SINOSSI Un padre ed un figlio che non si conoscono – tutti e due a ...
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Parlare di cinema a Castiglioncello 2012<br />
<strong>SINOSSI</strong><br />
Sh<strong>un</strong> Li In Boris lavora in <strong>un</strong> laboratorio tes<strong>si</strong>le della periferia romana per ottenere i documenti e<br />
riuscire a far venire in Italia suo <strong>figlio</strong> di otto anni. All’improvviso viene trasferita a Chioggia,<br />
<strong>un</strong>a piccola città-isola della lag<strong>un</strong>a veneta per lavorare come barista in <strong>un</strong>’osteria. barista in<br />
Bepi, pescatore di origini slave, soprannominato dagli amici “il Poeta”, da anni frequenta quella<br />
piccola osteria. Il loro incontro è <strong>un</strong>a fuga poetica dalla solitudine, <strong>un</strong> dialogo <strong>si</strong>lenzioso tra<br />
culture diverse, ma <strong>non</strong> più lontane. È <strong>un</strong> viaggio nel cuore profondo di <strong>un</strong>a lag<strong>un</strong>a, <strong>che</strong> sa essere<br />
madre e culla di identità mai immobili. Ma l’amicizia tra Sh<strong>un</strong> Li e Bepi turba le <strong>due</strong> com<strong>un</strong>ità,<br />
quella cinese e quella chioggiotta, <strong>che</strong> ostacolano questo nuovo viaggio, di cui forse hanno<br />
semplicemente ancora troppa paura.<br />
NOTE DI REGIA<br />
Mercol<strong>ed</strong>ì 20 giugno, ore 21.30<br />
IO SONO LI<br />
Italia 2011<br />
Regia: Andrea Segre<br />
Interpreti: Zhao Tao, Rade Serb<strong>ed</strong>zija, Marco Paolini,<br />
Roberto Citran, Giuseppe Battiston<br />
Sceneggiatura: Marco Pettenello, Andrea Segre<br />
Durata: 100’<br />
Distribuzione: Parthenos srl<br />
L’idea del film nasce da <strong>due</strong> e<strong>si</strong>genze: da <strong>un</strong>a parte la neces<strong>si</strong>tà di trovare in <strong>un</strong>a storia, allo stesso tempo<br />
realistica e metaforica, il modo per parlare del rapporto tra individuo e identità culturale, in <strong>un</strong> mondo <strong>che</strong><br />
sempre più tende a creare occa<strong>si</strong>oni di contaminazione e di cri<strong>si</strong> identitaria; dall’altra la voglia di<br />
raccontare <strong>due</strong> luoghi importanti per la mia vita e molto emblematici nell’Italia di oggi: le periferie<br />
multietni<strong>che</strong> di Roma e il Veneto, <strong>un</strong>a regione <strong>che</strong> ha avuto <strong>un</strong>a crescita economica rapidis<strong>si</strong>ma, passando<br />
in pochis<strong>si</strong>mo tempo da terra di emigrazione a terra di immigrazione. In particolare, Chioggia, piccola<br />
città di lag<strong>un</strong>a con <strong>un</strong>a grande identità sociale e territoriale, è lo spazio perfetto per raccontare con ancora<br />
più evidenza questo processo. Ricordo ancora il mio incontro con <strong>un</strong>a donna <strong>che</strong> potrebbe essere Sh<strong>un</strong> Li.<br />
Era in <strong>un</strong>a tipica osteria veneta, frequentata dai pescatori del luogo da generazioni. Il ricordo di questo<br />
volto di donna così estraneo e straniero a questi luoghi ricoperti dalla patina del tempo e dell’abitudine,<br />
<strong>non</strong> mi ha più lasciato. C’era qualcosa di onirico nella sua presenza. Il suo passato, la sua storia, gli sp<strong>un</strong>ti<br />
per il racconto nascevano guardandola. Quale genere di rapporti avrebbe potuto instaurare in <strong>un</strong>a regione<br />
come la mia, così poco abituata ai cambiamenti? Sono partito da questa domanda per cercare di<br />
immaginare la sua vita.<br />
Io sono Li è an<strong>che</strong> <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to di <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> del mio percorso registico nell’ambito del cinema-documentario,<br />
attraverso cui mi sono occupato negli ultimi dieci anni principalmente di <strong>due</strong> temi: le migrazioni verso<br />
l’Europa (A metà, A sud di Lamp<strong>ed</strong>usa, Come <strong>un</strong> uomo sulla terra, Il sangue verde) e il territorio sociale<br />
e geografico del Veneto (Marghera Canale Nord, Pescatori a Chioggia e La mal’ombra).<br />
Le varie esperienze di regia con il cinema documentario mi hanno permesso di apprezzare il racconto <strong>non</strong><br />
solo del reale, ma an<strong>che</strong> nel reale, aiutandomi a capire come con esso <strong>si</strong>a pos<strong>si</strong>bile scoprire la dimen<strong>si</strong>one<br />
intima e profondamente umana della realtà, an<strong>che</strong> di temati<strong>che</strong> urgenti <strong>ed</strong> attuali della società odierna.<br />
In Io sono Li ho voluto rispettare modi e stili conosciuti nel cinema-documentario, lavorando an<strong>che</strong> con<br />
attori <strong>non</strong> profes<strong>si</strong>onisti e scegliendo sempre location del mondo reale.<br />
Al tempo stesso la preci<strong>si</strong>one e la sottigliezza del linguaggio cinematografico orientale e di alc<strong>un</strong>i<br />
importanti esempi del cinema indipendente internazionale sono state tracce importanti per riuscire a<br />
raccontare le atmosfere e i luoghi <strong>che</strong> ho scelto per questo film.