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I movimenti migratori in provincia di Sondrio un panorama generale

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Città <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> Unione Europea Regione Bregaglia<br />

Progetto Castello Masegra e Palazzi Salis: <strong>un</strong> circuito culturale dell’area retica alp<strong>in</strong>a - Programma Interreg III A<br />

I <strong>movimenti</strong> <strong>migratori</strong> <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong><br />

<strong>un</strong> <strong>panorama</strong> <strong>generale</strong><br />

Fabrizio Caltagirone<br />

Ottobre 2004<br />

©Copyright Com<strong>un</strong>e <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>. Ogni s<strong>in</strong>gola parte <strong>di</strong> questo saggio può essere liberamente utilizzata citandone l’autore e la fonte.<br />

www.castellomasegra.org


Città <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong><br />

Le relazioni culturali, storiche, artistiche, economiche e sociali fra le due realtà conf<strong>in</strong>anti della<br />

Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna e del Canton Grigione sono <strong>di</strong> l<strong>un</strong>ga data e sono state nel tempo<br />

particolarmente <strong>in</strong>tense e significative, sebbene non prive, a volte, <strong>di</strong> conflitti e lacerazioni.<br />

A partire dalla seconda metà del secolo appena trascorso nei due territori conf<strong>in</strong>anti si è<br />

consolidato <strong>un</strong> lavoro <strong>di</strong> ricerca storiografica che ha consentito <strong>di</strong> mettere <strong>in</strong> luce, al <strong>di</strong> là degli<br />

elementi <strong>di</strong> frattura e <strong>di</strong>visone, i rapporti <strong>di</strong> collaborazione <strong>in</strong>tercorsi tra i due popoli e le<br />

problematiche socio-culturali alle quali entrambi hanno trovato nel tempo soluzioni e risposte<br />

analoghe.<br />

L’amm<strong>in</strong>istrazione com<strong>un</strong>ale <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> è consapevole che, nel momento <strong>in</strong> cui – come membri<br />

dell’Unione Europea – siamo impegnati nella costruzione <strong>di</strong> <strong>un</strong>a com<strong>un</strong>e identità europea, la<br />

conoscenza dell’<strong>in</strong>sieme <strong>di</strong> vicende storico - politiche e dei prodotti culturali che formano le ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />

ciasc<strong>un</strong> paese assume <strong>un</strong>’importanza centrale. Ha, pertanto, voluto valorizzare e sostenere questa<br />

attività <strong>di</strong> ricerca attraverso il progetto “Castello Masegra e Palazzi Salis: <strong>un</strong> circuito culturale<br />

dell’area retica alp<strong>in</strong>a”.<br />

Nel presentare oggi con piacere al largo pubblico della rete web il risultato del lavoro <strong>di</strong> <strong>un</strong> gruppo<br />

<strong>di</strong> qualificati e appassionati stu<strong>di</strong>osi della prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>, il Com<strong>un</strong>e <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> ritiene <strong>di</strong><br />

rispondere, almeno <strong>in</strong> parte, all’auspicio avanzato ormai più <strong>di</strong> 50 anni fa dallo storico Enrico<br />

Besta: “Ogni popolo è giustamente custode geloso delle proprie tra<strong>di</strong>zioni, ma il tra<strong>di</strong>zionalismo<br />

non deve essere fomite <strong>di</strong> antitesi etniche e politiche . Una storia che si ispiri a tra<strong>di</strong>zionalismi<br />

angusti è propaganda politica, per se stessa la storia non provoca scissure, promuove armonie.<br />

Ecco perché nell’<strong>in</strong>teresse <strong>generale</strong> della cultura, mi rifiorisce sulle labbra l’augurio che gli storici<br />

reti ed i valtell<strong>in</strong>esi si tendano fraternamente la mano perché su entrambi la luce del passato brilli<br />

senza velo e adduca verso il conseguimento <strong>di</strong> <strong>un</strong>a civiltà veramente umana.” (Enrico Besta, Coira<br />

24 aprile 1948)<br />

L’ assessore alla cultura Il s<strong>in</strong>daco <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong><br />

Giusepp<strong>in</strong>a Fapani Antamati Bianca Bianch<strong>in</strong>i<br />

2


sommario<br />

<strong>movimenti</strong> <strong>migratori</strong> <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>..........................................................................................................................4<br />

D<strong>in</strong>amiche dei <strong>movimenti</strong> <strong>migratori</strong>: il contesto del migrante tra economia, politica e demografia............................4<br />

Emigrazione e mondo alp<strong>in</strong>o.......................................................................................................................................................8<br />

Movimenti <strong>migratori</strong> <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>....................................................................................................................... 10<br />

Migrazioni e ancien régime .................................................................................................................................................... 10<br />

Accor<strong>di</strong> politici entro cui si collocano i flussi .................................................................................................................... 16<br />

Immigrazioni .............................................................................................................................................................................. 16<br />

L’emigrazione nel corso dell’Ottocento ............................................................................................................................... 17<br />

Lo spopolamento montano tra gli anni Venti e gli anni Trenta ...................................................................................... 28<br />

Dal dopoguerra alla f<strong>in</strong>e del XX secolo ............................................................................................................................... 30<br />

Bibliografia................................................................................................................................................................................ 34<br />

Abstract....................................................................................................................................................................................... 36<br />

3


I <strong>movimenti</strong> <strong>migratori</strong> <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong><br />

<strong>un</strong> <strong>panorama</strong> <strong>generale</strong><br />

Fabrizio Caltagirone<br />

D<strong>in</strong>amiche dei <strong>movimenti</strong> <strong>migratori</strong>: il contesto del migrante tra economia, politica e demografia<br />

Le migrazioni sono <strong>un</strong> fenomeno che ha da sempre caratterizzato la storia umana. L’<strong>in</strong>tento <strong>di</strong> questo<br />

contributo è <strong>di</strong> del<strong>in</strong>eare, <strong>in</strong> base alla bibliografia esistente, <strong>un</strong> quadro s<strong>in</strong>tetico dei <strong>movimenti</strong> <strong>migratori</strong> che<br />

hanno <strong>in</strong>teressato la prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>, cercando <strong>di</strong> aggi<strong>un</strong>gere qualche considerazione che stimoli a non<br />

vederle come <strong>un</strong> fenomeno a sé, ma che andrebbe collocato <strong>in</strong> <strong>un</strong> contesto che metta <strong>in</strong> relazione la<br />

<strong>di</strong>mensione locale con i fenomeni <strong>di</strong> scala più vasta. Tralasciando le fasi relative al popolamento delle nostre<br />

valli e al periodo della storia antica, dove pure i <strong>movimenti</strong> <strong>di</strong> popolazione hanno avuto peso consistente,<br />

ciò che sarà oggetto <strong>di</strong> queste note sono l’epoca moderna e quella contemporanea. Le migrazioni sono <strong>un</strong><br />

fenomeno complesso, <strong>in</strong> cui componenti <strong>di</strong> tipo economico, sociale, culturale, politico e demografico<br />

<strong>in</strong>teragiscono e per cercare <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are il fenomeno è bene tenere presenti tutti questi aspetti, che<br />

concorrono a creare il contesto <strong>in</strong> cui i migranti vivono e si muovono. Non ci permette <strong>in</strong>fatti la<br />

comprensione del fenomeno solo, ad esempio, l’analisi dei flussi o il calcolo del saldo <strong>migratori</strong>o o del tasso<br />

<strong>di</strong> emigrazione, così come l’analisi delle situazioni lavorative e occupazionali dei migranti è solo <strong>un</strong> tassello<br />

<strong>di</strong> utilità relativa se non viene messo <strong>in</strong> relazione con altri aspetti. L’emigrazione è stato <strong>un</strong>o degli elementi<br />

che ha strutturato la vita <strong>di</strong> molte com<strong>un</strong>ità, consentendo il mantenimento dell’equilibrio tra risorse e<br />

popolazione e contribuendo all’evoluzione delle conoscenze, degli usi, delle mentalità.<br />

Le migrazioni possono essere classificate almeno secondo due criteri. Innanzitutto rispetto al tempo<br />

(temporanee, stagionali, def<strong>in</strong>itive o permanenti), <strong>in</strong> secondo luogo rispetto alla spazio geopolitico<br />

(all’<strong>in</strong>terno o all’esterno del paese <strong>di</strong> appartenenza). Sono tipologie ben <strong>di</strong>verse, che implicano bisogni,<br />

modalità organizzative e contesti <strong>di</strong>fferenti. L’esposizione s<strong>in</strong>tetica delle vicende <strong>di</strong> emigrazione <strong>di</strong> <strong>un</strong>a<br />

com<strong>un</strong>ità come quella <strong>di</strong> Grosio può servire a titolo esemplificativo per mostrare molti degli aspetti che<br />

abbiamo f<strong>in</strong>ora toccato, per vedere come nel tempo si sono affiancate e succedute <strong>di</strong>verse tipologie<br />

<strong>migratori</strong>e e come queste hanno contribuito a strutturare e a mo<strong>di</strong>ficare la vita della com<strong>un</strong>ità 1 .<br />

Come è noto meta dell’emigrazione gros<strong>in</strong>a è stata a l<strong>un</strong>go la città <strong>di</strong> Venezia. Il fenomeno è com<strong>in</strong>ciato<br />

probabilmente <strong>in</strong>torno alla metà del C<strong>in</strong>quecento (1556: Giorgio Caspani <strong>di</strong> Grosio vende fon<strong>di</strong> <strong>in</strong> paese<br />

che gli saranno <strong>in</strong> parte pagati a Venezia <strong>in</strong> valuta Veneta). Va ricordato che la “via dei Grigioni” (vale a<br />

<strong>di</strong>re la rete viaria che collegava Venezia con lo Stato delle Tre Leghe) aveva rappresentato f<strong>in</strong> dal ‘600 <strong>un</strong>a<br />

zona <strong>di</strong> passaggio privilegiata che metteva <strong>in</strong> com<strong>un</strong>icazione <strong>di</strong>retta gli Stati italiani con l’Austria e la Francia<br />

e il suo controllo era per questo molto ambito. Nel ‘700 le due pr<strong>in</strong>cipali potenze <strong>in</strong>teressate erano<br />

l’Austria e la Repubblica <strong>di</strong> Venezia. Quest’ultima nel 1706 aveva anche stipulato <strong>un</strong> trattato con le Leghe<br />

riguardante il suo <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> transitare sulla piccola repubblica retica. In cambio si impegnava a consentire<br />

l’immigrazione sul suo territorio da parte dei Grigioni, i quali potevano esercitarvi le arti senza essere iscritti<br />

alle corporazioni. Di fatto Venezia ha tratto ben pochi vantaggi da questo patto, visto che la con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile per la sua attuazione, la riattivazione della via Priula sul passo San Marco tra la Valtell<strong>in</strong>a e il<br />

1 Su Grosio e la sua emigrazione cfr. F. Caltagirone, L’emigrazione da Grosio A Venezia. Prospettive <strong>di</strong> ricerca per <strong>un</strong>’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e <strong>in</strong><br />

corso, <strong>in</strong> “SM Annali <strong>di</strong> San Michele”, 6 (1993), pp. 139-143, F. Caltagirone, Strategie lavorative a Grosio tra Ottocento e<br />

Novecento, <strong>in</strong> “SM Annali <strong>di</strong> San Michele”, 8 (1995), pp. 65-70, D. Chiarelli, Lavoro ed emigrazione a Grosio, <strong>in</strong> “SM Annali <strong>di</strong> San<br />

Michele”, 8 (1995), pp. 71-77, I. Franco, L’emigrazione a Venezia da Premana e Grosio, <strong>in</strong> “SM Annali <strong>di</strong> San Michele”, 8 (1995),<br />

pp. 79-111.<br />

4


ergamasco, non è mai stata portata a term<strong>in</strong>e da ness<strong>un</strong>o dei due contraenti. Si ebbe però <strong>un</strong>a notevole<br />

emigrazione <strong>di</strong> Grigioni nei dom<strong>in</strong>i veneziani 2 . Quali erano le attività svolte dai gros<strong>in</strong>i a Venezia? Nei<br />

documenti si fa prevalentemente riferimento ai lavori <strong>di</strong> facch<strong>in</strong>aggio, e <strong>in</strong> <strong>un</strong> manoscritto che si trova alla<br />

Biblioteca Nazionale <strong>di</strong> Parigi troviamo altre notizie relative al Seicento 3 , dove ci viene testimoniato che<br />

all’epoca le attività sono molteplici, e alc<strong>un</strong>i gros<strong>in</strong>i paiono avere fatto anche fort<strong>un</strong>a nella città lag<strong>un</strong>are:<br />

"Grossio, terra grossa e grassa, hanno poco piano ma bellissime montagne che ne cavano d'affitto mille<br />

scu<strong>di</strong> <strong>in</strong>circa all'anno de pecorari. Sono belle genti, de bel sangue, reali, s<strong>in</strong>ceri, amici del stato de<br />

S.Marco, che <strong>in</strong> Venetia, almeno de quelli de Grossio vi saranno huom<strong>in</strong>i più de 200 senza le donne e i<br />

figlioli. Vi sono <strong>in</strong> Venetia mercanti de conto, ricchi: <strong>in</strong> cale de Toscani <strong>un</strong> sig.r Pietro Redolfi orefice,<br />

<strong>un</strong> sig.r Gelmo Bald<strong>un</strong>i mercante <strong>di</strong> seta, <strong>un</strong> sig.r Antonio Negri della Bottesella <strong>in</strong> panetaria, sig.ri<br />

Giovanni e Bortolo, frattelli <strong>di</strong> questi, al San Bastiano <strong>in</strong> panetaria et molti altri; tutti li fach<strong>in</strong>i della<br />

stadera a S.Giovanni e Polo e molti altri artegiani, che li veddo il core che voriano che la Valtell<strong>in</strong>a<br />

fosse <strong>di</strong> S.Marco et lo so io perché lo tacio per degni rispetti."<br />

Ma sono presenti anche altre attestazioni <strong>di</strong> mestieri <strong>di</strong>versi, a volte specializzati; 1626: Ann<strong>un</strong>ziata Ferrari<br />

<strong>di</strong> Grosio serva (da 6/7 anni) <strong>di</strong> Giovanni Queti, speziaro gros<strong>in</strong>o abitante a Venezia; sempre 1626:<br />

Marziano del Mol, cuoco e Giorgio Fior<strong>in</strong>elli, cestarolo. Per i secoli seguenti le attestazioni attraverso i<br />

documenti si fanno più fitte. Il b<strong>in</strong>omio povertà - sovrappopolamento è stato spesso visto come la causa<br />

che sp<strong>in</strong>ge l'emigrante a partire: l'emigrazione sarebbe allora <strong>un</strong>a fuga davanti alla miseria 4 e, secondo<br />

alc<strong>un</strong>i, è stata l'emigrazione def<strong>in</strong>itiva l'<strong>un</strong>ica possibile ancora <strong>di</strong> salvezza per uscire da <strong>un</strong>a fame endemica.<br />

"L'emigrazione temporanea e quella stagionale semplicemente mitigavano la povertà causata dal<br />

sovrappopolamento; <strong>in</strong>nalzare il tetto <strong>di</strong> <strong>un</strong> poco non risolve il problema <strong>di</strong> fondo, e l'emigrazione<br />

permanente era la sola alternativa al rimanere a casa a morire <strong>di</strong> fame" 5 . Questa visione del fenomeno è<br />

stata <strong>in</strong> seguito riconsiderata 6 , e alc<strong>un</strong>i ora<br />

non mettono più <strong>in</strong> stretta relazione<br />

<strong>movimenti</strong> <strong>migratori</strong> alp<strong>in</strong>i - eccesso <strong>di</strong><br />

popolamento rispetto alle risorse del<br />

territorio - povertà.<br />

Nel caso che stiamo esam<strong>in</strong>ando, si<br />

tratterebbe d<strong>un</strong>que <strong>di</strong> gente <strong>in</strong> fuga<br />

davanti allo spettro della fame? Possiamo<br />

<strong>in</strong>iziare constatando che la mobilità verso<br />

<strong>in</strong>com<strong>in</strong>cia quando la popolazione è <strong>in</strong><br />

crescita - 1526 circa 1800 persone,<br />

1589 circa 2500 persone 7 : è<br />

<strong>un</strong>'espansione che probabilmente durerà<br />

anche a Grosio ancora per 15-20 anni<br />

prima del calo seicentesco. Cosa sp<strong>in</strong>ge<br />

Scuola del Guar<strong>di</strong>, Venezia olio su tela. <strong>Sondrio</strong>, collezione Cre<strong>di</strong>to Valtell<strong>in</strong>ese<br />

gli uom<strong>in</strong>i a partire? E' troppo<br />

2<br />

Cfr. M. Berengo, La via dei Grigioni e la politica riformatrice austriaca, <strong>in</strong> Archivio Storico Lombardo, vol. VIII, serie ottava, 1959<br />

e I. Franco, L’emigrazione a Venezia, p. 84.<br />

3<br />

S. Massera, Paesi e paesani <strong>di</strong> Valtell<strong>in</strong>a nella descrizione <strong>di</strong> <strong>un</strong> anonimo del Seicento, <strong>in</strong> “Rassegna economica della prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong><br />

<strong>Sondrio</strong>” n. 4, 1976.<br />

4<br />

P. Guillen, Introduction, <strong>in</strong> Travail et migration dans les Alpes françaises et italiennes, Grenoble, 1982.<br />

5 M. Fl<strong>in</strong>n, The european demographic system 1500-1820, Brighton, 1981.<br />

6 P. P. Viazzo, Com<strong>un</strong>ità alp<strong>in</strong>e, Bologna, Il Mul<strong>in</strong>o, 1990.<br />

7 G. Antonioli, Premessa, <strong>in</strong> Inventario dei toponimi <strong>di</strong> Grosio, <strong>Sondrio</strong> 1983.<br />

5


semplicistico affermare che sono il sovrappopolamento e la conseguente povertà: sappiamo ancora<br />

troppo poco <strong>di</strong> quanto fossero sfruttate le risorse del territorio all'epoca e com<strong>un</strong>que non abbastanza per<br />

affermare che l'<strong>in</strong>izio del movimento <strong>migratori</strong>o co<strong>in</strong>cida con il raggi<strong>un</strong>gimento <strong>di</strong> <strong>un</strong> limite <strong>in</strong>valicabile tra<br />

risorse dell'ecosistema e popolazione. Ma c'è <strong>un</strong> altro aspetto da tenere presente, e è il fatto che<br />

probabilmente per la maggior parte dei casi l'emigrazione gros<strong>in</strong>a, anche quella della f<strong>in</strong>e del C<strong>in</strong>quecento,<br />

è temporanea, stagionale ma non permanente. Tenendo per buono l'<strong>un</strong>ico <strong>in</strong><strong>di</strong>catore che abbiamo f<strong>in</strong>ora a<br />

<strong>di</strong>sposizione, gli stati <strong>di</strong> libertà richiesti dai gros<strong>in</strong>i che <strong>in</strong>tendono sposarsi a Venezia con donne conosciute<br />

sul posto, ve<strong>di</strong>amo che alla f<strong>in</strong>e del C<strong>in</strong>quecento, su <strong>un</strong>a presenza <strong>di</strong> gros<strong>in</strong>i senz'altro consistente (nel 1620<br />

potrebbero essere ad<strong>di</strong>rittura 200), nel triennio 1592-94 solo <strong>un</strong> uomo decide <strong>di</strong> sposarsi fuori dal paese, e<br />

negli anni seguenti non è presente ness<strong>un</strong> caso. Sembra del resto questa <strong>un</strong>a tendenza costante e presente<br />

anche <strong>in</strong> epoche come l'Ottocento, su cui abbiamo dati più vasti e fonti <strong>di</strong>versificate.<br />

I legami col paese non vengono recisi, né quelli affettivi né, tantomeno, quelli economici. L'emigrante, anche<br />

quello del Seicento, mette da parte sol<strong>di</strong> magari per pagare debiti, ma anche per comprare <strong>un</strong> fondo o <strong>un</strong>a<br />

casa <strong>in</strong> paese e spesso i documenti che ci sono pervenuti a testimonianza della presenza gros<strong>in</strong>a a Venezia<br />

sono proprio atti <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta. Ci sono poi le parole con cui il perticatore Apollonio <strong>di</strong> Edolo, detto Fort<strong>un</strong>a,<br />

descrive Grosio; le abbiamo appena lette: è <strong>un</strong>a terra "grossa e grassa", che ricava circa mille scu<strong>di</strong><br />

dall'affitto <strong>di</strong> pascoli, "a Venezia vi saranno Huom<strong>in</strong>i più de 200 senza le donne e i figlioli" e anche questo fa<br />

pensare a <strong>un</strong>'emigrazione che non è def<strong>in</strong>itiva, ma che trova il suo significato nell'approvvigionamento<br />

economico <strong>di</strong> chi rimane <strong>in</strong> paese. Un conto è la povertà della terra <strong>di</strong> montagna, magari <strong>in</strong>crementata<br />

dall'avvento improvviso della cosiddetta Piccola Era Glaciale della f<strong>in</strong>e del secolo XVI, <strong>un</strong> altro la povertà<br />

degli abitanti, che <strong>di</strong>venta reale solo nel momento <strong>in</strong> cui l'organizzazione economica della com<strong>un</strong>ità (che non<br />

è necessariamente legata<br />

esclusivamente al settore agropastorale)<br />

non offre sufficienti<br />

opport<strong>un</strong>ità alla popolazione.<br />

Ma guar<strong>di</strong>amo altri dati demografici<br />

che abbiamo a <strong>di</strong>sposizione, che<br />

desumo - così come i precedenti -<br />

dalla premessa all'<strong>in</strong>ventario dei<br />

toponimi <strong>di</strong> curata da Gabriele<br />

Antonioli. Al 1797 gli abitanti sono<br />

2131, nel 1860 2477, nel 1960 4598.<br />

Dopo la <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzione della popolazione<br />

all'<strong>in</strong>izio del Seicento, alla f<strong>in</strong>e del<br />

Settecento non si è ancora raggi<strong>un</strong>to il<br />

livello precedente, nonostante il saldo<br />

sempre positivo che troviamo<br />

confrontando natalità e mortalità nel<br />

corso dei secoli XVII e XVIII. E' <strong>un</strong><br />

chiaro <strong>in</strong><strong>di</strong>zio che, <strong>in</strong>dubitabilmente <strong>in</strong><br />

Grosio, il dosso dei castelli con la Rupe Magna<br />

questo periodo, la mobilità verso Venezia non è tanto dovuta a <strong>un</strong> eccesso <strong>di</strong> popolazione ma piuttosto ad<br />

<strong>un</strong>a strategia <strong>di</strong> tipo economico, che offre risorse per il sostentamento, ed è anche <strong>un</strong> fattore <strong>di</strong> mobilità<br />

sociale. Proprio <strong>in</strong> questo senso le migliori opport<strong>un</strong>ità probabilmente non erano offerte a chi <strong>in</strong> paese<br />

aveva poco o niente, ma semmai a chi aveva il supporto <strong>di</strong> <strong>un</strong>a famiglia con almeno qualche proprietà.<br />

L'emigrazione ha senz'altro rappresentato <strong>un</strong>a costante nelle strategie economiche attuate nel paese. Il<br />

flusso <strong>migratori</strong>o, sempre <strong>di</strong> tipo sostanzialmente temporaneo, verso Venezia si <strong>in</strong>debolisce durante<br />

l'Ottocento e si esaurisce (trasformandosi solo per poche persone <strong>in</strong> emigrazione def<strong>in</strong>itiva) nel secondo<br />

6


dopoguerra. Allo stato attuale non abbiamo dati certi sulla precisa consistenza che il fenomeno ha avuto<br />

nelle <strong>di</strong>verse epoche; si può però rilevare che è tuttora <strong>un</strong>a presenza forte nella cultura <strong>di</strong> tutto il paese, che<br />

attraverso alc<strong>un</strong>e narrazioni <strong>di</strong> carattere leggendario, fa <strong>in</strong> qualche modo risalire i suoi antenati alla<br />

repubblica 8 . Ancora oggi molte persone hanno ricor<strong>di</strong> vivi <strong>di</strong> conoscenti o parenti che passavano parte<br />

dell'anno a lavorare a Venezia.<br />

Accanto a questa forma <strong>di</strong> mobilità ne esistevano altre; dalla metà dell'Ottocento si <strong>di</strong>ffonde l'emigrazione<br />

stagionale verso il Canton Grigioni, ma quella tra<strong>di</strong>zionalmente più significativa, probabilmente, era<br />

l'emigrazione estiva per prestare opera <strong>di</strong> falciatori: gruppi <strong>di</strong> 7-8 persone, sia uom<strong>in</strong>i che donne, andavano,<br />

attraverso il passo della Val <strong>di</strong> Sacco, <strong>in</strong> Svizzera (generalmente <strong>in</strong> Engad<strong>in</strong>a); stavano per circa 40 giorni,<br />

tra luglio e agosto, lavorando <strong>in</strong> gruppo, da generazioni presso le stesse famiglie: gli uom<strong>in</strong>i falciavano e le<br />

donne sparpagliavano e giravano il fieno col rastrello; ci si occupava anche dello spargimento del letame nei<br />

prati. La partecipazione alla seganda era possibile perché la si effettua <strong>in</strong> tempi <strong>di</strong>versi rispetto a Grosio su<br />

estensioni <strong>di</strong> prati piuttosto vaste, ed evidentemente a Grosio esisteva <strong>un</strong> surplus <strong>di</strong> manodopera, che<br />

poteva essere impegnato <strong>in</strong> questa<br />

attività, che pare fosse pagata piuttosto<br />

bene.<br />

L'emigrazione oltreoceano com<strong>in</strong>cia<br />

dopo la seconda metà dell'Ottocento.<br />

Inizialmente <strong>in</strong>teressa <strong>in</strong> modo<br />

particolare la frazione Tiolo: 32<br />

persone emigrano <strong>in</strong> America tra il '70<br />

e il '90, alc<strong>un</strong>i resteranno, altri<br />

torneranno <strong>in</strong><strong>di</strong>etro. A Grosio risultano<br />

10 emigrati <strong>in</strong> America e 8 <strong>in</strong> Australia.<br />

A Ravoledo 3 <strong>in</strong> America e 4 <strong>in</strong><br />

Australia. A Lago 1 <strong>in</strong> America e 1 <strong>in</strong><br />

Australia (rientreranno rispettivamente<br />

nell'86 e nel '76). Da Vernuga c'è<br />

l'emigrazione def<strong>in</strong>itiva <strong>di</strong> <strong>un</strong>a famiglia<br />

<strong>di</strong> 5 persone, nel 1873, che va a<br />

raggi<strong>un</strong>gere il capofamiglia.<br />

Al <strong>di</strong> là delle cifre possiamo fare<br />

Fienagione, f<strong>in</strong>e XIX sec. Valfurva, Museo Vallivo <strong>di</strong> Valfurva.<br />

7<br />

qualche considerazione. A Tiolo<br />

sembrano esserci i pionieri <strong>di</strong> questo<br />

movimento: già 12 persone nel 1871<br />

sono <strong>in</strong> America, alc<strong>un</strong>i partono nel '72, molti nel '73. Si tratta nella maggior parte dei casi <strong>di</strong> persone<br />

legate da v<strong>in</strong>coli <strong>di</strong> parentela, generalmente fratelli, <strong>in</strong> due casi famiglie che raggi<strong>un</strong>gono il capofamiglia<br />

ormai stabilitosi oltreoceano. A volte si torna <strong>in</strong><strong>di</strong>etro, come nel caso <strong>di</strong> due tagliapietra che rientrano <strong>un</strong>o<br />

nel 1872 l'altro nel 1879. Colpisce il fatto che i rientri perio<strong>di</strong>ci degli emigranti <strong>di</strong> questi decenni pare<br />

fossero abbastanza frequenti: spesso gli emigranti valtell<strong>in</strong>esi <strong>in</strong> Australia facevano <strong>un</strong>a sorta <strong>di</strong><br />

pendolarismo, che portava a fare quattro o c<strong>in</strong>que volte il viaggio oltreoceano. E' probabile che questo tipo<br />

<strong>di</strong> comportamento nasca dal modello <strong>di</strong> emigrazione temporanea che si è consolidato nei secoli precedenti,<br />

8 La leggenda più nota racconta come, a seguito <strong>di</strong> <strong>un</strong>a pestilenza che aveva decimato a Grosio donne e bamb<strong>in</strong>i, il Doge abbia donato<br />

agli emigrati gros<strong>in</strong>i <strong>un</strong> gruppo <strong>di</strong> donne me<strong>di</strong>o orientali per ricostituire la com<strong>un</strong>ità <strong>in</strong> paese.


e che ovviamente è più <strong>di</strong>fficile per <strong>un</strong> tipo <strong>di</strong> emigrazione, come è quella transoceanica, che si svolge su<br />

<strong>di</strong>stanze maggiori, con tutto ciò che questo comporta.<br />

A quest'epoca a Grosio centro e nelle frazioni Ravoledo, Vernuga, Lago il fenomeno è più ristretto e non<br />

co<strong>in</strong>volge <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui legati da parentela se non <strong>in</strong> due casi: la famiglia <strong>di</strong> Giovanni Besio, tagliapietra, e i due<br />

fratelli Ghilotti, anch'essi tagliapietra e questo fatto pare suggerirci che forse quello dello scalpell<strong>in</strong>o poteva<br />

essere <strong>un</strong> lavoro specializzato che offriva maggiori possibilità <strong>di</strong> impiego all’estero, ma anche che era <strong>un</strong><br />

mestiere che permetteva <strong>di</strong> mettere qualche soldo da parte per tentare <strong>di</strong> sfruttare nuove opport<strong>un</strong>ità fuori<br />

dal paese. Anche emigrare oltreoceano <strong>in</strong>fatti, anzi forse a maggior ragione, richiedeva <strong>un</strong> piccolo capitale<br />

<strong>di</strong> partenza, se non altro per il viaggio e le prime necessità. La figura del <strong>di</strong>sperato che parte perché non ha<br />

niente può essere stata più <strong>un</strong>'eccezione che non la regola; troviamo proprio conferma <strong>di</strong> questo nei fogli <strong>di</strong><br />

famiglia del registro della popolazione <strong>di</strong> Grosio degli anni che vanno dal 1860 al 1890: l'emigrante spesso<br />

fa parte <strong>di</strong> famiglie <strong>di</strong> tipo congi<strong>un</strong>to, i cui membri sono classificati come agricola possidente, e non a caso<br />

la gran maggioranza proviene dalla contrada Tiolo e da Grosio centro, che sono all'epoca le zone più<br />

<strong>in</strong>traprendenti e benestanti.<br />

Sembrerebbe <strong>in</strong>somma che, quale che sia stata la sp<strong>in</strong>ta <strong>in</strong>iziale, l'emigrazione si sia costituita nel tempo<br />

come <strong>un</strong>a costante opport<strong>un</strong>ità lavorativa, tra quelle offerte alla com<strong>un</strong>ità, legata più che alla impresc<strong>in</strong><strong>di</strong>bile<br />

necessità <strong>di</strong> partire per sopravvivere, ai maggiori vantaggi offerti rispetto ad altre: abbiamo visto che<br />

costituiva <strong>un</strong> importante fattore <strong>di</strong> mobilità nella gerarchia economica e sociale del paese, <strong>in</strong> più è <strong>un</strong>o dei<br />

sistemi più ovvi ed efficaci per il controllo della pressione demografica. Va sottol<strong>in</strong>eato il ruolo della famiglia<br />

<strong>in</strong> queste d<strong>in</strong>amiche. La famiglia era <strong>in</strong>fatti <strong>di</strong> tipo multiplo (cioè con convivenza <strong>di</strong> genitori e figli sposati), e<br />

si configurava come <strong>un</strong>a sorta <strong>di</strong> famiglia-azienda, <strong>in</strong> cui i <strong>di</strong>versi componenti rivestivano ruoli <strong>di</strong>fferenti a<br />

livello economico, ma tutti volti congi<strong>un</strong>tamente nello sforzo <strong>di</strong> fornire mezzi <strong>di</strong> sostentamento al gruppo 9 .<br />

E' com<strong>un</strong>que opport<strong>un</strong>o sottol<strong>in</strong>eare che nella com<strong>un</strong>ità gros<strong>in</strong>a, nonostante l'<strong>in</strong>dubbia importanza, sia<br />

economica che sociale, del fenomeno <strong>migratori</strong>o, è la terra che sembra far convergere e catalizzare gli<br />

sforzi economici della popolazione (sia essa emigrante o meno). Non è solo il rientro <strong>in</strong> paese ad essere <strong>in</strong><br />

cima ai desideri <strong>di</strong> chi è temporaneamente assente, ma è anche l'acquisto <strong>di</strong> <strong>un</strong> fondo o la sistemazione <strong>di</strong><br />

<strong>un</strong>a casa o <strong>di</strong> <strong>un</strong>a baita al maggengo. E se questo sembra essere senz'altro vero per il periodo che <strong>in</strong>teressa<br />

la nostra <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e, può anche essere sp<strong>un</strong>to <strong>di</strong> riflessione per quel che riguarda la situazione attuale, che<br />

vede nell'emigrazione ancora <strong>un</strong>o dei pr<strong>in</strong>cipali canali <strong>di</strong> impiego per la popolazione maschile, mentre<br />

l'attività agro pastorale, ancor oggi <strong>di</strong>scretamente <strong>di</strong>ffusa, è affidata alla gestione <strong>in</strong> primo luogo delle donne,<br />

così come la tra<strong>di</strong>zione ha consolidato dal '500 ad oggi.<br />

L’emigrazione permanente o def<strong>in</strong>itiva presuppone <strong>in</strong>nanzitutto la <strong>di</strong>ssoluzione della famiglia multipla e ha<br />

alla base <strong>un</strong> progetto economico e <strong>di</strong> vita che spezza i legami con il paese <strong>di</strong> orig<strong>in</strong>e, che non è più il mondo<br />

attorno cui l’esistenza del migrante gravita.<br />

Emigrazione e mondo alp<strong>in</strong>o<br />

L’immag<strong>in</strong>e del mondo alp<strong>in</strong>o e delle sue com<strong>un</strong>ità come <strong>un</strong> mondo chiuso, isolato non solo<br />

geograficamente ma anche economicamente e culturalmente, si è affermata <strong>in</strong> vasta parte della letteratura<br />

storica e soprattutto appare ancora oggi ben ra<strong>di</strong>cata nell’op<strong>in</strong>ione com<strong>un</strong>e e nell’immag<strong>in</strong>ario collettivo.<br />

Ancora nel 1966, <strong>un</strong>o storico come Fernand Braudel scrive <strong>in</strong> La Mé<strong>di</strong>terranée et le monde<br />

mé<strong>di</strong>terranéen à l’époque de Philippe II che la montagna era “<strong>un</strong> mondo <strong>in</strong> <strong>di</strong>sparte dalle civiltà,<br />

creazioni delle città e delle pianure”, aggi<strong>un</strong>gendo che “la sua storia è <strong>di</strong> non avere alc<strong>un</strong>a storia” e il suo<br />

dest<strong>in</strong>o quello <strong>di</strong> rimanere ai marg<strong>in</strong>i delle gran<strong>di</strong> correnti civilizzatrici; il ruolo della montagna è quello <strong>di</strong><br />

9 Cfr. F. Caltagirone, Modelli e strategie familiari a Grosio, <strong>in</strong> “La ricerca folklorica”, 38, Brescia, Grafo, 1998.<br />

8


essere “<strong>un</strong>a fabbrica <strong>di</strong> uom<strong>in</strong>i per l’uso altrui”, vale a <strong>di</strong>re della pianura, che accoglie i montanari emigranti.<br />

In realtà questo stereotipo è stato efficacemente <strong>di</strong>scusso e <strong>in</strong> buona parte superato dagli stu<strong>di</strong> più recenti.<br />

Una prima questione da affrontare, che appare ben connessa al <strong>di</strong>scorso sulle migrazioni, è proprio quella<br />

della chiusura o dell’apertura delle com<strong>un</strong>ità alp<strong>in</strong>e, visto che proprio nell’emigrazione, oltre che per certe<br />

zone nei flussi commerciali, possiamo trovare <strong>un</strong> significativo fattore <strong>di</strong> circolazione <strong>di</strong> uom<strong>in</strong>i, idee, merci.<br />

Anche <strong>un</strong>a zona che appare marg<strong>in</strong>ale rispetto alle gran<strong>di</strong> vie <strong>di</strong> com<strong>un</strong>icazione come la Val Tartano, ad<br />

esempio, vedeva <strong>un</strong>a certa mobilità dovuta al piccolo commercio sia verso il fondovalle valtell<strong>in</strong>ese, che<br />

verso la bergamasca attraverso il passo <strong>di</strong> Tartano; l’estrazione del ferro e lo sfruttamento dei boschi ha<br />

<strong>in</strong>teressato <strong>di</strong>tte <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tori forestieri e per parecchi anni parte della popolazione maschile è emigrata <strong>in</strong><br />

Svizzera, Francia e verso il Piemonte come boscaioli.<br />

In ambito alp<strong>in</strong>o <strong>un</strong> caso <strong>di</strong> cosiddetta “com<strong>un</strong>ità corporata chiusa” ben stu<strong>di</strong>ato è quello <strong>di</strong> Törbel, nel<br />

Vallese, che apparentemente sembra essere <strong>un</strong>a com<strong>un</strong>ità autosufficiente, <strong>in</strong> equilibrio tra popolazione,<br />

risorse e ambiente. Dalle cifre che Robert Nett<strong>in</strong>g fornisce nel suo In equilibrio sopra <strong>un</strong> alpe,<br />

appren<strong>di</strong>amo che gli abitanti <strong>di</strong> Törbel lasciavano <strong>di</strong> cont<strong>in</strong>uo il loro villaggio, mentre pochissimi erano i<br />

forestieri che vi si <strong>in</strong>se<strong>di</strong>avano 10 . Nel corso dei tre secoli stu<strong>di</strong>ati vi fu, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, <strong>un</strong>a forte tendenza alla<br />

migrazione verso l’esterno, a cui non corrispose alc<strong>un</strong> significativo movimento im<strong>migratori</strong>o e il livello <strong>di</strong><br />

endogamia era molto elevato. La chiusura, <strong>in</strong>somma – e questo vale <strong>in</strong> genere anche per le com<strong>un</strong>ità della<br />

nostra prov<strong>in</strong>cia f<strong>in</strong>o a buona parte del secolo scorso – era sostanzialmente <strong>un</strong>a chiusura demografica (<strong>un</strong><br />

modo <strong>di</strong> far circolare beni, proprietà e mantenere le risorse all’<strong>in</strong>terno del proprio paese) non tanto <strong>un</strong>a<br />

chiusura economica rispetto al mondo esterno, che può essere <strong>in</strong>telligentemente sfruttato per aumentare le<br />

risorse del gruppo.<br />

Ma le d<strong>in</strong>amiche <strong>in</strong>terne delle com<strong>un</strong>ità alp<strong>in</strong>e vanno senz’altro viste <strong>in</strong> rapporto a ciò che avviene a <strong>un</strong>a<br />

scala maggiore. L’esempio <strong>di</strong> Abriès, nelle Alpi francesi, stu<strong>di</strong>ato da Harriet Rosenberg 11 presenta <strong>un</strong> caso<br />

significativo che dà anche <strong>in</strong>teressanti <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni metodologiche per lo stu<strong>di</strong>o delle com<strong>un</strong>ità alp<strong>in</strong>e.<br />

Durante l’ancien régime Abriès faceva parte <strong>di</strong> <strong>un</strong>a coalizione <strong>di</strong> c<strong>in</strong>quant<strong>un</strong>o villaggi, la cosiddetta<br />

“Piccola repubblica del Brianzonese”, che esercitava <strong>un</strong> notevole controllo su tutti gli affari locali.<br />

L’economia era basata sull’allevamento ov<strong>in</strong>o, l’emigrazione stagionale, il commercio e sulla proprietà<br />

com<strong>un</strong>itaria delle risorse vitali: <strong>un</strong>a strategia mista assicurava alla maggioranza della popolazione<br />

<strong>un</strong>’esistenza relativamente agiata.<br />

Dopo la Rivoluzione, il potere centralizzatore del nuovo Stato nazionale lasciò Abriès priva <strong>di</strong> ogni potere<br />

<strong>di</strong> contrattazione politica e, a partire dalla metà dell’Ottocento, gli abries<strong>in</strong>i dovettero elaborare nuove<br />

strategie <strong>di</strong> resistenza nel rapportarsi con i poteri dello Stato, che avevano <strong>in</strong><strong>di</strong>viduato <strong>in</strong> questa regione le<br />

potenzialità per <strong>un</strong>o sviluppo agricolo <strong>di</strong> taglio capitalistico. Ma nelle varie epoche della loro storia, gli<br />

abries<strong>in</strong>i sono sempre riusciti a farsi rappresentare a Parigi, hanno comprato azioni della ferrovia<br />

Transiberiana e venduto ombrelli <strong>di</strong> seta a Bogotà: com<strong>un</strong>que la si guar<strong>di</strong>, la loro storia si presenta ricca,<br />

d<strong>in</strong>amica e complessa. Infatti, per tutti i trecento anni trattati nel libro gli abitanti <strong>di</strong> Abriès hanno coltivato e<br />

combattuto, hanno stretto alleanze, commerciato, fatto affari, <strong>in</strong>tessuto trame. A volte hanno resistito ai<br />

poteri dello Stato, e a volte si sono sottomessi. Hanno colto alc<strong>un</strong>e opport<strong>un</strong>ità <strong>di</strong> guadagno e altre ne<br />

hanno perse e hanno vissuto trasformazioni storiche concrete e reali, avendone parte attiva.<br />

10 R. Nett<strong>in</strong>g, In equilibrio sopra <strong>un</strong>’alpe, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1996, pp. 137-150.<br />

11 H. Rosenberg, Un mondo negoziato. Tre secoli <strong>di</strong> trasformazioni <strong>in</strong> <strong>un</strong>a com<strong>un</strong>ità alp<strong>in</strong>a, Roma, Carocci, 2000.<br />

9


Movimenti <strong>migratori</strong> <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong><br />

Migrazioni e ancien régime<br />

Sembra che già nel XIV secolo <strong>un</strong> gruppo <strong>di</strong> valtell<strong>in</strong>esi si sia stabilito <strong>in</strong> Val <strong>di</strong> Sole. Pare che da questa<br />

migrazione si a sorto il paese <strong>di</strong> Fuc<strong>in</strong>e. Il Bagiotti sostiene che questo spostamento, che avvenne <strong>in</strong><br />

concomitanza all’arrivo <strong>di</strong> altri emigranti lombar<strong>di</strong>, co<strong>in</strong>volse “metallurgici, […] muratori, sarti, calzolai,<br />

boscaioli, osti, merciai, droghieri, me<strong>di</strong>ci, notai, sacerdoti, artisti” 12 . Tra 1400 e 1500 sono attestati<br />

spostamenti <strong>di</strong> popolazione dalla Val Gerola al Trent<strong>in</strong>o e al Veneto, dalla Valchiavenna, nella Pianura<br />

Padana (Cremona, Bologna, Ferrara). E’ proprio nel XVI secolo che il flusso <strong>di</strong> popolazione <strong>in</strong> uscita dal<br />

nostro territorio si <strong>in</strong>tensifica. Diverse fonti ne parlano, alc<strong>un</strong>e con brevi accenni, come N<strong>in</strong>guarda e<br />

Guler 13 , altri fornendo <strong>un</strong>a descrizione più approfon<strong>di</strong>ta, come Giovan Battista Apollonio <strong>di</strong> Edolo 14 :<br />

“Bormio terra grossa posta <strong>in</strong> <strong>un</strong> bel piano selvatico, è arciprebenda e quasi dom<strong>in</strong>ava da se stessa. [..]<br />

La terra, fornita de torri antiche, casamenti superbi, con bellissime valli e contrade, teneva paese de sua<br />

giuris<strong>di</strong>zione per l'andar de 15 miglia; cavavano de fitto ogni anno 12000 scu<strong>di</strong> de pecorari de S. Marco.<br />

Quest'anno non ve ne sono andati ness<strong>un</strong>i. Sono mercanti de cavalli per Alemagna, ricchi, <strong>di</strong> bellissimo<br />

sangue, huom<strong>in</strong>i et donne sperti, facevano 9000 anime <strong>di</strong> com<strong>un</strong>ione tra Bormio e le sue contrade. [...]<br />

Sondelo, terra grossa, sul selvatico, che non fanno v<strong>in</strong>o; bellissime genti, zavat<strong>in</strong>i d'Italia, massime a<br />

Vicenza, Padova, Verona. Fanno de buone carni cioè vitelli, formaggi butirri. Fanno 3000 anime de<br />

com<strong>un</strong>ione. […]<br />

Grossio, terra grossa e grassa, hanno poco piano ma bellissime montagne che ne cavano d'affitto mille<br />

scu<strong>di</strong> <strong>in</strong>circa all'anno de pecorari. Sono belle genti, de bel sangue, reali, s<strong>in</strong>ceri, amici del stato de<br />

S.Marco, che <strong>in</strong> Venetia, almeno de quelli de Grossio vi saranno huom<strong>in</strong>i più de 200 senza le donne e i<br />

figlioli. Vi sono <strong>in</strong> Venetia mercanti de conto, ricchi: <strong>in</strong> cale de Toscani <strong>un</strong> sig.r Pietro Redolfi orefice,<br />

<strong>un</strong> sig.r Gelmo Bald<strong>un</strong>i mercante <strong>di</strong> seta, <strong>un</strong> sig.r Antonio Negri della Bottesella <strong>in</strong> panetaria, sig.ri<br />

Giovanni e Bortolo, frattelli <strong>di</strong> questi, al San Bastiano <strong>in</strong> panetaria et molti altri; tutti li fach<strong>in</strong>i della<br />

stadera a S.Giovanni e Polo e molti altri artegiani, che li veddo il core che voriano che la Valtell<strong>in</strong>a<br />

fosse <strong>di</strong> S.Marco et lo so io perché lo tacio per degni rispetti. [...] Guarda il castello verso mezzogiorno<br />

al Mortirolo, e a sera verso Grosotto; è levato <strong>un</strong> buon tiro <strong>di</strong> moschetto, ha a tramontana il sasso vivo<br />

et al piede il fiume Rovasco che vien fuori per la val de Grossio. Com<strong>in</strong>ciano qui quelli de Grossio a far<br />

v<strong>in</strong>i; fanno bellissimi bestiami, vache, vitelli, butirri, formaggi et altre grass<strong>in</strong>e.<br />

Grosotto, terra grossa, <strong>di</strong> bel sangue, ma ord<strong>in</strong>ariamente simulatori, <strong>in</strong>gannatori; se o<strong>di</strong>ano tra <strong>di</strong> loro,<br />

nemici de forastieri, tutti all'opposito de quelli de Grossio, salvo però qualche particolari buoni, ma<br />

ord<strong>in</strong>ariamente come ho detto; assai stregoni e streghe. Fanno v<strong>in</strong>i assai benché leggeri, che si <strong>di</strong>ce,<br />

quando nasce <strong>un</strong>a putta: "fem<strong>in</strong>e e v<strong>in</strong> de Grosotto meglio che niente". Sono muratori de Alemagna nel<br />

paese del Palat<strong>in</strong>o.<br />

Maz, gentill'huom<strong>in</strong>i assai et bella terra de qua d'Ada al contro <strong>di</strong> noi al piede della montagna de<br />

Mortarolo; non sono de troppo bel sangue, non è anco terra troppo povera, arciprebenda; ne vanno<br />

assai <strong>in</strong> Italia, Verona, Vicenza, per zavat<strong>in</strong>i, il restante a lavorar le vigne che hanno de là d'Ada.<br />

Tuof, contad<strong>in</strong>i grossi, lavoranti de tereni, brutta gente per ord<strong>in</strong>ario, brutti vestiti; così Lover e Sernio.<br />

12 B. Della Gola Bigliotti, Emigrazione temporanea <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>, <strong>in</strong> Pag<strong>in</strong>e sull’emigrazione <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> a<br />

cura <strong>di</strong> B. Ciapponi Lan<strong>di</strong>, ed. Banca Piccolo Cre<strong>di</strong>to Valtell<strong>in</strong>ese, <strong>Sondrio</strong> 1975, p. 11. Si veda anche Q.<br />

Bezzi, Immigrati e artisti valtell<strong>in</strong>esi nella Val <strong>di</strong> Sole, <strong>in</strong> Pag<strong>in</strong>e sull’emigrazione <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> a cura <strong>di</strong> B. Ciapponi<br />

Lan<strong>di</strong>, ed. Banca Piccolo Cre<strong>di</strong>to Valtell<strong>in</strong>ese, <strong>Sondrio</strong> 1975.<br />

13 Per <strong>un</strong> <strong>panorama</strong> s<strong>in</strong>tetico delle fonti a stampa cfr. G. Scaramell<strong>in</strong>i, I tesori degli emigranti, <strong>in</strong> I tesori degli emigranti.<br />

I doni degli emigranti della prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> alle chiese <strong>di</strong> orig<strong>in</strong>e nei secoli XVI-XIX, Milano, Silvana, pp. 21-27.<br />

14 S. Massera, Paesi e paesani <strong>di</strong> Valtell<strong>in</strong>a nella descrizione <strong>di</strong> <strong>un</strong> anonimo del Seicento, <strong>in</strong> “Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna.<br />

rassegna economica della prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>” n. 4, 1976.<br />

10


Tirano, terra grossissima, che altre volte era tutta cerchiata de muraglie, come <strong>di</strong>cono. [...] Terra<br />

mercantile, ma assai poveri et d'<strong>un</strong>o estremo all'altro assai ricchi. Bel sangue ma non troppo: questo<br />

<strong>in</strong>verno passato è morto de paesani de Tirano più de mille; ne hanno aperti per vedere <strong>di</strong> che male<br />

morivano, vi trovavano il sangue attacato <strong>in</strong>torno al core et il core se<strong>di</strong>rato.. Fanno buonissimi v<strong>in</strong>i. […]<br />

De Tirano <strong>in</strong> suso f<strong>in</strong>o a Bormio sono aderenti de San Marco, anco li contad<strong>in</strong>i de Tirano, ma li altri<br />

sono milanesi over spagnolezano alla peggio […].<br />

Villa, Stazona, Bianzone, Boaltio, Teglio, tutti brutta gente, lavoranti de vigne, mal vestiti, poveri<br />

ord<strong>in</strong>ariamente. Mangiano il feno <strong>in</strong> herba con li gentill'huom<strong>in</strong>i perché togliono del grano a credenza,<br />

term<strong>in</strong>e alli mosti a pagar. Li gentill'huom<strong>in</strong>i gli caricano de debiti senza niss<strong>un</strong>a misura, al tempo de<br />

mosti gli levano per quel che vogliono, si che mai li contad<strong>in</strong>i si possono sugare de quella fettida acqua,<br />

e dubito che il Signore gli voglia adesso tochare con la sua mano perché non sono misericor<strong>di</strong>osi verso<br />

la povertà. Piaccia a Dio che menta.<br />

Ponte, Chiuro, terre grosse, massime Ponte, huom<strong>in</strong>i d'arme; ne vanno assai a Roma <strong>in</strong> molte arti,<br />

massime misurari de grani. Fanno delicatissimi v<strong>in</strong>; tra li altri hanno <strong>un</strong>a contrada gran<strong>di</strong>ssima, detta la<br />

Fiorenza, che fanno v<strong>in</strong>i al paro de' chiarelli de Roma e lacrima [...].<br />

La terra <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> è al paro d'<strong>un</strong>a cittadella <strong>in</strong> mezzo al piano de Valtell<strong>in</strong>a, pure alla bocca del fiume<br />

Maler che quasi passa per mezzo alla terra, che vien fuori verso tramontana per la val de Malengo,<br />

popolata de gran mercantie che vi concorre tutta la valle; si fa doi mercati alla settimana; il sabbato non<br />

vanno fuori costoro de <strong>Sondrio</strong> perché gli vengono li guadagni sul piatto. Gente gagliarda e per questo<br />

vien nom<strong>in</strong>ato la gola de <strong>Sondrio</strong>.. E' arciprebenda, vi sta capitanio e vicario <strong>in</strong> governo; fa v<strong>in</strong>i ottimi<br />

massime la contrada che li <strong>di</strong>cono Grisone, che fa v<strong>in</strong>i moschatti dolzi al paro de Montefiascone <strong>in</strong><br />

Ombria o Romagna. Si servono ancora de v<strong>in</strong>i d'<strong>un</strong>a terra sopra <strong>Sondrio</strong> detta Montagna, <strong>un</strong>'altra detta<br />

la Rogna, <strong>un</strong>’altra detta Tresivio [....].<br />

Vi sono de sotto de <strong>Sondrio</strong> le terre de Castion, Berben, Pedemont, Pestoles, Arden e tutte queste sono<br />

lavoranti de vigne, ma gran parte ne vanno <strong>in</strong> Italia per fach<strong>in</strong>i, che ne sono piene le dovane e magaz<strong>in</strong><br />

de v<strong>in</strong>i. In Roma, Napoli, Mes<strong>in</strong>a, Palermo non vi è canton de fach<strong>in</strong>i che non vi siano costoro: huom<strong>in</strong>i<br />

non <strong>di</strong> grande statura, ma sperti, acorti, amatori del d<strong>in</strong>aro. Vestiscono a <strong>un</strong> certo modo male, massime<br />

le donne [...].<br />

Vi è la terra de Talamona, a presso a Morbegno, e Morbegno che sono bellissime terre mercantili. E'<br />

bella gente; ne vanno assai a Bressia, Verona, Vicenza, Padova, Venetia, massime quelli della val del<br />

Bit per andar <strong>in</strong> Bergamasca, cioè Pedes<strong>in</strong>a, Albaredo, Girùlt: sono huom<strong>in</strong>i gran<strong>di</strong>, fanno macellari o<br />

siano luganegari, bellissimi <strong>di</strong> statura, dritti e buoni per le armi et ancora huom<strong>in</strong>i reali e da bene; ne<br />

vanno assai ancora a Bologna, Ferara, Mantova: questi sono fornari.<br />

Vi è il restante della valle f<strong>in</strong>o al forte de Fuentes, quelli de là d'Ada attendono alle vigne: Caspano,<br />

Traona, Mantel, Dub<strong>in</strong>o; <strong>di</strong> qua d'Ada: Cus, Rol, Delebe, Pianté, fach<strong>in</strong>i a Genova, Alisandria, Savona,<br />

Pavia; bellissimi huom<strong>in</strong>i, ord<strong>in</strong>ariamente gran<strong>di</strong> e dritti […]”<br />

Come si vede, il <strong>panorama</strong> fornito è abbastanza ampio e <strong>in</strong><strong>di</strong>ca <strong>un</strong>’emigrazione evidentemente <strong>di</strong>ffusa, che<br />

vede come mete città sparse <strong>in</strong> tutta la penisola italiana e <strong>in</strong> alc<strong>un</strong>i casi la Germania.<br />

Poco più tar<strong>di</strong> Tuana <strong>in</strong>forma che gli abitanti <strong>di</strong> Frontale e Fumero si trasferiscono all’estero come facch<strong>in</strong>i,<br />

quelli <strong>di</strong> Lanzada emigrano come mercanti “alle vic<strong>in</strong>e terre de Venetiani, Trent<strong>in</strong>i, Todeschi”, quelli <strong>di</strong><br />

Caspoggio <strong>in</strong> Valcamonica come boscaioli, quelli <strong>di</strong> Roncaglia <strong>in</strong> Lombar<strong>di</strong>a a fare i facch<strong>in</strong>i, mentre per la<br />

Val Gerola annota che “molti hanno trafichi nel regno <strong>di</strong> Napoli, nella Sicilia, nel stato de Venetiani, con il<br />

che arichiscono <strong>di</strong> d<strong>in</strong>ari le sue contrate” 15 .<br />

E per la Val San Giacomo Guglielmo Chiaver<strong>in</strong>i (viceparroco del posto) nel 1663: “Molti ancora sono <strong>in</strong><br />

questa Valle à giorni nostri, che con varij traffichi, et arti scorrendo per ogni parte del Mondo riportano alla<br />

patria fatticosi guadagni, partoriti da lor stenti; oltre quelli Mercanti della medesima, che fatt’emoli de<br />

Genovesi con <strong>di</strong>versi negotij, non v’habitano”. Poco più tar<strong>di</strong>, nel 1663 e più estesamente nel 1708, <strong>un</strong><br />

15 G. Scaramell<strong>in</strong>i, I tesori degli emigranti, p. 21.<br />

11


altro prete della Val San Giacomo scrive: “queste scuole non sono altro che <strong>un</strong>a rad<strong>un</strong>anza <strong>di</strong> soli paesani e<br />

terreri de nostri paesi, i quali <strong>di</strong>morando <strong>in</strong> quelle famose Città per guadagnarsi il vivere s’impiegano <strong>in</strong><br />

esercizij servili”.<br />

Ulteriori notizie si trovano <strong>in</strong> fonti ottocentesche (Rebusch<strong>in</strong>i, Gioia).<br />

Tra le cause dell’emigrazione nella nostra prov<strong>in</strong>cia sono state spesso menzionate la pressione demografica,<br />

la scarsità <strong>di</strong> territorio utilizzabile per l’agricoltura, la marg<strong>in</strong>alità rispetto alle gran<strong>di</strong> aree <strong>di</strong> scambio<br />

commerciale, la perifericità politica, la situazione fon<strong>di</strong>aria … tutte ragioni valide, anche se magari<br />

limitatamente a certi perio<strong>di</strong> o a certe aree, ma che forse non colgono come l’emigrazione si sia costituita<br />

nel tempo come <strong>un</strong>a strategia attraverso cui i gruppi famigliari hanno cercato <strong>di</strong> reperire risorse per il<br />

miglioramento del loro status e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> come <strong>un</strong>’opport<strong>un</strong>ità <strong>in</strong> più rispetto a quelle offerte dall’economia<br />

locale, da sfruttare com<strong>un</strong>que <strong>in</strong><strong>di</strong>pendentemente dalle cont<strong>in</strong>genze del momento.<br />

Una tabella può aiutarci a mettere ord<strong>in</strong>e tra le pr<strong>in</strong>cipali dest<strong>in</strong>azioni degli emigranti della nostra prov<strong>in</strong>cia<br />

tra il XV e la metà del XIX secolo.<br />

PROVENIENZA ATTIVITÀ PREVALENTI DESTINAZIONE<br />

Bormio mercanti, ciabatt<strong>in</strong>i Germania, Lombar<strong>di</strong>a<br />

Frontale, Fumero facch<strong>in</strong>i “estero”<br />

Sondalo ciabatt<strong>in</strong>i Italia (Vicenza, Padova, Verona)<br />

Grosio mercanti, panettieri, artigiani, facch<strong>in</strong>i Venezia<br />

Grosotto muratori Germania (Palat<strong>in</strong>ato)<br />

Mazzo ciabatt<strong>in</strong>i Italia (Verona, Vicenza)<br />

Lovero muratori Germania<br />

Ponte misuratori <strong>di</strong> grano Roma<br />

Chiuro misuratori <strong>di</strong> grano Roma<br />

Val Malenco mercanti Venezia, Trent<strong>in</strong>o, Germania,<br />

Valcamonica<br />

Castione facch<strong>in</strong>i Roma, Napoli, Mess<strong>in</strong>a, Palermo<br />

Berbenno facch<strong>in</strong>i Roma, Napoli, Mess<strong>in</strong>a, Palermo<br />

Pedemonte facch<strong>in</strong>i Roma, Napoli, Mess<strong>in</strong>a, Palermo<br />

Postalesio facch<strong>in</strong>i Roma, Napoli, Mess<strong>in</strong>a, Palermo<br />

Ardenno facch<strong>in</strong>i Roma, Napoli, Mess<strong>in</strong>a, Palermo<br />

Morbegno macellai “luganegari” Brescia, Verona, Vicenza, Padova,<br />

Venezia<br />

Val Gerola fornai<br />

Bologna, Ferrara, Mantova, Verona,<br />

mestieri vari<br />

Napoli, Sicilia, Stato Veneto<br />

Valle <strong>di</strong> Albaredo facch<strong>in</strong>i Livorno<br />

Cosio facch<strong>in</strong>i Genova, Alessandria, Savona, Pavia<br />

Regoledo facch<strong>in</strong>i Genova, Alessandria, Savona, Pavia<br />

Delebio facch<strong>in</strong>i Genova, Alessandria, Savona, Pavia<br />

Piantedo facch<strong>in</strong>i Genova, Alessandria, Savona, Pavia<br />

Zona dei Cech Orzaroli, osti, droghieri, Roma<br />

Valchiavenna macellai, “luganegheri” Venezia, Palermo<br />

Gordona commercio <strong>di</strong> v<strong>in</strong>o Napoli<br />

Val San Giacomo, Gordona,<br />

Samolaco, Val Codera<br />

facch<strong>in</strong>i, osti, fornai, domestici, misuratori <strong>di</strong><br />

grano<br />

Secondo Jon Mathieu “quello che contrad<strong>di</strong>st<strong>in</strong>gueva la mobilità <strong>in</strong> zone <strong>di</strong> montagna sembra essere stato<br />

meno la <strong>di</strong>mensione numerica quanto l’alta percentuale <strong>di</strong> emigranti da terre <strong>di</strong>stanti e il grado superiore alla<br />

me<strong>di</strong>a della loro specializzazione professionale. Le due tendenze erano frequentemente <strong>in</strong> collegamento<br />

l’<strong>un</strong>a con l’altra. In presenza <strong>di</strong> <strong>un</strong>a modesta densità <strong>di</strong> popolazione, l’attività <strong>in</strong> rami produttivi e comparti<br />

12<br />

Roma


commerciali particolari era <strong>di</strong>pendente da aree <strong>di</strong> mercato estese. Se gli abitanti <strong>di</strong> determ<strong>in</strong>ate valli<br />

volevano <strong>in</strong>sistere su <strong>un</strong>a possibilità <strong>di</strong> lavoro <strong>un</strong>a volta che l’avevano scoperta e trovata attraente – e per<br />

questo c’erano buoni motivi – essi dovevano estendere il campo della loro attività soprattutto nello<br />

spazio” 16 .<br />

Per l’Ottocento è <strong>in</strong>teressante la tabella riass<strong>un</strong>tiva riguardante l’emigrazione annuale (anni 1810-1813<br />

circa) compilata da Melchiorre Gioia per la sua Statistica del <strong>di</strong>partimento dell’Adda, dove vengono<br />

precisati i tempi <strong>di</strong> permanenza dei migranti al <strong>di</strong> fuori della prov<strong>in</strong>cia, se vengono accompagnati o meno<br />

dalla famiglia, cause e osservazioni sul fenomeno 17 (ve<strong>di</strong> tabelle <strong>in</strong> appen<strong>di</strong>ce).<br />

Alle fonti che abbiamo citato appare però sostanzialmente sfuggire l’emigrazione stagionale limitata ad <strong>un</strong><br />

periodo estivo, che vedeva manodopera della nostra prov<strong>in</strong>cia recarsi per svolgere lavori agricoli <strong>in</strong> aree<br />

vic<strong>in</strong>e: è il caso, che abbiamo descritto prima per Grosio, della fienagione nei Grigioni, ma la pratica ha<br />

co<strong>in</strong>volto anche maestranze impiegate nell’alpeggio. La raccolta delle foglie <strong>di</strong> gelso era <strong>in</strong>vece<br />

prevalentemente femm<strong>in</strong>ile, riguardava la bassa Valtell<strong>in</strong>a, il comasco e, <strong>in</strong> epoca più tarda, il bresciano.<br />

Altra tipologia <strong>di</strong> emigrazione stagionale era quella <strong>in</strong>vernale, tendenzialmente più prol<strong>un</strong>gata <strong>di</strong> quella<br />

estiva, per la pratica <strong>di</strong> mestieri vari: calzolai, macellai, stagn<strong>in</strong>i e ven<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> lavéc’, facch<strong>in</strong>i; da quanto<br />

sappiamo, <strong>in</strong> alc<strong>un</strong>i casi, la permanenza poteva anche andare oltre al periodo <strong>in</strong>vernale. Vi era poi<br />

<strong>un</strong>’emigrazione per perio<strong>di</strong> più l<strong>un</strong>ghi, anche <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi anni, che generalmente alternava perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

permanenza a casa con perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> emigrazione. Erano com<strong>un</strong>que <strong>in</strong> genere <strong>movimenti</strong> organizzati, con<br />

com<strong>un</strong>ità <strong>di</strong> compaesani nel luogo <strong>di</strong> dest<strong>in</strong>azione, che spesso trovavano forme associative <strong>di</strong> assistenza e<br />

sostegno. I “luganegheri” della Valchiavenna emigrati a Venezia, per esempio, esercitavano la loro arte<br />

sotto il controllo e la protezione <strong>di</strong> <strong>un</strong>a specifica corporazione, controllata da loro per oltre <strong>un</strong> secolo tra il<br />

XVII e il XVIII. Nel 1771 su 190 botteghe <strong>di</strong> luganegheri, 56 erano proprietà <strong>di</strong> valchiavennaschi e 100<br />

erano gestite dagli stessi. 18<br />

L’emigrazione co<strong>in</strong>volgeva soprattutto uom<strong>in</strong>i adulti, ma non era rara la presenza <strong>di</strong> ragazzi. Il tipo <strong>di</strong> atti<br />

notarili più <strong>in</strong>teressante per la storia dei valtell<strong>in</strong>esi a Napoli è la locatio servitorum, con la quale il padre<br />

affidava il figlio m<strong>in</strong>ore ad <strong>un</strong> artigiano aff<strong>in</strong>ché apprendesse <strong>un</strong> mestiere, <strong>di</strong> solito meno faticoso <strong>di</strong> quello<br />

del genitore. Nel caso che quest’ultimo non fosse a Napoli, compariva davanti al notaio <strong>un</strong> parente<br />

prossimo, che aveva la tutela del m<strong>in</strong>ore. Il periodo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>stato presso <strong>un</strong> maestro era tanto più l<strong>un</strong>go<br />

quanto più il ragazzo era giovane. Durante questo tempo egli si trasferiva nella casa del maestro, dalla quale<br />

non poteva allontanarsi senza il suo permesso, nemmeno per sposarsi o apprendere <strong>un</strong> altro lavoro. <strong>in</strong> caso<br />

<strong>di</strong> malattia si prol<strong>un</strong>gava il periodo <strong>di</strong> servizio. 19<br />

Per quanto riguarda l’emigrazione a Roma nel C<strong>in</strong>quecento e nel Seicento, fondamentali sono i due volumi<br />

<strong>di</strong> Tony Corti, che tracciano <strong>un</strong> particolareggiato <strong>panorama</strong> <strong>di</strong> quell’esperienza <strong>migratori</strong>a 20 .<br />

Ecco come l’autore ricostruisce il viaggio dei nostri emigranti 21 :<br />

16<br />

J. Mathieu, Storia delle Alpi 1500 –1900. Ambiente, sviluppo e società, Casagrande, Bell<strong>in</strong>zona, 2000, p. 135.<br />

17<br />

La tabella è stata pubblicata <strong>in</strong> appen<strong>di</strong>ce al saggio <strong>di</strong> Guglielmo Scaramell<strong>in</strong>i, L’emigrazione valtell<strong>in</strong>ese e valchiavennasca. Lo stato<br />

degli stu<strong>di</strong> e obiettivi per la ricerca, <strong>in</strong> Valli alp<strong>in</strong>e ed emigrazione. Stu<strong>di</strong>, proposte, testimonianze, a cura <strong>di</strong> B. Ciapponi Lan<strong>di</strong>, Museo<br />

Etnografico Tiranese, <strong>Sondrio</strong> 1998, pp.76-77.<br />

18<br />

G. Scaramell<strong>in</strong>i, I doni alle chiese del contado <strong>di</strong> Chiavenna, <strong>in</strong> I tesori degli emigranti. I doni degli emigranti della prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong><br />

<strong>Sondrio</strong> alle chiese <strong>di</strong> orig<strong>in</strong>e nei secoli XVI-XIX, Milano, Silvana, p. 42.<br />

19<br />

A. Delf<strong>in</strong>o, Emigranti valtell<strong>in</strong>esi e valchiavennaschi a Napoli nel Seicento e nel Settecento, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Società Storica<br />

Valtell<strong>in</strong>ese”, 48, <strong>Sondrio</strong>, 1996, p. 93.<br />

20<br />

T. Corti, I valtell<strong>in</strong>esi nella Roma del C<strong>in</strong>quecento, <strong>Sondrio</strong>, 1994; T. Corti, I valtell<strong>in</strong>esi nella Roma del Seicento, <strong>Sondrio</strong> 2000.<br />

21 T. Corti, I valtell<strong>in</strong>esi nella Roma del Seicento, pp. 39 - 40.<br />

13


Una volta presa la decisione <strong>di</strong> partire, <strong>di</strong> abbandonare la famiglia, la propria gente, la stessa terra che<br />

pur se causa <strong>di</strong> tante sofferenze restava sempre la patria, il nostro convalligiano non poteva andarsene<br />

da <strong>un</strong> giorno all'altro. C'erano dei preparativi <strong>in</strong><strong>di</strong>spensabili.<br />

Innanzitutto bisognava procurarsi i documenti per il viaggio, che erano fondamentalmente due: <strong>un</strong>o<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile, bollett<strong>in</strong>o <strong>di</strong> sanità, e l'altro... quasi, la lettera del parroco. Il primo documento veniva<br />

rilasciato dalle autorità del posto, con la <strong>di</strong>chiarazione che la persona <strong>in</strong> questione - <strong>di</strong> cui si precisava<br />

nome, cognome, età, statura alta o bassa, colore <strong>di</strong> capelli e luogo <strong>di</strong> provenienza - era sana e che <strong>in</strong><br />

quel luogo non c'era epidemia. Il secondo costituiva <strong>in</strong>vece <strong>un</strong> attestato <strong>di</strong> buona condotta,<br />

d'<strong>in</strong>eccepibile moralità, con cui il parroco garantiva che l'<strong>in</strong>testatario era <strong>di</strong> provata fede cattolica<br />

apostolica romana e che la professava secondo le <strong>di</strong>sposizioni religiose. Spesso questa lettera veniva<br />

ampliata e corredata con <strong>un</strong>o scritto <strong>di</strong> presentazione, e <strong>di</strong> raccomandazione, a qualche importante<br />

prelato o istituto religioso che nell'Urbe avrebbe potuto aiutare l'<strong>in</strong>testatario. Si trattava <strong>di</strong> <strong>un</strong>a<br />

<strong>di</strong>chiarazione particolarmente utile per ottenere il terzo documento <strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile all'emigrante: la<br />

licenza <strong>di</strong> entrata a Roma, che era rilasciata dagli ufficiali dello Stato Pontificio <strong>di</strong>slocati nelle<br />

vic<strong>in</strong>anze della città, nei p<strong>un</strong>ti <strong>di</strong> passaggio obbligato sugli it<strong>in</strong>erari più frequentati. Poteva <strong>in</strong>fatti<br />

capitare che, <strong>in</strong> occasione <strong>di</strong> annate <strong>di</strong> scarso raccolto granario portanti alla conseguente forte<br />

riduzione delle scorte, venissero applicate restrizioni all'entrata dei forestieri. Per tutela re i cittad<strong>in</strong>i si<br />

autorizzava allora l'<strong>in</strong>gresso a Roma solamente a chi poteva <strong>di</strong>mostrare l'improrogabile necessità<br />

della sua venuta.<br />

Una volta risolto il problema dei documenti occorreva andare dal notaio per fare testamento e tornare<br />

dal prete per confessarsi e ricevere l'assoluzione. Il viaggio per Roma, considerato il tempo non<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>fferente durante il quale i viaggiatori restavano vulnerabili, come del resto per la maggior parte<br />

degli spostamenti da <strong>un</strong>o Stato all'altro della penisola, era allora concordemente def<strong>in</strong>ito pericoloso.<br />

Ci si doveva aspettare <strong>di</strong> tutto, anche l'evento meno augurabile, che avrebbe potuto essere causato<br />

dall'<strong>in</strong>sorgere <strong>di</strong> <strong>un</strong> qualsiasi morbo, dato le con<strong>di</strong>zioni igieniche pressoché <strong>in</strong>esistenti, per cui<br />

bisognava prem<strong>un</strong>irsi.<br />

Quanto all'equipaggiamento, stabilito che solitamente gli emigranti si spostavano a pie<strong>di</strong>, ci si limitava a<br />

qualche cambio <strong>di</strong> vestiti, cappa e cappello e, soprattutto, a scarpe buone e per lo più <strong>di</strong> legno, visto<br />

che per il terreno fangoso erano le migliori; ci volevano anche dei sandali per la strada asciutta.<br />

In<strong>di</strong>spensabile il bordone, caratteristico grosso bastone ricurvo usato dai pellegr<strong>in</strong>i, <strong>di</strong> grande aiuto sia<br />

nelle salite che nelle <strong>di</strong>scese. Saggio anche portarsi delle pomate per i pie<strong>di</strong> escoriati o me<strong>di</strong>camenti<br />

del genere. Bene <strong>in</strong>oltre avere sempre con sé anche della camomilla essicata, che, mescolata con <strong>un</strong><br />

po' <strong>di</strong> cenere, <strong>di</strong>ventava <strong>un</strong> toccasana per i costantemente martoriati pie<strong>di</strong> gonfi o che rendevano<br />

spossati <strong>in</strong> maniera <strong>di</strong>sumana. Alla cura <strong>di</strong> questi poveri pie<strong>di</strong>, sovente vittime della dolorosissima<br />

ulcera da viaggio, si sarebbe <strong>in</strong>vece potuto rime<strong>di</strong>are con <strong>un</strong> <strong>un</strong>guento a base <strong>di</strong> grasso <strong>di</strong> montone,<br />

oppure strutto, con olio <strong>di</strong> oliva e succo <strong>di</strong> faggio.<br />

In previsione <strong>di</strong> <strong>in</strong>contri con gente non sempre rassicurante, quando non si fosse trattato <strong>di</strong> ladri o<br />

briganti, si consigliava <strong>di</strong> portare <strong>un</strong>a spada ed armi da fuoco.<br />

Qualora poi si fosse <strong>di</strong>sposto <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> prezioso o <strong>di</strong> qualche moneta d'oro, non restava <strong>di</strong> meglio che<br />

cucirli nel colletto della camicia, nella giubba o nei pantaloni.<br />

L'ultima, ma non meno importante preoccupazione - anche se per noi forse <strong>un</strong> po' prosaica -, restava<br />

quella <strong>di</strong> purgarsi alc<strong>un</strong>i giorni prima della partenza. Secondo i dettami dei dottori e degli igienisti<br />

dell'epoca, che la popolazione f<strong>in</strong>iva poi coll'assecondare, quella costituiva <strong>un</strong>a pratica<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile: <strong>di</strong>versamente, dovendo affrontare <strong>un</strong> tragitto così impegnativo, lo sforzo del corpo<br />

non purgato, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> impuro, avrebbe messo <strong>in</strong> subbuglio i suoi umori .<br />

Tutte queste <strong>in</strong>combenze com<strong>in</strong>ciavano già a trasmettere ai nostri emigranti il senso del grande<br />

impegno, che si erano ass<strong>un</strong>ti con la loro decisione. A quei tempi <strong>in</strong>fatti il viaggio dalla Valtell<strong>in</strong>a a<br />

Roma costituiva <strong>un</strong>a vera e propria impresa.<br />

Nella città la maggior parte dei valtell<strong>in</strong>esi e dei valchiavennaschi erano impiegati come facch<strong>in</strong>i, portatori e<br />

misuratori <strong>di</strong> granaglie, altri si occuparono <strong>in</strong> attività commerciali, artigianali, ma le opport<strong>un</strong>ità potevano<br />

14


essere svariate: mulattiero, carrettiero, vignarolo, fruttarolo, fornaro, pastaro, orzarolo, barbiere,<br />

calzolaro, tessitore, muratore, fabbro ferraio, carrozzaro, chiavaro, chiodarolo, ottonaro,<br />

sportarolo, oste, albergatore, barilaro, acquarolo, mondezzaro 22 .<br />

Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro per i facch<strong>in</strong>i impiegati presso le dogane erano durissime. Il lavoro era molto<br />

pesante e si svolgeva all’aperto con qualsiasi tempo. “Nonostante la costituzione robusta, da montanari,<br />

molti <strong>di</strong> loro dovevano essere ricoverati nell’ospedale <strong>di</strong> S. Ambrogio, ciasc<strong>un</strong>o perché amalato de febre.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo che nel 1581 erano ben 42 i facch<strong>in</strong>i valtell<strong>in</strong>esi ricoverati <strong>in</strong> quell’ospedale. Tre <strong>di</strong> loro<br />

passarono a miglior vita” 23 .<br />

Un’attività ottocentesca f<strong>in</strong>ora sconosciuta degli emigranti valtell<strong>in</strong>esi a Roma era quella <strong>di</strong> “lanternista”,<br />

vale a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> esibitori <strong>di</strong> lanterne magiche. Se ne sono trovate recentemente tracce negli archivi della<br />

capitale. Scrive Elisabetta Silvestr<strong>in</strong>i nel suo volume sulle attività <strong>di</strong> piazza a Roma: [...] “come località<br />

dell’emigrazione specializzata <strong>in</strong> attività <strong>di</strong> piazza compaiono, nei documenti romani, la Valtell<strong>in</strong>a, terra <strong>di</strong><br />

emigrazione <strong>di</strong> lanternisti, l’Appenn<strong>in</strong>o parmense, […]” 24 . Tra i documenti riportati <strong>in</strong> appen<strong>di</strong>ce all’opera,<br />

vale la pena riportare la richiesta <strong>di</strong> permesso a svolgere l’attività presenta da <strong>un</strong> emigrante al Governatore<br />

<strong>di</strong> Roma:<br />

Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

Antonio Pas<strong>in</strong>i, della Voltol<strong>in</strong>a, con moglie e tre figli, <strong>un</strong>o stroppio e altro ammalato,<br />

ritrovandosi <strong>in</strong> questa Città con la lanterna maggica rappresentanti tutte le vedute<br />

della Sagra Scrittura, oratore umilissimo della Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima,<br />

prega <strong>di</strong> non avere altr’<strong>in</strong>dustria <strong>di</strong> sostentare la povera sua famiglia prega<br />

l’Eccelenza Vostra <strong>di</strong> aggrazziarlo della licenza senza ver<strong>un</strong>a spesa, con darle il<br />

permesso <strong>di</strong> far vedere <strong>in</strong> publigo detta Literna Maggica, che della grazia.<br />

[Si concede 6 settembre 1808]<br />

Gli emigranti spesso fondavano delle “cassette assistenziali”: ogni membro versava <strong>un</strong>a quota, al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong><br />

promuovere donazioni, anche consistenti, <strong>di</strong> solito a favore della parrocchia <strong>di</strong> partenza. Un caso<br />

emblematico può essere quello dei Fratelli benefattori napoletani <strong>di</strong> Gordona, emigranti f<strong>in</strong> dagli <strong>in</strong>izi del<br />

C<strong>in</strong>quecento nella città partenopea, dove facevano soprattutto i commercianti <strong>di</strong> v<strong>in</strong>o a barile. A partire dal<br />

1540 vennero istituite tre cassette. Ogni anno venivano raccolte le quote degli aderenti, con cui si f<strong>in</strong>anziava<br />

l’attività sociale, facendo celebrare messe <strong>in</strong> suffragio dei soci def<strong>un</strong>ti nella chiesa <strong>di</strong> San Pietro <strong>di</strong> Aram a<br />

Napoli, oltre che nella chiesa del paese d’orig<strong>in</strong>e; si <strong>in</strong>viavano <strong>in</strong>oltre fon<strong>di</strong> al paese per ristrutturazioni e<br />

migliorie, per sostenere i poveri e si <strong>in</strong>viavano oggetti <strong>di</strong> culto <strong>di</strong> vario tipo. Alle cassette potevano aderire<br />

anche emigranti dei paesi vic<strong>in</strong>i e <strong>un</strong>o stesso socio poteva aderire a tutte e tre le cassette.<br />

Il flusso dei doni degli emigranti alle chiese <strong>di</strong> Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna è stato senz’altro consistente e<br />

testimonia, oltre la devozione degli offerenti, come il legame con la terra d’orig<strong>in</strong>e non sia mai venuto meno:<br />

l’emigrazione era vissuta come <strong>un</strong>a strategia per procurare risorse alla famiglia <strong>in</strong>nanzitutto e il dono alla<br />

chiesa è anche a testimonianza e memoria <strong>di</strong> <strong>un</strong> periodo <strong>di</strong> vita passato lontano, ma vissuto come f<strong>un</strong>zionale<br />

al rientro a casa. La mostra del 2002 “I tesori degli emigranti” e il suo catalogo forniscono <strong>un</strong> quadro<br />

completo <strong>di</strong> questo aspetto del fenomeno <strong>migratori</strong>o 25 .<br />

22 T. Corti, I valtell<strong>in</strong>esi nella Roma del C<strong>in</strong>quecento, p. 90.<br />

23 T. Corti, I valtell<strong>in</strong>esi nella Roma del C<strong>in</strong>quecento, p. 71.<br />

24 E. Silvestr<strong>in</strong>i, Spettacoli <strong>di</strong> piazza a Roma. Le fonti, Bologna, Pàtron, 2001, p.98.<br />

15


Accor<strong>di</strong> politici entro cui si collocano i flussi<br />

Spesso i flussi <strong>migratori</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduano la loro dest<strong>in</strong>azione <strong>in</strong> base ad accor<strong>di</strong> che istituzioni politiche str<strong>in</strong>gono<br />

fra loro. Per quanto riguarda l’emigrazione a Roma, i favori concessi alle Tre Leghe crearono la possibilità<br />

<strong>di</strong> trovare impiego per Valtell<strong>in</strong>esi e Valchiavennaschi. La Bolla Pontificale del 1410 emanata da Gregorio<br />

XII stabiliva che i facch<strong>in</strong>i della Dogana dovessero provenire dai Grigioni e garantiva la successione nel<br />

posto <strong>di</strong> lavoro “<strong>di</strong> padre <strong>in</strong> figlio, <strong>di</strong> fratello <strong>in</strong> fratello, <strong>di</strong> consangu<strong>in</strong>eo <strong>in</strong> consangu<strong>in</strong>eo”; nella compagnia<br />

dei facch<strong>in</strong>i della Dogana spettano loro 32 posti <strong>di</strong>visi <strong>in</strong> due ruoli facch<strong>in</strong>i esercenti e facch<strong>in</strong>i supplenti (15<br />

facch<strong>in</strong>i e 1 caporale per ogni ruolo); nel momento <strong>in</strong> cui il nostro territorio entrerà a far parte dello stato<br />

Grigione, i posti verranno occupati da nostri emigranti, tanto che nel 1849 <strong>un</strong> certificato del Governo<br />

Pontificio riconoscerà la fedeltà e la buona condotta dei facch<strong>in</strong>i valtell<strong>in</strong>esi 26 . Sempre accor<strong>di</strong> stipulati dal<br />

governo Grigione apriranno il flusso verso lo stato veneto, come abbiamo già ricordato <strong>in</strong> precedenza.<br />

Non va <strong>di</strong>menticato che l’emigrazione <strong>in</strong> questi secoli non <strong>in</strong>teressa solo le fasce popolari – anche se va<br />

sottol<strong>in</strong>eato che non è chi è veramente povero a partire, perché com<strong>un</strong>que il progetto <strong>migratori</strong>o,<br />

soprattutto se lontano dal territorio <strong>di</strong> partenza, richiede <strong>un</strong> capitale per poter essere <strong>in</strong>trapreso – ma anche<br />

i ceti più abbienti: troviamo commercianti valchiavennaschi <strong>in</strong> Polonia, Francia, Austria, Germania;<br />

produttori <strong>di</strong> seta piuraschi a Palermo, e, sempre da Piuro, mercanti e f<strong>in</strong>anzieri a Norimberga, Lione,<br />

Vienna, Graz, Danzica, Cracovia, Venezia, Fiume, Livorno, Genova …<br />

Immigrazioni<br />

Un aspetto da tenere ben presente è quello dell’immigrazione nelle nostre valli, che, cronologicamente,<br />

ad<strong>di</strong>rittura precede i flussi <strong>in</strong> uscita 27 . Nel XIII secolo, <strong>in</strong>fatti, Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna vedono l’arrivo <strong>di</strong><br />

cittad<strong>in</strong>i provenienti dal comasco, dal Lario e dal tic<strong>in</strong>ese. Si tratta <strong>di</strong> famiglie che f<strong>in</strong>iscono per impadronirsi<br />

delle leve dell’economia locale, <strong>in</strong> campo agricolo e pastorale e, dove presente, <strong>in</strong> quello siderurgico e<br />

commerciale. Sono famiglie che <strong>in</strong> genere rilevano i beni <strong>di</strong> proprietari locali <strong>in</strong>debitati e che <strong>in</strong> seguito,<br />

grazie al fatto <strong>di</strong> essere proprietari fon<strong>di</strong>ari, acquisiscono prestigio sociale e accedono a ruoli pubblici. A<br />

Chiavenna ad esempio si <strong>in</strong>se<strong>di</strong>eranno i Pestalozzi, i Vertemate, i Peverelli, i Lupi, gli Stampa , i Pellizzari.<br />

Proprio per questi nuovi arrivi, il chiavennasco nel Duecento vede <strong>un</strong> ricambio della quasi totalità della sua<br />

classe <strong>di</strong>rigente. Nella Valtell<strong>in</strong>a arriveranno altre famiglie, come i Quadrio, i Parravic<strong>in</strong>i, i Lavizzari, i<br />

Sertoli, i Lambertenghi. Lo stesso fenomeno avverrà qualche secolo più tar<strong>di</strong>, quando, con il dom<strong>in</strong>io dei<br />

Grigioni, Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna vedranno <strong>in</strong>se<strong>di</strong>arsi molte famiglie <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tori e possidenti<br />

provenienti dalla Repubblica delle Tre Leghe, primi fra tutti i Salis, che acquisiranno vaste proprietà, <strong>in</strong><br />

particolar modo viticole.<br />

Ma i flussi <strong>di</strong> immigrazione hanno anche co<strong>in</strong>volto gruppi <strong>di</strong> artigiani e lavoratori. L’area orobica è stata<br />

<strong>in</strong>teressata f<strong>in</strong> dal Me<strong>di</strong>oevo dall’arrivo <strong>di</strong> operai specializzati nel settore estrattivo e siderurgico provenienti<br />

dalle valli bergamasche 28 .<br />

Il Bormiese ha visto <strong>in</strong>vece l’immigrazione <strong>di</strong> mano d’opera <strong>di</strong> vario tipo dal Tirolo. A Chiavenna è stato<br />

stimato che nel XVIII secolo fossero presenti circa 400 immigrati <strong>di</strong> varia provenienza (Milano, Como,<br />

Tic<strong>in</strong>o, Bergamo e territori dello stato Veneto, ma anche Francia, Tirolo, Germania, Svizzera), che<br />

25<br />

I tesori degli emigranti. I doni degli emigranti della prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> alle chiese <strong>di</strong> orig<strong>in</strong>e nei secoli XVI-XIX, a cura <strong>di</strong> Guido<br />

Scaramell<strong>in</strong>i, Milano, Silvana, 2002.<br />

26<br />

U. Menesatti, La corrente <strong>di</strong> emigrazione dei Cech a Roma, <strong>in</strong> Pag<strong>in</strong>e sull’emigrazione <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> a cura <strong>di</strong> B.<br />

Ciapponi, <strong>Sondrio</strong>, 1975, p. 36.<br />

27<br />

Buona parte delle <strong>in</strong>formazioni e delle considerazioni su questi aspetti sono tratte dal saggio <strong>di</strong> G. Scaramell<strong>in</strong>i L’emigrazione<br />

valtell<strong>in</strong>ese e valchiavennasca, pp. 22-34, cui si rimanda per <strong>un</strong>a trattazione più approfon<strong>di</strong>ta.<br />

28<br />

C. Saibene, Il versante orobico valtell<strong>in</strong>ese: ricerche antropogeografiche, Roma, CNR, 1959, pp. 63, 68-75.<br />

16


svolgono le professioni più varie dal notaio, al me<strong>di</strong>co, al fabbro, al falegname, al ciabatt<strong>in</strong>o... A questa va<br />

aggi<strong>un</strong>ta <strong>un</strong>’immigrazione legata all’e<strong>di</strong>lizia <strong>di</strong> qualità sia civile che religiosa, che fa affluire artisti e artigiani<br />

(<strong>in</strong>tagliatori, lapici<strong>di</strong>, stuccatori), <strong>in</strong> particolare dal Lario e dal Tic<strong>in</strong>o. Il flusso ad<strong>di</strong>rittura aumenterà nel<br />

periodo Napoleonico, quando l’<strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> alc<strong>un</strong>e <strong>in</strong>dustrie, anche ad opera <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tori d’oltralpe,<br />

richiamerà manodopera estera 29 .<br />

Lo sfruttamento del granito <strong>di</strong> San Fedel<strong>in</strong>o avviene all’<strong>in</strong>izio dell’Ottocento ad opera <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tori della<br />

Valle d’Intelvi, che portano sé maestranze specializzate (150 piccapietra e altrettanti garzoni), che solo <strong>in</strong><br />

seguito saranno <strong>in</strong>tegrate con operai locali.<br />

<strong>Sondrio</strong>, da quando <strong>di</strong>venta capoluogo nel 1805, acquista popolazione non solo proveniente da altre aree<br />

della Valtell<strong>in</strong>a, ma anche da fuori Dipartimento. Nel 1804 Melchiorre Gioia ne aveva scritto <strong>in</strong> questi<br />

term<strong>in</strong>i: «benché luogo della Vice-Prefettura, emporio della Valmalenco, p<strong>un</strong>to me<strong>di</strong>o della Valtell<strong>in</strong>a<br />

presenta <strong>un</strong> aspetto selvaggio, e non ha alc<strong>un</strong>a manifattura rimarchevole [...] vi si trovano operai per la<br />

maggior parte forastieri, muratori luganesi, calzolai milanesi, pellettieri comaschi» 30 . Nel 1813 il borgo conta<br />

1571 abitanti: crescerà rapidamente nel giro <strong>di</strong> pochi anni.<br />

Una menzione a parte merita l’immigrazione dei riformati, dopo che gli «Articoli <strong>di</strong> Ilanz» del 1526 avevano<br />

<strong>in</strong>trodotto la libertà religiosa nei territori cisalp<strong>in</strong>i soggetti alle Tre Leghe. le nostre valli accolgono qu<strong>in</strong><strong>di</strong><br />

personaggi d’alto rango, ma anche mercanti, artigiani e semplici lavoratori manuali riformati.<br />

A <strong>Sondrio</strong>, verso la f<strong>in</strong>e del C<strong>in</strong>quecento, arriva da Gardone Valtrompia <strong>un</strong> gruppo <strong>di</strong> artigiani del ferro,<br />

che, grazie alla me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> <strong>un</strong> altro riformato, Ulisse Mart<strong>in</strong>engo, ottiene l’affidamento della produzione<br />

<strong>di</strong> <strong>un</strong>a grossa partita <strong>di</strong> archibugi per le milizie <strong>di</strong> Zurigo 31 .<br />

Intorno al 1650, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> dopo i tragici fatti del 1620, si stima che i seguaci della Riforma nelle nostre valli<br />

fossero circa 150, soprattutto Grigioni, concentrati <strong>in</strong> particolare a Chiavenna (69) e <strong>Sondrio</strong> (22) 32 .<br />

L’emigrazione nel corso dell’Ottocento<br />

I cambiamenti politici e istituzionali della prima parte del secolo (la Repubblica Cisalp<strong>in</strong>a, il Lombardo-<br />

Veneto, l’impero austriaco, il Regno d’Italia) poco <strong>in</strong>fluiscono sul <strong>panorama</strong> economico e sociale della<br />

prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> e anche l’organizzazione della vita delle classi popolari non muta i suoi ritmi e le sue<br />

abitud<strong>in</strong>i. L’emigrazione cont<strong>in</strong>ua a svolgersi verso le mete e secondo i ritmi del secolo precedente.<br />

Maggior rilievo rispetto al passato acquistano però le mete lombarde, sia urbane che rurali. Nel corso del<br />

secolo le con<strong>di</strong>zioni economiche delle famiglie contad<strong>in</strong>e peggioreranno a causa della pesante fiscalità, della<br />

ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> beni collettivi delle com<strong>un</strong>ità (boschi e pascoli), del <strong>di</strong>ffondersi <strong>di</strong> malattie delle colture e del<br />

bestiame 33 . Questa situazione <strong>in</strong>crementerà il flusso <strong>migratori</strong>o soprattutto dopo la metà del secolo. Sono<br />

realtà ben documentate nella relazione <strong>di</strong> Stefano Jac<strong>in</strong>i del 1858 e <strong>in</strong> quelle successive del prefetto Luigi<br />

Torelli 34 o <strong>di</strong> Giac<strong>in</strong>to Scelsi 35 .<br />

29 Si veda <strong>in</strong> proposito G. Scaramell<strong>in</strong>i, Der Pündtner London: commercio, f<strong>in</strong>anza e manifattura nel borgo e nel contado <strong>di</strong><br />

Chiavenna nei secoli XVI-XIX, <strong>in</strong> Sulle tracce dei Grigioni <strong>in</strong> Valchiavenna, Museo della Valchiavenna, n. 5, Chiavenna, Rota, 1998,<br />

G. Scaramell<strong>in</strong>i, L’<strong>in</strong>dustria a Chiavenna: App<strong>un</strong>ti e documenti, “Clavenna”, 17, 1978, pp. 54-95.<br />

30 M. Gioia, Il <strong>di</strong>partimento del Lario. Discussione economica, Milano, Maspero, 1804, p. 103.<br />

31 F. Romeggialli, In Valtell<strong>in</strong>a. Conversazioni storiche, <strong>Sondrio</strong>, 1981, pp. 68-70 e G. Scaramell<strong>in</strong>i, L’emigrazione valtell<strong>in</strong>ese e<br />

valchiavennasca. Lo stato degli stu<strong>di</strong> e obiettivi per la ricerca, <strong>in</strong> Valli alp<strong>in</strong>e ed emigrazione. Stu<strong>di</strong>, proposte, testimonianze, a cura <strong>di</strong><br />

B. Ciapponi Lan<strong>di</strong>, Museo Etnografico Tiranese, <strong>Sondrio</strong> 1998, p. 29.<br />

32 G. Scaramell<strong>in</strong>i, L’emigrazione valtell<strong>in</strong>ese e valchiavennasca, pp. 28-33.<br />

33 Cfr: S. Jac<strong>in</strong>i, Sulle con<strong>di</strong>zioni economiche della prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>, Milano e Verona, Civelli, 1858.<br />

34 L.Torelli, Statistica prov<strong>in</strong>ciale <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> redatta a cura del governo della medesima - 1860, Tor<strong>in</strong>o, Tipografia Botta,1860.<br />

35 G. Scelsi, Statistica <strong>generale</strong> della prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>, Milano, 1866, [= <strong>Sondrio</strong>, 1999].<br />

17


300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

0<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

gennaio<br />

gennaio<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

0<br />

gennaio<br />

Perio<strong>di</strong>cità mensile delle partenze degli emigranti<br />

agricoltori (anno 1861)<br />

marzo<br />

maggio<br />

luglio<br />

settembre<br />

novembre<br />

Perio<strong>di</strong>cità mensile dei rientri degli emigranti<br />

agricoltori (anno 1861)<br />

marzo<br />

maggio<br />

luglio<br />

settembre<br />

novembre<br />

Perio<strong>di</strong>cità mensile delle partenze e dei rientri degli emigranti<br />

non agricoltori (anno 1861)<br />

marzo<br />

maggio<br />

luglio<br />

settembre<br />

novembre<br />

agricoltori<br />

giornalieri<br />

agricoltori<br />

possidenti<br />

agricoltori<br />

giornalieri<br />

agricoltori<br />

possidenti<br />

partenze<br />

rientri


Dai dati delle tabelle si può <strong>in</strong>nanzitutto vedere come il flusso tra gli agricoltori riguar<strong>di</strong> soprattutto i<br />

possidenti, con due picchi nelle partenze, a maggio e a luglio, mentre chi non è proprietario parte prima, a<br />

marzo, oppure dopo, a settembre. Per i possidenti i rientri si collocano a settembre, mentre il flusso dei<br />

rientri dei non proprietari non appare particolarmente significativo. Chi non è classificato come agricoltore<br />

tendenzialmente parte <strong>in</strong> aut<strong>un</strong>no e rientra a primavera, con <strong>un</strong>a scansione che sembra com<strong>un</strong>que<br />

rispondere alle esigenze del calendario agricolo della nostra prov<strong>in</strong>cia.<br />

Dalla metà dell’Ottocento si assiste alle prime partenze verso l’Australia. Le con<strong>di</strong>zioni socio-economiche<br />

<strong>un</strong>itamente alla spregiu<strong>di</strong>cata propaganda che gli agenti svizzeri delle compagnie <strong>di</strong> navigazione facevano<br />

soprattutto nella Valle <strong>di</strong> Poschiavo, conv<strong>in</strong>cono molti valtell<strong>in</strong>esi della zona <strong>di</strong> Tirano ad <strong>in</strong>traprendere<br />

l’avventura oltreoceano per impiegarsi soprattutto nelle m<strong>in</strong>iere d’oro come taglialegna e carpentieri: “le<br />

compagnie marittime fornivano i mezzi e l’oro costituiva l’<strong>in</strong>centivo determ<strong>in</strong>ante che orientava<br />

l’emigrazione verso l’Australia” 36 . Per gli emigranti si tratta <strong>di</strong> <strong>un</strong>a strategia ancora simile a quella<br />

consolidata nei secoli precedenti, perché normalmente mantenevano le loro basi agricole, anche se si erano<br />

impegnati <strong>in</strong> emigrazioni <strong>di</strong> l<strong>un</strong>ga durata <strong>in</strong> zone urbane e <strong>in</strong>dustriali 37 . Le autorità e la stampa locale mettono<br />

<strong>in</strong> guar<strong>di</strong>a la popolazione dall’azione spregiu<strong>di</strong>cata degli agenti delle compagnie <strong>di</strong> navigazione e attuano<br />

<strong>un</strong>a campagna tesa a scoraggiare il flusso <strong>migratori</strong>o, rendendosi conto che ormai gli espatri tendono ad<br />

aumentare, dato che alla dest<strong>in</strong>azione australiana si affiancano anche partenze per le Americhe. Si<br />

<strong>in</strong>travedono i rischi <strong>di</strong> <strong>un</strong>a sorta <strong>di</strong> emergenza sociale, benché si riconoscano le <strong>di</strong>fficoltà economiche della<br />

popolazione nel procurarsi i mezzi <strong>di</strong> sussistenza a causa delle pesanti imposte. Un carteggio risalente alla<br />

primavera del 1856, riguardante l’emigrazione dal com<strong>un</strong>e valchiavennasco <strong>di</strong> Isola ne è testimonianza. Su<br />

sollecitazione della Superiorità <strong>di</strong> Pubblica Sicurezza <strong>di</strong> Chiavenna, che reclamava provve<strong>di</strong>menti nei<br />

confronti “della emigrazione per le Americhe che sta prendendo <strong>un</strong>a proporzione assai estesa evadendosi<br />

pers<strong>in</strong>o <strong>in</strong>tiere famiglie”, la Deputazione Com<strong>un</strong>ale, “onde abbia a cessare l’<strong>in</strong>considerato spatriare”, chiede<br />

la collaborazione dei “Mm. Rr. Parroci del Com<strong>un</strong>e a f<strong>in</strong>e d’<strong>in</strong>culcare nella popolazione stessa le<br />

dannose conseguenze dell’emigrazione nella probabilità e quasi certezza della mal riuscita<br />

speculazione”; <strong>in</strong>fatti “la Deputazione sente il vero bisogno <strong>di</strong> camm<strong>in</strong>are <strong>di</strong> conserto con questo reverendo<br />

Clero per estirpare tale mal gram<strong>in</strong>ia da questa buona popolazione, e ricondurla a migliori pensamenti e a<br />

più provati consigli” 38 . Le ragioni per cui si sconsiglia l’emigrazione sono le <strong>di</strong>fficoltà della navigazione,<br />

l’ostilità del clima e le con<strong>di</strong>zioni sanitarie nei paesi <strong>di</strong> dest<strong>in</strong>azione, l’esportazione <strong>di</strong> denaro,<br />

l’impoverimento dell’agricoltura, l’abbandono dei vecchi nell’<strong>in</strong><strong>di</strong>genza e il loro probabile affidamento alla<br />

pubblica carità 39 . “La Valtell<strong>in</strong>a” del 21.12.1861 scriveva: “<strong>in</strong>nanzi tutto è necessario, che chi emigra, lo<br />

faccia con mezzi propri, e non si lasci sedurre da qualsiasi che cercasse me<strong>di</strong>ante contratto <strong>di</strong> obbligarlo a<br />

lavorare per conto suo f<strong>in</strong>tanto che venga scontato il denaro anticipato per le spese <strong>di</strong> viaggio. Ciò<br />

accadendo, l’<strong>in</strong>felice resta schiavo del suo padrone” 40 .<br />

L’approfon<strong>di</strong>to stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Jacquel<strong>in</strong>e Templeton sull’emigrazione <strong>in</strong> Australia <strong>in</strong>quadra la tipologia dei<br />

migranti: “si trattava <strong>di</strong> contad<strong>in</strong>i – essendo figli <strong>di</strong> contad<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>dubbiamente, anche i rari artigiani che si<br />

contavano tra loro – e, con <strong>un</strong>a schiacciante maggioranza <strong>di</strong> maschi <strong>in</strong> età lavorativa, sulla vent<strong>in</strong>a o sulla<br />

trent<strong>in</strong>a, metà dei quali celibi e <strong>un</strong> quarto coniugati, molti con prole. Questi uom<strong>in</strong>i viaggiavano da soli,<br />

lasciando a casa i familiari. Del numero totale <strong>di</strong> persone che lasciarono Tirano per dest<strong>in</strong>azioni d’oltremare<br />

36<br />

J. Templeton, Orig<strong>in</strong>i dell’emigrazione valtell<strong>in</strong>ese <strong>in</strong> Australia, <strong>in</strong> “Bollett<strong>in</strong>o della Soc.tà Storica Valt.ese”, 47, 1994, p. 248.<br />

37<br />

J. Templeton, Dalle montagne al bush. L’emigrazione valtell<strong>in</strong>ese <strong>in</strong> Australia (1860-1960) nelle lettere degli emigranti, Museo<br />

etnografico tiranese, <strong>Sondrio</strong>, 2001, p. 26.<br />

38<br />

P. Via – G. Sterlocchi, Vengo a caramente salutarvi, Biblioteca della Valchiavenna, Chiavenna, 1983, p.276-277.<br />

39<br />

Considerazioni <strong>di</strong> G. Scaramell<strong>in</strong>i, L’emigrazione valtell<strong>in</strong>ese e valchiavennasca, p. 49.<br />

40 Ancora sull’emigrazione, “La Valtell<strong>in</strong>a” 20.12.1861.<br />

19


l’84 per cento era costituito da maschi e solo il 16 per cento da femm<strong>in</strong>e. Della quota che si <strong>di</strong>resse <strong>in</strong><br />

Australia, il solo 6 per cento era rappresentato da donne, <strong>un</strong> riflesso del fatto che, benché fosse la s<strong>in</strong>gola<br />

dest<strong>in</strong>azione <strong>di</strong> maggior popolarità, l’Australia era preferita particolarmente dagli emigranti temporanei” 41 .<br />

Nel giro <strong>di</strong> pochi anni tendono a formarsi delle vere e proprie catene <strong>migratori</strong>e e a questo p<strong>un</strong>to i viaggi<br />

erano raramente fatti alla cieca da <strong>in</strong>consapevoli vittime della propaganda. La meta era spesso <strong>un</strong>a località<br />

specifica, <strong>un</strong> lavoro specifico, <strong>in</strong><strong>di</strong>viduato <strong>in</strong> base alle <strong>in</strong>formazioni <strong>di</strong> chi già era partito.<br />

Non dobbiamo però <strong>di</strong>menticare che le mete all’estero più frequentate dagli emigranti restano quelle<br />

europee, se si escludono gli anni 1884 –1890 e 1896 – 1900. Un grafico elaborato da Guglielmo<br />

Scaramell<strong>in</strong>i 42 <strong>in</strong> base ai dati riportati nell’Annuario statistico dell’emigrazione italiana <strong>di</strong> Rullani<br />

visualizza efficacemente il rapporto tra emigrazione cont<strong>in</strong>entale ed extra-cont<strong>in</strong>entale <strong>in</strong> questa fase 43 .<br />

Questi dati statistici non tengono però <strong>in</strong> considerazione i rientri e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> vanno letti tenendo ben presente<br />

che accanto a questi avremmo bisogno <strong>di</strong> dati – attualmente mancanti – sul numero degli emigranti che<br />

annualmente facevano ritorno a casa. “L’<strong>in</strong>tensità dei ritmi <strong>di</strong> partenza” – commenta opport<strong>un</strong>amente<br />

Guglielmo Scaramell<strong>in</strong>i 44 – si spiega anche con i frequenti rientri e le successive partenze delle medesime<br />

persone che, ormai versate nelle pratiche <strong>migratori</strong>e, si muovono <strong>di</strong>s<strong>in</strong>voltamente fra i loro villaggi e le aree<br />

<strong>di</strong> dest<strong>in</strong>azione, più o meno lontane. Fenomeno, questo, ben noto a chi abbia anche soltanto accostato<br />

vecchi emigranti, e che viene p<strong>un</strong>tualmente registrato nella loro corrispondenza, ma che raramente trova<br />

riscontri precisi nelle statistiche e nella bibliografia critica”.<br />

Un quadro <strong>in</strong>teressante, anche se non del tutto preciso, è pure fornito dai dati contenuti negli atti <strong>di</strong> due<br />

visite pastorali compiute dai vescovi <strong>di</strong> Como Ferrari (1892-93) e Valfré <strong>di</strong> Bonzo (1898-1902), dove<br />

41 J. Templeton, Dalle montagne al bush., Museo etnografico tiranese, <strong>Sondrio</strong>, 2001, p. 56-57.<br />

42 G. Scaramell<strong>in</strong>i, L’emigrazione valtell<strong>in</strong>ese e valchiavennasca, p. 54.<br />

43 E. Rullani, L’economia della prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> dal 1871 al 1971, Banca Popolare <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>, <strong>Sondrio</strong> 1973.<br />

44 G. Scaramell<strong>in</strong>i, L’emigrazione valtell<strong>in</strong>ese e valchiavennasca, p. 55.<br />

20


isulta chiaro come ormai le mete – se si eccettua il caso <strong>di</strong> Roma e della zona dei Cech - non sono più<br />

quelle dell’emigrazione <strong>di</strong> ancien régime 45 .<br />

zona<br />

Flussi <strong>migratori</strong> – Prospetto <strong>generale</strong> per zona delle 129 schede parrocchiali compilate<br />

Risiede <strong>in</strong><br />

permanenza<br />

Migrazione locale<br />

Località non<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>cata<br />

Svizzera<br />

Bassa Valtell<strong>in</strong>a Orobica 2 5 3 7 4 - 1 - - - 1 -<br />

Bassa Valtell<strong>in</strong>a Retica 3 2 2 3 7 - - 6 2 - - -<br />

Berbenno - 1 1 5 - 7 - - - - - -<br />

<strong>Sondrio</strong> - 3 1 5 3 - - - 1 - - -<br />

Tresivio, Ponte, Chiuro 5 2 1 1 1 - - - - - - -<br />

Teglio, Tirano 2 4 1 4 1 2 - - - - - -<br />

Mazzo, Grosso, Sondalo - 1 1 11 4 5 - - - - - -<br />

Bormio - - - 11 2 - - - - - 2 2<br />

Val Chiavenna - 8 1 8 5 - 2 - - - - -<br />

Val S.Giacomo - 3 3 3 - - - - 2 2 - -<br />

Val Bregaglia - 1 1 4 2 - - - - - - -<br />

totali 12 30 15 62 29 14 3 6 5 2 3 2<br />

Il mutamento delle mete dei nostri emigranti ha implicato anche <strong>un</strong> cambiamento nella tipologia <strong>migratori</strong>a:<br />

le <strong>di</strong>stanze maggiori rallentano il ritmo dei rientri perio<strong>di</strong>ci e questo va ad <strong>in</strong>cidere sull’organizzazione<br />

familiare e <strong>in</strong> <strong>generale</strong> sulle com<strong>un</strong>ità <strong>di</strong> partenza. Nel corso del Novecento si assisterà al passaggio<br />

dall’emigrazione temporanea (<strong>di</strong> gran l<strong>un</strong>ga prevalente f<strong>in</strong>o ai primi decenni del secolo scorso)<br />

all’emigrazione def<strong>in</strong>itiva. In questa fase, si affiancano alle solite motivazioni che sp<strong>in</strong>gono alla partenza il<br />

fatto che l’economia <strong>di</strong> transito sia ormai <strong>in</strong> forte decadenza <strong>in</strong> Valchiavenna, il tentativo <strong>di</strong> sfuggire alla<br />

coscrizione obbligatoria e soprattutto le generali con<strong>di</strong>zioni del paese durante il periodo giolittiano e le<br />

nuove possibilità offerte dal mercato del lavoro europeo ed extracont<strong>in</strong>entale.<br />

Gli stu<strong>di</strong> più approfon<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> storia locale hanno de<strong>di</strong>cato attenzione quasi solamente all’emigrazione verso<br />

l’Australia e le Americhe. In Australia i primi emigranti venivano impiegati nelle m<strong>in</strong>iere d’oro, soprattutto<br />

come operai addetti all’armatura delle gallerie o per il taglio del legname. Molti, soprattutto <strong>in</strong> seguito,<br />

lavorarono come boscaioli o nella costruzione delle ferrovie. Un terzo tipo <strong>di</strong> impiego era nel settore<br />

agricolo, come braccianti, <strong>in</strong> particolare nel . Per chi alla f<strong>in</strong>e decideva <strong>di</strong> fermarsi, la prospettiva migliore<br />

era <strong>di</strong> comprare della terra e impiantare <strong>un</strong>’azienda agricola. Un breve esempio tratto dal libro della<br />

Templeton sull’Australia, può illustrare <strong>un</strong> caso tipico <strong>di</strong> emigrazione <strong>di</strong> <strong>in</strong>izio Novecento. Una volta arrivato<br />

<strong>in</strong> Australia “Gaetano Nazzari si impegnò <strong>in</strong> <strong>un</strong>a serie <strong>di</strong> faticosi spostamenti che lo portarono dal<br />

45 G. Perotti, Emigranti e villeggianti <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna nell’ultimo decennio del sec. XIX dalle relazioni dei parroci, <strong>in</strong><br />

“Bollett<strong>in</strong>o della Società Storica valtell<strong>in</strong>ese”, 46, 1993, pp. 227-248.<br />

America<br />

21<br />

Australia<br />

Francia<br />

Roma<br />

Milano brianza<br />

Piemonte<br />

“Valtell<strong>in</strong>a”<br />

Prov<strong>in</strong>cie Bergamo<br />

Brescia


Queensland (Ingham), dove aveva tagliato canna da zucchero, all’Australia meri<strong>di</strong>onale, dove tagliò<br />

travers<strong>in</strong>e per le reti ferroviarie; si<br />

spostò <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e <strong>in</strong> Australia Occidentale<br />

(Kurrawang), per abbattere alberi<br />

d’alto fusto” 46 .<br />

La permanenza poteva durare alc<strong>un</strong>i<br />

anni, dopo <strong>di</strong> che si faceva ritorno a<br />

casa per <strong>un</strong> periodo, prima <strong>di</strong> ripartire.<br />

In molti casi a ripartire poteva anche<br />

essere <strong>un</strong> altro membro della famiglia,<br />

spesso <strong>un</strong> figlio ormai <strong>in</strong> età lavorativa.<br />

Col tempo, <strong>in</strong> particolare dopo gli anni<br />

Trenta, alc<strong>un</strong>i gi<strong>un</strong>sero alla conclusione<br />

che andare avanti e <strong>in</strong><strong>di</strong>etro serviva<br />

solo a far lavorare le compagnie dei<br />

bastimenti. E’ chiaro che <strong>di</strong>etro ad <strong>un</strong><br />

cambiamento e a <strong>un</strong>a decisione <strong>di</strong><br />

questo tipo stanno non solo e non<br />

Emigranti valtell<strong>in</strong>esi <strong>in</strong> Australia impegnati nel taglio della canna da zucchero,<br />

<strong>in</strong>izi xx sec. Tirano, Museo etnografico tiranese.<br />

tanto ragioni economiche, quanto mutamenti <strong>di</strong> modelli culturali e <strong>di</strong> stili <strong>di</strong> vita. Ancora negli anni C<strong>in</strong>quanta<br />

era però presente l’emigrazione temporanea, che seguiva il modello consolidato nei secoli precedenti. “[…]<br />

Suo nipote D<strong>in</strong>o S. , novello sposo, lo raggi<strong>un</strong>se a Lakewood negli anni C<strong>in</strong>quanta. Le sue lettere<br />

descrivono <strong>un</strong>a vita fatta <strong>di</strong> lavoro e isolamento. Ma alla f<strong>in</strong>e aveva realizzato “<strong>un</strong> bel gruzzoletto”, e come<br />

aveva scritto alla moglie, “senza sacrifici non si raggi<strong>un</strong>ge mai a nulla”. Quegli otto anni gli permisero <strong>di</strong><br />

mantenere la moglie e i figli, <strong>di</strong> f<strong>in</strong>ir <strong>di</strong> pagare la loro casa a Lovero, restauri compresi, <strong>di</strong> acquistare terreni<br />

per pascolare il loro bestiame e <strong>di</strong> far ritorno a <strong>un</strong>a vita decorosa” 47 . Certamente non per tutti il progetto<br />

<strong>migratori</strong>o ebbe esito positivo, alc<strong>un</strong>i persero anche la vita, soprattutto per malattie legate alla vita <strong>in</strong><br />

m<strong>in</strong>iera.<br />

Era anche presente <strong>un</strong>a certa ostilità nei confronti degli emigranti italiani, particolarmente nelle regioni<br />

m<strong>in</strong>erarie, dove l’organizzazione s<strong>in</strong>dacale australiana era più forte e gli italiani erano visti come<br />

manodopera concorrente sottopagata. Nel 1934, quando le con<strong>di</strong>zioni sociali ed economiche erano<br />

piuttosto <strong>di</strong>fficili anche <strong>in</strong> Australia, vi furono nella zona <strong>di</strong> Kalgoorlie, nell’Australia Occidentale, gravi<br />

tumulti anti-italiani, nel corso dei quali vennero bruciate le case <strong>di</strong> alc<strong>un</strong>i emigrati valtell<strong>in</strong>esi 48 . Anche il<br />

periodo fascista e la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale saranno perio<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficili per i nostri emigranti, che durante la<br />

guerra subiranno anche l’<strong>in</strong>ternamento 49 .<br />

Nel corso degli anni Trenta, oltretutto, era com<strong>in</strong>ciato <strong>un</strong> vasto movimento <strong>di</strong> ricongi<strong>un</strong>gimenti familiari, con<br />

l’arrivo <strong>di</strong> donne e bamb<strong>in</strong>i.<br />

Un quadro dell’emigrazione nelle Americhe è fornito dalle raccolte <strong>di</strong> lettere <strong>di</strong> emigranti curate da Paolo<br />

Via 50 . Sono due opere suggestive, che rendono <strong>in</strong> modo vivido l’esperienza del viaggio, del lavoro e della<br />

vita lontano da «casa».<br />

46<br />

J. Templeton, Dalle montagne al bush, p. 64.<br />

47<br />

J. Templeton, Dalle montagne al bush, p. 65.<br />

48<br />

Si veda la particolareggiata narrazione <strong>in</strong> F. Lucchesi, Camm<strong>in</strong>a per me Elsie. L’epopea <strong>di</strong> <strong>un</strong> italiano emigrato <strong>in</strong> Australia, Guer<strong>in</strong>i<br />

e Associati, Milano, 2002, pp. 101-142.<br />

49<br />

Cfr. F. Lucchesi, Camm<strong>in</strong>a per me Elsie, pp. 145-174.<br />

50<br />

P. Via – G. Sterlocchi, Vengo a caramente salutarvi, Biblioteca della Valchiavenna, Chiavenna, 1983 e P. Via – V. Via, Da Giavéra<br />

all’Idaò. La saga dei Tam. Lettere <strong>di</strong> emigranti valchiavennaschi <strong>in</strong> America 1880-1981, L’offic<strong>in</strong>a del libro, <strong>Sondrio</strong>1994.<br />

Sulle’emigrazione dalla Valchiavenna Paolo Via ha anche realizzato il sito <strong>in</strong>ternet http://www.emigrazione-valchiavenna.it/<strong>in</strong>dex.html .<br />

22


(Dos Palos), 19.3.1915<br />

Cara zia,<br />

Ora sono nella grande ansiosa America. E' 4 giorni che sono <strong>in</strong>sieme la mamma,<br />

ma io ho già il posto da andare. Siamo stati 15 <strong>in</strong> mare, 6 giorni e 6 notti <strong>in</strong> treno. 21<br />

<strong>in</strong> tutto il viaggio. Io sono stata la più <strong>in</strong> salute che c'era, ho soferto niente io<br />

erocontenta <strong>in</strong>vece zia C.(arol<strong>in</strong>a) ha sofferto molto che primi giorni non mangiava<br />

più niente io non sapevo più cosa farne. Io che mi facevano così tanta paura sono<br />

passata bene e zia è ferma ancora là (a New York) il zio Gigi (Egi<strong>di</strong>o) ha dovuto<br />

mandargli le carte e poi non si sa sé la lasciano ancora venire. A me mi anno<br />

domandato dove andavo, che paese chi andavo a raggi<strong>un</strong>gere e quanti denari avevo<br />

e poi niente altro ne passaporto ne quanti anni che <strong>di</strong> chi ero accompagnata sono<br />

stata la prima del nostro paese macché io avevo coraggio mi sono rimasta la 3 ore<br />

solo poi sono partita <strong>in</strong> treno. Il mare poi 9 giorni bello e 4 giorni <strong>in</strong> borasca pioggia<br />

tenpesta vento terribile ma io non avevo paura macché <strong>di</strong>cevo se andavo era <strong>un</strong>a<br />

volta sola pregavo cantavo <strong>in</strong> quei giorni avevo <strong>un</strong> coraggio badavo paura <strong>di</strong> niente.<br />

Ho fatto il viaggio tutto <strong>in</strong> treno (da New York alla California) <strong>in</strong>sieme al Antonio<br />

mi ha voluto sempre bene. Siamo arrivati dalla stazione sono andata dal mazz<strong>in</strong>a egli<br />

telegrafò al zio Gigi fra <strong>un</strong>a mezzora arrivò il zio Abele a prenderci col cavallo.<br />

Sono arrivata <strong>in</strong> casa <strong>di</strong> zio Gigi alle 8 <strong>di</strong> sera C'era Elmo' manno fatto <strong>un</strong>a bella<br />

festa per il mio arrivo. Alla matt<strong>in</strong>a poi sono andata <strong>in</strong> paese col zio Gigi qu<strong>in</strong><strong>di</strong><br />

arrivò il padrone prendermi. In casa della mamma c'era <strong>un</strong>a contentezza quella sera<br />

che non sapevano più cosa farmi. Per il viaggio ve lò manderà più presto che sia<br />

possibile e così vi scrive poi. La (a Mese) c'era la grande neve e qui stanno già a<br />

tagliare il fieno. Mi scuserai che to fatto tribulare. Voi avete scritto alla mamma che<br />

Lodovico era mezzo morto da <strong>un</strong>a parte ha pianto tanto che...Poi può stremirsi e<br />

morire vi raccomando <strong>di</strong> non scrivere così <strong>di</strong> vargli paura. A pianto anche perché<br />

credeva che mi facevano tornare <strong>in</strong><strong>di</strong>etro. Mi scriverai subito anche a me. Adesso<br />

voglio mandargli <strong>un</strong>a lettera <strong>di</strong> r<strong>in</strong>graziamento alla Luigia. Intanto ti saluto tanto a te<br />

tutti quelli <strong>di</strong> casa Lodovico e Irene Isabella e sua sorella M. Ti saluta anche la<br />

mamma e <strong>di</strong> salutarli quelli <strong>di</strong> casa Lodovico Irene a nome suo. Meglio qua che <strong>in</strong><br />

Italia. Ho visto il Primo il fratello della renognache il Salva. Elmo il denarigni e l'atro<br />

<strong>di</strong> Set. il Nando e la sua moglie ma cercato me ma io non ho voluto andare. Di<br />

nuo(vo) ti saluto ad<strong>di</strong>o e arrivederci ancora Il padrone mi vuole tanto bene.<br />

Dille con la nonna <strong>di</strong> ricordarsi <strong>di</strong> quella che la faceva ridere. Un bacio alla cara<br />

Emma e mandami il suo ritrato ciau<br />

(D<strong>in</strong>a)<br />

mi saluterai tanto la tua famiglia 51<br />

E’ <strong>un</strong>a lettera che tra l’altro testimonia lo stato d’animo con cui molti affrontavano il viaggio e come fosse<br />

efficiente la rete <strong>di</strong> parenti, conoscenti e compaesani che accoglievano il nuovo arrivato. Alc<strong>un</strong>e<br />

osservazioni riguardo il lavoro si possono trovare, tra le tante, <strong>in</strong> <strong>un</strong>’altra lettera:<br />

E’ opport <strong>un</strong>o <strong>in</strong>oltre segnalare il sito <strong>in</strong>ternet www.ellisisland.org dove è possibile consultare, facendo anche ricerche nom<strong>in</strong>ative, la<br />

documentazione relativa agli arrivi degli immigrati a New York.<br />

51 P. Via – G. Sterlocchi, Vengo a caramente salutarvi, lettera 33.<br />

23


Giugio 1908 giorno 24<br />

Carisima mamma<br />

Io ti scrivo queste due righe tanto per consolarti e accontentarti della tua carissima<br />

lettera che tanto desideravo conpiacere nel sentire che tu sei <strong>di</strong> b<strong>un</strong>a salute e come<br />

spero anche <strong>di</strong> tutti quelli che ti fanno compagnia.<br />

Mi <strong>di</strong>spiace molto nel sentir che la zia ziziglia è molta amalata e ora non guari se più<br />

mi <strong>di</strong>spiace molto la ida contava con tutti che era già morta da c<strong>in</strong>que o sei mesi, è<br />

<strong>un</strong>a bugiarda <strong>di</strong> prima riga.<br />

E’ proprio vera quello che <strong>di</strong>ceva il povero mago: cus<strong>in</strong> segena <strong>in</strong> del burz<strong>in</strong> (cug<strong>in</strong>i<br />

se ne ha nel portafoglio).<br />

Se ciò la grazia <strong>di</strong> stare sano <strong>in</strong> quatro anni vengo a casa, la moneta <strong>di</strong> venire a casa<br />

lo già portata alla banca e torà ti pago i tuoi sudori che ai fatto per noi perche a<br />

guadagnarli ci vuoi fatica.<br />

Giovanni tiene molto denaro perche pensa <strong>di</strong> farsi vedere presto, il viaggio te lo<br />

pagera più presto posibile, passano qui mesi senza nacorgersi e la moneta crese<br />

sempre.<br />

Il mio lavoro è molto duro, duvesse venir qui certi birich<strong>in</strong>i <strong>di</strong> Chiavenna, forse forse<br />

ci paserebe la volontà <strong>di</strong> far n<strong>in</strong>te, se si lavora si mangia e se non si lavora non si<br />

mangia, io non sono mai andato straciato qui <strong>in</strong> merica, il mio lavoro molto sconcio,<br />

sono sempre <strong>in</strong>boasciato f<strong>in</strong>o a losso del collo merda <strong>di</strong> pertutto, tutti abiti sono<br />

buoni.<br />

Giovanni parla bene anche l'<strong>in</strong>glese e prende <strong>un</strong>a bella paga, va a vendere il latti <strong>in</strong><br />

città con cuatro cavalli, io conprendo qualhe cosa ma poco, io non so cosa contarti<br />

daltro. noi siamo f<strong>in</strong> ora <strong>di</strong> buona salute io e giovani si ve<strong>di</strong>amo <strong>un</strong>a volta alla<br />

setimana <strong>in</strong> città, apenà che si ve<strong>di</strong>a(mo) si abraciamo meglio che du sorelle.<br />

Mi saluterai la Rita picola la Cia la Er<strong>in</strong>a il Costante e la Maria e la mia cara Ros<strong>in</strong>a<br />

per la prima e i suoi figli. il mio padr<strong>in</strong>o e la sua moglie la maria la Meng<strong>in</strong>a la<br />

Sant<strong>in</strong>a la L<strong>in</strong>a e lava (la nonna) e il ciocca ma non tanto con piacere perche sento<br />

che <strong>di</strong>venta tutti i giorni cattivo quel brigante, e il miglio dagli l<strong>in</strong>drizo <strong>di</strong> me che mi<br />

possa scrivere, mi satuterai tutti persenic.<br />

Mi <strong>di</strong>ra cosa ti a detto quel giovanoto<br />

noi stiamo <strong>di</strong> buona salute e come spero <strong>di</strong> tutti voialtri ricevi tanti saluti e baci dal<br />

tuo figlio carlo e <strong>di</strong> Giovanni e della tranquilla.<br />

lo f<strong>in</strong>ita questa letera imp<strong>un</strong>to a mez(zogi)orno che chiamava <strong>di</strong> andare a mangiare.<br />

e si tia consegnato 25 franchi che cia datto Giovanni raccontami qualche novità 52<br />

Qui vengono toccate anche le tematiche relative ai rapporti con altri membri della com<strong>un</strong>ità emigrata e<br />

appare evidente come, nonostante la lontananza, chi scrive graviti affettivamente ancora attorno alla<br />

com<strong>un</strong>ità <strong>di</strong> partenza.<br />

Uno spaccato <strong>in</strong>teressante della vita <strong>in</strong> California sul f<strong>in</strong>ire dell’Ottocento, si trova <strong>in</strong> <strong>un</strong>a lettera <strong>di</strong> Carlo<br />

Pedretti (impren<strong>di</strong>tore nel settore della produzione della birra e <strong>un</strong>o dei pr<strong>in</strong>cipali animatori della vita civile e<br />

culturale nella Chiavenna dell’epoca) a Giuseppe Marcora:<br />

San Francisco 31 <strong>di</strong>cembre 1892<br />

[…] Quei beati operai ed impiegati che sono per <strong>di</strong>ppiù pagati bene, hanno trovato<br />

qui il loro para<strong>di</strong>so; ma sono pochi, troppo pochi. Per gli altri, che non hanno trovato<br />

<strong>un</strong>a così comoda nicchia <strong>in</strong> cui riporsi, che stanno aspettando da mesi e mesi la<br />

provvidenza d'<strong>un</strong> po' <strong>di</strong> lavoro, e che quando lavorano si vedono lampeggiare sul<br />

52 P. Via – G. Sterlocchi, Vengo a caramente salutarvi, lettera 160.<br />

24


capo la spada del licenziamento da <strong>un</strong> giorno all'altro; per tutti costoro, come per<br />

tutti coloro che lavorano a cottimo, il più delle volte non c'è orario che tenga, non ci<br />

sono nè le otto, nè le nove ore, e nemmeno <strong>in</strong> certi casi le domeniche: è <strong>un</strong> lavoro<br />

da galera, e baciar la mano ad averlo.<br />

Fra gli usi più duri per <strong>un</strong> lavoratore qui c'è quello del licenziamento imme<strong>di</strong>ato,<br />

anche senza motivo e senza darne la ragione. Avete lavorato per settimane e mesi<br />

presso <strong>un</strong> capofabbrica, <strong>un</strong> capo <strong>di</strong> bottega, <strong>un</strong> negozio, o che so io: <strong>un</strong> bel matt<strong>in</strong>o<br />

andate zufolando al vostro posto, <strong>di</strong> lieto animo, pensando che anche per quel giorno<br />

il pane vi è assicurato; ma quando state per mettervi al lavoro, il padrone vi pone <strong>in</strong><br />

mano il poco che vi deve e vi <strong>di</strong>ce, senza tanti complimenti che siete <strong>in</strong> libertà.<br />

Perchè? Vi azzardate a domandare; quando non vi volta le spalle, il padrone vi<br />

risponde che non ha più lavoro....e voi siete d'<strong>un</strong> colpo sulla strada, costretto a<br />

battere le porte per ricercar lavoro. Tale è la sorte della grande maggioranza dei<br />

proletari <strong>di</strong> qui, dei quali l'ottanta per cento se avessero il denaro <strong>di</strong> far ritorno <strong>in</strong><br />

patria, ci andrebbero <strong>di</strong> volo, magari per stare poi peggio <strong>di</strong> qui, -perchè, bisogna<br />

<strong>di</strong>rlo, qui, ad onta del presente relativo malessere ness<strong>un</strong>o patisce la fame, come<br />

avviene <strong>in</strong> Italia per milioni de' suoi abitanti. Lavorando anche solo sei mesi all'anno,<br />

si guadagna sempre quel tanto che basta per vivere l'anno <strong>in</strong>tiero, mangiando carni<br />

e pane a volontà: sicuro, che non bisogna essere troppo esigenti nel vestiario e nella<br />

nitidezza della biancheria della persona. Poi i padroni dei "bor<strong>di</strong>", ossia <strong>di</strong> alberghi <strong>di</strong><br />

penultimo e <strong>di</strong> ultimo rango, se conoscono <strong>un</strong> lavorante per persona dabbene, gli<br />

danno vitto e alloggio a cre<strong>di</strong>to per mesi e mesi, nella fiducia che quando avrà<br />

lavoro pagherà; e i più corrispondono onestamente a questa fiducia, ma non<br />

mancano quelli che abbandonano improvvisamente il bordo e non vi fanno più<br />

ritorno. Chi può ottenere lavoro cont<strong>in</strong>uo od <strong>un</strong>'occupazione stabile, cosa<br />

certamente <strong>di</strong>fficile, può però vivere, agiatamente, colla prospettiva <strong>di</strong> formarsi <strong>un</strong>a<br />

posizione <strong>in</strong>vi<strong>di</strong>abile, semprechè non si lasci trasc<strong>in</strong>are dalle occasioni <strong>di</strong> spendere e<br />

spandere, che qui mancano meno che altrove.<br />

V'ho scritto tutto questo, frutto delle mie poche osservazioni ed <strong>in</strong>formazioni, ma più<br />

ancora <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> conoscenti che sono qui da tanti anni, aff<strong>in</strong>chè serva <strong>di</strong><br />

avvertimento ai miei compaesani, cui gli <strong>in</strong>ganni <strong>di</strong> gente <strong>in</strong>teressata o le facili<br />

illusioni potrebbero <strong>in</strong>durre a venire qui. Per quanto possibile vorrei contribuire a non<br />

aumentare il numero dei poveri <strong>di</strong>avoli <strong>di</strong> ogni nazione che veggo tuttodì laceri e<br />

tristi percorrere sfaccendati <strong>in</strong> l<strong>un</strong>go ed <strong>in</strong> largo le vie <strong>di</strong> San Francisco - perenne<br />

rimprovero alla società civile, così male ord<strong>in</strong>ata, qui come altrove, da non<br />

concedere nemmeno la bene<strong>di</strong>zione o la male<strong>di</strong>zione del lavoro a chi l<strong>un</strong>gamente col<br />

cuore sangu<strong>in</strong>ante la <strong>in</strong>voca. […] 53<br />

Di particolare <strong>in</strong>teresse sono alc<strong>un</strong>i documenti posti <strong>in</strong> appen<strong>di</strong>ce al volume Vengo a caramente salutarvi:<br />

danno <strong>in</strong>formazioni sulla situazione <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> chi emigra e sui rientri. Manca ancora però, <strong>un</strong>’opera che<br />

affronti globalmente e <strong>in</strong> modo sufficientemente completo i flussi <strong>migratori</strong> verso l’America.<br />

Un ruolo importante nell’assistenza ai nostri emigranti e alle loro famiglie, è stata compiuta dall’Ufficio del<br />

Lavoro e dell’Emigrazione <strong>di</strong> Tirano. In prov<strong>in</strong>cia già nel 1903 abbiamo il passaggio <strong>di</strong> conferenzieri della<br />

Società Umanitaria, che stava creando <strong>in</strong> tutta Italia <strong>un</strong>a rete <strong>di</strong> uffici <strong>di</strong> assistenza, <strong>di</strong> scuole per contad<strong>in</strong>i e<br />

operai, <strong>di</strong> centri <strong>di</strong> aiuto agli emigranti e alle loro famiglie. Solo nel 1910 si riuscirà ad aprire il centro <strong>di</strong><br />

Tirano, che resterà attivo f<strong>in</strong>o al 1922, sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> D<strong>in</strong>o Mazza. Tra le attività dell’ufficio che<br />

riguardano gli emigranti abbiamo il <strong>di</strong>sbrigo delle formalità per l’espatrio, la ricerca <strong>di</strong> persone, assistenza<br />

per esecuzioni testamentarie. La mole <strong>di</strong> lavoro svolta dall’ufficio sarà <strong>in</strong>tensa, anche perché a quanto detto<br />

53 P. Via – G. Sterlocchi, Vengo a caramente salutarvi, lettera 141.<br />

25


si affianca l’opera <strong>di</strong> propaganda, vale a <strong>di</strong>re <strong>in</strong>contri e conferenze sul territorio su tematiche <strong>di</strong><br />

organizzazione, previdenza, igiene, cooperazione ed emigrazione. D<strong>in</strong>o Mazza nel 1922 è allontanato da<br />

Tirano con <strong>un</strong>a “promozione professionale” e con la sua partenza cessa <strong>di</strong> fatto l’attività dell’ufficio, che<br />

verrà sciolto dal nuovo regime 54 .<br />

L’Argent<strong>in</strong>a è stata la dest<strong>in</strong>azione verso cui è affluito il maggior numero <strong>di</strong> migranti dalla Valtell<strong>in</strong>a, ma<br />

soprattutto dalla Valchiavenna. Le ragione risiedono non solo nelle con<strong>di</strong>zioni ambientali, climatiche e<br />

l<strong>in</strong>guistiche offerte da questa meta, ma anche dalla politica sull’immigrazione attuata da quel governo. Nella<br />

costituzione del 1853 <strong>un</strong> articolo specifico era de<strong>di</strong>cato a questo argomento: “Il Governo federale<br />

fomenterà l’immigrazione europea e non potrà restr<strong>in</strong>gere, limitare, né gravare con imposta alc<strong>un</strong>a l’entrata<br />

nel territorio argent<strong>in</strong>o degli stranieri che abbiano come scopo lavorare la terra, migliorare le <strong>in</strong>dustrie,<br />

<strong>in</strong>trodurre e <strong>in</strong>segnare le scienze e le arti”. A questo seguiranno altre azioni e altre normative volte ad<br />

<strong>in</strong>centivare l’arrivo degli immigrati.<br />

Tra le mete cont<strong>in</strong>entali la Svizzera è la più frequentata, gli emigranti della prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> si<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzano solo marg<strong>in</strong>almente verso gli altri stati, vale a <strong>di</strong>re, soprattutto Francia, Belgio, Germania. E’ <strong>un</strong>a<br />

meta vic<strong>in</strong>a, verso cui era già <strong>in</strong><strong>di</strong>rizzata l’emigrazione dei secoli passati e che permarrà dest<strong>in</strong>azione<br />

pr<strong>in</strong>cipale f<strong>in</strong>o ai giorni nostri. Va tenuto presente che dalla f<strong>in</strong>e dell’Ottocento la Confederazione Elvetica<br />

<strong>in</strong>tensifica la sua crescita <strong>in</strong>dustriale e nelle <strong>in</strong>frastrutture. Tra il 1888 e il 1910 si creano 474.956 nuovi<br />

posti <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> cui solo 17.042 sono coperti da manodopera locale 55 .<br />

Emigrazione cont<strong>in</strong>entale dalla Prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> (1904 – 1909)<br />

Stato 1904 1905 1906 1907 1908 1909<br />

Svizzera 3.102 4.740 4.629 4.763 4.692 4.507<br />

Altri stati 150 47 149 138 82 70<br />

Fonte: M. Scapacc<strong>in</strong>o, Stu<strong>di</strong>o sulle con<strong>di</strong>zioni economiche e agrarie della Prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>, 1922<br />

In particolare gli italiani si impiegano nei cantieri che costruiscono le strade sui valichi alp<strong>in</strong>i del San<br />

Gottardo e del Sempione, nell’ampliamento della rete ferroviaria, <strong>in</strong> particolare della Ferrovia Retica. “In<br />

gran parte dei cantieri ferroviari e <strong>di</strong> scavo avviati durante l’<strong>in</strong>tero periodo <strong>in</strong> Svizzera per l’apertura <strong>di</strong><br />

queste gran<strong>di</strong> vie <strong>di</strong> com<strong>un</strong>icazione, la percentuale degli operai <strong>di</strong> orig<strong>in</strong>e italiana superava <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a il 95%,<br />

con p<strong>un</strong>te che raggi<strong>un</strong>gevano anche il 100% sui versanti meri<strong>di</strong>onali. Questo settore assorbiva <strong>un</strong>a parte<br />

consistente dell’emigrazione avventizia italiana <strong>in</strong> Svizzera, sia a causa dell’enorme richiesta che si registrava<br />

complessivamente nel comparto, sia per il carattere generalmente non qualificato della manodopera che gli<br />

italiani potevano offrire” 56 .<br />

“Il persistere e l’accentuarsi dell’esodo e<strong>migratori</strong>o, <strong>in</strong> questa seconda fase [1901-1911], non può<br />

nascondere che, proprio col nuovo secolo, <strong>in</strong>izia <strong>un</strong> notevole processo <strong>di</strong> trasformazione <strong>in</strong> senso positivo<br />

della struttura economica della prov<strong>in</strong>cia. Anzi tale processo deve <strong>in</strong> gran parte la propria orig<strong>in</strong>e alla<br />

f<strong>un</strong>zione svolta dalla stessa emigrazione, veicolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione, <strong>in</strong> varie forme, del contemporaneo progresso<br />

<strong>in</strong>dustriale registrato <strong>in</strong> altre prov<strong>in</strong>ce e all’estero. L’emigrazione non risulta, <strong>in</strong> questo modo, solo il<br />

semplice riflesso <strong>di</strong> ostacoli all’espansione economica <strong>in</strong>terna, ma costituisce anche s<strong>in</strong>tomo e concausa <strong>di</strong><br />

54 Per <strong>un</strong>a trattazione estesa dell’attività dell’Ufficio cfr. S. Mazza Schiantarelli, L’Ufficio del Lavoro e dell’Emigrazione <strong>di</strong> Tirano,<br />

Tirano, 1994.<br />

55 L. Tr<strong>in</strong>cia, Emigrazione e <strong>di</strong>aspora, Roma 1997, p. 28.<br />

56 L. Tr<strong>in</strong>cia, Emigrazione e <strong>di</strong>aspora, Roma 1997, p. 29.<br />

26


trasformazione. Nel periodo considerato, aumenta rapidamente il numero delle persone non attive<br />

mantenute coi red<strong>di</strong>ti degli emigrati, mentre si ha <strong>un</strong>a certa sostituzione del lavoro femm<strong>in</strong>ile al maschile<br />

nell’attività <strong>in</strong>terna. Tale fenomeno è presente soprattutto nell’agricoltura, dove però ha consistenza solo<br />

temporanea e si ri<strong>di</strong>mensiona rapidamente nel dopoguerra.<br />

Nell’<strong>in</strong>dustria <strong>in</strong>vece, contemporaneamente al crescere dell’emigrazione, aumentano le possibilità <strong>di</strong> lavoro<br />

soprattutto ad opera dell’attività e<strong>di</strong>lizia, dando luogo a fenomeni anche im<strong>migratori</strong>” 57 . Le considerazioni <strong>di</strong><br />

Rullani appaiono pienamente con<strong>di</strong>visibili, anche se va notato che per lo meno parte <strong>di</strong> quella popolazione<br />

che ai dati statistici risulta come “<strong>in</strong>attiva” è costituita da vecchi che com<strong>un</strong>que sono impiegati nel settore<br />

primario e che <strong>in</strong> molte zone della prov<strong>in</strong>cia il lavoro femm<strong>in</strong>ile nell’ambito agro-pastorale è stato sempre<br />

presente.<br />

Un quadro abbastanza preciso della situazione <strong>di</strong> questo periodo è fornito nell’opera <strong>di</strong> Mario Scapacc<strong>in</strong>o<br />

sulle con<strong>di</strong>zioni economiche e agrarie della prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> 58 . Il censimento del 1911 rileva che si<br />

trovavano fuori prov<strong>in</strong>cia 15431 persone, delle quali il 67,5%, ossia 10400 erano all’estero. Lo stu<strong>di</strong>oso<br />

rileva che <strong>di</strong> queste, 5000 hanno come dest<strong>in</strong>azione l’Europa, dove me<strong>di</strong>amente si fermano per <strong>un</strong> anno,<br />

mentre le restanti 5400 sono co<strong>in</strong>volte nell’emigrazione transoceanica, che ha la durata me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 6 anni. Si<br />

tratta quasi sempre <strong>di</strong> manodopera non specializzata, proveniente dai ceti rurali.<br />

I dati che seguono, <strong>in</strong><strong>di</strong>cano i settori <strong>di</strong> impiego e mostrano <strong>un</strong> sensibile calo nelle possibilità occupazionali<br />

negli anni seguenti la Grande Guerra.<br />

In Svizzera le attività svolte (sia da uom<strong>in</strong>i che da donne) sono raggruppabili <strong>in</strong> 7 categorie:<br />

giard<strong>in</strong>ieri presso i gran<strong>di</strong> alberghi (da marzo ad agosto)<br />

1. falciatori <strong>di</strong> fieno (da maggio a settembre)<br />

2. lavandai e lavandaie d’albergo (da giugno a settembre e da novembre a marzo)<br />

3. domestici, personale <strong>di</strong> fatica negli alberghi e sanatori (da giugno a settembre e da novembre a marzo)<br />

4. boscaioli (da novembre a marzo)<br />

5. fornaciai (da aprile a settembre)<br />

6. agricoltori (da marzo a settembre)<br />

Generalmente ogni paese ha il suo mercato <strong>di</strong> sbocco all’estero: così, per esempio Cerc<strong>in</strong>o ha come meta<br />

la California, Postalesio il Massachusetts, Tovo e Mazzo l’Australia, … dest<strong>in</strong>azioni solitamente costituitesi<br />

57 E. Rullani, L’economia della prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>, p. 147.<br />

58 M. Scapacc<strong>in</strong>o, Stu<strong>di</strong>o sulle con<strong>di</strong>zioni economiche ed agrarie della prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>, <strong>Sondrio</strong>, 1922.<br />

27


nel tempo grazie alle catene <strong>migratori</strong>e. Quelli che emigrano per i paesi europei partono quasi sempre<br />

avendo già <strong>un</strong> contratto <strong>di</strong> lavoro, guadagnano meno degli altri, ma sono più sicuri <strong>di</strong> riuscire. Vero è a<br />

anche che l’emigrazione cont<strong>in</strong>entale ha <strong>un</strong> carattere molto <strong>di</strong>verso da quella oceanica non solo per la<br />

durata (la prima è fatta solo per date stagioni) per il genere <strong>di</strong> mano d’opera (più o meno specializzata la<br />

prima, generica la seconda), ma anche per la qualità della mano d’opera, giacché mentre nei paesi<br />

extraeuropei vanno solamente giovani, nei paesi europei vanno uom<strong>in</strong>i, giovani e vecchi, persone gagliarde<br />

e persone anche non troppo sane. Il quadro fornito dallo Scapacc<strong>in</strong>o riguardo le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute <strong>in</strong> cui<br />

tornano molti nostri emigranti <strong>in</strong> America e Australia, non è esente da accenti preoccupati: “Partono,<br />

lavorano come matti, vivono economizzando su tutto, anche sul vitto tanto necessario, e ritornano <strong>in</strong> patria<br />

sobri e lavoratori come quando ne son partiti. Qualched<strong>un</strong>o torna mutilato dai lavori, ma pochi; altri, e sono<br />

i più, tornano <strong>in</strong> preda all’alcolismo e alla tubercolosi. Queste sono le piaghe contro le quali bisogna<br />

realmente lottare, piaghe che però per la nostra fort<strong>un</strong>a non hanno ancora raggi<strong>un</strong>to <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to tale da<br />

<strong>di</strong>ventare allarmanti” 59 . Chi emigra oltreoceano per lo più fa solo <strong>un</strong> paio <strong>di</strong> viaggi, anche se non manca chi<br />

rientra e riparte per c<strong>in</strong>que, sei o sette volte. “L’<strong>in</strong><strong>di</strong>fferenza colla quale il nostro emigrante affronta il<br />

viaggio, se da <strong>un</strong> lato è <strong>un</strong>a bella cosa, da <strong>un</strong> altro lato porta a degli <strong>in</strong>convenienti poco belli, quali quello<br />

della <strong>di</strong>menticanza quasi assoluta che egli sembra avere per i parenti, anche dei più stretti (moglie, figli,<br />

padre), che ha lasciato a casa. Negli Uffici dell’Emigrazione locali moltissime sono le pratiche per accertarsi<br />

dell’esistenza o meno <strong>di</strong> persone emigrate. Il nostro contad<strong>in</strong>o spesso va all’estero, sta magari sei, sette,<br />

<strong>di</strong>eci anni, tutta la vita, senza dare ness<strong>un</strong>a notizia <strong>di</strong> sé, come se il paese e la patria non esistessero per<br />

lui” 60 . Sono evidenti le conseguenze nell’ambito com<strong>un</strong>itario e familiare <strong>di</strong> situazioni <strong>di</strong> questo tipo, che<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>cano anche come stanno <strong>in</strong>iziando a cambiare i modelli <strong>di</strong> riferimento e <strong>di</strong> organizzazione sociale della<br />

società locale.<br />

Le rimesse economiche degli emigranti, come hanno sempre fatto <strong>in</strong> varia misura nella nostra storia, danno<br />

<strong>un</strong> sensibile contributo al bilancio delle famiglie e all’andamento economico prov<strong>in</strong>ciale. E’ impossibile<br />

calcolare con precisione a quanto siano ammontate nel corso degli anni, ma alc<strong>un</strong>i dati possono servire<br />

come spia dell’entità del fenomeno. In <strong>un</strong>’accurata relazione fatta dal Procuratore del Re <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> al<br />

Commissariato dell’Emigrazione, si stima per il 1909-1910 <strong>un</strong>a somma <strong>di</strong> 2.000.000 <strong>di</strong> Lire all’anno e <strong>in</strong><br />

più <strong>di</strong> 8.000.000 <strong>di</strong> Lire i depositi presso gli istituti bancari. Questi risparmi vengono utilizzati per pagare<br />

eventuali debiti e per l’acquisto <strong>di</strong> terreni, fabbricati, bestiame.<br />

Lo spopolamento montano tra gli anni Venti e gli anni Trenta<br />

Agli <strong>in</strong>izi del Novecento <strong>un</strong>a parte del flusso <strong>migratori</strong>o resta com<strong>un</strong>que <strong>di</strong>retto entro i conf<strong>in</strong>i del nostro<br />

Paese. Tra le mete dell’emigrazione tra<strong>di</strong>zionale rimane quella <strong>di</strong> Roma, dove si mantiene la consuetud<strong>in</strong>e <strong>di</strong><br />

alternarsi tra membri della stessa famiglia nel negozio (drogheria, salumeria, soprattutto). Verso il 1930 i<br />

soci dell’Unione fra i Valtell<strong>in</strong>esi (società che aveva 30 anni <strong>di</strong> vita) residenti a Roma erano solo <strong>un</strong><br />

cent<strong>in</strong>aio, ma si pensa che tra i valtell<strong>in</strong>esi e gli orig<strong>in</strong>ari della Valtell<strong>in</strong>a ci fossero <strong>un</strong> migliaio <strong>di</strong> persone 61 .<br />

Alle forme <strong>di</strong> emigrazione stagionali tra<strong>di</strong>zionali, tra cui possiamo ricordare i calzolai del bormiese, i<br />

cioccolatai <strong>di</strong> Ardenno, Civo e C<strong>in</strong>o che si recano a Milano, i “grapàt” della Valchiavenna che si recano<br />

nelle fabbriche <strong>di</strong> grappa del Piemonte, se ne affiancano altre. Un esempio può essere quella dei boscaioli<br />

della Val Tartano.<br />

Il fenomeno dell'emigrazione dei boscaioli della Val Tartano si è sviluppato nel corso del Novecento e più<br />

precisamente ha <strong>in</strong>teressato gli anni che vanno dal periodo tra le due guerre f<strong>in</strong>o agli anni sesanta.<br />

59 M. Scapacc<strong>in</strong>o, Stu<strong>di</strong>o sulle con<strong>di</strong>zioni economiche ed agrarie, p. 40.<br />

60 M. Scapacc<strong>in</strong>o, Stu<strong>di</strong>o sulle con<strong>di</strong>zioni economiche ed agrarie, p. 41.<br />

61 B. Della Gola Bigliotti, Emigrazione temporanea, p. 21.<br />

28


Carta <strong>in</strong>testata della Segheria Giovanni Lusar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Morbegno. Collezione Emilio Rovedatti,<br />

Lo sfruttamento dei boschi locali, condotto sotto il controllo della <strong>di</strong>tta Lusar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Morbegno, aveva creato<br />

<strong>un</strong>a "professionalità" e <strong>un</strong>a competenza del mestiere, che f<strong>in</strong>iva per non avere spazio sufficiente <strong>in</strong> Val<br />

Tartano, <strong>in</strong> particolare nel momento <strong>in</strong> cui - nel corso degli anni Trenta ma soprattutto nel secondo<br />

dopoguerra - il lavoro com<strong>in</strong>cia a scarseggiare. È così che <strong>un</strong>a parte degli uom<strong>in</strong>i decide <strong>di</strong> cercare lavoro<br />

altrove e <strong>in</strong>izia <strong>un</strong> movimento <strong>migratori</strong>o stagionale.<br />

Chi sono gli emigranti? Certo non gli uom<strong>in</strong>i le cui famiglie possono contare sullo sfruttamento degli alpeggi,<br />

piuttosto si tratta <strong>di</strong> persone che non sono <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> trovare sostentamento nel sistema dell'Alpwirtschaft,<br />

cioè del classico allevamento <strong>di</strong> tipo alp<strong>in</strong>o.<br />

Le mete pr<strong>in</strong>cipali erano Svizzera (soprattutto Tic<strong>in</strong>o e Grigioni), Piemonte, Francia. Cottimisti valtell<strong>in</strong>esi<br />

(spesso proprietari <strong>di</strong> segherie) prendevano a contratto il lavoro <strong>di</strong> esbosco e <strong>in</strong> seguito reperivano la mano<br />

d'opera <strong>in</strong> Val Tartano. In realtà <strong>in</strong> Svizzera non era possibile ai cottimisti italiani prendere <strong>di</strong>rettamente il<br />

lavoro. Dovevano consociarsi con <strong>un</strong>a <strong>di</strong>tta svizzera: <strong>un</strong>o straniero non poteva assumere l'appalto. Ma le<br />

modalità con cui si trovava il lavoro potevano variare. "Si andava a cercare il lavoro. D'<strong>in</strong>verno si girava, si<br />

andava dove c'erano le segherie e si <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciava a <strong>in</strong>formarsi se c'erano boschi da tagliare. Dopo, quando<br />

hai fatto conoscenza, vengono loro a cercarti.." Ogni boscaiolo aveva i propri attrezzi e la squadra partiva<br />

<strong>in</strong> treno per raggi<strong>un</strong>gere il posto <strong>di</strong> lavoro. La stagione andava da aprile a novembre 62 .<br />

Tra il 1921 e il 1931 si ebbe anche <strong>un</strong> significativo spostamento <strong>di</strong> popolazione (<strong>in</strong> parte def<strong>in</strong>itivo) verso la<br />

zona prealp<strong>in</strong>a e la pianura Padana. Molti acquistano terreni nel bergamasco, nel bresciano, nel comasco e<br />

nel varesotto, dove i prezzi sono <strong>in</strong>feriori f<strong>in</strong>o a sei rispetto a quelli della nostra prov<strong>in</strong>cia, a causa della<br />

trasformazione fon<strong>di</strong>aria <strong>in</strong> atto <strong>in</strong> quelle zone con lo smembramento delle gran<strong>di</strong> proprietà fon<strong>di</strong>arie<br />

nobiliari. Molti lasciarono completamente le proprietà <strong>in</strong> valle per acquistarne <strong>in</strong> quelle zone. Ad esempio<br />

da Arigna 18 famiglie si trasferirono nel comasco e nel varesotto; <strong>in</strong>torno al 1925 <strong>un</strong>a dec<strong>in</strong>a <strong>di</strong> famiglie<br />

della Valmadre acquistò terreni <strong>in</strong> Brianza e <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> Milano; da Tartano 15 famiglie dal 1925 al<br />

1931 si trasferirono <strong>in</strong> Brianza e nel Varesotto; da Pedes<strong>in</strong>a, Bema e Rasura circa <strong>un</strong>a trent<strong>in</strong>a <strong>di</strong> famiglie<br />

sono emigrate, sempre <strong>in</strong> questo periodo, nella pianura e coll<strong>in</strong>a bergamasca, Bresciana e nel Varesotto.<br />

“Lo Scapacc<strong>in</strong>o nella sua opera più volte sottol<strong>in</strong>ea come nel dopoguerra il fenomeno avesse ass<strong>un</strong>to<br />

proporzioni rilevanti «<strong>in</strong>contrando anche sovente serie <strong>di</strong>fficoltà da parte dei coloni del piano, i quali non<br />

volevano che i nostri montanari entrassero <strong>in</strong> possesso delle loro nuove terre; e non fu <strong>in</strong>frequente il caso <strong>di</strong><br />

vedere contad<strong>in</strong>i facoltosi ridotti a mal partito perché non potevano ancora lavorare sui fon<strong>di</strong> nuovi<br />

62 Il lavoro dei boscaioli, supporto multime<strong>di</strong>ale, CD-ROM, Associazione per la ricerca etno-antropologica, <strong>Sondrio</strong>, 2001.<br />

29


acquistati e non avevano più i vecchi terreni perché già venduti». Pare che poi, ammaestrati dalle prime<br />

<strong>di</strong>fficoltà, furono più cauti nel vendere e nel comperare” 63 .<br />

Il fenomeno cessò nel 1931 perché le nuove leggi del 1930, tese a frenare l’urbanesimo, resero <strong>di</strong>fficile i<br />

cambi <strong>di</strong> residenza. Il regime fascista <strong>in</strong>terviene per porre freno all’emigrazione, che era ripresa dopo la<br />

Grande Guerra, e per promuovere i “valori rurali”. Il tentativo è da <strong>un</strong> lato <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>care i residenti al<br />

territorio, dall’altro <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>rizzare l’emigrazione verso le aree <strong>di</strong> bonifica <strong>in</strong>tegrale o verso le colonie africane.<br />

Il fascismo cerca anche <strong>di</strong> affermarsi come potenza autarchica e anche per questo cerca <strong>di</strong> bloccare<br />

l’emigrazione verso l’estero. D’altro canto anche la situazione <strong>in</strong>ternazionale è cambiata: c’è stata la crisi<br />

del 1929 e tutti gli Stati, anche a causa dei cambiamenti nel quadro politico <strong>in</strong>ternazionale riducono i rilasci<br />

<strong>di</strong> autorizzazioni al lavoro per le maestranze straniere. Sarà anche questa <strong>un</strong>a ragione per cui chi si trova<br />

all’estero tende a rimanerci, temendo, <strong>un</strong>a volta rientrato <strong>in</strong> Italia, <strong>di</strong> non poter più fare ritorno nel paese<br />

che lo ospita.<br />

La relazione del senatore Arnaldo Sertoli fornisce <strong>un</strong> quadro molto dettagliato, com<strong>un</strong>e per com<strong>un</strong>e degli<br />

spostamenti <strong>di</strong> popolazione, sia all’<strong>in</strong>terno della prov<strong>in</strong>cia che all’esterno 64<br />

Dal dopoguerra alla f<strong>in</strong>e del XX secolo<br />

La f<strong>in</strong>e della guerra vede il riattivarsi delle correnti <strong>migratori</strong>e: Francia, Australia e, soprattutto, Svizzera,<br />

sono le dest<strong>in</strong>azioni pr<strong>in</strong>cipali. I dati riportati dal Rullani, che si trovano s<strong>in</strong>tetizzati nella tabella che segue<br />

(elaborata da Guglielmo Scaramell<strong>in</strong>i 65 ), mostrano come l’emigrazione extra-cont<strong>in</strong>entale tenda via via a<br />

<strong>di</strong>m<strong>in</strong>uire, mentre resta massiccia quella verso gli stati europei.<br />

63 B. Della Gola Bigliotti, Emigrazione temporanea, p. 22.<br />

64 A. Sertoli, Chiavennese e Valtell<strong>in</strong>a (Prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>), <strong>in</strong> Istituto Nazionale <strong>di</strong> Economia Agraria, Lo spopolamento montano <strong>in</strong><br />

Italia. Indag<strong>in</strong>e geografico-economico-agraria. II. Le Alpi lombarde, Stu<strong>di</strong> e monografie, n. 16, Roma 1935. Una s<strong>in</strong>tesi si trova <strong>in</strong> G.<br />

Scaramell<strong>in</strong>i, L’emigrazione valtell<strong>in</strong>ese e valchiavennasca, p. 65.<br />

65 G. Scaramell<strong>in</strong>i, L’emigrazione valtell<strong>in</strong>ese e valchiavennasca, p. 71.<br />

30


Come già abbiamo detto, si tratta <strong>di</strong> dati che non prendono <strong>in</strong> considerazione i rientri, ma <strong>in</strong> questo caso<br />

possiamo <strong>in</strong>crociarli con altri 66 , forniti da Luigi De Bernar<strong>di</strong> 67 , così da avere <strong>un</strong>’idea più precisa <strong>di</strong> quello<br />

che è il flusso. Guglielmo Scaramell<strong>in</strong>i li presenta e commenta <strong>in</strong> questo modo: “La situazione appare già<br />

strutturata nel 1948, allorché vengono segnalati 7695 emigranti nella Confederazione (pari a circa il 5%<br />

della popolazione prov<strong>in</strong>ciale) e si sottol<strong>in</strong>eano gli aspetti positivi <strong>di</strong> tale espatrio (acquisizione <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to<br />

supplementare, miglioramento del tenore <strong>di</strong> vita delle famiglie <strong>in</strong>teressate, ricadute positive sull’attività<br />

e<strong>di</strong>lizia locale, «sollievo alla deficienza dei generi alimentari» durante l’assenza degli emigrati, apertura<br />

mentale e appren<strong>di</strong>mento professionale…) 68 . Durante il periodo 1960-1966, <strong>in</strong>oltre, l’emigrazione <strong>in</strong><br />

Svizzera assomma a 31.252 <strong>un</strong>ità, pari al 95,27% del totale, e con <strong>un</strong>a me<strong>di</strong>a annuale <strong>di</strong> 4464 <strong>un</strong>ità; le<br />

<strong>un</strong>iche altre dest<strong>in</strong>azioni significative appaiono la Francia (854 emigranti pari al 2,60%, e con <strong>un</strong>a me<strong>di</strong>a<br />

annuale <strong>di</strong> 122) e l’Australia (con 329 <strong>un</strong>ità, pari all’1%, e con <strong>un</strong>a me<strong>di</strong>a annua <strong>di</strong> 47). Interessante è<br />

anche la statistica dei rientri: dalla Svizzera sono 27.936 (cioè il 96,23% del totale, e l’89,37% degli espatri<br />

verso quel Paese); dalla Francia sono 816 (il 2,81% del totale, pari al 95,55% degli emigrati colà), mentre<br />

dall’Australia sono 38 (0,13% del totale, ma soltanto l’11,55% degli emigrati nel Novissimo<br />

Cont<strong>in</strong>ente) 69 ”.<br />

Evidentemente nei primi due casi tratta <strong>di</strong> emigrazione temporanea, mentre ormai la meta australiana si<br />

configura come def<strong>in</strong>itiva e sarebbe anche <strong>in</strong>teressante conoscere la composizione per sesso ed età degli<br />

emigranti.<br />

I <strong>movimenti</strong> <strong>migratori</strong> verso l’estero tendono qu<strong>in</strong><strong>di</strong> a prendere questa configurazione: si esauriscono quelli<br />

extraeuropei, mentre la maggior parte degli altri riguarda la Svizzera con <strong>un</strong>a forma <strong>di</strong> emigrazione<br />

temporanea, <strong>in</strong> particolare nell’e<strong>di</strong>lizia e nel settore alberghiero, che spesso si attua <strong>in</strong> <strong>un</strong>a forma impropria<br />

<strong>di</strong> emigrazione, vale a <strong>di</strong>re negli spostamenti frontalieri, con rientro a casa ogni sera, dopo la giornata <strong>di</strong><br />

lavoro. Nel 1992, ad esempio, le autorità svizzere hanno registrato 1842 frontalieri, dei quali il 99,08% nel<br />

Canton Grigioni. Il 28,72% <strong>di</strong> questi è occupato nell’<strong>in</strong>dustria manifatturiera, il 29,37% nell’e<strong>di</strong>lizia e nei<br />

lavori pubblici, il 27,20% nel terziario commerciale e il 12,65% nel terziario produttivo; la componente<br />

femm<strong>in</strong>ile ammonta al 32,48% 70 .<br />

Lo sviluppo della società e dell’economia italiana negli anni C<strong>in</strong>quanta e Sessanta ha mo<strong>di</strong>ficato i percorsi<br />

della popolazione <strong>in</strong> uscita, sia temporaneamente che def<strong>in</strong>itivamente, <strong>in</strong><strong>di</strong>rizzandoli verso molte zone<br />

dell’Italia settentrionale. La “Monografia sullo stato della <strong>di</strong>soccupazione nella prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>” e<strong>di</strong>ta<br />

dalla Camera <strong>di</strong> Commercio nel 1952, quantifica <strong>in</strong> <strong>un</strong> migliaio i valtell<strong>in</strong>esi emigrati temporanei ass<strong>un</strong>ti da<br />

imprese e<strong>di</strong>li e <strong>di</strong> costruzioni stradali, dalle aziende alberghiere o impiegati nel taglio <strong>di</strong> boschi. I boscaioli<br />

andavano soprattutto <strong>in</strong> Liguria e <strong>in</strong> Piemonte, gli operai (m<strong>in</strong>atori, carpentieri, manovali) verso la Val<br />

d’Aosta e il Piemonte.<br />

Dal secondo dopoguerra si è anche sviluppata <strong>in</strong> misura sempre maggiore quella che potremmo chiamare<br />

emigrazione <strong>in</strong>tellettuale. L’aumento della scolarizzazione, gli anni della ricostruzione e del boom economico<br />

hanno portato a profonde mo<strong>di</strong>ficazioni nell’organizzazione della vita sociale <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia e nei modelli <strong>di</strong><br />

riferimento. Professionisti, sia licenziati dagli istituti superiori della prov<strong>in</strong>cia, sia laureati nelle <strong>di</strong>verse facoltà,<br />

non potendo o non volendo trovare occupazione <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia sono andati a cercare impiego altrove. E’<br />

questo <strong>un</strong> flusso che si è via via <strong>in</strong>grossato, f<strong>in</strong>o ad avere oggi <strong>un</strong>a consistenza e visibilità (nei rientri del f<strong>in</strong>e<br />

66<br />

Va sottol<strong>in</strong>eata la <strong>di</strong>fformità dei dati tra le due fonti, che <strong>in</strong>teressa soprattutto l’emigrazione cont<strong>in</strong>entale. Una spiegazione potrebbe<br />

però essere che Rullani non considera nel numero degli emigranti i frontalieri, che già all’epoca erano <strong>in</strong> numero consistente.<br />

67<br />

De Bernar<strong>di</strong>, Movimento <strong>migratori</strong>o con l’estero delle forze <strong>di</strong> lavoro, “Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna. Rassegna economica della<br />

prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>”, 1969, 4, pp. 17-21.<br />

68<br />

S.G., Emigrazione italiana <strong>in</strong> Svizzera durante l’anno 1948, <strong>in</strong> “Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna. Rassegna economica della prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong><br />

<strong>Sondrio</strong>”, 2, 1949, n. 6, pp. 3-4.<br />

69 G. Scaramell<strong>in</strong>i, L’emigrazione valtell<strong>in</strong>ese e valchiavennasca, p. 69.<br />

70 G. Scaramell<strong>in</strong>i, L’emigrazione valtell<strong>in</strong>ese e valchiavennasca, p. 73.<br />

31


settimana o <strong>in</strong> occasione <strong>di</strong> festività) notevole: “si assiste così alla <strong>di</strong>aspora verso le città <strong>di</strong> pianura <strong>di</strong><br />

laureati, <strong>di</strong>plomati, quadri e maestranze qualificate. Tutti costoro mantengono naturalmente legami affettivi e<br />

parentali con i luoghi natii; ma questi legami si <strong>in</strong>deboliscono con il passare del tempo, e soprattutto<br />

tendono a sparire dalla seconda generazione <strong>in</strong> poi” 71 .<br />

D’altro canto la società <strong>di</strong> Valtell<strong>in</strong>a e Valchiavenna è profondamente mutata nel corso degli ultimi<br />

c<strong>in</strong>quant’anni, non solo per l’evolversi dell’<strong>in</strong>tero Paese, ma anche ad opera della corrente im<strong>migratori</strong>a che<br />

l’ha <strong>in</strong>teressata: l’arrivo <strong>di</strong> quadri e impiegati del settore pubblico e privato, <strong>di</strong> <strong>in</strong>segnanti, spesso<br />

provenienti da altre regioni, ha <strong>in</strong>serito pienamente la nostra zona nella realtà nazionale. Da ultimo va<br />

considerato il fenomeno dell’immigrazione dall’estero, che benché <strong>in</strong> misura più modesta rispetto ad altre<br />

aree dell’Italia, co<strong>in</strong>volge pienamente anche la nostra realtà. La tabella seguente mostra la consistenza del<br />

fenomeno e l’<strong>in</strong>cremento nel decennio 1991-2001 72<br />

Bergamo<br />

Brescia<br />

Como<br />

Cremona<br />

Lecco<br />

Lo<strong>di</strong><br />

Mantova<br />

Milano<br />

Pavia<br />

<strong>Sondrio</strong><br />

Varese<br />

Lombar<strong>di</strong>a<br />

Italia<br />

LOMBARDIA. Ripartizione dei soggiornanti per sesso (1991-2001)<br />

1991 2001 %2001 % donne 2001-1991<br />

7.922<br />

6.300<br />

9.420<br />

2.047<br />

n.d.<br />

n.d.<br />

3.408<br />

87.877<br />

3.036<br />

867<br />

3.343<br />

124.220<br />

648.935<br />

24.409<br />

43.249<br />

14.567<br />

9.029<br />

6.601<br />

4.844<br />

12.617<br />

168.174<br />

9.720<br />

2.637<br />

17.739<br />

313.586<br />

1.362.630<br />

32<br />

7,8<br />

13,8<br />

4,6<br />

2,9<br />

2,1<br />

1,5<br />

4,0<br />

53,6<br />

3,1<br />

0,8<br />

5,7<br />

100,0<br />

7,8<br />

Fonte: Elaborazione Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati Istat e M<strong>in</strong>istero dell’Interno<br />

38,0<br />

36,6<br />

48,6<br />

44,9<br />

33,2<br />

42,3<br />

37,1<br />

46,8<br />

46,2<br />

35,6<br />

48,8<br />

44,0<br />

38,0<br />

208,1<br />

586,5<br />

54,6<br />

341,1<br />

n.d.<br />

n.d.<br />

270,2<br />

91,4<br />

220,2<br />

204,2<br />

430,6<br />

152,4<br />

110,0<br />

La considerazione ovvia è l’<strong>in</strong>cremento che nel decennio ha avuto anche da noi il fenomeno, ma è<br />

opport<strong>un</strong>o - per avere <strong>un</strong> quadro più realistico del fenomeno – accostare altre dati, che prendano <strong>in</strong><br />

considerazione anche il flusso <strong>di</strong> immigrazione irregolare.<br />

Tabella 1.1- Movimento anagrafico degli stranieri residenti nei com<strong>un</strong>i della prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong><br />

Anni Residenti<br />

all’1.1<br />

1993<br />

1994<br />

1995<br />

1996<br />

1997<br />

1998<br />

1999<br />

2000<br />

826<br />

902<br />

983<br />

1035<br />

1223<br />

1304<br />

1508<br />

1764<br />

Fonte: Istat e Regione Lombar<strong>di</strong>a Settore Statistica<br />

Nati Morti Iscritti Cancellati Residenti<br />

al 31.12<br />

2<br />

11<br />

16<br />

18<br />

19<br />

20<br />

34<br />

43<br />

71 G. Scaramell<strong>in</strong>i, L’emigrazione valtell<strong>in</strong>ese e valchiavennasca, p. 74.<br />

9<br />

2<br />

4<br />

4<br />

3<br />

6<br />

6<br />

1<br />

181<br />

205<br />

232<br />

347<br />

271<br />

398<br />

476<br />

530<br />

98<br />

133<br />

192<br />

173<br />

206<br />

208<br />

248<br />

233<br />

902<br />

983<br />

1035<br />

1223<br />

1304<br />

1508<br />

1764<br />

2103<br />

Di cui da Pfpm<br />

(%)<br />

607(67,3)<br />

639(65,0)<br />

686(66,3)<br />

864(70,6)<br />

929(71,2)<br />

1116(70,0)<br />

13723(77,8)<br />

1712(81,4


Tabella 1.2 –Stima degli stranieri provenienti dai Pvs o dall’Est Europa presenti nei com<strong>un</strong>i della<br />

prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong><br />

Al<br />

Al 1.1.2002<br />

M<strong>in</strong>imo 1.1.2001 Massimo M<strong>in</strong>imo Me<strong>di</strong>o Massimo<br />

Me<strong>di</strong>oª Valori assoluti (migliaia)<br />

Residenti<br />

Regolari ma non residenti<br />

Irregolari rispetto al soggiorno<br />

Totale (b)<br />

Residenti<br />

Regolari ma non residenti<br />

Irregolari rispetto al soggiorno<br />

(c )<br />

Totale<br />

470<br />

2.380<br />

M<strong>in</strong>imo<br />

71,9<br />

8,4<br />

9,7<br />

100,0<br />

1.710<br />

200<br />

610<br />

2.520<br />

Al<br />

1.1.2001<br />

Me<strong>di</strong>o (a)<br />

68,0<br />

7,9<br />

24.1<br />

100,0<br />

33<br />

740<br />

2.650<br />

470<br />

2.610<br />

Composizione percentuale<br />

Massimo M<strong>in</strong>imo<br />

Valori assoluti (migliaia)<br />

64,5<br />

7,5<br />

27,9<br />

100,0<br />

68,2<br />

13,8<br />

18,0<br />

100,0<br />

1780<br />

360<br />

740<br />

2.880<br />

970<br />

3.110<br />

Al 1.1.2002<br />

Me<strong>di</strong>o Massimo<br />

61,8<br />

12,5<br />

25,7<br />

100,0<br />

Note : (a) me<strong>di</strong>a della stima <strong>di</strong> massimo e <strong>di</strong> m<strong>in</strong>imo; (b) valori arrotondati a 10 <strong>un</strong>ità; (c il totale risente degli<br />

arrotondamenti sui dati parziali<br />

Fonte : elaborazioni su dati Osservatorio Regionale per l’<strong>in</strong>tegrazione e la multietnicità<br />

57,2<br />

11,6<br />

31,2<br />

100,0<br />

Le tabelle provengono dal Primo rapporto statistico dell’Osservatorio-Fondazione ISMU - Prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong><br />

<strong>Sondrio</strong> 73 ed evidenziano la significativa percentuale <strong>di</strong> irregolari anche nella nostra prov<strong>in</strong>cia. Il dato<br />

assoluto, paragonato a quello tratto dalla prima tabella riportata, quella del dossier CARITAS, è <strong>in</strong>feriore,<br />

ma va considerato che si riferisce soltanto agli immigrati provenienti dai paesi <strong>in</strong> via <strong>di</strong> sviluppo e dall’est<br />

europeo, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> non a tutti gli stranieri presenti sul nostro territorio.<br />

La presenza straniera, <strong>in</strong> Italia come nella nostra prov<strong>in</strong>cia, è allo stesso tempo <strong>un</strong>’opport<strong>un</strong>ità e <strong>un</strong><br />

problema per la nostra società. Un’analisi <strong>di</strong> questi aspetti esula dall’ambito <strong>di</strong> questo contributo, ma può<br />

far riflettere l’analogia che <strong>in</strong> parte si può trovare tra l’esperienza che ha co<strong>in</strong>volto i nostri emigranti e la<br />

situazione che oggi il nostro Paese si trova a gestire. Mi piace a questo proposito concludere con <strong>un</strong> breve<br />

brano tratto da <strong>un</strong>’<strong>in</strong>tervista a <strong>un</strong>a donna <strong>di</strong> Grosio, che ricorda l’esperienza del padre, emigrato a Venezia:<br />

“Mio padre ha fatto f<strong>in</strong>o alla qu<strong>in</strong>ta, era molto curata la calligrafia, il modo <strong>di</strong> scrivere i numeri… forse per<br />

questo erano apprezzati a Venezia; però erano anche molto onesti, <strong>in</strong>fatti c’è <strong>un</strong> detto che <strong>di</strong>ce: puoi<br />

lasciare pure <strong>un</strong> gros<strong>in</strong>o <strong>in</strong> mezzo all’oro, ma non lasciarlo <strong>in</strong> cant<strong>in</strong>a! Qui a Venezia cont<strong>in</strong>uavano a parlare<br />

il loro <strong>di</strong>aletto, anche perché <strong>di</strong> solito il soggiorno era breve, però qualche parola <strong>di</strong> veneziano entrava;<br />

magari tornavano a Grosio e <strong>di</strong>cevano qualche parola <strong>di</strong> veneziano, per far vedere che c’erano stati. Però<br />

avevano <strong>di</strong>fficoltà a <strong>in</strong>serirsi [a Venezia], restavano chiusi, come oggi gli extracom<strong>un</strong>itari”.<br />

72 CARITAS, Immigrazione. Dossier statistico 2002, Nuova antarem, Roma, 2002, p. 329.<br />

73 L’immigrazione straniera nella prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>. Primo rapporto statistico dell’Osservatorio Fondazione ISMU – Prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong><br />

<strong>Sondrio</strong>. Anno 2002, ISMU, Milano, 2003.


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34


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Scaramell<strong>in</strong>i Guido, I tesori degli emigranti, <strong>in</strong> I tesori degli emigranti. I doni degli emigranti della<br />

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35


Abstract<br />

Il saggio del<strong>in</strong>ea, <strong>in</strong> base alla bibliografia esistente, <strong>un</strong> quadro s<strong>in</strong>tetico dei <strong>movimenti</strong> <strong>migratori</strong> che a<br />

partire dal XV secolo hanno <strong>in</strong>teressato la prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>. L’emigrazione è stato <strong>un</strong>o degli elementi<br />

che ha strutturato la vita <strong>di</strong> molte com<strong>un</strong>ità, consentendo il mantenimento dell’equilibrio tra risorse e<br />

popolazione e contribuendo anche alla mobilità sociale <strong>in</strong>terna, grazie all’afflusso <strong>di</strong> denaro che le rimesse<br />

degli emigranti hanno consentito.<br />

Si è trattato per lo più <strong>di</strong> migrazioni temporanee e stagionali, su gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>stanze (verso città italiane e – <strong>in</strong><br />

misura m<strong>in</strong>ore – europee) per attività spesso specializzate e a corto raggio, per compiere lavori agricoli<br />

(fienagione, raccolta delle foglie <strong>di</strong> gelso) nelle aree conf<strong>in</strong>anti. Dalla seconda metà dell’Ottocento si sono<br />

aggi<strong>un</strong>te, prendendo sempre più piede, le dest<strong>in</strong>azioni oltreoceano (Argent<strong>in</strong>a, Stati Uniti, Australia), ma la<br />

maggior parte del flusso <strong>in</strong> uscita è stata <strong>di</strong>retta verso la Svizzera.<br />

Il territorio prov<strong>in</strong>ciale è stato anche <strong>in</strong>teressato, benché <strong>in</strong> misura m<strong>in</strong>ore, dall’immigrazione, sia nei<br />

secoli passati (<strong>in</strong> particolare si può ricordare l’afflusso <strong>di</strong> Riformati tra C<strong>in</strong>quecento e Seicento), che <strong>in</strong><br />

tempi più vic<strong>in</strong>i a noi, con <strong>un</strong>’immigrazione <strong>di</strong> quadri e impiegati del settore pubblico e privato, <strong>di</strong> <strong>in</strong>segnanti<br />

e oggi <strong>di</strong> lavoratori extracom<strong>un</strong>itari.<br />

36


Il presente saggio fa parte <strong>di</strong> <strong>un</strong>a più ampia ricerca condotta da <strong>un</strong> gruppo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi valtell<strong>in</strong>esi e<br />

valchiavennaschi sul tema delle relazioni <strong>in</strong>tercorse, a vario titolo e <strong>in</strong> varie epoche, tra la<br />

Prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong> e il Canton Grigioni.<br />

Considerazioni prelim<strong>in</strong>ari sul progetto <strong>di</strong> allestimento del museo virtuale<br />

Guglielmo Scaramell<strong>in</strong>i<br />

_______________________________________________________________<br />

Il paesaggio dei vigneti<br />

Giovanni Bett<strong>in</strong>i<br />

Discrepanze e convergenze lessicali tra Valtell<strong>in</strong>a e Rezia<br />

Remo Bracchi<br />

I <strong>movimenti</strong> <strong>migratori</strong> <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>: <strong>un</strong> <strong>panorama</strong> <strong>generale</strong><br />

Fabrizio Caltagirone<br />

La cultura materiale<br />

Ivan Fass<strong>in</strong><br />

Castello Masegra <strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong>: approfon<strong>di</strong>mento documentario<br />

Sara Gavazzi<br />

Istituzioni e potere <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a e nei Conta<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bormio e Chiavenna <strong>in</strong> età grigione (1512-1797)<br />

Franco Monteforte<br />

Le <strong>in</strong>frastrutture materiali per la com<strong>un</strong>icazione tra Valtell<strong>in</strong>a Valchiavenna e Grigioni: i tracciati storici e lo sviluppo delle<br />

<strong>in</strong>frastrutture nell’Ottocento<br />

Crist<strong>in</strong>a Pedrana<br />

Fortificazioni <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a, Valchiavenna e Grigioni<br />

Guido Scaramell<strong>in</strong>i<br />

La questione confessionale <strong>in</strong> Valtell<strong>in</strong>a, Chiavenna e Bormio<br />

Saverio Xeres<br />

I rapporti economici tra Valtell<strong>in</strong>a-Valchiavenna e Grigioni<br />

Diego Zoia<br />

Il lavoro <strong>di</strong> ricerca è corredato da <strong>un</strong>a Bibliografia ragionata curata da Piercarlo Della Ferrera consultabile <strong>in</strong> questo data base.


Cantone<br />

Com<strong>un</strong>i e<br />

frazioni<br />

<strong>un</strong>ite<br />

Popolazione<br />

BORMIO Bormio 4628 3086<br />

Sondalo 1823 400<br />

N.°<br />

approssimativo<br />

degli<br />

emigranti<br />

APPENDICE–EMIGRAZIONE ANNUALE (anni 1810-1813 circa)<br />

Epoche annuali<br />

dell’emigrazione<br />

Settembre<br />

ottobre<br />

Settembreottobre<br />

Nov -<strong>di</strong>c<br />

TIRANO Grosio 2434 300 Aut<strong>un</strong>no<br />

Paesi a cui vanno<br />

gli emigranti<br />

Regno d’Italia<br />

e Svizzera<br />

Mella,Serio,M<strong>in</strong>cio<br />

Basso Po<br />

Bacchiglione,<br />

Adriatico<br />

Venezia,Vicenza<br />

Mella<br />

Mazzo 1632 138 Novembre Mella Serio<br />

Tirano 4776 600<br />

Villa 3458 400<br />

Metà <strong>di</strong><br />

novembre<br />

1 <strong>di</strong>cembre<br />

mese <strong>di</strong> Aprile<br />

Mella e Serio<br />

Mella, bassa<br />

Valtell<strong>in</strong>a<br />

Mestieri che vi<br />

esercitano<br />

Calzolaio<br />

Giornalieri,<br />

facch<strong>in</strong>i<br />

salamai,<br />

qual<strong>un</strong>que<br />

arte grossolana<br />

Epoca<br />

del ritorno<br />

In patria<br />

Aprile-maggiogiugno<br />

Marzo-aprile<br />

Maggio-giugno<br />

Quali della famiglia<br />

accompagn<strong>in</strong>o<br />

nell’emigrazione il<br />

capo<br />

Le donne e i<br />

fanciulli<br />

nella più tenera età<br />

Alc<strong>un</strong>e donne<br />

accompagnano i<br />

mariti<br />

Altre no<br />

facch<strong>in</strong>o Primavera Niss<strong>un</strong>o<br />

Agricoltori e<br />

opere<br />

rustiche<br />

Gli uom<strong>in</strong>i robusti<br />

lavorano la terra ,<br />

le donne filano, i<br />

ragazzi gli’nabili<br />

questuano<br />

Coltivazione delle<br />

viti<br />

spogliamento de’<br />

gelsi<br />

marzo<br />

Metà <strong>di</strong> marzo<br />

f<strong>in</strong>e febbraio<br />

prima <strong>di</strong> luglio<br />

Ness<strong>un</strong> per<br />

l’ad<strong>di</strong>etro; dal<br />

1812al 1813<br />

donne e fanciulli<br />

La moglie ed il<br />

restante della<br />

famiglia<br />

Causa dell’<br />

emigrazione<br />

Aumentata Dim<strong>in</strong>uita<br />

Crescente<br />

miseria<br />

I crescenti<br />

aggravi<br />

pubblici<br />

Idem<br />

Tutta la famiglia idem<br />

Il caro prezzo<br />

del sale e gli<br />

aggravi<br />

pubblici<br />

Dim<strong>in</strong>uita<br />

affluenza <strong>di</strong><br />

bastimenti<br />

a<br />

Venezia<br />

Osservazioni<br />

dopo il ritorno dal<br />

Mella vi vanno <strong>di</strong><br />

nuovo que’paesani pe’<br />

due mesi della<br />

sfogliatura de’ gelsi<br />

<strong>di</strong>versi giovani robusti<br />

ed altrettante ragazze<br />

vanno a domiciliarsi<br />

nel Serio e nel Mella<br />

per non ritornarvi.<br />

L’emigrazione<br />

ord<strong>in</strong>aria cresce o<br />

scema <strong>in</strong> ragione de’<br />

raccolti annuali. Lo<br />

sfogliamento dei gelsi<br />

ai suddetti<br />

<strong>di</strong>partimenti e la<br />

raccolta dei fieni nella<br />

Rezia sono cause d’<br />

altre parziali<br />

emigrazioni per<br />

assoluta mancanza <strong>di</strong><br />

mezzi, alc<strong>un</strong>i<br />

emigrano per non più<br />

ritornare<br />

Doppio ritorno e<br />

doppie partenze<br />

duplicano la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

tempo <strong>in</strong> viaggi<br />

ve<strong>di</strong> tutta parte cap….


Cantone<br />

Com<strong>un</strong>i e<br />

frazioni<br />

<strong>un</strong>ite<br />

PONTE Teglio 4728<br />

Popolazione<br />

N.°<br />

approssimativo<br />

degli<br />

emigranti<br />

APPENDICE–EMIGRAZIONE ANNUALE (anni 1810-1813 circa)<br />

Epoche annuali<br />

dell’emigrazione<br />

Paesi a cui vanno<br />

gli emigranti<br />

Mestieri che vi<br />

esercitano<br />

Epoca<br />

del ritorno<br />

In patria<br />

Chiuro 2079 ? Primavera Roma fornaio Indeterm<strong>in</strong>ata niss<strong>un</strong>o<br />

Ponte 2650 20<br />

Buffetto 2207 niss<strong>un</strong>o<br />

SONDRIO <strong>Sondrio</strong> 6831 57<br />

Albosaggia 2595 niss<strong>un</strong>o<br />

Aut<strong>un</strong>no<br />

primavera<br />

1)aprile 2)luglio<br />

3)settembre<br />

4)giugno<br />

Malenco 3099 300 settembre<br />

Berbenno 2617 niss<strong>un</strong>o<br />

Fus<strong>in</strong>e 1465 Idem<br />

Roma<br />

1)Lo<strong>di</strong> 2)Grigioni<br />

3)Milano 4)<br />

Grigioni<br />

Milano, Lo<strong>di</strong>,<br />

Bergamo,<br />

Valcamonica<br />

Fornai,<br />

facch<strong>in</strong>i,<br />

pizzicagnoli<br />

1)facch<strong>in</strong>o<br />

2)taglia fieni<br />

3)facch<strong>in</strong>o<br />

4)taglia fieni<br />

facch<strong>in</strong>i<br />

ramari<br />

Indeterm<strong>in</strong>ata,<br />

restando ogni<br />

emigrante<br />

lontano per più<br />

anni<br />

1)gennaio<br />

2)agosto<br />

3)aprile<br />

4)agosto<br />

Quali della famiglia<br />

accompagnano<br />

nell’emigrazione il<br />

capo<br />

Niss<strong>un</strong>a donna<br />

accompagna ne’ il<br />

marito ne’ il<br />

parente<br />

nell’emigrazione<br />

Niss<strong>un</strong>a donna<br />

aprile Niss<strong>un</strong>a donna<br />

Causa dell’<br />

emigrazione<br />

Il testatico e il<br />

caro prezzo<br />

del sale<br />

<strong>di</strong>m<strong>in</strong>uiti<br />

lavori <strong>in</strong><br />

Roma.<br />

Legge della<br />

circoscrizio<br />

ne<br />

Osservazioni<br />

Gli emigranti<br />

appartengono alla<br />

sezione <strong>di</strong> Castello.<br />

Le leggi della<br />

circoscrizione vietano<br />

i passaporti alle<br />

persone che vi sono<br />

tuttora soggette.<br />

L’emigrazione<br />

scende nelle sezioni<br />

d’Arigna e Sazzo.<br />

L’emigrazione<br />

sembra <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uita dal<br />

1800<br />

le <strong>di</strong>verse epoche<br />

dell’emigrazione e del<br />

ritorno<br />

corrispondono alle<br />

<strong>di</strong>verse sezioni <strong>di</strong> cui<br />

è composto il com<strong>un</strong>e<br />

<strong>di</strong> <strong>Sondrio</strong><br />

L’emigrazione non s’<br />

è né aumentata né<br />

<strong>di</strong>m<strong>in</strong>uita


Cantone<br />

Com<strong>un</strong>i e<br />

frazioni<br />

<strong>un</strong>ite<br />

Popolazione<br />

N.°<br />

approssimativo<br />

degli<br />

emigranti<br />

APPENDICE–EMIGRAZIONE ANNUALE (anni 1810-1813 circa)<br />

Epoche annuali<br />

dell’emigrazione<br />

Paesi a cui vanno<br />

gli emigranti<br />

Mestieri che vi<br />

esercitano<br />

MORBEGNO Ardenno 2288 58 primavera Roma novembre<br />

Civo 2695 92<br />

Talamona 2608 niss<strong>un</strong>o<br />

Morbegno<br />

(o meglio<br />

Albaredo)<br />

Gerola (1029)<br />

Primavera<br />

aut<strong>un</strong>no<br />

Roma<br />

3256 12 novembre Livorno<br />

Cosio 1551 8 settembre Verona e Roma<br />

Traona 2473 85 Primavera aut<strong>un</strong>no Roma<br />

Dub<strong>in</strong>o 1153 nis<strong>un</strong>o<br />

Mercatura<br />

facch<strong>in</strong>aggio<br />

Facch<strong>in</strong>o<br />

Nell’im periale<br />

dogana<br />

L’arte del<br />

cosiddetto<br />

Torcolotto<br />

cioè fattura <strong>di</strong><br />

v<strong>in</strong>o e oste<br />

Facch<strong>in</strong>o e<br />

domestico<br />

Epoca<br />

del ritorno<br />

In patria<br />

Dopo tre o<br />

quattro anni<br />

Aut<strong>un</strong>no<br />

primavera<br />

Dopo tre o<br />

quattro anni<br />

Si cambiano ogni<br />

de o tre anni<br />

Quali della famiglia<br />

accompagnano<br />

nell’emigrazione il<br />

capo<br />

Niss<strong>un</strong>a donna<br />

idem<br />

Niss<strong>un</strong>a donna<br />

Febbraio e marzo niss<strong>un</strong>a<br />

Dopo tre o<br />

quattro anni<br />

niss<strong>un</strong>a<br />

Mancanza<br />

<strong>di</strong> persone<br />

alla loro<br />

casa:sottent<br />

rati i<br />

trent<strong>in</strong>i ai<br />

loro posti<br />

Qualc<strong>un</strong>o <strong>di</strong> questi<br />

emigranti va a Napoli<br />

Non v’ha né<br />

<strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzione né aumento<br />

nell’emigrazione<br />

tre famiglie composte <strong>di</strong><br />

37 <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui circa<br />

orig<strong>in</strong>ari <strong>di</strong> Tartano e<br />

possidenti <strong>in</strong> esso<br />

esercitanti nell’ex<br />

Lombar<strong>di</strong>a l’arte del<br />

Bergam<strong>in</strong>o vanno alla<br />

loro patria nel giugnoluglio-agosto<br />

–settembre<br />

con 130 circa fra bov<strong>in</strong>i<br />

e cavalli per farli<br />

pascolare sui loro beni<br />

delle Alpi e altri pascoli<br />

che tengono <strong>in</strong> affitto<br />

<strong>di</strong>morando nel restante<br />

anno nella’ ex<br />

Lombar<strong>di</strong>a<br />

per antico privilegio la<br />

terra d’Albaredo ha<br />

do<strong>di</strong>ci posti<br />

nell’imperiale Dogana<br />

<strong>di</strong> Livorno e perciò<br />

do<strong>di</strong>ci <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui<br />

d’Albaredo vi restano<br />

costantemente<br />

Quattro si stabilirono<br />

fissamente <strong>in</strong> Verona e<br />

due <strong>in</strong> Roma oltre de’<br />

suddetti<br />

Non v’ha né aumento né<br />

<strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzione.


Cantone<br />

Com<strong>un</strong>i e<br />

frazioni<br />

<strong>un</strong>ite<br />

CHIAVENNA Valle<br />

S.Giacomo<br />

Popolazione<br />

N.°<br />

approssimativo<br />

degli<br />

emigranti<br />

2270 70 <strong>in</strong>verno<br />

APPENDICE–EMIGRAZIONE ANNUALE (anni 1810-1813 circa)<br />

Epoche annuali<br />

dell’emigrazione<br />

Chiavenna 5100 114 Primavera,estate<br />

Paesi a cui vanno<br />

gli emigranti<br />

Grigioni, Germania,<br />

Napoli, Inghilterra<br />

1)Alpi della Rezia<br />

2)Venezia 3)Francia<br />

(pochi)<br />

Mestieri che vi<br />

esercitano<br />

Piccolo<br />

traffico,<br />

servizi<br />

domestici<br />

1)pastorizia,<br />

agricoltura<br />

2)oste,<br />

salsamentari<br />

3)idem<br />

Gordona 743 20 Interpolatamente Napoli domestico<br />

Samolaco 772 12 Tutti i tempi Napoli<br />

Novate 1211 Niss<strong>un</strong>o<br />

Totale 76736 5708<br />

Domestico e<br />

facch<strong>in</strong>o<br />

Fonte: Melchiorre Gioia <strong>in</strong> Guglielmo Scaramell<strong>in</strong>i, L’emigrazione valtell<strong>in</strong>ese e valchiavennasca ..., <strong>Sondrio</strong> 1998<br />

Epoca<br />

del ritorno<br />

In patria<br />

Parte <strong>in</strong><br />

primavera<br />

parte <strong>in</strong> estate<br />

Quali della famiglia<br />

accompagnano<br />

nell’emigrazione il<br />

capo<br />

Qualche figlia, non<br />

le donne maritate<br />

aut<strong>un</strong>no Niss<strong>un</strong>a donna<br />

Primavera e<br />

aut<strong>un</strong>no<br />

Tutti i tempi Ness<strong>un</strong>a donna<br />

Anni<br />

calamitosi<br />

Mancanza<br />

<strong>di</strong> bisogno<br />

a Napoli e<br />

Leggi <strong>di</strong><br />

circoscrizio<br />

ne<br />

Difficoltà a<br />

trovare<br />

impiego<br />

alc<strong>un</strong>i giovani stanno<br />

assenti per vari anni.<br />

Alc<strong>un</strong>e famiglie<br />

conducendo seco il loro<br />

bestiame vanno errando<br />

per i com<strong>un</strong>i vic<strong>in</strong>i e<br />

scendono anche sul<br />

territorio lombardo<br />

non v’ha aumento né<br />

<strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzionen<br />

nella <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzione<br />

<strong>in</strong>fluiscono i rigori con<br />

cui si esam<strong>in</strong>ano dalla<br />

gendarmeria le carte de’<br />

viandanti pedestri<br />

questa immigrazione<br />

non annuale è prodotta<br />

dalla mancanza<br />

eventuale dei mezzi <strong>di</strong><br />

sussistenza<br />

la navigazione sul lago<br />

<strong>di</strong> Mezzola, il taglio <strong>di</strong><br />

legnami, la custo<strong>di</strong>a dei<br />

bestiami non lasciano<br />

alc<strong>un</strong>o senza<br />

occupazione nel paese<br />

la popolazione<br />

emigrante è d<strong>un</strong>que <strong>un</strong>a<br />

tre<strong>di</strong>cesima parte circa<br />

della popolazione totale

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