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I movimenti migratori in provincia di Sondrio un panorama generale

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semplicistico affermare che sono il sovrappopolamento e la conseguente povertà: sappiamo ancora<br />

troppo poco <strong>di</strong> quanto fossero sfruttate le risorse del territorio all'epoca e com<strong>un</strong>que non abbastanza per<br />

affermare che l'<strong>in</strong>izio del movimento <strong>migratori</strong>o co<strong>in</strong>cida con il raggi<strong>un</strong>gimento <strong>di</strong> <strong>un</strong> limite <strong>in</strong>valicabile tra<br />

risorse dell'ecosistema e popolazione. Ma c'è <strong>un</strong> altro aspetto da tenere presente, e è il fatto che<br />

probabilmente per la maggior parte dei casi l'emigrazione gros<strong>in</strong>a, anche quella della f<strong>in</strong>e del C<strong>in</strong>quecento,<br />

è temporanea, stagionale ma non permanente. Tenendo per buono l'<strong>un</strong>ico <strong>in</strong><strong>di</strong>catore che abbiamo f<strong>in</strong>ora a<br />

<strong>di</strong>sposizione, gli stati <strong>di</strong> libertà richiesti dai gros<strong>in</strong>i che <strong>in</strong>tendono sposarsi a Venezia con donne conosciute<br />

sul posto, ve<strong>di</strong>amo che alla f<strong>in</strong>e del C<strong>in</strong>quecento, su <strong>un</strong>a presenza <strong>di</strong> gros<strong>in</strong>i senz'altro consistente (nel 1620<br />

potrebbero essere ad<strong>di</strong>rittura 200), nel triennio 1592-94 solo <strong>un</strong> uomo decide <strong>di</strong> sposarsi fuori dal paese, e<br />

negli anni seguenti non è presente ness<strong>un</strong> caso. Sembra del resto questa <strong>un</strong>a tendenza costante e presente<br />

anche <strong>in</strong> epoche come l'Ottocento, su cui abbiamo dati più vasti e fonti <strong>di</strong>versificate.<br />

I legami col paese non vengono recisi, né quelli affettivi né, tantomeno, quelli economici. L'emigrante, anche<br />

quello del Seicento, mette da parte sol<strong>di</strong> magari per pagare debiti, ma anche per comprare <strong>un</strong> fondo o <strong>un</strong>a<br />

casa <strong>in</strong> paese e spesso i documenti che ci sono pervenuti a testimonianza della presenza gros<strong>in</strong>a a Venezia<br />

sono proprio atti <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta. Ci sono poi le parole con cui il perticatore Apollonio <strong>di</strong> Edolo, detto Fort<strong>un</strong>a,<br />

descrive Grosio; le abbiamo appena lette: è <strong>un</strong>a terra "grossa e grassa", che ricava circa mille scu<strong>di</strong><br />

dall'affitto <strong>di</strong> pascoli, "a Venezia vi saranno Huom<strong>in</strong>i più de 200 senza le donne e i figlioli" e anche questo fa<br />

pensare a <strong>un</strong>'emigrazione che non è def<strong>in</strong>itiva, ma che trova il suo significato nell'approvvigionamento<br />

economico <strong>di</strong> chi rimane <strong>in</strong> paese. Un conto è la povertà della terra <strong>di</strong> montagna, magari <strong>in</strong>crementata<br />

dall'avvento improvviso della cosiddetta Piccola Era Glaciale della f<strong>in</strong>e del secolo XVI, <strong>un</strong> altro la povertà<br />

degli abitanti, che <strong>di</strong>venta reale solo nel momento <strong>in</strong> cui l'organizzazione economica della com<strong>un</strong>ità (che non<br />

è necessariamente legata<br />

esclusivamente al settore agropastorale)<br />

non offre sufficienti<br />

opport<strong>un</strong>ità alla popolazione.<br />

Ma guar<strong>di</strong>amo altri dati demografici<br />

che abbiamo a <strong>di</strong>sposizione, che<br />

desumo - così come i precedenti -<br />

dalla premessa all'<strong>in</strong>ventario dei<br />

toponimi <strong>di</strong> curata da Gabriele<br />

Antonioli. Al 1797 gli abitanti sono<br />

2131, nel 1860 2477, nel 1960 4598.<br />

Dopo la <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzione della popolazione<br />

all'<strong>in</strong>izio del Seicento, alla f<strong>in</strong>e del<br />

Settecento non si è ancora raggi<strong>un</strong>to il<br />

livello precedente, nonostante il saldo<br />

sempre positivo che troviamo<br />

confrontando natalità e mortalità nel<br />

corso dei secoli XVII e XVIII. E' <strong>un</strong><br />

chiaro <strong>in</strong><strong>di</strong>zio che, <strong>in</strong>dubitabilmente <strong>in</strong><br />

Grosio, il dosso dei castelli con la Rupe Magna<br />

questo periodo, la mobilità verso Venezia non è tanto dovuta a <strong>un</strong> eccesso <strong>di</strong> popolazione ma piuttosto ad<br />

<strong>un</strong>a strategia <strong>di</strong> tipo economico, che offre risorse per il sostentamento, ed è anche <strong>un</strong> fattore <strong>di</strong> mobilità<br />

sociale. Proprio <strong>in</strong> questo senso le migliori opport<strong>un</strong>ità probabilmente non erano offerte a chi <strong>in</strong> paese<br />

aveva poco o niente, ma semmai a chi aveva il supporto <strong>di</strong> <strong>un</strong>a famiglia con almeno qualche proprietà.<br />

L'emigrazione ha senz'altro rappresentato <strong>un</strong>a costante nelle strategie economiche attuate nel paese. Il<br />

flusso <strong>migratori</strong>o, sempre <strong>di</strong> tipo sostanzialmente temporaneo, verso Venezia si <strong>in</strong>debolisce durante<br />

l'Ottocento e si esaurisce (trasformandosi solo per poche persone <strong>in</strong> emigrazione def<strong>in</strong>itiva) nel secondo<br />

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