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16<br />

• “La vedetta” • “La vedetta” • “La vedetta” • “La vedetta” •<br />

Ma cos’è questa crisi<br />

La società <strong>in</strong> cui viviamo è entrata <strong>in</strong><br />

tempi di crisi. Anche se qualcuno si era<br />

distratto e cont<strong>in</strong>ua a viaggiare <strong>in</strong> SUV<br />

e ad andare <strong>in</strong> settimana bianca, ci hanno<br />

pensato tutti i media a ricordarcelo.<br />

È parso che ci sia capitata tra capo e collo,<br />

a noi ignari cittad<strong>in</strong>i turlup<strong>in</strong>ati da alcuni<br />

furbetti della cosiddetta alta f<strong>in</strong>anza, a noi<br />

che paghiamo le conseguenze dei mutui<br />

americani, a noi <strong>in</strong>vasi dai prodotti di C<strong>in</strong>a,<br />

India e paesi emergenti asiatici. Si certo,<br />

<strong>tutto</strong> questo è vero, ma questa crisi era<br />

preannunciata. Anche perché da tempo si<br />

sono persi dei valori di riferimento etici e<br />

anche le ideologie sembrano sparite. Al loro<br />

posto sembra sia rimasto solo <strong>il</strong> peggio di ciò<br />

che ci ha preceduto.<br />

L’economia dom<strong>in</strong>a di fatto tutte le attività<br />

umane, basandosi su quello che viene def<strong>in</strong>ito<br />

“<strong>il</strong> mercatismo” cioè la prem<strong>in</strong>enza del<br />

mercato sulla politica e sui valori etici, priv<strong>il</strong>egiando<br />

<strong>il</strong> profitto a tutti costi senza governi<br />

o autority che pongano regole e controlli per<br />

limitare gli abusi. I cittad<strong>in</strong>i hanno perso<br />

questa qualifica e sono diventati “consumatori”,<br />

<strong>il</strong> loro valore non sta nella persona <strong>in</strong><br />

se, ma nella capacità di consumo con <strong>il</strong> quale<br />

mantenere alta la produzione. Molte <strong>in</strong>dustrie<br />

<strong>in</strong>tanto, anziché dedicarsi alla produzione<br />

di beni e servizi hanno spostato l’attenzione<br />

sulla speculazione f<strong>in</strong>anziaria, sostituendo<br />

i beni reali con quelli virtuali più<br />

fac<strong>il</strong>mente condizionab<strong>il</strong>i. Anche alcuni Enti<br />

locali hanno ceduto alla chimera dei profitti<br />

fac<strong>il</strong>i imbarcandosi nel mondo dei “derivati”<br />

rischiando ora la bancarotta.<br />

Già si percepiscono segnali di <strong>in</strong>sofferenza<br />

e la paventata crisi economica sta già facendo<br />

riflettere su quello che è stato fatto e sul<br />

caso di ridimensionare molti aspetti sociali.<br />

Già Adam Smith (si, proprio lui, classe 1723)<br />

ammoniva i suoi contemporanei che l’economia<br />

non può guardare lontano se dimentica<br />

la morale. Alessandro Vercelli, <strong>in</strong> un recente<br />

saggio edito dalla LUISS, mostra come la<br />

miopia progettuale di troppe scelte costituisca<br />

un problema economico che può trovare<br />

soluzione dall’etica. In pratica le scelte eco-<br />

nomiche, o ancora peggio le non scelte, disgiunte<br />

da regole e valori etico-morali se nel<br />

breve periodo possono portare benefici, a<br />

lungo creeranno disequ<strong>il</strong>ibri e crisi, appunto.<br />

In Italia poi ci siamo sempre divisi tra gli<br />

ultra liberisti che trovano la soluzione nel<br />

mercato, sarà lui ad autoregolarsi, e gli apocalittici,<br />

gli orfani del marxismo che profetizzano<br />

<strong>il</strong> crollo del sistema mondiale. Come<br />

capita spesso la risposta non la daranno ne i<br />

primi, ne i secondi. La domanda non è capitalismo<br />

si o no, ma piuttosto quale capitalismo.<br />

Qu<strong>in</strong>di un capitalismo ragionevole,<br />

equ<strong>il</strong>ibrato ed equo gestito con buon senso,<br />

reciprocità e responsab<strong>il</strong>ità.<br />

Cosa c’entra questo con la nostra Associazione?<br />

F<strong>in</strong>almente ora qualcuno <strong>in</strong>com<strong>in</strong>cia<br />

ad <strong>in</strong>terrogarsi se davvero questo modo di<br />

vivere deriva da vero progresso o, piuttosto,<br />

che “si stava meglio quando si stava peggio”<br />

e di ritornare perlomeno ad alcuni valori dimenticati,<br />

che poi sono sempre stati i nostri.<br />

Richiamiamone i valori, la tradizione, l’identità,<br />

<strong>il</strong> non conformismo all’<strong>in</strong>terno della<br />

nostra Società.<br />

Sono certo che usciremo da questo guado<br />

ma a patto che si riprendano i modelli che<br />

abbiamo dimenticato, certamente adeguandoli<br />

alle nuove situazioni che si sono venute<br />

a creare, ma senza abdicare per comodità, al<br />

“pensiero unico” dom<strong>in</strong>ante. La parola d’ord<strong>in</strong>e<br />

dovrà essere “responsab<strong>il</strong>ità”: responsab<strong>il</strong>ità<br />

verso noi stessi, verso i nostri figli e la<br />

società che dovremo lasciare a loro. Dovremo<br />

rimboccarci le maniche, dovremo reagire,<br />

fare delle scelte precise, non lasciare nulla al<br />

caso, essere preparati.<br />

Noi alp<strong>in</strong>i non abbiamo dimenticato <strong>tutto</strong><br />

questo, ce lo hanno <strong>in</strong>segnato i nostri padri, e<br />

cont<strong>in</strong>ueremo sul nostro sentiero. Perché,<br />

come ha detto <strong>il</strong> nostro Presidente Perona,<br />

“dovremo fare rumore, con tutti i crismi del<br />

vivere civ<strong>il</strong>e, ma reagire, altrimenti anche<br />

noi, fatalmente, andremmo a confluire <strong>in</strong><br />

quella maggioranza s<strong>il</strong>enziosa che rischia di<br />

trasformarsi <strong>in</strong> gregge.<br />

“E le aqu<strong>il</strong>e non belano”.<br />

Cato

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