che<br />

condanna senza alcuna pietà.<br />

Con la venuta del Redentore si realizza<br />

quanto il profeta Ezechiele andava<br />

affermando: “Vi darò un cuore nuovo,<br />

metterò dentro <strong>di</strong> voi uno spirito nuovo,<br />

toglierò da voi il cuore <strong>di</strong> pietra e vi darò<br />

un cuore <strong>di</strong> carne. Porrò il mio spirito<br />

dentro <strong>di</strong> voi” (36,25-27).<br />

La ricorrenza della natività del Figlio <strong>di</strong> Dio<br />

ci richiama a questa responsabilità: riconoscere<br />

le nostre infermità aprendo il cuore all’amore che<br />

deve abbracciare tutti, amici e nemici.<br />

L’amore è un dono <strong>di</strong> Dio che trasforma le sue creature<br />

e le rende simile a Lui. E<strong>di</strong>th Stein ne era consapevole quando affermava: “L’essere <strong>di</strong> Dio,<br />

la vita <strong>di</strong> Dio, l’essenza <strong>di</strong> Dio è amore. L’essenza più intima dell’amore è la donazione. Dio,<br />

che è amore, si dona alle creature che Egli stesso ha creato per amore” (E. Stein, La scelta<br />

<strong>di</strong> Dio, lettere - Città nuova, Roma 1973 pag.18).<br />

Ecco perché la nostra vita si deve identificare con l’amore. non esiste al mondo altro valore<br />

assoluto. Dio ci ama <strong>di</strong> un amore infinito.<br />

E<strong>di</strong>th Stein così esprimeva il suo profondo convincimento: “La vita è amore: amore straripante<br />

che non ha limiti e che si dona liberamente; amore che si piega misericor<strong>di</strong>oso verso<br />

ogni bisogno; amore che risana il malato e risveglia alla vita ciò che era morto; amore che<br />

protegge, <strong>di</strong>fende, nutre, insegna e forma; amore che è afflitto con gli afflitti e lieto con<br />

chi è nella gioia; che è pronto al servizio verso ciascuno per compiere il <strong>di</strong>segno voluto dal<br />

Padre; in una parola: l’amore del Cuore <strong>di</strong>vino”(E. Stein, La donna - Città nuova, Roma<br />

1969 pag. 61).<br />

Ritengo queste riflessioni utili per comprendere appieno nella sua vera essenza la festività<br />

del natale.<br />

5


SIgNIFIcATo<br />

dI uN gESTo SImboLIco<br />

martedì 31 luglio alle ore 8.30 una rappresentanza della parrocchia, insieme ai<br />

tecnici e agli operai del cantiere, ha posizionato all’interno del getto del solaio che sosterrà la<br />

pavimentazione del presbiterio della nuova chiesa una scatola contenente vari oggetti simbolici<br />

per la nostra comunità:<br />

La PREGHIERA A SAnT’AnnA e una CoRonCInA del Rosario,<br />

Un’IMMAGInE DEL DESERTo, che ci richiama l’Esodo nel deserto del popolo <strong>di</strong> Israele,<br />

Una RAPPRESEnTAZIonE PITToRICA dell’orto degli Ulivi nel Getsemani,<br />

Una SToLA presbiterale in seta verde,<br />

Una PATEnA indorata per il Calice.<br />

La preghiera a Sant’<strong>Anna</strong> è l’espressione della nostra comunità orante che si affida alla sua<br />

Patrona nei momenti <strong>di</strong> gioia e in quelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà. L’assemblea eucaristica rivolge a Sant’<strong>Anna</strong><br />

questa preghiera nei giorni del Triduo in preparazione alla festa e nella solennità del<br />

26 luglio. Consapevoli che “Se il Signore non costruisce….invano vi faticano i costruttori…”<br />

(Sal 126).<br />

6


Diocesi <strong>di</strong> Chiavari<br />

<strong>Parrocchia</strong> <strong>di</strong> S.<strong>Anna</strong> - Rapallo<br />

“Se il Signore non costruisce la casa,<br />

invano vi faticano i costruttori.<br />

Se Dio non custo<strong>di</strong>sce la città<br />

invano veglia il custode” (Salmo 127)<br />

o benedetta fra le madri, gloriosa sant’<strong>Anna</strong>,<br />

che aveste per figliola a Voi soggetta ed obbe<strong>di</strong>ente la Madre <strong>di</strong> Dio,<br />

ammiro l’altezza della Vostra elezione e le grazie <strong>di</strong> cui Vi adornò l’Altissimo!<br />

Mi unisco a Maria, Santissima Vergine, nell’onorarVi, nell’amarVi,<br />

nell’affidarmi alla Vostra tutela.<br />

A Gesù, a Maria ed a Voi consacro tutta la mia vita<br />

come un umile tributo della mia devozione.<br />

Voi ottenetemi che passi per me santa e degna del Para<strong>di</strong>so.<br />

o benedetta tra le madri, gloriosa sant’<strong>Anna</strong>,<br />

che aveste per figlia a Voi obbe<strong>di</strong>ente e devota,<br />

la Santa Madre <strong>di</strong> Dio, fate che ci uniamo ad essa nell’onorarVi e nell’amarVi,<br />

nell’affidarci sempre alla Vostra protezione.<br />

o sant’<strong>Anna</strong> che hai concepito la Sorgente Vivificante,<br />

ti <strong>di</strong>amo in custo<strong>di</strong>a la nostra comunità parrocchiale;<br />

fa che i bambini, gli anziani e le nostre famiglie<br />

siano fecon<strong>di</strong> <strong>di</strong> tante promesse e <strong>di</strong> concreto impegno.<br />

Possano vivere e crescere nell’amore, nella concor<strong>di</strong>a,<br />

nell’accettazione della Croce <strong>di</strong> ogni giorno.<br />

Proteggi la nostra comunità in tutte le sue iniziative:<br />

ti affi<strong>di</strong>amo i lavori <strong>di</strong> costruzione della nuova Chiesa.<br />

Fa che nessuno si possa sentire escluso.<br />

Ti chie<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> insegnarci a vivere come fratelli nella trasparenza,<br />

nella <strong>di</strong>pendenza e nell’unità<br />

perché siamo sempre <strong>di</strong> più l’immagine della Trinità<br />

che è mistero <strong>di</strong> comunione e <strong>di</strong> amore.<br />

Tu che hai accolto nel tuo grembo il Tempio Santo, Maria,<br />

raggiante <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong> giustizia, insegnaci a magnificare con te il Cristo.<br />

Amen


IL cAmmINo NEL dESErTo<br />

vErSo LA TErrA PromESSA:<br />

IL PoPoLo d’ISrAELE E<br />

LA comuNITÁ dI SANT’ANNA<br />

<strong>di</strong> A.a.V.v.<br />

L’esperienza del popolo nel deserto: la storia <strong>di</strong> un amore tormentato ed affascinante insieme<br />

(Dt.4,7).<br />

Questa vicinanza <strong>di</strong> Dio si esprime tuttavia attraverso una ”nube”, nube luminosa, ma oscura<br />

ad un tempo. Dio educa il popolo a celebrare le feste, a mettere in pratica la parola della<br />

“Torah”nei rapporti comunitari. Come Mosè, così i parroci <strong>di</strong> questa comunità, con umiltà,<br />

talvolta si fecero scudo del popolo presso Dio, talvolta <strong>di</strong>ventarono <strong>di</strong>fensori <strong>di</strong> Dio presso<br />

il popolo.<br />

A causa della durezza <strong>di</strong> cervice del popolo conobbero momenti <strong>di</strong> scoraggiamento: “Perché<br />

mi hai messo addosso il carico <strong>di</strong> questo popolo?” (Es.32,31). Mosè parlava con Dio “panim<br />

el panim”, cioè faccia a faccia, come con Gesù sul monte Tabor, durante la trasfigurazione<br />

nella nube luminosa. Mosè, come un po’ tutti i parroci <strong>di</strong> Sant’<strong>Anna</strong>, fu un uomo solo: il<br />

popolo più volte mise in <strong>di</strong>scussione la sua autorità, persino Aronne e Maria lo contrastarono,<br />

tanto che Dio li castigò con la lebbra e Mosè pregò per la loro guarigione. Lasciò la famiglia<br />

per abbracciare la grande famiglia <strong>di</strong> Dio e educò Giosuè come un figlio, preparandolo alla<br />

missione <strong>di</strong> guida del popolo. Mosè morì solo. nessuno seppe mai quale fu la sua tomba.<br />

Mosè non vide la terra, perché il Signore era la sua promessa.<br />

La storia <strong>di</strong> questi 44 anni della comunità <strong>di</strong> S. <strong>Anna</strong> va interpretata alla luce del popolo<br />

schiavo in Egitto che, grazie all’aiuto <strong>di</strong> Mosè, ha potuto vedere la mano <strong>di</strong> Dio all’opera e<br />

sperimentarne la potenza. È un’esperienza sensazionale che al suo compimento esplode in un<br />

canto <strong>di</strong> gioia e che per noi <strong>di</strong>venterà storia tra due o tre anni.<br />

8


Il racconto dell’esodo non si conclude qui: questa è solo una con<strong>di</strong>zione preliminare a qualcosa<br />

<strong>di</strong> ben più grande che Dio voleva donare al popolo <strong>di</strong> Israele allora e vuole donare a<br />

noi oggi. In questi anni più volte ci siamo posti una domanda: perché il popolo <strong>di</strong> Israele<br />

non è stato subito introdotto nella terra promessa, ma ha dovuto vagare nel deserto per ben<br />

40 anni e noi ad<strong>di</strong>rittura 44 anni? Che cosa si deve realizzare perché il popolo possa entrare<br />

nella terra promessa? C’è uno spazio da attraversare che è ben più <strong>di</strong> uno spazio fisico: da una<br />

parte abbiamo la schiavitù, dall’altra la libertà, da una parte la sofferenza, dall’altra la felicità.<br />

C’è un cammino da fare, un cammino nel deserto: questa è la con<strong>di</strong>zione per raggiungere<br />

la terra promessa, il luogo della pace. Per ricevere quello che Dio vuole domani dobbiamo<br />

attraversare il deserto, perché il deserto è il luogo in cui Dio offre la sua comunione.<br />

In questi 44 anni abbiamo accompagnato idealmente Israele nella sua vicenda storica per capire<br />

che cosa questo esodo possa rappresentare per ognuno <strong>di</strong> noi. Il simbolo del deserto biblico<br />

in<strong>di</strong>ca una realtà sconosciuta e desolata: è il luogo dell’assenza della parola e della vita, tutto<br />

è brullo, arido e sterile. È un luogo flagellato dal sole cocente ed è caratterizzato da un caldo<br />

feroce durante il giorno e da un freddo pungente la notte. È un luogo arido e inospitale, che<br />

suscita timore, paura, panico. Dà un senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione e solitu<strong>di</strong>ne, <strong>di</strong> silenzio e morte.<br />

Questo percorso lungo e accidentato è con<strong>di</strong>zione assolutamente necessaria e funzionale alla<br />

conquista della terra promessa (cfr Es 13,17-18 e 20-22).<br />

Il deserto della Bibbia non è tanto un luogo fisico quanto uno spazio simbolico: è il tempo<br />

della preparazione, della promessa, è tempo <strong>di</strong> purificazione interiore, <strong>di</strong> prova <strong>di</strong> maturazione<br />

spirituale, dell’esperienza dell’incontro con il Signore che offre la Sua comunione e rivela il<br />

Suo volto.<br />

Questo cammino nel deserto è possibile se ci lasciamo condurre da Dio, fidandoci <strong>di</strong> Lui<br />

(cfr. Es. 40,36-38).<br />

La chiesetta <strong>di</strong> S. <strong>Anna</strong>, la chiesa prefabbricata <strong>di</strong> Via Sciesa – Via Speri, il “garage” <strong>di</strong> Via<br />

A. d’Aosta, l’ipotesi del Campo Golf e <strong>di</strong> Via privata Luisa rappresentano per la nostra comunità<br />

la vita nel deserto, la con<strong>di</strong>zione per arrivare alla terra promessa. nel famoso <strong>di</strong>scorso<br />

della manna appren<strong>di</strong>amo che è Dio stesso a procurare il cibo necessario, sempre lo stesso,<br />

solo per quella giornata: questo per insegnare al popolo che doveva <strong>di</strong>pendere da Dio ogni<br />

giorno (cfr. Es.16.16,4-5).<br />

La Bibbia ci insegna che si può camminare nel deserto solo se ci si abbandona alla Divina<br />

Provvidenza. non è facile perché è richiesto uno sforzo <strong>di</strong> abbandono <strong>di</strong> noi stessi a Dio. E<br />

il popolo <strong>di</strong> Israele non manca <strong>di</strong> dare alla nostra comunità una prova delle <strong>di</strong>fficoltà e dei<br />

rischi (cfr. Es. 15,22-24 ;16,2-3; 17,2-3).<br />

Il deserto può <strong>di</strong>ventare il luogo dove si rimpiange la propria schiavitù (cfr. Salmo 94 ) : ”Ah<br />

se il mio popolo si fosse fidato….”. Leggiamo il capitolo 14 del libro dei numeri per comprendere<br />

la nostra storia: “Diamoci un capo e torniamo in Egitto….”. L’uomo può <strong>di</strong>ventare<br />

misero, meschino e autocondannarsi all’infelicità. Questo per mettere in guar<strong>di</strong>a proprio noi,<br />

oggi, adesso.<br />

Grazie alle considerazioni svolte, alla luce dell’esperienza <strong>di</strong> Israele, abbiamo preso coscienza<br />

che il deserto può essere una vera opportunità <strong>di</strong> verifica e <strong>di</strong> autenticità: solo quando arriviamo<br />

all’essenziale possiamo veramente capire chi siamo e se abbiamo fiducia in Dio. oltre<br />

alla vicenda dell’esodo, i riferimenti al deserto sono tanti nella Sacra Scrittura; pensiamo ai<br />

profeti come osea, che parlano del deserto come tempo <strong>di</strong> attesa e <strong>di</strong> incontro: “... l’attirerò<br />

nel deserto e parlerò al suo cuore…” . Il deserto spirituale è presentato da tanti mistici come<br />

S. Giovanni della Croce ( cfr. Cammino nella notte oscura...). L’idea del cammino nel deserto<br />

fa parte ormai della nostra prospettiva <strong>di</strong> fede.<br />

nel 1977 il nostro parroco iniziò un percorso <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> speranza con noi. Volendo<br />

9


fare un bilancio spirituale <strong>di</strong> questo nostro cammino comunitario, il nostro pensiero va alle<br />

parole <strong>di</strong> Gesù: “Il regno <strong>di</strong> Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli,<br />

<strong>di</strong> notte o <strong>di</strong> giorno, il seme germoglia e cresce, come egli stesso non lo sa!” (Mc.4,26). Sì,<br />

così è stato anche per noi: il piccolo seme gettato l’abbiamo visto germogliare e crescere;<br />

come sia avvenuto, noi stessi non lo sappiamo!<br />

Il Regno <strong>di</strong> Dio è una realtà profonda e misteriosa che s’instaura nel segreto dei cuori, sotto<br />

l’azione onnipotente dello Spirito Santo, e non si può misurare con metri umani: “Il regno <strong>di</strong><br />

Dio non viene in modo da attirare l’attenzione...”(Lc. 17,21).<br />

Abbiamo ricordato questo nostro cammino come quello del popolo <strong>di</strong> Israele nel deserto verso<br />

la Terra Promessa, un cammino in cui il Signore ci ha condotti con “segni” e “pro<strong>di</strong>gi”,<br />

camminando alla nostra testa <strong>di</strong> giorno con una colonna <strong>di</strong> nubi per guidarci sulla via da<br />

percorrere, <strong>di</strong> notte con una colonna <strong>di</strong> fuoco per farci luce (Esodo 13,21).<br />

La nostra prima “tenda”<br />

della riunione fu<br />

un prefabbricato provvisorio,<br />

il nostro primo<br />

accampamento in Via<br />

Sciesa – Via Tito Speri,<br />

per la preghiera, per<br />

l’ascolto della parola <strong>di</strong><br />

Dio e per la celebrazione<br />

dell’Eucarestia e degli<br />

altri sacramenti. Venne<br />

poi l’attuale “garage”<br />

in Via A. d’Aosta: un<br />

luogo umile, ma caldo,<br />

luminoso, intimo, familiare<br />

come un cenacolo,<br />

dove abbiamo gettato il<br />

“seme” del Regno <strong>di</strong> Dio,<br />

che poi abbiamo visto crescere spontaneamente e misteriosamente “come noi stessi non lo<br />

sappiamo” (Mc. 4,26).<br />

Dopo questa esperienza ci occorreva un luogo più grande, ma nel quartiere ormai non c’erano<br />

a livello urbanistico spazi idonei a causa della “rapallizzazione”. Con fantasia pastorale abbiamo<br />

preso in affitto locali per la catechesi e l’animazione pastorale, con un mutuo abbiamo<br />

acquistato il locale a<strong>di</strong>bito provvisoriamente a luogo <strong>di</strong> culto, con i sol<strong>di</strong> della comunità e<br />

con circa un milione e mezzo <strong>di</strong> euro della CEI (otto per mille) abbiamo infine comprato il<br />

terreno e iniziato i lavori <strong>di</strong> costruzione del nuovo complesso parrocchiale.<br />

Come raccontare la storia che il Signore ha con<strong>di</strong>viso con noi in tutti gli anni trascorsi in<br />

questi luoghi?<br />

È una storia che il Signore ha scritto nel segreto <strong>di</strong> tanti cuori, una storia viva, straor<strong>di</strong>naria,<br />

misteriosa, <strong>di</strong> una “rinascita” ad una “vita nuova” avvenuta “per opera dello Spirito Santo”<br />

che, <strong>di</strong>ce Gesù nel Vangelo, è come il vento che soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non<br />

sai da dove viene e dove va ( Gv. 3,8); è una storia che non può essere raccontata per iscritto.<br />

Il vento non scrive quello che mormora sotto la volta <strong>di</strong> una foresta, il mare non trascrive il<br />

gemito delle sue onde; allo stesso modo, quello che c’è <strong>di</strong> più <strong>di</strong>vino nel cuore dell’uomo è<br />

in qualche modo ineffabile.<br />

10


<strong>di</strong> A.a.V.v.<br />

La stola e la patena sono il<br />

simbolo del servizio sacerdotale e del ministero<br />

pastorale che 4 vescovi <strong>di</strong>ocesani e<br />

3 parroci <strong>di</strong> S. <strong>Anna</strong> hanno esercitato<br />

con intuibile sofferenza personale<br />

e della comunità.<br />

Costruendo un nuovo complesso<br />

parrocchiale a Rapallo non si<br />

è voluta e<strong>di</strong>ficare una nuova<br />

chiesa nella zona <strong>di</strong> S.<strong>Anna</strong><br />

(già esiste l’antica chiesetta<br />

che risale al XVII secolo) ma,<br />

mantenendo, per continuità<br />

storica, la stessa intitolazione<br />

“S.<strong>Anna</strong>”, si sono voluti servire<br />

pastoralmente i fedeli <strong>di</strong><br />

Rapallo (dopo Genova la città più<br />

popolosa della provincia) con due<br />

parrocchie <strong>di</strong>stinte ma coor<strong>di</strong>nate da<br />

un unico progetto pastorale.<br />

Per esprimere le nostre riflessioni la strada<br />

migliore è forse quella dei “sogni”. Accanto<br />

a ciò che è “dato” dalle situazioni, dalle circostanze<br />

e dal momento storico, nel mettere nel futuro presbiterio e vicino all’altare una patena e una<br />

stola abbiamo voluto affidare al Signore questo sogno-utopia, idealizzazione della situazione<br />

così com’è come offerta gra<strong>di</strong>ta al Signore.<br />

La parrocchia non deve essere pensata come una istituzione puramente giuri<strong>di</strong>ca,<br />

amministrativa, burocratica, una stazione <strong>di</strong> servizio religioso, ma come un territorio, una “rete<br />

<strong>di</strong> relazioni”. Cre<strong>di</strong>amo che sempre più il parroco debba <strong>di</strong>ventare uomo che sa collegare i<br />

frazionamenti, che aiuta a superare la settorialità, uomo capace <strong>di</strong> condurre a sintesi tutte le<br />

eventualità e potenzialità umane e cristiane, uomo non dell’élite, ma fiero <strong>di</strong> avere per sua parte<br />

eletta anche i “me<strong>di</strong>ocri” e che piuttosto sa inserire “i migliori “ fra la gente comune, servitore<br />

dell’unità che è più alta del campanile <strong>di</strong> appartenenza, perché è l’unità costruita attorno al<br />

Vescovo nella chiesa locale-<strong>di</strong>ocesi. Giustamente i vescovi italiani hanno detto: “La parrocchia<br />

costituisce <strong>di</strong> fatto ancora oggi la prima insostituibile forma <strong>di</strong> comunità ecclesiale.”<br />

11<br />

LA NoSTrA STorIA<br />

E LA NoSTrA vITA, ATTrAvErSo IL<br />

SImboLo dELLA PATENA E dELLA SToLA,<br />

SoNo uN SAcrIFIcIo grAdITo AL SIgNorE


Costruire una nuova chiesa<br />

dovrebbe essere opera <strong>di</strong> tutti, come “familiari <strong>di</strong><br />

Dio”, sulla pietra angolare che è Cristo.<br />

I nostri programmi pastorali dovrebbero “pensarsi al<br />

futuro”, per tracciare nuovi lineamenti (non solo nuovi<br />

confini territoriali), in<strong>di</strong>viduare nuove esigenze, porsi<br />

impegni fondamentali che <strong>di</strong> volta in volta appaiono<br />

sconosciuti dato il vorticoso mutare delle situazioni.<br />

occorre vincere ogni atteggiamento sclerotizzante<br />

e “prendere il largo”. I più pericolosi sono i laici<br />

più “clericali” dei preti ( si può essere clericali nel<br />

denigrare oppure nel <strong>di</strong>fendere perché “si è sempre<br />

fatto così”). Qualcuno si stupisce delle sofferenze che<br />

sta vivendo la comunità <strong>di</strong> S.<strong>Anna</strong> . Tale stupore è<br />

possibile nella misura in cui in questi anni qualcuno<br />

è vissuto al margine e non dentro la nostra storia.<br />

noi non ci stupiamo anche per motivi storici: così<br />

è avvenuto nella chiesa in occasione <strong>di</strong> tante svolte<br />

della sua storia, dalla necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa nei confronti<br />

delle eresie, alla rivoluzione protestante, alla<br />

nascita della modernità. Paura del nuovo, bisogno<br />

<strong>di</strong> sicurezza, <strong>di</strong>fficoltà ad assumere responsabilità,<br />

rifugio nelle “ devozioni”….<br />

Nella parrocchia si é tutti accolti in forza del<br />

proprio battesimo, senza altre connotazioni,<br />

si offre accoglienza ai movimenti, purché<br />

non siano esclusivisti, dando spazio a tutti<br />

coloro che cercano sinceramente <strong>di</strong>alogo e<br />

confronto. La parrocchia deve <strong>di</strong>ventare<br />

comunitá <strong>di</strong> vere relazioni umane preminenti<br />

rispetto alle appartenenze.<br />

12


13<br />

LA SoFFErENzA<br />

dELLA NoSTrA comuNITÁ<br />

E LA SoFFErENzA dI crISTo<br />

NEL gETSEmANI<br />

<strong>di</strong> AaVv<br />

non descriviamo il “calvario” della nostra comunità in questi<br />

44 anni “sofferti”, ma desideriamo, alla luce della Croce <strong>di</strong> Cristo, interpretare con fede e<br />

serenità e speranza questo cammino vissuto comunitariamente.<br />

Il Santo Padre Benedetto XVI ci propone questa riflessione “Gesù <strong>di</strong>ce ai suoi: rimanete qui<br />

e vigilate”; e questo appello alla vigilanza concerne la storia nostra e <strong>di</strong> tutta la chiesa. È<br />

un messaggio permanente per tutti i tempi, perché la sonnolenza dei <strong>di</strong>scepoli era non solo<br />

il problema <strong>di</strong> quel momento, ma il problema <strong>di</strong> tutta la storia, soprattutto nei momenti <strong>di</strong><br />

angoscia e <strong>di</strong> minaccia, nei quali arriverà il tra<strong>di</strong>tore.<br />

Dice il Santo Padre Benedetto XVI: la sonnolenza è una certa insensibilità dell’anima per il<br />

potere del male, un’insensibilità per tutto il male del mondo. noi non vogliamo lasciarci turbare<br />

troppo da queste cose, vogliamo <strong>di</strong>menticarle: pensiamo che forse non sarà così grave, e<br />

<strong>di</strong>mentichiamo. non è soltanto insensibilità per il male, mentre dovremmo vegliare per fare il<br />

bene, per lottare per la forza del bene. È insensibilità per Dio, questa è la nostra vera sonnolenza.<br />

Per questo il Pontefice ha invitato tutti a non restare sulla strada della nostra como<strong>di</strong>tà.<br />

Gesù nel Getsemani prega: “Non la mia volontà, ma la tua sia realizzata”.<br />

L’uomo <strong>di</strong> per sé è tentato <strong>di</strong> opporsi alla volontà <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong> seguire la propria volontà, <strong>di</strong><br />

sentirsi libero solo se è autonomo. Questo è tutto il dramma dell’umanità.


La verità però è che “questa autonomia è sbagliata e questo entrare nella volontà <strong>di</strong> Dio non<br />

è una opposizione a sé, non è una schiavitù che violenta la mia volontà, ma è entrare nella<br />

verità, nell’amore, nel bene”.<br />

Gesù, ha affermato il Papa, invita tutti a entrare in questo suo movimento: uscire dal nostro<br />

“no”, ed entrare nel “sì” del Figlio. La mia volontà c’è, ma è decisiva la volontà del Padre,<br />

perché questa è la verità e l’amore.<br />

La sofferenza <strong>di</strong> questa comunità parrocchiale durata oltre 44 anni ha trovato nella sofferenza<br />

<strong>di</strong> Cristo nel Getsemani il suo senso e significato più profondo. Il criterio che ha guidato ogni<br />

scelta <strong>di</strong> Gesù e, con umiltà, anche le opzioni della nostra comunità è stata ferma volontà <strong>di</strong><br />

amare il Padre, <strong>di</strong> essere uno col Padre, e <strong>di</strong> essergli fedeli; questa decisione <strong>di</strong> corrispondere<br />

al suo amore ci ha spinti ad abbracciare in ogni singola circostanza, nonostante le nostre evidenti<br />

povertà spirituali e debolezze morali, il progetto del Padre.<br />

Gli ulivi del giar<strong>di</strong>no davanti alla chiesa sono il simbolo del nostro “Getsemani”, sono i<br />

testimoni viventi della Passione <strong>di</strong> Cristo, <strong>di</strong> quella notte <strong>di</strong> preghiera e della sofferenza <strong>di</strong><br />

questa comunità.<br />

nel Getsemani Gesù sente l’abisso del male. Sente con la morte anche tutta la sofferenza dell’umanità.<br />

Possiamo capire come Gesù sia terrorizzato davanti a questa realtà, che percepisce<br />

in tutta la sua crudeltà.<br />

La nostra comunità ha vissuto “un martirio bianco” in questi anni, a causa <strong>di</strong> atteggiamenti<br />

“conflittuali e in taluni casi sostanzialmente persecutori” da parte <strong>di</strong> enti pubblici, partiti,<br />

gruppi e persino da associazioni “ecclesiali”, dalla stampa, da alcune televisioni locali, su<br />

internet…. Abbiamo incontrato persone alle quali non importa la verità delle cose, conta invece<br />

ciò che viene <strong>di</strong>chiarato, raccontato e ripetuto come vero.... non importa la testimonianza della<br />

parrocchia che compie ogni sforzo per informare con verità, conta invece ciò che fa comodo<br />

leggere e far leggere grazie all’insistenza <strong>di</strong> una assurda rappresentazione me<strong>di</strong>atica…. Lo<br />

scriviamo con tristezza e con un allarme che cresce, anche se sul nostro volto appare una<br />

serenità che nasce dal Getsemani.... Dopo due anni <strong>di</strong> lavori per la costruzione della nuova<br />

chiesa c’è ancora chi <strong>di</strong>sinforma e con impressionante leggerezza <strong>di</strong>ffonde notizie gravemente<br />

adulterate. Con insistenza si rilanciano amare falsità introdotte nel sistema me<strong>di</strong>atico. Alcuni<br />

continuano a compiere un’incre<strong>di</strong>bile <strong>di</strong>storsione della realtà, rimasticata e ripubblicata quasi<br />

con la meccanica convinzione che “pubblicando e ripubblicando alla fine si avvererà” almeno<br />

nella testa della gente…. ognuno ha <strong>di</strong>ritto ad avere ideali, visioni e opinioni <strong>di</strong>verse, ma tutti<br />

dobbiamo informare e non deformare la verità oggettiva. Un nuovo complesso parrocchiale<br />

è opera <strong>di</strong> urbanizzazione secondaria, abbellisce la città, costruisce servizi sociali, ha aumentato<br />

il valore commerciale degli immobili attorno…. Per chi crede è la “casa <strong>di</strong> Dio e della<br />

comunità”.<br />

La cronaca <strong>di</strong> questi ultimi anni è vissuta dalla parrocchia <strong>di</strong> S.<br />

<strong>Anna</strong> <strong>di</strong>gnitosamente in silenzio e cristianamente “perdonando<br />

le offese e amando anche i nemici…”. Alcuni parrocchiani<br />

vorrebbero che almeno fosse loro riconosciuto il <strong>di</strong>ritto<br />

alla in<strong>di</strong>gnazione. Ricordate quel piccolo pamphlet<br />

“In<strong>di</strong>gnez – vous” scritto alcuni anni fa dal<br />

vecchio Stèphan Hessel? oppure quel<br />

vecchio saggio del sociologo danese<br />

Svend Ranulf “In<strong>di</strong>gnazione e psicologia<br />

della classe me<strong>di</strong>a” del<br />

1938 e tradotto in italiano in<br />

questi giorni?<br />

1


IL SoLAIo<br />

dEL PAvImENTo dELLA NuovA chIESA<br />

<strong>di</strong> Ing. Giorgio Au<strong>di</strong>sio<br />

Cari Amici, in queste note cercherò <strong>di</strong> evidenziare i motivi della scelta progettuale<br />

inerente il solaio <strong>di</strong> calpestio dell’Aula. Per fare ciò dovrò effettuare il confronto tra le possibili<br />

soluzioni, il che mi porterà anche a descrivere brevemente l’evoluzione dei solai in cemento<br />

armato, nonché la loro importanza non solo per sostenere i carichi verticali, ma per il loro<br />

comportamento in presenza <strong>di</strong> un terremoto.<br />

il solaio dell’aula<br />

Come è noto, il solaio <strong>di</strong> calpestio dell’Aula è<br />

stato realizzato o, per usare il termine tecnico,<br />

è stato “gettato”, ossia si è effettuato il getto <strong>di</strong><br />

calcestruzzo.<br />

Al momento del getto il nostro Parroco ha posato<br />

nel corpo della struttura una scatola contenente i<br />

documenti descritti nell’articolo precedente del<br />

bollettino.<br />

Affrontiamo l’aspetto tecnico e ve<strong>di</strong>amo come<br />

è fatto questo solaio. nelle foto si notano delle<br />

scatole scure, o blocchi, simili a contenitori in<br />

PVC, aventi sulla superficie dei tasselli cilindrici<br />

che, in qualche modo, ricordano il Lego.<br />

Diciamo subito che questi tasselli come le rigature,<br />

i risvolti ed altro presenti sui blocchi, servono ad<br />

aumentare l’aderenza tra i blocchi stessi ed il getto;<br />

tali blocchi nello specifico si chiamano U-Boot.<br />

Questo solaio, <strong>di</strong> notevoli <strong>di</strong>mensioni, costituirà<br />

il piano <strong>di</strong> calpestio dell’Aula, mentre verso sud,<br />

ossia verso il Boate, verrà realizzata a breve la<br />

striscia <strong>di</strong> solaio che comprende il Battistero, la<br />

Penitenzieria o la nursery ed in fondo, lateralmente<br />

all’Altare Maggiore, la Cappella feriale.<br />

La forma del piano <strong>di</strong> calpestio dell’Aula è approssimativamente<br />

trapezoidale; le <strong>di</strong>mensioni massime sono, arrotondando, <strong>di</strong> circa 30m<br />

<strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà per 20m <strong>di</strong> larghezza. Questo solaio poggia esclusivamente sul perimetro e,<br />

precisamente, sui pilastri a sezione circolare situati sul lato sud e sui setti che fanno parte del<br />

perimetro del sottostante volume <strong>di</strong> rispetto e del complesso dei box.<br />

I pilastri emergono dal solaio dell’Aula e raggiungono la copertura della Chiesa; a livello<br />

dell’Aula, al<strong>di</strong>là <strong>di</strong> queste colonne, troveranno posto gli ambienti de<strong>di</strong>cati, quali il Battistero<br />

e la Cappella feriale.<br />

I setti sottostanti il solaio, emergendo, vengono sostituiti dalle pareti <strong>di</strong> perimetro dell’e<strong>di</strong>ficio.<br />

I pilastri sono circolari in quanto colonne del Tempio. La parete a nord è frazionata in setti<br />

15


interrotti da ampie vetrate che introducono lame <strong>di</strong> luce nell’Aula.<br />

La luce illumina il Presbiterio e guida il fedele verso l’Altare.<br />

La parete ovest è una superficie continua quasi verticale situata <strong>di</strong>etro all’altare.<br />

La planimetria allegata rappresenta una prima variante del solaio dell’Aula: la zona più scura<br />

corrisponde alla parte alleggerita dai blocchi <strong>di</strong> PVC <strong>di</strong> cui si è detto, mentre il contorno<br />

chiaro del perimetro è <strong>di</strong> getto, senza alleggerimenti, in quanto costituisce il cordolo o la<br />

trave perimetrale che sostiene il solaio.<br />

16


Problemi progettuali<br />

Con un solaio <strong>di</strong> luci così ampie si presentano notevoli problemi progettuali, tra i quali lo<br />

spessore del solaio che determina il peso proprio (p.p.) del solaio stesso.<br />

È evidente che più l’elemento pesa, più aumentano le <strong>di</strong>fficoltà per sostenerlo sia nella fase<br />

<strong>di</strong> getto che successivamente.<br />

L’Applicazione norme tecniche per le costruzioni (Circ. Min. Infrastrutture e Trasporti 2 feb.<br />

2009 n. 617) al § C4.1.9 (norme ulteriori per i solai) <strong>di</strong>ce:<br />

“Ai solai, oltre al compito <strong>di</strong> garantire la resistenza ai carichi verticali, è richiesta anche<br />

rigidezza nel proprio piano al fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuire correttamente le azioni orizzontali tra le<br />

strutture verticali. “<br />

Le azioni orizzontali sono dovute per esempio al vento, ma in particolare al sisma; in effetti<br />

sono le spinte orizzontali causate dal terremoto che muovono orizzontalmente i solai, i quali<br />

spingono sui pilastri. I pilastri sono solitamente progettati per sostenere i carichi verticali; la<br />

forza orizzontale li danneggia provocando il crollo della struttura. nel nostro caso la progettazione<br />

è antisismica.<br />

Consideriamo ora il peso proprio del solaio.<br />

Si pensi che 1 metro cubo <strong>di</strong> cemento corrisponde a 2,5 mc <strong>di</strong> acqua, ossia a 2.500 kg; è<br />

evidente che conviene costruire solai leggeri,perché, riducendone il peso, a parità <strong>di</strong> portata,<br />

si incrementa il carico che il solaio può sostenere.<br />

Per esempio: un solaio pesa 350 kg/m 2 (ossia ogni metro quadrato ha questo peso proprio) e<br />

può sostenere 400 kg/m 2 ; se riesco a ridurne il p.p. da 350 a 250 kg/m 2 , a parità <strong>di</strong> tutte le<br />

altre con<strong>di</strong>zioni, il mio solaio potrà sostenere 400 +100 (risparmiati) = 500 kg/m 2 , oppure,<br />

lasciando inalterati i 400 kg/m 2 , potrò ridurre l’armatura, con conseguente impiego <strong>di</strong> una<br />

minore quantità <strong>di</strong> ferro, risparmiando così su materiale e mano d’opera, quin<strong>di</strong> sulla spesa.<br />

Per questo scopo si sono stu<strong>di</strong>ati nel tempo artifici per ridurre il p.p. dei solai; per esempio,<br />

è molto <strong>di</strong>ffuso l’impiego <strong>di</strong> laterizi simili a mattoni forati. Questi elementi, chiamati anche<br />

volterrane o blocchi <strong>di</strong> alleggerimento, vengono posati orizzontalmente sul piano provvisorio<br />

costituito dall’impalcato, solitamente in legno, impalcato che provvede a reggere tutto il solaio<br />

sino alla maturazione del getto.<br />

I blocchi talvolta collaborano con il calcestruzzo ed allora hanno la parte superiore opportunamente<br />

rinforzata.<br />

I solai delle comuni abitazioni in cemento armato impiegano largamente questa tecnica. I<br />

blocchi solitamente non sono collaboranti; tra le file <strong>di</strong> questi, opportunamente <strong>di</strong>stanziate,<br />

si inserisce il travetto con la sua armatura costituita da ton<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> ferro, uno degli elementi<br />

strutturalmente portanti (l’altro è il calcestruzzo). I laterizi hanno oggi una larghezza <strong>di</strong> 38<br />

cm e vengono <strong>di</strong>sposti allineati; tra una fila e l’altra si lascia lo spazio per il travetto,che è<br />

normalmente largo 12 cm, e si ha così un’interasse (I) tra un travetto e l’altro:<br />

I =(38+12) = 50 cm.<br />

Sul tutto viene poi <strong>di</strong>stribuito il conglomerato, che riempie i travetti avvolgendo il ferro e<br />

ricoprendo il solaio e che viene definito getto <strong>di</strong> completamento o soletta.<br />

Questa soletta è spessa 4÷5 cm ed ha una funzione importante in quanto collabora con il<br />

travetto nel compito <strong>di</strong> sostenere il solaio.<br />

Le volterrane, che sono in argilla cotta al forno, sono forate all’interno per essere più leggere e<br />

sono rigate in superficie per migliorare l’aderenza con il calcestruzzo. Questi solai <strong>di</strong>ffusissimi<br />

sono definiti uni<strong>di</strong>rezionali, in quanto i travetti sono presenti in una sola <strong>di</strong>rezione.<br />

Per migliorare le caratteristiche del solaio, specie nel caso <strong>di</strong> luci <strong>di</strong> una certa importanza (per<br />

es. 5,00 m), si introduce il così detto rompitratta.<br />

A metà della luce (che è la <strong>di</strong>stanza tra gli appoggi <strong>di</strong> un solaio) si inserisce un cordolo tra-<br />

1


sversale, la cui altezza solitamente non interessa l’intero spessore del solaio stesso. A questo<br />

scopo si mette nel solaio una volterrana o pignatta più bassa delle altre. Per esempio, se il<br />

solaio ha le pignatte alte 18 cm, si mette trasversalmente una fila <strong>di</strong> volterrane alte 8 cm e lo<br />

spazio restante <strong>di</strong> 10 cm verrà occupato dal calcestruzzo.<br />

In questo spazio si inseriscono solitamente 4 ton<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> ferro, 2 superiori e 2 inferiori, legati<br />

da opportune staffe e correnti per tutta la larghezza del solaio.<br />

Questo accorgimento migliora grandemente le caratteristiche della struttura.<br />

nella soletta <strong>di</strong> completamento del solaio, alta 4 cm, si inserisce la rete elettrosaldata, <strong>di</strong>ventata<br />

con le nuove norme obbligatoria perché migliora fortemente le caratteristiche della<br />

struttura e la sua rigidezza nel piano orizzontale.<br />

Il solaio delle abitazioni ha uno spessore che <strong>di</strong>pende dalla “luce” del solaio stesso, ossia<br />

dalla <strong>di</strong>stanza tra gli appoggi. nelle normali abitazioni questa luce non supera i 4,00 m. Lo<br />

spessore minimo del solaio è imposto (unitamente a numerosissimi altri vincoli e con<strong>di</strong>zioni<br />

che interessano la costruzione e tutti suoi elementi) dalla seguente formuletta (una delle poche<br />

formule semplici e <strong>di</strong> imme<strong>di</strong>ata comprensione) l/20 dove l è la luce del solaio; per es. se ho<br />

l = 4,00 m = 400 cm ricavo lo spessore del solaio s = 400/20 = 20 cm.<br />

La norma impone pertanto <strong>di</strong> mettere in opera un solaio alto h =20 cm.<br />

Se la luce è <strong>di</strong> 5 m avrò h = 25 cm.<br />

ovviamente, con opportuni accorgimenti e con calcoli specifici o cambiando il materiale (per<br />

es. usando travetti precompressi o predalles), posso, se necessario e provando la vali<strong>di</strong>tà del<br />

metodo, ridurre lo spessore del solaio.<br />

La formula <strong>di</strong> cui sopra per gli elementi prefabbricati <strong>di</strong>venta:<br />

s = l/25 = 500 /25 = 20 cm, per cui con questi elementi riduco lo spessore del solaio da 25<br />

a 20 cm.<br />

Quanto sopra è stato esposto per chiarire le scelte effettuate dal Progettista della struttura <strong>di</strong><br />

fronte al problema ed alle possibili soluzioni dello stesso.<br />

il calcestruzzo.<br />

Per completezza ricordo che esistono i calcestruzzi alleggeriti, infatti il calcestruzzo o conglomerato<br />

cementizio è una miscela <strong>di</strong> cemento, inerti ed acqua, in opportune proporzioni. Gli<br />

inerti sono costituiti dalla sabbia e dal così detto misto <strong>di</strong> frantoio o dal pietrisco che è il<br />

risultato della frantumazione <strong>di</strong> rocce calcaree.<br />

Gli inerti devono essere scabri, spigolosi, privi <strong>di</strong> impurità, fango, terriccio ecc., e la loro<br />

pezzatura deve essere controllata (solitamente il materiale più grosso ha le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> 2 ÷ 3<br />

cm). Anche la <strong>di</strong>stribuzione della pezzatura degli inerti è importante, così come la quantità d’acqua,<br />

che deve essere pura; pertanto nell’impasto si impiega l’acqua del civico acquedotto.<br />

nel passato si usavano anche la ghiaia <strong>di</strong> fiume e (purtroppo) quella <strong>di</strong> mare. La presenza <strong>di</strong><br />

ciottoli tondeggianti riduce la resistenza del calcestruzzo; sulla resistenza influisce anche la<br />

quantità d’acqua usata nell’impasto.<br />

Riprenderò se sarà il caso l’argomento calcestruzzo in un’altra occasione, ora ritorno al solaio<br />

dell’Aula ed alle scelte progettuali.<br />

i solai ad armatura incrociata<br />

Abbiamo visto che le luci in gioco sono <strong>di</strong> 20/30 m; se applicassimo qui la formuletta s =<br />

l/20 avremmo l = 30 m = 3000 cm e quin<strong>di</strong> s = 3000/20 = 150 cm.<br />

Questo significa che dovremmo costruire un solaio spesso 150 cm, che è ovviamente un’enormità<br />

in quanto porta via spazio utile in altezza.<br />

Già in passato ci si era posti il problema <strong>di</strong> ridurre lo spessore dei solai in presenza <strong>di</strong><br />

gran<strong>di</strong> luci. Per esempio si sono realizzati i solai a cassettoni,spesso visibili nelle chiese o in<br />

18


palazzi storici.<br />

Utilizzando questo accorgimento il solaio, realizzato in calcestruzzo, non è più ad armatura<br />

uni<strong>di</strong>rezionale, ma ad armatura incrociata, ossia con l’armatura (i travetti) nelle due <strong>di</strong>rezioni<br />

ortogonali.<br />

Tra le due serie <strong>di</strong> travetti incrociati, o nervature, ai fini <strong>di</strong> ridurre il peso della struttura,<br />

vengono inseriti i laterizi <strong>di</strong> alleggerimento.<br />

il calcestruzzo alleggerito<br />

Cito ancora il fatto che anche il calcestruzzo può essere alleggerito sostituendo gli inerti <strong>di</strong><br />

cava con l’argilla espansa. Con questo metodo si realizzano calcestruzzi strutturali che pesano<br />

1.700 kg/mc anziché 2.500 kg/mc, riducendo così il p.p. <strong>di</strong> 2.500 -1.700 = 800 kg/mc,il che<br />

rappresenta un vantaggio non trascurabile.<br />

Quando i lati del solaio sono poco <strong>di</strong>ssimili tra loro (per esempio se il solaio è quadrato o<br />

rettangolare, o anche approssimativamente rettangolare, ma con lati nel rapporto 1,5 ,che è<br />

il nostro caso perché abbiamo l x = 30 m e l y = 20 m,da cui 30/20 = 1,5) il solaio ha un comportamento<br />

a lastra.<br />

il calcolo dei solai, i solai a lastra.<br />

Il metodo <strong>di</strong> calcolo, nel caso <strong>di</strong> un solaio uni<strong>di</strong>rezionale, per una costruzione che non si trovi<br />

in zona sismica, è piuttosto semplice; <strong>di</strong>verso è il <strong>di</strong>scorso quando ci troviamo <strong>di</strong> fronte ad un<br />

solaio con comportamento a lastra ed in zona sismica: Rapallo è in Zona Sismica 3.<br />

Per esempio la Provincia <strong>di</strong> Modena, colpita <strong>di</strong> recente dal sisma, è in Zona 3; questo significa<br />

che possiamo trovarci <strong>di</strong> fronte ad eventi quasi catastrofici che possono verificarsi in qualsiasi<br />

momento. Per tranquillità ricordo che<br />

un evento del genere, statisticamente,<br />

si manifesta una volta ogni 500 anni,<br />

in effetti in Emilia erano circa 500 anni<br />

che ciò non accadeva.<br />

Purtroppo non si sa con certezza quando<br />

questo possa verificarsi.<br />

Riporto per chiarezza i <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> due<br />

solai realizzati negli anni ’40, con i<br />

laterizi <strong>di</strong> alleggerimento, che qui sono<br />

proprio mattoni forati ed il <strong>di</strong>segno<br />

e la foto <strong>di</strong> solai in laterizio o<strong>di</strong>erni,<br />

19


con le volterrane ecc., secondo quanto sopra<br />

descritto.<br />

Per concludere ricordo che per alleggerire i solai<br />

si impiegano anche i blocchi <strong>di</strong> polistirolo.<br />

soluzioni costruttive<br />

Tornando al nostro solaio,considerate le luci in<br />

gioco (che si è detto essere <strong>di</strong> circa 20 e 30 m)<br />

una soluzione per limitarne lo spessore poteva<br />

essere quella <strong>di</strong> ridurre la luce del solaio stesso,<br />

sud<strong>di</strong>videndolo in campi <strong>di</strong> luce minore. ogni<br />

campo veniva sostenuto da travi in c.a. attestate<br />

trasversalmente secondo la luce minore (circa 20 m).<br />

Inserendo <strong>di</strong>verse travi trasversali il carico sulle stesse non risulta particolarmente gravoso,inoltre<br />

sia le travi sia il solaio si calcolano con<br />

maggiore facilità; per il solaio non si tratta<br />

più <strong>di</strong> un solaio a lastra, anche se, come<br />

è ovvio, con il computer ed un idoneo<br />

software il problema della <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

calcolo viene rapidamente superata.<br />

La soluzione progettuale originaria, poi<br />

mo<strong>di</strong>ficata, per il solaio dell’Aula prevedeva<br />

l’impiego <strong>di</strong> travi sottostanti il solaio, travi<br />

che sporgevano nel volume <strong>di</strong> rispetto esistente<br />

tra l’Aula ed i box per 80 cm.<br />

Queste travi avevano una larghezza <strong>di</strong> 60<br />

cm; la trave in prossimità dell’ingresso<br />

inoltre era curva.<br />

Questi elementi, per facilità <strong>di</strong> lettura, sono<br />

stati evidenziati in rosso nella planimetria<br />

che allego; siamo in presenza <strong>di</strong> 6 travi <strong>di</strong><br />

cui una curva.<br />

Tra una trave e l’altra vengono inseriti i<br />

campi <strong>di</strong> solaio, che hanno una luce <strong>di</strong><br />

circa 5,00m.<br />

Il solaio ha armatura uni<strong>di</strong>rezionale,così<br />

come è rappresentato tramite la freccia<br />

con due punte, ed è costituito da predalles.<br />

Si tratta <strong>di</strong> elementi prefabbricati molto<br />

<strong>di</strong>ffusi che hanno una sezione a doppio T, alleggeriti all’interno solitamente con blocchi <strong>di</strong><br />

polistirolo.<br />

Come in<strong>di</strong>cato sul <strong>di</strong>segno, il solaio ha uno<br />

spessore dato dalla somma H = 4 +20+4 = 28<br />

cm, dove 4 cm è l’altezza della soletta inferiore,<br />

20 cm è l’altezza della nervatura e <strong>di</strong> altri 4<br />

cm è la soletta <strong>di</strong> completamento che viene<br />

gettata in opera.<br />

Se ricor<strong>di</strong>amo la formula dello spessore, che<br />

per una luce <strong>di</strong> 5 m e per solai prefabbricati<br />

20


forniva s = 500/25 = 20 cm, ve<strong>di</strong>amo che lo spessore del solaio, essendo <strong>di</strong> 28 cm, superava<br />

largamente l’altezza richiesta.<br />

L’interasse (ossia la <strong>di</strong>stanza tra un elemento e quello affiancato) nelle predalles è solitamente<br />

<strong>di</strong> 120 cm; nel nostro caso,dovendo realizzare una copertura <strong>di</strong> circa 20 m, era necessario<br />

affiancare circa 16 elementi. L’altezza effettiva delle travi, tenuto conto dello spessore delle<br />

predalles,<strong>di</strong>ventava quin<strong>di</strong> 80 + 28 = 108 cm; ricordo però che solo gli 80 cm inferiori sarebbero<br />

stati visibili dal sottostante locale <strong>di</strong> rispetto.<br />

Indubbiamente le travi sporgenti costituiscono un ingombro non in<strong>di</strong>fferente anche se posizionate<br />

a circa 5 m una dall’altra.<br />

Conclusioni<br />

È preferibile avere un soffitto piano piuttosto che con travi a vista alte 80 cm.<br />

Sotto l’aspetto costruttivo,la soluzione con gli U-Boot è più semplice,in quanto l’armatura <strong>di</strong><br />

sostegno, ossia i pannelli sottostanti impiegati durante il getto e la fase <strong>di</strong> presa, così come<br />

l’intradosso del solaio (parte inferiore), sono superfici piane; viceversa con le travi occorre<br />

costruire una casseratura in legname per contenere il getto <strong>di</strong> ogni trave. Per la trave curva<br />

la complicazione è ancora maggiore.<br />

Per concludere, rispetto alla soluzione originaria per così <strong>di</strong>re tra<strong>di</strong>zionale, con travi e campi<br />

<strong>di</strong> solaio <strong>di</strong> luce ridotta,questa soluzione, più audace ed innovativa, presenta innegabili vantaggi<br />

riconducibili al minor peso, all’assenza <strong>di</strong> travi sporgenti, ad una casseratura per il getto<br />

molto più semplice e veloce.<br />

21


SANTITÁ,<br />

PATErNITÁ, mATErNITÁ E FELIcITÁ<br />

Me<strong>di</strong>tazione <strong>di</strong> don Clau<strong>di</strong>o Arata nella festa dei Santi <strong>Anna</strong> e Gioacchino<br />

Perché de<strong>di</strong>care un giorno<br />

particolare per fare<br />

memoria dei santi <strong>Anna</strong><br />

e Gioacchino? Perché<br />

ricordare nella Chiesa<br />

i genitori <strong>di</strong> Maria, la<br />

madre <strong>di</strong> Gesù? I Vangeli<br />

non offrono nessuna<br />

testimonianza riguardo<br />

<strong>Anna</strong> e Gioacchino. ne<br />

parla un vangelo apocrifo,<br />

il “Proto evangelo <strong>di</strong><br />

Giacomo”. Cosa <strong>di</strong>cono<br />

all’uomo moderno <strong>di</strong><br />

oggi queste due figure<br />

<strong>di</strong> santi?<br />

La santità<br />

Ciascuno <strong>di</strong> noi, ad<br />

ogni età e con<strong>di</strong>zione<br />

della vita, è chiamato a<br />

<strong>di</strong>ventare santo. Siamo<br />

stati scelti da Dio per<br />

essere santi. Questa<br />

è la nostra vocazione<br />

originale. La via<br />

della santità è aperta<br />

a tutti gli uomini. La<br />

santità, però, non è<br />

la strada dell’eroe,<br />

del forte, dell’uomo<br />

autosufficiente. non<br />

è neppure la via della<br />

persona che compie<br />

gran<strong>di</strong> imprese. <strong>Anna</strong><br />

e Gioacchino rappresentano<br />

la santità del quoti<strong>di</strong>ano, in fondo, la santità evangelica. Essi<br />

sono santi poiché nella loro vita sono rimasti fedeli al Signore. Il libro del Siracide (cfr. Sir<br />

44,1.10-15) parla <strong>di</strong> uomini illustri. È interessante notare che, parlando <strong>di</strong> persone importanti,<br />

l’autore sacro non si riferisce per niente a re, capi del popolo o altri uomini significativi nella<br />

storia del popolo d’Israele. Questo libro dona una definizione molta bella e ricca degli uomini<br />

22


illustri. Gli uomini illustri sono uomini <strong>di</strong> fede che compiono opere giuste. Per questo motivo<br />

il loro nome vive per sempre ed è scritto nei cieli.<br />

Il santo è la persona che rimane fedele al Signore e vive ogni giorno l’amore verso i fratelli.<br />

La santità è la vocazione del prete, dello sposo e della sposa, del genitore e del lavoratore.<br />

Il prete è santo accompagnando con passione e generosità la comunità cristiana. Lo sposo<br />

e la sposa sono santi amandosi e custodendosi fedelmente. Il genitore è santo crescendo ed<br />

educando i figli. Il lavoratore è santo vivendo da cristiano nell’ambiente <strong>di</strong> lavoro.<br />

La paternità e la maternità<br />

Questa festa ci ricorda tutta l’importanza dell’esperienza umana e cristiana della paternità e<br />

della maternità. Essere padri e madri in questo nostro tempo significa prendersi a cuore le<br />

nuove generazioni, che sono il futuro della nostra società e della nostra Chiesa. Quale mondo<br />

lasciamo alle generazioni future? Siamo consapevoli che il mondo non termina con noi? Ai<br />

nostri figli lasciamo un mondo peggiore, uguale o migliore rispetto alla nostra realtà? L’esperienza<br />

della maternità e della paternità ci spinge ad interrogarci sul futuro del nostro mondo.<br />

I santi <strong>Anna</strong> e Gioacchino ci permettono <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re questo prezioso tema. Essi hanno<br />

vissuto in prima persona l’esperienza dell’essere genitori e nonni. Guar<strong>di</strong>amo con stupore alla<br />

statua <strong>di</strong> sant’<strong>Anna</strong> insieme alla figlia Maria. <strong>Anna</strong> è raffigurata con una mano verso il cielo<br />

e una mano sulle spalle <strong>di</strong> Maria. Tutto questo ha un significato molto bello, poiché la mano<br />

verso il cielo in<strong>di</strong>ca l’orizzonte verso il quale dobbiamo tendere, cioè Dio, e l’altra mano si<br />

stringe intorno a Maria; noi potremmo <strong>di</strong>re intorno al fratello che aspetta <strong>di</strong> essere guidato<br />

e accompagnato. In sintesi, l’immagine spiega molto bene il significato autentico dell’essere<br />

padri e madri: guidare, saper in<strong>di</strong>care le cose che davvero contano nella vita, <strong>di</strong>re che siamo<br />

creati per il cielo, trasmettere la fede nel Dio <strong>di</strong> Gesù e i valori della vita buona. Insieme a<br />

tutto questo, voler bene, ascoltare, curare, aver compassione, guarire.<br />

La felicità<br />

Il Vangelo ascoltato nella festa dei santi Gioacchino<br />

e <strong>Anna</strong> (cfr. Mt 13,16-17) parla <strong>di</strong><br />

beatitu<strong>di</strong>ne, <strong>di</strong> felicità. ogni uomo è<br />

creato per essere felice. Il sogno<br />

più grande per la nostra vita, che<br />

corrisponde al sogno <strong>di</strong> Dio, è<br />

quello <strong>di</strong> vivere nella gioia.<br />

Qualche volta ho sentito <strong>di</strong>re<br />

che la fede in Gesù ostacola<br />

la felicità personale. L’esperienza<br />

della fede è autentica<br />

esperienza <strong>di</strong> gioia.<br />

Certo, non una gioia facile,<br />

a buon prezzo. La grande<br />

tentazione <strong>di</strong> tutti i tempi è<br />

quella <strong>di</strong> pensare che l’uomo<br />

è felice grazie al possedere, alla<br />

ricchezza, al potere, alle conquiste.<br />

Il Vangelo propone un altro tipo <strong>di</strong> felicità.<br />

È la felicità che nasce dal vedere e<br />

dall’ascoltare Gesù Cristo.<br />

23


E SE domANI….<br />

dESIdEro uN Po’ dI PAzIENzA!<br />

Se un giorno mi vedrai vecchio:<br />

se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi...<br />

Abbi pazienza, ricorda... il tempo che ho trascorso ad insegnartelo!<br />

“Lettera <strong>di</strong> un papà al figlio”<br />

Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose, non mi interrompere... ascoltami,<br />

quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finchè non ti addormentavi.<br />

Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare...<br />

ricordati quando dovevo correrti <strong>di</strong>etro inventando delle scuse perché non volevi fare il bagno.<br />

Quando ve<strong>di</strong> la mia ignoranza per le nuove tecnologie,<br />

dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico,<br />

ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l'ABC; quando ad un certo punto non riesco a ricordare<br />

o perdo il filo del <strong>di</strong>scorso... dammi il tempo necessario a ricordare<br />

e se non riesco non ti innervosire: la cosa più importante non è quello che <strong>di</strong>co,<br />

ma il mio bisogno <strong>di</strong> esser con te ed averti lì che mi ascolti.<br />

Quando le mia gambe stanche non mi consentono <strong>di</strong> aver il tuo passo,<br />

non trattarmi come fossi un peso, vieni verso <strong>di</strong> me con le tue mani forti<br />

nello stesso modo con cui io l'ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi.<br />

Quando <strong>di</strong>co che vorrei esser morto... non arrabbiarti,<br />

un giorno comprenderai cosa mi spinge a <strong>di</strong>rlo.<br />

Cerca <strong>di</strong> capire che alla mia età non si vive, si sopravvive.<br />

Un giorno scoprirai che, nonostante i miei errori,<br />

ho sempre voluto il meglio per te, che ho tentato <strong>di</strong> spianarti la strada.<br />

Dammi un po' del tuo tempo, dammi un po' della tua pazienza,<br />

dammi una spalla su cui poggiare la testa allo stesso modo in cui l'ho fatto io per te.<br />

Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza:<br />

in cambio io ti darò un sorriso e l'immenso amore che ho sempre avuto per te.<br />

Ti amo, figlio mio!<br />

2


PATroNI<br />

E ProTETTorI dEI NoNNI<br />

<strong>di</strong> don Guido<br />

I Santi sono i nostri patroni e protettori. È facile guardarli<br />

così!<br />

Ma essi sono anche i nostri modelli ed i nostri ideali nell’universale<br />

vocazione alla salvezza e alla santità. I Santi<br />

sono gli interpreti migliori delle più nobili aspirazioni<br />

umane, sono le luci che il Signore, Bellezza Suprema,<br />

accende su questa terra perché rimangano limpide anche<br />

nelle ore più tempestose per l’umanità (come le ore che<br />

stiamo vivendo), nonostante le gran<strong>di</strong> conquiste scientifiche<br />

raggiunte. non è la scienza che rende felice la vita<br />

dell’uomo, ma la bontà. E i santi rimangono sempre come<br />

modelli veri <strong>di</strong> bontà per gli uomini <strong>di</strong> tutti i tempi e <strong>di</strong><br />

tutte le latitu<strong>di</strong>ni.<br />

La loro vita e la loro morte (pur cambiando le circostanze<br />

geografiche e storiche e la volontà <strong>di</strong> Dio, che è <strong>di</strong>versa<br />

per ciascuno) sono un utile e prezioso insegnamento per<br />

il nostro pellegrinaggio terreno.<br />

né la devozione più spettacolare né la leggenda più avvincente<br />

devono far <strong>di</strong>menticare che la Chiesa permette per<br />

i Santi soltanto il culto <strong>di</strong> “dulia”, cioè <strong>di</strong> servitù, perché i Santi non sono che servi <strong>di</strong> Dio,<br />

creature degne d’onore, poiché hanno onorato, con la loro condotta, il Signore.<br />

Soltanto Cristo è il Santo dei Santi, unica fonte <strong>di</strong> Santità, esclusivo donatore <strong>di</strong> Grazia.<br />

nel senso più largo e più vero, Santo è colui che si salva, ma poiché non c’è salvezza al <strong>di</strong><br />

fuori <strong>di</strong> Cristo e della sua Chiesa (visibile ed invisibile), Santo è colui che è redento dalla<br />

Grazia <strong>di</strong> Gesù.<br />

I Santi che la Chiesa propone prima <strong>di</strong> tutto al nostro rispetto, poi al nostro amore, quin<strong>di</strong><br />

alla nostra ammirazione e devozione, formano come una scelta <strong>di</strong> servi eccellenti, i quali, in<br />

virtù della loro strenua fedeltà e della loro sincera amicizia, intercedono presso il Signore,<br />

attraverso la Madre Sua Santissima, in nostro favore. Essi, infine, ci sono d’esempio, d’incitamento<br />

e <strong>di</strong> conforto. Il loro culto ha dunque anche un valore quasi pedagogico per chi vuol<br />

farsi alunno della santità.<br />

La devozione ai Santi patroni rappresenta da sempre un aspetto importante del culto tributato<br />

dai fedeli a coloro che meglio hanno saputo imitare l’esempio <strong>di</strong> Gesù durante la loro vita<br />

terrena.<br />

I Santi patroni sono coloro ai quali, nel corso dei secoli, è stata chiesta protezione o intercessione<br />

perché collegati ad una particolare circostanza o a un evento della vita dei fedeli che a<br />

loro si rivolgono. Le ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> tale scelta risalgono alla storia passata e a determinate situazioni<br />

che hanno caratterizzato l’esistenza <strong>di</strong> questi testimoni esemplari.<br />

L’usanza <strong>di</strong> assegnare un santo patrono alle professioni ebbe origine nel Me<strong>di</strong>oevo con le corporazioni<br />

delle arti e dei mestieri, ognuna delle quali aveva il suo protettore, scelto a volte per<br />

25


affinità “professionale”,<br />

altre per il collegamento<br />

<strong>di</strong> una determinata attività<br />

lavorativa con il martirio<br />

o un episo<strong>di</strong>o della vita<br />

del santo.<br />

I Santi Gioacchino ed<br />

<strong>Anna</strong>, in quanto genitori<br />

<strong>di</strong> Maria Santissima<br />

e quin<strong>di</strong> nonni <strong>di</strong> Gesù,<br />

dall’inizio del loro culto<br />

( VI secolo in oriente ed<br />

VIII secolo in occidente)<br />

furono sempre invocati e<br />

considerati come patroni e<br />

protettori dei nonni.<br />

Recentemente, a questa<br />

antica e bella tra<strong>di</strong>zione<br />

se ne è aggiunta un’altra,<br />

forse proprio in considerazione<br />

della maggiore<br />

importanza assunta dal<br />

ruolo dei nonni accanto<br />

ai genitori nella <strong>di</strong>namica<br />

della famiglia moderna.<br />

Una casalinga del West<br />

Virginia, Marian Mc<br />

Quade (18/01/1917<br />

– 26/09/2008), madre <strong>di</strong><br />

quin<strong>di</strong>ci figli e nonna <strong>di</strong><br />

quaranta nipoti, propose<br />

ed ottenne dal presidente<br />

Jimmy Carter <strong>di</strong> introdurre, nel 1978, la Festa dei nonni. La Mc Quade, che lavorava con gli<br />

anziani già dal 1956, iniziò a promuovere l’idea <strong>di</strong> una giornata nazionale de<strong>di</strong>cata ai nonni<br />

nel 1970; riteneva, infatti, obiettivo fondamentale per l’educazione delle giovani generazioni<br />

la relazione con i nonni, portatori <strong>di</strong> conoscenza ed esperienza.<br />

negli Stati Uniti la festa nazionale dei nonni (national Grandparents Day) viene celebrata ogni<br />

anno la prima domenica <strong>di</strong> settembre, dopo il Labor Day.<br />

nel Regno Unito, introdotta nel 1990, dal 2008 viene celebrata la prima domenica <strong>di</strong> ottobre.<br />

In Canada viene celebrata dal 1995 il 25 ottobre.<br />

In Francia i nonni e le nonne sono festeggiati ogni anno separatamente. La Festa della nonna<br />

venne introdotta già nel 1987 la prima domenica <strong>di</strong> marzo. Dal 2008 è stata introdotta la Festa<br />

del nonno la prima domenica <strong>di</strong> ottobre.<br />

Anche in Italia, nel 2005 (Legge 159 del 31 luglio 2005), fu istituita la stessa festa, scegliendo<br />

non a caso la data del 2 ottobre, giorno de<strong>di</strong>cato dalla Chiesa Cattolica agli Angeli Custo<strong>di</strong>.<br />

I Santi Angeli Custo<strong>di</strong>, chiamati in primo luogo a contemplare il volto <strong>di</strong> Dio, dal Signore<br />

furono posti vicino agli uomini perché, con la loro invisibile ma sollecita presenza, potessero<br />

seguirli, consigliarli e custo<strong>di</strong>rli.<br />

26


Il compito <strong>di</strong> promuovere iniziative <strong>di</strong> valorizzazione del<br />

ruolo dei nonni, in occasione <strong>di</strong> tale data, spetta per legge<br />

a Regioni, Province e Comuni, per celebrare l’importanza<br />

del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della<br />

società in generale. Il Presidente della Repubblica consegna un<br />

premio annuale al nonno e alla nonna d’Italia.<br />

Afferma Maria Rita Parsi: “I nonni sono coloro che vengono da lontano<br />

e vanno per primi ad indagare oltre la vita; sono i vecchi da<br />

rispettare per essere rispettati da vecchi; sono il passato<br />

che vive nel presente ed i bambini sono il presente che<br />

vedrà il futuro”.<br />

I nonni, dunque, appaiono come angeli della famiglia che, con i genitori, assicurano la crescita<br />

dei bambini educandoli ai valori della vita. I nonni sono figure insostituibili nell’infanzia <strong>di</strong><br />

ogni bambino, che, <strong>di</strong>ventato adulto, ricorderà per sempre le coccole, le storie raccontate prima<br />

<strong>di</strong> andare a dormire, i giochi e tanti momenti spensierati.<br />

Il “non ti scordar <strong>di</strong> me” è il fiore ufficiale della Festa dei nonni.<br />

Un’idea per trascorrere con profon<strong>di</strong>tà questa giornata sarebbe quella che nonni e nipoti <strong>di</strong>segnassero<br />

insieme l’albero genealogico della famiglia; in questo modo si troverebbe l’occasione<br />

per narrare storie e aneddoti familiari, che ai nonni piace sempre raccontare e che ai nipoti<br />

piace sempre ascoltare.<br />

Una volta la festa degli Angeli Custo<strong>di</strong> veniva<br />

celebrata il 29 settembre, insieme con<br />

quella <strong>di</strong> San Michele, custode e protettore<br />

per eccellenza.<br />

nel 1411, in Spagna, precisamente a Valencia,<br />

si cominciò con un ufficio proprio degli<br />

Angeli Custo<strong>di</strong>. La consuetu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> una festa<br />

particolare de<strong>di</strong>cata agli Angeli custo<strong>di</strong> si<br />

<strong>di</strong>ffuse nel secolo successivo anche nel<br />

Portogallo, dove il francescano Giovanni<br />

Colombi ebbe l’incarico <strong>di</strong> comporre un<br />

nuovo ufficio, approvato dal Papa Leone<br />

X, nel 1518.<br />

Poi fu la volta dell’Austria, dove fu istituita<br />

una festa solenne e obbligatoria in<br />

tutto l’Impero, fino a che Clemente X, nel<br />

1670, non fissò la data del 2 ottobre. La<br />

devozione per gli Angeli è più antica <strong>di</strong><br />

quella per i Santi; assunse però importanza<br />

nel Me<strong>di</strong>oevo per opera dei monaci, cioè<br />

dei solitari, che ricercarono la compagnia<br />

<strong>di</strong> queste invisibili creature o le sentirono<br />

presenti nella loro vita <strong>di</strong> silenzioso<br />

raccoglimento.<br />

Dopo il Concilio <strong>di</strong> Trento anche la<br />

devozione per gli Angeli fu, <strong>di</strong>ciamo<br />

così, meglio definita ed ebbe nuova<br />

2


<strong>di</strong>ffusione. nella vita attuale, <strong>di</strong>sgraziatamente, gli uomini trascurano la propria angelica<br />

compagnia e non avvertono quasi più la presenza <strong>di</strong> un puro spirito, testimone costante dei<br />

pensieri e delle azioni umane.<br />

Di solito si parla dell’Angelo Custode soltanto ai bambini, per questo anche l’iconografia si è<br />

fissata sulla figura dell’Arcangelo Raffaele, che guida e conduce il giovane Tobia.<br />

Gli adulti invece <strong>di</strong>menticano facilmente il loro spirituale custode e consigliere, il loro invisibile<br />

compagno <strong>di</strong> viaggio, il muto testimone della loro vita. E anche questo aumenta il senso<br />

della desolazione o ad<strong>di</strong>rittura dell’angoscia che caratterizza il nostro tempo, nel quale si sono<br />

lasciate cadere, come infantili fantasie, tante consolanti e sostenitrici verità della fede.<br />

E’ infatti verità <strong>di</strong> fede che ogni cristiano, dal Battesimo, riceve il proprio Angelo custode, che<br />

lo accompagna, lo ispira e lo guida per tutta la vita fino alla morte, come esemplare perfetto<br />

della condotta che si dovrebbe tenere nei riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Dio e degli uomini.<br />

Gli Angeli infatti sono stati elevati all’or<strong>di</strong>ne soprannaturale e godono della visione beatifica <strong>di</strong><br />

Dio. Il loro ministero verso il Signore è <strong>di</strong> adorarlo, lodarlo e servirlo. Presso gli uomini, il loro<br />

ministero è quello <strong>di</strong> proporre costantemente l’adorazione, la lode e il servizio <strong>di</strong> Dio; così la<br />

loro ispirazione, il loro consiglio, la loro guida sono rivolti all’ elevazione soprannaturale della<br />

nostra troppo spesso terrena<br />

e materiale esistenza.<br />

La presenza dell’Angelo<br />

Custode è quin<strong>di</strong> la presenza<br />

invisibile ma fedele,<br />

muta ma eloquente, <strong>di</strong><br />

un amico il quale ricorda<br />

al cristiano i suoi doveri,<br />

prima <strong>di</strong> tutto verso il Signore<br />

e, <strong>di</strong> conseguenza,<br />

verso il prossimo, perché<br />

non è possibile adorare<br />

Dio e nello stesso tempo<br />

<strong>di</strong>sprezzare le sue creature,<br />

lodarlo e nello stesso tempo<br />

offenderlo trascurando la<br />

carità, servirlo e nello stesso<br />

tempo tra<strong>di</strong>re i doveri<br />

verso il fratello.<br />

L’Angelo custode è dunque<br />

il luminoso specchio<br />

nel quale ogni cristiano<br />

dovrebbe veder riflessa la<br />

propria condotta giorna-<br />

liera.<br />

28


TANTE STorIE,<br />

uNA SoLA STorIA<br />

<strong>di</strong> M.G.Lasagna<br />

ogni comunità, grande o piccola che sia, ha una propria storia, una sorta <strong>di</strong> trama costituita<br />

dall’intreccio fra il cammino comune e tante vicende in<strong>di</strong>viduali, fra tratti <strong>di</strong> un’identità collettiva<br />

e caratteri peculiari dei singoli. Leggendo il quaderno che da alcuni anni nella nostra chiesa<br />

parrocchiale viene lasciato a <strong>di</strong>sposizione dei fedeli per formulare le rispettive intenzioni <strong>di</strong><br />

preghiera si percepiscono con chiarezza le connessioni fra le esperienze personali o familiari<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong>versi e tratti <strong>di</strong>stintivi dell’identità della nostra parrocchia e/o momenti del suo<br />

percorso comunitario. Ad esempio sono frequenti le invocazioni alla Vergine e a Sant’<strong>Anna</strong>,<br />

soprattutto per ottenere la grazia <strong>di</strong> una gravidanza che tarda ad arrivare, per chiedere sostegno<br />

nel delicato periodo della gestazione e per invocare protezione su una vita nascente. In<br />

alcuni casi le tappe della crescita del bimbo (compleanni, ingresso all’asilo ecc…) vengono<br />

perio<strong>di</strong>camente registrate sul quaderno per con<strong>di</strong>viderle con altri fedeli e per rinnovare una<br />

preghiera <strong>di</strong> ringraziamento che è anche offerta della propria gioia ed estensione al prossimo<br />

della protezione richiesta per sé e per i propri cari.<br />

Spesso sono i problemi <strong>di</strong> salute, le <strong>di</strong>fficoltà e i momenti <strong>di</strong> crisi dei propri figli o nipoti (in<br />

particolare la ricerca del lavoro) a essere fissati sulla carta, quasi a lasciar traccia <strong>di</strong> un vissuto<br />

in<strong>di</strong>viduale in cui altri si possono calare in un moto <strong>di</strong> empatia; proprio chi ha già sperimentato<br />

o sta affrontando esperienze analoghe si può riconoscere nelle vicende <strong>di</strong> altre persone,<br />

generalmente sconosciute ma così<br />

intimamente vicine da essere avvertite<br />

come prossimo semplicemente<br />

leggendo le loro intenzioni<br />

<strong>di</strong> preghiera.<br />

Molti genitori “offrono” alla riflessione<br />

e alla preghiera della<br />

comunità la richiesta <strong>di</strong> aiuto per<br />

la conversione dei propri figli; tale<br />

richiesta non può lasciarci in<strong>di</strong>fferenti,<br />

perché esprime il senso<br />

<strong>di</strong> impotenza e <strong>di</strong> debolezza che<br />

padri e madri avvertono davanti<br />

a un figlio che si allontana dalla<br />

fede. In qualche caso poi è proprio<br />

la persona “in crisi” che si mette<br />

a nudo e si rivela nella sua fragilità<br />

riconoscendo i propri errori<br />

ed esprimendo nella preghiera<br />

l’aspirazione a un cambiamento<br />

29


a<strong>di</strong>cale; ecco allora l’ammissione della propria debolezza e la richiesta dell’aiuto necessario<br />

per un mutamento interiore autentico.<br />

A meravigliarci sono in particolare le intenzioni <strong>di</strong> preghiera dei bambini e degli adolescenti,<br />

capaci <strong>di</strong> presentare se stessi agli altri con spontaneità e <strong>di</strong> formulare auspici non solo in<strong>di</strong>viduali,<br />

ma anche <strong>di</strong> valenza comunitaria. Molti bimbi hanno scritto brevi e semplici preghiere,<br />

commoventi per la loro ingenuità e per l’espressione <strong>di</strong> un affidamento totale al Signore, in<br />

occasione della loro Prima Comunione o <strong>di</strong> una ricorrenza liturgica da loro particolarmente<br />

sentita come il Santo natale. Alcune intenzioni sono formulate proprio in concomitanza con la<br />

festa <strong>di</strong> Sant’<strong>Anna</strong>, il che ci porta a percepire la traccia <strong>di</strong> un’identità comunitaria che inizia<br />

a delinearsi fin dall’infanzia, anche se non sempre con piena consapevolezza.<br />

Molti sono i fedeli che avvertono il bisogno <strong>di</strong> una preghiera con<strong>di</strong>visa anche nel rapportarsi<br />

con la realtà contemporanea, sia a livello locale che su scala nazionale e/o internazionale; ne<br />

sono esempio alcune intenzioni che chiedono la presenza operante del Signore in circostanze<br />

precise della nostra vita citta<strong>di</strong>na (le elezioni amministrative) o della vita dell’Italia (crisi<br />

economica, traversie della politica nazionale ecc…) e dell’attualità internazionale (guerre, calamità<br />

naturali). Con la stessa intensità nel cuore <strong>di</strong> alcuni si manifesta l’esigenza <strong>di</strong> pregare<br />

per la nostra parrocchia e per la Chiesa in un momento particolarmente delicato della sua<br />

millenaria esistenza; è anche questa un’espressione dell’intersecarsi fra la <strong>di</strong>mensione in<strong>di</strong>viduale<br />

dell’esperienza personale (nello specifico l’appartenenza a una comunità ben precisa) e<br />

la <strong>di</strong>mensione collettiva dell’ecclesia universale dei fedeli.<br />

“Aiutaci in questa nuova gravidanza che ci hai donato. Grazie.”<br />

“Signore, fa’ che le persone vogliano sollevarsi dalla piattezza<br />

<strong>di</strong> una situazione indegna <strong>di</strong> un paese civile.”<br />

“Per il popolo libico, per mio marito, Valeria e mamma - prega per me.”<br />

“Signore, Ti prego, fammi trovare un lavoro, fammi vivere <strong>di</strong>gnitosamente.<br />

Ti ringrazio, Signore, ho fiducia in Te.”<br />

“Gesù, fai che prenda la strada giusta, seguimi nei miei passi e nelle mie scelte.<br />

Se sono errata aiutami.”<br />

“O Dio, ci sarà mai qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso?<br />

S. <strong>Anna</strong>, Madre <strong>di</strong> Maria, aiutami nel giorno a te de<strong>di</strong>cato.”<br />

“Signore, Ti prego, aiutaci, Tu che tutto sai permettimi <strong>di</strong> lasciare qui tutti i miei fardelli,<br />

mi stanno schiacciando, non lo permettere, Ti prego.”<br />

“Perché abbia la forza <strong>di</strong> portare le mie colpe e il mio dolore,<br />

incontri qualcuno che mi faccia pensare a cose belle.”<br />

“Ti prego, fa’ che mio figlio trovi la sua strada secondo la Tua volontà. Grazie.”<br />

“Sacro Cuore, ti ringrazio per l’aiuto, proteggi sempre la mia famiglia<br />

e fa’ che mia figlia ritorni ad onorarti come un tempo.<br />

Aiutala nelle debolezze e fortificala,<br />

fa’ che possa avvicinarsi ancora e per sempre alla fede.”<br />

“Per la conversione <strong>di</strong> tutti i miei cari per la gloria <strong>di</strong> Dio.”<br />

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“Io non so se esisti, ma se esisti fa’ quello che ti ho chiesto<br />

e la mia anima sarà con te.”<br />

“Aiutami, o Santa Vergine! Ti prego sempre! Fin che posso! Tu sai chi sono!”<br />

“Aiutami, guardami, Ti prego!”<br />

“Gesù, ti prego, non farmi interrogare domani.”<br />

“Gesù, prego per tutti i miei cari e per farmi andare bene a scuola.”<br />

“Ciao Gesù, Ti voglio bene.”<br />

“Gesù, Ti verrò a trovare tutti i giorni sai? Stiamo facendo una recita,<br />

penso sempre a Te, aiutaci a farla bene ed a metterci tutto il cuore.”<br />

“Grazie Signore per tutto. So che mia bisnonna e tutti gli altri sono lì con Te.<br />

Ti prego, abbine cura.”<br />

“Signore, proteggi mia zia che ora non c’è più! E <strong>di</strong>lle <strong>di</strong> farsi forte!”<br />

“Prego per le mie amiche, mie compagne <strong>di</strong> viaggio a Rapallo e nella vita.”<br />

“Grazie Gesù che mi accompagni verso la comunione.”<br />

“Ciao Gesù, grazie che mi aiuti a prepararmi alla comunione<br />

e che mi segui nella vita. Ciao!”<br />

“Grazie Gesù per starmi vicino e per darmi il tuo corpo<br />

che riceverò domani nella S. Comunione. Grazie!!”<br />

“Grazie per l’incontro <strong>di</strong> domani con Te, io ti prego.”<br />

“Grazie per tutto quello che mi dai, Gesù, e per l’incontro che farò domani con Te.”<br />

“Grazie Sant’<strong>Anna</strong> <strong>di</strong> tutto cuore.”<br />

“Sant’<strong>Anna</strong>, Madre della Vergine Maria, prega per tutti noi.”<br />

“Amata S. <strong>Anna</strong>, proteggi le mie bimbe, mio marito e le persone che hanno bisogno.”<br />

“Sant’<strong>Anna</strong>, con la tua saggezza ispira la S. Chiesa a <strong>di</strong>venire sempre più umana,<br />

vera e premurosa verso i suoi figli; solo così potrà salvarsi dalla crisi morale in cui è<br />

caduta. Assisti le mamme e le nonne per sempre.”<br />

31


“PEr SEmINArE<br />

LA PAcE”<br />

Intervista a don Apollinaire<br />

Don Apollinaire Fiodemo Gelewi<br />

proviene da Kinshasa nella<br />

Repubblica Democratica del<br />

Congo. Fu or<strong>di</strong>nato all’età <strong>di</strong> 25<br />

anni dopo un periodo a Roma da<br />

residente al Collegio Ecclesiastico<br />

Internazionale Sedes Sapientiae<br />

mentre stu<strong>di</strong>ava il primo ciclo <strong>di</strong> teologia presso l’Università della Santa Croce, dal 1993<br />

fino al 1996. ora si trova <strong>di</strong> nuovo a Roma per stu<strong>di</strong>are la licenza in Diritto Canonico.<br />

Quando sei rientrato in Congo?<br />

nel 1997, quando esplode la ribellione contro il regime <strong>di</strong> Mobutu, che governò per ben 32<br />

anni. lo allora ero <strong>di</strong>acono, ma per i sacerdoti la situazione <strong>di</strong>ventò pericolosa: il mio vescovo<br />

apparteneva alla stessa tribù del Presidente e questo era imperdonabile per i guerriglieri, quin<strong>di</strong><br />

siamo dovuti scappare perché rischiavamo <strong>di</strong> essere uccisi.<br />

Qual è stato il momento più <strong>di</strong>fficile in quel periodo?<br />

Mi ricordo molto bene <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o: era la solennità <strong>di</strong> Pentecoste e dopo la Messa iniziarono<br />

a sparare contro la porta della residenza del vescovo; imme<strong>di</strong>atamente iniziammo a correre. Il<br />

Vescovo non aveva nulla con sé, soltanto vestiti civili, il suo fazzoletto e un rosario. In quattro<br />

giorni camminammo 60 km per le foreste, nascosti, abbiamo anche attraversato un fiume, ma<br />

il Signore ci aiutò e siamo arrivati salvi a Bangui, nella Repubblica Centro Africana. Poco<br />

dopo siamo potuti rientrare in Congo con la nostra gente.<br />

Dopo la pace, cosa hai fatto per il tuo popolo?<br />

Dopo questa piccola crisi, siamo tornati a Kinshasa. Lì ho potuto insegnare nel seminario<br />

minore e in alcune scuole cattoliche. Insegnavo filosofia, latino, inglese e francese. Ringrazio<br />

il Signore perché il 26 gennaio cinque dei miei ragazzi sono <strong>di</strong>ventati <strong>di</strong>aconi, e tanti altri, se<br />

Dio vuole, lo faranno fra poco. A causa della guerra, le strade erano <strong>di</strong>strutte e per arrivare<br />

alle parrocchie dovevo fare 10 o 15 km a pie<strong>di</strong> e qualche volta facendo anche un percorso In<br />

barca. Ci mettevo tanto tempo, ma ne valeva la pena, perché l’arrivo del sacerdote è sempre<br />

una festa per la gente: fanno suonare il tamburo, cantano all’arrivo del prete, e si mettono in<br />

fila per le confessioni: è uno spettacolo!<br />

e dopo è arrivata finalmente la pace…<br />

In realtà, pochi anni dopo, ho vissuto un altro momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà. In Congo. quando i<br />

militari si spostano da una città all’altra per prenderne il potere, cercano il sindaco, e poi anche<br />

il sacerdote perché è punto <strong>di</strong> riferimento per il popolo. Se vogliono controllare la città,<br />

devono per forza parlare con i capi della comunità. Quando ero a KotaKoli, una citta<strong>di</strong>na<br />

vicina a Kinshasa, mi sono imbattuto in un militare ubriaco che aveva radunato un gruppo dl<br />

32


persone <strong>di</strong> una tribù <strong>di</strong>versa dalla sua per ucciderli. Mi sono messo fra lui e le persone e gli<br />

ho chiesto: “Fratello, che c’è?”. lui mi ha gridato <strong>di</strong> fare tre passi in<strong>di</strong>etro, puntandomi il suo<br />

fucile, con il <strong>di</strong>to sul grilletto. non so bene perchè, ma non potevo muovermi, non volevo<br />

lasciare che ammazzasse i miei fedeli. In quel momento, un altro militare arrivò e lo fermò,<br />

impedendo la strage.<br />

Com’è finita la storia?<br />

In giorno dopo, il militare che mi aveva minacciato è stato inviato in chiesa dal comandante<br />

per chiedermi perdono. Tremava, s’inginocchiò e mi chiese perdono. In Congo ho imparato<br />

a perdonare; gli <strong>di</strong>e<strong>di</strong> la bene<strong>di</strong>zione e pensai che anche per quella volta avevo salvato la<br />

pelle.<br />

Cosa farai al tuo rientro in Congo?<br />

Appena finiti i corsi <strong>di</strong> Diritto Canonico spero <strong>di</strong> poter tornare per continuare a confessare,<br />

per celebrare la Messa tra la mia gente. Da noi una Messa <strong>di</strong> meno <strong>di</strong> due ore non c’è, perché<br />

la gente canta e balla per lodare Dio. Presumo che continuerò ad aiutare il Vescovo come<br />

professore al seminario e mi auguro <strong>di</strong> poter essere sempre un seminatore <strong>di</strong> pace.<br />

RINGRAZIAMENTO<br />

All’inizio della mia esperienza <strong>di</strong> un percorso <strong>di</strong> pastorale comunitario vorrei rivolgere parole<br />

<strong>di</strong> ringraziamento a tutte le persone che si sono impegnate per rendere possibile il mio inserimento<br />

nella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Chiavari. Ringrazio Sua Eminenza il Car<strong>di</strong>nale Angelo Bagnasco, che<br />

mi ha accolto come un figlio nella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Genova, e, insieme a lui, il pro-vicario Borzone<br />

per la sua sollecitu<strong>di</strong>ne. Porterò sempre nel cuore e nelle mie preghiere tutta la comunità <strong>di</strong><br />

San Giovanni Battista <strong>di</strong> Sestri Ponente.<br />

Sono giunto nella parrocchia <strong>di</strong> Sant’<strong>Anna</strong> all’inizio del mese <strong>di</strong> luglio, in concomitanza con i<br />

fuochi e le processioni in onore della Madonna dell’orto e <strong>di</strong> nostra Signora <strong>di</strong> Montallegro, e<br />

subito ho percepito il calore dell’accoglienza da parte <strong>di</strong> tutti. Ringrazio anzitutto Sua Eccellenza<br />

Monsignor Alberto Tanasini, che ha accolto positivamente la richiesta del mio vescovo<br />

33


Dominique Bulamatari nel quadro<br />

della cooperazione tra le chiese e<br />

mi ha dato l’opportunità <strong>di</strong> collaborare<br />

in qualità <strong>di</strong> aiuto pastorale,<br />

cioè <strong>di</strong> aiutare Don Aurelio, senza<br />

però <strong>di</strong>menticare <strong>di</strong> concedermi il<br />

tempo necessario per concludere<br />

le ricerche in Diritto Canonico<br />

presso la Pontificia Università<br />

della Santa Croce a Roma. Il<br />

pro-vicario Monsignor Corrado<br />

Sanguineti non si è risparmiato<br />

per portare a termine le pratiche<br />

amministrative accompagnandole<br />

con pazienza e affetto fraterno.<br />

Come recita il canone 515 del<br />

CIC del 1983 :”Paroecia est certa<br />

communitas Christi fidelium<br />

in Ecclesia particolari stabiliter<br />

constituta, cuius cura pastoralis,<br />

sub auctoritate Episcopi <strong>di</strong>oecesani,<br />

committitur parocho,qua<br />

proprio eiusdem pastori”.<br />

Quin<strong>di</strong> non intendo portare un<br />

altro messaggio, ma solo quello<br />

del Vangelo <strong>di</strong> Cristo, nella<br />

semplicità e in modo efficace;<br />

soprattutto desidero fare quello<br />

che la Chiesa, attraverso il vescovo, chiede <strong>di</strong> fare: servire questa comunità, che fa parte integrante<br />

della <strong>di</strong>ocesi, nella comunione con il parroco che la guida a nome del vescovo. Essere<br />

unito al vescovo significa essere unito a tutto il suo presbiterio e al servizio della comunità,<br />

rendendosi <strong>di</strong>sponibile a offrire ai fedeli quello che spetta loro <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto: i sacramenti.<br />

Porto con me anche tutta la ricchezza della mia terra, l’allegria contagiosa, pronto ad offrire<br />

anche solo il sorriso ad ogni uomo che incontrerò sul mio cammino, ma anche <strong>di</strong>sponibile a<br />

imparare per crescere in santità.<br />

non posso non manifestare la gioia <strong>di</strong> far parte <strong>di</strong> tutti quelli che aspettano con pazienza il<br />

sorgere della nuova chiesa parrocchiale, che sarà un punto <strong>di</strong> riferimento e <strong>di</strong> incontro per<br />

spezzare il pane e mettersi all’ascolto della Parola.<br />

ogni volta che attraverso Via Mameli, alzo gli occhi e ammiro la gru così in alta nel cielo;<br />

allora mi ricordo <strong>di</strong> come canta il salmista : “Alzo gli occhi verso il monte…”.<br />

Inviterei tutti i parrocchiani a portare nel cuore questo evento ecclesiale e, magari, a recitare<br />

una piccola giaculatoria quando passano davanti al cantiere.<br />

Per concludere, ringrazio in modo speciale la signora Santina che, quando ha saputo dell’esigenza<br />

pastorale <strong>di</strong> avere a <strong>di</strong>sposizione una macchina, ha subito offerto gratuitamente la sua,<br />

senza “se” né “ma”. Dio le conceda tutto, salute del corpo e dell’anima, perché sia sempre<br />

forte nella prova ed un esempio della gratuità del dono per tutti noi.<br />

La Madonna ci aiuti a camminare insieme nella gioia in quest’anno della fede con fedeltà e<br />

de<strong>di</strong>zione.<br />

3


LETTErA ALLA PArrocchIA<br />

SENzA EucArISTIA<br />

Cari parrocchiani,<br />

da Orientamenti pastorali 7/8 2012<br />

sappiamo che da un po’ <strong>di</strong> tempo nella vostra parrocchia non si celebra più la messa ogni<br />

giorno e pure qualche domenica. Sappiamo anche che per motivi <strong>di</strong> decoro, perché siete isolati<br />

in paesi piccoli e sperduti, i vostri preti non vi lasciano nella chiesa nemmeno la presenza reale<br />

<strong>di</strong> Gesù: hanno paura dei furti, <strong>di</strong> vandalismi, <strong>di</strong> comportamenti sacrileghi.<br />

La comunità parrocchiale non sa che cosa vi state perdendo! o non crede che Gesù Cristo è<br />

presente realmente nell’eucaristia e così si perde una compagnia e un “io ci sto sempre con voi<br />

nel mio corpo e nel mio sangue”, oppure crede che sia superflua la presenza eucaristica, perché<br />

già in parrocchia si ascolta Gesù leggendo la sua Parola, lo si vive come centro dell’amore in<br />

famiglia, lo si ritiene compagno affidabile nelle malattie tramite la preghiera.<br />

La presenza <strong>di</strong> Gesù nell’eucaristia è unica e necessaria. Questo corpo spezzato e questo sangue<br />

versato è il mio, è il segno che se hai contratto dei debiti con Dio nella tua vita te li ho<br />

pagati io. non credere mai che Dio sia un padrone crudele che s’aspetta una riparazione o <strong>di</strong><br />

aggiungere un sacrificio per ripagarne un altro. Tu però non puoi fare a meno <strong>di</strong> presentarti<br />

rinnovato, libero senza debiti <strong>di</strong> male davanti a lui. Questa mia presenza è unica, perché se in<br />

tavola non c’è un pane come fanno a stare unite le persone, a star bene? Si guardano solo? Si<br />

parlano solo o hanno bisogno <strong>di</strong> mettere qualcosa sotto i denti? Mangiare assieme lo stesso<br />

pane che è il mio corpo unisce infinitamente più <strong>di</strong> tanti sentimenti e ragionamenti.<br />

Ricor<strong>di</strong>amocelo vicendevolmente che non sono i nostri progetti, le nostre riunioni e nemmeno<br />

le nostre programmazioni a dare e fare corpo alle comunità, ma è il corpo <strong>di</strong> Cristo, è l’eucaristia<br />

come amore e sacrificio che fa la comunità e che solo quando si con<strong>di</strong>vide e si spezza<br />

il pane nasce e prende vita la comunione.<br />

Una parrocchia senza messa non è una parrocchia povera solo perché non c’è un prete che celebra,<br />

ma è privata <strong>di</strong> quella comunione che Dio Padre sa offrire come irruzione nelle nostre logiche<br />

ristrette con la logica eucaristica che apre alla contemplazione e chiede testimonianza.<br />

35


La vita della vostra parrocchia è l’eucaristia. La parrocchia si spegne e muore quando progetta<br />

senza contemplare l’agire <strong>di</strong> Dio; troverà sempre la sua vitalità quando si porrà in ginocchio<br />

per adagiare davanti all’eucaristia la vita a tutto tondo. Di qui nasce la testimonianza capace <strong>di</strong><br />

generare relazioni, quell’amare, servire, donare nella gratuità, senza presentare scontrini e ricevute<br />

<strong>di</strong> rimborsi spese, perché ci si è spesi per gli altri, il che è proprio lo stile eucaristico.<br />

nessuno si sogna <strong>di</strong> <strong>di</strong>re “non abbiamo più la Messa e allora siamo più liberi!”. Se alla farina<br />

manca il lievito il pane non si forma e se a voi stessi e alla società nostra manca il sale <strong>di</strong> adoratori<br />

in spirito e verità saremo tutti più soli, poveri, chiusi nei nostri profili <strong>di</strong> Facebook.<br />

Come i fratelli e le sorelle colpiti in questo periodo dal terremoto al fianco dei loro pastori<br />

sentiamoci sempre pellegrini <strong>di</strong> quel Dio che vuole fare eucaristia con noi,per noi,in noi.<br />

non possiamo non chiederci, allora, quante nostre energie sono spese nel fare a scapito del ben<br />

celebrare, dell’adorare che abbia il sapore della vita e la vita che riflette ciò che si è adorato.<br />

Si percepisce quando i progetti della parrocchia sono un prolungamento della contemplazione<br />

davanti all’eucaristia. Siamo il corpo <strong>di</strong> Cristo proprio perché celebriamo l’eucaristia e la<br />

mettiamo al centro della nostra vita ogni giorno.<br />

36


3<br />

mESSA<br />

dI mEzzANoTTE<br />

Pietro Mastri<br />

C’era un silenzio<br />

come <strong>di</strong> attesa<br />

lungo la strada<br />

che andava alla chiesa;<br />

e fredda l’aria<br />

<strong>di</strong> notte, in quell’ombra<br />

solitaria.<br />

C’eran le stelle<br />

nel cielo invernale<br />

e un verginale<br />

candore <strong>di</strong> neve,<br />

ma rado e lieve.<br />

C’era una siepe<br />

nera e stecchita,<br />

parea fiorita<br />

<strong>di</strong> biancospino.<br />

E mi teneva<br />

-oh,mio sogno lontanomia<br />

madre per mano.<br />

E nella tepida<br />

chiesa, che incanto!<br />

Fra lumi e un denso<br />

profumo d’incenso<br />

e suono d’organo<br />

e voci <strong>di</strong> canto,<br />

ecco il Presepe<br />

con te, Bambino.


Filo<strong>di</strong>retto<br />

Festa del Ciao<br />

sabato 20 ottobre 2012<br />

38


39<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

Assemblea<br />

parrocchiale a Belpiano<br />

domenica 14 ottobre 2012<br />

0


1<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> chiavari<br />

29 settembre 2012<br />

La cerimonia volge al termine<br />

2


Celebrazione<br />

del mandato<br />

ai catechisti<br />

Inizio della Presentazione<br />

Cerimonia, <strong>di</strong> Mons. Vescovo,<br />

del Mandato ai Catechisti. Catechiste,<br />

Animatorie della Diocesi<br />

Anno Pastorale<br />

2012 - 2013<br />

3<br />

Inizio consegna<br />

Consegna<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto


5<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

sabato 22 settembre<br />

6


Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

INcoNTro EcumENIco A FAvALE dI mALvAro<br />

23 SETTEmbrE 2012<br />

“EcumENISmo: uNA STorIA dI dIvISIoNI,<br />

uN SogNo dI uNITA’”<br />

a 50 anni dal concilio ecumenico<br />

vaticano ii e 100 anni della<br />

chiesa battista <strong>di</strong> Chiavari<br />

Abbiamo voluto ricordare queste due importanti<br />

ricorrenze (una per la chiesa Universale e<br />

una per la Chiesa locale) in una tavola rotonda<br />

cui hanno partecipato il Pastore Valdese Paolo<br />

Ricca, Giorgio Karalis per la Chiesa ortodossa e<br />

Monsignor Gero Marino Vicario generale della<br />

Diocesi <strong>di</strong> Chiavari. L’accoglienza riservata al<br />

folto pubblico dagli “Amici <strong>di</strong> Favale”, con un<br />

ottimo pranzo da loro preparato e la tranquillità<br />

delle amene vallate del paesaggio, ha fatto da<br />

contorno a questo incontro pubblico che cadeva<br />

anche a ricordo <strong>di</strong> una triste ricorrenza:<br />

i 160 anni dalla cattura e dai maltrattamenti<br />

subiti dalla famiglia Cereghino, che proprio a<br />

Favale professava <strong>di</strong> aver abbracciato la fede<br />

protestante e veniva per questo tacciata come<br />

“eretica”. nel 1852 furono dunque arrestati e<br />

sottoposti a torture, come ricorda una triste<br />

lapide ancora esistente nel borgo <strong>di</strong> Favale.<br />

“L’incontro acquista dunque un ulteriore significato,<br />

perché pone le basi per un cambiamento.<br />

Possiamo scrivere una storia <strong>di</strong>versa…” ha<br />

affermato il Pastore Ricca, ricordando come<br />

nel Concilio Vaticano II esistono già delle<br />

“perle ecumeniche”: affermazioni che han<br />

cambiato il volto della Chiesa (riassumiamo<br />

<strong>di</strong> <strong>Anna</strong>rita C.<br />

(delegata nella commissione <strong>di</strong>ocesana per l’ecumenismo)<br />

brevemente alcuni concetti ripresi da piccole,<br />

ma importanti citazioni):<br />

- I cristiani <strong>di</strong> altre Chiese, giustificati nel<br />

battesimo, sono incorporati a Cristo e perciò<br />

sono insigniti del nome <strong>di</strong> Cristiani;<br />

- Fuori dalla Chiesa Cattolica esistono ambiti<br />

in cui si vive con fede, speranza e carità;<br />

- Le comunità separate sono strumenti <strong>di</strong><br />

salvezza;<br />

- necessita una gerarchia dei dogmi <strong>di</strong> fede.<br />

Sempre secondo il Pastore, l’Ecumenismo <strong>di</strong>venta<br />

quin<strong>di</strong> una frontiera della testimonianza<br />

cristiana. Giorgio Karalis ha poi ricordato come<br />

la storia del Cristianesimo è una SToRIA DI<br />

DIVISIonI, mentre CRISTo è il punto <strong>di</strong><br />

unione! Precisando che sin dai primi secoli<br />

era chiamato “ERETICO”, colui che credeva<br />

ad una parte soltanto della verità…<br />

Il concetto <strong>di</strong> appartenenza (Cristianesimo:<br />

religione <strong>di</strong> stato) ha poi aperto una storia <strong>di</strong><br />

lotte e <strong>di</strong> sangue sparso inutilmente, fino al<br />

Concilio Vaticano, che è stato lo sforzo della<br />

Chiesa Cattolica ad aprirsi e capire che anche<br />

fuori delle nostre Chiese c’è la Salvezza, perché<br />

è Cristo che salva, non l’uomo!<br />

È sempre grazie al Concilio che l’attività<br />

ecumenica è consentita in un reciproco riconoscimento<br />

delle confessioni. Secondo il<br />

pensiero ortodosso, però, la stessa Chiesa<br />

Cattolica si sta <strong>di</strong>menticando <strong>di</strong> quanto affermato<br />

nel Concilio…. Riconoscere l’altro è la<br />

strada per conoscere bene la propria fede, con<br />

le proprie <strong>di</strong>stinzioni; <strong>di</strong>stinzioni che tuttavia<br />

non impe<strong>di</strong>scono la KoInonIA!<br />

Ecumenismo è la strada per il rinnovamento!<br />

Don Gero ha inoltre richiamato il senso dell’agape:<br />

l’inno <strong>di</strong> S. Paolo ci in<strong>di</strong>ca ancora<br />

una volta la strada: “Se avessi fede da spostare<br />

le montagne, ma non ho l’amore, nulla<br />

mi giova…”!<br />

8


cAmPo ELEmENTArI A bELPIANo:<br />

“oggI dEvo FErmArmI A cASA TuA”.<br />

uN’AmIcIzIA chE mI cAmbIA<br />

nel mese <strong>di</strong> giugno si è svolto a Belpiano il<br />

campo dei bambini delle elementari delle nostre<br />

parrocchie. Questo è il breve racconto della<br />

mia prima esperienza da animatrice!<br />

La mia prima esperienza da animatrice, innanzitutto,<br />

è servita a far crescere ancora <strong>di</strong><br />

più me stessa. Mi sento <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>ventata<br />

più responsabile, matura e, allo stesso tempo,<br />

non posso <strong>di</strong>re <strong>di</strong> non essermi <strong>di</strong>vertita con<br />

i bambini e con i miei coetanei o ragazzi<br />

più gran<strong>di</strong>! L’esperienza da animatrice mi è<br />

piaciuta non solo perché sono potuta stare<br />

in compagnia dei bambini <strong>di</strong> quarta e quinta<br />

elementare, ma anche perché stando con i<br />

ragazzi più gran<strong>di</strong> ho avuto modo <strong>di</strong> conoscerli<br />

ancora meglio. Grazie al<br />

9<br />

<strong>di</strong> Lucia Carulli<br />

campo, ho capito che posso imparare nuove<br />

cose anche dai bambini, mentre prima davo<br />

quasi tutto per scontato!<br />

Uno dei temi trattati alla settimana del campo<br />

che mi ha colpito <strong>di</strong> più è stato ‘Vedere o<br />

incontrare?’. Una delle cose che è uscita da<br />

questi due verbi è che molto spesso le persone<br />

guardano soltanto e non si rendono partecipi<br />

della vita, dei problemi delle altre persone e,<br />

quando non si rendono partecipi, incontrano<br />

poco e rischiano <strong>di</strong> vivere nella loro superficialità.<br />

Beh, che <strong>di</strong>re. Sicuramente sarà un’esperienza<br />

da rifare, perché, come ho detto prima,<br />

in questa settimana al campo ho imparato molte<br />

cose dai bambini, sono cresciuta io<br />

e poi anche perché<br />

mi sono<br />

d i v e r t i t a<br />

molto!!!<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

cAmPo mEdIE A bELPIANo<br />

“voLA SoLo chI oSA FArLo!!!”<br />

Anche quest’anno abbiamo<br />

organizzato i campi<br />

interparrocchiali a<br />

Belpiano. Il campo dei<br />

ragazzi delle scuole<br />

me<strong>di</strong>e è durato una<br />

settimana, dal 9 al 15<br />

luglio.<br />

In questa settimana circa<br />

settanta ragazzi hanno avuto<br />

modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertirsi, riflettere e vivere una<br />

bellissima esperienza fuori dalla routine<br />

della città. Il titolo del campo era ‘Vola solo<br />

chi osa farlo’, titolo molto interessante e forse<br />

ambiguo, però grazie alle riflessioni guidate<br />

da don Stefano e da don Clau<strong>di</strong>o siamo<br />

riusciti a comprendere meglio il significato<br />

e, soprattutto, a volare!<br />

Le riflessioni erano proposte la mattina, quando,<br />

oltre alla lettura del Vangelo, ascoltavamo<br />

alcune canzoni, vedevamo spezzoni <strong>di</strong> film<br />

e leggevamo racconti. Durante il resto<br />

del giorno i ragazzi avevano modo <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>vertirsi a più non posso con vari<br />

giochi organizzati appositamente<br />

per loro.<br />

nel pomeriggio non c’era solo<br />

il tempo per giocare, ma anche<br />

quello <strong>di</strong> vivere un momento<br />

<strong>di</strong> riflessione <strong>di</strong>visi nelle quattro<br />

squadre. Uno dei lavori che ha<br />

particolarmente toccato i ragazzi è stato<br />

quello della giornata <strong>di</strong> giovedì. ognuno<br />

ha con<strong>di</strong>viso con un altro compagno<br />

<strong>di</strong> squadra un oggetto che gli stava<br />

particolarmente a cuore.<br />

Durante la settimana ci siamo spostati,<br />

ovvero abbiamo fatto alcune gite.<br />

<strong>di</strong> Daniele Trucco<br />

La prima in or<strong>di</strong>ne cronologico è<br />

stata quella del martedì quando<br />

ci siamo recati presso un albero<br />

millenario nelle vicinanze della<br />

casa. Il giovedì siamo andati ai<br />

laghi <strong>di</strong> Giacopiane dove abbiamo<br />

potuto stare a stretto contatto con<br />

la natura e abbiamo celebrato la<br />

Messa. Per concludere, l’ultimo giorno,<br />

abbiamo invitato i genitori dei ragazzi<br />

a partecipare alla Messa e al pranzo. Il<br />

fatto particolare avvenuto la domenica<br />

è stato la consegna del ricor<strong>di</strong>no: una<br />

lampada <strong>di</strong> carta da lanciare in cielo<br />

con l’aiuto <strong>di</strong> una zolletta <strong>di</strong> materiale<br />

infiammabile al quale si doveva dare<br />

fuoco per farla volare.<br />

Grazie a tutti della lettura e alla prossima<br />

estate con altre belle esperienze dai campi<br />

<strong>di</strong> Belpiano.<br />

50


cAmPo gIovANISSImI A S.JAcquES<br />

“mA voI, chI dITE chE Io SIA?”.<br />

L’AvvENTurA dELL’ANdArE oLTrE<br />

Premetto che questo è il primo campo al quale<br />

ho partecipato. Per me è stata un’esperienza<br />

straor<strong>di</strong>naria a partire dagli argomenti trattati,<br />

dalle nuove conoscenze, dai momenti <strong>di</strong> gioco<br />

e dalle camminate. In merito ai temi affrontati,<br />

potevi essere d’accordo o meno, bastava<br />

che <strong>di</strong>cessi il perché e poi se ne <strong>di</strong>scuteva<br />

insieme. Il tema <strong>di</strong> quest’anno era l’avventura<br />

dell’andare oltre. Per quanto riguarda le nuove<br />

amicizie, all’inizio conoscevo poche persone,<br />

ma ho legato subito con tutti e, pur essendo<br />

una fra le più piccole, potevo esprimere la<br />

mia opinione senza alcun timore. I momenti<br />

<strong>di</strong> gioco non mancavano. Erano tutti stupen<strong>di</strong><br />

e credo che tutti ci siamo <strong>di</strong>vertiti molto, tra<br />

giochi a squadre (rossa, gialla, blu e nera) e<br />

in<strong>di</strong>viduali. Le camminate,anche se faticose,<br />

sono state belle, con paesaggi mozzafiato e<br />

soprattutto con<strong>di</strong>vise con persone stupende.<br />

Premetto che io alla gita lunga non sono salita<br />

fino in cima, ma mi sono fermata ai laghi. È<br />

stato stupendo lo stesso, anche se la zona era<br />

‘abitata’ da un po’ troppi bruchi!!! Per me<br />

questa è stata un’esperienza nuova, molto<br />

bella; se dovessi tornare in<strong>di</strong>etro<br />

non ci penserei due volte a rifarla.<br />

Infine devo <strong>di</strong>re solo un grazie a<br />

51<br />

<strong>di</strong> Alessia Signaigo e Francesca Brancaccio<br />

tutti per la bella settimana che mi hanno fatto<br />

trascorrere.<br />

“...Ma voi, chi <strong>di</strong>te che io sia?”: era questo il<br />

titolo della fantastica settimana a S. Jacques<br />

con il gruppo giovanissimi. Il significato del<br />

titolo, come ci hanno spiegato, riguardava il<br />

conoscere gli altri e il conoscere soprattutto<br />

se stessi; infatti, alla fine della settimana, io<br />

e gli altri miei amici abbiamo scoperto cose<br />

su <strong>di</strong> noi che non sapevamo, come il fatto <strong>di</strong><br />

riuscire a scalare il ‘Testa Grigia’!!! Per me<br />

che non ero mai stata in montagna è stato un<br />

traguardo stupendo arrivare a quell’altezza. I<br />

temi che abbiamo affrontato insieme erano:<br />

il conoscersi, il giu<strong>di</strong>zio, l’amore e la compassione.<br />

Quelli che ho preferito sono stati<br />

l’amare e il giu<strong>di</strong>care; mi ha colpito l’amare<br />

perché è lo scopo della vita e in più Gesù<br />

ci ha insegnato a voler bene anche al nostro<br />

nemico, cosa che secondo me è molto bella!<br />

Mi è poi piaciuto il tema del giu<strong>di</strong>zio perché,<br />

anche se non conosciamo le persone, ten<strong>di</strong>amo<br />

a giu<strong>di</strong>carle e siamo superficiali, invece<br />

dovremmo conoscerle meglio prima <strong>di</strong> dare<br />

un parere su <strong>di</strong> loro. La settimana è passata<br />

purtroppo molto velocemente. Ho conosciuto<br />

molti ragazzi nuovi con cui ho stretto amicizia.<br />

È stata un’esperienza<br />

nuova per me,<br />

perché non avevo<br />

mai partecipato<br />

ad un campo<br />

con la parrocchia,<br />

e vorrei<br />

rivivere queste<br />

emozioni anche<br />

l’estate prossima!<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

estate dei giovani<br />

a san jacques<br />

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Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

uNA dovEroSA INFormAzIoNE PEr ILLuSTrArE<br />

LE PrINcIPALI ATTIvITÁ SvoLTE<br />

dAL cENTro dI AIuTo ALLA vITA dI rAPALLo<br />

SANTA mArghErITA<br />

Già in un precedente numero della Rivista<br />

parrocchiale <strong>di</strong> S. <strong>Anna</strong> in Rapallo è stata<br />

data informazione circa le attività del Centro<br />

<strong>di</strong> Aiuto alla Vita svolte nel Comune <strong>di</strong> Santa<br />

Margherita Ligure; trovo doveroso dare resoconto<br />

dell’attività del Centro <strong>di</strong> Aiuto alla<br />

Vita <strong>di</strong> Rapallo - Santa Margherita nel 2011<br />

e nei primi mesi del presente anno.<br />

I volontari del CAV hanno fornito aiuto vero<br />

e sostanziale ad oltre 40 famiglie fra Rapallo<br />

e Santa Margherita.<br />

Qualche dato sulla nostra attività nel 2011:<br />

abbiamo seguito 60 casi, consegnato circa<br />

900 pacchi con prodotti per bambini e mamme,<br />

<strong>di</strong>stribuito 200 farmaci dati <strong>di</strong>rettamente<br />

al CAV tramite Banco Farmaceutico <strong>di</strong> S.<br />

Margherita e altri forniti in<strong>di</strong>rettamente da<br />

Rapallo; sono state effettuate 12 erogazioni<br />

economiche per casi <strong>di</strong> particolare urgenza<br />

per 6.100 euro totali. Ai beni <strong>di</strong>rettamente<br />

donati e <strong>di</strong>stribuiti si aggiungono acquisti<br />

per beni <strong>di</strong> assistenza, farmaci, alimenti per<br />

9.600 euro; inoltre abbiamo “riciclato” lettini,<br />

carrozzine, vestitini, biberon. Tramite la Fondazione<br />

Vita nova sono stati resi operativi 4<br />

progetti Gemma, che accompagnano con un<br />

piccolo sussi<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 160 euro al mese per 18<br />

mesi mamme bisognose.<br />

In particolare abbiamo significativamente dato<br />

un senso ulteriore al <strong>di</strong>battito a favore della<br />

vita e della famiglia. Un ringraziamento è<br />

dovuto all’ex assessore ai servizi sociali ed<br />

alla famiglia del Comune <strong>di</strong> Rapallo, dottor<br />

Corrado Castagneto, per averci consentito <strong>di</strong><br />

partecipare con la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> attori e non <strong>di</strong><br />

convenuti alle politiche sociali della civica<br />

amministrazione; ben tre sono stati i progetti<br />

che hanno visto il nostro partenariato con il<br />

Comune o con il Distretto. Il Comune ci ha<br />

concesso il Suo Patrocinio per tutte le nostre<br />

a cura del Presidente Gianrenato De Gaetani<br />

iniziative per quest’anno 2012, il “decennale”<br />

<strong>di</strong> iscrizione all’albo; nel 2011 abbiamo<br />

presentato anche un progetto finanziato dalla<br />

Consulta del volontariato <strong>di</strong> Rapallo. Ancor<br />

<strong>di</strong> più dobbiamo ringraziare l’assessore Tuseo<br />

del Comune <strong>di</strong> Santa Margherita, dove la<br />

nostra vicepresidente, Patrizia Achilli, vice<br />

presidente della Consulta del Comune, ha<br />

visto approvati due nostri progetti presentati<br />

insieme alla Caritas.<br />

nella presa in carico delle nostre mamme<br />

occorre ricordare che cerchiamo <strong>di</strong> dare un<br />

progetto <strong>di</strong> vita che vada oltre il mero assistenzialismo<br />

caritatevole e che miri a verificare<br />

le loro esigenze lavorative, abitative, sociali <strong>di</strong><br />

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ausilio per i bambini, in qualche circostanza<br />

particolare anche oltre il limite previsto del<br />

compimento dei due anni dalla nascita degli<br />

stessi. Trovo infatti ipocrita il <strong>di</strong>chiarare <strong>di</strong><br />

voler favorire la vita dal concepimento se<br />

non siamo in grado <strong>di</strong> accompagnare, anche<br />

verso altre istituzioni, le famiglie che hanno<br />

accettato <strong>di</strong> rispettare il <strong>di</strong>ritto naturale della<br />

vita umana rinunciando all’aborto.<br />

Come Centro <strong>di</strong> Aiuto alla Vita abbiamo poche<br />

risorse: a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altri centri non<br />

abbiamo appartamenti da dare a canone sociale<br />

alle nostre donne e l’unica casa <strong>di</strong> accoglienza<br />

del Movimento per la Vita in Liguria, sebbene<br />

<strong>di</strong>sponibile, è a Taggia, alquanto <strong>di</strong>stante.<br />

Sappiamo che il Comune <strong>di</strong> Rapallo in alcune<br />

circostanze ha erogato adeguati importi per<br />

sostenere abitativamente anche mamme e<br />

famiglie da noi segnalate; certo se avessimo<br />

degli immobili in comodato potremmo operare<br />

anche noi. In tal senso ho recentemente<br />

chiesto alle autorità, dato che nel nostro<br />

territorio se ne parla assai, <strong>di</strong> verificare se vi<br />

sono beni confiscati alla mafia da utilizzare<br />

per tale scopo.<br />

Ho perso il conto delle attività intraprese nel<br />

corso del 2011; lascerò ai componenti del<br />

<strong>di</strong>rettivo ricordare quelle che ritengono significative.<br />

Basti ricordare come nella giornata del<br />

Volontariato abbiamo realizzato, sia a Rapallo<br />

sia a Santa, iniziative <strong>di</strong>dattiche <strong>di</strong> notevole<br />

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valenza grazie anche ai Volontari del Popolo<br />

della Vita ed ai nostri me<strong>di</strong>ci Antonella Carpi<br />

e Piero Pasquantonio, che in quell’occasione<br />

ci hanno aiutato insieme alla ASL. Per quanto<br />

mi compete, siamo stati sempre presenti alle<br />

riunioni con i comuni e con il <strong>di</strong>stretto, per<br />

portare il nostro contributo e la nostra voce;<br />

abbiamo contribuito anche alla creazione <strong>di</strong><br />

un tavolo fra le associazioni con analoghe<br />

finalità e l’Amministrazione per la presa in<br />

carico dei casi più complessi.<br />

Come sapete, il mio mandato <strong>di</strong> servizio come<br />

presidente è sempre <strong>di</strong>sponibile a semplice<br />

richiesta; so che ci sono presidenti “a vita”,<br />

ma, essendo un fautore del rinnovamento, spero<br />

<strong>di</strong> essere sostituito quanto prima, sia pure<br />

confermando la continuità della mia attività <strong>di</strong><br />

volontario. Temo, infatti, la burocratizzazione<br />

delle associazioni, le gestioni famigliari che<br />

impe<strong>di</strong>scono nuove idee e nuovi progetti.<br />

Auspico che vi siano nuove adesioni che ci<br />

portino nuova linfa vitale.<br />

Per quanto riguarda l’anno corrente, il 2012,<br />

si sono realizzate alcune iniziative. Continua<br />

il rapporto positivo con i servizi sociali ed in<br />

particolare con il Vice sindaco dottor Alongi,<br />

sempre <strong>di</strong>sponibile per le nostre attività.<br />

ognuno ha i suoi carismi, le sue capacità ed<br />

il suo tempo libero da gestire e queste attività<br />

realizzate si affiancano all’or<strong>di</strong>naria attività<br />

<strong>di</strong> sostegno alla vita nascente.<br />

il 21 aprile 2012<br />

sono stati a “lezione” nella<br />

nostra sede 19 studenti<br />

dell’ultima classe del Liceo<br />

Delpino <strong>di</strong> Chiavari: abbiamo<br />

fatto conoscere il CAV con<br />

le sue iniziative ed abbiamo<br />

affrontato tematiche <strong>di</strong><br />

base <strong>di</strong> bioetica; nella stessa<br />

giornata la Dott.ssa Paola<br />

Celle ha proposto le nostre<br />

attività <strong>di</strong>dattiche a Chiavari<br />

in quattro classi del Liceo<br />

Psicopedagico.<br />

Giovedì 3 e giovedì 17 mag-<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

gio, dalle 18,30 alle 19,30 abbiamo avviato<br />

incontri <strong>di</strong> informazione per i soci, i volontari<br />

ed i simpatizzanti.<br />

il 12 maggio 2012 alle ore<br />

21 abbiamo recitato il Rosario per la Vita in<br />

Mamre, con il coinvolgimento dei Reveren<strong>di</strong><br />

Padri Cappuccini <strong>di</strong> Santa Margherita.<br />

Con i colleghi del <strong>di</strong>rettivo Milena Au<strong>di</strong>sio,<br />

Andrea Salasti e il nostro revisore <strong>Anna</strong>rita<br />

Cagnazzo ho partecipato a 3 incontri organizzati<br />

dal MPV nazionale a Pavia sul bilancio sociale.<br />

Il 20 maggio a Roma abbiamo partecipato<br />

all’incontro nazionale del Movimento circa la<br />

<strong>di</strong>gnità giuri<strong>di</strong>ca dell’embrione “Uno <strong>di</strong> noi”<br />

tenutosi nella Sala nervi in Vaticano.<br />

Venerdì 20 Luglio la nostra amica Professoressa<br />

Lourdes Velazquez, titolare della<br />

cattedra <strong>di</strong> Bioetica dell’Università Pontificia<br />

dei Legionari <strong>di</strong> Cristo <strong>di</strong> Città del Messico,<br />

con il Professor Campodonico, il Professor<br />

Agazzi, il Professor Mons. Livi e il decano<br />

dell’UPRA Padre Miranda L.C. ha presentato<br />

il libro “Crisi dello scientismo” presso la Sala<br />

del Consiglio del Comune <strong>di</strong> Rapallo; in tale<br />

contesto ben quattro Università hanno avuto<br />

modo <strong>di</strong> far sentire la propria autorevole<br />

voce, evidenziando come lo scientismo ed il<br />

relativismo culturale vengano sconfitti dalla<br />

“filosofia del senso comune”, che pone al<br />

proprio centro quel <strong>di</strong>ritto naturale insito nel<br />

cuore degli uomini.<br />

Con questa occasione desidero ringraziare tutti<br />

i volontari e <strong>di</strong>rigenti del CAV, in particolare<br />

Laura, <strong>Anna</strong>, Tiziano, Andrea, Milena, Luisa,<br />

Paola, Donatella, la cara Patrizia, Eleonora,<br />

Piero, Giovanni, Valeria, poi tutti gli altri volontari<br />

che non si tirano mai in<strong>di</strong>etro neppure<br />

nella prima domenica <strong>di</strong> Febbraio, notoriamente<br />

la più fredda dell’anno, per offrire le “primule<br />

della Vita”.<br />

Un grande grazie a Don Aurelio, vero cuore<br />

pulsante del Centro, sempre pronto a sostenerci<br />

in ogni modo nelle nostra vita associativa.<br />

Grazie per la vostra <strong>di</strong>sponibilità ed il prezioso<br />

servizio per la causa della Vita!<br />

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ITIro mINISTrI STrAordINArI<br />

dELLA comuNIoNE<br />

Il Pane donato da accogliere con fede e stupore<br />

il racconto dei <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> emmaus (Luca<br />

24,13-35)<br />

Ed ecco, in quello stesso giorno, il primo della<br />

settimana, due dei <strong>di</strong>scepoli erano in cammino<br />

per un villaggio <strong>di</strong> nome Emmaus, <strong>di</strong>stante<br />

circa un<strong>di</strong>ci chilometri da Gerusalemme, e<br />

conversavano tra loro <strong>di</strong> tutto quello che era<br />

accaduto. Mentre conversavano e <strong>di</strong>scutevano<br />

insieme, Gesù in persona si avvicinò e<br />

camminava con loro. Ma i loro occhi erano<br />

impe<strong>di</strong>ti a riconoscerlo. Ed Egli <strong>di</strong>sse loro: “Che<br />

cosa sono questi <strong>di</strong>scorsi che state facendo tra<br />

voi lungo il cammino?”. Si fermarono, col volto<br />

triste; uno <strong>di</strong> loro, <strong>di</strong> nome Clèopa, gli rispose:<br />

“Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! non<br />

sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?”.<br />

Domandò loro: “Che cosa?”.<br />

Gli risposero: “Ciò che<br />

riguarda Gesù, il<br />

nazareno, che<br />

fu profeta<br />

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a cura <strong>di</strong> don Clau<strong>di</strong>o Arata<br />

potente in opere e in parole, davanti a Dio e a<br />

tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le<br />

nostre autorità lo hanno consegnato per farlo<br />

condannare a morte e lo hanno crocifisso. noi<br />

speravamo che egli fosse colui che avrebbe<br />

liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre<br />

giorni da quando queste cose sono accadute. Ma<br />

alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti;<br />

si sono recate al mattino alla tomba e, non<br />

avendo trovato il suo corpo, sono venute a<br />

<strong>di</strong>rci <strong>di</strong> aver avuto anche una visione <strong>di</strong> angeli,<br />

i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei<br />

nostri sono andati alla tomba e hanno trovato<br />

come avevano detto le donne, ma lui non<br />

l’hanno visto”. Disse loro: “ Stolti e lenti <strong>di</strong><br />

cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i<br />

profeti! non bisognava che il Cristo<br />

patisse queste sofferenze<br />

per entrare nella<br />

sua gloria?”.<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

e, cominciando da mosè e da tutti i profeti,<br />

spiegò loro in tutte le scritture ciò che<br />

si riferiva a Lui. Quando furono vicini al<br />

villaggio dove erano <strong>di</strong>retti, Egli fece come se<br />

dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero:<br />

“Resta con noi, perché si fa sera e il giorno<br />

è ormai al tramonto”. Egli entrò per rimanere<br />

con loro. Quando fu a tavola con loro, prese<br />

il pane, recitò la bene<strong>di</strong>zione, lo spezzò e<br />

lo <strong>di</strong>ede loro. allora si aprirono loro gli<br />

occhi e lo riconobbero. Ma Egli sparì dalla<br />

loro vista. Ed essi <strong>di</strong>ssero l’un l’altro: “non<br />

ardeva forse in noi il nostro cuore mentre<br />

egli conversava con noi lungo la via, quando<br />

ci spiegava le scritture?”. Partirono senza<br />

indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove<br />

trovarono riuniti gli Un<strong>di</strong>ci e gli altri che<br />

erano con loro, i quali <strong>di</strong>cevano: “Davvero il<br />

Signore è risorto ed è apparso a Simone!”. ed<br />

essi narravano ciò che era accaduto lungo<br />

la via e come l’avevano riconosciuto nello<br />

spezzare il pane.<br />

Alla mensa della Parola <strong>di</strong> Dio e<br />

dell’Eucaristia<br />

Il Concilio Vaticano ii, in particolare la<br />

Costituzione dogmatica sulla Divina<br />

rivelazione Dei Verbum, parla <strong>di</strong> due mense<br />

dalle quali il cristiano trova alimento e sostegno<br />

per la sua vita: la mensa della Parola <strong>di</strong> Dio<br />

e la mensa dell’Eucaristia. Dio si dona a<br />

tutti noi nella sua Parola <strong>di</strong> vita e nel segno<br />

eucaristico del pane e del vino, corpo e sangue<br />

<strong>di</strong> Gesù. Il cristiano si alimenta nell’ascolto<br />

della Parola <strong>di</strong> Dio e nella Comunione con il<br />

Corpo <strong>di</strong> Cristo.<br />

Domanda per la riflessione<br />

Il Pane donato da accogliere con fede e<br />

stupore: il ministero ecclesiale al quale sono<br />

chiamato mi aiuta a comprendere sempre<br />

più che l’Eucaristia è segno della gratuità <strong>di</strong><br />

Dio da accogliere con fede, amore e stupore<br />

sempre nuovo?<br />

Il Pane spezzato<br />

“se il chicco <strong>di</strong> grano, caduto in terra,<br />

non muore, rimane solo; se invece muore,<br />

produce molto frutto” (Giovanni 12,24)<br />

La fractio panis<br />

Domanda per la riflessione<br />

Il Pane spezzato: vivo una vita segnata dalla<br />

logica del Vangelo, cioè una vita segnata dal<br />

dono e dallo ‘spezzarsi’ per gli altri?<br />

Il Pane con<strong>di</strong>viso<br />

“e uscì dal fianco sangue ed acqua”<br />

(Giovanni 19,34)<br />

Dalle «catechesi» <strong>di</strong> san Giovanni Crisostomo,<br />

vescovo<br />

Carissimo, non passare troppo facilmente<br />

sopra a questo mistero. Ho ancora un altro<br />

significato mistico da spiegarti. Ho detto che<br />

quell’acqua e quel sangue sono simbolo del<br />

battesimo e dell’eucaristia. ora la Chiesa<br />

è nata da questi due sacramenti, da questo<br />

bagno <strong>di</strong> rigenerazione e <strong>di</strong> rinnovamento<br />

nello spirito santo per mezzo del battesimo<br />

e dell’eucaristia. E i simboli del battesimo e<br />

dell’Eucaristia sono usciti dal costato. Quin<strong>di</strong><br />

è dal suo costato che Cristo ha formato<br />

la Chiesa, come dal costato <strong>di</strong> adamo fu<br />

formata eva. Per questo Mosè, parlando del<br />

primo uomo, usa l’espressione: «ossa delle<br />

mie ossa, carne della mia carne» (Gn 2,23),<br />

per in<strong>di</strong>carci il costato del Signore. Similmente<br />

come Dio formò la donna dal fianco <strong>di</strong> Adamo,<br />

così Cristo ci ha donato l’acqua e il sangue<br />

dal suo costato per formare la Chiesa. E<br />

come il fianco <strong>di</strong> Adamo fu toccato da Dio<br />

durante il sonno, così Cristo ci ha dato il<br />

sangue e l’acqua durante il sonno della sua<br />

morte. Vedete in che modo Cristo unì a sé<br />

la sua Sposa, vedete con quale cibo ci nutre.<br />

Per il suo sangue nasciamo, con il suo sangue<br />

alimentiamo la nostra vita. Come la donna<br />

nutre il figlio con il proprio latte, così il<br />

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Cristo nutre costantemente con il suo sangue<br />

coloro che ha rigenerato.<br />

La Comunione<br />

Comunione ricevuta<br />

Comunione <strong>di</strong>stribuita<br />

Legami <strong>di</strong> comunione e fraternità nella<br />

comunità cristiana e con tutti gli uomini<br />

Da un’omelia nella festa del Corpus Domini<br />

<strong>di</strong> padre Giancarlo Bregantini, vescovo<br />

È <strong>di</strong> pane che vi voglio parlare. Lo faccio in<br />

vista della grande festa del Corpus Domini,<br />

che avvolge <strong>di</strong> luce la città. Una festa che<br />

parla <strong>di</strong> messaggi precisi, però. il pane lo<br />

chie<strong>di</strong>amo nel Padre nostro, perché ci sia<br />

dato come dono, ogni giorno sempre nuovo,<br />

come la manna. mai per accumularlo. ma<br />

per averlo sempre in dono. se lo chiu<strong>di</strong><br />

nell’arma<strong>di</strong>o, ammuffisce. se lo con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>,<br />

si fa vita sempre nuova. Va sempre chiesto.<br />

Sia per la tavola che per l’altare della chiesa.<br />

Ecco come lo invocavano le chiese dei primi<br />

secoli, nel racconto dolcissimo della Didachè,<br />

un libro <strong>di</strong> catechesi delle prime generazioni<br />

<strong>di</strong> cristiani: “Ti ringraziamo Padre nostro...<br />

Come questo pane spezzato era sparso sui colli<br />

e raccolto è <strong>di</strong>ventato una cosa sola, così si<br />

raccolga la tua Chiesa dai confini della terra<br />

nel tuo regno”. [...] Che bello vederlo il grano:<br />

ver<strong>di</strong>ssimo, poi biondeggiante, raccolto, fatto<br />

59<br />

pane, spezzato sulle tavole. È il ciclo della<br />

vita. E lo <strong>di</strong>ciamo mentre in tutto il mondo<br />

il prezzo del grano sta salendo. Anche per<br />

motivi speculativi. Di certo, drammaticamente<br />

<strong>di</strong>viene fonte <strong>di</strong> ulteriore ingiustizia. Cresce la<br />

fame, il pane manca, aumenta il suo prezzo,<br />

si fa proibitivo per i poveri, che scendono in<br />

piazza per protestare ma vengono accolti con<br />

il fucile e non con il cuore. […] Tutto questo<br />

faccia da sfondo alla nostra festa del Corpus<br />

Domini. Lo <strong>di</strong>co, perché, pur nella bellezza<br />

della tra<strong>di</strong>zione popolare, questo contesto<br />

<strong>di</strong> mancata con<strong>di</strong>visione del pane, questo<br />

andamento speculativo che punisce i poveri<br />

deve essere per noi un monito a vivere in modo<br />

<strong>di</strong>verso e nuovo la processione e i riti. […]<br />

Ciascuna famiglia preghi prima <strong>di</strong> sedersi<br />

a tavola. Faccia gustare ai bambini il pane<br />

come dono. mai gettato, mai ammuffito.<br />

sempre profumato <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>zione. Perché<br />

sempre con<strong>di</strong>viso. Cresca poi la gratitu<strong>di</strong>ne<br />

per i conta<strong>di</strong>ni che lo lavorano. Unico è il<br />

pane. spezzato insieme, ci fa fratelli. Cioè<br />

concor<strong>di</strong> ed nuniti. Per il bene comune,<br />

sempre.<br />

Domanda per la riflessione<br />

Il Pane con<strong>di</strong>viso: sono consapevole che dalla<br />

Comunione ricevuta e <strong>di</strong>stribuita nascono<br />

legami <strong>di</strong> comunione e fraternità nella comunità<br />

cristiana e con tutti gli uomini?<br />

Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

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Filo<strong>di</strong>retto


Filo<strong>di</strong>retto<br />

“Solo quanti si aprono all’amore,<br />

sono avvolti dalla luce del Natale”<br />

Benedetto XVI<br />

Agli affezionati lettori<br />

la Redazione augura un Natale <strong>di</strong> gioia e serenità<br />

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Filo<strong>di</strong>retto


Nel silenzio luminoso<br />

del tuo Natale Tu, l’Emmanuele,<br />

continui a parlarci.<br />

E noi siamo pronti<br />

ad ascoltarti.<br />

Giovanni Paolo II<br />

In caso <strong>di</strong> mancata consegna restituire<br />

all’Ufficio GE/CMP2 Aeroporto.<br />

Il mittente si impegna a pagare la relativa<br />

tassa.<br />

■ Trasferito ■ Sconosciuto<br />

■ Insufficiente ■ Deceduto<br />

■ Rifiutato

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