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Periodico di ARCI<br />
comitato territoriale<br />
di Lucca<br />
GIU’ LE MANI<br />
DALL’ACQUA<br />
<strong>DEL</strong> <strong>BONGI</strong>!<br />
Reg. trib di Lucca n°758 del27/02/02 - Direttore resp. Mariella Di Stefano<br />
Sped. in abb. post. Art. 2 comma 20/c legge 662/96 Lucca<br />
n° 33<br />
Settembre - Ottobre 2007
Sommario<br />
3<br />
4<br />
5<br />
7<br />
8<br />
9<br />
10<br />
12<br />
13<br />
14<br />
15<br />
Un ringraziamento sentito e doveroso<br />
Mentre continua lo sforzo<br />
della redazione di<br />
Arcipelago per offrire<br />
un prodotto sempre più fruibile<br />
dai nostri lettori, con risultati che<br />
ci sembrano decisamente apprezzabili<br />
(come è dimostrato anche<br />
dai commenti finora ricevuti),<br />
non ci possiamo dimenticare di<br />
ringraziare chi, per lungo tempo,<br />
N°33 - Settembre-Ottobre 2007<br />
Periodico di ARCI<br />
comitato territoriale<br />
di Lucca<br />
Lucca<br />
Siamo un popolo di Santi,Poeti,<br />
Navigatori e… Assessori<br />
di Beppe Corso<br />
Uscire dalla Casta<br />
di Acido Acida<br />
Se un Consigliere regionale<br />
guadagna più di Sarkozy…<br />
Etno sguardi, studio delle diversità<br />
e delle migrazioni<br />
di Marco D’Alessandro<br />
Rigurgiti di fascismo istituzionale<br />
Le mani sull’acqua del Bongi<br />
di Giulio Sensi<br />
Un Figlio del Bastardo<br />
di Simonetta Simonetti<br />
Capannori<br />
Fra Don chisciotte e Garibaldi<br />
di Luciano Luciani<br />
Dalle storie in Camicia Rossa un<br />
tenace filo rosso<br />
Valle del Serchio<br />
Alex Zanotelli in Valle del Serchio<br />
nei prossimi mesi<br />
del gruppo promotore<br />
Solidarietà<br />
Liberaci dalle spine<br />
16<br />
18<br />
20<br />
21<br />
22<br />
23<br />
26<br />
27<br />
28<br />
31<br />
ci ha permesso di “uscire” con una<br />
veste tipografica comunque più<br />
che dignitosa. Stiamo parlando di<br />
Roberto Corso, che ha collaborato<br />
a lungo – e gratuitamente – col<br />
nostro giornale di cui ha realizzato<br />
la parte grafica e, saltuariamente,<br />
occupandosi di una rubrica di<br />
musica piuttosto apprezzata.<br />
Abbiamo calcolato che per “cos<br />
Diritti<br />
Saluti da Cecina<br />
di Beatrice Lera<br />
Cultura<br />
Tra globalizzazione<br />
e ricerca delle radici<br />
diLuciano Luciani<br />
L’aria salata: qualche ora d’aria<br />
di Nadia Davini<br />
Lucca Film Festival terza edizione<br />
di Pier Chalutte<br />
Il mio nome è Nedo Ludi<br />
di Alberto Peretti<br />
Dalmatica<br />
di Gianni Quilicii<br />
Il misterioso mondo<br />
delle arti marziali<br />
di Maurizio Fatarella<br />
Diamo i numeri<br />
di Alberto Peretti<br />
Internazionale<br />
Il lupo Europa perde il pelo<br />
ma non il vizio<br />
di Roberto Sensi<br />
Cuba: cronaca, riflessioni,<br />
emozioni dall’Isola che può<br />
ancora far sognare<br />
di Alberto Peretti<br />
Vita associativa<br />
Svanita la Festa<br />
Ecco le cene<br />
Torna il Mercatino<br />
dei libri scolastici usati<br />
Corsi di lingue<br />
truire” graficamente 31 numeri<br />
di Arcipelago, Roberto abbia<br />
lavorato complessivamente dalle<br />
300 alle 400 ore. In pratica oltre<br />
due mesi di lavoro non retribuito<br />
ed effettuato in genere utilizzando<br />
le domeniche e i giorni festivi. Se<br />
non è volontariato questo!<br />
Grazie Roberto, ma continua a<br />
darci una mano!<br />
Direttore responsabile<br />
Mariella Di Stefano<br />
Collaboratori<br />
Alberto Pieretti<br />
Alessandra Vecoli<br />
Andrea Lorenzoni<br />
Beppe Corso<br />
Francesca Orlandi<br />
Gianni Quilici<br />
Giulio Sensi<br />
Luciano Luciani<br />
Marco D’Alessandro<br />
Maria Teresa Leone<br />
Mario Ciancarella<br />
Maurizio Fatarella<br />
Nadia Davini<br />
Rodrigo Rivas<br />
Valeria Giglioli<br />
Progetto grafico<br />
e impaginazione<br />
Luciano Leoni<br />
Redazione<br />
Via S. Gemma Galgani, 46<br />
55100 Lucca<br />
Telefax 0583.490004<br />
e-mail: lucca@arci.it<br />
Stampa<br />
Tipolito 2000<br />
Fotografie<br />
Giulio Sensi<br />
Riccardo Pensa<br />
Ringraziamenti<br />
Si ringrazia Mariella Di<br />
Stefano per aver accettato di<br />
fare il Direttore responsabile<br />
di questo giornale. Si intende<br />
che ciò non comporta in<br />
alcun modo da parte sua la<br />
condivisione del contenuto<br />
degli articoli, del quale si<br />
assumono piena responsabilità<br />
gli estensori, o nel caso<br />
l’articolo non sia firmato, la<br />
redazione nel suo complesso.
SIAMO UN POPOLO<br />
di SANTI, POETI,<br />
NAVIGATORI e...<br />
ASSESSORI!!<br />
Anche in Toscana,<br />
finalmente, decolla<br />
l’Unione, anche se<br />
continua a prevalere<br />
la sua versione<br />
“partitica”: infatti<br />
che ruolo è stato<br />
assegnato in questo<br />
progetto unitario ai<br />
movimenti e all’associazionismo?<br />
Intanto però Lucca,<br />
che il centrodestra<br />
si ostina a voler presentare<br />
come “colonizzata”<br />
dalla Toscana<br />
Rossa, porta a<br />
quota tre il numero<br />
dei suoi cittadini<br />
nella giunta<br />
regionale<br />
di Beppe Corso<br />
In alto, Eugenio Baronti di<br />
Rifondazione Comunista,<br />
neo Assessore regionale<br />
alla ricerca, alla casa e alla<br />
tutela dei consumatori.<br />
A lato, Alessio Ciacci<br />
nominato assessore<br />
all’Ambiente al comune di<br />
Capannori in sostituzione<br />
di Baronti.<br />
Al di là dei comportamenti<br />
del governo Prodi, dalla sua<br />
elezione ad oggi, comportamenti<br />
sui quali si potrebbero<br />
scrivere pagine e pagine<br />
e non certo di complimenti,<br />
restiamo dell’avviso che sia importante,<br />
indipendentemente dai singoli partiti,<br />
che si rafforzi il senso di coalizione del<br />
centrosinistra.<br />
Si, perché il centrosinistra ha vinto le<br />
elezioni come soggetto collettivo e non<br />
come semplice somma di singole forze<br />
politiche. È questa una convinzione<br />
che ci ha portati, come associazione, ad<br />
impegnarci perché si costruisse l’Unione<br />
anche in Toscana. L’avevamo detto fin dal<br />
momento delle elezioni che la divisione<br />
del centrosinistra andava superata. Lo<br />
avevamo ribadito in riunioni pubbliche e<br />
sottoscrivendo un appello insieme ad altri<br />
rappresentanti della società civile. Oggi<br />
che l’Unione Toscana si è realizzata siamo<br />
contenti anche per il piccolo contributo<br />
che abbiamo dato alla sua nascita. Ma<br />
siamo subito pronti a rilanciare: ora che<br />
l’Unione c’è vorremmo che si aprisse una<br />
stagione di coinvolgimento più ampio<br />
perché pensiamo sia importante uscire da<br />
un metodo che prevede solo trattative e<br />
relazioni tra partiti. Siamo convinti che si<br />
otterrebbe molto più slancio dando spazio<br />
e voce a tutti gli attori che partecipano<br />
alla vita civile della nostra regione.<br />
Ma la nascita dell’Unione Toscana per<br />
noi lucchesi ha voluto dire anche qualcosa<br />
di più: un altro assessore! Dopo Toschi,<br />
Bertolucci, voilà: Eugenio Baronti! Da colonizzati<br />
a colonizzatori? Chissà, intanto<br />
teniamoceli e in culo a Dinelli e il suo<br />
astio e il suo livore.<br />
Certo vedendo le deleghe assegnate a<br />
Baronti ci sfugge il senso di tali scelte:<br />
avremmo preferito vedergli assegnata la<br />
delega all’ambiente dopo l’egregio lavoro<br />
svolto in questi anni al Comune di Capannori.<br />
Ma questo fa parte dei misteri della<br />
politica, mai svelati a partire da quando<br />
Tremelloni diventò ministro della difesa.<br />
Limitiamoci quindi alle cose comprensibili<br />
e fra queste c’è senz’altro la nomina di<br />
Alessio Ciacci ad assessore all’ambiente<br />
al Comune di Capannori. Che dire, è una<br />
di quelle cose che ti riconciliano con la<br />
politica, perché conosciamo bene Alessio,<br />
la sua competenza e la sua passione, la<br />
sua disponibilità e il suo carattere.<br />
E allora – In bocca al lupo!- assessori!<br />
Lucca
Lucca<br />
USCIRE<br />
dalla<br />
Porsi la<br />
questione<br />
dei “costi della<br />
politica” è<br />
sintomo di<br />
qualunquismo,<br />
oppure<br />
affrontare<br />
il problema fa<br />
parte di quella<br />
ormai<br />
improrogabile<br />
“riforma<br />
della politica”,<br />
senza la quale<br />
la nostra<br />
democrazia<br />
rischia<br />
il collasso?<br />
di AcidoAcida<br />
La fulminazione<br />
l’ho avuta al supermercato:facendo<br />
due conti<br />
mi sono accorta<br />
che dovevo metter<br />
giù quella bella braciola<br />
di manzo e ripiegare su un<br />
petto di pollo, assai più economico.<br />
E allora, perché un<br />
pensiero tira l’altro, mi è capitato<br />
di pensare a mia nonna<br />
(pensione minima, 600<br />
euro di reddito e stop), agli<br />
amici precari costretti a vivere<br />
ancora con i genitori e,<br />
più in generale, agli operai<br />
che come equilibristi mantengono<br />
un’intera famiglia<br />
con 1200 euro. Poi mi sono<br />
ricordata di una mostra che<br />
ho visto un paio di anni fa, a<br />
Viareggio: erano foto scattate<br />
da Che Guevara. Ce<br />
n’è una che non ho dimenticato:<br />
un guanto da lavoro<br />
appoggiato di lato sui tubi<br />
delle acciaierie di Moa, a<br />
CASTA<br />
Cuba. Segno inequivocabile<br />
dell’impegno degli uomini<br />
che lavorano per costruire<br />
qualcosa. È stato a questo<br />
punto che a me, elettrice di<br />
sinistra con un petto di pollo<br />
in mano, a me che credo<br />
nella politica, nei partiti e<br />
anche nella rappresentanza,<br />
è venuta una voglia matta<br />
di fare un “bussa e liscia”<br />
come si deve a quei signori<br />
che mi rappresentano nelle<br />
istituzioni.<br />
Nell’ultima campagna<br />
elettorale a Lucca si è parlato<br />
molto di partecipazione.<br />
Idea giustissima, dopo<br />
gli anni in cui la destra ha<br />
governato sulle teste di noi<br />
lucchesi. Ma mi sembra evidente<br />
che i forum non bastano.<br />
Non basta invitare le<br />
persone a costruire insieme<br />
il programma. E non basta<br />
perché in questo momento,<br />
con un numero crescente di<br />
persone che “non ce la fan-<br />
no”, si è formato uno spazio<br />
vuoto tra i cittadini e chi li<br />
governa. In quel vuoto galleggiano<br />
i privilegi di cui<br />
l’intera classe politica gode<br />
indipendentemente dalle<br />
condizioni del paese: e non<br />
parlo solo degli stipendi<br />
stratosferici dei parlamentari.<br />
A Lucca un consigliere<br />
comunale incassa un’indennità<br />
di circa 1000 euro al<br />
mese, quando un metalmeccanico<br />
ne guadagna appena<br />
1200 lavorando 40 ore alla<br />
settimana e facendo i turni.<br />
Penso che il problema stia<br />
proprio lì in mezzo. Perché<br />
una classe politica tanto privilegiata<br />
come può davvero<br />
comprendere le difficoltà<br />
di un paese in cui esistono<br />
persone che vivono con 600<br />
euro? Questa distanza non è<br />
passata inosservata (a Lucca<br />
ne testimonia il deludente<br />
risultato incassato dall’Ulivo<br />
e il tracollo dei partiti<br />
di sinistra) ed emerge sfacciatamente<br />
dal linguaggio,<br />
incomprensibile ai più, che<br />
certa politica si è scelta. In<br />
cui il significante, la parola,<br />
diventa significato, simbolo<br />
inequivocabile di un modo<br />
di pensare che non ha più<br />
niente a che fare con quello<br />
della gente che ogni giorno<br />
porta i figli all’asilo, va al<br />
cinema o assiste il nonno<br />
anziano. Il rischio è che si<br />
torni a percepire la politica<br />
e lo Stato come qualcosa di<br />
altro da sé, se non<br />
peggio, come venivano<br />
visti nel sud<br />
dopo l’unità d’Italia,<br />
capaci solo di<br />
prendere.<br />
Qualcosa si è già<br />
mosso: e di questa<br />
situazione dovrebbe<br />
preoccuparsi<br />
soprattutto il centrosinistra.<br />
Che<br />
deve da subito fare<br />
i conti con due dati<br />
molto allarmanti.<br />
Da un paio d’anni i<br />
progressisti temono<br />
l’alta affluenza<br />
alle urne, che nelle<br />
ultime tornate<br />
elettorali li ha<br />
clamorosamente<br />
penalizzati. La partecipazione<br />
al voto<br />
non ci aiuta più:<br />
come se le cose si<br />
fossero ribaltate e il<br />
centrosinistra fosse<br />
percepito come<br />
rappresentante di<br />
un’élite. Poi ci sono<br />
le piazze. È vero,<br />
abbiamo portato<br />
(il sindacato più che altro)<br />
milioni di persone in corteo<br />
contro la guerra, le finanziarie<br />
di Berlusconi, la precarizzazione.<br />
Ma anche la destra<br />
oggi riesce a farlo: basta<br />
pensare alla manifestazione<br />
romana contro Prodi o al<br />
Family Day. La destra ha capito.<br />
E ci marcia. Al di là del<br />
dilagante (e violento) qualunquismo,<br />
alimentato con<br />
cura dai politici e dai giornali<br />
che fanno capo alla Cdl,<br />
che sdoganano atteggiamenti,<br />
pregiudizi, bassezze<br />
che solo pochi anni fa erano<br />
considerati inammissibili (vi<br />
ricordate gli insulti che hanno<br />
accolto Tagliasacchi in<br />
Palazzo Orsetti – la sede del<br />
Comune! – dopo la sconfitta<br />
al ballottaggio?) c’è un<br />
altro aspetto, forse più sottile,<br />
ma non meno evidente.<br />
Non è un caso che questo<br />
centrodestra metta uno<br />
spazio tra sé e lo Stato: lo
fa con dichiarazioni apertamente<br />
eversive, con gli inviti<br />
a non pagare le tasse oltre<br />
una certa soglia stabilita dal<br />
‘diritto naturale’; ma anche<br />
con l’atteggiamento di chi<br />
‘dice quello che pensa’, senza<br />
peli sulla lingua. Un’eversione<br />
in versione soft, ma che,<br />
parlando alla pancia della<br />
gente, più di una volta ha<br />
mostrato il suo potenziale<br />
da colpo di stato. E che ha i<br />
tratti di una strategia precisa,<br />
un modo per farsi percepire<br />
dai cittadini come dalla<br />
loro parte, contro istituzioni<br />
lontane e arroganti. Un dire<br />
“ecco, io sono come te”, sono<br />
qualunquista, razzista,<br />
avido, come te. Se posso<br />
esserlo io, che sono un politico,<br />
perché non puoi farlo<br />
tu, che alla fine le cose che<br />
io ora sto dicendo le pensi e<br />
te ne vergogni?<br />
Ecco perché penso che la<br />
sinistra, il centrosinistra,<br />
tutti noi dobbiamo muoverci.<br />
Che non possiamo<br />
aspettare di far passare<br />
l’estate, l’autunno, il Natale.<br />
C’è un lungo lavoro da fare.<br />
Per tornare ad ascoltare le<br />
persone, ma anche a capirle.<br />
E per capirle, e per chiedere<br />
sacrifici, come diceva Berlinguer,<br />
è necessario abolire<br />
certi privilegi. Serve un<br />
Se un Consigliere<br />
Regionale<br />
guadagna<br />
piu’ di Sarkozy…<br />
Il problema non è<br />
quanto guadagna un<br />
amministratore o<br />
uno che viene investito<br />
di un incarico in<br />
ambito politico. Ma<br />
quanto costa alla collettività:<br />
il lordo è netto per chi lo<br />
intasca, però è lordo per chi<br />
lo paga. E qui si paga tutti.<br />
Facciamo qualche esempio,<br />
senza pretesa di esaustività,<br />
solo per argomentare<br />
una preoccupazione crescente<br />
e, magari, per aprire<br />
un dibattito. Il consiglio di<br />
amministrazione di Lucca<br />
Holding, la Spa attraverso la<br />
quale il Comune “controlla”<br />
tutte le partecipate, costa<br />
192.000 euro all’anno, a cui<br />
si aggiungono 67.000 euro<br />
per il collegio dei revisori e<br />
127.000 euro per costi del<br />
personale (vi lavorano due<br />
dipendenti). Un po’ di più<br />
il costo degli stipendi dei<br />
due Ato (rifiuti e acqua):<br />
complessivamente mezzo<br />
milione di euro all’anno, fra<br />
C.d.a., collegio sindacale, direttore<br />
e presidente. La presidente<br />
dell’Ato acqua, Carla<br />
Guidi (quota centrosinistra),<br />
guadagna circa 39.000 euro<br />
all’anno, mentre quello dell’Ato<br />
rifiuti, Marco Baccelli<br />
(Forza Italia) percepisce uno<br />
stipendio che arriva quasi<br />
a 37.000 euro. Costi che<br />
raddoppiano, nel caso dei<br />
rifiuti e solo parlando dei<br />
vertici dell’organizzazione<br />
e non dei dipendenti, se si<br />
pensa che, oltre all’Ato con<br />
esempio: nella forbice dei<br />
redditi, i rappresentanti del<br />
centrosinistra non possono<br />
permettersi di stare nella<br />
fascia di chi guadagna di<br />
più. E serve che qualcuno,<br />
tra chi sta nei palazzi, capisca<br />
che, tutte le mattine,<br />
prima di leggere “Il Foglio”<br />
o “Il riformista” sarebbe<br />
bene informarsi su quanto<br />
costa un litro di latte o fare<br />
un’ecografia.<br />
Quando si parla di<br />
“costi” della<br />
politica, occorre<br />
calcolare non<br />
quanto si mette in<br />
tasca il personale<br />
politico e amministrativo,<br />
ma il<br />
costo complessivo<br />
del carrozzone<br />
burocratico per lo<br />
Stato e per gli Enti<br />
Locali. A Lucca per<br />
esempio...<br />
compiti di coordinamento<br />
e di elaborazione del piano<br />
industriale, esistono anche<br />
le aziende (cinque in tutta<br />
la provincia) che gestiscono<br />
lo smaltimento dei rifiuti:<br />
Sistema Ambiente, Ascit,<br />
Ersu, Sea e Severa.<br />
Solo le società partecipate<br />
dal Comune di Lucca<br />
prevedono oltre 2 milioni<br />
di euro di costi dei C.d.a. e<br />
sindaci revisori. Il C.d.a. più<br />
costoso è quello della Salt:<br />
Segue a pag. 6
Lucca<br />
Segue da pag. 5<br />
544.000 euro annui, a cui<br />
aggiungere circa 150.000 per<br />
i sindaci revisori. Poi, come<br />
già ricordato, Lucca Hoding<br />
(circa 259.000 euro), Lucca<br />
Holding Servizi (49.000),<br />
Lucca Comics (8.400), Gesam<br />
Spa (166.000), Geal Spa<br />
(289.000), Sistema Ambiente<br />
(223.000), Polis (80.000),<br />
Lucca Polo Fiere e Teconologia<br />
(90.000 euro), Clap<br />
Spa (228.000), Farmacie Comunali<br />
(108.000).<br />
La Comunità Montana della<br />
Piana di Lucca (montano<br />
è il 10% del territorio del<br />
Comune di Lucca e il 18%<br />
di quello di Capannori) costa<br />
per i vertici 90.000 euro<br />
all’anno.<br />
La Provincia di Lucca<br />
dedica 13 milioni di euro<br />
alle società, fondazioni ed<br />
enti partecipate (la parte<br />
del leone la fa Vaibus a<br />
cui vanno la maggior parte<br />
dei contributi essendo Palazzo<br />
Ducale competente<br />
sul contratto di servizio<br />
del trasporto pubblico). In<br />
Provincia non ci sono poltrone<br />
d’oro: il compenso<br />
massimo, 9.000 euro lordi<br />
all’anno, va al rappresentante<br />
nell’ente che gestisce<br />
l’aeroporto di Tassignano.<br />
Sempre restando negli<br />
enti di emanazione della<br />
Provincia, l’Alerr, l’azienda,<br />
ora Fondazione, per<br />
la ricerca nel campo delle<br />
fonti di energia alternativa,<br />
ha ridotto lo stipendio del<br />
presidente da 72.000 euro<br />
lordi a 25.000.<br />
Fa più riflettere invece il<br />
costo del consiglio provinciale:<br />
350.000 euro all’anno.<br />
Il presidente Giovanni Gemignani<br />
(Margherita) percepisce,<br />
fra indennità (pari<br />
a quella di un assessore) e<br />
rimborsi, quasi 4.500 euro<br />
al mese. Anche qua non è<br />
preoccupante in termini assoluti<br />
quanto si intascano i<br />
consiglieri (eletti dal popolo),<br />
bensì gli altri costi e la<br />
reale valutazione sull’utilità<br />
dell’incarico. Il gettone di<br />
presenza (sostanzialmente<br />
incassato ogni volta che per<br />
una riunione di commissione,<br />
conferenza di capigruppo<br />
o consiglio si metta piede<br />
a Palazzo) ammonta a circa<br />
80 euro, ma, ad esempio, il<br />
capogruppo di Forza Italia<br />
Giovanni Santini costa alla<br />
collettività più di 5.000 euro<br />
a bimestre. Colpa dell’indennità<br />
data dall’aver partecipato<br />
– fra gennaio e febbraio<br />
2007 - a 35 momenti<br />
di lavoro (2.800 euro), ma in<br />
buona parte anche dai rimborsi<br />
(2.256 euro). Santini è<br />
anche membro del C.d.a. di<br />
Lucca Holdig (36.000 euro<br />
all’anno) e sovente si prodiga<br />
in arringhe accusatorie<br />
per i costi della politica portata<br />
avanti dal centrosinistra<br />
in Provincia.<br />
E ci sono prebende anche<br />
di altro tipo. Facciamo<br />
un esempio: la manutenzione<br />
del parco che si trova<br />
sopra i parcheggi interrati<br />
della Polis Spa alla ex caserma<br />
Mazzini – uno delle<br />
più incredibili speculazioni<br />
edilizie di Lucca - è a carico<br />
del Comune di Lucca,<br />
comprese tutte le spese di<br />
illuminazione. A carico<br />
del Comune di sono anche<br />
13.320 euro l’anno di spese<br />
per il verde pubblico affidate<br />
all’Opera delle Mura.<br />
La proprietà dell’area resta<br />
privata, ma, pochi giorni<br />
prima dell’elezione del<br />
nuovo sindaco di Lucca, è<br />
stato siglato un protocollo<br />
di intesa che scarica sul<br />
Comune i costi. La motivazione<br />
è che l’uso è pubblico,<br />
ma i cancelli chiudono<br />
di notte perché, appunto, è<br />
uno spazio privato.<br />
Come non parlare poi delle<br />
circoscrizioni: in questi<br />
mesi post elettorali stentano<br />
a partire, non c’è accordo<br />
sulle nomine dei presidenti:<br />
è naturale visto che un<br />
presidente di circoscrizione<br />
guadagna 1967 euro lordi<br />
al mese. A Lucca (80.000<br />
abitanti) ce ne sono nove, a<br />
fronte delle cinque di Prato<br />
(185.000 abitanti), tre di Pistoia<br />
(92.000 abitanti) e 5 di<br />
Livorno (155.000 abitanti).<br />
Il budget totale delle nove<br />
lucchesi ammonta a 65.000<br />
euro l’anno, lo stipendio per<br />
i nove presidenti a 212.000<br />
euro: più di tre volte tanto.<br />
L’orizzonte è ancora più<br />
preoccupante se si approda<br />
ad un livello appena<br />
più alto, quello regionale.<br />
I giornalisti Sergio Rizzo<br />
e Gian Antonio Stella, nel<br />
loro splendido e al contempo<br />
deprimente “La Casta”,<br />
hanno dimostrato, con tanto<br />
di tabelle, una verità inconfutabile:<br />
un consigliere<br />
della Regione Toscana guadagna<br />
9.672 euro al mese.<br />
Avranno infinità in più di<br />
benefits, ma il presidente<br />
francese Sarkozy arriva<br />
a 6.714, quello spagnolo<br />
Zapatero a 7.296, il russo<br />
Putin a 4.250 e il brasiliano<br />
Lula a 2.900 euro.
ETNOSGUARDI<br />
studio delle diversità<br />
e delle migrazioni<br />
Ormai la<br />
parola “etnico”<br />
viene utilizzata<br />
come semplice<br />
rafforzativo di<br />
concetti aberranti<br />
quali “pulizia<br />
etnica”, che pochi<br />
giorni fa è stata<br />
tirata in ballo per<br />
incanaglirsi contro<br />
gli omosessuali.<br />
“Etnosguardi” ha<br />
cercato di andare<br />
oltre il luogo<br />
comune.<br />
La conclusione<br />
del corso, è stata<br />
un momento<br />
vivo, grazie anche<br />
allo spettacolo<br />
realizzato dalle<br />
“Tre Melarance”<br />
con tema le<br />
diversità culturali<br />
di Marco D’Alessandro<br />
Dal 1° giugno<br />
al 13 luglio,<br />
promosso<br />
da Arci Solidarietà,<br />
si<br />
è svolto nei<br />
locali dell’ARCI di Lucca, il<br />
corso di formazione per volontari<br />
finanziato dal Cesvot<br />
denominato “Etnosguardi”.<br />
Il senso di questa iniziativa<br />
è stato quello di proseguire<br />
nelle attività formative sul<br />
tema immigrazione, che dal<br />
2000 ad oggi l’ARCI ha promosso<br />
periodicamente. Con<br />
“Etnosguardi” siamo giunti<br />
alla quarta tappa di un percorso<br />
che ha voluto individuare<br />
e combattere il luogo<br />
comune, sensibilizzando le<br />
coscien.<br />
Con questa edizione crediamo<br />
di essere arrivati ad<br />
una svolta. Con la gestione<br />
di ARCISolidarietà, ci siamo<br />
posti l’obiettivo di fare un<br />
salto nel tempo, intorno agli<br />
anni ’60 - ’70 per riannodare<br />
le fila dello dello studio etnografico<br />
delle civiltà, che<br />
ha conosciuto in quegli anni<br />
un periodo d’oro. La parola<br />
“etnia”, che dà il titolo al<br />
corso, suona provocatoria,<br />
perché oggi siamo abituati<br />
a sentirla utilizzata esclusivamente<br />
in chiave razzista,<br />
cioè non nel contesto che<br />
le sarebbe proprio, relativamente<br />
allo studio delle caratteristiche<br />
di ogni singolo<br />
popolo, ma deformata nel<br />
suo senso e divenuta sinonimo<br />
di ogni nefandezza tra<br />
popoli che non “possono”<br />
convivere pacificamente.<br />
Ormai la parola “etnico”<br />
viene utilizzata come rafforzativo<br />
di concetti aberranti<br />
quali “pulizia etnica”, che<br />
giusto pochi giorni fa è stata<br />
tirata in ballo per incanaglirsi<br />
contro gli omosessuali.<br />
A nostro parere l’unica<br />
maniera per rimediare a tanta<br />
miseria umana, è quella<br />
di ignorare l’uso strumentale<br />
dell’amministratore leghista<br />
di turno e di ritornare a<br />
quello che a suo tempo ne<br />
ha fatto ad esempio Claude<br />
Lévi-Strauss, maestro dell’etnografia<br />
moderna. Non a<br />
caso il corso, messo a punto<br />
da Elisa Galli e Eleonora<br />
Cassinelli, si è aperto con la<br />
lettura del suo “Tristi Tropici”<br />
pubblicato nel 1955, e<br />
che resta un esempio mirabile<br />
di cosa significa essere<br />
etno-antropologo.<br />
Il richiamo agli anni ’60<br />
– ’70 non si è fermato alla<br />
rilettura di un periodo<br />
dello studio delle scienze<br />
sociali, esso si è spinto alla<br />
ricreazione di un clima<br />
di condivisione proprio di<br />
quegli anni, che ha contagiato<br />
i partecipanti, i quali,<br />
guidati dalla tutor Beatrice<br />
Lera, sono diventati gli artefici<br />
del corso, che passando<br />
attraverso le lezioni con<br />
antropologi, con operatori<br />
e immigrati, si è infine concluso<br />
con la creazione di<br />
una mostra fotografica realizzata<br />
dai corsisti e allestita<br />
nei locali dell’ARCI, mostra<br />
che ha fermato in immagini<br />
il viaggio effettuato.<br />
La conclusione del corso è<br />
stata un momento estremamente<br />
vivo, grazie anche allo<br />
spettacolo delle “Tre Melarance”<br />
che aveva per tema<br />
le diversità culturali.<br />
Sono inoltre intervenuti<br />
l’Assessore Provinciale Valentina<br />
Cesaretti, e il segretario<br />
del Cesvot Alessandro<br />
Ghionzoli in luogo del presidente<br />
Sergio Mura.<br />
Con loro abbiamo condiviso<br />
l’estrema opportunità<br />
dell’esistenza di corsi di sensibilizzazionesull’immigrazione<br />
come quello appena<br />
concluso, anche in considerazione<br />
del fatto che stiamo<br />
assistendo ad un periodo di<br />
stasi nella normativa sull’immigrazione,<br />
accompagnato<br />
da un clima di intolleranza<br />
nei confronti dei cittadini<br />
extracomunitari, i quali, sono<br />
convinti di venire in un<br />
paese civile, e che poi stentano<br />
ad essere riconosciuti<br />
come esseri umani.<br />
Partendo dallo stimolo<br />
rappresentato dalla Mostra<br />
fotografica finale, è stato parere<br />
comune quello di augurarsi<br />
la nascita di un percorso<br />
strutturato quale appunto<br />
una mostra del genere, per<br />
invertire una simile tendenza.<br />
Appuntamento dunque<br />
alla prossima edizione.
Lucca<br />
Da tempo la nostra<br />
provincia è oggetto<br />
della violenza<br />
fascista ma anche<br />
di tanti altri fatti<br />
indicativi di un<br />
clima politico che<br />
sta cambiando<br />
Il processo contro il<br />
leader della X Flottiglia<br />
Mas, Junio Valerio<br />
Borghese, iniziò<br />
a Roma l’8 febbraio<br />
1948. Vennero portate<br />
a conoscenza imputazioni,<br />
fra le altre, quali<br />
“continue e feroci azioni di<br />
rastrellamento di partigiani<br />
e di elementi antifascisti<br />
in genere, talvolta in stretta<br />
collaborazione con le forze<br />
armate germaniche, azioni<br />
che di solito si concludevano<br />
con la cattura, le sevizie<br />
particolarmente efferate, la<br />
deportazione e la uccisione<br />
degli arrestati, e tutto ciò<br />
sempre allo scopo di contribuire<br />
a rendere tranquille<br />
le retrovie del nemico, in<br />
modo che questi più agevolmente<br />
potesse contrastare il<br />
passo agli eserciti liberatori”.<br />
Diversi gli episodi di violenza<br />
criminale addebitati alla<br />
formazione di Junio Valerio<br />
Borghese. Condannato a<br />
una pena più che mite, Borghese<br />
poté riprendere, dopo<br />
RIGURGITI<br />
di fascismo istituzionale<br />
un breve soggiorno in carcere,<br />
le sue attività contro<br />
la Repubblica. Queste cose<br />
le sa sicuramente il vicesindaco<br />
di Pietrasanta Alberto<br />
Giovanetti: da uno stabile di<br />
proprietà della sua famiglia<br />
(il negozio di agraria in cui<br />
anche lui lavora) è spuntata<br />
qualche settimana fa una<br />
bandiera della X Mas. L’atto,<br />
che si commenta da solo,<br />
è stato denunciato dal Prc<br />
di Pietrasanta ed ha sollevato<br />
un vespaio di polemiche.<br />
Poco lontano, a Forno<br />
(Massa), è viva la memoria<br />
dell’appoggio operativo dato<br />
dalla X Mas ai nazisti: 72<br />
giovani del luogo vennero<br />
fucilati sull’argine del Frigido,<br />
i partigiani presi prigionieri<br />
furono rinchiusi nella<br />
caserma dei carabinieri ed<br />
arsi vivi, altre 400 persone<br />
avviate verso i campi di concentramento<br />
in Germania.<br />
Il vicesindaco si è difeso: “lo<br />
avevo sconsigliato, ma in<br />
Italia c’è libertà di espressione”.<br />
Alla fine il “vessillo”<br />
è stato tolto.<br />
Razzismo istituzionale<br />
Il sindaco di Altopascio<br />
Maurizio Marchetti (già noto<br />
alle nostre cronache per<br />
varie perle fra cui la nomina<br />
in giunta di un assessore di<br />
Forza Nuova) ha annunciato<br />
di voler introdurre dei criteri<br />
di preferenza per i cittadini<br />
italiani nell’ammissione agli<br />
asili nido. I bambini di famiglie<br />
locali avranno la precedenza<br />
rispetto a quelli di<br />
nuclei stranieri. Un atto che,<br />
secondo Marchetti, si giustifica<br />
proprio in virtù della non<br />
discriminazione nei confronti<br />
di un supposto “diritto morale”<br />
in dote agli altopascesi che<br />
pagano le tasse. Dello stesso<br />
diritto morale non godrebbero<br />
invece gli stranieri regolari<br />
che pagano anch’essi regolarmente<br />
le tasse. La decisione<br />
ha provocato vibrate proteste<br />
da parte dell’opposizione, ma<br />
anche della Cgil – Coordinamento<br />
Migranti e della Regione.<br />
L’assessore regionale<br />
Gianfranco Simoncini ha<br />
annunciato che, nel caso in<br />
cui vengano introdotti criteri<br />
che penalizzano i figli di immigrati,<br />
la Regione ritirerà i<br />
finanziamenti per il Comune<br />
in quanto “rappresenta una<br />
gravissima ed intollerabile<br />
discriminazione nell’accesso<br />
ad un diritto fondamentale<br />
ed universale come quello all’istruzione”.<br />
La triste storia<br />
del Bulldog pentito<br />
Alessandro Bartone, 18<br />
anni, era fra quelli che infierì<br />
sul corpo di Emanuele<br />
Pardini a terra bloccato e<br />
pestato da numerosi ultras<br />
la notte del 24 febbraio scor-<br />
Sopra, la stazione di<br />
Altopascio imbrattata da<br />
scritte e simboli nazifascisti,<br />
quì a sinistra, la bandiera<br />
della X Mas sventola sopra<br />
l’insegna dell’agraria dello<br />
stabile del Vicesindaco di<br />
Pietrasanta, Alberto<br />
Giovanetti.<br />
so. Pare si sia pentito e, nel<br />
corso dell’indagine, ha collaborato,<br />
fornendo importanti<br />
elementi agli inquirenti.<br />
Grazie alla sua collaborazione<br />
Bartone è riuscito a<br />
patteggiare un anno di pena<br />
per il pestaggio. Ma è dovuto<br />
scappare da Lucca come<br />
un clandestino, per cercare<br />
di rifarsi una vita nuova lontano<br />
dalle possibili ritorsioni<br />
degli ex amici di estrema destra.<br />
Gli altri tre, invece, Giacomo<br />
Baroni, 21 anni, Francesco<br />
Preziuso e Alessandro<br />
Frediani, 22 anni, verranno<br />
giudicati con rito abbreviato<br />
il 27 settembre. Per Baroni e<br />
Preziuso gli avvocati avevano<br />
presentato una richiesta<br />
di patteggiamento a due anni<br />
di reclusione e per Frediani<br />
ad un anno e mezzo. Le proposte<br />
sono state giudicate<br />
inadeguate, rispetto ai reati<br />
contestati, dalla Procura: si<br />
sono avvalsi della facoltà di<br />
non rispondere e non hanno<br />
fornito alcun elemento<br />
utile ai fini investigativi. La<br />
posizione degli altri quattro<br />
componenti del commando,<br />
tutti minorenni, è stata stralciata<br />
e il fascicolo inviato al<br />
Tribunale dei Minori.
Vogliono privatizzare<br />
l’acqua del<br />
Bongi! Immediata<br />
risposta del Tavolo<br />
Lucchese sull’Acqua,<br />
del WWF e<br />
degli ambientalisti.<br />
L’assessore Pierami<br />
promette che sarà<br />
possibileanche in<br />
futuro attingere<br />
liberamente alle<br />
fontane, ma allora<br />
perché farla imbottigliare<br />
e permettere<br />
ad una società<br />
di fare soldi su un<br />
bene di tutti?<br />
di Giulio Sensi<br />
Non c’è due<br />
senza tre.<br />
E così pare<br />
che fra qualche<br />
tempo<br />
la lucchesia<br />
potrà contare su un nuovo<br />
prodotto D.o.p. che più<br />
D.o.p. non si può: l’acqua<br />
del Bongi di Lucca, sorella<br />
minore dell’Azzurrina<br />
di Careggine e dell’Ilaria di<br />
Borgo a Mozzano. La notizia<br />
è trapelata come spesso<br />
accade, in pieno agosto, ed<br />
ha già provocato polemiche<br />
e reazioni. Prime fra<br />
tutte quelle del Tavolo Lucchese<br />
Acqua che ha contestato<br />
l’ennesimo tentativo<br />
di privatizzare e speculare<br />
su un bene di tutti come<br />
l’acqua. Ad imbottigliarla,<br />
secondo quanto si apprende<br />
dalla stampa, sarà la società<br />
immobiliare agricola<br />
“Sorgente del Bongi” che ha<br />
ottenuto il via libera per la<br />
vendita dal Ministero della<br />
Salute. Un obiettivo che la<br />
società inseguiva da anni.<br />
Almeno da 1999 quando è<br />
stata registrata come impresa<br />
agricola dall’imprenditore<br />
lucchese Giovanni Viani<br />
che ne è amministratore<br />
unico in società al 50% con<br />
il fratello Paolo. Nel 2003 la<br />
società chiese alla Regione<br />
l’autorizzazione per ricercare<br />
e captare la risorsa in<br />
un’area di 18 ettari. Tre anni<br />
più tardi, nel 2006, la inoltrò<br />
al Ministero. Concluso<br />
l’iter dopo circa un anno,<br />
adesso l’ultima parola spetta<br />
proprio alla Regione che<br />
LE MANI SULL’ACQUA<br />
<strong>DEL</strong> <strong>BONGI</strong><br />
per legge deve dare l’autorizzazione.<br />
“Un atto dovuto<br />
o poco meno” una volta<br />
ottenuto il via libera del<br />
Ministero, secondo quanto<br />
dichiarato da Viani. Quella<br />
del Bongi, peraltro, potrebbe<br />
non essere l’ultima acqua<br />
commercializzata nella nostra<br />
provincia: la Regione<br />
ha catalogato altre tre fonti<br />
di acqua minerale o termale<br />
da poter sfruttare: quella<br />
della sorgente Casanova di<br />
Balbano, della Prà di Lama a<br />
Pieve Fosciana e delle terme<br />
di Bagni di Lucca. Non ci sta<br />
nemmeno il WWF che ha<br />
protestato: “ci aspettiamo<br />
che la Regione blocchi questo<br />
tentativo di commercializzare<br />
l’acqua del “Bongi” e<br />
in particolare ci rivolgiamo<br />
agli eletti e agli amministratori<br />
lucchesi”. Il WWF ha<br />
chiesto anche che gli enti<br />
pubblici seguano l’esempio<br />
del Comune di Capannori,<br />
riqualificando le fontane per<br />
garantire la fruibilità gratuita.<br />
Stessa posizione del Tavolo<br />
Acqua. “La concessione<br />
ad imbottigliare e commercializzare<br />
l’acqua consente,<br />
a fronte di pochi spiccioli<br />
pagati per la concessione, di<br />
rivenderla a prezzi centinaia<br />
di volte superiori rispetto al<br />
prezzo dell’acqua distribuita<br />
dalle Spa che attualmente<br />
sono incaricate della gestione<br />
del servizio idrico”.<br />
Quando potrà arrivare sulle<br />
tavole l’acqua del Bongi? Prima<br />
deve essere costruito lo<br />
stabilimento. L’area individuata<br />
è quella fra Montuo-<br />
lo e Cerasomma, nei pressi<br />
della celebre fonte da cui<br />
hanno attinto generazioni<br />
di lucchesi della zona e non<br />
solo. Il passato è d’obbligo,<br />
perché da qualche tempo<br />
la polla che si trova in cima<br />
alla salita, come si suol dire,<br />
“piscia poco”. Il motivo è<br />
senza dubbio legato alle scarse<br />
precipitazioni – quando piove<br />
molto è sconsigliabile prendere<br />
acqua dalla fontana perché potrebbe<br />
essere contaminata dal<br />
fango che scende rapidamente<br />
a valle -, ma anche alla scarsa<br />
manutenzione attuata dal Comune<br />
che detiene la competenza<br />
di curarla. La fontana<br />
– che si trova a valle della<br />
polla raggiungibile camminando<br />
lungo il sentiero “a<br />
monte” – è sempre meno<br />
generosa e più degradata,<br />
con l’unico arredo urbano<br />
consistente in un cassonetto<br />
della spazzatura. E in un<br />
cartello con su scritto: “acqua<br />
non controllata, soggetta<br />
ad episodici fenomeni di<br />
inquinamento batteriologico”.<br />
L’assessore all’ambiente<br />
del Comune di Lucca, Giovanni<br />
Pierami, ha assicurato<br />
che il Comune farà di tutto<br />
per sistemarla. D’altra parte<br />
lo stesso Viani ha garantito,<br />
tre anni fa quando venne annunciata<br />
l’operazione, che le<br />
due fontane sarebbero state<br />
mantenute per permettere a<br />
tutti di usufruire dell’acqua,<br />
la quale pare abbia grandi<br />
benefici per chi soffre di calcoli.<br />
“Ci impegneremo affinché<br />
l’acqua nelle fontane rimanga<br />
disponibile per tutti,<br />
anche quando partirà l’imbottigliamento”,<br />
ha aggiunto<br />
Pierami. In che modo? Ma<br />
allora se l’acqua rimarrà disponibile<br />
per tutti – ossia per<br />
quei coraggiosi che ancora<br />
venerano l’acqua del Bongi<br />
– perché farla imbottigliare e<br />
permettere ad una società di<br />
fare soldi su un bene di tutti?<br />
Perché invece non scongiurare<br />
questo tentativo – che<br />
comporterà anche un impatto<br />
ambientale notevole viste<br />
le dimensioni di uno stabilimento<br />
del genere e il traffico<br />
di camion che genererà – e<br />
riqualificare la fontana investendo<br />
soldi pubblici, cioè di<br />
tutti, per garantire a tutti il<br />
consumo?<br />
Acqua di origine protetta?<br />
Che senso ha esporre<br />
l’acqua imbottigliata negli<br />
stand dedicati ai prodotti<br />
tipici lucchesi? Lo chiede il<br />
Tavolo Lucchese Acqua, alla<br />
vigilia del settembre lucchese<br />
consueta vetrina di<br />
olio, vino, formaggi e quanto<br />
altro sia di origine locale,<br />
protetta o controllata.<br />
Le acque commercializzate<br />
finiscono sovente nelle vetrine,<br />
alimentando nei consumatori<br />
la sensazione di<br />
un prodotto di élite, la cui<br />
qualità è direttamente proporzionale<br />
al prezzo o alla<br />
provenienza. Anche la Provincia<br />
di Lucca ha inserito<br />
nel paniere della Rete del<br />
Gusto – il “listone” di tutti<br />
i prodotti tipici del territorio<br />
– l’acqua imbottigliata e<br />
venduta dalle aziende.
Lucca<br />
10<br />
Dopo quel fatidico<br />
8 settembre 1943<br />
numerosi italiani<br />
decisero che era<br />
l’ora di dire NO<br />
e di riappropriarsi<br />
del proprio<br />
destino. Brunero<br />
Paoli era uno di<br />
loro. Un figlio del<br />
Bastardo, il<br />
quartiere “contro”<br />
di Lucca...<br />
Una strada oggi<br />
porta il suo nome<br />
e ricorda il suo<br />
sacrificio, ma<br />
quanti lucchesi<br />
si ricordano<br />
ancora di lui?<br />
di Simonetta<br />
Simonetti<br />
Chi era Brunero<br />
Paoli?<br />
Via Brunero<br />
Paoli è una<br />
strada lunga<br />
e stretta che<br />
da via di Bacchettoni conduce<br />
in via S. Chiara. Porta<br />
il nome di un giovane partigiano,<br />
vittima dell’odio nazista<br />
e di una guerra atroce.<br />
Chi era Brunero Paoli?<br />
Nato nel quartiere del Bastardo<br />
il 9 dicembre 1921 lì<br />
aveva trascorso la sua vita<br />
di ragazzo, finché, appena<br />
ventenne, decise di arruolarsi<br />
nella Marina Militare.<br />
Dopo l’8 settembre anche<br />
Brunero, come tanti altri<br />
giovani, scelse di unirsi a<br />
un gruppo di partigiani che<br />
operavano nella provincia<br />
di Lucca ed erano guidati<br />
da Manrico Ducceschi, nome<br />
di battaglia ‘Pippo’. Come<br />
ricorda lo storico Carlo<br />
Gabrielli Rosi:«Nella vicina<br />
caserma Mazzini si dovettero<br />
presentare le mamme o<br />
i babbi dei giovani che non<br />
avevano rispettato l’ordine<br />
di presentarsi e furono centinaia<br />
i genitori che vennero<br />
trattenuti anche in piazza S.<br />
Francesco. Molti di essi vennero<br />
reclusi nel carcere di S.<br />
Un figlio<br />
del Bastardo<br />
Giorgio. I nazisti, avendo<br />
compreso che i giovani che<br />
si presentavano lo facevano<br />
soltanto per far tornare in<br />
libertà i genitori, li trasferirono<br />
in Germania costringendoli<br />
a lavorare nelle loro<br />
fabbriche. Successivamente<br />
iniziarono la caccia a tutti<br />
gli uomini e dettero inizio<br />
ai rastrellamenti che, purtroppo,<br />
venivano guidati da<br />
italiani fanatici e violenti. La<br />
zona compresa fra Piazza S.<br />
Francesco e Via S. Croce fu<br />
testimone di vicende molto<br />
dolorose. Infatti, nei locali<br />
della Pia Casa, i nazisti<br />
concentrarono una quantità<br />
enorme di uomini rastrellati<br />
a Pisa, a Livorno, in Versilia<br />
e a Lucca sia nel centro storico<br />
che nelle campagne».<br />
La sorella di Brunero, la<br />
Cocca<br />
Anche la sorella di Brunero<br />
partecipa al generoso<br />
sforzo delle donne del<br />
quartiere e della città che<br />
aiutarono i rastrellati della<br />
In alto, Brunero Paoli<br />
in divisa da marinaio.<br />
Nelle altre foto, ancora<br />
Brunero Paoli<br />
accompagnato da<br />
commilitoni che non siamo<br />
in grado di identificare.<br />
Pia Casa a nascondersi per<br />
sfuggire alla deportazione e<br />
alla morte. Un episodio in<br />
proposito viene ricordato da<br />
Carlo Gabrielli Rosi: «Una<br />
volta accadde che i tedeschi<br />
si accorsero del coraggioso<br />
compito che quella ragazza<br />
si era assunto. La piantonarono<br />
in casa e, spingendola<br />
contro il muro con il mitra,<br />
la minacciarono con l’intento<br />
di sapere dove fossero<br />
fuggiti quei prigionieri.<br />
Accadde che la sorella di
Brunero, chiamata familiarmente<br />
la Cocca, venne abbracciata<br />
violentemente da<br />
un tedesco che cercò di baciarla.<br />
Lei, in contrapposto,<br />
reagì sputandogli in faccia».<br />
La triste estate del ‘44<br />
E fu in quella triste estate<br />
di guerra del 1944 che<br />
un piccolo gruppo di uomini<br />
al comando di Alberto<br />
Fogli, nome di battaglia<br />
Barbarossa, ebbe l’incarico<br />
di compiere azioni di sabotaggio<br />
ai danni dell’esercito<br />
tedesco nella zona vicino a<br />
Lucca. Ne faceva parte anche<br />
Brunero che con gli altri<br />
si stabilì sui Monti Pisani in<br />
località ‘Mennorino’ nella<br />
zona del Compitese. Il giovane<br />
venne messo a guardia<br />
di un punto di probabile accesso,<br />
un punto strategico<br />
che avrebbe visto il passaggio<br />
del nemico. Il ragazzo,<br />
per non dare nell’occhio,<br />
era disarmato e se ne stava<br />
di vedetta, all’erta, per non<br />
perdere alcun tipo di segna-<br />
le. Ma, guidati da una spia<br />
locale i tedeschi assaltarono<br />
con violenza la formazione<br />
partigiana e presero alle<br />
spalle Brunero che non ebbe<br />
il tempo di dare l’allarme.<br />
Dalla relazione di Barbarossa<br />
si legge:«… una spia ci<br />
vendé ai tedeschi e mentre<br />
quattro soli di noi erano al<br />
distaccamento fummo sorpresi<br />
e attaccati dai tedeschi.<br />
Ci difendemmo strenuamente<br />
per un’ora e mezzo<br />
ma alfine dovemmo abbandonare<br />
la posizione per la<br />
mancanza di munizioni ed<br />
anche per il preponderante<br />
numero avversario; ciò però<br />
ci intimoriva poco perché<br />
eravamo disposti a farci<br />
ammazzare prima di cedere<br />
qualora le munizioni fossero<br />
venute meno. Fummo<br />
inseguiti a colpi di mitraglia,<br />
un ferito e un prigioniero<br />
da parte nostra, otto<br />
feriti, cinque morti da parte<br />
tedesca. Il partigiano Brunero<br />
Paoli[…] fu preso alle<br />
spalle poiché chi conduceva<br />
i tedeschi era a conoscenza<br />
del luogo della sentinella e<br />
perciò percorsero sentieri<br />
da capre solo noti a chi era<br />
del luogo. […] Ci risulta che<br />
il suddetto partigiano dopo<br />
una settimana di atroci<br />
torture è stato giustiziato.<br />
I compagni chiedono vendetta!!!».<br />
Il piccolo gruppo<br />
cercò di difendersi strenuamente<br />
ma finite le munizioni<br />
dovette cedere la posizio-<br />
ne e trovare rifugio in un<br />
primo momento nella casa<br />
Montauti, poi nei vari ospedali<br />
di zona fino all’ultimo<br />
rifugio che diventò il triste<br />
epilogo della loro giovane<br />
vita: la Certosa di Farneta.<br />
In quel luogo monastico<br />
ebbero la protezione e l’accoglienza<br />
generosa dei frati<br />
fino a quella tragica mattina<br />
quando la mano omicida<br />
dei nazisti fece scempio di<br />
chiunque si trovasse lì rifugiato.<br />
Ricordiamo tra gli altri<br />
due partigiani per tanto,<br />
troppo tempo, dimenticati:<br />
Alberto Fogli e Guido Pracchia.<br />
La giovane vita di Brunero<br />
Paoli si concluse in quel<br />
caldo luglio del ’44, il 28 del<br />
mese, tra la campagna calda<br />
e sonnacchiosa dell’estate,<br />
in località Fabbrica, nel<br />
Compitese.<br />
Il quartiere lo ricorda<br />
Il quartiere del Bastardo,<br />
recentemente, ha voluto<br />
ricordare questo suo figlio<br />
con una giornata dedicata a<br />
lui, alla sua storia e alla storia<br />
di tutti gli altri dimenticati<br />
dalla memoria ufficiale.<br />
Alle istituzioni e alle associazioni<br />
deputate la raccomandazione<br />
a tenere viva la<br />
memoria della Resistenza e<br />
dei suoi combattenti caduti<br />
per evitare di ammalarsi di<br />
quelle brutte malattie che si<br />
chiamano dimenticanza e<br />
parziale trasmissione della<br />
realtà storica.<br />
11
Capannori<br />
1<br />
A Capannori<br />
inaugurata una<br />
statua equestre<br />
all’ ‘Eroe dei<br />
due mondi’<br />
di Luciano Luciani<br />
Bianco, di cemento,materiale<br />
consueto<br />
della contemporaneità,<br />
alto<br />
più di quattro<br />
metri, il monumento equestre<br />
che l’Amministrazione<br />
comunale di Capannori ha<br />
voluto dedicare a Giuseppe<br />
Garibaldi in occasione del<br />
bicentenario delle nascita,<br />
ti sorprende tra via del Popolo,<br />
via della Madonna e<br />
via dei Colombini, al centro<br />
della rotatoria che dal 14 luglio<br />
porta il nome dell’’Eroe<br />
dei due mondi’.<br />
L’ha realizzato in meno di<br />
due mesi di lavoro ‘matto e<br />
disperatissimo’, sotto il sole<br />
impietoso delle prime settimane<br />
di questa calda estate<br />
2007, un giovane scultore<br />
capannorese, Simone Gelli,<br />
poco più di trent’anni,<br />
un entusiasmo formidabile,<br />
un personalissimo linguaggio<br />
artistico. Sì, perché<br />
il suo Garibaldi, che dalla<br />
metà di luglio contribuisce<br />
a spartire il traffico tra la<br />
Capannori storica e quella<br />
dei nuovi insediamenti,<br />
appare molto lontano dalla<br />
iconografia tradizionale<br />
che ha sempre scelto di<br />
declinare il ‘Generale dei<br />
Mille’ in chiave accademico<br />
– retorica, quando non<br />
enfatica. Il monumento di<br />
Gelli, invece, appare mosso,<br />
dinamico, antieroico: come<br />
hanno notato alcuni ospiti<br />
intervenuti all’inaugurazione<br />
sembra rimandare programmaticamenteall’immagine<br />
di Don Chisciotte,<br />
quale è stata consegnata alla<br />
coscienza collettiva dalla<br />
letteratura e dalle arti figurative.<br />
Cavallo e cavaliere,<br />
infatti, esprimono un senso<br />
di tensione dinamica, di<br />
energia e sembrano voler<br />
comunicare all’osservatore<br />
il desiderio incontenibile di<br />
condizioni esistenziali in cui<br />
l’uomo non sia più irrigidito<br />
nel sistema prestabilito dei<br />
Tra<br />
Don Chisciotte<br />
e Garibaldi<br />
Sopra, il monumento<br />
equestre a Garibaldi<br />
a Capannori e a lato<br />
il bozzetto dell’opera.<br />
Uno spregio fascista<br />
C<br />
ome è noto, la mamma degli imbecilli è sempre gravida… E chissà<br />
come questa signora sarà orgogliosa dei suoi rampolli che,<br />
nella notte tra il 22 e il 23 agosto, hanno imbrattato il monu<br />
mento equestre che l’Amministrazione comunale di Capannori, poco<br />
più di un mese fa, ha dedicato alla memoria dell’Eroe dei Due Mondi<br />
in occasione del suo anno bicentenario.<br />
Diversamente da altri simili, vigliacchi atti di vandalismo, questa<br />
volta gli autori si sono voluti firmare e sulla bella statua ideata e realizzata<br />
dal bravo Simone Gelli hanno lasciato il loro inconfondibile<br />
marchio: due simboli universalmente noti come segni d’intolleranza,<br />
di annichilimento della ragione, di orrore, di morte. Ed è ovvio che chi<br />
accetta e si riconosce in quegli oscuri marchi d’infamia non può che<br />
sentire Giuseppe Garibaldi e la sua storia luminosa di italiano coerente,<br />
coraggioso e disinteressato come nemici da offendere, da sporcare,<br />
da contaminare con i propri codici indecenti.<br />
Ancora un inquietante episodio di intolleranza politica nel territorio<br />
di Capannori, in un crescendo che non può non preoccupare. Chiediamo<br />
che le istituzioni, i cui rappresentanti, dall’Amministrazione comunale<br />
a quella regionale, dalla Prefettura alle Associazioni d’Arma,<br />
hanno partecipato al completo alla recente inaugurazione della statua<br />
equestre del Generale dei Mille, si attivino per impedire il ripetersi di<br />
simili fatti di inciviltà, agendo di concerto con le forze dell’ordine sul<br />
piano della vigilanza, della prevenzione, dell’individuazione e punizione<br />
dei responsabili. Prof. Luciano Luciani<br />
rapporti sociali, ma possa<br />
realizzare a pieno la propria<br />
libertà, la propria individualità.<br />
Due tocchi cromatici,<br />
un drappo tricolore steso<br />
sulle gambe del ‘Magnanimo<br />
Guerrigliero’ e un fazzoletto<br />
rosso al collo ne ribadiscono<br />
le appartenenze.<br />
Nell’area tutt’attorno al<br />
monumento, grosse pietre<br />
di Matraia, rozzamente<br />
squadrate, riportano ognuna<br />
il nome di una frazione<br />
di Capannori: a ribadire la<br />
necessità che il messaggio<br />
unitario del nostro Risorgimento<br />
migliore ispiri anche<br />
oggi, quotidianamente, lo<br />
spirito dei comportamenti e<br />
delle iniziative dei cittadini<br />
del più grande Comune della<br />
Piana di Lucca.<br />
Un messaggio semplice<br />
e immediatamente comprensibile<br />
affidato al protagonista<br />
per eccellenza della<br />
nostra epopea nazionale,<br />
Giuseppe Garibaldi a cui è<br />
toccato quanto non è riuscito<br />
a nessun altro personaggio<br />
nel corso di un secolo<br />
e mezzo di storia unitaria:<br />
entrare in profondità e in<br />
maniera duratura nell’immaginario<br />
diffuso, quello<br />
borghese e quello popolare,<br />
quasi circonfuso da una sorta<br />
di laica sacralità.<br />
Un omaggio doveroso e<br />
grato all’’Eroe che sognava<br />
l’Italia’ per non dimenticare<br />
che tanta parte della nostra<br />
mentalità, della percezione<br />
delle vicende pubbliche, le<br />
stesse idee di politica, democrazia,<br />
repubblica, solidarietà<br />
si sono plasmate in<br />
relazione all’operato e alla<br />
figura di Giuseppe Garibaldi…<br />
Tutto questo accadeva in<br />
un tempo apparentemente<br />
lontano, ma fondativo della<br />
nostra vita civile di oggi.
Dalle Storie in Camicia Rossa<br />
Un tenace filo rosso<br />
Presentando<br />
il libro di Luciano<br />
Luciani “Storie<br />
in Camicia Rossa”,<br />
in occasione<br />
del bicentenario di<br />
Giuseppe<br />
Garibaldi,<br />
pubblichiamo<br />
la prefazione<br />
di Umberto<br />
Sereni, Professore<br />
di Storia<br />
Contemporanea<br />
Università<br />
di Udine e Sindaco<br />
di Barga<br />
Appena ieri il<br />
Bicentenario<br />
mazziniano,<br />
oggi quello<br />
garibaldino.<br />
Intanto,<br />
si approssimano altre date<br />
ad alta densità simbolica: il<br />
biennio 2010 – 2011, che,<br />
dopo un secolo e mezzo, ci<br />
riproporrà sia la memoria<br />
eroica e generosa dell’impresa<br />
dei Mille, sia la realizzazione<br />
di quel miracolo<br />
intriso di intelligenza e passione,<br />
fortuna e spregiudicatezza,<br />
che fu l’unità d’Italia.<br />
Ricorrenze importanti<br />
per tutti e non solo per gli<br />
storici di professione: occasioni<br />
da non perdere, anzi<br />
da utilizzare con pienezza,<br />
per tornare a fare il punto<br />
sullo stato della nostra comunità<br />
nazionale e sul suo<br />
spirito pubblico; sui successi<br />
e le sconfitte di 150 anni<br />
di storia; sulle realizzazioni,<br />
o meno, dei progetti e delle<br />
speranze dei Padri fondatori.<br />
Insomma, ci aspettano<br />
a breve anniversari carichi<br />
di significati per lo storico<br />
come per l’uomo della strada,<br />
per la classe dirigente<br />
come per la società civile,<br />
opportunità irripetibili per<br />
tornare a interrogarci su chi<br />
siamo e dove stiamo andando<br />
e per avviare una salutare<br />
ricerca di senso collettiva e<br />
condivisa.<br />
Particolarmente importante<br />
appare, dunque, in<br />
questo 2007 che già si avvia<br />
verso la primavera, il<br />
Bicentenario della nascita<br />
dell’Eroe dei due mondi, un<br />
anno che si prospetta fitto<br />
di iniziative e manifestazioni,<br />
locali e nazionali. Perché<br />
se il primo Risorgimento<br />
ebbe in Garibaldi uno tra i<br />
suoi principali protagonisti<br />
e senz’altro il più popolare,<br />
nei decenni successivi alla<br />
scomparsa del Generale dei<br />
Mille, il volontariato garibaldino<br />
ha continuato ad<br />
agire nella storia europea,<br />
sempre in difesa di quei valori<br />
di libertà, giustizia so-<br />
ciale, democrazia, laicità che<br />
ne costituirono l’ispirazione<br />
originaria e l’essenza morale.<br />
E questo è accaduto in Grecia<br />
e in Francia, in Spagna e<br />
nei Balcani per riproporsi di<br />
nuovo in Italia nel corso della<br />
Resistenza e della lotta di<br />
liberazione contro il nazifascismo:<br />
un tenace filo rosso<br />
lega la difesa della Repubblica<br />
Romana, la spedizione<br />
in Sicilia e la<br />
sfortunata<br />
vicenda di<br />
Mentana con<br />
la tormentata<br />
nascita,<br />
all’indomani<br />
del secondo<br />
conflitto<br />
mondiale,<br />
delle democrazie<br />
in Europa<br />
e della<br />
repubblica<br />
nel nostro<br />
Paese.<br />
Questo<br />
il mandato<br />
che è tempo<br />
di affidare a<br />
una nuova consapevole generazione<br />
di cittadini. Un<br />
insieme di valori morali<br />
che, nel corso di oltre un secolo,<br />
è stato esemplarmente<br />
custodito dall’Associazione<br />
Nazionale Veterani e Reduci<br />
Garibaldini (A.N.V.R.G.),<br />
continuatrice della prima<br />
Società di Mutuo Soccorso<br />
fra i garibaldini (1871) e della<br />
successiva Società Reduci<br />
delle Patrie Battaglie (1898).<br />
In essa, all’indomani della<br />
sciagurata parentesi fascista<br />
e nel clima della riconquistata<br />
libertà, si sono riconosciuti<br />
sia i combattenti<br />
del Battaglione “Garibaldi”<br />
che si era battuto contro i<br />
franchisti, sia i reduci della<br />
Divisione italiana partigiana<br />
“Garibaldi”, che operò in<br />
Montenegro all’indomani<br />
dell’8 settembre ’43: pagine<br />
dolorose della storia europea<br />
nel corso del secolo “di<br />
ferro e di fuoco”, ma tra le<br />
più alte e nobili che siano<br />
state scritte in quegli anni<br />
terribili e purtroppo spesso,<br />
troppo spesso, dimenticate<br />
o misconosciute.<br />
Una propensione, questa,<br />
all’oblio dei momenti più<br />
intensi della nostra storia<br />
nazionale fattasi particolarmente<br />
grave e preoccupante<br />
in questi ultimi anni; una<br />
tendenza alla smemoratezza<br />
storica contro la quale<br />
da oltre sessant’anni hanno<br />
operato con<br />
intelligenza<br />
ed efficacia,<br />
malgrado<br />
la povertà<br />
delle risorse,<br />
l’A.<br />
N.V.R.G. e<br />
il suo trimestrale<br />
“Camicia<br />
rossa”, direttafiliazione<br />
della<br />
rivista che<br />
vide la luce<br />
a Firenze<br />
nell’ormai<br />
lontano<br />
1892 per<br />
volontà dell’avvocato repubblicano<br />
Giulio Tozzoni.<br />
Ed è proprio sulle pagine<br />
di questo periodico che, sotto<br />
forma di articoli o di brevi<br />
saggi, nascono, le Storie<br />
in Camicia rossa di Luciano<br />
Luciani: il racconto, senza<br />
retorica, di uomini giovani<br />
e comuni che “fecero l’impresa”<br />
con o in nome di Garibaldi,<br />
indossando sempre<br />
l’umile uniforme del suo<br />
esercito di volontari. Leggere<br />
queste storie potrà tornare<br />
utile a tutti coloro che<br />
in occasione dell’anno dedicato<br />
al Magnanimo Guerrigliero<br />
intendano comprendere<br />
meglio quell’unicum<br />
straordinario rappresentato<br />
dal volontariato garibaldino;<br />
sarà, poi, cosa buona e<br />
giusta per quanti, in tempi<br />
di mediocrità diffusa, non<br />
sopportano che il trascorrere<br />
degli anni disperda il<br />
ricordo di uomini generosi,<br />
di passioni forti, di sacrifici<br />
disinteressati.<br />
1
1<br />
Si sta realizzando<br />
in Valle del<br />
Serchio un’esperienzaparticolare:<br />
ci stiamo<br />
incontrando in<br />
una ventina di persone che<br />
hanno a cuore questa valle<br />
e le persone che vi abitano.<br />
Abbiamo in comune un atteggiamento<br />
critico verso il<br />
sistema economico e culturale<br />
nel quale siamo tutti<br />
profondamente immersi: un<br />
sistema profondamente distruttivo<br />
nei confronti delle<br />
persone e dell’ambiente, sostenuto<br />
da una visione dell’uomo<br />
di tipo utilitarista ed<br />
economicista per la quale il<br />
profitto e l’interesse individuale<br />
passano avanti a tutto<br />
e nella quale diventa perfettamente<br />
lecito e ordinario<br />
usare l’altro e la natura per<br />
in Valle del Serchio<br />
nei prossimi mesi<br />
Valle del Serchio Alex Zanotelli<br />
- <br />
<br />
<br />
massimizzare il proprio interesse.<br />
Sentiamo l’urgenza di<br />
elaborare e proporre vie<br />
d’uscita da una situazione<br />
insostenibile come quella<br />
presente: cerchiamo nuovi<br />
percorsi di convivenza,<br />
nuove modalità di partecipazione<br />
democratica alle<br />
decisioni che riguardano<br />
noi tutti, nuove modalità del<br />
vivere personale e collettivo<br />
che siano ecologicamente e<br />
socialmente sostenibili.<br />
Il tema ecologico è certamente<br />
centrale nella nostra<br />
riflessione: la gravità della<br />
compromissione della natura,<br />
il ritmo folle di sfruttamento<br />
a cui oggi sottoponiamo le<br />
risorse per permettere a noi,<br />
minoranza privilegiata del<br />
nord del mondo, di consumare<br />
troppo e male, la mon-<br />
-<br />
<br />
<br />
- <br />
- <br />
-<br />
<br />
/Cia/INAC<br />
- <br />
<br />
- <br />
- <br />
<br />
<br />
<br />
tagna di rifiuti e di automobili<br />
che ci sommergono e che<br />
compromettono la nostra<br />
salute e deturpano il nostro<br />
ambiente. … Da tutto questo<br />
cerchiamo vie d’uscita anche<br />
sul nostro territorio.<br />
Non ci interessa fare una<br />
battaglia politica contro i<br />
nostri attuali amministratori.<br />
Chiediamo però loro conto<br />
delle scelte compiute, ad<br />
esempio in materia di rifiuti,<br />
scelte che invece di traghettarci<br />
verso una riduzione<br />
drastica dei rifiuti prodotti<br />
e verso un loro massiccio<br />
riciclo ci costringono alla<br />
soluzione inceneritorista la<br />
quale, oltre ad ammorbarci<br />
con diossine, metalli pesanti<br />
e quant’altro, non ci aiuta a<br />
ridurre i rifiuti e non si inserisce<br />
in politiche che vadano<br />
della direzione di modificare<br />
i nostri stili di vita nel senso<br />
della sostenibilità.<br />
L’inceneritore, infatti, una<br />
volta che c’è, va alimentato<br />
per cui, nei territori nei<br />
quali si è optato per l’inceneritore,<br />
una seria politica<br />
di prevenzione dei rifiuti<br />
e di riciclaggio spinto non<br />
viene di fatto attuata.<br />
Ecco allora l’idea di chiamare<br />
in Valle del Serchio un<br />
uomo come Zanotelli.<br />
Missionario comboniano,<br />
dal 1978 direttore di Nigrizia,<br />
fu coraggioso alla fine<br />
degli anni ottanta nel denunciare<br />
la natura affaristica<br />
e lottizzata della cooperazione<br />
italiana in Africa.<br />
Trasferito a Nairobi in<br />
Kenya, per dodici anni ha<br />
vissuto nella baraccopoli di<br />
Korogocho toccando con<br />
mano e condividendo le sofferenze<br />
di un’umanità sulla<br />
quale ricadono tutte le contraddizioni<br />
di questo nostro<br />
sistema. Un’umanità troppo<br />
povera perché noi siamo<br />
troppo ricchi, un’umani-<br />
tà che il sistema ammazza<br />
– come lui dice– in guanti<br />
bianchi.<br />
Tornato in Italia cinque<br />
anni fa, ha fatto sue le<br />
grandi battaglie contro la<br />
privatizzazione dell’acqua,<br />
contro l’incenerimento dei<br />
rifiuti e per un consumo<br />
critico e una nuova sobrietà<br />
nei nostri stili di vita.<br />
Il tema ecologico è diventato<br />
anche in Zanotelli sempre<br />
più centrale perché egli<br />
vede con lucidità che la sopravvivenza<br />
dei poveri e del<br />
genere umano è messa in<br />
discussione da questa corsa<br />
scellerata al consumo che<br />
drena risorse e ammorba la<br />
natura di veleni lasciando<br />
terra bruciata per il profitto<br />
di pochi.<br />
Anche la questione della<br />
pace lo ha visto coinvolto<br />
in questi anni: dalla presa<br />
di posizione contro la guerra<br />
in Iraq, alla campagna in<br />
difesa della legge 185 contro<br />
il commercio delle armi, agli<br />
appelli per il ritiro del contingente<br />
italiano in Afghanistan,<br />
alla campagna contro<br />
il riarmo atomico “Fermiamo<br />
chi scherza col fuoco<br />
atomico” lanciata a Pisa l’11<br />
settembre scorso…<br />
Tutti questi temi si intrecciano<br />
strettamente per<br />
Zanotelli: egli infatti vede<br />
la guerra come baluardo<br />
di difesa del sistema di vita<br />
occidentale, sistema che distrugge<br />
la natura e uccide i<br />
poveri.<br />
Speriamo dunque di poter<br />
accogliere Zanotelli in Valle<br />
del Serchio nei prossimi<br />
mesi. Chi volesse accompagnarci<br />
in questo percorso<br />
di preparazione all’incontro<br />
può scrivere a elena.<br />
bertoli@ngi.it o telefonare<br />
a Michele al numero 0583 /<br />
65524 Il gruppo promotore<br />
dell’incontro.
Liberarci<br />
dalle spine<br />
Anche quest’anno<br />
centinaia di giovani<br />
toscani hanno<br />
raccolto l’appello<br />
di “ARCI”, “Libera”<br />
e della cooperativa<br />
“Lavoro e non<br />
solo” e hanno partecipato<br />
ai campi<br />
di lavoro sui terreni<br />
confiscati alla<br />
Mafia a Corleone, a<br />
Canicattì (Sicilia) e<br />
in Calabria.<br />
Anche alcuni<br />
lucchesi hanno<br />
voluto partecipare<br />
a questa esperienza,<br />
sostenuta con<br />
forza anche dalla<br />
Provincia di Lucca<br />
Si è concluso il 23<br />
luglio scorso il<br />
quarto Campo<br />
di lavoro sulla<br />
legalità “Liberarci<br />
dalle spine” a<br />
Corleone. I campi sono ormai<br />
attivi da diversi anni e<br />
sono organizzati da ARCI,<br />
Libera e dalla cooperativa<br />
“Lavoro e non solo” con<br />
l’intento di avvicinare i giovani,<br />
attraverso un’esperienza<br />
molto forte e diretta, alle<br />
problematiche della legalità<br />
e della lotta alla mafia<br />
Dai diari dei volontari<br />
emerge un giudizio positivo<br />
“pur essendoci piccole<br />
critiche per alcune pecche<br />
a livello organizzativo legate<br />
a volte alla situazione nuova<br />
che stiamo vivendo (la<br />
ex casa di Provenzano per<br />
ora ha dei limiti dovuti alla<br />
sua recente acquisizione)<br />
e a una serie di emergenze<br />
affrontate (l’incendio del<br />
campo di lenticchie, il poco<br />
coinvolgimento dei ragazzi<br />
durante il lavoro di trebbiatura,<br />
ecc)”.<br />
Nelle due settimane trascorse<br />
a Corleone, i ragazzi<br />
hanno lavorato nei campi di<br />
grano, raccolto le melanzane,<br />
ma hanno anche visitato<br />
alcuni luoghi simbolo della<br />
lotta alla mafia in Sicilia.<br />
Dai diari del 14 e 15 luglio,<br />
si leggono i resoconti di due<br />
esperienze particolarmente<br />
significative: la visita a Portella<br />
della Ginestra e quella<br />
a Cinisi, alla Casa Memoria<br />
Felicia e Peppino Impastato.<br />
In particolare la prima:<br />
“Imponenti montagne rocciose<br />
lungo il percorso che<br />
conduce a Portella delle Ginestre.<br />
Quando arriviamo<br />
siamo colpiti dalla bellezza<br />
di quel paesaggio, testimone<br />
il 1° maggio del 1947 di<br />
uno degli eventi più tragici<br />
e controversi della storia del<br />
nostro Paese. Si tratta della<br />
prima strage di Stato, nella<br />
quale, per mano della mafia,<br />
persero la vita undici persone<br />
e molte altre rimasero<br />
ferite, mentre, fra balli e<br />
canti, festeggiavano la festa<br />
dei lavoratori [...].<br />
Ci riuniamo tutti attorno<br />
al memoriale e, dopo un<br />
excursus storico sul movimento<br />
contadino da parte<br />
del segretario della CGIL,<br />
ascoltiamo la testimonianza<br />
di chi fu presente alla strage.<br />
Tre anziani con le lacrime<br />
agli occhi e la voce rotta dall’emozione<br />
ci fanno rivivere<br />
quella giornata.<br />
I loro racconti sono ricchi<br />
di particolari, come se<br />
il tempo si fosse fermato a<br />
quel giorno di sessanta anni<br />
fa. Racconti che hanno<br />
un’intensità e una forza così<br />
straordinaria da farci venire<br />
i brividi.<br />
Si ha la sensazione che<br />
questi anziani ci stiano trasmettendo<br />
un dono prezioso:<br />
parole, storie, ideali,<br />
emozioni, da ascoltare e custodire,<br />
da tramandare.<br />
Dopo questo momento di<br />
commozione e di ricordo, ci<br />
dedichiamo tutti insieme,<br />
noi ragazzi del campo e gli<br />
anziani del posto, con l’aiuto<br />
di alcune volontarie di<br />
Piana degli Albanesi, (ndr),<br />
alla sistematura e alla ripuli-<br />
tura del memoriale, che appare<br />
trascurato, con l’erba<br />
alta e le cartacce per terra.<br />
Con zappe, rastrelli, decespugliatore<br />
e la voglia di restituire<br />
dignità a quel luogo<br />
della memoria, ci mettiamo<br />
al lavoro. Dopo qualche ora<br />
il risultato è ottimo e noi ci<br />
sentiamo soddisfatti”.<br />
A metà agosto è partito il<br />
quinto campo con sessanta<br />
volontari. È partita la raccolta<br />
dei pomodori, mentre<br />
a settembre sarà la volta<br />
della vendemmia.<br />
“Ripartiamo – scrivono<br />
ancora i ragazzi – e dentro<br />
di noi la voglia di ribellarsi<br />
e impegnarsi per un’Italia<br />
più giusta, democratica e<br />
libera aumenta ogni giorno<br />
di più”.<br />
Ai campi di luglio hanno<br />
partecipato anche diversi<br />
ragazzi e ragazze provenienti<br />
da vari comuni della<br />
Provincia di Lucca; altri saranno<br />
presenti nei campi di<br />
settembre.<br />
La Provincia ha sostenuto<br />
l’iniziativa contribuendo<br />
alle spese di trasporto con<br />
uno stanziamento di mille<br />
euro, rinnovando un grande<br />
interesse allo sviluppo delle<br />
tematiche della legalità.<br />
Ricordiamo in particolare il<br />
forte impegno profuso l’anno<br />
scorso dalla (allora) neoassessora<br />
Valentina Cesaretti,<br />
in collaborazione con ARCI,<br />
Libera, CGIL e altre associazioni<br />
lucchesi ed Enti Locali,<br />
per organizzare sul territorio<br />
provinciale la tappa della<br />
“Carovana antimafia” che vide<br />
soste molto partecipate a<br />
Capannori, Lucca, Gallicano<br />
e Pietrasanta.<br />
In alto, l’alloggio<br />
di Provenzano<br />
e qua sopra,<br />
“trebbiatura<br />
del grano.<br />
1
Diritti<br />
1<br />
Saluti da...<br />
Cecina<br />
Da molti anni il<br />
Meeting antirazzista<br />
di Cecina è l’appuntamento<br />
estivo<br />
di tutti i pacifisti e<br />
gli antirazzisti<br />
di entrambe le<br />
sponde del<br />
Mediterraneo e<br />
non solo...<br />
Da sempre è un<br />
appuntamento<br />
a cui i giovani partecipano<br />
in massa.<br />
Ma da quest’anno<br />
un esperimento:<br />
una parte del<br />
Meeting direttamente<br />
gestita dai<br />
giovani. E i giovani<br />
lucchesi non sono<br />
certo rimasti a<br />
guardare...<br />
pressione di<br />
essere stati<br />
abbandonati<br />
dalle istituzioni,<br />
negli<br />
ultimi tempi a Lucca e ci<br />
tenevamo un po’ fuori da<br />
quel giro esclusivo di chi<br />
oggi crede di tirare le fila del<br />
Partito Democratico.<br />
Poi abbiamo avuto la certezza<br />
dell’abbandono con<br />
l’intensificarsi delle aggressioni<br />
fasciste nella nostra<br />
città, la mancata assunzione<br />
di responsabilità da parte<br />
delle forze politiche e non<br />
solo, fino ad arrivare ad una<br />
campagna elettorale distan-<br />
di Beatrice Lera Avevamo l’im-<br />
te dalla realtà sociale e alla<br />
vittoria dell’attuale sindaco<br />
di centro destra.<br />
Al di là di questa amara<br />
consapevolezza a Lucca ci<br />
sono anche quelle persone<br />
che hanno voglia di fare<br />
qualcosa, che sentono il<br />
bisogno di stare insieme e<br />
condividere sì gli ideali ma<br />
soprattutto un’azione politica<br />
e sociale svincolata dalle<br />
dinamiche di partito.<br />
Ne è stata la riprova l’esito<br />
positivo della nostra partecipazione,<br />
come Arci Lucca<br />
assieme a Arci Pistoia e Arci<br />
Cecina, allo “spazio giovani”<br />
del meeting antirazzista di<br />
Cecina anno 2007.<br />
Tutto è nato un anno fa,<br />
quando, alla fine dell’ultimo<br />
meeting, abbiamo pensato<br />
di provare a svilupparne<br />
appieno le potenzialità in<br />
previsione di questa edizione<br />
e soprattutto a cogliere la<br />
possibilità che ci dava di poterne<br />
condividere la magia e<br />
la quotidianità.<br />
Con i tempi ristretti imposti<br />
dal ritardo nel far<br />
pervenire informazioni da<br />
parte dell’organizzazione, ci<br />
siamo ritrovati tra le quattro<br />
mura della nostra sede e abbiamo<br />
deciso assieme di cogliere<br />
la bella occasione per<br />
affermare la nostra presenza<br />
all’interno di un organismo
cercando di valorizzare tutto<br />
quello che ci fa incontrare<br />
sotto lo stesso tetto.<br />
La diffusa consapevolezza<br />
della politica claustrofobica<br />
cittadina, la necessità<br />
di contaminazione a tutti<br />
i livelli e di condivisione<br />
generazionale e soprattutto<br />
l’esigenza di una nuova<br />
grammatica che rinnovi il<br />
linguaggio intorno al migrare<br />
hanno vinto sulla<br />
ormai consueta negazione<br />
degli spazi. Un po’ a voler<br />
affermare che se c’è la volontà<br />
e la necessità di stare<br />
insieme e costruire un comune<br />
percorso alternativo,<br />
gli spazi te li puoi andare a<br />
trovare anche a Cecina!<br />
Non ci sono stati giovani<br />
o vecchi, semplicemente<br />
un gruppo di persone, che<br />
ha messo a disposizione le<br />
proprie competenze cercando<br />
di dar vita ad un vivo<br />
scambio di idee e, portando<br />
avanti ciascuno le proprie<br />
battaglie, si è ritrovato ad<br />
un meeting brulicante di<br />
lucchesi.<br />
Con la nostra personale<br />
idea di assemblea - laboratorio<br />
abbiamo parlato di<br />
Identità e di Città partendo<br />
dal vissuto di ognuno<br />
di noi per incontrarci nuovamente<br />
in un variegato<br />
concetto di città ideale e<br />
Nella pagina accanto, foto<br />
grande, uno dei gruppi<br />
giovanili che si sono esibiti<br />
nello spazio giovani<br />
di Cecina”, qua sopra,<br />
un momento del partecipato<br />
dibattito con Martin del<br />
Camerun e Sixtus nigeriano.<br />
Nella foto della pagina<br />
a sinistra, “Tushid e<br />
Chamila Pereira, conduttrice<br />
del laboratorio organizzato<br />
dai giovani lucchesi.<br />
Quì a lato: Beatrice,<br />
Kamran iraniano,<br />
Giada, Sixtus della Nigeria,<br />
Yonas eritreo,<br />
Adem del Sudan e Riccardo.<br />
identità comune.<br />
Il laboratorio, condotto<br />
da Chamila Perera, ha visto<br />
come protagonisti venti<br />
ragazzi del Coordinamento<br />
Studentesco Antifascista<br />
Lucchese, gli ospiti del progetto<br />
d’accoglienza SPRAR<br />
più altri ragazzi presenti<br />
autonomamente al meeting<br />
che nell’arco delle ‘3 giornate<br />
più una’ hanno partecipato<br />
attivamente ai lavori.<br />
Altri importanti momenti<br />
di dibattito ci hanno visti<br />
protagonisti nei pomeriggi<br />
del meeting all’interno dello<br />
“spazio giovani”, dalla presentazione<br />
del libro “America<br />
Latina, l’arretramento<br />
de los de arriba” a cura di<br />
Aldo Zanchetta, del giornalino<br />
“Voce migrante” del<br />
dipartimento immigrazione<br />
Cgil Lucca, all’assemblea<br />
condotta da Arci Lucca, Arci<br />
Pistoia e Arci Cecina su<br />
“Razzismo e immigrazione”:<br />
quanti e quali linguaggi<br />
per raccontarli in vista del<br />
meeting 2008.<br />
Abbiamo con-diviso uno<br />
spazio libero lavorando,<br />
cercando di risolvere insieme<br />
i problemi che si presentavano<br />
nell’arco del giorno,<br />
ritrovandoci la sera a bere e<br />
ad ascoltare insieme i concerti<br />
in scaletta, nei pomeriggi<br />
assolati ai tavolini del<br />
bar, sotto l’ombra dei pini<br />
che ci ha dato prezioso rifugio<br />
dopo notti insonni.<br />
L’assidua presenza, ma<br />
soprattutto l’impegno e la<br />
partecipazione di tutte le<br />
persone coinvolte in questo<br />
progetto al calendario<br />
dei nostri appuntamenti, ci<br />
hanno permesso di gettare le<br />
basi per iniziare un percorso<br />
di condivisione che ci dia la<br />
possibilità di creare una rete<br />
di contatti che parta dal locale<br />
e dall’esperienza di questo<br />
meeting e ci permetta di<br />
allargare il nostro dibattito<br />
creando un vera e propria<br />
sottile linea rossa di scambio<br />
di esperienze che unisca<br />
i ragazzi di tutto il bacino<br />
del Mediterraneo e che ci<br />
faccia incontrare al meeting<br />
del prossimo anno.<br />
1
1<br />
e ricerca delle radici<br />
Parole di<br />
testimonianza,<br />
perdita,<br />
mutamento.<br />
La scrittura<br />
migrante in<br />
un’intervista a<br />
Julio Monteiro<br />
Martins<br />
a cura di Luciano<br />
Luciani<br />
Cultura Tra globalizzazione<br />
Qui a destra la copertina del<br />
libro :” Ai confini del verso,<br />
poesia della migrazione in<br />
italiano”, raccolta di prose e<br />
poesie realizzati da scrittori<br />
stranieri in Italia.<br />
Nella pagina a destra una<br />
foto di Julio Monteiro<br />
Martins, da noi intervistato<br />
in occasione della settima<br />
edizione del Seminario degli<br />
scrittori e delle scrittrici<br />
migranti tenutosi a Palazzo<br />
Ducale a Lucca.<br />
Per ‘letteratura<br />
della migrazione’<br />
si intendono<br />
quei lavori, in<br />
prosa e poesia,<br />
realizzati da<br />
scrittori stranieri presenti,<br />
per motivi diversi, in Italia<br />
e che utilizzano l’italiano<br />
come lingua di espressione<br />
letteraria.<br />
Un fenomeno del tutto<br />
originale, ricco di contenuti<br />
eticamente motivati, fortemente<br />
innovativo sul piano<br />
linguistico, di recente origine<br />
- i primi anni Novanta<br />
- ma che sta crescendo<br />
velocemente in ampiezza e<br />
qualità.<br />
Protagonista e interprete<br />
di questa importante novità<br />
letteraria, Julio Monteiro<br />
Martins (Niteròi, Brasile,<br />
1955), che, dopo aver vissuto<br />
in Francia, negli Stati<br />
Uniti, in Giappone, in Portogallo<br />
si è stabilito a Lucca<br />
dove ha fondato la Scuola<br />
di scrittura “Sagarana” e<br />
una importante rivista on<br />
line che porta lo stesso nome.<br />
Docente all’università<br />
di Pisa, scrittore fertile con<br />
numerose pubblicazioni al<br />
suo attivo tra romanzi, racconti<br />
e saggi, (la sua ultima,<br />
L’amore scritto, Besa, 2007<br />
è in libreria da pochi giorni),<br />
Julio Monteiro Martins<br />
insieme a Portofranco e alla<br />
Regione Toscana è tra i promotori<br />
del Seminario degli<br />
scrittori e delle scrittrici migranti,<br />
la cui VII edizione si<br />
è tenuta a Lucca, in Palazzo<br />
Ducale tra il 9 e l’11 luglio:<br />
tre giorni intensi di interventi,<br />
dibattiti, confronto<br />
di esperienze che, proprio<br />
attraverso le parole di Julio,<br />
intendiamo partecipare ai<br />
lettori di “Arcipelago”.<br />
D. Nel corso dell’ultimo<br />
seminario degli scrittori migranti,<br />
tu hai parlato della<br />
loro letteratura come una<br />
delle novità artistiche più<br />
importanti apparse sullo<br />
scenario europeo negli ultimi<br />
15/20 anni. Confermi<br />
questo giudizio? Lo puoi articolare<br />
con qualche esempio<br />
significativo?<br />
R. Sì, è proprio così. A<br />
giugno sono tornato da<br />
un incontro a Francoforte,<br />
promosso dalla RomanFabrik,<br />
che riuniva scrittori<br />
“migranti” di tre paesi<br />
dell’Europa, Italia, Francia<br />
e Germania. Dalla forte<br />
e qualificata presenza<br />
del pubblico, dai dibattiti,<br />
dalla profondità politica e<br />
letteraria degli argomenti<br />
trattati, si vedeva chiaramente<br />
che in tutta l’Europa<br />
oggi questa letteratura<br />
emergente rappresenta il<br />
nuovo, scuote il canone e<br />
rivitalizza una letteratura<br />
stanca, sclerotica e manierista,<br />
quella europea degli<br />
scrittori stanziali apparsi<br />
dagli anni ’80 in poi,<br />
con pochissime eccezioni.<br />
Si può già parlare di una<br />
vera rivoluzione letteraria,<br />
in tutti i sensi, anche<br />
in quello della sociologia<br />
della letteratura, superando<br />
la lunga stagione delle<br />
“letterature nazionali” per<br />
aprire spazio a una letteratura<br />
veramente mondializzata.<br />
Una letteratura<br />
esplosa nei primi anno del<br />
XXI secolo, a partire dalle<br />
opere dei brasiliani e degli<br />
albanesi in Italia, dei<br />
turchi e dei curdi in Germania,<br />
dei maghrebini in<br />
Francia e degli indiani e<br />
pachistani in Inghilterra.<br />
D. Tu hai definito la letteratura<br />
come “la più libera<br />
delle arti, la più coraggiosa.<br />
Gli scrittori non hanno<br />
nulla da perdere e volano<br />
più alto. Sono loro le voci<br />
più lucidamente critiche<br />
contro l’impero dei media,<br />
la pubblicità, la propaganda<br />
politico-religiosa. Contro i<br />
mascheramenti forzati che<br />
ci nascondono perfino a noi<br />
stessi”.<br />
Non ti sembra di sopravvalutare<br />
il ruolo, l’impor-
tanza della parola scritta?<br />
R. In nessun modo, perché<br />
questa è la realtà storica<br />
del nostro tempo. Alla<br />
migliore letteratura – e<br />
non solo in Occidente – è<br />
rimasto questo ruolo impegnativo,<br />
questa grande<br />
responsabilità. Dopo il<br />
fragoroso crollo di prestigio<br />
e la riduzione dell’efficacia<br />
dei vecchi discorsi<br />
ideologici e illuministi<br />
– in una realtà dominata<br />
dal più becero misticismo<br />
e dalla ragione di guerra<br />
e di sfruttamento –, ma<br />
soprattutto dopo la perdita<br />
di credibilità dei ruoli<br />
istituzionali tradizionali,<br />
politici, capi religiosi, militari,<br />
editorialisti delle<br />
grandi testate, giuristi,<br />
militari e scienziati sociali,<br />
sono rimasti solo gli<br />
scrittori – i narratori e i<br />
poeti – a svolgere il compito<br />
ingrato e difficilissimo<br />
di contrastare criticamente<br />
il “lavaggio del cervello”<br />
onnipresente in corso. Oltre<br />
alle giuste ragioni che<br />
hai ricordato nella tua<br />
domanda, c’è anche il fatto<br />
che la letteratura difende<br />
– ormai praticamente da<br />
sola – la complessità, contro<br />
una falsa semplicità,<br />
contro le risposte prête a<br />
penser, difende l’ambiguità<br />
contro la visione manichea<br />
e senza sfumature del<br />
mondo. Salman Rushdie,<br />
parlando di questo nuovo<br />
ruolo degli scrittori, ha<br />
scritto una volta che “in<br />
un mondo in cui chi doveva<br />
raccontare i fatti inventa<br />
bugie, è giunta l’ora<br />
in cui chi inventa storie di<br />
mestiere cominci a raccontare<br />
la verità”. Sì, perché<br />
altrimenti non ci sarà più<br />
nessuno in grado di farlo,<br />
tutti “leggeranno” la realtà<br />
secondo le versioni filtrate<br />
e le interpretazione<br />
di comodo del sistema.<br />
Il mio ultimo romanzo,<br />
che sto finendo di scrivere<br />
proprio in queste settimane,<br />
“Vetro di latte”, parla<br />
dell’impossibilità per<br />
l’uomo contemporaneo di<br />
avere accesso ai fatti, la<br />
sua condanna a dover decidere<br />
e agire a partire da<br />
“versioni” di fatti, da “favole<br />
moderne”, fortemente<br />
ideologizzate, raccontate<br />
dai media. Il vetro di latte<br />
è un tipo di vetro fabbricato<br />
a Murano che permette<br />
il passaggio della luce, attraverso<br />
il quale si posso-<br />
no scorgere le sagome, ma<br />
non le immagini, un vetro<br />
senza trasparenza. Una<br />
metafora dei nostri limiti<br />
epistemologici in questi<br />
tempi.<br />
In ogni modo, più che<br />
mai prima, la letteratura,<br />
quella seria, non quella<br />
“di intrattenimento estivo”,<br />
è diventata una sorta<br />
di sacerdozio e di missione.<br />
Bisogna vedere se essa<br />
sarà in grado di portare a<br />
termine questa immensa<br />
sfida.<br />
D. Durante il dibattito ho<br />
colto due affermazioni problematiche<br />
e spiazzanti:<br />
“Scrivere dopo l’espatrio è<br />
scrivere dopo un movimento<br />
sismico”;<br />
“Il passato è una terra<br />
straniera da cui tutti noi<br />
siamo migrati”.<br />
Ti riconosci in queste parole?<br />
R. Sì, senz’altro. Un<br />
“movimento sismico” è<br />
una valida metafora per<br />
l’espatrio e l’esilio. Un’altra<br />
metafora, che potrebbe<br />
rendere conto del trauma<br />
di questa frattura esistenziale<br />
e psicologica è quella<br />
del “suicidio amministrato”<br />
che ho usato una volta:<br />
al posto di lasciarsi uccidere<br />
da un sistema incompatibile<br />
e spietato, anticiparsi<br />
ad esso e gestire la<br />
propria morte, non quella<br />
biologica ma quella culturale<br />
e sociale, offrendo a se<br />
stesso in questo modo la<br />
possibilità di rinascere altrove,<br />
con una nuova, ancora<br />
sconosciuta identità.<br />
Quanto al passato,<br />
quello che ci ha formato,<br />
non rappresenta soltanto<br />
qualcosa che abbiamo già<br />
vissuto, ma qualcosa che<br />
siamo, la materia stessa di<br />
cui è fatto oggi, nel presente,<br />
il nostro spirito. Credo<br />
che ogni essere umano,<br />
senza eccezioni, ha il suo<br />
decennio, e rimane intimamente<br />
un uomo o una<br />
donna di quel decennio.<br />
Per alcuni gli anni ’50,<br />
ad esempio, e per altri gli<br />
anni ’70, con i valori consolidati<br />
di quel periodo<br />
conclusivo della formazione<br />
e dell’ “educazione sentimentale”<br />
della persona,<br />
rappresentano quel decennio<br />
intimo, impregnato<br />
di una vera identità, una<br />
forma di “patria”, spesso<br />
più che un paese, che non è<br />
altro che una finzione po-<br />
litica e geografica. Un decennio<br />
felice, individualmente<br />
e collettivamente<br />
– per esempio il periodo<br />
a cavallo tra gli anni ’50<br />
e gli anni ’60, della “Dolce<br />
vita”, della Vespa, di via<br />
Veneto - è una patria dello<br />
spirito. E quindi per molti,<br />
da questo punto di vista, il<br />
presente rappresenta una<br />
forma di esilio, un territorio<br />
ostico, pieno di insidie.<br />
Allora, se analizzi la situazione<br />
di uno scrittore<br />
in esilio, sei dinanzi a una<br />
forma multipla di sradicamento:<br />
dal suo tempo,<br />
dalla sua lingua materna,<br />
dal suo paese d’origine,<br />
dalle persone che ha<br />
amato. La mia domanda<br />
è: che letteratura produrrà<br />
un’intelligenza in<br />
una tale situazione limite,<br />
estrema? Sicuramente<br />
una letteratura di spessore<br />
umano, non è vero?<br />
Leggiamola e scopriamola,<br />
è il mio invito.<br />
D. Dicci qualcosa di “Sagarana”<br />
che è, al tempo<br />
stesso, scuola di scrittura e<br />
rivista on line.<br />
R. Sagarana, oltre a una<br />
scuola di scrittura, rivista<br />
culturale on-line (www.sagarana.net)<br />
ed ente organizzatore<br />
di eventi e seminari<br />
come quello di luglio<br />
scorso che hai menzionato,<br />
è soprattutto il contenitore<br />
fisico e istituzionale di<br />
un grande progetto, quello<br />
dell’affermazione in Italia<br />
della letteratura in tutte<br />
le sue forme, come territorio<br />
di trasformazione e di<br />
libertà.<br />
Sagarana è l’universo<br />
reale e allo stesso tempo<br />
virtuale dove questo progetto<br />
raccoglie adesioni,<br />
trova gli intellettuali e gli<br />
artisti con cui è in sintonia,<br />
sviluppa le future iniziative,<br />
apre spazio alle nuove<br />
opere e si presenta come<br />
una grande vetrina aperta<br />
di fronte a un pubblico rimasto<br />
senza molte opzioni<br />
intelligenti e critiche dato<br />
l’attuale stato di cose.<br />
D. Quale il tuo rapporto<br />
con Lucca? Perché la scuola<br />
di scrittura “Sagarana” ha<br />
recentemente trasferito a<br />
Pistoia le sue attività?<br />
R. Io amo Lucca, la<br />
città natale di mio figlio<br />
Lorenzo. Sono uno scrittore<br />
lucchese ormai da<br />
un decennio. Tutti i miei<br />
libri del periodo “italiano”<br />
descrivono Lucca, la<br />
città e la sua gente. Nel<br />
romanzo “madrelingua”<br />
c’è un omaggio al nostro<br />
fiume, il Serchio, che è il<br />
mio fiume - come lo è stato<br />
di Ungaretti - che va<br />
avanti per dieci pagine.<br />
Nel libro “Il percorso dell’idea”<br />
chiamo le mura di<br />
Lucca “la mia mandala<br />
di pietra”, e più avanti<br />
“la placenta di mattoni<br />
rossi, che nutre, riscalda,<br />
protegge e prepara la nascita<br />
definitiva”.<br />
Ecco, fors’è arrivato<br />
il momento del parto?<br />
L’inaugurazione di una<br />
filiale della Sagarana a<br />
Pistoia, la pubblicazione<br />
dei miei nuovi libri da<br />
una casa editrice pugliese,<br />
la Besa, tutto questo è<br />
parte di un’apertura verso<br />
l’esterno, verso il “Lucca<br />
fora”. Ma è vero anche che<br />
nel caso di Pistoia la città<br />
ha offerto a Sagarana<br />
un appoggio e un’adesione<br />
entusiasta come non trovo<br />
a Lucca sin dagli anni ’90,<br />
quando abbiamo realizzato<br />
qui l’evento precursore<br />
dei festival letterari<br />
italiani, lo “Scrivere oltre<br />
le mura”, a Villa Bottini e<br />
nelle casermette sulle mura,<br />
il cui ricordo è ancora<br />
ben vivo nella memoria<br />
dei lucchesi.<br />
Forse sarà questa l’occasione<br />
per riallacciare il<br />
mio vecchio legame stretto<br />
con la città, e realizzare<br />
nuovamente cose importanti<br />
qui? Non lo so. Spero<br />
di sì. Ho fatto la mia parte<br />
e continuo a farla; è ora<br />
che anche Lucca faccia la<br />
sua, riconoscendo Sagarana<br />
come una sua indispensabile<br />
e valida risorsa<br />
culturale. 1
0<br />
salata:<br />
qualche<br />
ora d’aria…<br />
di Nadia Davini<br />
Cultura L’aria<br />
L’Aria salata di Alessandro<br />
Angelini è un<br />
film dal colore quasi<br />
sgranato che ricorda<br />
le pellicole degli anni ’70.<br />
È girato in 16 mm e con<br />
la macchina a mano, la<br />
musica è essenziale e il plot<br />
drammatico.<br />
Le difficoltà interfamiliari<br />
sono descritte nella loro<br />
versione più estrema, con il<br />
sentimento di inadeguatezza<br />
che inficia l’assunzione<br />
dei ruoli, i drammatici<br />
punti di rottura che rivoluzionano<br />
i destini personali<br />
e l’inevitabilità della<br />
tragedia che fa riaccendere<br />
o concludere i rapporti più<br />
burrascosi. In questo caso i<br />
protagonisti sono un padre<br />
e un figlio, eterni guerrieri<br />
che combattono per entrarsi<br />
dentro e poi sputarsi<br />
fuori. Qui lo fanno con la<br />
rabbia tra i denti.<br />
Dopo il silenzio sfaldante<br />
di un passato troppo lungo<br />
si trovano ad affrontarsi a<br />
viso aperto e cuore socchiuso,<br />
in una gabbia senza<br />
vie di fuga, per un confronto<br />
in cui entrambi entrano<br />
da sconfitti, da esiliati<br />
cresciuti con buchi enormi<br />
nelle proprie storie. Si può<br />
ancora perdonare il mostro<br />
solo sulla base di un legame<br />
di sangue? Come si fa a<br />
superare secoli di buio e di<br />
fame d’affetto?<br />
Ne L’aria salata il padre<br />
si chiama Luigi, disconosciuto<br />
e abbandonato dalla<br />
famiglia perché autore di<br />
un brutale omicidio che lo<br />
ha portato per trent’anni<br />
in prigione, e il figlio Fabio,<br />
educatore nel carcere di<br />
Rebibbia. I due non hanno<br />
più contatti da venti<br />
anni, dai tempi dell’arresto<br />
dell’uomo, condannato una<br />
seconda volta da moglie<br />
e figli che non gli hanno<br />
mai perdonato quell’atto<br />
efferato che ha distrutto<br />
per sempre la loro famiglia<br />
e quella della vittima.<br />
Un giorno Luigi viene<br />
trasferito dal carcere sardo,<br />
dove stava scontando la<br />
pena, a quello romano,<br />
dove lavora Fabio, per una<br />
pura fatalità. I due non si<br />
riconoscono, hanno scelto<br />
di dimenticarsi da tempo,<br />
ma Fabio scopre che il<br />
nuovo arrivato è in realtà<br />
quel padre che non lo ha<br />
mai cresciuto. L’odio covato<br />
per anni porta il ragazzo a<br />
trattarlo con disprezzo, ma<br />
il bisogno di lui sarà più<br />
forte e dentro spunterà il<br />
desiderio incontrollabile di<br />
concedergli una nuova occasione.<br />
Luigi, sconvolto da<br />
quell’incontro inaspettato,<br />
si trova così costretto a fare<br />
i conti con il passato e con<br />
il mondo che ha lasciato<br />
fuori, ma capisce che forse<br />
è troppo tardi per rimettere<br />
a posto le cose.<br />
La scrittura di Angelini, e<br />
del suo compagno d’inchiostro<br />
Angelo Carboni,<br />
è già matura, perché riesce<br />
con efficacia a descrivere<br />
quello che si cela nelle fredde<br />
prigioni dell’odio e della<br />
solitudine. Le battaglie tra<br />
padre e figlio sono urlate,<br />
affrontate con fisicità<br />
rabbiosa, ma dietro ogni<br />
accusa si intravede sempre<br />
un disperato bisogno<br />
d’amore, di riconquistare<br />
l’altro. In ogni gesto e in<br />
ogni parola sputata c’è<br />
l’umanità dei personaggi.<br />
Le lacrime terrorizzate<br />
dell’uomo burbero di fronte<br />
alla vita che ha perduto<br />
sciolgono come acido la durezza<br />
del suo volto e del suo<br />
animo, i pensieri urticanti<br />
del ragazzo lo torturano e<br />
rimettono in discussione la<br />
chiusura definitiva verso il<br />
padre.<br />
Il regista punta la camera<br />
sui primi piani dei protagonisti,<br />
lasciando che le loro<br />
espressioni sottolineino la<br />
rabbia e il tormento delle<br />
parole, e il film si trasforma<br />
in un vero e proprio western<br />
familiare, entra nelle<br />
profondità dei personaggi<br />
per dare calore a questa<br />
frantumazione progressiva<br />
delle certezze e delle<br />
sovrastrutture che il tempo<br />
ha creato. La continua lotta<br />
tra i due sa essere feroce<br />
e toccante, e in più di<br />
un’occasione raggiunge una<br />
tensione drammatica che<br />
coinvolge e commuove.<br />
Il cinema italiano resta<br />
nel territorio ormai ampiamente<br />
saccheggiato dei<br />
legami familiari in rovina,<br />
ma sposta il campo di<br />
battaglia da un desolato<br />
e spietato Lazio periferico<br />
de L’amico di famiglia<br />
all’insolita location di un<br />
carcere, con le sue sbarre<br />
fredde, gli spazi angusti e<br />
claustrofobici, i rumori sordi<br />
sempre uguali. Accanto<br />
ad un dramma familiare<br />
privato, Angelini, inserisce<br />
lo spazio della narrazione<br />
che rispecchia la problematicità<br />
della vicenda singola.<br />
Quindi si trovano nel<br />
sottotesto tracce desolanti<br />
dell’infame condizione dei<br />
detenuti e delle loro difficoltà<br />
di reinserimento nella<br />
società, per un’accusa forte<br />
e ben riuscita all’istituzione<br />
carceraria. È una realtà<br />
che di solito si preferisce<br />
non mostrare, lasciata dietro<br />
le sbarre, nelle storie da<br />
ignorare, di chi è stato giudicato<br />
colpevole e non ha<br />
più diritto a far sentire la<br />
propria voce in una società<br />
in cui se hai sbagliato sei<br />
finito. C’è, però, la voglia<br />
di conoscere meglio ciò che<br />
allontaniamo, per comprendere<br />
fino in fondo cosa<br />
si cela dietro il lato oscuro<br />
dell’essere umano. E così<br />
Luigi non mostra mai segni<br />
di pentimento per quello<br />
che ha fatto, ma la sua esistenza<br />
è ormai distrutta e<br />
davanti non c’è più alcuna<br />
ipotesi di futuro. Forse le<br />
speranze non possono che<br />
morire a contatto con la<br />
cruda realtà, come suggerisce<br />
il triste finale del film<br />
L’Aria salata, forse la libertà<br />
sta solo in mare aperto.<br />
L’Aria salata di Alessandro<br />
Angelini, Drammatico,<br />
2006<br />
Lucca<br />
Film<br />
Festival<br />
terza<br />
edizione<br />
ancora grande<br />
cinema nella<br />
nostra città<br />
Film, mostre,<br />
dibattiti, eventi<br />
speciali dal 28<br />
settembre al 6 ottobre<br />
per la terza<br />
edizione del Lucca<br />
Film Festival … e<br />
due ospiti d’eccezione<br />
il 5 ottobre<br />
al Teatro di San<br />
Girolamo : i fratelli<br />
Taviani<br />
di Pier Calutte<br />
Nella nostra città<br />
c’è un festival di<br />
cinema in lenta<br />
ma profonda<br />
espansione. È il Lucca Film<br />
Festival che giunge quest’anno<br />
alla terza edizione e<br />
che si svolgerà nei locali del<br />
Teatro San Girolamo e alla<br />
Fondazione San Micheletto<br />
dal 28 Settembre al<br />
6 Ottobre. Nato in ricordo<br />
del critico e organizzatore<br />
di festival Marco Melani, a<br />
cui è stata dedicata la prima<br />
edizione, il L.F.F. mantiene<br />
le sue caratteristiche di<br />
fondo, con l’attenzione per<br />
il cinema underground,<br />
sperimentale, lontano dai<br />
consueti circuiti.<br />
Ma se lo scorso anno il<br />
programma lasciava poco<br />
spazio al cinema per così<br />
dire più narrativo a favore<br />
di alcuni dei più grandi<br />
maestri dell’underground<br />
come Anger o Dwoskin,<br />
quest’anno il festival sperimenta<br />
un’interessante ricerca<br />
di equilibrio, alchimia e<br />
“compromesso” cinematografico<br />
tra le varie sezioni.<br />
Troveremmo così l’omaggio
- retrospettiva a Snow,<br />
artista canadese poliedrico<br />
che si muove tra videoarte,<br />
cinema, musica, pittura,<br />
uno dei maestri indiscussi<br />
nel suo genere, a fianco alla<br />
sezione dedicata al situazionista<br />
Debord, con pellicole<br />
quasi mai viste provenienti<br />
dalla Francia ed una tavola<br />
rotonda che avrà tra i suoi<br />
protagonisti la compagna<br />
del regista scomparso ed il<br />
critico Enrico Ghezzi.<br />
Si tratta di due eventi<br />
unici: quello di Snow affiancato<br />
da una mostra organizzata<br />
con la prestigiosa<br />
Fondazione Ragghianti<br />
e che anche qui vedrà<br />
intervenire diversi critici<br />
e giornalisti; e quello di<br />
Debord poiché raramente si<br />
possono vedere le copie dei<br />
film dell’autore francese.<br />
Ma come dicevamo<br />
la proposta è ampia ed<br />
eterogenea. Si è voluto tra<br />
l’altro omaggiare Cinema &<br />
Film, rivista dalla vita breve<br />
(1966-1969) ma intensa. Fu<br />
una palestra per critici come<br />
Adriano Aprà (ormai un<br />
habitué del festival e grande<br />
sponsor della rassegna) o<br />
Piero Spila, ma anche per<br />
giovani che poi si sono<br />
dedicati al cinema girato<br />
diventando registi, come<br />
Maurizio Ponzi o Luigi<br />
Faccini.<br />
Tutti i redattori di allora<br />
si ritroveranno a Lucca<br />
per parlare, discutere e<br />
rispondere alle domande<br />
in un incontro pubblico e<br />
per rivedere i film italiani<br />
che hanno contribuito,<br />
dalle colonne della rivista,<br />
a lanciare: si tratta di film<br />
di Rossellini, Schifano,<br />
Bene, Bertolucci, Pasolini<br />
ed altri grandi del nostro<br />
cinema, che a fine anni 60<br />
erano alle prime esperienze.<br />
Tra i registi compresi<br />
in questa sezione vi sono<br />
anche i fratelli Taviani,<br />
due maestri indiscussi del<br />
cinema italiano al quale il<br />
festival dedica un omaggio<br />
con la proiezione di alcuni<br />
dei film più famosi dei registi<br />
pisani: tra gli altri, Padre<br />
In alto, il logo del Festival<br />
e sotto, la locandina<br />
dell’edizione 2007 che si<br />
terrà dal 28 settembre<br />
al 6 ottobre.<br />
Quì sopra, i fratelli Taviani<br />
durante la lavorazione<br />
di un film.<br />
Padrone, La notte di San<br />
Lorenzo, I Sovversivi.<br />
I due registi incontreranno<br />
poi il pubblico la<br />
sera di venerdì 5 Ottobre<br />
al Teatro San Girolamo.<br />
Un grande ritorno tra le<br />
mura lucchesi sarà invece<br />
quello di Aldo Tambellini.<br />
Il nome, oltre a suonare<br />
“locale”, non dirà molto ai<br />
più. Si tratta di un artista<br />
cresciuto a Lucca ma che<br />
negli States ha avuto la sua<br />
affermazione professionale,<br />
divenendo un importante<br />
(e premiato) videoartista<br />
ed insegnante universitario<br />
al M.I.T. (Massachusetts<br />
Institute of Technology).<br />
Tambellini tornerà<br />
nella sua città natale per<br />
presentare una selezione<br />
dei suoi lavori e l’Istituto<br />
d’Arte Passaglia ospiterà<br />
una mostra a lui dedicata.<br />
Anche quest’anno ci sarà<br />
naturalmente il concorso,<br />
che attrae sempre più<br />
autori: i film arrivati per la<br />
selezione sono stati più di<br />
650, suddivisi nelle sezioni<br />
sperimentali, documentari,<br />
fiction e animazione.<br />
Un risultato importante<br />
che conferma come il L.F.F.<br />
si ponga ormai con forza<br />
all’attenzione nazionale ed<br />
internazionale.<br />
E sono una conferma dei<br />
traguardi raggiunti anche i<br />
tanti eventi speciali: Adolfo<br />
Arrietta che presenterà,<br />
per la prima volta in Italia,<br />
i suoi primissimi cortometraggi;<br />
Steven Ball e Martin<br />
Blažíček realizzeranno<br />
‘Some Times (in Lucca)’,<br />
una video performance per<br />
doppio schermo costruita<br />
manipolando suoni ed<br />
immagini che i due artisti<br />
raccoglieranno nel corso<br />
del festival; David Reznak<br />
presenterà in anteprima<br />
italiana il suo documentario<br />
‘La Osa Mayor Menos<br />
Dos’; Riccardo Iacono<br />
proietterà alcuni dei suoi<br />
ultimi video, girati a Lucca<br />
a luglio, durante un periodo<br />
di artistinresidency e<br />
Antoine Barraud presenterà,<br />
in anteprima assoluta,<br />
‘River of Anger’, il documentario<br />
su Kenneth Anger<br />
che ha girato a Lucca la<br />
scorsa edizione del festival.<br />
A quarant’anni dalla<br />
sua fondazione, infine, un<br />
piccolo omaggio alla Cooperativa<br />
Italiana Cinema<br />
Indipendente, che vuole<br />
essere anche un ricordo<br />
affettuoso di Alberto Grifi,<br />
grande sperimentatore<br />
del cinema.<br />
Tutto questo per un festival<br />
ancora work in progress<br />
che riserverà senz’altro<br />
grandi sorprese.<br />
Per maggiori informazioni<br />
potete collegarvi al sito<br />
www.vistanova.it<br />
1
nome<br />
è Nedo<br />
Ludi<br />
lo stopper che<br />
si oppose alla<br />
zona …mentre<br />
crollava il muro<br />
di Berlino<br />
Estate 1989, nel<br />
calcio italiano è<br />
guerra di religione<br />
tra la zona ed<br />
il marcamento a<br />
uomo. Nedo Ludi,<br />
stopper di 28 anni<br />
votato al catenaccio,<br />
viene classificato“darwinianamente<br />
inadatto “<br />
alla zona dal nuovo<br />
allenatore.<br />
di Alberto Peretti<br />
Cultura Il mio<br />
Dalmatica<br />
di Gianni Quilici<br />
Colpisce subito,<br />
vedendo il libro,<br />
l’immagine di<br />
copertina disegnata<br />
da Antonio Possenti:<br />
un grande occhio, come<br />
una sorta di coscienza sul<br />
mondo, e il giovane romanticamente<br />
in viaggio tra<br />
l’azzurro del mare e la luce<br />
del sole. Così si presenta<br />
il primo romanzo di Enzo<br />
Guidi, lucchese, maestro<br />
elementare “sui generis” ed<br />
autore nel 2002 di un libro<br />
di successo, a metà tra<br />
racconto e saggio: “Breve<br />
storia di Lucca beat”.<br />
In “Dalmatica” protagonista<br />
è il viaggio nello<br />
spazio e nel tempo : quello<br />
Il mio nome<br />
è Nedo Ludi<br />
è il primo<br />
romanzo<br />
di Pippo Russo<br />
(2006, Baldini<br />
Castoldi Dalai<br />
editore, euro<br />
17), professore<br />
di sociologia e<br />
giornalista (con<br />
Il Manifesto<br />
ha inventato la<br />
rubrica Pallonate,<br />
la più detestata<br />
dai giornalisti<br />
sportivi). Tutto<br />
comincia nel<br />
1989, e qui Pippo<br />
Russo architetta<br />
un ardito parallelismo<br />
storico…e<br />
sì perché se nel<br />
1989 crolla il muro<br />
di Berlino succede<br />
anche che nel mondo<br />
del calcio declina l’epoca<br />
della marcatura a uomo,<br />
dell’uno contro uno, del<br />
libero davanti alla difesa,<br />
del contropiede e del catenaccio<br />
e si afferma la zona<br />
con il Milan di Sacchi che<br />
vince il suo primo scudetto<br />
dell’era berlusconiana.<br />
E così, proprio mentre la<br />
Storia s’appresta a prendere<br />
atto della fine di un sogno,<br />
quello dell’uguaglianza, il<br />
calcio si dispone a celebrare<br />
l’idea ostinatamente<br />
contraria: la supremazia<br />
dello schema sul singolo, la<br />
necessità del sacrificio del<br />
singolo a vantaggio del collettivo,<br />
perché non è grazie<br />
intrapreso dal protagonista,<br />
in un ipotetico 2205, tra<br />
paesaggi innevati e placente<br />
di ghiaccio, alla ricerca<br />
del professor Dobro, una<br />
figura paterna e diabolica,<br />
custode della macchina<br />
del tempo, che gli permetterà<br />
di entrare in un<br />
altro viaggio: quello che un<br />
suo giovanissimo antenato<br />
provò a fare nel 1968<br />
verso Istanbul. Viaggio che<br />
diventerà anche psicologico<br />
e mentale, che gli aprirà<br />
gli occhi verso altri “mondi<br />
possibili”.<br />
Un romanzo ambizioso,<br />
che non ha assolutamente<br />
niente di provinciale e che<br />
si misura, con la vivezza di<br />
una scatenata immaginazione,<br />
con uno dei problemi<br />
più radicali del nostro<br />
tempo: il controllo sociale,<br />
sempre più totalizzante,<br />
a Gullit e Baresi che il<br />
Milan ha vinto quello scudetto<br />
ma è grazie alla zona,<br />
alla quale anche il talento<br />
di Gullit deve osservare il<br />
giusto rispetto.<br />
E qui appare, anzi scende<br />
in campo (qui si che si può<br />
dire …) un oscuro stopper<br />
di una modesta squadra di<br />
serie A che lotta per la salvezza,<br />
abituato a mordere<br />
le caviglie del centravanti<br />
fin sotto la doccia. La zona<br />
lo sconvolge tatticamente<br />
e mentalmente ma provvidenziale<br />
entra la storia: Nedo<br />
scopre che nel ‘700 un<br />
operaio inglese, Ned Lud,<br />
per impedire il diffondersi<br />
dell’industrialismo mette<br />
esercitato dalle società<br />
tecnologizzate, capaci di<br />
penetrare (e di controllare)<br />
l’individuo fin dentro le<br />
viscere dei sogni; e che fa<br />
scattare, come contrasto,<br />
l’irriducibile desiderio di<br />
libertà e di unicità, che il<br />
protagonista del romanzo<br />
incarna.<br />
Enzo Guidi riesce a<br />
creare, quasi danzando,<br />
uno spaventoso mondo del<br />
futuro, gelido e morbidamente<br />
totalitario, lo rende<br />
credibile con un linguaggio<br />
ricco e circostanziato, capace<br />
di infondere musicalità<br />
e visionarietà alla<br />
storia. Ma forse l’elemento<br />
più profondo e affascinante<br />
di “Dalmatica” è la fusione<br />
tra la struttura ideologico-letteraria<br />
complessa<br />
e la tensione poetica che<br />
trasmette, soprattutto nella<br />
in piedi un movimento di<br />
sabotaggio e di distruzione<br />
dei macchinari colpevoli<br />
di provocare la disoccupazione.<br />
Cosi Nedo Ludi<br />
reagisce: è la congiura degli<br />
stopper, è il sabotaggio del<br />
sistema dall’interno, è il<br />
tentativo di recuperare al<br />
singolo quella centralità<br />
nonostante tutto quello che<br />
il nuovo credo della zona<br />
vorrebbe negargli. Sarà<br />
sufficiente un movimento<br />
sbagliato o troppo lento<br />
a pregiudicare il funzionamento<br />
del meccanismo<br />
intero; anche se solo per<br />
negazione, sarà allora<br />
proprio un errore umano<br />
a dimostrare che neppure<br />
la zona può astrarre dal<br />
singolo.<br />
La vicenda quindi si<br />
dipana attraverso incontri<br />
segreti provando gli schemi<br />
per il sabotaggio, miserie<br />
di calciatori a fine carriera<br />
alla ricerca di un’ingaggio,<br />
tradimenti; sullo sfondo la<br />
storia personale di Nedo,<br />
che non è fatta solo della<br />
crisi calcistica ma anche<br />
di rapporti d’amore, e la<br />
storia con la esse maiuscola<br />
che travolge il padre,<br />
comunista della prima ora,<br />
alle prese con lo sfaldamento<br />
del PCI. Alla fine la<br />
zona vincerà, la storia non<br />
sarà a lieto fine ma sarà<br />
ugualmente sorprendente<br />
e Nedo Ludi crescerà e<br />
capirà molte cose della vita<br />
e dell’amore; e cadrà nel<br />
fango e si risolleverà.<br />
seconda parte: il viaggio<br />
del giovane verso Istanbul.<br />
C’è qui nel protagonista,<br />
avvolto nella luce e nel<br />
paesaggio mediterraneo più<br />
orientale, la grazia adolescenziale<br />
quasi indifesa,<br />
di chi è adulto, ma ancora<br />
non conosce bene la vita,<br />
e questo candore è però<br />
consapevole, valuta, ha<br />
stile e distacco, ma insieme<br />
è anche tenero, sognante,<br />
desiderante. Il finale è geniale<br />
per la sua asciutezza:<br />
il romanzo finisce laddove<br />
era iniziato, circolare, ma<br />
aperto, come testimonianza<br />
dell’io narrante,<br />
che diventa anche rivolta<br />
all’ordine costituito.<br />
Enzo Guidi,<br />
Dalmatica.<br />
Edizioni ETS, pag. 137, € 10,<br />
prefaz. di Daniele Luti.
Lo studio e la<br />
pratica delle Arti<br />
Marziali, sopratutto<br />
orientali,<br />
ha conosciuto un<br />
boom incredibile<br />
nel nostro paese e<br />
in tutto l’occidente.<br />
Anche Lucca<br />
non è immune da<br />
questo fenomeno<br />
e recentemente ha<br />
ospitato importanti<br />
gare marziali di<br />
livello mondiale.<br />
Ma intorno alle<br />
Arti Marziali si<br />
affermano miti e<br />
ideologie che poco<br />
hanno a che fare<br />
con questo mondo.<br />
A partire da questo<br />
numero di Arcipelago<br />
vi proponiamo<br />
una serie di articoli<br />
che vogliono andare<br />
un po’ più a fondo<br />
sull’argomento<br />
di Maurizio Fatarella<br />
I guerrieri di terracotta di<br />
Xi’an risalgono al 3° secolo<br />
a.c. e sono considerati<br />
l’ottava meraviglia del<br />
mondo. Si tratta di ottomila<br />
statue a grandezza naturale<br />
raffiguranti guerrieri<br />
(ma anche cavalli, carri<br />
da guerra ecc) ognuno con<br />
lineamenti e atteggiamenti<br />
diversi, posti a guardia della<br />
tomba dell’imperatore cinese<br />
Qin Shi Huang<br />
(259 – 210 a.c.).<br />
Questo guerriero<br />
è rappresentato in una<br />
classica postura diffusa in<br />
molte Arti Marziali orientali<br />
ancora oggi praticate.<br />
Notate la posizione<br />
dei piedi e delle mani.<br />
Il misterioso mondo<br />
delle arti marziali<br />
Prima parte<br />
A<br />
fianco di una<br />
crescente<br />
presenza<br />
di prodotti<br />
commerciali<br />
giapponesi o<br />
cinesi, non si può sottacere<br />
il peso rilevante assunto<br />
nella nostra vita quotidiana<br />
dalla cultura Orientale:<br />
dallo Yoga all’ultimo<br />
modello di<br />
Toyota, dall’Agopuntura<br />
ai ristoranti<br />
cinesi e indiani, dal cinema<br />
coreano o di Hong Kong al<br />
Karate e al Kung fu. Fa tutto<br />
parte della nuova società<br />
globalizzata, ma è curioso<br />
vedere come in una società<br />
tutta proiettata verso il<br />
futuro, basata su cellulari,<br />
internet e automobili con<br />
guida satellitare, riescano a<br />
conquistare uno spazio importante<br />
discipline e culture<br />
che affondano le radici<br />
nella notte dei tempi.<br />
In queste pagine vogliamo<br />
affrontare il tema della<br />
diffusione della Arti Marziali.<br />
Si potrebbe pensare che<br />
le Arti Marziali siano una<br />
“specialità” tipicamente<br />
orientale, ma non è così.<br />
Esse nacquero in tutto il<br />
mondo in tempi preistorici<br />
e all’inizio si basavano<br />
essenzialmente sull’osservazione<br />
del comportamento<br />
degli animali<br />
costretti in situazioni<br />
di pericolo. Ben presto<br />
si evolsero in<br />
tecniche razionali,<br />
addirittura sofisticate.<br />
Ogni tribù<br />
ci metteva del<br />
suo e quindi si<br />
svilupparono<br />
tecniche e<br />
stili di combattimento<br />
leggermente<br />
diversi, ma all’epoca<br />
quello che contava<br />
realmente erano la forza, il<br />
coraggio, la determinazione<br />
e l’esperienza.<br />
Non esisteva ancora lo<br />
Stato, per cui non c’erano<br />
soldati, cioè persone pagate<br />
(il soldo) per combattere,<br />
ma era tutta la popolazione,<br />
uomini e donne a partecipare,<br />
quando necessario,<br />
alla difesa del villaggio.<br />
Segue a pag. 24
Cultura Poiché<br />
Segue a pag. 23<br />
le popolazioni erano<br />
abbastanza limitate nel numero<br />
e la mortalità, al contrario,<br />
piuttosto elevata, si<br />
cercò di risolvere le dispute<br />
tra comunità in altro modo,<br />
attraverso combattimenti<br />
tra i rispettivi “campioni”<br />
(ricordate gli Orazi e Curiazi?).<br />
Si trattava di combattimenti<br />
generalmente a mani<br />
nude, ma non necessariamente,<br />
piuttosto violenti, ai<br />
quali assisteva tutta la tribù.<br />
Era la prima forma di disciplina<br />
marziale sportiva,<br />
dove la lotta era raramente<br />
mortale e il “divertimento”<br />
assicurato.<br />
Ecco, la storia delle arti<br />
da combattimento ha sempre<br />
avuto due facce: quella<br />
militare e quella sportivaspettacolare.<br />
Tecnicamente<br />
parlando, non c’è alcuna differenza<br />
tra sport da combattimento<br />
e Arti Marziali, se<br />
non nel fatto che nello sport<br />
sono vietati i colpi letali e le<br />
tecniche più violente, per<br />
evitare brutte conseguenze<br />
ai praticanti.<br />
Le Arti Marziali inoltre -<br />
quelle praticate oggi – sono<br />
accompagnate da un retroterra<br />
culturale spesso esoterico<br />
e sono prevalentemente<br />
di origine orientale, mentre<br />
gli sport sono più “occidentali”<br />
e “laici”.<br />
Dalla pratica a scopi terapeutici<br />
fino alle più impressionanti<br />
dimostrazioni di<br />
efficacia e potenza, impiegando<br />
la propria energia interna,<br />
le Arti Marziali consentono,<br />
come nello Yoga,<br />
di unire il corpo e la mente,<br />
sottomettendo il primo alla<br />
seconda. Tutto questo naturalmente<br />
comporta una<br />
forte componente etica, sia<br />
nei Maestri che negli allievi,<br />
che si presumono persone<br />
esemplari.<br />
Nello sport generalmente<br />
manca del tutto o quasi<br />
questo tipo di dimensione,<br />
per cui capita che molti<br />
praticanti di sport da combattimento<br />
siano interessati<br />
semplicemente a “imparare<br />
a picchiare”.<br />
Volendo riassumere in<br />
modo semplicistico, si potrebbe<br />
dire che chi pratica<br />
sport si allena per vincere<br />
in gara, mentre il praticante<br />
di Arti Marziali si allena<br />
per raggiungere un proprio<br />
equilibrio interiore, il “controllo”<br />
di se stesso. Potremmo<br />
soffermarci a lungo su<br />
questo concetto e lo faremo<br />
se i lettori di questo articolo<br />
ce lo chiederanno. Comunque<br />
va sottolineato che storicamente<br />
tale distinzione<br />
non ha senso.<br />
Con la nascita dello Stato,<br />
si sviluppa un apparato militare<br />
permanente e separato<br />
dalla popolazione. Il diritto<br />
di proprietà individuale, che<br />
privava una parte crescente<br />
della popolazione dei mezzi<br />
di sussistenza (all’epoca essenzialmente<br />
la terra) spingendola<br />
verso la schiavitù,<br />
doveva essere garantito con<br />
le armi. Occorreva difendere<br />
la proprietà dai nemici<br />
esterni (difesa del territorio<br />
statale) e interni (gli oppressi).<br />
Per questo la nascita dello<br />
Stato comportava l’esclusivo<br />
esercizio della violenza da<br />
parte dell’esercito, a difesa<br />
dei rapporti di proprietà dominanti.<br />
Nell’epoca classica, le<br />
tecniche di combattimento<br />
richiedevano più disciplina<br />
che perizia individuale. Ma<br />
se per gli eserciti contavano<br />
molto di più la tecnologia<br />
delle armi, la perizia tattica<br />
dei comandanti e la motivazione<br />
degli uomini, l’arte del<br />
combattimento si affinò in<br />
ambito sportivo, come vedremo<br />
nel prossimo numero<br />
di Arcipelago.<br />
Il pugilato e il Pancrazio<br />
erano molto diffusi nella<br />
Grecia classica e furono<br />
presenti fin dalla prima<br />
Olimpiade. Dai racconti<br />
degli storici greci possiamo<br />
dedurre che con il Pancrazio,<br />
dove era permesso ogni<br />
tipo di colpo, i Greci avessero<br />
raggiunto un livello<br />
tecnico eccellente ed è probabile<br />
che i lottatori antichi<br />
avessero poco da imparare<br />
dalle discipline più estreme<br />
di oggi in termini di tecnica,<br />
astuzia, ferocia e probabilmente<br />
nelle tecniche di allenamento.<br />
Si dice che il famoso lottatore<br />
Milone si allenasse<br />
trasportando sulle spalle<br />
un vitello, il quale, crescendo<br />
ogni giorno, forniva una<br />
resistenza sempre maggiore<br />
all’atleta. Questo farebbe<br />
di Milone l’inventore delle<br />
tecniche di allenamento con<br />
intensità crescente, tuttora<br />
utilizzate nella preparazione<br />
di molti sport.<br />
Per quanto riguarda la<br />
tecnica vera e propria, il<br />
combattimento a mani nude<br />
o con armi tradizionali<br />
(bastoni o armi da taglio)<br />
è praticamente la stessa da<br />
migliaia di anni, perché le<br />
Bruce Lee,<br />
il piccolo drago<br />
Bruce Lee era alto appena<br />
1,70 e pesava 60 chili;<br />
fuori dal set portava<br />
occhiali da miope, ma resta il<br />
più formidabile combattente<br />
visto al cinema.<br />
Con i suoi film ha insegnato<br />
il Kung fu all’occidente: se oggi<br />
le Arti Marziali sono un genere<br />
rispetatto e una componente<br />
essenziale del cinema<br />
d’azione americano e di tutto<br />
il mondo, lo si deve prima di<br />
tutto a lui.<br />
Ma Bruce non si limitava al<br />
cinema. Nelle palestre in cui<br />
insegnava, si allenavano poliziotti<br />
e agenti segreti, oltre<br />
che personaggi “eccellenti”<br />
come Steve McQueen, Coburn,<br />
Marvin, Polanski e tanti<br />
altri.<br />
Laureato in filosofia, Bruce<br />
fu l’ideatore del Jet Kun Do,<br />
più che uno stile di combattimento<br />
una vera e propria teoria<br />
sulle Arti Marziali.<br />
Morì il 20/07/1973 (era<br />
nato nel 1940), a soli 33 an<br />
ni. Sulla sua morte nacquero<br />
molte leggende. Si disse che<br />
era morto avvelenato dalla<br />
mafia cinese; uciso a distanza<br />
col “dim mak” (il tocco della<br />
morte) dal capo di una scuola<br />
rivale; intossicato dalla<br />
marjuana; colpito da una maledizione.<br />
Se ne riparlò nel 1993 quando<br />
Brandon Lee, suo figlio, fu<br />
ucciso sul set de “Il Corvo” da<br />
una pistola che avrebbe dovuto<br />
essere caricata a salve.<br />
La Cina popolare che a<br />
lungo lo ha censurato, oggi<br />
lo riabilita e lo celebra come<br />
simbolo dell’unità nazionale<br />
con un francobollo, mentre<br />
prepara una colossale biografia<br />
televisiva in 40 puntate,<br />
interpretata da Chen Guokun<br />
e prodotta con 6,5 milioni di<br />
dollari governativi. Verrà trasmessa<br />
in Cina a ridosso delle<br />
Olimpiadi.<br />
Oggi il suo erede è considerato<br />
Jet Li. E se avete dei dubbi<br />
guardatelo in azione...
Nella pagina a fianco,<br />
Bruce Lee in una scena di<br />
un film. Sotto e a destra,<br />
dall’antichità ci giungono<br />
queste immagini che raffigurano<br />
atleti che si affrontano<br />
senza esclusione di colpi nel<br />
Pancrazio.<br />
La scultura in basso,<br />
rappresentante un pugile in<br />
un momento di riposo, è del<br />
330 a.c. circa, da attribuire<br />
alla scuola di Lisippo.<br />
Milone e il Pancrazio<br />
Milone è considerato il<br />
più grande atleta di<br />
tutti i tempi. Vinse<br />
le Olimpiadi nel 540 a.c. nella<br />
categoria ragazzi e poi nel<br />
532, 528, 524, 520, 516 a.c. Il<br />
pugile, originario di Crotone,<br />
vinse anche 10 volte alle gare<br />
Istmiche, 9 volte alle Nemee e<br />
6 volte ai giochi Pitici di Delfi,<br />
in onore del dio Apollo.<br />
Si racconta che in occasione<br />
di un terremoto Milone si<br />
sia sostituito ad una colonna<br />
spezzata reggendo sulle sue<br />
spalle il peso del soffitto dell’abitazione<br />
permettendo così<br />
la fuga al suo mentore Pitagora<br />
e a tutto il gruppo aristocratico<br />
dirigente della città di<br />
Crotone.<br />
Nel 510 a.c. guidò l’esercito<br />
di Crotone alla vittoria contro<br />
Il Lacrosse ha origine, tra<br />
realtà e leggenda, tra le<br />
tribù dei nativi americani<br />
che vivevano nella zona dei<br />
Grandi Laghi, sostanzialmente<br />
Irochesi e Algonkini. Per<br />
loro, il Baggataway, così era<br />
chiamato il Lacrosse, andava<br />
al di là della semplice attività<br />
sportiva, perchè rappresentava<br />
un rituale religioso.<br />
I nativi giocavano per ottenere<br />
la benevolenza del Creatore,<br />
cui chiedevano di curare<br />
un guerriero malato o di far<br />
crescere uomini forti e virili.<br />
Il gioco serviva anche per<br />
risolvere i conflitti tra tribù<br />
o per prepararsi alla guerra,<br />
costituendo di fatto una vera<br />
e propria iniziazione di massa<br />
per i guerrieri e un adde<br />
leggi fisiche e la conformazione<br />
del corpo umano non<br />
sono mutate.<br />
Colpi come i pugni, i calci,<br />
i soffocamenti, le rotture<br />
e chiavi articolari, sono state<br />
inventate e reinventate<br />
dall’uomo in ogni epoca e in<br />
ogni latitudine.<br />
Quando il Pancrazio fu<br />
adottato da Roma, il suo<br />
spirito originario ne fu alterato<br />
e ridotto a pura brutalità.<br />
Vennero introdotti i<br />
Sibari. La sua specialità era il<br />
pugilato e il Pancrazio.<br />
Nato nell’antica Grecia,<br />
il Pancrazio è una delle più<br />
micidiali e complete arti da<br />
combattimento, comprende<br />
tecniche di varia natura: la<br />
lotta in piedi, a terra, pugilato,<br />
calci, morsi e torsione e<br />
rottura delle dita delle mani.<br />
Pancrazio vuol dire combattimento<br />
totale ed è una disciplina<br />
che si avvicina molto<br />
al concetto di combattimento<br />
per la sopravvivenza.<br />
La posta in gioco era infatti<br />
la vita dei contendenti e il vincitore<br />
ne restava segnato per<br />
sempre: orecchie lacerate, naso<br />
deformato, cicatrici ovunque.<br />
Le armate di Alessandro<br />
Magno lo fecero conoscere fin<br />
sulle sponde del Gange.<br />
Il Baggataway<br />
o Lacrosse<br />
stramento al combattimento<br />
(uno dei nomi, impronunciabili,<br />
con cui è definita questa<br />
disciplina, significa “piccolo<br />
figlio della guerra”).<br />
La leggenda narra di<br />
squadre composte da più di<br />
mille giocatori, di campi da<br />
gioco lunghi quasi 15 miglia<br />
e di partite che duravano<br />
giorni interi.<br />
Nel 1636 il missionario<br />
gesuita Jean de Brebeuf documentò<br />
una partita sul lago<br />
Ontario definendola “gioco<br />
del diavolo”. A quei tempi<br />
il Baggataway era praticato<br />
da 48 tribù sparse sui territori<br />
di quelli che oggi sono<br />
gli stati nord orientali degli<br />
USA e quelli meridionali del<br />
Canada.<br />
cesti (guanti fatti di lacci di<br />
cuoio con borchie di metallo)<br />
che procuravano ferite<br />
gravi, riducendo l’arte<br />
della lotta ad uno spettacolo<br />
gladiatorio.<br />
D’altra parte Roma fu<br />
famosa proprio anche per<br />
questi spettacoli in cui centinaia<br />
di schiavi, spesso prigionieri<br />
di guerra o rivoltosi,<br />
venivano fatti combattere<br />
l’uno contro l’altro o contro<br />
animali feroci.
I<br />
numeri spesso non<br />
sono adatti per<br />
esprimere compiutamente<br />
la realtà anzi, a<br />
volte, possono anche essere<br />
fuorvianti, essere strumentalizzati<br />
ecc…, però qualche<br />
indizio possono darlo per<br />
interpretare i fenomeni e<br />
perciò… diamo i numeri.<br />
Società opulente…<br />
dal rapporto sui redditi<br />
USA nel 2005<br />
I 300.000 americani più<br />
ricchi hanno dichiarato<br />
un reddito pari a quello<br />
cumulato dai 150 milioni<br />
Cultura Diamo i numeri<br />
di Alberto Peretti<br />
di statunitensi più poveri:<br />
e cioè l’uno per mille in cima<br />
alla scala dei redditi ha<br />
incassato quanto il 50% di<br />
chi sta in basso. Dal 1998<br />
al 2005 lo 0,1% più ricco<br />
ha aumentato del 50% la<br />
propria fetta del totale.<br />
Nel 2005 il reddito globale<br />
degli statunitensi è cresciuto<br />
del 9%, ma quello del<br />
90% (cioè la quasi totalità)<br />
degli americani è sceso dello<br />
0,9%. Nel 2005 il reddito<br />
medio annuo dell’1% più<br />
ricco è stato di 5,6 milioni<br />
di dollari (+908.000),<br />
mentre quello dell’uno per<br />
mille è stato di 25,7 milioni<br />
di dollari (+ 4,4 milioni).<br />
Tradotto : i 30.000 ameri-<br />
cani più ricchi dispongono<br />
di un reddito annuo che<br />
è superiore al Prodotto<br />
nazionale lordo di Brasile,<br />
Argentina, Cile, Uruguay,<br />
Paraguay, Bolivia e Perù<br />
messi insieme (270 milioni<br />
di persone).<br />
Ciliegina sulla torta: l’ufficio<br />
delle entrate ammette<br />
che i redditi delle classi<br />
più agiate sono sottostimati,<br />
perché mentre il<br />
98% dei redditi da lavoro<br />
dipendente passa al vaglio<br />
del fisco, si stima che sia<br />
dichiarato solo il 70% dei<br />
redditi di affari e commercio.<br />
Dal Rapporto ISTAT<br />
sull’Italia 2006.<br />
Restiamo uno dei paesi<br />
più ineguali d’Europa nella<br />
distribuzione del reddito,<br />
in compagnia di Portogallo,<br />
Grecia, Spagna, e Irlanda:<br />
il 20% più povero della<br />
popolazione ha il 7,8% del<br />
totale del reddito mentre<br />
il 20% più ricco ha il 48%<br />
della “torta”. Quelli che<br />
l’ISTAT classifica poveri<br />
sono 7,5 milioni e il 15%<br />
delle famiglie, un po’ meno<br />
poveri, arriva con difficoltà<br />
alla fine del mese mentre<br />
il 30% va in crisi se deve<br />
affrontare una spesa imprevista<br />
di 600 euro.<br />
Casa, dolce casa<br />
Da un recente studio<br />
dell’AGOI (Associazione<br />
ostetrici ginecologi ospedalieri<br />
italiani) pubblicato<br />
da Editeam risulta che le<br />
violenze domestiche sono<br />
la seconda causa di morte<br />
in gravidanza, dopo<br />
l’emorragia, per le donne<br />
di età compresa fra i 15 e<br />
i 44 anni, anche superiore<br />
al diabete gestazionale ed<br />
alla placenta previa; il 40-<br />
50 per cento delle donne<br />
con dolore pelvico cronico<br />
ha una storia di abuso<br />
fisico e sessuale alle spalle,<br />
così come il 30 per cento<br />
delle donne con disturbi<br />
gastroenterici organici o<br />
funzionali. Ma significative<br />
sono anche le conseguenze<br />
sulla salute psichica: un<br />
terzo delle donne affette<br />
da depressione grave, e di<br />
quelle che tentano il suicidio,<br />
ha subito violenza da<br />
parte del partner, mentre la<br />
prevalenza del cosiddetto<br />
‘disordine da stress posttraumatico’<br />
nelle donne<br />
abusate è di circa il 60 per<br />
cento, contro il 10 per<br />
cento della popolazione<br />
generale.
La politica economica<br />
della Unione<br />
Europea nei confronti<br />
dell’Africa,<br />
a parole ricerca<br />
lo sviluppo<br />
economico delle<br />
aree interesate, in<br />
realtà aumenta<br />
lo sfruttamento<br />
e l’indebitamento<br />
dei paesi<br />
più poveri...<br />
di Roberto Sensi<br />
Il 31 dicembre si avvicina.<br />
Per la maggioranza<br />
delle persone<br />
quella data indica la<br />
fine dell’anno corrente<br />
ed il passaggio<br />
a quello nuovo. Significa<br />
festa e desideri per dodici<br />
mesi pieni di soddisfazioni<br />
e felicità. Ma per le popolazioni<br />
dell’Africa, dei Caraibi<br />
e del Pacifico (ACP) rischia<br />
di rimanere impresso nella<br />
memoria collettiva come<br />
la fine di ogni ideale di sviluppo<br />
auto-centrato. L’ultimo<br />
giorno dell’anno sarà<br />
infatti la data limite per la<br />
firma degli Accordi di Partenariato<br />
Economico (APE)<br />
che l’Unione europea sta<br />
negoziando con i Paesi ACP,<br />
nella maggioranza, è utile<br />
ricordare, ex-colonie dei<br />
suoi Paesi membri.<br />
Si tratta di accordi che<br />
mirano alla liberalizzazione<br />
degli scambi commerciali<br />
e degli investimenti,<br />
con l’obiettivo, espresso, di<br />
favorire lo “sviluppo economico”<br />
di quelle regione, ma<br />
in realtà sono volti a consolidare<br />
e approfondire la presenza<br />
delle imprese europee<br />
nel continente, in particolare<br />
nel settore dei servizi e<br />
delle risorse.<br />
Gli accordi APE sono inseriti<br />
nella nuova architettura di<br />
cooperazione delineata nell’accordo<br />
di Cotonou (2000)<br />
Il lupo Europa perde<br />
il pelo ma non il vizio…<br />
in sostituzione della convenzione<br />
di Lomè, che ha<br />
regolato per quasi trent’anni<br />
le relazioni di cooperazione<br />
tra l’Europa e i Paesi<br />
ACP: un complesso di politiche<br />
che univano aiuti allo<br />
sviluppo con condizioni di<br />
vantaggio per l’esportazioni<br />
ACP sui mercati europei,<br />
oltre ad una crescente attenzioni<br />
nei confronti della<br />
democrazia e dei diritti<br />
umani di quei Paesi.<br />
L’Ue concedeva un accesso<br />
preferenziale alle esportazioni<br />
di prodotti ACP con<br />
la convinzione che il loro<br />
aumento avrebbe favorito<br />
la crescita economica.<br />
Non è questa la sede per<br />
discutere i motivi del fallimento<br />
in termini di sviluppo<br />
della politica delle<br />
preferenze commerciali<br />
della Ue, basti ricordare<br />
che venivano esclusi<br />
prodotti di interesse ACP<br />
ma in concorrenza con gli<br />
agricoltori europei come<br />
lo zucchero, la carne bovina<br />
ed il riso. Il risultato<br />
di trent’anni di preferenze<br />
commerciali appare chiaro<br />
da questi dati: dal 1976 al<br />
1998, la quota di esportazioni<br />
sul mercato europeo<br />
controllata dai Paesi ACP<br />
è passata dal 6,7% al 3%. Si<br />
è trattato nella stragrande<br />
maggioranza di esportazioni<br />
di materie prime non<br />
trasformate e soggette, soprattutto<br />
quelle agricole,<br />
alla volatilità del prezzo<br />
sul mercato internazionale<br />
e al loro costante declino<br />
registrato durante gli<br />
anni ’80 e ’90.<br />
La novità introdotta dagli<br />
APE è dirompente. In<br />
sostituzione di un regime<br />
commerciale preferenziale,<br />
l’Ue ha proposto un area di<br />
libero scambio dove l’apertura<br />
dei mercati è “sostanzialmente<br />
reciproca”, vale<br />
a dire impegna le parti in<br />
maniera “sostanzialmente”<br />
equivalente. Sono vent’anni<br />
che in un modo o nell’altro<br />
ai Paesi africani viene imposta<br />
l’apertura dei propri<br />
mercati, assieme alla liberalizzazione<br />
e privatizzazione<br />
di settori fondamentali come<br />
i servizi pubblici.<br />
Venti anni che hanno causato<br />
al continente la perdita<br />
di 272 miliardi di dollari,<br />
una cifra superiore all’ammontare<br />
del debito estero<br />
pubblico di questi stessi<br />
Paesi. Miliardi che non<br />
hanno rappresentato un investimento<br />
necessario per<br />
propria crescita, ma un costo<br />
enorme in termini economici,<br />
sociali e ambientali<br />
che le popolazioni di quei<br />
Paesi continuano a pagare.<br />
Gli APE hanno l’obiettivo<br />
di rendere irreversibile le<br />
aperture commerciali ACP<br />
nei confronti della Ue, andando<br />
oltre quanto, con<br />
enormi difficoltà, si sta già<br />
negoziando in ambito multilaterale<br />
all’interno del-<br />
l’Organizzazione mondiale<br />
del commercio (OMC). Gli<br />
accordi sono definiti OMC-<br />
Plus perché contengono misure<br />
per la liberalizzazione<br />
del settore degli investimenti<br />
che gli stessi Paesi del Sud<br />
sono riusciti ad eliminare<br />
dall’agenda della OMC. Esistono<br />
numerosi studi sulle<br />
proiezioni dei costi che i<br />
Paesi ACP saranno costretti<br />
ad affrontare con l’entrata in<br />
vigore degli APE. Ad esempio,<br />
in termini di perdita di<br />
gettito fiscale derivante dall’imposizione<br />
di dazi e tariffe<br />
sui prodotti in ingresso nel<br />
proprio mercato, un Paese<br />
come la Nigeria perderà<br />
427 milioni di euro all’anno,<br />
il Ghana 193, il Cameroon<br />
149 e così via fino allo Zambia,<br />
che in termini assoluti<br />
subirà una perdita apparentemente<br />
minore (15,8 milioni)<br />
ma che rappresenta<br />
la spesa annuale del Paese<br />
per la cura dell’HIV/AIDS.<br />
Enormi preoccupazioni ricadono<br />
sul settore agricolo<br />
di quei Paesi, elemento<br />
chiave per qualsiasi politica<br />
di sviluppo nazionale. Il settore<br />
agricolo africano impiega<br />
in media di forza lavoro<br />
in percentuale al totale<br />
molto elevata raggiungendo<br />
in alcuni Paesi meno avanzati<br />
percentuali del 80-90%.<br />
Si tratta in maggioranza di<br />
un’agricoltura realizzata su<br />
piccola scala, di auto-sussistenza<br />
ed orientata ai mercati<br />
locali. Stesso discorso<br />
per il settore manifatturiero,<br />
dove l’apertura dei mercati<br />
ha avviato e accelererà dei<br />
veri e propri processi di deindustrializzazione,<br />
con imprese<br />
nazionali escluse dai<br />
mercati propri a causa della<br />
concorrenza europea.<br />
È bene ricordare che stiamo<br />
parlando di accordi di<br />
cooperazione il cui obiettivo<br />
dovrebbe essere lo<br />
sviluppo e lo sradicamento<br />
della povertà. Ma è evidente<br />
che, più che a una logica<br />
di sviluppo, gli APE rispondano<br />
ad interessi offensivi<br />
di stampo neocoloniale del<br />
vecchio continente, deciso<br />
ad affrontare con ogni<br />
mezzo vecchi e nuovi concorrenti<br />
sul mercato globale.<br />
L’Africa è uno dei luoghi,<br />
forse dal punto di vista strategico<br />
nemmeno il più importante,<br />
dove si gioca questa<br />
battaglia per il controllo<br />
dei mercati e delle risorse.<br />
Una cooperazione europea,<br />
insomma, al servizio delle<br />
imprese, che assurgono al<br />
paradossale ruolo di attori<br />
di sviluppo.<br />
Internazionale
Internazionale<br />
Cuba:<br />
...Conclude Victor<br />
Hugo che Cuba<br />
non va mitizzata,<br />
i Cubani sono<br />
persone normali<br />
con i loro difetti e<br />
meschinità,<br />
che però resistono<br />
dignitosamente<br />
alle pressioni del<br />
gigante (cattivo)<br />
nordamericano<br />
tentando di<br />
percorrere una<br />
strada diversa<br />
da quella tracciata<br />
dal capitalismo<br />
di Alberto Peretti<br />
cucalambé”,Granado,<br />
Victor “El<br />
Hugo...<br />
il Mojito. Dal 22 giugno al<br />
6 luglio un gruppo dell’AR-<br />
CI di Lucca è stato a Cuba<br />
in occasione della XL°<br />
Jornada cucalambeana,<br />
un’iniziativa culturale dedicata<br />
a Juan Fajardo detto<br />
“el cucalambé “, poeta e<br />
scrittore della seconda metà<br />
dell’ottocento che si distinse<br />
per l’impegno in favore<br />
dell’indipendenza di Cuba.<br />
La manifestazione ruota intorno<br />
alla decima cubana,<br />
forma di declamazione<br />
cronaca, riflessioni,<br />
emozioni dall’isola che<br />
può ancora far sognare<br />
poetica dove autori di versi<br />
improvvisati si confrontano<br />
a suon di “quartine”, caratterizzate<br />
da rime rispondenti<br />
a precise caratteristiche. E’<br />
una forma molto popolare<br />
tra i campesinos cubani e<br />
ricorda, seppur con caratteristiche<br />
metriche diverse,<br />
analoghe forme di espressione<br />
poetiche in voga nelle<br />
campagne toscane (l’attore<br />
Carlo Monni ne è l’interprete<br />
più noto). La manifestazione<br />
dura una settimana, si<br />
svolge nella zona di Las Tunas<br />
(centro dell’isola) con<br />
diverse modalità: confronti<br />
in versi tra i poeti improvvisatori,<br />
convegni sulla cultura<br />
e le tradizioni contadine,<br />
sfilate con le rappresentanze<br />
che convergono a Las Tunas<br />
da tutte le province cubane<br />
ed anche da fuori come<br />
nel caso dell’ARCI di Lucca<br />
(unica e prima delegazione<br />
italiana), balli e concerti dove<br />
l’estrosità e la spontaneità<br />
dei cubani e delle cubane<br />
emergono in tutta la loro<br />
spettacolarità, mostre di<br />
quadri e sculture…insomma<br />
un festival della creatività<br />
popolare.<br />
La presenza a Cuba ha<br />
poi vissuto altri momenti<br />
significativi con la visita al<br />
Mausoleo del Che a Santa<br />
Clara, dove vi è anche la<br />
sua tomba e quella di altri<br />
guerriglieri ed al Museo del<br />
Pueblo combatiente a l’Avana<br />
diretto da Victor Hugo<br />
Parès Lores, vecchio amico<br />
dell’ARCI, con il quale sono<br />
frequenti i contatti ed i progetti<br />
di cooperazione. Anche<br />
questa volta la visita era<br />
legata ad un evento: il con-<br />
corso per bambini dedicato<br />
a Fabio di Celmo, vittima<br />
del terrorismo anticubano,<br />
deceduto in un albergo situato<br />
nella zona del museo<br />
ed a cui è dedicata una sala<br />
dello stesso.<br />
L’attività del museo, oltre<br />
a quelle tipiche - esposizione<br />
di reperti archeologici,<br />
mostre di quadri ecc. - è infatti<br />
caratterizzata da iniziative<br />
culturali e ricreative che<br />
coinvolgono gli abitanti del<br />
quartiere svolgendo quindi<br />
un ruolo di aggregazione<br />
e di socialità. Oltre a tutto<br />
ciò il viaggio a Cuba sarà<br />
ricordato dai partecipanti<br />
per un evento assolutamente<br />
imprevisto, sicuramente<br />
invidiato, presumibilmente<br />
irripetibile: l’incontro con<br />
Alberto Granado, il compagno<br />
di viaggio del Che in
Sotto a sinistra, la<br />
delegazione dell’ARCI<br />
di Lucca alla sfilata<br />
di apertura della XL<br />
journada cucalambeana<br />
a Las Tunas.<br />
A destra, Trinidad località<br />
designata ad entrare<br />
nel patrimonio dell’Unesco<br />
america latina, reso famoso<br />
dal libro Latino americana<br />
e dal film Diari della motocicletta;<br />
un incontro scevro<br />
di ogni ufficialità, con un<br />
“vecchietto” arzillo, lucido e<br />
disponibile senza troppe cerimonie<br />
ad ascoltare 4 anonimi<br />
piombati da un momento<br />
all’altra a casa sua.<br />
Non sono mancate nel<br />
viaggio, se è vero come è vero<br />
che l’ARCI è un’associazione<br />
ricreativa oltreché culturale,<br />
le puntate al mare, la visita<br />
all’Avana vecchia, all’orchideario<br />
di Soroa, a Trinidad<br />
(patrimonio dell’Unesco), il<br />
tutto annaffiato da frequenti<br />
bevute di Mojito, Cuba libre,<br />
Daiquiri, Piña colada. Questa<br />
la cronaca nuda e cruda<br />
del viaggio ma il viaggio è<br />
stato tanto altro in quanto<br />
a sensazioni, impressioni,<br />
foto Marco Peretti<br />
discussioni, visioni.<br />
Pole principià il dibattito<br />
Cuba è una realtà complessa,<br />
complicata, contraddittoria;<br />
non facilmente<br />
interpretabile, non rappresentabile<br />
dagli “opposti<br />
estremismi “di chi la considera<br />
l’ultimo residuo dell’”impero<br />
del male”, l’ultimo<br />
ostacolo che si frappone al<br />
dispiegarsi della “fine della<br />
storia” consacrando questo<br />
mondo come il migliore<br />
possibile e di chi la considera<br />
come avamposto del “socialismo<br />
realizzato”, patria<br />
del “sol dell’avvenir” dove si<br />
è realizzato il marxiano “uomo<br />
nuovo”.<br />
A Cuba ci sono difficoltà<br />
nel vivere quotidiano: nella<br />
capitale abbiamo visto, accanto<br />
al magnifico quartiere<br />
ristrutturato dell’Avana vecchia,<br />
case diroccate, nelle<br />
campagna casupole che dire<br />
modeste è un eufemismo.<br />
C’è chi ti avvicina, giovane<br />
per lo più, sospirando che il<br />
suo sogno è venire in Italia<br />
concludendo il colloquio<br />
con la richiesta di un peso<br />
e guardandoti stralunato<br />
quando gli fai presente che<br />
anche in Italia non sono rose<br />
e fiori, specialmente per<br />
un migrante. Chi ti propone<br />
il mangiare al paladar o l’alloggio<br />
nelle case particular<br />
(rispettivamente trattoria e<br />
pensione familiare, una delle<br />
poche forme consentite<br />
di attività privata) o l’aragosta<br />
(in un orecchio perché è<br />
proibito la pesca) o i sigari<br />
…insomma ci si arrangia<br />
per arrotondare il salario<br />
e permettersi qualcosa di<br />
più di quello che consente<br />
la libreta (la tessera per<br />
accedere ai generi di prima<br />
necessità). I Cubani girano<br />
con quelle vecchie macchi-<br />
ne americane degli anni ’50,<br />
quando va bene, altrimenti<br />
si muovono con autobus ,<br />
l’autostop e, nelle campagne,<br />
con carretti. Il rum e la birra<br />
scorrono a fiumi ed il sabato<br />
sera c’è qualche ubriaco<br />
di troppo. Devi stare attento<br />
a chiudere la macchina<br />
avendo cura di non lasciare<br />
niente dentro in vista, e la<br />
massiccia presenza di polizia<br />
disseminata in ogni dove<br />
(anche alla spiaggia) più che<br />
tranquillizzare mette dentro<br />
un sottile senso d’angoscia.<br />
Insomma un quadro da paese<br />
del terzo mondo. Ecco,<br />
appunto. Tra le cose che ci<br />
ha fatto notare Victor Hugo<br />
nelle estenuanti chiacchierate<br />
cui l’abbiamo costretto<br />
per soddisfare la nostra voglia<br />
di conoscere e capire,<br />
è che Cuba è un paese dell’America<br />
Latina con una<br />
storia ed un’attualità che va<br />
conosciuta e commisurata<br />
con la storia e le condizioni<br />
degli altri paesi dell’America<br />
Latina. Prima di valutare<br />
Cuba bisognerebbe visitare<br />
Haiti, Messico, Brasile, Paraguay,<br />
Argentina ecc ecc. .<br />
, ma forse basta leggere La<br />
scommessa delle Americhe<br />
di Maurizio Chierici (Einaudi,<br />
2007) per rendersi conto<br />
degli immensi problemi di<br />
questo continente e di come<br />
Cuba sia in condizioni nettamente<br />
migliori.<br />
Forse è monotono, perché<br />
su Arcipelago lo leggiamo<br />
spesso (da ultimo i numeri<br />
30 e 31), ma come non citare<br />
la diffusione e la qualità<br />
dei servizi sanitari cubani?<br />
Tralascio cifre e numeri<br />
ormai noti, cito solo un<br />
episodio emblematico del<br />
livello del sistema sanitario<br />
cubano, riportando una notizia<br />
dal Corriere di Lucca<br />
del 14 luglio 2007: “Sclero-<br />
si, medici cubani e senesi a<br />
confronto. Si sono svolti in<br />
questi giorni, al Policlinico<br />
Santa Maria alle Scotte, alcuni<br />
seminari per confrontare<br />
studi e ricerche tra due<br />
realtà diverse, quali sono<br />
quella italiana e quella cubana”.<br />
La medicina cubana,<br />
su una patologia cosi grave<br />
e complessa, si misura con<br />
quelle di un paese considerato<br />
dall’OMS all’avanguar-<br />
dia in tema di sanità.<br />
Un altro tema scottante<br />
di dibattito è quello della<br />
rappresentanza; il partito<br />
unico, Fidel sempre e comunque<br />
presidente (e che<br />
succederà dopo...? sappiamo<br />
che è un grande lider ma<br />
siamo preparati), le modalità<br />
elettorali. Qui Victor Hugo<br />
ha spiegato che la legge<br />
cubana consente a chiunque<br />
di candidarsi se è sostenuto<br />
dal popolo attraverso i vari<br />
passaggi elettorali, non sono<br />
ammessi altri partiti perché<br />
la situazione determinata<br />
dalla propaganda e dall’attivismo<br />
dei profughi cubani<br />
sostenuti con tutti i mezzi<br />
dagli USA (Fidel Castro ha<br />
subito 639 tentativi di omicidio,<br />
c’è stato il tentativo di<br />
invasione nel 1961, centinaia<br />
di morti in attentati…)<br />
non consente un sereno e<br />
democratico confronto di<br />
posizioni ideali ma lascerebbe<br />
spazio a coloro che<br />
hanno l’unico interesse di<br />
far ritornare Cuba ad essere<br />
il “puttanaio della malavita<br />
nordamericana”. Se gli Usa<br />
rinunciassero all’assurda<br />
pretesa di riprendere l’egemonia<br />
sull’isola e quindi<br />
lasciassero i cubani liberi di<br />
decidere il proprio destino<br />
senza imposizioni esterne<br />
nulla osterebbe al multipartitismo,<br />
sarebbe annullata<br />
Segue a pag. 30<br />
foto Marco Peretti
Internazionale la<br />
0<br />
Segue da pag. 29<br />
pena di morte. Questo<br />
afferma Victor Hugo. Certo<br />
si può anche pensare che<br />
questa storia del Bloqueo<br />
Usa faccia gioco alla dirigenza<br />
del partito comunista<br />
cubano per tenere unificato<br />
il popolo cubano contro il<br />
nemico esterno, facendogli<br />
così ingoiare le peggio cose.<br />
E’ un’ipotesi da non scartare<br />
ma da verificare, certo è<br />
che la politica Usa nei confronti<br />
di Cuba è un dato di<br />
fatto suffragato da 48 anni<br />
di azioni ostili documentate.<br />
E poi il razzismo ed il<br />
“machismo”: non esistono<br />
leggi che discriminano neri<br />
ed omosessuali a Cuba anzi<br />
sono stati fatti passi avanti<br />
notevoli dai tempi di Batista<br />
– che era meticcio eppure<br />
non poteva entrare in certi<br />
locali riservati ai bianchi,<br />
lui, il capo dello stato! - ma<br />
non è completamente sradicata,<br />
sottolinea Victor Hugo,<br />
nella testa della gente quella<br />
mentalità che li vuole diversi<br />
e quindi lo stato continua<br />
la sua battaglia culturale. La<br />
prostituzione: quando dici<br />
che vai a fare un viaggio a<br />
Cuba fioccano battute, ammiccamenti<br />
ma tutta questa<br />
prostituzione non l’abbiamo<br />
vista. Probabilmente è ben<br />
nascosta. Anche di questo<br />
abbiamo parlato con Victor<br />
Hugo: la prostituzione ha<br />
avuto un certo sviluppo negli<br />
anni successivi al crollo dei<br />
paesi dell’est (il cosiddetto<br />
“periodo especial”, anni ‘90)<br />
quando le condizioni economiche<br />
veramente gravi<br />
hanno indotto molte donne<br />
a sbarcare il lunario facendo<br />
la vita, ma da allora la situa-<br />
Sopra: Nadia Caselli, Alberto<br />
Peretti e Beppe Corso<br />
in compagnia di Alberto<br />
Granado compagno del Che<br />
nel viaggio in America Latina<br />
zione è nettamente migliorata<br />
. Conclude Victor Hugo<br />
che Cuba non va mitizzata,<br />
i Cubani sono persone<br />
normali con i loro difetti e<br />
meschinità, che però resistono<br />
dignitosamente alle<br />
Sotto, in Plaza de la<br />
Revoluciòn a Las Tunas,<br />
da sinistra Nelia, Victor<br />
Hugo, Beppe,<br />
Nadia e Alberto.<br />
pressioni del gigante (cattivo)<br />
nordamericano tentando<br />
di percorrere una strada<br />
diversa da quella tracciata<br />
dal capitalismo. Sull’aereo<br />
che ci riporta a casa sono<br />
assalito da mille dubbi ma<br />
ripensando a quello che ho<br />
visto e sentito, al confronto<br />
senza remore con Victor<br />
Hugo ricavo la sensazione<br />
che Cuba è un paese sempre<br />
vivo dove ci sono ancora le<br />
condizioni per realizzare<br />
qualcosa di diverso, senza<br />
con questo minimizzare le<br />
difficoltà e tacere delle contraddizioni<br />
perché questo<br />
non aiuta certo questo processo,<br />
come ci ha insegnato<br />
la storia di altre esperienze<br />
rivoluzionarie.<br />
Al di là del depliant<br />
Cuba è sole, mare cristallino,<br />
spiagge bianche, pesci<br />
variopinti, barriera corallina,<br />
musica e balli, angustilla<br />
e camarones (aragoste e<br />
gamberoni), daiquiri al Floridita<br />
(il locale frequentato<br />
da Hemingway), vegetazione<br />
lussureggiante e frutti tropi-<br />
foto Marco Peretti<br />
foto Marco Peretti<br />
cali…tutto come da depliant<br />
turistico. Ma Cuba è anche<br />
i ragazzini che giocano a<br />
pallone sotto il diluvio nella<br />
Plaza Vieja luogo centrale<br />
dell’Avana vecchia, salotto<br />
della città (sarebbe possibile<br />
a Piazza di Spagna?!); è il<br />
trasporto alternativo: punti<br />
di raccolta dove un addetto<br />
regolarmente autorizzato<br />
e riconoscibile, ferma le<br />
macchine dei cubani e vi fa<br />
salire passeggeri appiedati;<br />
è le orchestrine che si materializzano<br />
in ogni dove e in<br />
pochi minuti attrezzano un<br />
concerto; è le autobotti che<br />
danno birra alle feste di paese;<br />
è la ragazza argentina che<br />
piange davanti alla statua del<br />
Che al mausoleo di Santa<br />
Clara; è il proliferare di attività<br />
culturali, all’Avana come<br />
in altri centri, tutto in locali<br />
messi a disposizione dalle<br />
amministrazioni pubbliche<br />
(proprio come a Lucca …); è<br />
la moneta e la banconota da<br />
tre pesos cubani con l’effige<br />
del Che che si vende nelle<br />
strade; è i mega tabelloni<br />
raffiguranti Fidel, il Che,<br />
Camilo Cienfuegos, Josè<br />
Martì, gli slogan inneggianti<br />
alla rivoluzione ed irridenti<br />
gli yankee, che suonano un<br />
po’ retorici ma riempiono<br />
gli occhi ed il cuore ai “rivoluzionari<br />
frustrati “abituati a<br />
vedere solo pubblicità ammiccanti<br />
nelle strade di casa<br />
loro; è la spontaneità del saluto<br />
e del contatto delle donne<br />
cubane, baci e abbracci<br />
senza troppi formalismi; è i<br />
cammello pittoreschi autobus<br />
con una forma ondulata<br />
tale da ricordare le gobbe<br />
del cammello; è il pullulare<br />
di persone, di tutti i tipi, che<br />
affollano i bordi delle strade<br />
sia in città che fuori in<br />
attesa di un passaggio; è la<br />
passione e l’abilità di Yoannes,<br />
collaboratore di Victor<br />
Hugo al Museo, che dipinge<br />
con la penna biro (abbiamo<br />
ammirato i suoi quadri anche<br />
a Lucca); è il materializzarsi<br />
di un pullman della<br />
Clap nei pressi di Trinidad<br />
con la scritta ARCI, inviato<br />
qualche anno fa nell’ambito<br />
di un progetto di cooperazione.<br />
Tutto questo è quello che<br />
riesco a riportare di questo<br />
viaggio. E se lo rifacessimo<br />
organizzando una grande<br />
delegazione (stavolta eravamo<br />
solo 4), un torpedone<br />
targato ARCI che scorrazza<br />
in su e giù per Cuba, magari<br />
con un’ “ improvvisatore”<br />
toscano al seguito ?
Svanita la Festa …<br />
ECCO LE CENE!!<br />
V e<br />
ne siete accorti? La<br />
festa di Arcipelago,<br />
propagandata in ultima<br />
di copertina del numero<br />
scorso, non c’è stata. Avevamo<br />
fatto i conti senza il<br />
Comune di Montecarlo che<br />
non da permessi in concomitanza<br />
con la festa del vino.<br />
Noi non ci avevamo pensato<br />
e quando ci siamo trovati<br />
di fronte alla triste notizia<br />
non c’erano altri periodi nei<br />
quali spostarla. Dopo lunghi<br />
e tribolati giorni passati<br />
a pensare come risolvere il<br />
problema, mollemente adagiati<br />
sulla spiaggia di Lido di<br />
Camaiore: l’illuminazione!<br />
Spalmeremo la festa in una<br />
serie di cene mensili fino<br />
alla primavera prossima. La<br />
prima, nel momento in cui<br />
leggerete queste righe, c’è<br />
già stata il 25 agosto, ma mi<br />
auguro per voi che lo sappiate<br />
perché avete partecipato,<br />
altrimenti maledetto<br />
chi vi coce il pane! Le pros-<br />
sime saranno il 22 settembre<br />
e il 6 ottobre, sempre al<br />
Podere Operaio e sempre<br />
con prenotazione e obbligo<br />
di partecipazione di almeno<br />
un centinaio di persone. Noi<br />
da parte nostra vi promettiamo<br />
piatti succulenti, vino<br />
buono e di volta in volta un<br />
tema corredato da brevi filmati<br />
e buona musica.<br />
Segnate le date sull’agenda<br />
e non dissipate i soldi<br />
che vi avevo detto di risparmiare<br />
per la festa, infatti<br />
non cambia niente: invece<br />
di spenderli in una botta<br />
sola li spenderete diluiti nel<br />
tempo, ma sempre quelli<br />
sono. Per i dettagli (menù,<br />
costo, allegati) relativi alle<br />
prossime due date ci faremo<br />
vivi, ma se proprio<br />
non ce la fate a resistere,<br />
rosi dalla curiosità, potete<br />
telefonare in sede (0583<br />
490004) e abbinare due cose<br />
fondamentali: informazione<br />
e prenotazione.<br />
Torna il Mercatino<br />
dei Libri Scolastici Usati<br />
Via S.Gemma Galgani 27 – Lucca<br />
D opo<br />
un anno lontano<br />
dal centro storico,<br />
torniamo tra le mura<br />
di Lucca: dal 16 agosto<br />
fino al 22 settembre in Via<br />
S.Gemma galgani 27 (vicino<br />
al cinema Italia) sarà possibile<br />
vendere e acquistare<br />
libri per le scuole medie inferiori<br />
e superiori.<br />
Il Mercatino si propone<br />
sia come aiuto per le famiglie,<br />
in difficoltà a causa<br />
della politica portata avanti<br />
dalle case editrici, sia come<br />
spazio sociale per l’aggregazione<br />
giovanile.<br />
Vendiamo i libri a metà<br />
del prezzo di copertina, senza<br />
prenderci un soldo, infatti<br />
il mercatino non è stato<br />
sovvenzionato da nessuna<br />
istituzione e vive solo grazie<br />
alle offerte delle persone che<br />
ne usufruiscono!<br />
Fino al 22 Settembre:<br />
continua la vendita dei libri<br />
a metà del prezzo di copertina.<br />
dal 24 al 29 Settembre:<br />
restituzione dei soldi e dei<br />
libri invenduti<br />
Orari: dal Lunedì<br />
al Venerdì: 9,30 – 12,30<br />
e 16,00 – 19,00<br />
Il Sabato: 9,30 – 12,30<br />
dal 12 Settembre<br />
Chiuso la mattina<br />
Coordinamento<br />
Antifascista Studentesco<br />
Collettivo Studentesco<br />
per il Diritto allo Studio<br />
Vita associativa<br />
1
9/10/1967 - 9/10/2007<br />
quarant’anni<br />
senza il Che<br />
Comandante Che Guevara<br />
Aprendimos a quererte<br />
desde la historica altura<br />
donde el sol de tu bravura<br />
le puso cerco a la muerte.<br />
Aqui se queda la clara,<br />
la entrañable transparencia<br />
de tu querida presencia,<br />
comandante Che Guevara.<br />
Tu mano gloriosa y fuerte<br />
sobre la historia despara,<br />
cuando todo Santa Clara<br />
se despierta para verte.<br />
Aqui se queda la clara,<br />
la entrañable transparencia<br />
de tu querida presencia,<br />
comandante Che Guevara.<br />
Vienes quemando la brisa<br />
con soles de primavera<br />
para plantar la bandera<br />
con la luz de tu sonrisa.<br />
Aqui se queda la clara,<br />
la entrañable transparencia<br />
de tu querida presencia,<br />
comandante Che Guevara.<br />
Tu amor revolucionario<br />
te conduce a nueva impresa,<br />
donde esperan la firmeza<br />
de tu brazo libertario.<br />
Aqui se queda la clara,<br />
la entrañable transparencia<br />
de tu querida presencia,<br />
comandante Che Guevara.<br />
Seguiremos adelante<br />
como junto a ti seguimos<br />
y con Fidel te decimos:<br />
“Hasta siempre,<br />
comandante!”<br />
Aqui se queda la clara,<br />
la entrañable transparencia<br />
de tu querida presencia,<br />
comandante Che Guevara.