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i classici italiani - Aracne editrice

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i <strong>classici</strong> <strong>italiani</strong><br />

Collana diretta da Antonio Lanza<br />

1


sezione prima<br />

dal dugento al cinquecento<br />

Comitato editoriale<br />

Corrado Bologna (Roma) Marcello Ciccuto (Pisa),<br />

Riccardo Bruscagli (Firenze), Domenico Cofano (Foggia),<br />

Enrico Fenzi (Genova), Francesco Furlan (Parigi),<br />

Guglielmo Gorni (Roma), Luciano Rossi (Zurigo),<br />

Pasquale Sabbatino (Napoli), Luigi Surdich (Genova),<br />

Diego Zancani (Oxford)


DOMENICO DI GIOVANNI<br />

detto IL BURCHIELLO<br />

LE POESIE<br />

AUTENTICHE<br />

a cura di<br />

Antonio Lanza<br />

ARACNE


Copyright © 2010<br />

ARACNE <strong>editrice</strong> S.r.l.<br />

www.aracne<strong>editrice</strong>.it<br />

info@aracne<strong>editrice</strong>.it<br />

via Raffaele Garofalo, 133/A-B<br />

00173 Roma<br />

(06) 93781065<br />

isbn 978-88-548-3243-5<br />

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,<br />

di riproduzione e di adattamento anche parziale,<br />

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.<br />

Non sono assolutamente consentite le fotocopie<br />

senza il permesso scritto dell’Editore.<br />

i edizione: maggio 2010


A Guglielmo Gorni,<br />

mio grandissimo amico,


INDICE<br />

Introduzione ......................................................... xi<br />

Nota biografica ..................................................... xxvii<br />

Nota bibliografica ................................................. xxxv<br />

Nota al testo .............................................................. xliii<br />

Opere citate in forma abbreviata .......................... xcix<br />

Le poesie autentiche ..................................................... 1<br />

Indice delle voci annotate ..................................... 595<br />

Indice dei nomi propri .............................................. 659<br />

Incipitario .................................................................. 671


INtRODuZIONE<br />

L’edizione del Burchiello era una promessa alla quale<br />

non potevo mancare. Si trattava, infatti, di un appuntamento<br />

troppo cogente per uno studioso come me,<br />

che era partito sin dagli esordi della sua carriera dall’indagine<br />

appassionata della poesia comico-realistica, giocosa,<br />

burlesca e satirica dal Dugento al Quattrocento,<br />

come di mostrano il mio primo saggio Polemiche e<br />

berte letterarie nella Firenze del primo Quattrocento.<br />

Storia e testi (Roma, Bulzoni, 1971), 1 la mia<br />

edi zione commentata dei sonetti di Cecco Angiolieri, 2<br />

quelle dei poemetti di Stefano di Tommaso Finiguerri<br />

detto il Za, 3 il quale del Burchiello è, con Andrea Orcagna,<br />

il principale punto di riferimento, dell’Acquatti-<br />

1 Ripubblicato poi in seconda edizione completamente rifatta<br />

nel 1989 col titolo Polemiche e berte letterarie nella Firenze del primo<br />

Rinascimento (1375-1449). Ed ormai urge una terza edizione,<br />

che ho in preparazione.<br />

2 C. Angiolieri, Le Rime, a c. di A. Lanza, Roma, Archivio<br />

Guido Izzi, 1989.<br />

3 S. Finiguerri detto il Za, I Poemetti, a c. di A. Lanza,<br />

Roma, Zauli, 1994.


xii antonio lanza<br />

no di ser Domenico da Prato, 1 delle anonime Bellezze<br />

di Camaldoli, 2 dello stesso Libro de’ ghiribizzi<br />

di Giovanni di Zanobi di Manno Betti, 3 nonché di una<br />

lunga serie di poeti pre- e postburchielleschi compresi<br />

nella mia ampia silloge di poeti quattrocenteschi. 4<br />

Il Burchiello rappresenta il vertice della creatività<br />

poetica nel periodo della nostra letteratura che mi ha<br />

sempre maggiormente interessato, quello compreso tra<br />

la morte del Boccaccio (1375) e il Certame coronario<br />

(1441), con un’estensione doverosa sino alla morte del<br />

Burchiello (1449): un periodo segnato, in politica estera,<br />

dalla lunga e rovinosa guerra tra Firenze e Milano,<br />

conclusasi il 29 giugno del 1440 con il trionfo dell’esercito<br />

fiorentino ad Anghiari; in politica interna, dal<br />

tumulto dei Ciompi (1378) e dalla successiva restaurazione<br />

oligarchica sino alla presa del potere da parte dei<br />

Medici (1434), che trasformarono il libero Comune fiorentino<br />

in una signoria sempre meno mascherata; in<br />

campo culturale, dallo scontro tra la cultura tradizio-<br />

1 L’Acquattino di ser Domenico da Prato, in A. Lanza, Freschi e<br />

minii del Due, Tre e Quattrocento, Firenze, Cadmo, 2002, pp. 203-37.<br />

2 Un poemetto osceno di metà Quattrocento: Le bellezze di<br />

Camaldoli, in A. Lanza, Freschi e minii, cit., pp. 315-28. Ivi, pp.<br />

253-313 vd. anche il mio studio Aspetti e figure della poesia comico-realistica<br />

toscana del secolo xv [già in «La Rassegna della letteratura<br />

italiana», lxxxix, 1985, pp. 403-43].<br />

3 In «Letteratura italiana antica», ii, 2001, pp. 127-326.<br />

4 Lirici toscani del Quattrocento, a c. di A. Lanza, Roma, Bulzoni,<br />

1973-1975, 2 voll.


introduzione xiii<br />

nalista – fondata sull’aristotelismo scolastico e sulla<br />

dialettica nominalistica, nonché sul culto delle “tre corone”<br />

e del volgare – e la cultura umanistica, che suscitò<br />

polemiche asperrime, alle quali intervennero con invettive<br />

e libelli i massimi esponenti dell’ambiente culturale<br />

fiorentino del tempo; nel settore artistico, dall’avvento<br />

della scintillante arte tardogotica, che rispondeva appieno<br />

alle aspirazioni aristocratiche della ricca borghesia<br />

capitalistica fiorentina, la quale amava vivere nel<br />

lusso e nello sfarzo e promoveva, di conseguenza, uno<br />

stile fastoso e dorato, totalmente disimpegnato, che influenzò<br />

non poco anche la coeva produzione letteraria<br />

e alla quale fece presto da contraltare la nuova maniera<br />

rinascimentale, misurata, armoniosa e realistica; e, infine,<br />

sul versante musicale, dall’affermazione dello stile<br />

polifonico imposto dagli esponenti dell’Ars nova, primo<br />

fra tutti quel Francesco Landini, il massimo musicista<br />

del tempo, che fu tra i protagonisti delle riunioni<br />

al Paradiso degli Alberti – la splendida villa di Antonio<br />

degli Alberti posta sul piano di Ripoli, che rappresenta<br />

l’esempio più perfetto dalla magione tardogotica – immortalate<br />

da ser Giovanni Gherardi nel suo romanzo,<br />

capolavoro della letteratura tradizionalista e tardogotica,<br />

e che glorificò Guglielmo Occam in un poemetto visionistico<br />

che si risolve in una durissima stroncatura<br />

di Niccolò Niccoli, il più radicale detrattore del dialettico<br />

inglese e delle “tre corone”, malato di un inguaribile<br />

egotismo e di uno snobismo tanto estremo quanto<br />

stolido.


xiv antonio lanza<br />

Si tratta, dunque, di un periodo essenziale per la<br />

comprensione della storia politica, culturale ed artistica<br />

del tardo Medioevo e del primo Rinascimento. Ad esso,<br />

come è noto, dedicai il citato Polemiche e berte;<br />

e poi altri due volumi editi dalla De Rubeis di Anzio:<br />

Firenze contro Milano. Gli intellettuali fiorentini<br />

nelle guerre con i Visconti (1390-1440) e La letteratura<br />

tardogotica. Arte e poesia a Firenze e Siena<br />

nell’autunno del Medioevo, apparsi, rispettivamente,<br />

nel 1990 e nel 1994.<br />

Come s’è detto, di quel periodo il Burchiello rappresenta<br />

di gran lunga la voce più creativa ed originale, il<br />

solo degno corrispettivo di Masaccio in campo poetico,<br />

per nulla inferiore al celebrato François villon.<br />

Dopo secoli di attesa e dopo la promessa edizione<br />

critica di Michele Messina – che si limitò a pubblicare<br />

alcuni sonetti inediti, 1 uno solo dei quali è di paternità<br />

burchiellesca, e ad alcune utili ricerche nei fondi<br />

manoscritti –, 2 finalmente nel 2000 è apparso, nella<br />

prestigiosa collana della Commissione per i testi di lingua<br />

di Bologna, il testo critico della vulgata per le cure<br />

di Michelangelo Zaccarello, cui nel 2004 ha fatto ségui-<br />

1 Domenico di Giovanni detto il Burchiello, Sonetti inediti,<br />

a c. di M. Messina, Firenze, Olschki, 1952.<br />

2 M. Messina, In margine all’edizione critica dei sonetti del Burchiello.<br />

Di due manoscritti sino a oggi ignorati, in «La Bibliofilia», liv,<br />

1952, pp. 35-46; Id., Per l’edizione delle Rime del Burchiello. i. Censimento<br />

dei manoscritti e delle stampe, in «Filologia e critica», iii, 1978,<br />

pp. 196-296.


introduzione xv<br />

to un’edizione commentata edita a Torino da Einaudi,<br />

sempre a cura di Zaccarello. E tuttavia, pur nell’indubbio<br />

progresso testuale rispetto alla gloriosa, ma<br />

in parte infida – specie sul piano delle attribuzioni –<br />

edizione pseudolondinese del 1757 curata da Anton<br />

Maria Biscioni, 3 Zaccarello – il cui scopo era quello di<br />

presentare non il testo critico delle poesie del Burchiello,<br />

ma quello della vulgata quattrocentesca – ha la sciato<br />

irrisolti proprio quei problemi attributivi, comprendendo<br />

troppi sonetti di sicura paternità di altri autori ed<br />

escludendone altri che invece risalgono certamente alla<br />

penna del poeta-barbiere. Inoltre, nonostante la sua<br />

profonda conoscenza della tradizione manoscritta, il<br />

fatto che si sia fondato essenzialmente sulla stampa<br />

fiorentina del 1481 di Francesco di Dino cartolaio è<br />

operazione che fa desiderare un approccio diverso, in<br />

quanto i testimoni manoscritti più antichi consentono<br />

di restituire con assai maggiore aderenza la veste originaria<br />

delle poesie del Burchiello.<br />

Del 2005 è l’ampio volume del Crimi, 4 che, ri percor<br />

rendo, con enorme ricchezza di dati, la sto ria del<br />

3 Sonetti del Burchiello, del Bellincioni e d’altri poeti fiorentini alla<br />

burchiellesca, Londra [ma Lucca-Pisa], s.e., 1757.<br />

4 G. Crimi, L’oscura lingua e il parlar sottile: tradizione e fortuna<br />

del Burchiello, Manziana, Vecchiarelli, 2005. Dello stesso vd. anche<br />

Noterelle burchiellesche, in «La Cultura», xl, 2002, 1, pp. 109-19;<br />

«L’augurio se lo portò il vento». L’edizione del Burchiello preparata<br />

da vittorio Rossi, in «Letteratura italiana antica», vii, 2006, *Studi<br />

in memoria di Mirella Moxedano Lanza, i, pp. 355-403; e Burchiel-


xvi antonio lanza<br />

genere burchiellesco, offre una serie di notazioni e di interpretazioni<br />

spesso illuminanti della poesia del Burchiello,<br />

tenendo sempre ben presenti i risultati della più<br />

accreditata lette ratura critica, che ha avuto in Curzio<br />

Mazzi, 5 in vittorio Rossi – che pure aveva annunciato<br />

un’edizione, anch’essa mai uscita, la cui vicenda è stata<br />

puntualmente ricostruita dal Crimi –, 6 in Domenico<br />

Guerri, 7 in Curt Sigmar Gutkind, 8 in Leo Spitzer, 9 in<br />

Domenico De Robertis, 10 in Mario Martelli, 11 in Emilio<br />

lerie. In margine ad un’edizione commentata dei sonetti del Burchiello,<br />

ivi, viii, 2007, *Studi in memoria di Mirella Moxedano Lanza, ii,<br />

pp. 363-80.<br />

5 C. Mazzi, Il Burchiello. Saggio di studi sulla sua vita e sulla sua<br />

poesia, Bologna, Fava e Garagnani, 1877.<br />

6 V. Rossi, Un sonetto e la famiglia del Burchiello [1900], in Scritti di<br />

critica letteraria, Firenze, Sansoni, 1930, ii, pp. 359-69. E cfr. la n. 11.<br />

7 D. Guerri, La corrente popolare nel Rinascimento. Berte, burle<br />

e baie nella Firenze del Brunellesco e del Burchiello, Firenze, Sansoni,<br />

1931.<br />

8 C.S. Gutkind, Burchiellana. Studien zur volkstumlichen Kehrseite<br />

der italienische Renaissance, in «Archivum Romanicum», xv,<br />

1931, pp. 1-34.<br />

9 L. Spitzer, Zur Nachwirkung von Burchiellos Priameldichtung,<br />

in «Zeitschrift für romanische Philologie», lii, 1932, pp. 484-89.<br />

10 D. De Robertis, Una proposta per Burchiello, in Carte d’identità,<br />

Milano, Feltrinelli, 1974, pp. 105-35 [1968]; Id., L’esperienza poetica<br />

del Quattrocento, in *Storia della letteratura italiana, a c. di E.<br />

Cecchi e N. Sapegno, ivi, Garzanti, 1966, iii, pp. 427-36.<br />

11 M. Martelli, Firenze, in *Letteratura italiana. Storia e geografia,<br />

II, i, torino, Einaudi, 1988, pp. 21-37.


introduzione xvii<br />

Pasquini, 12 in Luca Boschetto 13 e in Danilo Poggiogalli 14<br />

le altre voci più significative. Quest’ultimo, in un articolo<br />

particolarmente brillante, ha insistito con acume e<br />

con grande rigore metodologico sull’importanza della<br />

componente oscena nel corpus del Burchiello e dell’operazione<br />

parodica antipetrarchesca e antipetrarchista<br />

esemplarmente condotta dal poeta-barbiere.<br />

Al Burchiello il sottoscritto aveva dedicato un ampio<br />

capitolo nel suo Polemiche e berte, fin dal 1971,<br />

radicalmente rinnovato nel 1989, ma oggi bisognoso di<br />

una nuova, profonda messa a punto alla luce di tanto<br />

fervore di iniziative verificatosi nell’ultima decade. In<br />

esso, oltre ad eliminare dal corpus del Burchiello una<br />

prima ricca serie di testi spuri, offrivo un’interpretazione<br />

della poesia del barbiere fiorentino che regge ancor<br />

oggi molto bene e che si basa sulla suddivisione dei<br />

suoi componimenti in tre grandi filoni, che spesso si in-<br />

12 E. Pasquini, Letteratura popolareggiante, comica e giocosa, lirica<br />

minore e narrativa volgare del Quattrocento, in *Storia della letteratura<br />

italiana. Il Quattrocento, Roma, Salerno ed., 1996, pp. 803ss.<br />

13 L. Boschetto, Un documento sul soggiorno del Burchiello a<br />

Roma, in «Nuova rivista di letteratura italiana», i, 1998, 1, pp.<br />

271-75 (ivi è edito l’atto notarile); Id., L. Boschetto, Burchiello e<br />

il suo ambiente sociale: esplorazioni d’archivio sugli anni fiorentini,<br />

in *La fantasia fuor de’ confini. Burchiello e dintorni a 550 anni dalla<br />

morte (1449-1999). Atti del Convegno (Firenze, 26 novembre<br />

1999), a c. di M. Zaccarello, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura,<br />

2002, pp. 35-57.<br />

14 D. Poggiogalli, Dalle acque ai nicchi. Appunti sulla lingua burchiellesca,<br />

in «Studi di lessicografia italiana», xx, 2003, pp. 65-126.


xviii antonio lanza<br />

tersecano tra loro dando vita a sonetti genialmente eterodossi:<br />

i componimenti realistici, quelli di polemica e<br />

di satira letteraria e quelli alla burchia.<br />

Ma la chiave più importante per decrittare il complesso<br />

linguaggio burchiellesco, costantemente pieno di<br />

salacissimi doppi sensi osceni, è indubbiamente rappresentato<br />

dal poderoso repertorio del linguaggio erotico<br />

da Burchiello a Marino allestito da Jean Toscan. 15 Stranamente<br />

sia Zaccarello che Crimi tendono a limitare<br />

fortemente l’uso di questa chiave di lettura, ravvisando<br />

nell’operazione burchiellesca artifici quali «la rianalisi<br />

paretimologica, la reinterpretazione sub- o soprasegmentale,<br />

il gioco di parole su omofoni, la coniazione<br />

analogica […] che estraggono dalla materia verbale valori<br />

occulti o dimenticati, ostacolando e interrompendo<br />

ogni tipo di continuità semantica e sequenzialità logica,<br />

con un effetto irritante di frantumazione del discorso<br />

atto a intralciare l’argomentazione logica e filosofica<br />

come la comune conversazione». 16<br />

Tutto vero. Ma non c’è dubbio che la poesia del Bur -<br />

chiello possa essere ricondotta ad una immensa, sconfinata<br />

metafora erotica, con particolare attenzione alla<br />

sodomia etero ed omosessuale, da parte di un poeta per-<br />

15 J. toscan, Le carnaval du langage. Le léxique érotique des poètes<br />

de l’equivoque de Burchiello à Marino, Lille, Presse universitaire,<br />

1981, 4 voll.<br />

16 M. Zaccarello, in I Sonetti del Burchiello, a c. di M.Z., torino,<br />

Einaudi, 2004, p. xxi.


introduzione xix<br />

fettamente bisessuale, la cui natura lùbrica si mescola<br />

a quella eversiva, antiaccademica e antiaulica, specialmente<br />

nella direzione di un antipetrarchismo radicale.<br />

Alla vacuità assoluta dei seriali prodotti petrarchisti<br />

e alla goffaggine insulsa delle mediocri opere dei tradizionalisti,<br />

infarcite di una mal digerita erudizione,<br />

dalla veste linguistica risibilmente iperculta e dal tono<br />

insopportabilmente tronfio e retorico, il Burchiello risponde<br />

con una poesia violentemente realistica, graffiantemente<br />

parodistica e antiletteraria, e soprattutto<br />

totalmente reificata, fatta com’è dei più disparati oggetti<br />

della realtà quotidiana – con particolare attenzione<br />

al mondo botanico e zoologico, agli arnesi degli<br />

artigiani, alle cose più umili e neglette – mescolati, apparentemente<br />

alla rinfusa, con entità geografiche e con<br />

personaggi del mondo antico e moderno: dagli eroi più<br />

celebrati di tutti i tempi ai più insigni scrittori, artisti,<br />

scienziati, sino ai più oscuri individui della Firenze e<br />

della Siena contemporanee. Le molteplici componenti<br />

di questo universo si trasformano d’incanto, sotto la<br />

bacchetta magica del poeta-barbiere, in una moltitudine<br />

di falli, ani e vulve sapientemente assemblati in<br />

un’inedita, caleidoscopica e vitalistica orgia parossistica,<br />

che spiazza completamente il lettore, frastornato<br />

da tanti oggetti in apparente contrasto tra loro e da un<br />

cromatismo surreale di raro fascino e di inedita, rivoluzionaria<br />

raffinatezza (Sospiri azzurri di speranze<br />

bianche, Zolfane’ bianchi colle ghiere gialle ecc.).<br />

La sua poesia rappresenta la risposta più concreta ai


xx antonio lanza<br />

componimenti impersonalmente ciclostilati dei petrarchisti<br />

e ai ridicoli prodotti dei rimatori tradizionalisti,<br />

questi ultimi costruiti facendo ricorso, per mascherare<br />

la totale assenza di idee e d’ispirazione, all’accumulazione,<br />

che generò rime fabbricate su interminabili liste<br />

di personaggi della storia classica e della mitologia, ma<br />

anche su curiosi elenchi enciclopedici, cari, ad esempio,<br />

ad un Bonciani.<br />

E il Burchiello riuscì perfettamente in questa operazione<br />

di camuffamento di dati, di immagini e di suoni<br />

che apparivano in contrasto stridente e insanabile tra<br />

loro, e che invece erano assolutamente coerenti e funzionali.<br />

L’equivoca materia trattata richiedeva un abile<br />

procedimento di simulazione, tanto abile da ingannare<br />

tutti i lettori per oltre cinque secoli e mezzo.<br />

Per un progetto di così ampia portata la stravagante<br />

maniera lanciata da Andrea Orcagna e ripresa sporadicamente,<br />

ma con efficacia, da Franco Sacchetti si<br />

prestava a meraviglia. Bisognava solo perfezionarla e<br />

rilanciarla su vasta scala, facendone una vera e propria<br />

scuola poetica da opporre, polemicamente, alla scuola<br />

dei petrarchisti fioriti e a quella dei tradizionalisti più<br />

estremi, incarnata soprattuto dal Gherardi e da Domenico<br />

da Prato.<br />

Le prime cavie da testare per verificare se tale opera<br />

funzionasse o meno furono i vari amici e conoscenti<br />

poe ti con cui era in contatto, poco importa se come<br />

clienti di bottega o in altri luoghi: Leonardo Dati, Giovanni<br />

Gherardi, Rosello Roselli, Anselmo Calderoni,


introduzione xxi<br />

Niccolò Tinucci, Leon Battista Alberti, Francesco Filelfo,<br />

Mariotto Davanzati, Francesco d’Altobianco Alberti,<br />

Domenico da Prato, Jacopo d’Albizzotto Guidi,<br />

Giovanni di Zanobi di Manno Betti e, forse, lo stesso<br />

Za, ormai anziano, Filippo Brunelleschi, Piero de’<br />

Ricci, Branca Brancacci, Antonio di Meglio, Francesco<br />

Scambrilla e Giovanni Pigli, molti dei quali appartenenti<br />

a quelle scuole poetiche che egli intendeva<br />

mettere alla berlina. Le reazioni furono varie: adesione<br />

entusiastica, presa di distanze, critiche, divertito interesse.<br />

Certo è che la sua poesia non passò inosservata,<br />

ma, proprio come s’era prefisso, s’impose in maniera<br />

straordinaria.<br />

Al di fuori di questa prospettiva critica, ossia continuando<br />

a negare l’importanza decisiva delle metafore<br />

erotiche, ci si preclude completamente la comprensione<br />

del Burchiello e si continua a cadere nel suo gioco<br />

diabolico. Se letti in chiave lùbrica, al contrario, i<br />

suoi versi si spiegano tutti, per filo e per segno. Per questo<br />

il repertorio del Toscan – opportunamente seguito<br />

da quello di Boggione e Casalegno, 17 che a questo punto<br />

merita una revisione profonda (anche sulla base del<br />

glossario della mia edizione dei poemetti dello Za) –<br />

rappresenta uno strumento indispensabile, che tutta-<br />

17 Dizionario letterario del lessico amoroso, a c. di V. Boggione e<br />

G. Casalegno, torino, u.t.E.t., 2000, che è la riedizione aggiornata<br />

del Dizionario storico del lessico erotico italiano, Milano, Longanesi,<br />

1996.


xxii antonio lanza<br />

via va impiegato con cautela, perché in molti casi offre<br />

interpretazioni errate. E questo per l’effettiva difficoltà<br />

insita nell’operazione burchiellesca, che inclina marcatamente<br />

alla polisemia allo scopo di confondere sempre<br />

di più le già torbidissime acque e di spiazzare i lettori<br />

stupendoli con un vortice metaforico che non ha mai fine<br />

perché uno stesso vocabolo spesso può significare due<br />

o tre cose differenti.<br />

Alla luce di tutto ciò la poesia del Burchiello cessa<br />

dunque di essere ciò che è sempre stata considerata: un<br />

insieme di parole senza senso accozzate alla rinfusa.<br />

Niente di tutto questo. Al contrario, sembra preparata<br />

scientificamente, chimicamente, mediante un alambicco<br />

delle immagini, dei colori e dei suoni d’incredibile efficienza.<br />

Alla stanca serialità dei vacui prodotti proposti dai<br />

petrarchisti egli oppone una varietà incredibile di metafore<br />

erotiche tutte fortemente realistiche, che connotano<br />

con una ricchezza lessicale stupefacente gli<br />

organi sessuali maschili e femminili. La polemica con<br />

Petrarca e con i suoi continuatori è, dunque, alla base<br />

della sua poesia, così come la satira del Dante comico<br />

e degli autori di poemi visionistici era stata alla base<br />

delle operette di quello straordinario poeta che fu lo Za,<br />

il quale, con l’Orcagna, rappresenta il precedente diretto<br />

del poeta-barbiere. E il rigoroso saggio di Fabio Carboni,<br />

che dimostra in maniera ineccepibile che si tratta<br />

proprio di Andrea Orcagna e non di Mariotto di Nardo,<br />

sposta la cronologia della poesia alla burchia ad


introduzione xxiii<br />

una data notevolmente più alta, con acquisizioni decisive<br />

per la storia della rimeria comico-realistica antica,<br />

che a questo punto deve essere riscritta. 18<br />

A guardar bene, quella del Burchiello è un’operazione<br />

simile a quella condotta da Cecco Angiolieri nei<br />

confronti dei lirici aulici tutti: siciliani, siculo-toscani<br />

e stilnovisti. 19 Il trasamare di Cecco è riproposto in<br />

maniera infinitamente più ardita, graffiante e radicalmente<br />

estrema dal Burchiello, che crea una nuova maniera<br />

poetica con al centro, come s’è detto, gli organi<br />

sessuali maschili e femminili, in una girandola, mai seriale<br />

e mai pre vedibile, di continue, ossessive allusioni<br />

a rapporti eterosessuali ed omosessuali, e, nel campo<br />

stesso dell’eterosessualità, sia a quelli secondo natura<br />

che a quelli sodomitici.<br />

Solo Rustico – l’altro grande originatore, con Cecco,<br />

della maniera burlesca – aveva tentato qualche apertura<br />

in direzione realmente lùbrica, ma si tratta di fatti<br />

sporadici: importanti sì per quei tempi remoti, ma non<br />

decisivi. In questo campo il vero precursore del Burchiello<br />

fu sicuramente lo Za, con le sue sapide rassegne<br />

di sodomiti, costruite con un linguaggio allusivo che costituirà<br />

una base imprescindibile per il Burchiello, il<br />

18 F. Carboni, L’Orcagna e il Frusta, in «Cultura neolatina»,<br />

lxix, 2009, 1-2, pp. 111-65.<br />

19 Cfr. A. Lanza, Il pungiglione della poesia aulica e la sua battaglia<br />

con monna Malinconia, in Freschi e minii, cit., pp. 23-62 [già<br />

come introduzione alla citata edizione delle Rime].


xxiv antonio lanza<br />

quale, a sua volta, andrà molto al di là del maestro, che<br />

pure resta un poeta di grande statura, purtroppo ancora<br />

niente affatto compresa.<br />

Già i contemporanei si resero invece im me dia ta mente<br />

conto della portata rivoluzionaria della poesia del<br />

Burchiello, che considerarono ben pre sto un maestro,<br />

degno di figurare, come quarta co rona, addirittura accanto<br />

a Dante, a Petrarca e a Boccaccio. Lo dimostrano<br />

i numerosi compianti scritti per la sua morte da Francesco<br />

d’Altobianco Alberti, da Betto Busini, da Mariotto<br />

Davanzati, da Migliore Cresci, da Piero de’ Ricci e<br />

da Antonio Manetti. Ma lo comprovano ancora di più<br />

i tanti imitatori che ebbe già durante la sua vita, come<br />

Francesco Scambrilla, Giovanni Pigli, Jacopo Borgianni<br />

e, successivamente, in modo più o meno diretto, poeti<br />

diversi e di differente livello quali Filippo Scarlatti, il<br />

Bellincioni, il Pistoia, il Baldinotti, il Pulci, il Franco, il<br />

Berni, il Lasca, il Bronzino, il Caro, il Redi, il Lippi…<br />

sino al Fagiuoli, a Gasparo Gozzi e al Goldoni.<br />

* * *<br />

La presente edizione comprende solo i testi sicuramente<br />

usciti dalla penna del Burchiello e non la sterminata<br />

mèsse di quelli che infondatamente gli vengono<br />

attribuiti. Ho ritenuto quindi opportuno non gravare<br />

di un ciarpame non solo inutile ma dannoso il corpus<br />

autentico del poeta-barbiere, dotando l’edizione di un<br />

commento diverso da quello fornito da Zaccarello, cui


introduzione xxv<br />

va riconosciuto il grande merito di aver rilanciato gli<br />

studi sul poeta-barbiere.<br />

Diversamente da Zaccarello intitolo il volume non<br />

Sonetti, ma Le poesie autentiche, perché non si tratta<br />

di soli sonetti, in quanto vi è compresa anche l’importante<br />

canzone.<br />

Avverto che, diversamente dalla moda invalsa da<br />

circa un ventennio, non ho voluto sprecare pagine su<br />

pagine per inserire sequele di improbabilissime fonti<br />

che, senza alcuna fatica, si ricavano da Internet: come<br />

se un autore medievale o rinascimentale avesse sott’occhio<br />

da mane a sera i più moderni strumenti tecnologici<br />

o le con cordanze di testi, magari stampati in<br />

edizioni critiche.<br />

Il commento fa ampio riferimento al repertorio del<br />

Toscan ed a quello di Boggione e Casalegno, ai quali si<br />

rimanda per l’approfondimento di molte specifiche metafore,<br />

che per ragioni di spazio sarebbe stato impossibile<br />

trattare in maniera esaustiva.<br />

* * *<br />

Mi è caro in questa sede ricordare tre amici con i quali discussi<br />

a lungo della poesia del Burchiello: il carissimo Fabio Carboni,<br />

competente come pochi in codicologia burchiellesca; il compianto<br />

Ruggero Stefanini, acuto interprete della poesia comico-realistica;<br />

ed il giovanissimo Daniele Simoncini, avviato ad una brillante<br />

carriera di studioso, purtroppo interrotta, il 4 febbraio del 1996,<br />

da un triste destino.<br />

Antonio Lanza

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