I movimenti migratori in provincia di Sondrio un panorama generale

si affianca l’opera di propaganda, vale a dire incontri e conferenze sul territorio su tematiche di
organizzazione, previdenza, igiene, cooperazione ed emigrazione. Dino Mazza nel 1922 è allontanato da
Tirano con una “promozione professionale” e con la sua partenza cessa di fatto l’attività dell’ufficio, che
verrà sciolto dal nuovo regime 54 .
L’Argentina è stata la destinazione verso cui è affluito il maggior numero di migranti dalla Valtellina, ma
soprattutto dalla Valchiavenna. Le ragione risiedono non solo nelle condizioni ambientali, climatiche e
linguistiche offerte da questa meta, ma anche dalla politica sull’immigrazione attuata da quel governo. Nella
costituzione del 1853 un articolo specifico era dedicato a questo argomento: “Il Governo federale
fomenterà l’immigrazione europea e non potrà restringere, limitare, né gravare con imposta alcuna l’entrata
nel territorio argentino degli stranieri che abbiano come scopo lavorare la terra, migliorare le industrie,
introdurre e insegnare le scienze e le arti”. A questo seguiranno altre azioni e altre normative volte ad
incentivare l’arrivo degli immigrati.
Tra le mete continentali la Svizzera è la più frequentata, gli emigranti della provincia di Sondrio si
indirizzano solo marginalmente verso gli altri stati, vale a dire, soprattutto Francia, Belgio, Germania. E’ una
meta vicina, verso cui era già indirizzata l’emigrazione dei secoli passati e che permarrà destinazione
principale fino ai giorni nostri. Va tenuto presente che dalla fine dell’Ottocento la Confederazione Elvetica
intensifica la sua crescita industriale e nelle infrastrutture. Tra il 1888 e il 1910 si creano 474.956 nuovi
posti di lavoro di cui solo 17.042 sono coperti da manodopera locale 55 .
Emigrazione continentale dalla Provincia di Sondrio (1904 – 1909)
Stato 1904 1905 1906 1907 1908 1909
Svizzera 3.102 4.740 4.629 4.763 4.692 4.507
Altri stati 150 47 149 138 82 70
Fonte: M. Scapaccino, Studio sulle condizioni economiche e agrarie della Provincia di Sondrio, 1922
In particolare gli italiani si impiegano nei cantieri che costruiscono le strade sui valichi alpini del San
Gottardo e del Sempione, nell’ampliamento della rete ferroviaria, in particolare della Ferrovia Retica. “In
gran parte dei cantieri ferroviari e di scavo avviati durante l’intero periodo in Svizzera per l’apertura di
queste grandi vie di comunicazione, la percentuale degli operai di origine italiana superava di media il 95%,
con punte che raggiungevano anche il 100% sui versanti meridionali. Questo settore assorbiva una parte
consistente dell’emigrazione avventizia italiana in Svizzera, sia a causa dell’enorme richiesta che si registrava
complessivamente nel comparto, sia per il carattere generalmente non qualificato della manodopera che gli
italiani potevano offrire” 56 .
“Il persistere e l’accentuarsi dell’esodo emigratorio, in questa seconda fase [1901-1911], non può
nascondere che, proprio col nuovo secolo, inizia un notevole processo di trasformazione in senso positivo
della struttura economica della provincia. Anzi tale processo deve in gran parte la propria origine alla
funzione svolta dalla stessa emigrazione, veicolo di diffusione, in varie forme, del contemporaneo progresso
industriale registrato in altre province e all’estero. L’emigrazione non risulta, in questo modo, solo il
semplice riflesso di ostacoli all’espansione economica interna, ma costituisce anche sintomo e concausa di
54 Per una trattazione estesa dell’attività dell’Ufficio cfr. S. Mazza Schiantarelli, L’Ufficio del Lavoro e dell’Emigrazione di Tirano,
Tirano, 1994.
55 L. Trincia, Emigrazione e diaspora, Roma 1997, p. 28.
56 L. Trincia, Emigrazione e diaspora, Roma 1997, p. 29.
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