È ancora 29 giugno! - Contrada della Chiocciola
È ancora 29 giugno! - Contrada della Chiocciola
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Il Giornale di San Marco Anno XXXVI<br />
<strong>È</strong> <strong>ancora</strong><br />
<strong>29</strong> <strong>giugno</strong>!<br />
L’appuntamento è di quelli a cui non puoi mancare, con il groppo<br />
alla gola per vasta commozione e identitario orgoglio.<br />
Siamo <strong>ancora</strong> una volta chiamati a ritrovarci insieme, a vivere<br />
momenti di allegria, a guardarci dritti negli occhi per un mutuo<br />
scambio di pensieri talmente intensi da essere dolorosi, ad<br />
abbracciarci per vicendevolmente rassicurarci sui nostri sogni. E a<br />
confermare che il nostro rione, con le sue strade e le sue case,<br />
assume sempre di più la dimensione psicologica ed il fascino irresistibile<br />
di luogo <strong>della</strong> memoria e dei sentimenti: faro di orientamento<br />
e punto di attracco per tutti i contradaioli, ovunque abitino<br />
e dovunque si trovino.<br />
<strong>È</strong> tanta l’acqua passata sotto i ponti; il sapore è quello <strong>della</strong> sfida<br />
del tempo che corre. E mi accorgo che mi attrae sempre di più<br />
un’idea intimistica <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>. Il mio universo contradaiolo è<br />
fatto di mille ricordi e mille, belli nella maggior parte, talvolta dolcissimi;<br />
di volti familiari e commoventi; di benigni fantasmi che si<br />
ostinano a proteggerti ed a incoraggiarti. A loro volta i ricordi aiutano<br />
a coltivare le speranze e, perché no, a realizzarle.<br />
E la speranza ha soprattutto il volto sorridente dei piccoli chiocciolini,<br />
con il loro entusiasmo che si appresta a spiccare il volo<br />
verso il domani. A questi piccoli contradaioli è nostro compito<br />
consegnare il testimone infondendo loro, con la formula del<br />
Battesimo alla Fontanina, “la fede dei nostri avi e il dovere di tramandarla<br />
alle generazioni future”.<br />
Identità, quindi, e continuità: tutto ciò è la Festa Titolare. Sempre<br />
quel giorno e quel mese: <strong>29</strong> <strong>giugno</strong>! L’anno non importa… per<br />
questo è fuori dal tempo.<br />
W La <strong>Chiocciola</strong><br />
Il Priore<br />
Siena <strong>29</strong> <strong>giugno</strong> 2010 - Autoriz. Trib. di Siena n. 455 del 22/5/1985 - Direttore responsabile: Ester Vanni<br />
Direttore editoriale: Sonia Corsi - Sped. in abb. post. – Comma 20/c - art.2 - Legge 23/12/1996 n°662 - Filiale di Siena<br />
segue a pagina 2<br />
2/2010
La malata immaginaria<br />
C’è una<br />
novità… che nuova non è.<br />
All’improvviso ci poniamo interrogativi sullo<br />
stato di salute delle nostre Contrade; ci si<br />
chiede cosa si possa fare, tutti insieme, per superare un<br />
contingente momento di difficoltà nella vita relazionale<br />
all’interno delle stesse e fra le medesime.<br />
Per la verità, nel secolo scorso, alla fine degli<br />
anni settanta, diversi “amici del Palio” – ricordo<br />
fra gli altri Giulio Pepi, Giancarlo Galardi,<br />
Andrea Muzzi, il Conti, il Peccianti, Senio Sensi<br />
- ma all’Excelsior eravamo davvero in tanti e di<br />
tutte le contrade e di tutte le età - avevano<br />
aperto il dibattito sulla <strong>Contrada</strong>, alla luce del<br />
rapido mutare del costume sociale, del lento<br />
ma inesorabile spopolamento dei rioni, a favore<br />
delle non sempre vicine periferie, prendendo a<br />
pretesto, per attirare anche l’attenzione dei<br />
media, all’epoca un po’ svagati in materia, una<br />
ipotetica revisione dei confini dettati dal bando<br />
di Violante Beatrice di Baviera del 17<strong>29</strong>, messo<br />
a stampa nel 1730.<br />
A distanza di oltre 40 anni si riprendono alcuni<br />
di quei temi, rivisitandoli.<br />
Si evita con la massima cura, però, di riproporre<br />
la querelle sui confini, anche se i guasti <strong>della</strong><br />
crescita, tutta o quasi, a nord <strong>della</strong> città sono<br />
noti a tutti.<br />
Se non ho capito male, perché le voci sono<br />
state tante, non sempre trasparenti e qualche<br />
volta discordanti – ma questo è il bello <strong>della</strong><br />
discussione, mi si dirà – si è cercato di sviluppare<br />
il dibattito, incentrato sul modo di “fare” e<br />
“stare” in <strong>Contrada</strong>, con un occhio di riguardo<br />
a quella che <strong>della</strong> contrada stessa è sempre di<br />
più la “longa manus” e cioè la Società, che in<br />
tempo di guerra, e soprattutto di pace, prende<br />
iniziative assolutamente vitali per far sì che nel<br />
rione tornino, e non solo negli appuntamenti<br />
rituali, molti di quei contradaioli, oramai sparpagliati<br />
nel sempre più vasto territorio fuori<br />
dalla città murata.<br />
Ben venga il dibattito. Mai avere paura delle<br />
idee. Personalmente sono sempre stato favorevole<br />
a parlare di Contrade e di Palio, in ogni<br />
momento dell’anno, anche quando qualche<br />
inguaribile nostalgico romantico raccomandava<br />
di non sollevare mai il velo sulla magia e i<br />
segreti <strong>della</strong> Festa e i suoi attori e sulla sacralità<br />
<strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>.<br />
Sono sempre stato convinto che le fortune <strong>della</strong><br />
Festa e delle Contrade poggiano sulla mirabile<br />
capacità delle stesse di sapersi mo<strong>della</strong>re sui<br />
2 affogasanti<br />
mutamenti epocali <strong>della</strong> società. Qualche volta<br />
adattandosi agli stessi, più spesso plasmandoli<br />
sulle proprie esigenze, autodisciplinandosi,<br />
senza perdere mai, però, il sapore <strong>della</strong> tradizione,<br />
il patrimonio delle memorie, le robuste radici<br />
che ci fanno sentire anche nell’era di “facebook”<br />
i figli del medioevo e i cultori del sogno<br />
gotico.<br />
Chiusa la premessa, che mi pareva d’obbligo,<br />
vengo al sodo.<br />
Sono fermamente convinto che le Contrade<br />
vivano,nell’attualità, momenti di autentico<br />
benessere, e che siano nel loro massimo splendore.<br />
Musei bellissimi e Società accoglienti, eleganti<br />
e in qualche caso avveniristiche. Tante le iniziative<br />
che spaziano dall’ambito sociale, al volontariato,<br />
allo sportivo, al tradizionale, al culturale…<br />
Certo lo spirito contradaiolo è cambiato,<br />
ma sarebbe anacronistico e soprattutto ingiusto<br />
paragonare la cifra contradaiola del 2010<br />
con quella del secondo dopo guerra o dei favolosi<br />
anni sessanta…ma anche dei più seri e<br />
problematici settanta e ottanta.<br />
La società ha subito, in questo arco temporale,mutamenti<br />
radicali. Più dell’essere vale l’apparire;<br />
conta soprattutto l’immagine, la folgorazione<br />
<strong>della</strong> notizia, la speditezza dei media, con<br />
i mezzi di informazione – televisione in testa –<br />
che ci proiettano su piani reali e/o virtuali, stando<br />
comodamente seduti sulle nostre poltrone,<br />
dinanzi a schermi sempre più piatti e grandi.<br />
La nostra esistenza si dipana fra il satellitare di<br />
sky, internet, il computer, le offerte del digitale<br />
terrestre e le cento “provocazioni” dei nostri<br />
sempre più sofisticati cellulari, ipod, ipad etc…<br />
Siamo sottoposti a sollecitazioni di ogni genere,<br />
che hanno messo in crisi più di una Istituzione,<br />
relegando spesso la Tradizione a semplice rievocazione,<br />
spesso svuotata dai significati reali.<br />
Sarò anche controcorrente, ma per me la<br />
<strong>Contrada</strong>, con quello che resta del rione, vivono,<br />
e non sopravvivono: perché la <strong>Contrada</strong> è fondamentalmente<br />
sana e perché ha trovato in se<br />
stessa la forza per andare avanti senza subire<br />
guasti irrimediabili resistendo a scosse micidiali.<br />
Dico questo perché non vorrei che il dibattito,<br />
appena iniziato, si sviluppasse poi intorno al<br />
capezzale di una – per me - “malata immaginaria”.<br />
D’accordo. Stoppiamo l’abuso dei superalcolici<br />
– ..magari facendo chiudere al “tocco” anche<br />
tanti pub ed esercizi commerciali – . Rivediamo i<br />
tempi a volte sfilacciati delle nostre feste, rassegne<br />
culinarie e quant’altro, riportandoli alla giusta<br />
dimensione. Ridiscutiamo sull’uso del territorio.<br />
Certe chiusure di strade, piazze e porte<br />
debbono essere legate, naturalmente, alla presenza<br />
del barbero nella stalla e limitate ai giorni<br />
<strong>della</strong> Festa Titolare e a quelli destinati alla celebrazione<br />
<strong>della</strong> Vittoria riportata sul Campo. Il<br />
troppo stroppia.<br />
Meglio la misura, ovviamente, dell’esagerazione,<br />
e comunque nel rispetto di tutti e con la<br />
necessaria dose di buona educazione. Ma se<br />
per una notte in più si canta e si balla, non<br />
credo che i fortunati abitanti del rione (..mi verrebbe<br />
da dire i “superstiti”..) debbano rammaricarsene.<br />
La lamentela mi suona tanto come quella di un<br />
illustre professore che dopo aver avuto la fortuna<br />
– e i denari! – per acquistare un appartamento<br />
con le finestre che si affacciavano sul<br />
Campo, si scandalizzava dei suoni e del brusio<br />
che riempiono serenamente le notti d’estate<br />
nella conchiglia più bella del mondo. Insomma<br />
ci vuole misura, sì, ma da tutte le parti.<br />
Io abito vicino a viale Bracci, fra Scacciapensieri<br />
e San Miniato… una zona residenziale di una<br />
qualche pretesa. Di notte e di giorno passano<br />
le ambulanze con le sirene spiegate. Mi ci sono<br />
abituato, ma sarei più contento, lo giuro, di<br />
sentire i cori, anche sgangherati, di contrada e<br />
qualche rullo di tamburo.<br />
Quando poi si vuole accostare la <strong>Contrada</strong> al<br />
problema <strong>della</strong> sicurezza (ma Siena continua<br />
ad essere una delle città più sicure d’Italia! ) o<br />
si fanno comitati per trovare sbocchi, per esempio,<br />
alla questione <strong>della</strong> presenza e del ruolo<br />
<strong>della</strong> donna, si scantona dal compito che le<br />
Contrade hanno sempre avuto.<br />
Sono sicuro che la <strong>Contrada</strong> ha le capacità per<br />
guardarsi dentro e per aggiustare l’aggiustabile,<br />
ma trovo curioso che venga tirata in ballo<br />
per occuparsi, in prima persona, di disagi che<br />
altri, leggi le Istituzioni, sono chiamate – loro sì<br />
– a risolvere, senza passare ad altri la patata<br />
bollente. La <strong>Contrada</strong>, come sempre, potrà collaborare<br />
senza per questo sentirsi imputata dei<br />
mali di una società che corre forse troppo in<br />
fretta, non si sa verso dove. Roberto Morrocchi
Quale presente<br />
Tutti noi ci interroghiamo su quale sarà il futuro<br />
delle contrade, dei rioni, dei popoli delle contrade,<br />
tutti noi vediamo la distanza che abbiamo percorso<br />
da quelle contrade che abbiamo conosciuto nel<br />
corso <strong>della</strong> nostra vita, tutti noi ritorniamo indietro a<br />
ricordi che sono sempre lieti come se tutto in passato<br />
fosse rose e fiori e lo facciamo per sottolineare un pessimismo<br />
neppure troppo latente nei confronti dei giorni<br />
che ci aspettano.<br />
Quello di cui parliamo più raramente è il presente ed io<br />
credo che per capire cosa ci riservi il futuro sia necessario<br />
capire i giorni che stiamo vivendo adesso, affrontandoli<br />
senza pudori o reticenze, rendendosi bene conto<br />
delle dinamiche che le contrade mostrano assorbendo e<br />
immergendosi nel quotidiano; non esiste la vita e la<br />
contrada separatamente, entrambe fanno parte dello<br />
stesso tempo.<br />
Basta guardarsi attorno nei giorni del palio per rendersi<br />
conto, proprio nel momento topico <strong>della</strong> vita contradaiola,<br />
di come ognuno affronti quei giorni in maniera<br />
diversa e quanti siano i tipi di palio differenti che affiorano<br />
in giro; io, per esempio, ne ho individuati alcuni che<br />
vado a raccontarvi.<br />
Il palio del camparino: è un rituale che ha tempi e<br />
luoghi diversi di svolgimento, prima di andare in piazza<br />
al bar di società, una volta in piazza prima <strong>della</strong> prova<br />
nei barrettini circostanti, ma il suo apice in realtà si trova<br />
nel pranzo del secondo giorno di palio. Quello è l’appuntamento<br />
clou a cui non si può assolutamente mancare.<br />
Il motto è né bianco, né nero, ma bensì rosso.<br />
Il palio del bicipite: o anche del tatuaggio. Questo<br />
una volta non c’era davvero! Chi era mingherlino tale<br />
restava. Ed ora invece un continuo passare di ragazzi e<br />
ragazze, con l’ abbigliamento consono, per cui magliette<br />
di una taglia più piccola dalle maniche insistente<br />
oppure una bella canottiera – che non si vedeva più<br />
dagli anni 60 – oppure addirittura a torso nudo , questo<br />
per ora le ragazze no, peccato!. Il motto la forza nel cazzotto,<br />
ovvio.<br />
Il palio <strong>della</strong> maglietta: o di tutti gli accessori che vi<br />
viene in mente e che avete visto sfoggiare in tutti questi<br />
anni. Coinvolge tutti, donne, ragazzi e cittini che esibiscono<br />
la maglietta <strong>della</strong> propria tribù oppure qualsiasi<br />
altra cosa attiri l’attenzione e testimoni che siamo e che<br />
ne facciamo parte. Oppure c’è anche quello individuale<br />
del singolo che ha trovato un pezzo unico che ricorda<br />
l’animale, lo stemma, i colori <strong>della</strong> propria contrada, ma<br />
che almeno lo sfoggia solo con gli amici in modo da<br />
poter raccontare ad ognuno di loro come e dove l’ha<br />
scovato, figuriamoci se qualcuno glielo domanda . . . . . Il<br />
dubbio è se serve per distinguersi o per omologarsi. Il<br />
motto colore mai sbiadito.<br />
Il palio del telefonino: lo odio. Vedere tutti quei bracci<br />
lati con il telefonino teso a scattare foto senza coglier-<br />
ne l’emozione mi rende veramente nervoso, anche io<br />
come gli indigeni credo che lo foto ti rubino un poco<br />
<strong>della</strong> tua anima e che questi ospiti di contorno – del<br />
tutto marginali – pensino di portare via con sé un poco<br />
<strong>della</strong> festa, mi fa anche un poco di pena. Poi ci sarebbero<br />
quelli che a cena in contrada stanno di continuo al<br />
telefonino con gli amici di altre contrade raccontandosi<br />
reciprocamente ogni cosa a prescindere talvolta dalla<br />
verità e diffondendo spesso voci incredibili. Il motto il<br />
riserbo è d’oro.<br />
Il palio dei ritrovati: tenero il palio di quelle figure<br />
scomparse da tempo dalla vita contradaiola che si riaffacciano<br />
nel rione. Si aggirano in punta di piedi ai margini<br />
dei vari capannelli, salutano quasi imbarazzati e chi<br />
si ricorda di loro li saluta anche con grande familiarità,<br />
salvo poi allontanarsi alla prima occasione abbandonandoli<br />
al loro destino, magari tra la domanda degli<br />
altri: “ma quello chi è?” Al cenino poi si siedono presto<br />
e i posti accanto a loro rimangono liberi fino all’ultimo<br />
oppure se si aggregano ad un gruppo li toccano sempre<br />
gli ultimi posti al confine di quelli presi. Il motto Cor<br />
magis tibi Sena pandit.<br />
Il palio di quelli che aspettano il palio: generalmente<br />
si svolge negli spazi antistanti la Basilica di<br />
Provenzano o del Duomo, ma vanno bene anche cantine<br />
acusticamente isolate, case o botteghe vicino a piazza,<br />
solo pochi sono rimasti a frequentare i più tradizionali<br />
Montalbuccio e Lecceto. Da non confondersi con<br />
quei bischeri che aspettano dentro la chiesa con il<br />
telefonino – appunto – aspettando di vedere gli altri. Il<br />
motto meno siamo, meglio stiamo<br />
Il palio del giornalaio: escluso ogni riferimento a<br />
Andy. Purtroppo non è quello dell’edicolante con tutti i<br />
suoi gadget a disposizione, ma quello di chi vuole raccontare<br />
il palio ed invece racconta solo sé stesso, fa le<br />
domande e non ascolta le risposte, di chi vuole solo gli<br />
scoop, di chi dice racconta solo quello che gli fa comodo<br />
ed anche durante tutto l’inverno sbatte le contrade in<br />
prima pagina con tutta la nostra collaborazione. Il motto<br />
con … tanti bischeri che abboccano.<br />
Il palio dell’economo: è il palio di quell’omino che si<br />
aggira nel rione- spesso quando gli amici se ne vanno –<br />
con la scopa in mano, con i sacchi dei rifiuti e mettere<br />
da una parte le sedie rotte, a portare a posto bicchieri e<br />
forchette abbandonate. Si riconosce bene perché è<br />
quello che ogni quattro passi scuote la testa con lo<br />
sguardo di chi non vede l’ora di levare i braccialetti. Il<br />
motto se ognuno mettesse a posto il suo …<br />
Il palio dell’onorando: il loro santo protettore deve<br />
essere San Sebastiano. Deve presidiare il rione, meglio<br />
se nelle 24 ore, deve presenziare a messe, cerimonie,<br />
ospitalità, avere una buona parola per tutti, lo vorrebbero<br />
tirare per la giacchetta quelli che vogliono fare i cazzotti,<br />
quelli che non l’è toccato la pasta, quelli che non<br />
trovano più un cittino ed ogni altra cosa; il capitano che<br />
gli chiede più soldi, il Monte che li rivuole, mi raccomando<br />
di fare un discorso brillante per la cena <strong>della</strong> prova<br />
generale sennò la contrada si ammoscia e via così. Il<br />
motto … quando smetto posso fare l’economo!<br />
Il palio di quelli che parlano di Palio: durante i<br />
giorni delle prove si parla di tutto all’infuori del palio,<br />
salvo poi scatenarsi nell’immediato dopo corsa quando<br />
tutti hanno visto tutto e spiegano tutto, beati loro!<br />
Spesso non basta nemmeno rivederlo in televisione alla<br />
moviola perché inquadrano solo le prime. Tante volte di<br />
scambiare due parole con il fantino nemmeno se ne<br />
parla perché nel rione il più delle volte ci rimbalza, gli<br />
altri ovviamente stanno zitti perché le parole poi restano<br />
e potrebbero essere rinfacciate. Il motto … di luglio ci<br />
sono anche i mondiali!<br />
Il palio dei fantini: a scanso equivoci non è lo stesso<br />
nostro. Per loro è lavoro, fonte di guadagno, ma non<br />
pensiamo che siano nostri dipendenti; non solo non ne<br />
buscano più, ma sempre più spesso prendono anche<br />
ragione o giustificazione anche a fronte di palesi errori<br />
di conduzione. Non sono più loro i dieci assassini, sono<br />
diventati più stabili dei capitani o dei mossieri, tutt’al più<br />
si passa ad un altro desco. Il motto peccato che a Siena<br />
le contrade siano rimaste solo diciassette.<br />
Il palio <strong>della</strong> cena <strong>della</strong> prova generale: è diventata<br />
questa la vera festa, il clou dei quattro giorni, mica<br />
la carriera. Non è pensabile di perdersela ed è consigliabile<br />
prepararsi con largo anticipo per avere la giusta<br />
compagnia, ma soprattutto il posto giusto e mai pensare<br />
di capitare in una di quelle tavolate di estranei che<br />
magari – pur venendo da fuori – ne sanno di palio<br />
quanto te. Magari nel corso <strong>della</strong> cena si può fare<br />
anche un giro del palio <strong>della</strong> maglietta, d’altro canto la<br />
serata è di gala e dunque il giusto accessorio non sfigura.<br />
Il motto… quasi quasi ritorno di servizio!<br />
E chissà quanti altri possono venire in mente anche<br />
voi; dunque se il palio attuale assume così tanti aspetti<br />
ed i riti individuali e collettivi cambiano e si presentano<br />
nuovi a questa velocità, riuscire a bloccare il presente in<br />
una fotografia statica che permetta di stabilire il punto<br />
di partenza per definire un ipotesi di futuro è quasi<br />
impossibile. Si parla di spopolamento dei rioni, di<br />
numeri eccessivi, di troppi soldi e troppi debiti, di strapotere<br />
dei fantini, di continui problemi elettorali, di dirigenze<br />
di scarso peso e storia, di poca conoscenza tra<br />
contradaioli ed altro <strong>ancora</strong>. Considero impossibile che<br />
la risposta arrivi attraverso l’ente contrada, la contrada<br />
non è una cosa più grande delle persone che di volta<br />
in volta la compongono, partecipano, ci vivono e ci si<br />
emozionano ed è dunque a quelle persone che è affidata<br />
l’ unica risposta: per garantire il futuro delle contrade<br />
è sufficiente essere oggi dei buoni contradaioli!<br />
Ermanno Cortesi<br />
affogasanti 3
Battesimo<br />
Maria Patrizia Peccianti, Ferdinando Chellini,<br />
Marco Golini. Furono loro i primi chiocciolini e<br />
i primi senesi in assoluto, a ricevere il battesimo<br />
contradaiolo l’11 settembre del 1949. Fra<br />
le tante cose che distinguono la nostra<br />
<strong>Contrada</strong> dalle consorelle, infatti, c’è anche la<br />
particolarità storica di essere stato il primo<br />
rione ad aver introdotto nel rituale <strong>della</strong> Festa<br />
questa tradizione che, con il passare degli<br />
anni, si é sempre più consolidata. Il Palio e la<br />
vita delle Contrade, si sa, sono fortemente<br />
caratterizzate dai simboli e dalla scansione di<br />
date ed eventi grazie ai quali possiamo riconoscere<br />
e tramandare la nostra identità. Per questo,<br />
la Festa titolare, quest’anno porterà,<br />
accanto alle speranze e alle emozioni del Palio,<br />
anche una novità importante legata proprio al<br />
battesimo contradaiolo. Il <strong>29</strong> <strong>giugno</strong>, infatti,<br />
4 affogasanti<br />
era diventato ormai per consuetudine il<br />
momento in cui venivano battezzati piccoli, e<br />
non solo, chiocciolini, in un rito laico che li<br />
legava per sempre alla nostra <strong>Contrada</strong>. Da<br />
quest’anno la data per celebrare il rito sarà<br />
ufficialmente il 28 <strong>giugno</strong>, giorno <strong>della</strong> Festa<br />
titolare, dopo la “prova generale” dello scorso<br />
anno. Una scelta legata, da un lato ad esigenze<br />
pratiche ed organizzative, dall’altro alla<br />
volontà di dare risalto ad un evento importante<br />
per la vita di chi lo compie e per quella <strong>della</strong><br />
<strong>Contrada</strong>. Ci abitueremo anche a questo cambiamento,<br />
del resto la tradizione diviene tale,<br />
dal giorno dopo in cui una consuetudine si<br />
radica nel vissuto di una comunità. Avremo, a<br />
parer mio, anche il vantaggio di non dover<br />
vivere con fretta e distrazione un momento<br />
così bello. Nella mia camera, da sempre, l’atte-<br />
stato rilasciato dai piccoli chiocciolini mi guarda<br />
ricordandomi quello che sono e quello che<br />
sarò. Il gesto dell’aspersione dell’acqua, del<br />
dono del fazzoletto, compiuti nella fontanina,<br />
cuore e simbolo <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>, racchiudono<br />
l’essenza stessa <strong>della</strong> vita nel rione: il legame<br />
con gli altri contradaioli, il territorio, l’appartenenza.<br />
Dobbiamo ripartire da qua, dalle parole<br />
<strong>della</strong> nostra formula battesimale, semplice ed<br />
essenziale, per guardare al futuro con speranza<br />
ed entusiasmo, senza enfasi, ma solo con<br />
amore per la nostra <strong>Chiocciola</strong>: “le cristalline<br />
acque di questa fontanina, infondano a te,<br />
pargolo; la fede dei nostri avi, e il dovere di<br />
tramandarlo alle generazioni future”.<br />
Piccoli che crescono... Quelli del ‘94 Così per caso...<br />
Una sera Cecilia Rigacci, doveva fare alcune ricerche per conto<br />
<strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> nell’ archivio. Si era fatto tardi e pensò, visto che<br />
ormai c’era, di trovare il vecchio bandierone del 1904. Frugando<br />
fra le varie scartoffie (nel frattempo si era messa a cercare anche un<br />
calice per conto dell’ Università), aprì un cassettone nella sagrestia e ci<br />
trovò una vecchia pergamena, legata ad un pezzo di stoffa. Capì subito<br />
che si trattava primo di un oggetto molto antico e secondo di qualcosa<br />
di molto importante. Lo srotolò e poté vedere che si trattava di uno<br />
stendardo. Inizialmente non pensò nemmeno che si trattasse del famoso<br />
labaro visto che, sì ne eravamo a conoscenza tanto che nel libro del<br />
museo vi è una foto, solo che questa è molto piccola e ha una posizione<br />
marginale e per cui se ne erano perse le tracce da ormai oltre 20 anni.<br />
Potete solo immaginarvi l’emozione che ha provato Cecilia quando lo<br />
ha riconosciuto. Dalla pergamena si evince che il Labaro era stato usato<br />
in occasione <strong>della</strong> visita <strong>della</strong> Principessa Violante Beatrice di Baviera a<br />
Siena nel 1717. Proprio come recita pressappoco la pergamena: “a dì<br />
12 aprile 1717 Violante di Baviera entra in città per prenderne possesso<br />
come governatrice. La Balìa invita le contrade a partecipare con un tamburo,<br />
due alfieri, un portainsegna e 20 persone che portano le luci nel<br />
tempo in cui esse mancheranno” (ovvero quando sarà buio). Queste<br />
persone erano sicuramente vestiti in modo particolare per l’ evento, ma<br />
non si deve pensare alle classiche monture. Purtroppo però il documento<br />
non dice niente su questo argomento. Lo stendardo è uno fra i più<br />
antichi conservati in un museo contradaiolo, ed è qui che si ha il “miracolo”.<br />
Infatti prima non si dava molta importanza a questo tipo di<br />
oggetto, poiché il Palio stesso non era considerato come oggi. Ciò<br />
Elena Milanesi<br />
comunque non ha impedito ad alcuni chiocciolini con una certa sensibilità<br />
di conservarlo e farlo giungere fino ai giorni nostri. Dopo il restauro<br />
il Labaro è stato esposto e verrà conservato in museo. Una particolarità:<br />
diverse contrade hanno contattato Cecilia e hanno mostrato grande<br />
interesse per la scoperta ed hanno espresso il desiderio di poterlo vedere<br />
al più presto. E vista l’ importanza <strong>della</strong> scoperta mi sento di dire a<br />
Cecilia a nome di tutta S. Marco di rovistare <strong>ancora</strong> tra tutti i “troiai”<br />
che ci sono in archivio. A parte gli scherzi proprio a Cecilia va un ringraziamento<br />
particolare per tutte le informazioni preziose che mi ha fornito.<br />
Violante Pii
Una grande soddisfazione<br />
Sono queste le parole che esprimono<br />
meglio il mio stato d’animo quando<br />
ripenso ai 4 giorni di festa che abbiamo<br />
trascorso nel nostro paradiso naturale<br />
dell’Oliveta. Eravamo chiamati ad una importante<br />
prova di verifica dopo il soddisfacente<br />
risultato raccolto lo scorso anno e la contrada<br />
ha risposto <strong>ancora</strong> una volta “presente!”.<br />
Lo ha fatto dimostrando dei miglioramenti<br />
sostanziali sia dal punto di vista organizzativo<br />
che dalla partecipazione. Si tende spesso a<br />
dare una valutazione finale basata soltanto sui<br />
giorni <strong>della</strong> festa ma avendo partecipato attivamente<br />
all’organizzazione di questo evento,<br />
estendo la mia soddisfazione al pensiero di<br />
tutto ciò che è avvenuto nei mesi precedenti,<br />
quando abbiamo iniziato ad elaborare le idee<br />
ed a pensare a tutte quelle situazioni che potevamo<br />
incontrare, in modo da non farsi trovare<br />
impreparati qualora non fosse andato tutto<br />
liscio. Abbiamo fatto cose che l’anno scorso<br />
non saremmo stati in grado di fare. E non finisce<br />
qui. La mia soddisfazione va anche al pensiero<br />
dei giorni successivi in cui la gente ha<br />
continuato a parlare dell’Oliveta, a dimostrazione<br />
che ogni partecipante ha tenuto in<br />
maniera particolare alla bella figura che dobbiamo<br />
far fare alla nostra contrada e magari<br />
sta già sviluppando nella propria mente altre<br />
idee da applicare l’anno venturo. Che siano critiche<br />
o meno a me non importa molto perché<br />
già il fatto di parlarne, vista la recente tradizione<br />
di questo appuntamento, fa capire che ci<br />
siamo resi conto delle potenzialità che abbiamo<br />
e delle opportunità di crescita che una<br />
gestione di un evento del genere ci può dare.<br />
Sono sempre stato dell’idea che solo un’ampia<br />
collaborazione può essere la chiave per continuare<br />
questo progetto, migliorarlo e renderlo<br />
una fonte di guadagno, non solo economico,<br />
per la nostra contrada. Ho visto infatti una<br />
complicità particolare fra i nostri diversi gruppi,<br />
un confronto continuo in tutte le fasi <strong>della</strong><br />
festa e la volontà di volere raggiungere tutti il<br />
medesimo obiettivo, ovvero una buona organizzazione<br />
ed una soddisfazione reciproca di<br />
tutte le persone.<br />
è vero che essendo una novità assoluta, è<br />
molto stimolante portare il proprio contributo<br />
sapendo di partire tutti dalla stessa base ma è<br />
anche vero che talvolta non sappiamo dove si<br />
potrebbe cascare. <strong>È</strong> qui che lo spirito di collaborazione<br />
fra le varie persone porta a confrontarci<br />
ed inconsciamente a farci conoscere<br />
meglio. Che questo possa essere quindi anche<br />
un campo di allenamento proficuo per altre<br />
sorti <strong>della</strong> nostra contrada? Forse, io però ci<br />
voglio sperare davvero.<br />
Chiaramente c’è <strong>ancora</strong> molto da migliorare e<br />
materiale su cui lavorare sempre più a fondo.<br />
L’approccio di tutti noi all’evento dovrà essere<br />
molto più professionale. So che è una parola<br />
che non si accosta bene con l’attività di una<br />
contrada ma è pur vero che un appuntamento<br />
che raccoglie una partecipazione cosi’ ampia e<br />
costante necessita di essere strutturato diversamente<br />
rispetto a quelli che si fanno seguendo<br />
un metodo consolidato da anni.<br />
Le strutture materiali dell’area stessa sono<br />
indispensabili per fare un ulteriore salto di<br />
qualità. Ed è forte il mio invito ad investire<br />
nell’Oliveta poiché non è solo un guadagno<br />
dal lato economico ma è investire sulle persone,<br />
sul loro entusiasmo e la loro voglia di fare<br />
che è poi la benzina che spinge in avanti la<br />
nostra contrada. Da qui il rischio, rivelatosi in<br />
seguito ben preso, di richiamare la partecipazione<br />
attraverso uno spettacolo di cabaret con<br />
una persona “importante” che avere o non<br />
avere non è assolutamente la stessa cosa. Il<br />
proporre stand diversi dalla routine per offrire<br />
quel servizio che in una fase iniziale potrebbe<br />
sembrare superfluo ma che in realtà fa la differenza<br />
alla fine. Il rispettare quelle norme di<br />
autoregolamentazione che le contrade si sono<br />
impegnate a seguire dimostrando che ci possiamo<br />
divertire lo stesso perché non è un’ora o<br />
un’altra che ci limita ma è soltanto l’approccio<br />
mentale sbagliato che ci potrebbe frenare.<br />
Ad un certo punto è stato il tempo a disturbarci<br />
non poco ma, in un eccesso di entusiasmo<br />
che mi sta prendendo al momento, mi verrebbe<br />
da dire che sia venuto a noia anche a lui<br />
perché ci ha trovati preparati e la serata è<br />
andata avanti ugualmente.<br />
Una valutazione nel complesso positiva perché<br />
ci ha permesso di mettere un anno in più di<br />
esperienza nel nostro bagaglio personale e ci<br />
ha convinti <strong>ancora</strong> di più che usufruiamo di un<br />
luogo unico che può essere sfruttato con maggiore<br />
continuità. Cambiare qualcosa non significa<br />
andare contro alla nostra cultura contradaiola<br />
ma mo<strong>della</strong>rla in base alle esigenze che<br />
continuamente variano. Del resto anche la storia<br />
del mondo ci ha insegnato che non è<br />
sopravvissuta la specie più forte in assoluto ma<br />
quella che si è saputa adattare ai cambiamenti.<br />
Quindi un grazie di cuore a tutti: a quelle persone<br />
che hanno partecipato, a quelle che<br />
hanno preparato materialmente la zona<br />
dell’Oliveta con un lavoro quotidiano meticoloso<br />
e costante, chi ci ha sponsorizzato e ci ha<br />
fornito quei materiali che sono serviti a preparare<br />
gli stand, chi ha preparato la pubblicità<br />
dell’evento, chi ha gestito e diretto gli stand<br />
con sapienza e spirito di creatività, chi ha passato<br />
giornate in cucina e ci ha sfornato delle<br />
prelibatezze che abbiamo avuto la fortuna di<br />
assaporare, chi ha svolto tutti i servizi, chi ha<br />
pulito, chi ha avuto la pazienza di arrivare<br />
all’alba in mia compagnia per tutti e 4 i giorni.<br />
Un grazie speciale all’economato di contrada e<br />
di società: ragazzi (e una ragazza anche belloccia)<br />
che si sono letteralmente “ammazzati” di<br />
lavoro e a tutto il consiglio sempre molto<br />
disponibile.<br />
Infine un grazie alla contrada che ha sostenuto<br />
sempre con convinzione la necessità di organizzare<br />
tutto questo.<br />
Un grosso abbraccio ed un appuntamento<br />
all’anno prossimo.<br />
affogasanti 5
Il ragazzo di Allumiere<br />
Scrivere un articolo su un pezzo di storia<br />
<strong>della</strong> <strong>Chiocciola</strong> non è compito facile,<br />
ma ho voluto farlo per rendere omaggio<br />
a questo grande personaggio che mi ha sempre<br />
affascinato sentendo i racconti di chi lo<br />
aveva visto in azione in Piazza e per fare in<br />
modo che il suo ricordo anche nelle nuove<br />
generazioni non venga mai a mancare. Il suo<br />
caratteristico modo di montare ‘’all’indiana’’<br />
con le gambe molto larghe rimane unico <strong>della</strong><br />
storia dei fantini del Palio perché non c’è stato<br />
nessun altro fantino che abbia usato questo<br />
inconfondibile stile di monta. Fece il suo esordio<br />
il 2 Luglio 1959 nell’Onda con Dorico e<br />
poco dopo divenne fantino <strong>della</strong> Tartuca incrociando<br />
il suo destino con Canapino che era<br />
invece fantino nostro. In seguito, come tutti<br />
sanno, il grande Leonardo Viti diventerà fantino<br />
<strong>della</strong> Tartuca divenendo in Piazza uno dei<br />
più acerrimi avversari nostri e quindi anche del<br />
nostro Canapetta, come vedremo. Nella<br />
Tartuca Canapetta corse 5 Palii a cavallo tra il<br />
1960 e il 1965. Il 16 Agosto del 1962, colse la<br />
sua prima vittoria con Beatrice nel Drago riportando<br />
la <strong>Contrada</strong> di Camporegio al successo<br />
dopo il Palio <strong>della</strong> Pace. Il 2 Luglio 1966 corse<br />
nella Giraffa sul modesto Falco e in quest’occasione,<br />
Canapetta, pur non vincendo, si mise<br />
in luce con una grande prestazione ma nonostante<br />
questo nel dopopalio non potè evitare<br />
le botte dei giraffini arrabbiati. Si può dire<br />
infatti che una dei suoi più grandi pregi di fantino<br />
di Piazza fosse quello di fare dei grandi<br />
Palii e di ricavare il massimo anche da cavalli<br />
mediocri come Falco, Gabria e Ringo. Il 16<br />
Agosto 1966 porta il Palio in S.Marco con la<br />
cavalla Beatrice. I giorni del Palio, il proprietario<br />
di Beatrice- Benito Giachetti- (già proprietario<br />
di Gaudenzia) disse a un noto chiocciolino<br />
‘’La cavalla ha due giri nelle gambe, il resto<br />
lo deve guadagnare il fantino’’ ed infatti così<br />
fu. Canapetta da grande partente quale era,<br />
riuscì a prendere la testa e a rintuzzare con<br />
delle traiettorie impossibili gli attacchi<br />
dell’Onda con Ciancone e Sambrina che era<br />
ben più potente di Beatrice. Celebri rimasero le<br />
nerbate a gambe larghe al Terzo Casato a<br />
Ciancone per difendere l’esiguo vantaggio. Gli<br />
artefici di quel nostro successo furono il capitano<br />
Mario Bruttini con i mangini Fiorenzo<br />
Lenardon, Alfio Rinaldi e Dante Bruni. Il 2<br />
Luglio 1968 vince il suo terzo ed ultimo Palio<br />
con Selvaggia sempre per i nostri colori.<br />
Selvaggia, il cui proprietario era il torraiolo<br />
6 affogasanti<br />
Ulisse Gambelli, era decisamente più potente<br />
di Beatrice ma anche questo Palio non fu facile<br />
da vincere per via del Montone con Canapino<br />
e la solita Sambrina che dettero molto filo da<br />
torcere. Canapetta riuscì anche in questo caso<br />
a partire primo, seguito dal Montone e<br />
dall’Oca con Mezzetto e Beatrice. Canapino<br />
tentò in ogni modo il sorpasso e all’ultimo<br />
S.Martino, dopo l’ultimo disperato tentativo,<br />
ricevette una bellissima parata dal nostro<br />
Canapetta ed infine cadde; si può dire che per<br />
lui la beffa fu doppia visto che, come abbiamo<br />
già ricordato, era fantino ufficiale <strong>della</strong> Tartuca.<br />
Anche qui l’abilità a cavallo del ragazzo di<br />
Allumiere fu decisiva nel mantenere la prima<br />
posizione e vincere. Canapetta avrebbe potuto<br />
bissare il successo per i colori di S.Marco<br />
nell’Agosto 1969 con Topolone ma per la sfortuna<br />
che spesso ha costellato la sua carriera, si<br />
infortunò per una prova e non potè correre<br />
quel Palio. C’è da dire che tra anni 60 e inizio<br />
anni 70, Canapetta si alternò tra <strong>Chiocciola</strong> e<br />
Torre. Un Palio questa volta sfortunato da<br />
ricordare nella sua carriera è quello<br />
dell’Agosto 1970 corso nella Torre con<br />
Sambrina. Come al solito Canapetta riuscì a<br />
partire primo ma al Primo Casato il Capretto<br />
nell’Istrice (mandato dall’Oca) prese le briglie<br />
al nostro e gli fece perdere molto terreno. Al<br />
Secondo S.Martino Canapetta cadde in seguito<br />
ad un impatto violentissimo con il colonnino<br />
e la povera Sambrina terminò il Palio in una<br />
pozza di sangue. Quel Palio fu vinto a sorpresa<br />
dalla Selva con Ira e Baino e, a seguito <strong>della</strong><br />
vicenda di Sambrina, questo fu il primo Palio in<br />
cui iniziarono le proteste degli animalisti. Altro<br />
Palio molto sfortunato fu quello del settembre<br />
1972 sempre per i colori <strong>della</strong> Torre su<br />
Pitagora. Di nuovo, anche in questo caso, il<br />
nostro prese agilmente la testa con la potente<br />
Pitagora che però, quando arrivò al Secondo<br />
S.Martino, non tradì il suo solito vizio di andare<br />
a dritto facendo disperare i torraioli che già<br />
stavano pregustando una facile vittoria; per la<br />
cronaca quel Palio fu vinto dall’Istrice con<br />
Aceto e Mirabella. L’ anno 1972 è inoltre da<br />
segnalare per la rottura <strong>della</strong> nostra storica<br />
alleanza con la Torre proprio a causa di<br />
Canapetta che si accasò definitivamente in<br />
Salicotto. Molto probabilmente il Palio più sfortunato<br />
del ragazzo di Allumiere che avrebbe<br />
potuto facilmente vincere fu quello dell’Agosto<br />
1973 nella Torre sul potentissimo purosangue<br />
Terence, meglio conosciuto in Piazza con il<br />
nome di Marco Polo. Alla mossa partì prima<br />
L’Aquila con Panezio e Ercolino, con dietro la<br />
Torre e la <strong>Chiocciola</strong> con Orbello e Rondone. Al<br />
Secondo S.Martino Ercolino cadde, Canapetta<br />
stava incalzando lo scosso Panezio, ma al<br />
Terzo S.Martino il nostro cadde sbattendo violentemente<br />
contro il cavallo <strong>della</strong> Lupa Satiro<br />
che in quel momento si era rialzato dai materassi<br />
con una zampa spezzata. Il Palio si concluse<br />
con Panezio che difese a morsi la prima<br />
posizione dagli attacchi del compagno di scuderia<br />
Marco Polo. Nel Luglio 1974 per ironia<br />
<strong>della</strong> sorte alla Torre andò di nuovo in sorte<br />
Pitagora e Canapetta durante le prove si<br />
alternò con l’astro nascente Camillo Pinelli<br />
detto Spillo. Il fatto curioso fu che alla Cena<br />
<strong>della</strong> Prova Generale entrambi i fantini erano<br />
presenti a cena e in quell’occasione ci fu una<br />
sorta di passaggio di consegne col più giovane<br />
Spillo che poi corse il Palio. L’ultimo Palio corso<br />
da Canapetta fu quello del Luglio 1975 col<br />
modesto Ringo. Fu un grande addio alla Piazza<br />
perché, pur montando un cavallo non quotato,<br />
riuscì a mantenere per un giro la testa fino a<br />
quando non fu superato da cavalli più potenti<br />
come Lucianella e Rimini che poi vinse con<br />
Ragno per i colori dell’Istrice. Ad oggi Antonio<br />
Trinetti detto Canapetta è il fantino che per più<br />
volte ha vestito il giubbetto giallo, rosso e celeste<br />
(ben 7 presenze). Il legame di Canapetta<br />
con la nostra contrada non si è mai spezzato e<br />
questo fatto è testimoniato dalle tante persone<br />
che <strong>ancora</strong> oggi da Allumiere e da Tolfa<br />
vengono in S.Marco seguendo la strada tracciata<br />
dal grande Mario Lucarini che accompagnava<br />
l’amico Antonio a Siena fin dai suoi<br />
esordi.<br />
Francesco Zanibelli
C<br />
Gli “Affogasantini”<br />
affogasanti 7<br />
2
Intervista a Luciano Barbagli<br />
Il rullo dei tamburi e il gioco delle bandiere, nel giorno dell’inaugurazione<br />
dei corsi per alfieri e tamburini, hanno fatto da sfondo all’incontro<br />
che ho avuto con Luciano Barbagli, storico presidente <strong>della</strong> Sezione<br />
Piccoli Chiocciolini. Abbiamo parlato di quello che era e di quello che<br />
sarà questo fiore all’occhiello <strong>della</strong> nostra contrada.<br />
Luciano, partiamo dall’inizio, quali sono i tuoi ricordi di bambino<br />
legati alla <strong>Contrada</strong>?<br />
Come tutti, gran parte <strong>della</strong> giornata la trascorrevamo a scuola. Appena<br />
usciti, andavamo in contrada, dove Maria Pace Anichini ci faceva cantare,<br />
fare i compiti e, per la gioia di noi ragazzi, la merenda. La contrada,<br />
insomma, era il nostro dopo scuola, un momento riservato in gran parte<br />
alle persone più povere.<br />
Quali erano le attività <strong>della</strong> Sezione?<br />
Prima di tutto è importante capire quale era la situazione <strong>della</strong> Sezione<br />
Piccoli. Era molto povera, le attività erano poche, ma vissute con grande<br />
entusiasmo. Ricordo le gite a piedi a Ginestreto o i giovedì sera dedicati<br />
al pattinaggio, con il custode <strong>della</strong> Mens Sana ( che aveva la sede in<br />
Sant’Agata) che ci portava i pattini. Nell’attuale bar <strong>della</strong> società, in quegli<br />
anni, c’era un pavimento di mattonelle dove ho imparato a pattinare.<br />
Da pattinatore a presidente. Quali sono state le tappe che ti<br />
hanno portato alla guida <strong>della</strong> Sezione?<br />
8 affogasanti<br />
Gli “Affogasantini”<br />
Ho iniziato come cassiere, con presidente Arturo Lusini, barbiere, che<br />
aveva la bottega al pozzo. Quando il Lusini lasciò l’incarico, le donne<br />
<strong>della</strong> <strong>Chiocciola</strong> volevano che facessi il presidente, soprattutto Bianca<br />
Golini, ma io proprio non me la sentivo, ero troppo giovane. Così la scelta<br />
cadde su Elveno Petreni, un vero e proprio innovatore. Nel 1984, poi,<br />
divento presidente, incarico che ricoprirò fino al 1990.<br />
Quali sono le cose che ricordi con maggiore piacere?<br />
Senza dubbio, l’introduzione dell’usanza di regalare una bottiglia di vino<br />
ad ogni nuovo nato o per altre importanti occasioni, come i matrimoni.<br />
Poi, naturalmente, il banchino di Santa Lucia. L’idea nacque dalla mente<br />
del maestro Pieri. Il primo anno fu un grande successo, grazie anche alla<br />
vendita delle campanine che, all’epoca, erano di ottone e recavano<br />
impresse lo stemma di Santa Lucia.<br />
Sull’onda dei ricordi, gli occhi di Luciano brillavano come quelli di un<br />
ragazzino felice. Per un attimo mi sono sentita di invadere la sua memoria<br />
e di entrare con un pizzico di invadenza in quel passato. Alla fine,<br />
però, ho capito, che oggi abbiamo <strong>ancora</strong> tanto bisogno di quell’entusiasmo<br />
e di quei racconti che sono la nostra storia e il nostro futuro.<br />
Elena Milanesi
Per un pelo...<br />
Quando nel mese di marzo, ho<br />
cominciato come ogni anno a<br />
contattare e a cercare quei “piccoli”<br />
che avrebbero voluto partecipare<br />
al sesto torneo “giocacalcioincontrada<br />
“, mai avrei immaginato<br />
di arrivare così in alto, raggiungendo<br />
infatti la tanto sospirata<br />
finale. Siamo arrivati a questo<br />
risultato dopo un percorso che ci<br />
ha visto “travolgere” come un<br />
rullo compressore le varie consorelle<br />
Valdimontone, Oca, Istrice,<br />
Pantera e Lupa. L’ultimo ostacolo,<br />
oggettivamente il più difficile era<br />
costituito dai pari età <strong>della</strong><br />
<strong>Contrada</strong> <strong>della</strong> Torre e la gara,<br />
sempre sul filo dell’equilibrio, ci<br />
ha visto soccombere per 1 a 0<br />
quando nella ripresa una clamorosa<br />
svista arbitrale ha condizionato<br />
pesantemente l’esito <strong>della</strong><br />
stessa. I nostri piccoli non si sono<br />
mai persi d’animo, sfiorando in<br />
più occasioni il meritatissimo<br />
pareggio, dimostrando sul campo<br />
qualità e carattere non inferiori<br />
agli avversari, anzi…Ma, pazienza,<br />
poco di male, la cosa più<br />
importante è che tutti insieme,<br />
siamo riusciti oltre che a divertirci,<br />
anche a formare un bellissimo<br />
gruppo scherzoso e compatto, e,<br />
da vero mister, oltre che a ringraziarli<br />
e ad abbracciarli tutti, come<br />
facevamo prima di ogni gara, mi<br />
voglio dilettare come fanno gli<br />
insegnanti di scuola, ed il periodo<br />
è anche quello giusto, nel buttare<br />
giù le tanto temute pagelle…in<br />
rigoroso ordine alfabetico:<br />
Brogi David<br />
Preso e gettato nella mischia in uno<br />
sport non suo, ha dimostrato carattere<br />
e vivacità non usuali. Sempre<br />
pronto allo scherzo e alla battuta,<br />
non ha lesinato grinta ed energie,<br />
rivelandosi un ottimo elemento per<br />
il gruppo: instancabile.<br />
Voto: 7,5<br />
Bruni Tommaso<br />
Fuori dal campo non è di molte<br />
parole, ma sa giocare a calcio e<br />
non ha paura dell’avversario. <strong>È</strong> il<br />
classico giocatore che ogni allenatore<br />
vorrebbe sempre avere: sa<br />
fare gruppo, sta sempre al suo<br />
posto con serietà e dedizione alla<br />
causa e in campo non tradisce mai:<br />
una garanzia.<br />
Voto: 9,0<br />
Cai Gabriele<br />
Praticando Basket durante tutto<br />
l’anno, non può essere ovviamente<br />
un fulmine di guerra, ma se chiamato<br />
in causa riesce in qualche<br />
maniera ad attuare le richieste dell’allenatore,<br />
con grande spirito di<br />
sacrificio: autodidatta.<br />
Voto: 7,5<br />
Calvelli Alessio<br />
Anch’egli non è propriamente un<br />
erede di Maradona, ma riesce a<br />
farsi valere nonostante si faccia<br />
trovare sempre fuori ruolo.<br />
Integrato bene nel gruppo, ha sempre<br />
dato il massimo, mantenendo<br />
un costante livello di prestazioni:<br />
generoso.<br />
Voto: 7,5<br />
Cialdini Niccolò<br />
Scattante e veloce, si lascia trovare<br />
a volte fuori posizione, come se<br />
avesse il cavetto staccato o pensasse<br />
ad altro. Polemico con il<br />
mister, non sempre ci mette la<br />
gambina, non per paura ma perché<br />
se lo dimentica: innamorato.<br />
Voto: 8,0<br />
Corsini Jacopo<br />
Ex giocatore di hockey, altra categoria<br />
di uomini, non è né un campione,<br />
né un prescelto, ma è sicuramente<br />
attento, furbo e veloce. Non<br />
lo scalfisce neppure una terribile<br />
pallonata, dimostrando grinta e<br />
solidità: indomito.<br />
Voto: 8,0<br />
Cristofori Cesare<br />
Sembra Huntelaar, nell’aspetto e<br />
nel gioco, alternando super-prestazioni<br />
a dormite colossali. Inventa<br />
triplette o sparisce dal campo, va<br />
preso così com’è, genio e sregolatezza<br />
; nessuno sa come sarà la<br />
prossima volta: dottor Jekyll e Mr.<br />
Hyde.<br />
Voto: 8,5<br />
D’Agostino Andrea<br />
Un altro cestista che sa farsi<br />
comunque ben valere sui campi di<br />
calcio. Sempre attento e grintoso,<br />
non si risparmia e non è mai in<br />
soggezione davanti agli avversari.<br />
Non molla mai, per cui fa sempre<br />
piacere avere come compagno di<br />
squadra uno così: gagliardo.<br />
Voto: 8,0<br />
Lippi Samuele<br />
Il dritto e il rovescio sono colpi più<br />
adatti al suo repertorio di tennista,<br />
ma nonostante ciò, quando ce ne<br />
Gli “Affogasantini”<br />
è stato bisogno,<br />
si è sempre<br />
dato un<br />
gran da fare ai<br />
fini <strong>della</strong><br />
causa,<br />
mostrando attaccamento alla<br />
maglia e cementando l’amicizia<br />
con tutti i compagni: valoroso.<br />
Voto: 7,5<br />
Pasquinuzzi Tommaso<br />
Sicuramente il migliore per classe e<br />
talento, ha fatto un grande torneo,<br />
esibendosi in dribbling e giocate<br />
ammirevoli. Sembra un controsenso,<br />
ma da questi giocatori ci si<br />
aspetta sempre qualcosa in più,<br />
che forse per emotività o per troppa<br />
tensione non è riuscito a dare<br />
nella finale: sontuoso.<br />
Voto: 9,0<br />
Pierini Simone<br />
Con il suo grande cuore ed il suo<br />
fisico eccezionale, è stato il vero<br />
motore trainante <strong>della</strong> squadra.<br />
Non si è mai risparmiato, percorrendo<br />
il campo un’infinità di volte<br />
e realizzando reti in qualsiasi<br />
modo. Anch’egli, se vogliamo, ha<br />
“tradito”, per gli stessi motivi, soltanto<br />
nell’ultima gara: eroico.<br />
Voto: 9,0<br />
Poggialini Marco<br />
Buon talento, avuto in eredità dal<br />
padre, che non riesce sempre ad<br />
esprimersi al meglio. Non “leva<br />
mai la gamba”, come si dice, ma<br />
sembra talvolta sentire troppo il<br />
peso <strong>della</strong> responsabilità, rimanendo<br />
comunque una validissima<br />
pedina: imprevedibile.<br />
Voto: 8,0<br />
Pupatti Alessio<br />
Nonostante anch’egli provenga<br />
dalla grande famiglia del basket,<br />
nonostante abbia avuto a che fare<br />
con avversari più dotati di lui, è riuscito<br />
in molte occasioni ad essere<br />
all’altezza <strong>della</strong> situazione,<br />
mostrando buonissime doti di<br />
attaccante vero. Che abbia sbagliato<br />
sport? : eclettico.<br />
Voto: 8,0<br />
Rosati Federico<br />
Vero baluardo <strong>della</strong> difesa, che con<br />
sicurezza e personalità, ha saputo<br />
trasmettere ai compagni la giusta<br />
tranquillità. Mai una piega o un<br />
tentennamento, una garanzia per<br />
la squadra, che, sintetizzata in una<br />
sola parola ci ricorda la pubblicità<br />
di una marca di tonno di qualche<br />
anno fa: insuperabile.<br />
Voto: 9,0<br />
Saracini Francesco<br />
Ha difeso i pali <strong>della</strong> porta soltanto<br />
nella prima gara del torneo, mettendo<br />
in luce ottime qualità, con<br />
interventi efficaci e risolutivi. Per<br />
motivi non dipesi dalla sua volontà<br />
non ha partecipato alle altre gare,<br />
ma in quell’occasione ha fatto<br />
vedere anche enormi doti di simpatia<br />
e di spontaneità, dimostrando<br />
un forte attaccamento alla<br />
squadra: personaggio.<br />
Voto: 8,5<br />
Tanganelli Elia<br />
Quando gli domandai: “in che<br />
ruolo giochi?” , la risposta fu : “in<br />
attacco”. “Bene”, gli dissi al campino<br />
del Costone. “Da oggi fai il<br />
portiere”. Infatti, dopo la defezione<br />
sopra citata, si è messo i guanti e<br />
non se li è più tolti, risultando il<br />
portiere meno battuto del torneo.<br />
Mai scelta fu più azzeccata. Con le<br />
sue movenze e i suoi balzi felini, ha<br />
catturato l’attenzione di tutti, compagni<br />
e non, adeguandosi senza<br />
particolare difficoltà al cambiamento<br />
fisico e mentale a cui si era<br />
dovuto sottoporre. Ha dimostrato<br />
veramente grandi doti in questo<br />
ruolo e se un giorno diventasse un<br />
grande portiere, cosa che non mi<br />
stupirebbe affatto, mi sentirei di<br />
avere un po’ di merito anche io:<br />
fenomenale.<br />
Voto: 9,5 mezzo voto in più per il<br />
cambio di ruolo<br />
Con la speranza che in futuro i<br />
nostri “piccoli” possano raggiungere<br />
traguardi sempre più alti, nella<br />
vita e nello sport, colgo l’occasione<br />
di abbracciarli nuovamente uno ad<br />
uno e di ringraziarli per tutto ciò<br />
che hanno fatto, per se stessi, per<br />
noi, per la nostra <strong>Chiocciola</strong>, ricordando<br />
loro però, che questo torneo<br />
non ci s’è fatta a vincerlo… sì, é<br />
vero, ma per un pelo…<br />
W la <strong>Chiocciola</strong><br />
Stefano Angeli oppure Oscar<br />
affogasanti 9
Il Coro è... Istrice<br />
"Il coro è stata un'attività molto divertente. Sei soddisfatto di te stesso<br />
quando tutti ti applaudono.<br />
Il coro è un hobby che contagia i bambini , quindi il divertimento non<br />
manca.<br />
Per il coro bisogna avere: coraggio, piacere e sicurezza.<br />
Il coraggio è fondamentale, senza quello non riusciresti a cantare e non<br />
avresti il piacere di farlo.<br />
Per noi bambini <strong>della</strong> <strong>Chiocciola</strong> è stato molto emozionante cantare<br />
tutti insieme con il nostro<br />
favoloso fazzoletto ed era bello quando alla canzone "Giovanottino" ad<br />
ogni strofa gli spettatori ci applaudivano con felicità ed ammirazione.<br />
Il coro di quest'anno è stato molto divertente, con canzoni belle, che<br />
avevano anche parole "da non ripetere"...<br />
Dovete sapere che l'ultima canzone, cioè "Chi ti ci fa venì" è stata<br />
quella più divertente, invece<br />
"Giovanottino" è stata più emozionante, comunque tutte e due erano<br />
molto belle."<br />
Sofia, Matilde e Maddalena<br />
Giovani “saltatori”... Vincono!<br />
Ancora una volta siamo stati chiamati a gareggiare per la nostra<br />
<strong>Contrada</strong>!<br />
Le nostre esperienze sono state diverse! Jacopo aveva già partecipato<br />
lo scorso anno alla corsa dei sacchi, Andrea invece aveva fatto il Palio<br />
dei cittini.<br />
Entrambi molto energici e sportivi non ci siamo lasciati intimorire dagli<br />
avversari e soprattutto era tanta tanta la voglia di vincere.<br />
Dobbiamo dire che oltre ad esserci impegnati tanto, abbiamo anche<br />
avuto fortuna perché all’estrazione, siamo usciti per quinti e quindi avevamo<br />
la possibilità di girare stretti e di essere più veloci degli altri<br />
soprattutto dell’oca che ci stava veramente attaccata.<br />
Alla fine ce l’abbiamo fatta ed è stato veramente bello vincere <strong>ancora</strong><br />
per la nostra Chiocciolina.<br />
10 affogasanti<br />
Andrea D'Agostino<br />
Jacopo Corsini<br />
Gli “Affogasantini”<br />
Siamo qui tutti insieme a ripensare a quella stupenda serata di aprile,il<br />
17, quando andammo alla discoteca nell'Istrice.<br />
Ci trovammo alle cinque per andare a fare una giratina in città e verso<br />
le sette e mezzo siamo tornati in San Marco per l'apputamento con gli<br />
addetti e gli altri ragazzi.<br />
Arrivati nel Leone siamo andati a scegliere i posti e dopo circa<br />
un'oretta è iniziata la cena. A tavola ci hanno servito la Sangria che gli<br />
addetti ci hanno vietato di bere... ma noi naturalmente l'abbiamo<br />
bevuta lo stesso.<br />
Dopo un po' è cominciata la cena... hanno iniziato a mettere la musica<br />
e ci hanno servito gli antipasti. Durante la serata ci hanno assegnato<br />
dei numeri che servivano per il gioco <strong>della</strong> Ceralacca dove potevi<br />
scrivere dei messaggi a chiunque che poi leggevano sul maxischermo.<br />
Verso le dieci e mezzo-undici è iniziata la discoteca,tra tanta musica,balli<br />
e bei citti ci siamo proprio divertiti. Passando cosi il tempo si<br />
erano fatte le una e gli addetti ci dovevano riportare in San Marco.<br />
Tutto sommato è stata una bella serata,ci siamo divertiti e sicuramente<br />
sarà da rifarsi.<br />
P.S. Ringraziamo gli addetti per averci fatto passare questo bellissimo<br />
sabato sera.<br />
W la <strong>Chiocciola</strong><br />
Le Fashion (Cami,Luli,Eli, Ale,Giuli,Goghe,Ema,Matti, Andre)
Masgalano:un premio alla passione e<br />
all’amore per la contrada<br />
Passeggiando per San Marco, capitando<br />
nell’Oliveta o facendo anche solo capannello<br />
in società o al pozzo non puoi non<br />
trovare una delle odierne colonne portanti <strong>della</strong><br />
nostra <strong>Contrada</strong>. Colui senza il quale generazioni<br />
di tamburini non avrebbero riempito negli<br />
anni con i loro rullii la nostra comparsa o, più<br />
semplicemente, senza il quale la stanzina dei<br />
tamburi avrebbe mazze e cintole e ganci dappertutto<br />
tranne nell’ordine con cui solo lui le sa<br />
mettere.<br />
Figura indispensabile per il “giro” per esempio,<br />
ma soprattutto per i preziosissimi insegnamenti<br />
grazie ai quali ha fatto innamorare all’arte del<br />
tamburo chiunque abbia sentito anche solo<br />
una volta il magico suono che riesce a far uscire<br />
dalle sue mazze.<br />
Molti avranno capito di chi sto parlando…<br />
ovviamente di “Bano” come è più semplice<br />
chiamarlo, ma Silvano Bellaccini non è solo un<br />
soprannome nella <strong>Chiocciola</strong> è qualcosa che va<br />
persino oltre al classico personaggio come si<br />
dice a Siena. BANO per ogni chiocciolino che si<br />
rispetti è un’icona non solo di passione per il<br />
tamburo ma anche di amore e di grande dedizione<br />
per la contrada.<br />
Sempre accanto alla moglie Paola, anch’essa<br />
contradaiola generosa ed appassionata, Bano<br />
all’esterno appare come una figura imponente<br />
quasi da mettere soggezione, ma è quando<br />
apre il suo cuore e si confida che escono i veri<br />
sentimenti di grande bontà e infinito amore per<br />
la sua <strong>Chiocciola</strong>.<br />
<strong>È</strong> stato quando l’ho incontrato per ricavare<br />
qualcosa da mettere in questo articolo, che ho<br />
davvero capito quanto siano importanti le persone<br />
come Bano in contrada, sono quelli che,<br />
nonostante i periodi difficili, le sofferenze e<br />
anche le ingiustizie non cessano mai di amare i<br />
propri colori.<br />
Questo è lo spirito contradaiolo autentico con<br />
cui ho voluto interloquire stavolta, e da lui ho<br />
ricavato diverse informazioni che credo siano<br />
sconosciute da molti e per questo interessanti.<br />
Parlando gli ho posto la domanda che da sempre,<br />
o per lo meno da quando ho iniziato a<br />
suonare il tamburo, mi sono chiesto, ovvero chi<br />
ha insegnato a Bano a suonare?<br />
Lui mi ha riferito di aver iniziato a 6 anni con il<br />
grande tamburino Mario Savelli <strong>della</strong> Torre perché<br />
la scuola in San Marco non era un granché<br />
e, a quei tempi, avere strumenti preziosi come i<br />
tamburi non era alla portata di tutte le contrade<br />
e quindi s’imparava solo dove si poteva.<br />
La domanda seguente così è stata immediata<br />
perché come già avevo sentito dire, prima si<br />
girava anche nelle altre contrade, quelle che<br />
non avevano abbastanza ragazzi per formare<br />
una comparsa; Bano mi ha svelato di aver girato<br />
diverse volte nel Bruco, nella Pantera,<br />
nell’Aquila e anche nel Leocorno e in quelle<br />
occasioni si portavano per il giro i tamburi di<br />
contrada non decorati che dagli odierni allievi<br />
sono disdegnati anche solo per allenarsi.<br />
Dopo essermi soffermato un po’ sulla sua gioventù,<br />
anni che ho visto tornare alla mente di<br />
Bano con un po’ di malinconia, ma con fierezza<br />
al tempo stesso ha voluto ricordare il lontano<br />
anno in cui portò in contrada l’ambito<br />
Masgalano con la coppia di alfieri che non<br />
nominerò, almeno per ora.<br />
Tante le emozioni vissute con entrambi, indimenticabile<br />
l’amore e l’orgoglio più grande che un<br />
tamburino ed un alfiere possono raggiungere.<br />
Da storico e intramontabile tamburino di Piazza<br />
Bano consiglia alle generazioni future, che<br />
ambiscono a tale ruolo, grande impegno, grande<br />
passione per il tamburo affiancati da un<br />
profondo amore e senso di appartenenza al<br />
proprio vessillo.<br />
Lo avrei ascoltato per ore, gli avrei chiesto<br />
<strong>ancora</strong> di più, ma non volevo sfatare o rendere<br />
banale con delle semplici parole di un sedicenne<br />
l’essenza di un grande contradaiolo al quale<br />
saremmo sempre grati per quello che ha fatto e<br />
che continua a fare ed è proprio per questo che<br />
‘Bano ti dico grazie a nome di tutti noi’.<br />
Tuttavia il tamburo, questo antico strumento,<br />
che detta in più di un’occasione i tempi <strong>della</strong><br />
nostra festa, si completa magnificamente quando<br />
si accompagna ai giochi di bandiera. Questi<br />
giochi, vengono eseguiti da eleganti figure che,<br />
destreggiandosi con salti e scambi mettono in<br />
campo le loro straordinarie qualità cercando di<br />
far sognare i propri contradaioli nel raggiungimento<br />
dell’ambito premio del Masgalano. Sto<br />
parlando degli “alfieri”e nella mia amata<br />
<strong>Chiocciola</strong>, dove non manca certo la tradizione,<br />
ce ne sono stati e ce ne sono <strong>ancora</strong>, di molto<br />
bravi. Detto questo, alla parola alfiere, il primo<br />
nome che balza alla mente, è una leggenda di<br />
questo ruolo, Massimo Lotti, o se preferite<br />
Pittino, con il quale ho avuto la fortuna di poter<br />
parlare a quattr’occhi, di cose a me sconosciute,<br />
di aneddoti e curiosità da lasciarmi a bocca<br />
aperta.<br />
Così come per Bano anche a Pittino ho chiesto<br />
chi gli avesse insegnato a girare la bandiera e<br />
come e quanto si fosse allenato per raggiungere<br />
prestazioni tanto elevate. Discendendo da una<br />
“dinastia” di alfieri mi ha risposto di aver appreso<br />
le basi dal su’ babbo… ma la sua vera arma,<br />
la sua vera forza, sono state la costanza e la<br />
volontà di migliorare sempre di più cercando<br />
continuamente di superare il proprio limite. Poi,<br />
cercava di apprendere semplicemente guardando<br />
i nostri alfieri più grandi e quelli delle altre<br />
contrade. Infine mi ha anche confidato un segreto<br />
veramente curioso: da giovane andò in biblioteca<br />
dove trovò un vecchio libro che ritraeva<br />
molti giochi di bandiera, anche i più antichi e<br />
proprio grazie a questo libro poté conoscere ed<br />
imparare varie tecniche per poi riadattarle e personalizzarle<br />
a sua volta. E così grazie alle sue<br />
capacità è riuscito assieme alla sua “metà”,<br />
Giuliano Villani detto Buino, altro grandissimo<br />
interprete <strong>della</strong> bandiera, chi non lo conosce<br />
anche lui) a dimostrare tutta la sua abilità,<br />
andando a vincere nel 1970 il masgalano ed il<br />
premio <strong>della</strong> critica, come “coppia migliore”.<br />
Facendo un passo indietro, mi ha poi raccontato<br />
quando, nel lontano 1967, giovanissimo, gli fu<br />
negata all’ultimo momento “la libidine di entrare<br />
in Piazza”, con conseguente disperazione e<br />
crisi di pianto. L’occasione si ripresentò due anni<br />
dopo e Pittino non se la fece certo scappare,<br />
anche se “la prima volta”, come dice lui, non fu<br />
proprio da ricordare. Dal 1970 al 1974, la coppia<br />
storica con Buino, fu artefice di grandi successi<br />
con la consacrazione del Masgalano già<br />
citata. Anche lui ha “girato” per altre 2 contrade,<br />
l’Aquila e la Pantera, ma a dir suo era tutta<br />
un’altra cosa. Durante la chiacchierata, ero sempre<br />
più rapito dai suoi ricordi e dalle sue riflessioni;<br />
una in particolare mi ha colpito e la condivido<br />
appieno: “Entrare in Piazza, come alfiere o tamburino,<br />
e rappresentare i colori <strong>della</strong> <strong>Chiocciola</strong><br />
fa onore e inorgoglisce, ma deve essere il punto<br />
di arrivo, solo di coloro che con merito e sacrifici<br />
se lo siano guadagnato. Perciò parlando alle<br />
generazioni future dice che poter entrare in<br />
Piazza è un diritto di ognuno, ma meritarselo, è<br />
tutta un’altra cosa e lo devi dimostrare con la<br />
passione, con l’attaccamento alla <strong>Contrada</strong>, con<br />
l’allenamento continuo, con il talento, la tenacia,<br />
la volontà e la voglia di migliorare..<br />
Parlando infatti delle sbandierate di Piazza che<br />
si vedono oggi, Pittino non ha potuto non constatare<br />
che se ne vedono spesso davvero brutte<br />
e veramente simili l’una all’altra, che oggi,<br />
tranne che in poche contrade, tra cui la<br />
<strong>Chiocciola</strong>, si è persa la tradizione di alfieri, ci<br />
si riduce ad eseguire il compitino semplice e<br />
scarno dove l’importante è non commettere<br />
errori, magari con un coefficiente di difficoltà<br />
ridotto ai minimi termini. E così, mentre lo<br />
ascoltavo a bocca aperta, incapace di proferire<br />
sillaba, notavo nell’enfasi delle sue parole, che<br />
i suoi occhi si illuminavano sempre più, come<br />
se rivivesse certi momenti, ed infatti, Pittino mi<br />
ha confermato che quando lui sbandierava,<br />
voleva incantare e conquistare il pubblico cercando<br />
di fargli capire quale fosse il bello <strong>della</strong><br />
sbandierata trasmettendo emozioni con<br />
sequenze nuove e particolari.<br />
”Novità “, è questa la parola chiave secondo<br />
lui…”novità”…solo creando cose nuove nel<br />
tempo, si può migliorare, e non adagiarsi su<br />
ciò che sappiamo già fare.<br />
Grazie Massimo, grazie anche a te, per tutto ciò<br />
che hai dato e fatto, da alfiere e non, ( avevo 5<br />
anni, ma mi ricordo <strong>ancora</strong> qualcosa di quell’agosto<br />
’99 ) per la nostra CHIOCCIOLA.<br />
Andrea Maggi<br />
Gianmarco Angeli<br />
affogasanti 11
Bolognese e chiocciolina<br />
Bolognese da sempre. Da dieci anni battezzata<br />
nella grande <strong>Contrada</strong> <strong>della</strong><br />
<strong>Chiocciola</strong>. Come mai è accaduto questo?<br />
Come sono arrivata qui a Siena, una<br />
città così diversa da quella in cui sono nata,<br />
così particolare, sorprendente, fuori dal<br />
mondo? Cosa ha portato una “integralista<br />
Bolognese” – come dice un mio caro amico,<br />
che mi conosce bene – a diventare (con<br />
altrettanto “integralismo”) una contradaiola<br />
Chiocciolina battezzata?<br />
Non è che io sia semplicemente arrivata un<br />
giorno a Siena. <strong>È</strong> che Siena mi ha chiamato.<br />
Nel ’98 io pensavo che fosse stato solo per<br />
caso e per fortuna che un corso di studi unico<br />
e di eccezionale interesse per me si tenesse in<br />
una città così bella, così ricca di storia e di<br />
splendide opere d’arte, un posto dove avrei<br />
potuto trascorrere il mio tempo libero immersa<br />
nella cultura e in uno tessuto urbano medioevale<br />
straordinariamente suggestivo. Ma poi<br />
cosa sono, il caso e la fortuna? Poco a poco,<br />
mentre mi dedicavo alla conoscenza dell’incomparabile<br />
Siena, Siena mi conquistava.<br />
Dapprima le chiese, i musei, traboccanti di arte e<br />
cultura, che mi avvolgevano nel loro respiro<br />
silenzioso e mistico. Poi camminare per ore tra le<br />
strade lastricate, curiosa di tutto. Palazzi, piazzette,<br />
stradine, scale, fonti, piccoli scorci voltati… e<br />
dappertutto la bellezza, il fascino, la grazia<br />
misteriosa di una città che cominciava a parlarmi<br />
dentro l’anima, a farmi intravvedere il suo mistero<br />
come un segreto che non si poteva svelare a<br />
chiunque. Quanto bastava per innamorarmi.<br />
Continuavo il mio cammino dentro al cuore di<br />
Siena, quasi in estasi per la gioia pulita e<br />
profonda che mi regalava, e il mio sguardo si<br />
faceva più attento, più acuto, più sottile. Ed<br />
ecco che sui muri agli angoli delle strade<br />
notavo ovunque i portabandiera, gli emblemi<br />
delle Contrade, il “confino <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong><br />
<strong>della</strong> <strong>Chiocciola</strong>”. Non c’era più lo spazio<br />
intorno a me: c’era oramai il Tempo. Un<br />
Medioevo discreto ma sempre presente (eravamo<br />
in Tempo di Pace), che dai muri occhieggiava<br />
dicendo a chiunque sapesse osservare e<br />
ascoltare, che qui, a Siena, è sempre<br />
Medioevo, è sempre Palio.<br />
Dunque il Palio non è una festa rievocativa<br />
come tutte le altre? Oh, no, no, no…! Il Palio<br />
è qui, è sempre, è Siena, è i Senesi, strana<br />
gente con una strana passione eterna, con un<br />
sogno sempre uguale e sempre vivo che tiene<br />
acceso il fuoco da secoli e per sempre, di<br />
generazione in generazione, fino a che il<br />
Tempo durerà…! Com’era improvvisamente<br />
facile capirlo! Bastava ascoltare i Senesi la<br />
sera a cena nei vicoli, la loro filosofia di vita<br />
così diversa, la loro etica cavalleresca, i loro<br />
valori grandi, irreali, carichi di storia e di eternità.<br />
Ma anche di più delle cose grandi, parlavano<br />
le cose piccole. Le placchette dei fili elet-<br />
12 affogasanti<br />
trici sui palazzi, che hanno stampati gli animali<br />
e i simboli delle Contrade, per ricordare a<br />
tutti, sempre, che si sta nel territorio di un<br />
Popolo o di un altro Popolo. Infine, di strada in<br />
strada, tutta Siena si rivela la casa di diciassette<br />
Popoli ugualmente fieri, che ti accolgono<br />
con gentilezza ma con riserbo, poiché tu straniero<br />
probabilmente non capirai, forse neanche<br />
lo vorrai capire, che qui il Tempo si è fermato<br />
per sempre, perché tutto era troppo<br />
magico per cambiare.<br />
Vado e torno tra l’adorata Siena e la mia<br />
Bologna. Passano i mesi e sono sempre più<br />
intimidita dal rispetto per la Città del Palio ed<br />
avvinghiata a lei da un crescente amore. Al<br />
punto da avvertire un richiamo, incredibile,<br />
forse di pura suggestione, ma così forte da<br />
non poter essere ignorato. Perché mi commuove<br />
tanto Piazza del Campo? Perché mi<br />
struggo sotto la Torre del Mangia, e ricordo<br />
un identico struggimento quando la vidi per la<br />
prima volta da bambina? Perché qui tutto mi<br />
parla con accenti così intimi? Sono già stata<br />
qui… in un’altra vita?<br />
Ho imparato dai Senesi ad ascoltare e a riconoscere<br />
la magia, così mi metto in ascolto. Se<br />
sono già stata qui, chi ero? a che Popolo<br />
appartenevo? Certo, è curioso: non ho mai<br />
osato neanche comprare una campanella per<br />
il timore di mancare di rispetto a una<br />
<strong>Contrada</strong> con un gesto da turista inconsapevole.<br />
E camminando in punta di piedi nelle<br />
vene <strong>della</strong> città trovo tanti “segni” <strong>della</strong> mia<br />
stupefacente nuova “senesità” del cuore. Ma<br />
ora devo cercare con metodo, devo studiare,<br />
devo capire.<br />
Un semplicissimo librettino sulle Contrade e il<br />
Palio, con gli stemmi, i colori, i motti, i numeri<br />
portafortuna, le date delle Feste Titolari, le<br />
antiche Arti. Lo sfoglio con interesse, ma<br />
soprattutto col cuore aperto, desideroso di<br />
sentire, di cogliere un segno che mi dica da<br />
dove è nato questo amore incredibile per<br />
Siena, che mi dica forse dove sono nata io,<br />
secoli fa…! Ed ecco che vedo uno stemma<br />
che mi dà un tuffo al cuore. Non credo ai miei<br />
occhi e sono incredibilmente emozionata. <strong>È</strong><br />
un sogno che facevo da bambina piccolissima:<br />
io ero una chiocciolina immersa nel colore<br />
rosa, e qui c’è una <strong>Chiocciola</strong> tra le rose. Ho il<br />
batticuore, davvero, mentre leggo tutto ciò<br />
che c’è scritto sulla <strong>Contrada</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiocciola</strong>.<br />
La Festa Titolare è SS. Pietro e Paolo, il <strong>29</strong> <strong>giugno</strong>.<br />
Io sono nata il <strong>29</strong> <strong>giugno</strong>! L’emozione è<br />
incontenibile. Devo andare in quella <strong>Contrada</strong>,<br />
vedere quel territorio che <strong>ancora</strong> non ho visitato.<br />
Il pullman parte tra poco, devo tornare a<br />
Bologna, alla mia vita “vera”, ma a costo di<br />
correre ci devo andare. Ci vado, e giunta<br />
davanti al pozzo sono davanti al bivio di casa<br />
mia. Io a Bologna abito lì. Alzo gli occhi e<br />
vedo la targa dorata sulla Casa del Cavallo, e<br />
abbagliata dal riflesso del sole, leggo la mia<br />
data di nascita! In realtà ho letto male, ma io<br />
l’ho vista, e il cuore mi ha fatto un balzo, e<br />
non ho più avuto dubbi. Ecco dove dovevo<br />
tornare.<br />
Poi mentre torno a casa in preda a un’emozione<br />
fortissima, ci penso meglio. Il numero<br />
portafortuna <strong>della</strong> <strong>Chiocciola</strong> è l’8, e io sono<br />
nata al numero 8 di una strada di Bologna e<br />
poi vissuta al numero 8 di un’altra strada. Mia<br />
madre lavorava la pelle, come i cuoiai <strong>della</strong><br />
<strong>Chiocciola</strong>, e ricorda che da bambina disegnavo<br />
sempre cavallini, che pure non avevo mai<br />
visto. Nel giorno in cui sono nata, la<br />
<strong>Chiocciola</strong> ebbe in sorte un cavallo vittorioso,<br />
con cui conquistò il Palio di Provenzano.<br />
Io appartengo alla <strong>Chiocciola</strong>. Ora non sono<br />
nessuno per lei, ma lei è importante per me, e<br />
se mi vuole me lo farà capire.<br />
E lo fa. Festeggio il mio compleanno alla Festa<br />
Titolare <strong>della</strong> <strong>Chiocciola</strong> del ’99, col mio fazzolettino<br />
da turista, brindando con l’acqua<br />
<strong>della</strong> fontanina al sogno del mio futuro<br />
Battesimo. Al Palio di Provenzano assisto alle<br />
prove dal palco <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>, e sento che<br />
presto festeggerò un Palio vinto. Lo si attende<br />
da 17 anni, ma sarà prestissimo. Torno per il<br />
Palio dell’Assunta, ed è <strong>Chiocciola</strong>!<br />
Credo che la <strong>Chiocciola</strong> mi abbia detto che<br />
accetta di adottarmi. Alcuni cordialissimi<br />
Chiocciolini, bontà loro, l’hanno già fatto<br />
durante le cene in <strong>Contrada</strong>. La mia timida<br />
richiesta di poter essere battezzata è accolta.<br />
Il <strong>29</strong> <strong>giugno</strong> del 2000 - anno straordinario di<br />
nuova rinascita - mi preparo con tutti i sentimenti.<br />
Indosso una maglietta col logo di<br />
Bologna Città <strong>della</strong> Cultura 2000, perché io<br />
non rinnegherò mai nulla <strong>della</strong> mia bolognesità,<br />
e Bologna è con me anche oggi, e sa che<br />
la amerò per sempre, anche se Siena fa ormai<br />
parte <strong>della</strong> mia anima.<br />
Partecipo alla messa, e sono trepidante e<br />
commossa. Alla fontanina, tra gli alfieri, i tamburini<br />
e le bandiere, l’incredibile sogno si<br />
avvera: sono battezzata dal Priore, e ricevo in<br />
dono il fazzoletto <strong>della</strong> <strong>Chiocciola</strong>.<br />
Sono una Bolognese, che ama immensamente<br />
la sua città e la sua gente, che chissà…?<br />
magari in un’altra vita è stata<br />
Senese…, ma che comunque in questa vita<br />
ha avuto il dono di una seconda vita, e<br />
insieme alla gioia di poter conoscere e<br />
amare anche Siena e la sua gente, il grande<br />
privilegio di poter essere una contradaiola<br />
<strong>della</strong> <strong>Chiocciola</strong>, ormai da dieci anni.<br />
Sono una Bolognese, Chiocciolina per sempre.<br />
Simona Spisni<br />
Bologna – 6 <strong>giugno</strong> 2010 (…pensando al <strong>29</strong>!).
Lettera aperta di un cavallo<br />
“Mi chiamo<br />
Poldo... sono un<br />
cavallo. Poldo non è davvero<br />
un bel nome, mi sarebbe pia-<br />
ciuto: Baldo, Vittorio, Fulmine... ma il mio<br />
amico umano ha voluto chiamarmi così.<br />
Pazienza.<br />
Da tempo, tanti, ‘un fanno altro che parla’ di<br />
noi cavalli: devono corre’... non devono corre’...<br />
lasciamoli pascola’... e basta! Voglio di’<br />
io du’ parole su i cavalli e la collaborazione<br />
con l’uomo.<br />
<strong>È</strong> praticamente impossibile stabilire quando è<br />
iniziata, sarebbe come voler scoprire se è nato<br />
prima l’uovo o la gallina. Comunque il primo<br />
interesse dell’uomo per quelli <strong>della</strong> mi’ specie,<br />
è stato di tipo gastronomico, i miei avi hanno<br />
dovuto fa’ certe corse pe’ sfuggi’ ai loro assalti!<br />
Poi, dopo averci guardato bene, hanno pensato<br />
che potevamo essergli utili anche in ben<br />
altro modo. E c’hanno usati per il trasporto<br />
delle persone, perché avevano scoperto che<br />
sulla nostra gobba viaggiavano più velocemente<br />
e sopratutto, si stancavano meno. Poi<br />
come animali da soma, sempre perché, se<br />
sistemata sul nostro dorso, facevano meno<br />
fatica a trasportare la merce.<br />
Con l’invenzione <strong>della</strong> ruota siamo diventati<br />
indispensabili per il tiro e abbiamo trainato di<br />
tutto: dai carri per il trasporto dei passeggeri e<br />
delle merci, agli strumenti da guerra. Nelle<br />
operazioni belliche eravamo insostituibili, infatti,<br />
oltre a trasportare vari ordigni, cosa sarebbe<br />
stata la cavalleria senza di noi?. In questo<br />
caso, però, oltre alla fatica... che paura!.<br />
Con l’invenzione del motore a scoppio la<br />
nostra utilità è andata via via decadendo.<br />
Prima ogni uomo poteva avere un cavallo nella<br />
stalla, ora ha un’autovettura nel garage.<br />
Persone e merci non siamo più noi a trasportarle,<br />
ma sofisticati veicoli con tubi di scappamento<br />
dal conseguente inquinamento atmosferico.<br />
Un bel capolavoro ‘un c’è che dire, ai<br />
nostri tempi l’inquinamento poteva riguarda’<br />
qualcosa che si lasciava pe’ strada… puzzava,<br />
è vero, però ‘un faceva male ai polmoni.<br />
E così, finalmente, la nostra utilità all’uomo si è<br />
ridotta esclusivamente a quella ludica: correre e<br />
saltare. Ed è quello che meglio sappiamo fare.<br />
Da sempre l’umano si è divertito dietro le<br />
nostre corse, alcuni cavalcandoci, molti come<br />
spettatori. Non c’è angolo del mondo che non<br />
abbia un suo apposito spazio, dove noi, si<br />
possa dar sfogo alla nostra bravura nel correre.<br />
E ci piace davvero tanto: sentire il vento in fac-<br />
cia, la criniera che sfolazza, la gente che ti incita...<br />
è davvero bello!.<br />
Una minoranza di noi, scartati dall’ippica, e<br />
meno male altrimenti ci trasformerebbero in<br />
mortatelle, è valorizzata nelle carriere dei tanti<br />
Palii che si svolgono nelle più disperate località.<br />
Il più famoso, Il più bello e più sentito, in<br />
cui ci confrontiamo è: il Palio di Siena.<br />
Festa stupenda in una città meravigliosa. Quei<br />
dieci di noi che hanno la fortuna di correre in<br />
quella magnifica Piazza, hanno assicurati quattro<br />
giorni di bengodi. In quei giorni, veterinario,<br />
maniscalco e stallieri sono tutti a nostra<br />
disposizione, ci curano, ci strigliano ci lavano<br />
con estrema cura e tanta dolcezza, certe belle<br />
razione di biada che non ti dico, e poi di prima<br />
qualità.<br />
I contradaioli ci guardano con amore, speranza<br />
e grande rispetto. Se poi hai la fortuna e la<br />
capacità di vince il Palio... diventi una divinità,<br />
le manifestazioni d’affetto che ci tributano<br />
sono infinite, si sprecano, superiori anche a<br />
quelle per il fantino, ‘un ci portano sulle spalle,<br />
come fanno con lui, perché si pesa troppo,<br />
sennò lo farebbero.<br />
Detto tutto questo e considerato che la nostra<br />
attività, per merito dei senesi, è notevolmente<br />
migliorata nel corso dei tempi: siamo l’unica<br />
categoria equina in Italia ad avere una pensione<br />
sicura e un veterinario che ti fa smettere di<br />
lavorare quando non sei più in perfetta forma.<br />
per cui voglio lanciare un appello a quei rompicoglioni<br />
di pseoanimalisti che puntualmente<br />
manifestano per l’abolizione del Palio: lasciate<br />
perdere!. Lasciateci correre in pace, lasciateci<br />
divertire. <strong>È</strong> vero che ogni tanto a qualcuno di<br />
noi è capitato un incidente, ma, come per l’uomo,<br />
anche questo fa parte <strong>della</strong> vita. Vi posso<br />
assicurare che, nonostante il rischio, è sempre<br />
meglio questa vita a quella che ci vorreste<br />
dedicare, unicamente a pascolare allo stato<br />
brado... a far che? Ad aspettare che una belva<br />
faccia di noi facile preda o ad aspettare la<br />
nostra estinzione?<br />
Lasciate stare le cose così! Che a noi va<br />
bene!... W il Palio di Siena!<br />
Dovrebbero pensare un po’ di più a quei poveri<br />
cavalli da sella portati ai concorsi di ogni<br />
infima categoria zoppi, stronchi e tenuti insieme<br />
col fenilbutazone (finché si può) e poi<br />
mandati a migliaia a far bistecche quando non<br />
servono più a nulla. A quei miei simili che vengono<br />
costretti a partecipare alle corse clandestine,<br />
spesso sull’asfalto, drogati a forza e<br />
spinti a correre fino allo stremo.<br />
A quelle povere cavalle, gravide, tenute prigioniere<br />
per lungo tempo in gabbia, senza potersi<br />
muovere o coricarsi, per fare con la loro orina,<br />
una medicina, tra l’altro pericolosa per la salute.<br />
A quei cavalli, vecchi, malati o scartati da ogni<br />
attività, lasciati soli e ridotti alla fine a sfamare:<br />
circhi, zoo, acquari.<br />
A voi, ostruzionisti del tutto, vi piace sputare<br />
veleno ad occhi chiusi su Siena e il Palio, senza<br />
vedere l’altro, il peggio, l’importante è raccogliere<br />
qualche firma contro Siena e un po’ di<br />
pubblicità a buon mercato.<br />
Magari! se tutti i cavalli fossero trattati come<br />
fanno a Siena!.”<br />
Lorenzo De Stefani<br />
fortunatamente nato in via <strong>della</strong> Diana.<br />
affogasanti 13
Corrado Vanni<br />
Passeggiando per San Marco, capitando<br />
nell’Oliveta o facendo anche solo capannello<br />
in società o al pozzo non puoi non<br />
trovare una delle odierne colonne portanti <strong>della</strong><br />
nostra <strong>Contrada</strong>. Colui senza il quale generazioni<br />
di tamburini non avrebbero riempito negli<br />
anni con i loro rullii la nostra comparsa o, più<br />
semplicemente, senza il quale la stanzina dei<br />
tamburi avrebbe mazze e cintole e ganci dappertutto<br />
tranne nell’ordine con cui solo lui le sa<br />
mettere.<br />
14 affogasanti<br />
Sonia Corsi
Tutti in cucina 1 - Ma guardate che meraviglia di<br />
cuoco... non sembra proprio importato dalla<br />
Sardegna?<br />
Tutti sportivi 1 - Mitiche donne di tutte le<br />
età si misurano con successo con la pallavolo.<br />
Due note: manca Anna infortunata e... cambiare<br />
il pallone please.<br />
Fiocchi rosa e azzurri<br />
Sono arrivati ad allietare la grande e bellissima<br />
famiglia chiocciolina i piccoli:<br />
SOFIA di Stefano Rossi e Agnese Marzucchi<br />
AZZURRA di Marco Banfi e Alessandra<br />
Valacchi<br />
TOMMASO di Gabriele Bechini e Federica<br />
Della Porta Raffo<br />
ZENO di Giacomo Focardi e Emanuela<br />
Lorenzetti<br />
Ci hanno lasciato<br />
Wanda Bianciardi Baldi<br />
Mario Nencini<br />
Corrado Vanni<br />
La <strong>Contrada</strong> li ricorda con affetto<br />
Galleria del pozzo<br />
Tutti in cucina 2 - Ecco la squadra degli infaticabili<br />
tutti al lavoro per regalare leccornie<br />
Tutti sportivi 2 - Le scarpe del pro vicario la<br />
dicono lunga sullo stile e la classe <strong>della</strong> squadra di<br />
basket. Daje ragazzi!<br />
San Marco News<br />
Neo laureati<br />
I migliori complimenti a<br />
Tutti in cucina 3 - In San Marco non mancano<br />
gli chef... eccone altri in versione “natali-<br />
Tutti sportivi 3 - Ecco altri “atleti” dediti alla<br />
nostra attvità del cuore: sono infatti ripartiti i<br />
corsi per alfieri e tamburini. <strong>È</strong> quasi estate!<br />
affogasanti 15
16 affogasanti<br />
Poster festa Titolare<br />
chiedere in tipografia Pistolesi<br />
Hanno collaborato a questo numero:<br />
per i testi<br />
Bruno Alfonsi, Gianmarco Angeli,Sonia<br />
Corsi, Lorenzo De Stefani, Andrea Maggi,<br />
Marco Martelli, Stefano Mecattini, Roberto<br />
Morrocchi, Violante Pii, Denise Verdiani,<br />
Roberto Zalaffi, gli scrittori e gli addetti<br />
<strong>della</strong> Sezione Piccoli Chiocciolini, gli<br />
addetti ai protettori<br />
per le fotografie<br />
Archivio <strong>Contrada</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiocciola</strong>, archivi<br />
privati, Giorgio Prosperi,<br />
per i disegni e le vignette<br />
Enrico Ninci<br />
realizzazione: nuova immagine editrice, Siena<br />
progetto grafico: Marco Lorenzini, Siena<br />
stampa: Industria Grafica Pistolesi, Siena