art. 1 - Suore Missionarie di s. Pietro Claver
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La nostra redazione ha intervistato sr. Rosa<br />
Maffina fsp, missionaria in Madagascar, in<br />
occasione dell’anno della fede. Ecco la nostra<br />
conversazione.<br />
Da quanti anni lei lavora in Madagascar?<br />
Mi chiamo Rosa e sono in Madagascar dal<br />
1983 (quasi 30 anni!), da quando, con altre<br />
quattro compagne abbiamo cominciato la<br />
nostra missione in questo Paese.<br />
Qual è il suo ruolo specifico?<br />
Da Figlia <strong>di</strong> San Paolo, o Paolina come siamo<br />
familiarmente chiamate in Italia, p<strong>art</strong>ecipo<br />
all’annuncio della Buona Notizia: c’è un Dio<br />
che ci ama, chi si occupa <strong>di</strong> noi, che ci è<br />
vicino, che è dentro la nostra storia. Oltre che<br />
con la testimonianza della nostra vita, il<br />
nostro compito nella Chiesa è quello <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ffondere questa Notizia <strong>di</strong> salvezza nel<br />
mondo della comunicazione sociale.<br />
In questi anni (e si tratta <strong>di</strong> 23 anni!), il mio<br />
impegno <strong>di</strong>retto non è, però, coinciso con<br />
l’apostolato specifico della Congregazione, ma<br />
si è rivolto alla formazione delle giovani<br />
desiderose <strong>di</strong> conoscere o scegliere la nostra<br />
vita e la nostra spiritualità missionaria. In<br />
altre parole, il mio lavoro consiste<br />
nell’accompagnare le giovani nel loro<br />
<strong>di</strong>scernimento vocazionale, aiutarle a capire i<br />
segni della volontà <strong>di</strong> Dio su <strong>di</strong> loro.<br />
Che cosa ha significato per Lei l’essere<br />
passata da una cultura occidentale alla<br />
cultura africana?<br />
Vengo da una zona <strong>di</strong> frontiera e quin<strong>di</strong>, in un<br />
certo senso, ero già abituata a “guardare al<br />
8<br />
In <strong>di</strong>retta<br />
ANNO DELLA FEDE<br />
e annuncio evangelico<br />
La Bibbia in malgascio Foto: Sr Rosa Maffina<br />
<strong>di</strong> là”, ma nello stesso tempo ero bene<br />
ra<strong>di</strong>cata nella cultura del mio Paese, che ai<br />
miei occhi era il più bello <strong>di</strong> tutti. Lasciando<br />
l’Italia, il primo fronte d’urto è stato la<br />
comunità stessa. Eravamo in 5 e venivamo da<br />
5 realtà <strong>di</strong>verse: Canada, Francia, Congo,<br />
Brasile e Italia! In comunità ho imparato che<br />
per ogni persona il proprio Paese è il più<br />
bello! Ho così imparato a relativizzare il mio<br />
modo <strong>di</strong> vedere. La <strong>di</strong>stanza mi ha anche<br />
aiutato a vedere l’Italia in maniera più<br />
oggettiva, più critica, senza che per questo<br />
sminuisse il mio amore per il mio Paese <strong>di</strong><br />
origine. E poi l’impatto con la cultura<br />
malgascia, che mi ha costretta a superare due<br />
barriere linguistiche: il francese e il<br />
malgascio. Fin dall’inizio mi sono impegnata<br />
a conoscere la nuova realtà leggendo,<br />
stu<strong>di</strong>ando e informandomi ad ogni occasione.<br />
All’inizio, più passavano i giorni, più mi<br />
sembrava <strong>di</strong> capire. Ma dopo qualche tempo,<br />
mi sono resa conto che era vero il contrario:<br />
più passavano i giorni e più ero lontana dal<br />
capire! Una cultura, infatti, non è un insieme<br />
<strong>di</strong> nozioni, ma è un mondo, una vita. Si<br />
penetra al suo interno vivendo, con rispetto e<br />
con<strong>di</strong>visione. Le giovani con cui ho passato<br />
la maggior p<strong>art</strong>e del tempo in Madagascar mi<br />
hanno aiutato molto a entrare in questa