20.05.2013 Views

Sentieri e strade storiche in Valtellina e nei Grigioni.

Sentieri e strade storiche in Valtellina e nei Grigioni.

Sentieri e strade storiche in Valtellina e nei Grigioni.

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>Sentieri</strong> e <strong>strade</strong> <strong>storiche</strong><br />

<strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a e <strong>nei</strong> <strong>Grigioni</strong>.<br />

Dalla preistoria all’epoca austro-ungarica<br />

1<br />

Crist<strong>in</strong>a Pedrana<br />

ottobre 2004<br />

Città di Sondrio Unione Europea Regione Bregaglia<br />

Castello Masegra e Palazzi Sali:s un circuito culturale dell’area retica alp<strong>in</strong>a<br />

Progetto Interreg IIIA


Città di Sondrio<br />

Le relazioni culturali, <strong>storiche</strong>, artistiche, economiche e sociali fra le due realtà conf<strong>in</strong>anti della<br />

Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna e del Canton Grigione sono di lunga data e sono state nel tempo<br />

particolarmente <strong>in</strong>tense e significative, sebbene non prive, a volte, di conflitti e lacerazioni.<br />

A partire dalla seconda metà del secolo appena trascorso <strong>nei</strong> due territori conf<strong>in</strong>anti si è<br />

consolidato un lavoro di ricerca storiografica che ha consentito di mettere <strong>in</strong> luce, al di là degli<br />

elementi di frattura e divisone, i rapporti di collaborazione <strong>in</strong>tercorsi tra i due popoli e le<br />

problematiche socio-culturali alle quali essi hanno trovato nel tempo soluzioni e risposte analoghe.<br />

L’amm<strong>in</strong>istrazione comunale di Sondrio è consapevole che, nel momento <strong>in</strong> cui – come membri<br />

dell’Unione Europea – siamo impegnati nella costruzione di una comune identità europea, la<br />

conoscenza dell’<strong>in</strong>sieme di vicende storico - politiche e dei prodotti culturali che formano le radici<br />

di ciascun paese assume un’importanza centrale. Ha, pertanto, voluto valorizzare e sostenere<br />

questa attività di ricerca attraverso il progetto “Castello Masegra e Palazzi Salis: un circuito<br />

culturale dell’area retica alp<strong>in</strong>a”.<br />

Nel presentare oggi con piacere al largo pubblico della rete web il risultato del lavoro di un<br />

gruppo di qualificati e appassionati studiosi della prov<strong>in</strong>cia di Sondrio, il Comune di Sondrio<br />

ritiene di rispondere, almeno <strong>in</strong> parte, all’auspicio avanzato ormai più di 50 anni fa dallo storico<br />

Enrico Besta: “Ogni popolo è giustamente custode geloso delle proprie tradizioni, ma il<br />

tradizionalismo non deve essere fomite di antitesi etniche e politiche. Una storia che si ispiri a<br />

tradizionalismi angusti è propaganda politica, per se stessa la storia non provoca scissure,<br />

promuove armonie. Ecco perché nell’<strong>in</strong>teresse generale della cultura, mi rifiorisce sulle labbra<br />

l’augurio che gli storici reti ed i valtell<strong>in</strong>esi si tendano fraternamente la mano perché su entrambi<br />

la luce del passato brilli senza velo e adduca verso il conseguimento di una civiltà veramente<br />

umana.” (Enrico Besta, Coira 24 aprile 1948)<br />

L’assessore alla cultura Il s<strong>in</strong>daco di Sondrio<br />

Giusepp<strong>in</strong>a Fapani Antamati Bianca Bianch<strong>in</strong>i<br />

2


Sommario<br />

Introduzione............................................................................................................................................. 5<br />

Epoca preistorica ...................................................................................................................................... 8<br />

Epoca romana..........................................................................................................................................12<br />

Epoca medioevale e ducale ........................................................................................................................20<br />

Epoca Grigiona........................................................................................................................................31<br />

Epoca Napoleonica (1797-1815) .................................................................................................................39<br />

Epoca Austro-ungarica ..............................................................................................................................43<br />

Bibliografia.............................................................................................................................................53<br />

3


Abstract<br />

In un progetto di forte valenza culturale come il progetto "Castello Masegra e Palazzi Salis: un<br />

circuito dell'area Retica Alp<strong>in</strong>a", promosso per valorizzare la cultura di valli contigue, unite da un<br />

territorio e da una storia quotidiana che presentano caratteri di omoge<strong>nei</strong>tà, non poteva mancare un<br />

riferimento alle <strong>strade</strong>.<br />

Esse sono il segno concreto e visibile di una fittissima rete di comunicazioni materiali e culturali,<br />

diffusa sulle Alpi all'<strong>in</strong>terno di vallate impervie e per valichi elevati, <strong>in</strong> costante evoluzione, a<br />

seconda dei bisogni delle popolazioni e dei mutamenti del clima, fattore quest'ultimo che consentì<br />

per molti secoli - almeno f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e del XVI secolo - il transito <strong>in</strong> luoghi oggi <strong>in</strong>accessibili.<br />

Lo scopo del lavoro è quello di fornire, <strong>in</strong> una veloce panoramica, alcune <strong>in</strong>dicazioni sulla orig<strong>in</strong>e e<br />

sullo sviluppo della rete di piste, di sentieri, di mulattiere, di <strong>strade</strong> che, dalla preistoria f<strong>in</strong>o alla<br />

metà del XIX secolo, ha segnato e caratterizzato il territorio della Valtell<strong>in</strong>a e della Val Chiavenna,<br />

nel cuore delle Alpi Centrali.<br />

Uno studio approfondito e completo, su di un argomento così ricco e fecondo di implicazioni e<br />

riferimenti di carattere geografico, ambientale, antropologico, storico, sociale, architettonico,<br />

spirituale richiederebbe spazi e tempi ben più vasti.<br />

Ai limiti di una s<strong>in</strong>tesi necessariamente <strong>in</strong>completa e poco esauriente, si aggiungono, d'altro canto,<br />

i molti aspetti ancora oscuri su it<strong>in</strong>erari, tracciati o vicende legate ai trasporti e ai commerci.<br />

La f<strong>in</strong>alità vera di questa ricerca, allora, potrebbe forse essere quella di suscitare curiosità, di far<br />

nascere il desiderio di studi accurati sulle fonti bibliografiche o, soprattutto, di ricerche sul campo,<br />

che <strong>in</strong>tegr<strong>in</strong>o i molti dati mancanti per comporre il variegato tessuto di rapporti, comunicazioni e<br />

scambi con altri popoli. La scoperta di nuove fonti documentarie o di testimonianze materiali,<br />

importanti o modeste che siano, potrebbe dar corpo e forza a ipotesi, proposte o supposizioni<br />

avanzate dagli autorevoli studiosi che si sono f<strong>in</strong>ora impegnati <strong>in</strong> queste ricerche.<br />

Forse, lo scoprire che proprio il sentiero dietro casa, tante volte <strong>in</strong>consapevolmente percorso, è<br />

stato <strong>nei</strong> secoli passati il faticoso tramite verso paesi e genti vic<strong>in</strong>i, ma di cui, oggi, sappiamo<br />

molto meno di quanto non sapessero i nostri antenati, ci può aiutare a riflettere e a comprendere il<br />

senso delle <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite trasformazioni della storia.<br />

Percorrendo e studiando gli antichi tracciati, ci si rende immediatamente conto di come le Alpi non<br />

siano mai state un ostacolo <strong>in</strong>sormontabile: gli uom<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>fatti, hanno sempre trovato il modo di<br />

v<strong>in</strong>cere le asperità del terreno o l'<strong>in</strong>clemenza del clima e di raggiungere i propri obiettivi strategici,<br />

politici, economici o culturali, nonostante i mezzi semplici e rozzi di cui potevano disporre.<br />

Altre riflessioni si possono fare notando come le direttrici fondamentali degli spostamenti siano<br />

collocate sull'asse da Nord a Sud e viceversa; poi, ancora, ci si potrebbe stupire per il numero<br />

elevato degli it<strong>in</strong>erari, oggi quasi del tutto dimenticati, utilizzati <strong>in</strong> un periodo difficile come quello<br />

medioevale; <strong>in</strong> cui gli uom<strong>in</strong>i si spostavano per commerci, pellegr<strong>in</strong>aggi, guerre di attacco o di<br />

difesa con caparbia costanza.<br />

Data la centralità del territorio valtell<strong>in</strong>ese rispetto alle grandi potenze europee nel XVII secolo, un<br />

altro <strong>in</strong>teressante argomento di studio potrebbe riguardare le strette correlazioni tra le alleanze<br />

politiche e la costruzione di nuove <strong>strade</strong> come avvenne nel periodo del governo grigione, o,<br />

ancora, su quali siano state le tecniche costruttive, come si siano modificati i tracciati e le tipologie<br />

nel corso dei secoli: da sentieri che congiungono piccole contrade a <strong>strade</strong> che evitano i borghi.<br />

Tantissimi i campi di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e: i risultati potrebbero confluire <strong>in</strong> un' opera completa che oggi<br />

manca.<br />

4


<strong>Sentieri</strong> e <strong>strade</strong> <strong>storiche</strong><br />

<strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a e <strong>nei</strong> <strong>Grigioni</strong><br />

dalla preistoria all’epoca austro-ungarica<br />

5<br />

Crist<strong>in</strong>a Pedrana<br />

Introduzione<br />

La qualità delle relazioni, sempre necessarie e <strong>in</strong>tense, tra uomo e ambiente, tra uomo e il suo<br />

territorio, può condizionare e modificare la nostra esistenza fisica e spirituale <strong>in</strong> modo così forte e<br />

<strong>in</strong>cisivo che, se vogliamo condurre una vita serena, dobbiamo improntare i rapporti con quanto ci<br />

circonda ad un equilibrio armonioso, sostenuto da amore e rispetto. Sentimenti questi ultimi, che<br />

sorgono sponta<strong>nei</strong> quando si conoscono bene i luoghi <strong>in</strong> cui si vive; i paesaggi entrano dentro al<br />

nostro cuore e noi sentiamo di farne parte quando li conosciamo a fondo <strong>in</strong> tutti i loro aspetti.<br />

Ora, una conoscenza davvero profonda del luogo <strong>in</strong> cui si vive si può ottenere grazie ad un<br />

particolare gusto per il sapere, grazie ad una vista che "vede" e sa andare al di là di ciò che il<br />

paesaggio presenta esteriormente ai nostri occhi, consentendo una "<strong>in</strong>telligenza" del territorio che<br />

va oltre i conf<strong>in</strong>i del nostro tempo. Mentre cogliamo i mutamenti di certe situazioni, possiamo,<br />

forse, comprendere le cause di scelte fatte nell'antichità che oggi condizionano la nostra vita: perché<br />

questo paese è sorto qui? perché questa strada non è stata costruita <strong>in</strong> una valle laterale?<br />

La riflessione approda, attraverso l'<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e storica, alle nostre orig<strong>in</strong>i e ci aiuta a capire chi siamo<br />

e, forse, ci mostra alcune l<strong>in</strong>ee di tendenza per i comportamenti nel futuro.<br />

Nell'ambito del paesaggio, l'elemento dove meglio si evidenzia e caratterizza l'<strong>in</strong>tervento dell'uomo,<br />

assumendo un rilievo sempre più deciso e <strong>in</strong>cisivo per le sue vicende, è la presenza della rete viaria<br />

che <strong>in</strong> modo capillare raggiunge ogni centro abitato.<br />

L'ampia distesa orografica delle Alpi che separa i grandi bac<strong>in</strong>i fluviali dell'Europa centromeridionale,<br />

con la sua caratteristica strutturazione di impervie vette e solchi tortuosi nelle vallate,<br />

non sembra certo favorevole per i transiti.<br />

D'altronde anche i fattori climatico-ambientali spesso ostili, segnati da fasi fredde con conseguenti<br />

espansioni glaciali e fasi calde seguite da alluvioni e gigantesche frane, hanno pesantemente<br />

condizionato la storia degli attraversamenti e degli scambi materiali e culturali delle popolazioni.<br />

Gli Horridi montes, le tremendae Alpes 1 , viste nella tradizione classica come una barriera posta a<br />

guardia dell'ord<strong>in</strong>amento politico e dell'identità culturale dei Romani, <strong>in</strong>vece, <strong>in</strong> realtà sono state il<br />

centro nodale di <strong>in</strong>contri, di rapporti e di <strong>in</strong>terazioni tra gruppi etnici diversi che con le loro piccole<br />

storie di viandanti, mercanti o pellegr<strong>in</strong>i sf<strong>in</strong>iti dalla stanchezza, hanno contribuito a costruire eventi<br />

storici di ben altra portata.<br />

Certamente per i Romani abituati a razionalizzare e a organizzare il terreno per la coltivazione e,<br />

per di più, provenienti da territori "più facili", le Alpi dovevano rappresentare un luogo ostico,<br />

selvaggio, <strong>in</strong>domabile e perciò stesso avvolto <strong>in</strong> un'aura di mistero e paura che ha portato nel tempo<br />

alla sacralizzazione di alcuni particolari siti montani.<br />

Alle popolazioni <strong>in</strong>digene, ovviamente, questo sentimento di avversione e di necessaria sfida era<br />

sconosciuto, anzi esse sono riuscite ad organizzarsi <strong>in</strong> quegli "stati di valico" che ancora oggi, pur<br />

nelle persistenti difficoltà ambientali, sono modello di una struttura fondata su <strong>in</strong>tense e capillari vie<br />

di comunicazione.<br />

1<br />

La citazione è tratta dal titolo del testo di F. Borca, Horridi Montes ambiente e uom<strong>in</strong>i di montagna visti dai galloromani,<br />

Aosta 2002.


Dai primi modi di vita autoorganizzati, piuttosto simili tra loro su tutto l'arco alp<strong>in</strong>o, si è arrivati a<br />

forme di civiltà diversificate, più o meno ricche, più o meno evolute. Tuttavia le popolazioni delle<br />

Alpi, pur nella loro varietà, hanno un comune denom<strong>in</strong>atore così fortemente v<strong>in</strong>colante e radicato<br />

nell'ambiente che non a torto, come ricorda A. Gorfer 2 , ci si è chiesti se non esista un'anima della<br />

"nazione" alp<strong>in</strong>a.<br />

Forse è possibile l'esistenza di uno spirito comune che ignora la presenza di valichi, di barriere<br />

frapposte da creste e da fiumi, che non tiene conto di dogane e di conf<strong>in</strong>i politici, comunque sempre<br />

artificiali anche quando rispettano gli spartiacque. Tuttavia è anche vero che <strong>in</strong> un vasto ambiente<br />

omogeneo, il senso di appartenenza a un luogo, o meglio la coscienza di questa appartenenza, può<br />

venire meno dopo secoli vissuti <strong>in</strong> stretto collegamento o, addirittura, <strong>in</strong> dipendenza da popoli<br />

diversi, fortemente accentratori, o sotto altre organizzazioni politiche capaci di imporsi. Può venire<br />

meno soprattutto se si <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uano il pregiudizio, il desiderio di volontario isolamento, la volontà di<br />

prevaricare e l'ignoranza del proprio passato.<br />

Per mantenere e vivificare i rapporti con le popolazioni che vivono tante esperienze simili alle<br />

nostre, per vivere più consapevolmente e <strong>in</strong>tensamente il nostro ambiente alp<strong>in</strong>o, sembra, dunque,<br />

necessario conoscere a fondo il territorio <strong>in</strong> cui si vive, anche attraverso l'elemento più ovvio,<br />

perché <strong>in</strong>dissolubilmente legato all'idea di comunicazione, e cioè la fitta rete di <strong>strade</strong>, sentieri,<br />

mulattiere che lo hanno segnato nel passato, permettendo il nascere e il fiorire di <strong>in</strong>contri, e,<br />

talvolta, anche di scontri, che comunque costituiscono le basi della nostra civiltà.<br />

Perciò lo scoprire che, magari, proprio il sentiero dietro casa, che tante volte abbiamo percorso<br />

<strong>in</strong>consapevoli, ha visto passare schiere di soldati, messaggeri o diplomatici affaticati o anche solo<br />

file di muli carichi di merci, diretti verso paesi di cui noi, oggi, sappiamo meno di quanto sapessero<br />

i nostri antenati, forse ci può aiutare a riflettere e a comprendere.<br />

È necessario ripercorrere e ispezionare antichi tracciati alla ricerca di strutture di supporto alle<br />

<strong>strade</strong>, come ponti, muri di sostegno, luoghi di sosta, osterie, chiese o cappelle o altri resti<br />

abbandonati; tutti questi elementi, <strong>in</strong>sieme ad una attenta osservazione delle condizioni idroorografiche,<br />

agricole e <strong>in</strong>sediative, ci possono aiutare a ricostruire l'immag<strong>in</strong>e di passaggi, oggi,<br />

almeno <strong>in</strong> parte, dimenticati.<br />

Lo scopo di questo necessariamente s<strong>in</strong>tetico lavoro è di ricordare quanto le <strong>strade</strong>, che sono il<br />

segno concreto della comunicazione materiale e spirituale, f<strong>in</strong> dai tempi più lontani abbiano svolto<br />

una funzione fondamentale nello sviluppo della nostra storia. Esse <strong>in</strong>fatti, sono l'elemento<br />

artificiale, nato con l'uomo, che <strong>in</strong>nestandosi sull'elemento naturale, hanno creato un nuovo<br />

paesaggio che, via via profondamente modificato, a sua volta <strong>in</strong>cideva sui modi di essere delle<br />

popolazioni, portando al cambiamento di abitud<strong>in</strong>i e di mentalità.<br />

Secondo la scala dell'attività antropica, proposta da Caniggia 3 , la prima attività dell'uomo è stata<br />

quella di percorrere il territorio, <strong>in</strong> seguito si è <strong>in</strong>sediato <strong>in</strong> un luogo, ha avviato una attività<br />

produttiva e, qu<strong>in</strong>di, ha organizzato gli scambi e cercato i percorsi per poterli effettuare.<br />

Lo studio di dove, come, quando e perché è nata una strada presuppone una riflessione sulla<br />

situazione geografica, ambientale e storica che ne ha favorito la nascita.<br />

Come nasce una strada?<br />

"Popolazioni <strong>in</strong> movimento, <strong>in</strong>dividuato un luogo di <strong>in</strong>sediamento che corrisponda a talune<br />

esigenze, vi si <strong>in</strong>sediano; da lì poi com<strong>in</strong>ciano a dirigersi verso una serie di luoghi che esercitano un<br />

potere di attrazione per le loro caratteristiche, per esempio per l'esposizione riparata, per la presenza<br />

di sorgenti, luoghi di culto, di punti di avvistamento o di difesa. Le correnti di circolazione<br />

generano dei camm<strong>in</strong>amenti che nel tempo diventano sentieri e poi <strong>strade</strong>". Questa sorta di<br />

def<strong>in</strong>izione di Pierre Lavedan 4 sembra descrivere efficacemente l'orig<strong>in</strong>e delle <strong>strade</strong>.<br />

2 A. Gorfer, It<strong>in</strong>erari alp<strong>in</strong>i nel Medioevo <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a, Sondrio 1993.<br />

3 G. Caniggia, Strutturazione dello spazio antropico, Firenze 1985.<br />

4 P. Lavedan – J. Hugueney, L'urbanisme au Moyen Age, G<strong>in</strong>evra 1974; G. Oneto, Paesaggio e architettura delle<br />

regioni padano alp<strong>in</strong>e dalle orig<strong>in</strong>i alla f<strong>in</strong>e del primo millennio, Ivrea 2002.<br />

6


È importante dist<strong>in</strong>guere i passaggi nati per soddisfare bisogni occasionali o, comunque, saltuari<br />

che hanno dato vita a piste o sentieri di importanza temporanea e solo locale, da quelli che hanno,<br />

nel corso degli anni, assunto una notevole rilevanza storica o che sono nati per precise esigenza di<br />

difesa, <strong>in</strong>vasione, di particolari traffici commerciali; <strong>strade</strong>, cioè, che sono sorte su di un evidente<br />

progetto viario 5 .<br />

In questa ottica subito si dist<strong>in</strong>guono le direttrici primarie del nostro territorio, le cui l<strong>in</strong>ee di<br />

tendenza si sviluppano prevalentemente sull'asse sud-nord, a riprova che le Alpi non hanno mai<br />

costituito una barriera <strong>in</strong>sormontabile, anzi, che attraverso i loro valichi hanno offerto la possibilità<br />

di oltrepassare gli spartiacque. La direzionalità costante, però, si concretizza <strong>in</strong> numerosissimi<br />

it<strong>in</strong>erari paralleli, affiancati, anche a poca distanza uno dall'altro, utilizzati <strong>in</strong> alternanza a seconda<br />

delle situazioni e del trascorrere del tempo. Ci si può chiedere, allora, perché certi percorsi siano<br />

stati abbandonati per lungo tempo e poi riutilizzati, oppure perché altri sentieri, prima trascurati,<br />

siano <strong>in</strong> seguito divenuti vie di primaria importanza.<br />

È difficile arrivare ad una risposta soddisfacente dato che spesso la ricostruzione materiale è<br />

avvenuta cancellando le tracce e i manufatti più antichi e, qu<strong>in</strong>di, rendendo impossibile riconoscere<br />

e leggere l' it<strong>in</strong>erario precedente.<br />

La via lungo la Valtell<strong>in</strong>a, nella direzione ovest-est, che dal secolo XIX ha concentrato su di sé i<br />

maggiori <strong>in</strong>teressi, non esisteva nella posizione attuale sul fondovalle; c' era sul versante retico (e<br />

così anche su quello orobico), una strada a mezzacosta con la funzione di collegamento tra i diversi<br />

paesi, essa a sua volta costituiva il raccordo della fitta rete di sentieri che scendevano dalle valli<br />

retrostanti. Le difficoltà maggiori si <strong>in</strong>contravano quando necessariamente si doveva oltrepassare<br />

l'Adda: i ponti erano pochissimi e frequentemente <strong>in</strong> pessime condizioni, c'erano alcuni punti di<br />

approdo chiamati porti, come quello di Albosaggia, dove, comunque, l'attraversamento era assai<br />

rischioso 6 .<br />

5 G. Luraschi, Via Reg<strong>in</strong>a: <strong>in</strong>quadramento storico, <strong>in</strong> L'antica via Reg<strong>in</strong>a, Como 1995.<br />

6 D. Sosio, Albosaggia, Sondrio 1987.<br />

7


Epoca preistorica<br />

Siti e percorsi prevalentemente utili zzati <strong>in</strong> epoca preistorica<br />

Ancora tra i 25.000 e i 15.000 anni fa la Valtell<strong>in</strong>a era completamente ricoperta dai ghiacci<br />

dell'ultima grande glaciazione, nel corso di un millennio <strong>in</strong>iziò il ritiro delle l<strong>in</strong>gue di ghiaccio che<br />

ebbe come conseguenza il collasso dei depositi rocciosi e qu<strong>in</strong>di il diffondersi di enormi frane come<br />

quella nel territorio di Flims nel Canton <strong>Grigioni</strong>.<br />

Tra il 10.000 e il 6.000 a.C. nel cosiddetto stadio di Daun, il clima sempre più mite consentì agli<br />

uom<strong>in</strong>i di com<strong>in</strong>ciare a <strong>in</strong>sediarsi anche nelle Alpi centrali. Dal 6000 a.C. per tutto il periodo<br />

neolitico f<strong>in</strong>o al 2.200 a.C., per l'eneolitico f<strong>in</strong>o al 1500, per il calcolitico f<strong>in</strong>o circa al 1000 a.C. poi<br />

ancora per tutta l'età del ferro (ma anche per le epoche <strong>storiche</strong> f<strong>in</strong>o alla seconda metà del XVI<br />

secolo dopo Cristo) i pascoli e le praterie si trovavano a quote molto elevate considerato che il<br />

limite dei ghiacciai era risalito f<strong>in</strong> oltre i 3.350 metri di altitud<strong>in</strong>e. Dunque l'estensione molto<br />

8


maggiore dei pascoli, l'<strong>in</strong>erbimento di zone prima sterili e lo sviluppo dell'area boschiva<br />

consentirono <strong>in</strong>sediamenti <strong>in</strong> alta quota.<br />

E proprio all'epoca mesolitica risalgono le prime tracce di popolazioni protocamune.<br />

Nelle nostre zone gli scavi hanno portato alla luce i resti di alcuni bivacchi e piccoli <strong>in</strong>sediamenti<br />

presso il passo del Gavia e al Piano dei Cavalli <strong>in</strong> Val San Giacomo 7 .<br />

All'età neolitica superiore risalgono le prime <strong>in</strong>cisioni antropomorfe della zona di Grosio che<br />

risentono dell'<strong>in</strong>fluenza camuna con le loro figure<br />

legate ad una tecnica molto semplice e schematica<br />

che, poi, divenendo via via nel corso di migliaia di<br />

anni, f<strong>in</strong>o alla prima età del bronzo, più articolate e<br />

complesse ci danno preziose <strong>in</strong>dicazioni sul<br />

modificarsi della vita della popolazione <strong>in</strong>digena 8 .<br />

Sicuramente degne di nota per le somiglianze con<br />

quelle di altri siti sono le <strong>in</strong>cisioni ritrovate <strong>nei</strong><br />

pressi di Castione Andevenno, che risalgono all'età<br />

del bronzo. All'età del rame risalgono forse le stele<br />

trovate nella zona di Teglio 9 .<br />

I transiti, soprattutto nell'età del bronzo e del ferro, erano facilitati da valichi accessibili e<br />

percorribili quasi senza problemi, la catena delle Alpi. <strong>in</strong>somma, non si poneva come un ostacolo<br />

tra un versante e l'altro e, qu<strong>in</strong>di, non impediva i rapporti tra gli abitanti di una vallata e l'altra, anzi,<br />

spesso, date le difficili condizioni dei fondovalle paludosi, i rilievi costituivano una zona di<br />

sicurezza su cui si era <strong>in</strong>staurata una fitta rete di it<strong>in</strong>erari e collegamenti.<br />

A testimonianza della facilità di transito a quote molto elevate, si può citare il ritrovamento del<br />

cacciatore di Similaun, morto mentre passava su di un valico m<strong>in</strong>ore della catena altoates<strong>in</strong>a presso<br />

il giogo della Tisa.<br />

Testimonianze di antichissimi scambi avvenuti nella età precedente a quella del ferro, si trovano <strong>in</strong><br />

numerosi reperti nelle zone della Val Chiavenna <strong>in</strong> cui sono evidenti <strong>in</strong>fluenze della cultura di<br />

Golasecca diffusa a Est nel nord della Lombardia e nel Canton Tic<strong>in</strong>o, mentre <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a si<br />

evidenziano contatti con la cultura altoates<strong>in</strong>a e dei grigioni orientali di Luco-Melun 10 .<br />

Eventuali ostacoli o difficoltà <strong>nei</strong> rapporti con popolazioni oltremontane, piuttosto, potevano<br />

derivare da condizioni metereologiche momentaneamente avverse o da situazioni localmente ostili.<br />

A segnare i limiti del territorio e a costituire una barriera quasi <strong>in</strong>sormontabile tra una popolazione e<br />

l'altra, più che le creste alp<strong>in</strong>e, furono i fiumi e i torrenti che impedirono regolari e costanti<br />

comunicazioni, obbligando all'isolamento anche culturale paesi magari <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea d'aria vic<strong>in</strong>issimi. A<br />

prova di questa "<strong>in</strong>comunicabilità" vi sono numerose attestazioni toponomastiche e molte forme<br />

lessicali che rivelano orig<strong>in</strong>i decisamente differenti tra luoghi che, pur fronteggiandosi, sono<br />

separati da corsi d'acqua.<br />

7<br />

F. Fedele, Preistoria e paleoambienti della Valchiavenna 1994: S. Cater<strong>in</strong>a di Gordona, Pian dei Cavalli,<br />

Montespluga, <strong>in</strong> “ Clavenna”, XXXIII (1994), pp. 9-86; M. Cremaschi – Fabio Negr<strong>in</strong>o – Diego Angelucci,<br />

Testimonianze mesolitiche a Dosso Gavia – Val di Gavia (Sondrio), <strong>in</strong> Atti del II convegno Archeologico<br />

Prov<strong>in</strong>ciale, Grosio 1995, pp. 35-40.<br />

8<br />

D. Pace, Sistema petroglifico di Grosio, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 23 (1970), pp. 5-33. Cfr<br />

anche. G. Antonioli, Valgros<strong>in</strong>a arcaica, dal lessico alla toponomastica per giungere alle più antiche attestazioni<br />

documentarie, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o storico Alta Valtell<strong>in</strong>a”, 6 (2003), pp. 19-28.<br />

9<br />

E. Anati, Le prime comunità umane un Valtell<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> Le orig<strong>in</strong>i della Valtell<strong>in</strong>a e della Valchiavenna. Contributi di<br />

storia sociale dalla preistoria all’alto medioevo , Sondrio 1989, pp. 31-43.<br />

10<br />

R. Poggiani Keller, Valtell<strong>in</strong>a e mondo alp<strong>in</strong>o nella preistoria, Milano 1989 e U. Sansoni - S. Gavaldo – C. Gastaldi,<br />

Simboli sulla roccia, Capo di Ponte, 1999.<br />

9<br />

Incisioni rupestri nella zona di Castione


I primi trasferimenti furono quelli legati alle transumanze di greggi alla ricerca di pascoli migliori;<br />

per lo spostamento furono utilizzati, lungo le vallate più ampie e quando le creste non troppo<br />

accidentate lo rendevano possibile, i percorsi di cr<strong>in</strong>ale, sia per evitare l'attraversamento dei fiumi,<br />

sia per dom<strong>in</strong>are dall'alto territori poco conosciuti, sia, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, perché ad altitud<strong>in</strong>i elevate l'assenza<br />

di boschi rendeva più agevole il transito 11 .<br />

La mancanza di sorgenti d'acqua non consentiva stanziamenti prolungati, perciò le prime<br />

popolazioni che decisero di <strong>in</strong>sediarsi stabilmente sui monti scelsero zone comunque alte sui pendii,<br />

tra i 1.500 e i 2.000 metri di altitud<strong>in</strong>e, ma <strong>in</strong> luoghi vic<strong>in</strong>i alle risorgive, di solito su alture tra un<br />

displuvio e l'altro.<br />

Gli it<strong>in</strong>erari allora divennero di "cr<strong>in</strong>ale secondario", mantenendosi <strong>in</strong> quota con la funzione di<br />

collegamento tra i diversi villaggi sullo stesso versante o sul versante opposto, oltre lo spartiacque.<br />

L'economia chiusa, di pura sussistenza, non necessitava ancora di scambi commerciali e, qu<strong>in</strong>di,<br />

nemmeno di relazioni frequenti con altri gruppi di uom<strong>in</strong>i.<br />

Solo più tardi, quando si fece urgente la necessità di scambi regolari e a largo raggio, i tracciati<br />

delle <strong>strade</strong> si abbassarono ulteriormente, raggiungendo i fondovalle, che, comunque, per secoli<br />

cont<strong>in</strong>uarono a rappresentare un pericoloso ostacolo 12 , almeno f<strong>in</strong>ché non si diede <strong>in</strong>izio con<br />

tecniche avanzate ad opere di bonifica e arg<strong>in</strong>atura.<br />

Sulle vie di fondovalle confluirono nel tempo i sentieri provenienti dagli altri versanti e si istituì una<br />

vera e propria rete viaria.<br />

Nell'età del ferro tra il 1100 e il 900 a.C. si verificò un temporaneo e diffuso abbassamento della<br />

temperatura accompagnato da un aumento della piovosità, questa variazione climatica nelle pianure<br />

del nord Italia portò alla formazione di paludi e stagni che resero più difficili gli spostamenti.<br />

Per quanto riguarda l'economia agricola l'agricoltura, allora praticata da Liguri, Reti, Celti, era di<br />

semplice sussistenza; sulle pendici dei monti f<strong>in</strong> dal 700 a.C. si diffuse la messa a dimora del<br />

castagno che <strong>in</strong>tegrava con i suoi frutti i prodotti alimentari. In quei secoli ebbe <strong>in</strong>izio anche il<br />

fenomeno della transumanza, lo spostamento, cioè, di mandrie e greggi alla ricerca di pascoli più<br />

ricchi e sfruttabili, che portò alla costruzione dei primi alpeggi.<br />

Nella tabella seguente, ripresa da Gilberto Oneto 13 , si evidenzia l'epoca <strong>in</strong> cui le prime popolazioni<br />

si <strong>in</strong>sediarono nelle nostre zone lasciando alcune delle tracce alle quali già si è accennato <strong>in</strong><br />

precedenza.<br />

Paleolitico 150.000 - 10.000 a.C.<br />

Mesolitico 10.000 - 6.000 a.C. Protocamuni (bivacchi Gavia e<br />

Neolitico <strong>in</strong>feriore<br />

Neolitico medio<br />

Neolitico superiore<br />

6.000 - 4.000 a.C.<br />

4.000 - 3.000 a.C.<br />

3.000 - 2.200 a.C.<br />

10<br />

Val San Giacomo)<br />

Camuni I Liguri<br />

Camuni II<br />

Prime <strong>in</strong>cisioni a Grosio<br />

Eneolitico 2.200 - 1.500 a.C. Arrivo Indoeuropei<br />

Calcolitico 1.500 - 1.000 a.C. Cultura dei Castellieri, di<br />

Golasecca, di Terramare,<br />

Camuni IV<br />

Età del ferro 1.000 - 100 a.C. Liguri, Reti, Veneti, Etruschi,<br />

Protocelti, Celti<br />

11 G. Caniggia, Strutturazione dello spazio antropico, Firenze 1985; G. Caniggia, Percorsi, <strong>in</strong>sediamenti e difese <strong>in</strong><br />

rapporto all'oroidrografia della Lombardia prealp<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> Le fortificazioni del lago di Como, Como 1971.<br />

12 P. Jorio, Acque, ponti, diavoli nel leggendario alp<strong>in</strong>o, Ivrea, 1999. Cfr anche Il segno m<strong>in</strong>ore, Capo di Ponte, 2001.<br />

13 G. Oneto, Paesaggio e architettura delle regioni padano alp<strong>in</strong>e dalle orig<strong>in</strong>i alla f<strong>in</strong>e del primo millennio, Ivrea<br />

2002.


L'<strong>in</strong>vasione delle tribù celtiche <strong>in</strong>torno al 600 a.C. non si fermò nella pianura padana, ma si<br />

<strong>in</strong>trodusse anche <strong>in</strong> alcune delle vallate più a nord sovrapponendo e mescolando elementi della<br />

cultura celtica a quelli retici.<br />

Le popolazioni di orig<strong>in</strong>e celtica, che erano molto <strong>in</strong>teressate agli scambi, costruirono una fitta rete<br />

di comunicazioni via acqua, le sole allora possibili nella pianura padana, che all'epoca era<br />

ricchissima di acque <strong>in</strong>terne. Nei luoghi più elevati, nelle zone coll<strong>in</strong>ari o montane, la rete era<br />

cont<strong>in</strong>uata e <strong>in</strong>tegrata da un efficiente sistema stradale, che <strong>in</strong> seguito venne ripreso e razionalizzato<br />

dai Romani.<br />

Le <strong>strade</strong> dei Celti erano pavimentate con argilla stesa su fasc<strong>in</strong>e e tronchi d'albero e spesso erano<br />

sostenute da muretti a secco costruiti con una tecnica molto accurata, la stessa utilizzata anche per<br />

costruire terrazzamenti per il recupero di terreno atto alla coltivazione di prodotti pregiati come il<br />

v<strong>in</strong>o.<br />

Nella zona tra Valtell<strong>in</strong>a, Valchiavenna e <strong>Grigioni</strong> gli assi di percorrenza più antichi, a tutt'oggi<br />

ricostruibili attraverso il ritrovamento di reperti, assai vari per tipologia e consistenza, sono:<br />

l'asse di cr<strong>in</strong>ale dal Passo di San Jorio allo Spluga;<br />

l'asse Valcamonica - Passo Gavia - Bormio - Val Monastero e la zona del Passo del Forno;<br />

l'asse Valcamonica - passo Mortirolo - Valtell<strong>in</strong>a (con le deviazioni verso Grosio e verso Teglio) -<br />

passo del Bern<strong>in</strong>a - Engad<strong>in</strong>a;<br />

la bassa Engad<strong>in</strong>a verso l'Alto Adige;<br />

la zona <strong>in</strong>torno a Sondrio all'imbocco della Val Malenco.<br />

11


Epoca romana<br />

Percorsi prevalentemente utilizzati <strong>in</strong> epoca romana<br />

Per le vie di comunicazione utilizzate all'<strong>in</strong>terno delle Alpi <strong>in</strong> epoca preistorica dirette verso i grandi<br />

bac<strong>in</strong>i fluviali del Nord, per quanto capillari esse potessero essere, non si può parlare di un vero e<br />

proprio sistema viario. Infatti, solo dopo la conquista romana del territorio alp<strong>in</strong>o, avvenuta nel 16-<br />

15 a.C. sotto l'imperatore Ottaviano Augusto, fu istituita una rete di <strong>strade</strong> razionale ed efficiente<br />

per raggiungere con facilità il limes danubiano, l<strong>in</strong>ea di conf<strong>in</strong>e con i Germani.<br />

L'imperatore, conquistate le Alpi orientali e quelle occidentali, talora <strong>in</strong> modo pacifico altre volte<br />

con violente repressioni, si trovò ad affrontare la zona centrale occupata dai Reti.<br />

La zona, chiamata Rezia, corrispondeva all'<strong>in</strong>circa alla regione tra i laghi di Como e di Costanza, tra<br />

i passi del Gottardo e del Brennero; della popolazione <strong>in</strong>digena si sa molto poco.<br />

Druso e Tiberio, sotto Augusto, riuscirono a sottomettere i Reti per assicurarsi i passi alp<strong>in</strong>i e forse<br />

anche per difendersi dalle loro razzie. L'obiettivo strategico di raggiungere il limes danubiano e le<br />

12


importanti città di Augusta Raurica (Basilea), Brigantium (Bregenz) e Augusta V<strong>in</strong>delicorum<br />

(Augsburg) fu ottenuto <strong>in</strong> seguito con l'apertura di due vie tra loro complementari: una voluta<br />

dall'imperatore Claudio (41-54 d.C.) come via di rifornimento militare, partiva da Alt<strong>in</strong>um presso<br />

Venezia e attraverso Feltria (Feltre), Tridentum (Trento), Maia (Merano), la valle dell'Adige, il<br />

passo Resia, Landeck, il Fernpass, raggiungeva Augusta V<strong>in</strong>delicorum (Augsburg), si chiamò via<br />

Claudia Augusta 14 e venne utilizzata f<strong>in</strong>o a quando fu costruita la via sul passo del Brennero.<br />

L'altra che direttamente percorre il nostro territorio, da Como, sulla via d'acqua del lago<br />

raggiungeva Samolaco e qu<strong>in</strong>di Chiavenna; da lì si divideva <strong>in</strong> due it<strong>in</strong>erari entrambi diretti a Coira<br />

(Curia Raetorum), uno attraverso la Val San Giacomo e il Passo Spluga, l'altro lungo la Val<br />

Bregaglia e i passi o del Settimo o, come variante, del Maloia e dello Julier.<br />

È impossibile proporre datazioni sicure per la loro costruzione; Strabone nella sua Geografia scritta,<br />

almeno per quanto riguarda i libri IV e V, nel 18 d.C. afferma che:<br />

"Al di sopra di Como, posta alla base delle Alpi, abitano da un lato i Reti e i Vennoni, rivolti ad<br />

oriente, dall'altro i Leponti, i Trident<strong>in</strong>i gli Stoni, e un gran numero di piccoli popoli che<br />

occupavano un tempo l'Italia, dediti al brigantaggio e poveri: ora alcuni sono stati annientati,<br />

altri completamente civilizzati, tanto che i passaggi tra i monti attraverso il loro territorio, che<br />

una volta erano pochi e pericolosi, ora sono molto più numerosi e sicuri, per quanto riguarda gli<br />

abitanti, e anche comodi, dove è possibile <strong>in</strong> virtù dell'<strong>in</strong>gegno umano. Infatti Cesare Augusto<br />

ha aggiunto alla distruzione dei briganti la costruzione di <strong>strade</strong>, <strong>nei</strong> limiti del possibile: non si è<br />

<strong>in</strong>fatti <strong>in</strong> grado ovunque di contrastare la natura, a causa di rocce e crepacci di <strong>in</strong>usitata<br />

grandezza: mentre le une <strong>in</strong>combono sulla via, gli altri si spalancano immediatamente al di<br />

sotto, tanto che la benché m<strong>in</strong>ima deviazione costituisce il rischio <strong>in</strong>evitabile di una caduta <strong>in</strong><br />

precipizi senza fondo. In certi punti la strada è così a strapiombo che la vertig<strong>in</strong>e assale tanto i<br />

pedoni quanto gli animali da soma che non sono abituati; quelli locali, <strong>in</strong>vece, portano senza<br />

problemi i loro carichi". (Libro IV 6.6)<br />

Non sarebbe difficile vedere <strong>in</strong> queste parole un accenno alle nostre <strong>strade</strong>, ma una testimonianza<br />

sicura ci viene solo dall'<strong>in</strong>serimento delle vie sopra citate <strong>in</strong> tre it<strong>in</strong>erari di epoca tardoimperiale: la<br />

Tabula Peutigeriana e due It<strong>in</strong>eraria Anton<strong>in</strong>i.<br />

Il primo documento, ora conservato nella Biblioteca nazionale austriaca a Vienna, e sicuramente il<br />

più suggestivo e <strong>in</strong>teressante per vari aspetti, è un it<strong>in</strong>erarium pictum, cioè dip<strong>in</strong>to, che risale agli<br />

<strong>in</strong>izi del terzo secolo dopo Cristo, ritrovato <strong>in</strong> una copia medioevale dallo studioso Konrad<br />

Peut<strong>in</strong>ger nel XVI secolo 15 .<br />

Si tratta di una carta stradale che doveva avere la<br />

funzione di pratico strumento per chi doveva<br />

viaggiare. F<strong>in</strong>o al 1863 formava un rotolo<br />

<strong>in</strong>diviso, lungo 7,40 metri e alto 34 centimetri;<br />

per evitare che fosse danneggiato, le pergamene<br />

che lo componevano furono separate e la<br />

lunghezza fu ridotta a 6,82 metri. Nella Tabula<br />

che rappresenta quasi tutta la terra abitabile<br />

conosciuta, dalle Colonne d'Ercole a ovest alla<br />

Sera Maior (C<strong>in</strong>a) a est, l'autore preoccupato<br />

solo di segnare le <strong>strade</strong> ha considerato il resto<br />

come accessorio deformando il disegno; ad<br />

esempio ha ridotto il mare ad una striscia sottile,<br />

ha segnalato il percorso dei fiumi senza stretto<br />

14 S. Castelpietra, La via Claudia Augusta, <strong>in</strong> “Raetia”, aprile-giugno (1935), pp. 33-48.<br />

15 F. Prontera (a cura di), Tabula Peut<strong>in</strong>geriana, le antiche vie del mondo, Città di Castello 2003.<br />

13<br />

Particolare della Tabula peunt<strong>in</strong>geriana


apporto con la realtà fisica, ma solo per mostrarne i punti di transito e delle isole sono<br />

rappresentate solo quelle fornite di <strong>strade</strong>. Tutta la rete stradale è rappresentata da una fitta ragnatela<br />

di fili rossi. Gli it<strong>in</strong>erari sono tracciati con una serie di segmenti rettil<strong>in</strong>ei di diversa lunghezza,<br />

ciascuno rappresenta una frazione del percorso ed è unito al successivo con un tratto ad angolo retto<br />

che <strong>in</strong>dica un centro abitato o una statio. La distanza tra due centri è segnata <strong>in</strong> nero da un numero<br />

<strong>in</strong> lettere romane che <strong>in</strong>dica la distanza <strong>in</strong> miglia romane, <strong>in</strong> leghe per la Gallia, <strong>in</strong> parasanga per la<br />

Persia 16 . Le l<strong>in</strong>ee a zig zag segnalano i raccordi tra una strada e l'altra. Nel segmento III A,B si trova<br />

il seguente it<strong>in</strong>erario:<br />

Curia<br />

XXXII<br />

Lapidaria<br />

XVII<br />

Coira<br />

era l’antica Curia Raetorum ma la sua fondazione<br />

risale all’epoca preistorica circa 3000 anni avanti<br />

14<br />

Cristo<br />

Zillis<br />

<strong>in</strong> alto sulla Via Mala, resti della strada romana sono<br />

stati trovati nelle gole del Reno<br />

Passo Spluga<br />

Cunu aureu<br />

X<br />

Tarvessedo Isola o, meno probabilmente, Madesimo<br />

XX<br />

Clavenna<br />

Chiavenna<br />

XVIII<br />

Ad Lacum<br />

Samolaco<br />

XL<br />

che allora si trovava sulle rive del lago<br />

Comum Como<br />

Questo stesso percorso, con la citazione delle stazioni di Coira, Tarvessedo, Clavenna, e dei tragitti<br />

ad Lacum Comacenum, per lacum Comum usque, si trova descritto negli It<strong>in</strong>eraria Anton<strong>in</strong>i<br />

Augusti prov<strong>in</strong>ciarum et maritimum, un it<strong>in</strong>erario annotato, risalente probabilmente ad Anton<strong>in</strong>o<br />

Caracalla 17 , costituito da un elenco di luoghi, di stazioni di sosta con l'<strong>in</strong>dicazione delle distanze tra<br />

l'una e l'altra <strong>in</strong>dicate <strong>in</strong> miglia romane, senza disegni. Gli it<strong>in</strong>eraria adnotata servivano per scopi<br />

militari e per il cursus postale, cioè il servizio di posta.<br />

Un altro it<strong>in</strong>erarium adnotatum <strong>in</strong>dicava il percorso tra Como e Coira attraverso il passo del<br />

Septimer o forse del Maloia e dello Julier con le seguenti stazioni:<br />

Curia<br />

XX<br />

T<strong>in</strong>netione<br />

XV<br />

Muro<br />

XX<br />

Summolacu<br />

XV<br />

T<strong>in</strong>izong<br />

Castelmuro<br />

Samolaco<br />

Percorso via acqua<br />

Comum<br />

XVIII<br />

Mediolanum Milano<br />

16 Il miglio romano corrisponde a 1481,75 metri, la lega a circa 2222 metri, la parasanga a circa 5500 metri.<br />

17 È difficile risalire a quale degli imperatori ci si possa riferire, <strong>in</strong>fatti almeno otto furono coloro che si fregiarono del<br />

titolo di Anton<strong>in</strong>o. Cfr Scriptores Historiae Augustae, vol. II, Leipzig 1971.


Sia l'It<strong>in</strong>erarium Anton<strong>in</strong>i che la Tavola Peut<strong>in</strong>geriana non citano la via Claudia Augusta del passo<br />

Resia, ma quella del Brennero, ciò consente di datare gli it<strong>in</strong>erari come tardo imperiali, quando il<br />

Passo Resia aveva perso importanza rispetto al Brennero.<br />

Non esplicitamente citato negli it<strong>in</strong>erari di Anton<strong>in</strong>o né sulla Tavola Peut<strong>in</strong>geriana, il passo del<br />

Settimo, alto 2.310 metri, che si trova tra il Pizzo Forcell<strong>in</strong>a e il Pizzo Lungh<strong>in</strong> era forse già noto e<br />

percorso f<strong>in</strong> dall'epoca preistorica, ma assunse importanza strategica, oltreché commerciale con i<br />

romani nel tardo impero. Esso doveva essere il passaggio percorso tra Murus (Castelmur) e T<strong>in</strong>netio<br />

(T<strong>in</strong>zen). La prima citazione di questo passo risale alla f<strong>in</strong>e del IV secolo d.C.<br />

Si è molto discusso sull'orig<strong>in</strong>e del toponimo Septimer, di sicura orig<strong>in</strong>e lat<strong>in</strong>a, l'ipotesi più<br />

accreditata è che derivi da saepire = rec<strong>in</strong>tare o set = luogo di sosta.<br />

Il passo era il più rapido e diretto per raggiungere Coira, molto ripido nella parte a sud, con pendii<br />

più dolci verso nord veniva utilizzato soprattutto per merci leggere, ipotesi accreditata anche dal<br />

fatto che <strong>in</strong> loco non sono state ritrovate rotaie, segno <strong>in</strong>equivocabile del passaggio di carri pesanti.<br />

Testimonianze dell'orig<strong>in</strong>e romana sono anche alcuni resti di fortificazione a nord-est di<br />

Vicosoprano, risalenti a quel periodo, che lasciano <strong>in</strong>tendere che la via passasse sul lato destro della<br />

valle che risultava più sicuro. Pare anche che l'ospizio di San Pietro costruito sul passo nell'831<br />

fosse stato edificato sui resti di un antico tempio pagano.<br />

Alcuni storici ritengono che proprio sul Septimer fosse passato il generale romano di orig<strong>in</strong>e<br />

vandala Stilicone nel 401, come ricorda il poeta Claudiano nella sua opera De bello Gothico.<br />

L'importanza militare del passo è legata all'esigenza romana di dirigersi verso il nord, non appena i<br />

generali romani si resero conto che le Alpi non costituivano affatto una barriera <strong>in</strong>sormontabile e<br />

sicura contro le <strong>in</strong>vasioni barbariche e che, dunque, era necessario controllare tutta la zona<br />

montuosa f<strong>in</strong> al Danubio.<br />

La strada nella Val Bregaglia scorreva, come lascerebbero supporre alcuni resti di fortificazioni <strong>nei</strong><br />

pressi di Vicosoprano sul lato destro della valle. Non si conoscono date sicure per la costruzione di<br />

questa via, è certo, però, che il popolo bregagliotto - gli antiche Bergalei, pur non citati nel<br />

Trophaeum Alpium di La Turbie, che ricordava i nomi dei popoli alp<strong>in</strong>i sottomessi da Augusto -,<br />

erano ben noti all'imperatore romano Tiberio Claudio. Egli, <strong>in</strong>fatti, nella tavola bronzea di Clés,<br />

impone con un editto la risoluzione di alcune controversie, forse di natura commerciale, tra Bergalei<br />

e Comaschi.<br />

Da Muro, o meglio dall'odierna Casaccia, proseguendo verso est si poteva salire al passo del Maloia<br />

lungo una via scoperta e studiata da Armon Planta 18 : il Malog<strong>in</strong>, che con un ripido percorso di<br />

pochissimi tornanti, segnato da profonde rotaie <strong>in</strong>cise nella roccia, consentiva, sia pure con<br />

difficoltà, la salita di carri f<strong>in</strong>o al passo.<br />

Di fronte a Sils Baselgia (Silio nell'antichità, come sottol<strong>in</strong>eava Ulrich Campell nella sua<br />

importante Raethiae alpestris topographica descriptio del 1581), dove furono trovati tre altari<br />

romani, ancora la presenza di profondi b<strong>in</strong>ari <strong>in</strong>cisi nella pietra <strong>in</strong>dicano che il percorso saliva sul<br />

versante a s<strong>in</strong>istra dell'Inn, <strong>in</strong> diagonale verso il passo Julier (2.284 m.) segnalato da due colonne,<br />

che forse anticamente erano tre, ancora oggi visibili.<br />

Il tracciato del Maloia e dello Julier pare più antico rispetto alla via del passo Spluga, <strong>in</strong>fatti le<br />

tecniche di costruzione e di selciatura più accurate dimostrano che essa fu realizzato <strong>in</strong> epoca più<br />

tarda, forse nel II secolo dopo Cristo 19 .<br />

Quando l'imperatore Diocleziano (284 – 305 d.C.), dopo che il suo predecessore Probo ebbe<br />

pacificato tutta la Rezia, nel 278 d.C. creò la Prov<strong>in</strong>cia Raethia divisa <strong>in</strong> Raethia I, con capitale<br />

Curia Raetorum (Coira), e Raethia II, con capitale Augusta V<strong>in</strong>delicorum (Augsburg), la rete<br />

stradale si era sicuramente rafforzata permettendo scambi e traffici <strong>in</strong>tensi attraverso le Alpi. Ai<br />

18<br />

A. Planta, La via romana raggiungeva il Maloggia salendo dal Malog<strong>in</strong>. Sulle tracce della via romana sopra il<br />

Maloggia e il Giulia, <strong>in</strong> “ Quaderni <strong>Grigioni</strong>taliani”, a. XLIII, 2 (1974), pp. 139-146.<br />

19<br />

I. Schenatti, Le <strong>strade</strong> romane di Valtell<strong>in</strong>a e val Bregaglia, Sondrio 1927; M. Balatti - G. Scaramell<strong>in</strong>i, Percorsi<br />

storici di Valchiavenna, Chiavenna 1995.<br />

15


soldati romani stanziati <strong>nei</strong> luoghi fortificati si unirono nel tempo anche civili e <strong>in</strong>sieme,<br />

mescolandosi con i Reti <strong>in</strong>digeni, diedero vita alla cultura e alla l<strong>in</strong>gua retoromancia.<br />

Prese <strong>in</strong> considerazione rapidamente le <strong>strade</strong> che oltrepassavano le Alpi, può essere <strong>in</strong>teressante<br />

vedere come si arrivava f<strong>in</strong>o al porto di Samolaco, l'antico Summus lacus dell' It<strong>in</strong>erarium Anton<strong>in</strong>i,<br />

che allora costituiva il punto di approdo più a nord del Lario.<br />

Solo <strong>in</strong> epoca medioevale, <strong>in</strong>fatti, l'arretramento delle acque e il conseguente <strong>in</strong>terramento di una<br />

ampia zona, costr<strong>in</strong>sero le imbarcazioni ad approdare a Riva di Novate.<br />

Come era organizzata la navigazione sul Lario e lungo il primo tratto dell'Adda ?<br />

F<strong>in</strong>o alle campagne militari di Ottaviano Augusto non si era sentita la necessità di strutture viarie<br />

davvero efficienti, poi, quando fu deciso di dotare anche le zone alp<strong>in</strong>e di percorsi sicuri, la prima<br />

ad essere potenziata fu la via d'acqua sul lago di Como.<br />

La strada Reg<strong>in</strong>a, così chiamata dalla dom<strong>in</strong>azione longobarda, era probabilmente preromana, non<br />

esistono tracce sicure di mutationes o di stationes risalenti al periodo romano e anche le rotaie<br />

scavate nella roccia sono piuttosto rare. Qu<strong>in</strong>di il suo utilizzo <strong>in</strong> questo periodo non appare provato,<br />

mentre sicuramente le veniva preferito il percorso via acqua. Molto importante per la navigazione<br />

sul Lario anche ciò che ricorda ancora una volta Strabone <strong>in</strong> Geografia 5,6 cioè che Cesare fece<br />

affluire nel 59 a. C. a Como 5.000 coloni di cui 500 dalla Magna Grecia. Proprio costoro, i<br />

Neocometi (da cui Novum Comum), forti delle loro esperienze sul mare, probabilmente istituirono<br />

la navigazione sul Lario. Anche il nome di una delle imbarcazioni più usate, il comballo deriva dal<br />

greco kumbé che significa barca 20 .<br />

Tra le testimonianze di un attivo trasporto via acqua abbiamo tre iscrizioni lapidee del Corpus<br />

<strong>in</strong>scriptionum lat<strong>in</strong>arum che attestano la presenza di un Collegium nautarum comensium che si<br />

occupavano appunto di tale attività nella città lariana 21 .<br />

Da Como a Samolaco si impiegavano circa 16 ore a<br />

fronte di almeno tre giorni di difficile camm<strong>in</strong>o. Il<br />

periodo aureo per l'utilizzo di questo tragitto ebbe <strong>in</strong>izio<br />

con il trasferimento della capitale dell'Impero a Milano<br />

(288-289 d.C.), quando fu nom<strong>in</strong>ato sul Lario un<br />

Praefectus classis comensis cum curis civitatis<br />

comandante della flotta comense. Ricordati dal poeta<br />

Claudiano sono anche i diversi passaggi sulle acque del<br />

lago di Stilicone, il già ricordato tutore e m<strong>in</strong>istro di<br />

Onorio, figlio di Teodosio. Il periodo di splendore del<br />

percorso sulle acque del lago durò f<strong>in</strong>o all'arrivo dei<br />

Longobardi quando prevalse l'uso della strada Reg<strong>in</strong>a,<br />

come testimoniano i numerosi monumenti, chiese,<br />

battisteri e ponti posti sul suo tracciato.<br />

Summus Lacus era una mansio dove si lasciavano le<br />

imbarcazioni per proseguire f<strong>in</strong>o a Chiavenna; più tardi,<br />

per l'arretramento delle acque e il conseguente<br />

<strong>in</strong>terramento l'approdo fu spostato a sud, a Riva di<br />

Chiavenna. Il lago di Como e quello di Mezzola, come si<br />

ev<strong>in</strong>ce da un diploma di Ottone II risalente al 997, erano<br />

allora uniti.<br />

Triangia<br />

20 P. Pensa, Le antiche vie di comunicazione del territorio orientale del lago e le loro fortificazioni, Como 1977.<br />

21 T. Mommsen, C.I.L. , III, De Raethiae prov<strong>in</strong>ciae orig<strong>in</strong>e et f<strong>in</strong>ibus, Berl<strong>in</strong>o 1863.<br />

16


Di rilevante <strong>in</strong>teresse per la Valtell<strong>in</strong>a può essere anche la questione sull'orig<strong>in</strong>e romana o meno<br />

della unica via che trasversalmente collegava il Lario con l'Alta valle: la via Valeriana.<br />

La via Valeriana aveva <strong>in</strong>izio a Olonio, percorreva la Valtell<strong>in</strong>a sulla riva destra dell'Adda f<strong>in</strong>o a<br />

Stazzona, da lì passava sulla riva s<strong>in</strong>istra. Raggiunto Bormio si poteva proseguire verso nord<br />

attraverso i passi di Fraele, del Gallo, della Val Mora o attraverso l'Umbrail e raggiungere Santa<br />

Maria <strong>in</strong> Val Monastero.<br />

Il percorso dapprima sulle rive del fiume, tra Colico e Campovico, corre poi a mezza costa, per<br />

evitare i rischi di alluvioni, toccando Dazio, Ardenno, Pedemonte, Berbenno, Postalesio, Castione,<br />

Triangia o forse Triasso, la località Sassella, Sondrio, Pendolasco, Tresivio, Ponte, Chiuro, poi<br />

scende a San Giacomo, Tresenda, Villa di Tirano, da qui, attraversata l'Adda, tocca Stazzona,<br />

Lovero, Tovo, Mazzo, Grosio, Grosotto, Bolladore, Bormio.<br />

Essa, larga circa due metri, era sicuramente utilizzata nel Medioevo come si rileva da numerose<br />

testimonianze, ma si può ipotizzare una sua orig<strong>in</strong>a romana.<br />

I pareri degli studiosi al riguardo sono discordi: non abbiamo testimonianze o documenti attestanti<br />

<strong>in</strong> modo def<strong>in</strong>itivo la sua orig<strong>in</strong>e. Probabilmente era utilizzata f<strong>in</strong> dai tempi più antichi, anche per<br />

brevi tragitti, dalle popolazioni che qui vivevano prima della conquista romana.<br />

Non bisogna dimenticare che gli spostamenti importanti per gli scambi avvenivano prevalentemente<br />

sulle direttrici nord-sud, e viceversa, piuttosto che sulla l<strong>in</strong>ea est-ovest quale è quella su cui si<br />

stende la Valtell<strong>in</strong>a.<br />

La conquista della zona retica cisalp<strong>in</strong>a al centro delle Alpi non comportò nessuna delle difficoltà<br />

che i romani <strong>in</strong>contrarono per esempio contro la popolazione dei Salassi appena più a ovest, nella<br />

Val d'Aosta, che venne completamente distrutta; gli attraversamenti perciò non avevano carattere<br />

militare ma dovevano per lo più soddisfare esigenze di traffici locali.<br />

I Romani, quando non appariva loro necessario costruire vie veloci per il trasferimento di eserciti e<br />

attrezzature militari, spesso utilizzarono per i loro spostamenti, dopo averli sistemati e<br />

razionalizzati, percorsi antichi.<br />

Tuttavia a favore della romanità della nostra via Valeriana, oltre al nome che deriverebbe da Gaio<br />

Publio Lic<strong>in</strong>io Valeriano che tra il 252 e il 253 dopo Cristo, appena prima di succedere a<br />

Treboniano Gallo e di diventare imperatore, si trovava nella Rezia con l'<strong>in</strong>carico di radunare truppe<br />

e di altri compiti non meglio precisati, vale la considerazione che questa via poteva costituire il<br />

collegamento tra Mediolanum e Comum e la via Claudia Augusta, costruita da Druso e<br />

importantissima f<strong>in</strong>o a quando gli imperatori Settimio Severo e Caracalla fecero costruire la strada<br />

del Brennero dal percorso più breve. La Via Claudia Augusta collegava Alt<strong>in</strong>um nel Veneto<br />

attraverso la valle dell'Adige, il passo Resia e il Fern Pass con l'attuale Augsburg, la Augusta<br />

V<strong>in</strong>delicorum, "splendidissima Rhaetiae Prov<strong>in</strong>ciae colonia" come la def<strong>in</strong>iva Tacito.<br />

Il percorso della Valeriana, dunque, attraversava la Valtell<strong>in</strong>a, proseguiva sull'Umbrail e lungo la<br />

Val Monastero e raggiungeva la via Claudia Augusta a Malles.<br />

Mentre non esclude una strada che dal lago raggiungeva Bormio e le sue terme, Alberto Grilli,<br />

pensa costruito dai Romani soprattutto il tratto Aprica – Stazzona 22 - lago di Como da far percorrere<br />

alle truppe per congiungere la via dello Spluga con il passo del Tonale, attraverso la via Valeriana<br />

della Valcamonica, dato che più a nord c'era il pericolo dei Germani.<br />

Tutti gli studiosi di filologia, da Pio Rajna, che <strong>in</strong> un discorso del 1926 si disse persuaso dell'orig<strong>in</strong>e<br />

romana della via, ad Alberto Grilli <strong>nei</strong> suoi recenti scritti 23 , sono a favore della romanità e ricordano<br />

22<br />

Sulla romanità di Stazzona non vi sono dubbi, vuoi per il toponimo, vuoi per il ritrovamento di una stele <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua<br />

lat<strong>in</strong>a attestante i legami con la comunità camuna.<br />

23<br />

A. Grilli, Tracciato romano <strong>in</strong> Valcamonica, <strong>in</strong> Viaggiare <strong>in</strong> Valcamonica, Brescia 1997. sulla questione cfr A.<br />

Garzetti, Le orig<strong>in</strong>i della Valtell<strong>in</strong>a e della Valchiavenna, Sondrio 1989; A. Sala, Ipotesi di persistenze romane <strong>in</strong><br />

Lombardia: le torri di Bergamo, quelle della Val Chiavenna e della Valtell<strong>in</strong>a e il sistema fortificato dei laghi<br />

lombardi, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 56 (2003), pp. 7-34.<br />

17


che le leggi l<strong>in</strong>guistiche non permettono che un nome proprio si corrompa passando da un<br />

significato noto di etimologia popolare (Vallesana) a uno di orig<strong>in</strong>e ignota o di cui si è persa<br />

memoria (nel nostro caso Valeriana, nome ora <strong>in</strong> uso). Ciò attesta <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>equivocabile che il<br />

nome della via non significhi solamente "via di valle" o "Vallesana", ma risalga al nome proprio di<br />

Valeriano, come per la via che risale il lago d'Iseo da Brescia al Tonale.<br />

Altri storici come Enrico Besta, Alb<strong>in</strong>o Garzetti e Ugo Cavallari ritengono che la via Valeriana non<br />

sia stata costruita come tutte le <strong>strade</strong> romane per esigenze militari o strategiche, ma per semplici<br />

collegamenti tra contrade contigue e qu<strong>in</strong>di fosse una semplice strada di valle.<br />

A riprova di ciò il Cavallari riporta <strong>in</strong> un suo articolo del 1960 24 alcuni documenti del XVII secolo<br />

che citano dandole il nome di "Valeriana" anche la strada che congiunge Albosaggia con Caiolo,<br />

sulla s<strong>in</strong>istra del fiume Adda.<br />

A suggestive ipotesi di percorsi <strong>in</strong> epoca romana si può arrivare esam<strong>in</strong>ando, come suggerisce<br />

Giliana Muffatti Musselli 25 , i luoghi di ritrovamento delle numerose monete romane lungo la via<br />

Valeriana, ma anche nel Bormiese e <strong>in</strong> Valmalenco.<br />

Come testimonia la cart<strong>in</strong>a allegata, i r<strong>in</strong>venimenti sono diffusi lungo le arterie pr<strong>in</strong>cipali. Le<br />

monete sono di bronzo e di scarso valore nom<strong>in</strong>ale, perciò sarebbero servite per piccole transazioni<br />

economiche, rimanendo a lungo <strong>in</strong> circolazione.<br />

Sul passo del Bern<strong>in</strong>a non sono state ritrovate tracce di vie romane; forse esso <strong>in</strong>teressò poco sia dal<br />

punto di vista strategico che commerciale. Importante, <strong>in</strong>vece, doveva essere la direttrice Val<br />

Camonica - Passo del Gavia - Bormio - Passo Umbrail - Val Monastero.<br />

Schema relativo ai ritrovamenti di monete romane <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia di Sondrio (da Muffatti Musselli, Aspetti<br />

della circolazione monetaria …, 1988<br />

24 U. Cavallari, La via Valeriana, <strong>in</strong> “ Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 14 (1960), pp. 25-30.<br />

25 G. Muffatti Musselli, Aspetti della circolazione monetaria <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna <strong>in</strong> epoca preromana e<br />

romana, <strong>in</strong> “ Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 41 (1988), pp. 9-24.<br />

18


A questo punto può sorgere la curiosità di quale fosse il sistema di costruzione delle <strong>strade</strong> romane<br />

e di come avvenissero i trasporti. Va ricordato <strong>in</strong>nanzi tutto che <strong>nei</strong> confronti dell'ambiente Roma<br />

attuò quasi sempre una politica di deforestazione e di razionalizzazione dei manufatti precedenti,<br />

attraverso un radicale <strong>in</strong>tervento umano che condusse alla costruzione di un paesaggio artificiale;<br />

tuttavia questo non fu sempre possibile; soprattutto nelle zone alp<strong>in</strong>e, montuose e impervie, il<br />

paesaggio non subì mai modifiche radicali.<br />

Come erano le <strong>strade</strong> e come avvenivano i trasporti? L'utilizzo del carro 26 è testimoniato f<strong>in</strong> dal<br />

periodo calcolitico come evidenziano numerose <strong>in</strong>cisioni rupestri, prima come strumento di guerra<br />

poi per il trasporto. A due o a quattro ruote era usato anche dai Celti. Quelli dei romani, <strong>in</strong> genere,<br />

erano a quattro ruote di cui le due anteriori prive di sterzo, perciò tutta la parte anteriore non poteva<br />

girare, le ruote erano molto grandi, con un diametro di almeno un metro. Ciò obbligava alla<br />

costruzione di <strong>strade</strong> dal tracciato rettil<strong>in</strong>eo, prive di svolte; la ripidezza, <strong>in</strong>fatti, non costituiva un<br />

problema e poteva superare il 30%.<br />

Se necessario venivano scavate scale <strong>in</strong> pietra con buchi laterali dove <strong>in</strong>filare delle stanghe per<br />

aiutare le bestie ( buoi o più raramente cavalli) a trasc<strong>in</strong>are i veicoli <strong>nei</strong> tratti più impervi.<br />

Per evitare lo sbandamento delle vetture nella roccia venivano già <strong>in</strong> fase di costruzione scavate<br />

delle rotaie distanti tra loro circa 107 cm; <strong>in</strong> montagna lo scartamento, però, era spesso di circa 90<br />

cm. Le rotaie divennero col tempo sempre più larghe e profonde per il logoramento della roccia<br />

dovuto soprattutto ai blocchi posti alle ruote durante le discese.<br />

Secondo alcuni studiosi, tra cui Armon Planta nell'opera già citata, è probabile che i carri usati sulle<br />

vie alp<strong>in</strong>e fossero <strong>in</strong> gran parte a due ruote. I romani costruivano soprattutto <strong>strade</strong> militari,<br />

evitavano i ponti preferendo <strong>in</strong> genere i guadi e si tenevano a mezzacosta per evitare i pericoli dei<br />

fondovalle.<br />

In montagna la costruzione delle <strong>strade</strong> prevedeva tecniche assai differenti da quelle delle <strong>strade</strong> <strong>in</strong><br />

pianura; esse dovevano seguire le irregolarità del terreno e si dovevano utilizzare materiali locali.<br />

Le vie, larghe dai 140 ai 180 centimetri, non potevano essere lapide stratae cioè lastricate come<br />

quelle <strong>in</strong> pianura, ma erano glarea stratae cioè ricoperte di ciottoli.<br />

La stessa limitata larghezza non era solo prerogativa delle <strong>strade</strong> di montagna, <strong>in</strong>fatti, di quelle<br />

dimensioni erano anche alcune <strong>strade</strong> importanti come quella tra Aquileia e Trieste.<br />

Per facilitare i transiti sulle vie erano poste ogni 8/10 miglia (ma anche meno) delle stazioni di posta<br />

chiamate mutationes per il cambio dei cavalli e per il rifornimento di viveri; ogni 7/8 mutationes<br />

alla distanza di un giorno di viaggio una dall'altra, si trovavano delle mansiones con la funzione di<br />

alberghi di ricovero e ristoro per i viaggiatori 27 .<br />

In genere alla f<strong>in</strong>e di ogni miglio che corrispondeva a m 1.481,75, veniva posta una colonna di<br />

pietra miliare spesso con iscrizione <strong>in</strong>dicante il nome di chi si era fatto promotore e si era<br />

impegnato nella costruzione della strada.<br />

Lungo le vie pr<strong>in</strong>cipali si poteva usufruire del cursus publicus, una specie di servizio pubblico di<br />

trasporti e messaggerie.<br />

26<br />

M. A. Levi, Le <strong>strade</strong> romane, <strong>in</strong> Roma antica, Utet 1963. H. Gredig - A. Hegland, Es muss nicht immer romisch<br />

se<strong>in</strong>, Landquart 2000.<br />

27<br />

G. Walser, Die romischen Strassen und Meilenste<strong>in</strong>e <strong>in</strong> Raetien, Stuttgart 1983.<br />

19


Epoca medioevale e ducale<br />

Percorsi maggiormente utilizzati <strong>in</strong> epoca medioevale e ducale<br />

Osservando il numero e la disposizione degli it<strong>in</strong>erari segnati sulla cart<strong>in</strong>a, ci si potrebbe chiedere<br />

se davvero, come risulta da vari documenti e testimonianze antiche, essi fossero tutti utilizzati<br />

durante il periodo medioevale. Molti percorsi sono paralleli, con la medesima direzione, vic<strong>in</strong>i,<br />

alcuni sembrerebbero superflui, eppure va considerato che le condizioni dei trasporti dell'epoca<br />

erano tali per cui ognuno dei percorsi aveva una sua funzione e obbediva a particolari esigenze di<br />

traffico locale. Seguire con gli animali o a piedi un it<strong>in</strong>erario piuttosto che un altro, come ricorda<br />

Guglielmo Scaramell<strong>in</strong>i, anche non troppo distanti uno dall'altro, poteva significare notevole<br />

risparmio di tempo e di denaro.<br />

L'elenco di questi tracciati è lungo e probabilmente <strong>in</strong>completo: partendo dal lato occidentale del<br />

Lario la via Reg<strong>in</strong>a, dopo Sorico si biforcava, a s<strong>in</strong>istra mantenendo il nome di Reg<strong>in</strong>a (di orig<strong>in</strong>e<br />

20


Longobarda), si <strong>in</strong>nalzava ai Prati Meriggi, per poi proseguire lungo la via Francisca f<strong>in</strong>o a<br />

Chiavenna; a destra raggiungeva il passo d'Adda dove si traghettava <strong>nei</strong> pressi della torre di Olonio<br />

per poi proseguire verso la Valtell<strong>in</strong>a, come è testimoniato negli Statuti di Como.<br />

Verso la Val Chiavenna proseguiva anche il percorso via acqua f<strong>in</strong>o a Riva di Novate; il lago,<br />

<strong>in</strong>fatti, come già si è osservato, si era ridotto rispetto all'epoca romana quando si poteva raggiungere<br />

Samolaco; da lì, superata Chiavenna, le mete erano da un lato il passo Spluga e dall'altro il passo<br />

Septimer o il Maloia, poi, f<strong>in</strong>almente, era possibile oltrepassare lo spartiacque.<br />

Lungo la valle, però, si aprivano numerose altre possibilità di varco: il Passo Forcola (che verrà<br />

sistemato e utilizzato soprattutto dal XVI secolo), il Passo Baldiscio, il Passo Curciusa, il Passo<br />

Emet, quello dell'Acqua Fraggia.<br />

Sul versante retico grande importanza ebbero <strong>in</strong> Valmalenco i passi del Muretto e di Tremogge.<br />

Da Tirano e Poschiavo il passo del Bern<strong>in</strong>a e da Grosio i valichi della Val Gros<strong>in</strong>a.<br />

Molti i passaggi sulla catena delle Orobie, sugli Zappelli di Aprica, sui passi di Piangembro, del<br />

Mortirolo e di Guspessa, ancora la valle di Rezzalo, l'antichissimo Passo del Gavia, e quello di<br />

Sforzell<strong>in</strong>a verso Peio. Percorsa era la Val Martello, anche se i valichi più usati per la loro limitata<br />

altitud<strong>in</strong>e erano quelli di Fraele (m.1941), di San Giacomo (m. 1952) e del Gallo.<br />

Da Fraele lungo la Val Mora si snodava la "via lunga" di Val Venosta, sempre nella zona altri passi<br />

erano quelli di Val Viola, della Forcola di<br />

Livigno, del Passo di Cassana e l'altra<br />

importantissima: la "via corta" di Val<br />

Venosta che, attraverso il passo della<br />

Forcola di Rims e l'Umbrail, raggiungevano<br />

Santa Maria <strong>in</strong> Val Monastero e poi il passo<br />

Resia.<br />

Nell'Alto Medioevo, <strong>in</strong> generale, si verificò<br />

una decadenza della viabilità, soprattutto a<br />

causa di una scarsa manutenzione; le <strong>strade</strong><br />

erano divenute impraticabili per i carri; i<br />

veicoli da viaggio del periodo imperiale<br />

romano furono sostituiti con muli o cavalli,<br />

molti tratti furono percorribili solo a piedi e<br />

con grandi disagi.<br />

Un tratto della Val Mora<br />

Dall'epoca del dom<strong>in</strong>io dei Carol<strong>in</strong>gi si verificò un miglioramento dovuto ad una maggiore cura per<br />

i traffici commerciali e qu<strong>in</strong>di per i collegamenti con le popolazioni vic<strong>in</strong>e. Venne istituito il<br />

pagamento di pedaggi e furono costruite dogane per poterli riscuotere. Tra le dogane più importanti<br />

ci furono quella di Chiavenna e quella di Vicosoprano <strong>in</strong> Val Bregaglia. Per garantire l'acquisizione<br />

dei pedaggi e dei dazi sulle merci vennero <strong>in</strong>dividuate alcune vie più importanti denom<strong>in</strong>ate stratae<br />

rectae che dovevano obbligatoriamente essere percorse proprio perché obbedivano a criteri fiscali 28 .<br />

Sugli assi pr<strong>in</strong>cipali dei traffici le mulattiere avevano una larghezza di due o tre metri, tanto da<br />

consentire l'<strong>in</strong>crocio nelle direzioni opposte. Le merci da sud verso nord erano costituite<br />

pr<strong>in</strong>cipalmente da v<strong>in</strong>o, cereali, panni, fustagni, ferrami, spezie, olio; dal nord verso sud,<br />

soprattutto, lana, cavalli, bov<strong>in</strong>i, cuoio, pellami. Dal Tirolo verso i <strong>Grigioni</strong> e qu<strong>in</strong>di verso la<br />

Valtell<strong>in</strong>a giungeva il sale delle m<strong>in</strong>iere di Hall.<br />

La città di Como era un nodo stradale molto importante al centro di una rete che collegava Bormio,<br />

Chiavenna e Bell<strong>in</strong>zona con Milano. Le vie per raggiungere queste città erano rigorosamente<br />

28 G. Soldi Rond<strong>in</strong><strong>in</strong>i, Le vie transalp<strong>in</strong>e del commercio milanese dal sec. XIII al XV, <strong>in</strong> Felix olim Lombardia, Milano<br />

1978; P. Ma<strong>in</strong>oni, I traffici sul lago di Como e il problema della loro sicurezza <strong>nei</strong> secoli XIII - XV, <strong>in</strong> Le fortificazioni<br />

del lago di Como, Como 1971; A. Cassi Ramelli, Geografia militare e castellologia, <strong>in</strong> Il sistema fortificato dei laghi<br />

lombardi, atti delle giornate di studio, Varenna, Villa Monastero 13-16 giugno 1974, Como 1977, pp. 11-18.<br />

21


stabilite ed era vietato transitare per vie alternative che permettessero di evitare il pagamento di<br />

pedaggi e dazi.<br />

Non bisogna dimenticare che i prelievi daziari costituivano la maggior parte delle entrate ord<strong>in</strong>arie<br />

dello stato; essi venivano effettuati alla torre di Olonio 29 dove c'era uno sbarramento tra il Lario e il<br />

lago di Mezzola, a Chiavenna e, forse, a Portarezza <strong>in</strong> Val San Giacomo e a Promontogno <strong>in</strong> Val<br />

Bregaglia. La riscossione dei pedaggi che toccava talvolta anche a famiglie della piccola nobiltà,<br />

<strong>in</strong>sieme alla partecipazione di signori feudali a imprese commerciali, garantì a questi ultimi una<br />

grande potenza economica e politica. Le famiglie più importanti dei paesi che sorgevano lungo la<br />

strada avevano, <strong>in</strong> cambio dell'appalto alla riscossione dei pedaggi e delle licenze per il trasporto<br />

delle merci, l'obbligo della manutenzione della viabilità.<br />

Nei primi secoli del Medioevo si prestò molta attenzione alla via lacuale; i Bizant<strong>in</strong>i <strong>in</strong>fatti, erano<br />

dei buoni navigatori e sicuramente preferivano muoversi sull'acqua che lungo le vie di terra.<br />

Da Cassiodoro si sa che Teodorico ord<strong>in</strong>ò di rimuovere le peschiere che impedivano il passaggio<br />

delle imbarcazioni, segno anche questo di attenzione e cura per il percorso via acqua; i Longobardi<br />

<strong>in</strong>vece, almeno agli <strong>in</strong>izi del loro dom<strong>in</strong>io, non erano buoni navigatori e riprist<strong>in</strong>arono perciò la via<br />

Reg<strong>in</strong>a. Con i Franchi i trasporti sul lago si diffusero e si moltiplicarono le concessioni dei diritti di<br />

pesca e di libera navigazione per il trasporto di olio, v<strong>in</strong>o, castagne. L'<strong>in</strong>sicurezza sempre più<br />

preoccupante dei tragitti via terra portò all'utilizzo della navigazione per tutti gli spostamenti.<br />

Documentazione copiosa di queste attività si trova nel volumen magnum degli statuti di Como<br />

pubblicati con la riforma di Azzone nel 1335, negli Statuti di Lecco del 1300, negli Statuti di<br />

Bellano, di Dervio, di Gravedona. Nei secoli ducali e <strong>in</strong> quelli seguenti, la navigazione dal punto di<br />

vista tecnico, si mantenne uguale a quella dei secoli precedenti. La necessità di controllo e ragioni<br />

di sicurezza portarono i Visconti a nom<strong>in</strong>are la figura del Capitano del lago.<br />

I porti lacuali più importanti erano quello di Como, antico porto sempre m<strong>in</strong>acciato dalle acque del<br />

lago, e quello di Bellagio, costruito nel 1431. Il porto di Colico fu progettato dall'Ingegner Gaetano<br />

Bellotti solo nel 1791.<br />

La navigabilità dell'Adda, <strong>in</strong>vece, rappresentò sempre un problema: a nord del lago per il cont<strong>in</strong>uo<br />

mutare del corso del fiume, a sud del lago per le rapide di Paderno. L'Adda era navigabile f<strong>in</strong> sotto<br />

il castello di Domofole a Traona, come testimonia il<br />

viaggio di Galizia condotta da Olonio a Traona<br />

durante la guerra decennale tra Como e Milano come<br />

è narrato nel testo De bello Mediolanensium adversus<br />

comenses anno 1125.<br />

L'Adda era ancora navigabile alla f<strong>in</strong>e del '400,<br />

quando Bianca Maria Sforza nel 1493 navigò presso<br />

la torre di Olonio, dove oggi si trova il ponte del<br />

Passo, per raggiungere il futuro marito Massimiliano.<br />

Poi per le alluvioni, tra le quali terribile fu quella del<br />

1520, che addirittura modificarono il corso del fiume,<br />

la navigazione fu abbandonata 30 .<br />

Resti della chiesa di San Gaudenzio<br />

Perché ci si spostava? Tra le diverse cause degli spostamenti uno dei motivi più diffusi di transito<br />

erano i pellegr<strong>in</strong>aggi verso i luoghi sacri più famosi: dal sepolcro di Cristo a Gerusalemme alla<br />

tomba di San Pietro a Roma o a quella di San Giacomo a Santiago de Compostela, ma anche verso<br />

santuari vic<strong>in</strong>i come ad Ardesio, oltre le Orobie, o a San Gaudenzio <strong>in</strong> Val Bregaglia.<br />

29 Cfr M. Belloni Zecch<strong>in</strong>elli, La torre di Olonio, <strong>in</strong> Le fortificazioni del lago di Como, Como 1971.<br />

30 Per la navigabilità sul lago di Como e sull'Adda cfr P. Pensa, Le comunicazioni nel bac<strong>in</strong>o dell'Adda, <strong>in</strong> “ Archivi di<br />

Lecco”, 2-3 (1988); M. Bon<strong>in</strong>o, Le costruzioni navali del Lario tra tardoantico e tradizione recente, <strong>in</strong> L’Antica Via<br />

Reg<strong>in</strong>a. Tra gli It<strong>in</strong>erari Stradali e le vie d’Acqua del Comasco, Como 1995, pp. 565-582; e P. Ma<strong>in</strong>oni, I traffici sul<br />

lago di Como e il problema della loro sicurezza <strong>nei</strong> secoli XIII - XV, <strong>in</strong> Le fortificazioni del lago di Como, Como 1971.<br />

22


Con la diffusione del Cristianesimo, che sulle Alpi avvenne a partire dal IV-V secolo, e la<br />

istituzione dei primi monasteri anche nelle zone di montagna, si rese necessario costruire <strong>nei</strong> pressi<br />

delle pr<strong>in</strong>cipali <strong>strade</strong> dei rifugi per ospitare i pellegr<strong>in</strong>i. Spesso questi edifici si trovavano accanto a<br />

monasteri o chiese e furono istituiti per venire <strong>in</strong>contro alle esigenze di riposo e ristoro dei<br />

viandanti 31 .<br />

È probabile che alcuni degli xenodochi fossero stati edificati dove <strong>in</strong> epoca romana esistevano delle<br />

mansiones che erano stazioni di posta e ricovero per i viaggiatori. Gli ospizi sulle Alpi erano spesso<br />

costituiti solo da una cuc<strong>in</strong>a dove gustare un piatto caldo, e da un semplice dormitorio, a differenza<br />

di altri molto più complessi e ben attrezzati. Dal X secolo si <strong>in</strong>tensificarono, divenendo un<br />

fenomeno assai diffuso, i pellegr<strong>in</strong>aggi verso i luoghi santi come Roma o Santiago de Compostela o<br />

anche i pellegr<strong>in</strong>aggi di penitenza per espiare le colpe commesse; i luoghi di ricovero assunsero,<br />

qu<strong>in</strong>di, grande rilevanza sociale e religiosa lungo i difficili percorsi.<br />

I pellegr<strong>in</strong>i giungevano da tutta Europa seguendo i "camm<strong>in</strong>i dei pellegr<strong>in</strong>i"; i tracciati erano spesso<br />

pericolosi sia per gli elementi naturali che per le imboscate di ladri e banditi. Perciò i viaggiatori più<br />

poveri che non potevano permettersi la scorta, si riunivano <strong>in</strong> gruppo per darsi aiuto reciproco.<br />

In genere, durante il periodo di pellegr<strong>in</strong>aggio, chi si avviava verso i luoghi santi era sotto la<br />

protezione della Chiesa, addirittura il diritto<br />

canonico accordava al pellegr<strong>in</strong>o uno statuto<br />

giuridico particolare consentendogli di<br />

beneficiare della cosiddetta "Pace di Dio" che lo<br />

garantiva da arresti arbitrari e da aggressioni. Le<br />

difficoltà, comunque, non erano poche anche a<br />

causa della curiosa istituzione di pellegr<strong>in</strong>aggi<br />

imposti dalla Chiesa o da alcuni tribunali a chi<br />

avesse commesso dei delitti, al f<strong>in</strong>e di espiare le<br />

proprie colpe; la presenza e la compagnia di<br />

questi penitenti-banditi certamente poteva<br />

comportare rischi e pericoli per gli altri<br />

pellegr<strong>in</strong>i.<br />

Verso il passo del Septimer<br />

In Valtell<strong>in</strong>a i più importanti xenodochi medioevali furono quelli di Santa Perpetua 32 , appena sopra<br />

Tirano, San Romerio, <strong>in</strong> posizione elevata sopra il lago di Poschiavo, San Mart<strong>in</strong>o di Serravalle, ora<br />

scomparso sotto la frana della Val Pola, San Giacomo di Fraele 33 , nella valle omonima ora<br />

sommerso dalle acque del lago artificiale; <strong>nei</strong> <strong>Grigioni</strong> c'era un ospizio a Splugen, per i viaggiatori<br />

provenienti dal passo dello Spluga, uno <strong>in</strong> Val Bregaglia a Casaccia presso la Chiesa di San<br />

Gaudenzio, ai piedi del passo del Septimer e del Maloia e quello di San Pietro presso la sommità del<br />

Septimer. Un altro ospizio per i viaggiatori si trovava presso l'abbazia di San Giovanni a Mustair <strong>in</strong><br />

Val Monastero, esso era una vera e propria stazione di sosta, <strong>in</strong> grado di accogliere e ospitare anche<br />

i personaggi più illustri. Notizie si hanno dell’ospizio Ca’ della Montagna a Montespluga e sulle<br />

coste a Isola sulla via tra Campodolc<strong>in</strong>o e il Card<strong>in</strong>ello.<br />

Lungo i sentieri, le mulattiere e le <strong>strade</strong> si trovavano moltissime cappelle per le preghiere<br />

propiziatrici di un viaggio sereno, dedicate soprattutto alla Madonna. Tra i santi particolarmente<br />

venerato era san Nicola, protettore dei viaggiatori; molto noto e diffuso anche nelle nostre zone era<br />

il culto di san Giacomo, protettore dei valichi a cui erano dedicate chiese e cappelle (<strong>in</strong> Val San<br />

Giacomo verso il passo Spluga, San Giacomo di Fraele, San Giacomo <strong>in</strong> Val Gros<strong>in</strong>a).<br />

31<br />

S. Tender<strong>in</strong>i, Ospitalità e passi alp<strong>in</strong>i, Tor<strong>in</strong>o, 2000.<br />

32<br />

E. Pedrotti, Gli xenodochi di san Remigio e santa Perpetua, Milano 1957.<br />

33<br />

Cfr G. D. Oltrona Visconti, Viandanti, m<strong>in</strong>atori, armigeri nell’ospitale a S. Giacomo di Fraele, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della<br />

Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 49 (1996), pp. 37-46.<br />

23


Si presentano ora alcune note sugli it<strong>in</strong>erari e i passi più battuti durante l'epoca medioevale f<strong>in</strong>o a<br />

tutto il secolo XV; la loro frequentazione è attestata da documenti e testimonianze che ne<br />

sottol<strong>in</strong>eano l'importanza.<br />

Per il passo del Septimer 34 , che collega Casaccia <strong>in</strong> Val Bregaglia e Bivio e di cui si è già accennata<br />

l'importanza <strong>in</strong> epoca romana, il primo passaggio storicamente documentato è quello del vescovo di<br />

Treviso avvenuto nell'895. Di qui passò anche Ottone I e dopo di lui ben diciassette imperatori<br />

utilizzarono questa via.<br />

Con la donazione della Val Bregaglia al vescovo di Coira, gli Ottoni si garantirono il passaggio<br />

sulle Alpi, <strong>in</strong> cambio dei diritti di riscossione dei dazi sui transiti commerciali, che costituivano una<br />

buona fonte di reddito e consentivano alla popolazione un discreto tenore di vita.<br />

Durante il Medioevo l'importanza commerciale del passo crebbe sempre di più e, quando il Duca di<br />

Milano fece costruire nel 1386 la strada del San Bernard<strong>in</strong>o che ovviamente poteva costituire una<br />

m<strong>in</strong>accia per i transiti sul Septimer, venne affidato a Giacomo, Signore di Castelmur il compito di<br />

realizzare una strada carreggiabile larga due metri e mezzo, lastricata <strong>in</strong> pietra, sulla quale potessero<br />

transitare carri con un carico di circa 300 chilogrammi. Nell'arco di poco tempo, tra il 1387 e il<br />

1390, essa fu pronta e allo stesso Signore di Castelmur toccò di provvedere alla manutenzione <strong>in</strong><br />

cambio del monopolio sulla riscossione dei pedaggi.<br />

Tra il XV e il XVII secolo il Septimer entra nel complesso reticolo del sistema viario della<br />

Repubblica delle Tre Leghe, divenendone parte <strong>in</strong>tegrante, anche se la sistemazione della via Mala<br />

f<strong>in</strong>o a Thusis, realizzata nel 1473, segnò il dest<strong>in</strong>o del passo che perse la prem<strong>in</strong>enza dei secoli<br />

precedenti, per venire poi gradatamente abbandonato.<br />

Proprio il fatto di essere rimasto come era anticamente senza rifacimenti di sorta ci ha consentito di<br />

poterne studiare i manufatti orig<strong>in</strong>ali e di farci un'idea verosimile del suo tracciato.<br />

L'it<strong>in</strong>erario dello Spluga 35 , che era utilizzato <strong>in</strong>izialmente come via alternativa a quella superiore del<br />

Septimer, venne frequentato sempre più spesso e quando i signori di Werdenberg e Sargans<br />

decisero la sistemazione del tratto f<strong>in</strong>o a Thusis e si costituì la corporazione dei Porti, anche i grossi<br />

traffici presero questa via. Le possibilità di accesso al passo dalla parte meridionale erano più di<br />

una: da Campodolc<strong>in</strong>o a Madesimo e poi a Montespluga attraverso gli Andossi, da Campodolc<strong>in</strong>o a<br />

Pianazzo, risalendo il dirupo del Sengio, e da Campodolc<strong>in</strong>o attraverso la gola del Card<strong>in</strong>ello f<strong>in</strong>o a<br />

Montespluga.<br />

Il prevalere di un it<strong>in</strong>erario piuttosto di un altro e la relativa qualifica di strada imperiale<br />

comportavano, come ricorda Guglielmo Scaramell<strong>in</strong>i 36 , non <strong>in</strong>differenti vantaggi economici per i<br />

proprietari dei terreni conf<strong>in</strong>anti e furono fonte di lunghe discussioni.<br />

Di rilievo anche la via del Passo dell'Emet 37 che unisce Madesimo con Innerferrera attraverso la<br />

valle di Niemet. Secondo l'ipotesi di qualche studioso il passo di Emet sarebbe stato addirittura il<br />

Cunnus aureus della tavola Peut<strong>in</strong>geriana che comunemente si identifica con il passo dello Spluga.<br />

Il primo documento storico <strong>in</strong> cui viene citato l'Emet è una pergamena del 1204; <strong>in</strong> tutto il<br />

Medioevo probabilmente il passo era utilizzato dai trasportatori <strong>in</strong>sieme allo Spluga senza<br />

particolari preferenze per l'uno o per l'altro, entrambi <strong>in</strong>fatti seguivano la stessa direttrice e si<br />

riunivano a nord di Andeer sulla via Mala. Nel corso dei secoli si f<strong>in</strong>ì per preferire lo Spluga per i<br />

commerci più importanti, grazie alla presenza delle organizzazione dei conducenti detti Porti che<br />

risiedevano soprattutto a Splugen o a Isola, l'Emet cont<strong>in</strong>uò così a soddisfare solo le esigenze di<br />

traffico comune a carattere locale di poche famiglie.<br />

34<br />

L. Ceretti - F. Monteforte, Septimer. Il pass da Sett, Sondrio 1995; M. Balatti - G. Scaramell<strong>in</strong>i, Percorsi storici di<br />

Valchiavenna, Chiavenna 1995.<br />

35<br />

M. Bundi, La storia del passo dello Spluga, <strong>in</strong> “Rassegna economica della Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio” 7-8 (1969).<br />

36<br />

G. Scaramell<strong>in</strong>i, <strong>in</strong> M. Balatti - G. Scaramell<strong>in</strong>i, Percorsi storici di Valchiavenna, Chiavenna 1995.<br />

37<br />

Per i passi m<strong>in</strong>ori della Valchiavenna cfr M. Balatti, Percorsi storici….<br />

24


Utilizzata anche se faticosa, era la strada dell'Acqua Fraggia. La via collega Borgonovo con<br />

Savogno, attraverso una scal<strong>in</strong>ata di duemila grad<strong>in</strong>i, da lì si saliva al passo di Lei e qu<strong>in</strong>di si<br />

scendeva attraverso la Val di Cà f<strong>in</strong>o ad Avers <strong>in</strong> val Madris. Il tragitto era, come ricorda Giovanni<br />

Guler 38 , il più breve per raggiungere Coira da Chiavenna, esso, però, poteva essere percorso solo a<br />

piedi. Il primo tratto di questa Strata communis era molto curato, soprattutto nella parte lastricata a<br />

gradoni.<br />

Alla Val Madris si accedeva da Castasegna e da Soglio anche attraverso il passo di Prasignola,<br />

percorso caratterizzato come quello dell'Acqua Fraggia da una lunga scal<strong>in</strong>ata detta dei Travet.<br />

Altro passo importante che permetteva il transito tra Val Chiavenna e Val Mesolc<strong>in</strong>a era il passo del<br />

Baldiscio.<br />

Ritrovamenti archeologici testimoniano come già percorsi i tracciati che lungo il cr<strong>in</strong>ale dal passo di<br />

San Jorio 39 giungevano al piano dei Cavalli, <strong>nei</strong> pressi del passo del Baldiscio, ma è dall'epoca<br />

medioevale che il transito sul passo divenne comune e di facile accesso. Un atto notarile del 1203<br />

testimonia un accordo tra gli abitanti del Mesocco e quelli della Val Chiavenna che concedeva,<br />

confermando il diritto di proprietà del Mesocco, ai Chiavennaschi la possibilità di transito con il<br />

bestiame e tutte le masserizie dei pastori.<br />

Dopo il passo si poteva scendere al piano di San Giacomo nella Val Mesolc<strong>in</strong>a, oppure, attraverso<br />

la bocchetta di Curciusa o il passo delle Zocane si scendeva nella valle Curciusa f<strong>in</strong>o alla via Mala.<br />

Questo passaggio, alternativo a quello dello Spluga consentiva di andare da Chiavenna a Ilanz <strong>nei</strong><br />

<strong>Grigioni</strong> <strong>in</strong> 16 ore e mezzo. Quando nel 1496 le comunità di Chiavenna e Mesocco si scambiarono i<br />

possessi <strong>in</strong> modo che Curciusa tornò al Mesocco e i pascoli di Borghetto a Chiavenna, la strada del<br />

passo del Baldiscio tornò ad essere un semplice passaggio di pastori ma mantenuto <strong>in</strong> efficienza con<br />

cura.<br />

Attraverso questo passo sarebbe passato, secondo una tradizione, San Bernard<strong>in</strong>o da Siena per<br />

andare a predicare nella Rezia.<br />

Oltre che di valichi, la rete viaria ha bisogno di ponti per attraversare i corsi d'acqua che, sempre,<br />

sono stati visti come la vera barriera e l'ostacolo più imprevedibile, <strong>in</strong> particolar modo il fiume<br />

Adda, troppo spesso pronto a straripare e a stravolgere gli eventuali passaggi sul fondovalle 40 .<br />

Gli attraversamenti erano possibili solo <strong>in</strong> pochi punti. Oltre al ponte di Ganda di cui ora si dirà, e di<br />

quelli all'<strong>in</strong>terno delle cittad<strong>in</strong>e, di notevole importanza erano il ponte di San Pietro a Berbenno,<br />

quello a San Giacomo, quello di Stazzona, quello di Mazzo.<br />

Il ponte di Ganda, quello più noto, che da Morbegno portava al versante retico, fu costruito verso la<br />

f<strong>in</strong>e del XV secolo <strong>in</strong> pietra per volere di Ludovico il Moro contro le mire espansionistiche dei<br />

grigioni. Infatti si era da poco verificato un saccheggio ai danni di Chiavenna e perciò Ludovico<br />

Sforza decise di riattare il sistema viario e di fortificare la zona con la costruzione di mura e castelli.<br />

Tra le opere più urgenti c'erano le sistemazioni delle <strong>strade</strong> di Desco e della Sassella, la costruzione<br />

dei ponti sul Mas<strong>in</strong>o e sull'Adda a San Pietro e, forse più importante fra tutti, del ponte di Ganda<br />

che doveva collegare Morbegno con la via diretta verso la Val Chiavenna e lo Spluga.<br />

Sia il progetto che la sua esecuzione ebbero una storia piuttosto travagliata, perché, affidati <strong>in</strong> un<br />

primo momento all'architetto Giovanni Antonio Amadeo nel 1489, passarono poi nelle mani<br />

dell'<strong>in</strong>gegnere Stefano Bascapé che non riuscì a concludere l'impresa. La costruzione riprese dopo<br />

qualche anno di nuovo sotto la direzione dell'Amadeo che f<strong>in</strong>almente riuscì a portare l'opera a<br />

compimento verso la f<strong>in</strong>e del '400.<br />

38<br />

G. Guler von We<strong>in</strong>eck, Raetia, ……. 1616 (versione dal tedesco della sola parte che riguarda la Valtell<strong>in</strong>a e la<br />

Valchiavenna, a cura di Giust<strong>in</strong>o Renato Ors<strong>in</strong>i, Sondrio 1959.<br />

39<br />

M. Belloni Zecch<strong>in</strong>elli, Il passo di sant’Jorio <strong>nei</strong> secoli, <strong>in</strong> L’Antica Via Reg<strong>in</strong>a. Tra gli It<strong>in</strong>erari Stradali e le vie<br />

d’Acqua del Comasco, Como 1995, pp. 487-496.<br />

40<br />

A. Boscacci, Il taglio dell'Adda, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 35 (1982), pp. 105-116; A.<br />

Boscacci, Pescaie, paludi e navigazione sull'Adda, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 36 (1983), pp. 215-<br />

234; A. Boscacci, Pian di Spagna – bonifica e diritto di pascolo, <strong>in</strong> “ Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 37<br />

(1984), pp. 157-180.<br />

25


Distrutto da una piena nel 1566, venne ricostruito nel 1568; di nuovo travolto nel 1772, venne<br />

ricostruito nel 1778 su progetto del capomastro Antonio Nolfi di Como ma ad opera dell'<strong>in</strong>gegner<br />

Francesco Ferrari. Il ponte, largo quasi sei metri, aveva il piano carreggiabile arcuato nel senso della<br />

lunghezza, era costruito con materiali di pietra locale <strong>in</strong> modo solidissimo per poter resistere alle<br />

piene dell'Adda.<br />

Risalendo la Valtell<strong>in</strong>a, la valle che ancora oggi consente il transito verso il Canton Grigione, si<br />

apre alle spalle di Tirano e raggiunge il passo del Bern<strong>in</strong>a, a 2.338 metri sul livello del mare; esso<br />

collega Poschiavo con Pontres<strong>in</strong>a e l'Alta Engad<strong>in</strong>a.<br />

Nei secoli passati questo it<strong>in</strong>erario era fuori dai grandi percorsi <strong>in</strong>ternazionali quali quello dello<br />

Spluga, del Settimo o del San Bernard<strong>in</strong>o e il valico si connotava dunque come un passo di valenza<br />

<strong>in</strong>terregionale 41 . Non esistono documenti comprovanti l'utilizzo di questa via <strong>in</strong> epoca romana,<br />

tuttavia il ritrovamento di alcune monete dell'impero lasciano pensare a possibili comunicazioni tra<br />

il sud e il nord delle Alpi anche <strong>in</strong> questa zona.<br />

Quasi <strong>in</strong>esistenti sono le notizie sul passo per il periodo alto medioevale; si parla del passaggio di<br />

popolazioni saracene che, <strong>in</strong>torno alla metà del X secolo si sarebbero fermate a Pontres<strong>in</strong>a.<br />

Pare accertato che <strong>nei</strong> secoli seguenti la valle di Poschiavo dipendesse dal vescovo di Coira per le<br />

questioni ecclesiastiche e da quello di Como per il potere temporale.<br />

Certamente la costruzione dello xenodochio di San Romerio, <strong>in</strong>torno al 1050, sopra il punto di<br />

distacco di una frana preistorica, e di quello di Santa Perpetua, poco sopra Tirano sull'altro versante<br />

della valle, sono la testimonianza sicura di passaggi legati a traffici commerciali e diplomatici o a<br />

pellegr<strong>in</strong>aggi.<br />

Con l'affermazione di Azzone<br />

Visconti nel 1335, la città di Como e<br />

la Valtell<strong>in</strong>a divennero possedimenti<br />

ducali, nel 1350 anche Poschiavo<br />

con la sua valle venne <strong>in</strong>corporata<br />

<strong>nei</strong> possedimenti; e così fu <strong>in</strong>viato<br />

un podestà che sostituì i consoli di<br />

Como.<br />

Nel 1408 Poschiavo si ribellò ai<br />

signori milanesi e aderì alla Lega<br />

Caddea.<br />

Il traffico di merci nel XIV e nel XV<br />

secolo si mantenne molto <strong>in</strong>tenso<br />

soprattutto lungo la direttrice<br />

Maloia-Engad<strong>in</strong>a-Tirolo, ma ben<br />

frequentato era anche il<br />

collegamento Valtell<strong>in</strong>a-Engad<strong>in</strong>a<br />

tramite, appunto, il valico del Bern<strong>in</strong>a.<br />

Incisione di J. J. Meyer raffigurante la conca di Tirano, 1831<br />

L'impegno dedicato ai commerci e al passaggio di mercanzie impediva agli Engad<strong>in</strong>esi di occuparsi<br />

delle <strong>strade</strong>, perciò la cura e l' apertura <strong>in</strong>vernale dei passi del Forno e del Bern<strong>in</strong>a vennero affidate<br />

rispettivamente agli abitanti della Val Monastero e a quelli di Poschiavo, come prova la prima<br />

convenzione <strong>in</strong> tal senso documentata del 1438. A Poschiavo, però, nel XV secolo non c'erano né<br />

mercato né emporio che <strong>in</strong>vece erano presenti a Santa Maria di Val Monastero, a Samedan e a<br />

Tirano, dove dal 1514 si svolgeva anche una importantissima fiera.<br />

41 Per la strada del Bern<strong>in</strong>a cfr.R. Bornatico, La strada del Bern<strong>in</strong>a, Poschiavo 1974; G. Scaramell<strong>in</strong>i, Viaggiando <strong>nei</strong><br />

secoli sul Bern<strong>in</strong>a <strong>in</strong> Il passo del Bern<strong>in</strong>a: 500 anni memorie, poesie, lettere, Clusone 1997; R. Togn<strong>in</strong>a, L<strong>in</strong>gua e<br />

cultura della Valle di Poschiavo, Poschiavo 1981; R. Togn<strong>in</strong>a, Introduzione a Poschiavo, <strong>in</strong> “ Bollett<strong>in</strong>o della Società<br />

storica valtell<strong>in</strong>ese”, 29 (1976), pp. 17-34; Zala - Pozzi, La strada del Bern<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> "Grigione italiano" 1952.<br />

26


Le merci esportate erano costituite da<br />

grano della Lombardia, olio, castagne e<br />

v<strong>in</strong>o valtell<strong>in</strong>ese, <strong>in</strong> cambio si<br />

importavano animali, pellame, tele<br />

grezze, formaggi, legname dall'Engad<strong>in</strong>a<br />

e sale dalle m<strong>in</strong>iere del Tirolo.<br />

Nel 1522, come è attestato <strong>in</strong> una<br />

pergamena, si stipulò un accordo tra i<br />

comuni di Poschiavo e quelli dell'Alta<br />

Engad<strong>in</strong>a, per costruire una nuova strada<br />

"regalis" lungo la valle da Pedemonte e<br />

La Rosa, forse sulla traccia di un antico<br />

sentiero distrutto dalla disastrosa frana<br />

del 13 giugno 1486, che seppellì<br />

completamente il villaggio di Zarera<br />

all'imbocco della Val di Campo.<br />

F<strong>in</strong>o ad allora, ma anche dopo, come ci dicono testimonianze dell'epoca, era stata usata la via di<br />

Cavaglia (quella oggi percorsa dalla ferrovia) che, più corta, affrontava subito una erta salita f<strong>in</strong>o a<br />

raggiungere i 2.200 metri di quota, con un percorso di facile utilizzo, ma anche più esposto alle<br />

devastanti valanghe che <strong>in</strong> quegli anni rendevano pericolosissimo il transito.<br />

Proprio per evitare questo rischio forse fu ideato il nuovo progetto viario più a oriente che<br />

prevedeva, per alleviare le fatiche dei viandanti, due stazioni per il ristoro: a Pisciadello, all'<strong>in</strong>izio<br />

della Val di Campo, e a La Rosa.<br />

Tra i personaggi che sono transitati sul passo Bern<strong>in</strong>a si ricordano Carlo V re di Germania e di<br />

Boemia, che nel 1355, dopo essere stato <strong>in</strong>coronato imperatore del Regno italico a Milano e aver<br />

fatto tappa a Roma, ritornò verso il nord, passando attraverso la Valcamonica, Tirano, il passo del<br />

Bern<strong>in</strong>a e Coira.<br />

Anche Benvenuto Cell<strong>in</strong>i ricorda <strong>in</strong> un breve passo della sua opera il passaggio dell'Albula e del<br />

Bern<strong>in</strong>a, avvenuto l'8 maggio 1537.<br />

La Val Malenco si apre alle spalle di Sondrio e fu assai frequentata f<strong>in</strong> dai tempi più antichi come<br />

attestano <strong>in</strong>numerevoli segni di passaggio sui suoi valichi 42 .<br />

Pare accertato che, sulla testata della Valle, oltre al passo del Muretto, <strong>nei</strong> luoghi detti "cengia del<br />

cavallo" passasse nel XV secolo una mulattiera che, travalicando il passo di Tremogge (m 3.014),<br />

raggiungeva la valle di Fex e qu<strong>in</strong>di l'Engad<strong>in</strong>a a Sils.<br />

Altri percorsi più a est si dirigevano verso la valle di Poschiavo attraverso i passi della Val<br />

Poschiav<strong>in</strong>a e di Canciano.<br />

La strada del passo del Muretto, che era quello più noto, costituiva la direttrice più breve sulla l<strong>in</strong>ea<br />

Venezia, Septimer e Coira. Frequentata verosimilmente <strong>in</strong> epoca preistorica, lo fu con una certa<br />

42 Sulla viabilità <strong>in</strong> Valmalenco e sulle comunicazioni con la Svizzera cfr N. Canetta, L'importanza strategica della<br />

strada del Muretto dal XIII al XVII secolo e le fortificazioni ad essa collegate, <strong>in</strong> “ Bollett<strong>in</strong>o della Società storica<br />

valtell<strong>in</strong>ese”, 31 (1978), pp. 37-40; E..e N. Canetta, Sui sentieri delle Alpi Svizzere-<strong>Grigioni</strong>, Tor<strong>in</strong>o 1993; G. C.<br />

Corbell<strong>in</strong>i, Vicende dell'<strong>in</strong>sediamento umano <strong>in</strong> Valmalenco, tesi di laurea, rel. Mario P<strong>in</strong>na, Milano, Università<br />

Cattolica del Sacro Cuore, a.a. 1967/1968; L. De Bernardi, Valmalenco, una lunga storia, Sondrio 1986; L. Livieri, La<br />

Valmalenco, Sondrio, s.d.; S. Masa, La "strada Cavallera" del Muretto. Valmalenco, transito e commerci su una via<br />

retica fra Valtell<strong>in</strong>a e <strong>Grigioni</strong> <strong>in</strong> epoca moderna, tesi di laurea, rel. Carlo Capra e Claudia di Filippo Bareggi, Milano,<br />

Università degli Studi, a.a. 1992/1993; E. Pavesi, Valmalenco, San Casciano 1969.<br />

27<br />

La chiesa di San Giovanni di Münstair


sicurezza anche nel periodo romano, come proverebbe il ritrovamento di monete di quel periodo<br />

proprio <strong>nei</strong> pressi del passo.<br />

Ma è nel Medioevo che l'utilizzo di questa via, soprattutto per traffici commerciali a carattere<br />

locale, divenne regolare e cont<strong>in</strong>uo, prolungandosi poi <strong>nei</strong> secoli successivi.<br />

L'it<strong>in</strong>erario che aveva <strong>in</strong>izio a Sondrio, nel periodo più antico saliva dalla vecchia strada della<br />

Valmalenco f<strong>in</strong>o a Moss<strong>in</strong>i (forse l'antica Rovoledo, poi distrutta da una enorme frana) e proseguiva<br />

f<strong>in</strong>o a Cagnoletti e a Torre.<br />

Solo durante il Medioevo fu costruita la cosiddetta "cavallera" che da Sondrio attraverso la salita<br />

Ligari o la via Scarpatetti raggiungeva il castello Masegra, qu<strong>in</strong>di il Moncucco, i piccoli centri di<br />

Pozzoni e di Scher<strong>in</strong>i, Arqu<strong>in</strong>o, dopo aver attraversato il ponte sull'Antognasco, Caparé, Menesatti,<br />

Cucchi, e, dopo il passaggio sul ponte nuovo sul torrente Mallero, raggiungeva Torre.<br />

Da lì, restando accanto al corso d'acqua, arrivava a Chiesa, qu<strong>in</strong>di oltrepassava la località Giovello,<br />

San Giuseppe, Carotte e Chiareggio (o Cereccio come si trova <strong>in</strong> alcuni antichi documenti).<br />

Dopo aver attraversato il piano del Lupo, così detto dal term<strong>in</strong>e lop che <strong>in</strong>dica i residui di m<strong>in</strong>iera,<br />

la strada saliva senza tornanti, direttamente all'Alpe Oro, qu<strong>in</strong>di superava uno sperone di roccia, un<br />

lungo pendio ghiaioso e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e la bala del Muret, l'ultimo ripido pendio prima della discesa sul<br />

versante elvetico dove il tracciato antico è scomparso.<br />

Comunque la via, dopo aver superato il Plan Can<strong>in</strong> dove ha <strong>in</strong>izio la valle del Forno, scendeva al<br />

lago di Cavlocio e raggiungeva il passo del Maloia. Una meta poteva essere Casaccia, dove si<br />

trovavano la sosta e la dogana, oppure, salendo al passo Lungh<strong>in</strong> e attraverso la val Maroz e il passo<br />

del Septimer, raggiungere Bivio e qu<strong>in</strong>di Coira.<br />

Il passo del Muretto era largamente praticato, come pure il passo di Tremoggia, anche grazie alle<br />

condizioni climatiche, un tempo decisamente più favorevoli di quelle di oggi.<br />

Per impedire il transito di eserciti nemici, non appena i Capita<strong>nei</strong> riuscirono a imporre il loro potere<br />

sulla media Valtell<strong>in</strong>a, furono costruite fortificazioni, a destra e a s<strong>in</strong>istra del Mallero a difesa della<br />

valle e, qu<strong>in</strong>di, di Sondrio.<br />

Le <strong>strade</strong> ovviamente servivano a collegare questi luoghi fortificati di cui una possibile<br />

ricostruzione è la seguente: per la parte alta della valle probabilmente vi erano dei posti di guardia<br />

al passo del Muretto, all'Alpe dell'Oro, all'Alpe Senevedo, alla Zocca, <strong>in</strong> località Cane.<br />

Un forte di sbarramento si trovava vic<strong>in</strong>o al Giovello; di esso ci restano diverse attendibili<br />

testimonianze <strong>storiche</strong>, le rov<strong>in</strong>e, <strong>in</strong>vece sono state completamente elim<strong>in</strong>ate per l'allargamento<br />

delle cave di serpent<strong>in</strong>o, proprio <strong>in</strong> quella località.<br />

Qualche testimonianza di fortificazione si ha anche per Primolo, per la sua panoramica posizione.<br />

La costruzione più imponente doveva, però, essere il castello di Caspoggio, posto su di un dosso,<br />

con piena visualità della valle. Di esso restano alcuni ruderi, piuttosto maltenuti, che, tuttavia, ne<br />

testimoniano le dimensioni e la solidità: c'erano mura di c<strong>in</strong>ta ed edifici <strong>in</strong>terni di buone dimensioni;<br />

i contorni degli edifici primari erano, come si può vedere ancora oggi, rif<strong>in</strong>iti con grossi blocchi di<br />

granito squadrati e bugnati.<br />

Scendendo verso valle, una torre si trovava <strong>in</strong> località Basci, un'altra a Torre Santa Maria, dove si<br />

trovava <strong>in</strong> località Volardi, anche un edificio fortificato, oggi chiamato "castello", forse sede di<br />

scambio e di stazionamento. Quasi di fronte si vede il suggestivo borgo fortificato di Melirolo con<br />

le sue torri-colombaie, ancora ben conservate, anche se utilizzate come edificio agricolo. Borghi<br />

fortificati erano anche Crist<strong>in</strong>i e Zarri. Un'altra torre era a Marveggia e una nel borgo fortificato,<br />

oggi quasi del tutto abbandonato ma allora molto importante, di Gualtieri. Da lì il collegamento<br />

visivo diretto, grazie a fuochi di notte e specchi o segnali di fumo di giorno, con il castello Masegra.<br />

Si ipotizza che anche <strong>nei</strong> pressi di Campo Franscia, visto che i passi verso la valle di Poschiavo<br />

erano percorribili e percorsi, ci fosse nella zona di Vetto un luogo fortificato.<br />

Attraverso questa l<strong>in</strong>ea diretta, a vista, <strong>in</strong> pochissimo tempo era possibile <strong>in</strong>viare <strong>in</strong>formazioni dai<br />

2572 metri del Muretto a Sondrio e anticipare di molto le <strong>in</strong>vasioni di nemici che avanzavano lungo<br />

le faticose vie di terra.<br />

28


In Alta valle 43 i passi ed i percorsi più importanti verso l'Engad<strong>in</strong>a e la Val Venosta, frequentati<br />

probabilmente anche <strong>in</strong> epoche prei<strong>storiche</strong>, ma comunque largamente utilizzati dal Medioevo f<strong>in</strong>o<br />

agli <strong>in</strong>izi del XIX secolo furono il passo di Umbrail o Ombraglio denom<strong>in</strong>ato "via breve di Val<br />

Venosta" e il passo di Fraele o "via lunga di Val Venosta".<br />

Entrambi avevano come punto di partenza Bormio dove si giungeva attraverso il passo del Gavia o<br />

seguendo la Valtell<strong>in</strong>a per Bolladore, Serravalle, Cep<strong>in</strong>a.<br />

Il primo it<strong>in</strong>erario all'uscita da Bormio, oltrepassato il torrente Campello e raggiunto il bivio da cui<br />

si divideva la strada per Fraele, proseguiva a destra per Mol<strong>in</strong>a, attraversava il bosco di Morena<br />

(l'attuale parco dei Bagni Nuovi) raggiungeva il difficile passaggio delle "scale dei Bagni" sotto la<br />

chiesetta, costruita probabilmente <strong>in</strong> epoca carol<strong>in</strong>gia, di San Mart<strong>in</strong>o dei Bagni; con un altro<br />

pericoloso tratto si portava sotto la torre detta Serra frontis, oggi scomparsa, che faceva parte di un<br />

sistema di fortificazioni citato per la prima volta <strong>in</strong> un documento del 1201, ma sistemato e reso<br />

sicuro nel 1391 per volontà di Gian Galeazzo Visconti.<br />

Da lì la strada scendeva al ponte sul torrente Braulio, poi, senza tornanti ma con una ampia curva,<br />

risaliva il versante opposto per raggiungere l'imbocco della valle della Forcola di Rims, superato il<br />

passo omonimo, affacciato sulla valle del Braulio, attraverso il passo di Umbrail e la valle Muranza<br />

scendeva a Santa Maria <strong>in</strong> Val Monastero.<br />

Nei pressi del passo, poco prima dell'<strong>in</strong>izio della discesa c'era una "hostaria", storicamente<br />

documentata dal 1496, che costituiva un sicuro ricovero per i viandanti soprattutto <strong>in</strong> <strong>in</strong>verno. Essa<br />

venne distrutta e successivamente ricostruita due volte nel corso del '600.<br />

Lungo questo it<strong>in</strong>erario passò Bianca Maria Sforza per andare <strong>in</strong>contro al suo sposo Massimiliano I<br />

d'Asburgo nel 1493, ancora vi passò Ludovico il Moro nel 1496, quando si recò a Mals per<br />

<strong>in</strong>contrare l'imperatore Massimiliano, probabilmente accompagnato da Leonardo da V<strong>in</strong>ci 44 .<br />

Invece di scendere <strong>in</strong> Val Monastero, vi era la<br />

possibilità di salire f<strong>in</strong>o al passo dello Stelvio<br />

e, con un percorso piuttosto accidentato,<br />

raggiungere Malles lungo la valle di Trafoi.<br />

Questo it<strong>in</strong>erario, percorribile solitamente<br />

solo alcuni mesi <strong>in</strong> estate, fu aperto<br />

nell'<strong>in</strong>verno del 1485, quando si scatenarono<br />

forti dissidi con gli abitanti della Val<br />

Monastero per ragioni commerciali. Fu<br />

utilizzato anche dal Duca di Feria nel 1633,<br />

quando, non volendo passare sul territorio dei<br />

<strong>Grigioni</strong>, con imponenti truppe raggiunse il<br />

Tirolo.<br />

Negli anni delle guerre di Valtell<strong>in</strong>a nella prima metà del XVII secolo questi passi furono percorsi<br />

più volte dagli eserciti con conseguenze devastanti per gli abitanti dei territori vic<strong>in</strong>i.<br />

La via lunga di Fraele, <strong>in</strong>vece, passava <strong>nei</strong> pressi della chiesa di San Gallo, raggiungeva Premadio,<br />

saliva lungo le difficili "scale di Fraele" f<strong>in</strong>o alle torri, da lì lungo la dolce valle di San Giacomo,<br />

oltrepassata l'osteria "hospitalis", di cui si parla <strong>in</strong> una pergamena del 1287 situata <strong>nei</strong> pressi della<br />

43 Per la viabilità <strong>in</strong> Alta Valle cfr. La storia di Livigno dal Medioevo al 1797, a cura di Francesco Palazzi Trivelli,<br />

Sondrio 1995; E. Besta, Bormio antica e medioevale, Milano 1945; M.L. Galli, , I valichi più praticati negli ultimi due<br />

secoli e gli attuali nell'Alta Valtell<strong>in</strong>a, tesi di laurea Università Cattolica del Sacro Cuore, anno acc. 1970-71; I.<br />

Silvestri, Le <strong>strade</strong> dell’Umbrail e dello Stelvio dal Medioevo al 1900, Bormio 2001; T. Urangia Tazzoli, La Contea di<br />

Bormio, voll. 1-IV, Bergamo 1930-1938.<br />

44 L. Conato, Leonardo da V<strong>in</strong>ci nella valle dell'Adda, Como 2003.<br />

29<br />

Le torri di Fraele <strong>in</strong> Valdidentro


antica chiesa di San Giacomo, arrivava <strong>in</strong> Val Mora, attraverso il pass Redond e la Val Vau<br />

raggiungeva Santa Maria.<br />

Rispetto all'it<strong>in</strong>erario della "via corta" questo tracciato era molto più accessibile anche nella<br />

stagione <strong>in</strong>vernale, l'unico punto pericoloso, ai piedi delle torri di Fraele, era superato da una via<br />

artificiale costruita con tronchi e assi di legno, perciò poteva essere percorsa anche da cavalli con la<br />

soma.<br />

Il primo accenno a questa strada si trova <strong>in</strong> un documento del 1334; l'ospizio di San Giacomo, però,<br />

è citato <strong>in</strong> documenti molto più antichi. Come attestano alcune fonti, dal 1357 <strong>in</strong> avanti risultò per<br />

molto tempo la via preferita dai cavallanti anche grazie alle cont<strong>in</strong>ue migliorie apportate. Così la via<br />

di Umbrail perse man mano importanza, anche se cont<strong>in</strong>uava ad essere percorsa da molti per la<br />

brevità del suo tracciato.<br />

Tra le merci trasportate era soprattutto il v<strong>in</strong>o della Valtell<strong>in</strong>a ad avere il posto d'onore<br />

nell'esportazione verso oltralpe, mentre veniva importato dal Tirolo il sale di Halstatt, considerato<br />

merce preziosissima, perché permetteva di conservare gli alimenti.<br />

Solo negli ultimi anni del XVIII secolo, anche a causa del clima più crudo, era <strong>in</strong>fatti <strong>in</strong> atto la<br />

cosiddetta piccola glaciazione napoleonica, fu decretato ufficialmente l'abbandono della via di<br />

Umbrail a favore di quella di Fraele più comoda e sicura.<br />

Entrambi i valichi, durante l'epoca napoleonica furono teatro di sangu<strong>in</strong>osi scontri, ai quali seguì un<br />

lungo periodo di decadenza. L'economia del Bormiese, <strong>in</strong>fatti, decaduti con l'avvento della<br />

Repubblica Cisalp<strong>in</strong>a prima e del Regno d'Italia dopo, tutti i privilegi che avevano <strong>nei</strong> secoli<br />

precedenti consentito un florido commercio con i paesi oltremontani, si trovò <strong>in</strong> pesanti difficoltà,<br />

precipitando la popolazione <strong>in</strong> miserevoli condizioni. Tuttavia, sarà proprio Napoleone, come<br />

vedremo più avanti, per ragioni strettamente militari, a volere un nuovo collegamento con il regno<br />

di Baviera, suo alleato, attraverso il passo dello Stelvio, per non toccare i territori <strong>Grigioni</strong>.<br />

Da Livigno verso Zernez la via più importante, denom<strong>in</strong>ata "via di valle", passava presso il rifugio<br />

di Viera, il passo del Gallo e raggiungeva Zernez. La sua manutenzione era affidata ai proprietari<br />

dei fondi prospicienti la via e alla vic<strong>in</strong>anza, durante l'<strong>in</strong>verno era mantenuta aperta dai "rotteri".<br />

Il ponte del Gallo era spesso malandato, ma era anche l'unico passaggio diretto tra Engad<strong>in</strong>a e<br />

Bormio - Brescia - Venezia. C'era una mulattiera che dal Gallo andava a Fraele e qu<strong>in</strong>di a Bormio.<br />

Per recarsi <strong>in</strong> Engad<strong>in</strong>a, un'altra via secondaria, ma non senza importanza, passava attraverso la<br />

valle del Fa<strong>in</strong>, che, imboccata poco prima della Forcola, consentiva <strong>in</strong> breve di raggiungere<br />

Pontres<strong>in</strong>a. Frequentato f<strong>in</strong> dai tempi antichi era anche il passo di Cassana che collegava Schanfs<br />

con la Val Federia; da lì passò il Duca di Rohan, nel XVII secolo.<br />

30


Epoca grigiona<br />

Dal XVI secolo le vie di comunicazione m<strong>in</strong>ori cont<strong>in</strong>uavano ad essere tranquillamente percorse<br />

per esercitare i piccoli traffici locali e per raggiungere i luoghi dove si tenevano mercati e fiere che,<br />

come la fiera istituita nel 1514 a Tirano, attiravano gli abitanti delle valli.<br />

Al contrario, le <strong>strade</strong> più battute e di maggior importanza si trovarono a subire i mutamenti politici<br />

del turbolento periodo storico; le conseguenti trasformazioni territoriali furono spesso causa di<br />

cambiamenti negli it<strong>in</strong>erari. La politica di governo dei <strong>Grigioni</strong>, che dal 1512 erano signori anche di<br />

Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna, gli stretti rapporti diplomatici ed economici con la Repubblica di<br />

Venezia che aveva conquistato il territorio di Bergamo quasi f<strong>in</strong>o al Lario, i contrasti con il Ducato<br />

di Milano e con gli Spagnoli, costituirono i più importanti motivi di modifica per alcuni dei percorsi<br />

f<strong>in</strong>o ad allora molto utilizzati.<br />

31


Quelle storico-politiche non furono però le uniche cause, <strong>in</strong>fatti nel corso del XVI secolo si<br />

verificarono alcune catastrofi naturali, quale la terribile alluvione del 1520 che fece deviare il corso<br />

dell'Adda, frane imponenti e addirittura l'avanzamento dei ghiacci nel quadro climatico sfavorevole<br />

della piccola età glaciale che durerà f<strong>in</strong>o alla metà del XIX secolo; tutto ciò comportò gravi<br />

conseguenze per i trasporti.<br />

In questo scenario particolare rilievo assumono i rapporti economici tra <strong>Grigioni</strong> e Venezia 45 .<br />

Nei secoli XV, XVI e XVII i rapporti tra lo Stato delle Tre Leghe e la Repubblica di Venezia si<br />

mantennero, sia pure con alterne vicende, molto stretti. Uno dei fenomeni più <strong>in</strong>teressanti che<br />

comprovano i legami tra i due stati è quello dell'emigrazione verso la città veneta.<br />

La presenza engad<strong>in</strong>ese a Venezia, come numerosi documenti riportano, è attestata dal 1458: si<br />

trattava soprattutto di uom<strong>in</strong>i che svolgevano l'attività di fornai, pasticceri, arrot<strong>in</strong>i e vetrai; emigrati<br />

da soli, senza la propria famiglia, essi mandavano tutti i guadagni nelle loro valli, contribuendo a<br />

migliorare la situazione economica dei familiari rimasti a casa.<br />

Numerosa era anche la presenza valtell<strong>in</strong>ese; le attività privilegiate <strong>in</strong> questo caso erano quella del<br />

falegname, del muratore, del fabbro, del calderaio e del salsicciaio.<br />

Momento di grande rilievo per l'economia delle valli centro-alp<strong>in</strong>e, ma anche delle zone a sud delle<br />

Orobie e qu<strong>in</strong>di anche per i mercanti veneti, era la fiera di Tirano, istituzionalizzata a partire dal<br />

1514. Essa, posta nel giorno 29 settembre, data <strong>in</strong> cui solitamente il bestiame scendeva dagli<br />

alpeggi, <strong>in</strong> realtà durava da nove giorni prima a quattro giorni dopo il giorno prefissato e faceva di<br />

Tirano il centro di smistamento di una enorme quantità di merci.<br />

Mercanti e mercanzie giungevano dalla Francia, dalla Germania e da tutta l'Italia settentrionale<br />

attraverso mulattiere e sentieri per vendere o scambiare i loro prodotti.<br />

Nella seconda metà del XVI secolo molto<br />

vivace e redditizio divenne il commercio di<br />

bestiame e di prodotti agricoli, tanto che i<br />

mercanti di bestiame ottennero nel 1579 il<br />

privilegio che le loro borse non potessero<br />

essere ispezionate o perquisite. Pochi anni<br />

dopo, nel 1582, una ord<strong>in</strong>anza del Senato<br />

veneziano consentiva addirittura di portare<br />

armi per la difesa personale. Forse fu<br />

proprio grazie a queste immunità che anche<br />

i testi dei seguaci della Riforma, stampati a<br />

Poschiavo presso la tipografia Landolfi,<br />

passarono le barriere doganali e le ispezioni<br />

degli <strong>in</strong>quisitori e, attraverso le vie e i passi<br />

delle Orobie, raggiunsero la pianura.<br />

La via verso il passo del Muretto<br />

L'importante trattato tra Venezia e le Tre Leghe che venne stipulato nel 1603 prevedeva<br />

facilitazioni nelle relazioni economiche tra i due Stati. Nuovo e forte impulso ebbe allora l'attività<br />

m<strong>in</strong>eraria, svolta nelle valli bresciane e <strong>in</strong> diverse località del versante settentrionale delle Orobie;<br />

per il materiale estratto era prevista la commercializzazione <strong>nei</strong> paesi del nord.<br />

Anche per questa attività, dunque, erano necessarie vie che consentissero trasporti rapidi e sicuri. A<br />

fronte della costruzione di nuovi percorsi o di un r<strong>in</strong>novamento di qualcuno di quelli antichi, si<br />

verificò, come già detto, un abbandono di parecchi it<strong>in</strong>erari molto battuti nel Medioevo. Per<br />

esempio, anche il passo del Muretto <strong>in</strong> Valmalenco, come del resto accadde per tutti i passi più<br />

elevati, progressivamente ricoperto da neve e ghiaccio per lunghi periodi, perse l'importanza che lo<br />

aveva reso celebre nel periodo precedente. Il passo del Septimer venne quasi abbandonato <strong>in</strong><br />

45 M. Bundi, I primi rapporti tra <strong>Grigioni</strong> e Venezia nel secolo XV e XVI, Chiavenna 1996.<br />

32


seguito alla ricostruzione del tratto di via Mala tra Splugen e Thusis, <strong>in</strong> questo modo per i commerci<br />

ritornava più agevole il passo dello Spluga.<br />

Per motivi diversi dunque si verificarono modifiche nella viabilità e ciò comportò radicali<br />

cambiamenti nell'economia delle zone <strong>in</strong>teressate.<br />

Il dissesto idrogeologico con la disastrosa alluvione che nel 1520 fece mutare l'alveo al fiume Adda<br />

obbligandolo a sfociare nel lago di Mezzola <strong>in</strong>vece che nel lago di Como 46 , costr<strong>in</strong>se i <strong>Grigioni</strong> alla<br />

costruzione della Strada dei cavalli o del Sasso Corbé 47 .<br />

Questa via tracciata ed aperta <strong>nei</strong> primi decenni del 1500 come strada mulattiera, rimase l'unica<br />

impervia via terrestre di comunicazione tra la Valtell<strong>in</strong>a e la Val Chiavenna f<strong>in</strong>o al 1834, anno <strong>in</strong><br />

cui l'<strong>in</strong>gegner Carlo Donegani costruì il collegamento tra Colico e Riva di Chiavenna.<br />

Paolo Giovio, studioso comasco, vissuto tra il 1483 e il 1552, nella Descriptio Larii lacus ricorda:<br />

"Da Novato li Grisoni giù per li lati deli aspri sassi de la entrata d' Adda, han fatto una via per forza<br />

di <strong>in</strong>taglio, per poter venire a piedi nella valle Turena". Già da tempo per i danni del fiume era<br />

sparito l'importantissimo e r<strong>in</strong>omato centro di Olonio 48 col suo mercato istituito durante il<br />

Medioevo f<strong>in</strong> dall'840, quando ne fu concessa l'apertura dall'imperatore Lotario all'abate di Sa<strong>in</strong>t<br />

Denis allora possessore di parte della Valtell<strong>in</strong>a. Col paese era scomparso anche il porto della<br />

Molata era, qu<strong>in</strong>di, sfumata la possibilità per i commercianti di imbarcare merci da trasportare via<br />

acqua.<br />

Nel XVI secolo i <strong>Grigioni</strong>, sempre molto <strong>in</strong>teressati agli scambi commerciali, diplomatici e militari<br />

con Venezia, volendo evitare il passaggio <strong>in</strong> località dipendenti dal Ducato di Milano, videro la<br />

soluzione nel tragitto via terra che da Chiavenna, attraverso l'arduo passaggio sopra il sasso di<br />

Verceia raggiungeva Monastero di Dub<strong>in</strong>o per poi proseguire per Morbegno e per la Bergamasca,<br />

che appunto era diventata dom<strong>in</strong>io della Serenissima dal 1428, attraverso la via Priula che verrà<br />

aperta nel 1593, o attraverso altri passi allora utilizzati.<br />

Tra questi it<strong>in</strong>erari diretti verso la parte meridionale delle Orobie c'era la strada del Passo di<br />

Dordona (2.080 metri) che da Fus<strong>in</strong>e porta <strong>in</strong> Val Madre e dopo il giogo conduce nella Bergamasca.<br />

Questa via che era divenuta un sentiero di poca importanza, fu ricostruita dai <strong>Grigioni</strong> nel 1582. La<br />

Commissione che ne volle la costruzione parlò di necessità strategiche e commerciali, ma pare<br />

accertato che il vero motivo fosse la precisa volontà di Battista Salis Soglio, un ricchissimo<br />

possidente grigione, proprietario di pregiate m<strong>in</strong>iere di ferro e di fuc<strong>in</strong>e <strong>in</strong> alta Val Madre, di<br />

rendere il trasporto del m<strong>in</strong>erale ferroso <strong>in</strong> bassa valle più agevole, veloce e dunque più<br />

remunerativo. Così la mulattiera fu costruita rapidamente e a regola d'arte.<br />

Un'altra via che visse un periodo di notevoli e redditizi traffici nel periodo del governo grigione fu<br />

la strada del passo Forcola di Val Chiavenna 49 . Frequentata anche prima, probabilmente già<br />

dall'epoca preistorica e poi nel Medioevo soprattutto come strada militare, essa assunse grande<br />

importanza per il commercio transalp<strong>in</strong>o a partire dall'ultimo decennio del XVI secolo.<br />

Dopo la costruzione della strada Priula, di cui si parlerà tra breve, che dalla Val Brembana,<br />

attraverso il passo di San Marco, giungeva a Morbegno , e da lì, oltrepassato il ponte di Ganda e il<br />

Sasso Corbé scendeva a Verceia, la via normalmente utilizzata per il transito era quella del passo<br />

dello Spluga. A causa dei dazi piuttosto onerosi, però, si pensò al passo della Forcola come<br />

alternativa verso il Tic<strong>in</strong>o che allora era baliaggio degli Svizzeri.<br />

46 D. Bertoglio, Relazione sulle variazioni del delta dell'Adda presso Colico negli ultimi secoli, Milano 1935.<br />

47 G. Scaramell<strong>in</strong>i, La strada dei cavalli: storico tracciato stradale della bassa Valchiavenna, Verceia 2002.<br />

48 M. Belloni Zecch<strong>in</strong>elli, La torre di Olonio, <strong>in</strong> Il sistema fortificato dei laghi lombardi, atti delle giornate di studio,<br />

Varenna, Villa Monastero 13-16 giugno 1974, Como 1977, pp. 57-78.<br />

49 M. Balatti, La strada traversa della Forcola, <strong>in</strong> “ Rassegna economica della Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio”, n. 5 (1995), pp.<br />

33-40.<br />

33


La strada conduceva nella Val Mesolc<strong>in</strong>a f<strong>in</strong>o a Soazza. Le merci che più frequentemente venivano<br />

trasportate e che qu<strong>in</strong>di costituivano l'oggetto di importanti commerci erano pelli, laveggi,<br />

formaggi, v<strong>in</strong>i, granaglie, spezie, sale, pizzi e sete.<br />

La via perse di importanza con la costruzione della carrozzabili dello Spluga e del San Bernard<strong>in</strong>o<br />

<strong>nei</strong> primi decenni del XIX secolo.<br />

Per i commerci tra Valtell<strong>in</strong>a e Venezia, la via f<strong>in</strong>o alla seconda metà del XVI secolo più utilizzata<br />

era quella del passo dell'Aprica che, però, <strong>in</strong> seguito al riprist<strong>in</strong>o dello Spluga, risultava un po'<br />

troppo ad est e qu<strong>in</strong>di fuori mano. L'alternativa, la cosiddetta via dell'Adda che da Brivio conduceva<br />

a Riva di Chiavenna o a Traona, soggetta ai forti dazi degli Spagnoli, risultava economicamente<br />

poco conveniente. Si pensò dunque ad una nuova via che transitasse tutta nel territorio della<br />

Serenissima e venne costruita nel 1593 la via del passo di San Marco o via Priula, che vide un<br />

periodo di splendore nel XVII secolo. La strada Priula 50 , costruita nel 1592-1593, collegava<br />

Bergamo con Morbegno - Val Chiavenna - Spluga - Coira. Tra i due versanti delle Orobie<br />

esistevano numerosi percorsi anche nelle epoche precedenti utilizzati come mulattiere, tra di essi il<br />

più importante era quella che transitava da Averara. Lo stato di semiabbandono e di degrado di<br />

queste vie, tuttavia, era tale che spesso neppure gli abitanti della valle se ne servivano preferendo il<br />

lungo giro della via dell'Adda.<br />

Agli <strong>in</strong>izi del 1590 il governo di Milano <strong>in</strong>traprese la sistemazione della navigazione sull'Adda, ciò<br />

destò viva preoccupazione tra i Bergamaschi che vedevano <strong>in</strong> pericolo lo sviluppo dei loro traffici.<br />

Alvise Priuli, podestà di Bergamo dal 1591 al 1593, si fece carico del problema e il 29 agosto 1592<br />

riuscì ad ottenere l'autorizzazione per l'<strong>in</strong>izio dei lavori per la nuova strada verso la Valtell<strong>in</strong>a e i<br />

<strong>Grigioni</strong>.<br />

Sul versante bergamasco le tappe più importanti erano Zogno, San Giovanni Bianco, Olmo,<br />

Mezzoldo (il percorso precedente passava <strong>in</strong>vece per Averara), il passo di San Marco alto metri<br />

1992, e, sul versante valtell<strong>in</strong>ese, Albaredo e Morbegno. Da Mezzoldo il transito poteva avvenire<br />

solo con bestie da soma f<strong>in</strong>o ad Albaredo.<br />

Quali furono i pr<strong>in</strong>cipali motivi che sp<strong>in</strong>sero alla costruzione della strada di San Marco ?<br />

L'esigenza di costruire questa via nacque nel quadro dei traffici commerciali e diplomatici tra<br />

Venezia e i <strong>Grigioni</strong>, soprattutto dopo che Venezia nel 1428 aveva esteso i suoi possedimenti con<br />

l'accorpamento di Bergamo f<strong>in</strong>o quasi alle rive del Lario. Bergamo era diventata, dunque, un<br />

notevole centro commerciale, molte delle merci, dirette verso i <strong>Grigioni</strong>, utilizzavano il vecchio<br />

valico di Averara, ormai <strong>in</strong> degrado, oppure transitavano da Brivio e da qui sul lago di Como f<strong>in</strong>o a<br />

Riva di Chiavenna. Quest'ultimo percorso, già spesso reso difficile da imprevisti nella navigazione,<br />

era <strong>in</strong>oltre sottoposto ai pesanti dazi del governo spagnolo-milanese e non consentiva il trasporto di<br />

eventuali truppe e materiale bellico.<br />

Per questi motivi e per venire <strong>in</strong>contro alle richieste di miglioramento delle condizioni economiche<br />

delle popolazioni della Val Brembana, Venezia acconsentì alla costruzione della nuova via e affidò<br />

l'impresa al senatore della Repubblica Alvise Priuli, allora podestà di Bergamo. Alvise Priuli, dopo<br />

aver preparato con molta accuratezza il nuovo tracciato che, sia pur con notevoli miglioramenti,<br />

sostanzialmente rispettava il vecchio percorso, fece eseguire i lavori con competenza e rigore,<br />

dimostrandosi un ottimo tecnico. La strada larga tre metri, era percorribile con animali da soma a<br />

pieno carico per tutto il percorso, ma anche con birozzi ovvero carri a due ruote. L'accuratezza<br />

dell'impianto stradale era evidenziata dalla presenza di muri di sostegno, canali di scolo, parapetti,<br />

piazzole di sosta, fontane e siti di sosta per il riposo. A Mezzoldo e ad Albaredo furono costruite<br />

una dogana e una stazione di posta. Poco sotto il valico, che venne dedicato al protettore di Venezia,<br />

San Marco, fu eretto un rifugio a due piani, con stalle e locali di ristoro; ai gestori del rifugio<br />

toccava anche il compito di tenere aperta e pulita la strada durante l'<strong>in</strong>verno.<br />

50 G. Scaramell<strong>in</strong>i, La strada Priula, Morbegno 1992; A. Allegri, La strada di san Marco tra la Bergamasca e la<br />

Valtell<strong>in</strong>a: storia di un'importante via di comunicazione economica e militare, tesi di laurea, Università Cattolica del<br />

Sacro Cuore di Milano, a.a. 1967-1968.<br />

34


Su richiesta delle autorità dei grigioni lo stesso Priuli assunse la direzione dei lavori anche sul<br />

versante valtell<strong>in</strong>ese che, a differenza di quelli sul versante meridionale, procedevano a rilento.<br />

Dal punto di vista militare e strategico la via era sicura, <strong>in</strong>fatti bastavano <strong>in</strong> taluni punti un cent<strong>in</strong>aio<br />

di soldati per bloccare eventuali <strong>in</strong>vasioni di eserciti nemici, <strong>in</strong>oltre sul torrente erano stati costruiti<br />

otto ponti che, <strong>in</strong> caso di necessità potevano essere distrutti e impedire così ogni passaggio.<br />

La spesa per l'opera fu di circa 7.000 ducati, tutti reperiti dal Priuli tramite multe, tassazioni e<br />

versamenti volontari. Nel giro di pochi mesi i lavori vennero conclusi e i vantaggi economici<br />

derivati dai traffici com<strong>in</strong>ciarono ad essere avvertiti. La strada venne utilizzata da moltissimi<br />

mercanti anche perché Venezia, sulla base dell'alleanza con le Tre Leghe del settembre 1603, per<br />

favorirvi i traffici concesse<br />

esenzione daziaria per tutte le<br />

merci prodotte <strong>in</strong> Italia ed<br />

esportate attraverso il passo di<br />

San Marco e viceversa per le<br />

merci valtell<strong>in</strong>esi e grigionesi<br />

importate a Venezia.<br />

Qualche opposizione alla<br />

costruzione della strada si verificò<br />

<strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a soprattutto per<br />

timore di rappresaglie da parte<br />

degli Spagnoli; contrarietà si<br />

ebbero anche da parte delle<br />

autorità ecclesiastiche che<br />

temevano il passaggio e il<br />

commercio di libri e opuscoli<br />

scritti a favore dell'eresia protestante.<br />

Resti della strada Priula<br />

Di qui passò l'it<strong>in</strong>erario del servizio postale più famoso dell'epoca che, organizzato dalla famiglia<br />

dei Tasso, collegava Bergamo con il nord Europa 51 . Nel XVI secolo, <strong>in</strong>fatti, la famiglia dei Tasso,<br />

orig<strong>in</strong>aria di Cornello, paese della Val Brembana, diede avvio al primo vero e proprio servizio<br />

postale e gestì, attraverso i membri della famiglia, le comunicazioni tra i vari stati europei per<br />

almeno quattro secoli. Secondo la tradizione di famiglia, l'attività ebbe <strong>in</strong>izio con Omodeo Tasso,<br />

che nella seconda metà del XIII secolo formò il primo gruppo di corrieri. Chi, però, organizzò il<br />

servizio <strong>in</strong> modo impeccabile, tanto da essere nom<strong>in</strong>ato capitano e maestro generale delle poste da<br />

Filippo il Bello, fu Francesco Tasso. La famiglia ottenne da Massimiliano I il monopolio per<br />

prestare servizio anche per i privati. Verso la metà del 1500 i Taxis (così fuori d'Italia si era<br />

trasformato il cognome) avevano <strong>in</strong> Europa dodici uffici postali; <strong>in</strong> Italia uno dei più importanti<br />

aveva la sede a Milano, gli altri erano a Trento, Venezia, Roma.<br />

Per il servizio, alle orig<strong>in</strong>i effettuato con pedoni e uom<strong>in</strong>i a cavallo, grazie ai miglioramenti delle<br />

<strong>strade</strong> dal XVII secolo <strong>in</strong> poi, furono utilizzate carrozze che potevano trasportare anche passeggeri.<br />

Per quanto riguarda Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna, i corrieri postali percorrevano i tragitti a cavallo.<br />

Punto di partenza era la località Torretta presso Piantedo sul conf<strong>in</strong>e col Ducato di Milano, da lì si<br />

dirigevano rispettivamente a Bormio e oltre, attraverso i passi di Fraele e dell'Umbrail, e a<br />

Chiavenna, per poi assicurare i trasporti <strong>in</strong>ternazionali attraverso il passo dello Spluga o del<br />

Maloia 52 .<br />

51<br />

B. Leoni, Notizie sul servizio postale <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna dal XV secolo s<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e del XVIII, <strong>in</strong><br />

“Rassegna economica della Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio”, 10 (1958), pp. 5-12; V. Mora, I Tasso e le poste. Cornello dei Tasso.<br />

Con i Tasso da Cornello all'Europa, Bergamo 1982.<br />

52<br />

G. Scaramell<strong>in</strong>i, Il territorio e la società nella prov<strong>in</strong>cia di Sondrio, <strong>in</strong> Sondrio e il suo territorio, a cura di O. Lurati -<br />

R. Meazza - A. Stella, Milano 1995, pp. 11-40.<br />

35


Anche il convoglio del corriere di L<strong>in</strong>dau che da Milano raggiungeva Fussach sul lago di Costanza,<br />

transitando via acqua sul lago di Como, e poi per Chiavenna e il Passo dello Spluga, fu per secoli il<br />

filo che mantenne vivi i rapporti commerciali e culturali tra le popolazioni.<br />

Grande rilevanza ebbero i passi tra la Val Camonica e la media Valtell<strong>in</strong>a. La strada dell'Aprica fu<br />

utilizzata tra l'altro, per un secondo servizio postale che, con un it<strong>in</strong>erario attraverso i passi<br />

dell'Aprica, del Bern<strong>in</strong>a e dell' Albula, arrivava f<strong>in</strong>o a Coira. Infatti nel 1522 il re francese<br />

Francesco I aveva <strong>in</strong>iziato ad <strong>in</strong>stallare stazioni di posta permanenti tra Lione e Solothurn; il legato<br />

francese Jean Jacques de Castion, milanese di nascita, riuscì a conv<strong>in</strong>cere il Consiglio della Corona<br />

francese a istituire dal 1 marzo 1548 un servizio di posta tra Coira e Aprica.<br />

Le stazioni erano: Coira, Lenz, Bergun, La Punt, Chamuesch, Pontres<strong>in</strong>a, Poschiavo, Tirano,<br />

Aprica, da lì si proseguiva lungo la Val Camonica. I passi attraversati erano dunque l'Albula, il<br />

Bern<strong>in</strong>a e l'Aprica. Ottavio Cottogno autore del testo "Compendio delle Poste", stampato a Milano<br />

nel 1623, ci fornisce alcune <strong>in</strong>teressanti <strong>in</strong>dicazioni sugli it<strong>in</strong>erari più importanti.<br />

A garantire i passaggi e la sicurezza sulle <strong>strade</strong> c'erano ancora, come <strong>nei</strong> secoli precedenti, i Porti.<br />

Si trattava di una sorta di corporazione di trasportatori raccolti su base territoriale e organizzati <strong>in</strong><br />

una istituzione di diritto pubblico diffusa su tutte le Alpi, che, qu<strong>in</strong>di, assumeva connotati diversi a<br />

seconda della localizzazione.<br />

In sostanza era una associazione volontaria di abitanti di un comune che, pur svolgendo un proprio<br />

lavoro e <strong>in</strong>dipendentemente da questo, ricoprivano il ruolo di vettur<strong>in</strong>i o conduttori, a turno (a roda)<br />

dietro il pagamento di una piccola somma, per trasportare merci sul territorio del proprio comune.<br />

Obbligo riconosciuto era quello di vigilare e operare sul tratto di strada a loro affidato. Compito<br />

loro era anche quello di provvedere al funzionamento dei ricoveri, alla conservazione delle merci,<br />

allo sgombero delle nevi.<br />

I proventi del trasporto erano suddivisi tra tutti coloro<br />

che avevano partecipato all'impresa e questo costituiva<br />

una notevole fonte di guadagno, soprattutto per le zone<br />

più povere come quella della valle di San Giacomo <strong>in</strong><br />

Val Chiavenna.<br />

Il sistema, tuttavia, comportava disagi e rallentamenti<br />

<strong>in</strong> quanto le merci alla f<strong>in</strong>e di ogni tratto dovevano<br />

essere trasbordate su altre vetture con altri cavallanti.<br />

Pagando una tassa si poteva usufruire di un servizio,<br />

chiamato adrittura, con un unico vetturale, ma tale<br />

possibilità era fortemente avversata dai Porti che<br />

vedevano sm<strong>in</strong>uita la loro possibilità di guadagno.<br />

L'istituzione dei Porti nelle nostre zone risale al 1390<br />

quando quattro Porti si trovano ad operare sul passo<br />

del Settimo.<br />

Già si è detto dell'importanza dei passaggi attraverso le<br />

Orobie. I versanti della catena orobica sono sempre<br />

stati percorsi f<strong>in</strong> dalle epoche più antiche dalle<br />

popolazioni locali che mantenevano tra loro rapporti<br />

molto più stretti e cont<strong>in</strong>ui di quanto non si verifichi<br />

oggi, come testimoniano anche alcune aff<strong>in</strong>ità<br />

l<strong>in</strong>guistiche tra i dialetti della Bergamasca e quelli<br />

della sponda s<strong>in</strong>istra dell'Adda.<br />

I transiti non cessarono neanche quando lo spartiacque<br />

lungo la catena divenne conf<strong>in</strong>e politico, dapprima nel<br />

36<br />

Resti dell’antico tracciato verso il passo del Bern<strong>in</strong>a


1428 con l'affermarsi del dom<strong>in</strong>io di Venezia su Bergamo e Brescia e poi dal 1512 con il dom<strong>in</strong>io<br />

grigione sulla Valtell<strong>in</strong>a.<br />

Soprattutto <strong>in</strong> questo ultimo periodo i traffici sulle direttrici nord-sud delle vallate orobiche si<br />

<strong>in</strong>tensificarono perché il transito attraverso la Valtell<strong>in</strong>a consentiva a Venezia di evitare il passaggio<br />

nelle terre dom<strong>in</strong>ate dagli Asburgo.<br />

Nella prima metà del secolo XVI l'asse pr<strong>in</strong>cipale del traffico che da Venezia si dirigeva verso la<br />

Germania passava per Brescia - passo dell'Aprica - Tirano - passo Bern<strong>in</strong>a - passo Albula – Coira.<br />

Nella seconda metà del XVI secolo la maggior parte del traffico si spostò sul passo del Gavia e sul<br />

passo di San Marco, grazie alla costruzione della nuova strada.<br />

Il motivo di questo cambiamento nelle preferenze di it<strong>in</strong>erario va cercato nel fatto che il percorso<br />

degli Zappelli di Aprica, <strong>in</strong> aggiunta alle alte quote dei passi del Bern<strong>in</strong>a e dell' Albula, era piuttosto<br />

disagevole. Oltre a ciò, la Valcamonica, a causa della politica repressiva di Venezia <strong>nei</strong> confronti<br />

dell'attività m<strong>in</strong>eraria e di lavorazione del ferro che <strong>in</strong> quegli anni com<strong>in</strong>ciò ad <strong>in</strong>cidere sulle attività<br />

estrattive, si trovava <strong>in</strong> una situazione di recessione economica.<br />

Anche la viabilità ne soffrì le conseguenze. Attraverso le testimonianze dirette di alcuni esponenti<br />

politici o militari del XVII secolo si sono potuti ricostruire gli it<strong>in</strong>erari allora più percorsi 53 . Giovan<br />

Battista Padav<strong>in</strong>o, segretario della Repubblica di Venezia, nel 1603 scrisse una nota delle <strong>strade</strong> per<br />

raggiungere la terra dei <strong>Grigioni</strong> e della Valtell<strong>in</strong>a partendo da Zurigo: la più importante era quella<br />

del Septimer; tra le altre ne ricorda una che da Glarona attraverso il Segnespass porta a Thusis e allo<br />

Spluga e qu<strong>in</strong>di a Chiavenna, una che dal Landquart porta a Kloster, Susch, Fluela pass, Zernetz,<br />

passo del Forno, Umbrail, Bormio. Un'altra possibilità segnalata era quella che da Coira attraverso<br />

lo Julier, Silvaplana, Pontres<strong>in</strong>a, il passo del Bern<strong>in</strong>a, conduceva a Tirano; da lì, attraverso il passo<br />

dell'Aprica si raggiungeva la terra dei Veneziani. Ancora da Coira e Tiefencastel, attraverso l'Albula<br />

si raggiungeva l'Engad<strong>in</strong>a <strong>nei</strong> pressi di Zuoz.<br />

Qualche anno dopo, nel 1620, Gian Battista Apolloni, bandito dalla Val Camonica, fu <strong>in</strong>gaggiato<br />

dai capi della congiura contro i <strong>Grigioni</strong> come esperto di cose militari e buon conoscitore della<br />

zona. In appendice alla sua "Narrativa breve delle cose occorse <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a f<strong>in</strong>o alli 5 di giugno<br />

1621" si trova, oltre a quella che illustra i passaggi verso Trento e il Tirolo, una descrizione delle<br />

vie allora percorse sui versanti dello spartiacque dal Gavia f<strong>in</strong>o al Lago di Como:<br />

"Strada del Gavia da Ponte di Legno a Bormio: strada cattiva di 16 miglia si usa due o tre mesi<br />

all'anno, vi passano difficilmente solo le bestie.<br />

Strada della valle di Rezzalo da Vezza d'Oglio a Sondalo percorribile a piedi solo per due mesi<br />

all'anno.<br />

Strada dal Gavia a Peio attraverso la valle Ombr<strong>in</strong>a o il passo della Sforzell<strong>in</strong>a.<br />

Strada da Monno al Mortirolo e qu<strong>in</strong>di dal passo al luogo detto "alla fontana" a destra verso<br />

Grosio e Bormio, oppure a s<strong>in</strong>istra verso Mazzo, Tovo, Lovero.<br />

La via è percorribile tutto l'anno con cavalli carichi e anche con carrette a due ruote dette brozzi<br />

o privale.<br />

Strada da Edolo - Cortenedolo attraverso il passo di Guspessa a Tirano lunga 11 miglia.<br />

53 Tra i testi più importanti degli studiosi che si sono occupati dell'argomento: S. Massera, Antiche <strong>strade</strong> orobiche tra<br />

la Repubblica di san Marco e la Valtell<strong>in</strong>a <strong>in</strong> “Rassegna economica della Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio”, n. 3 (1988), pp. 87-92;<br />

S. Massera, Le pr<strong>in</strong>cipali vie di comunicazione tra la Repubblica di Venezia e i cantoni svizzeri attraverso la Valtell<strong>in</strong>a<br />

e i <strong>Grigioni</strong> nel secolo XVII, <strong>in</strong> “Rassegna economica della Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio”, n. 4 (1983), pp. 15-26; S. Calvi,<br />

Zapei di Abriga: riflessioni su alcune annotazioni d'archivio, s. l., 1996 ; L. Leonardo, Edolo e i passi dell'alta<br />

Valcamonica <strong>in</strong> una relazione del 1627, <strong>in</strong> “Commentari dell’Ateneo di Brescia” 1988, pp. 111-133; E. Tagliabue,<br />

Strade militari della Rezia e del Tic<strong>in</strong>o, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o storico della Svizzera italiana”,1901 (studio su un manoscritto di<br />

A. Vignati); P. Pensa, Le comunicazioni nel bac<strong>in</strong>o dell'Adda, <strong>in</strong> “ Archivi di Lecco”, a.11, n. 2 (1988), pp. 326-351; B.<br />

Leoni - L. Livieri, Una relazione sulla Valtell<strong>in</strong>a di quattrocento anni fa, <strong>in</strong> “ Rassegna economica della Prov<strong>in</strong>cia di<br />

Sondrio”, n. 5 (1958), pp. 12-16.<br />

37


Dal passo si può scendere a Sernio attraverso il sentiero detto Spigon , molto difficile ed erto, <strong>in</strong><br />

tre ore.<br />

Strada di Piatolta che com<strong>in</strong>cia sopra Corteno a Galeno sale al pianoro di Pian Gembro e qu<strong>in</strong>di<br />

si divide: a destra verso il castello di Tirano si può percorrere <strong>in</strong> estate con cavalli carichi. A<br />

s<strong>in</strong>istra <strong>in</strong>vece scende a Stazzona.<br />

Strada degli Zappelli di Aprica: da Edolo <strong>in</strong> 16 miglia passando da Corteno, il piano di<br />

Camuzzone, la chiesa di San Pietro, il gruppo di case di Aprica e i pericolosi Zappelli, sorta di<br />

gradoni che oltrepassano un tratto particolarmente erto, scende a Motta da dove si può andare a<br />

Stazzona oppure, a s<strong>in</strong>istra, verso Teglio attraversando il ponte di Tresenda o ancora più a<br />

s<strong>in</strong>istra recarsi al ponte di San Giacomo e proseguire per Chiuro, Ponte, Sondrio<br />

Strada della valle di Belviso che porta alle fuc<strong>in</strong>e e qu<strong>in</strong>di attraverso il monte Muracolo (passo<br />

del Venerocolo), verso la valle di Paisco e verso la valle di Scalve".<br />

In modo molto succ<strong>in</strong>to vengono citate anche le vie più a occidente.<br />

Passi della Valle di Arigna: passo di Coca, passo del Diavolo, passo del Salto, passo di Cigola,<br />

passo Ven<strong>in</strong>a ( ai cui piedi si trovavano ricche m<strong>in</strong>iere), passo di Publ<strong>in</strong>o da Caiolo a Carona, passo<br />

di Val Cervia da Cedrasco a Carona, passo di Dordona con una mulattiera da Fus<strong>in</strong>e a Foppolo,<br />

passo di Tartano, di San Marco, passo di Verrobbio tra la valle del Bitto di Gerla e Averara, la<br />

Bocchetta di Trona tra la Valsass<strong>in</strong>a e Morbegno e il passo del Legnone (2.223 m.) tra Delebio e<br />

Piagnona usato soprattutto per il trasporto del carbone di legna.<br />

38


Epoca napoleonica (1797-1815)<br />

La situazione della viabilità f<strong>in</strong>o alla conquista napoleonica era pesantissima, come ricordano vari<br />

documenti dell'epoca: la trascuratezza nella manutenzione era tale da non consentire passaggi sicuri<br />

su nessuna delle via allora percorribili.<br />

Alluvioni, degrado naturale, frane o valanghe rendevano quasi impossibili gli scambi commerciali e<br />

ostacolavano anche i passaggi di eserciti, come testimonia la tragica esperienza del generale<br />

napoleonico Mac Donald che, sul passo dello Spluga, alla f<strong>in</strong>e dell’Ottocento perse molti dei suoi<br />

1200 uom<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>sieme ad armi e animali.<br />

Napoleone, che otteneva i suoi successi militari soprattutto attraverso rapidi spostamenti militari,<br />

prestò sempre grande<br />

attenzione alle <strong>strade</strong> dei<br />

territori da lui dom<strong>in</strong>ati. Egli,<br />

come molti secoli prima di lui<br />

i romani, si rese conto che le<br />

Alpi costituivano una<br />

importantissima cerniera tra<br />

l'Europa e l'Italia e che, qu<strong>in</strong>di,<br />

anch'esse dovevano essere<br />

solcate da efficaci vie di<br />

comunicazione.<br />

Per sua volontà nel maggio del<br />

1806 venne costituito l'Ufficio<br />

di Acque e Strade con un<br />

corpo di 114 <strong>in</strong>gegneri, si<br />

censirono e dist<strong>in</strong>sero tutte le<br />

<strong>strade</strong> <strong>in</strong> Nazionali, Comunali<br />

e Private.<br />

Incisione con il generale Mc. Donald sullo Spluga<br />

Si stabilì, tra molte altre norme, che le vie def<strong>in</strong>ite Nazionali dovevano essere larghe da sei a otto<br />

metri, presentare una certa convessità e avere fossette laterali per lo scarico.<br />

Nella nostra zona, Napoleone fece eseguire studi per costruire una strada di fondovalle <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a<br />

che sostituisse quella di versante, ormai da tempo percorribile solo con carrette e, qu<strong>in</strong>di,<br />

<strong>in</strong>compatibile con le nuove esigenze di viabilità. Il progetto della nuova strada che doveva collegare<br />

Colico con Bormio fu affidato all'Ingegner Filippo Ferranti. Esso venne realizzato <strong>in</strong> parte tra il<br />

1809 e il 1810 con la costruzione della strada carrozzabile nel tratto Colico-Sondrio lungo 45.575<br />

metri. Nel 1811 si poté istituire il primo servizio pubblico postale con due carrozze rispettivamente<br />

per i tratti Sondrio-Morbegno e Morbegno-Colico.<br />

Le notevoli difficoltà di transito <strong>in</strong> Val Chiavenna sp<strong>in</strong>sero le autorità locali a chiedere<br />

<strong>in</strong>sistentemente la sistemazione e la costruzione di nuove vie. Il rifiuto sistematico opposto ogni<br />

volta alle richieste effettuate, si può, forse, spiegare con la conv<strong>in</strong>zione da parte delle autorità della<br />

scarsa importanza strategica di questi percorsi che, diretti verso la Svizzera, potevano avere un<br />

risvolto solo commerciale e qu<strong>in</strong>di non attiravano affatto l'<strong>in</strong>teresse di chi governava.<br />

Napoleone si occupò anche di <strong>strade</strong> m<strong>in</strong>ori facendone sistemare i tratti più ardui; ancora oggi si<br />

chiama "Napoleona" il tratto di strada tra Lierna e Fiumelatte con la salita f<strong>in</strong>o a Rosl<strong>in</strong>a; così pure<br />

per suo ord<strong>in</strong>e venne sistemato il tratto tra Dervio e Bellano. Sulla strada Reg<strong>in</strong>a furono resi<br />

carrozzabili il tratto Como - Moltrasio e quello Gravedona - Valtell<strong>in</strong>a. Il resto del tragitto era solo<br />

someggiabile perché il grosso dei trasporti avveniva come <strong>nei</strong> tempi più antichi, lungo la via<br />

d'acqua sul lago.<br />

39


Interessante osservare lo stato della viabilità come si trovava esposto nel Quadro delle Strade<br />

Nazionali voluto da Napoleone:<br />

Sondrio-Tirano 26.470 metri Largo da 2,5 a 4 metri Carreggiabile ma <strong>in</strong><br />

cattivo stato<br />

Tirano-Bormio 36.346 metri Largo da 2 a 4 metri Carrozzabile ma<br />

malandato e pericoloso<br />

Bormio-Monte di<br />

Fraele<br />

Morbegno-Bocca<br />

d'Adda<br />

Bocca d'Adda- Riva di<br />

Mezzola<br />

40<br />

per frane e valanghe<br />

25.925 metri Largo da 1 a 3 metri Percorribile a cavallo,<br />

<strong>in</strong> alcuni tratti con<br />

carrette a due ruote<br />

17.234 metri Largo da 2,5 a 5 metri Carreggiabile<br />

5.316 metri Largo da 1 a 3 metri Cavalcabile con<br />

pericolo<br />

Mi sembra utile per comprendere lo stato della viabilità dell'<strong>in</strong>izio dell'Ottocento riportare<br />

direttamente per <strong>in</strong>tero una importante testimonianza dell’epoca. Essa è tratta da una relazione di<br />

Francesco Bellati che era stato Commissario di Governo nel Dipartimento d'Adda e d'Oglio. Il<br />

capitolo VIII della relazione stesa nel 1802 e presentata al Vice Presidente della Repubblica<br />

Italiana, traccia un quadro decisamente negativo sulla viabilità negli anni immediatamente<br />

precedenti.<br />

"Una sola strada guida il viandante dalla Riva di Colico f<strong>in</strong>o oltre Bormio al conf<strong>in</strong>e<br />

della Valtell<strong>in</strong>a verso lo Stato Elvetico e l'altra dalla riva del lago di Mezzola<br />

passando per Chiavenna lo guida f<strong>in</strong>o al Monte Spluga. Havvene una terza la quale<br />

da Ardenno, costeggiando il monte <strong>in</strong> cui è tagliata passa per Traona e Dub<strong>in</strong>o e<br />

conduce f<strong>in</strong>o alla riva suddetta del lago di Mezzola; queste tre <strong>strade</strong> sono quelle che<br />

dette altre volte "Prov<strong>in</strong>ciali" ora appellansi "Postali".<br />

Ma quali <strong>strade</strong> son esse? Se parlasi della prima essa era una volta servibile e<br />

comoda per larghi carri e per carrozze ad uso de' viaggiatori: ora non l'è più che per<br />

cavalli, muli e altre bestie, ed è pericolosa per piccolissimi carri o per carrozze.<br />

Ad un miglio distante dalla Riva di Colico esisteva anticamente una strada la quale<br />

scorrendo per la pianura e lasciando fuori la convessità del vic<strong>in</strong>o monte, forniva ai<br />

viandanti un comodo e più breve camm<strong>in</strong>o. Guastatasi ella successivamente e pel<br />

debordamento delle acque e per quelle che colano dal monte contiguo non è<br />

<strong>in</strong>comodamente praticabile che <strong>in</strong> qualche mese all'anno, ed <strong>in</strong>tanto convien<br />

prendere una orribile alta strada di circa quattro miglia tagliata nel monte medesimo,<br />

la quale segnatamente d'<strong>in</strong>verno è assai pericolosa e per le nevi e pel ghiaccio e per<br />

gli sassi che vi cadono dall'alto.<br />

Da qui poi f<strong>in</strong>o a Morbegno e f<strong>in</strong>o al fiume Tartano sopra Talamona per lo spazio di<br />

circa otto miglia si viaggia con m<strong>in</strong>ore <strong>in</strong>comodo.<br />

Ma giunto il viaggiatore a quello torrente convien che guadi i moltiplicati sovente<br />

assai gonfi e m<strong>in</strong>acciosi suoi rami per lo spazio di circa un miglio ovvero che con<br />

pericolo camm<strong>in</strong>i sui disastrosi suoi antichi letti. Qu<strong>in</strong>di traversando l'Adda sovra un<br />

ponte che a mia istanza si sta ora costruendo per togliere il pericolo e la frequente<br />

impossibilità di passarlo a guado <strong>nei</strong> mesi estivi, si entra nella vasta pianura di<br />

brugherie comunali detta la Selvetta, dove <strong>nei</strong> detti mesi l'Adda gonfiandosi per lo<br />

scioglimento delle nevi <strong>in</strong>vade e copre la strada ad una altezza tale che non potendo<br />

più né cavalli né carri marciare sicuri, è costretto il pedone e il cavallo di prendere<br />

un lungo e pericoloso sentiero tagliato nel monte, ed il picciol carro e le condotte di


muli carichi battono la terza strada che ho qui sopra accennata, la quale e per la sua<br />

angustia e per gli gravi <strong>in</strong>ciampi che vi sovrastano e pel pericoloso guado del fiume<br />

Mas<strong>in</strong>o e per gli frequenti disgraziati casi che sono occorsi e f<strong>in</strong>almente anche per la<br />

soverchia lunghezza, è mal volentieri e con difficoltà abbracciata.<br />

Si arriva qu<strong>in</strong>di al bel ponte di San Pietro che sotto i miei occhi e a spese della Cassa<br />

Dipartimentale feci r<strong>in</strong>novare, giacché il legname del vecchio era logoro e<br />

m<strong>in</strong>accioso ad ogni momento e giustamente <strong>in</strong>timoriva i condottieri.<br />

Da qui f<strong>in</strong>o a Sondrio la strada è carreggiabile e non meriterebbe che di rettil<strong>in</strong>earla<br />

e liberarla dalle acque che vi si lasciano scorrere dalle vic<strong>in</strong>e alture, come pure di<br />

portare al piano quel breve tratto di strada assai erta che è stata tagliata nel monte<br />

detto la Sassella al tempo <strong>in</strong> cui l'Adda scorreva alle sue radici.<br />

Ma <strong>in</strong>oltrando il camm<strong>in</strong>o nell'Alta Valtell<strong>in</strong>a trovasi questa strada postale ora di<br />

qua, ora di là del fiume, guidata da malsicuri ed angusti ponti di legno, ora rov<strong>in</strong>ata,<br />

ora pericolosa, ora m<strong>in</strong>acciata, ora coperta dalle acque, ora carreggiabile, ora appena<br />

servibile al pedone e al cavallo.<br />

Io mi astengo di più parlarne e mi riporto a quanto su di essa ha riferito l'Ingegnere<br />

Gianni dietro la visita che se ne fece d'ord<strong>in</strong>e del M<strong>in</strong>istro dell'Interno che, a mia<br />

istanza, ve lo spedì nel mese di aprile. Intanto non ho mancato di assegnare delle<br />

somme sulla Cassa Dipartimentale per riparare il rov<strong>in</strong>ato ponte di Cepp<strong>in</strong>a e<br />

qualche altro.<br />

Evvi pure una strada detta del Mureto che da Sondrio per la valle Malenco mette al<br />

conf<strong>in</strong>e. Ma questa si ritiene <strong>in</strong> m<strong>in</strong>or conto riguardandosi piuttosto per una via di<br />

più certa ed immediata comunicazione commerciale tra quel distretto e il contiguo<br />

paese grigione.<br />

Pure per questa sulla rimostranza e sulla perizia avanzatami da quella Municipalità,<br />

assegnai sulla Cassa Dipartimentale la somma di cento zecch<strong>in</strong>i per riparare parte<br />

della rov<strong>in</strong>e che la rendevano impraticabile anche <strong>nei</strong> mesi estivi <strong>nei</strong> quali soltanto<br />

può servire.<br />

Parlando ora della strada che dal maestoso ponte detto di Ganda sull'Adda che costò<br />

undici mille Zecch<strong>in</strong>i, passa per Traona e Dub<strong>in</strong>o, attraversa il Chiavennasco, essa<br />

sebbene assai rotta e sem<strong>in</strong>ata di grossi sassi e da buche, pure è carreggiabile<br />

discretamente f<strong>in</strong>o a Chiavenna, tranne quel pezzo che dal piano di Colico mette alla<br />

riva detta di Chiavenna, il quale essendo scolpito nel sasso è assai angusto, ripido ed<br />

anche pericoloso e non può esso evitarsi quando pel vento contrario non possa<br />

navigarsi il lago di Mezzola.<br />

Poco sopra la detta Comune di Chiavenna, s'<strong>in</strong>noltra nella valle di San Giacomo la<br />

strada che successivamente suddivisa mette, l'una per Campo Dolc<strong>in</strong>o, l'altra per<br />

Villa f<strong>in</strong>o allo Stato Reto. Questa strada tanto <strong>in</strong>teressante per le relazioni<br />

commerciali tra gli Svizzeri e l'Italia, fu dopo la Rivoluzione non conservata, ed ora<br />

trovasi <strong>in</strong> uno stato assai rov<strong>in</strong>oso, per cui i commercianti e spedizionieri di<br />

Chiavenna sentono ormai i perniciosi effetti.<br />

Io stesso fui a vederla e dovetti conv<strong>in</strong>cermi che o un sensibile risparmio di spesa<br />

ovvero la pura necessità determ<strong>in</strong>ar possa i mulattieri a dirigere per quella difficile<br />

via il trasporto delle merci.<br />

E siccome <strong>in</strong> quella visita osservai come <strong>nei</strong> contorni della già Comune di Piuro<br />

stata nel secolo XVII sotterrata da un monte cadutovi sopra, si fosse rotta la strada e<br />

resa pressocché impraticabile per essersi abbassata una grossa parte della contigua<br />

montagna, così non tardai a far sovvenire a quella municipalità dalla Cassa<br />

Dipartimentale la somma di zecch<strong>in</strong>i 6/m per l'effetto che ne facesse prontamente<br />

eseguire le più urgenti riparazioni e ne feci immediatamente rapporto al M<strong>in</strong>istro<br />

dell'Interno per dimostrargli la convenienza e l'importanza di mantenerla praticabile<br />

41


pel vantaggio dello Stato che profitta della esportazione dei propri prodotti e delle<br />

proprie manifatture, e più dei transiti della mercanzia che dalla Germania passa <strong>in</strong><br />

Italia, e viceversa la perizia ammontava a circa zecch<strong>in</strong>i 11/m; ed avrei desiderato<br />

che l'Ingegnere Gianni avesse colà portato le sue ispezioni.<br />

Sussisteva già colà un dazio per la manutenzione di quella strada ma esso fu per<br />

effetto della legge 5 Pratile anno VI era francese avocato alla Nazione ed ora è <strong>in</strong><br />

Amm<strong>in</strong>istrazione e proprietà delle F<strong>in</strong>anze Nazionali, apparterrebbe dunque alla<br />

F<strong>in</strong>anza; e per la natura stessa del Dazio e per l'immediato rapporto e vantaggio che<br />

da tale strada le ne deriva di concorrere alla sua riparazione e conservazione. Ma se<br />

pur volesse il governo assegnare per quest'oggetto una parte di quelle tasse<br />

straord<strong>in</strong>arie arretrate che son dovute dai commercianti chiavennaschi, essi<br />

farebbero ben volentieri uno sforzo per soddisfarle <strong>in</strong> vista dell'uso delle medesime a<br />

sostegno di quel commercio, che è la fonte delle loro ricchezze e sussistenza.<br />

Ritengasi per massima che quanto più si ritardano simili riparazioni il male cresce<br />

per tal modo che o diviene irreparabile ovvero vi abbisognano somme<br />

<strong>in</strong>sopportabili.<br />

Volendosi passare al riattamento di tutte questa <strong>strade</strong> o piuttosto alla costruzione di<br />

nuove, che sarebbe meno dispendioso, più solido e qu<strong>in</strong>di più conveniente, sarebbe<br />

desiderabile che si adottassero le massime direttive prescritte dal Piano Stradale<br />

della Lombardia ex-austriaca, stampato nell'anno 1777 le quali sono un parto di<br />

uom<strong>in</strong>i della più consumata ponderatezza ed esperienza”.<br />

Un problema che verrà risolto def<strong>in</strong>itivamente solo quando gli austriaci, sconfitto Napoleone, dopo<br />

il Congresso di Vienna prenderanno il potere anche sulla Valtell<strong>in</strong>a, ma che si era evidenziato anche<br />

prima, era quello di trovare tra i vari it<strong>in</strong>erari esistenti un tracciato che potesse portare a settentrione<br />

senza toccare i territori dei <strong>Grigioni</strong>.<br />

La strada più utilizzata per il trasporto di mercanzie f<strong>in</strong>o ad allora era quella di Fraele. L'idea di una<br />

grande strada di comunicazione tra Valtell<strong>in</strong>a e Alto Adige nacque <strong>in</strong> seguito alla pubblicazione del<br />

trattato di Commercio tra il Regno d' Italia e il regno di Baviera avvenuta il 12 gennaio 1808, <strong>in</strong><br />

esso si progettava di aprire nuove vie commerciali carreggiabili tra i due stati.<br />

Si presero <strong>in</strong> esame diversi possibili it<strong>in</strong>erari: uno che da Colico salisse a Chiavenna e, attraverso il<br />

passo del Maloia e l'Engad<strong>in</strong>a, scendesse a Landeck e un altro che utilizzasse il passo di Fraele,<br />

come i Bormiesi speravano; entrambi, però, dovevano penetrare e <strong>in</strong> parte percorrere il territorio dei<br />

<strong>Grigioni</strong>. La possibilità venne scartata come <strong>in</strong>opportuna <strong>in</strong> quanto era sfumata una trattativa con la<br />

Svizzera per uno scambio tra la zona di Santa Maria <strong>in</strong> Val Monastero e quella di Livigno e<br />

Trepalle; rimaneva perciò solo l'antico tracciato del "cam<strong>in</strong>o de Stelvi".<br />

Un altro it<strong>in</strong>erario che dalla Valfurva raggiungeva, tramite il passo del Gavia, la valle dell'Adige<br />

non venne preso <strong>in</strong> considerazione perché avrebbe portato troppo a sud rispetto al Tirolo. La strada<br />

dello Stelvio era, dunque, la più breve verso lo stato bavarese e si snodava tutta sul territorio dei due<br />

stati del Regno Italico e di Baviera. Il compito di studiare e disegnare il percorso fu affidato<br />

all'<strong>in</strong>gegner Filippo Ferranti, che concluse il suo lavoro nel 1812; l'effettiva realizzazione, <strong>in</strong>vece,<br />

essendo mutata la situazione politica e non ravvisandosi un immediato <strong>in</strong>teresse militare e<br />

strategico, si arenò e venne ripresa solo qualche anno dopo dall'Amm<strong>in</strong>istrazione austriaca.<br />

Il progetto del Ferranti prevedeva una carreggiabile larga metri 2,70, con pendenze accentuate,<br />

talvolta superiori al 10%; esso non fu completato per la parte che riguardava il versante ates<strong>in</strong>o e<br />

rimase irrealizzato, il disegno fu, tuttavia, utilizzato per la stesura del proprio piano progettuale da<br />

Carlo Donegani, che riconobbe la validità di molte delle scelte operate da Filippo Ferranti nel<br />

tracciato della strada sul piano generale.<br />

42


La cart<strong>in</strong>a si riferisce sia all’epoca napoleonica (tratto giallo)<br />

sia a quella austro-ungarica (tratti rossi)<br />

Epoca austro-ungarica<br />

Dal 1818, sotto il nuovo Governo Austriaco, la Direzione Generale delle Pubbliche Costruzioni<br />

proseguì il lavoro avviato con i progetti napoleonici e con quelli della riforma di Maria Teresa<br />

d'Austria, dando un impulso notevolissimo alla costruzione e al r<strong>in</strong>novamento delle pr<strong>in</strong>cipali<br />

arterie del sistema viario.<br />

Ogni prov<strong>in</strong>cia ebbe un <strong>in</strong>gegnere capo e uno aggiunto, ventiquattro <strong>in</strong>gegneri di delegazione e sei<br />

praticanti retribuiti; le <strong>strade</strong> erano chiamate "regie", cioè a carico dello Stato.<br />

Per la manutenzione si poteva contare su di un numeroso personale subalterno; particolare<br />

importanza nelle zone di montagna, assunsero i "rotteri", lavoratori giornalieri che, oltre che ad<br />

accompagnare le diligenze, avevano il compito <strong>in</strong> <strong>in</strong>verno di conservare le <strong>strade</strong> slittabili e di<br />

provvedere al taglio delle nevi <strong>in</strong> primavera.<br />

43


Lo straord<strong>in</strong>ario progettista ed esecutore di tutte le pr<strong>in</strong>cipali <strong>strade</strong> della prov<strong>in</strong>cia di Sondrio fu<br />

l'<strong>in</strong>gegner Carlo Donegani, nato a Brescia nel 1775 e morto a Milano nel 1845. Con l'aiuto di validi<br />

collaboratori realizzò tutta la viabilità della Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio. In ord<strong>in</strong>e di tempo, la prima strada<br />

da lui progettata e costruita tra il 1818 e il 1822 fu la strada commerciale del Passo Spluga che, <strong>in</strong><br />

concorrenza con l'<strong>in</strong>tervento piemontese sul San Bernard<strong>in</strong>o, fu la prima vera carrozzabile.<br />

Quasi contemporaneamente (1820 - 1825) fu realizzata la strada militare dello Stelvio che,<br />

partendo da Milano, raggiungeva Spondigna nella valle dell'Adige. Il tratto Lecco - Colico, il cui<br />

tracciato venne scelto dopo aver studiato le possibili alternativa della Valsass<strong>in</strong>a e della Reg<strong>in</strong>a, fu<br />

costruito tra il 1818 e il 1831. Il tratto Colico - Sondrio era già stato sistemato <strong>in</strong> epoca precedente,<br />

mentre tra il 1817 e il 1820 fu rettificata e <strong>in</strong> parte rifatta la strada da Bormio al santuario di Tirano.<br />

In poco più di dieci anni una rete viaria efficiente percorreva il territorio di Valtell<strong>in</strong>a e<br />

Valchiavenna, consentendo l'<strong>in</strong>staurarsi di relazioni sociali, commerciali e culturali f<strong>in</strong>o ad allora<br />

piuttosto difficili.<br />

Il progetto della strada da Chiavenna a Splugen fu preparato e realizzato tra il 1818 e il 1822; la<br />

strada si snodava su un percorso di m 32.000 f<strong>in</strong>o al passo Spluga e di m 7.990 dal passo a Splugen;<br />

la carreggiata era larga c<strong>in</strong>que metri e la pendenza non oltrepassava mai il 10%.<br />

Per ovviare alla forte ripidità dei<br />

pendii, furono costruiti 54<br />

tourniquets (come allora si<br />

def<strong>in</strong>ivano i tornanti) sul versante<br />

lombardo e 30 sul versante grigione;<br />

<strong>nei</strong> punti più pericolosi la via era<br />

riparata da c<strong>in</strong>que gallerie. Per un<br />

ricovero confortevole dei viaggiatori<br />

erano state edificate tre cantoniere<br />

oltre alla Casa della Montagna, che<br />

era un'osteria utilizzata anche come<br />

cantoniera.<br />

La spesa di tutta l'opera fu<br />

<strong>in</strong>teramente sostenuta dal governo<br />

austriaco, mentre naturalmente ne<br />

ebbero grandi vantaggi anche i<br />

traffici svizzeri.<br />

Incisione di J. J. Meyer raffigurante il passo dello Stelvio, 1831<br />

La strada commerciale dello Spluga, progettata e costruita da Carlo<br />

Donegani, <strong>in</strong>iziava alla Riva di Chiavenna e term<strong>in</strong>ava al villaggio<br />

di Splugen <strong>nei</strong> <strong>Grigioni</strong>. Il tratto f<strong>in</strong>o a Thusis, <strong>in</strong> direzione di Coira,<br />

fu realizzato nel 1822 dagli <strong>in</strong>gegneri Riccardo La Nicca, grigionese<br />

e Giulio Pocobelli, tic<strong>in</strong>ese. La strada, costruita con perizia, si<br />

presentava ben sicura, tuttavia, <strong>in</strong> seguito alle piene del 1827 e,<br />

soprattutto, alla alluvione del 1834, che comportarono terribili<br />

danni, dovette subire alcune modifiche nel tracciato. Sul versante<br />

italiano, per lo straripamento del fiume Liro nel 1834 essa rimase<br />

chiusa per c<strong>in</strong>que anni nel tratto Campodolc<strong>in</strong>o - Isola; fu <strong>in</strong>fatti<br />

costruito <strong>in</strong> quel periodo il nuovo tracciato che saliva con tornanti<br />

f<strong>in</strong>o a Pianazzo e che venne <strong>in</strong>augurato nel 1839.<br />

Qui di seguito si riporta la tabella che illustra i progetti dell'<strong>in</strong>gegner<br />

44<br />

Busto di Carlo Donegani presso<br />

il Liceo scientifico “Carlo<br />

Donegani” di Sondrio


Donegani ripresa dal testo manoscritto autografo che si trova nell'Archivio di Stato di Sondrio nel<br />

Fondo Donegani.<br />

Strada della Spluga<br />

"Il progetto di ridurre carrozzabile il passo Commerciale da Chiavenna al villaggio di Splugen<br />

sul Reno nel Canton Grigione passando il Giogo sul Monte Spluga, ebbe luogo nel 1818 e<br />

nell’anno vennero <strong>in</strong>trapresi i lavori, e proseguiti con tanta attività <strong>nei</strong> pochi mesi estivi (non<br />

permettendo quell’alpestre sito di lavorare <strong>in</strong> altri tempi) di maniera che <strong>in</strong> due stagioni cioè alla<br />

f<strong>in</strong>e del 1819 erano quasi ultimati e pel 1820 già aperta liberamente al Carreggio.<br />

La parte del Versante Lombardo che è lunga da Chiavenna al Giogo Metri 32.000 importò la<br />

spesa di L.1.260.000 con gli <strong>in</strong>dennizzi dei fondi occupati, e la parte del Versante Grigione che<br />

è lunga dal Giogo a Splugen altri M.i 7990, venne costrutta egualmente a spese dell’Erario<br />

nostro <strong>in</strong> forza di analoghi trattati imposti oltre L. 273.000.<br />

Difficoltà pr<strong>in</strong>cipali Come superate<br />

1: Ascesa sopra tratte obbligate di<br />

limitatissima base ammontanti <strong>in</strong><br />

complesso a Metri verticali 1800,<br />

trovandosi Chiavenna a M.ri 317 sopra il<br />

pelo del Mare e qu<strong>in</strong>di il sud. Giogo a<br />

M.ri 2117.<br />

Conseguente discesa del Giogo al Ponte<br />

sul Reno <strong>in</strong> Metri verticali 669 sopra base<br />

egualmente limitata e non sufficiente per<br />

uno sviluppo con andamento cont<strong>in</strong>uativo.<br />

Più si riducevano a tratte non suscettibili<br />

se non ché coll’<strong>in</strong>troduzione dei ripieghi<br />

esterni.<br />

45<br />

Una sifatta ascesa la quale di lunghezza<br />

dei nom<strong>in</strong>ati Metri 920 e che sembrerebbe<br />

a primo sguardo facilmente sviluppabile<br />

esigette grandi studi e fu oggetto di grandi<br />

discussioni che <strong>in</strong> altri tempi per la<br />

circostanza di avere lunghezza l<strong>in</strong>ea<br />

quattro tratte quasi piane sommanti <strong>in</strong><br />

complesso la fuga di M.i 8900 circa ed <strong>in</strong><br />

vari altri punti obbligati.<br />

Qu<strong>in</strong>di vi si supplì col complesso di N. 50<br />

andirivieni o Tourniquets nel Versante<br />

Lombardo e N.30 nel Versante Grigione<br />

Mediante il cui ripiego vedesi l’elevatezza<br />

totale sotto varie livellette più o meno<br />

acclivi la maggior parte trottabili anche <strong>in</strong><br />

ascesa, e nessuna superante il dieci per<br />

cento stato stabilito pel maximum dalla<br />

Commissione come non vedonsi contro<br />

pendenza eccettuando gli accessi al Ponte<br />

del Torrente Rabbiosa e la piccola discesa<br />

al Piano della Montagna siccome non<br />

variabili né diversamente per naturale<br />

conformazione.<br />

Tali due uniche controtendenze sono di<br />

pochi metri e niente <strong>in</strong>commode per la<br />

loro sensibile acclività.


2: Consimile a quella rimarcata per la<br />

strada dello Stelvio.<br />

3: Dom<strong>in</strong>io delle Nevi/Idem/<br />

La frequenza d’<strong>in</strong>temperie ed <strong>in</strong>tenso<br />

freddo che esigono mesi di ricoverarsi e<br />

ristorarsi poiché dopo Isola e Gianopo si<br />

entra nella parte che non permetta altra<br />

vegetazione e che era tutta deserta sempre<br />

il abituro la così detta Casa della<br />

Montagna e Dogana presso l’ultima a<br />

della sommità.<br />

In questa strada poi dom<strong>in</strong>a anche il vento<br />

chiamato col nome di Siva e che equivale<br />

alla cosiddetta Tormenta che <strong>in</strong>quieta<br />

quasi tutti i passi montani.<br />

46<br />

V<strong>in</strong>ta con opere e mezzi larghezza simile,<br />

colla differenza che non occorsesi gallerie<br />

perforanti il nucleo del monte: essendo<br />

tutte le gallerie artificialmente applicate<br />

con piedritto ed arco appropriati al monte<br />

serviti di paravalanghe e col più mirabile<br />

effetto, e contano la riflessibile lunghezza<br />

di M. 1072. comprese due piccoli tratti <strong>in</strong><br />

legno così adottati per pura mancanza di<br />

basi per l’appoggio del piedritto esterno di<br />

muratura.<br />

E risultati eguali; solo osserva che<br />

rispetto al Commercio sono eguali le<br />

circostanze siccome lo Spluga è già scala<br />

vecchia conosciuta.<br />

Vedonsi erette poi Case Cantoniere abitate<br />

da custodi salariati i quali esercitano<br />

anche colle discipl<strong>in</strong>e eguali a quelle dello<br />

Stelvio, d’un Oratorio con Casa per il<br />

cappellano ed abitazione per rotteri o<br />

rompitori di neve che là si chiamano<br />

Veghesi.<br />

Sul Versante Grigione poi un progetto per<br />

una casa di riposo e pei Veghesi ed una<br />

paravalanghe muraria lunga Metri 320. la<br />

sommità, il qual prospetto era ripreso <strong>in</strong><br />

considerazione dovrà far luce quanto<br />

prima.<br />

Difesa di barricate idem come lo Stelvio.<br />

C. Donegani<br />

Difficile dunque era il tracciato sul passo dello Spluga, per la via commerciale omonima, ma ancora<br />

più arduo da costruire era il percorso da progettare e realizzare attraverso il passo dello Stelvio, per<br />

raggiungere da Bormio la località di Spondigna posta sul fiume Adige <strong>in</strong> Val Venosta.<br />

Il percorso, che seguiva l'antico "cam<strong>in</strong>o di Stelvio", fu scelto dopo aver vagliato le possibili<br />

alternative, come già <strong>in</strong> precedenza aveva fatto l'<strong>in</strong>gegner Filippo Ferranti durante il Regno d'Italia,<br />

perché offriva il transito senza toccare il territorio svizzero, e permetteva la più breve<br />

comunicazione tra il Tirolo tedesco e la Lombardia.<br />

Carlo Donegani manifestò <strong>in</strong> quest'opera tutto il suo <strong>in</strong>gegno e le sue competenze tecniche,<br />

costruendo <strong>in</strong> soli c<strong>in</strong>que anni, tra il 1820 e il 1825, anche se <strong>in</strong> realtà il tempo a disposizione fu di<br />

molto <strong>in</strong>feriore a causa dell'altitud<strong>in</strong>e e delle condizioni meteorologiche, l'attuale strada con i suoi<br />

34 tornanti nella parte lombarda e 48 nella parte altoates<strong>in</strong>a, le numerose gallerie scavate nel sasso, i<br />

ponti, quattro case cantoniere, due caserme e tre cas<strong>in</strong>i per i rotteri ed altri manufatti come i<br />

paravalanghe <strong>in</strong> legno sul versante tirolese, che si resero necessari poiché la strada era aperta anche<br />

<strong>in</strong> <strong>in</strong>verno.<br />

Suoi anche il progetto e la realizzazione del piccolo oratorio dedicato a San Ranieri protettore degli<br />

eremiti e dei viandanti. Il santo era stato scelto <strong>in</strong> onore del viceré l'arciduca Ranieri, il quale donò


alla chiesa come segno di gratitud<strong>in</strong>e un reliquiario e una tela raffigurante San Ranieri,<br />

appositamente commissionata a Francesco Hayez, che ora si trova presso il Museo civico di<br />

Bormio.<br />

Attraverso il passo dello Stelvio, prima dell'apertura della nuova strada non era mai stato attivo un<br />

vero servizio di posta. Dal 1831 la ditta Soresi e Barisoni di Milano istituì un servizio regolare tra il<br />

capoluogo e Landeck con le carrozze a cavalli. Con nove cambi e <strong>in</strong> 115 ore di viaggio, merci e<br />

persone potevano giungere a dest<strong>in</strong>azione.<br />

Di seguito si riportano delle "Avvertenze" scritte di pugno da Carlo Donegani su di una tavola, che<br />

ora si trova presso il Krieg Archiv di Vienna, <strong>in</strong> cui viene brevemente riassunta la storia del<br />

progetto relativo alla strada dello Stelvio<br />

Avvertenze<br />

“Prima che si pensasse all'esperimento della strada per giogo di Stelvio conoscevansi due soli<br />

stentatissimi sentieri per pedoni e bestiami comunicanti con lo Stato grigione, uno dei quali<br />

passava il conf<strong>in</strong>e giogo di Worms e l'altro dirigevasi per la valle di Fraele, esposti entrambi ai<br />

maggiori pericoli, oltre a trovarsi chiusi e <strong>in</strong>transitabili nell'<strong>in</strong>verno a causa delle nevi. Per<br />

passar poi nel Tirolo non eravi sentiero di sorta, uno soltanto superavansi da chi non ne poteva<br />

fare a meno, con le difficoltà che si hanno per monti privi di strada coll'arrampicarsi <strong>in</strong> qualche<br />

maniera.<br />

Commissione mista per decidere se poteva aprirsi una Strada Militare passando sempre sul<br />

suolo della Monarchia. Fu deciso affermativamente.<br />

Il sottoscritto che pure formava parte della Commissione ebbe l'onorevole <strong>in</strong>carico di compilare<br />

il progetto d'ambi i versanti, cioè Lombardo e T irolese, ed ebbe <strong>in</strong> seguito la soddisfazione<br />

conseguente di vederlo approvato.<br />

Nell'estate 1820 si <strong>in</strong>trapresero i lavori, ed al pr<strong>in</strong>cipio del 1825 fu aperta tutta la Strada<br />

liberamente al carreggio.<br />

La spesa per la costruzione a tutto il 1825 fu di fior<strong>in</strong>i 697/m.<br />

Ma siccome nelle successive <strong>in</strong>vernali stagioni sonosi perfezionati gli studi sui perniciosi effetti<br />

delle nevi, e def<strong>in</strong>itivamente sanzionati i veri mezzi per garantirsene, vennero costruite le<br />

paravalanghe per la fuga di m. 4000 circa, vennero costruiti tre cas<strong>in</strong>i pei Rotteri, aumentate due<br />

case per stazioni di Posta e per le operazioni F<strong>in</strong>anziere, più l'Oratorio con casa annessa pel<br />

Cappellano con altri lavori accessori <strong>in</strong>contrando la conseguente spesa di Fior<strong>in</strong>i 170/m i quali<br />

sommati coi primi suddetti ammontano <strong>in</strong> complesso a Fior<strong>in</strong>i 867/m.<br />

La spesa pei compensi ai danneggiati per occupazione de' fondi fu di Fior<strong>in</strong>i 11300. La<br />

complessiva spesa qu<strong>in</strong>di per tutta questa grande Opera tutto compreso fu di Fior<strong>in</strong>i 878.300.<br />

La spesa annua di manutenzione compreso il servizio <strong>in</strong>vernale per la rotta delle nevi, e pel<br />

taglio f<strong>in</strong>ale a terreno nell'aprirsi della stagione estiva, ammonta a Fior<strong>in</strong>i 16.000, per cui<br />

risultando la sua lunghezza di m. 48.111, costa per ogni metro di fuga Fior<strong>in</strong>i 0,20 circa.<br />

Il passo <strong>in</strong> questo modo e con siffatto attivo servizio è costantemente aperto.<br />

Non si conoscono <strong>in</strong>cagli, né ritardi maggiori di mezze giornate anche nel cuore dell'<strong>in</strong>verno,<br />

nel quale il corso delle slitte risulta assai facile adattandosi su queste anche le carrozze più<br />

veloci e pesanti.<br />

Non occorrono per gli attiragli i r<strong>in</strong>forzi di cavalli denom<strong>in</strong>ati Vorspaun essendo le pendenze<br />

regolate al di sotto dei 10° e mai maggiori di tale estremo come fu dalla Commissione stabilito<br />

per massima.<br />

La larghezza utile della strada è costante di m.5.<br />

Le rimarchevoli spedizioni periodiche delle sete ed altre merci con ritorno alternato, <strong>in</strong>trodotto<br />

per questa strada dalla Ditta Soresi e Barisoni di Milano, con i cui pesanti attiragli fu<br />

attraversato il giogo settimanalmente dal pr<strong>in</strong>cipio del 1831 a tutt'oggi 20 agosto 1833, senza il<br />

più piccolo s<strong>in</strong>istro, e che va sempre più aumentandosi è prova <strong>in</strong>dubitabile di quanto si è qui<br />

sopra notato per l'utilità e buon servizio di questa strada.<br />

Carlo Donegani”<br />

47


Sempre opera di Carlo Donegani fu la costruzione del tratto Colico - Riva di Chiavenna, effettuata<br />

tra il 1833 e il 1835, che costituiva il naturale completamento della appena conclusa strada da Lecco<br />

a Colico.<br />

Dopo la costruzione della nuova strada da Lecco a Colico (1821-1832), per raggiungere la Riva di<br />

Chiavenna, il collegamento era, f<strong>in</strong>o ad allora, assicurato dalla via d'acqua, però, solo tramite<br />

piccole barche che erano le uniche <strong>in</strong> grado di risalire il canale tra il Lario e il lago di Mezzola, sia<br />

pure con molti rischi per le merci trasportate e notevoli perdite di tempo.<br />

Incisione raffigurante un tratto della strada per Chiavenna<br />

L'antica e pericolosa via dei Cavalli, praticata <strong>nei</strong> secoli precedenti col suo ardito percorso, era stata<br />

abbandonata; si rendeva dunque necessaria una nuova strada che superasse i forti scoscendimenti a<br />

picco sul lago nella zona di Verceia.<br />

Il problema fu risolto grazie al progetto dell'Ingegner Carlo Donegani che tagliando il sasso quasi<br />

vic<strong>in</strong>o alla riva del lago e con l'ausilio di due scenografiche gallerie, con l'ormai consueta perizia,<br />

riuscì a concludere l'opera <strong>in</strong> soli due anni.<br />

Vediamo cosa scrive quasi alla conclusione di questa nuova fatica:<br />

Strada lacustre da Lecco a Colico e Riva di Chiavenna<br />

"Il progetto di aprire questa strada onde evitare l’<strong>in</strong>commodo e pericoloso ripiego<br />

della navigazione per raggiungere le anzi nom<strong>in</strong>ate due grandiose <strong>strade</strong> dello Spluga e dello<br />

Stelvio fu oggetto di molteplici discussioni segnatamente per le viste militari e per le quali<br />

appunto ebbero luogo previamente i rilievi con progetti completi lungo la Valsass<strong>in</strong>a da Lecco<br />

48


a Dervio e Colico e lungo la sponda occidentale del lago di Como s<strong>in</strong>o al passo d'Adda e<br />

f<strong>in</strong>almente poi nel 1818 essendo stata adottata la massima di percorrere la sponda orientale del<br />

ramo di Lecco a conseguente l<strong>in</strong>ea s<strong>in</strong>o a Colico fu il progetto anche di quest’ultima estimato<br />

dall’Ing. Donegani <strong>in</strong> seguito al quale fu nel 1820 <strong>in</strong>trapreso il lavoro; quest’opera fu appaltata<br />

<strong>in</strong> quattro diversi lotti e qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> quattro differenti epoche e si riuscì a rendere tutta la l<strong>in</strong>ea<br />

carrozzabile all f<strong>in</strong>e del 1831.<br />

La spesa erogatasi per tutta questa strada tanto dissem<strong>in</strong>ata di difficoltà e imponenti ripieghi fu<br />

di Austriache<br />

£ 3.460.000 compresasi <strong>in</strong> essa somma l’<strong>in</strong>dennizzo per fondi occupati e case demolite per la<br />

riflessibile somma di £ 500 circa.<br />

Difficoltà pr<strong>in</strong>cipali Come superate<br />

1: Estese tratte voltuarie di scogli con<br />

scarpa limitatissima e quasi apico sul<br />

lago per cui mancava una base<br />

trasversale ove appoggiare la strada<br />

2: Altre estesissime tratte di ch<strong>in</strong>a di nel<br />

lago con scarsissima base che esigge<br />

l’impianto di muri precisamente <strong>in</strong><br />

spiaggia, onde acquistare la larghezza<br />

necessaria per la carriera non potendosi<br />

maggiormente <strong>in</strong>taccare la ch<strong>in</strong>a del<br />

Monte sovrastante e segnatamente ove il<br />

terreno scorrevole si sarebbe messo <strong>in</strong><br />

movimento con pericolo di frane.<br />

3: Ristrettezza di tutte le tratte<br />

attraversanti i vari paesi da percorrersi<br />

<strong>in</strong>ternamente non potendo lambirli<br />

piuttosto <strong>in</strong> riva del Lago <strong>in</strong> causa<br />

dell’esercizio di navigazione cioè porti,<br />

darsene, spiagge d’approdo e di rilevanti<br />

usi di pescagione che si sarebbero<br />

<strong>in</strong>terseccati a <strong>in</strong>operosi.<br />

4: Innumerevoli sbocchi di Valli e<br />

Torrenti, con moltiplicatissimi altri scoli<br />

trattandosi del piede di cont<strong>in</strong>uative<br />

falde di Monti <strong>in</strong> tutta la l<strong>in</strong>ea.<br />

49<br />

Vennero perforati essi scogli con estese<br />

tratte di gallerie per la complessiva fuga di<br />

M.ri 1190.<br />

Sono esse gallerie bastantemente chiare<br />

cola luce procurata da un conveniente<br />

numero di f<strong>in</strong>estroni aperti verso il lago, i<br />

quali offrono <strong>in</strong> oltre ai passeggeri<br />

gradevolissimi variati punti di vedute che<br />

rendono il passaggio di queste grotte più<br />

<strong>in</strong>teressante e <strong>in</strong>vece di destare<br />

quell’apprensione come al primo colpo<br />

d’occhio a ciascuno sembrerebbe.<br />

La loro lunghezza è di Metri 5 è atta al<br />

cambio di ogni carro o vettura, così è<br />

bastantemente generosa pel passaggio di<br />

qualunque carico anche volum<strong>in</strong>osissimo<br />

che vi si debba <strong>in</strong>trodurre.<br />

I detti scogli poi nel rimenane delle loro<br />

fughe ove si presentavano con qualche<br />

base <strong>in</strong> ritiro e di roccia vennero <strong>in</strong>tagliati<br />

colle <strong>strade</strong> a così detto Cielo aperto e<br />

mediamente grandi muri di spallatura con<br />

attraverso ai burroni ed altri ripieghi si<br />

ottenne ovunque la larghezza di M.ri 5<br />

oltre la cunetta di scolo. Intorno poi ai<br />

sudd.i Muri di spallatura si….<br />

Tutti i paesi che vennero attraversati colla<br />

nuova strada e che avevano anguste<br />

<strong>strade</strong>lle furono ridotti <strong>in</strong> modo più<br />

regolare colle necessarie mutilazioni dei<br />

Caseggiati rifabbricati anche più<br />

elegantemente di prima.<br />

Tutti i Fiumi, Torrenti, Valli scoli<br />

secondari e burroni vedonsi attraversati<br />

con solidi ponti arcuati tutti <strong>in</strong> vivo con<br />

rivestimenti di pietre da taglio<br />

diligentemente combacciate non


5: Esposizione agli <strong>in</strong>sulti delle Onde del<br />

Lago trattandosi della riflessibile<br />

differenza di M.i 4 fra lo stato di magra e<br />

quello di straord<strong>in</strong>aria piena.<br />

50<br />

esistendone che un solo con impalcature<br />

<strong>in</strong> legno per circostanze parziali di<br />

località.<br />

Tutti i muri piantati <strong>in</strong> spiagge e soggetti<br />

qu<strong>in</strong>di agli <strong>in</strong>sulti delle Onde del Lago<br />

sono rivestiti s<strong>in</strong>o all’altezza di M.i 5<br />

sopra la magra con pietre lavorate e<br />

combacciate diligentemente a corsi<br />

regolari per cui non vedonsi <strong>in</strong>terstizi di<br />

cemento e qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong>suscetibili di venir<br />

attaccati.<br />

Sopra essi muri sorge il parapetto alto un<br />

Metro sopra il piano della Strada con che<br />

è tolta ogni apprensione e pericolo, oltre<br />

di ché si presentano essi figura più<br />

aggradevole colla più ben condotta<br />

curvatura e generalmente coperti da lastre<br />

di marmo lavorate e combacciate nel<br />

modo più regolare ed esatto.<br />

Vedensi <strong>in</strong>oltre <strong>nei</strong> siti meno importanti<br />

estese tratte barricate, e paracarri cil<strong>in</strong>drici<br />

di granito di maniera che a chi percorre<br />

questa l<strong>in</strong>ea nulla restasi a desiderare.<br />

Per Vice Reale graziosa disposizione, poi<br />

di S.A.I. vedonsi distribuite a c<strong>in</strong>que<br />

distanze rispetti replicato con piantaggioni<br />

per l’ombra e ristoro dei viandanti, e con<br />

alcune fontane di ottima acqua, sedili. Il<br />

che rende sempre più amena questa strada<br />

e dilettevole il viaggio <strong>in</strong> ogni maniera.<br />

L’iscrizione per questa strada certamente<br />

ord<strong>in</strong>ata da S.M. vien locata nello scoglio<br />

di Varenna denom<strong>in</strong>ato il Sasso Morcata<br />

nel quale vedonsi i perforamenti più<br />

importanti delle nom<strong>in</strong>ate gallerie e che<br />

presentano il lavoro più arduo e<br />

imponente questa strada.<br />

La lunghezza della Piana di Lecco a<br />

Colico è di M.i 41008.<br />

Parte consecutiva <strong>in</strong> costruzione da Colico<br />

alla riva di Chiavenna.<br />

Anche il progetto per quest’ultima tratta che riunisce due grandi <strong>strade</strong> di Milano Lecco Colico,<br />

e della Valtell<strong>in</strong>a con la grandiosa strada Montana di Spluga, dopo una serie annosa di militari<br />

discussioni essendo stato f<strong>in</strong>almente adottato secondo le ultime disposizioni del 1831 ne fu<br />

<strong>in</strong>trapresa l’esecuzione <strong>in</strong> autunno del 1833 ed il lavoro è già sp<strong>in</strong>to al segni di non dubitarne<br />

l’apertura carrozzabile pel sembra prossimo, cioè del corrente 1834.


Le difficoltà ed i mezzi con che furono superate equivalgono consimilmente le anzidette per la<br />

strada da Colico a Lecco essendovi qui pure due perforanti Gallerie della fuga complessiva di<br />

M.ri 196 <strong>in</strong> muratura nel lago equamente rivestite con parapetti e barricate e più un ponte con<br />

spalle di vivo e stilate di Larice della lunghezza di M.i 114 pel passaggio dell’Adda.<br />

La complessiva lunghezza di questa strada è di M.i 15.014 e a lavoro f<strong>in</strong>ito importerà a circa<br />

L 650/m compresi gli <strong>in</strong>dennizzi di proprietari di fondi e case da occuparsi.<br />

C. D.ni<br />

Di sua mano furono anche i rilievi per il tratto Tresenda-Aprica che, <strong>in</strong> sostituzione degli ormai<br />

obsoleti Zapei di Avriga, fu poi costruito dal figlio, Ingegner Giovanni Donegani, negli anni tra il<br />

1845 e il 1855.<br />

Nel corso del XIX secolo furono costruite numerose <strong>strade</strong> <strong>nei</strong> <strong>Grigioni</strong>, tra di esse la Strada<br />

Poschiavo - Bern<strong>in</strong>a - Pontres<strong>in</strong>a - Samaden (1847-1865) dall' Ingegner Riccardo La Nicca. La sua<br />

realizzazione fu caldeggiata anche da Carlo Cattaneo <strong>nei</strong> suoi appunti sulle <strong>strade</strong> dei grigioni scritti<br />

nel 1842, come ricorda Guglielmo Scaramell<strong>in</strong>i <strong>in</strong> Le carrozzabili dello Spluga e dello Stelvio<br />

nell'epoca lombardo-veneta.<br />

Ancora furono costruiti la strada del San Bernard<strong>in</strong>o (1818-1823) dall' Ingegner Giulio Pocobelli; il<br />

Tratto Splugen-Thusis nel 1822 dall'Ingegner Giulio Pocobelli e dall'Ingegner Riccardo La Nicca.<br />

Nella prima metà del XIX secolo vennero realizzate anche la carrozzabile dello Julier (1834-1840),<br />

il tratto Chiavenna – Castasegna esistente già negli anni ’40 dell’Ottocento e il tratto Maloia -<br />

Castasegna (1827-1828): con la costruzione di questa strada, dal 1840, il passo del Settimo che già<br />

aveva perso molta della sua importanza, venne def<strong>in</strong>itivamente abbandonato.<br />

La costruzione di tutte queste vie occupò per parecchi anni un numero cospicuo di lavoratori (solo<br />

per lo Stelvio si parlava di più di duemila operai) per cui portò un effetto benefico sulle disastrate<br />

situazioni economiche locali. Vantaggi notevoli ebbero naturalmente i commerci da e per il Nord.<br />

Soprattutto la via dello Spluga, data anche la vocazione commerciale che <strong>nei</strong> secoli sempre<br />

contraddist<strong>in</strong>se Chiavenna, diede luogo ad un fiorire di attività di tale natura.<br />

La strada dello Stelvio, costruita con f<strong>in</strong>alità<br />

militari e strategiche, ebbe poca importanza<br />

dal punto di vista commerciale. Quando poi<br />

l'Austria, perduta la Lombardia nel 1859, ne<br />

decretò la chiusura durante i mesi <strong>in</strong>vernali,<br />

ma, soprattutto, quando, da un lato, venne<br />

realizzata la più comoda e accessibile via<br />

del Tonale e, dall'altro, si <strong>in</strong>iziarono a<br />

costruire le nuove l<strong>in</strong>ee ferroviarie, essa<br />

entrò <strong>in</strong> un lungo periodo di crisi, più tardi<br />

<strong>in</strong> parte risolto con l'avvento del turismo.<br />

La strada <strong>nei</strong> pressi del passo dello Stelvio dal versante ates<strong>in</strong>o<br />

In conclusione di questa ricerca, vorrei riproporre le parole di un attento analista della<br />

situazione nella prov<strong>in</strong>cia di Sondrio.<br />

Pietro Rebusch<strong>in</strong>i così descrive lo stato della viabilità nel 1833 nella sua Descrizione<br />

statistica della prov<strong>in</strong>cia di Valtell<strong>in</strong>a giusta lo stato <strong>in</strong> cui trovavasi l'anno 1833:<br />

"Non vi ha confronto fra lo stato delle <strong>strade</strong> che esistevano ai tempi <strong>in</strong> cui la Valtell<strong>in</strong>a coi due<br />

contadi di Bormio e Chiavenna, era sotto il dom<strong>in</strong>io de' <strong>Grigioni</strong>, e quelle che trovansi<br />

attualmente.<br />

51


Allora lungo la vallata <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciando da Colico f<strong>in</strong>o a Bormio, esisteva la così detta strada<br />

Valeriana, la quale mettendo <strong>in</strong> comunicazione i paesi posti alle falde de' fianchi della vallata<br />

stessa, scorreva or <strong>in</strong> piano, or <strong>in</strong> colle più o meno erto e pericoloso, come era la Scalottola di<br />

Piantedo, la Sasella di Sondrio ecc.; or sopra fondo fangoso od <strong>in</strong>ondato dai trabocchi dell'Adda,<br />

e delle irruzioni dei torrenti, per cui non era praticabile che dai pedoni, dai cavalli e al più da<br />

qualche piccolo carro <strong>in</strong> alcune tratte; sì che i trasporti venivano con grave spesa e ritardo<br />

eseguiti generalmente a soma, e per conseguenza erano assai poche le relazioni coi conf<strong>in</strong>anti<br />

paesi del comasco.<br />

Non meno disastrosa era quella che da Morbegno attraversando l'Adda sul bel ponte di Ganda,<br />

passava per Traona, Mantello e Dub<strong>in</strong>o, <strong>in</strong>di a Bocca d'Adda metteva nel chiavennasco,<br />

attraversando il pericoloso sasso di Verceja e da ivi allo Spluga e nella Valle Pregallia.<br />

Le <strong>strade</strong> comunali e secondarie che da quelle dipartivansi, erano ancor più <strong>in</strong> deplorabile stato,<br />

con pregiudizio non lieve anche dell'agricoltura.<br />

Ma ora, mercè la Sovrana provvidenza, sonosi condotte a perfezione due grandi <strong>strade</strong>: quelle,<br />

cioè, dello Spluga e dello Stelvio; ed una strada <strong>in</strong> attività di lavoro, che da Colico congiungesi<br />

a quella di Chiavenna, porrà <strong>in</strong> perenne e facile comunicazione quest'ultimo territorio colla<br />

Valtell<strong>in</strong>a, che dapprima riesciva assai difficile per la disastrosa strada, massime sul già<br />

nom<strong>in</strong>ato sasso di Verceja.<br />

Il vantaggio che queste nuove <strong>strade</strong> han portato alla Valtell<strong>in</strong>a è grande, essendosi per esse<br />

oltremodo aumentate le commerciali relazioni coi paesi dell'Italia, Germania e Svizzera: si è<br />

aumentato il numero de' passeggeri anche facoltosi, che lascian sempre denaro <strong>in</strong> luogo: i viaggi<br />

ed i trasporti si sono resi sempre sicuri, comodi, celeri, e di m<strong>in</strong>or dispendio: <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e si è aperto<br />

alla Valtell<strong>in</strong>a un mezzo per lo smercio de' prodotti del suo territorio, dapprima impedito o reso<br />

difficile e dispendioso per la scabrosità delle <strong>strade</strong> e per mancanza di reciproche relazioni.<br />

Passando alla strada che da Colico ascende e percorre tutta la Valtell<strong>in</strong>a f<strong>in</strong>o a Bormio, <strong>in</strong>di alla<br />

sommità dello Stelvio al conf<strong>in</strong>e dello Stato Lombardo, da dove discende nella valle di Trafoi<br />

territorio tirolese, si dirà primieramente esser la medesima una delle più belle ed assai ben<br />

conservata, potendo per essa passare ogni sorta di attiragli.<br />

Da Colico a Bormio vi è la distanza di metri 110.836, ossia miglia comuni lombarde 60 circa; e<br />

da Bormio al Giogo dello Stelvio altri metri 20.400, il quale ultimo trovasi all'elevatezza di<br />

metri 2841 sul livello del mare.<br />

La larghezza della strada da Colico a Bormio è di metri 5 <strong>in</strong> 5,50; e da Bormio alla suddetta<br />

sommità di soli metri 5.<br />

In cotal modo gli abitanti di Bormio, nel mezzo del cui esteso abitato scorre la strada, ne<br />

risentiranno molto vantaggio, siccome l'avevano <strong>in</strong> altri tempi più remoti, allorché vi era un<br />

vivo commercio di transito procedente dallo Stato Veneto per la Germania, tenendo la via del<br />

Fraele per Santa Maria,<br />

donde il trasporto non<br />

potevasi eseguire che a<br />

soma.<br />

Una prova che Bormio<br />

fosse luogo di commercio<br />

di transito si ha<br />

dall'ampio fabbricato che<br />

serviva di sosta, o<br />

Dogana, posto <strong>in</strong> fianco<br />

alla piazza d'<strong>in</strong>nanzi alla<br />

chiesa parrocchiale, ora<br />

ridotto ad altro uso.<br />

Il primo tronco di tale<br />

strada dal conf<strong>in</strong>e di<br />

Colico f<strong>in</strong>o a Sondrio fu<br />

ultimato il 1815: da<br />

Sondrio a Tirano il 1819<br />

e 1820: da Bormio alla<br />

Stelvio il 1823; e da quivi<br />

Progetto di Carlo Donegani relativo al ponte prima della galleria ai<br />

Bagni 52 di Bormio, lungo la strada dello Stelvio


a Trafoi il 1825.”<br />

Bibliografia<br />

Bibliografia citata <strong>in</strong> nota<br />

F. Borca, Horridi Montes ambiente e uom<strong>in</strong>i di montagna visti dai gallo-romani, Aosta 2002<br />

A. Gorfer, It<strong>in</strong>erari alp<strong>in</strong>i nel Medioevo <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a, Sondrio 1993<br />

G. Caniggia, Strutturazione dello spazio antropico, Firenze 1985<br />

P. Lavedan – J. Hugueney, L'urbanisme au Moyen Age, G<strong>in</strong>evra 1974; G. Oneto, Paesaggio e<br />

architettura delle regioni padano alp<strong>in</strong>e dalle orig<strong>in</strong>i alla f<strong>in</strong>e del primo millennio, Ivrea 2002.<br />

G. Luraschi, Via Reg<strong>in</strong>a: <strong>in</strong>quadramento storico, <strong>in</strong> L’Antica Via Reg<strong>in</strong>a. Tra gli It<strong>in</strong>erari Stradali e le<br />

vie d’Acqua del Comasco, Como 1995, pp. 59-76<br />

D. Sosio, Albosaggia, Sondrio 1987<br />

F. Fedele, Preistoria e paleoambienti della Valchiavenna 1994: S. Cater<strong>in</strong>a di Gordona, Pian dei Cavalli,<br />

Montespluga, <strong>in</strong> “ Clavenna”, XXXIII (1994), pp. 9-86<br />

M. Cremaschi – Fabio Negr<strong>in</strong>o – Diego Angelucci, Testimonianze mesolitiche a Dosso Gavia – Val di<br />

Gavia (Sondrio), <strong>in</strong> Atti del II convegno Archeologico Prov<strong>in</strong>ciale, Grosio 1995, pp. 35-40<br />

D. Pace, Sistema petroglifico di Grosio, <strong>in</strong> “ Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 23 (1970), pp. 5-<br />

33.<br />

G. Antonioli, Valgros<strong>in</strong>a arcaica, dal lessico alla toponomastica per giungere alle più antiche<br />

attestazioni documentarie, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o storico Alta Valtell<strong>in</strong>a”, 6 (2003), pp. 19-28.<br />

E. Anati, Le prime comunità umane un Valtell<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> Le orig<strong>in</strong>i della Valtell<strong>in</strong>a e della Valchiavenna.<br />

Contributi di storia sociale dalla preistoria all’alto medioevo , Sondrio 1989, pp. 31-43<br />

R. Poggiani Keller, Valtell<strong>in</strong>a e mondo alp<strong>in</strong>o nella preistoria, Milano 1989 e U. Sansoni - S. Gavaldo –<br />

C. Gastaldi, Simboli sulla roccia, Capo di Ponte, 1999<br />

G. Oneto, Paesaggio e architettura delle regioni padano alp<strong>in</strong>e dalle orig<strong>in</strong>i alla f<strong>in</strong>e del primo<br />

millennio, Ivrea 2002<br />

G. Caniggia, Percorsi, <strong>in</strong>sediamenti e difese <strong>in</strong> rapporto all'oroidrografia della Lombardia prealp<strong>in</strong>a, <strong>in</strong><br />

Le fortificazioni del lago di Como , Como 1971<br />

P. Jorio, Acque, ponti, diavoli nel leggendario alp<strong>in</strong>o, Ivrea, 1999. Cfr anche Il segno m<strong>in</strong>ore, Capo di<br />

Ponte, 2001<br />

S. Castelpietra, La via Claudia Augusta, <strong>in</strong> “Raetia”, aprile-giugno (1935), pp. 33-48<br />

F. Prontera (a cura di), Tabula Peut<strong>in</strong>geriana, le antiche vie del mondo, Città di Castello 2003<br />

Scriptores Historiae Augustae, vol. II, Leipzig 1971<br />

A. Planta, La via romana raggiungeva il Maloggia salendo dal Malog<strong>in</strong>. Sulle tracce della via romana<br />

sopra il Maloggia e il Giulia, <strong>in</strong> “Quaderni <strong>Grigioni</strong>taliani”, a. XLIII, 2 (1974), pp. 139-146.<br />

I. Schenatti, Le <strong>strade</strong> romane di Valtell<strong>in</strong>a e val Bregaglia, Sondrio 1927; M. Balatti - G. Scaramell<strong>in</strong>i,<br />

Percorsi storici di Valchiavenna, Chiavenna 1995<br />

P. Pensa, Le antiche vie di comunicazione del territorio orientale del lago e le loro fortificazioni, Como<br />

1977.<br />

T. Mommsen, C.I.L. , III, De Raethiae prov<strong>in</strong>ciae orig<strong>in</strong>e et f<strong>in</strong>ibus, Berl<strong>in</strong>o 1863<br />

A. Grilli, Tracciato romano <strong>in</strong> Valcamonica, <strong>in</strong> Viaggiare <strong>in</strong> Valcamonica, Brescia 1997<br />

A. Garzetti, Le orig<strong>in</strong>i della Valtell<strong>in</strong>a e della Valchiavenna, Sondrio 1989;<br />

A. Sala, Ipotesi di persistenze romane <strong>in</strong> Lombardia: le torri di Bergamo, quelle della Val Chiavenna e<br />

della Valtell<strong>in</strong>a e il sistema fortificato dei laghi lombardi, <strong>in</strong> “ Bollett<strong>in</strong>o della Società storica<br />

valtell<strong>in</strong>ese”, 56 (2003), pp. 7-34.<br />

U. Cavallari, La via Valeriana, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 14 (1960), pp. 25-30<br />

G. Muffatti Musselli, Aspetti della circolazione monetaria <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna <strong>in</strong> epoca<br />

preromana e romana, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 41 (1988), pp. 9-24<br />

M. A. Levi, Le <strong>strade</strong> romane, <strong>in</strong> Roma antica, Utet 1963. H. Gredig - A. Hegland, Es muss nicht immer<br />

romisch se<strong>in</strong>, Landquart 2000<br />

G. Walser, Die romischen Strassen und Meilenste<strong>in</strong>e <strong>in</strong> Raetien, Stuttgart 1983<br />

G. Soldi Rond<strong>in</strong><strong>in</strong>i, Le vie transalp<strong>in</strong>e del commercio milanese dal sec. XIII al XV, <strong>in</strong> Felix olim<br />

Lombardia, Milano 1978<br />

P. Ma<strong>in</strong>oni, I traffici sul lago di Como e il problema della loro sicurezza <strong>nei</strong> secoli XIII - XV, <strong>in</strong> Le<br />

fortificazioni del lago di Como, Como 1971<br />

A. Cassi Ramelli, Geografia militare e castellologia, <strong>in</strong> Il sistema fortificato dei laghi lombardi, atti delle<br />

giornate di studio, Varenna, Villa Monastero 13-16 giugno 1974, Como 1977, pp. 11-18<br />

M. Belloni Zecch<strong>in</strong>elli, La torre di Olonio, <strong>in</strong> Il sistema fortificato dei laghi lombardi, atti delle giornate<br />

di studio, Varenna, Villa Monastero 13-16 giugno 1974, Como 1977, pp. 57-78<br />

53


P. Pensa, Le comunicazioni nel bac<strong>in</strong>o dell'Adda, <strong>in</strong> “ Archivi di Lecco”, 2-3 (1988)<br />

M. Bon<strong>in</strong>o, Le costruzioni navali del Lario tra tardoantico e tradizione recente, <strong>in</strong> L’Antica Via Reg<strong>in</strong>a.<br />

Tra gli It<strong>in</strong>erari Stradali e le vie d’Acqua del Comasco, Como 1995, pp. 565-582<br />

P. Ma<strong>in</strong>oni, I traffici sul lago di Como e il problema della loro sicurezza <strong>nei</strong> secoli XIII - XV, <strong>in</strong> Le<br />

fortificazioni del lago di Como, Como 1971<br />

S. Tender<strong>in</strong>i, Ospitalità e passi alp<strong>in</strong>i, Tor<strong>in</strong>o, 2000<br />

E. Pedrotti, Gli xenodochi di san Remigio e santa Perpetua, Milano 1957.<br />

G. D. Oltrona Visconti, Viandanti, m<strong>in</strong>atori, armigeri nell’ospitale a S. Giacomo di Fraele, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o<br />

della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 49 (1996), pp. 37-46<br />

L. Ceretti - F. Monteforte, Septimer. Il pass da Sett, Sondrio 1995<br />

M. Balatti - G. Scaramell<strong>in</strong>i, Percorsi storici di Valchiavenna, Chiavenna 1995<br />

M. Bundi, La storia del passo dello Spluga, <strong>in</strong> “Rassegna economica della Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio” 7-8<br />

(1969).<br />

M. Balatti - G. Scaramell<strong>in</strong>i, Percorsi storici di Valchiavenna, Chiavenna 1995<br />

G. Guler von We<strong>in</strong>eck, Raetia, ……. 1616 (versione dal tedesco della sola parte che riguarda la<br />

Valtell<strong>in</strong>a e la Valchiavenna, a cura di Giust<strong>in</strong>o Renato Ors<strong>in</strong>i, Sondrio 1959<br />

M. Belloni Zecch<strong>in</strong>elli, Il passo di sant’Jorio <strong>nei</strong> secoli, <strong>in</strong> L’Antica Via Reg<strong>in</strong>a. Tra gli It<strong>in</strong>erari Stradali<br />

e le vie d’Acqua del Comasco, Como 1995, pp. 487-496<br />

A. Boscacci, Il taglio dell'Adda, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 35 (1982), pp. 105-116<br />

A. Boscacci, Pescaie, paludi e navigazione sull'Adda, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 36<br />

(1983), pp. 215-234<br />

A. Boscacci, Pian di Spagna – bonifica e diritto di pascolo, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società storica<br />

valtell<strong>in</strong>ese”, 37 (1984), pp. 157-180<br />

R. Bornatico, La strada del Bern<strong>in</strong>a, Poschiavo 1974<br />

G. Scaramell<strong>in</strong>i, Viaggiando <strong>nei</strong> secoli sul Bern<strong>in</strong>a <strong>in</strong> Il passo del Bern<strong>in</strong>a: 500 anni memorie, poesie,<br />

lettere, Clusone 1997<br />

R. Togn<strong>in</strong>a, L<strong>in</strong>gua e cultura della Valle di Poschiavo, Poschiavo 1981<br />

R. Togn<strong>in</strong>a, Introduzione a Poschiavo, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 29 (1976), pp.<br />

17-34<br />

Zala - Pozzi, La strada del Bern<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> "Il Grigione Italiano" 1952<br />

N. Canetta, L'importanza strategica della strada del Muretto dal XIII al XVII secolo e le fortificazioni ad<br />

essa collegate, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 31 (1978), pp. 37-40.<br />

E.e N. Canetta, Sui sentieri delle Alpi Svizzere-<strong>Grigioni</strong>, Tor<strong>in</strong>o 1993<br />

G. C. Corbell<strong>in</strong>i, Vicende dell'<strong>in</strong>sediamento umano <strong>in</strong> Valmalenco, tesi di laurea, rel. Mario P<strong>in</strong>na,<br />

Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, a.a. 1967/1968<br />

L. De Bernardi, Valmalenco, una lunga storia, Sondrio 1986<br />

L. Livieri, La Valmalenco, Sondrio, s.d.<br />

S. Masa, La "strada Cavallera" del Muretto. Valmalenco, transito e commerci su una via retica fra<br />

Valtell<strong>in</strong>a e <strong>Grigioni</strong> <strong>in</strong> epoca moderna, tesi di laurea, rel. Carlo Capra e Claudia di Filippo Bareggi,<br />

Milano, Università degli Studi, a.a. 1992/1993<br />

E. Pavesi, Valmalenco, San Casciano 1969<br />

La storia di Livigno dal Medioevo al 1797, a cura di Francesco Palazzi Trivelli, Sondrio 1995<br />

E. Besta, Bormio antica e medioevale, Milano 1945<br />

M.L. Galli, , I valichi più praticati negli ultimi due secoli e gli attuali nell'Alta Valtell<strong>in</strong>a, tesi di laurea<br />

Università Cattolica del Sacro Cuore, anno acc. 1970-71.<br />

I. Silvestri, Le <strong>strade</strong> dell’Umbrail e dello Stelvio dal Medioevo al 1900, Bormio 2001<br />

T. Urangia Tazzoli, La Contea di Bormio, voll. 1-IV, Bergamo 1930-1938<br />

L. Conato, Leonardo da V<strong>in</strong>ci nella valle dell'Adda, Como 2003<br />

M. Bundi, I primi rapporti tra <strong>Grigioni</strong> e Venezia nel secolo XV e XVI, Chiavenna 1996<br />

D. Bertoglio, Relazione sulle variazioni del delta dell'Adda presso Colico negli ultimi secoli, Milano 1935<br />

G. Scaramell<strong>in</strong>i, La strada dei cavalli: storico tracciato stradale della bassa Valchiavenna, Verceia 2002<br />

M. Belloni Zecch<strong>in</strong>elli, La torre di Olonio, <strong>in</strong> Il sistema fortificato dei laghi lombardi, atti delle giornate<br />

di studio, Varenna, Villa Monastero 13-16 giugno 1974, Como 1977, pp. 57-78<br />

M. Balatti, La strada traversa della Forcola, <strong>in</strong> “ Rassegna economica della Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio”, n. 5<br />

(1995), pp. 33-40<br />

G. Scaramell<strong>in</strong>i, La strada Priula, Morbegno 1992<br />

A. Allegri, La strada di san Marco tra la Bergamasca e la Valtell<strong>in</strong>a: storia di un'importante via di<br />

comunicazione economica e militare, tesi di laurea, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, a.a.<br />

1967-1968<br />

B. Leoni, Notizie sul servizio postale <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna dal XV secolo s<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e del XVIII,<br />

<strong>in</strong> “Rassegna economica della Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio”, 10 (1958), pp. 5-12<br />

V. Mora, I Tasso e le poste. Cornello dei Tasso. Con i Tasso da Cornello all'Europa, Bergamo 1982<br />

54


G. Scaramell<strong>in</strong>i, Il territorio e la società nella prov<strong>in</strong>cia di Sondrio, <strong>in</strong> Sondrio e il suo territorio, a cura<br />

di O. Lurati - R. Meazza - A. Stella, Milano 1995, pp. 11-40<br />

S. Massera, Le antiche <strong>strade</strong> orobiche tra la Repubblica di san Marco e la Valtell<strong>in</strong>a <strong>in</strong> “ Rassegna<br />

economica della Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio”, n. 3 (1988), pp. 87-92<br />

S. Massera, Le pr<strong>in</strong>cipali vie di comunicazione fra la Repubblica di Venezia e i Cantoni Svizzeri<br />

attraverso la Valtell<strong>in</strong>a e i <strong>Grigioni</strong> nel sec XVII, <strong>in</strong> “ Rassegna economica della Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio”, n.<br />

7/8 (1983), pp. 15-26<br />

S. Calvi, Zapei di Abriga: riflessioni su alcune annotazioni d'archivio, sl. 1996<br />

L. Leonardo, Edolo e i passi dell'alta Valcamonica <strong>in</strong> una relazione del 1627, <strong>in</strong> “Commentari<br />

dell’Ateneo di Brescia”, 1988, pp. 111-133<br />

E. Tagliabue, Strade militari della Rezia e del Tic<strong>in</strong>o, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o storico della Svizzera italiana”, 1901<br />

(studio su un manoscritto di A. Vignati)<br />

P. Pensa, Le comunicazioni nel bac<strong>in</strong>o dell'Adda, <strong>in</strong> “ Archivi di Lecco”, a.11, n. 2 (1988), pp. 326-351<br />

B. Leoni - L. Livieri, Una relazione sulla Valtell<strong>in</strong>a di quattrocento anni fa, <strong>in</strong> “Rassegna economica<br />

della Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio”, n. 5 (1958), pp. 12-16<br />

Bibliografia generale<br />

D. Benetti, Il segno dell'uomo nel paesaggio, Sondrio 2000<br />

E. Besta, Le valli dell'Adda e della Mera, Milano, 1955<br />

A. Cantalupi, Prospetto storico-statistico delle <strong>strade</strong> di Lombardia mantenute dallo Stato, Milano 1850<br />

O. Franzoni – G. C. Sgabussi, Segni di conf<strong>in</strong>e, 2 voll., Breno 1996<br />

A. Gorfer, It<strong>in</strong>erari alp<strong>in</strong>i nel Medio Evo <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a, Sondrio 1993<br />

P. Guichonnet, Storia e civiltà delle Alpi, Jaka Book 1986<br />

E. Kirchen, Il Cantone dei <strong>Grigioni</strong>: appunti di geografia fisico-economica, <strong>in</strong> Atti del XXI Congresso<br />

geografico italiano – Verbania 1971, Novara 1971<br />

Le <strong>strade</strong> <strong>storiche</strong>. Un patrimonio da salvare, a cura di M. Boriani e A. Cazzani, Milano 1993<br />

E. Pedrotti, Storia di Aprica, Pavia 1948<br />

A. Solmi, Formazione territoriale della Svizzera Italiana, <strong>in</strong> “ Archivio Storico della Svizzera Italiana”, n.<br />

1 (1926), pp. 5-39; n. 2-3 (1926), pp. 97-129; n. 1-2 (1927), pp. 3-14<br />

Storia dei <strong>Grigioni</strong>, 3 voll., Coira-Bell<strong>in</strong>zona 2001<br />

La storia di Livigno dal Medioevo al 1797, a cura di Francesco Palazzi Trivelli, Sondrio 1995<br />

P. Merisio - L. Zan<strong>in</strong>i, La montagna che unisce, Pomezia 1991<br />

P. Pensa, L'Adda il nostro fiume, Lecco 1992<br />

P. Pensa, Le comunicazioni nel bac<strong>in</strong>o dell'Adda, <strong>in</strong> “ Archivi di Lecco”, n 2-3, 1988, pp. 311-348<br />

G. Romegialli, Storia della Valtell<strong>in</strong>a e della già contee di Bormio e di Chiavenna, Sondrio 1834<br />

P. L. Rousset, Ipotesi sulle radici pre<strong>in</strong>doeuropee dei toponimi alp<strong>in</strong>i, Priuli e Verlucca 1991<br />

G. Scaramell<strong>in</strong>i, I valichi delle Alpi retiche. Cenni di geografia storica, <strong>in</strong> Atti del XXI Congresso<br />

geografico italiano – Verbania 1971, Novara 1971, IV, pp. 288-290<br />

G. Staluppi, I valichi delle Alpi Retiche. Considerazioni geografiche - Situazione attuale, <strong>in</strong> Atti del XXI<br />

Congresso geografico italiano – Verbania 1971, Novara 1971<br />

G. Staluppi, Catalogo della mostra cartografica sulla Valtell<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> Atti del XXI Congresso geografico<br />

italiano – Verbania 1971, Novara 1971<br />

S. Tender<strong>in</strong>i, Ospitalità e passi alp<strong>in</strong>i, Tor<strong>in</strong>o 2000<br />

S. Tender<strong>in</strong>i, Locande, Ospizi, Alberghi, Tor<strong>in</strong>o 2001<br />

Viaggiare <strong>in</strong> Valle Camonica, a cura di O. Franzoni e G. C. Sgabussi, Breno 1997<br />

M. Mandelli -D.Zoia, La carga, contrabbando <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna, 1988<br />

T. Urangia Tazzoli, La Contea di Bormio, vol. IV, La storia, Bergamo 1934<br />

Bibliografia relativa all'epoca preistorica e romana<br />

E. Anati, Le prime comunità umane <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> Le orig<strong>in</strong>i della Valtell<strong>in</strong>a e della Valchiavenna.<br />

Contributi di storia sociale dalla preistoria all’alto medioevo, Sondrio 1989, pp. 31-43<br />

G. Antonioli, Valgros<strong>in</strong>a arcaica. Dal lessico alla toponomastica per giungere alle più antiche<br />

attestazioni documentarie, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o Storico Alta Valtell<strong>in</strong>a”, n. 6 (2003), pp. 19-28<br />

G. Caniggia, Percorsi, <strong>in</strong>sediamenti e difese <strong>in</strong> rapporto all'oroidrografia della Lombardia prealp<strong>in</strong>a, <strong>in</strong><br />

Le fortificazioni del lago di Como, atti delle giornate di studio dirette da M. Belloni Zecch<strong>in</strong>elli, Varenna,<br />

Villa Monastero 22-24 maggio 1970, Como 1971.<br />

F. Fedele, Preistoria e paleoambienti della Valchiavenna 1994: S. Cater<strong>in</strong>a di Gordona, Pian dei Cavalli,<br />

Montespluga, <strong>in</strong> “ Clavenna”, XXXIII (1994), pp. 9-86<br />

F. Fedele – M. Buzzetti, Pian dei Cavalli: sui passi dei primi uom<strong>in</strong>i nelle Alpi, Chiavenna 1993<br />

P. Jorio, Acque, ponti, diavoli nel leggendario alp<strong>in</strong>o, Ivrea 1999<br />

55


G. Luraschi, Il castellum nella costituzione politica dei Ligures, <strong>in</strong> Le fortificazioni del lago di Como,<br />

Como 1971, pp. 123-155<br />

G. Oneto, Paesaggio e architettura delle regioni padano-alp<strong>in</strong>e dalle orig<strong>in</strong>i alla f<strong>in</strong>e del primo<br />

millennio, Ivrea 2002<br />

R. Poggiani Keller, Valtell<strong>in</strong>a e mondo Alp<strong>in</strong>o nella preistoria, Milano 1989<br />

U. Sansoni – S. Gavaldo – C. Gastaldi, Simboli sulla roccia. L’arte rupestre della Valtell<strong>in</strong>a centrale<br />

dalle armi del bronzo ai segni cristiani, Capo di Ponte, 1999<br />

M. Ariatta, L'«adtributio» nelle valli dell'Adda e della Mera, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società storica<br />

valtell<strong>in</strong>ese”, n. 43 (1990), pp. 165-188<br />

M. Balatti - G. Scaramell<strong>in</strong>i, Percorsi storici di Valchiavenna, Chiavenna 1995<br />

S. Castelpietra, La via Claudia Augusta, <strong>in</strong> “Raetia”, aprile-giugno (1935), pp. 33-48<br />

M. Fattarelli, La sepolta Olonio e la sua Pieve, Oggiono 1986<br />

A. Garzetti, Le orig<strong>in</strong>i della Valtell<strong>in</strong>a e della Valchiavenna, Sondrio 1989<br />

A. Grilli, Tracciato romano <strong>in</strong> Valle Camonica <strong>in</strong> Viaggiare <strong>in</strong> Valcamonica. Le comunicazioni stradali<br />

<strong>in</strong> una vallata alp<strong>in</strong>a attraverso i secoli, a cura di O. Franzoni e G. C. Sgabussi, Breno 1997, pp. 53-62<br />

M. A. Levi, Le <strong>strade</strong> romane <strong>in</strong> Roma antica, Tor<strong>in</strong>o 1963<br />

V. Mariotti (a cura di), Chiavenna antica, Bergamo 1989<br />

T. Mommsen, C.I.L. III, De Raethiae prov<strong>in</strong>ciae orig<strong>in</strong>e et f<strong>in</strong>ibus, Berl<strong>in</strong>o 1863<br />

G. Muffatti Musselli, Aspetti della circolazione monetaria <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna <strong>in</strong> epoca<br />

preromana e romana, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 41 (1988), pp. 9-24<br />

A. Planta, La via romana raggiungeva il Maloggia salendo dal Malog<strong>in</strong>. Sulle tracce della via romana<br />

sopra il Maloggia e il Giulia, <strong>in</strong> “Quaderni <strong>Grigioni</strong>italiani”, n. 2 (1974), pp. 139-146<br />

F. Prontera (a cura di), Tabula Peut<strong>in</strong>geriana, le antiche vie del mondo, Città di Castello 2003<br />

A. Sala, Ipotesi di persistenze romane <strong>in</strong> Lombardia: le torri di Bergamo, quelle della Val Chiavenna e<br />

della Valtell<strong>in</strong>a e il sistema fortificato dei laghi lombardi, <strong>in</strong> “ Bollett<strong>in</strong>o della Società storica<br />

valtell<strong>in</strong>ese”, n. 56 (2003), pp. 7-33<br />

I. Schenatti, Le <strong>strade</strong> romane di Valtell<strong>in</strong>a e Val Bregaglia, Sondrio 1927<br />

Bibliografia relativa all' epoca medievale e grigiona:<br />

Spluga, Maloia, Septimer, Julier, Lario<br />

V. Adami, La strada dello Spluga, Milano 1922<br />

M. Balatti – G. Scaramell<strong>in</strong>i, Percorsi storici di Valchiavenna, Chiavenna 1995<br />

M. Balatti, Il sentiero dell'Emet, <strong>in</strong> “Rassegna economica della Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio”, n. 7-8 (1995), pp.<br />

pp. 41-46<br />

M. Balatti, Sulla strada da Riva allo Spluga tra Settecento e Ottocento, <strong>in</strong> “Clavenna”, XXVI (1987), pp.<br />

167-202<br />

M. Balatti, Su per il lago di Como, di ver Lamagnia, è valle di Chiavenna, <strong>in</strong> L’Antica Via Reg<strong>in</strong>a. Tra gli<br />

It<strong>in</strong>erari Stradali e le vie d’Acqua del Comasco, Como 1995, pp. 529-550<br />

M. Belloni Zecch<strong>in</strong>elli, Il passo di Sant'Jorio <strong>nei</strong> secoli, <strong>in</strong> L’Antica Via Reg<strong>in</strong>a. Tra gli It<strong>in</strong>erari Stradali<br />

e le vie d’Acqua del Comasco, Como 1995, pp. 487-496<br />

M. Belloni Zecch<strong>in</strong>elli, La torre di Olonio, <strong>in</strong> Il sistema fortificato dei laghi lombardi, atti delle giornate<br />

di studio, Varenna, Villa Monastero 13-16 giugno 1974, Como 1977, pp. 57-78<br />

G. Bertacchi, Il centenario di una strada, <strong>in</strong> Centenario della strada carrozzabile dello Spluga (1821/22 –<br />

1921/22), Milano 1922<br />

D. Bertoglio, Relazione sulle variazioni del delta dell'Adda presso Colico negli ultimi secoli, Milano 1935<br />

M. Bon<strong>in</strong>o, Le costruzioni navali del Lario tra tardoantico e tradizione recente, <strong>in</strong> L’Antica Via Reg<strong>in</strong>a.<br />

Tra gli It<strong>in</strong>erari Stradali e le vie d’Acqua del Comasco, Como 1995, pp. 565-582<br />

M. Bundi, La storia del passo dello Spluga, <strong>in</strong> “Rassegna economica della Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio”, n. 7-8<br />

(1969), pp. 20-33<br />

M. Bundi, I primi rapporti tra i <strong>Grigioni</strong> e Venezia nel secolo XV e XVI, Chiavenna 1996<br />

A. Garobbio, L'antica via del Ma loggia, <strong>in</strong> "Il popolo valtell<strong>in</strong>ese", 28 aprile 1934<br />

A. Giussani, Le <strong>strade</strong> medioevali dello Spluga, <strong>in</strong> “ Le Vie del bene”, n. 5 (1931), pp. 68-70<br />

P. Ma<strong>in</strong>oni, I traffici sul lago di Como e il problema della loro sicurezza <strong>nei</strong> secoli XIII - XV, <strong>in</strong> Atti Le<br />

fortificazioni del lago di Como, atti delle giornate di studio dirette da M. Belloni Zecch<strong>in</strong>elli, Varenna,<br />

Villa Monastero 22-24 maggio 1970, Como 1971<br />

F. Monteforte - L Ceretti, Septimer. Il pass da Sett, Bergamo 1995<br />

P. Pensa, Le antiche vie di comunicazione del territorio orientale del Lario e le loro fortificazioni, Como 1977<br />

J. Rageth, Il percorso attraverso i valichi dello Julier, del Settimo e dello Spluga <strong>in</strong> epoca romana, <strong>in</strong><br />

L’Antica Via Reg<strong>in</strong>a. Tra gli It<strong>in</strong>erari Stradali e le vie d’Acqua del Comasco, Como 1995, pp. 563-390<br />

56


A. Rota, La Riva di Chiavenna, <strong>in</strong> L’Antica Via Reg<strong>in</strong>a. Tra gli It<strong>in</strong>erari Stradali e le vie d’Acqua del<br />

Comasco, Como 1995, pp. 551-554<br />

G. Scaramell<strong>in</strong>i, La strada dei cavalli, Verceia 2002<br />

Valmalenco<br />

G. A. Paravic<strong>in</strong>i, La pieve di Sondrio, a cura di Tarcisio Salice, Sondrio 1969<br />

E. Pavesi, Val Malenco, Rocca San Casciano 1969<br />

G.C. Corbell<strong>in</strong>i, Vicende dell'<strong>in</strong>sediamento umano <strong>in</strong> Valmalenco, tesi di laurea, rel. M. P<strong>in</strong>na, Università<br />

Cattolica del Sacro Cuore di Milano, a.a. 1967/1968<br />

N. Canetta, L'importanza strategica della strada del Muretto dal XIII al XVII secolo e le fortificazioni ad<br />

essa collegate, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, 31 (1978), pp. 37-40.<br />

E. e N. Canetta, Sui sentieri delle Alpi Svizzere - <strong>Grigioni</strong>, Tor<strong>in</strong>o 1993<br />

L. De Bernardi, Valmalenco, una lunga storia, Sondrio 1986<br />

L. Livieri, La Valmalenco, Sondrio 1971<br />

S. Masa, La strada del Muretto. Valmalenco, transito e commerci su una via retica fra Valtell<strong>in</strong>a e<br />

<strong>Grigioni</strong> <strong>in</strong> epoca moderna, tesi di laurea, rel. C. Capra e C. di Filippo Bareggi, Università degli studi di<br />

Milano, a.a. 1992/1993<br />

Valtell<strong>in</strong>a Bassa valle<br />

U. Cavallari, La cosiddetta Valeriana, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, n. 14 (1960), pp.<br />

25-30<br />

D. Sosio – C. Paganoni, Albosaggia, appunti di storia, arte, vita contad<strong>in</strong>a, tradizioni e leggende,<br />

Sondrio 1987<br />

A. Boscacci, Il taglio dell'Adda, <strong>in</strong> “ Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, n. 35 (1982), pp. 105-<br />

116<br />

A. Boscacci, Pescaje, paludi e navigazione sull'Adda, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, n.<br />

36 (1983), pp. 215-234<br />

A. Boscacci, Pian di Spagna - bonifica e diritto di pascolo, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società storica<br />

valtell<strong>in</strong>ese”, n. 37 (1984), pp. 157-180<br />

P. Pensa, Le comunicazioni nel bac<strong>in</strong>o dell'Adda estratto da Archivi di Lecco 2-3, 1988 pp. 311-348<br />

G. Da Prada, La strada della Sassella, <strong>in</strong> “ Eco delle valli”, 18 dicembre 1997 (anno, 47. N. 37) 27<br />

dicembre 1997 anno. 47<br />

G. R. Ors<strong>in</strong>i, Storia di Morbegno, Sondrio 1959<br />

A. Giussani, Il Forte di Fuentes. Episodi e documenti di una lotta secolare per il dom<strong>in</strong>io della Valtell<strong>in</strong>a,<br />

Como 1905<br />

Orobie<br />

G. Scaramell<strong>in</strong>i, La Strada Priula, Morbegno 1992<br />

A. Allegri, La strada di San Marco tra la Bergamasca e la Valtell<strong>in</strong>a: storia di un'importante via di<br />

comunicazione economica e militare, tesi di laurea, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, a.a.<br />

1967-1968<br />

A. Marcar<strong>in</strong>i, Vie <strong>storiche</strong> attraverso le Alpi Orobie, <strong>in</strong> Il parco regionale delle Orobie valtell<strong>in</strong>esi, a cura<br />

di G. Miotti, Sondrio 1995, pp. 34-44<br />

S. Massera, Antiche <strong>strade</strong> orobiche tra la Repubblica di San Marco e la Valtell<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> “ Rassegna<br />

economica della Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio”, n. 3 (1988), pp. 87-92<br />

Aprica Mortirolo Guspessa<br />

S. Calvi, Zapei di Abriga: riflessioni su alcune annotazioni d'archivio, sl. 1996<br />

L. Leonardo, Edolo e i passi dell'alta Valcamonica <strong>in</strong> una relazione del 1627, <strong>in</strong> “Commentari<br />

dell’Ateneo di Brescia”, 1988, pp. 111-133<br />

S. Massera, Le pr<strong>in</strong>cipali vie di comunicazione tra la Repubblica di Venezia e i cantoni svizzeri<br />

attraverso la Valtell<strong>in</strong>a e i <strong>Grigioni</strong> nel secolo XVII, <strong>in</strong> “Rassegna economica della Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio”,<br />

n. 4 (1983), pp. 15-26;<br />

L. Morasch<strong>in</strong>elli, I "Zapei d'Abriga”, una storica strada da ricuperare, <strong>in</strong> “Rassegna economica della<br />

Prov<strong>in</strong>cia di Sondrio”, n. 6 (1996), pp. 47-50<br />

E. Pedrotti, Storia di Aprica, Milano 1948<br />

Viaggiare <strong>in</strong> Valle Camonica, a cura di O. Franzoni e G. C. Sgabussi, Breno 1997<br />

Bern<strong>in</strong>a<br />

57


R. Bornatico, La strada del Bern<strong>in</strong>a, Poschiavo 1974<br />

L. Ceretti, Premessa, <strong>in</strong> 500 anni, memorie, poesie, lettere, a cura di L. Ceretti, Clusone 1997, pp. XIX-<br />

XXV<br />

E. Pedrotti, Gli Xenodochi di San Remigio e Santa Perpetua, Milano 1957<br />

G. Scaramell<strong>in</strong>i, Viaggiando <strong>nei</strong> secoli sul Bern<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> 500 anni, memorie, poesie, lettere, a cura di L.<br />

Ceretti, Clusone 1997, pp. XI-XVII<br />

R. Togn<strong>in</strong>a, L<strong>in</strong>gua e cultura della valle di Poschiavo, Poschiavo 1981<br />

R. Togn<strong>in</strong>a, Introduzione a Poschiavo, <strong>in</strong> “ Bollett<strong>in</strong>o della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, n. 29 (1976), pp.<br />

17-34<br />

Zala - Pozzi, La strada del Bern<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> "Grigione Italiano" 1952<br />

Alta Valle<br />

La storia di Livigno dal 1798 al 1960, a cura di G. Scaramell<strong>in</strong>i, Livigno 2001<br />

V. Adami, La strada dello Stelvio, Milano 1923<br />

E. Besta, Bormio antica e medioevale, Milano 1945<br />

M.L. Galli, , I valichi più praticati negli ultimi due secoli e gli attuali nell'Alta Valtell<strong>in</strong>a, tesi di laurea<br />

Università Cattolica del Sacro Cuore, anno acc. 1970-71.<br />

G. D. Oltrona Visconti, Viandanti, m<strong>in</strong>atori, armigeri nell'ospizio a S. Giacomo di Fraele , <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o<br />

della Società storica valtell<strong>in</strong>ese”, n. 49 (1996), pp. 37-46<br />

I. Silvestri, Le <strong>strade</strong> dell’Umbrail e dello Stelvio dal Medioevo al 1900, Bormio 2001<br />

T. Urangia Tazzoli, La Contea di Bormio, 4 voll., Bergamo 1930-1938<br />

Bibliografia relativa alla viabilità nel periodo napoleonico<br />

M. Balatti - G. Scaramell<strong>in</strong>i, Percorsi storici di Valchiavenna, Chiavenna 1995<br />

F. Bellati, Relazione storico-politica sullo stato del Dipartimento dell'Adda ed Oglio, ms. 1802<br />

Biblioteca Ambrosiana Milano<br />

F. De Censi, La Valtell<strong>in</strong>a e le sue vicende nel periodo napoleonico, Sondrio 1994<br />

F. Ferranti, Rapporto sulla strada dello Stelvio, ms <strong>in</strong> Biblioteca Nazional e Braidense di Milano, AF XIII<br />

9.3<br />

M. Gioia, Statistica del Dipartimento dell'Adda, 1813, ms <strong>in</strong> Biblioteca Nazionale Braidense di Milano<br />

S. Massera, La f<strong>in</strong>e del dom<strong>in</strong>io grigione <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna e <strong>nei</strong> contadi di Bormio e di<br />

Chiavenna, Sondrio 1991<br />

S. Massera, La missione del commissario Ald<strong>in</strong>i <strong>in</strong> Valchiavenna e <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a nel 1797, <strong>in</strong> "Clavenna",<br />

XII (1973), pp. 63-82<br />

Quadro <strong>strade</strong> nazionali, <strong>in</strong> Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, ms AF XIII A 9.2<br />

G. Scaramell<strong>in</strong>i, Le <strong>strade</strong> chiavennasche e il problema dei transiti <strong>in</strong>ternazionali durante l'Età<br />

Napoleonica, <strong>in</strong> "Clavenna", XXXI (1992), pp. 193-233<br />

G. Scaramell<strong>in</strong>i, La Valtell<strong>in</strong>a tra il XVIII e il XIX secolo, una valle alp<strong>in</strong>a nell'età pre-<strong>in</strong>dustriale.<br />

Ricerca di geografia storica, Tor<strong>in</strong>o 1978<br />

I. Simonetti, Supplica dei Bormiesi a Napoleone Bonaparte <strong>in</strong> “ Bollett<strong>in</strong>o della Società storica<br />

valtell<strong>in</strong>ese”, 28 (1975), pp. 63-78<br />

Bibliografia relativa alla viabilità nel periodo austro-ungarico :<br />

C. Donegani, Lettere e documenti manoscritti, Fondo Donegani, Archivio di Stato, Sondrio<br />

G. Donegani, Guida allo Stelvio, manoscritto, Fondo Donegani, Liceo Scientifico di Sondrio<br />

V. Adami, La strada dello Spluga, Rivista del T.C.I., settembre, Milano 1922<br />

V. Adami, La strada dello Stelvio.Rivista T.C.I, marzo 1923, Milano 1923<br />

M. Balatti - G. Scaramell<strong>in</strong>i, Percorsi storici di Valchiavenna, Chiavenna 1995<br />

M. Balatti, Sulla strada da Riva allo Spluga tra Settecento e Ottocento, Chiavenna 1987<br />

G. Bertacchi, Il centenario di una strada, <strong>in</strong> Centenario della strada carrozzabile dello Spluga (1821/22 –<br />

1921/22), Milano 1922<br />

C. Cantù, Guida al lago di Como ed alle <strong>strade</strong> di Spluga e Stelvio, Como 1831<br />

F. Dal Negro, Stelvio un passo e la sua storia, Crema 2004<br />

G. De Pagave, Descrizione della Valtell<strong>in</strong>a e delle grandiose <strong>strade</strong> di Stelvio e di Spluga, Milano1823<br />

M. L. Galli, I valichi più praticati negli ultimi due secoli e gli attuali nell'Alta Valtell<strong>in</strong>a, tesi di laurea<br />

Università Cattolica del Sacro Cuore, anno acc. 1970-71.<br />

P. Mantovani, La strada commerciale del San Bernard<strong>in</strong>o, Locarno 1988<br />

C. Pedrana, (a cura di) Carlo Donegani, una via da seguire, Sondrio 2001<br />

E. Pernter, La strada dello Stelvio <strong>in</strong> occasione del I ° centenario 1825-1925, Merano 1925<br />

58


P. Rebusch<strong>in</strong>i, Descrizione statistica della prov<strong>in</strong>cia di Valtell<strong>in</strong>a giusta lo stato <strong>in</strong> cui trovavasi l'anno<br />

1833, Sondrio 1983<br />

E. Rolla, Nuovo passaggio delle Alpi pel giogo di Stelvio Milano 1827<br />

G. Scaramell<strong>in</strong>i, I valichi delle Alpi retiche. Cenni di geografia storica, <strong>in</strong> Atti del XXI Congresso<br />

geografico italiano – Verbania 1971, Novara 1971, IV, pp. 288-290<br />

G. Scaramell<strong>in</strong>i, Le carrozzabili dello Spluga e dello Stelvio nell'epoca Lombardo-veneta. Considerazioni<br />

sui loro effetti per l'economia prov<strong>in</strong>ciale, <strong>in</strong> Mons Braulius. Studi storici <strong>in</strong> memoria di Alb<strong>in</strong>o Garzetti,<br />

Sondrio 2000, pp. 269-283<br />

O. Selvafolta, Il paesaggio tecnico come un giard<strong>in</strong>o: le belle l<strong>in</strong>ee e le scene variate delle <strong>strade</strong> dello<br />

Spluga e dello Stelvio, C<strong>in</strong>isello Balsamo 2001<br />

I. Silvestri, Le <strong>strade</strong> dell'Umbrail e dello Stelvio dal Medioevo al 1900, Bormio 2001<br />

I. Simonetti - M. Brugger - C. Giust<strong>in</strong>, 150° anniversario della costruzione della strada dello Stelvio,<br />

Bormio 1976<br />

S. Zazzi, Il servizio postale tra la Valtell<strong>in</strong>a e la Val Venosta attraverso i secoli, Silandro 1995<br />

59

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!