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N° 32 Anno 7 Estate 2001 Lire 3000 € 1,55 - Anonima Gidierre

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4<br />

La scala dei ricordi<br />

di Gordiano Lupi<br />

2’ classificato trofeo rill<br />

U na vecchia storia mi viene alla mente quasi ogni<br />

notte.<br />

Forse perché sono vecchio e non mi è rimasto mol-<br />

Si congedò da me dandomi la buona notte ed ebbi appena<br />

il tempo di vederla imboccare la scala centrale che<br />

portava al piano superiore. Intravidi i suoi capelli bianto<br />

da vivere. Forse perché sono solo in questa casa sul chi e la vestaglia sparire rapidamente, poi la luce si<br />

mare.<br />

spense ed io entrai nella camera.<br />

E può sembrare una favola questo ricordo.<br />

Come mi aspettavo anche qui l’arredamento era molto<br />

Può sembrare un sogno di un vecchio pazzo.<br />

essenziale e tutto sapeva di antico. Il letto con una co-<br />

Ma non lo è. Vi giuro che non lo è.<br />

perta marrone, i comò laterali provvisti di gambe sottili,<br />

E’ una storia di tanto tempo fa, quando poco più che una specchiera sopra una cassapanca in legno, due tap-<br />

trentenne mi ero trovato a fare il rappresentante di propetini polverosi con disegni finto stile orientale… Tutto<br />

dotti industriali. Guadagnavo bene, ma i miei viaggi per faceva respirare un’aria antica, come se per la padrona il<br />

la penisola mi tenevano fuori di casa anche per settima- tempo si fosse fermato a quarant’anni prima.<br />

ne. Forse per questo non avevo mai pensato a farmi una Mi addormentai con questo pensiero e mi tuffai in un<br />

famiglia e conducevo un’esistenza priva di obblighi e di sogno popolato da splendide ragazze che danzavano<br />

ritorni. Il viaggio e la scoperta erano i miei motivi di ritmi latini su di una spiaggia tropicale. Fu bello sinché<br />

vita e il lavoro soltanto una scusa per fare ciò che vole- durò. Nel bel mezzo della notte una musica che veniva<br />

vo.<br />

dal piano superiore mi svegliò. Era una canzone d’altri<br />

Non avevo da rendere conto a nessuno e il denaro non tempi, un tango argentino. Caminito, mi pare di ricor-<br />

mi mancava.<br />

dare, ma non potrei giurarci. Ed era una voce di ragazza<br />

E poi ero un ragazzo interessante dalla pelle abbronzata che la cantava. Mi alzai e uscii dalla camera rapidamen-<br />

e gli occhi verdi, che sapeva di piacere alle donne e se te.<br />

una sera la trascorrevo da solo era perché lo volevo. Ma Sulla destra c’era la scala che aveva percorso la vecchia.<br />

non è la storia delle mie avventure che mi torna alla Alzai lo sguardo e al piano superiore vidi la ragazza che<br />

memoria. Quelle sono state solo cose passeggere e non cantava. Era giovane e bella, aveva capelli nerissimi e<br />

hanno lasciato traccia nella mia vita.<br />

carnagione scura. Indossava un vestito da sera elegante,<br />

Il mio incubo ricorrente è il ricordo d’un viaggio in Ca- ma fuori moda. La gonna era ampia e sostenuta da steclabria<br />

e una notte di pioggia per strade strette e tortuoche, come quelle che si usavano nei balli della buona<br />

se, tra scogliere affacciate sul mare e onde che salgono società negli anni cinquanta.<br />

per parapetti malfermi.<br />

“Sarà la nipote… -mi dissi ancora assonnato- certo che<br />

Mi trovavo a passare per Paola e cercavo un albergo, strano mettersi a cantare a quest’ora della notte e poi<br />

mentre il vento accompagnava furioso la corsa dell’auto così conciata…”<br />

e la pioggia batteva violenta sul parabrezza. Non vede- La chiamai. Provai a chiederle chi fosse. Lei non rivo<br />

niente, o quasi.<br />

spondeva, ma sorrideva. Ed era bella quando lo faceva.<br />

Cercavo soltanto un posto dove passare quanto prima la Non ho mai resistito in vita mia al sorriso di una donna<br />

notte.<br />

e non lo feci neppure quella volta. Salii rapidamente le<br />

Ad un tratto vidi un cartello fuori da una casa con la scale, ansioso di parlare con lei e di conoscerla.<br />

scritta “Affittacamere” e mi fermai. Non era certo un Quando arrivai al piano superiore mi sentivo stanco,<br />

gran posto.<br />

affaticato.<br />

La facciata cadente avrebbe avuto bisogno d’una buona Eppure avevo solo fatto una rampa di scale. La ragazza<br />

mano di intonaco e un terrazzino pericolante si affaccia- era davanti a me. Provai ad accarezzarle i capelli. Sorriva<br />

sul mare.<br />

se, di nuovo.<br />

La casa si trovava quasi a picco su di una scogliera e il Poi mi indicò lo specchio che era proprio al nostro lato.<br />

salmastro se la stava divorando lentamente, corroden- Mi voltai seguendo il suo dito proteso e avvolto in biandone<br />

le strutture e attenuandone il colore. Pensai dichissimi guanti da sera.<br />

strattamente che i padroni avrebbero anche potuto si- Lo specchio. Mai uno specchio mi aveva fatto inorridire<br />

stemarla, perché dopo tutto la vista si apriva davanti a tanto.<br />

uno scenario magnifico. Suonai alla porta e mi venne ad Ed ero io quello nello specchio. Un me stesso invec-<br />

aprire un’anziana signora che indossava una vestaglia su chiato di quarant’anni. Come sono adesso, maledizione.<br />

di una camicia da notte. La vecchia mi accolse premu- Ecco perché ricordo ogni notte quella scena e non sono<br />

rosa e mi condusse in un salone centrale arredato con capace di scacciarla dalla mia mente. Cominciai a bal-<br />

un divano verde, due poltroncine laterali dello stesso bettare e a sudare freddo. Volevo fuggire, scendere<br />

colore e un tavolino da fumo. Alle pareti quadri raffigu- quella scala e scappare via lontano. Ero terrorizzato e<br />

ranti una natura morta e paesaggi marini. L’arredamen- immobile sulle gambe. Stanco, distrutto.<br />

to era in stile anni cinquanta, molto trascurato.<br />

Lei sorrise di nuovo.<br />

Erano anni che nessuno metteva mano ad un restauro e “Vieni -mi disse- questa storia non ti appartiene. Tu<br />

ad un ammodernamento della casa, sia negli esterni che puoi uscirne quando vuoi”. Mi prese per mano e mi<br />

negli interni.<br />

aiutò a scendere la scala.<br />

Mi registrò in un librone che a me parve grande e pol- Passo dopo passo sentivo le forze che rientravano nel<br />

veroso, poi mi condusse alla camera che mi aveva asse- mio corpo. Stavo meglio e non avevo più le gambe pegnato.santi.<br />

La paura mi stava abbandonando e nuovo vigore<br />

C’era molta scelta senza dubbio, perché ero il solo affluiva nel sangue.<br />

cliente di quel singolare albergo sul mare. Ma lei mi Lei stringeva la mia mano, rassicurante.<br />

portò ad una stanza precisa, al piano terreno, come se Alla fine della scala ebbi l’impulso di abbracciarla. La<br />

fosse stata l’unica libera.<br />

strinsi forte a me e le chiesi cosa fosse accaduto. Ero

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