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Cefalea post-puntura durale

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<strong>Cefalea</strong> <strong>post</strong> anestesia subaracnoidea<br />

Autore: Dott. Dario Chiacchio<br />

Responsabile UOS Anestesia e Analgesia Ostetrico-Ginecologica<br />

UOC Anestesia e Rianimazione per il Dipartimento Materno Infantile<br />

Diettore: Prof. Gennaro Savoia<br />

CEFALEA POST PUNTURA DURALE<br />

Fisiopatologia: La sequela ha un incidenza del 2-3-% (1-4) nell’anestesia subaracnoidea. L’origine<br />

sembra essere legata alla perdita di liquor attraverso il foro sulla dura, e quindi è proporzionale al<br />

diametro del foro che viene praticato ed alla sua forma. La riduzione della pressione liquorale e del<br />

suo volume provocano uno stiramento in basso delle strutture encefaliche sopratentoriali (meningi e<br />

falce), che si ripercuote sui vasi e sulle strutture di sostegno dell’encefalo, riccamente innervate; la<br />

riduzione del volume cerebrale viene compensata da vasodilatazione, che provoca ipertensione<br />

endocranica. La cefalea sarebbe legata quindi alla vasodilatazione cerebrale compensatoria, che si<br />

viene a creare per contrastare la diminuzione della pressione intracranica dovuta alla riduzione di<br />

volume liquorale.<br />

I fattori che incidono sull’insorgenza della cefalea <strong>post</strong> <strong>puntura</strong> <strong>durale</strong> sono:<br />

-il calibro dell’ago<br />

-il profilo della punta dell’ago:<br />

è stato dimostrato che gli aghi a punta di matita (Withacre, Sprotte) sono meno traumatizzanti di<br />

quelli a punta tagliente (Quincke).<br />

-età e sesso:<br />

l’aumento dell’età riduce l’incidenza di cefalea, il sesso femminile ha una incidenza di cefalea<br />

doppia rispetto a quello maschile<br />

-deformazione della punta dell’ago:<br />

può essere provocata da ripetuti tentativi che comportino l’urto della punta sulle superfici ossee,<br />

determinando deformazione della punta, e successiva lacerazione della dura.<br />

La comparsa della sintomatologia è legata alla <strong>post</strong>ura, e può essere accompagnata da ipoacusia, da<br />

perdita di liquido dal canale cocleare, diplopia, per stiramento del VI paio dei nervi cranici, che<br />

innerva il retto laterale dell’occhio.<br />

Si manifesta, classicamente, entro i primi tre giorni dalla <strong>puntura</strong> <strong>durale</strong> e si risolve, abitualmente,<br />

spontaneamente nei 2-3 giorni successivi, raramente prolungandosi per periodi superiori ad una-due<br />

settimane. Se la cefalea è accompagnata da diplopia può durare anche sei mesi.<br />

La diagnosi di cefalea <strong>post</strong>puntoria può essere difficile basandosi sulle sole caratteristiche cliniche.<br />

L’esecuzione di un’accurata anamnesi patologica devono essere escluse tutte le altre potenziali<br />

cause di cefalea. L’esame fisico deve prevedere tests di routine per la meningite, la palpazione dei<br />

seni frontali, etmoidali e mascellari per escludere la presenza di sinusite paranasale. Se si sospetta<br />

una lesione intracranica la conferma si può ottenere solo con un appropriato esame radiologico,<br />

quale la TC (tomografia computerizzata) o la RMN (risonanza magnetica nucleare).<br />

<strong>Cefalea</strong> <strong>post</strong> anestesia peri<strong>durale</strong>


Anche con l’anestesia peri<strong>durale</strong> si può verificare cefalea se si procura la <strong>puntura</strong> accidentale della<br />

dura madre (frequenza: 0.2 - 3 %). Essa può essere dovuta a penetrazione dell’ago nello spazio<br />

<strong>durale</strong> per errore tecnico, o, più raramente, da parte dello stesso cateterino, specialmente se di<br />

calibro elevato o di materiale rigido. Comporta la comparsa di una cefalea generalmente a carattere<br />

benigno e transitorio della durata di qualche giorno, che obbliga a letto in posizione supina ed a<br />

terapia medica fino alla sua scomparsa. Ma anche in questo caso la sintomatologia può essere<br />

particolarmente persistente e invalidante, e durare anche qualche settimana.<br />

La mancata fuoriuscita di liquor attraverso l’ago non sempre è un segnale predittivo di corretto<br />

posizionamento, in quanto anche la perforazione della dura può non dar luogo alla spia liquorale se<br />

si crea un meccanismo a valvola con la parete della dura madre. Quindi, se l’infrazione della dura<br />

non viene riconosciuta, la somministrazione di anestetico locale ad una dose di almeno 10 volte<br />

maggiore di quella che normalmente si somministra nello spazio sub<strong>durale</strong> determina blocco<br />

spinale totale, il livello di analgesia rapidamente si estende in senso craniale determinando una<br />

severa ipotensione, bradicardia fetale, insufficienza respiratoria e morte se il trattamento non è<br />

immediato.<br />

Terapia:<br />

Prima di ogni terapia farmacologica o aggressiva, il primo trattamento è psicologico, contattando e<br />

confortando giornalmente la paziente.<br />

decubito obbligato supino, per tre-cinque giorni, con la sola concessione di un cuscino che<br />

mantenga il capo sollevato di circa venti gradi, ma non le spalle. Se è possibile, mantenere la<br />

posizione prona<br />

moderata iperidratazione (tre-quattro lt/die),<br />

analgesici e vasocostrittori cerebrali (caffeina),<br />

fasciatura compressiva addominale per aumentare la pressione nel sistema della azygos e<br />

aumentare la produzione di liquor;<br />

cortisonici solo se compaiono segni di meningismo.<br />

Dopo la dimissione bisognerebbe mantenere un contatto anche telefonico, e far tornare la paziente a<br />

controllo per un certo tempo, fino a sicura cessazione di ogni sintomo.<br />

BLOOD PATCH<br />

Se la sintomatologia è particolarmente intensa e persistente, si può ricorrere al “blood patch”. E’<br />

questa una tecnica estrema, da appicare dopo due-tre giorni di cefalea intensamente invalidante,<br />

refrattaria ad ogni altra terapia. Si esegue iniettando nello spazio peri<strong>durale</strong>, pungendo a livello<br />

dello stesso spazio in cui è stata praticala la prima <strong>puntura</strong>, o in quello superiore, 15-20 ml di<br />

sangue autologo prelevato immediatamente prima, in assoluta e rigorosa asepsi. La tecnica è<br />

controindicata in caso di fenomeni di coinvolgimento neurologico nella cefalea, entro le prime 12<br />

ore dal parto per la presenza di transitoria batteriemia che si verifica entro tale periodo, infezioni<br />

localizzate, coagulopatie. Il volume di sangue iniettato esercita una compressione sulla dura,<br />

aumentando la pressione idrostatica liquorale, e formando uno strato collante che permette la<br />

chiusura del foro <strong>durale</strong>.<br />

Durante l’iniezione la paziente può avvertire una sensazione fastidiosa alla schiena, formicolio alle<br />

mani, bradicardia: interrompere la somministrazione se compare una di queste manifestazioni<br />

La guarigione avviene entro le 24 ore, altrimenti si può ripetere il trattamento. La tecnica non è<br />

scevra di complicanze, che possono andare da una transitoria lombalgia che può durare alcuni


giorni, fino alla comparsa di aracnoiditi adesive, radicoliti, sindrome della cauda equina,<br />

obliterazione dello spazio peri<strong>durale</strong> per esiti fibrosici.

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