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• “La vedetta” • “La vedetta” • “La vedetta” • “La vedetta” •<br />
Ma cos’è questa crisi<br />
La società <strong>in</strong> cui viviamo è entrata <strong>in</strong><br />
tempi di crisi. Anche se qualcuno si era<br />
distratto e cont<strong>in</strong>ua a viaggiare <strong>in</strong> SUV<br />
e ad andare <strong>in</strong> settimana bianca, ci hanno<br />
pensato tutti i media a ricordarcelo.<br />
È parso che ci sia capitata tra capo e collo,<br />
a noi ignari cittad<strong>in</strong>i turlup<strong>in</strong>ati da alcuni<br />
furbetti della cosiddetta alta f<strong>in</strong>anza, a noi<br />
che paghiamo le conseguenze dei mutui<br />
americani, a noi <strong>in</strong>vasi dai prodotti di C<strong>in</strong>a,<br />
India e paesi emergenti asiatici. Si certo,<br />
<strong>tutto</strong> questo è vero, ma questa crisi era<br />
preannunciata. Anche perché da tempo si<br />
sono persi dei valori di riferimento etici e<br />
anche le ideologie sembrano sparite. Al loro<br />
posto sembra sia rimasto solo <strong>il</strong> peggio di ciò<br />
che ci ha preceduto.<br />
L’economia dom<strong>in</strong>a di fatto tutte le attività<br />
umane, basandosi su quello che viene def<strong>in</strong>ito<br />
“<strong>il</strong> mercatismo” cioè la prem<strong>in</strong>enza del<br />
mercato sulla politica e sui valori etici, priv<strong>il</strong>egiando<br />
<strong>il</strong> profitto a tutti costi senza governi<br />
o autority che pongano regole e controlli per<br />
limitare gli abusi. I cittad<strong>in</strong>i hanno perso<br />
questa qualifica e sono diventati “consumatori”,<br />
<strong>il</strong> loro valore non sta nella persona <strong>in</strong><br />
se, ma nella capacità di consumo con <strong>il</strong> quale<br />
mantenere alta la produzione. Molte <strong>in</strong>dustrie<br />
<strong>in</strong>tanto, anziché dedicarsi alla produzione<br />
di beni e servizi hanno spostato l’attenzione<br />
sulla speculazione f<strong>in</strong>anziaria, sostituendo<br />
i beni reali con quelli virtuali più<br />
fac<strong>il</strong>mente condizionab<strong>il</strong>i. Anche alcuni Enti<br />
locali hanno ceduto alla chimera dei profitti<br />
fac<strong>il</strong>i imbarcandosi nel mondo dei “derivati”<br />
rischiando ora la bancarotta.<br />
Già si percepiscono segnali di <strong>in</strong>sofferenza<br />
e la paventata crisi economica sta già facendo<br />
riflettere su quello che è stato fatto e sul<br />
caso di ridimensionare molti aspetti sociali.<br />
Già Adam Smith (si, proprio lui, classe 1723)<br />
ammoniva i suoi contemporanei che l’economia<br />
non può guardare lontano se dimentica<br />
la morale. Alessandro Vercelli, <strong>in</strong> un recente<br />
saggio edito dalla LUISS, mostra come la<br />
miopia progettuale di troppe scelte costituisca<br />
un problema economico che può trovare<br />
soluzione dall’etica. In pratica le scelte eco-<br />
nomiche, o ancora peggio le non scelte, disgiunte<br />
da regole e valori etico-morali se nel<br />
breve periodo possono portare benefici, a<br />
lungo creeranno disequ<strong>il</strong>ibri e crisi, appunto.<br />
In Italia poi ci siamo sempre divisi tra gli<br />
ultra liberisti che trovano la soluzione nel<br />
mercato, sarà lui ad autoregolarsi, e gli apocalittici,<br />
gli orfani del marxismo che profetizzano<br />
<strong>il</strong> crollo del sistema mondiale. Come<br />
capita spesso la risposta non la daranno ne i<br />
primi, ne i secondi. La domanda non è capitalismo<br />
si o no, ma piuttosto quale capitalismo.<br />
Qu<strong>in</strong>di un capitalismo ragionevole,<br />
equ<strong>il</strong>ibrato ed equo gestito con buon senso,<br />
reciprocità e responsab<strong>il</strong>ità.<br />
Cosa c’entra questo con la nostra Associazione?<br />
F<strong>in</strong>almente ora qualcuno <strong>in</strong>com<strong>in</strong>cia<br />
ad <strong>in</strong>terrogarsi se davvero questo modo di<br />
vivere deriva da vero progresso o, piuttosto,<br />
che “si stava meglio quando si stava peggio”<br />
e di ritornare perlomeno ad alcuni valori dimenticati,<br />
che poi sono sempre stati i nostri.<br />
Richiamiamone i valori, la tradizione, l’identità,<br />
<strong>il</strong> non conformismo all’<strong>in</strong>terno della<br />
nostra Società.<br />
Sono certo che usciremo da questo guado<br />
ma a patto che si riprendano i modelli che<br />
abbiamo dimenticato, certamente adeguandoli<br />
alle nuove situazioni che si sono venute<br />
a creare, ma senza abdicare per comodità, al<br />
“pensiero unico” dom<strong>in</strong>ante. La parola d’ord<strong>in</strong>e<br />
dovrà essere “responsab<strong>il</strong>ità”: responsab<strong>il</strong>ità<br />
verso noi stessi, verso i nostri figli e la<br />
società che dovremo lasciare a loro. Dovremo<br />
rimboccarci le maniche, dovremo reagire,<br />
fare delle scelte precise, non lasciare nulla al<br />
caso, essere preparati.<br />
Noi alp<strong>in</strong>i non abbiamo dimenticato <strong>tutto</strong><br />
questo, ce lo hanno <strong>in</strong>segnato i nostri padri, e<br />
cont<strong>in</strong>ueremo sul nostro sentiero. Perché,<br />
come ha detto <strong>il</strong> nostro Presidente Perona,<br />
“dovremo fare rumore, con tutti i crismi del<br />
vivere civ<strong>il</strong>e, ma reagire, altrimenti anche<br />
noi, fatalmente, andremmo a confluire <strong>in</strong><br />
quella maggioranza s<strong>il</strong>enziosa che rischia di<br />
trasformarsi <strong>in</strong> gregge.<br />
“E le aqu<strong>il</strong>e non belano”.<br />
Cato