art. 1 - Suore Missionarie di s. Pietro Claver

cultura. Dopo tutti questi anni sono arrivata
alla convinzione che non esiste una cultura
perfetta: ogni cultura ha qualche cosa da dare
e qualche cosa da ricevere. Siamo tutti poveri
e bisognosi gli uni degli altri, e in questo
scambio continuo di dare e ricevere è la
nostra ricchezza.
Come esprimerebbe il perché della sua
scelta alla vita consacrata nella famiglia
Paolina e, a livello di fede, come
esprimerebbe la sua esperienza personale?
Se guardo al passato e mi chiedo il perché
abbia scelto la congregazione delle Figlie di
San Paolo, penso che il Signore avesse
davvero “combinato” bene le cose! Ho
ereditato dalla mia mamma (che frequentava
la libreria delle Paoline!) la passione per la
lettura. Ho sperimentato su di me gli effetti
positivi, ma anche negativi della lettura.
Ancora giovane, anche quando non sapevo
ancora che il Signore mi aveva “messa da
parte” proprio per questo apostolato, avevo
colto il senso profondo dell’apostolato della
“buona stampa”, come si diceva allora. A un
certo punto, ha cominciato a farsi strada in
me il desiderio di consacrare tutta la mia vita
al Signore. All’inizio è stato facile farlo tacere,
trovando delle scuse di ogni genere. Ma poi
ho dovuto arrendermi. Anche se avevo
soltanto 19 anni, in me era chiarissimo che
non mi arrendevo a un’idea, ma a una
Persona, a Dio! E come in ogni rapporto tra
persone, anche in questo rapporto era
questione di fiducia, o meglio, di fede. Si
trattava di credere che mettevo la mia vita in
buone mani, che era un buon investimento!
Dopo tanti anni posso davvero dire con San
Paolo che veramente “il Signore che ci chiama
è fedele” e che ci colma “al di là di quanto
noi possiamo immaginare e desiderare”.
Come interpella le parole del beato G.
Alberione: “Portare Cristo oggi con i mezzi
di oggi”?
Nell’intuizione di Don Alberione ci sono due
aspetti che mi hanno sempre affascinata. Uno
si riassume nelle parole che ci ripeteva spesso:
“Dovete parlare di tutto cristianamente,
cioè dal punto di vista di Cristo”. L’altro
aspetto è l’attenzione all’oggi, al contesto
attuale, al tempo presente. Parlare di Dio in
modo che la gente di “oggi”, quella con cui
si parla, possa capire. Usando anche i
mezzi e i linguaggi che la gente usa.
Questa intuizione di Don Alberione è
ancora così attuale che è ancora tutto da
inventare! Ma Don Alberione aggiungeva
anche: “I mezzi sono sempre e solo mezzi.
Bisogna che noi viviamo uniti a Cristo per
poterli rendere vivi, immettendo in essi la
vita di Cristo attraverso la nostra
testimonianza di vita”.
Sr Rosa Maffina fsp
Antananarivo - Madagascar
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