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CURRICULUM VITAE/STUDIORUM di Sandra Pucciarelli ...

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<strong>CURRICULUM</strong> <strong>VITAE</strong>/<strong>STUDIORUM</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Sandra</strong> <strong>Pucciarelli</strong><br />

Via Monte Vettore 1, Camerino (MC), 23 Ottobre 1969<br />

62022, Castelraimondo (MC) Citta<strong>di</strong>nanza italiana<br />

FORMAZIONE DI BASE<br />

Ricercatore a tempo determinato<br />

settore BIO/07 (Ecologia)<br />

Luglio 1988 Diploma <strong>di</strong> maturità classica. Liceo Classico Statale "A. Varano", Camerino<br />

(MC)<br />

FORMAZIONE SCIENTIFICA<br />

22 Luglio 1993 Laurea in Scienze Biologiche, con <strong>di</strong>scussione <strong>di</strong> una tesi sperimentale in<br />

Zoologia dal titolo: "Organizzazione ed espressione dei geni co<strong>di</strong>ficanti la<br />

β−tubulina in un organismo antartico, il ciliato Euplotes focar<strong>di</strong>i". Relatore:<br />

Prof.ssa Cristina Miceli, Dipartimento <strong>di</strong> Biologia Molecolare, Cellulare e<br />

Animale, Università <strong>di</strong> Camerino. Valutazione: 110/110 con lode.<br />

1993-1997 Dottorato <strong>di</strong> Ricerca in Biologia (IX ciclo) conclusosi con la <strong>di</strong>scussione <strong>di</strong> una<br />

tesi dal titolo: "Caratterizzazione <strong>di</strong> microtubuli e tubuline del ciliato antartico<br />

Euplotes focar<strong>di</strong>i", presso Università <strong>di</strong> Tor Vergata (Roma), l’8 Maggio 1998.<br />

Relatore: prof.ssa C. Miceli.<br />

Luglio-Dicembre<br />

1995<br />

28 marzo-10<br />

maggio 1997<br />

Novembre 1998-<br />

Giugno 2000<br />

Luglio 2000-<br />

Dicembre 2003<br />

Maggio 2004tutt’oggi<br />

CORSI E WORKSHOP<br />

13 Marzo-3<br />

Aprile 1994<br />

9-19 Settembre<br />

1996<br />

26-27 Marzo<br />

2002,<br />

1-7 Dicembre<br />

2002.<br />

Soggiorno per attività <strong>di</strong> perfezionamento all'estero presso il laboratorio del<br />

Prof Harry William Detrich III, Northeastern University, Boston-MA, USA.<br />

Spe<strong>di</strong>zione nella base americana Palmer Station, in Antartide, coor<strong>di</strong>nata dal<br />

Prof. H.W. Detrich III.<br />

Post-dottorato presso il laboratorio del Dr. Ronald Melki, Laboratoire<br />

d'Enzymologie et Biochimie Structurales, CNRS, Gif-Sur-Yvette, Francia.<br />

Assegnista per la collaborazione ad attività <strong>di</strong> ricerca presso il Dipartimento <strong>di</strong><br />

Biologia Molecolare, Cellulare e Animale, Università <strong>di</strong> Camerino.<br />

Ricercatore a tempo determinato, settore BIO/07 (Ecologia), presso il<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Biologia Molecolare, Cellulare e Animale, Università <strong>di</strong><br />

Camerino.<br />

Soggiorno ERASMUS "Interest of current stu<strong>di</strong>es on protists for cellular and<br />

molecular biology, health and environment". Università "Blaise Pascal",<br />

Clermont Ferrand. Francia<br />

"EMBO practical course on Cytoskeleton Dynamics" Institute of Molecolar<br />

Biology, Austrian Academy of Sciences, Salisburgo, Austria.<br />

“Colture cellulari: meto<strong>di</strong>che <strong>di</strong> base ed applicazioni”. Milano<br />

I Workshop SCAR-EVOLANTIA Certosa <strong>di</strong> Pontignano (Si)<br />

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18-21 Settembre<br />

2006<br />

Statistics for the design and analysis of research stu<strong>di</strong>es. Camerino (MC).<br />

Instructor Prof. Simon Cousens. Professore <strong>di</strong> Epidemiologia e Statistica<br />

Me<strong>di</strong>ca del London School of Hygiene and Tropical Me<strong>di</strong>cine<br />

2-6 Ottobre 2006 Statistical models and data analysis for experimental research. Camerino<br />

(MC). Instructor Prof. Lisandro Benedetti Cecchi. Professore Associato<br />

BIO/07- Ecologia, Dipartimento <strong>di</strong> Biologia, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

SINOSSI DELLA RICERCA.<br />

La mia attività <strong>di</strong> ricerca si è svolta nell’ambito dell’ecologia molecolare. Le tematiche che ho<br />

sviluppato si possono schematizzare in tre linee principali:<br />

1- Evoluzione molecolare<br />

Fin dallo svolgimento della mia tesi <strong>di</strong> laurea mi sono interessata delle strategie evolutive e i<br />

meccanismi molecolari responsabili dell’adattamento al freddo degli organismi antartici.<br />

Il freddo è un fattore <strong>di</strong> “stress” per tutti gli organismi che rispondono con adattamenti<br />

fisiologici e molecolari per sopravvivere alle variate con<strong>di</strong>zioni climatiche. La risposta molecolare al<br />

freddo è la sintesi <strong>di</strong> proteine che legandosi alle strutture cellulari la cui funzione è inibita, ne<br />

ripristinano la normale attività. Quando lo stress è persistente, entrano in gioco dei meccanismi <strong>di</strong><br />

adattamento più ra<strong>di</strong>cali. Gli organismi che vivono in ambienti cronicamenti fred<strong>di</strong> hanno evoluto<br />

macromolecole capaci <strong>di</strong> funzionare in con<strong>di</strong>zioni estreme. Questa “evoluzione adattativa” si basa<br />

su mutazioni che aumentano la fitness <strong>di</strong> un organismo nel suo habitat ed hanno come bersaglio<br />

geni sotto forte pressione evolutiva in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stress e rendono il prodotto mutato più<br />

funzionale <strong>di</strong> quello originario in quelle determinate con<strong>di</strong>zioni ambientali.<br />

La mia attività <strong>di</strong> ricerca è stata inizialmente in<strong>di</strong>rizzata alla caratterizzazione dei meccanismi<br />

molecolari responsabili della polimerizzazione e stabilità al freddo dei microtubuli, analizzando la<br />

famiglia genica co<strong>di</strong>ficante l’α- e β-tubulina, il cui etero<strong>di</strong>mero costituisce l’unità base dei<br />

microtubuli. Più recentemente mi sono occupata della caratterizzazione dei meccanismi molecolari<br />

che permettono una efficiente sintesi proteica anche a basse temperature. Ho affrontato questo<br />

argomento analizzando i geni co<strong>di</strong>ficanti le proteine ribosomali P0 e P2. Per chiarire questi<br />

meccanismi <strong>di</strong> adattamento al freddo ho utilizzato come sistema <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o Euplotes focar<strong>di</strong>i, un<br />

ciliato endemico del continente antartico isolato dalle acque interstiziali della costa della baia <strong>di</strong><br />

Terra Nova, la cui temperatura è costantemente <strong>di</strong> –1,8 °C. Analisi fisiologiche, biochimiche e<br />

molecolari hanno <strong>di</strong>mostrato che questo organismo è strettamente psicrofilo: ha una temperatura<br />

ottimale <strong>di</strong> crescita intorno ai 2-4 °C, e non sopravvive a temperature oltre 10 °C; non risponde ai<br />

stress termici me<strong>di</strong>ante l’induzione della proteina “Heat Shock” HSP70, ed infine ha un co<strong>di</strong>ce<br />

genetico ricco <strong>di</strong> A e T, atto a favorire la separazione del doppio filamento <strong>di</strong> DNA durante la<br />

duplicazione o la trascrizione genica, in con<strong>di</strong>zioni energeticamente sfavorevoli.<br />

Ottimi organismi <strong>di</strong> confronto per avvalorare la correlazione tra l’adattamento al freddo e le<br />

sostituzioni aminoaci<strong>di</strong>che <strong>di</strong> E. focar<strong>di</strong>i sono cellule <strong>di</strong> Euplotes <strong>di</strong> un ceppo denominato MR13,<br />

prelevate nella regione nord orientale dell’Africa e poi allevate nei nostri laboratori a temperature<br />

intorno a 22°C. Queste cellule si presentano come una ‘sibling species’ <strong>di</strong> E. focar<strong>di</strong>i, con molti<br />

caratteri morfologici in comune, ma incapaci <strong>di</strong> sopravvivere a temperature inferiori ai 8-10 °C.<br />

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Sulla base delle sequenze del DNA co<strong>di</strong>ficante l’RNA della subunità minore del ribosoma, il ceppo<br />

MR13 mostra una <strong>di</strong>stanza genetica da E. focar<strong>di</strong>i dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 60 milioni <strong>di</strong> anni sulla base <strong>di</strong><br />

dati analoghi riferiti ad altri ciliati. Le subunità ribosomali sono considerate un buon orologio<br />

molecolare per scan<strong>di</strong>re la <strong>di</strong>stanza evolutiva tra due organismi, in quanto il ribosoma è una<br />

molecola ubiquitaria e molto conservata durante l’evoluzione. Questi risultati lasciano ipotizzare<br />

che le E. focar<strong>di</strong>i ed il ceppo MR13 derivino da uno stesso progenitore, dal quale si sono<br />

<strong>di</strong>versificati dopo la separazione dell’Antartide dalla Gondwana ed il raffreddamento dell’oceano<br />

antartico. Nonostante la vicinanza evolutiva con E. focar<strong>di</strong>i, le sequenze proteiche <strong>di</strong> MR13<br />

mostrano una chiara e maggiore similarità <strong>di</strong> sequenza con quelle <strong>di</strong> altre specie <strong>di</strong> Euplotes non<br />

adattate al freddo. Questo lascia supporre che il tasso mutazionale delle proteine <strong>di</strong> MR13 sia lo<br />

stesso <strong>di</strong> quello delle altre specie <strong>di</strong> Euplotes, mentre quello delle tubuline <strong>di</strong> E. focar<strong>di</strong>i sia più<br />

elevato sotto la pressione selettiva dell’ambiente antartico. Questo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> comparazione <strong>di</strong><br />

strategie evolutive tra E. focar<strong>di</strong>i ed MR13 è stato sviluppato con la collaborazione del prof.<br />

Fernando Dini e del Dr. Graziano Di Giuseppe dell’Università <strong>di</strong> Pisa ed è attualmente oggetto <strong>di</strong><br />

un manoscritto in preparazione.<br />

Un notevole contributo alla mia attività scientifica è derivato da perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> soggiorno all'estero<br />

presso il laboratorio del Prof H.William Detrich, della Northeastern University <strong>di</strong> Boston (USA), e<br />

presso il laboratorio del Dr. Ronald Melki, del CNRS <strong>di</strong> Gif-Sur-Yvette (Francia). Durante questi<br />

soggiorni, mi sono de<strong>di</strong>cata alla caratterizzazione dei meccanismi molecolari responsabili del<br />

fol<strong>di</strong>ng delle tubuline <strong>di</strong> E. focar<strong>di</strong>i alle basse temperature, dell’evoluzione <strong>di</strong> questo fenomeno, e<br />

della caratterizzazione molecolare e funzionale della ciaperonina citosolica, responsabile del<br />

fol<strong>di</strong>ng della tubulina e <strong>di</strong> altre proteine citoscheletriche, purificata dal pesce antartico Notothenia<br />

coriiceps.<br />

2- Filogenesi molecolare<br />

La filogenesi molecolare si basa sulla comparazione <strong>di</strong> sequenze <strong>di</strong> DNA e <strong>di</strong> aminoaci<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

organismi <strong>di</strong>versi e si fonda sul presupposto che esiste una <strong>di</strong>retta correlazione tra <strong>di</strong>fferenze<br />

geniche/aminoaci<strong>di</strong>che e <strong>di</strong>stanza filogenetica. L’uso <strong>di</strong> sequenze geniche co<strong>di</strong>ficanti le subunità<br />

ribosomali per risolvere le relazioni filogenetiche tra organismi ha confermato alcune idee<br />

tra<strong>di</strong>zionali basate sulla comparazione <strong>di</strong> caratteri morfologici, come il monofiletismo dei bilateri,<br />

ma ha rivoluzionato la classificazione basata sulla cavità celomatica: i protostomi sono sud<strong>di</strong>visi in<br />

Ec<strong>di</strong>sozoa, che comprende tra altri artropo<strong>di</strong> e nemato<strong>di</strong>, e in Lofotrocozoa, che comprende<br />

anelli<strong>di</strong>, molluschi e platelminti.<br />

Durante la mia attività <strong>di</strong> ricerca mi sono occupata <strong>di</strong> due argomenti molto <strong>di</strong>battuti. Il primo<br />

riguarda la storia evolutiva dei gastrotrichi e le relazioni filogenetiche del phylum Gastrotricha con<br />

gli altri metazoi bilateri. Il secondo argomento concerne il problema dell’origine filogenetica degli<br />

eucarioti. Ho affrontato questi argomenti effettuando delle analisi filogenetiche utilizzando <strong>di</strong>versi<br />

marker molecolari: l’ rDNA e marker alternativi come le proteine ribosomali e i geni omeotici.<br />

3- Biomonitoraggio ambientale.<br />

Il biomonitoraggio ambientale tramite utilizzo <strong>di</strong> organismi viventi è sicuramente una<br />

strategia alternativa e/o complementare al monitoraggio per via strumentale che permette una<br />

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apida in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> aree a rischio con bassi costi, tempi ridotti e una alta densità <strong>di</strong><br />

campionamento.<br />

Durante la mia attività <strong>di</strong> ricerca ho partecipato a due progetti <strong>di</strong> biomonitoraggio: il primo<br />

ha riguardato lo stato <strong>di</strong> contaminazione ambientale del Porto <strong>di</strong> Piombino ed ha implicato l’analisi<br />

<strong>di</strong> biomarker <strong>di</strong> espressione nei sipunculi<strong>di</strong>, utilizzati per la prima volta come organismi<br />

bioin<strong>di</strong>catori nei confronti <strong>di</strong> stress chimici e/o ambientali. I biomarker sono mo<strong>di</strong>ficazioni delle<br />

attività enzimatiche, alterazioni del DNA, o sintesi <strong>di</strong> proteine che proteggono la cellula dal danno<br />

indotto dalle sostanze xenobiotiche. Il secondo argomento ha riguardato un aspetto <strong>di</strong> una analisi<br />

qualitativa della bio<strong>di</strong>versità della comunità fitoplanctonica del Lago <strong>di</strong> Garda, ritenuta importante<br />

quale in<strong>di</strong>catrice <strong>di</strong> cambiamenti <strong>di</strong> stato dei corpi lacustri, utilizzando tecniche molecolari.<br />

Una trattazione più dettagliata dei tre temi sopra delineati è riportata qui <strong>di</strong> seguito.<br />

1a) I microtubuli e la famiglia genica co<strong>di</strong>ficante le tubuline in Euplotes focar<strong>di</strong>i.<br />

I microtubuli sono polimeri essenziali per la cellula eucariotica in quanto implicati nel<br />

mantenimento dell’architettura cellulare, nella costituzione del fuso mitotico, nel trasporto<br />

intracellulare <strong>di</strong> organuli e nel movimento ciliare. I sistemi microtubulari degli organismi che<br />

vivono in ambienti temperati mostrano <strong>di</strong>versi gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> stabilità al freddo ed alcuni sistemi, a<br />

localizzazione citoplasmatica, tendono a depolimerizzare a temperature inferiori a 4°C. L’interesse<br />

a conoscere la struttura delle tubuline <strong>di</strong> E. focar<strong>di</strong>i è stato essenzialmente motivato dall’ipotesi<br />

che queste molecole, estremamente conservate nell’evoluzione, siano <strong>di</strong>rettamente coinvolte<br />

nell’adattamento della cellula a vivere a basse temperature. Questo organismo, come tutti quelli<br />

che sono permanentemente esposti al freddo, deve possedere tubuline caratterizzate da sostituzioni<br />

aminoaci<strong>di</strong>che che siano in grado <strong>di</strong> permettere meccanismi <strong>di</strong> polimerizzazione in con<strong>di</strong>zioni<br />

estreme. In primo luogo ho <strong>di</strong>mostrato che i microtubuli <strong>di</strong> E. focar<strong>di</strong>i mantengono, al freddo,<br />

regolari caratteristiche <strong>di</strong> <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> polimerizzazione e depolimerizzazione. Queste<br />

caratteristiche sono apparse evidenti anche in assenza <strong>di</strong> proteine associate ai microtubuli,<br />

in<strong>di</strong>cando che gli stessi etero<strong>di</strong>meri <strong>di</strong> α− e β−tubulina, costituenti i protofilamenti dei microtubuli<br />

sono responsabili della stabilità al freddo, probabilmente per la presenza <strong>di</strong> peculiari residui<br />

aminoaci<strong>di</strong>ci e/o specifiche mo<strong>di</strong>ficazioni post-traduzionali.<br />

In secondo luogo ho analizzato me<strong>di</strong>ante clonaggio, le sequenze genomiche <strong>di</strong> α− e<br />

β−tubulina. In E. focar<strong>di</strong>i, l’α−tubulina è co<strong>di</strong>ficata da un solo gene e la β−tubulina da quattro geni<br />

paraloghi. Quest’ultima caratteristica sembra essere unica <strong>di</strong> E. focar<strong>di</strong>i. Negli organsmi<br />

unicellulari, l’α- e β-tubulina sono co<strong>di</strong>ficate da uno o due geni che producono un unico isotipo.<br />

Anche nel ceppo MR13, la β-tubulina è co<strong>di</strong>ficata da due geni i cui prodotti aminoaci<strong>di</strong>ci sono<br />

identici. Quin<strong>di</strong>, l’organizzazione della famiglia genica co<strong>di</strong>ficante la β-tubulina in E. focar<strong>di</strong>i<br />

potrebbe essere una conseguenza della colonizzazione dell’habitat antartico. L’analisi delle<br />

sequenze aminoaci<strong>di</strong>che predette da quelle nucleoti<strong>di</strong>che con gli ortologhi <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> Euplotes non<br />

adattate al freddo, tra cui il ceppo MR13, ha rivelato che l’α−tubulina si è relativamente conservata<br />

durante l’evoluzione. Diversamente, la β−tubulina presenta numerose sostituzioni aminoaci<strong>di</strong>che,<br />

soprattutto in due dei quattro geni caratterizzati. La maggior parte delle sostituzioni aminoaci<strong>di</strong>che<br />

determinano un aumento nel numero <strong>di</strong> residui <strong>di</strong> alanina, serina, treonina e glicina. Analisi<br />

biochimiche <strong>di</strong> enzimi <strong>di</strong> organismi psicrofili associano l’abbondanza <strong>di</strong> questi residui ad un<br />

aumento della flessibilità molecolare che, in un ambiente energeticamente sfavorevole come quello<br />

antartico, permette <strong>di</strong> superare più facilmente la barriera cinetica dei cambiamenti<br />

conformazionali durante le reazioni enzimatiche.<br />

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Per capire l’importanza funzionale e strutturale <strong>di</strong> queste sostituzioni aminoaci<strong>di</strong>che, ho<br />

iniziato una collaborazione con la Dr. Eva Nogales (Università della California, Berkeley, USA),<br />

nota per la risoluzione della struttura tri<strong>di</strong>mensionale del <strong>di</strong>mero <strong>di</strong> tubulina. Nell’ambito <strong>di</strong> questa<br />

collaborazione ho potuto constatare che le sostituzioni caratterizzate nella β−tubulina <strong>di</strong> E. focar<strong>di</strong>i<br />

sono in posizioni coor<strong>di</strong>nate della struttura tri<strong>di</strong>mensionale: anche se localizzate in posizioni<br />

<strong>di</strong>stanti della struttura primaria, esse interagiscono nell’ambito della struttura terziaria. Queste<br />

sostituzioni possono quin<strong>di</strong> generare una <strong>di</strong>versa flessibilità del <strong>di</strong>mero <strong>di</strong> tubulina. Inoltre, molte<br />

sostituzioni aminoaci<strong>di</strong>che delle tubuline <strong>di</strong> E. focar<strong>di</strong>i sono coinvolte proprio nelle più importanti<br />

interazioni idrofobiche che permettono l’assemblaggio della struttura microtubulare durante il<br />

processo <strong>di</strong> polimerizzazione, a livello delle interazioni sia longitu<strong>di</strong>nali intra− e inter<strong>di</strong>meriche, sia<br />

laterali tra protofilamenti. In generale, queste sostituzioni aminoaci<strong>di</strong>che aumentano il numero <strong>di</strong><br />

residui <strong>di</strong> natura idrofobica, come è stato osservato anche nelle tubuline <strong>di</strong> alghe psicrofile e <strong>di</strong><br />

pesci antartici (Nototenoidei). Questa osservazione ha fatto ipotizzare che specie antartiche anche<br />

evolutivamente <strong>di</strong>stanti abbiano seguito una strategia adattativa convergente per favorire la<br />

polimerizzazione dei microtubuli al freddo.<br />

Le analisi biochimiche dell’α− e β−tubulina <strong>di</strong> E. focar<strong>di</strong>i mi hanno permesso, inoltre, <strong>di</strong><br />

confrontare alcune mo<strong>di</strong>ficazioni post-traduzionali con quelle presenti in ciliati non antartici.<br />

Me<strong>di</strong>ante uso <strong>di</strong> anticorpi monoclonali anti-fosfoserina e anti-tubulina poliglutamilata ho potuto<br />

osservare che la β−tubulina è fosforilata e non poliglutamilata, come avviene in molti altri<br />

organismi. La fosforilazione potrebbe essere implicata nella stabilità al freddo dei microtubuli in<br />

quanto è una mo<strong>di</strong>ficazione post-traduzionale rara nelle tubuline, ed è stata evidenziata proprio<br />

nella frazione <strong>di</strong> microtubuli stabili al freddo <strong>di</strong> neuroni ed eritrociti <strong>di</strong> vertebrati.<br />

Ho rivolto il mio interesse anche alla caratterizzazione della γ−tubulina, che è la<br />

componente principale delle strutture subcellulari note come centri organizzatori dei microtubuli<br />

(MTOC). In organismi mesofili anche la nucleazione dei microtubuli è inibita dal freddo e le basi<br />

molecolari che caratterizzano questo processo a basse temperature non sono noti. In E. focar<strong>di</strong>i, la<br />

γ−tubulina è co<strong>di</strong>ficata da due geni paraloghi che presentano caratteristiche strutturali <strong>di</strong>vergenti<br />

rispetto agli ortologhi <strong>di</strong> altri organismi. La maggior parte delle sostituzioni aminoaci<strong>di</strong>che è<br />

localizzata nelle regioni coinvolte nella formazione <strong>di</strong> legami laterali e longitu<strong>di</strong>nali tra la<br />

γ−tubulina e il <strong>di</strong>mero <strong>di</strong> tubulina e/o altre proteine del MTOC durante la nucleazione dei<br />

microtubuli. In particolare, una sostituzione aumenta la natura idrofobica della regione nota come<br />

“M loop”, coinvolta nelle interazioni laterali tra i monomeri della γ−tubulina nella costituzione del<br />

MTOC. Esperimenti <strong>di</strong> mutagenesi in Aspergillus nidulans hanno messo in evidenza che una<br />

riduzione <strong>di</strong> idrofobicità nel ”M loop” aumenta la sensibilità al freddo dei microtubuli <strong>di</strong> questo<br />

organismo. Inoltre, nella γ−tubulina <strong>di</strong> E. focar<strong>di</strong>i si nota, rispetto ad altri organismi, un aumento<br />

nel numero <strong>di</strong> residui <strong>di</strong> asparagina, serina, treonina e glicina. Quin<strong>di</strong>, in E. focar<strong>di</strong>i i cambiamenti<br />

conformazionali intramolecolari della γ−tubulina che hanno luogo durante la nucleazione dei<br />

microtubuli potrebbero essere permessi proprio da quelle sostituzioni che aumentano la flessibilità<br />

della molecola.<br />

1b) Adattamento al freddo delle proteine ribosomali P0 e P2<br />

Negli organismi che vivono in ambienti temperati, la sintesi proteica è inibita dal freddo,<br />

mentre nei pesci antartici, l’attività del ribosoma è mantenuta efficiente anche alle temperature<br />

cronicamente basse del proprio habitat. Tuttavia, i meccanismi molecolari responsabili <strong>di</strong> una<br />

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efficiente sintesi proteica negli organismi psicrofili non sono stati determinati. Ho affrontato<br />

questo argomento caratterizzando le proteine ribosomali del “gruppo P” in E. focar<strong>di</strong>i. Queste<br />

proteine sono chiamate P in quanto fosforilate da <strong>di</strong>verse chinasi quando esse sono associate al<br />

ribosoma, mentre sono defosforilate nel pool citoplasmatico. Nel ribosoma, le proteine P sono<br />

responsabili della formazione della protuberanza laterale nota come “ribosomal stalk”. P2<br />

costituisce un etero<strong>di</strong>mero con il paralogo P1, associato al ribosoma tramite l’interazione con P0. Il<br />

“ribosomal stalk” interviene nella sintesi proteica interagendo con i fattori <strong>di</strong> traduzione e<br />

promuovendo l’idrolisi del GTP che ne guida il processo. Nell’ambito <strong>di</strong> questo argomento ho svolto<br />

una confronto delle sequenze aminoaci<strong>di</strong>che <strong>di</strong> P0 e P2 <strong>di</strong> E. focar<strong>di</strong>i con quelle <strong>di</strong> altri organismi<br />

non adattati al freddo (tra cui MR13). Nella P0, le mutazioni hanno prodotto sostituzioni<br />

aminoaci<strong>di</strong>che che aumentano la flessibilità strutturale e potrebbero facilitare i cambiamenti<br />

conformazionali associati all’interazione con il centro GTPasico della subunità 60S ribosomale.<br />

Altre sostituzioni aumentano l’idrofobicità del dominio coinvolto nell’interazione con l’etro<strong>di</strong>mero<br />

P1/P2, la cui funzione potrebbe essere quella <strong>di</strong> stabilizzare il “ribosomal stalk” al freddo. Nella P2,<br />

sostituzioni aminoaci<strong>di</strong>che che aumentano la flessibilità molecolare sono state riscontrate solo a<br />

livello del dominio N-terminale, dove possono facilitare l’interazione con la P1 durante la<br />

formazione dell’etero<strong>di</strong>mero. Diversamente, nel dominio C-terminale della P2, che ha una stretta<br />

interazione con la P1, sono presenti sostituzioni aminoaci<strong>di</strong>che che riducono la flessibilità,<br />

aumentano l’idrofobicità, e sono interpretabili come stabilizzanti il complesso P1/P2 soggetto ad<br />

effetti <strong>di</strong>sgreganti causati dal freddo durante la sintesi proteica.<br />

Infine, sia in P0 che P2 ho osservato la presenza <strong>di</strong> un maggior numero <strong>di</strong> residui <strong>di</strong> serina e<br />

treonina. Queste sostituzioni, oltre ad aumentare la flessibilità strutturale delle proteine P,<br />

aumentano anche il numero <strong>di</strong> siti forforilabili, interpretabile come una strategia <strong>di</strong> adattamento al<br />

freddo per facilitare il turn-over tra le proteine P associate al ribosoma stalk e quelle nel pool<br />

citoplasmatico. Questo risultato conferma come la fosforilazione sia una mo<strong>di</strong>ficazine posttraduzionale<br />

alternativa e sia probabilmente favorita alle basse temperature in quanto rapidamente<br />

reversibile e quin<strong>di</strong> poco <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osa a livello energetico, una proprietà ideale per le necessità<br />

adattative <strong>di</strong> un organismo che vive alle basse temperature.<br />

1c) Fol<strong>di</strong>ng delle tubuline facilitato dalla ciaperonina (CCT) alle basse temperature<br />

Per “fol<strong>di</strong>ng” si intende il processo molecolare che porta all’acquisizione della struttura nativa<br />

<strong>di</strong> una proteina. La cellula utilizza una grande quantità <strong>di</strong> energia per sintetizzare le proteine.<br />

Questo investimento sarebbe inutile se il fol<strong>di</strong>ng e l’assemblaggio delle proteine non fosse<br />

produttivo. In vitro, anche in con<strong>di</strong>zioni ottimali, il fol<strong>di</strong>ng delle proteine è un processo inefficace.<br />

Questa inefficacia dà origine alla formazione <strong>di</strong> aggregati stabili ed inattivi da parte della proteina<br />

neo-sintetizzata che non ha ancora acquisito la propria struttura nativa. Malgrado l’informazione<br />

per il fol<strong>di</strong>ng risieda nella sequenza aminoaci<strong>di</strong>ca, alcune proteine richiedono l’assistenza <strong>di</strong><br />

complessi proteici chiamati ciaperonine per raggiungere la propria struttura nativa.<br />

La CCT (denominazione che sta per Cytosolic Chaperonin containing Tcp-1) è una<br />

ciaperonina citoplasmatica eucariotica che facilita principalmente il fol<strong>di</strong>ng <strong>di</strong> proteine<br />

citoscheletriche. E’ un complesso formato da 8-9 <strong>di</strong>stinte catene polipepti<strong>di</strong>che che assemblano a<br />

formare una struttura toroidale cava. L’interno della cavità accoglie la proteina in uno stato quasinativo<br />

e attraverso <strong>di</strong>versi cicli <strong>di</strong> legame e rilascio nel citoplasma, che implica cambiamenti<br />

conformazionali della CCT guidati dall’idrolisi dell’ATP, la proteina raggiunge lo stato nativo. Il<br />

fol<strong>di</strong>ng della β−tubulina e la costituzione del <strong>di</strong>mero α/β necessitano non solamente della CCT ma<br />

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<strong>di</strong> altri cofattori. Il cofattore A e B stabilizzano rispettivamente la forma monomerica della β− e<br />

dell’α−tubulina prima dell’intervento dei cofattori C, D, E per la formazione del <strong>di</strong>mero.<br />

Per determinare eventuali cambiamenti strutturali e funzionali della CCT dovuti alla<br />

pressione evolutiva in un ambiente cronicamente freddo come l’Antartide, ho caratterizzato questo<br />

complesso proteico nel pesce antartico Notothenia coriiceps. A livello strutturale, la CCT <strong>di</strong> N.<br />

coriiceps (Nc CCT) ha una conformazione <strong>di</strong>versa rispetto quella purificata da coniglio, come<br />

risulta comparando i due coefficienti <strong>di</strong> se<strong>di</strong>mentazione. Inoltre, <strong>di</strong>versamente da tutte le altre<br />

ciaperonine citoplasmatiche caratterizzate finora, Nc CCT è in equilibrio con una forma composta<br />

da un solo anello anziché i due tipici della struttura toroidale. Questa forma alternativa potrebbe<br />

essere una conseguenza all’adattamento al freddo <strong>di</strong> N. coriiceps per facilitare i cambiamenti<br />

conformazionali che accompagnano l’attività della ciaperonina in un ambiente energeticamente<br />

sfavorevole. Anche le sequenze primarie <strong>di</strong> due subunità della Nc CCT, ovvero Nc β e θ, contengono<br />

numerose sostituzioni aminoaci<strong>di</strong>che che ne aumentano la flessibilità rispetto le sequenze<br />

ortologhe <strong>di</strong> pesci non adattati al freddo.<br />

A livello funzionale, Nc CCT forma un complesso molto stabile solo con la tubulina, mentre<br />

lega solo debolmente l’actina. Tuttavia, la tubulina non viene rilasciata dalla CCT come prodotto<br />

nativo, nemmeno in presenza del cofattore A. Infatti, me<strong>di</strong>ante reazioni <strong>di</strong> competizione, ho potuto<br />

<strong>di</strong>mostrate che le proteine bersaglio una volta legate alla Nc CCT rimangono intrappolate nella<br />

cavità toroidale. Quin<strong>di</strong>, Nc CCT ha subito durante l’evoluzione e sotto la pressione dell’ambiente<br />

antartico delle mo<strong>di</strong>ficazioni tali che la rendono morfologicamente <strong>di</strong>versa, più specifica per la<br />

tubulina e biologicamente attiva solo in presenza <strong>di</strong> un probabile cofattore, <strong>di</strong>verso dal cofattore A,<br />

che facilita il rilascio della proteina bersaglio dalla cavità toroidale della CCT e quin<strong>di</strong> il suo fol<strong>di</strong>ng.<br />

1d) Evoluzione del fol<strong>di</strong>ng delle tubuline<br />

Per determinare eventuali <strong>di</strong>fferenze nei meccanismi molecolari del fol<strong>di</strong>ng <strong>di</strong> tubuline<br />

<strong>di</strong>vergenti in E. focar<strong>di</strong>i, ho effettuato una analisi comparativa <strong>di</strong> questo processo utilizzando come<br />

proteine bersaglio due isotipi <strong>di</strong> β−tubulina <strong>di</strong> E. focar<strong>di</strong>i, uno molto conservato denominato β-T1,<br />

ed un altro più <strong>di</strong>vergente denominato β-T3, in confronto con l’isotipo β5 umano. Attraverso saggi<br />

<strong>di</strong> fol<strong>di</strong>ng in presenza o in assenza <strong>di</strong> CCT e del cofattore A (entrambi purificati da coniglio) ho<br />

<strong>di</strong>mostrato che l’isotipo <strong>di</strong> β−T1, più conservato, necessita dell’assistenza <strong>di</strong> questi macchinari<br />

molecolari per acquisire la propria struttura nativa, come d’altra parte l’isotipo umano, mentre<br />

l’isotipo più <strong>di</strong>vergente, β−T3, necessita della CCT e cofattori <strong>di</strong>versi dal cofattore A non ancora<br />

identificati, in quanto la reazione <strong>di</strong> fol<strong>di</strong>ng effettuata in presenza <strong>di</strong> CCT e cofattore A non genera<br />

un prodotto del fol<strong>di</strong>ng. Attraverso esperimenti <strong>di</strong> competizione sulla CCT purificata da coniglio tra<br />

le β−tubulina <strong>di</strong> E. focar<strong>di</strong>i e quella umana, ho mostrato che esse competono per lo stesso sito <strong>di</strong><br />

legame, ma la tubulina <strong>di</strong> E. focar<strong>di</strong>i si lega con minore affinità. Poiché le regioni della β−tubulina<br />

<strong>di</strong> E. focar<strong>di</strong>i coinvolte nel legame sulla CCT sono mo<strong>di</strong>ficate rispetto quelle della tubulina umana,<br />

è ipotizzabile che queste sostituzioni aminoaci<strong>di</strong>che siano la causa <strong>di</strong> una minore affinità <strong>di</strong> legame.<br />

Sulla base <strong>di</strong> questi risultati, ho potuto concludere che il fol<strong>di</strong>ng della tubulina è un processo<br />

conservato nell’evoluzione solo per isotipi che non presentato particolari mo<strong>di</strong>ficazioni<br />

aminoaci<strong>di</strong>che, mentre per isotipi <strong>di</strong>vergenti il processo del fol<strong>di</strong>ng può seguire vie alternative.<br />

Come ulteriori analisi comparativa ed evolutiva del processo del fol<strong>di</strong>ng mi sono chiesta se<br />

anche la FtsZ (proteina batterica coinvolta nella costituzione del setto <strong>di</strong> separazione durante la<br />

<strong>di</strong>visione cellulare che per l’analoga struttura tri<strong>di</strong>mensionale viene considerata l’antenato della<br />

7 <strong>di</strong> 18


tubulina) ha bisogno della CCT per il proprio fol<strong>di</strong>ng. Grazie a saggi <strong>di</strong> fol<strong>di</strong>ng in presenza o in<br />

assenza della CCT ho mostrato che FtsZ è una proteina capace <strong>di</strong> raggiungere la propria struttura<br />

nativa spontaneamente. Tuttavia, in presenza <strong>di</strong> CCT, la FtsZ forma un complesso stabile con esso.<br />

Attraverso esperimenti <strong>di</strong> competizione sulla CCT purificata da coniglio tra la FtsZ e la β−tubulina<br />

umana, ho mostrato che esse competono per lo stesso sito <strong>di</strong> legame. Inoltre, in presenza <strong>di</strong> CCT la<br />

FtsZ nativa è più stabile nel tempo, per cui presumo che una volta che la proteina abbia perso la<br />

propria struttura nativa si leghi nuovamente alla CCT per poterla riacquistare. Questo risultato è<br />

alquanto interessante perché mostra come la CCT non sia responsabile solamente del fol<strong>di</strong>ng delle<br />

proteine sintetizzate ex novo, ma anche <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> proteine denaturate in conseguenza a shock<br />

termici o <strong>di</strong> altra natura, come altre proteine “heat-shock”.<br />

Il fatto che la tubulina batterica non necessita l’ausilio <strong>di</strong> ciaperonine per il raggiungimento<br />

del proprio stato nativo supporta l’ipotesi <strong>di</strong> una coevoluzione tra tubulina e CCT, cominciata con la<br />

nascita della cellula eucariotica.<br />

2a) Origine filogenetica dei primi eucarioti.<br />

Il problema dell’origine filogenetica degli eucarioti è un argomento ancora irrisolto molto<br />

<strong>di</strong>battuto. Attualmente, due modelli alternativi sono stati proposti: il modello <strong>di</strong> Sogin basato sulle<br />

sequenze geniche del rRNA 18S prevede una prima ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> eucarioti “semplici” come<br />

Micetozoa e Euglenozoa dalla linea evolutiva che parte dagli Archebatteri, e una successiva grande<br />

ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> eucarioti “complessi” che include animali, funghi, piante, alveolari (ciliati e<br />

apicomplessi) ed alcune alghe. Un modello più recente <strong>di</strong> Stechmann e Cavalier-Smith, prevede<br />

una grande ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> supergruppi <strong>di</strong> eucarioti, in cui quello <strong>di</strong> animali e funghi è localizzato alla<br />

base dell’albero, che precede la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> supergruppi che includono i protisti e piante.<br />

Un mio contributo a questa problematica è rappresentato da una analisi filogenetica<br />

utilizzando come marker molecolari le sequenze delle proteine ribosomali P0 e P2. La scelta è<br />

caduta su queste sequenze in quanto P1 e P2 derivano molto probabilmente da un fenomeno <strong>di</strong><br />

duplicazione genica da un singolo gene ancestrale, e il fenomeno della duplicazione genica ha<br />

giocato un ruolo importante nella ra<strong>di</strong>azione degli eucarioti.<br />

Ho costruito due alberi filogenetici rispettivamente con le sequenze aminoaci<strong>di</strong>che P0 e P2 <strong>di</strong><br />

E. focar<strong>di</strong>i e gli ortologhi noti <strong>di</strong> altri eucarioti e <strong>di</strong> archebatteri. Entrambi gli alberi confermano il<br />

modello proposto da Sogin, per cui si riscontra una prima ra<strong>di</strong>azione dagli archebatteri <strong>di</strong><br />

Micetozoa e Euglenozoa, e una ra<strong>di</strong>azione successiva <strong>di</strong> Alveolari, animali e funghi. Questo<br />

risultato, oltre a dare un contributo al <strong>di</strong>battito sull’origine degli eucarioti, mostra anche che le<br />

proteine ribosomali possano essere considerate un valido marker filogenetico.<br />

2b) Relazioni filogenetiche interne al phylum Gastrotricha.<br />

In collaborazione con il gruppo <strong>di</strong> ricerca del prof. Paolo Tongiorgi dell’Università <strong>di</strong> Modena<br />

e della prof.ssa Maria Balsamo dell’Università <strong>di</strong> Urbino, mi sono occupata della problematica della<br />

filogenesi dei gastrotrichi. La storia evolutiva <strong>di</strong> questo gruppo <strong>di</strong> organismi è molto <strong>di</strong>battuta.<br />

Sulla base <strong>di</strong> caratteri morfologici, questo phylum era tra<strong>di</strong>zionalmente inserito tra gli<br />

“pseudocelomati”, con caratteristiche morfologiche simili ai rotiferi e nemato<strong>di</strong> (denominati<br />

aschelminti e anch’essi inseriti nel gruppo degli pseudocelomati), ma anche a turbellari e<br />

Gnatostomuli<strong>di</strong> (acelomati). Inoltre, i due or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> gastrotrichi Chaetonotida e Macrodasyida<br />

presentano numerose <strong>di</strong>fferenze a livello morfologico ed ecologico che suggerivano una<br />

appartenenza a due <strong>di</strong>versi taxa. Per risolvere i rapporti filogenetici tra i due or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> gastrotrichi e<br />

8 <strong>di</strong> 18


tra questi con altri invertebrati abbiamo costruito degli alberi filogenetici basati sulle sequenze<br />

geniche del rDNA 18S <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse specie <strong>di</strong> gastrotrichi che hanno permesso, assieme all’analisi dei<br />

caratteri morfologici dei due or<strong>di</strong>ni Chaetonotida e Macrodasyida, <strong>di</strong> ottenere dei risultati alquanto<br />

innovativi, che sono qui riassunti: i- il phylum dei gastrotrichi costituisce un taxon monofiletico<br />

non <strong>di</strong>rettamente associato agli altri aschelminti; ii- contrariamente a quanto riportato<br />

precedentemente in letteratura, i Chaetonotida e non i Macrodasyida sono il gruppo più ancestrale<br />

all’interno del phylum; iii- la posizione dei gastrotrichi e rotiferi in due cla<strong>di</strong> separati nell’albero<br />

filogenetico fa supporre non solo una origine polifiletica degli aschelminti, ma anche che il termine<br />

“pseudocelomato” può essere ormai considerato privo <strong>di</strong> significato, come già suggerito da altre<br />

analisi filogenetiche basate su caratteri molecolari.<br />

2c) Relazioni filogenetiche del phylum Gastrotricha con gli altri metazoi bilateri: clonaggio <strong>di</strong> un<br />

gene omeotico Ubx-like <strong>di</strong> Paraturbanella teissieri.<br />

Negli ultimi anni, molte indagini <strong>di</strong> filogenesi molecolari hanno avuto come oggetto i geni<br />

Hox. Questi ultimi presenti in tutti i Metazoi, sono costituiti nei Bilateri da un complesso <strong>di</strong> geni<br />

omeotici (geni per lo sviluppo) associati in tre gruppi: anteriore, centrale e posteriore. Essi<br />

controllano la formazione dello schema corporeo dell’animale e <strong>di</strong> tutti i suoi elementi strutturali<br />

nel tempo e nello spazio. Si chiamano geni omeotici in quanto la per<strong>di</strong>ta completa della funzione <strong>di</strong><br />

uno qualsiasi <strong>di</strong> questi geni, causa la trasformazione dell’identità segmentale, con la conseguenza<br />

che la struttura corrispondente del corpo si genera, ma in posizione anomala. L’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> questi<br />

geni corrisponde all’or<strong>di</strong>ne dei segmenti che essi influenzano: esiste cioè una colinearità tra<br />

l’or<strong>di</strong>ne dei geni lungo il cromosoma e la loro espressione lungo l’asse antero-posteriore del corpo.<br />

I geni Hox possono essere considerati un buon marker filogenetico in quanto l’analisi della loro<br />

sequenza e organizzazione sostiene quello che è uno dei risultati più <strong>di</strong>scussi ottenuto con le<br />

sequenze <strong>di</strong> RNA 18S, ovvero la sud<strong>di</strong>visione dei protostomi nei due cla<strong>di</strong> dei Lophotrocozoa e<br />

degli Ec<strong>di</strong>sozoa.<br />

In collaborazione con l’Università <strong>di</strong> Urbino, ho iniziato l’analisi dei geni Hox nei gastrotrichi<br />

per determinare le relazione del phylum Gastrotricha con gli altri protostomi. Come primo<br />

approccio per il clonaggio dei geni omeotici ho utilizzato la tecnica della PCR. Per la scelta degli<br />

oligonucleoti<strong>di</strong> da utilizzare come primers, ho effettuato una ricerca in banca dati <strong>di</strong> sequenze <strong>di</strong><br />

geni omeotici <strong>di</strong> specie filogeneticamente vicine ai gastrotrichi. Dall’allineamento delle<br />

corrispondenti sequenze proteiche ho notato la presenza <strong>di</strong> motivi aminoaci<strong>di</strong>ci conservati che<br />

fiancheggiano l’omeodominio nella maggior parte dei geni omeotici noti, le cui sequenze sono<br />

rispettivamente ELEKEF e WFQNRRM. Ho quin<strong>di</strong> costruito dei primers degenerati sulla base <strong>di</strong><br />

questi motivi per le reazioni <strong>di</strong> PCR. Delle tante strategie effettuate, ho ottenuto una sequenza<br />

omeotica solo da DNA <strong>di</strong> Paraturbanella teissieri. Effettuando una ricerca in banca dati con la<br />

sequenza parziale determinata, ho ottenuto degli allineamenti con il “Ultrabithorax gene product”<br />

<strong>di</strong> Drosophila melanogaster. Questo gene regola il numero delle ali e delle zampe nell’in<strong>di</strong>viduo<br />

adulto, ed è stato caratterizzato finora solo in artropo<strong>di</strong> ed onicofori. Il rinvenimento <strong>di</strong> un gene<br />

Ubx in gastrotrichi è il primo riportato, e mi ha permesso <strong>di</strong> costruire un albero filogenetico in cui i<br />

gastrotrichi sono legati agli Ec<strong>di</strong>sozoa da una netta relazione <strong>di</strong> “sister-group”, in accordo con<br />

alcune recenti analisi filogenetiche basate su dati morfologici. Questi interessanti risultati sono<br />

oggetto <strong>di</strong> un manoscritto in preparazione.<br />

9 <strong>di</strong> 18


3a) Biomonitoraggio delle aree portuali <strong>di</strong> Piombino me<strong>di</strong>ante utilizzo <strong>di</strong> biomarker molecolari.<br />

Nell’ambito <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> monitoraggio ambientale in aree portuali, ho condotto un lavoro<br />

che si proponeva la messa a punto <strong>di</strong> metodologie basate sull’utilizzo dei sipunculi<strong>di</strong> come<br />

bioin<strong>di</strong>catori ambientali nuovi, da usare in sinergia o in alcuni casi in alternativa a classici<br />

organismi “sentinella”. Il tipo <strong>di</strong> alimentazione dei sipunculi<strong>di</strong> li rende particolarmente interessanti<br />

come organismi bioin<strong>di</strong>catori alternativi in quanto sono “deposit feeders” e non “filters feeders”<br />

come i mitili, quin<strong>di</strong> filtrano se<strong>di</strong>menti e non materiale particolato in sospensione e notoriamente i<br />

se<strong>di</strong>menti sabbiosi contengono un accumulo <strong>di</strong> contaminati. Inoltre, questi organismi adottano un<br />

sistema <strong>di</strong> filtrazione non selettivo per cui, non essendo in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernere particelle dannose<br />

da quelle utili per la sopravvivenza, inglobano anche <strong>di</strong>screte quantità <strong>di</strong> sostanze inorganiche tra<br />

cui metalli pesanti (Pb, Hg, Co, ecc.) peraltro dannosi per il loro metabolismo. In questo progetto<br />

ho focalizzato l’attenzione sull'indagine dell’espressione <strong>di</strong> una famiglia <strong>di</strong> “stress proteins”, le Hsp<br />

70, poiché indotte da un largo spettro <strong>di</strong> agenti e con<strong>di</strong>zioni stressanti tra cui anche i metalli<br />

pesanti. Le Hsp 70 sequestrano le proteine in uno stato non ripiegato (unfolded) impedendo la<br />

forma <strong>di</strong> aggregati, nocivi per la cellula, e permettendo il loro corretto ripiegamento fino al<br />

raggiungimento dello stato nativo. Le variazioni <strong>di</strong> questi ultimi a livello biochimico e/o fisiologico<br />

possono rappresentare uno strumento <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi precoce <strong>di</strong> perturbazioni e <strong>di</strong> contaminazioni<br />

ambientali.<br />

Campioni <strong>di</strong> sipunculi<strong>di</strong> sono stati prelevati nelle aree portuali <strong>di</strong> Piombino, <strong>di</strong> Portoferraio<br />

(Isola d’Elba), ed in corrispondenza del pontile “Solmine” presso Follonica (GR). Il porto <strong>di</strong><br />

Piombino è a<strong>di</strong>bito al carico e scarico merci (carbone e minerale ferroso) ed è soggetto allo scarico<br />

<strong>di</strong> acque reflue provenienti dallo stabilimento della Magona, invaso da depositi <strong>di</strong> carbone e<br />

minerali ferrosi, e dagli scarichi a mare delle acciaierie Lucchini. Il pontile della Solmine a<br />

Follonica è stato scelto per la presenza <strong>di</strong> scarichi industriali <strong>di</strong>versi da quelli <strong>di</strong> Piombino e per<br />

verificare se le popolazioni <strong>di</strong> Sipunculi<strong>di</strong> soggette ad altri tipi <strong>di</strong> stress ambientali siano<br />

geneticamente vicine a quelle degli altri siti. Il porto <strong>di</strong> Portoferraio è a<strong>di</strong>bito esclusivamente al<br />

transito dei traghetti che consentono i collegamenti con Piombino.<br />

In primo luogo ho verificato che nelle aree prese in considerazione fosse presente una popolazione<br />

omogenea <strong>di</strong> sipunculi<strong>di</strong>. Attraverso il sequenziamento del gene co<strong>di</strong>ficante la subunità ribosomale<br />

18S, ho potuto verificare che i campioni presi in esame appartenevano tutti alla specie<br />

Phascolosoma granulatum.<br />

Quin<strong>di</strong>, attraverso analisi <strong>di</strong> Western blot <strong>di</strong> estratti cellulari <strong>di</strong> sipunculi<strong>di</strong>, utilizzando<br />

anticorpi commerciali anti-Hsp 70 ho potuto verificare che in tutti i campioni è presente un livello<br />

base <strong>di</strong> Hsp70 rappresentato da una banda <strong>di</strong> peso molecolare <strong>di</strong> circa 70 kDa. Questo risultato era<br />

preve<strong>di</strong>bile considerando che l’Hsp 70 viene comunque espressa in forma basale in quanto<br />

essenziale per mantenere le proteine nello stato nativo anche in assenza <strong>di</strong> stress. Invece, nei<br />

campioni prelevati dalle aree portuali <strong>di</strong> Piombino, soggette a scarichi industriali, sono presenti<br />

bande supplementari <strong>di</strong> peso molecolare superiore (denominate Hsp 79) imputabili a isoforme <strong>di</strong><br />

Hsp 70 inducibili da specifici stress. Infatti, anche in altri sistemi isoforme <strong>di</strong> Hsp 70 inducibili<br />

hanno pesi molecolari maggiori. Questa seconda forma potrebbe essere attivata nella sua<br />

trascrizione e quin<strong>di</strong> traduzione soltanto in presenza <strong>di</strong> uno stress eccessivo e/o specifico, come<br />

quello presente nelle aree portuali <strong>di</strong> Piombino soggette a scarichi industriali. Quin<strong>di</strong>, I sipunculi<strong>di</strong><br />

possono essere utilizzati come organismi “sentinella” per ottenere informazioni della qualità<br />

dell’ambiente, in quanto la quantità <strong>di</strong> Hsp 70 espressa appare correlabile con le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

inquinamento nei siti <strong>di</strong> prelievo.<br />

10 <strong>di</strong> 18


3b) Biomonitoraggio del Lago <strong>di</strong> Garda: determinazione della specie <strong>di</strong> protozoo ciliato, e<br />

relativa alga simbionte, infestaste le acque nell’agosto 2004.<br />

Il monitoraggio della qualità delle acque superficiali rappresenta uno dei principali strumenti<br />

<strong>di</strong> conoscenza circa lo stato <strong>di</strong> salute della "risorsa acqua" e un momento <strong>di</strong> verifica degli effetti<br />

delle politiche ambientali attivate in questo settore.<br />

L’interesse per il biomonitoraggio del lago <strong>di</strong> Garda è nato in conseguenza ad un fenomeno <strong>di</strong><br />

fioritura anomalo che si è verificato nell’estate 2004 e terminato nel mese <strong>di</strong> ottobre, che ha<br />

colorato il lago <strong>di</strong> nero. Questi episo<strong>di</strong> hanno indotto l’APPA (Agenzia Provinciale per la Protezione<br />

dell’Ambiente) della provincia <strong>di</strong> Trento a de<strong>di</strong>care particolare attenzione alla raccolta qualitativa<br />

dei dati sulla composizione della comunità fitoplanctonica del Lago <strong>di</strong> Garda, ritenuta importante<br />

quale in<strong>di</strong>catrice <strong>di</strong> cambiamenti <strong>di</strong> stato dei corpi lacustri.<br />

Il mio contributo all’attività dell’APPA si è concretizzati nell’identificazione dell’organismo<br />

responsabile del fenomeno della “macchia nera” nel Lago <strong>di</strong> Garda. Analisi morfologiche in vivo e<br />

su cellule fissate hanno inequivocabilmente rivelato le caratteristiche <strong>di</strong>agnostiche <strong>di</strong> Stentor<br />

amethystinus: 1) <strong>di</strong>mensioni tra i 250 e i 400 µm; 2) citostoma e citofaringe a forma <strong>di</strong> “imbuto”;<br />

3) capacità <strong>di</strong> ancorarsi al substrato; 4) possesso <strong>di</strong> granuli <strong>di</strong> pigmento, che nel caso in oggetto<br />

conferiscono una colorazione marrone scuro o nera; 5) notevole capacità <strong>di</strong> contrazione; 6)<br />

presenza nel citoplasma <strong>di</strong> alghe ver<strong>di</strong> simbionti, probabilmente appartenenti al genere Chlorella;<br />

7) macronucleo <strong>di</strong> forma sferica. Le chiavi <strong>di</strong>cotomiche usate per l’identificazione sono quelle<br />

riportate nella guida <strong>di</strong> Foissner et al., (1999) “Identification and Ecology of Limnetic Plankton<br />

Ciliates” Bayerisches Landesamt für Wasserwirtschaft. In coesistenza con S. amethystinus sono<br />

stati anche osservati in<strong>di</strong>vidui identificati come appartenenti ad un’altra specie <strong>di</strong> Stentor, S.<br />

polymorphous (5-10% degli in<strong>di</strong>vidui totali).<br />

L’esame molecolare è stato condotto me<strong>di</strong>ante analisi genica della sequenza co<strong>di</strong>ficante la<br />

subunità 18S del ribosoma. Ho effettuato due strategie <strong>di</strong> PCR, ognuna con combinazioni <strong>di</strong> due<br />

primer rispettivamente specifici <strong>di</strong> Stentor e Chlorella, corrispondenti a regioni conservate del<br />

gene co<strong>di</strong>ficante il 18S rRNA, rilevate me<strong>di</strong>ante allineamento <strong>di</strong> tutte le sequenze <strong>di</strong> organismi del<br />

genere Stentor e Chlorella <strong>di</strong>sponibili in banca dati. La ricerca in banca dati delle sequenze<br />

ottenute ha evidenziato che la specie <strong>di</strong> Stentor del Lago <strong>di</strong> Garda non appartiene ad alcuna <strong>di</strong><br />

quelle la cui sequenza del 18S rRNA è stata analizzata e depositata in banche dati geniche, cioè S.<br />

coeruleus, S. polymorphous, e S. roeseli, confermando che si tratta <strong>di</strong> S. amethystinus. Quin<strong>di</strong>, la<br />

sequenza da me otteunuta è la prima caratterizzazione della sequenza genica del 18S rDNA <strong>di</strong><br />

Stentor amethystinus. Il grado <strong>di</strong> similarità della suddetta sequenza genica e la costruzione <strong>di</strong> un<br />

albero filogenetico evidenzia che Stentor amethystinus è strettamente correlato filogeneticamnete<br />

con S. coeruleus, S. polymorphous, e S. roeseli, anche se la linea evolutiva <strong>di</strong> Stentor amethystinus<br />

si è separata precocemente da quelle degli altri Stentor Lo S. amethystinus non era mai stato<br />

rilevato in precedenza nel Lago <strong>di</strong> Garda, e <strong>di</strong> conseguenza anche suoi fenomeni <strong>di</strong> fioritura, quin<strong>di</strong><br />

si ipotizza che questo protozoo sia stato introdotto <strong>di</strong> recente da attività antropiche.<br />

L’alga endosimbionte si identifica come una specie <strong>di</strong> Chlorella non ancora caratterizzata a<br />

livello molecolare ed in più ha la stessa percentuale <strong>di</strong> identità (99%) con quattro <strong>di</strong>verse alghe:<br />

Micractinium pusillum, Chlorella vulgaris, Chlorella sorokiniana, ed un’altra specie <strong>di</strong> Chlorella<br />

non identificata. L’albero filogenetico che deriva dall’analisi della sequenza ribosomale determinata<br />

pone la Chlorella endosimbionte in un clade poco <strong>di</strong>vergente da quello che include Micractinium<br />

pusillum, Chlorella vulgaris, e Chlorella sorokiniana. La Chlorella endosimbionte potrebbe essere<br />

11 <strong>di</strong> 18


esponsabile della veloce fioritura <strong>di</strong> Stentor. Infatti, è interessante far notare come Micractinium<br />

pusillum sia stato identificato come causa <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> fioritura <strong>di</strong> un lago in Arabia Sau<strong>di</strong>ta (Al-<br />

Homaidan & Arif, 1998, Journal of Arid Environments, 38: 15–25). Comunque, la simbiosi<br />

potrebbe non essere obbligatoria, e la Chlorella endosimbionte potrebbe essere anche presente a<br />

vita libera nella comunità fitoplanctonica del Lago <strong>di</strong> Garda.<br />

In relazione alla improvvisa e poco compresa fioritura <strong>di</strong> Stentor, questo fenomeno non si è<br />

più verificato negli anni successivi e lo S. amethystinus non è stato più ritrovato nella comunità<br />

fitoplanctonica del Lago <strong>di</strong> Garda, suggerendo che esso sia stato introdotto da attività antropiche e,<br />

dopo il fenomeno della fioritura, non abbia trovato le ottimali con<strong>di</strong>zioni ecologiche per la propria<br />

sopravvivenza.<br />

12 <strong>di</strong> 18


PUBBLICAZIONI:<br />

Le pubblicazioni in<strong>di</strong>cate dal numero seguito da una A corrispondono ad “abstract”.<br />

Linea <strong>di</strong> ricerca n°1<br />

1) Marziale F., <strong>Pucciarelli</strong> S., Ballarini P., Melki R, and Miceli C. “Microtubule nucleation in<br />

the cold: characterization of γ−tubulin from the Antarctic ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i”. Cell Motil.<br />

Cytoskel. Submitted<br />

2) Joachimiak E., <strong>Pucciarelli</strong> S., Ballarini P., Kaczanowska J., Miceli (2007) C. Cell-cycle<br />

dependent expression of γ-tubulin in the amicronuclear ciliate Tetrahymena pyriformis.<br />

Protist. 158(1):39-50<br />

3) <strong>Pucciarelli</strong> S., Parker S., Detrich H.W. and Melki R. (2006) Cytoplasmic chaperonin<br />

containing tcp-1 (CCT) from the Antarctic fish Notothenia coriiceps: functional and structural<br />

properties. Extremophiles. 10(6):537-49<br />

4) <strong>Pucciarelli</strong> S., Marziale F., Di Giuseppe G., Barchetta S., Miceli C.(2005) Ribosomal coldadaptation:<br />

characterization of the aci<strong>di</strong>c ribosomal P0 and P2 proteins from the Antarctic<br />

ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i. Gene. 360: 103-11<br />

5) <strong>Pucciarelli</strong> S., Marziale F., Ballarini P., Miceli C. (2005) Microtubule cold-stability in the<br />

Antarctic ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i. Polarnet Technical Report. Procee<strong>di</strong>ngs of the Fifth PNRA<br />

Meeting on Antarctic Biology 29-30 April 2004, Messina, pp 34-38<br />

6) [A] <strong>Pucciarelli</strong> S., Di Giuseppe G., Dini F., Luporini P., Miceli C. (2003) “Euplotes focar<strong>di</strong>i,<br />

an Antarctic psychrophilic ciliate of presumed Gondwanan origin?”. J. Euk. Microbiol. 50:133<br />

7) <strong>Pucciarelli</strong> S., Miceli C., Melki R. (2002) Heterologous expression and fol<strong>di</strong>ng analysis of the<br />

Antarctic ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i β-tubulin. Eur J Biochem. 269(24):6271-7.<br />

8) <strong>Pucciarelli</strong> S., Miceli C. (2002) Microtubule cold adaptation: characterization of α−tubulin<br />

from the Antarctic ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i. Extremophiles. 6(5):385-9.<br />

9) [A] <strong>Pucciarelli</strong> S., Ballarini P., Miceli C. (2002) Adaptive evolution of alpha- and betatubulins<br />

in the Antarctic ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i. J. Euk. Microbiol. 49:53<br />

10) [A] <strong>Pucciarelli</strong> S., Ballarini P., Melki R., and Miceli C. (2001) Heterologous expression and<br />

fol<strong>di</strong>ng analysis of the Antarctic ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i β-tubulin. J. Euk. Microbiol. 48:92<br />

11) Miceli C., <strong>Pucciarelli</strong> S., Ballarini P., Luporini P. (2000) Cold-stable microtubules of the<br />

Antarctic ciliate ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i. In Antarctic Ecosystem. (eds Davison W., Howard-<br />

Williams C., Broady P.) Christchurch: Canterbury University Press. 154-7<br />

12) <strong>Pucciarelli</strong> S. (1998) Caratterizzazione <strong>di</strong> microtubuli e tubuline del ciliato antartico<br />

Euplotes focar<strong>di</strong>i. Tesi <strong>di</strong> dottorato.<br />

13) <strong>Pucciarelli</strong> S., Ballarini P., Miceli C. (1997) Cold-adapted microtubules: characterization of<br />

tubulin posttranslational mo<strong>di</strong>fications in the Antarctic ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i. Cell Motil.<br />

Cytoskel. 38:329-40.<br />

14) [A] <strong>Pucciarelli</strong> S., Ballarini P., Miceli C. (1997) Characterization of α- and β-tubulin in the<br />

Antarctic ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i. J. Euk. Microbiol. 44:40<br />

15) <strong>Pucciarelli</strong> S., Ballarini P., Miceli C., Luporini P. (1996). Posttranslational tubulin<br />

mo<strong>di</strong>fications of the Antarctic ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i. Procee<strong>di</strong>ng of the third meeting on<br />

Antarctic Biology, Santa Margherita Ligure, pp 311-315.<br />

16) Miceli C., <strong>Pucciarelli</strong> S., Ballarini P., Valbonesi A., Luporini P. (1996) The β−tubulin gene<br />

family of the Antarctic ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i: determination of the complete sequence of<br />

13 <strong>di</strong> 18


β−T1 gene. In Battaglia B. and Walton J. (eds) "Antarctic Communities". London: Cambridge<br />

University Press, pp. 300-306.<br />

17) Miceli C., <strong>Pucciarelli</strong> S., Di Giuseppe G. (1995) Characterization of the β−tubulin gene family<br />

in the Antarctic ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i. Procee<strong>di</strong>ngs of the II European Congress of<br />

Protistology and VIII European Conference on Ciliate Biology, Clermond-Ferrand, pp 71-75.<br />

18) [A] <strong>Pucciarelli</strong> S., Miceli C. (1995) "Structural characterization and expression of the βtubulin<br />

gene family in the cold-poikilotherm ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i." J. Euk. Microb. 42:<br />

24A.<br />

Presentazioni a congressi:<br />

1- XXVI Congresso della Società Italiana <strong>di</strong> Protozoologia. Macerata 30 giugno e 1 luglio 2007<br />

Different tubulin fol<strong>di</strong>ng mechanisms in the Antarctic ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i Marziale F.,<br />

<strong>Pucciarelli</strong> S., Melki R. and Miceli C. (Comunicazione)<br />

2- XXVI Congresso della Società Italiana <strong>di</strong> Protozoologia. Macerata 30 giugno e 1 luglio 2007<br />

Nucleazione dei microtubuli al freddo: stu<strong>di</strong>o della funzione degli isotopi <strong>di</strong> gamma-tubulina<br />

del ciliato antartico Euplotes focar<strong>di</strong>i. <strong>Pucciarelli</strong> S., Marziale F., Ballarini P. e Miceli C.<br />

(Comunicazione)<br />

3- FASEB Summer Reserarch Conference, “Il Ciocco” Lucca (Italia), 3-8 Agosto 2005 Marziale F.,<br />

<strong>Pucciarelli</strong> S., Ballarini P., Miceli C. “The γ−tubulin of the Antarctic ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i”.<br />

(comunicazione)<br />

4- EMBO-FEBS WORKSHOP on Biology of Molecular Chaperones, 28 maggio-2 giugno 2005,<br />

Zakopane, Polonia, <strong>Pucciarelli</strong> S., Parker S., Detrich H.W. and Melki R. “Cytoplasmic<br />

chaperonin containing tcp-1 (CCT) from the Antarctic fish Notothenia coriiceps: functional and<br />

structural properties” (poster)<br />

5- SCAR international Biology Symposium, 25-29 Luglio 2005, Curitiba, Brasile. <strong>Pucciarelli</strong> S.,<br />

Parker S., Melki R. and Detrich H.W. “Cytoplasmic chaperonin containing tcp-1 (CCT) from the<br />

Antarctic fish Notothenia coriiceps: functional and structural properties” (comunicazione).<br />

6- 24° Congresso della Società Italiana <strong>di</strong> Protozoologia. Rapallo (GE), 1-2 Ottobre 2004.<br />

<strong>Pucciarelli</strong> S. and Miceli C.“Approach to statistical methods for detecting molecular coldadaptation”<br />

(Comunicazione)<br />

7- 4th European Congress of Protistology and 10th European Conference on Ciliate Biology. San<br />

Benedetto del Tronto (AP) August 31-September 5, 2003 <strong>Pucciarelli</strong> S., Marziale F., Ballarini<br />

P., Miceli C. “The γ−tubulin of the Antarctic ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i”. (poster)<br />

8- III Convegno Nazionale delle Scienze del Mare, CONISMA, Bari 27-29 Novembre 2002.<br />

<strong>Pucciarelli</strong> S., Ballarini P., Miceli C.”Meccanismi molecolari responsabili dell’adattamento<br />

dell’ α− e β−tubulina nel ciliato antartico Euplotes focar<strong>di</strong>i a con<strong>di</strong>zioni climatiche estreme”.<br />

(comunicazione)<br />

9- 23° Congresso della Società Italiana <strong>di</strong> Protozoologia. Porto Conte, Alghero (SS), 4-5 Ottobre<br />

2002. <strong>Pucciarelli</strong> S., Di Giuseppe G., Dini F., Luporini P., Miceli C.. “Euplotes focar<strong>di</strong>i, an<br />

Antarctic psychrophilic ciliate of presumed Gondwanan origin”. (comunicazione)<br />

10- 63° Congresso Nazionale Unione Zoologica Italiana, Rende (CS) 22-26 Settembre 2002.<br />

<strong>Pucciarelli</strong> S., Di Giuseppe G., Dini F., Luporini P., Miceli C.. “Euplotes focar<strong>di</strong>i, an Antarctic<br />

psychrophilic ciliate of presumed Gondwanan origin”. (poster)<br />

14 <strong>di</strong> 18


11- XXII Congresso della Società Italiana <strong>di</strong> Protozoologia (SIP) La Spezia, 20-21 Settembre 2001.<br />

<strong>Pucciarelli</strong> S., Ballarini P., Miceli C "Adaptive evolution of α− and β−tubulins of the Antarctic<br />

ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i." (Poster)<br />

12- XI International Congress of Protozoology (ICOP). Salisburgo, 15-19 Luglio 2001. <strong>Pucciarelli</strong><br />

S., Ballarini P., Miceli C "Adaptive evolution of α− and β−tubulins of the Antarctic ciliate<br />

Euplotes focar<strong>di</strong>i." (Poster)<br />

13- FASEB Summer Reserarch Conference, Vermont (USA), 28 Luglio-2 Agosto 2001. Miceli C., La<br />

Terza A., <strong>Pucciarelli</strong> S., Barchetta S. Molecular evolution: adaptation, <strong>di</strong>saptation and gene<br />

plasticity as response to thermal stress in Euplotes and Tetrahymena (Comunicazione)<br />

14- XXI Convegno della Società Italiana <strong>di</strong> Protozoologia (SIP). Casalmaggiore (CR) 9-10<br />

Novembre 2000. <strong>Pucciarelli</strong> S., Melki R, Miceli C. "Espressione eterologa e fol<strong>di</strong>ng<br />

dell'isotipo β−T1 <strong>di</strong> tubulina del ciliato antartico Euplotes focar<strong>di</strong>i” (comunicazione)<br />

15- ABCD-AGI-SIBBM-SIMGBM. Montesilvano Lido (PE) 1-4 ottobre 1998 <strong>Pucciarelli</strong> S.,<br />

Ballarini P., Miceli C. Caratterizzazione dei microtubuli del ciliato antartico Euplotes focar<strong>di</strong>i.<br />

(poster)<br />

16- 13th European Cytoskeleton Forum, Strasbourg, France, August 22-26 1998. <strong>Pucciarelli</strong> S.,<br />

Ballarini P., Miceli C. “Distribution of the β−tubulin isotypes in the cold-adapted microtubules<br />

of the Antarctic protozoa ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i.” (poster)<br />

17- 58° Congresso nazionale Unione Zoologia Italiana, Cattolica 24-28 Settembre 1997<br />

<strong>Pucciarelli</strong> S., Ballarini P., Miceli C. Mo<strong>di</strong>ficazioni strutturali e funzionali della tubulina nel<br />

protozoo ciliato antartico Euplotes focar<strong>di</strong>i. (poster)<br />

18- 10th European Cytoskeleton Forum, Stockholm Univer., Stockholm, Sweden, May 27-31 1995<br />

<strong>Pucciarelli</strong> S., Miceli C. Tubulin posttranslational mo<strong>di</strong>fication in the Antarctic ciliate<br />

Euplotes focar<strong>di</strong>i. (comunicazione)<br />

19- 9th European Cytoskeleton Forum, Dundee, Scotland, September 7-12 1994 <strong>Pucciarelli</strong> S.,<br />

Miceli C. Structural characterization and expression of the β−tubulin gene family in the coldpoikilotherm<br />

ciliate Euplotes focar<strong>di</strong>i. (poster)<br />

Linea <strong>di</strong> ricerca n°2<br />

1- Wirz A, <strong>Pucciarelli</strong> S, Miceli C, Tongiorgi P, Balsamo M. (1999). Novelty in phylogeny of<br />

gastrotricha: evidence from 18S rRNA gene. Mol Phylogenet Evol. 13:314-8.<br />

2- Wirz A., Fregni E., <strong>Pucciarelli</strong> S., Miceli C., Balsamo M. (1998) Pylum Gastrotricha: a new<br />

phylogenetic perspective from molecular analysis. Atti 1° Colloquio Nazionale <strong>di</strong> Sistematica<br />

Clasti<strong>di</strong>stica, Verona, Vol. 1: 63-65<br />

Presentazioni a Congressi<br />

1- 59° Congresso U.Z.I., San Benedetto del Tronto (Italy), 20-24 settembre, 60° Wirz A., Fregni<br />

E., <strong>Pucciarelli</strong> S., Miceli C., Balsamo M. (1998) Posizione della famiglia Xenotrichulidae<br />

nella filogenesi del phylum Gastrotricha. (Comunicazione)<br />

2- 58° Congresso nazionale Unione Zoologia Italiana, Cattolica 24-28 Settembre, pag. 59° Wirz<br />

A., <strong>Pucciarelli</strong> S., Miceli C., Tongiorgi P. (1997) Rapporti filogenetici del phylum<br />

Gastrotricha sulla base dell'analisi molecolare del gene 18S rRNA. (Comunicazione)<br />

3- 57° Congresso nazionale Unione Zoologia Italiana, San Benedetto del Tronto 22-26 Settembre,<br />

Wirz A., <strong>Pucciarelli</strong> S., Miceli C., Balsamo M, Tongiorgi P. (1996) Stu<strong>di</strong>o dei geni co<strong>di</strong>ficanti<br />

15 <strong>di</strong> 18


gli RNA ribosomali 18S e 16S ai fini <strong>di</strong> un’analisi tassonomica e filogenetica del phylum<br />

Gastrotricha. (Comunicazione)<br />

Linea <strong>di</strong> ricerca n°3:<br />

1- <strong>Pucciarelli</strong> S., Buonanno F., Defrancesco F., Miceli C. Biomonitoring of Garda lake: specie<br />

determination of a blooming Stentor during Summer 2004. Manoscritto in preparazione.<br />

2- Be<strong>di</strong>ni R., <strong>Pucciarelli</strong> S., Gatta R., Nannelli A., Miceli C. (2004). HSP70 gene expression in<br />

sipunculids: a new biomarker for monitoring marine deposits Chemistry and Ecology, Vol. 20<br />

(Supplement 1), pp. S345–S352).<br />

Presentazioni a Congressi<br />

1- III Convegno Nazionale delle Scienze del Mare, CONISMA, Bari 27-29 Novembre 2002. Be<strong>di</strong>ni<br />

R., Gatta R., <strong>Pucciarelli</strong> S., Miceli C. “I sipunculi<strong>di</strong> come nuovi bioin<strong>di</strong>catori nel monitoraggio<br />

<strong>di</strong> se<strong>di</strong>menti marini” (poster).<br />

2- Convegno “Stu<strong>di</strong>o preliminare sulla situazione ambientale <strong>di</strong> aree interessate da scarichi<br />

industriali della costa toscana”. Piombino (Li), 15 Novembre 2002. <strong>Pucciarelli</strong> S. “I<br />

sipunculi<strong>di</strong> come bioin<strong>di</strong>catori nel monitoraggio ambientale del porto <strong>di</strong> Piombino”<br />

(Comunicazione)<br />

PROGETTI DI RICERCA:<br />

La mia attività <strong>di</strong> ricerca è stata ed è inserita nei seguenti progetti:<br />

- progetto <strong>di</strong> ricerca MIUR <strong>di</strong> interesse nazionale (2007) in “Analisi comparativa delle sequenze<br />

genomiche, del fol<strong>di</strong>ng e dell'adattamento molecolare <strong>di</strong> membri della superfamiglia delle<br />

tubuline”. Coor<strong>di</strong>natore nazionale prof. C. Miceli.<br />

- ENEA: Programma Nazionale <strong>di</strong> ricerca in “Genomica e Proteomica del ciliato antartico Euplotes<br />

focar<strong>di</strong>i” (2004-2006), coor<strong>di</strong>nato dalla prof.ssa C. Miceli.<br />

- ENEA: Programma Nazionale <strong>di</strong> ricerca in Antartide, coor<strong>di</strong>nato dal prof Pierangelo Luporini, dal<br />

1995 a tutt’oggi;<br />

- progetto <strong>di</strong> ricerca MIUR <strong>di</strong> interesse nazionale (2000-2003 e 2002-2004) in "Evoluzione<br />

molecolare e marcatori <strong>di</strong> filogenesi e <strong>di</strong> adattamento". Coor<strong>di</strong>natore nazionale prof. C. Miceli.<br />

- progetto <strong>di</strong> ricerca finalizzato del CNR in Biotecnologie ambientali (unità operativa coor<strong>di</strong>nata<br />

dalla prof.ssa Miceli);<br />

- progetto Giovani Ricercatori Anno 2002, dal titolo: " Espressione eterologa della tubulina del<br />

ciliato antartico Euplotes focar<strong>di</strong>i nella linea cellulare umana HepG2 per conferire ai microtubuli<br />

endogeni resistenza a basse temperature”.<br />

- progetto Giovani Ricercatori Anno 2001, dal titolo: “Analisi <strong>di</strong> fol<strong>di</strong>ng e proprietà nucleative della<br />

β-tubulina del ciliato Euplotes”.<br />

REVIEWER PER LE SEGUENTI RIVISTE INTERNAZIONALI:<br />

Antarctic Science<br />

Polar Biology<br />

16 <strong>di</strong> 18


ATTIVITÀ DIDATTICA<br />

Carichi<br />

1- “Biologia dell’ambiente marino”, settore BIO/07, 5 CFU, corso <strong>di</strong> laurea in Biologia (sede <strong>di</strong><br />

San Benedetto)<br />

2- “Laboratori <strong>di</strong>dattici naturalistici”, settore BIO/07, 2 CFU , corso <strong>di</strong> Laurea in Scienze per la<br />

natura e per l’ambiente<br />

3-“Ecologia e Biologia Marina II”, settore BIO/07, 2 CFU, corso <strong>di</strong> laurea in “Biologia della<br />

nutrizione” (sede <strong>di</strong> San Benedetto)<br />

4-“Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>agnostici per la rilevazione ambientale <strong>di</strong> eucarioti”, settore BIO/07, 3 CFU, corso<br />

<strong>di</strong> laurea specialistica in “Scienze biomolecolari e biofunzionali”<br />

5-“Evoluzione e bio<strong>di</strong>versità”, settore BIO/07, 4 CFU , corso <strong>di</strong> laurea specialistica in<br />

“Bioinformatica”<br />

6-“Biomonitoraggio e bioin<strong>di</strong>catori”, settore BIO/07, 3 CFU, corso <strong>di</strong> laurea specialistica in<br />

“Chimica e Metodologie Chimiche Avanzate ”<br />

nell’anno accademico 2002/2003<br />

“Esperienze Didattiche <strong>di</strong> Biologia” presso la Scuola <strong>di</strong> Specializzazione all’Insegnamento<br />

Secondario<br />

lezioni integrative<br />

1-“Biologia Cellulare e Biotecnologie cellulari” nel corso <strong>di</strong> Laurea in Biotecnologie.<br />

2-“Biologia Cellulare” e <strong>di</strong> “Laboratorio <strong>di</strong> esperienze <strong>di</strong>dattiche in Biologia”.<br />

3-Laboratorio <strong>di</strong> “Didattica Ambientale” del corso <strong>di</strong> Laura in Scienze della Formazione<br />

primaria presso la Facoltà interuniversitaria <strong>di</strong> Scienze della formazione, Università degli stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> Macerata.<br />

Relatore <strong>di</strong> tesi <strong>di</strong> Laurea:<br />

1- “Clonaggio <strong>di</strong> un gene omeotico in Paraturbanella teissieri (Gastroticha) e sue implicazioni<br />

per le relazioni filogenetiche del phylum” Corso <strong>di</strong> Laura specialistica in Biologia Cellulare e<br />

Molecolare della Facoltà <strong>di</strong> Scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell’Università degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Urbino “Carlo Bo”, Laureando: Cerri M. Ottobre 2006<br />

2- “Caratterizzazione della γ−tubulina e adattamento a basse temperature del ciliato antartico<br />

Euplotes focar<strong>di</strong>i”, Corso <strong>di</strong> Laurea in Scienze Naturali, Università <strong>di</strong> Camerino. Laureanda:<br />

Marziale F. Luglio 2003<br />

3- “I Sipunculi<strong>di</strong> come bioin<strong>di</strong>catori nel monitoraggio ambientale del porto <strong>di</strong> Piombino e zone<br />

limitrofe”, Corso <strong>di</strong> Laurea in Scienze Naturali, laureando: Gatta R. Aprile 2002<br />

4- “Caratterizzazione della proteina acida ribosomale della famiglia P2 in Euplotes”, Corso <strong>di</strong><br />

Laurea in Scienze Biologiche, laureanda Trovellesi M. Aprile 2002<br />

5- “Espressione in batteri e analisi in vitro del “fol<strong>di</strong>ng” della β−tubulina del ciliato antartico<br />

Euplotes focar<strong>di</strong>i”, Corso <strong>di</strong> Laurea in Scienze Biologiche, laureanda: Melonaro B. Aprile 2002<br />

6- “Caratterizzazione dei geni per la β-tubulina nel ceppo <strong>di</strong> Euplotes MR13 e relazione<br />

filogenetica con ceppi antartici <strong>di</strong> Euplotes focar<strong>di</strong>i”, Corso <strong>di</strong> laurea in Scienze Naturali,<br />

laureanda: Zaccari S. Aprile 2001<br />

17 <strong>di</strong> 18


7- “La Chaperonine Cytoplasmique (CCT) du poisson antarctique Notothenia coriiceps :<br />

détermination des propriétés structurelles et fonctionnelles”. Laboratoire d’Enzymologie et<br />

Biochimie Structurales, CNRS, Gif-Sur-Yvette, Francia. Laureando. Allard A. 2000.<br />

8- “Adattamento alle basse temperature <strong>di</strong> cilati antartici: caratterizzazione dell’α-tubulina in<br />

Euplotes focar<strong>di</strong>i”. Corso <strong>di</strong> laurea in Scienze Naturali, laureanda: Campanelli L. Aprile 1998<br />

CONOSCENZE TECNICHE<br />

Biologia molecolare purificazione <strong>di</strong> DNA e RNA. Clonaggio e sequenziamento <strong>di</strong> DNA. Sintesi<br />

<strong>di</strong> cDNA. PCR e Real Time-PCR. Southern e Northern blot. Espressione<br />

eterologa <strong>di</strong> proteine in batteri. Tecniche <strong>di</strong> trasformazione e transfezione.<br />

Biochimica Tecniche cromatografiche per la purificazione <strong>di</strong> proteine (scambio ionico,<br />

affinità, esclusione molecolare, ecc.). HPLC. SDS-PAGE e PAGE in<br />

con<strong>di</strong>zioni native. IEF e elettroforesi bi<strong>di</strong>mensionale. Western Blot.<br />

Ultracentrifugazione analitica.<br />

Analisi ecologiche Programmi per analisi statistiche <strong>di</strong> modelli ecologici: STATA e R<br />

Colture cellulari. Generazione e mantenimento.<br />

CONOSCENZE INFORMATICHE E BIOINFORMATICHE<br />

Microsoft Office (Word, Excel, Powerpoint); Photoshop; programmi per l’analisi <strong>di</strong> sequenze <strong>di</strong><br />

DNA e proteine (BLAST, DNASTAR, CLUSTAL), analisi filogenetiche (PAML) e costruzione <strong>di</strong><br />

alberi filogenetici (TREECON).<br />

LINGUE<br />

Inglese Buon livello <strong>di</strong> comprensione ed espressione orale e scritta (livello PET-with merit).<br />

Francese Ottimo livello <strong>di</strong> comprensione ed espressione orale e scritta<br />

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