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PROTOCOLLO LPD 11 06 09 ok.pdf - Azienda USL di Ferrara

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Redazione<br />

Direzione Sanitaria <strong>Azienda</strong>le<br />

Protocollo<br />

Prevenzione, trattamento e monitoraggio delle Lesioni da Pressione<br />

negli utenti dei Servizi aziendali<br />

Cognome/Nome Funzione<br />

Prof. Martini Mauro<br />

Dott. Romagnoni Franco<br />

Dott. L. Andreotti<br />

Dott. D.Cantelli<br />

Dott. F. Gilli<br />

Dott. M. Bertasi<br />

Donfront Paola<br />

Romanini M. Teresa<br />

Tarroni Tiziana<br />

CPSE Calderoni Mara<br />

CPSE Gral<strong>di</strong> M.Rosa<br />

Dott. Pelati Cristiano<br />

CPSE Sarti Daniela<br />

Dott. Beccari Simonetta<br />

Dott. Camurri Federica<br />

UO Med. Legale<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Cure Primarie<br />

Team Nutrizionale<br />

Dipartimento Farmaceutico<br />

Comitato Ospedale senza Dolore<br />

Dip.chirurgico<br />

Inf.ra Dip. Me<strong>di</strong>co<br />

Inf.ra Dip. Me<strong>di</strong>co<br />

Inf.ra Dip. Me<strong>di</strong>co<br />

Coor<strong>di</strong>natore DCP<br />

Coor<strong>di</strong>natore Dip. Me<strong>di</strong>co<br />

DIT<br />

DIT<br />

Comunicazione <strong>Azienda</strong>le<br />

Comunicazione <strong>Azienda</strong>le<br />

1. Oggetto:<br />

La presente procedura descrive i comportamenti e gli strumenti da adottare per prevenire l’insorgenza <strong>di</strong><br />

lesione da pressione, sia per gli utenti degenti, sia per gli assistiti a livello domiciliare. La procedura inoltre<br />

in<strong>di</strong>ca i comportamenti <strong>di</strong> trattamento e monitoraggio da adottare nel caso in cui si sviluppi una lesione da<br />

pressione.<br />

2. Scopo<br />

Garantire omogeneità alle modalità operative relative a prevenzione, trattamento e monitoraggio delle LdP.<br />

3. Obiettivi:<br />

- Uniformare le modalità operative volte a in<strong>di</strong>viduare il livello <strong>di</strong> rischio nello sviluppare lesioni da<br />

pressione utilizzando la scala Braden<br />

- Uniformare le modalità operative volte a sta<strong>di</strong>are le lesioni da pressione utilizzando la scala NPUAP.<br />

- Omogeneizzare le modalità <strong>di</strong> trattamento delle lesioni da pressione<br />

- Uniformare le modalità operative <strong>di</strong> monitoraggio della lesione da pressione<br />

- Uniformare l’educazione sanitaria e terapeutica nella prevenzione e trattamento lesioni da pressione<br />

4. Campo <strong>di</strong> Applicazione:<br />

In tutti i Servizi e U.O./M.O. dell’<strong>Azienda</strong> Usl <strong>di</strong> <strong>Ferrara</strong><br />

5. Documenti <strong>di</strong> riferimento:<br />

- Calosso A. , Le lesioni cutanee. Manuale clinico. Ed. Eurolit, Roma 2004;<br />

- Calosso A., Zanetti E.: Linee guida integrali dell’AHRQ per la prevenzione e il trattamento delle<br />

lesioni da decubito – III Ed. italiana, 2003;<br />

- Linee guida “ La Prevenzione e trattamento delle Lesioni da Pressione” Unità Sanitaria locale n3<br />

Regione Umbria 20<strong>06</strong>;<br />

- Linee guida “Prevenzione e Trattamento delle lesioni da Pressione” <strong>Azienda</strong> ULSS 22 Regione<br />

Veneto20<strong>06</strong>;<br />

- Linee guida “Risk Assessment & Prevention of Pressare Ulcers” – centro stu<strong>di</strong> EBN – Direzione<br />

Infermieristica e Tecnico <strong>Azienda</strong> Ospedaliero- Universitaria <strong>di</strong> Bologna – Policlinico S.Orsola-<br />

Malpighi. Revised March 2005;<br />

1


- Prevenzione e cura della lesione da pressione: Guida per una corretta assistenza a domicilio,<br />

A.I.S.Le.C. 20<strong>06</strong>;<br />

- Programma <strong>di</strong> prevenzione e trattamento delle lesioni da decubitoLinee Guida Regionali FVG<br />

febbraio 20<strong>06</strong> Bergstrom N, Bennet MA, Carlson CE, et al. Treatment of Pressure Ulcers.<br />

Clinical PracticeGuideline Number;<br />

- Protocollo “La Prevenzione ed il trattamento delle Lesioni da Decubito”. <strong>Azienda</strong> <strong>USL</strong> <strong>di</strong> <strong>Ferrara</strong><br />

2003;<br />

- Raccomandazioni per la prevenzione delle lesioni da decubito, Agenzia Sanitaria Regionale,R E<br />

R, Dossier 94-2004;<br />

- Ulcere da pressione: prevenzione e trattamento – Linee guida Regione Toscana 2008;<br />

6. Definizioni e sigle:<br />

SIGLE<br />

L.d.P. Lesione da pressione<br />

N.R.S. Scala numerica verbale<br />

B.M.I. Body Max Index – In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Massa Corporea<br />

NPUAP National Pressure Ulcer Advisory Panel<br />

LARN Livelli <strong>di</strong> Assunzione giornalieri Raccomandati <strong>di</strong> Nutrienti<br />

7.Responsabilità:<br />

ATTIVITA’<br />

Me<strong>di</strong>co<br />

I. Valutazione Rischio <strong>di</strong> lesione da pressione C<br />

coor<strong>di</strong>natore<br />

Infermiere<br />

OSS<br />

C R I<br />

II. Attuazione misure prevenzione nell’insorgenza<br />

lesione da pressione nei soggetti a rischio<br />

I C R C<br />

III. Sta<strong>di</strong>azione e valutazione lesioni da pressione C C R I<br />

IV. Trattamento lesione da pressione R C C I<br />

V. Prevenzione delle Complicanze R C C I<br />

VI. Educazione sanitaria e terapeutica C C R I<br />

VII Monitoraggio e valutazione LdP I R C C<br />

8. Descrizione della attività e modalità operative<br />

Legenda: R= responsabile C= coinvolto I= informato<br />

I. VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI LESIONE DA PRESSIONE<br />

L’in<strong>di</strong>viduazione del rischio <strong>di</strong> insorgenza <strong>di</strong> Lesioni da Pressione rappresenta uno dei primi interventi<br />

assistenziali da attuare al momento della presa in carico della persona.( allegato n. 1 Algoritmo Prevenzione<br />

e Trattamento LdP.)<br />

Si definisce paziente a rischio quel soggetto che, a causa <strong>di</strong> fattori generali o locali legati ad una patologia o<br />

ad una complicanza <strong>di</strong> questa, ha maggiori possibilità <strong>di</strong> sviluppare una L.d.P. e quin<strong>di</strong> necessita <strong>di</strong> un piano<br />

assistenziale mirato.<br />

Una prima valutazione viene effettuata al momento della presa in carico sia nell’ambito ospedaliero che<br />

territoriale, soprattutto in quei pazienti che sono soggetti a:<br />

1. allettamento protratto<br />

2. postura seduta protratta<br />

3. incapacità <strong>di</strong> cambiare posizione<br />

2


Pertanto entro le prime 24 ore dall’ingresso nelle strutture <strong>di</strong> ricovero e/o durante la prima visita domiciliare<br />

in ADI, l’infermiere valuta l’utente procedendo con:<br />

- un’ispezione completa della cute, de<strong>di</strong>cando particolare attenzione alle se<strong>di</strong> corrispondenti alle<br />

prominenze ossee. Bisogna controllare: secchezza, fissurazioni, screpolature, edemi generalizzati o<br />

localizzati della cute, arrossamenti. Negli in<strong>di</strong>vidui con pelle scura i parametri da tenere in<br />

considerazione sono principalmente: ipertermia e indurimento della zona interessata.<br />

- Applicazione della scala <strong>di</strong> valutazione Braden ( allegato 2 )<br />

- giu<strong>di</strong>zio clinico.<br />

La valutazione del rischio <strong>di</strong> lesione da pressione con scala Braden, nelle strutture <strong>di</strong> ricovero viene ripetuta<br />

almeno ogni 7 giorni e ogni qualvolta le con<strong>di</strong>zioni del paziente si mo<strong>di</strong>ficano, mentre a domicilio ogni 15<br />

giorni, a cura del MMG e/o dell’infermiere.<br />

Il punteggio inferiore o uguale a 16 è utile come riferimento per poter valutare la necessità <strong>di</strong> superfici<br />

antidecubito.<br />

A seconda del punteggio in<strong>di</strong>viduato si rendono necessarie <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> interventi.<br />

Se il punteggio della scala <strong>di</strong> Braden è:<br />

17- 20 Occorre attuare un piano <strong>di</strong> monitoraggio.<br />

13-16 Occorre attuare un piano <strong>di</strong> monitoraggio ed un piano preventivo con l'utilizzo <strong>di</strong> eventuali<br />

presi<strong>di</strong> antidecubito anche sulla base della valutazione complessiva del paziente.<br />

< 13 Occorre attuare un piano <strong>di</strong> monitoraggio ed un piano preventivo con il ricorso a presi<strong>di</strong><br />

antidecubito (letto a pressione alternata o a cessione d'aria) fatto salvo <strong>di</strong> una <strong>di</strong>versa<br />

valutazione clinica.<br />

La scala Braden va compilata ed allegata alla documentazione che segue il paziente anche alla <strong>di</strong>missione o<br />

trasferimento ad altra unità operativa o servizio territoriale.<br />

Tutte le valutazioni del rischio e le rivalutazioni devono essere documentate e registrate in cartella.<br />

II ATTUAZIONE DI MISURE DI PREVENZIONE NELL’INSORGENZA DI LESIONE<br />

DA PRESSIONE NEI SOGGETTI A RISCHIO<br />

Il piano <strong>di</strong> prevenzione prevede l’applicazione <strong>di</strong> comportamenti operativi sui fattori <strong>di</strong> rischio maggiori ma<br />

mo<strong>di</strong>ficabili e ha come obiettivo il mantenimento dell’integrità cutanea.<br />

Fattori non Mo<strong>di</strong>ficabili<br />

↓<br />

↓<br />

↓<br />

↓<br />

Fattori mo<strong>di</strong>ficabili<br />

Fattori locali <strong>di</strong> rischio Fattori sistemici <strong>di</strong> rischio<br />

Sofferenza vascolare <strong>di</strong>ffusa<br />

Prominenze ossee<br />

Postura inadeguata<br />

Pressione<br />

Piano <strong>di</strong> appoggio<br />

Stiramento<br />

Attrito<br />

Macerazione<br />

Igiene della cute<br />

Incontinenza urinaria<br />

Età avanzata<br />

Cachessia neoplastica<br />

Obesità<br />

Alterato livello <strong>di</strong> coscienza<br />

Diabete<br />

Insufficienza renale<br />

Ipotensione<br />

Immobilità<br />

Ipertermia<br />

Malnutrizione<br />

La valutazione del rischio <strong>di</strong> LdP con l’utilizzo della scala <strong>di</strong> Braden determina un punteggio per ogni<br />

variabile. Per ogni variabile che compone il rischio, vengono descritte le caratteristiche principali e i relativi<br />

tipi <strong>di</strong> intervento da attuare in relazione al punteggio attribuito dalla scala <strong>di</strong> Braden ( allegati n° 10<br />

Vademecum LdP: approfon<strong>di</strong>menti clinico-assistenziale)<br />

Ad ogni utente che presenti un rischio potenziale <strong>di</strong> sviluppare LdP con punteggio inferiore o uguale a 16<br />

della scala <strong>di</strong> Braden, a fini preventivi è necessario che il personale infermieristico, con l’ausilio del<br />

personale <strong>di</strong> supporto, attui il piano <strong>di</strong> mobilizzazione e ispezione cutanea (allegato n. 3)<br />

3


III. STADIAZIONE E VALUTAZIONE DELLA LESIONE DA PRESSIONE<br />

Ai fini <strong>di</strong> una corretta ed uniforme gestione delle LdP è fondamentale la rilevazione e descrizione sistematica<br />

delle caratteristiche principali sia della lesione, che della cute perilesionale, impiegando la scala <strong>di</strong><br />

valutazione NPUAP ( allegato n. 4 ).<br />

S’intende valutare la lesione da pressione in relazione a localizzazione, sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> gravità, <strong>di</strong>mensione, tratti<br />

cavi, tessuto sottominato, tunnelizzazione, odore, letto della lesione, con<strong>di</strong>zione della cute perilesionale e<br />

bor<strong>di</strong> della lesione, essudato, tessuto necrotico, presenza o assenza <strong>di</strong> tessuto <strong>di</strong> granulazione ed<br />

epitelizzazione.<br />

La valutazione della lesione va documentata nell’apposita scheda <strong>di</strong> valutazione e monitoraggio<br />

( allegato n. 5 )<br />

• ad ogni cambio <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cazione in presenza <strong>di</strong> lesioni complicate o in fase <strong>di</strong> peggioramento<br />

( 3° - 4° sta<strong>di</strong>o, essudazione me<strong>di</strong>o-alta, infezione);<br />

• settimanalmente in presenza <strong>di</strong> lesioni non complicate;<br />

• quin<strong>di</strong>cinalmente per lesioni in via <strong>di</strong> guarigione;<br />

tra i segni <strong>di</strong> un peggioramento della lesione vi sono:<br />

- a livello locale, l’aumento dell’essudato e dell’edema della ferita, la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tessuto <strong>di</strong><br />

granulazione e lo scolo purulento;<br />

- a livello generale, stato mentale danneggiato e confuso.. febbre, tachicar<strong>di</strong>a, ipotensione e<br />

segni in<strong>di</strong>cativi dell’improvviso deterioramento dello stato fisico del paziente.<br />

-<br />

IV TRATTAMENTO DELLA LESIONE DA PRESSIONE<br />

L’obiettivo principale, in presenza <strong>di</strong> lesioni, è quello <strong>di</strong> favorire le con<strong>di</strong>zioni locali che permettono lo<br />

sviluppo dei processi <strong>di</strong> riparazione tissutale quali, la granulazione e la riepitelizzazione, ed evitare le<br />

con<strong>di</strong>zioni che la rallentano come le variazione <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà, pH e temperatura.<br />

A) PREPARAZIONE DEL LETTO DELLA FERITA (Wound Bed Preparation)<br />

S’intende il mantenimento del microclima della ferita, la preparazione del letto della lesione, che incorpora<br />

tutte le tecniche della gestione delle ferite e quin<strong>di</strong> la rimozione <strong>di</strong> tutte quelle barriere (necrosi, fibrina,<br />

carica batterica, essudati) che ostacolano la guarigione. Le me<strong>di</strong>cazioni avanzate gestiscono l’essudato<br />

tutelando la cute perilesionale e favorendo la proliferazione cellulare.<br />

B) MEDICAZIONE LESIONE DA PRESSIONE<br />

La cura iniziale della LdP comprende lo sbrigliamento, la pulizia della ferita, l’applicazione <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>cazioni e possibili terapie aggiuntive.<br />

La toilette chirurgica dell’escara è <strong>di</strong> competenza me<strong>di</strong>co chirurgica.<br />

L’unica zona <strong>di</strong> necrosi che non trova in<strong>di</strong>cazione alla rimozione chirurgica, è la necrosi secca del tallone<br />

che richiede osservazione giornaliera, qualora comparissero arrossamenti ai bor<strong>di</strong> e segni <strong>di</strong> infiammazione<br />

l’approccio terapeutico potrà prevedere lo sbrigliamento più in<strong>di</strong>cato (enzimatico – autolitico – chirurgico).<br />

Non è in<strong>di</strong>cato l’uso <strong>di</strong> agenti antisettici (iodo povidone, clorexi<strong>di</strong>na, soluzione <strong>di</strong> ipoclorito <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o, acido<br />

acetico, acqua ossigenata). L’uso <strong>di</strong> questi prodotti, l’acqua ossigenata ad esempio <strong>di</strong>strugge il 50%, delle<br />

cellule in fase <strong>di</strong> riepitelizzazione ( allegato n. 6 Schede <strong>di</strong> trattamento per sta<strong>di</strong>o e tipologia <strong>di</strong> lesione)<br />

C) DOLORE IN SEDE DI CAMBIO DELLA MEDICAZIONE<br />

Ogni soggetto portatore <strong>di</strong> LdP dovrebbe essere valutato prima della rimozione della me<strong>di</strong>cazione. In<br />

presenza <strong>di</strong> dolore o in mancanza <strong>di</strong> controllo efficace del dolore causato da altre patologie, il regime <strong>di</strong><br />

analgesia del soggetto va rivisto e se necessario va consultato uno specialista. Non è comunque sempre<br />

possibile attendere l’intervento <strong>di</strong> uno specialista prima <strong>di</strong> intervenire sul soggetto, per cui occorre applicare<br />

nel frattempo i principi basilari <strong>di</strong> contenimento del dolore.<br />

Il paziente va sempre osservato durante le attività assistenziali, per cercare <strong>di</strong> cogliere eventuali segni <strong>di</strong><br />

sofferenza. Per alleviare il dolore possono essere necessari vari tipi <strong>di</strong> intervento che vanno dal<br />

riposizionamento, al riconfezionamento della me<strong>di</strong>cazione, all’analgesia sistemica.<br />

Gli analgesici possono ridurre l’intensità o la durata del dolore, con prodotto locale applicato alla zona<br />

interessata è in grado <strong>di</strong> eliminare tutte le sensazioni. Occorre quin<strong>di</strong> affrontare il problema ricorrendo<br />

all’uso <strong>di</strong> farmaci e <strong>di</strong> tecniche specifiche durante la procedura <strong>di</strong> applicazione e cambio della me<strong>di</strong>cazione.<br />

( allegato n. 7: Contenzione del dolore durante il trattamento LdP).<br />

4


Alcuni meto<strong>di</strong> non farmacologici utilizzabili per ridurre la percezione del dolore al momento del cambio <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>cazione sono:<br />

1. insegnare alle persone collaboranti le tecniche cognitivo-comportamentali;<br />

2. informare sempre il soggetto delle procedure che verranno attuate;<br />

3. valutare e, se richiesto in modo esplicito, favorire la partecipazione/collaborazione del paziente alla<br />

me<strong>di</strong>cazione;<br />

4. invitare il paziente a concordare i tempi della me<strong>di</strong>cazione offrendogli delle pause;<br />

5. arrestare l’intervento se il paziente si preoccupa <strong>di</strong> non riuscire a comunicare stabilendo un segnale.<br />

E’ essenziale scegliere me<strong>di</strong>cazioni che al momento della rimozione provochino il minimo dolore possibile.<br />

L’utilizzo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cazioni che rimangono adese alla ferita (es. garze) provocano la trasmissione <strong>di</strong> una<br />

quantità maggiore <strong>di</strong> informazioni sensoriali dolorose ai nervi recettori della cute, al contrario delle<br />

me<strong>di</strong>cazioni umide (es. siliconi morbi<strong>di</strong>, idrogeli, idrofibre, alginati, ecc.) che non aderendo alla lesione<br />

vengono rimosse delicatamente minimizzando il dolore al momento della rinnovo.<br />

D) TRATTAMENTO CHIRURGICO<br />

RICOSTRUTTIVO DELLA LESIONE<br />

La scelta del trattamento chirurgico è in<strong>di</strong>cata quando si è in presenza <strong>di</strong> lesioni da decubito deterse <strong>di</strong> sta<strong>di</strong>o<br />

III o IV che non rispondono al trattamento topico; si consideri inoltre, che dal III° sta<strong>di</strong>o in poi, la lesione è<br />

spesso sotto minata e soggetta ad infezioni che si estendono lungo la fascia muscolare. E’ importante<br />

ricordare che quando si interviene chirurgicamente su una lesione, non vi sarà restitutio ad integrum, e che la<br />

cicatrice costituita da una componente fibrosa, pre<strong>di</strong>spone la zona a maggiore vulnerabilità.<br />

La scelta del trattamento chirurgico, prevede l’utilizzo <strong>di</strong> meto<strong>di</strong>che chirurgiche valide per ogni LdP e <strong>di</strong><br />

tecniche ricostruttive specifiche che prevedono l’utilizzo <strong>di</strong> lembi <strong>di</strong>versificati a seconda della sede e del tipo<br />

<strong>di</strong> LdP.<br />

DEBRIDEMENT CHIRURGICO viene utilizzata quando:<br />

• La necrosi è particolarmente estesa,<br />

• Il grado <strong>di</strong> sottominazione e <strong>di</strong> tunelizzazione non può essere determinato,<br />

• È presente un’infezione <strong>di</strong>ffusa,<br />

• Devono essere rimossi tessuto osseo e infetto e/o il paziente presenta una sepsi.<br />

Questa meto<strong>di</strong>ca può comportare notevole dolore, sanguinamento, una batteriemia transitoria ed il possibile<br />

danno <strong>di</strong> strutture ten<strong>di</strong>nee e nervose.<br />

LA TOILETTE CHIRURGICA è un metodo rapido ed efficace per rimuovere il tessuto necrotico o le escare<br />

secche in lesioni <strong>di</strong> vaste <strong>di</strong>mensioni ed in presenza <strong>di</strong> infezione.<br />

Fanno eccezione le escare secche del tallone che non vanno rimosse; solo in presenza <strong>di</strong> edema, eritema o<br />

segni d’infezione si procede alla toilette chirurgica.<br />

La rimozione chirurgica deve essere eseguita con tecnica asettica ed in modo tale da non traumatizzare il<br />

fondo della lesione e ledere vasi sanguigni. In presenza <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>co sanguinamento può essere sufficiente il<br />

posizionamento <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>cazione compressiva, l’utilizzo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cazioni emostatiche va riservato nel caso<br />

<strong>di</strong> sanguinamento abbondante.<br />

Particolare attenzione va posto al controllo del dolore del paziente sottoposto a tale intervento che può essere<br />

gestito con la somministrazione <strong>di</strong> analgesico un’ora prima dell’intervento.<br />

V. PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE<br />

Quando non sia stato attuato un trattamento adeguato alla lesione o in presenza <strong>di</strong> particolari con<strong>di</strong>zioni<br />

fisiche psichiche e sociali del paziente possono insorgere delle complicanze più o meno gravi che<br />

compromettono il processo <strong>di</strong> guarigione e mettere a rischio la vita stessa del paziente. Tra le complicazioni<br />

che si possono manifestare vi sono:<br />

1. colonizzazione e infezione della lesione<br />

2. osteiti ed osteomieliti<br />

3. ascessi saccati<br />

4. batteriemie e sepsi<br />

5


VI EDUCAZIONE SANITARIA E TERAPEUTICA<br />

I programmi <strong>di</strong> educazione alla prevenzione devono essere strutturati, organizzati, completi e supportati da<br />

opuscoli per rafforzare le informazioni trasmesse.<br />

I programmi <strong>di</strong> informazione devono riguardare i seguenti punti:<br />

Le lesioni da pressione cosa sono e quali sono i fattori <strong>di</strong> rischio;<br />

Valutazione della cute;<br />

Identificazione delle zone a rischio <strong>di</strong> sviluppo LdP;<br />

Prevenzione: cura e protezione della cute, mobilizzazione precoce ed insegnamento tecniche <strong>di</strong><br />

posizionamento, corretta alimentazione;<br />

Quale aspetto può avere una lesione da pressione.<br />

Il programma <strong>di</strong> istruzione deve essere aggiornato ad intervalli, inoltre il contenuto deve essere mo<strong>di</strong>ficato<br />

conforme alle esigenze dei destinatari<br />

.Deve essere garantita la continuità assistenziale all’utente a rischio o portatore <strong>di</strong> lesioni da pressione<br />

che viene trasferito da una struttura sanitaria al territorio o domicilio o viceversa. Per fare ciò<br />

occorre pre<strong>di</strong>sporre gli strumenti per la trasmissione delle informazioni:<br />

scala Braden e, se presente anche LdP, la scheda Valutazione Lesione.<br />

L’educazione del famigliare o del caregiver ha lo scopo <strong>di</strong> renderlo autonomo nella gestione <strong>di</strong> eventuali<br />

problemi che possono insorgere nell’intervallo <strong>di</strong> tempo tra una me<strong>di</strong>cazione e l’altra, ossia:<br />

Detergere la lesione ed eseguire una me<strong>di</strong>cazione semplice in caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco <strong>di</strong> quella confezionata<br />

dall’infermiere domiciliare, per proteggere la lesione in attesa dell’intervento infermieristico.<br />

Riconoscere e segnalare i segni <strong>di</strong> probabile complicanza della lesione come presenza <strong>di</strong> dolore,<br />

cattivo odore, gonfiore, arrossamento ed ipertermia ( allegato n. 9: Opuscolo informativo)<br />

VII MONITORAGGIO e VALUTAZIONE delle LESIONI da PRESSIONE<br />

Nell’ambito della prevenzione e trattamento Lesione da Pressione, il coor<strong>di</strong>natore assistenziale, anche<br />

attraverso persona delegata, monitorizza, in un registro <strong>di</strong> u.o. o servizio, i seguenti dati :<br />

1. congnome e nome paziente, data <strong>di</strong> nascita e numero cartella clinica,<br />

2. il numero <strong>di</strong> lesioni da decubito che provengono da esterno con in<strong>di</strong>cata l’u.o. o servizio che<br />

trasferisce,<br />

3. le lesioni insorte nell'ambito della stessa unità operativa o servizio;<br />

4. la sede delle lesioni con il grado;<br />

5. delle lesioni trattate quali sono migliorate ed il grado <strong>di</strong> miglioramento raggiunto,<br />

Parametri <strong>di</strong> controllo<br />

INDICATORE STANDARD QUANDO CHI VERIFICA A CHI<br />

TRASMETTE<br />

Indagine <strong>di</strong><br />

prevalenza<br />

Presenza <strong>di</strong> registro<br />

per monitoraggio<br />

LdP<br />

18% Entro un anno dalla<br />

data <strong>di</strong> emissione<br />

95% Entro un anno dalla<br />

data <strong>di</strong> emissione<br />

Direzione<br />

infermieristica<br />

Coor<strong>di</strong>natore<br />

assistenziale<br />

ESITO<br />

Direzione<br />

Infermieristica e<br />

Tecnica <strong>Azienda</strong>le<br />

Referente<br />

Dipartimento<br />

Direzione<br />

Infermieristica e<br />

Tecnica <strong>di</strong><br />

riferimento<br />

6


ALLEGATI<br />

1. Algoritmo Prevenzione e Trattamento Lesione da Pressione;<br />

2. Scala Braden;<br />

3. Piano <strong>di</strong> mobilizzazione ed ispezione cutanea;<br />

4. Sta<strong>di</strong>azione secondo il National Pressure Ulcer Advisory Panel (NPUAP)<br />

5. Scheda <strong>di</strong> valutazione e monitoraggio lesione da pressione;<br />

6. Schede trattamento per sta<strong>di</strong>o e tipo lesione da pressione;<br />

7. Contenzione del dolore durante trattamento LdP;<br />

8. Costi per tipo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cazione inseriti nella procedura;<br />

9. Opuscolo Informativo Ldp;<br />

10. Vademecum LdP: Approfon<strong>di</strong>mento Clinico – Assistenziale, al cui interno sono reperibili le<br />

seguenti schede <strong>di</strong> supporto al trattamento delle LdP:<br />

Interventi preventivi in relazione a punteggio attribuito a percezione<br />

sensoriale e umi<strong>di</strong>tà;<br />

Interventi preventivi in relazione a punteggio per attività;<br />

Interventi preventivi in relazione a punteggio mobilità;<br />

Algoritmo valutazione stato nutrizionale;<br />

Scala per la valutazione rischio nutrizionale<br />

Interventi preventivi in relazione a punteggio frizione e scivolamento;<br />

7


ALGORITMO: PREVENZIONE E TRATTAMENTO LESIONI DA PRESSIONE<br />

Valutazione del<br />

rischio:<br />

con scala Braden<br />

Paziente a<br />

rischio <strong>di</strong> LdP<br />

con in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

Braden < 16<br />

NO<br />

APPLICAZIONE DEI COMPORTAMENTI<br />

DI PREVENZIONE DELLE L.D.P.<br />

Valutazione dei criteri della Scala Braden<br />

• Impatto del dolore e percezione<br />

sensibilità – scala del dolore e<br />

trattamento - ,<br />

• Umi<strong>di</strong>tà e per<strong>di</strong>te liqui<strong>di</strong> – igiene<br />

cutanea, gestione incontinenza,<br />

utilizzo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cazioni preventive,<br />

• Mobilizzazione ed attività con piano<br />

<strong>di</strong> mobilizzazione, utilizzo dei<br />

presi<strong>di</strong> antidecubito,<br />

• Intervento nutrizionale,<br />

• Frizione e scivolamento<br />

• Educazione Sanitaria<br />

VALUTAZIONE<br />

Settimanale o quando si<br />

mo<strong>di</strong>ficano le con<strong>di</strong>zioni<br />

del paziente<br />

ALLEGATO N.1<br />

Accesso utente<br />

all’U.O. o servizi<br />

territoriali<br />

Presa in carico con valutazione se<br />

allettato o seduta protratta o incapacità a<br />

cambiare posizione<br />

Esame cutaneo testa-pie<strong>di</strong><br />

Giu<strong>di</strong>zio clinico<br />

Presente<br />

lesione da<br />

pressione<br />

NO<br />

Rivalutazione<br />

del<br />

Trattamento<br />

SI<br />

VALUTAZIONE<br />

Della lesione:<br />

MIGLIORAMEN<br />

TO<br />

Sta<strong>di</strong>azione lesione con scala<br />

NPUAP<br />

WBE (Wound Bed Preparation) cioè<br />

preparazione letto ferita, correzione<br />

squilibrio batterico ed idrico e<br />

gestione essudato,<br />

Varianti delle lesioni e loro<br />

trattamento,<br />

Valutazione tessuto perilesionale,<br />

APPLICAZIONE<br />

COMPORTAMENTI<br />

PREVENZIONE LDP<br />

SI<br />

Monitoraggio<br />

8


ALLEGATO 2 - SCALA DI BRADEN<br />

COGNOME………………………. NOME…………………………………UNITA’ OPERATIVA ………………….OSPEDALE……………<br />

Criterio Punteggio: 1 Punteggio:2 Punteggio:3 Punteggio:4<br />

Percezione<br />

sensoriale<br />

Capacità<br />

rispondere<br />

<strong>di</strong><br />

adeguatamente al<br />

<strong>di</strong>sagio legato alla<br />

compressione<br />

Umi<strong>di</strong>tà cutanea<br />

Entità dell’esposi<br />

zione della cute<br />

all’umi<strong>di</strong>tà<br />

Attività<br />

Grado <strong>di</strong> attività<br />

fisica<br />

Mobilità<br />

Capacità <strong>di</strong><br />

cambiare e<br />

controllare la<br />

posizione del corpo<br />

Alimentazione<br />

Abituali caratteristi<br />

che della<br />

assunzione<br />

alimentare<br />

Frizione e<br />

scivolamento<br />

Limitatissima<br />

Non responsivo (non si alimenta, non si<br />

sposta, non si afferra) agli stimoli<br />

dolorosi, a causa del ridotto livello <strong>di</strong><br />

coscienza o della sedazione farmacologia<br />

Oppure ridotta capacità <strong>di</strong> percezione del<br />

dolore sulla maggior parte della superficie<br />

corporea<br />

Permanentemente umida<br />

La cute è costantemente bagnata da<br />

sudorazione, urine, ecc. si riscontra<br />

umi<strong>di</strong>tà ogni qualvolta il paziente viene<br />

mosso o girato.<br />

Molto limitata<br />

Risponde solo agli stimoli dolorosi.non<br />

è in grado <strong>di</strong> manifestare il <strong>di</strong>sagio se<br />

non attraverso lamenti o agitazione<br />

Oppure Presenta una compromissione<br />

sensoriale che limita la capacità <strong>di</strong><br />

percepire dolore o <strong>di</strong>sagio su oltre la<br />

metà del corpo.<br />

Molto umida<br />

La cute è spesso ma non sempre umida.<br />

La biancheria deve essere cambiata<br />

almeno ad ogni turno<br />

Allettato In poltrona<br />

La capacità <strong>di</strong> camminare è gravemente<br />

limitata o assente. Non è in grado <strong>di</strong><br />

reggere il proprio peso e/o deve essere<br />

assistito per sedersi in poltrona o<br />

carrozzella.<br />

Assente Molto limitata<br />

E’ in grado <strong>di</strong> effettuare<br />

occasionalmente lievi cambi nella<br />

posizione del corpo e degli arti, ma non<br />

<strong>di</strong> effettuare autonomamente cambi<br />

frequenti o consistenti.<br />

Molto scadente<br />

Non consuma mai un pasto<br />

completo.Raramente introduce più <strong>di</strong> 1/3<br />

<strong>di</strong> quanto gli viene offerto.introduce meno<br />

<strong>di</strong> 2 porzioni <strong>di</strong> cibi proteici (carne o<br />

latticini) al giorno. L’introduzione <strong>di</strong><br />

liqui<strong>di</strong> è scarsa.non assume supplementi<br />

<strong>di</strong>etetici liqui<strong>di</strong><br />

Oppure E’ stato mantenuto a <strong>di</strong>eta idrica<br />

o per via venosa per più <strong>di</strong> 5 giorni.<br />

Problema presente<br />

Richiede assistenza consistente o totale<br />

per muoversi.e’ impossibile il<br />

sollevamento completo senza strisciare<br />

contro le lenzuola. Scivola<br />

frequentemente verso il basso quando è a<br />

letto o in poltrona, richiedendo un<br />

frequente riposizionamento con il<br />

massimo <strong>di</strong> assistenza.spasticità,<br />

contratture o agitazione comportano una<br />

frizione della cute pressoché continua<br />

Probabilmente inadeguata<br />

Raramente consuma un pasto completo<br />

e generalmente introduce solo circa la<br />

metà <strong>di</strong> quanto gli viene<br />

offerto.l’apporto proteico consiste solo<br />

in 3 porzioni <strong>di</strong> carne o latticini al<br />

giorno. Occasionalmente introduce un<br />

supplemento <strong>di</strong>etetico. Oppure<br />

Riceve meno della quantità ottimale <strong>di</strong><br />

alimenti liqui<strong>di</strong> o per son<strong>di</strong>no.<br />

Problema potenziale<br />

Si muove <strong>di</strong>fficilmente o richiede un<br />

minimo <strong>di</strong> assistenza.durante i<br />

movimenti è probabile che la cute<br />

strisci contro lenzuola, poltrona, mezzi<br />

<strong>di</strong> contenzione o altro. Riesce a<br />

mantenere una posizione relativamente<br />

buona in poltrona o a letto per la<br />

maggior parte del tempo ma<br />

occasionalmente scivola verso il basso.<br />

Lievemente limitata<br />

Risponde agli or<strong>di</strong>ni verbali, ma non<br />

sempre è in grado <strong>di</strong> manifestare il<br />

<strong>di</strong>sagio o il bisogno <strong>di</strong><br />

essere girato.<br />

Occasionalmente umida<br />

La cute è occasionalmente umida,<br />

richiedente un cambio <strong>di</strong> biancheria<br />

supplementare all’incirca<br />

una volta al giorno.<br />

Cammina occasionalmente<br />

Cammina occasionalmente nel corso della<br />

giornata, ma per tratti molto brevi, con o<br />

senza assistenza.<br />

passa la maggior parte a letto o in<br />

poltrona.<br />

Lievemente limitata<br />

Effettua frequenti ma limitati cambi <strong>di</strong><br />

posizione<br />

del corpo o degli arti in modo autonomo.<br />

Adeguata<br />

Consuma oltre la maggior parte dei pasti.<br />

Introduce un totale <strong>di</strong> 4 porzioni <strong>di</strong> cibi<br />

proteici (carne,<br />

latticini) al giorno. Occasionalmente<br />

rifiuta un pasto, ma abitualmente accetta<br />

un supplemento, se offerto,<br />

Oppure Si trova sotto alimentazione per<br />

son<strong>di</strong>no o parenterale totale, che<br />

probabilmente sod<strong>di</strong>sfano la maggior<br />

parte del fabbisogno nutrizionale<br />

Nessun problema apparente<br />

Si muove autonomamente a letto o in<br />

poltrona ed ha sufficiente forza muscolare<br />

per sollevarsi completamente durante i<br />

movimenti. Mantiene una buona<br />

posizione a letto o in poltrona in ogni<br />

movimento.<br />

Nessuna limitazione<br />

Risponde agli or<strong>di</strong>ni verbali.<br />

Non presenta<br />

deficit sensoriali che limitano<br />

la capacità <strong>di</strong> percepire o<br />

riferire dolore o <strong>di</strong>sagio.<br />

Raramente umida<br />

La cute è abitualmente secca,<br />

la biancheria<br />

deve essere cambiata ad<br />

intervalli routinari.<br />

Cammina spesso<br />

E’ in grado <strong>di</strong> camminare<br />

fuori dalla camera almeno<br />

due volte al giorno e nella<br />

camera almeno una volta<br />

ogni due ore durante il giorno<br />

Non limitata<br />

Effettua frequenti ed<br />

impegnativi cambi <strong>di</strong><br />

posizione senza assistenza.<br />

Eccellente<br />

Consuma la maggior parte <strong>di</strong><br />

tutti i pasti<br />

Non rifiuta mai il<br />

cibo.abitualmente introduce<br />

4 o più porzioni <strong>di</strong> carne e<br />

latticini al giorno.<br />

Occasionalmente mangia<br />

fuori pasto.non<br />

necessita <strong>di</strong> supplementi.<br />

TOTALE PUNTEGGIO<br />

9


PIANO DI MOBILIZZAZIONE ED ISPEZIONE CUTANEA (SOMMINISTRATO PER PAZIENTI CON<br />

ESORDIO DI LESIONE DA PRESSIONE O RISCHIO SEVERO (PUNTEGGIO DA 1 A 6)<br />

UNITA’ OPERATIVA _________________________________ COGNOME NOME____________________________________ DATA__________________<br />

Punteggio scala Braden__________________ Mobilizzazione consentita___________________________ Riposo assoluto ________________________<br />

DECUBITO<br />

LATERALE<br />

DESTRO<br />

ALLEGATO N. 3<br />

ISPEZIONE<br />

CUTANEA<br />

SUPINO ISPEZIONE<br />

CUTANEA<br />

DECUBITO<br />

LATERALE<br />

SINISTRO<br />

ISPEZIONE<br />

CUTANEA<br />

M firma infermiere……………………………. LEGENDA per ispezione cutanea: I cute integra e non arrossata<br />

P “ “ …………………………… A arrossata<br />

N “ “ ……………………………. S secchezza<br />

L lesione<br />

E edema<br />

ALZATO<br />

IN<br />

POLTRONA<br />

ISPEZIONE<br />

CUTANEA<br />

10


STADIAZIONE SECONDO IL NATIONAL PRESSURE ULCER ADVISORY PANEL<br />

(NPUAP) CLASSIFICAZIONE<br />

Secondo il National Pressure Ulcer Advisory Panel le lesioni si classificano in 4 sta<strong>di</strong>:<br />

1° STADIO:<br />

Arrossamento della cute intatta che non<br />

scompare alla <strong>di</strong>gitopressione (eritema irreversibile). Preannuncia l’ulcerazione cutanea.<br />

2° STADIO:<br />

Lesione superficiale che coinvolge l’epidermide ed il derma. Si<br />

presenta clinicamente come un’abrasione, una vescica od una lieve cavità’.<br />

3 °STADIO:<br />

ALLEGATO N. 4<br />

Lesione a tutto spessore con danneggiamento o necrosi del<br />

tessuto sottocutaneo fino alla fascia sottostante senza pero’ attraversarla. L’ulcera si presenta<br />

clinicamente come profonda cavità che può sottolineare o meno il tessuto a<strong>di</strong>acente.<br />

4° STADIO:<br />

Lesione a tutto spessore con <strong>di</strong>struzione estesa, necrosi tissutale o<br />

danni ai muscoli, alle ossa o strutture <strong>di</strong> supporto (ten<strong>di</strong>ni, capsula articolare),<br />

tessuto sottominato. In caso <strong>di</strong> escara non e’ possibile determinare lo sta<strong>di</strong>o della lesione<br />

<strong>11</strong>


ALLEGATO N. 5<br />

SCHEDA DI VALUTAZIONE E MONITORAGGIO LESIONE DA PRESSIONE<br />

SEDE GRADO DESCR. FERITA<br />

%<br />

TIPO DI MEDICAZIONE:<br />

1<br />

2<br />

°<br />

DUR<br />

A<br />

3<br />

4<br />

°<br />

ESCARA<br />

MOLL<br />

E<br />

INFETTA<br />

MEDICAZIONE L.d.P<br />

GRANULAZION<br />

FIBRINA<br />

NECROSI<br />

ESSUDATO<br />

DIMENSIONI DATA<br />

ETICHETTE<br />

CM.<br />

CUTE<br />

INTEGRA<br />

ARROSSATA<br />

NECROTICA<br />

SEDE GRADO DESCR. FERITA DIMENSIONI<br />

TIPO DI MEDICAZIONE:<br />

1<br />

2<br />

°<br />

DUR<br />

A<br />

3<br />

4<br />

°<br />

ESCARA<br />

MOLL<br />

E<br />

DETERSA<br />

GRANULAZION<br />

FIBRINA<br />

NECROSI<br />

ESSUDATO<br />

CM.<br />

CUTE<br />

INTEGRA<br />

ARROSSATA<br />

NECROTICA<br />

FIRMA<br />

DATA<br />

FIRMA<br />

ETICHETTE<br />

SEDE GRADO DESCR. FERITA DIMENSIONI DATA<br />

ETICHETTE<br />

TIPO DI MEDICAZIONE:<br />

1<br />

2<br />

°<br />

DUR<br />

A<br />

3<br />

4<br />

ESCARA °<br />

MOLL<br />

E<br />

DETERSA<br />

GRANULAZION<br />

FIBRINA<br />

NECROSI<br />

ESSUDATO<br />

CM.<br />

CUTE<br />

INTEGRA<br />

ARROSSATA<br />

NECROTICA<br />

FIRMA<br />

12


ALLEGATO N. 6<br />

SCHEDE TRATTAMENTO per STADIO e TIPO LESIONE DA PRESSIONE<br />

TRATTAMENTO DELLE LESIONI DA PRESSIONE<br />

1° STADIO<br />

OBIETTIVO<br />

Detersione<br />

Trattamento<br />

e Finalità<br />

Frequenza<br />

NON<br />

TRASCURARE<br />

Area Perilesionale<br />

Eritema della cute integra non reversibile alla <strong>di</strong>gito-compressione il<br />

segnale preannuncia l’ulcerazione della cute<br />

Ridurre la compressione tissutale<br />

Proteggere la cute da eventuali insulti esterni<br />

Soluzione Fisiologica<br />

Ringer Lattato<br />

Importante è preferibile l’utilizzo a 37° per evitare danno tissutale da<br />

shock termico.<br />

Pellicola semipermeabile trasparente in poliuretano<br />

Me<strong>di</strong>cazioni idrocolloidali extrasottili (Protegge, mantiene<br />

microclima favorevole, non idoneo nelle forme secernenti)<br />

Nel Tallone possono essere usate Schiume <strong>di</strong> poliuretano per scarico<br />

pressorio ;<br />

Mantenimento in situ fino a sette gg.<br />

Cambio al bisogno (N.B. monitoraggio giornaliero della ferita)<br />

Crema base per cute grassa<br />

Crema emolliente e oli per cute secca<br />

Crema all’acqua o allo zinco per prevenire e/o trattare la macerazione<br />

cutanea<br />

13


2° STADIO<br />

OBIETTIVO<br />

Detersione<br />

Trattamento<br />

e finalità<br />

Frequenza<br />

NON<br />

TRASCURARE<br />

Area Perilesionale<br />

Ferita a spessore parziale che coinvolge l’epidermide e/o il derma<br />

La lesione è superficiale e clinicamente si presenta come una<br />

abrasione, vescicola o cratere poco profondo.<br />

Favorire la riparazione tissutale<br />

Evitare il peggioramento della lesione<br />

Soluzione Fisiologica<br />

Ringer Lattato<br />

Importante è preferibile l’utilizzo a 37° per evitare danno tissutale da<br />

shock termico.<br />

Collagene spray (stimolatore dei processi riparativi/cicatrizzante,<br />

applicazione quoti<strong>di</strong>ana)<br />

Tavoletta <strong>di</strong> collageno (stimolatore dei processi<br />

riparativi/cicatrizzante senza presenza <strong>di</strong> essudato, sostituire ogni 2-3<br />

gg. e non rimuovere i residui)<br />

Schiume <strong>di</strong> poliuretano con o senza adesivo (Protegge da<br />

contaminazioni, mantiene microclima favorevole ai processi<br />

riparativi, riduce l’eccessiva umi<strong>di</strong>tà nelle forme secernenti)<br />

Garze impregnate Connettivina - Fitostimolina<br />

(aderendo poco alla ferita <strong>di</strong>minuiscono i traumatismi da rimozione e<br />

favoriscono i processi riparativi) richiede la sostituzione quoti<strong>di</strong>ana.<br />

Se il paziente manifesta segni soggettivi ed obiettivi <strong>di</strong> dolore alla<br />

rimozione della me<strong>di</strong>cazione è opportuno utilizzare prodotti che abbiano<br />

in interfaccia materiale in silicone da interporre tra la me<strong>di</strong>cazione ed il<br />

fondo della lesione<br />

Copertura con film <strong>di</strong> poliuretano<br />

Mantenimento in situ fino a sette gg.<br />

Cambio al bisogno (me<strong>di</strong>cazione imbibita <strong>di</strong> essudato o infiltrata<br />

da liqui<strong>di</strong> biologici)<br />

Le me<strong>di</strong>cazioni sporche esternamente vanno pulite e non sostituite<br />

Crema base per cute grassa<br />

Crema emolliente e oli per cute secca<br />

Crema all’acqua o allo zinco per prevenire e/o trattare la macerazione<br />

cutanea<br />

Crema a base <strong>di</strong> triticum vulgare e/o acido jaluronico (<br />

favoriscono i processi riparitivi dalla periferia al centro)<br />

14


3° STADIO<br />

OBIETTIVO<br />

4° STADIO<br />

OBIETTIVO<br />

Ferita a tutto spessore che implica danno o necrosi del tessuto<br />

sottocutaneo che può estendersi fino alla fascia muscolare senza<br />

attraversarla; la lesione si presenta clinicamente come una<br />

profonda cavità che può presentare dei tratti sottominati.<br />

Ripristinare la continuità del sottocute e della cute, controllando il<br />

processo necrotico e/o infettivo che spesso si associa.<br />

Ferita a tutto spessore con estesa <strong>di</strong>struzione dei tessuti, necrosi o<br />

danno ai muscoli, ossa o strutture <strong>di</strong> supporto (es. ten<strong>di</strong>ni, capsule<br />

articolari, piani ossei, ecc.).<br />

Ripristinare la continuità del sottocute e della cute, controllando il<br />

processo necrotico e/o infettivo che spesso si associa.<br />

Controllare l’infezione e prevenire e/o evitare eventuali<br />

complicanze anche a livello sistemico<br />

Il trattamento delle lesioni <strong>di</strong> 2°, 3° e 4° sta<strong>di</strong>o varia in relazione al tipo <strong>di</strong> lesione presente come<br />

in<strong>di</strong>cato dalle specifiche seguenti:<br />

15


Detersione<br />

Trattamento<br />

e finalità<br />

Frequenza<br />

NON TRASCURARE<br />

Area Perilesionale<br />

LESIONE GRANULEGGIANTE<br />

Nota:da linee guida le cavità vanno sempre riempite<br />

Soluzione Fisiologica<br />

Ringer Lattato<br />

Importante: è preferibile l’utilizzo a 37° per evitare danno tissutale da<br />

shock termico<br />

Tavoletta <strong>di</strong> collageno (stimolatore dei processi riparativi/cicatrizzante,<br />

sostituire ogni 2-3 gg. E non rimuovere i residui)<br />

Schiume <strong>di</strong> poliuretano endocavitarie<br />

(Permettono il riempimento delle cavità mantengono microclima<br />

favorevole, riducono l’eccessiva umi<strong>di</strong>tà nelle forme secernenti)<br />

Schiume <strong>di</strong> poliuretano con o senza adesivo (Protegge da<br />

contaminazioni, mantiene microclima favorevole ai processi riparativi,<br />

riduce l’eccessiva umi<strong>di</strong>tà nelle forme secernenti)<br />

Se il paziente manifesta segni soggettivi ed obiettivi <strong>di</strong> dolore alla<br />

rimozione della me<strong>di</strong>cazione è opportuno utilizzare prodotti che abbiano in<br />

interfaccia materiale in silicone da interporre tra la me<strong>di</strong>cazione ed il<br />

fondo della lesione<br />

Per le me<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> schiuma <strong>di</strong> poliuretano non adesive coprire con il<br />

film <strong>di</strong> poliuretano<br />

Mantenimento in situ fino a sette gg.<br />

Cambio al bisogno (me<strong>di</strong>cazione imbibita <strong>di</strong> essudato o infiltrata da<br />

liqui<strong>di</strong> biologici) Le me<strong>di</strong>cazioni sporche esternamente vanno pulite e<br />

non sostituite<br />

Crema base per cute grassa<br />

Crema emolliente e oli per cute secca<br />

Crema all’acqua o allo zinco per prevenire e/o trattare la macerazione<br />

cutanea<br />

Crema a base <strong>di</strong> triticum vulgare e/o acido jaluronico (favoriscono i<br />

processi riparativi dalla periferia al centro)<br />

16


Detersione<br />

Trattamento<br />

e finalità<br />

Frequenza<br />

NON<br />

TRASCURARE<br />

Area Perilesionale<br />

LESIONE GRANULEGGIANTE CON ESSUDATO<br />

Nota:da linee guida le cavità vanno sempre riempite<br />

Soluzione Fisiologica<br />

Ringer Lattato<br />

Importante è preferibile l’utilizzo a 37° per evitare danno tissutale da<br />

shock termico.<br />

Schiume <strong>di</strong> poliuretano (Protegge da contaminazioni, mantiene<br />

microclima favorevole ai processi riparativi, riduce l’eccessiva umi<strong>di</strong>tà<br />

nelle forme secernenti)<br />

Me<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> alginato <strong>di</strong> Ca o Ca/Na (nel caso in cui dovesse<br />

rimanere adeso alla ferita è bene irrigarlo con Soluzione Fisiologica a<br />

caduta sino a rimozione.)<br />

Me<strong>di</strong>cazioni combinate (es. alginato e poliuretano,)<br />

Se il paziente manifesta segni soggettivi ed obiettivi <strong>di</strong> dolore alla<br />

rimozione della me<strong>di</strong>cazione è opportuno utilizzare prodotti che abbiano in<br />

interfaccia materiale in silicone da interporre tra la me<strong>di</strong>cazione ed il<br />

fondo della lesione<br />

Per le me<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> schiuma <strong>di</strong> poliuretano non adesive coprire con il film<br />

<strong>di</strong> poliuretano<br />

Ogni 24-72 ore<br />

Cambio al bisogno (me<strong>di</strong>cazione imbibita <strong>di</strong> essudato o infiltrata da<br />

liqui<strong>di</strong> biologici) Le me<strong>di</strong>cazioni sporche esternamente vanno pulite e<br />

non sostituite<br />

Crema base per cute grassa<br />

Crema emolliente e oli per cute secca<br />

Crema all’acqua o allo zinco per prevenire e/o trattare la macerazione<br />

cutanea<br />

Crema a base <strong>di</strong> triticum vulgare e/o acido jaluronico (favoriscono i<br />

processi riparitivi dalla periferia al centro)<br />

17


LESIONE ESSUDATIVA NECROTICA O RICCA DI FIBRINA<br />

Detersione<br />

Trattamento<br />

e finalità<br />

Frequenza<br />

NON<br />

TRASCURARE<br />

Area Perilesionale<br />

Soluzione Fisiologica<br />

Ringer Lattato<br />

Importante è preferibile l’utilizzo a 37° per evitare danno tissutale da<br />

shock termico.<br />

Collagenasi (Debridement Enzimatico, rimuove i tessuti necrotici in<br />

tempi veloci 24 ore)<br />

Idrogeli (Debridement autolitico, garantisce un ambiente umido da<br />

ricoprire con me<strong>di</strong>cazioni secondarie.)<br />

Alginati<br />

Ogni 24-72 ore<br />

Cambio al bisogno (me<strong>di</strong>cazione imbibita <strong>di</strong> essudato o infiltrata da<br />

liqui<strong>di</strong> biologici) Le me<strong>di</strong>cazioni sporche esternamente vanno pulite e non<br />

sostituite<br />

Crema base per cute grassa<br />

Crema emolliente e oli per cute secca<br />

Crema all’acqua o allo zinco per prevenire e/o trattare la macerazione<br />

cutanea<br />

Crema a base <strong>di</strong> triticum vulgare e/o acido jaluronico (favoriscono i<br />

processi riparitivi dalla periferia al centro)<br />

18


Detersione<br />

Trattamento<br />

e finalità<br />

Frequenza<br />

NON<br />

TRASCURARE<br />

Area Perilesionale<br />

ESCARA<br />

Soluzione Fisiologica<br />

Ringer Lattato<br />

Importante è preferibile l’utilizzo a 37° per evitare danno tissutale da<br />

shock termico.<br />

Collagenasi (Debridement Enzimatico, rimuove i tessuti necrotici in<br />

tempi veloci, da rinnovare ogni 8 ore) e coprire con garze o film in<br />

poliuretano.<br />

Idrogeli da ricoprire con Film <strong>di</strong> Poliuretano<br />

Collagenasi e Idrogeli possono essere usati in associazione nelle<br />

escare secche (molto <strong>di</strong>sidratate)<br />

Nel Tallone possono essere usate Schiume <strong>di</strong> poliuretano per scarico<br />

pressorio ;<br />

Rimozione chirurgica graduale o totale;<br />

Attenzione: evitare la rimozione dell’escara secca del tallone se<br />

priva <strong>di</strong> segni <strong>di</strong> infiammazione/infezione.<br />

Ogni 24-72 ore<br />

Cambio al bisogno (me<strong>di</strong>cazione imbibita <strong>di</strong> essudato o infiltrata da<br />

liqui<strong>di</strong> biologici) Le me<strong>di</strong>cazioni sporche esternamente vanno pulite e<br />

non sostituite<br />

Crema base per cute grassa<br />

Crema emolliente e oli per cute secca<br />

Crema all’acqua o allo zinco per prevenire e/o trattare la macerazione<br />

cutanea<br />

Crema a base <strong>di</strong> triticum vulgare e/o acido jaluronico (favoriscono i<br />

processi riparitivi dalla periferia al centro)<br />

19


Detersione<br />

Trattamento<br />

e finalità<br />

Frequenza<br />

NON<br />

TRASCURARE<br />

Area Perilesionale<br />

LESIONE EMORRAGICA<br />

Soluzione Fisiologica<br />

Ringer Lattato<br />

Importante: è preferibile l’utilizzo a 37° per evitare danno tissutale da<br />

shock termico.<br />

Alginato <strong>di</strong> Ca o Ca-Na<br />

Gelatina Emostatica riassorbibile<br />

Questi trattamenti vanno utilizzati solo finchè dura la per<strong>di</strong>ta ematica e<br />

necessitano <strong>di</strong> una<br />

copertura con garze sterili edventuale fissaggio con film <strong>di</strong><br />

poliuretano<br />

Attenzione: evitare la rimozione traumatica della me<strong>di</strong>cazione<br />

Ogni 8-24 ore<br />

Cambio al bisogno, a seconda dell’entità del sanguinamento<br />

Crema base per cute grassa<br />

Crema emolliente e oli per cute secca<br />

Crema all’acqua o allo zinco per prevenire e/o trattare la macerazione<br />

cutanea<br />

Crema a base <strong>di</strong> triticum vulgare e/o acido jaluronico (favoriscono i<br />

processi riparitivi dalla periferia al centro)<br />

20


Detersione<br />

Trattamento<br />

e finalità<br />

Frequenza<br />

NON<br />

TRASCURARE<br />

Area Perilesionale<br />

LESIONE INFETTA<br />

Soluzione Fisiologica<br />

Ringer Lattato<br />

Importante è preferibile l’utilizzo a 37° per evitare danno tissutale da<br />

shock termico.<br />

Idrogeli per favorire la rimozione <strong>di</strong> tessuto infetto<br />

Alginati se la lesione è secernente<br />

Argento nanocristallino (Gestione della colonizzazione critica o<br />

dell’infezione conclamata)<br />

Argento metallico spray, crema o pellicola (Gestione della<br />

colonizzazione)<br />

Argento e carbone<br />

copertura con film <strong>di</strong> poliuretano<br />

Ogni 3 giorni<br />

Ogni 8–24 ore (Pomate)<br />

Cambio al bisogno<br />

Crema base per cute grassa<br />

Crema emolliente e oli per cute secca<br />

Crema all’acqua o allo zinco per prevenire e/o trattare la macerazione<br />

cutanea<br />

Crema a base <strong>di</strong> triticum vulgare e/o acido jaluronico (favoriscono i<br />

processi riparitivi dalla periferia al centro)<br />

21


ALLEGATO N. 7<br />

CONTENZIONE DEL DOLORE NEL TRATTAMENTO LDP<br />

Nella tabella si riportano le cause più frequenti <strong>di</strong> dolore durante il trattamento <strong>di</strong> una Ldp e le<br />

eventuali misure preventive.<br />

CAUSE DI DOLORE<br />

MISURE PREVENTIVE PER LA CONTENZIONE DEL<br />

DOLORE<br />

Essiccazione della me<strong>di</strong>cazione • Effettuare il bagno della me<strong>di</strong>cazione prime della sua<br />

rimozione.<br />

Aderenza della me<strong>di</strong>cazione alla • Utilizzare me<strong>di</strong>cazioni non traumatizzanti che<br />

lesione ed utilizzo <strong>di</strong> prodotti provochino minimo dolore al momento della rimozione<br />

traumatizzanti<br />

quali schiume, idrocolloi<strong>di</strong>, idrogeli, idrofibre, arginati e<br />

siliconi morbi<strong>di</strong> in grado <strong>di</strong> rimanere in sito il più a lungo<br />

possibile e ridurre il numero dei cambi necessari.<br />

Uso <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cazioni non idonee al • Cambiare tipo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cazione se al momento della<br />

tipo <strong>di</strong> lesione<br />

rimozione il paziente riferisce dolore e sono manifesti<br />

segni <strong>di</strong> sanguinamento o traumi alla lesione o alla cute<br />

circostante e se al momento della sostituzione è stato<br />

necessario bagnarla preventivamente.<br />

Detersione e cura della lesione • Riscaldare i prodotti per la detersione prima del loro<br />

utilizzo (temperatura ideale 37°),<br />

• Irrigare la lesione con bassa pressione (modalità ideale a<br />

caduta),<br />

• Toccare la lesione delicatamente ed il minor numero <strong>di</strong><br />

volte possibile,<br />

• Evitare <strong>di</strong> esporre la lesione a correnti d’aria e/o<br />

all’esposizione prolungata,<br />

Eliminazione del tessuto necrotico • Privilegiare l’uso <strong>di</strong> prodotti enzimatici o idrogeli per<br />

favorire la detersione della lesione,<br />

• Effettuare un’analgesia <strong>di</strong> copertura in caso <strong>di</strong> toilette<br />

chirurgica<br />

Fattori psicologici ed emotivi • Parlare alla persona ed in<strong>di</strong>viduare ciò che provoca<br />

dolore, stabilire un segnale che in<strong>di</strong>chi la sospensione<br />

momentanea della pratica<br />

22


ALLEGATO N. 8<br />

COSTI ATTUALI A<strong>USL</strong> FERRARA MEDICAZIONI PROCEDURA<br />

TRATTAMENTO L.d.P.<br />

Tutti i prodotti sono nella gara attuale, il prezzo in<strong>di</strong>cato è “al pezzo“ inteso come<br />

singola me<strong>di</strong>cazione o a tubetto o flacone.<br />

FILM POLIURETANO<br />

cm <strong>11</strong> x cm 23 € 0,44<br />

cm 14 x cm 20 € 0,52<br />

rotolo non sterile cm 10 x 10 metri € 7,8<br />

Idrocolloi<strong>di</strong> senza bordo adesivo tipo<br />

sottile<br />

Minimo cm 5 x cm 7 € 0,3404<br />

Minimo cm 15 x cm 15 € 1,4850<br />

Minimo cm 5 x cm 20 € 1,6540<br />

Me<strong>di</strong>cazione in poliuretano senza bordo<br />

adesivo con silicone<br />

In forma quadrata /rettangolare minimo 200<br />

cm 2 max 400 cm 2 versione sottile<br />

Minimo cm 10 x cm 10<br />

Minimo cm 15 x cm 15<br />

Minimo cm 20 x cm 20<br />

Me<strong>di</strong>cazione in poliuretano senza bordo<br />

adesivo<br />

Minimo cm 5 x cm 5<br />

Minimo cm 10 x cm 20<br />

Me<strong>di</strong>cazioni in poliuretano con bordo<br />

adesivo<br />

Dimensione della me<strong>di</strong>cazione cm 7,5/9 x cm<br />

7,5/9<br />

€ 1,55250<br />

€ 1,<strong>06</strong>610<br />

€ 1,88490<br />

€ 2,78100<br />

€ 0,69300<br />

€ 1,56800<br />

€ 1,10000<br />

23


Me<strong>di</strong>cazioni in poliuretano con bordo<br />

adesivo<br />

Dimensione della me<strong>di</strong>cazione cm 12/20 x<br />

cm 17/22,5<br />

Me<strong>di</strong>cazioni in poliuretano con bordo<br />

adesivo per sacro con silicone<br />

Area attiva minimo 90 cm 2 max 150 cm 2<br />

cm18 X 18<br />

Area attiva minimo 230 cm 2<br />

cm 23 X 23<br />

Me<strong>di</strong>cazioni in poliuretano senza bordo<br />

adesivo per tallone con silicone<br />

Area attiva minimo 190 cm 2<br />

cm 13 X 20<br />

€ 3,40000<br />

€ 2,55000<br />

€ 3,40000<br />

€ 2,60050<br />

Alginati in compressa<br />

Minimo cm 10 x cm 10 € 1,70000<br />

Minimo cm 10 x cm 20 € 1,70000<br />

NASTRO CM 30 € 1,70000<br />

Me<strong>di</strong>cazione PARAFFINATA a trama larga<br />

Minimo cm 10 x cm 10 € 0,13140<br />

Minimo cm 10 x cm 30 € 0,42340<br />

garze grasse<br />

cm 10 x 10 0,08 €<br />

cm 7,5 x 7,5 0,30 €<br />

cm 7,5 x 20 1,05 €<br />

Me<strong>di</strong>cazioni emostatiche<br />

In forma quadrata, minimo 10 x 10 mm,<br />

spessore 10 mm<br />

€ 0,20000<br />

In forma rettangolare, minimo 50 x 70 mm,<br />

spessore 10 mm<br />

€ 1,00000<br />

in forma cilindrica dal <strong>di</strong>ametro minimo mm<br />

30, altezza minimo mm 80<br />

Me<strong>di</strong>cazioni in cellulosa ossidata e rigenerata<br />

€ 3,50000<br />

Minimo cm 5 x cm 7,5 € 10,15<br />

Minimo cm 5 x cm 35 € 18,15<br />

Minimo cm 10 x cm 20 € 20,35<br />

COLLAGENE<br />

Condress spray 75 ml 8,55 €<br />

24


Condress tavolette 1,83 €<br />

IDROGELI<br />

gel 25 g € 3,<strong>06</strong><br />

COLLAGENASI<br />

crema 30 g € 7,04<br />

MEDICAZIONI A BASE ARGENTO<br />

Nanocristalli cm 5 x 5 € 5,5<br />

Nanocristalli cm 10 x 10 € 13,42<br />

con idroalginato cm 5 x 5 € 3,6<br />

con idroalginato cm <strong>11</strong> x <strong>11</strong> € 7,74<br />

con carbone cm 10 x 10 €2,47<br />

con carbone cm 10 x 20 € 3,28<br />

MEDICAZIONE IN SILICONE<br />

Mepitel cm 7,5 x 10 € 3,93<br />

Mepitel cm 10 x 18 € 9,10<br />

25


PREVENZIONE<br />

e<br />

TRATTAMENTO<br />

delle<br />

LESIONE da PRESSIONE<br />

ALLEGATO N. 9<br />

26


LE LESIONI DA PRESSIONE<br />

COSA SONO E QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO<br />

L’immobilità è tra i primi fattori <strong>di</strong> rischio delle lesioni da pressione poiché porta ad una riduzione<br />

della quantità <strong>di</strong> sangue e dei nutrimenti nelle aree sottoposte a pressione. Ciò avviene<br />

prevalentemente dove i tessuti vengono schiacciati tra una prominenza ossea ed un piano rigido (Fig.<br />

1), maggiore è il tempo <strong>di</strong> permanenza su queste aree e maggiore sarà il danno ai tessuti, che<br />

possono anche morire, creando una lesione cutanea chiamata ulcera o piaga da decubito. La cui<br />

gravità <strong>di</strong> queste lesioni è compresa tra un livello minimo, caratterizzato da un leggero arrossamento<br />

cutaneo e un livello massimo, caratterizzato da crateri profon<strong>di</strong> che possono raggiungere il muscolo e<br />

l’osso.<br />

Persone anziane o portatori <strong>di</strong> han<strong>di</strong>cap possono incorrere in questa problematica. È’ opportuno,<br />

tuttavia, sapere che è possibile prevenire la formazione <strong>di</strong> queste lesioni, mentre <strong>di</strong> molte si può<br />

evitare il peggioramento.<br />

Questo opuscolo descrive dove e come si formano le lesioni da pressione, come riconoscere le<br />

persone a rischio, come prevenirle e come trattarle.<br />

Figura 1. pressione e schiacciamento dei tessuti<br />

DOVE SI FORMANO<br />

Le lesioni si formano prevalentemente per immobilità e dunque vi sono parti del corpo più soggette al<br />

rischio.; a seconda che la persona sia in posizione sdraiata o seduta.<br />

Quando una persona giace a lungo nel letto le zone maggiormente a rischio sono quelle riportate nella<br />

figura 2. Tra quelle in<strong>di</strong>cate, le zone in cui più frequentemente si sviluppano le lesioni sono il sacro, i<br />

talloni e il fianco.<br />

Figura 3. Le zone <strong>di</strong> rischio del paziente in posizione seduta ed in<br />

carrozzina<br />

Figura 2. Le zone <strong>di</strong> rischio del paziente allettato<br />

In posizione <strong>di</strong> fianco (sotto)<br />

In posizione supina (a fianco)<br />

Se la persona resta frequentemente in poltrona o su<br />

carrozzina,le zone maggiormente a rischio sono<br />

quelle riportate dalla figura 3. Tra quelle in<strong>di</strong>cate la<br />

più critica è certamente la zona dei glutei.<br />

27


QUANDO SI RISCHIANO LESIONI DA PRESSIONE<br />

I fattori <strong>di</strong> rischio che aumentano la possibilità <strong>di</strong> incorrere in una lesione da pressione sono:<br />

essere costretti a letto o su una se<strong>di</strong>a e dunque essere incapaci <strong>di</strong> muoversi, essere incontinenti per<br />

feci ed urine, malnutriti o con ridotta luci<strong>di</strong>tà mentale.<br />

Maggiore è la presenza <strong>di</strong> questi fattori, più aumenta il rischio.<br />

Per facilitare la valutazione del rischio, proponiamo una <strong>di</strong>visione in quattro classi:<br />

• Nessun Rischio Il malato si alza e cammina, anche se con l’aiuto <strong>di</strong> un bastone. Si lava,<br />

mangia da solo e prende le me<strong>di</strong>cine. È lucido, risponde in modo logico e rapido alle domande,<br />

non è incontinente anche se ha un catetere.<br />

• Rischio Lieve Il malato ha bisogno <strong>di</strong> aiuto per alcune azioni. Si alza e cammina da solo per un<br />

po’, ma poi va sorretto. È lucido ma occorre ripetergli le domande. Occasionalmente è<br />

incontinente per le urine.<br />

• Molto a Rischio Il malato ha bisogno <strong>di</strong> aiuto per molte azioni. È costretto su se<strong>di</strong>a a rotelle, e si<br />

alza solo se aiutato. Non è sempre lucido ed è incontinente per le urine più <strong>di</strong> due volte al<br />

giorno, e due o tre volte per le feci.<br />

• Rischio Grave Il malato è totalmente <strong>di</strong>pendente dagli altri per tutte le azioni. È costretto a letto<br />

per tutte le 24 ore e richiede assistenza per qualunque movimento, è <strong>di</strong>sorientato e confuso ed è<br />

incontinente.<br />

PREVENZIONE<br />

CURA E PROTEZIONE DELLA CUTE<br />

Avere la cute in “salute”, in buone con<strong>di</strong>zioni, è importante per prevenire le lesioni da pressione.<br />

Una cute ben curata è più <strong>di</strong>fficilmente lesionabile e guarisce più velocemente <strong>di</strong> una in cattive<br />

con<strong>di</strong>zioni.<br />

Per favorire un buon stato della cute è necessario:<br />

• ispezionarla almeno una volta al giorno per in<strong>di</strong>viduare precocemente arrossamenti,<br />

cambiamenti <strong>di</strong> colore o altre alterazioni. L’osservazione può essere fatta da soli o da chi assiste<br />

il malato. Uno specchio può essere d’aiuto per controllare particolari zone <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile<br />

osservazione.<br />

• fare il bagno, necessario per una buona pulizia e conforto, usando saponi neutri ed acqua non<br />

troppo calda;<br />

• applicare creme emollienti per evitare che la cute si <strong>di</strong>sidrati.<br />

Anche l’incontinenza, parziale o totale, <strong>di</strong> urina o feci può provocare problemi della cute, in questi casi<br />

è bene chiedere un aiuto al me<strong>di</strong>co curante o all’equipe infermieristica. Se l’incontinenza non può<br />

essere controllata completamente si deve:<br />

• pulire la cute il più spesso possibile;<br />

• usare una crema protettiva, pomata barriera o spray al silicone per una corretta protezione della<br />

cute;<br />

• usare pannoloni e/o mutande assorbenti per tenere lontano l’umi<strong>di</strong>tà dalla cute evitando la<br />

macerazione.<br />

28


E’ importante non massaggiare le zone a rischio e non usare alcool o preparati che lo contengono<br />

poiché questo aumenta il rischio <strong>di</strong> danneggiare i tessuti provocando la formazione delle lesioni da<br />

pressione.<br />

PREVENZIONE<br />

MOBILIZZAZIONE PRECOCE<br />

Considerando che la migliore prevenzione si ottiene con il movimento e quin<strong>di</strong> la costante variazione<br />

della posizione, è importante seguire un programma <strong>di</strong> riabilitazione finalizzato al raggiungimento della<br />

maggiore in<strong>di</strong>pendenza possibile che può consistere anche solo nel sapersi muovere autonomamente<br />

e correttamente nel letto.<br />

In ogni caso, una precauzione da prendere è quella <strong>di</strong> evitare gli sfregamenti che si creano durante gli<br />

spostamenti del paziente trascinato nel letto o dal letto alla carrozzina.<br />

Quando le con<strong>di</strong>zioni del paziente lo permettono, è consigliabile l’uso del trapezio per sollevarsi (Fig.<br />

5), in caso contrario, l’uso delle lenzuola del letto o <strong>di</strong> un sollevatore può essere d’aiuto per effettuare<br />

gli spostamenti.<br />

Inoltre, pellicole trasparenti, creme barriera, spray al silicone ed altri prodotti possono aiutare<br />

proteggere la pelle o a ridurre i danni dovuti a frizione.<br />

Evitate l’uso <strong>di</strong> ciambelle e velli che aumentano il rischio <strong>di</strong> lesioni poiché limitano l’irrorazione<br />

sanguigna nella zona <strong>di</strong> contatto.<br />

Figura 5. Il trapezio<br />

29


Paziente è costretto a letto in posizione supina<br />

La posizione deve essere variata ogni due ore per <strong>di</strong>minuire la pressione esercitata dal peso corporeo sui<br />

punti d’appoggio.<br />

La testata del letto dovrebbe essere solo leggermente rialzata, una posizione troppo alta -superiore ai 30°-,<br />

infatti, può provocare slittamento con conseguente danno della pelle e della microcircolazione. Materassi a<br />

schiuma, aria, gel o acqua, <strong>di</strong> altezza non inferiore ai 15/18 centimetri dal piano del letto, sono anch’essi<br />

utili nella prevenzione.<br />

Si devono, infine, posizionare dei cuscini tra le gambe, dal polpaccio alla caviglia, per mantenere sollevati i<br />

talloni. Mai mettere cuscini sotto le ginocchia(Fig. 6).<br />

La posizione, in ogni caso, deve essere valutata anche in base alle altre malattie da cui è affetta la<br />

persona.<br />

Figura 6. Il corretto posizionamento del paziente supino<br />

Paziente posto sul fianco<br />

Evitare la pressione <strong>di</strong>retta sulle anche.<br />

Posizionando un cuscino <strong>di</strong>etro la schiena<br />

aiuteremo la persona a mantenere la posizione<br />

ma con una pressione minima sui fianchi.<br />

In questo caso i cuscini devono essere<br />

interposti tra gli arti inferiori, per evitare il<br />

contatto <strong>di</strong> ginocchia e caviglie( Fig. 7).<br />

Figura 7. Il corretto posizionamento del paziente allettato sul fianco<br />

Paziente in carrozzina o su se<strong>di</strong>a<br />

La posizione deve essere variata ogni ora. Se possibile, il paziente dovrebbe sollevarsi ogni 15 minuti per<br />

ridurre la pressione sulle zone a rischio e ripristinare la circolazione, per questo può essere utile l’impiego,<br />

anche a domicilio, <strong>di</strong> una scheda su cui registrare i tempi <strong>di</strong> permanenza e le posizioni assunte nell’arco<br />

della giornata. Quando la persona è seduta occorre, infine, che il corpo sia ben posizionato e allineato.<br />

Utili possono essere i cuscini al silicone o ad aria, da evitare invece i cuscini a ciambella per non ridurre<br />

ulteriormente l’irrorazione sanguigna sui punti <strong>di</strong> appoggio.<br />

PREVENZIONE<br />

CORRETTA ALIMENTAZIONE<br />

Una <strong>di</strong>eta bilanciata può prevenire la formazione <strong>di</strong> nuove lesioni e/o aiutare il processo <strong>di</strong><br />

guarigione e mantiene la cute elastica e protetta.<br />

Per mantenere il peso ottimale, se non si può assumere una quantità <strong>di</strong> cibo adeguata, si può aver<br />

bisogno <strong>di</strong> un supplemento vitaminico o <strong>di</strong> un’integrazione proteica. Se l’alimentazione naturale<br />

non è sufficiente può essere integrata <strong>di</strong>scutendone con il me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> base, il <strong>di</strong>etista e l’infermiere<br />

che valuteranno opportunamente le con<strong>di</strong>zioni generali della persona (come la presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete<br />

o problemi renali, <strong>di</strong>fficoltà nell’assunzione <strong>di</strong> cibo, ecc.) prima <strong>di</strong> definire una <strong>di</strong>eta speciale.<br />

Per una corretta valutazione occorre pesarsi settimanalmente.<br />

30


TRATTAMENTO<br />

CHE ASPETTO PUO’ AVERE UNA LESIONE DA PRESSIONE?<br />

Una lesione da pressione è una ferita dei tessuti, che può arrivare ad interessare sottocute, muscolo,<br />

ten<strong>di</strong>ni e ossa.<br />

Se al tessuto della parte interessata manca per molto tempo l’afflusso <strong>di</strong> sangue possono morire molte<br />

cellule, dando origine alla lesione. La lesione da pressione può essere chiamata ulcera da decubito, piaga<br />

o più semplicemente decubito e la sua gravità <strong>di</strong>pende dalla quantità <strong>di</strong> tessuto danneggiato e dalla<br />

profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> questo (Fig. 10).<br />

Aspetto delle lesioni secondo il grado <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà:<br />

• Se la lesione interessa lo stato più superficiale della cute si presenterà integra ma <strong>di</strong> colore rossastro<br />

( 1);<br />

• Se la lesione interessa stati più profon<strong>di</strong> si formerà una vescicola con conseguente lacerazione ( 2)<br />

• Nei casi più gravi si forma una “crosta” nera e dura che ricopre un cratere profondo e talvolta infetto (<br />

3 e 4).<br />

Figura 10.Lesioni da pressione<br />

I sintomi locali e generali <strong>di</strong> infezione<br />

ASPETTO LOCALE<br />

- spesso strato <strong>di</strong> tessuto grigio o giallo<br />

- forte odore - tessuto intorno alla ferita arrossato e caldo<br />

- area intorno alla ferita dolorante - gonfiore, edema<br />

SINTOMI GENERALI<br />

- febbre e sensazioni <strong>di</strong> freddo - affaticamento<br />

- stato confusionale o <strong>di</strong>fficoltà alla concentrazione - aumento frequenza car<strong>di</strong>aca<br />

TRATTAMENTO<br />

Il processo <strong>di</strong> guarigione <strong>di</strong> una lesione da pressione <strong>di</strong>pende principalmente dai seguenti fattori:<br />

• riduzione della pressione;<br />

• cura della ferita;<br />

• buona alimentazione.<br />

L’immobilità rallenta anche la guarigione delle lesioni già presenti. Cercare quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> annullare la pressione<br />

sulla lesione è il primo passo per facilitare la sua guarigione. Pertanto seguire le in<strong>di</strong>cazioni riportate nella<br />

sezione “Prevenzione” è fondamentale anche per una più facile guarigione.<br />

31


VALUTAZIONE DELLA LESIONE E DEL PIANO DI CURE<br />

Il personale curante, sia me<strong>di</strong>ci che infermieri, valutano e trattano la lesione nel rispetto del piano <strong>di</strong> cura<br />

programmato.<br />

È più facile il controllo delle lesioni dopo la loro pulizia.<br />

Segni <strong>di</strong> miglioramento sono: riduzione delle <strong>di</strong>mensioni, della profon<strong>di</strong>tà e delle secrezioni.<br />

Si dovrebbero notare segni <strong>di</strong> miglioramento in 2/4 settimane, ma lesioni infette richiedono un tempo più<br />

lungo <strong>di</strong> guarigione.<br />

E’ bene avvisare il me<strong>di</strong>co curante o l’infermiere se:<br />

o la lesione da pressione si allarga o si approfon<strong>di</strong>sce;<br />

o le secrezioni ed essudati che fuoriescono dalla lesione sono<br />

abbondanti;<br />

o la lesione tende a non guarire trascorse 2/4 settimane;<br />

o vi è una <strong>di</strong>minuzione della quantità <strong>di</strong> cibo assunta;<br />

o si hanno problemi a seguire anche solo alcune parti del piano <strong>di</strong><br />

cure;<br />

o le con<strong>di</strong>zioni generali tendono a peggiorare.<br />

32


VADEMECUM LDP: APPROFONDIMENTO CLINICO - ASSISTENZIALE<br />

Il presente vademecum ha lo scopo <strong>di</strong> descrive i comportamenti e gli strumenti da adottare per prevenire<br />

l’insorgenza <strong>di</strong> lesione da pressione sia per gli utenti degenti sia per gli assistiti a livello domiciliare,<br />

attraverso un approfon<strong>di</strong>mento clinico e assistenziale relativo alle lesioni da pressione.<br />

le variabili che influenzano l’insorgenza <strong>di</strong> LdP sono:<br />

- percezione sensoriale<br />

- umi<strong>di</strong>tà cutanea<br />

- attività<br />

- mobilità<br />

- valutazione e gestione dello stato nutrizionale<br />

- frizione e scivolamento<br />

- scelta del trattamento terapeutico<br />

- aspetti eziopatogenetici e complicanze<br />

che verranno <strong>di</strong> seguito trattati ad uno ad uno in modo analitico.<br />

A) PERCEZIONE SENSORIALE<br />

E’ la capacità <strong>di</strong> rispondere in maniera consapevole e corretta ai <strong>di</strong>sturbi connessi all’aumento della<br />

pressione.<br />

Fisiopatologia della zona sottoposta a pressione:<br />

“con l’alterazione dei vasi inizia la necrosi delle ghiandole sudoripare e del tessuto sottocutaneo. L’area è<br />

lievemente edematosa e calda. Il paziente può provare senso <strong>di</strong> tensione e dolore. Se si rimuove la pressione<br />

precocemente ritorna la situazione normale”.<br />

SISTEMA DI VALUTAZIONE DEL DOLORE<br />

ALLEGATO N. 10<br />

Le misure soggettive a <strong>di</strong>mensione singola per la misurazione del dolore risultano le più idonee considerato<br />

la tipologia del paziente su cui devono essere applicate. Sebbene risultino le più semplici, occorre<br />

comunque un lavoro relazionale non in<strong>di</strong>fferente e <strong>di</strong> percezione dell'operatore delle potenzialità descrittive<br />

dell'assistito, delle sue capacità relazionali, poiché frequentemente i portatori <strong>di</strong> lesioni da pressione sono<br />

soggetti anziani. E’ opportuno<br />

utilizzare sempre lo stesso strumento <strong>di</strong> valutazione per ogni singolo caso.<br />

MISURE SOGGETTIVE A DIMENSIONE SINGOLA<br />

Nessun dolore 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Il peggiore dolore immaginabile<br />

TEST DI VALUTAZIONE PER IL DOLORE POSITIVO<br />

Nel caso in cui i tests per il dolore dovessero risultare positivi si deve in<strong>di</strong>viduare la causa che lo determina,<br />

in quanto il paziente può non essere in grado <strong>di</strong> metterlo in relazione a particolari momenti. Come detto<br />

precedentemente, i test a misure soggettiva a <strong>di</strong>mensione singola lo descrivono in forma mono<br />

33


<strong>di</strong>mensionale e pertanto non definiscono le sue caratteristiche. Il dolore può essere scatenato dalla stessa<br />

causa che ha determinato l'allettamento (ad es.: neoplasie) ed il suo trattamento è <strong>di</strong> competenza dello<br />

specialista in terapia del dolore. Il paziente può avvertire dolore quando decubita sulla lesione. In questo<br />

caso la riduzione della sintomatologia dolorosa deve essere ottenuta attraverso l'adozione <strong>di</strong> idonee misure<br />

riabilitative, capaci <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire il rapporto pressione/tempo.<br />

B) UMIDITA’ CUTANEA<br />

S’intende l’esposizione della cute all’umi<strong>di</strong>tà che può essere determinata da sudorazione, incontinenza<br />

urinaria, incontinenza fecale, fuoriuscita <strong>di</strong> secrezioni da ferite chirurgiche.<br />

Per rendersi conto delle con<strong>di</strong>zioni della cute bisogna ispezionarla almeno una volta al giorno (ad<br />

esempio durante il riassetto del letto), de<strong>di</strong>cando particolare attenzione alle zone con prominenze ossee<br />

(tallone, sacro, trocantere, malleoli, etc..).<br />

Tutte le alterazioni cutanee come cute <strong>di</strong>sidratata, macerata o edematosa rappresentano un ulteriore<br />

fattore <strong>di</strong> rischio.<br />

Le cure igieniche quoti<strong>di</strong>ane e secondo necessità sono <strong>di</strong> importanza basilare per il mantenimento<br />

dell’integrità cutanea in quanto la presenza <strong>di</strong> sporco e <strong>di</strong> secrezioni favoriscono la colonizzazione batterica<br />

e la macerazione dei tessuti. E’ da tener presente che, la cute, provvista <strong>di</strong> una barriera fisiologica costituita<br />

da un film idrolipi<strong>di</strong>co, deve essere trattata usando dei prodotti che non alterino questo equilibrio naturale.<br />

Il lavaggio cutaneo deve essere eseguito con acqua tiepida e un prodotto detergente non troppo aggressivo<br />

seguito da un risciacquo con sola acqua.<br />

La cute dovrà essere asciugata tamponandola . Nelle zone cutanee maggiormente a rischio <strong>di</strong> LdP va<br />

assicurata un’adeguata idratazione e protezione, attraverso l’utilizzo <strong>di</strong> creme emolienti ad effetto barriera.<br />

La crema va applicata delicatamente, poiché il massaggio energico può aggravare il danno tissutale e<br />

provocare lo scollamento dei piani cutanei soprattutto in prossimità delle prominenze ossee.<br />

I danni da frizione si possono ridurre applicando, oltre alla crema emoliente, anche pellicole trasparenti<br />

(film in poliuretano); questi presi<strong>di</strong> vanno usati con attenzione sia nella fase <strong>di</strong> applicazione, che durante la<br />

sua rimozione, valutando attentamente la cute del paziente.<br />

Un’ ulteriore raccomandazione:<br />

• la cute dei pazienti a rischio deve essere ispezionata anche dopo prolungate procedure, che<br />

implicano la riduzione della mobilità su superfici dure (es.: esami ra<strong>di</strong>ologici, interventi<br />

chirurgici….)<br />

• i punti <strong>di</strong> pressione sopra le prominenze ossee devono essere esaminati in particolare se vi è la<br />

presenza <strong>di</strong> eritema persistente, o vi sono altri cambiamenti del colore della cute;<br />

Tutti i cambiamenti della cute che vengono osservati e devono essere documentati per farli seguire da<br />

adeguati innterventi.<br />

Gli antisettici colorati, (mercurocromo) impiegati a scopo preventivo mascherano il colore reale della<br />

cute e come le soluzioni a base <strong>di</strong> alcool applicate a zone a rischio <strong>di</strong> lesione provocano <strong>di</strong>sidratazione<br />

cutanea.<br />

Gestione dell’incontinenza<br />

L’incontinenza fecale e urinaria costituiscono poi due aspetti <strong>di</strong> importanza rilevante nella prevenzione delle<br />

lesioni da compressione e quin<strong>di</strong> nella formulazione <strong>di</strong> un piano <strong>di</strong> prevenzione. Se l’incontinenza urinaria e<br />

fecale sono gestite con pannolone occorre prevedere un ricambio regolare.<br />

La gestione dell’incontinenza urinaria con pannolone è sconsigliata nel paziente che presenta già lesioni da<br />

compressione in quanto, riducendo il passaggio dell’aria, accentua le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà della cute e<br />

vanifica gli effetti dei materassi a cessione d’aria. In questi casi trova in<strong>di</strong>cazione nell’uomo l’applicazione<br />

34


<strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi esterni tipo penniflow come ultima scelta si ricorre al cateterismo vescicale secondo le<br />

modalità già descritte nel protocollo specifico <strong>Azienda</strong>le.<br />

N.B.: Nel caso <strong>di</strong> paziente cateterizzato, ovvero <strong>di</strong> fatto continente, si attribuisce un punteggio <strong>di</strong> 4<br />

all'in<strong>di</strong>catore umi<strong>di</strong>tà.<br />

Anche la sudorazione profusa deve essere adeguatamente trattata per prevenire la macerazione e migliorare<br />

il comfort del paziente.<br />

Per proteggere la cute dagli effetti negativi provocati da macerazione ( incontinenza o sudorazione)<br />

pressione, attrito si possono utilizzare delle me<strong>di</strong>cazioni preventive: Film <strong>di</strong> Poliuretano (TEGADERM,<br />

OPSITE) e spray al silicone<br />

E’ bene eseguire un’ispezione completa della cute, de<strong>di</strong>cando particolare attenzione alle prominenze ossee.<br />

controllare: secchezza, fissurazioni, screpolature, arrossamenti, edemi generalizzati o localizzati della cute.<br />

35


SCHEDA <strong>di</strong> TRATTAMENTO nella fase <strong>di</strong> PREVENZIONE in relazione al punteggio assegnato Al criterio<br />

PERCEZIONE SENSORIALE E UMIDITÀ CUTANEA della scala BRADEN<br />

Criterio Punteggio: 1<br />

Punteggio:2 Punteggio:3 Punteggio:4<br />

Percezione<br />

sensoriale<br />

Capacità <strong>di</strong><br />

rispondere<br />

adeguatamente<br />

al <strong>di</strong>sagio<br />

legato alla<br />

compressione<br />

Umi<strong>di</strong>tà<br />

cutanea<br />

Entità<br />

dell’esposizio<br />

ne della cute<br />

all’umi<strong>di</strong>tà<br />

(può essere<br />

determinata da<br />

sudore,<br />

incontinenza<br />

urinaria e/o<br />

fecale,<br />

secrezioni da<br />

Limitatissima<br />

Valutazione-osservazione<br />

deficit percezione sensoriale<br />

Misure <strong>di</strong> controllo del dolore<br />

Valutazione dolore attraverso<br />

parametri in<strong>di</strong>retti: f.c.,<br />

espressioni del viso o riflessi<br />

istintivi…..<br />

Numero e scadenze ispezioni<br />

cutanee<br />

Mobilizzazione<br />

Rilevare segnali dal paziente<br />

quando percepisce o non<br />

percepisce più gli stimoli<br />

dolorosi<br />

Permanentemente<br />

umida<br />

Garantire igiene e cambio<br />

biancheria se bagnato<br />

Evitare strofinamento e<br />

frizione<br />

Ispezione cutanea<br />

Assicurare idratazione<br />

attraverso assunzione <strong>di</strong><br />

liqui<strong>di</strong><br />

Idratazione cutanea attraverso<br />

Molto<br />

limitata<br />

Tramite<br />

osservazione<br />

valutare<br />

quantità e<br />

qualità <strong>di</strong><br />

risposta al<br />

dolore<br />

Frequenza <strong>di</strong><br />

manifestazioni<br />

reattive al<br />

<strong>di</strong>sagio-dolore<br />

attraverso<br />

parametri<br />

in<strong>di</strong>retti: f.c.,<br />

espressioni del<br />

viso o riflessi<br />

istintivi…..<br />

Identificare<br />

posture più<br />

rilassanti<br />

Identificare se<br />

esiste<br />

patologia<br />

neurologica<br />

Ricercare<br />

sistema <strong>di</strong><br />

comunicazione<br />

Molto<br />

umida<br />

Garantire il<br />

cambio<br />

biancheria per<br />

turno<br />

Garantire<br />

igiene se<br />

bagnato<br />

Evitare<br />

strofinamento<br />

Lievemente<br />

limitata<br />

Se il paziente può essere<br />

istruito a comportamenti<br />

semplici ed è in grado <strong>di</strong><br />

attuare le <strong>di</strong>sposizioni<br />

Verificare i cambi posturali<br />

Valutare la corretta capacità<br />

<strong>di</strong> allineamento posturale<br />

Valutare la capacità <strong>di</strong><br />

controllo del tronco se<br />

seduto sul bordo del letto.<br />

Occasionalmente<br />

umida<br />

Coinvolgere il paziente ed i<br />

famigliari nel ridurre e<br />

gestire gli episo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

esposizione all’umi<strong>di</strong>tà<br />

cutanea<br />

Garantire un cambio <strong>di</strong><br />

biancheria supplementare<br />

all’incirca<br />

una volta al giorno.<br />

Nessuna<br />

limitazione<br />

Verificare che il<br />

paziente sia in<br />

grado <strong>di</strong><br />

rispondere e<br />

comunicare in<br />

modo<br />

comprensibile la<br />

sensazione <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sagio o dolore<br />

correlata alla<br />

pressione nelle<br />

zone a rischio <strong>di</strong><br />

lesione.<br />

Raramente<br />

umida<br />

Biancheria<br />

cambiata ad<br />

intervalli <strong>di</strong><br />

routine<br />

36


ferite) creme emollienti<br />

Usare barriere protettive es:<br />

pellicole…<br />

Trattare incontinenza urinaria<br />

e fecale<br />

C) ATTIVITÀ<br />

e frizione<br />

Ispezione<br />

cutanea<br />

Assicurare<br />

idratazione<br />

attraverso<br />

assunzione <strong>di</strong><br />

liqui<strong>di</strong><br />

Idratazione<br />

cutanea<br />

attraverso<br />

creme<br />

emollienti<br />

Usare barriere<br />

protettive es:<br />

pellicole…<br />

Trattare<br />

incontinenza<br />

urinar e/o<br />

fecale<br />

Assicurare idratazione<br />

attraverso assunzione <strong>di</strong><br />

liqui<strong>di</strong><br />

Idratazione cutanea<br />

attraverso creme emollienti<br />

S’intende il grado <strong>di</strong> attività fisica. Nel paziente allettato immobile è possibile alternare la postura in<br />

decubito laterale destro, sinistro, supino, seduto e più raramente in posizione prona.<br />

Ad ogni soggetto a rischio <strong>di</strong> sviluppare lesioni da pressione si deve effettuare un cambio posturale secondo<br />

necessità ( almeno ogni 2 ore), tenendo in considerazione le con<strong>di</strong>zioni cliniche generali ed il comfort.<br />

Qualora la rotazione dei pazienti a rischio sia un intervento oneroso in termini <strong>di</strong> <strong>di</strong>sconfort al paziente, si<br />

possono utilizzare ausilii antidecubito avanzati che riducono la pressione effettuando così un cambio <strong>di</strong><br />

posizione con intervalli al massimo <strong>di</strong> 4 ore. (Ve<strong>di</strong> piano mobilizzazione allegato n°7).<br />

Occorre evitare comunque l’appoggio su cute già lesa in quanto la pressione può impe<strong>di</strong>re o ritardare<br />

sensibilmente la guarigione.<br />

37


SCHEDA <strong>di</strong> TRATTAMENTO nella fase <strong>di</strong> PREVENZIONE in relazione al punteggio assegnato al criterio<br />

ATTIVITÀ della scala BRADEN<br />

Criterio Punteggio: 1<br />

Attività<br />

Grado <strong>di</strong><br />

attività fisica<br />

Allettato<br />

Cambi postura ogni 2<br />

ore giorno e notte,<br />

decubiti in successione<br />

Effettuati con 2<br />

operatori e con l’aiuto<br />

<strong>di</strong> ausilii,<br />

durante il giorno far<br />

assumere posizione<br />

semiseduta se letto<br />

articolato per 2 ore<br />

circa<br />

far uso <strong>di</strong> materassi<br />

antidecubito<br />

evitare contatto <strong>di</strong>retto<br />

tra le prominenze ossee<br />

evitare posizionamento<br />

su trocantere<br />

testata del letto a basso<br />

grado <strong>di</strong> elevazione<br />

Piano <strong>di</strong><br />

mobilizzazione<br />

Ve<strong>di</strong> allegato 6<br />

ispezione cutanea nelle<br />

zone sottoposte a<br />

pressione<br />

Punteggio:2 Punteggio:3 Punteggio:4<br />

In poltrona<br />

Trasferimenti fatti con<br />

appositi presi<strong>di</strong> favorire<br />

allineamento posturale,<br />

<strong>di</strong>stribuzione del peso,<br />

bilanciamento, stabilità<br />

e necessità <strong>di</strong> ridurre la<br />

pressione<br />

Programmare almeno 2<br />

alzate in poltrona<br />

La permanenza in<br />

poltrona non deve<br />

superare le due ore<br />

Educarlo, se collabora,<br />

al cambio postura ogni<br />

15’<br />

Piano <strong>di</strong> mobilizzazione<br />

ve<strong>di</strong> allegato 6<br />

e registrazione delle<br />

osservazioni<br />

Durante le ore notturne<br />

trattarlo come allettato<br />

Cammina<br />

occasionalmente<br />

Stimolare alla<br />

deambulazione<br />

Accompagnare il malato<br />

Coinvolgere i parenti per<br />

stimolare il paziente alla<br />

deambulazione<br />

Cammina<br />

spesso<br />

Valutare la capacità<br />

<strong>di</strong> deambulazione<br />

del paziente<br />

38


D) MOBILITA’<br />

S’intende la capacità <strong>di</strong> variare e controllare la posizione del corpo<br />

SCHEDA <strong>di</strong> TRATTAMENTO nella fase <strong>di</strong> PREVENZIONE in relazione al punteggio assegnato al criterio<br />

MOBILITÀ della scala BRADEN<br />

Criterio Punteggio: 1<br />

Mobilità<br />

Capacità <strong>di</strong><br />

cambiare e<br />

controllare la<br />

posizione del<br />

corpo<br />

Immobile<br />

Cambi postura ogni<br />

ore giorno e notte,<br />

decubiti in successione<br />

Effettuati con 2<br />

operatori e con l’aiuto<br />

<strong>di</strong> ausilii,<br />

durante il giorno far<br />

assumere posizione<br />

semiseduta se letto<br />

articolato per 2 ore<br />

circa<br />

far uso <strong>di</strong> materassi<br />

antidecubito<br />

evitare contatto <strong>di</strong>retto<br />

tra le prominenze ossee<br />

evitare posizionamento<br />

su trocantere<br />

testata del letto a basso<br />

grado <strong>di</strong> elevazione<br />

Piano <strong>di</strong><br />

mobilizzazione<br />

Ve<strong>di</strong> allegato 6<br />

ispezione cutanea nelle<br />

zone sottoposte a<br />

pressione<br />

Punteggio:2 Punteggio:3 Punteggio:4<br />

Molto limitata<br />

Trasferimenti fatti con<br />

appositi presi<strong>di</strong> favorire<br />

allineamento posturale,<br />

<strong>di</strong>stribuzione del peso,<br />

bilanciamento, stabilità<br />

e necessità <strong>di</strong> ridurre la<br />

pressione<br />

Programmare almeno 2<br />

alzate in poltrona<br />

La permanenza in<br />

poltrona non deve<br />

superare le due ore<br />

Educarlo, se collabora,<br />

al cambio postura ogni<br />

15’<br />

Piano <strong>di</strong> mobilizzazione<br />

Ve<strong>di</strong> allegato 6<br />

registrazione delle<br />

osservazioni<br />

Durante le ore notturne<br />

trattarlo come allettato<br />

Lievemente<br />

limitata<br />

Istruire e stimolare il<br />

paziente ad effettuare in<br />

modo autonomo i cambi<br />

<strong>di</strong> postura<br />

Dotare il letto <strong>di</strong> ausilii<br />

quali trapezio e spon<strong>di</strong>ne<br />

Effettua frequenti ma<br />

limitati cambi <strong>di</strong><br />

posizione<br />

del corpo o degli arti in<br />

modo autonomo.<br />

Non limitata<br />

Verificare la<br />

capacità del paziente<br />

a variare le proprie<br />

posture nel letto ed il<br />

corretto<br />

allineamento.<br />

39


E) VALUTAZIONE E GESTIONE STATO NUTRIZIONALE<br />

I pazienti per cui la valutazione Braden nella variabile “NUTRIZIONE” hanno riportato un valore pari a 1<br />

abbinato ad un valore <strong>di</strong> Body Max Index (BMI) < 16 vanno adeguatamente valutati e monitorati<br />

relativamente al loro stato nutrizionale (Linee Guida EPUAP).<br />

La valutazione dello stato nutrizionale (come risulta dall’algoritmo decisionale riportato a pag 37) consiste<br />

nell’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> quelle caratteristiche note per essere associate a complicazioni correlate alla<br />

nutrizione e viene effettuato allo scopo <strong>di</strong> identificare i pazienti a rischio che possono ottenere miglioramenti<br />

degli esiti clinici se sottoposti a supporto nutrizionale.<br />

La valutazione clinica dello stato nutrizionale, che si configura come un’attività inter<strong>di</strong>sciplinare, può essere<br />

sud<strong>di</strong>visa in:<br />

Valutazione dello stato mentale<br />

Valutazione soggettiva: anamnesi ponderale, anamnesi alimentare, anamnesi farmacologia ed esame<br />

obiettivo mirato in senso nutrizionale;<br />

Valutazione oggettiva: esame obiettivo composizione corporea, indagini <strong>di</strong> laboratorio, utilizzo <strong>di</strong><br />

scala <strong>di</strong> valutazione rischio nutrizionale (riportata <strong>di</strong> seguito)<br />

40


Rischio minimo/moderato:<br />

se Braden 1 o 2<br />

BMI compreso tra 18,5 e < 16<br />

INTERVENTO<br />

NUTRIZIONALE:<br />

a rischio minimo/moderato<br />

ALGORITMO VALUTAZIONE STATO NUTRIZIONALE<br />

UTENTE<br />

a rischio e con Lesione da Pressione<br />

Registrazione in cartella<br />

clinica<br />

Esame Obiettivo<br />

Valutazione stato mentale<br />

Valutazione soggettiva<br />

Valutazione oggettiva<br />

RISCHIO<br />

NUTRIZIONALE<br />

SI<br />

MONITORAGGIO<br />

NO<br />

Dieta Libera<br />

Monitoraggio<br />

Rischio elevato:<br />

se Braden 1<br />

BMI compreso < 16<br />

Scala per la valutazione del<br />

rischio nutrizionale<br />

INTERVENTO<br />

NUTRIZIONALE:<br />

a rischio elevato<br />

41


SCALA PER LA VALUTAZIONE RISCHIO NUTRIZIONALE<br />

Cognome Nome<br />

Giorno ingresso/presa in carico<br />

DATA PESO PUNTI<br />

Accertamento<br />

iniziale<br />

Controllo<br />

Controllo<br />

ETA’ 31-44 anni<br />

1<br />

PESO Peso abituale e<br />

stabile<br />

APPETITO Appetito abituale<br />

capacità <strong>di</strong> mangiare<br />

tutto il cibo e le<br />

bevande offerte ai<br />

pasti e tra i pasti<br />

ABILITA’ A<br />

MANGIARE<br />

CONDIZIONE<br />

MEDICA E<br />

TRATTAMENTO<br />

FUNZIONE<br />

INTESTINALE<br />

1<br />

1<br />

Capacità <strong>di</strong> mangiare<br />

e bere normalmente<br />

1<br />

Con<strong>di</strong>zione me<strong>di</strong>ca<br />

non complicata es.<br />

infarto miocar<strong>di</strong>o,<br />

aritmie, asma. Non<br />

interruzione<br />

dell’alimentazione.<br />

1<br />

Funzione intestinale<br />

normale<br />

1<br />

45-60<br />

2<br />

Per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> peso<br />

>10% negli ultimi<br />

3 mesi<br />

2<br />

Appetito ridotto;<br />

lascia la metà della<br />

quantità <strong>di</strong> cibo<br />

offerto ai pasti<br />

2<br />

Richiede aiuto per<br />

tagliare gli<br />

alimenti e portare<br />

il cibo alla bocca<br />

2<br />

Post-intervento <strong>di</strong><br />

chirurgia minore.<br />

Malattie<br />

gastrointestinali,<br />

infezioni <strong>di</strong> gravità<br />

moderata. Frattura<br />

delle ossa lunghe.<br />

Interruzione<br />

alimentazione per<br />

eseguire esami<br />

2<br />

Nausea<br />

2<br />

61-70<br />

3<br />

Per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> peso<br />

>10% nelle<br />

ultime 4-6<br />

settimane<br />

3<br />

Appetito scarso;<br />

lascia la maggior<br />

parte del cibo<br />

offerto ai pasti.<br />

Riluttante al bere<br />

3<br />

Ha <strong>di</strong>fficoltà a<br />

masticare ed ha<br />

bisogno <strong>di</strong> una<br />

<strong>di</strong>eta liquida<br />

3<br />

Post-intervento<br />

chirurgia<br />

massiva, fratture<br />

multiple.<br />

Numerosi perio<strong>di</strong><br />

interruzione<br />

alimentazione per<br />

eseguire esami<br />

3<br />

Diarrea e/o<br />

vomito<br />

PUNTEGGIO DELL’ACCERTAMENTO NUTRIZIONALE ……………….<br />

0-10 Rischio minimo <strong>11</strong>-18 Rischio moderato 19-24 Rischio elevato<br />

3<br />

UNITA’ OPERATIVA<br />

>70 aa.


Dall’accertamento dello stato nutrizionale deriva un punteggio che in<strong>di</strong>ca un livello <strong>di</strong> rischio <strong>di</strong><br />

malnutrizione per cui sono in<strong>di</strong>cati nella tabella i seguenti comportamenti attuabili:<br />

Rischio minimo<br />

Punteggio (0-10)<br />

Pesare<br />

all'accettazione e una<br />

volta la settimana se<br />

possibile<br />

Rivedere<br />

settimanalmente e se<br />

opportuno prendere<br />

provve<strong>di</strong>menti come<br />

per i<br />

pazienti a rischio<br />

moderato<br />

Informare il me<strong>di</strong>co<br />

Rischio moderato Rischio elevato<br />

Punteggio (<strong>11</strong>-18)<br />

Pesare all'accettazione e due<br />

volte alla settimana se possibile<br />

Aiutare a completare in modo<br />

appropriato il pasto imboccando<br />

se necessario<br />

Valutare l'apporto nutrizionale<br />

Documentare sulla cartella clinica<br />

L’evoluzione dello stato<br />

nutrizionale del paziente.<br />

Rivalutare il paziente<br />

settimanalmente, attraverso la<br />

medesima scala.<br />

Eventuale supplementazione orale<br />

Punteggio (19-24)<br />

Pesare all'accettazione e due volte<br />

alla settimanale se possibile<br />

Informare lo staff me<strong>di</strong>co che<br />

provveder?a:<br />

1. formulare un menù completo e<br />

personalizzato;<br />

2. Attivare il Team Nutrizionale<br />

(TN)<br />

Valutare l'apporto nutrizionale e<br />

aiutare nell’assunzione degli<br />

alimenti (assistenza ed intervento<br />

educazionale)<br />

Verificare che tutti i supplementi<br />

vengano assunti come prescritto<br />

Documentare sulla cartella clinica<br />

L’evoluzione dello stato<br />

nutrizionale<br />

del paziente.<br />

La formulazione del piano <strong>di</strong> trattamento alimentazione naturale o nutrizione artificiale deve prevedere:<br />

• Un’introduzione calorica in grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare completamente il fabbisogno energetico pari<br />

a 30-35Kcalorie per Kg peso/<strong>di</strong>e,<br />

• Un’apporto proteico adeguato per compensare le per<strong>di</strong>te proteiche e per favorire la<br />

rigenerazione dei tessuti 1-1,5 g/Kg/<strong>di</strong>e ,<br />

• Una quota proteica in grado <strong>di</strong> apportare aminoaci<strong>di</strong>. Alcuni aminoaci<strong>di</strong> non essenziali, per<br />

persone in buona salute, possono risultare carenti in presenza <strong>di</strong> malattie che richiedono un<br />

aumentato apporto proteico (è il caso <strong>di</strong> arginina e glutamina in presenza <strong>di</strong> ulcere da<br />

pressione <strong>di</strong> III e IV grado),<br />

• Un apporto adeguato in micronutrienti ed antiossidanti,<br />

• Un apporto idrico adeguato in relazione al bilancio idrico.<br />

Oltre alla stima del fabbisogno nutrizionale è necessario tener presente alcuni elementi fondamentali:<br />

- capacità <strong>di</strong> masticare e deglutire,<br />

- preferenze alimentari, eventuali intolleranze,<br />

- ottimizzare l’ambiente in cui avviene l’alimentazione in<strong>di</strong>viduando e rispettando gli orari per i pasti<br />

ed il loro ritmo<br />

- posturare correttamente il paziente,<br />

- assicurare qualità e varietà dei cibi<br />

- monitorare ogni pasto e controllare e segnare l’introito <strong>di</strong> cibi e <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong> assunti nell’apposita tabella<br />

- eventuale inserimento <strong>di</strong> integratori o addensanti.<br />

Quando l’alimentazione naturale è possibile, essa dovrà essere attuata in modo da risultare oltre<br />

nutrizionalmente adeguata, gradevole, rispettosa dei gusti e delle abitu<strong>di</strong>ni consolidate del paziente.<br />

43


Nel caso si debba ricorrere alla nutrizione artificiale si dovrà fare riferimento alle linee guida presenti<br />

(QUALI)<br />

Per stati <strong>di</strong> malnutrizione moderati o gravi il me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> reparto potrà richiedere l’intervento del team<br />

nutrizionale provinciale.<br />

NUTRIZIONE PAZIENTE CON LDP<br />

Nel caso <strong>di</strong> pazienti con LdP il fabbisogno calorico e proteico devono essere stimati anche sulla base della<br />

sta<strong>di</strong>azione delle lesioni, utilizzando per esempio la seguente tabella.<br />

FABBISOGNO CALORICO<br />

(Kcal/Kg/<strong>di</strong>e)<br />

Paziente a rischio 25-30 (<strong>di</strong>eta <strong>di</strong> mantenimento)<br />

Paziente con lesione I° grado 25-30<br />

Paziente con lesione II° grado 30- 35<br />

Paziente con lesione III° - IV° grado 30- 35<br />

FABBISOGNO PROTEICO<br />

(gr/Kg/<strong>di</strong>e)<br />

Paziente a rischio 1<br />

Paziente con lesione I° grado 1<br />

Paziente con lesione II° grado 1.2-1.5<br />

Paziente con lesione III° - IV° grado 1.5 - 2<br />

Si raccomanda inoltre <strong>di</strong> assicurare un introito giornaliero <strong>di</strong> Vitamine e minerali, con particolare riguardo<br />

agli apporti <strong>di</strong> vitamina A, C e <strong>di</strong> Zinco, in base agli introiti giornalieri <strong>di</strong> riferimento ( LARN).<br />

Nel caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>missione a domicilio o in strutture residenziali (RSA o CP) è in<strong>di</strong>spensabile garantire una<br />

continuità terapeutica anche per gli aspetti nutrizionali, provvedendo a fornire adeguate informazioni ai<br />

MMG, al servizio ADI, alle equipe delle strutture socio-sanitarie<br />

F) FRIZIONE e SCIVOLAMENTO<br />

Attrito e frizione s’intende lo sfregamento della cute contro la superficie del piano d’appoggio, causa piccole<br />

abrasioni che rendono la cute più vulnerabile alla pressione. E’ la forza esercitata tra due superfici che si<br />

muovono l’una contro l’altra. Tra le due superfici si genera calore che aggrava il quadro ipossico tissutale.<br />

Il fenomeno è più evidente quando si sposta trascinando il paziente nel letto anziché sollevarlo.<br />

Stiramento s’intende lo stiramento dei tessuti superficiali su quelli profon<strong>di</strong> con strozzatura dei vasi con<br />

conseguente ischemia e necrosi dei tessuti più profon<strong>di</strong>. Esempio quando il paziente viene posto in<br />

posizione seduta o semiseduta, la cute (in particolare in zona sacrale) tende ad aderire alla superficie del<br />

piano d’appoggio, mentre lo scheletro tende a scivolare in avanti verso il basso.<br />

44


SCHEDA <strong>di</strong> TRATTAMENTO nella fase <strong>di</strong> PREVENZIONE in relazione al punteggio assegnato al criterio<br />

FRIZIONE E SCIVOLAMENTO della scala BRADEN<br />

Criterio Punteggio: 1<br />

Frizione e<br />

scivolamento<br />

Problema presente Problema<br />

potenziale<br />

Attuare cambi <strong>di</strong> posizione con due operatori<br />

Utilizzare ausilii quali teli ad alto scorrimento o<br />

roller per le translazioni<br />

Utilizzare sollevatori<br />

Lenzuola devono essere ben <strong>di</strong>stese<br />

Utilizzare archetti alzacoperte<br />

Prestare attenzione nel posizionare la padella<br />

Punteggio:2 Punteggio:3 Punteggio:4<br />

Nessun problema<br />

apparente<br />

Verificare e stimare<br />

la capacità del<br />

paziente a variare le<br />

proprie posture nel<br />

letto ed in poltrona,<br />

sollevandosi<br />

completamente<br />

durante i movimenti.<br />

G) SCELTA DEL TRATTAMENTO TERAPEUTICO<br />

Nella scelta del trattamento più idoneo devono essere quin<strong>di</strong> tenuti in considerazione alcuni principi generali<br />

che riguardano tali processi; in particolare:<br />

Le cellule non vitali impe<strong>di</strong>scono la guarigione. E’ necessario quin<strong>di</strong> ripristinare il fondo della<br />

ferita e le funzioni della matrice extracellulare, attraverso il debridement.<br />

La presenza <strong>di</strong> elevata carica batterica o <strong>di</strong> prolungata infiammazione provoca un incremento<br />

delle citochine infiammatorie e della attività proteasica con riduzione delle attività dei fattori <strong>di</strong><br />

crescita. Agire contro il contagio batterico e ridurre l’infiammazione attraverso l’uso topico <strong>di</strong><br />

antinfiammatori, inibitori delle proteasi (io<strong>di</strong>o-argento)<br />

Cheratinociti che non migrano e cellule della ferita che non rispondono agli stimoli impe<strong>di</strong>scono<br />

la rimarginazione dei tessuti. Assicurare la migrazione attraverso il debridement.<br />

La gestione del tessuto non vitalizzato è un passo essenziale ed obbligatorio nell’ambito <strong>di</strong> un<br />

efficace trattamento della lesione.<br />

La presenza <strong>di</strong> tessuto necrotico e/o devitalizzato ostacola la guarigione: impe<strong>di</strong>sce la valutazione<br />

delle <strong>di</strong>mensioni, della profon<strong>di</strong>tà della lesione e delle strutture interessate al processo ulcerativo; è<br />

focolaio d’infezione, prolunga la fase infiammatoria e <strong>di</strong>sturba il processo <strong>di</strong> riepitelizzazione<br />

La necrosi può essere affrontata con sbrigliamento:<br />

enzimatico (COLLAGENASI)<br />

autolitico (IDROGEL)<br />

chirurgico (TOILETTE).<br />

La macerazione/<strong>di</strong>sidratazione rallenta la migrazione delle cellule epiteliali, mentre l’eccesso <strong>di</strong> essudato<br />

causa la macerazione dei margini della ferita e promuove un ambiente biochimico ostile che blocca l’azione<br />

dei fattori <strong>di</strong> crescita.<br />

45


Nei processi <strong>di</strong> guarigione delle lesioni sono da tener presente i seguenti elementi:<br />

Ossigeno: è stata da tempo <strong>di</strong>mostrata l’importanza della tensione superficiale <strong>di</strong> ossigeno poiché la<br />

superficie della lesione tende ad essere ipossica; i processi riparativi <strong>di</strong> una lesione necessitano <strong>di</strong> una<br />

maggior concentrazione <strong>di</strong> ossigeno. Sarà pertanto in<strong>di</strong>spensabile tenere pulita la lesione dalla<br />

presenza <strong>di</strong> fibrina, tessuto necrotico o <strong>di</strong> escare che sottraggono l’ossigeno necessario.<br />

Umi<strong>di</strong>tà: sotto una superficie crostosa la rigenerazione dei tessuti epiteliali avviene nel giro <strong>di</strong> circa<br />

venti ore, mentre sotto una me<strong>di</strong>cazione occlusiva ad umi<strong>di</strong>tà costante, il tempo si riduce <strong>di</strong> un terzo.<br />

La <strong>di</strong>sidratazione rallenta quin<strong>di</strong> il processo <strong>di</strong> guarigione, anche se l’eccesso <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà aumenta il<br />

rischio <strong>di</strong> infezione.<br />

Temperatura: una <strong>di</strong>minuzione anche <strong>di</strong> soli due gra<strong>di</strong> è sufficiente ad inibire la motilità dei<br />

leucociti e l’attività dei fibroblasti. E’ preferibile evitare l’esposizione della lesione all’aria per lungo<br />

tempo per evitare la <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> calore e l’esposizione agli agenti infettivi; pertanto, nell'ambito<br />

delle operazioni <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cazione, sono da evitare i cambiamenti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cazione troppo frequenti,<br />

poiché possono ostacolare la guarigione<br />

Equilibrio acido-base: tutte le con<strong>di</strong>zioni che mo<strong>di</strong>ficano il pH locale provocano mo<strong>di</strong>ficazioni del<br />

processo riparativo. La <strong>di</strong>minuzione del pH a livello della superficie della lesione provoca la per<strong>di</strong>ta<br />

dei movimenti ritmici che generalmente si osservano sulla superficie delle cellule epiteliali.<br />

L’aumento del pH provoca immobilità e contrazione delle cellule.<br />

H) ASPETTI EZIOPATOGENETICI E COMPLICANZE<br />

1. COLONIZZAZIONE E INFEZIONE DELLA LESIONE<br />

Nelle LdP del 2° 3° e 4° sta<strong>di</strong>o vi sono immancabilmente batteri che possono contaminare, colonizzare o<br />

infettare la lesione stessa. A titolo esplicativo si riportano le seguenti definizioni:<br />

- contaminazione: presenza <strong>di</strong> batteri senza moltiplicazioni;<br />

- colonizzazione: presenza <strong>di</strong> batteri in moltiplicazione senza reazioni dell’ospite;<br />

- infezione: presenza <strong>di</strong> batteri in moltiplicazione con reazione dell’ospite<br />

Segni locali <strong>di</strong> infezione:<br />

cambiamento del colore del letto della ferita;eritema (>1-2cm); edema perilesionale e dei tessuti molli;<br />

calore cutaneo;peggioramento del dolore;essudato sieroso purulento; biofilm; cattivo odore;tessuto <strong>di</strong><br />

granulazione friabile rosso brillante; fistole;crepitazione in questo caso è in<strong>di</strong>cato una coltura del secreto<br />

purulento<br />

Nel caso in cui per la presenza <strong>di</strong> infezione della ferita, si renda necessario l’uso <strong>di</strong> antisettici per la<br />

detersione, questi devono essere rimossi con un lavaggio finale.<br />

Il trattamento della lesione infetta richiede l’intervento SISTEMICO mirato e topico con ANTIMICROBICI<br />

A LARGO SPETTRO E RILASCIO LENTO<br />

Nella maggior parte dei casi, pulizia e sbrigliamento adeguati impe<strong>di</strong>scono alla colonizzazione batterica <strong>di</strong><br />

procedere fino al punto <strong>di</strong> infezione clinica.<br />

La <strong>di</strong>agnosi clinica <strong>di</strong> infezione non è sempre facile ed imme<strong>di</strong>ata vanno quin<strong>di</strong> tenuti in considerazione una<br />

serie <strong>di</strong> segni e sintomi locali quali:<br />

• essudazione purulenta;<br />

• essudazione non purulenta;<br />

• allargamento delle <strong>di</strong>mensioni della lesione;<br />

• arresto della riparazione;<br />

• fragilità e facile sanguinamento del fondo;<br />

• aumento dell’induito sanioso (frammenti cellulari necrotici, batteri proliferanti)<br />

• aumento del dolore;<br />

• odore nauseante;<br />

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• linfangite satellite;cellulite satellite<br />

Secondo il Centers for Disease Control and Prevention25 (CDC) l’esame colturale deve essere realizzato<br />

tramite una coltura <strong>di</strong> fluido ottenuto attraverso aspirazione con ago o biopsia del tessuto della lesione.<br />

2. OSTEITI ED OSTEOMIELITI<br />

Rappresentano il 10% <strong>di</strong> tutte le complicanze e hanno come conseguenza l’artrite settica e il pioartro. La<br />

cute che sovrasta l’osso colpito è arrossata, edematosa, tesa e dolente. La ra<strong>di</strong>ografia può evidenziare aree <strong>di</strong><br />

rarefazione ossea. In caso <strong>di</strong> artrite purulenta si possono avere gravi compromissioni dell’articolazione che<br />

può andare incontro ad apertura con conseguente <strong>di</strong>sarticolazione e nei casi più gravi estensione<br />

dell’infezione agli organi pelvici.<br />

La <strong>di</strong>agnosi clinica dell’osteomielite nella maggior parte dei casi è una <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> sospetto, basata su segni e<br />

sintomi <strong>di</strong> un processo flogistico localizzato ai tessuti molli.(24 cfr. Bellingeri 25 Centers for Disease<br />

Control and Prevention: ente <strong>di</strong> riferimento internazionale per lo stu<strong>di</strong>o ed il controllo delle malattie con<br />

sede ad Atlanta USA).<br />

3. ASCESSI SACCATI<br />

Originano dalla proliferazione batterica sotto i bor<strong>di</strong> della lesione, con conseguente colliquazione tissutale: il<br />

materiale <strong>di</strong> colliquazione può progre<strong>di</strong>re soprattutto lungo gli interstizi muscolari provocando scollamenti<br />

che saranno sede <strong>di</strong> raccolte purulente a <strong>di</strong>stanza; la fistolizzazione può farsi strada anche verso gli organi<br />

interni, originando fistole uretro-cutanee e retto-cutanee.<br />

4. BATTERIEMIE E SEPSI<br />

Sono complicanze rare ma estremamente gravi che coinvolgono l’intero organismo e che si manifestano<br />

l’una con la presenza <strong>di</strong> batteri vitali nel circolo ematico, l’altra con la presenza <strong>di</strong> organismi patogeni o<br />

presenza <strong>di</strong> loro tossine nel sangue o nel tessuto. Tra i segni clinici <strong>di</strong> sepsi vi sono:<br />

- febbre;<br />

- tachicar<strong>di</strong>a;<br />

- ipotensione;<br />

- leucocitosi;<br />

- compromissione dello stato mentale.<br />

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