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In questo libro ci sono molti eventi della scrittura ... - Patrizio Marozzi

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effetto, effetto che vogliono vedere riscontrato, in chi immaginano percepisca il mobbing<br />

come vittima. <strong>In</strong> realtà <strong>ci</strong>ò il più delle volte è solo un’illusione proiettiva, che dà una<br />

percezione giustificante, che vieppiù annulla la percezione delle possibili conseguenze<br />

dannose, assolvendole in un dominio di volontà, che annulla la percezione del pericolo,<br />

<strong>della</strong> gravità delle conseguenze – ovviamente qualora tali conseguenze<br />

preintenzionalmente non le si vogliano. Su un soggetto so<strong>ci</strong>ale comune che agisce al tal<br />

fine, in una sorta di compulsiva ricerca che nel suo sentire, la sensazione <strong>della</strong> volontà, che<br />

determina l’effetto sul destinatario, è attraversato da una sorta di debolezza psichica, che<br />

si acclara in un effetto dell’abbassamento del significato intellettuale, vieppiù in un<br />

emotività che domina, a cui il loro controverso senso morale, so<strong>ci</strong>alizzato quanto<br />

rappresentativo del loro status so<strong>ci</strong>ale, entra in conflitto con la propria identità, in un<br />

conflitto nell’affermazione del proprio io, nella visione di esso, da se stessi visto, sia nella<br />

loro immagine di come sia visto e considerato dagli altri. È su <strong>questo</strong> effetto di transfert,<br />

che la persona in auto suggestione, agisce per il mobbing sull’altro soggetto, dove in<br />

funzione di esso vede l’affermazione <strong>della</strong> propria identità dell’Io. Ora qui <strong>ci</strong> <strong>sono</strong><br />

apparentemente molte variabili, in realtà il livello più elementare di <strong>ci</strong>ò è quello di attuare<br />

un semplice processo d’invidia, e in base a <strong>questo</strong>, motivare il nocumento sul soggetto. Ciò<br />

è estremamente fa<strong>ci</strong>le, basta far sì che le sicurezze su cui si è costituito, quell’Io trovino un<br />

terreno su cui stabilire una supremazia, sicurezze che vieppiù <strong>sono</strong> sempre mostrate – ma<br />

<strong>questo</strong> è un altro discorso che fa leva su chi manipola altri soggetti verso altri soggetti, ma<br />

qui rimaniamo sul manipolato – di<strong>ci</strong>amo allora che c’è un’idea di Io in cui si sente che la<br />

propria volontà di affermazione è più sicura; man mano che si procede nel mobbing tale<br />

situazione dell’Io entra in conflitto e in competizione con quella dell’Io del mobbingzzato:<br />

L’acclarazione dell’Io del mobbingzzotore, ha sempre bisogno di affermarsi, e per farlo<br />

utilizza sempre la sua percezione di affermazione, che sempre agisce sull’elusione del<br />

significato intellettuale dell’altro, attraverso o un potere che gli viene da una<br />

gerarchirizzazione, so<strong>ci</strong>ale, a cui vieppiù si asso<strong>ci</strong>a in <strong>questo</strong> un processo asso<strong>ci</strong>ativo<br />

so<strong>ci</strong>ale collettivizzato a “cui mostrare l’effetto e il significato del mobbing, questi<br />

cosiddetti, ceto ami<strong>ci</strong>, finisco per essere non da meno del loro artefice, in una coalizzazione<br />

transfert, che cerca a sua volta di espandersi e manipolare, per affermarsi anche in un Io<br />

collettivizzato. Il soggetto in questione, magari in funzione di una qualche qualifica<br />

so<strong>ci</strong>ale, usa ogni mezzo per dimostrare alla propria percezione una sorta di bontà<br />

divinizzante – perché man man che L’Io si deteriora si perde anche la capa<strong>ci</strong>tà di vedere<br />

quale sia il mondo che si vuole, in prospettiva di questa condizione, tanto è nefasta la<br />

visione che l’incons<strong>ci</strong>o <strong>ci</strong> comunica, che o si giunge ad una completa perdita <strong>della</strong><br />

cos<strong>ci</strong>enza, per aderirvi incondizionatamente, o si vive in un continuo stata di alterazione<br />

del significato <strong>della</strong> re<strong>ci</strong>pro<strong>ci</strong>tà dell’esistenza. <strong>In</strong> questa sorta di divinizzazione dell’Io,<br />

costui, deve dimostrare a se stessa/o la propria superiorità, sul mobbingzzato, anche<br />

attraverso i suoi comparte<strong>ci</strong>panti, che assecondanti in <strong>ci</strong>ò cercano la propria affermazione<br />

<strong>della</strong> volontà, attraverso questa comparte<strong>ci</strong>pazione, che sempre più collettivizzata, diventa<br />

sempre più fusa in se stessa. E allora assistiamo ad un processo che va dall’oltraggio, al<br />

delitto, in una sorta di assolutoria ricerca <strong>della</strong> dimostrazione morale <strong>della</strong> propria<br />

superiorità. Qui” le sfaccettature, sembrano infinite, tante quanto <strong>sono</strong> i modo culturali<br />

che le hanno determinate, ma in sostanza <strong>sono</strong> tutte viziate dalla volontà di supremazia.<br />

Allora incomin<strong>ci</strong>ano a comportasi come cafoni, ma forzano l’educazione altrui inserendo<br />

in essa, un vieppiù processo compensativo che ti obbliga a giustificarli, poi magari con<br />

<strong>questo</strong> sistema mostrano agli altri, quando la virtù si mostri grazie a loro, o quelli, più<br />

molestamente che non si può, limitano la libertà del mobbingzzato. Naturalmente il

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