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Il bestIarIo fantastIco dI età orIentalIzzante nella penIsola ... - mavna.it

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Maria Cristina Biella, Enrico Giovanelli, Lucio Giuseppe Perego<br />

(a cura di)<br />

<strong>Il</strong> <strong>bestIarIo</strong> <strong>fantastIco</strong> <strong>dI</strong> <strong>età</strong><br />

<strong>orIentalIzzante</strong> <strong>nella</strong> <strong>penIsola</strong> ItalIana<br />

arIstonotHos<br />

Scr<strong>it</strong>ti per il Med<strong>it</strong>erraneo antico<br />

Quaderni, n. 1<br />

(2013)


<strong>Il</strong> bestiario fantastico di <strong>età</strong> orientalizzante <strong>nella</strong> penisola <strong>it</strong>aliana<br />

Maria Cristina Biella, Enrico Giovanelli, Lucio Giuseppe Perego (a cura di)<br />

Copyright © 2012 Tangram Edizioni Scientifiche<br />

Gruppo Ed<strong>it</strong>oriale Tangram Srl – Via Verdi, 9/A – 38122 Trento<br />

www.edizioni-tangram.<strong>it</strong> – info@edizioni-tangram.<strong>it</strong><br />

Prima edizione: dicembre 2012, Printed in Italy<br />

ISBN 978-88-6458-069-2<br />

Collana ARISTONOTHOS – Scr<strong>it</strong>ti per il Med<strong>it</strong>erraneo antico – Quaderni n. 01<br />

Direzione<br />

Federica Cordano, Giovanna Bagnasco Gianni<br />

Com<strong>it</strong>ato scientifico<br />

Carmine Ampolo, Pietrina Anello, Gilda Bartoloni, Maria Bonghi Jovino, Giovanni Colonna,<br />

Tim Cornell, Michel Gras, Pier Giovanni Guzzo, Jean-Luc Lamboley, Mario Lombardo, Nota<br />

Kourou, Annette Rathje, Henry Tréziny<br />

In copertina: <strong>Il</strong> nome di Aristonothos. Le “o” sono scr<strong>it</strong>te come i cerchi puntati che compaiono sul<br />

cratere.<br />

Immagine tratta da R. Paribeni, Necropoli del terr<strong>it</strong>orio capenate, in “MonAnt”, XVI, 1906 (rielaborazione<br />

di M. C. Biella).<br />

Stampa su carta ecologica proveniente da zone in silvicoltura, totalmente priva di cloro.<br />

Non contiene sbiancanti ottici, è acid free con riserva alcalina.


Questa serie vuole celebrare il mare Med<strong>it</strong>erraneo e contribuire a sviluppare temi, studi e<br />

immaginario che il cratere firmato dal greco Aristonothos ancora oggi evoca. Deposto <strong>nella</strong><br />

tomba di un etrusco, racconta di storie e relazioni fra culture diverse che si svolgono in<br />

questo mare e sulle terre che unisce.


Sommario<br />

Premessa 11<br />

Tra <strong>età</strong> del Ferro e orientalizzante antico<br />

Ricerche sul tema del bestiario fantastico di <strong>età</strong> orientalizzante. I precedenti della prima <strong>età</strong><br />

del Ferro: continu<strong>it</strong>à o discontinu<strong>it</strong>à? 15<br />

Luciana Drago<br />

I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce? 35<br />

Jacopo Tabolli<br />

L’Orientalizzante<br />

<strong>Il</strong> bestiario <strong>nella</strong> ceramica <strong>it</strong>alo-geometrica di <strong>età</strong> orientalizzante in Etruria meridionale 55<br />

Sara Neri<br />

<strong>Il</strong> Bestiario fantastico <strong>nella</strong> wh<strong>it</strong>e-on-red in Etruria e nell’Agro falisco 77<br />

Lucilla Medori<br />

<strong>Il</strong> lungo viaggio dei Mischwesen. La trasformazione del bestiario orientalizzante nell’Italia<br />

centrale 117<br />

Maria Cristina Biella<br />

<strong>Il</strong> bestiario fantastico sugli impasti di <strong>età</strong> orientalizzante e arcaica <strong>nella</strong> Sabina tiberina 145<br />

Magda Cantù<br />

Fantastic animal stamps on bucchero from Poggio Colla 171<br />

Phil Perkins<br />

Esseri fantastici alle origini della gl<strong>it</strong>tica preromana: spunti preliminari su alcuni intagli 189<br />

Enrico Giovanelli<br />

<strong>Il</strong> bestiario di <strong>età</strong> orientalizzante e arcaica in area picena: modelli di riferimento e tradizioni<br />

locali 207<br />

Alessandra Coen<br />

Le prime sfingi in Etruria: iconografie e contesti 239<br />

Ferdinando Sciacca<br />

I centauri e le sfingi nell’Etruria di <strong>età</strong> orientalizzante: tra decorazione e narrazione 287<br />

Elena Smoquina<br />

<strong>Il</strong> problema dei centauri 315<br />

Massimiliano Di Fazio<br />

Viaggiando sulle ali del centauro. Un nuovo motivo a cilindretto con il centauro alato dal<br />

tumulo del Molinello di Asciano 337<br />

Andrea Martelli


La pisside della Pania e la vera Scilla 351<br />

Francesca Brizzi<br />

Ram-Headed Oinochoai 371<br />

Maria Taloni<br />

L’<strong>età</strong> arcaica e oltre<br />

Aurea monstra. La rappresentazione dell’animale fantastico negli anelli a “cartouche” etruschi<br />

di epoca arcaica 401<br />

Chiara Procacci<br />

I mostri marini: la rappresentazione del tr<strong>it</strong>one nell’arte etrusca arcaica 433<br />

Viviana Traficante<br />

Tra fuoco e vino: la metamorfosi dei centauri su una pelike a figure nere da Pontecagnano 449<br />

Alessandra Gobbi<br />

A propos<strong>it</strong>o di Mischwesen cinomorfi: commistioni animali-uomo tra “lettura del reale” e r<strong>it</strong>o 489<br />

Lucio G. Perego<br />

Leoni-Capri: qualche annotazione sulla stele felsinea n. 82 505<br />

Flavia Morandini


<strong>Il</strong> <strong>bestIarIo</strong> <strong>fantastIco</strong> <strong>dI</strong> <strong>età</strong><br />

<strong>orIentalIzzante</strong> nelle <strong>penIsola</strong> ItalIana


Premessa<br />

L’Italia centrale tirrenica nel VII sec. a.C. è ormai da tempo pienamente inser<strong>it</strong>a in un ricco circu<strong>it</strong>o<br />

di scambi e commerci a livello med<strong>it</strong>erraneo. Seppur infatti le fonti attribuiscano all’arrivo di Demarato<br />

di Corinto a Tarquinia una rivoluzione tecnica e artistica in Etruria, già almeno dal secolo<br />

precedente <strong>nella</strong> medesima c<strong>it</strong>tà e negli altri centri costieri tirrenici il contatto con il mondo greco<br />

e levantino permette un celere e notevole sviluppo del tessuto sociale indigeno.<br />

In generale il fenomeno cosiddetto Orientalizzante, su cui si è dibattuto ampiamente anche in<br />

tempi recenti, è attualmente ancora all’attenzione di sistematiche indagini, nel cui filone si inserisce<br />

anche la presente, per contribuire a un migliore discernimento dell’ent<strong>it</strong>à dei contatti diretti e indiretti<br />

esist<strong>it</strong>i con i diversi amb<strong>it</strong>i med<strong>it</strong>erranei. Le conseguenze di queste relazioni nei settori anche<br />

più interni della Penisola Italiana, sulla base dei dati attualmente a disposizione, permettono di<br />

postulare perlopiù contatti di “seconda mano” o comunque più rarefatti rispetto a quelli avvenuti<br />

in amb<strong>it</strong>o costiero.<br />

In questo quadro, che presenta un’articolazione complessa e tonal<strong>it</strong>à che spesso sfumano le une<br />

nelle altre, uno degli aspetti forse più evidenti e facilmente percepibili è, come si vedrà, l’evoluzione<br />

nelle produzioni artigianali etrusche e <strong>it</strong>aliche di un interessante e variegato bestiario fantastico, che<br />

in buona parte affonda le sue radici in amb<strong>it</strong>o lato sensu orientale e greco, ma la cui sopravvivenza<br />

nel corso del VII secolo a.C. e oltre è in un certo senso garant<strong>it</strong>a dalle e legata alle differenti riletture<br />

locali, che spesso rielaborano liberamente i modelli allotri, dando v<strong>it</strong>a a figurazioni parzialmente o<br />

del tutto nuove.<br />

Negli ultimi decenni lo studio sistematico di ampi settori dell’artigianato artistico di <strong>età</strong> orientalizzante,<br />

cui ampi rimandi sono fatti nei singoli contributi del volume, ha permesso di gettare<br />

le basi per avviare l’analisi dettagliata di questo fenomeno nell’Italia antica. Grazie anche a questi<br />

studi è parso sempre più evidente come l’indagine su questo repertorio figurativo fosse in qualche<br />

modo da considerare un campo privilegiato per comprendere più approfond<strong>it</strong>amente il fenomeno<br />

cosiddetto orientalizzante in Italia. A tal propos<strong>it</strong>o considerazioni metodologiche preliminari e<br />

una prima raccolta del materiale a disposizione su di un ampio lasso cronologico sono state messe<br />

a disposizione in anni assai recenti da Giovannangelo Camporeale e Ingrid Krauskopf nel Lexicon<br />

Iconographicum Mythologiae Classicae, autori rispettivamente delle voci Monstra anonyma in Etruria<br />

e Daemones anonymi in Etruria.<br />

Con questo volume, che inaugura i Quaderni della serie Aristonothos, Scr<strong>it</strong>ti per il Med<strong>it</strong>erraneo<br />

Antico, è nostra intenzione creare un dossier di partenza, con il fine di attirare ulteriore attenzione<br />

sul fenomeno e susc<strong>it</strong>are un dibatt<strong>it</strong>o, coinvolgendo studiosi che da diversi punti di vista (archeologico,<br />

storico artistico, antropologico, ecc.) e a diversi gradi di approfondimento hanno incontrato<br />

<strong>nella</strong> propria ricerca questo aspetto della cultura figurativa.<br />

<strong>Il</strong> progetto, nato nel 2010, si proponeva in particolare di sondare le modal<strong>it</strong>à con cui le forme<br />

degli ibridi si erano andate sviluppando nel periodo Orientalizzante nell’Italia antica, creando una<br />

nuova cultura figurativa e dando v<strong>it</strong>a a un bestiario in parte genuinamente etrusco e <strong>it</strong>alico, per<br />

il quale manca a oggi ancora una sistemazione complessiva. Di pari passo si volevano indagare<br />

le modal<strong>it</strong>à con cui questo stesso repertorio aveva lasciato tracce <strong>nella</strong> variata temperie culturale<br />

dell’arcaismo.<br />

11


12 Premessa<br />

Ci è parso che il modo migliore per susc<strong>it</strong>are il dibatt<strong>it</strong>o fosse la raccolta di contributi tram<strong>it</strong>e una<br />

call for papers, apparsa nel dicembre del 2010. La possibil<strong>it</strong>à inoltre di pubblicare un dossier in un<br />

volume, <strong>nella</strong> sua duplice versione cartacea e online, va <strong>nella</strong> direzione di renderlo accessibile a un<br />

pubblico il più ampio possibile e di progettare incontri di studio e dibatt<strong>it</strong>i.<br />

I venti contributi selezionati e raccolti, lungi dal voler tracciare un quadro defin<strong>it</strong>ivo, vogliono<br />

dunque essere un inv<strong>it</strong>o alla discussione. Essi sono stati organizzati in tre sessioni, ordinate secondo<br />

una prospettiva cronologica.<br />

Una prima sessione è dedicata all’analisi delle preesistenze del bestiario orientalizzante, con il fine<br />

di valutare, tram<strong>it</strong>e casi di studio specifici, i fenomeni di continu<strong>it</strong>à e di discontinu<strong>it</strong>à tra l’Età del<br />

Ferro e il periodo Orientalizzante (L. Drago per l’Etruria Meridionale e J. Tabolli per il comprensorio<br />

falisco).<br />

La seconda sessione va, per così dire, al cuore del problema e osp<strong>it</strong>a contributi che riguardano<br />

direttamente il periodo cosiddetto orientalizzante. A studi incentrati sull’analisi delle attestazioni<br />

e dello sviluppo del bestiario su singole classi di materiali (S. Neri, L. Medori, E. Giovanelli) o in<br />

specifici comparti terr<strong>it</strong>oriali (M. C. Biella, M. Cantù, A. Coen), se ne affiancano altri che hanno<br />

lo scopo di analizzare la nasc<strong>it</strong>a e lo sviluppo di singoli Mischwesen (F. Sciacca, E. Smoquina, M. Di<br />

Fazio). Nell’amb<strong>it</strong>o della presentazione di nuovi rinvenimenti utili a incrementare la banca dati del<br />

bestiario orientalizzante vanno a inserirsi i lavori di P. Perkins e di A. Martelli. Riletture, infine, di<br />

monumenti già noti con proposte di nuove letture caratterizzano i lavori di F. Brizzi e di M. Taloni.<br />

La terza e ultima è dedicata infine alle sopravvivenze del bestiario orientalizzante in <strong>età</strong> arcaica<br />

e oltre. Anche in questo caso accanto all’analisi di una classe di materiale (C. Procacci), il volume<br />

osp<strong>it</strong>a studi su singoli tipi di figurazioni mostruose (V. Traficante, L. G. Perego) e contributi che<br />

presentano nuovi rinvenimenti e letture di Mischwesen (A. Gobbi, F. Morandini).<br />

Prima di entrare nel vivo della materia vorremmo ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile<br />

la realizzazione di questo progetto. La Prof.ssa Giovanna Bagnasco Gianni ha sostenuto sin dall’inizio<br />

questa idea, dandoci preziosi consigli e seguendo con interesse e disponibil<strong>it</strong>à il suo sviluppo.<br />

A lei e alla Prof.ssa Federica Cordano vanno i nostri più sent<strong>it</strong>i ringraziamenti per avere accolto il<br />

dossier in questa sede ed<strong>it</strong>oriale. Ai revisori anonimi, che hanno analizzato tutti i contributi giunti,<br />

esprimiamo la nostra grat<strong>it</strong>udine per avere con sever<strong>it</strong>à e autorevolezza lavorato al miglioramento<br />

non solamente dei singoli articoli, ma dell’intero volume. Infine, a tutti gli amici e colleghi che<br />

hanno ader<strong>it</strong>o alla call for papers e che hanno lavorato alla realizzazione di questo dossier va un ringraziamento<br />

particolare: senza di loro il nostro progetto non avrebbe preso corpo.<br />

Maria Cristina Biella<br />

Enrico Giovanelli<br />

Lucio G. Perego


I cani e le testuggini de La Petrina:<br />

animali reali o fantastici da Narce?<br />

Jacopo Tabolli<br />

Jacopo Tabolli *<br />

35<br />

Luce d’amore<br />

impudico richiamo<br />

di una lucciola 1 .<br />

Lo studio in corso sulla necropoli de La Petrina offre l’occasione di presentare un piccolo nucleo<br />

di materiali ined<strong>it</strong>i da Narce caratterizzati dalla presenza di singolari decorazioni animalistiche 2 .<br />

Databili in base ai contesti di provenienza al passaggio tra la prima <strong>età</strong> del Ferro e l’Orientalizzante<br />

antico, sebbene in momenti diversi di questo orizzonte cronologico ‘di cerniera’, gli animali de<br />

La Petrina si inquadrano perfettamente <strong>nella</strong> diffusione di raffigurazioni zoomorfe caratteristiche<br />

dell’Orientalizzante, ma allo stesso tempo recepiscono rielaborandole tradizioni proprie della fase<br />

avanzata della prima <strong>età</strong> del Ferro.<br />

Si tratta di uno sparuto numero di ‘cani’ e di ‘testuggini’ molto peculiari nelle loro fattezze, tanto<br />

da spingere a chiedersi se si tratti di animali reali o fantastici. Questa convenzionale distinzione tra<br />

i due piani non può prescindere dalla constatazione che la presenza di un animale in un qualunque<br />

schema decorativo, relativamente a un arco cronologico così antico, lo connota come afferente a<br />

un piano simbolico. Con il termine ‘simbolico’ intendiamo – secondo le tradizionali definizioni<br />

di ascendenza antropologica 3 – una raffigurazione che, indipendentemente dall’aderenza al reale, è<br />

scelta poiché lega la realtà a un piano metaforico sotteso, esprimendo un’idea, o un valore spesso<br />

polivalente, condiviso (nel senso originale del concetto di simbolo) dalla comun<strong>it</strong>à. Escludendo<br />

dunque la mera rappresentazione di un oggetto con il valore di riemp<strong>it</strong>ivo, occorre piuttosto domandarci<br />

quale grado di similar<strong>it</strong>à con l’immagine reale, per meglio dire realistica, caratterizzi gli<br />

animali in questione e quanto il discostarsi dalla realtà li qualifichi come animali fantastici 4 .<br />

* Sapienza Univers<strong>it</strong>à di Roma.<br />

1 J. Ridolfi, Non sono in casa. Novanta haiku, Roma 1999.<br />

2 Nell’amb<strong>it</strong>o della dissertazione di dottorato, presso la Scuola di Dottorato in Archeologia de La Sapienza – Univers<strong>it</strong>à<br />

di Roma (XXIV ciclo – curriculum Etruscologia) in corso di redazione da parte di chi scrive su <strong>Il</strong> confine dell’Agro<br />

Falisco con il terr<strong>it</strong>orio veiente tra la prima <strong>età</strong> del Ferro e l’Orientalizzante antico, attraverso la lettura delle necropoli de<br />

I Tufi e de La Petrina e dei dati provenienti dallo scavo di Raniero Mengarelli del 1933 sulla somm<strong>it</strong>à di Narce. <strong>Il</strong><br />

progetto di dottorato è segu<strong>it</strong>o dalle professoresse Maria Paola Baglione e Gilda Bartoloni e si avvale del continuo incoraggiamento<br />

e supporto della dottoressa Maria Anna De Lucia Brolli, del dottor Filippo Delpino e della dottoressa<br />

Jean MacIntosh Turfa. A tutti loro va la mia più sincera grat<strong>it</strong>udine.<br />

3 Calzante a riguardo resta ancora la definizione di “simbolo” teorizzata nel 1975 da Luc Benoist <strong>nella</strong> celebre introduzione<br />

in Benoist 1975.<br />

4 Tentativo arduo considerata l’alta datazione dei contesti di riferimento, condotto sulla scia di quanto affermato da Marco<br />

Pacciarelli: “uno dei settori più promettenti appare quello volto a tentare di analizzare, in chiave semantica e contestua-


36 Tra <strong>età</strong> del Ferro e orientalizzante antico<br />

I cani e le testuggini presi in esame in questo contributo provengono dalle tombe C6 (XXXV) 5 , localizzata<br />

nel nucleo più alto della necropoli, e A25 (V) 6 , A15 (XXII) 7 , A16 (XXIV) 8 , A36 (XXVII) 9<br />

dalla terrazza mediana 10 . <strong>Il</strong> rinvenimento presso la Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte di<br />

Roma dei giornali di scavo de La Petrina, scavo avvenuto a giugno del 1890, in una successiva trascrizione<br />

ad opera di Francesco Mancinelli Scotti 11 , nel febbraio del 1893, cost<strong>it</strong>uisce un prezioso<br />

contributo per la lettura di questi pezzi 12 .<br />

I cani de La Petrina<br />

Dalla tomba C6 (XXXV), a cad<strong>it</strong>oia con loculo sepolcrale, databile nell’amb<strong>it</strong>o del primo quarto<br />

del VII secolo a.C., proviene un coperchio carenato con presa a pomello, in impasto bruno a pareti<br />

sottili, caratterizzato da una singolare decorazione plastica in rilievo con sequenza di animali,<br />

interpretati già al momento della scoperta come cani (fig. 1) 13 . Nella trascrizione dei diari di scavo<br />

con elenco dei rinvenimenti del 1893, precedente alla monumentale edizione dedicata a Narce<br />

del 1894, Francesco Mancinelli Scotti annotava: “coperchio di vaso con listello sotto l’incavo.<br />

Esternamente è foggiato con alto orlo, a cui succede una superficie un poco inclinata e rialzata sul<br />

mezzo a guisa di grande capocchia. Sopra alla parete piana del coperchio posano due cani con coda<br />

arricciata. I loro occhi sono accennati da due grani di pasta v<strong>it</strong>rea gialla. Dalle tracce rimaste apparisce<br />

che altri due cani seguivano quello piccolo; di più <strong>nella</strong> parte piana del rialzo centrale è visibile l’attaccatura<br />

di altra figura. Detto coperchio è inoltre decorato di meandro a zig-zag, attorno all’orlo,<br />

e di triangoli a linee parallele e concentriche, steccate profondamente, tra l’uno e l’altro animale.<br />

Misura mm 132 di diametro” 14 . Si configura una teoria di ‘cani’ che descrivono un cerchio attorno<br />

a quella che doveva essere la figura centrale del gruppo, tanto da occupare una posizione di rilievo<br />

sulla presa, oggi purtroppo mancante. In base alla disposizione in traccia delle zampe degli altri due<br />

cani mancanti si può ipotizzare un’alternanza di un cane di grande taglia con un cane di piccola<br />

taglia ripetuta due volte. Elemento certamente di difficile interpretazione, ma non per questo privo<br />

di uno specifico significato. <strong>Il</strong> cane di maggiori dimensioni presenta una coda arricciata che arriva<br />

a congiungersi con il dorso, delle zampe estremamente allungate – probabilmente per irrobustire<br />

l’attacco sulla tesa del coperchio – decorate da tratti incisi allungati a simboleggiare le d<strong>it</strong>a. La testa,<br />

considerata la resa plastica delle orecchie, presenta le due impressioni circolari superiori, una coppia<br />

le, le testimonianze figurative più precoci delle produzioni artigianali etrusco-<strong>it</strong>aliche, e in particolare quelle che possono<br />

fornire dirette informazioni sulle strutture ideologico-simboliche e i comportamenti r<strong>it</strong>uali” in Pacciarelli 2002, p. 302.<br />

5 Narce 1894, coll. 434-435.<br />

6 Narce 1894, coll. 409-411, Montelius 1910, tav. 316.<br />

7 Narce 1894, coll. 409-411; Baglione 1986, p. 133, n. 32, Benedettini 1999, p. 4, n. 8, P<strong>it</strong>zalis 2011, p. 104.<br />

8 Narce 1894, coll. 411-413; Montelius 1910, tav. 316; Baglione 1986, p. 133, n. 32; De Lucia Brolli 1991,<br />

p. 104., P<strong>it</strong>zalis 2011, pp. 23-24.<br />

9 Narce 1894, coll. 422-423; Montelius 1910, tav. 317; De Lucia Brolli 1991, pp. 102-104, P<strong>it</strong>zalis 2011.<br />

10 Le lettere C ed A anteposte alle tradizionali denominazioni delle tombe esplic<strong>it</strong>ano il nucleo di provenienza.<br />

11 Nella forma del “manoscr<strong>it</strong>to del catalogo dei reperti provenienti dalle necropoli di Narce (presso Calcata) e del<br />

terr<strong>it</strong>orio circostante conservati nel Museo nazionale di Villa Giulia, compilato da Francesco Mancinelli”.<br />

12 Conservati nel Fondo Barnabei della BIASA, Cartella 1. Colgo l’occasione per ringraziare la dottoressa Francesca<br />

Zannoni responsabile dell’ufficio manoscr<strong>it</strong>ti della Biblioteca.<br />

13 Narce 1894, col. 435. I cani oggetto di questo contributo concorrono ad arricchire il quadro delle raffigurazioni di<br />

canidi prese in esame da Perego 2009.<br />

14 La versione del 1894 risulta più sintetica: “un coperchio notevole per alcune figure di cani rappresentatevi di tutto<br />

rilievo, dei quali soltanto due si sono mantenuti, e degli altri si vedono le attaccature”. Si veda Narce 1894, col. 435.


I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce 37<br />

di cerchielli concentrici in pasta v<strong>it</strong>rea gialla applicata <strong>nella</strong> zona centrale e due impressioni più<br />

piccole <strong>nella</strong> porzione inferiore. I diversi elementi potrebbero ragionevolmente essere interpretati<br />

come l’interno delle due orecchie, i due occhi e le narici del muso. La differenza sostanziale con il<br />

cane di minori dimensioni, eccettuata la coda che risulta mutila, è che questo secondo cane presenta<br />

un unico cerchiello concentrico in pasta v<strong>it</strong>rea al centro della testa 15 . Questa dissomiglianza<br />

potrebbe essere dovuta proprio alle ridotte dimensioni dell’animale, per cui lo spazio risparmiato<br />

tra le impressioni avrebbe permesso l’applicazione di un unico cerchiello. Alternativamente tale unic<strong>it</strong>à<br />

potrebbe cost<strong>it</strong>uire un valore specifico, identificativo del cane. In ogni caso la realizzazione di<br />

quelli che paiono essere gli occhi, con la rara adozione dell’applicazione di pasta v<strong>it</strong>rea su impasto,<br />

conferisce un aspetto decisamente singolare ai due animali. Dalla traccia sulla presa del coperchio<br />

non è purtroppo possibile risalire a quale tipologia di figura occupasse la porzione centrale tra le<br />

decorazioni plastiche.<br />

Dalla sintetica descrizione della decorazione animalistica che contraddistingue questo unicum<br />

è possibile riconoscervi la rappresentazione di una scena complessa, il cui valore non è<br />

certamente solo decorativo, ma, considerata soprattutto la figura centrale e focale attorno al<br />

quale ruota la teoria, potrebbe cost<strong>it</strong>uire una vera e propria scena narrata. Va rilevato come il<br />

coperchio in impasto bruno a pareti sottili cost<strong>it</strong>uisca la copertura dell’olla globulare in impasto<br />

rosso, dal momento che l’orlo si inserisce perfettamente <strong>nella</strong> solcatura mediana sul labbro<br />

interno dell’olla.<br />

Dal giornale di scavo si evince che la tomba fu rinvenuta intatta 16 , ma il corredo purtroppo è<br />

privo di elementi distintivi di genere 17 , considerando che la tipologia delle fibule a navicella e delle<br />

armille si riscontra in tombe sia maschili che femminili delle necropoli di Narce 18 . Nell’amb<strong>it</strong>o dei<br />

confronti, tra i materiali della tomba 23M, conservata nell’Etruscan Gallery of the Univers<strong>it</strong>y of<br />

Pennsylvania Museum of Archaeology and Anthropology di Philadelphia, si conserva un “amuleto”<br />

in faïence a forma di cane le cui fattezze richiamano sensibilmente i due esemplari della tomba de<br />

La Petrina 19 . Nella recente edizione dei materiali esposti nell’Etruscan Gallery, J. MacIntosh Turfa<br />

ha ipotizzato che potrebbe trattarsi di “perhaps a lady lap-dog rather than a hound-like hounting<br />

dog who would have had longer legs and a leaner torso” 20 . Anche i cani de La Petrina, sebbene<br />

caratterizzati dalle fattezze singolari già enucleate, sembrano avvicinarsi maggiormente alla tipologia<br />

del “cagnolino” piuttosto che del segugio da caccia. <strong>Il</strong> cane della 23M è associato a un secondo<br />

pendaglio in faïence che rappresenta un germano reale con il quale condivide tecnica, stile e, molto<br />

probabilmente, la mano che li ha realizzati. Lungi dall’immaginare una relazione diretta tra i<br />

cani della C6 (XXXV) e l’esemplare della 23M, nonostante le differenti tecniche di realizzazione,<br />

è opportuno sottolineare come allo stato attuale delle conoscenze l’esemplare a Philadelphia cost<strong>it</strong>uisca<br />

il confronto più stringente con i cani de La Petrina. Come ben noto per quanto riguarda<br />

tutte le tombe scavate a Narce da Francesco Mancinelli Scotti e acquistate da Arthur Frothingham<br />

per il museo di Philadelphia, la localizzazione della 23M non è ricostruibile, né si può escludere<br />

che provenga da una tomba della stessa necropoli de La Petrina, considerando l’accertata presenza<br />

15 È altresì poco probabile che al momento della scoperta i cerchielli fossero due come nel caso del cane di maggiori<br />

dimensioni, come sembrerebbe di potersi evincere dalla descrizione di Mancinelli Scotti. La central<strong>it</strong>à rispetto alle<br />

decorazioni del volto induce a r<strong>it</strong>enere che sia originariamente stato uno solamente.<br />

16 Se si r<strong>it</strong>iene attendibile il dato di scavo – elemento, come ben noto, molto problematico per gli scavi ottocenteschi<br />

di Narce e soprattutto quelli di Francesco Mancinelli Scotti – è interessante il rapporto che intercorre tra la tomba<br />

intatta e il coperchio che presenta delle importanti lacune <strong>nella</strong> decorazione.<br />

17 Narce 1894, col. 435.<br />

18 Allo stesso modo, a differenza della necropoli dei Tufi, e con l’eccezione delle tombe A14 (XXVI) e A4 (XXXIV) non<br />

disponiamo di resti antropologici che permettano la determinazione antropologica.<br />

19 MS 1040, Dohan 1942, p. 44, n. 37, tav. 22; Turfa 2005, p. 184 e p. 186, n. 185.<br />

20 Turfa 2005, p. 186.


38 Tra <strong>età</strong> del Ferro e orientalizzante antico<br />

continua di Mancinelli Scotti, nonostante il diniego da parte dell’allora Ministero della Pubblica<br />

Istruzione, a concedergli l’autorizzazione a scavare a Narce sul pendio de La Petrina per il biennio<br />

1895-1896 21 .<br />

Lim<strong>it</strong>ando l’analisi dei confronti alle occorrenze della presenza di cani su coperchi, per la ver<strong>it</strong>à<br />

non molto numerose 22 , un esemplare accostabile ai cani sul coperchio della tomba C6 (XXXV),<br />

parrebbe un canide dalla coda arricciata da un coperchio di un vaso monoansato in impasto alla Ny<br />

Carlsberg Glyptotek, Helbig Museum, a Copenhagen per la descrizione “il pomello del coperchio<br />

è configurato ad animale le cui fattezze, e in particolare la piccola coda avvolta sul dorso ricordano<br />

quelle di un cane” 23 . Anche dalla necropoli plestina di Colfior<strong>it</strong>o tomba 6, una fossa a inumazione<br />

maschile, proviene un ulteriore coperchio ben più tardo in “impasto nero” a bassa calotta emisferica<br />

con orlo ingrossato e presa plastica configurata a cane dalla caratteristica coda arricciata, attribu<strong>it</strong>o<br />

alla fase III A finale – III B iniziale, fine VI inizi V secolo a.C. 24 . Rispetto agli esemplari de La<br />

Petrina, ha un aspetto slanciato, privo di accenti per i dettagli anatomici, a eccezione della coda e<br />

del muso. All’inizio del VI secolo si data la ben nota olla globulare dalla tomba 2 della necropoli<br />

di Campovalano, Campli (TE) caratterizzata da un complesso sistema decorativo e in particolare<br />

quattro figure plastiche quadrupedi a rilievo sul coperchio 25 . I caratteri delle figure animalistiche<br />

suggeriscono un’interpretazione piuttosto come cani 26 , che non come “cavallucci/felini” 27 , soprattutto<br />

in relazione all’intero sistema decorativo e alle raffigurazioni sulla massima espansione dell’olla.<br />

Elemento distintivo parrebbero le code arricciate e le basse orecchie tese appunt<strong>it</strong>e. Sebbene di circa<br />

un secolo più recente, il caso del coperchio da Campovalano cost<strong>it</strong>uisce un conforto a un’interpretazione<br />

complessa, su diversi piani, delle figure sul coperchio della tomba C6 (XXXV) suggerendo<br />

per il significante, purtroppo mutilo, una f<strong>it</strong>ta rete di significati simbolici che prevedono certamente<br />

cani “straordinari” in una teoria attorno alla figura centrale, in analogia con la serie ben più ricca di<br />

processioni e danze r<strong>it</strong>uali su coperchio che ricorrono tra la prima <strong>età</strong> del Ferro e l’Orientalizzante<br />

antico 28 .<br />

Se dunque le caratteristiche del coperchio della tomba C6 (XXXV) inducono a considerare i due<br />

“cani” come delle figure animalistiche fortemente simboliche e dotate di attributi, fra tutti gli occhi<br />

in pasta v<strong>it</strong>rea gialla brillante, che li qualificano come straordinari, la necropoli de La Petrina sembra<br />

caratterizzata già dalla fase avanzata della prima <strong>età</strong> del Ferro dalla presenza di “canidi” dotati di<br />

attributi se non altro singolari. È il caso della testa di animale raffigurata sull’apice dell’ansa di una<br />

scodella su piede decorato a giorno dalla tomba A25 (V), rappresentata <strong>nella</strong> fig. 2. Si tratta di una<br />

sepoltura femminile a incinerazione in pozzetto circolare con risega, con ossuario entro custodia di<br />

21 Nell’archivio dell’Univers<strong>it</strong>y of Pennsylvania Museum of Archaeology and Anthropology di Philadelphia sono conservati<br />

due documenti che attestano lo scavo di numerose tombe, prevalentemente a camera, sul declivio di Monte<br />

Antico (toponimo coincidente con quello de La Petrina) da parte di Francesco Mancinelli Scotti a partire dal 1895,<br />

tombe delle quali è stato possibile riconoscere un corredo ined<strong>it</strong>o conflu<strong>it</strong>o nelle collezioni del Museo. E considerata<br />

la specific<strong>it</strong>à tipologica che caratterizza i corredi della necropoli è possibile postulare, senza purtroppo alcuna possibil<strong>it</strong>à<br />

di conferma, un legame della tomba 23M con la Petrina nel quadro della ricostruzione della storia delle ricerche<br />

di Narce, delle necropoli de Li Tufi e de La Petrina, ricostru<strong>it</strong>o da chi scrive per la dissertazione di dottorato. Con<br />

l’occasione ringrazio Alessandro Pezzati per avermi messo a disposizione i materiali d’archivio conservati al Penn’s<br />

Museum.<br />

22 Escludendo dalla discussione i diversi felini su coperchio come, ad esempio, il noto caso del leoncino sul coperchio<br />

a calotta dalla tomba XI Colle del Forno da Santoro 1973, pp. 70-71, n. 103, tav. D.<br />

23 Poulsen 1927, p. 46, H. 74, da ultimo Perego 2009, p. 318, n. 697.<br />

24 Bonomi Ponzi 1997, pp. 106 ss., tav. 28, del Tipo III B 8, p. 122.<br />

25 Si veda da ultimo Babbi 2008, pp. 357 ss., n. 121, tav. 106, fig. 81, C-H, con bibliografia precedente. In relazione<br />

alla decorazione plastica soprattutto Melandri 2003, pp. 132-239.<br />

26 Melandri 2003.<br />

27 Babbi 2008, p. 357.<br />

28 Pacciarelli 2002, pp. 312 ss.


I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce 39<br />

tufo, databile nel terzo quarto dell’VIII secolo a.C. 29 , con un ricco corredo, caratterizzato, tra gli<br />

altri elementi notevoli, dalla presenza di un’ascia ad alette a tallone non distinto, con decorazione<br />

applicata a lamelle metalliche, posta al di sopra della scodella di copertura dell’ossuario, in posizione<br />

fortemente simbolica 30 . La testa è caratterizzata dalla resa plastica delle orecchie a punta e del muso<br />

fortemente in rilievo, come in rilievo risultano due espansioni laterali all’altezza del muso. Tutti i<br />

dettagli anatomici dell’animale, le orecchie, gli occhi e il muso, sono messi in risalto da cerchielli<br />

concentrici impressi che campiscono anche entrambi i bastoncelli dell’ansa. La decorazione plastica<br />

della scodella non è descr<strong>it</strong>ta nei Monumenti Antichi del 1894 31 , mentre era stata segnalata da Mancinelli<br />

Scotti nel 1893, descrivendo una “tazza […] posata sopra piede traforato, e in luogo della<br />

semplice ansa, è mun<strong>it</strong>a di bastoncello arcuato e camp<strong>it</strong>o sopra da rozza testa di cane” 32 . L’occorrenza<br />

del ‘canide’ sull’apice dell’ansa cost<strong>it</strong>uisce un unicum a Narce, in una posizione tradizionalmente<br />

occupata dalla testa di caprone, nel tipo ben noto di ascendenza veiente 33 . Ma l’ansa caratterizzata<br />

dalla presenza di canidi, sebbene in una posizione diversa, quasi “rampante”, è attestata a Narce da<br />

una scodella quadriansata in impasto rosso dalla tomba 108 di Monte Cerreto, altresì nota come<br />

“Tomba degli Ori”, conservata oggi al Br<strong>it</strong>ish Museum di Londra, assieme a m<strong>età</strong> del corredo della<br />

tomba 34 . La resa plastica dei quattro cani sembra richiamare la più tradizionale presenza di cavallini<br />

in coincidenza con le anse, in una tradizione marcatamente visentina 35 . L’anatomia del volto<br />

avvicina l’animale maggiormente al tipo del canide anche se elementi come il muso o le espansioni<br />

laterali risultano molto peculiari, proprie forse di un immaginario fantastico. <strong>Il</strong> complesso motivo<br />

decorativo con i cerchielli impressi non appare infatti casuale <strong>nella</strong> sua disposizione e non può avere<br />

un significano meramente riemp<strong>it</strong>ivo sul profilo dell’ansa. L’artigiano esperto che ha realizzato<br />

questo pezzo non si è lim<strong>it</strong>ato dunque a una raffigurazione realistica del cane: gli elementi della<br />

decorazione concorrono a segnalare una creatura dalle fattezze eccezionali, come eccezionale risulta<br />

la sua posizione.<br />

Le testuggini de La Petrina<br />

L’occasione della disamina della serie di nuovi animali da La Petrina di Narce permette di<br />

riconsiderare quattro tazze con ansa bifora insellata, provenienti dalle tombe A15 (XXII), A16<br />

(XXIV) e A36 (XXVII), caratterizzate da una decorazione mista a excisione e a giorno, con<br />

29 Nel corso della seconda m<strong>età</strong> dell’VIII secolo a.C., nell’Agro Falisco, ed in particolare a Narce, si assiste ad una singolare<br />

stagione di sperimentalismo artigianale locale, che produce forme vascolari ed esemplari metallici caratterizzati<br />

da una variabil<strong>it</strong>à tipologica molto ampia, segno di quel complesso passaggio culturale che lega e assieme separa la fine<br />

della Prima Età del Ferro e l’inizio dell’Orientalizzante. Variabil<strong>it</strong>à che tenderà a ridursi in termini quant<strong>it</strong>ativi nel<br />

corso dell’Orientalizzante maturo, con molti tipi che sembrano essere connessi esclusivamente a questo orizzonte cronologico<br />

di cerniera. Come di cerniera sembra essere la posizione di Narce al confine dell’Agro Falisco con il terr<strong>it</strong>orio<br />

di Veio. I caratteri di questo peculiare momento di passaggio saranno delineati <strong>nella</strong> loro compless<strong>it</strong>à nell’edizione<br />

della dissertazione di dottorato.<br />

30 Narce 1894, tav. III, n. 3, Montelius 1910, tav. 313, n. 2.<br />

31 Narce 1894, col. 417.<br />

32 BIASA, Fondo Barnabei, Cartella 1. Alla BIASA sono state rinvenute inoltre le piante ined<strong>it</strong>e di tutte le tombe della<br />

necropoli de La Petrina in corso di studio da parte di chi scrive.<br />

33 Da La Petrina provengono quattro scodelle con ansa decorata da testa di caprone singolarmente tutte dalla medesima<br />

tomba A5 (XIII). Cfr. Narce 1894, col. 405.<br />

34 Berggrenn 1986. Sulle vicende della “tomba degli Ori” si vedano Moretti et Alii 1998.<br />

35 Un confronto stringente potrebbe riconoscersi anche su un’ansa frammentaria dalla necropoli di San Martino di<br />

Capena in corso di studio da parte della dottoressa Anna Mura Sommella.


40 Tra <strong>età</strong> del Ferro e orientalizzante antico<br />

figure tradizionalmente interpretate come volatili, ma che, a una più attenta osservazione,<br />

corrispondono probabilmente a delle testuggini. Nel caso di questi animali il catalogo del<br />

1893 36 e l’edizione del 1894 37 coincidono <strong>nella</strong> definizione di “oche” o “volatili”. I contesti di<br />

provenienza sono tre tombe a inumazione in sarcofago di tufo con coperchio testudinato, a<br />

fossa con loculo per il corredo chiuso da lastre di tufo e foderato dalla tradizionale “maschera<br />

di creta bianca” che ricorre a La Petrina come tratto cost<strong>it</strong>utivo, in qualche misura ident<strong>it</strong>ario,<br />

di questa tipologia tombale, secondo le descrizioni del giornale di scavo 38 . Si rimanda alla<br />

recente rilettura che ha proposto Federica P<strong>it</strong>zalis delle sepolture femminili dell’Agro Falisco<br />

e all’edizione completa della necropoli in corso di preparazione, per l’analisi dei corredi nel<br />

loro complesso e degli specifici elementi che le connotano come sepolture femminili emergenti<br />

39 . La deposizione delle tazze decorate con le testuggini appare non casuale venendo a<br />

coincidere per tutte e tre le tombe con l’angolo sud occidentale del loculo. Le tombe A15<br />

(XXII) e A16 (XXIV) sono contigue 40 e si collocano nel nucleo centrale delle sepolture, prossime<br />

all’incinerazione maschile eminente con cinerario bronzeo in pozzetto circolare A17 (II),<br />

mentre la tomba A36 (XXVII) segna il lim<strong>it</strong>e settentrionale delle tombe scavate nel 1890<br />

(fig. 3). La tomba A15 (XXII) sembra precedere cronologicamente le altre due collocandosi al<br />

passaggio tra il terzo e l’ultimo quarto dell’VIII secolo a.C. 41 , mentre le tombe A16 (XXIV) e<br />

A36 (XXVII) si datano immediatamente all’inizio dell’ultimo quarto del secolo. La tipologia<br />

vascolare delle tazze in questione riflette l’anterior<strong>it</strong>à della A15 (XXII) che, a differenza delle<br />

altre tre, è priva di piede. Le due testuggini delle tombe A15 (XXII) e a A36 (XXVII) sono<br />

realizzate interamente a giorno (fig. 4). Nel caso della A15 (XXII) e della A36 (XXVII) si<br />

riconoscono due esemplari, alternati sulla vasca a tratti a scaletta, con la testa affusolata, il<br />

collo, il caratteristico carapace triangolare, la coppia di zampe ad L e la piccola coda. Le due<br />

tazze della tomba A16 (XXIV) sono caratterizzate dalla tecnica mista a excisione e a giorno e<br />

le testuggini, due in una tazza e quattro nell’altra, hanno il solo carapace realizzato a giorno<br />

mentre tutti i restanti dettagli sono excisi. Come è immediatamente evidente dai disegni<br />

proposti, non si tratta di raffigurazioni di testuggini che riproducono fedelmente l’animale,<br />

non sembra esserci dunque un’attenzione naturalistica alla resa, bensì tratti come il collo o<br />

le gambe, entrambi molto pronunciati, creano delle creature singolari, degli “ibridi”, la cui<br />

derivazione dalle testuggini è però chiara. Sul fondo della vasca in tutti i casi è presente un<br />

motivo a svastica.<br />

La costante che caratterizza i confronti di queste testuggini risiede nell’essere state lette, così come<br />

è avvenuto a Narce, come singolari volatili, interpretando, forse, il carapace come una singolare ala,<br />

enunciando però più volte come la connotazione del volatile non corrispondesse pienamente alla<br />

descrizione delle decorazioni.<br />

Per passare all’amb<strong>it</strong>o dei confronti occorre sottolineare come il legame tra questa peculiare decorazione<br />

e la tazza sia attestata solo a Narce. Per quanto riguarda la diffusione dello schema decorativo il<br />

confronto più stringente proviene dal Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo, dove è esposta<br />

un’anforetta lenticolare ined<strong>it</strong>a, priva di numero di inventario, caratterizzata sul collo da una teoria di<br />

36 Mancinelli descrive la decorazione della A15 (XXII) “<strong>Il</strong> corpo è traforato […] in giro con due rozze ocherelle”, gli<br />

esemplari dalla tomba A16 (XXIV) “…nel suo interno sono rappresentate in giro quattro rozze oche in parte traforate,<br />

in parte graff<strong>it</strong>e con solco profondo” e “Idem colla sola decorazione dei trafori che qui rappresentano due sole oche<br />

alternate” e glissa sulla decorazione della tazza dalla A36 (XXVII).<br />

37 Narce 1894, col. 411 per A15 (XXII), col. 413 per A16 (XXIV) e col. 428 per A36 (XXVII).<br />

38 BIASA, Fondo Barnabei, Cartella 1.<br />

39 P<strong>it</strong>zalis 2011.<br />

40 In entrambe le tombe ricorrono peraltro altri animali fortemente simbolici come le “ochette” sui pendagli ad ascia<br />

come notato, <strong>nella</strong> diffusione del tipo, da Baglione 1986, pp. 132-133.<br />

41 Benedettini 1999, p. 4, nota n. 8.


I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce 41<br />

testuggini 42 . <strong>Il</strong> motivo delle testuggini è reso a excisione 43 ed è associato a una serie di sintagmi decorativi<br />

(i medesimi delle tazze de La Petrina). La tipologia vascolare dell’anforetta è attestata frequentemente<br />

a Narce, peraltro dalla stessa tomba A36 (XXVII), e in genere nell’Agro Falisco 44 , combinata<br />

con un tale apparato decorativo, potrebbe in via del tutto preliminare suggerire la produzione del<br />

pezzo a Narce.<br />

<strong>Il</strong> motivo della testuggine nelle realizzazioni qui prese in esame si lega strettamente a una serie<br />

di raffigurazioni dell’animale proprie della prima <strong>età</strong> del Ferro. Dalla necropoli laziale di Osteria<br />

dell’Osa proviene un esempio di decorazioni raffiguranti delle testuggini. Si tratta della tomba 380,<br />

femminile a inumazione, di fase IIA2 45 . La decorazione corre sul collo di un’anforetta doppia, forse<br />

miniaturistica. Interpretata come figura di volatile, risulta “camp<strong>it</strong>a da tratteggio continuo obliquo;<br />

esegu<strong>it</strong>a a rotella dentata” 46 . Da Capua proviene il biconico dalla tomba 28/87 della necropoli del<br />

Nuovo Mattatoio 47 . Si tratta di una tomba femminile a grande fossa con incinerazione databile<br />

entro la fase IA2, alla prima m<strong>età</strong> del IX secolo a.C. in termini di cronologia assoluta 48 . Sul collo<br />

“si svolge una teoria di uccelli realizzati a incisione” 49 . Ancora una volta occorre sottolineare come<br />

l’immagine della testuggine, la cui identificazione è resa ancor più certa dalle solcature del “carapace”,<br />

sia stata letta come volatile. Anche dalla necropoli del Pagliarone di Pontecagnano, dalla<br />

tomba 509 (in prop. Barbar<strong>it</strong>o), proviene un biconico con teoria di testuggini, con tre esemplari<br />

per parte, sopra le anse 50 , realizzate a incisione. Potrebbero essere due testuggini gli animali incisi<br />

su un coltello a codolo rudimentale da S. Onofrio di Roccella Ionica, tomba 18 51 . Si tratta di un’inumazione<br />

a fossa femminile, e il tipo è databile in un “momento inoltrato della fase iniziale della<br />

prima <strong>età</strong> del Ferro” 52 .<br />

Lo schema decorativo degli esemplari di Narce si differenzia dai precedenti dell’<strong>età</strong> del Ferro in<br />

base alla caratteristica, certamente singolare, della realizzazione delle gambe e soprattutto del collo<br />

più o meno lungo, elementi che discostano il tipo orientalizzante dalla mera rappresentazione<br />

dell’animale 53 . Ma è soprattutto l’adozione della tecnica decorativa a giorno a garantire l’eccezional<strong>it</strong>à<br />

a queste raffigurazioni e, allo stesso tempo, a escludere ogni utilizzazione propria della tazza,<br />

che risulta defunzionalizzata rispetto al suo valore intrinseco di forma aperta per bere, e acquisisce<br />

inev<strong>it</strong>abilmente un valore r<strong>it</strong>uale. La decorazione a giorno sulle tazze r<strong>it</strong>orna in altri contesti di<br />

Narce 54 , a Veio 55 , come anche <strong>nella</strong> celebre tomba del Guerriero di Tarquinia 56 , ma lim<strong>it</strong>ata ai<br />

42 L’anforetta presenta un restauro estremamente pesante è ricomposta da frammenti e forse integrata con gesso in<br />

parte delle superficie. Sul ventre bugna centrale stampigliata con motivo di centri concentrici. A semicerchio, sopra la<br />

bugna centrale otto stampiglie a tre cerchielli concentrici. Ai lati della bugna centrale due svastiche rese a motivo misto<br />

con incisione ed excisione a punta larga. Ai lati delle svastiche motivo a scaletta reso con cerchielli concentrici punzonati.<br />

Superficie 2.5YR 3/1 (very dark gray). Ringrazio Maria Cristina Biella per la segnalazione.<br />

43 È opportuno sottolineare che si tratta di un’excisione piuttosto particolare, che ad un primo esame autoptico appare<br />

rilucidata. Questo tipo di caratteristica la si r<strong>it</strong>rova – allo stato attuale della documentazione – solamente in pochi altri<br />

esemplari, tutti da Capena, e potrebbe essere inquadrata in quella fase iniziale delle produzioni excise, assai sperimentali,<br />

come delineato da Biella 2007.<br />

44 Per la tomba A36 (XXVII) cfr. Narce 1894, col. 422, Montelius 1910, tav. 317, n. 7.<br />

45 Bietti Sestieri 1992, pp. 592-593, fig. 3a.82.<br />

46 Bietti Sestieri 1992, p. 228.<br />

47 Occhilupo 2011, p. 37, tav. XXXI, tav. LXXVII.<br />

48 Occhilupo 2011, p. 89.<br />

49 Occhilupo 2011, p. 37.<br />

50 Gastaldi 1998, p. 40, motivo E210, fig. 24.<br />

51 Del tipo Spezzano Calabro in Bianco Peroni 1976, con bibliografia precedente, p. 77, n. 392, tav. 44.<br />

52 Bianco Peroni 1976, p. 77.<br />

53 E che, in defin<strong>it</strong>iva, possono aver creato l’equivoco di interpretazione come volatili.<br />

54 Dalla tomba 70M conservata a Philadelphia: Dohan 1942, p. 14, n. 7, tav. 5; Turfa 2005, pp. 120-121, n. 62.<br />

55 Dalla tomba Z 15A cfr. QF 1965, p. 174, fig. 80.1, p. 176, n. 1.<br />

56 Hencken 1968, pp. 215-218, fig. 191k.


42 Tra <strong>età</strong> del Ferro e orientalizzante antico<br />

caratteristici tratti a scaletta o alle fenestrature triangolari. È leg<strong>it</strong>timo dunque domandarsi se la<br />

realizzazione a giorno concorra a conferire un ulteriore valore fantastico e simbolico alle testuggini.<br />

Problema che investe il significato della stessa decorazione a giorno. A oggi manca una riflessione<br />

complessiva sulla diffusione di questa tecnica decorativa nell’Italia centrale tirrenica. Le riflessioni<br />

più recenti a riguardo sono state formulate da M. Salvini nel ribadire, in riferimento al biconico<br />

decorato con meandri a traforo dalla tomba 1 di Sesto Fiorentino che “il decoro a traforo sembra<br />

indicare una defunzionalizzazione intenzionale dell’oggetto che diventa ‘altro’ da ciò per cui era<br />

stato creato originariamente”. La funzione di cinerario, in questo caso, poteva essere assicurata<br />

solo da un panno che avrebbe assicurato la “tenuta” delle ceneri all’interno dell’ossuario 57 . Restano<br />

fondamentali le intuizioni formulate da Giovanni Colonna nel 1977 a propos<strong>it</strong>o del legame che<br />

intercorre tra i sostegni f<strong>it</strong>tili e i corrispettivi modelli metallici, per cui la decorazione a giorno concorrerebbe<br />

a favorire tale analogia 58 . Come basilari, <strong>nella</strong> storia degli studi sulla tecnica, risultano le<br />

analisi nel dettaglio delle diverse realizzazioni a giorno sui complessi sostegni f<strong>it</strong>tili dell’Agro Falisco<br />

di Maria Gilda Benedettini, che, sviluppando l’analogia della decorazione a giorno con i prototipi<br />

metallici, la associa anche a questioni di statica 59 . È forse scontato notare come la decorazione a<br />

giorno concorra a creare un gioco di luci, nel rapporto tra pieni e vuoti, negli esemplari ceramici.<br />

La luce filtrata attraverso i trafori proietta la medesima sagoma del traforo all’esterno della forma<br />

ceramica. Si potrebbe così immaginare, in via del tutto ipotetica, il riflesso delle diverse figure realizzate<br />

a giorno, i tratti a scaletta, le svastiche e anche le stesse testuggini, all’esterno delle tazze, a<br />

cost<strong>it</strong>uire un’ulteriore “teoria di luce”.<br />

Dall’esame della ricorrenza della testuggine negli schemi decorativi tra la prima <strong>età</strong> del Ferro e<br />

l’Orientalizzante antico si evince come l’animale cost<strong>it</strong>uisca un attributo che ricorre in modo esclusivo<br />

nelle sepolture femminili, così come femminili sono le tre tombe da Narce, peraltro alcune<br />

delle più significativamente connotate da attributi eccezionali, che si collocano in un arco cronologico<br />

successivo rispetto ai confronti proposti 60 . <strong>Il</strong> legame simbolico tra la testuggine e l’universo<br />

femminile è stato più volte puntualizzato 61 anche sulla base del rinvenimento a Tarquinia, dalla<br />

tomba 6 delle Arcatelle, del celebre cinturone con la raffigurazione di una testuggine, anche se in<br />

un’iconografia differente 62 , e sviluppato nel rapporto con la divin<strong>it</strong>à femminile “nel quadro religioso<br />

e pol<strong>it</strong>ico della comun<strong>it</strong>à-stato” 63 . Molto affascinante infatti, ma difficilmente verificabile per gli<br />

esemplari di Narce, considerata l’alta cronologia dei contesti e la specific<strong>it</strong>à delle realizzazioni, è il<br />

rapporto che intercorre tra la testuggine e la cipride Afrod<strong>it</strong>e Urania, così come delineato da Mario<br />

Torelli 64 . Ma anche per il caso di Narce la testuggine conserverebbe “tutta la sua carica simbolica.<br />

Dalla simil<strong>it</strong>udine tra il ciclo biotico della testuggine con quello della natura […] da quella di<br />

animale di lunga v<strong>it</strong>a […] fino a quella di incarnazione di valori ctonii e soprattutto domestici” 65 .<br />

La comun<strong>it</strong>à di <strong>età</strong> Orientalizzante di Narce, collocando nei corredi in modo <strong>it</strong>erato queste<br />

singolari ‘testuggini’, con la ricorrenza ulteriore della posizione certo non casuale nell’angolo del<br />

loculo della fossa, riconosce a questi attributi prettamente femminili un valore allo stesso tempo<br />

r<strong>it</strong>uale e simbolico, poiché certamente rimanda a un significato al di là della raffigurazione in sé e<br />

perché condiviso nell’ideologia funeraria della soci<strong>età</strong> aristocratica della c<strong>it</strong>tà falisca.<br />

57 Salvini 2007, p. 32.<br />

58 Colonna 1977.<br />

59 Benedettini 1999.<br />

60 Come anche l’anforetta ad Amburgo di probabile marca falisca.<br />

61 Si veda da ultimo P<strong>it</strong>zalis 2011 e Bartoloni-P<strong>it</strong>zalis 2011, p. 146.<br />

62 Hencken 1968, p. 183, p. 188, fig. 173 a, p. 191.<br />

63 Bonghi Jovino-Chiaramonte Treré 1997, pp. 176 ss.; Bonghi Jovino-Chiesa 2005; Bonghi Jovino, p. 395 in<br />

Herring et Alii 2006.<br />

64 Torelli 1987, p. 135.<br />

65 Torelli 1987, p. 135.


I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce 43<br />

In conclusione, pur non potendo ascrivere i cani e le testuggini de La Petrina al variegato mondo<br />

del bestiario fantastico orientalizzante nell’accezione propria del termine, popolato com’è da creature<br />

liminari e mostruose molto più lontane dalla realtà, è possibile leggere nel rapporto tra queste<br />

diverse decorazioni animalistiche sui generis, i loro supporti e i contesti di provenienza la presenza<br />

di una f<strong>it</strong>ta rete di significati simbolici e r<strong>it</strong>uali, che le allontanano decisamente dalle semplici rappresentazioni<br />

realistiche. Significati r<strong>it</strong>uali e simbolici che possiamo cogliere solo in minima parte.


44 Tra <strong>età</strong> del Ferro e orientalizzante antico<br />

Catalogo dei materiali<br />

narce petrina c<br />

Tomba 6 (XXXVI)<br />

Appendice<br />

Dal catalogo Mancinelli Scotti, febbraio 1893:<br />

“Coperchio di vaso con listello sotto l’incavo. Esternamente è foggiato con alto orlo, a cui succede una<br />

superficie un poco inclinata e rialzata sul mezzo a guisa di grande capocchia. Sopra alla parete piana del<br />

coperchio posano due cani con coda arricciata. I loro occhi sono accennati da due grani di pasta<br />

v<strong>it</strong>rea gialla. Dalle tracce rimaste apparisce che altri due cani seguivano quello piccolo; di più<br />

<strong>nella</strong> parte piana del rialzo centrale è visibile l’attaccatura di altra figura. Detto coperchio è<br />

inoltre decorato di meandro a zig-zag, attorno all’orlo, e di triangoli a linee parallele e concentriche,<br />

steccate profondamente, tra l’uno e l’altro animale. Misura mm 132 di diametro”.<br />

Coperchio carenato con presa a pomello<br />

n. inv. 4254<br />

Museo archeologico dell’Agro Falisco – Forte Sangallo (depos<strong>it</strong>i SBAEM), Civ<strong>it</strong>a Castellana.<br />

Lacunoso: privo di due delle figure animalistiche e di una figura in rilevo sulla somm<strong>it</strong>à della presa.<br />

Orlo leggermente sbrecciato.<br />

H. 6,3 cm; diam. 13,5 cm.<br />

Impasto bruno a pareti sottili. Torn<strong>it</strong>o. Nucleo dell’impasto grigio. Superfici interna ed esterna<br />

lisciate e lucidate (nero opaco).<br />

Orlo assottigliato, labbro a colletto, vasca carenata, presa a pomello.<br />

Decorazione incisa e impressa: solcature a denti di lupo sul labbro camp<strong>it</strong>e da una serie di puntini<br />

impressi e alternanza di denti di lupo caratterizzati da triangoli concentrici grandi e piccoli sull’esterno<br />

della vasca e sulla superficie superiore della presa. Decorazione plastica a rilievo con figure<br />

animali: si conservano solamente due canidi (con incisioni che marcano i dettagli anatomici delle<br />

zampe), impressioni in corrispondenza delle orecchie e del muso e decorazione applicata in pasta<br />

v<strong>it</strong>rea gialla con cerchielli concentrici al centro della volto di entrambe le figure.<br />

Bibliografia: Narce 1894, col. 435.<br />

narce petrina a<br />

Tomba 25 (V)<br />

Dal catalogo Mancinelli Scotti, febbraio 1893:<br />

“Tazza identica alla precedente colla differenza che è posata sopra piede traforato, e in luogo della semplice<br />

ansa, è mun<strong>it</strong>a di bastoncello arcuato e camp<strong>it</strong>o sopra da rozza testa di cane. L’ansa è ornata di<br />

cerchietti concentrici; l’orlo della tazza, presso l’attaccatura del manico, di una serie di triangoli ottenuti


I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce 45<br />

con impressioni di cordicella. Ornamento più semplice, ma fatto con uguale impressione ricorre <strong>nella</strong><br />

parte anteriore dell’orlo, cioè tra due listelletti verticali. <strong>Il</strong> piede è striato sotto con più giri concentrici: il<br />

fondo della coppa decorato con una borchia rilevata, dalla quale partono sei larghe steccature a raggio.<br />

È alta fino alla somm<strong>it</strong>à dell’ansa mm. 230, fino all’orlo mm. 180, e larga mm. 200”.<br />

Scodella carenata su piede<br />

n. inv. 3820<br />

Museo archeologico dell’Agro Falisco – Forte Sangallo (depos<strong>it</strong>i SBAEM), Civ<strong>it</strong>a Castellana.<br />

Lacunoso: Superficie esterna parzialmente abrasa.<br />

H. 17 cm; diam. 20 cm; diam. piede 12,8 cm.<br />

Impasto bruno a pareti sottili. Torn<strong>it</strong>o. Nucleo dell’impasto marrone scuro. Superficie interna ed<br />

esterna lucidate con tracce di fiammatura.<br />

Orlo arrotondato, labbro rientrante, vasca carenata, alto piede a tromba. Ansa a bastoncello con<br />

apice configurato, disposta obliquamente, impostata sull’orlo e sulla carena.<br />

Decorazione plastica in rilievo: testa di animale fantastico (in evidenza le orecchie e il muso); tre costolature<br />

concentriche parallele al centro del fondo interno della vasca; tre costolature parallele sullo<br />

stelo interno del piede. Decorazione impressa: cerchielli concentrici lungo il profilo dell’ansa e sulla<br />

testa dell’animale fantastico (che vengono a coincidere con i dettagli anatomici dell’animale: il muso,<br />

gli occhi, le orecchie). Decorazione incisa: solcature sul profilo interno dell’ansa digradanti dal “collo”<br />

dell’animale fino all’orlo. Sulla porzione esterna dell’orlo rientrante due bugne verticali in rilievo dividono<br />

il labbro in due campi distinti occupati da due serie di decorazioni impresse a falsa cordicella:<br />

<strong>nella</strong> porzione più prossima all’attacco dell’ansa motivo a denti di lupo a maglia stretta, mentre nel<br />

campo distale motivo a denti di lupo a maglia larga. Decorazione a giorno con fenestrature rettangolari<br />

disposte su due registri (sei in quello superiore e sette in quello inferiore) sull’alto piede a tromba.<br />

Bibliografia: tomba in Narce 1894, col. 417 con decorazione plastica non c<strong>it</strong>ata; Montelius 1910,<br />

tav. 320, n. 8.<br />

narce petrina a<br />

Tomba 15 (XXII)<br />

Dal catalogo Mancinelli Scotti, febbraio 1893:<br />

“Ciotoletta simili [sic!] alle precedenti, ma con fondo semplicemente appianato. <strong>Il</strong> corpo è traforato nel<br />

mezzo con croce gammata, e in giro con due rozze ocherelle e con due branche a zeta. Attorno a questi<br />

trafori sono impressi i cerchietti concentrici. Misura mm. 90 di altezza fino alla somm<strong>it</strong>à dell’ansa,<br />

mm. 42 fino all’orlo e mm. 105 di diametro”.<br />

Tazza carenata con ansa bifora cornuta<br />

n. inv. 3971<br />

Museo archeologico dell’Agro Falisco – Forte Sangallo (depos<strong>it</strong>i SBAEM), Civ<strong>it</strong>a Castellana.<br />

Intero. Orlo leggermente sbrecciato.<br />

H. 4,2 cm; diam. 10,7 cm; diam. fondo 4 cm.<br />

Impasto bruno a pareti sottili. Torn<strong>it</strong>o. Nucleo dell’impasto marrone-arancio. Superfici interna ed<br />

esterna lisciate e lucidate (marrone lucente).<br />

Orlo arrotondato, labbro a colletto, spalla carenata, vasca troncoconica, fondo piano. Ansa verticale<br />

sormontante bifora configurata, impostata sull’orlo e sulla carena.<br />

Decorazione a giorno: sulla vasca si alternano due testuggini a due tratti serpeggianti, sul fondo<br />

una svastica. Decorazione impressa: cerchielli concentrici impressi in corrispondenza dei motivi a


46 Tra <strong>età</strong> del Ferro e orientalizzante antico<br />

incavo e tratti semicircolari paralleli sul setto superiore interno dell’ansa. Decorazione plastica in<br />

rilievo: tre bugne coniche equidistanti, lungo la carena e due apici configurati a corna dell’ansa.<br />

Bibliografia: Narce 1894, col. 411.<br />

narce petrina a<br />

Tomba 16 (XXIV)<br />

Dal catalogo Mancinelli Scotti, febbraio 1893:<br />

“Idem colla sola decorazione dei trafori che qui rappresentano due sole oche alternate con branche di<br />

swastika. In giro del corpo e sull’ansa la sol<strong>it</strong>a decorazione dei bottoncini metallici. Ripete le dimensioni<br />

del precedente”.<br />

Tazza carenata con ansa bifora cornuta<br />

n. inv. 4018<br />

Museo archeologico dell’Agro Falisco – Forte Sangallo (depos<strong>it</strong>i SBAEM), Civ<strong>it</strong>a Castellana.<br />

Intero. Orlo sbrecciato in un punto. Privo di alcune delle borchie applicate.<br />

H. 6,9 cm; diam. 10,2 cm; diam. piede 5 cm.<br />

Impasto bruno a pareti sottili. Torn<strong>it</strong>o. Nucleo dell’impasto marrone-arancio. Superfici interna ed<br />

esterna lisciate e lucidate (marrone lucente). Borchie applicate in bronzo con patina verde scuro e<br />

incrostazioni giallastre.<br />

Orlo arrotondato, labbro a colletto, spalla carenata, vasca troncoconica, piede troncoconico. Ansa<br />

verticale sormontante bifora configurata, impostata sull’orlo e sulla carena.<br />

Decorazione a giorno: sulla vasca si alternano due testuggini a due tratti serpeggianti. Decorazione<br />

excisa: completamenti anatomici delle testuggini (zampe e testa) e sul fondo una svastica. Decorazione<br />

applicata: borchie bronzee sulla carena e sui setti superiore e inferiore dell’ansa. Decorazione impressa:<br />

cerchielli concentrici impressi in corrispondenza dei motivi a incavo e tratti semicircolari paralleli<br />

sul setto superiore interno dell’ansa. Decorazione plastica in rilievo: tre bugne coniche equidistanti,<br />

lungo la carena, leggerissima baccellatura verticale sulla spalla e due apici configurati a corna dell’ansa.<br />

Bibliografia: Narce 1894, n. 22, col. 413; De Lucia Brolli 1991, p. 104.<br />

Dal catalogo Mancinelli Scotti, febbraio 1893:<br />

“Idem posata su piede e con ansa cornigera. Nel suo interno sono rappresentate in giro quattro rozze<br />

oche in parte traforate, in parte graff<strong>it</strong>e con solco profondo. In mezzo vi è appena abbozzata una swastika.<br />

Sopra la testa degli animali e attorno alla swastika sono impresse a stampa le borchiette di circoli concentrici.<br />

Attorno alla parte prominente del corpo e sull’atto del manico sono applicati i bottoncini di metallo. Questo<br />

f<strong>it</strong>tile misura fino alla somm<strong>it</strong>à del manico m. m. 112, fino all’orlo m. m. 68 e m. m. 100 di diametro”.<br />

Tazza carenata con ansa bifora cornuta<br />

n. inv. 4019<br />

Museo archeologico dell’Agro Falisco – Forte Sangallo (depos<strong>it</strong>i SBAEM), Civ<strong>it</strong>a Castellana.<br />

Intero. Privo di alcune delle borchie applicate.<br />

H. 6,9 cm; diam. 10,2 cm; diam. piede 5 cm.<br />

Impasto bruno a pareti sottili. Torn<strong>it</strong>o. Nucleo dell’impasto marrone-arancio. Superfici interna ed<br />

esterna lisciate e lucidate (marrone lucente). Borchie applicate in bronzo con patina verde scuro e<br />

incrostazioni giallastre.


I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce 47<br />

Orlo arrotondato, labbro a colletto, spalla carenata, vasca troncoconica, piede a tromba. Ansa verticale<br />

sormontante bifora configurata, impostata sull’orlo e sulla carena.<br />

Decorazione a giorno: sulla vasca quattro testuggini. Decorazione excisa: completamenti anatomici<br />

delle testuggini (zampe e testa) e sul fondo una svastica. Decorazione applicata: borchie bronzee<br />

sulla carena e sui setti superiore e inferiore dell’ansa. Decorazione impressa: cerchielli concentrici<br />

impressi in corrispondenza dei motivi a incavo e tratti semicircolari paralleli sul setto superiore<br />

interno dell’ansa. Decorazione plastica in rilievo: tre bugne coniche equidistanti, lungo la carena, e<br />

due apici configurati a corna dell’ansa.<br />

Bibliografia: Narce 1894, n. 21, col. 413; De Lucia Brolli 1991, p. 104.<br />

narce petrina a<br />

Tomba 36 (XXVII)<br />

Assente nel catalogo Mancinelli<br />

Tazza carenata con ansa bifora cornuta<br />

n. inv. 4105<br />

Museo archeologico dell’Agro Falisco – Forte Sangallo (depos<strong>it</strong>i SBAEM), Civ<strong>it</strong>a Castellana.<br />

Lacunoso: privo di un tratto consistente dell’orlo, del labbro e della spalla. Orlo sbrecciato in più<br />

punti. Mutilo di parte di uno dei due apici configurati a corna dell’ansa.<br />

H. 7,5 cm; diam. 12,9 cm; diam. piede 4,5 cm.<br />

Impasto bruno a pareti sottili. Torn<strong>it</strong>o. Nucleo dell’impasto marrone-arancio. Superfici interna ed<br />

esterna, lisciate e lucidate (marrone lucente). Borchie applicate in bronzo con patina verde scuro e<br />

incrostazioni giallastre.<br />

Orlo arrotondato, labbro svasato, spalla carenata, vasca troncoconica, piede a tromba. Ansa verticale<br />

sormontante bifora configurata, impostata sull’orlo e sulla carena.<br />

Decorazione a giorno: sulla vasca si alternano due testuggini a due tratti serpeggianti, sul fondo<br />

una svastica. Decorazione applicata: borchie bronzee sulla carena e sul setto inferiore dell’ansa.<br />

Decorazione impressa: cerchielli concentrici impressi in corrispondenza dei motivi a incavo e tratti<br />

semicircolari paralleli sul setto superiore interno dell’ansa. Decorazione plastica in rilievo: tre bugne<br />

coniche equidistanti, lungo la carena e due apici configurati a corna dell’ansa.<br />

Bibliografia: De Lucia Brolli 1991, p. 102.


48 Tra <strong>età</strong> del Ferro e orientalizzante antico<br />

Abbreviazioni bibliografiche<br />

Babbi 2008<br />

A. Babbi, La piccola plastica f<strong>it</strong>tile antropomorfa dell’Italia antica: dal bronzo finale all’orientalizzante<br />

(“Med<strong>it</strong>erranea”, Suppl. 1), Pisa-Roma 2008.<br />

Baglione 1986<br />

M. P. Baglione, <strong>Il</strong> Tevere e i Falisci, in <strong>Il</strong> Tevere e le altre vie d’acqua del Lazio antico, Atti del VII<br />

Incontro di Studio del Com<strong>it</strong>ato per l’Archeologia Laziale, in “QuadAEI”, 12, 1986, pp. 124-<br />

142.<br />

Bartoloni-P<strong>it</strong>zalis 2011<br />

G. Bartoloni, F. P<strong>it</strong>zalis, Mogli e madri <strong>nella</strong> nascente aristocrazia tirrenica, in V. Nizzo (a cura<br />

di), Dalla nasc<strong>it</strong>a alla morte: antropologia e archeologia a confronto. Incontro di studi in onore di Claude<br />

Lévi-Strauss, Atti del I convegno internazionale antropologia e archeologia a confronto (Roma<br />

21 maggio 2010), Roma 2011, pp. 137-160.<br />

Benedettini 1999<br />

M. G. Benedettini, Note sulla produzione dei sostegni f<strong>it</strong>tili nell’agro falisco, in “StEtr”, LXIII, 1997<br />

(1999), p. 3-73.<br />

Berggren 1986<br />

K. Berggren, Brown Impasto pottery from Civ<strong>it</strong>a Castellana, in J. Swaddling (a cura di), Italian<br />

Iron Age Artefacts in the Br<strong>it</strong>ish Museum, Papers of the Sixth Br<strong>it</strong>ish Museum Classical Colloquium,<br />

London 1986, pp. 257-266.<br />

Benoist 1975<br />

L. Benoist, Segni, simboli e m<strong>it</strong>i, Paris 1975.<br />

Bianco Peroni 1976<br />

V. Bianco Peroni, I coltelli nell’Italia continentale, München 1976.<br />

Biella 2007<br />

M. C. Biella, Impasti orientalizzanti con decorazione a incavo nell’Italia centrale tirrenica, Roma<br />

2007.<br />

Bietti Sestieri 1992<br />

A. M. Bietti Sestieri (a cura di), La necropoli laziale di Osteria dell’Osa, Roma 1992.<br />

Bonghi Jovino-Chiaramonte Treré 1987<br />

M. Bonghi Jovino, C. Chiaramonte Treré (a cura di), Tarquinia: ricerche, scavi e prospettive,<br />

Roma 1987.


I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce 49<br />

Bonghi Jovino-Chiaramonte Treré 1997<br />

M. Bonghi Jovino, C. Chiaramonte Treré (a cura di), Tarquinia. Testimonianze archeologiche<br />

e ricostruzione storica. Scavi sistematici nell’ab<strong>it</strong>ato. Campagne 1982-1988. Scavi e ricerche (Tarchna<br />

I), Roma 1997.<br />

Bonghi Jovino-Chiesa 2005<br />

M. Bonghi Jovino, F. Chiesa (a cura di), Offerte dal regno vegetale e dal regno animale nelle manifestazioni<br />

del sacro, Atti dell’Incontro di Studio (Milano, 26-27 giugno 2003), Roma 2005.<br />

Bonomi Ponzi 1997<br />

L. Bonomi Ponzi, La necropoli plestina di Colfior<strong>it</strong>o di Foligno, Ponte San Giovanni 1997.<br />

Carandini 2002<br />

A. Carandini, Archeologia del m<strong>it</strong>o. Emozione e ragione fra prim<strong>it</strong>ivi e moderni, Torino 2002.<br />

Chiaramonte Treré-D’Ercole 2003<br />

C. Chiaramonte Treré, V. D’Ercole (a cura di), La necropoli di Campovalano. Tombe orientalizzanti<br />

e arcaiche, I, Oxford 2003.<br />

Colonna 1977<br />

G. Colonna, Un tripode f<strong>it</strong>tile geometrico dal Foro Romano, in “MEFRA”, LXXXIX, pp. 471-491.<br />

De lucia Brolli 1991<br />

M. A. De Lucia Brolli, Civ<strong>it</strong>a Castellana. <strong>Il</strong> Museo Archeologico dell’Agro Falisco, Roma 1991.<br />

Dohan 1942<br />

E. H. Dohan 1942, Italic tomb-groups in the Univers<strong>it</strong>y Museum, Philadelphia 1942.<br />

Gastaldi 1998<br />

P. Gastaldi, Pontecagnano II.4. La necropoli del Pagliarone, (Quaderni di “AnnAStAnt”, 10), Napoli<br />

1998.<br />

Hencken 1968<br />

H. Hencken, Tarquinia. Villanovians and Early Etruscans, Cambridge 1968.<br />

Herring et Alii 2006<br />

E. Herring, I. Lemos, F. Lo Schiavo, L. Vagnetti, R. Wh<strong>it</strong>ehouse, J. Wilkins (a cura di),<br />

Across Frontiers. Etruscans Greeks Phoenicians and Cypriots, Studi in Onore di David Ridgway e<br />

Francesca Romana Serra Ridgway, London 2006.<br />

Melandri 2003<br />

G. Melandri, La piccola plastica, in Chiaramonte Treré-D’Ercole 2003, pp. 131-139.<br />

Melandri 2011<br />

G. Melandri, L’<strong>età</strong> del ferro a Capua – Aspetti distintivi del contesto culturale e suo inquadramento<br />

nelle dinamiche di sviluppo dell’Italia protostorica, Oxford 2011.<br />

Montelius 1910<br />

O. Montelius, La civilisation prim<strong>it</strong>ive en Italie depuis l’introduction des métaux, Stockholm 1895-1910.


50 Tra <strong>età</strong> del Ferro e orientalizzante antico<br />

Moretti et Alii 1998<br />

A. M. Moretti Sgubini, M. A. De Lucia Brolli, C. Carlucci, Le antich<strong>it</strong>à dei Falisci al Museo<br />

di Villa Giulia, Roma 1998.<br />

Narce 1894<br />

F. Barnabei, A. Cozza, A. Pasqui, Degli scavi di antich<strong>it</strong>à nel terr<strong>it</strong>orio falisco, in “MonAnt” IV,<br />

1894.<br />

Occhilupo 2011<br />

S. Occhilupo, La necropoli capuana. Per una definizione della prima fase tra l’<strong>età</strong> del Bronzo finale<br />

e la prima <strong>età</strong> del Ferro, Pisa-Roma 2011.<br />

Pacciarelli 2002<br />

M. Pacciarelli, Raffigurazioni di m<strong>it</strong>i e r<strong>it</strong>i su manufatti metallici di Bisenzio e Vulci tre il 750 e il<br />

650 a.C., in Carandini 2002, pp. 301-332.<br />

Perego 2009<br />

L. Perego 2009, <strong>Il</strong> ruolo del canide nel mondo etrusco-<strong>it</strong>alico tra archeologia e r<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à. Monumenta<br />

et comparanda, Dissertazione del Dottorato di Ricerca in Archeologia (curriculum Etruscologia)<br />

XXI ciclo, Roma 2009.<br />

P<strong>it</strong>zalis 2011<br />

F. P<strong>it</strong>zalis, La volontà meno apparente. Donne e soci<strong>età</strong> nell’Italia centrale tirrenica tra VIII e VII<br />

secolo a.C., Roma 2011.<br />

Poulsen 1927<br />

F. Poulsen 1927, Katalog des Etruskischen Museums (Helbig Museum) der Ny Carlsberg Glyptothek,<br />

Copenhagen 1927.<br />

QF 1965<br />

AA.VV., Veio (Isola Farnese) – Continuazione degli scavi <strong>nella</strong> necropoli villanoviana in local<strong>it</strong>à Quattro<br />

Fontanili, in “NSc”, 1965, pp. 49-236.<br />

Salvini 2007<br />

M. Salvini, Le tombe villanoviane di Sesto Fiorentino. L’<strong>età</strong> del Ferro nel terr<strong>it</strong>orio, Pisa-Roma 2007.<br />

Santoro 1973<br />

P. Santoro (a cura di), Civiltà arcaica dei Sabini. Le scoperte <strong>nella</strong> necropoli di Colle del Forno, Roma<br />

1973.<br />

Torelli 1987<br />

M. Torelli, Appunti per una storia di Tarquinia, in Bonghi Jovino-Chiaramonte Treré 1987,<br />

pp. 129-140.<br />

Turfa 2005<br />

J. MacIntosh Turfa, Catalogue of the Etruscan Gallery of the Univers<strong>it</strong>y of Pennsylvania Museum of<br />

Archaeology and Anthropology, Philadelphia 2005.


I cani e le testuggini de La Petrina: animali reali o fantastici da Narce 51<br />

Fig. 1 – Coperchio con decorazione plastica con due cani dalla tomba C6<br />

(XXXV) de La Petrina. (Disegni e fotografie dell’Autore).<br />

Fig. 2 – Scodella con decorazione plastica raffigurante un cane dalla tomba<br />

A5 (XXV) de La Petrina (Disegni e fotografie dell’Autore).


52 Tra <strong>età</strong> del Ferro e orientalizzante antico<br />

Fig. 3 – Nucleo A della necropoli de La Petrina. Camp<strong>it</strong>e in nero le tombe<br />

con tazze decorate a giorno. (Elaborazione dell’Autore).<br />

Fig. 4 – Tazze dalla necropoli de La Petrina con decorazioni a giorno ed<br />

excise raffiguranti tartarughe. (Disegni e fotografie dell’Autore).


l’<strong>orIentalIzzante</strong>

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