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Federico Bessone.pdf - OpenstarTs

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CONVERSIONE POETICA E RICONVERSIONE LETTERARIA: L’EPISTOLA DI SAFFO NELLE HEROIDES<br />

viene scambiato per un manifesto elegiaco (v. 78 ille mei cultus unicus auctor abest), è già<br />

in se stesso una dichiarazione equivoca: e sarà bene non prenderlo troppo sul serio.<br />

Leggiamo i vv. 73-78:<br />

ecce, iacent collo sparsi sine lege capilli,<br />

nec premit articulos lucida gemma meos.<br />

veste tegor vili, nullum est in crinibus aurum,<br />

non Arabum noster dona capillus habet.<br />

cui colar infelix, aut cui placuisse laborem?<br />

ille mei cultus unicus auctor abest.<br />

I gusti di Saffo, visibili qui in negativo, sono quelli delle donne romane contemporanee<br />

legittimati da Ovidio nel suo trattato di cosmesi: medic. 18-20 vultis inaurata corpora veste<br />

tegi, / vultis odoratos positu variare capillos, / conspicuam gemmis vultis habere manum 38 .<br />

Dietro la veste elegiaca, si intravede la Saffo autentica. Convergenze sono note da<br />

tempo 39 . Nel suo saggio sulle Eroidi, Jacobson notava (con un certo fastidio) questo affiorare<br />

del gusto di Saffo per ornamenti, acconciature, abbigliamento, gioielli e profumi 40 ;<br />

segnalava ad esempio la menzione della mirra (Arabum dona, v. 76), che era già in Saffo 41 ;<br />

e ricordava il contatto tra i vv. 75-6 e il fr. 98 V., il lamento di Saffo per l’impossibilità di procurare<br />

una mitra di Frigia alla figlia Cleide: anche la Saffo lirica, in ristrettezze economiche<br />

dovute forse all’esilio, lamentava la mancanza degli oggetti di lusso amati 42 .<br />

Anche qui agisce dunque una retorica congiuntiva. Ovidio presta a Saffo il linguaggio elegiaco:<br />

le fa abbracciare l’ideale di raffinatezza esaltato in zone meno tradizionaliste dell’elegia<br />

erotica (in particolare della propria) come adeguato allo splendore della Roma augustea; e, così<br />

facendo, suggerisce un’equivalenza con lo stile di vita di Saffo e del suo gruppo femminile: con<br />

interna allo stesso genere elegiaco: Ovidio lo segnala alludendo, proprio qui, a due elegie fra loro contraddittorie<br />

di Properzio, la 2, 1 e la 2, 22: vd. <strong>Bessone</strong> 2003, § 3 sub fin.<br />

38 Bene Knox 1995 ad loc.<br />

39 Stranamente, sono taciute nel commento di Knox 1995.<br />

40 Jacobson 1974, p. 283, 295, e cf. 297. Un riflesso dell’amore di Saffo per il lusso si coglie anche<br />

ai vv. 141-2 antra vident oculi scabro pendentia tofo, / quae mihi Mygdonii marmoris instar erant.<br />

41 Jacobson 1974, p. 283, indica il fr. 94 V., v. 18, dove si tratta di altri profumi; la mirra è nominata<br />

invece nel fr. 44 V., v. 30 (“mirra, cassia e incenso”: la prima menzione dell’incenso in ambito greco).<br />

42 Già Treu 1953, p. 363 considerava questo un contatto decisivo. Cf. Sapph. fr. 98 V. “… infatti<br />

mia madre (disse una volta) // che nella sua giovinezza grande / ornamento, se una aveva i capelli /<br />

legati da un nastro di porpora, // quello era davvero. / Ma quella che bionde ha… / le chiome più della<br />

fiamma di una torcia è assai meglio // che le orni di corone / di fiori splendenti;… / ora una mitra…<br />

// variegata da Sardi / … ; b – ma per te io, o Cleide, variegata… / – non ho – dove la troverei? –… /<br />

– mitra; ma al Mitilenese *** […] queste cose dell’esilio / dei Cleanattidi (la nostra città conserva?) /<br />

come memorie; quelli si persero del tutto…”. Vd. Aloni 1997, Introd., pp. LXVIII-LXIX.<br />

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