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Miastenia Gravis - E-learning

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MIASTENIA GRAVIS<br />

Definizione La miastenia gravis (MG) è una malattia acquisita<br />

caratterizzata clinicamente da una abnorme affaticabilità muscolare<br />

riportabile ad un disturbo autoimmunitario che si esprime a livello<br />

della giunzione neuromuscolare.<br />

Epidemiologia La MG ha una incidenza di 2-5 nuovi casi/100.000<br />

abitanti ed una prevalenza che va da 15 a 65 casi/100.000. La malattia<br />

può esordire a qualsiasi età, anche se nelle femmine, in cui è più<br />

frequente (1,5: 1), tende a manifestarsi più precocemente con un picco<br />

di incidenza tra i 20 e i 30 anni rispetto ai maschi in cui il picco si<br />

situa tra i 50 e i 70 anni.<br />

Etiopatogenesi La MG, che può essere considerata un prototipo di<br />

malattia autoimmune, è dovuta ad autoanticorpi diretti contro il<br />

recettore nicotinico dell’acetilcolina (AChR). E’ questo una<br />

glicoproteina costituita da 5 sub-unità (2 alfa, beta, gamma e delta),<br />

che si estende attraverso la membrana plasmatica e che, in seguito al<br />

legame con l’acetilcolina (ACh), modifica la sua configurazione<br />

permettendo il flusso ionico e quindi l’inizio della contrazione<br />

muscolare. Il determinante antigenico responsabile della produzione di<br />

auto-anticorpi nella MG è, nella maggior parte dei casi, una regione<br />

delta sub-unità alfa distinta dal sito legante l’ACh.<br />

II ruoto patogenetico di anticorpi anti-AChR è suggerito da una serie<br />

di evidenze:<br />

1) il riscontro di elevati livelli di anticorpi anti-AChR nel siero del<br />

90% circa di pazienti con miastenia generalizzata e nel 70% circa dei<br />

pazienti con miastenia oculare;<br />

2) transitorie manifestazioni cliniche di miastenia in nati da madri<br />

miasteniche con anticorpi anti-AChR circolanti;<br />

3) la possibilità di produrre un modello sperimentale di miastenia<br />

mediante la somministrazione di anticorpi anti-AChR o di IgG<br />

ottenute da sieri di malati miastenici.<br />

Il mancato riscontro di anticorpi anti-AChR in una piccola percentuale<br />

di miastenici è stato spiegato con:<br />

a) l'intimo legame dell’anticorpo con il recettore, la conseguente<br />

sottrazione dal circolo e quindi l’impossibilità di evidenziazione in<br />

circolo (così si potrebbe dare conto anche della non sempre perfetta<br />

correlazione tra titolo anticorpale e gravità della malattia);<br />

b) la presenza di anticorpi diretti contro determinanti antigenici a<br />

livello post-sinaptico diversi dall’AChR (vedi anticorpi anti-reticolo<br />

sarcoplasmico, anti-miofibrille e antireticolina) o presenti a livello<br />

pre-sinaptico. Una tale evenienza darebbe ragione dell’induzione di un<br />

quadro miastenico in animali trattati con siero di pazienti miastenici<br />

AChR negativi e troverebbe conferma dalla dimostrazione recente nel<br />

siero di questi pazienti di anticorpi che si legano a determinanti<br />

antigenici della placca neuromuscolare diversi dall’AChR o ad<br />

anticorpi diretti contro AChR posti a livello presinaptico.<br />

1


Un quesito essenziale riguarda il meccanismo con cui l’anticorpo, che<br />

si lega a livello della giunzione neuromuscolare, determina una<br />

imperfetta funzionalità del recettore. E ipotizzabile più di un<br />

meccanismo:<br />

1) blocco diretto o modifica della funzione dell’AChR da parte<br />

dell’anticorpo che previene il legame del mediatore con l’AChR;<br />

2) aumentata degradazione del recettore in seguito al legame con<br />

l’anticorpo: questo infatti faciliterebbe l’endocitosi e la distruzione<br />

lisosomiale del recettore;<br />

3) danno recettoriale mediato dal complemento con semplificazione<br />

delle fessure sinaptiche.<br />

2


TIMO<br />

Quale evento o fattore attiva la risposta immune nella miastenia<br />

e/o quali fattori inducono la produzione di anticorpi? Ci sono<br />

molti dati che suggeriscono che il timo svolga un ruolo di primo<br />

piano nella produzione di anticorpi anti-AChR:<br />

- anomalie timiche sono presenti nell’80% di miastenici o<br />

come timoma (10%) o come iperplasia (70%); completa o<br />

parziale remissione clinica è osservata nei 2/3 dei pazienti<br />

dopo timectomia.<br />

- D’altronde il timo sembra avere in sé tutto quanto occorre<br />

per la produzione di autoanticorpi (dallo stimolo alle cellule<br />

effettrici). Infatti molti ricercatori sostengono che la<br />

miastenia umana sia indotta nel timo con conseguente crossreazione<br />

a livello della giunzione - neuromuscolare.<br />

- Strutture AChR-simili sono state dimostrate, nel timo, a<br />

livello delle cellule mioidi e delle cellule epitelioidi; queste,<br />

in particolari condizioni (ad esempio infezioni virali),<br />

possono diventare la fonte primaria di autoantigeni e come<br />

tali essere presentate dalle cellule interdigitate ai linfociti T<br />

con conseguente attivazione del sistema immune.<br />

3


Quadro clinico<br />

La MG è caratterizzata clinicamente da una ipostenia muscolare che:<br />

1) si manifesta in seguito a contrazioni muscolari prolungate o ripetute<br />

e si attenua o scompare con il riposo, con conseguente tendenza a<br />

variare di gravità nel corso della giornata o da un giorno all’altro o<br />

anche per periodi più lunghi (esacerbazioni e remissioni);<br />

2) interessa tutti i muscoli scheletrici, più frequentemente quelli<br />

innervati dai nervi cranici ed in particolare i muscoli oculari estrinseci;<br />

3) non si associa generalmente ai segni clinici (fascicolazioni,<br />

ipo/areflessia-tendinea, ipo/atrofia muscolare) ed elettromiografici<br />

tipici di denervazione.<br />

4


ESORDIO<br />

La malattia si manifesta generalmente in maniera insidiosa, raramente<br />

in modo acuto. L’esordio è nel 40-60% dei casi a carico dei muscoli<br />

oculari e nell’80-90 % di questi vi è un successivo coinvolgimento di<br />

distretti muscolari innervati dagli altri nervi cranici, dei muscoli<br />

prossimali degli arti ed in alcuni casi anche dei muscoli addominali ed<br />

intercostali.<br />

Sulla base della distribuzione dell’ipostenia muscolare e<br />

dell’evoluzione, si distinguono alcune forme cliniche di MO<br />

(Osserman e Genkins, 1971):<br />

I miastenia oculare pura, benigna;<br />

IIA miastenia generalizzata senza segni bulbari, benigna;<br />

IIB miastenia generalizzata con segni bulbari, a lenta evoluzione;<br />

III miastenia generalizzata con segni bulbari, a rapida evoluzione;<br />

IV miastenia tardiva grave con alto rischio di paralisi respiratoria.<br />

Questa una classificazione che da un’idea delle varie possibilità<br />

d’evoluzione della sintomatologia miastenica. E infatti difficile, se<br />

non si tiene conto di altri parametri, sostenere che una forma oculare<br />

resterà tale o non evolverà e in quest’ultimo caso come evolverà.<br />

Più recentemente è stata proposta una classificazione della MG che<br />

tiene conto non solo della distribuzione dell’ipostenia, ma anche<br />

dell’età d’esordio e della presenza o meno di patologia timica.<br />

5


.Classificazione della miastenia gravis (in rapporto all’età d’esordio e alla patologia<br />

timica). Da: Newsom-Davis, 1984; modificata.<br />

Sesso (M:F) Ab-anti AChR<br />

sierici<br />

HLA<br />

<strong>Miastenia</strong> oculare<br />

<strong>Miastenia</strong> generalizzata:<br />

a) senza timoma<br />

3:1 + ?<br />

— ad esordio 40 anni* 1:1 + A3, B7, DR2<br />

b) con timoma 1:1 + + A2<br />

*II titolo degli autoanticorpi organo-specifici è alto. Frequente è infatti il riscontro in questi casi di altre<br />

patologie autoimmuni associate, quali l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico, la sarcoidosi,<br />

la tiroidite di Hashimoto ed altre.<br />

6


Una particolare forma di miastenia è quella che si osserva nel 1-2%<br />

dei figli di madri miasteniche e che va sotto il nome di miastenia<br />

neonatale transitoria. E’ dovuta al passaggio di anticorpi anti-AChR<br />

attraverso la barriera placentare.<br />

La sintomatologia è caratterizzata essenzialmente da: ipotonia<br />

generalizzata; risposta assente o torpida al riflesso di Moro; disturbi<br />

della suzione, deglutizione, respirazione. Tali sintomi si manifestano<br />

in genere precocemente e si protraggono mediamente per circa un<br />

mese; in alcuni casi la sintomatologia esordisce più tardi (nella prima<br />

settimana) per cui è opportuno tenere sotto stretta osservazione questi<br />

neonati. Una terapia con anticolinesterasici, è necessaria solo nelle<br />

forme più gravi.<br />

7


Protocollo diagnostico La diagnosi di MG è generalmente<br />

proposta dalla storia clinica, ma va confermata attraverso l’esecuzione<br />

di un protocollo diagnostico che prevede test farmacologici, indagini<br />

elettroneuromiografiche, immunologiche e radiologiche.<br />

I criteri diagnostici infatti sono essenzialmente:<br />

— anamnestico: ptosi e/o diplopia dopo lettura, progressiva difficoltà<br />

a deglutire o masticare durante il pasto, difficoltà nella parola dopo un<br />

lungo discorso, sono tra i sintomi più frequentemente riferiti;<br />

— clinico: esauribilità muscolare a livello oculo-cranio-somatico;<br />

anormale affaticabilità dopo attività muscolare ripetuta o continua e<br />

che migliora col riposo.<br />

— farmacologico (test al Tensilon): l’iniezione di bromuro di<br />

edrofonio (Tensilon), un anticolinesterasico ad azione rapida e fugace,<br />

determina un miglioramento del quadro clinico e/o<br />

elettroneuromiografico. Allo scopo si iniettano per via endovenosa in<br />

15 sec 2 mg di edrofonio e si valuta il miglioramento di uno o più<br />

segni clinici (ptosi, diplopia ecc.) o la reversibilità della risposta<br />

decrementale in corso di stimolazione sovramassimale a bassa<br />

frequenza; se non vi è alcuna risposta entro 30-60 sec, si iniettano<br />

lentamente gli altri 8 mg. Da tenere presente la falsa negatività che si<br />

ha nelle forme oculari;<br />

— elettrofisiologico:<br />

a) test di stimolazione ripetitiva: decremento superiore al 10%<br />

dell’ampiezza del potenziale muscolare composto dalla prima alla<br />

quinta risposta dopo stimolazione sopramassimale di un nervo motore<br />

a bassa frequenza (3-5 stimoli al sec), 3’ dopo la fine di una<br />

stimolazione tetanica (20-50 stimoli al sec) o di uno sforzo volontario<br />

massimale (prova di Desmedt);<br />

b) EMG a singole fibre: presenza di blocchi delle trasmissioni.<br />

— immunologico: presenza di anticorpi anti-AChR; incremento di<br />

linfociti T suppressor (T8) rispetto a T helper (T4) con decremento del<br />

rapporto T4/T8;<br />

— radiologico: evidenza, in alcuni casi, di iperplasia timica o timoma<br />

alla TAC del mediastino anteriore. E opportuno prelievo bioptico<br />

dell’eventuale massa riscontrata.<br />

Diagnosi differenziale: Questa si pone essenzialmente con le<br />

sindromi miasteniche, in particolare la sindrome di Lambert-Eaton e<br />

quella indotta da farmaci, e, più raramente, con la miopatia oculofaringea<br />

e l’oftalmoplegia plus. La stabilità del quadro clinico e le<br />

caratteristiche istopatologiche della biopsia muscolare aiutano a<br />

differenziare queste ultime dalla MG; lo studio elettroneuromiografico<br />

diviene dirimente nella sindrome di Lambert-Eaton.<br />

Decorso e prognosi Il decorso della malattia è cronico<br />

progressivo, talora con gravi esacerbazioni. E generalmente difficile<br />

formulare un giudizio prognostico data l’imprevedibilità del decorso,<br />

soprattutto nei primi anni. La possibilità di un’improvvisa<br />

insufficienza respiratoria è comunque un’evenienza da tener in conto:<br />

a tal proposito va precisato come per merito della terapia intensiva la<br />

percentuale di decessi sia passata dal 33% nel periodo 1940-60 al 12%<br />

in quello 1960-80.<br />

8


Terapia La terapia della MG deve mirare essenzialmente a:<br />

1) migliorare la trasmissione colinergica;<br />

2) inibire la produzione e/o rimuovere dal circolo gli anticorpi anti-<br />

AChR;<br />

3) controllare le funzioni vitali in caso di grave crisi miastenica.<br />

I1 primo obiettivo può essere raggiunto mediante l’uso di<br />

anticolinesterasici, mentre il secondo richiede l’impiego di cortisonici<br />

e/o immunosoppressori e l’applicazione della plasmaferesi e/o della<br />

timectomia. La respirazione assistita e l’alimentazione per sondino<br />

naso-gastrico o parenterale sarà invece necessaria nelle gravi crisi<br />

miasteniche.<br />

Anticolinesterasici. Sono farmaci che migliorano la trasmissione<br />

colinergica inibendo la degradazione dell’ACh da parte dell’acetilcolinesterasi<br />

a livello dello spazio sinaptico. Quelli utilizzati a scopo<br />

terapeutico sono essenzialmente:<br />

a) piridostigmina bromuro: MESTINON la dose può variare da 30 mg<br />

presi ogni sei ore fino a 60-120 mg assunti ogni 3-4 ore;<br />

b) neostigmina metilsolfato: viene utilizzata prevalentemente nel<br />

decorso post-operatorio (come dopo una timectomia) o quando è<br />

impossibile la deglutizione. E’ somministrata per via intramuscolare<br />

alla dose di 0,5-1 mg<br />

Questi farmaci migliorano la qualità della vita del paziente, ma<br />

raramente portano alla completa scomparsa del sintomi e talora sono<br />

del tutto inefficaci (vedi miastenia oculare). Il trattamento deve essere<br />

rigorosamente controllato onde evitare pericoli dell’eventuale<br />

sovradosaggio responsabile delta cosiddetta crisi colinergica..<br />

Cortisonici. Agiscono riducendo la produzione di anticorpi anti-<br />

AChR. Vengono utilizzati nei casi di MG generalizzata, ma anche<br />

nella MG oculare resistente agli anticolinesterasici. II farmaco che<br />

meglio risponde alle esigenze terapeutiche è il prednisone. Il<br />

protocollo terapeutico prevede di iniziare con una posologia di 0,2<br />

mg/kg/die per aumentarla di 0,1 mg/kg ogni 2 giorni, fino al dosaggio<br />

pieno di 1,4 mg/kg/die, in unica somministrazione al mattino.<br />

Raggiunto il risultato terapeutico si inizia la riduzione della posologia<br />

per passare rapidamente alla terapia di 1,4 mg/kg a giorni alterni e poi,<br />

lentamente, alla dose minima di prednisone che consenta di mantenere<br />

il vantaggio terapeutico ottenuto con il dosaggio pieno.<br />

Corticotropine. L’ACTH, ma più ancora i suoi analoghi, quali il<br />

tetracosactide esacetato e l’alsactide, possono essere usati nel<br />

trattamento delle forme severe e non responsive di miastenia e delle<br />

crisi miasteniche, alla dose di 100 U al giorno per via intramuscolare,<br />

con risultati non superiori a quelli ottenibili con il prednisone.<br />

Pertanto, l’uso delle corticotropine è accessorio e può essere limitato<br />

alla stimolazione surrenalica quando la posologia del prednisone viene<br />

ridotta a meno di 0,3-0,4 mg/kg a dì alterni dopo un lungo trattamento<br />

prednisonico ad alto dosaggio.<br />

Immunosoppressori non steroidei. Vengono impiegati nei pazienti<br />

con MG severa sempre in associazione con altre terapie, quando i<br />

risultati non sono sufficientemente soddisfacenti.<br />

L’azatioprina é il farmaco più utilizzato in ragione soprattutto della<br />

sua migliore tollerabilità. La dose giornaliera, somministrata per os,<br />

varia tra 2,5 e 3,5 mg/kg/die.<br />

9


Altri citostatici o agenti alchilanti quali il methotrexate, la<br />

ciclofosfamide ENDOXAN e il clorambucil sono stati proposti senza<br />

però che alcuno studio abbia dimostrato la migliore efficacia (o una<br />

maggiore tollerabilità) di alcuno di essi rispetto alla azatioprina. Va<br />

infine menzionata la ciclosporina A somministrata per via orale ad una<br />

dose compresa tra i 2 e i 10 mg/kg/die.<br />

10


Plasmaferesi. Trova la sua indicazione terapeutica nel trattamento<br />

delle crisi miasteniche, quando in breve tempo si ha necessità di<br />

ridurre drasticamente il titolo anticorpale anti-AChR. Si consiglia<br />

allora un protocollo di scambi abbondanti (2 litri di plasma al giorno)<br />

fimo ad ottenere il superamento della crisi, senza sospendere la terapia<br />

farmacologica in corso.<br />

Può essere utilizzata anche in soggetti con malattia invalidante non<br />

responsivi ad altra terapia. In questo caso si attua un protocollo di<br />

scambi a giorni alterni per un periodo di 10-30 giorni associando<br />

prednisone o azatioprina.<br />

Immunoglobuline ad alte dosi. È una terapia che viene attuata da<br />

alcuni anni in quelle condizioni di mancata risposta alla<br />

somministrazione di anticolinesterasici e/o cortisonici ed in cui è<br />

difficile eseguire la plasmaferesi.<br />

Si somministrano, per via endovenosa, alle dosi di 0,5 mg/kg/die per 5<br />

giorni.<br />

Timectomia. E una terapia efficace soprattutto in assenza di timoma.<br />

Se invece il timoma è presente, l’efficacia è minore ma l’intervento<br />

deve essere ugualmente eseguito per evitare i rischi di invasione<br />

mediastinica. In generale, la maggior parte dei pazienti affetti da<br />

miastenia può trarre giovamento dal trattamento chirurgico, ma la<br />

massima efficacia si ha in età comprese tra i 10 e i 50 anni.<br />

Attualmente il 46% circa dei casi operati in USA di timectomia senza<br />

timoma ha una completa remissione della miastenia alcuni anni dopo<br />

l’intervento, il 44% invece ha completa remissione con l’assunzione di<br />

qualche medicamento. Il rimanente 10% dei casi ha comunque<br />

ottenuto un miglioramento della sintomatologia dall’associazione<br />

timectomia + terapia radiante post-chirurgica + terapia farmacologica.<br />

11


Emergenze II paziente miastenico in trattamento farmacologico può<br />

andare incontro ad un improvviso peggioramento della sintomatologia<br />

con impegno della muscolatura intercostale e diaframmatica tale da<br />

configurare una vera e propria emergenza<br />

Tale condizione può essere riconducibile a due meccanismi<br />

patogenetici diversi:<br />

1) ridotta stimolazione degli AChR da insufficiente dosaggio degli<br />

anticolinesterasici (crisi miastenica), quale può aversi in seguito ad<br />

infezioni, interventi chirurgici o rapido inserimento nello schema<br />

terapeutico di steroidi;<br />

2) aumentata stimolazione degli AChR da sovradosaggio<br />

farmacologico o da maggiore sensibilità recettoriale, con conseguente<br />

iperfunzione colinergica (crisi colinergica). Questo determina una<br />

astenia muscolare generalizzata, simile a quella da crisi miastenica, cui<br />

si associano fascicolazioni, crampi muscolari e segni e/o sintomi<br />

neurovegetativi quali: lacrimazione, scialorrea, sudorazione, dolori<br />

addominali, vomito, diarrea, dispnea, broncorrea.<br />

In entrambe le situazioni il trattamento della crisi é sovrapponibili e<br />

richiede:<br />

1) mantenimento delle funzioni respiratorie ricorrendo, se necessario,<br />

all’intubazione oro-tracheale;<br />

2) riduzione posologica di tutti i farmaci assunti, data la maggiore<br />

farmaco-sensibilità del paziente in crisi;<br />

3) esecuzione del test al tensilon: un miglioramento clinico depone per<br />

una crisi miastenia, mentre un peggioramento per una crisi<br />

colinergica;<br />

4) in caso di test dubbio, questo va ripetuto dopo aver sospeso la<br />

terapia anticolinesterasica per almeno 72 ore.<br />

12


SINDROME MIASTENICA DI LAMBERT-EATON<br />

Definizione La sindrome miastenica di Lambert-Eaton (LEMS) è un<br />

disordine caratterizzato clinicamente da ipostenia ed affaticabilità<br />

muscolare riportabili ad una riduzione dei quanta di acetilcolina (ACh)<br />

liberati a livello della placca neuro-muscolare.<br />

Etiopatogenesi E un disordine autoimmune dovuto ad anticorpi diretti<br />

contro i canali del calcio voltaggio-sensibili sulla membrana presinaptica<br />

della giunzione neuro-muscolare.<br />

E associato nel 70% dei casi a tumori, rappresentati, per 1’80% dal<br />

carcinoma a piccole cellule del polmone; può trovarsi comunque<br />

anche in associazione con altre malattie autoimmuni, quali l’artrite<br />

reumatoide, La sindrome di Sjogren, l’anemia pemiciosa,<br />

l’ipotiroidismo, l’ipertiroidismo, la malattia celiaca.<br />

Quadro clinico I principali sintomi e/o segni clinici della LEMS sono<br />

costituiti da:<br />

- ipostenia a carico dei muscoli assiali del tronco e prossimali degli<br />

arti (raro ed in genere transitorio il coinvolgimento dei muscoli<br />

cranici), presente a riposo, che si riduce nel corso dell’attività<br />

neuromuscolare;<br />

- ipo o areflessia a riposo seguita da recupero dei riflessi tendinei<br />

dopo esercizio;<br />

- frequente disautonomia.<br />

Protocollo diagnostico II riscontro di una ipostenia muscolare che<br />

migliora con l’attività ed eventualmente la presenza di una neoplasia<br />

polmonare sono elementi che indirizzano verso la diagnosi di LEMS.<br />

Una conferma in tal senso verrà data dalle indagini elettrofisiologiche:<br />

a) test di stimolazione ripetitiva: incremento dell’ampiezza del<br />

potenziale muscolare composto con le frequenze medie ed elevate<br />

(con quelle basse invece può diminuire);<br />

b) EMG a singole fibre: presenza di blocchi che si riducono alle alte<br />

frequenze.<br />

Molto spesso però la sintomatologia muscolare precede, anche di<br />

alcuni anni, la manifestazione polmonare. In questi casi la diagnosi<br />

differenziale va posta con una polimiosite o con una distrofia dei<br />

cingoli: le indagini elettrofisiologiche dirimeranno ogni dubbio.<br />

Opportuno diventa allora uno studio radiologico del torace, ripetuto<br />

nel tempo, ed eventualmente una broncoscopia con esame citologico.<br />

Decorso e prognosi E in funzione della patologia di base; nelle forme<br />

idiopatiche il decorso è cronico progressivo con modesta-discreta<br />

disabilità.<br />

14


Terapia Questa deve mirare a:<br />

1) rimuovere e/o controllare l’eventuale patologia di base. Nel caso<br />

della LEMS paraneoplastica la rimozione del tumore (tener conto del<br />

rischio anestesiologico!) così come la chemioterapia e/o la<br />

radioterapia non sempre migliorano la sintomatologia ipostenica.<br />

Nelle forme secondarie non neoplastiche va effettuata una terapia<br />

della patologia di base.<br />

2) Migliorare la forza muscolare attraverso un incremento del release<br />

di ACh. A questo scopo sono stati utilizzati alcuni farmaci, quali:<br />

a) guanidina, alla dose di 10-35 mg/kg/die con risultati soddisfacenti<br />

sulla forza e sulla resistenza alla fatica; tuttavia il farmaco ha<br />

numerosi effetti collaterali, alcuni gravi e potenzialmente fatali, legati<br />

alla mielotossicità e nefrotossicità, che ne limitano fortemente<br />

l’impiego;<br />

b) 3,4 diaminopiridina: questo farmaco agisce prolungando<br />

l’attivazione del canale del Ca + + e quindi facilitando il release di<br />

ACh calcio-dipendente. La dose è di 50-100 mg/die.Gli effetti<br />

collaterali sono minimi.<br />

Data la riconosciuta patogenesi autoimmune della LEMS sono stati<br />

utilizzati anche immunosoppressori, quali l’azatioprina e cortisonici.<br />

Attualmente la terapia di scelta della LEMS paraneoplastica si fonda<br />

sull’associazione di prednisone (0,5 mg/kg a giorni alterni),<br />

azatioprina (1,5-2 mg/kg/die) e 3,4 diaminopiridina (75 mg/die).<br />

Dopo il miglioramento clinico, che è generalmente graduale, la dose<br />

di prednisone può essere progressivamente, ma lentamente, diminuita<br />

fino a stabilire una dose minima di mantenimento.<br />

15


SINDROMI MIASTENICHE CONGENITE<br />

Sotto tale denominazione sono raggruppate alcune affezioni ereditarie<br />

causate da un’alterata trasmissione a livello della giunzione neuromuscolare<br />

riportabile a meccanismi patogenetici diversi non<br />

autoimmunitari, che presentano le seguenti caratteristiche:<br />

a) trasmissione autosomica recessiva e, talora, dominante;<br />

b) esordio generalmente alla nascita;<br />

c) quadro clinico di ipostenia ed affaticabilità muscolare<br />

sovrapponibile a quello della MG, anche se con pattern differente tra<br />

le vane forme;<br />

d) assenza di anticorpi anti-AchR in circolo;<br />

e) responsività variabile agli anticolinesterasici.<br />

16


Sindromi miasteniche complete.<br />

Meccanismo patogenetico Ereditarietà Esordio Quadro clinico Terapia<br />

1. Deficit di sintesi e/o<br />

Autosomica nascita Ptosi, disfagia ed ipostenia generalizzata Discreta risposta agli<br />

mobilizzazione dell’ah recessiva<br />

fluttuanti, talora ipoventilazione con<br />

apnea.<br />

anticolinesterasici<br />

2. Deficit di AChE giunzionale Autosomica nascita Ptosi fluttuante, strabismo intermittente, Buona risposta a!<br />

recessiva<br />

ritardo motorio; e successivamente, prednisone a giomi<br />

ipostenia generalizzata ed abnorme<br />

affaticabilità muscolare.<br />

alterni<br />

3. Sindrome da canale lento Autosomica variahile Modesta ptosi, occasionale diplopia,<br />

selettivo interessamento dei muscoli<br />

Discreta risposta al<br />

prednisone a giorni<br />

dominante<br />

cervicali, scapolari ed estensori delle dita. alterni<br />

4. Deficit giunzionale di AchR Autosomica<br />

recessiva<br />

nascita Oftalmoparesi, grido flebile, difficoltà di<br />

alimentazione ed ipotonia in periodo<br />

neonatale; successivamente ipo.stenia ed<br />

abnorme affaticabilità muscolare.<br />

Discreta risposta agli<br />

anticolinesterasici<br />

17


BOTULISMO<br />

Il botulismo è un’intossicazione di origine alimentare, spesso mortale,<br />

determinata dall’ingestione di cibi contenenti la tossina botulinica che,<br />

inibendo il release di ACh a livello della giunzione neuro-muscolare,<br />

determina una grave e prolungata paralisi dei muscoli oculo-craniosomatici.<br />

Etiopatogenesi La tossina botulinica e prodotta dal Clostridium<br />

botulinum, un germe anaerobico obbligato, sporigeno. Si distinguono<br />

8 tipi di botulino: quelli patogeni per l’uomo sono comunque i tipi A,<br />

B ed E. La tossina si fissa alla giunzione neuro-muscolare dove<br />

esplica la sua azione di tipo curaro-simile inibendo il release di ACh.<br />

Non attraversa la barriera emato-encefalica: questo si può verificare<br />

solo nel caso di una gravissima intossicazione.<br />

Quadro clinico I primi sintomi sono quelli di una intossicazione<br />

alimentare con vomito, diarrea, dolori addominali e secchezza delle<br />

fauci. Dopo alcune ore si manifesta la compromissione dei muscoli<br />

oculari, dapprima di quelli intrinseci e poi di quelli estrinseci<br />

(midriasi, anisocoria, strabismo, ptosi), cui segue, più o meno<br />

rapidamente, quella dei muscoli bulbari (disartria, disfagia, disfonia)<br />

e poi dei muscoli del collo e degli arti ed infine di quelli respiratori.<br />

Quasi costantemente vi è compromissione della muscolatura liscia,<br />

intestinale e vescicale (stipsi e ritenzione urinaria ostinate), e<br />

dell’attività secretoria a livello congiuntivale, salivare (mucose<br />

secche) ecc. Non vi è compromissione delle funzioni corticali né della<br />

sensibilità; i riflessi osteo-tendinei possono essere normali o anche<br />

assenti.<br />

Va tenuta presente la possibilità di una forma di botulismo infantile:<br />

questa si manifesta generalmente ad 1 anno di vita ed è riportabile ad<br />

una crescita del Clostridium botulinum nel tratto gastro-intestinale<br />

dell’infante con successivo cronico assorbimento di piccole quantità<br />

di tossina. La sintomatologia è caratterizzata da improvvisa ipotonia,<br />

ipostenia generalizzata, disfagia, ptosi, scarsa reattività pupillare e<br />

talora dispnea.<br />

Protocollo diagnostico Il dato anamnestico (ingestione di alimenti<br />

conservati, inscatolati o insaccati, consumati senza cottura), la<br />

compromissione precoce della muscolatura oculare con rapida<br />

progressione agli altri gruppi muscolari ed i reperti EMG sono gli<br />

elementi che supportano questa ipotesi diagnostica. La conferma verrà<br />

dall’isolamento del Clostridium botulinum dagli alimenti sospetti e/o<br />

dal contenuto intestinale del paziente e dalla dimostrazione, mediante<br />

inoculazione in cavie, della presenza della tossina nel siero e/o nelle<br />

feci.<br />

Decorso e prognosi Sono in funzione della rapidità diagnostica e<br />

dell’intervento terapeutico: generalmente la remissione della<br />

sintomatologia é tanto più precoce quanto più prontamente é stata<br />

istituita una terapia adeguata. Nei casi in cui questo non è stato attuato<br />

o la quantità di tossina assorbita era eccessiva, la morte sopraggiunge<br />

per insufficienza respiratoria e/o cardiopolmonare.<br />

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Terapia<br />

Essa deve mirare essenzialmente a:<br />

a) rimuovere la tossina botulinica dal tratto gastro-intestinale: può<br />

essere utile, nelle prime fasi, l’uso di emetici o una lavanda gastrica<br />

(evitare preparati a base di magnesio!) e di purganti;<br />

b) neutralizzare la tossina circolante: siero polivalente antibotulinico<br />

a dosi generose (30.000-60.000 U.I.., endovena, ogni 4 ore) da<br />

proseguire sino alla scomparsa della sintomatologia. Non appena Ia<br />

tossina è stata tipizzata, si può usare l’antisiero specifico. Tenere<br />

presente la possibilità di manifestazioni anafilattiche;<br />

c) favorire la trasmissione neuro-muscolare: questo è un obiettivo<br />

difficile da raggiungere. Si è visto infatti che gli anticolinesterasici<br />

non sono utili e che la guanidina cloridrato (15-40 mg/kg/die) e la 4aminopiridina<br />

(50-100 mg/die) possono talora migliorare la forza<br />

muscolare ma non la funzione respiratoria;<br />

d) assicurare le funzioni respiratorie: questo rende necessario ed<br />

opportuno il ricovero immediato del paziente presso un reparto di<br />

rianimazione in modo da poter rapidamente intervenire con<br />

intubazione endo-tracheale.<br />

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