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N° 32 Anno 7 Estate 2001 Lire 3000 € 1,55 - Anonima Gidierre

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ce di perforare fino a circa 250 metri le tenaci corazze dei<br />

cavalieri, era praticamente un ritrovato micidiale tanto da<br />

essere causa di anatemi da parte di diversi papi.<br />

In questo periodo erano anche disponibili compagnie di<br />

ventura, che al soldo di questo o quel signore e al comando<br />

di condottieri famosi, erano pronti a menar le mani per la<br />

conquista si castelli e di signorie. In queste compagnie militava<br />

gente di tutte le nazioni e di tutte le risme: montanari,<br />

gente che non aveva nulla da perdere, assassini e briganti.<br />

L’armatura medioevale era costituita dalla cotta d’arme fatta<br />

di pelle o di stoffa rude, coperta da piccole scaglie o da<br />

cerchietti metallici infilati in un cordoncino e poi cuciti fila<br />

per fila; aveva maniche ampie e si biforcava in basso, pendendo<br />

fin sotto il ginocchio; era foderata ed imbottita e portava,<br />

attaccato dietro, una specie di cappuccio che si chiamava<br />

camaglio. Sul camaglio si metteva, durante il combattimento,<br />

un elmo conico, di ferro o di rame che aveva sul<br />

davanti una lamina mediana scendente a coprire il naso, ed<br />

un’altra più larga posteriore a coprire la nuca.<br />

Lo scudo era generalmente a mandorla e la lancia era lunga<br />

almeno tre metri, generalmente ornata di una fiamma colorata;<br />

la spada, portata a sinistra, lunga oltre il lembo della<br />

cotta. Oltre la classica spada lunga barbarica e la spada corta<br />

di derivazione romana, un guerriero a cavallo doveva saper<br />

maneggiare armi dirompenti come l’ascia e la mazza ferrata<br />

per fare il vuoto intorno a sé; altre varianti erano l’ascia bipenne<br />

di tipo germanico oppure il flagello, un bastone dotato<br />

di catene con palle chiodate. Ma l’arma che simboleggia<br />

per eccellenza un cavaliere è la lancia. Questa, agli albori,<br />

era portata con il braccio teso in fuori così da colpire secondo<br />

una traiettoria leggermente obliqua, dall’alto verso il<br />

basso, ma era usata più nelle giostre che non in battaglia<br />

dove non era molto efficace; in seguito, le lance divennero<br />

molto pesanti , da stringersi sotto l’ascella e da reggere sullo<br />

scudo nel galoppo così da diventare un tutt’uno con chi se<br />

ne serviva.<br />

Altro tipo di armatura era la brunia, ottenuta guarnendo di<br />

ferro uno strato di cuoio, che aveva il vantaggio di aderire al<br />

corpo senza intralciarne i movimenti.<br />

Dopo la seconda Crociata, fecero la prima comparsa le maglie<br />

di ferro, con cui si confeziono la camicia di maglia: era<br />

lunga sino a mezza gamba, aperta davanti e dietro per consentire<br />

di poter cavalcare e venne chiamata usbergo. Sotto<br />

l’usbergo si portava una gonnella di stoffa di varia lunghezza.<br />

In seguito anche il camaglio, i guanti, le calze e le scarpe<br />

furono fatti di metallo.<br />

Col passare del tempo, l’elmo finì colo coprire tutta la testa,<br />

chiuso che posava sulla base del collo in maniera da restar<br />

fermo sulle spalle lasciando la possibilità di muovere la testa<br />

dentro; solitamente era forato per la respirazione e per<br />

l’udito, e portava due aperture orizzontali per la vista. Dorato,<br />

decorato da ceselli e da pietre preziose, arricchito di cimieri<br />

fantastici, di corone e di nastri, era il simbolo della<br />

cavalleria e della nobiltà.<br />

La cotta finì col diventare una specie di casacca da mettere<br />

sull’armatura di maglia, colorata in maniera vistosa e guarnita<br />

di ricami e motti; anche il cavallo era tutto coperto con<br />

una ricca gualdrappa vistosa. Lo scudo si rimpiccolì per ren-<br />

derlo più maneggevole, sempre però terminante a punta<br />

per poterlo conficcare per terra all’occorrenza.<br />

Verso il Duecento l’armatura si perfezionò: vennero poste<br />

le alette, piastre di ferro fermate sotto le ascelle, a difendere<br />

dal colpo che scivolava sull’elmo, i gamberuoli a difesa<br />

degli stinchi, i ginocchieri di piastra, i cosciali fatti di una<br />

lamina convessa, la cubitiera a difesa delle braccia e le manopole,<br />

guanti di ferro col dorso della mano difeso da lamine<br />

articolare e tutte le dita coperte da scaglie. L’elmo veniva<br />

indossato solo per il combattimento mentre in marcia era<br />

portato attaccato all’arcione.<br />

Quando i fanti tornarono a unirsi ai cavalieri, ebbero anch’essi<br />

la loro armatura: cappelli di ferro a tesa larga col camaglio<br />

di maglia, corazzina, ginocchielli metallici e un ampio<br />

scudo, il pavese, ricoperto di pelle e dipinto.<br />

Il Medioevo non conobbe però alcun tipo di divisa militare<br />

che iniziarono a comparire sui campi di battaglia solo sulla<br />

fine del Seicento.<br />

IUSTIZIA E MALCOSTUME<br />

Dalle articolate procedure giudiziarie romane, il<br />

G processo medioevale si modifica per influenza di<br />

elementi ecclesiastici e barbarici. Il sistema accusatorio cede<br />

gradualmente il posto a quello inquisitorio e segreto; e<br />

intanto, nel torbido periodo feudale, si va diffondendo il<br />

costume di farsi giustizia da sé. Fra i mezzi di prova prendono<br />

piede il giuramento di purgazione, prestato non solo dall’interessato,<br />

ma anche da un numero vario di parenti, e il<br />

giudizio di Dio con duelli, prove del fuoco o del ferro rovente.<br />

Nel sistema inquisitorio, l’accusa è presentata per scritto al<br />

notaio del Comune che la trascrive in un particolare libro:<br />

se la denuncia fosse risultata infondata, l’accusatore rischiava<br />

pene severe. In seguito però si accetteranno anche denuncie<br />

anonime per sopperire alla deficienza del servizio di<br />

polizia.<br />

Occorre ricordare che in quei tempi, la prigione non rappresentava<br />

mai una pena a sé, ma veniva inferta ai rei o ai presunti<br />

tali in attesa che il processo fosse celebrato. Il processo,<br />

seguendo il sistema inquisitorio, era diretto principalmente<br />

ad ottenere la confessione del colpevole, ragion per<br />

cui quasi sempre si ricorreva alla tortura. Il giudice ricorreva<br />

a tutti gli espedienti per cercare di sorprendere ogni piccola<br />

esitazione nell’inquisito e per tentare di farlo cadere in contraddizione.<br />

Nel caso di fragranza, si ricorreva ad un procedimento per<br />

direttissima in cui il giudice era esonerato dall’osservanza<br />

delle solennità ordinarie. Velocissimo e senza diritto di appello,<br />

era il procedimento in caso di delitti atroci oppure<br />

commessi in periodi particolari, quali sommosse o guerre.<br />

Inutile dire che molte volte non era presente un funzionario<br />

che facesse la parte dell’avvocato della difesa, ma stava<br />

all’accusato difendersi da solo.<br />

La tortura prese sempre più piede nel Medioevo, sancita da<br />

molti statuti e legislazioni e fu applicata largamente nella<br />

pratica. Vi erano tuttavia delle regole generali per l’esecuzione<br />

che prevedevano dei gradi per i tormenti: la tortura di<br />

primo grado era la più lieve, inflitta ai minori ed ad alcune<br />

persone di riguardo (nobili e dottori); la tortura di secondo<br />

grado era inflitta alle persone di condizione povera e ai delinquenti<br />

normali; la tortura “acre” era riservata agli imputa-

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