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DEL BONGI!

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Periodico di ARCI<br />

comitato territoriale<br />

di Lucca<br />

GIU’ LE MANI<br />

DALL’ACQUA<br />

<strong>DEL</strong> <strong>BONGI</strong>!<br />

Reg. trib di Lucca n°758 del27/02/02 - Direttore resp. Mariella Di Stefano<br />

Sped. in abb. post. Art. 2 comma 20/c legge 662/96 Lucca<br />

n° 33<br />

Settembre - Ottobre 2007


Sommario<br />

3<br />

4<br />

5<br />

7<br />

8<br />

9<br />

10<br />

12<br />

13<br />

14<br />

15<br />

Un ringraziamento sentito e doveroso<br />

Mentre continua lo sforzo<br />

della redazione di<br />

Arcipelago per offrire<br />

un prodotto sempre più fruibile<br />

dai nostri lettori, con risultati che<br />

ci sembrano decisamente apprezzabili<br />

(come è dimostrato anche<br />

dai commenti finora ricevuti),<br />

non ci possiamo dimenticare di<br />

ringraziare chi, per lungo tempo,<br />

N°33 - Settembre-Ottobre 2007<br />

Periodico di ARCI<br />

comitato territoriale<br />

di Lucca<br />

Lucca<br />

Siamo un popolo di Santi,Poeti,<br />

Navigatori e… Assessori<br />

di Beppe Corso<br />

Uscire dalla Casta<br />

di Acido Acida<br />

Se un Consigliere regionale<br />

guadagna più di Sarkozy…<br />

Etno sguardi, studio delle diversità<br />

e delle migrazioni<br />

di Marco D’Alessandro<br />

Rigurgiti di fascismo istituzionale<br />

Le mani sull’acqua del Bongi<br />

di Giulio Sensi<br />

Un Figlio del Bastardo<br />

di Simonetta Simonetti<br />

Capannori<br />

Fra Don chisciotte e Garibaldi<br />

di Luciano Luciani<br />

Dalle storie in Camicia Rossa un<br />

tenace filo rosso<br />

Valle del Serchio<br />

Alex Zanotelli in Valle del Serchio<br />

nei prossimi mesi<br />

del gruppo promotore<br />

Solidarietà<br />

Liberaci dalle spine<br />

16<br />

18<br />

20<br />

21<br />

22<br />

23<br />

26<br />

27<br />

28<br />

31<br />

ci ha permesso di “uscire” con una<br />

veste tipografica comunque più<br />

che dignitosa. Stiamo parlando di<br />

Roberto Corso, che ha collaborato<br />

a lungo – e gratuitamente – col<br />

nostro giornale di cui ha realizzato<br />

la parte grafica e, saltuariamente,<br />

occupandosi di una rubrica di<br />

musica piuttosto apprezzata.<br />

Abbiamo calcolato che per “cos­<br />

Diritti<br />

Saluti da Cecina<br />

di Beatrice Lera<br />

Cultura<br />

Tra globalizzazione<br />

e ricerca delle radici<br />

diLuciano Luciani<br />

L’aria salata: qualche ora d’aria<br />

di Nadia Davini<br />

Lucca Film Festival terza edizione<br />

di Pier Chalutte<br />

Il mio nome è Nedo Ludi<br />

di Alberto Peretti<br />

Dalmatica<br />

di Gianni Quilicii<br />

Il misterioso mondo<br />

delle arti marziali<br />

di Maurizio Fatarella<br />

Diamo i numeri<br />

di Alberto Peretti<br />

Internazionale<br />

Il lupo Europa perde il pelo<br />

ma non il vizio<br />

di Roberto Sensi<br />

Cuba: cronaca, riflessioni,<br />

emozioni dall’Isola che può<br />

ancora far sognare<br />

di Alberto Peretti<br />

Vita associativa<br />

Svanita la Festa<br />

Ecco le cene<br />

Torna il Mercatino<br />

dei libri scolastici usati<br />

Corsi di lingue<br />

truire” graficamente 31 numeri<br />

di Arcipelago, Roberto abbia<br />

lavorato complessivamente dalle<br />

300 alle 400 ore. In pratica oltre<br />

due mesi di lavoro non retribuito<br />

ed effettuato in genere utilizzando<br />

le domeniche e i giorni festivi. Se<br />

non è volontariato questo!<br />

Grazie Roberto, ma continua a<br />

darci una mano!<br />

Direttore responsabile<br />

Mariella Di Stefano<br />

Collaboratori<br />

Alberto Pieretti<br />

Alessandra Vecoli<br />

Andrea Lorenzoni<br />

Beppe Corso<br />

Francesca Orlandi<br />

Gianni Quilici<br />

Giulio Sensi<br />

Luciano Luciani<br />

Marco D’Alessandro<br />

Maria Teresa Leone<br />

Mario Ciancarella<br />

Maurizio Fatarella<br />

Nadia Davini<br />

Rodrigo Rivas<br />

Valeria Giglioli<br />

Progetto grafico<br />

e impaginazione<br />

Luciano Leoni<br />

Redazione<br />

Via S. Gemma Galgani, 46<br />

55100 Lucca<br />

Telefax 0583.490004<br />

e-mail: lucca@arci.it<br />

Stampa<br />

Tipolito 2000<br />

Fotografie<br />

Giulio Sensi<br />

Riccardo Pensa<br />

Ringraziamenti<br />

Si ringrazia Mariella Di<br />

Stefano per aver accettato di<br />

fare il Direttore responsabile<br />

di questo giornale. Si intende<br />

che ciò non comporta in<br />

alcun modo da parte sua la<br />

condivisione del contenuto<br />

degli articoli, del quale si<br />

assumono piena responsabilità<br />

gli estensori, o nel caso<br />

l’articolo non sia firmato, la<br />

redazione nel suo complesso.


SIAMO UN POPOLO<br />

di SANTI, POETI,<br />

NAVIGATORI e...<br />

ASSESSORI!!<br />

Anche in Toscana,<br />

finalmente, decolla<br />

l’Unione, anche se<br />

continua a prevalere<br />

la sua versione<br />

“partitica”: infatti<br />

che ruolo è stato<br />

assegnato in questo<br />

progetto unitario ai<br />

movimenti e all’associazionismo?<br />

Intanto però Lucca,<br />

che il centrodestra<br />

si ostina a voler presentare<br />

come “colonizzata”<br />

dalla Toscana<br />

Rossa, porta a<br />

quota tre il numero<br />

dei suoi cittadini<br />

nella giunta<br />

regionale<br />

di Beppe Corso<br />

In alto, Eugenio Baronti di<br />

Rifondazione Comunista,<br />

neo Assessore regionale<br />

alla ricerca, alla casa e alla<br />

tutela dei consumatori.<br />

A lato, Alessio Ciacci<br />

nominato assessore<br />

all’Ambiente al comune di<br />

Capannori in sostituzione<br />

di Baronti.<br />

Al di là dei comportamenti<br />

del governo Prodi, dalla sua<br />

elezione ad oggi, comportamenti<br />

sui quali si potrebbero<br />

scrivere pagine e pagine<br />

e non certo di complimenti,<br />

restiamo dell’avviso che sia importante,<br />

indipendentemente dai singoli partiti,<br />

che si rafforzi il senso di coalizione del<br />

centrosinistra.<br />

Si, perché il centrosinistra ha vinto le<br />

elezioni come soggetto collettivo e non<br />

come semplice somma di singole forze<br />

politiche. È questa una convinzione<br />

che ci ha portati, come associazione, ad<br />

impegnarci perché si costruisse l’Unione<br />

anche in Toscana. L’avevamo detto fin dal<br />

momento delle elezioni che la divisione<br />

del centrosinistra andava superata. Lo<br />

avevamo ribadito in riunioni pubbliche e<br />

sottoscrivendo un appello insieme ad altri<br />

rappresentanti della società civile. Oggi<br />

che l’Unione Toscana si è realizzata siamo<br />

contenti anche per il piccolo contributo<br />

che abbiamo dato alla sua nascita. Ma<br />

siamo subito pronti a rilanciare: ora che<br />

l’Unione c’è vorremmo che si aprisse una<br />

stagione di coinvolgimento più ampio<br />

perché pensiamo sia importante uscire da<br />

un metodo che prevede solo trattative e<br />

relazioni tra partiti. Siamo convinti che si<br />

otterrebbe molto più slancio dando spazio<br />

e voce a tutti gli attori che partecipano<br />

alla vita civile della nostra regione.<br />

Ma la nascita dell’Unione Toscana per<br />

noi lucchesi ha voluto dire anche qualcosa<br />

di più: un altro assessore! Dopo Toschi,<br />

Bertolucci, voilà: Eugenio Baronti! Da colonizzati<br />

a colonizzatori? Chissà, intanto<br />

teniamoceli e in culo a Dinelli e il suo<br />

astio e il suo livore.<br />

Certo vedendo le deleghe assegnate a<br />

Baronti ci sfugge il senso di tali scelte:<br />

avremmo preferito vedergli assegnata la<br />

delega all’ambiente dopo l’egregio lavoro<br />

svolto in questi anni al Comune di Capannori.<br />

Ma questo fa parte dei misteri della<br />

politica, mai svelati a partire da quando<br />

Tremelloni diventò ministro della difesa.<br />

Limitiamoci quindi alle cose comprensibili<br />

e fra queste c’è senz’altro la nomina di<br />

Alessio Ciacci ad assessore all’ambiente<br />

al Comune di Capannori. Che dire, è una<br />

di quelle cose che ti riconciliano con la<br />

politica, perché conosciamo bene Alessio,<br />

la sua competenza e la sua passione, la<br />

sua disponibilità e il suo carattere.<br />

E allora – In bocca al lupo!- assessori!<br />

Lucca


Lucca<br />

USCIRE<br />

dalla<br />

Porsi la<br />

questione<br />

dei “costi della<br />

politica” è<br />

sintomo di<br />

qualunquismo,<br />

oppure<br />

affrontare<br />

il problema fa<br />

parte di quella<br />

ormai<br />

improrogabile<br />

“riforma<br />

della politica”,<br />

senza la quale<br />

la nostra<br />

democrazia<br />

rischia<br />

il collasso?<br />

di AcidoAcida<br />

La fulminazione<br />

l’ho avuta al supermercato:facendo<br />

due conti<br />

mi sono accorta<br />

che dovevo metter<br />

giù quella bella braciola<br />

di manzo e ripiegare su un<br />

petto di pollo, assai più economico.<br />

E allora, perché un<br />

pensiero tira l’altro, mi è capitato<br />

di pensare a mia nonna<br />

(pensione minima, 600<br />

euro di reddito e stop), agli<br />

amici precari costretti a vivere<br />

ancora con i genitori e,<br />

più in generale, agli operai<br />

che come equilibristi mantengono<br />

un’intera famiglia<br />

con 1200 euro. Poi mi sono<br />

ricordata di una mostra che<br />

ho visto un paio di anni fa, a<br />

Viareggio: erano foto scattate<br />

da Che Guevara. Ce<br />

n’è una che non ho dimenticato:<br />

un guanto da lavoro<br />

appoggiato di lato sui tubi<br />

delle acciaierie di Moa, a<br />

CASTA<br />

Cuba. Segno inequivocabile<br />

dell’impegno degli uomini<br />

che lavorano per costruire<br />

qualcosa. È stato a questo<br />

punto che a me, elettrice di<br />

sinistra con un petto di pollo<br />

in mano, a me che credo<br />

nella politica, nei partiti e<br />

anche nella rappresentanza,<br />

è venuta una voglia matta<br />

di fare un “bussa e liscia”<br />

come si deve a quei signori<br />

che mi rappresentano nelle<br />

istituzioni.<br />

Nell’ultima campagna<br />

elettorale a Lucca si è parlato<br />

molto di partecipazione.<br />

Idea giustissima, dopo<br />

gli anni in cui la destra ha<br />

governato sulle teste di noi<br />

lucchesi. Ma mi sembra evidente<br />

che i forum non bastano.<br />

Non basta invitare le<br />

persone a costruire insieme<br />

il programma. E non basta<br />

perché in questo momento,<br />

con un numero crescente di<br />

persone che “non ce la fan-<br />

no”, si è formato uno spazio<br />

vuoto tra i cittadini e chi li<br />

governa. In quel vuoto galleggiano<br />

i privilegi di cui<br />

l’intera classe politica gode<br />

indipendentemente dalle<br />

condizioni del paese: e non<br />

parlo solo degli stipendi<br />

stratosferici dei parlamentari.<br />

A Lucca un consigliere<br />

comunale incassa un’indennità<br />

di circa 1000 euro al<br />

mese, quando un metalmeccanico<br />

ne guadagna appena<br />

1200 lavorando 40 ore alla<br />

settimana e facendo i turni.<br />

Penso che il problema stia<br />

proprio lì in mezzo. Perché<br />

una classe politica tanto privilegiata<br />

come può davvero<br />

comprendere le difficoltà<br />

di un paese in cui esistono<br />

persone che vivono con 600<br />

euro? Questa distanza non è<br />

passata inosservata (a Lucca<br />

ne testimonia il deludente<br />

risultato incassato dall’Ulivo<br />

e il tracollo dei partiti<br />

di sinistra) ed emerge sfacciatamente<br />

dal linguaggio,<br />

incomprensibile ai più, che<br />

certa politica si è scelta. In<br />

cui il significante, la parola,<br />

diventa significato, simbolo<br />

inequivocabile di un modo<br />

di pensare che non ha più<br />

niente a che fare con quello<br />

della gente che ogni giorno<br />

porta i figli all’asilo, va al<br />

cinema o assiste il nonno<br />

anziano. Il rischio è che si<br />

torni a percepire la politica<br />

e lo Stato come qualcosa di<br />

altro da sé, se non<br />

peggio, come venivano<br />

visti nel sud<br />

dopo l’unità d’Italia,<br />

capaci solo di<br />

prendere.<br />

Qualcosa si è già<br />

mosso: e di questa<br />

situazione dovrebbe<br />

preoccuparsi<br />

soprattutto il centrosinistra.<br />

Che<br />

deve da subito fare<br />

i conti con due dati<br />

molto allarmanti.<br />

Da un paio d’anni i<br />

progressisti temono<br />

l’alta affluenza<br />

alle urne, che nelle<br />

ultime tornate<br />

elettorali li ha<br />

clamorosamente<br />

penalizzati. La partecipazione<br />

al voto<br />

non ci aiuta più:<br />

come se le cose si<br />

fossero ribaltate e il<br />

centrosinistra fosse<br />

percepito come<br />

rappresentante di<br />

un’élite. Poi ci sono<br />

le piazze. È vero,<br />

abbiamo portato<br />

(il sindacato più che altro)<br />

milioni di persone in corteo<br />

contro la guerra, le finanziarie<br />

di Berlusconi, la precarizzazione.<br />

Ma anche la destra<br />

oggi riesce a farlo: basta<br />

pensare alla manifestazione<br />

romana contro Prodi o al<br />

Family Day. La destra ha capito.<br />

E ci marcia. Al di là del<br />

dilagante (e violento) qualunquismo,<br />

alimentato con<br />

cura dai politici e dai giornali<br />

che fanno capo alla Cdl,<br />

che sdoganano atteggiamenti,<br />

pregiudizi, bassezze<br />

che solo pochi anni fa erano<br />

considerati inammissibili (vi<br />

ricordate gli insulti che hanno<br />

accolto Tagliasacchi in<br />

Palazzo Orsetti – la sede del<br />

Comune! – dopo la sconfitta<br />

al ballottaggio?) c’è un<br />

altro aspetto, forse più sottile,<br />

ma non meno evidente.<br />

Non è un caso che questo<br />

centrodestra metta uno<br />

spazio tra sé e lo Stato: lo


fa con dichiarazioni apertamente<br />

eversive, con gli inviti<br />

a non pagare le tasse oltre<br />

una certa soglia stabilita dal<br />

‘diritto naturale’; ma anche<br />

con l’atteggiamento di chi<br />

‘dice quello che pensa’, senza<br />

peli sulla lingua. Un’eversione<br />

in versione soft, ma che,<br />

parlando alla pancia della<br />

gente, più di una volta ha<br />

mostrato il suo potenziale<br />

da colpo di stato. E che ha i<br />

tratti di una strategia precisa,<br />

un modo per farsi percepire<br />

dai cittadini come dalla<br />

loro parte, contro istituzioni<br />

lontane e arroganti. Un dire<br />

“ecco, io sono come te”, sono<br />

qualunquista, razzista,<br />

avido, come te. Se posso<br />

esserlo io, che sono un politico,<br />

perché non puoi farlo<br />

tu, che alla fine le cose che<br />

io ora sto dicendo le pensi e<br />

te ne vergogni?<br />

Ecco perché penso che la<br />

sinistra, il centrosinistra,<br />

tutti noi dobbiamo muoverci.<br />

Che non possiamo<br />

aspettare di far passare<br />

l’estate, l’autunno, il Natale.<br />

C’è un lungo lavoro da fare.<br />

Per tornare ad ascoltare le<br />

persone, ma anche a capirle.<br />

E per capirle, e per chiedere<br />

sacrifici, come diceva Berlinguer,<br />

è necessario abolire<br />

certi privilegi. Serve un<br />

Se un Consigliere<br />

Regionale<br />

guadagna<br />

piu’ di Sarkozy…<br />

Il problema non è<br />

quanto guadagna un<br />

amministratore o<br />

uno che viene investito<br />

di un incarico in<br />

ambito politico. Ma<br />

quanto costa alla collettività:<br />

il lordo è netto per chi lo<br />

intasca, però è lordo per chi<br />

lo paga. E qui si paga tutti.<br />

Facciamo qualche esempio,<br />

senza pretesa di esaustività,<br />

solo per argomentare<br />

una preoccupazione crescente<br />

e, magari, per aprire<br />

un dibattito. Il consiglio di<br />

amministrazione di Lucca<br />

Holding, la Spa attraverso la<br />

quale il Comune “controlla”<br />

tutte le partecipate, costa<br />

192.000 euro all’anno, a cui<br />

si aggiungono 67.000 euro<br />

per il collegio dei revisori e<br />

127.000 euro per costi del<br />

personale (vi lavorano due<br />

dipendenti). Un po’ di più<br />

il costo degli stipendi dei<br />

due Ato (rifiuti e acqua):<br />

complessivamente mezzo<br />

milione di euro all’anno, fra<br />

C.d.a., collegio sindacale, direttore<br />

e presidente. La presidente<br />

dell’Ato acqua, Carla<br />

Guidi (quota centrosinistra),<br />

guadagna circa 39.000 euro<br />

all’anno, mentre quello dell’Ato<br />

rifiuti, Marco Baccelli<br />

(Forza Italia) percepisce uno<br />

stipendio che arriva quasi<br />

a 37.000 euro. Costi che<br />

raddoppiano, nel caso dei<br />

rifiuti e solo parlando dei<br />

vertici dell’organizzazione<br />

e non dei dipendenti, se si<br />

pensa che, oltre all’Ato con<br />

esempio: nella forbice dei<br />

redditi, i rappresentanti del<br />

centrosinistra non possono<br />

permettersi di stare nella<br />

fascia di chi guadagna di<br />

più. E serve che qualcuno,<br />

tra chi sta nei palazzi, capisca<br />

che, tutte le mattine,<br />

prima di leggere “Il Foglio”<br />

o “Il riformista” sarebbe<br />

bene informarsi su quanto<br />

costa un litro di latte o fare<br />

un’ecografia.<br />

Quando si parla di<br />

“costi” della<br />

politica, occorre<br />

calcolare non<br />

quanto si mette in<br />

tasca il personale<br />

politico e amministrativo,<br />

ma il<br />

costo complessivo<br />

del carrozzone<br />

burocratico per lo<br />

Stato e per gli Enti<br />

Locali. A Lucca per<br />

esempio...<br />

compiti di coordinamento<br />

e di elaborazione del piano<br />

industriale, esistono anche<br />

le aziende (cinque in tutta<br />

la provincia) che gestiscono<br />

lo smaltimento dei rifiuti:<br />

Sistema Ambiente, Ascit,<br />

Ersu, Sea e Severa.<br />

Solo le società partecipate<br />

dal Comune di Lucca<br />

prevedono oltre 2 milioni<br />

di euro di costi dei C.d.a. e<br />

sindaci revisori. Il C.d.a. più<br />

costoso è quello della Salt:<br />

Segue a pag. 6


Lucca<br />

Segue da pag. 5<br />

544.000 euro annui, a cui<br />

aggiungere circa 150.000 per<br />

i sindaci revisori. Poi, come<br />

già ricordato, Lucca Hoding<br />

(circa 259.000 euro), Lucca<br />

Holding Servizi (49.000),<br />

Lucca Comics (8.400), Gesam<br />

Spa (166.000), Geal Spa<br />

(289.000), Sistema Ambiente<br />

(223.000), Polis (80.000),<br />

Lucca Polo Fiere e Teconologia<br />

(90.000 euro), Clap<br />

Spa (228.000), Farmacie Comunali<br />

(108.000).<br />

La Comunità Montana della<br />

Piana di Lucca (montano<br />

è il 10% del territorio del<br />

Comune di Lucca e il 18%<br />

di quello di Capannori) costa<br />

per i vertici 90.000 euro<br />

all’anno.<br />

La Provincia di Lucca<br />

dedica 13 milioni di euro<br />

alle società, fondazioni ed<br />

enti partecipate (la parte<br />

del leone la fa Vaibus a<br />

cui vanno la maggior parte<br />

dei contributi essendo Palazzo<br />

Ducale competente<br />

sul contratto di servizio<br />

del trasporto pubblico). In<br />

Provincia non ci sono poltrone<br />

d’oro: il compenso<br />

massimo, 9.000 euro lordi<br />

all’anno, va al rappresentante<br />

nell’ente che gestisce<br />

l’aeroporto di Tassignano.<br />

Sempre restando negli<br />

enti di emanazione della<br />

Provincia, l’Alerr, l’azienda,<br />

ora Fondazione, per<br />

la ricerca nel campo delle<br />

fonti di energia alternativa,<br />

ha ridotto lo stipendio del<br />

presidente da 72.000 euro<br />

lordi a 25.000.<br />

Fa più riflettere invece il<br />

costo del consiglio provinciale:<br />

350.000 euro all’anno.<br />

Il presidente Giovanni Gemignani<br />

(Margherita) percepisce,<br />

fra indennità (pari<br />

a quella di un assessore) e<br />

rimborsi, quasi 4.500 euro<br />

al mese. Anche qua non è<br />

preoccupante in termini assoluti<br />

quanto si intascano i<br />

consiglieri (eletti dal popolo),<br />

bensì gli altri costi e la<br />

reale valutazione sull’utilità<br />

dell’incarico. Il gettone di<br />

presenza (sostanzialmente<br />

incassato ogni volta che per<br />

una riunione di commissione,<br />

conferenza di capigruppo<br />

o consiglio si metta piede<br />

a Palazzo) ammonta a circa<br />

80 euro, ma, ad esempio, il<br />

capogruppo di Forza Italia<br />

Giovanni Santini costa alla<br />

collettività più di 5.000 euro<br />

a bimestre. Colpa dell’indennità<br />

data dall’aver partecipato<br />

– fra gennaio e febbraio<br />

2007 - a 35 momenti<br />

di lavoro (2.800 euro), ma in<br />

buona parte anche dai rimborsi<br />

(2.256 euro). Santini è<br />

anche membro del C.d.a. di<br />

Lucca Holdig (36.000 euro<br />

all’anno) e sovente si prodiga<br />

in arringhe accusatorie<br />

per i costi della politica portata<br />

avanti dal centrosinistra<br />

in Provincia.<br />

E ci sono prebende anche<br />

di altro tipo. Facciamo<br />

un esempio: la manutenzione<br />

del parco che si trova<br />

sopra i parcheggi interrati<br />

della Polis Spa alla ex caserma<br />

Mazzini – uno delle<br />

più incredibili speculazioni<br />

edilizie di Lucca - è a carico<br />

del Comune di Lucca,<br />

comprese tutte le spese di<br />

illuminazione. A carico<br />

del Comune di sono anche<br />

13.320 euro l’anno di spese<br />

per il verde pubblico affidate<br />

all’Opera delle Mura.<br />

La proprietà dell’area resta<br />

privata, ma, pochi giorni<br />

prima dell’elezione del<br />

nuovo sindaco di Lucca, è<br />

stato siglato un protocollo<br />

di intesa che scarica sul<br />

Comune i costi. La motivazione<br />

è che l’uso è pubblico,<br />

ma i cancelli chiudono<br />

di notte perché, appunto, è<br />

uno spazio privato.<br />

Come non parlare poi delle<br />

circoscrizioni: in questi<br />

mesi post elettorali stentano<br />

a partire, non c’è accordo<br />

sulle nomine dei presidenti:<br />

è naturale visto che un<br />

presidente di circoscrizione<br />

guadagna 1967 euro lordi<br />

al mese. A Lucca (80.000<br />

abitanti) ce ne sono nove, a<br />

fronte delle cinque di Prato<br />

(185.000 abitanti), tre di Pistoia<br />

(92.000 abitanti) e 5 di<br />

Livorno (155.000 abitanti).<br />

Il budget totale delle nove<br />

lucchesi ammonta a 65.000<br />

euro l’anno, lo stipendio per<br />

i nove presidenti a 212.000<br />

euro: più di tre volte tanto.<br />

L’orizzonte è ancora più<br />

preoccupante se si approda<br />

ad un livello appena<br />

più alto, quello regionale.<br />

I giornalisti Sergio Rizzo<br />

e Gian Antonio Stella, nel<br />

loro splendido e al contempo<br />

deprimente “La Casta”,<br />

hanno dimostrato, con tanto<br />

di tabelle, una verità inconfutabile:<br />

un consigliere<br />

della Regione Toscana guadagna<br />

9.672 euro al mese.<br />

Avranno infinità in più di<br />

benefits, ma il presidente<br />

francese Sarkozy arriva<br />

a 6.714, quello spagnolo<br />

Zapatero a 7.296, il russo<br />

Putin a 4.250 e il brasiliano<br />

Lula a 2.900 euro.


ETNOSGUARDI<br />

studio delle diversità<br />

e delle migrazioni<br />

Ormai la<br />

parola “etnico”<br />

viene utilizzata<br />

come semplice<br />

rafforzativo di<br />

concetti aberranti<br />

quali “pulizia<br />

etnica”, che pochi<br />

giorni fa è stata<br />

tirata in ballo per<br />

incanaglirsi contro<br />

gli omosessuali.<br />

“Etnosguardi” ha<br />

cercato di andare<br />

oltre il luogo<br />

comune.<br />

La conclusione<br />

del corso, è stata<br />

un momento<br />

vivo, grazie anche<br />

allo spettacolo<br />

realizzato dalle<br />

“Tre Melarance”<br />

con tema le<br />

diversità culturali<br />

di Marco D’Alessandro<br />

Dal 1° giugno<br />

al 13 luglio,<br />

promosso<br />

da Arci Solidarietà,<br />

si<br />

è svolto nei<br />

locali dell’ARCI di Lucca, il<br />

corso di formazione per volontari<br />

finanziato dal Cesvot<br />

denominato “Etnosguardi”.<br />

Il senso di questa iniziativa<br />

è stato quello di proseguire<br />

nelle attività formative sul<br />

tema immigrazione, che dal<br />

2000 ad oggi l’ARCI ha promosso<br />

periodicamente. Con<br />

“Etnosguardi” siamo giunti<br />

alla quarta tappa di un percorso<br />

che ha voluto individuare<br />

e combattere il luogo<br />

comune, sensibilizzando le<br />

coscien.<br />

Con questa edizione crediamo<br />

di essere arrivati ad<br />

una svolta. Con la gestione<br />

di ARCISolidarietà, ci siamo<br />

posti l’obiettivo di fare un<br />

salto nel tempo, intorno agli<br />

anni ’60 - ’70 per riannodare<br />

le fila dello dello studio etnografico<br />

delle civiltà, che<br />

ha conosciuto in quegli anni<br />

un periodo d’oro. La parola<br />

“etnia”, che dà il titolo al<br />

corso, suona provocatoria,<br />

perché oggi siamo abituati<br />

a sentirla utilizzata esclusivamente<br />

in chiave razzista,<br />

cioè non nel contesto che<br />

le sarebbe proprio, relativamente<br />

allo studio delle caratteristiche<br />

di ogni singolo<br />

popolo, ma deformata nel<br />

suo senso e divenuta sinonimo<br />

di ogni nefandezza tra<br />

popoli che non “possono”<br />

convivere pacificamente.<br />

Ormai la parola “etnico”<br />

viene utilizzata come rafforzativo<br />

di concetti aberranti<br />

quali “pulizia etnica”, che<br />

giusto pochi giorni fa è stata<br />

tirata in ballo per incanaglirsi<br />

contro gli omosessuali.<br />

A nostro parere l’unica<br />

maniera per rimediare a tanta<br />

miseria umana, è quella<br />

di ignorare l’uso strumentale<br />

dell’amministratore leghista<br />

di turno e di ritornare a<br />

quello che a suo tempo ne<br />

ha fatto ad esempio Claude<br />

Lévi-Strauss, maestro dell’etnografia<br />

moderna. Non a<br />

caso il corso, messo a punto<br />

da Elisa Galli e Eleonora<br />

Cassinelli, si è aperto con la<br />

lettura del suo “Tristi Tropici”<br />

pubblicato nel 1955, e<br />

che resta un esempio mirabile<br />

di cosa significa essere<br />

etno-antropologo.<br />

Il richiamo agli anni ’60<br />

– ’70 non si è fermato alla<br />

rilettura di un periodo<br />

dello studio delle scienze<br />

sociali, esso si è spinto alla<br />

ricreazione di un clima<br />

di condivisione proprio di<br />

quegli anni, che ha contagiato<br />

i partecipanti, i quali,<br />

guidati dalla tutor Beatrice<br />

Lera, sono diventati gli artefici<br />

del corso, che passando<br />

attraverso le lezioni con<br />

antropologi, con operatori<br />

e immigrati, si è infine concluso<br />

con la creazione di<br />

una mostra fotografica realizzata<br />

dai corsisti e allestita<br />

nei locali dell’ARCI, mostra<br />

che ha fermato in immagini<br />

il viaggio effettuato.<br />

La conclusione del corso è<br />

stata un momento estremamente<br />

vivo, grazie anche allo<br />

spettacolo delle “Tre Melarance”<br />

che aveva per tema<br />

le diversità culturali.<br />

Sono inoltre intervenuti<br />

l’Assessore Provinciale Valentina<br />

Cesaretti, e il segretario<br />

del Cesvot Alessandro<br />

Ghionzoli in luogo del presidente<br />

Sergio Mura.<br />

Con loro abbiamo condiviso<br />

l’estrema opportunità<br />

dell’esistenza di corsi di sensibilizzazionesull’immigrazione<br />

come quello appena<br />

concluso, anche in considerazione<br />

del fatto che stiamo<br />

assistendo ad un periodo di<br />

stasi nella normativa sull’immigrazione,<br />

accompagnato<br />

da un clima di intolleranza<br />

nei confronti dei cittadini<br />

extracomunitari, i quali, sono<br />

convinti di venire in un<br />

paese civile, e che poi stentano<br />

ad essere riconosciuti<br />

come esseri umani.<br />

Partendo dallo stimolo<br />

rappresentato dalla Mostra<br />

fotografica finale, è stato parere<br />

comune quello di augurarsi<br />

la nascita di un percorso<br />

strutturato quale appunto<br />

una mostra del genere, per<br />

invertire una simile tendenza.<br />

Appuntamento dunque<br />

alla prossima edizione.


Lucca<br />

Da tempo la nostra<br />

provincia è oggetto<br />

della violenza<br />

fascista ma anche<br />

di tanti altri fatti<br />

indicativi di un<br />

clima politico che<br />

sta cambiando<br />

Il processo contro il<br />

leader della X Flottiglia<br />

Mas, Junio Valerio<br />

Borghese, iniziò<br />

a Roma l’8 febbraio<br />

1948. Vennero portate<br />

a conoscenza imputazioni,<br />

fra le altre, quali<br />

“continue e feroci azioni di<br />

rastrellamento di partigiani<br />

e di elementi antifascisti<br />

in genere, talvolta in stretta<br />

collaborazione con le forze<br />

armate germaniche, azioni<br />

che di solito si concludevano<br />

con la cattura, le sevizie<br />

particolarmente efferate, la<br />

deportazione e la uccisione<br />

degli arrestati, e tutto ciò<br />

sempre allo scopo di contribuire<br />

a rendere tranquille<br />

le retrovie del nemico, in<br />

modo che questi più agevolmente<br />

potesse contrastare il<br />

passo agli eserciti liberatori”.<br />

Diversi gli episodi di violenza<br />

criminale addebitati alla<br />

formazione di Junio Valerio<br />

Borghese. Condannato a<br />

una pena più che mite, Borghese<br />

poté riprendere, dopo<br />

RIGURGITI<br />

di fascismo istituzionale<br />

un breve soggiorno in carcere,<br />

le sue attività contro<br />

la Repubblica. Queste cose<br />

le sa sicuramente il vicesindaco<br />

di Pietrasanta Alberto<br />

Giovanetti: da uno stabile di<br />

proprietà della sua famiglia<br />

(il negozio di agraria in cui<br />

anche lui lavora) è spuntata<br />

qualche settimana fa una<br />

bandiera della X Mas. L’atto,<br />

che si commenta da solo,<br />

è stato denunciato dal Prc<br />

di Pietrasanta ed ha sollevato<br />

un vespaio di polemiche.<br />

Poco lontano, a Forno<br />

(Massa), è viva la memoria<br />

dell’appoggio operativo dato<br />

dalla X Mas ai nazisti: 72<br />

giovani del luogo vennero<br />

fucilati sull’argine del Frigido,<br />

i partigiani presi prigionieri<br />

furono rinchiusi nella<br />

caserma dei carabinieri ed<br />

arsi vivi, altre 400 persone<br />

avviate verso i campi di concentramento<br />

in Germania.<br />

Il vicesindaco si è difeso: “lo<br />

avevo sconsigliato, ma in<br />

Italia c’è libertà di espressione”.<br />

Alla fine il “vessillo”<br />

è stato tolto.<br />

Razzismo istituzionale<br />

Il sindaco di Altopascio<br />

Maurizio Marchetti (già noto<br />

alle nostre cronache per<br />

varie perle fra cui la nomina<br />

in giunta di un assessore di<br />

Forza Nuova) ha annunciato<br />

di voler introdurre dei criteri<br />

di preferenza per i cittadini<br />

italiani nell’ammissione agli<br />

asili nido. I bambini di famiglie<br />

locali avranno la precedenza<br />

rispetto a quelli di<br />

nuclei stranieri. Un atto che,<br />

secondo Marchetti, si giustifica<br />

proprio in virtù della non<br />

discriminazione nei confronti<br />

di un supposto “diritto morale”<br />

in dote agli altopascesi che<br />

pagano le tasse. Dello stesso<br />

diritto morale non godrebbero<br />

invece gli stranieri regolari<br />

che pagano anch’essi regolarmente<br />

le tasse. La decisione<br />

ha provocato vibrate proteste<br />

da parte dell’opposizione, ma<br />

anche della Cgil – Coordinamento<br />

Migranti e della Regione.<br />

L’assessore regionale<br />

Gianfranco Simoncini ha<br />

annunciato che, nel caso in<br />

cui vengano introdotti criteri<br />

che penalizzano i figli di immigrati,<br />

la Regione ritirerà i<br />

finanziamenti per il Comune<br />

in quanto “rappresenta una<br />

gravissima ed intollerabile<br />

discriminazione nell’accesso<br />

ad un diritto fondamentale<br />

ed universale come quello all’istruzione”.<br />

La triste storia<br />

del Bulldog pentito<br />

Alessandro Bartone, 18<br />

anni, era fra quelli che infierì<br />

sul corpo di Emanuele<br />

Pardini a terra bloccato e<br />

pestato da numerosi ultras<br />

la notte del 24 febbraio scor-<br />

Sopra, la stazione di<br />

Altopascio imbrattata da<br />

scritte e simboli nazifascisti,<br />

quì a sinistra, la bandiera<br />

della X Mas sventola sopra<br />

l’insegna dell’agraria dello<br />

stabile del Vicesindaco di<br />

Pietrasanta, Alberto<br />

Giovanetti.<br />

so. Pare si sia pentito e, nel<br />

corso dell’indagine, ha collaborato,<br />

fornendo importanti<br />

elementi agli inquirenti.<br />

Grazie alla sua collaborazione<br />

Bartone è riuscito a<br />

patteggiare un anno di pena<br />

per il pestaggio. Ma è dovuto<br />

scappare da Lucca come<br />

un clandestino, per cercare<br />

di rifarsi una vita nuova lontano<br />

dalle possibili ritorsioni<br />

degli ex amici di estrema destra.<br />

Gli altri tre, invece, Giacomo<br />

Baroni, 21 anni, Francesco<br />

Preziuso e Alessandro<br />

Frediani, 22 anni, verranno<br />

giudicati con rito abbreviato<br />

il 27 settembre. Per Baroni e<br />

Preziuso gli avvocati avevano<br />

presentato una richiesta<br />

di patteggiamento a due anni<br />

di reclusione e per Frediani<br />

ad un anno e mezzo. Le proposte<br />

sono state giudicate<br />

inadeguate, rispetto ai reati<br />

contestati, dalla Procura: si<br />

sono avvalsi della facoltà di<br />

non rispondere e non hanno<br />

fornito alcun elemento<br />

utile ai fini investigativi. La<br />

posizione degli altri quattro<br />

componenti del commando,<br />

tutti minorenni, è stata stralciata<br />

e il fascicolo inviato al<br />

Tribunale dei Minori.


Vogliono privatizzare<br />

l’acqua del<br />

Bongi! Immediata<br />

risposta del Tavolo<br />

Lucchese sull’Acqua,<br />

del WWF e<br />

degli ambientalisti.<br />

L’assessore Pierami<br />

promette che sarà<br />

possibileanche in<br />

futuro attingere<br />

liberamente alle<br />

fontane, ma allora<br />

perché farla imbottigliare<br />

e permettere<br />

ad una società<br />

di fare soldi su un<br />

bene di tutti?<br />

di Giulio Sensi<br />

Non c’è due<br />

senza tre.<br />

E così pare<br />

che fra qualche<br />

tempo<br />

la lucchesia<br />

potrà contare su un nuovo<br />

prodotto D.o.p. che più<br />

D.o.p. non si può: l’acqua<br />

del Bongi di Lucca, sorella<br />

minore dell’Azzurrina<br />

di Careggine e dell’Ilaria di<br />

Borgo a Mozzano. La notizia<br />

è trapelata come spesso<br />

accade, in pieno agosto, ed<br />

ha già provocato polemiche<br />

e reazioni. Prime fra<br />

tutte quelle del Tavolo Lucchese<br />

Acqua che ha contestato<br />

l’ennesimo tentativo<br />

di privatizzare e speculare<br />

su un bene di tutti come<br />

l’acqua. Ad imbottigliarla,<br />

secondo quanto si apprende<br />

dalla stampa, sarà la società<br />

immobiliare agricola<br />

“Sorgente del Bongi” che ha<br />

ottenuto il via libera per la<br />

vendita dal Ministero della<br />

Salute. Un obiettivo che la<br />

società inseguiva da anni.<br />

Almeno da 1999 quando è<br />

stata registrata come impresa<br />

agricola dall’imprenditore<br />

lucchese Giovanni Viani<br />

che ne è amministratore<br />

unico in società al 50% con<br />

il fratello Paolo. Nel 2003 la<br />

società chiese alla Regione<br />

l’autorizzazione per ricercare<br />

e captare la risorsa in<br />

un’area di 18 ettari. Tre anni<br />

più tardi, nel 2006, la inoltrò<br />

al Ministero. Concluso<br />

l’iter dopo circa un anno,<br />

adesso l’ultima parola spetta<br />

proprio alla Regione che<br />

LE MANI SULL’ACQUA<br />

<strong>DEL</strong> <strong>BONGI</strong><br />

per legge deve dare l’autorizzazione.<br />

“Un atto dovuto<br />

o poco meno” una volta<br />

ottenuto il via libera del<br />

Ministero, secondo quanto<br />

dichiarato da Viani. Quella<br />

del Bongi, peraltro, potrebbe<br />

non essere l’ultima acqua<br />

commercializzata nella nostra<br />

provincia: la Regione<br />

ha catalogato altre tre fonti<br />

di acqua minerale o termale<br />

da poter sfruttare: quella<br />

della sorgente Casanova di<br />

Balbano, della Prà di Lama a<br />

Pieve Fosciana e delle terme<br />

di Bagni di Lucca. Non ci sta<br />

nemmeno il WWF che ha<br />

protestato: “ci aspettiamo<br />

che la Regione blocchi questo<br />

tentativo di commercializzare<br />

l’acqua del “Bongi” e<br />

in particolare ci rivolgiamo<br />

agli eletti e agli amministratori<br />

lucchesi”. Il WWF ha<br />

chiesto anche che gli enti<br />

pubblici seguano l’esempio<br />

del Comune di Capannori,<br />

riqualificando le fontane per<br />

garantire la fruibilità gratuita.<br />

Stessa posizione del Tavolo<br />

Acqua. “La concessione<br />

ad imbottigliare e commercializzare<br />

l’acqua consente,<br />

a fronte di pochi spiccioli<br />

pagati per la concessione, di<br />

rivenderla a prezzi centinaia<br />

di volte superiori rispetto al<br />

prezzo dell’acqua distribuita<br />

dalle Spa che attualmente<br />

sono incaricate della gestione<br />

del servizio idrico”.<br />

Quando potrà arrivare sulle<br />

tavole l’acqua del Bongi? Prima<br />

deve essere costruito lo<br />

stabilimento. L’area individuata<br />

è quella fra Montuo-<br />

lo e Cerasomma, nei pressi<br />

della celebre fonte da cui<br />

hanno attinto generazioni<br />

di lucchesi della zona e non<br />

solo. Il passato è d’obbligo,<br />

perché da qualche tempo<br />

la polla che si trova in cima<br />

alla salita, come si suol dire,<br />

“piscia poco”. Il motivo è<br />

senza dubbio legato alle scarse<br />

precipitazioni – quando piove<br />

molto è sconsigliabile prendere<br />

acqua dalla fontana perché potrebbe<br />

essere contaminata dal<br />

fango che scende rapidamente<br />

a valle -, ma anche alla scarsa<br />

manutenzione attuata dal Comune<br />

che detiene la competenza<br />

di curarla. La fontana<br />

– che si trova a valle della<br />

polla raggiungibile camminando<br />

lungo il sentiero “a<br />

monte” – è sempre meno<br />

generosa e più degradata,<br />

con l’unico arredo urbano<br />

consistente in un cassonetto<br />

della spazzatura. E in un<br />

cartello con su scritto: “acqua<br />

non controllata, soggetta<br />

ad episodici fenomeni di<br />

inquinamento batteriologico”.<br />

L’assessore all’ambiente<br />

del Comune di Lucca, Giovanni<br />

Pierami, ha assicurato<br />

che il Comune farà di tutto<br />

per sistemarla. D’altra parte<br />

lo stesso Viani ha garantito,<br />

tre anni fa quando venne annunciata<br />

l’operazione, che le<br />

due fontane sarebbero state<br />

mantenute per permettere a<br />

tutti di usufruire dell’acqua,<br />

la quale pare abbia grandi<br />

benefici per chi soffre di calcoli.<br />

“Ci impegneremo affinché<br />

l’acqua nelle fontane rimanga<br />

disponibile per tutti,<br />

anche quando partirà l’imbottigliamento”,<br />

ha aggiunto<br />

Pierami. In che modo? Ma<br />

allora se l’acqua rimarrà disponibile<br />

per tutti – ossia per<br />

quei coraggiosi che ancora<br />

venerano l’acqua del Bongi<br />

– perché farla imbottigliare e<br />

permettere ad una società di<br />

fare soldi su un bene di tutti?<br />

Perché invece non scongiurare<br />

questo tentativo – che<br />

comporterà anche un impatto<br />

ambientale notevole viste<br />

le dimensioni di uno stabilimento<br />

del genere e il traffico<br />

di camion che genererà – e<br />

riqualificare la fontana investendo<br />

soldi pubblici, cioè di<br />

tutti, per garantire a tutti il<br />

consumo?<br />

Acqua di origine protetta?<br />

Che senso ha esporre<br />

l’acqua imbottigliata negli<br />

stand dedicati ai prodotti<br />

tipici lucchesi? Lo chiede il<br />

Tavolo Lucchese Acqua, alla<br />

vigilia del settembre lucchese<br />

consueta vetrina di<br />

olio, vino, formaggi e quanto<br />

altro sia di origine locale,<br />

protetta o controllata.<br />

Le acque commercializzate<br />

finiscono sovente nelle vetrine,<br />

alimentando nei consumatori<br />

la sensazione di<br />

un prodotto di élite, la cui<br />

qualità è direttamente proporzionale<br />

al prezzo o alla<br />

provenienza. Anche la Provincia<br />

di Lucca ha inserito<br />

nel paniere della Rete del<br />

Gusto – il “listone” di tutti<br />

i prodotti tipici del territorio<br />

– l’acqua imbottigliata e<br />

venduta dalle aziende.


Lucca<br />

10<br />

Dopo quel fatidico<br />

8 settembre 1943<br />

numerosi italiani<br />

decisero che era<br />

l’ora di dire NO<br />

e di riappropriarsi<br />

del proprio<br />

destino. Brunero<br />

Paoli era uno di<br />

loro. Un figlio del<br />

Bastardo, il<br />

quartiere “contro”<br />

di Lucca...<br />

Una strada oggi<br />

porta il suo nome<br />

e ricorda il suo<br />

sacrificio, ma<br />

quanti lucchesi<br />

si ricordano<br />

ancora di lui?<br />

di Simonetta<br />

Simonetti<br />

Chi era Brunero<br />

Paoli?<br />

Via Brunero<br />

Paoli è una<br />

strada lunga<br />

e stretta che<br />

da via di Bacchettoni conduce<br />

in via S. Chiara. Porta<br />

il nome di un giovane partigiano,<br />

vittima dell’odio nazista<br />

e di una guerra atroce.<br />

Chi era Brunero Paoli?<br />

Nato nel quartiere del Bastardo<br />

il 9 dicembre 1921 lì<br />

aveva trascorso la sua vita<br />

di ragazzo, finché, appena<br />

ventenne, decise di arruolarsi<br />

nella Marina Militare.<br />

Dopo l’8 settembre anche<br />

Brunero, come tanti altri<br />

giovani, scelse di unirsi a<br />

un gruppo di partigiani che<br />

operavano nella provincia<br />

di Lucca ed erano guidati<br />

da Manrico Ducceschi, nome<br />

di battaglia ‘Pippo’. Come<br />

ricorda lo storico Carlo<br />

Gabrielli Rosi:«Nella vicina<br />

caserma Mazzini si dovettero<br />

presentare le mamme o<br />

i babbi dei giovani che non<br />

avevano rispettato l’ordine<br />

di presentarsi e furono centinaia<br />

i genitori che vennero<br />

trattenuti anche in piazza S.<br />

Francesco. Molti di essi vennero<br />

reclusi nel carcere di S.<br />

Un figlio<br />

del Bastardo<br />

Giorgio. I nazisti, avendo<br />

compreso che i giovani che<br />

si presentavano lo facevano<br />

soltanto per far tornare in<br />

libertà i genitori, li trasferirono<br />

in Germania costringendoli<br />

a lavorare nelle loro<br />

fabbriche. Successivamente<br />

iniziarono la caccia a tutti<br />

gli uomini e dettero inizio<br />

ai rastrellamenti che, purtroppo,<br />

venivano guidati da<br />

italiani fanatici e violenti. La<br />

zona compresa fra Piazza S.<br />

Francesco e Via S. Croce fu<br />

testimone di vicende molto<br />

dolorose. Infatti, nei locali<br />

della Pia Casa, i nazisti<br />

concentrarono una quantità<br />

enorme di uomini rastrellati<br />

a Pisa, a Livorno, in Versilia<br />

e a Lucca sia nel centro storico<br />

che nelle campagne».<br />

La sorella di Brunero, la<br />

Cocca<br />

Anche la sorella di Brunero<br />

partecipa al generoso<br />

sforzo delle donne del<br />

quartiere e della città che<br />

aiutarono i rastrellati della<br />

In alto, Brunero Paoli<br />

in divisa da marinaio.<br />

Nelle altre foto, ancora<br />

Brunero Paoli<br />

accompagnato da<br />

commilitoni che non siamo<br />

in grado di identificare.<br />

Pia Casa a nascondersi per<br />

sfuggire alla deportazione e<br />

alla morte. Un episodio in<br />

proposito viene ricordato da<br />

Carlo Gabrielli Rosi: «Una<br />

volta accadde che i tedeschi<br />

si accorsero del coraggioso<br />

compito che quella ragazza<br />

si era assunto. La piantonarono<br />

in casa e, spingendola<br />

contro il muro con il mitra,<br />

la minacciarono con l’intento<br />

di sapere dove fossero<br />

fuggiti quei prigionieri.<br />

Accadde che la sorella di


Brunero, chiamata familiarmente<br />

la Cocca, venne abbracciata<br />

violentemente da<br />

un tedesco che cercò di baciarla.<br />

Lei, in contrapposto,<br />

reagì sputandogli in faccia».<br />

La triste estate del ‘44<br />

E fu in quella triste estate<br />

di guerra del 1944 che<br />

un piccolo gruppo di uomini<br />

al comando di Alberto<br />

Fogli, nome di battaglia<br />

Barbarossa, ebbe l’incarico<br />

di compiere azioni di sabotaggio<br />

ai danni dell’esercito<br />

tedesco nella zona vicino a<br />

Lucca. Ne faceva parte anche<br />

Brunero che con gli altri<br />

si stabilì sui Monti Pisani in<br />

località ‘Mennorino’ nella<br />

zona del Compitese. Il giovane<br />

venne messo a guardia<br />

di un punto di probabile accesso,<br />

un punto strategico<br />

che avrebbe visto il passaggio<br />

del nemico. Il ragazzo,<br />

per non dare nell’occhio,<br />

era disarmato e se ne stava<br />

di vedetta, all’erta, per non<br />

perdere alcun tipo di segna-<br />

le. Ma, guidati da una spia<br />

locale i tedeschi assaltarono<br />

con violenza la formazione<br />

partigiana e presero alle<br />

spalle Brunero che non ebbe<br />

il tempo di dare l’allarme.<br />

Dalla relazione di Barbarossa<br />

si legge:«… una spia ci<br />

vendé ai tedeschi e mentre<br />

quattro soli di noi erano al<br />

distaccamento fummo sorpresi<br />

e attaccati dai tedeschi.<br />

Ci difendemmo strenuamente<br />

per un’ora e mezzo<br />

ma alfine dovemmo abbandonare<br />

la posizione per la<br />

mancanza di munizioni ed<br />

anche per il preponderante<br />

numero avversario; ciò però<br />

ci intimoriva poco perché<br />

eravamo disposti a farci<br />

ammazzare prima di cedere<br />

qualora le munizioni fossero<br />

venute meno. Fummo<br />

inseguiti a colpi di mitraglia,<br />

un ferito e un prigioniero<br />

da parte nostra, otto<br />

feriti, cinque morti da parte<br />

tedesca. Il partigiano Brunero<br />

Paoli[…] fu preso alle<br />

spalle poiché chi conduceva<br />

i tedeschi era a conoscenza<br />

del luogo della sentinella e<br />

perciò percorsero sentieri<br />

da capre solo noti a chi era<br />

del luogo. […] Ci risulta che<br />

il suddetto partigiano dopo<br />

una settimana di atroci<br />

torture è stato giustiziato.<br />

I compagni chiedono vendetta!!!».<br />

Il piccolo gruppo<br />

cercò di difendersi strenuamente<br />

ma finite le munizioni<br />

dovette cedere la posizio-<br />

ne e trovare rifugio in un<br />

primo momento nella casa<br />

Montauti, poi nei vari ospedali<br />

di zona fino all’ultimo<br />

rifugio che diventò il triste<br />

epilogo della loro giovane<br />

vita: la Certosa di Farneta.<br />

In quel luogo monastico<br />

ebbero la protezione e l’accoglienza<br />

generosa dei frati<br />

fino a quella tragica mattina<br />

quando la mano omicida<br />

dei nazisti fece scempio di<br />

chiunque si trovasse lì rifugiato.<br />

Ricordiamo tra gli altri<br />

due partigiani per tanto,<br />

troppo tempo, dimenticati:<br />

Alberto Fogli e Guido Pracchia.<br />

La giovane vita di Brunero<br />

Paoli si concluse in quel<br />

caldo luglio del ’44, il 28 del<br />

mese, tra la campagna calda<br />

e sonnacchiosa dell’estate,<br />

in località Fabbrica, nel<br />

Compitese.<br />

Il quartiere lo ricorda<br />

Il quartiere del Bastardo,<br />

recentemente, ha voluto<br />

ricordare questo suo figlio<br />

con una giornata dedicata a<br />

lui, alla sua storia e alla storia<br />

di tutti gli altri dimenticati<br />

dalla memoria ufficiale.<br />

Alle istituzioni e alle associazioni<br />

deputate la raccomandazione<br />

a tenere viva la<br />

memoria della Resistenza e<br />

dei suoi combattenti caduti<br />

per evitare di ammalarsi di<br />

quelle brutte malattie che si<br />

chiamano dimenticanza e<br />

parziale trasmissione della<br />

realtà storica.<br />

11


Capannori<br />

1<br />

A Capannori<br />

inaugurata una<br />

statua equestre<br />

all’ ‘Eroe dei<br />

due mondi’<br />

di Luciano Luciani<br />

Bianco, di cemento,materiale<br />

consueto<br />

della contemporaneità,<br />

alto<br />

più di quattro<br />

metri, il monumento equestre<br />

che l’Amministrazione<br />

comunale di Capannori ha<br />

voluto dedicare a Giuseppe<br />

Garibaldi in occasione del<br />

bicentenario delle nascita,<br />

ti sorprende tra via del Popolo,<br />

via della Madonna e<br />

via dei Colombini, al centro<br />

della rotatoria che dal 14 luglio<br />

porta il nome dell’’Eroe<br />

dei due mondi’.<br />

L’ha realizzato in meno di<br />

due mesi di lavoro ‘matto e<br />

disperatissimo’, sotto il sole<br />

impietoso delle prime settimane<br />

di questa calda estate<br />

2007, un giovane scultore<br />

capannorese, Simone Gelli,<br />

poco più di trent’anni,<br />

un entusiasmo formidabile,<br />

un personalissimo linguaggio<br />

artistico. Sì, perché<br />

il suo Garibaldi, che dalla<br />

metà di luglio contribuisce<br />

a spartire il traffico tra la<br />

Capannori storica e quella<br />

dei nuovi insediamenti,<br />

appare molto lontano dalla<br />

iconografia tradizionale<br />

che ha sempre scelto di<br />

declinare il ‘Generale dei<br />

Mille’ in chiave accademico<br />

– retorica, quando non<br />

enfatica. Il monumento di<br />

Gelli, invece, appare mosso,<br />

dinamico, antieroico: come<br />

hanno notato alcuni ospiti<br />

intervenuti all’inaugurazione<br />

sembra rimandare programmaticamenteall’immagine<br />

di Don Chisciotte,<br />

quale è stata consegnata alla<br />

coscienza collettiva dalla<br />

letteratura e dalle arti figurative.<br />

Cavallo e cavaliere,<br />

infatti, esprimono un senso<br />

di tensione dinamica, di<br />

energia e sembrano voler<br />

comunicare all’osservatore<br />

il desiderio incontenibile di<br />

condizioni esistenziali in cui<br />

l’uomo non sia più irrigidito<br />

nel sistema prestabilito dei<br />

Tra<br />

Don Chisciotte<br />

e Garibaldi<br />

Sopra, il monumento<br />

equestre a Garibaldi<br />

a Capannori e a lato<br />

il bozzetto dell’opera.<br />

Uno spregio fascista<br />

C<br />

ome è noto, la mamma degli imbecilli è sempre gravida… E chissà<br />

come questa signora sarà orgogliosa dei suoi rampolli che,<br />

nella notte tra il 22 e il 23 agosto, hanno imbrattato il monu­<br />

mento equestre che l’Amministrazione comunale di Capannori, poco<br />

più di un mese fa, ha dedicato alla memoria dell’Eroe dei Due Mondi<br />

in occasione del suo anno bicentenario.<br />

Diversamente da altri simili, vigliacchi atti di vandalismo, questa<br />

volta gli autori si sono voluti firmare e sulla bella statua ideata e realizzata<br />

dal bravo Simone Gelli hanno lasciato il loro inconfondibile<br />

marchio: due simboli universalmente noti come segni d’intolleranza,<br />

di annichilimento della ragione, di orrore, di morte. Ed è ovvio che chi<br />

accetta e si riconosce in quegli oscuri marchi d’infamia non può che<br />

sentire Giuseppe Garibaldi e la sua storia luminosa di italiano coerente,<br />

coraggioso e disinteressato come nemici da offendere, da sporcare,<br />

da contaminare con i propri codici indecenti.<br />

Ancora un inquietante episodio di intolleranza politica nel territorio<br />

di Capannori, in un crescendo che non può non preoccupare. Chiediamo<br />

che le istituzioni, i cui rappresentanti, dall’Amministrazione comunale<br />

a quella regionale, dalla Prefettura alle Associazioni d’Arma,<br />

hanno partecipato al completo alla recente inaugurazione della statua<br />

equestre del Generale dei Mille, si attivino per impedire il ripetersi di<br />

simili fatti di inciviltà, agendo di concerto con le forze dell’ordine sul<br />

piano della vigilanza, della prevenzione, dell’individuazione e punizione<br />

dei responsabili. Prof. Luciano Luciani<br />

rapporti sociali, ma possa<br />

realizzare a pieno la propria<br />

libertà, la propria individualità.<br />

Due tocchi cromatici,<br />

un drappo tricolore steso<br />

sulle gambe del ‘Magnanimo<br />

Guerrigliero’ e un fazzoletto<br />

rosso al collo ne ribadiscono<br />

le appartenenze.<br />

Nell’area tutt’attorno al<br />

monumento, grosse pietre<br />

di Matraia, rozzamente<br />

squadrate, riportano ognuna<br />

il nome di una frazione<br />

di Capannori: a ribadire la<br />

necessità che il messaggio<br />

unitario del nostro Risorgimento<br />

migliore ispiri anche<br />

oggi, quotidianamente, lo<br />

spirito dei comportamenti e<br />

delle iniziative dei cittadini<br />

del più grande Comune della<br />

Piana di Lucca.<br />

Un messaggio semplice<br />

e immediatamente comprensibile<br />

affidato al protagonista<br />

per eccellenza della<br />

nostra epopea nazionale,<br />

Giuseppe Garibaldi a cui è<br />

toccato quanto non è riuscito<br />

a nessun altro personaggio<br />

nel corso di un secolo<br />

e mezzo di storia unitaria:<br />

entrare in profondità e in<br />

maniera duratura nell’immaginario<br />

diffuso, quello<br />

borghese e quello popolare,<br />

quasi circonfuso da una sorta<br />

di laica sacralità.<br />

Un omaggio doveroso e<br />

grato all’’Eroe che sognava<br />

l’Italia’ per non dimenticare<br />

che tanta parte della nostra<br />

mentalità, della percezione<br />

delle vicende pubbliche, le<br />

stesse idee di politica, democrazia,<br />

repubblica, solidarietà<br />

si sono plasmate in<br />

relazione all’operato e alla<br />

figura di Giuseppe Garibaldi…<br />

Tutto questo accadeva in<br />

un tempo apparentemente<br />

lontano, ma fondativo della<br />

nostra vita civile di oggi.


Dalle Storie in Camicia Rossa<br />

Un tenace filo rosso<br />

Presentando<br />

il libro di Luciano<br />

Luciani “Storie<br />

in Camicia Rossa”,<br />

in occasione<br />

del bicentenario di<br />

Giuseppe<br />

Garibaldi,<br />

pubblichiamo<br />

la prefazione<br />

di Umberto<br />

Sereni, Professore<br />

di Storia<br />

Contemporanea<br />

Università<br />

di Udine e Sindaco<br />

di Barga<br />

Appena ieri il<br />

Bicentenario<br />

mazziniano,<br />

oggi quello<br />

garibaldino.<br />

Intanto,<br />

si approssimano altre date<br />

ad alta densità simbolica: il<br />

biennio 2010 – 2011, che,<br />

dopo un secolo e mezzo, ci<br />

riproporrà sia la memoria<br />

eroica e generosa dell’impresa<br />

dei Mille, sia la realizzazione<br />

di quel miracolo<br />

intriso di intelligenza e passione,<br />

fortuna e spregiudicatezza,<br />

che fu l’unità d’Italia.<br />

Ricorrenze importanti<br />

per tutti e non solo per gli<br />

storici di professione: occasioni<br />

da non perdere, anzi<br />

da utilizzare con pienezza,<br />

per tornare a fare il punto<br />

sullo stato della nostra comunità<br />

nazionale e sul suo<br />

spirito pubblico; sui successi<br />

e le sconfitte di 150 anni<br />

di storia; sulle realizzazioni,<br />

o meno, dei progetti e delle<br />

speranze dei Padri fondatori.<br />

Insomma, ci aspettano<br />

a breve anniversari carichi<br />

di significati per lo storico<br />

come per l’uomo della strada,<br />

per la classe dirigente<br />

come per la società civile,<br />

opportunità irripetibili per<br />

tornare a interrogarci su chi<br />

siamo e dove stiamo andando<br />

e per avviare una salutare<br />

ricerca di senso collettiva e<br />

condivisa.<br />

Particolarmente importante<br />

appare, dunque, in<br />

questo 2007 che già si avvia<br />

verso la primavera, il<br />

Bicentenario della nascita<br />

dell’Eroe dei due mondi, un<br />

anno che si prospetta fitto<br />

di iniziative e manifestazioni,<br />

locali e nazionali. Perché<br />

se il primo Risorgimento<br />

ebbe in Garibaldi uno tra i<br />

suoi principali protagonisti<br />

e senz’altro il più popolare,<br />

nei decenni successivi alla<br />

scomparsa del Generale dei<br />

Mille, il volontariato garibaldino<br />

ha continuato ad<br />

agire nella storia europea,<br />

sempre in difesa di quei valori<br />

di libertà, giustizia so-<br />

ciale, democrazia, laicità che<br />

ne costituirono l’ispirazione<br />

originaria e l’essenza morale.<br />

E questo è accaduto in Grecia<br />

e in Francia, in Spagna e<br />

nei Balcani per riproporsi di<br />

nuovo in Italia nel corso della<br />

Resistenza e della lotta di<br />

liberazione contro il nazifascismo:<br />

un tenace filo rosso<br />

lega la difesa della Repubblica<br />

Romana, la spedizione<br />

in Sicilia e la<br />

sfortunata<br />

vicenda di<br />

Mentana con<br />

la tormentata<br />

nascita,<br />

all’indomani<br />

del secondo<br />

conflitto<br />

mondiale,<br />

delle democrazie<br />

in Europa<br />

e della<br />

repubblica<br />

nel nostro<br />

Paese.<br />

Questo<br />

il mandato<br />

che è tempo<br />

di affidare a<br />

una nuova consapevole generazione<br />

di cittadini. Un<br />

insieme di valori morali<br />

che, nel corso di oltre un secolo,<br />

è stato esemplarmente<br />

custodito dall’Associazione<br />

Nazionale Veterani e Reduci<br />

Garibaldini (A.N.V.R.G.),<br />

continuatrice della prima<br />

Società di Mutuo Soccorso<br />

fra i garibaldini (1871) e della<br />

successiva Società Reduci<br />

delle Patrie Battaglie (1898).<br />

In essa, all’indomani della<br />

sciagurata parentesi fascista<br />

e nel clima della riconquistata<br />

libertà, si sono riconosciuti<br />

sia i combattenti<br />

del Battaglione “Garibaldi”<br />

che si era battuto contro i<br />

franchisti, sia i reduci della<br />

Divisione italiana partigiana<br />

“Garibaldi”, che operò in<br />

Montenegro all’indomani<br />

dell’8 settembre ’43: pagine<br />

dolorose della storia europea<br />

nel corso del secolo “di<br />

ferro e di fuoco”, ma tra le<br />

più alte e nobili che siano<br />

state scritte in quegli anni<br />

terribili e purtroppo spesso,<br />

troppo spesso, dimenticate<br />

o misconosciute.<br />

Una propensione, questa,<br />

all’oblio dei momenti più<br />

intensi della nostra storia<br />

nazionale fattasi particolarmente<br />

grave e preoccupante<br />

in questi ultimi anni; una<br />

tendenza alla smemoratezza<br />

storica contro la quale<br />

da oltre sessant’anni hanno<br />

operato con<br />

intelligenza<br />

ed efficacia,<br />

malgrado<br />

la povertà<br />

delle risorse,<br />

l’A.<br />

N.V.R.G. e<br />

il suo trimestrale<br />

“Camicia<br />

rossa”, direttafiliazione<br />

della<br />

rivista che<br />

vide la luce<br />

a Firenze<br />

nell’ormai<br />

lontano<br />

1892 per<br />

volontà dell’avvocato repubblicano<br />

Giulio Tozzoni.<br />

Ed è proprio sulle pagine<br />

di questo periodico che, sotto<br />

forma di articoli o di brevi<br />

saggi, nascono, le Storie<br />

in Camicia rossa di Luciano<br />

Luciani: il racconto, senza<br />

retorica, di uomini giovani<br />

e comuni che “fecero l’impresa”<br />

con o in nome di Garibaldi,<br />

indossando sempre<br />

l’umile uniforme del suo<br />

esercito di volontari. Leggere<br />

queste storie potrà tornare<br />

utile a tutti coloro che<br />

in occasione dell’anno dedicato<br />

al Magnanimo Guerrigliero<br />

intendano comprendere<br />

meglio quell’unicum<br />

straordinario rappresentato<br />

dal volontariato garibaldino;<br />

sarà, poi, cosa buona e<br />

giusta per quanti, in tempi<br />

di mediocrità diffusa, non<br />

sopportano che il trascorrere<br />

degli anni disperda il<br />

ricordo di uomini generosi,<br />

di passioni forti, di sacrifici<br />

disinteressati.<br />

1


1<br />

Si sta realizzando<br />

in Valle del<br />

Serchio un’esperienzaparticolare:<br />

ci stiamo<br />

incontrando in<br />

una ventina di persone che<br />

hanno a cuore questa valle<br />

e le persone che vi abitano.<br />

Abbiamo in comune un atteggiamento<br />

critico verso il<br />

sistema economico e culturale<br />

nel quale siamo tutti<br />

profondamente immersi: un<br />

sistema profondamente distruttivo<br />

nei confronti delle<br />

persone e dell’ambiente, sostenuto<br />

da una visione dell’uomo<br />

di tipo utilitarista ed<br />

economicista per la quale il<br />

profitto e l’interesse individuale<br />

passano avanti a tutto<br />

e nella quale diventa perfettamente<br />

lecito e ordinario<br />

usare l’altro e la natura per<br />

in Valle del Serchio<br />

nei prossimi mesi<br />

Valle del Serchio Alex Zanotelli<br />

- <br />

<br />

<br />

massimizzare il proprio interesse.<br />

Sentiamo l’urgenza di<br />

elaborare e proporre vie<br />

d’uscita da una situazione<br />

insostenibile come quella<br />

presente: cerchiamo nuovi<br />

percorsi di convivenza,<br />

nuove modalità di partecipazione<br />

democratica alle<br />

decisioni che riguardano<br />

noi tutti, nuove modalità del<br />

vivere personale e collettivo<br />

che siano ecologicamente e<br />

socialmente sostenibili.<br />

Il tema ecologico è certamente<br />

centrale nella nostra<br />

riflessione: la gravità della<br />

compromissione della natura,<br />

il ritmo folle di sfruttamento<br />

a cui oggi sottoponiamo le<br />

risorse per permettere a noi,<br />

minoranza privilegiata del<br />

nord del mondo, di consumare<br />

troppo e male, la mon-<br />

-<br />

<br />

<br />

- <br />

- <br />

-<br />

<br />

/Cia/INAC<br />

- <br />

<br />

- <br />

- <br />

<br />

<br />

<br />

tagna di rifiuti e di automobili<br />

che ci sommergono e che<br />

compromettono la nostra<br />

salute e deturpano il nostro<br />

ambiente. … Da tutto questo<br />

cerchiamo vie d’uscita anche<br />

sul nostro territorio.<br />

Non ci interessa fare una<br />

battaglia politica contro i<br />

nostri attuali amministratori.<br />

Chiediamo però loro conto<br />

delle scelte compiute, ad<br />

esempio in materia di rifiuti,<br />

scelte che invece di traghettarci<br />

verso una riduzione<br />

drastica dei rifiuti prodotti<br />

e verso un loro massiccio<br />

riciclo ci costringono alla<br />

soluzione inceneritorista la<br />

quale, oltre ad ammorbarci<br />

con diossine, metalli pesanti<br />

e quant’altro, non ci aiuta a<br />

ridurre i rifiuti e non si inserisce<br />

in politiche che vadano<br />

della direzione di modificare<br />

i nostri stili di vita nel senso<br />

della sostenibilità.<br />

L’inceneritore, infatti, una<br />

volta che c’è, va alimentato<br />

per cui, nei territori nei<br />

quali si è optato per l’inceneritore,<br />

una seria politica<br />

di prevenzione dei rifiuti<br />

e di riciclaggio spinto non<br />

viene di fatto attuata.<br />

Ecco allora l’idea di chiamare<br />

in Valle del Serchio un<br />

uomo come Zanotelli.<br />

Missionario comboniano,<br />

dal 1978 direttore di Nigrizia,<br />

fu coraggioso alla fine<br />

degli anni ottanta nel denunciare<br />

la natura affaristica<br />

e lottizzata della cooperazione<br />

italiana in Africa.<br />

Trasferito a Nairobi in<br />

Kenya, per dodici anni ha<br />

vissuto nella baraccopoli di<br />

Korogocho toccando con<br />

mano e condividendo le sofferenze<br />

di un’umanità sulla<br />

quale ricadono tutte le contraddizioni<br />

di questo nostro<br />

sistema. Un’umanità troppo<br />

povera perché noi siamo<br />

troppo ricchi, un’umani-<br />

tà che il sistema ammazza<br />

– come lui dice– in guanti<br />

bianchi.<br />

Tornato in Italia cinque<br />

anni fa, ha fatto sue le<br />

grandi battaglie contro la<br />

privatizzazione dell’acqua,<br />

contro l’incenerimento dei<br />

rifiuti e per un consumo<br />

critico e una nuova sobrietà<br />

nei nostri stili di vita.<br />

Il tema ecologico è diventato<br />

anche in Zanotelli sempre<br />

più centrale perché egli<br />

vede con lucidità che la sopravvivenza<br />

dei poveri e del<br />

genere umano è messa in<br />

discussione da questa corsa<br />

scellerata al consumo che<br />

drena risorse e ammorba la<br />

natura di veleni lasciando<br />

terra bruciata per il profitto<br />

di pochi.<br />

Anche la questione della<br />

pace lo ha visto coinvolto<br />

in questi anni: dalla presa<br />

di posizione contro la guerra<br />

in Iraq, alla campagna in<br />

difesa della legge 185 contro<br />

il commercio delle armi, agli<br />

appelli per il ritiro del contingente<br />

italiano in Afghanistan,<br />

alla campagna contro<br />

il riarmo atomico “Fermiamo<br />

chi scherza col fuoco<br />

atomico” lanciata a Pisa l’11<br />

settembre scorso…<br />

Tutti questi temi si intrecciano<br />

strettamente per<br />

Zanotelli: egli infatti vede<br />

la guerra come baluardo<br />

di difesa del sistema di vita<br />

occidentale, sistema che distrugge<br />

la natura e uccide i<br />

poveri.<br />

Speriamo dunque di poter<br />

accogliere Zanotelli in Valle<br />

del Serchio nei prossimi<br />

mesi. Chi volesse accompagnarci<br />

in questo percorso<br />

di preparazione all’incontro<br />

può scrivere a elena.<br />

bertoli@ngi.it o telefonare<br />

a Michele al numero 0583 /<br />

65524 Il gruppo promotore<br />

dell’incontro.


Liberarci<br />

dalle spine<br />

Anche quest’anno<br />

centinaia di giovani<br />

toscani hanno<br />

raccolto l’appello<br />

di “ARCI”, “Libera”<br />

e della cooperativa<br />

“Lavoro e non<br />

solo” e hanno partecipato<br />

ai campi<br />

di lavoro sui terreni<br />

confiscati alla<br />

Mafia a Corleone, a<br />

Canicattì (Sicilia) e<br />

in Calabria.<br />

Anche alcuni<br />

lucchesi hanno<br />

voluto partecipare<br />

a questa esperienza,<br />

sostenuta con<br />

forza anche dalla<br />

Provincia di Lucca<br />

Si è concluso il 23<br />

luglio scorso il<br />

quarto Campo<br />

di lavoro sulla<br />

legalità “Liberarci<br />

dalle spine” a<br />

Corleone. I campi sono ormai<br />

attivi da diversi anni e<br />

sono organizzati da ARCI,<br />

Libera e dalla cooperativa<br />

“Lavoro e non solo” con<br />

l’intento di avvicinare i giovani,<br />

attraverso un’esperienza<br />

molto forte e diretta, alle<br />

problematiche della legalità<br />

e della lotta alla mafia<br />

Dai diari dei volontari<br />

emerge un giudizio positivo<br />

“pur essendoci piccole<br />

critiche per alcune pecche<br />

a livello organizzativo legate<br />

a volte alla situazione nuova<br />

che stiamo vivendo (la<br />

ex casa di Provenzano per<br />

ora ha dei limiti dovuti alla<br />

sua recente acquisizione)<br />

e a una serie di emergenze<br />

affrontate (l’incendio del<br />

campo di lenticchie, il poco<br />

coinvolgimento dei ragazzi<br />

durante il lavoro di trebbiatura,<br />

ecc)”.<br />

Nelle due settimane trascorse<br />

a Corleone, i ragazzi<br />

hanno lavorato nei campi di<br />

grano, raccolto le melanzane,<br />

ma hanno anche visitato<br />

alcuni luoghi simbolo della<br />

lotta alla mafia in Sicilia.<br />

Dai diari del 14 e 15 luglio,<br />

si leggono i resoconti di due<br />

esperienze particolarmente<br />

significative: la visita a Portella<br />

della Ginestra e quella<br />

a Cinisi, alla Casa Memoria<br />

Felicia e Peppino Impastato.<br />

In particolare la prima:<br />

“Imponenti montagne rocciose<br />

lungo il percorso che<br />

conduce a Portella delle Ginestre.<br />

Quando arriviamo<br />

siamo colpiti dalla bellezza<br />

di quel paesaggio, testimone<br />

il 1° maggio del 1947 di<br />

uno degli eventi più tragici<br />

e controversi della storia del<br />

nostro Paese. Si tratta della<br />

prima strage di Stato, nella<br />

quale, per mano della mafia,<br />

persero la vita undici persone<br />

e molte altre rimasero<br />

ferite, mentre, fra balli e<br />

canti, festeggiavano la festa<br />

dei lavoratori [...].<br />

Ci riuniamo tutti attorno<br />

al memoriale e, dopo un<br />

excursus storico sul movimento<br />

contadino da parte<br />

del segretario della CGIL,<br />

ascoltiamo la testimonianza<br />

di chi fu presente alla strage.<br />

Tre anziani con le lacrime<br />

agli occhi e la voce rotta dall’emozione<br />

ci fanno rivivere<br />

quella giornata.<br />

I loro racconti sono ricchi<br />

di particolari, come se<br />

il tempo si fosse fermato a<br />

quel giorno di sessanta anni<br />

fa. Racconti che hanno<br />

un’intensità e una forza così<br />

straordinaria da farci venire<br />

i brividi.<br />

Si ha la sensazione che<br />

questi anziani ci stiano trasmettendo<br />

un dono prezioso:<br />

parole, storie, ideali,<br />

emozioni, da ascoltare e custodire,<br />

da tramandare.<br />

Dopo questo momento di<br />

commozione e di ricordo, ci<br />

dedichiamo tutti insieme,<br />

noi ragazzi del campo e gli<br />

anziani del posto, con l’aiuto<br />

di alcune volontarie di<br />

Piana degli Albanesi, (ndr),<br />

alla sistematura e alla ripuli-<br />

tura del memoriale, che appare<br />

trascurato, con l’erba<br />

alta e le cartacce per terra.<br />

Con zappe, rastrelli, decespugliatore<br />

e la voglia di restituire<br />

dignità a quel luogo<br />

della memoria, ci mettiamo<br />

al lavoro. Dopo qualche ora<br />

il risultato è ottimo e noi ci<br />

sentiamo soddisfatti”.<br />

A metà agosto è partito il<br />

quinto campo con sessanta<br />

volontari. È partita la raccolta<br />

dei pomodori, mentre<br />

a settembre sarà la volta<br />

della vendemmia.<br />

“Ripartiamo – scrivono<br />

ancora i ragazzi – e dentro<br />

di noi la voglia di ribellarsi<br />

e impegnarsi per un’Italia<br />

più giusta, democratica e<br />

libera aumenta ogni giorno<br />

di più”.<br />

Ai campi di luglio hanno<br />

partecipato anche diversi<br />

ragazzi e ragazze provenienti<br />

da vari comuni della<br />

Provincia di Lucca; altri saranno<br />

presenti nei campi di<br />

settembre.<br />

La Provincia ha sostenuto<br />

l’iniziativa contribuendo<br />

alle spese di trasporto con<br />

uno stanziamento di mille<br />

euro, rinnovando un grande<br />

interesse allo sviluppo delle<br />

tematiche della legalità.<br />

Ricordiamo in particolare il<br />

forte impegno profuso l’anno<br />

scorso dalla (allora) neoassessora<br />

Valentina Cesaretti,<br />

in collaborazione con ARCI,<br />

Libera, CGIL e altre associazioni<br />

lucchesi ed Enti Locali,<br />

per organizzare sul territorio<br />

provinciale la tappa della<br />

“Carovana antimafia” che vide<br />

soste molto partecipate a<br />

Capannori, Lucca, Gallicano<br />

e Pietrasanta.<br />

In alto, l’alloggio<br />

di Provenzano<br />

e qua sopra,<br />

“trebbiatura<br />

del grano.<br />

1


Diritti<br />

1<br />

Saluti da...<br />

Cecina<br />

Da molti anni il<br />

Meeting antirazzista<br />

di Cecina è l’appuntamento<br />

estivo<br />

di tutti i pacifisti e<br />

gli antirazzisti<br />

di entrambe le<br />

sponde del<br />

Mediterraneo e<br />

non solo...<br />

Da sempre è un<br />

appuntamento<br />

a cui i giovani partecipano<br />

in massa.<br />

Ma da quest’anno<br />

un esperimento:<br />

una parte del<br />

Meeting direttamente<br />

gestita dai<br />

giovani. E i giovani<br />

lucchesi non sono<br />

certo rimasti a<br />

guardare...<br />

pressione di<br />

essere stati<br />

abbandonati<br />

dalle istituzioni,<br />

negli<br />

ultimi tempi a Lucca e ci<br />

tenevamo un po’ fuori da<br />

quel giro esclusivo di chi<br />

oggi crede di tirare le fila del<br />

Partito Democratico.<br />

Poi abbiamo avuto la certezza<br />

dell’abbandono con<br />

l’intensificarsi delle aggressioni<br />

fasciste nella nostra<br />

città, la mancata assunzione<br />

di responsabilità da parte<br />

delle forze politiche e non<br />

solo, fino ad arrivare ad una<br />

campagna elettorale distan-<br />

di Beatrice Lera Avevamo l’im-<br />

te dalla realtà sociale e alla<br />

vittoria dell’attuale sindaco<br />

di centro destra.<br />

Al di là di questa amara<br />

consapevolezza a Lucca ci<br />

sono anche quelle persone<br />

che hanno voglia di fare<br />

qualcosa, che sentono il<br />

bisogno di stare insieme e<br />

condividere sì gli ideali ma<br />

soprattutto un’azione politica<br />

e sociale svincolata dalle<br />

dinamiche di partito.<br />

Ne è stata la riprova l’esito<br />

positivo della nostra partecipazione,<br />

come Arci Lucca<br />

assieme a Arci Pistoia e Arci<br />

Cecina, allo “spazio giovani”<br />

del meeting antirazzista di<br />

Cecina anno 2007.<br />

Tutto è nato un anno fa,<br />

quando, alla fine dell’ultimo<br />

meeting, abbiamo pensato<br />

di provare a svilupparne<br />

appieno le potenzialità in<br />

previsione di questa edizione<br />

e soprattutto a cogliere la<br />

possibilità che ci dava di poterne<br />

condividere la magia e<br />

la quotidianità.<br />

Con i tempi ristretti imposti<br />

dal ritardo nel far<br />

pervenire informazioni da<br />

parte dell’organizzazione, ci<br />

siamo ritrovati tra le quattro<br />

mura della nostra sede e abbiamo<br />

deciso assieme di cogliere<br />

la bella occasione per<br />

affermare la nostra presenza<br />

all’interno di un organismo


cercando di valorizzare tutto<br />

quello che ci fa incontrare<br />

sotto lo stesso tetto.<br />

La diffusa consapevolezza<br />

della politica claustrofobica<br />

cittadina, la necessità<br />

di contaminazione a tutti<br />

i livelli e di condivisione<br />

generazionale e soprattutto<br />

l’esigenza di una nuova<br />

grammatica che rinnovi il<br />

linguaggio intorno al migrare<br />

hanno vinto sulla<br />

ormai consueta negazione<br />

degli spazi. Un po’ a voler<br />

affermare che se c’è la volontà<br />

e la necessità di stare<br />

insieme e costruire un comune<br />

percorso alternativo,<br />

gli spazi te li puoi andare a<br />

trovare anche a Cecina!<br />

Non ci sono stati giovani<br />

o vecchi, semplicemente<br />

un gruppo di persone, che<br />

ha messo a disposizione le<br />

proprie competenze cercando<br />

di dar vita ad un vivo<br />

scambio di idee e, portando<br />

avanti ciascuno le proprie<br />

battaglie, si è ritrovato ad<br />

un meeting brulicante di<br />

lucchesi.<br />

Con la nostra personale<br />

idea di assemblea - laboratorio<br />

abbiamo parlato di<br />

Identità e di Città partendo<br />

dal vissuto di ognuno<br />

di noi per incontrarci nuovamente<br />

in un variegato<br />

concetto di città ideale e<br />

Nella pagina accanto, foto<br />

grande, uno dei gruppi<br />

giovanili che si sono esibiti<br />

nello spazio giovani<br />

di Cecina”, qua sopra,<br />

un momento del partecipato<br />

dibattito con Martin del<br />

Camerun e Sixtus nigeriano.<br />

Nella foto della pagina<br />

a sinistra, “Tushid e<br />

Chamila Pereira, conduttrice<br />

del laboratorio organizzato<br />

dai giovani lucchesi.<br />

Quì a lato: Beatrice,<br />

Kamran iraniano,<br />

Giada, Sixtus della Nigeria,<br />

Yonas eritreo,<br />

Adem del Sudan e Riccardo.<br />

identità comune.<br />

Il laboratorio, condotto<br />

da Chamila Perera, ha visto<br />

come protagonisti venti<br />

ragazzi del Coordinamento<br />

Studentesco Antifascista<br />

Lucchese, gli ospiti del progetto<br />

d’accoglienza SPRAR<br />

più altri ragazzi presenti<br />

autonomamente al meeting<br />

che nell’arco delle ‘3 giornate<br />

più una’ hanno partecipato<br />

attivamente ai lavori.<br />

Altri importanti momenti<br />

di dibattito ci hanno visti<br />

protagonisti nei pomeriggi<br />

del meeting all’interno dello<br />

“spazio giovani”, dalla presentazione<br />

del libro “America<br />

Latina, l’arretramento<br />

de los de arriba” a cura di<br />

Aldo Zanchetta, del giornalino<br />

“Voce migrante” del<br />

dipartimento immigrazione<br />

Cgil Lucca, all’assemblea<br />

condotta da Arci Lucca, Arci<br />

Pistoia e Arci Cecina su<br />

“Razzismo e immigrazione”:<br />

quanti e quali linguaggi<br />

per raccontarli in vista del<br />

meeting 2008.<br />

Abbiamo con-diviso uno<br />

spazio libero lavorando,<br />

cercando di risolvere insieme<br />

i problemi che si presentavano<br />

nell’arco del giorno,<br />

ritrovandoci la sera a bere e<br />

ad ascoltare insieme i concerti<br />

in scaletta, nei pomeriggi<br />

assolati ai tavolini del<br />

bar, sotto l’ombra dei pini<br />

che ci ha dato prezioso rifugio<br />

dopo notti insonni.<br />

L’assidua presenza, ma<br />

soprattutto l’impegno e la<br />

partecipazione di tutte le<br />

persone coinvolte in questo<br />

progetto al calendario<br />

dei nostri appuntamenti, ci<br />

hanno permesso di gettare le<br />

basi per iniziare un percorso<br />

di condivisione che ci dia la<br />

possibilità di creare una rete<br />

di contatti che parta dal locale<br />

e dall’esperienza di questo<br />

meeting e ci permetta di<br />

allargare il nostro dibattito<br />

creando un vera e propria<br />

sottile linea rossa di scambio<br />

di esperienze che unisca<br />

i ragazzi di tutto il bacino<br />

del Mediterraneo e che ci<br />

faccia incontrare al meeting<br />

del prossimo anno.<br />

1


1<br />

e ricerca delle radici<br />

Parole di<br />

testimonianza,<br />

perdita,<br />

mutamento.<br />

La scrittura<br />

migrante in<br />

un’intervista a<br />

Julio Monteiro<br />

Martins<br />

a cura di Luciano<br />

Luciani<br />

Cultura Tra globalizzazione<br />

Qui a destra la copertina del<br />

libro :” Ai confini del verso,<br />

poesia della migrazione in<br />

italiano”, raccolta di prose e<br />

poesie realizzati da scrittori<br />

stranieri in Italia.<br />

Nella pagina a destra una<br />

foto di Julio Monteiro<br />

Martins, da noi intervistato<br />

in occasione della settima<br />

edizione del Seminario degli<br />

scrittori e delle scrittrici<br />

migranti tenutosi a Palazzo<br />

Ducale a Lucca.<br />

Per ‘letteratura<br />

della migrazione’<br />

si intendono<br />

quei lavori, in<br />

prosa e poesia,<br />

realizzati da<br />

scrittori stranieri presenti,<br />

per motivi diversi, in Italia<br />

e che utilizzano l’italiano<br />

come lingua di espressione<br />

letteraria.<br />

Un fenomeno del tutto<br />

originale, ricco di contenuti<br />

eticamente motivati, fortemente<br />

innovativo sul piano<br />

linguistico, di recente origine<br />

- i primi anni Novanta<br />

- ma che sta crescendo<br />

velocemente in ampiezza e<br />

qualità.<br />

Protagonista e interprete<br />

di questa importante novità<br />

letteraria, Julio Monteiro<br />

Martins (Niteròi, Brasile,<br />

1955), che, dopo aver vissuto<br />

in Francia, negli Stati<br />

Uniti, in Giappone, in Portogallo<br />

si è stabilito a Lucca<br />

dove ha fondato la Scuola<br />

di scrittura “Sagarana” e<br />

una importante rivista on<br />

line che porta lo stesso nome.<br />

Docente all’università<br />

di Pisa, scrittore fertile con<br />

numerose pubblicazioni al<br />

suo attivo tra romanzi, racconti<br />

e saggi, (la sua ultima,<br />

L’amore scritto, Besa, 2007<br />

è in libreria da pochi giorni),<br />

Julio Monteiro Martins<br />

insieme a Portofranco e alla<br />

Regione Toscana è tra i promotori<br />

del Seminario degli<br />

scrittori e delle scrittrici migranti,<br />

la cui VII edizione si<br />

è tenuta a Lucca, in Palazzo<br />

Ducale tra il 9 e l’11 luglio:<br />

tre giorni intensi di interventi,<br />

dibattiti, confronto<br />

di esperienze che, proprio<br />

attraverso le parole di Julio,<br />

intendiamo partecipare ai<br />

lettori di “Arcipelago”.<br />

D. Nel corso dell’ultimo<br />

seminario degli scrittori migranti,<br />

tu hai parlato della<br />

loro letteratura come una<br />

delle novità artistiche più<br />

importanti apparse sullo<br />

scenario europeo negli ultimi<br />

15/20 anni. Confermi<br />

questo giudizio? Lo puoi articolare<br />

con qualche esempio<br />

significativo?<br />

R. Sì, è proprio così. A<br />

giugno sono tornato da<br />

un incontro a Francoforte,<br />

promosso dalla RomanFabrik,<br />

che riuniva scrittori<br />

“migranti” di tre paesi<br />

dell’Europa, Italia, Francia<br />

e Germania. Dalla forte<br />

e qualificata presenza<br />

del pubblico, dai dibattiti,<br />

dalla profondità politica e<br />

letteraria degli argomenti<br />

trattati, si vedeva chiaramente<br />

che in tutta l’Europa<br />

oggi questa letteratura<br />

emergente rappresenta il<br />

nuovo, scuote il canone e<br />

rivitalizza una letteratura<br />

stanca, sclerotica e manierista,<br />

quella europea degli<br />

scrittori stanziali apparsi<br />

dagli anni ’80 in poi,<br />

con pochissime eccezioni.<br />

Si può già parlare di una<br />

vera rivoluzione letteraria,<br />

in tutti i sensi, anche<br />

in quello della sociologia<br />

della letteratura, superando<br />

la lunga stagione delle<br />

“letterature nazionali” per<br />

aprire spazio a una letteratura<br />

veramente mondializzata.<br />

Una letteratura<br />

esplosa nei primi anno del<br />

XXI secolo, a partire dalle<br />

opere dei brasiliani e degli<br />

albanesi in Italia, dei<br />

turchi e dei curdi in Germania,<br />

dei maghrebini in<br />

Francia e degli indiani e<br />

pachistani in Inghilterra.<br />

D. Tu hai definito la letteratura<br />

come “la più libera<br />

delle arti, la più coraggiosa.<br />

Gli scrittori non hanno<br />

nulla da perdere e volano<br />

più alto. Sono loro le voci<br />

più lucidamente critiche<br />

contro l’impero dei media,<br />

la pubblicità, la propaganda<br />

politico-religiosa. Contro i<br />

mascheramenti forzati che<br />

ci nascondono perfino a noi<br />

stessi”.<br />

Non ti sembra di sopravvalutare<br />

il ruolo, l’impor-


tanza della parola scritta?<br />

R. In nessun modo, perché<br />

questa è la realtà storica<br />

del nostro tempo. Alla<br />

migliore letteratura – e<br />

non solo in Occidente – è<br />

rimasto questo ruolo impegnativo,<br />

questa grande<br />

responsabilità. Dopo il<br />

fragoroso crollo di prestigio<br />

e la riduzione dell’efficacia<br />

dei vecchi discorsi<br />

ideologici e illuministi<br />

– in una realtà dominata<br />

dal più becero misticismo<br />

e dalla ragione di guerra<br />

e di sfruttamento –, ma<br />

soprattutto dopo la perdita<br />

di credibilità dei ruoli<br />

istituzionali tradizionali,<br />

politici, capi religiosi, militari,<br />

editorialisti delle<br />

grandi testate, giuristi,<br />

militari e scienziati sociali,<br />

sono rimasti solo gli<br />

scrittori – i narratori e i<br />

poeti – a svolgere il compito<br />

ingrato e difficilissimo<br />

di contrastare criticamente<br />

il “lavaggio del cervello”<br />

onnipresente in corso. Oltre<br />

alle giuste ragioni che<br />

hai ricordato nella tua<br />

domanda, c’è anche il fatto<br />

che la letteratura difende<br />

– ormai praticamente da<br />

sola – la complessità, contro<br />

una falsa semplicità,<br />

contro le risposte prête a<br />

penser, difende l’ambiguità<br />

contro la visione manichea<br />

e senza sfumature del<br />

mondo. Salman Rushdie,<br />

parlando di questo nuovo<br />

ruolo degli scrittori, ha<br />

scritto una volta che “in<br />

un mondo in cui chi doveva<br />

raccontare i fatti inventa<br />

bugie, è giunta l’ora<br />

in cui chi inventa storie di<br />

mestiere cominci a raccontare<br />

la verità”. Sì, perché<br />

altrimenti non ci sarà più<br />

nessuno in grado di farlo,<br />

tutti “leggeranno” la realtà<br />

secondo le versioni filtrate<br />

e le interpretazione<br />

di comodo del sistema.<br />

Il mio ultimo romanzo,<br />

che sto finendo di scrivere<br />

proprio in queste settimane,<br />

“Vetro di latte”, parla<br />

dell’impossibilità per<br />

l’uomo contemporaneo di<br />

avere accesso ai fatti, la<br />

sua condanna a dover decidere<br />

e agire a partire da<br />

“versioni” di fatti, da “favole<br />

moderne”, fortemente<br />

ideologizzate, raccontate<br />

dai media. Il vetro di latte<br />

è un tipo di vetro fabbricato<br />

a Murano che permette<br />

il passaggio della luce, attraverso<br />

il quale si posso-<br />

no scorgere le sagome, ma<br />

non le immagini, un vetro<br />

senza trasparenza. Una<br />

metafora dei nostri limiti<br />

epistemologici in questi<br />

tempi.<br />

In ogni modo, più che<br />

mai prima, la letteratura,<br />

quella seria, non quella<br />

“di intrattenimento estivo”,<br />

è diventata una sorta<br />

di sacerdozio e di missione.<br />

Bisogna vedere se essa<br />

sarà in grado di portare a<br />

termine questa immensa<br />

sfida.<br />

D. Durante il dibattito ho<br />

colto due affermazioni problematiche<br />

e spiazzanti:<br />

“Scrivere dopo l’espatrio è<br />

scrivere dopo un movimento<br />

sismico”;<br />

“Il passato è una terra<br />

straniera da cui tutti noi<br />

siamo migrati”.<br />

Ti riconosci in queste parole?<br />

R. Sì, senz’altro. Un<br />

“movimento sismico” è<br />

una valida metafora per<br />

l’espatrio e l’esilio. Un’altra<br />

metafora, che potrebbe<br />

rendere conto del trauma<br />

di questa frattura esistenziale<br />

e psicologica è quella<br />

del “suicidio amministrato”<br />

che ho usato una volta:<br />

al posto di lasciarsi uccidere<br />

da un sistema incompatibile<br />

e spietato, anticiparsi<br />

ad esso e gestire la<br />

propria morte, non quella<br />

biologica ma quella culturale<br />

e sociale, offrendo a se<br />

stesso in questo modo la<br />

possibilità di rinascere altrove,<br />

con una nuova, ancora<br />

sconosciuta identità.<br />

Quanto al passato,<br />

quello che ci ha formato,<br />

non rappresenta soltanto<br />

qualcosa che abbiamo già<br />

vissuto, ma qualcosa che<br />

siamo, la materia stessa di<br />

cui è fatto oggi, nel presente,<br />

il nostro spirito. Credo<br />

che ogni essere umano,<br />

senza eccezioni, ha il suo<br />

decennio, e rimane intimamente<br />

un uomo o una<br />

donna di quel decennio.<br />

Per alcuni gli anni ’50,<br />

ad esempio, e per altri gli<br />

anni ’70, con i valori consolidati<br />

di quel periodo<br />

conclusivo della formazione<br />

e dell’ “educazione sentimentale”<br />

della persona,<br />

rappresentano quel decennio<br />

intimo, impregnato<br />

di una vera identità, una<br />

forma di “patria”, spesso<br />

più che un paese, che non è<br />

altro che una finzione po-<br />

litica e geografica. Un decennio<br />

felice, individualmente<br />

e collettivamente<br />

– per esempio il periodo<br />

a cavallo tra gli anni ’50<br />

e gli anni ’60, della “Dolce<br />

vita”, della Vespa, di via<br />

Veneto - è una patria dello<br />

spirito. E quindi per molti,<br />

da questo punto di vista, il<br />

presente rappresenta una<br />

forma di esilio, un territorio<br />

ostico, pieno di insidie.<br />

Allora, se analizzi la situazione<br />

di uno scrittore<br />

in esilio, sei dinanzi a una<br />

forma multipla di sradicamento:<br />

dal suo tempo,<br />

dalla sua lingua materna,<br />

dal suo paese d’origine,<br />

dalle persone che ha<br />

amato. La mia domanda<br />

è: che letteratura produrrà<br />

un’intelligenza in<br />

una tale situazione limite,<br />

estrema? Sicuramente<br />

una letteratura di spessore<br />

umano, non è vero?<br />

Leggiamola e scopriamola,<br />

è il mio invito.<br />

D. Dicci qualcosa di “Sagarana”<br />

che è, al tempo<br />

stesso, scuola di scrittura e<br />

rivista on line.<br />

R. Sagarana, oltre a una<br />

scuola di scrittura, rivista<br />

culturale on-line (www.sagarana.net)<br />

ed ente organizzatore<br />

di eventi e seminari<br />

come quello di luglio<br />

scorso che hai menzionato,<br />

è soprattutto il contenitore<br />

fisico e istituzionale di<br />

un grande progetto, quello<br />

dell’affermazione in Italia<br />

della letteratura in tutte<br />

le sue forme, come territorio<br />

di trasformazione e di<br />

libertà.<br />

Sagarana è l’universo<br />

reale e allo stesso tempo<br />

virtuale dove questo progetto<br />

raccoglie adesioni,<br />

trova gli intellettuali e gli<br />

artisti con cui è in sintonia,<br />

sviluppa le future iniziative,<br />

apre spazio alle nuove<br />

opere e si presenta come<br />

una grande vetrina aperta<br />

di fronte a un pubblico rimasto<br />

senza molte opzioni<br />

intelligenti e critiche dato<br />

l’attuale stato di cose.<br />

D. Quale il tuo rapporto<br />

con Lucca? Perché la scuola<br />

di scrittura “Sagarana” ha<br />

recentemente trasferito a<br />

Pistoia le sue attività?<br />

R. Io amo Lucca, la<br />

città natale di mio figlio<br />

Lorenzo. Sono uno scrittore<br />

lucchese ormai da<br />

un decennio. Tutti i miei<br />

libri del periodo “italiano”<br />

descrivono Lucca, la<br />

città e la sua gente. Nel<br />

romanzo “madrelingua”<br />

c’è un omaggio al nostro<br />

fiume, il Serchio, che è il<br />

mio fiume - come lo è stato<br />

di Ungaretti - che va<br />

avanti per dieci pagine.<br />

Nel libro “Il percorso dell’idea”<br />

chiamo le mura di<br />

Lucca “la mia mandala<br />

di pietra”, e più avanti<br />

“la placenta di mattoni<br />

rossi, che nutre, riscalda,<br />

protegge e prepara la nascita<br />

definitiva”.<br />

Ecco, fors’è arrivato<br />

il momento del parto?<br />

L’inaugurazione di una<br />

filiale della Sagarana a<br />

Pistoia, la pubblicazione<br />

dei miei nuovi libri da<br />

una casa editrice pugliese,<br />

la Besa, tutto questo è<br />

parte di un’apertura verso<br />

l’esterno, verso il “Lucca<br />

fora”. Ma è vero anche che<br />

nel caso di Pistoia la città<br />

ha offerto a Sagarana<br />

un appoggio e un’adesione<br />

entusiasta come non trovo<br />

a Lucca sin dagli anni ’90,<br />

quando abbiamo realizzato<br />

qui l’evento precursore<br />

dei festival letterari<br />

italiani, lo “Scrivere oltre<br />

le mura”, a Villa Bottini e<br />

nelle casermette sulle mura,<br />

il cui ricordo è ancora<br />

ben vivo nella memoria<br />

dei lucchesi.<br />

Forse sarà questa l’occasione<br />

per riallacciare il<br />

mio vecchio legame stretto<br />

con la città, e realizzare<br />

nuovamente cose importanti<br />

qui? Non lo so. Spero<br />

di sì. Ho fatto la mia parte<br />

e continuo a farla; è ora<br />

che anche Lucca faccia la<br />

sua, riconoscendo Sagarana<br />

come una sua indispensabile<br />

e valida risorsa<br />

culturale. 1


0<br />

salata:<br />

qualche<br />

ora d’aria…<br />

di Nadia Davini<br />

Cultura L’aria<br />

L’Aria salata di Alessandro<br />

Angelini è un<br />

film dal colore quasi<br />

sgranato che ricorda<br />

le pellicole degli anni ’70.<br />

È girato in 16 mm e con<br />

la macchina a mano, la<br />

musica è essenziale e il plot<br />

drammatico.<br />

Le difficoltà interfamiliari<br />

sono descritte nella loro<br />

versione più estrema, con il<br />

sentimento di inadeguatezza<br />

che inficia l’assunzione<br />

dei ruoli, i drammatici<br />

punti di rottura che rivoluzionano<br />

i destini personali<br />

e l’inevitabilità della<br />

tragedia che fa riaccendere<br />

o concludere i rapporti più<br />

burrascosi. In questo caso i<br />

protagonisti sono un padre<br />

e un figlio, eterni guerrieri<br />

che combattono per entrarsi<br />

dentro e poi sputarsi<br />

fuori. Qui lo fanno con la<br />

rabbia tra i denti.<br />

Dopo il silenzio sfaldante<br />

di un passato troppo lungo<br />

si trovano ad affrontarsi a<br />

viso aperto e cuore socchiuso,<br />

in una gabbia senza<br />

vie di fuga, per un confronto<br />

in cui entrambi entrano<br />

da sconfitti, da esiliati<br />

cresciuti con buchi enormi<br />

nelle proprie storie. Si può<br />

ancora perdonare il mostro<br />

solo sulla base di un legame<br />

di sangue? Come si fa a<br />

superare secoli di buio e di<br />

fame d’affetto?<br />

Ne L’aria salata il padre<br />

si chiama Luigi, disconosciuto<br />

e abbandonato dalla<br />

famiglia perché autore di<br />

un brutale omicidio che lo<br />

ha portato per trent’anni<br />

in prigione, e il figlio Fabio,<br />

educatore nel carcere di<br />

Rebibbia. I due non hanno<br />

più contatti da venti<br />

anni, dai tempi dell’arresto<br />

dell’uomo, condannato una<br />

seconda volta da moglie<br />

e figli che non gli hanno<br />

mai perdonato quell’atto<br />

efferato che ha distrutto<br />

per sempre la loro famiglia<br />

e quella della vittima.<br />

Un giorno Luigi viene<br />

trasferito dal carcere sardo,<br />

dove stava scontando la<br />

pena, a quello romano,<br />

dove lavora Fabio, per una<br />

pura fatalità. I due non si<br />

riconoscono, hanno scelto<br />

di dimenticarsi da tempo,<br />

ma Fabio scopre che il<br />

nuovo arrivato è in realtà<br />

quel padre che non lo ha<br />

mai cresciuto. L’odio covato<br />

per anni porta il ragazzo a<br />

trattarlo con disprezzo, ma<br />

il bisogno di lui sarà più<br />

forte e dentro spunterà il<br />

desiderio incontrollabile di<br />

concedergli una nuova occasione.<br />

Luigi, sconvolto da<br />

quell’incontro inaspettato,<br />

si trova così costretto a fare<br />

i conti con il passato e con<br />

il mondo che ha lasciato<br />

fuori, ma capisce che forse<br />

è troppo tardi per rimettere<br />

a posto le cose.<br />

La scrittura di Angelini, e<br />

del suo compagno d’inchiostro<br />

Angelo Carboni,<br />

è già matura, perché riesce<br />

con efficacia a descrivere<br />

quello che si cela nelle fredde<br />

prigioni dell’odio e della<br />

solitudine. Le battaglie tra<br />

padre e figlio sono urlate,<br />

affrontate con fisicità<br />

rabbiosa, ma dietro ogni<br />

accusa si intravede sempre<br />

un disperato bisogno<br />

d’amore, di riconquistare<br />

l’altro. In ogni gesto e in<br />

ogni parola sputata c’è<br />

l’umanità dei personaggi.<br />

Le lacrime terrorizzate<br />

dell’uomo burbero di fronte<br />

alla vita che ha perduto<br />

sciolgono come acido la durezza<br />

del suo volto e del suo<br />

animo, i pensieri urticanti<br />

del ragazzo lo torturano e<br />

rimettono in discussione la<br />

chiusura definitiva verso il<br />

padre.<br />

Il regista punta la camera<br />

sui primi piani dei protagonisti,<br />

lasciando che le loro<br />

espressioni sottolineino la<br />

rabbia e il tormento delle<br />

parole, e il film si trasforma<br />

in un vero e proprio western<br />

familiare, entra nelle<br />

profondità dei personaggi<br />

per dare calore a questa<br />

frantumazione progressiva<br />

delle certezze e delle<br />

sovrastrutture che il tempo<br />

ha creato. La continua lotta<br />

tra i due sa essere feroce<br />

e toccante, e in più di<br />

un’occasione raggiunge una<br />

tensione drammatica che<br />

coinvolge e commuove.<br />

Il cinema italiano resta<br />

nel territorio ormai ampiamente<br />

saccheggiato dei<br />

legami familiari in rovina,<br />

ma sposta il campo di<br />

battaglia da un desolato<br />

e spietato Lazio periferico<br />

de L’amico di famiglia<br />

all’insolita location di un<br />

carcere, con le sue sbarre<br />

fredde, gli spazi angusti e<br />

claustrofobici, i rumori sordi<br />

sempre uguali. Accanto<br />

ad un dramma familiare<br />

privato, Angelini, inserisce<br />

lo spazio della narrazione<br />

che rispecchia la problematicità<br />

della vicenda singola.<br />

Quindi si trovano nel<br />

sottotesto tracce desolanti<br />

dell’infame condizione dei<br />

detenuti e delle loro difficoltà<br />

di reinserimento nella<br />

società, per un’accusa forte<br />

e ben riuscita all’istituzione<br />

carceraria. È una realtà<br />

che di solito si preferisce<br />

non mostrare, lasciata dietro<br />

le sbarre, nelle storie da<br />

ignorare, di chi è stato giudicato<br />

colpevole e non ha<br />

più diritto a far sentire la<br />

propria voce in una società<br />

in cui se hai sbagliato sei<br />

finito. C’è, però, la voglia<br />

di conoscere meglio ciò che<br />

allontaniamo, per comprendere<br />

fino in fondo cosa<br />

si cela dietro il lato oscuro<br />

dell’essere umano. E così<br />

Luigi non mostra mai segni<br />

di pentimento per quello<br />

che ha fatto, ma la sua esistenza<br />

è ormai distrutta e<br />

davanti non c’è più alcuna<br />

ipotesi di futuro. Forse le<br />

speranze non possono che<br />

morire a contatto con la<br />

cruda realtà, come suggerisce<br />

il triste finale del film<br />

L’Aria salata, forse la libertà<br />

sta solo in mare aperto.<br />

L’Aria salata di Alessandro<br />

Angelini, Drammatico,<br />

2006<br />

Lucca<br />

Film<br />

Festival<br />

terza<br />

edizione<br />

ancora grande<br />

cinema nella<br />

nostra città<br />

Film, mostre,<br />

dibattiti, eventi<br />

speciali dal 28<br />

settembre al 6 ottobre<br />

per la terza<br />

edizione del Lucca<br />

Film Festival … e<br />

due ospiti d’eccezione<br />

il 5 ottobre<br />

al Teatro di San<br />

Girolamo : i fratelli<br />

Taviani<br />

di Pier Calutte<br />

Nella nostra città<br />

c’è un festival di<br />

cinema in lenta<br />

ma profonda<br />

espansione. È il Lucca Film<br />

Festival che giunge quest’anno<br />

alla terza edizione e<br />

che si svolgerà nei locali del<br />

Teatro San Girolamo e alla<br />

Fondazione San Micheletto<br />

dal 28 Settembre al<br />

6 Ottobre. Nato in ricordo<br />

del critico e organizzatore<br />

di festival Marco Melani, a<br />

cui è stata dedicata la prima<br />

edizione, il L.F.F. mantiene<br />

le sue caratteristiche di<br />

fondo, con l’attenzione per<br />

il cinema underground,<br />

sperimentale, lontano dai<br />

consueti circuiti.<br />

Ma se lo scorso anno il<br />

programma lasciava poco<br />

spazio al cinema per così<br />

dire più narrativo a favore<br />

di alcuni dei più grandi<br />

maestri dell’underground<br />

come Anger o Dwoskin,<br />

quest’anno il festival sperimenta<br />

un’interessante ricerca<br />

di equilibrio, alchimia e<br />

“compromesso” cinematografico<br />

tra le varie sezioni.<br />

Troveremmo così l’omaggio


- retrospettiva a Snow,<br />

artista canadese poliedrico<br />

che si muove tra videoarte,<br />

cinema, musica, pittura,<br />

uno dei maestri indiscussi<br />

nel suo genere, a fianco alla<br />

sezione dedicata al situazionista<br />

Debord, con pellicole<br />

quasi mai viste provenienti<br />

dalla Francia ed una tavola<br />

rotonda che avrà tra i suoi<br />

protagonisti la compagna<br />

del regista scomparso ed il<br />

critico Enrico Ghezzi.<br />

Si tratta di due eventi<br />

unici: quello di Snow affiancato<br />

da una mostra organizzata<br />

con la prestigiosa<br />

Fondazione Ragghianti<br />

e che anche qui vedrà<br />

intervenire diversi critici<br />

e giornalisti; e quello di<br />

Debord poiché raramente si<br />

possono vedere le copie dei<br />

film dell’autore francese.<br />

Ma come dicevamo<br />

la proposta è ampia ed<br />

eterogenea. Si è voluto tra<br />

l’altro omaggiare Cinema &<br />

Film, rivista dalla vita breve<br />

(1966-1969) ma intensa. Fu<br />

una palestra per critici come<br />

Adriano Aprà (ormai un<br />

habitué del festival e grande<br />

sponsor della rassegna) o<br />

Piero Spila, ma anche per<br />

giovani che poi si sono<br />

dedicati al cinema girato<br />

diventando registi, come<br />

Maurizio Ponzi o Luigi<br />

Faccini.<br />

Tutti i redattori di allora<br />

si ritroveranno a Lucca<br />

per parlare, discutere e<br />

rispondere alle domande<br />

in un incontro pubblico e<br />

per rivedere i film italiani<br />

che hanno contribuito,<br />

dalle colonne della rivista,<br />

a lanciare: si tratta di film<br />

di Rossellini, Schifano,<br />

Bene, Bertolucci, Pasolini<br />

ed altri grandi del nostro<br />

cinema, che a fine anni 60<br />

erano alle prime esperienze.<br />

Tra i registi compresi<br />

in questa sezione vi sono<br />

anche i fratelli Taviani,<br />

due maestri indiscussi del<br />

cinema italiano al quale il<br />

festival dedica un omaggio<br />

con la proiezione di alcuni<br />

dei film più famosi dei registi<br />

pisani: tra gli altri, Padre<br />

In alto, il logo del Festival<br />

e sotto, la locandina<br />

dell’edizione 2007 che si<br />

terrà dal 28 settembre<br />

al 6 ottobre.<br />

Quì sopra, i fratelli Taviani<br />

durante la lavorazione<br />

di un film.<br />

Padrone, La notte di San<br />

Lorenzo, I Sovversivi.<br />

I due registi incontreranno<br />

poi il pubblico la<br />

sera di venerdì 5 Ottobre<br />

al Teatro San Girolamo.<br />

Un grande ritorno tra le<br />

mura lucchesi sarà invece<br />

quello di Aldo Tambellini.<br />

Il nome, oltre a suonare<br />

“locale”, non dirà molto ai<br />

più. Si tratta di un artista<br />

cresciuto a Lucca ma che<br />

negli States ha avuto la sua<br />

affermazione professionale,<br />

divenendo un importante<br />

(e premiato) video­artista<br />

ed insegnante universitario<br />

al M.I.T. (Massachusetts<br />

Institute of Technology).<br />

Tambellini tornerà<br />

nella sua città natale per<br />

presentare una selezione<br />

dei suoi lavori e l’Istituto<br />

d’Arte Passaglia ospiterà<br />

una mostra a lui dedicata.<br />

Anche quest’anno ci sarà<br />

naturalmente il concorso,<br />

che attrae sempre più<br />

autori: i film arrivati per la<br />

selezione sono stati più di<br />

650, suddivisi nelle sezioni<br />

sperimentali, documentari,<br />

fiction e animazione.<br />

Un risultato importante<br />

che conferma come il L.F.F.<br />

si ponga ormai con forza<br />

all’attenzione nazionale ed<br />

internazionale.<br />

E sono una conferma dei<br />

traguardi raggiunti anche i<br />

tanti eventi speciali: Adolfo<br />

Arrietta che presenterà,<br />

per la prima volta in Italia,<br />

i suoi primissimi cortometraggi;<br />

Steven Ball e Martin<br />

Blažíček realizzeranno<br />

‘Some Times (in Lucca)’,<br />

una video performance per<br />

doppio schermo costruita<br />

manipolando suoni ed<br />

immagini che i due artisti<br />

raccoglieranno nel corso<br />

del festival; David Reznak<br />

presenterà in anteprima<br />

italiana il suo documentario<br />

‘La Osa Mayor Menos<br />

Dos’; Riccardo Iacono<br />

proietterà alcuni dei suoi<br />

ultimi video, girati a Lucca<br />

a luglio, durante un periodo<br />

di artist­in­residency e<br />

Antoine Barraud presenterà,<br />

in anteprima assoluta,<br />

‘River of Anger’, il documentario<br />

su Kenneth Anger<br />

che ha girato a Lucca la<br />

scorsa edizione del festival.<br />

A quarant’anni dalla<br />

sua fondazione, infine, un<br />

piccolo omaggio alla Cooperativa<br />

Italiana Cinema<br />

Indipendente, che vuole<br />

essere anche un ricordo<br />

affettuoso di Alberto Grifi,<br />

grande sperimentatore<br />

del cinema.<br />

Tutto questo per un festival<br />

ancora work in progress<br />

che riserverà senz’altro<br />

grandi sorprese.<br />

Per maggiori informazioni<br />

potete collegarvi al sito<br />

www.vistanova.it<br />

1


nome<br />

è Nedo<br />

Ludi<br />

lo stopper che<br />

si oppose alla<br />

zona …mentre<br />

crollava il muro<br />

di Berlino<br />

Estate 1989, nel<br />

calcio italiano è<br />

guerra di religione<br />

tra la zona ed<br />

il marcamento a<br />

uomo. Nedo Ludi,<br />

stopper di 28 anni<br />

votato al catenaccio,<br />

viene classificato“darwinianamente<br />

inadatto “<br />

alla zona dal nuovo<br />

allenatore.<br />

di Alberto Peretti<br />

Cultura Il mio<br />

Dalmatica<br />

di Gianni Quilici<br />

Colpisce subito,<br />

vedendo il libro,<br />

l’immagine di<br />

copertina disegnata<br />

da Antonio Possenti:<br />

un grande occhio, come<br />

una sorta di coscienza sul<br />

mondo, e il giovane romanticamente<br />

in viaggio tra<br />

l’azzurro del mare e la luce<br />

del sole. Così si presenta<br />

il primo romanzo di Enzo<br />

Guidi, lucchese, maestro<br />

elementare “sui generis” ed<br />

autore nel 2002 di un libro<br />

di successo, a metà tra<br />

racconto e saggio: “Breve<br />

storia di Lucca beat”.<br />

In “Dalmatica” protagonista<br />

è il viaggio nello<br />

spazio e nel tempo : quello<br />

Il mio nome<br />

è Nedo Ludi<br />

è il primo<br />

romanzo<br />

di Pippo Russo<br />

(2006, Baldini<br />

Castoldi Dalai<br />

editore, euro<br />

17), professore<br />

di sociologia e<br />

giornalista (con<br />

Il Manifesto<br />

ha inventato la<br />

rubrica Pallonate,<br />

la più detestata<br />

dai giornalisti<br />

sportivi). Tutto<br />

comincia nel<br />

1989, e qui Pippo<br />

Russo architetta<br />

un ardito parallelismo<br />

storico…e<br />

sì perché se nel<br />

1989 crolla il muro<br />

di Berlino succede<br />

anche che nel mondo<br />

del calcio declina l’epoca<br />

della marcatura a uomo,<br />

dell’uno contro uno, del<br />

libero davanti alla difesa,<br />

del contropiede e del catenaccio<br />

e si afferma la zona<br />

con il Milan di Sacchi che<br />

vince il suo primo scudetto<br />

dell’era berlusconiana.<br />

E così, proprio mentre la<br />

Storia s’appresta a prendere<br />

atto della fine di un sogno,<br />

quello dell’uguaglianza, il<br />

calcio si dispone a celebrare<br />

l’idea ostinatamente<br />

contraria: la supremazia<br />

dello schema sul singolo, la<br />

necessità del sacrificio del<br />

singolo a vantaggio del collettivo,<br />

perché non è grazie<br />

intrapreso dal protagonista,<br />

in un ipotetico 2205, tra<br />

paesaggi innevati e placente<br />

di ghiaccio, alla ricerca<br />

del professor Dobro, una<br />

figura paterna e diabolica,<br />

custode della macchina<br />

del tempo, che gli permetterà<br />

di entrare in un<br />

altro viaggio: quello che un<br />

suo giovanissimo antenato<br />

provò a fare nel 1968<br />

verso Istanbul. Viaggio che<br />

diventerà anche psicologico<br />

e mentale, che gli aprirà<br />

gli occhi verso altri “mondi<br />

possibili”.<br />

Un romanzo ambizioso,<br />

che non ha assolutamente<br />

niente di provinciale e che<br />

si misura, con la vivezza di<br />

una scatenata immaginazione,<br />

con uno dei problemi<br />

più radicali del nostro<br />

tempo: il controllo sociale,<br />

sempre più totalizzante,<br />

a Gullit e Baresi che il<br />

Milan ha vinto quello scudetto<br />

ma è grazie alla zona,<br />

alla quale anche il talento<br />

di Gullit deve osservare il<br />

giusto rispetto.<br />

E qui appare, anzi scende<br />

in campo (qui si che si può<br />

dire …) un oscuro stopper<br />

di una modesta squadra di<br />

serie A che lotta per la salvezza,<br />

abituato a mordere<br />

le caviglie del centravanti<br />

fin sotto la doccia. La zona<br />

lo sconvolge tatticamente<br />

e mentalmente ma provvidenziale<br />

entra la storia: Nedo<br />

scopre che nel ‘700 un<br />

operaio inglese, Ned Lud,<br />

per impedire il diffondersi<br />

dell’industrialismo mette<br />

esercitato dalle società<br />

tecnologizzate, capaci di<br />

penetrare (e di controllare)<br />

l’individuo fin dentro le<br />

viscere dei sogni; e che fa<br />

scattare, come contrasto,<br />

l’irriducibile desiderio di<br />

libertà e di unicità, che il<br />

protagonista del romanzo<br />

incarna.<br />

Enzo Guidi riesce a<br />

creare, quasi danzando,<br />

uno spaventoso mondo del<br />

futuro, gelido e morbidamente<br />

totalitario, lo rende<br />

credibile con un linguaggio<br />

ricco e circostanziato, capace<br />

di infondere musicalità<br />

e visionarietà alla<br />

storia. Ma forse l’elemento<br />

più profondo e affascinante<br />

di “Dalmatica” è la fusione<br />

tra la struttura ideologico-letteraria<br />

complessa<br />

e la tensione poetica che<br />

trasmette, soprattutto nella<br />

in piedi un movimento di<br />

sabotaggio e di distruzione<br />

dei macchinari colpevoli<br />

di provocare la disoccupazione.<br />

Cosi Nedo Ludi<br />

reagisce: è la congiura degli<br />

stopper, è il sabotaggio del<br />

sistema dall’interno, è il<br />

tentativo di recuperare al<br />

singolo quella centralità<br />

nonostante tutto quello che<br />

il nuovo credo della zona<br />

vorrebbe negargli. Sarà<br />

sufficiente un movimento<br />

sbagliato o troppo lento<br />

a pregiudicare il funzionamento<br />

del meccanismo<br />

intero; anche se solo per<br />

negazione, sarà allora<br />

proprio un errore umano<br />

a dimostrare che neppure<br />

la zona può astrarre dal<br />

singolo.<br />

La vicenda quindi si<br />

dipana attraverso incontri<br />

segreti provando gli schemi<br />

per il sabotaggio, miserie<br />

di calciatori a fine carriera<br />

alla ricerca di un’ingaggio,<br />

tradimenti; sullo sfondo la<br />

storia personale di Nedo,<br />

che non è fatta solo della<br />

crisi calcistica ma anche<br />

di rapporti d’amore, e la<br />

storia con la esse maiuscola<br />

che travolge il padre,<br />

comunista della prima ora,<br />

alle prese con lo sfaldamento<br />

del PCI. Alla fine la<br />

zona vincerà, la storia non<br />

sarà a lieto fine ma sarà<br />

ugualmente sorprendente<br />

e Nedo Ludi crescerà e<br />

capirà molte cose della vita<br />

e dell’amore; e cadrà nel<br />

fango e si risolleverà.<br />

seconda parte: il viaggio<br />

del giovane verso Istanbul.<br />

C’è qui nel protagonista,<br />

avvolto nella luce e nel<br />

paesaggio mediterraneo più<br />

orientale, la grazia adolescenziale<br />

quasi indifesa,<br />

di chi è adulto, ma ancora<br />

non conosce bene la vita,<br />

e questo candore è però<br />

consapevole, valuta, ha<br />

stile e distacco, ma insieme<br />

è anche tenero, sognante,<br />

desiderante. Il finale è geniale<br />

per la sua asciutezza:<br />

il romanzo finisce laddove<br />

era iniziato, circolare, ma<br />

aperto, come testimonianza<br />

dell’io narrante,<br />

che diventa anche rivolta<br />

all’ordine costituito.<br />

Enzo Guidi,<br />

Dalmatica.<br />

Edizioni ETS, pag. 137, € 10,<br />

prefaz. di Daniele Luti.


Lo studio e la<br />

pratica delle Arti<br />

Marziali, sopratutto<br />

orientali,<br />

ha conosciuto un<br />

boom incredibile<br />

nel nostro paese e<br />

in tutto l’occidente.<br />

Anche Lucca<br />

non è immune da<br />

questo fenomeno<br />

e recentemente ha<br />

ospitato importanti<br />

gare marziali di<br />

livello mondiale.<br />

Ma intorno alle<br />

Arti Marziali si<br />

affermano miti e<br />

ideologie che poco<br />

hanno a che fare<br />

con questo mondo.<br />

A partire da questo<br />

numero di Arcipelago<br />

vi proponiamo<br />

una serie di articoli<br />

che vogliono andare<br />

un po’ più a fondo<br />

sull’argomento<br />

di Maurizio Fatarella<br />

I guerrieri di terracotta di<br />

Xi’an risalgono al 3° secolo<br />

a.c. e sono considerati<br />

l’ottava meraviglia del<br />

mondo. Si tratta di ottomila<br />

statue a grandezza naturale<br />

raffiguranti guerrieri<br />

(ma anche cavalli, carri<br />

da guerra ecc) ognuno con<br />

lineamenti e atteggiamenti<br />

diversi, posti a guardia della<br />

tomba dell’imperatore cinese<br />

Qin Shi Huang<br />

(259 – 210 a.c.).<br />

Questo guerriero<br />

è rappresentato in una<br />

classica postura diffusa in<br />

molte Arti Marziali orientali<br />

ancora oggi praticate.<br />

Notate la posizione<br />

dei piedi e delle mani.<br />

Il misterioso mondo<br />

delle arti marziali<br />

Prima parte<br />

A<br />

fianco di una<br />

crescente<br />

presenza<br />

di prodotti<br />

commerciali<br />

giapponesi o<br />

cinesi, non si può sottacere<br />

il peso rilevante assunto<br />

nella nostra vita quotidiana<br />

dalla cultura Orientale:<br />

dallo Yoga all’ultimo<br />

modello di<br />

Toyota, dall’Agopuntura<br />

ai ristoranti<br />

cinesi e indiani, dal cinema<br />

coreano o di Hong Kong al<br />

Karate e al Kung fu. Fa tutto<br />

parte della nuova società<br />

globalizzata, ma è curioso<br />

vedere come in una società<br />

tutta proiettata verso il<br />

futuro, basata su cellulari,<br />

internet e automobili con<br />

guida satellitare, riescano a<br />

conquistare uno spazio importante<br />

discipline e culture<br />

che affondano le radici<br />

nella notte dei tempi.<br />

In queste pagine vogliamo<br />

affrontare il tema della<br />

diffusione della Arti Marziali.<br />

Si potrebbe pensare che<br />

le Arti Marziali siano una<br />

“specialità” tipicamente<br />

orientale, ma non è così.<br />

Esse nacquero in tutto il<br />

mondo in tempi preistorici<br />

e all’inizio si basavano<br />

essenzialmente sull’osservazione<br />

del comportamento<br />

degli animali<br />

costretti in situazioni<br />

di pericolo. Ben presto<br />

si evolsero in<br />

tecniche razionali,<br />

addirittura sofisticate.<br />

Ogni tribù<br />

ci metteva del<br />

suo e quindi si<br />

svilupparono<br />

tecniche e<br />

stili di combattimento<br />

leggermente<br />

diversi, ma all’epoca<br />

quello che contava<br />

realmente erano la forza, il<br />

coraggio, la determinazione<br />

e l’esperienza.<br />

Non esisteva ancora lo<br />

Stato, per cui non c’erano<br />

soldati, cioè persone pagate<br />

(il soldo) per combattere,<br />

ma era tutta la popolazione,<br />

uomini e donne a partecipare,<br />

quando necessario,<br />

alla difesa del villaggio.<br />

Segue a pag. 24


Cultura Poiché<br />

Segue a pag. 23<br />

le popolazioni erano<br />

abbastanza limitate nel numero<br />

e la mortalità, al contrario,<br />

piuttosto elevata, si<br />

cercò di risolvere le dispute<br />

tra comunità in altro modo,<br />

attraverso combattimenti<br />

tra i rispettivi “campioni”<br />

(ricordate gli Orazi e Curiazi?).<br />

Si trattava di combattimenti<br />

generalmente a mani<br />

nude, ma non necessariamente,<br />

piuttosto violenti, ai<br />

quali assisteva tutta la tribù.<br />

Era la prima forma di disciplina<br />

marziale sportiva,<br />

dove la lotta era raramente<br />

mortale e il “divertimento”<br />

assicurato.<br />

Ecco, la storia delle arti<br />

da combattimento ha sempre<br />

avuto due facce: quella<br />

militare e quella sportivaspettacolare.<br />

Tecnicamente<br />

parlando, non c’è alcuna differenza<br />

tra sport da combattimento<br />

e Arti Marziali, se<br />

non nel fatto che nello sport<br />

sono vietati i colpi letali e le<br />

tecniche più violente, per<br />

evitare brutte conseguenze<br />

ai praticanti.<br />

Le Arti Marziali inoltre -<br />

quelle praticate oggi – sono<br />

accompagnate da un retroterra<br />

culturale spesso esoterico<br />

e sono prevalentemente<br />

di origine orientale, mentre<br />

gli sport sono più “occidentali”<br />

e “laici”.<br />

Dalla pratica a scopi terapeutici<br />

fino alle più impressionanti<br />

dimostrazioni di<br />

efficacia e potenza, impiegando<br />

la propria energia interna,<br />

le Arti Marziali consentono,<br />

come nello Yoga,<br />

di unire il corpo e la mente,<br />

sottomettendo il primo alla<br />

seconda. Tutto questo naturalmente<br />

comporta una<br />

forte componente etica, sia<br />

nei Maestri che negli allievi,<br />

che si presumono persone<br />

esemplari.<br />

Nello sport generalmente<br />

manca del tutto o quasi<br />

questo tipo di dimensione,<br />

per cui capita che molti<br />

praticanti di sport da combattimento<br />

siano interessati<br />

semplicemente a “imparare<br />

a picchiare”.<br />

Volendo riassumere in<br />

modo semplicistico, si potrebbe<br />

dire che chi pratica<br />

sport si allena per vincere<br />

in gara, mentre il praticante<br />

di Arti Marziali si allena<br />

per raggiungere un proprio<br />

equilibrio interiore, il “controllo”<br />

di se stesso. Potremmo<br />

soffermarci a lungo su<br />

questo concetto e lo faremo<br />

se i lettori di questo articolo<br />

ce lo chiederanno. Comunque<br />

va sottolineato che storicamente<br />

tale distinzione<br />

non ha senso.<br />

Con la nascita dello Stato,<br />

si sviluppa un apparato militare<br />

permanente e separato<br />

dalla popolazione. Il diritto<br />

di proprietà individuale, che<br />

privava una parte crescente<br />

della popolazione dei mezzi<br />

di sussistenza (all’epoca essenzialmente<br />

la terra) spingendola<br />

verso la schiavitù,<br />

doveva essere garantito con<br />

le armi. Occorreva difendere<br />

la proprietà dai nemici<br />

esterni (difesa del territorio<br />

statale) e interni (gli oppressi).<br />

Per questo la nascita dello<br />

Stato comportava l’esclusivo<br />

esercizio della violenza da<br />

parte dell’esercito, a difesa<br />

dei rapporti di proprietà dominanti.<br />

Nell’epoca classica, le<br />

tecniche di combattimento<br />

richiedevano più disciplina<br />

che perizia individuale. Ma<br />

se per gli eserciti contavano<br />

molto di più la tecnologia<br />

delle armi, la perizia tattica<br />

dei comandanti e la motivazione<br />

degli uomini, l’arte del<br />

combattimento si affinò in<br />

ambito sportivo, come vedremo<br />

nel prossimo numero<br />

di Arcipelago.<br />

Il pugilato e il Pancrazio<br />

erano molto diffusi nella<br />

Grecia classica e furono<br />

presenti fin dalla prima<br />

Olimpiade. Dai racconti<br />

degli storici greci possiamo<br />

dedurre che con il Pancrazio,<br />

dove era permesso ogni<br />

tipo di colpo, i Greci avessero<br />

raggiunto un livello<br />

tecnico eccellente ed è probabile<br />

che i lottatori antichi<br />

avessero poco da imparare<br />

dalle discipline più estreme<br />

di oggi in termini di tecnica,<br />

astuzia, ferocia e probabilmente<br />

nelle tecniche di allenamento.<br />

Si dice che il famoso lottatore<br />

Milone si allenasse<br />

trasportando sulle spalle<br />

un vitello, il quale, crescendo<br />

ogni giorno, forniva una<br />

resistenza sempre maggiore<br />

all’atleta. Questo farebbe<br />

di Milone l’inventore delle<br />

tecniche di allenamento con<br />

intensità crescente, tuttora<br />

utilizzate nella preparazione<br />

di molti sport.<br />

Per quanto riguarda la<br />

tecnica vera e propria, il<br />

combattimento a mani nude<br />

o con armi tradizionali<br />

(bastoni o armi da taglio)<br />

è praticamente la stessa da<br />

migliaia di anni, perché le<br />

Bruce Lee,<br />

il piccolo drago<br />

Bruce Lee era alto appena<br />

1,70 e pesava 60 chili;<br />

fuori dal set portava<br />

occhiali da miope, ma resta il<br />

più formidabile combattente<br />

visto al cinema.<br />

Con i suoi film ha insegnato<br />

il Kung fu all’occidente: se oggi<br />

le Arti Marziali sono un genere<br />

rispetatto e una componente<br />

essenziale del cinema<br />

d’azione americano e di tutto<br />

il mondo, lo si deve prima di<br />

tutto a lui.<br />

Ma Bruce non si limitava al<br />

cinema. Nelle palestre in cui<br />

insegnava, si allenavano poliziotti<br />

e agenti segreti, oltre<br />

che personaggi “eccellenti”<br />

come Steve McQueen, Coburn,<br />

Marvin, Polanski e tanti<br />

altri.<br />

Laureato in filosofia, Bruce<br />

fu l’ideatore del Jet Kun Do,<br />

più che uno stile di combattimento<br />

una vera e propria teoria<br />

sulle Arti Marziali.<br />

Morì il 20/07/1973 (era<br />

nato nel 1940), a soli 33 an­<br />

ni. Sulla sua morte nacquero<br />

molte leggende. Si disse che<br />

era morto avvelenato dalla<br />

mafia cinese; uciso a distanza<br />

col “dim mak” (il tocco della<br />

morte) dal capo di una scuola<br />

rivale; intossicato dalla<br />

marjuana; colpito da una maledizione.<br />

Se ne riparlò nel 1993 quando<br />

Brandon Lee, suo figlio, fu<br />

ucciso sul set de “Il Corvo” da<br />

una pistola che avrebbe dovuto<br />

essere caricata a salve.<br />

La Cina popolare che a<br />

lungo lo ha censurato, oggi<br />

lo riabilita e lo celebra come<br />

simbolo dell’unità nazionale<br />

con un francobollo, mentre<br />

prepara una colossale biografia<br />

televisiva in 40 puntate,<br />

interpretata da Chen Guokun<br />

e prodotta con 6,5 milioni di<br />

dollari governativi. Verrà trasmessa<br />

in Cina a ridosso delle<br />

Olimpiadi.<br />

Oggi il suo erede è considerato<br />

Jet Li. E se avete dei dubbi<br />

guardatelo in azione...


Nella pagina a fianco,<br />

Bruce Lee in una scena di<br />

un film. Sotto e a destra,<br />

dall’antichità ci giungono<br />

queste immagini che raffigurano<br />

atleti che si affrontano<br />

senza esclusione di colpi nel<br />

Pancrazio.<br />

La scultura in basso,<br />

rappresentante un pugile in<br />

un momento di riposo, è del<br />

330 a.c. circa, da attribuire<br />

alla scuola di Lisippo.<br />

Milone e il Pancrazio<br />

Milone è considerato il<br />

più grande atleta di<br />

tutti i tempi. Vinse<br />

le Olimpiadi nel 540 a.c. nella<br />

categoria ragazzi e poi nel<br />

532, 528, 524, 520, 516 a.c. Il<br />

pugile, originario di Crotone,<br />

vinse anche 10 volte alle gare<br />

Istmiche, 9 volte alle Nemee e<br />

6 volte ai giochi Pitici di Delfi,<br />

in onore del dio Apollo.<br />

Si racconta che in occasione<br />

di un terremoto Milone si<br />

sia sostituito ad una colonna<br />

spezzata reggendo sulle sue<br />

spalle il peso del soffitto dell’abitazione<br />

permettendo così<br />

la fuga al suo mentore Pitagora<br />

e a tutto il gruppo aristocratico<br />

dirigente della città di<br />

Crotone.<br />

Nel 510 a.c. guidò l’esercito<br />

di Crotone alla vittoria contro<br />

Il Lacrosse ha origine, tra<br />

realtà e leggenda, tra le<br />

tribù dei nativi americani<br />

che vivevano nella zona dei<br />

Grandi Laghi, sostanzialmente<br />

Irochesi e Algonkini. Per<br />

loro, il Baggataway, così era<br />

chiamato il Lacrosse, andava<br />

al di là della semplice attività<br />

sportiva, perchè rappresentava<br />

un rituale religioso.<br />

I nativi giocavano per ottenere<br />

la benevolenza del Creatore,<br />

cui chiedevano di curare<br />

un guerriero malato o di far<br />

crescere uomini forti e virili.<br />

Il gioco serviva anche per<br />

risolvere i conflitti tra tribù<br />

o per prepararsi alla guerra,<br />

costituendo di fatto una vera<br />

e propria iniziazione di massa<br />

per i guerrieri e un adde­<br />

leggi fisiche e la conformazione<br />

del corpo umano non<br />

sono mutate.<br />

Colpi come i pugni, i calci,<br />

i soffocamenti, le rotture<br />

e chiavi articolari, sono state<br />

inventate e reinventate<br />

dall’uomo in ogni epoca e in<br />

ogni latitudine.<br />

Quando il Pancrazio fu<br />

adottato da Roma, il suo<br />

spirito originario ne fu alterato<br />

e ridotto a pura brutalità.<br />

Vennero introdotti i<br />

Sibari. La sua specialità era il<br />

pugilato e il Pancrazio.<br />

Nato nell’antica Grecia,<br />

il Pancrazio è una delle più<br />

micidiali e complete arti da<br />

combattimento, comprende<br />

tecniche di varia natura: la<br />

lotta in piedi, a terra, pugilato,<br />

calci, morsi e torsione e<br />

rottura delle dita delle mani.<br />

Pancrazio vuol dire combattimento<br />

totale ed è una disciplina<br />

che si avvicina molto<br />

al concetto di combattimento<br />

per la sopravvivenza.<br />

La posta in gioco era infatti<br />

la vita dei contendenti e il vincitore<br />

ne restava segnato per<br />

sempre: orecchie lacerate, naso<br />

deformato, cicatrici ovunque.<br />

Le armate di Alessandro<br />

Magno lo fecero conoscere fin<br />

sulle sponde del Gange.<br />

Il Baggataway<br />

o Lacrosse<br />

stramento al combattimento<br />

(uno dei nomi, impronunciabili,<br />

con cui è definita questa<br />

disciplina, significa “piccolo<br />

figlio della guerra”).<br />

La leggenda narra di<br />

squadre composte da più di<br />

mille giocatori, di campi da<br />

gioco lunghi quasi 15 miglia<br />

e di partite che duravano<br />

giorni interi.<br />

Nel 1636 il missionario<br />

gesuita Jean de Brebeuf documentò<br />

una partita sul lago<br />

Ontario definendola “gioco<br />

del diavolo”. A quei tempi<br />

il Baggataway era praticato<br />

da 48 tribù sparse sui territori<br />

di quelli che oggi sono<br />

gli stati nord orientali degli<br />

USA e quelli meridionali del<br />

Canada.<br />

cesti (guanti fatti di lacci di<br />

cuoio con borchie di metallo)<br />

che procuravano ferite<br />

gravi, riducendo l’arte<br />

della lotta ad uno spettacolo<br />

gladiatorio.<br />

D’altra parte Roma fu<br />

famosa proprio anche per<br />

questi spettacoli in cui centinaia<br />

di schiavi, spesso prigionieri<br />

di guerra o rivoltosi,<br />

venivano fatti combattere<br />

l’uno contro l’altro o contro<br />

animali feroci.


I<br />

numeri spesso non<br />

sono adatti per<br />

esprimere compiutamente<br />

la realtà anzi, a<br />

volte, possono anche essere<br />

fuorvianti, essere strumentalizzati<br />

ecc…, però qualche<br />

indizio possono darlo per<br />

interpretare i fenomeni e<br />

perciò… diamo i numeri.<br />

Società opulente…<br />

dal rapporto sui redditi<br />

USA nel 2005<br />

I 300.000 americani più<br />

ricchi hanno dichiarato<br />

un reddito pari a quello<br />

cumulato dai 150 milioni<br />

Cultura Diamo i numeri<br />

di Alberto Peretti<br />

di statunitensi più poveri:<br />

e cioè l’uno per mille in cima<br />

alla scala dei redditi ha<br />

incassato quanto il 50% di<br />

chi sta in basso. Dal 1998<br />

al 2005 lo 0,1% più ricco<br />

ha aumentato del 50% la<br />

propria fetta del totale.<br />

Nel 2005 il reddito globale<br />

degli statunitensi è cresciuto<br />

del 9%, ma quello del<br />

90% (cioè la quasi totalità)<br />

degli americani è sceso dello<br />

0,9%. Nel 2005 il reddito<br />

medio annuo dell’1% più<br />

ricco è stato di 5,6 milioni<br />

di dollari (+908.000),<br />

mentre quello dell’uno per<br />

mille è stato di 25,7 milioni<br />

di dollari (+ 4,4 milioni).<br />

Tradotto : i 30.000 ameri-<br />

cani più ricchi dispongono<br />

di un reddito annuo che<br />

è superiore al Prodotto<br />

nazionale lordo di Brasile,<br />

Argentina, Cile, Uruguay,<br />

Paraguay, Bolivia e Perù<br />

messi insieme (270 milioni<br />

di persone).<br />

Ciliegina sulla torta: l’ufficio<br />

delle entrate ammette<br />

che i redditi delle classi<br />

più agiate sono sottostimati,<br />

perché mentre il<br />

98% dei redditi da lavoro<br />

dipendente passa al vaglio<br />

del fisco, si stima che sia<br />

dichiarato solo il 70% dei<br />

redditi di affari e commercio.<br />

Dal Rapporto ISTAT<br />

sull’Italia 2006.<br />

Restiamo uno dei paesi<br />

più ineguali d’Europa nella<br />

distribuzione del reddito,<br />

in compagnia di Portogallo,<br />

Grecia, Spagna, e Irlanda:<br />

il 20% più povero della<br />

popolazione ha il 7,8% del<br />

totale del reddito mentre<br />

il 20% più ricco ha il 48%<br />

della “torta”. Quelli che<br />

l’ISTAT classifica poveri<br />

sono 7,5 milioni e il 15%<br />

delle famiglie, un po’ meno<br />

poveri, arriva con difficoltà<br />

alla fine del mese mentre<br />

il 30% va in crisi se deve<br />

affrontare una spesa imprevista<br />

di 600 euro.<br />

Casa, dolce casa<br />

Da un recente studio<br />

dell’AGOI (Associazione<br />

ostetrici ginecologi ospedalieri<br />

italiani) pubblicato<br />

da Editeam risulta che le<br />

violenze domestiche sono<br />

la seconda causa di morte<br />

in gravidanza, dopo<br />

l’emorragia, per le donne<br />

di età compresa fra i 15 e<br />

i 44 anni, anche superiore<br />

al diabete gestazionale ed<br />

alla placenta previa; il 40-<br />

50 per cento delle donne<br />

con dolore pelvico cronico<br />

ha una storia di abuso<br />

fisico e sessuale alle spalle,<br />

così come il 30 per cento<br />

delle donne con disturbi<br />

gastroenterici organici o<br />

funzionali. Ma significative<br />

sono anche le conseguenze<br />

sulla salute psichica: un<br />

terzo delle donne affette<br />

da depressione grave, e di<br />

quelle che tentano il suicidio,<br />

ha subito violenza da<br />

parte del partner, mentre la<br />

prevalenza del cosiddetto<br />

‘disordine da stress posttraumatico’<br />

nelle donne<br />

abusate è di circa il 60 per<br />

cento, contro il 10 per<br />

cento della popolazione<br />

generale.


La politica economica<br />

della Unione<br />

Europea nei confronti<br />

dell’Africa,<br />

a parole ricerca<br />

lo sviluppo<br />

economico delle<br />

aree interesate, in<br />

realtà aumenta<br />

lo sfruttamento<br />

e l’indebitamento<br />

dei paesi<br />

più poveri...<br />

di Roberto Sensi<br />

Il 31 dicembre si avvicina.<br />

Per la maggioranza<br />

delle persone<br />

quella data indica la<br />

fine dell’anno corrente<br />

ed il passaggio<br />

a quello nuovo. Significa<br />

festa e desideri per dodici<br />

mesi pieni di soddisfazioni<br />

e felicità. Ma per le popolazioni<br />

dell’Africa, dei Caraibi<br />

e del Pacifico (ACP) rischia<br />

di rimanere impresso nella<br />

memoria collettiva come<br />

la fine di ogni ideale di sviluppo<br />

auto-centrato. L’ultimo<br />

giorno dell’anno sarà<br />

infatti la data limite per la<br />

firma degli Accordi di Partenariato<br />

Economico (APE)<br />

che l’Unione europea sta<br />

negoziando con i Paesi ACP,<br />

nella maggioranza, è utile<br />

ricordare, ex-colonie dei<br />

suoi Paesi membri.<br />

Si tratta di accordi che<br />

mirano alla liberalizzazione<br />

degli scambi commerciali<br />

e degli investimenti,<br />

con l’obiettivo, espresso, di<br />

favorire lo “sviluppo economico”<br />

di quelle regione, ma<br />

in realtà sono volti a consolidare<br />

e approfondire la presenza<br />

delle imprese europee<br />

nel continente, in particolare<br />

nel settore dei servizi e<br />

delle risorse.<br />

Gli accordi APE sono inseriti<br />

nella nuova architettura di<br />

cooperazione delineata nell’accordo<br />

di Cotonou (2000)<br />

Il lupo Europa perde<br />

il pelo ma non il vizio…<br />

in sostituzione della convenzione<br />

di Lomè, che ha<br />

regolato per quasi trent’anni<br />

le relazioni di cooperazione<br />

tra l’Europa e i Paesi<br />

ACP: un complesso di politiche<br />

che univano aiuti allo<br />

sviluppo con condizioni di<br />

vantaggio per l’esportazioni<br />

ACP sui mercati europei,<br />

oltre ad una crescente attenzioni<br />

nei confronti della<br />

democrazia e dei diritti<br />

umani di quei Paesi.<br />

L’Ue concedeva un accesso<br />

preferenziale alle esportazioni<br />

di prodotti ACP con<br />

la convinzione che il loro<br />

aumento avrebbe favorito<br />

la crescita economica.<br />

Non è questa la sede per<br />

discutere i motivi del fallimento<br />

in termini di sviluppo<br />

della politica delle<br />

preferenze commerciali<br />

della Ue, basti ricordare<br />

che venivano esclusi<br />

prodotti di interesse ACP<br />

ma in concorrenza con gli<br />

agricoltori europei come<br />

lo zucchero, la carne bovina<br />

ed il riso. Il risultato<br />

di trent’anni di preferenze<br />

commerciali appare chiaro<br />

da questi dati: dal 1976 al<br />

1998, la quota di esportazioni<br />

sul mercato europeo<br />

controllata dai Paesi ACP<br />

è passata dal 6,7% al 3%. Si<br />

è trattato nella stragrande<br />

maggioranza di esportazioni<br />

di materie prime non<br />

trasformate e soggette, soprattutto<br />

quelle agricole,<br />

alla volatilità del prezzo<br />

sul mercato internazionale<br />

e al loro costante declino<br />

registrato durante gli<br />

anni ’80 e ’90.<br />

La novità introdotta dagli<br />

APE è dirompente. In<br />

sostituzione di un regime<br />

commerciale preferenziale,<br />

l’Ue ha proposto un area di<br />

libero scambio dove l’apertura<br />

dei mercati è “sostanzialmente<br />

reciproca”, vale<br />

a dire impegna le parti in<br />

maniera “sostanzialmente”<br />

equivalente. Sono vent’anni<br />

che in un modo o nell’altro<br />

ai Paesi africani viene imposta<br />

l’apertura dei propri<br />

mercati, assieme alla liberalizzazione<br />

e privatizzazione<br />

di settori fondamentali come<br />

i servizi pubblici.<br />

Venti anni che hanno causato<br />

al continente la perdita<br />

di 272 miliardi di dollari,<br />

una cifra superiore all’ammontare<br />

del debito estero<br />

pubblico di questi stessi<br />

Paesi. Miliardi che non<br />

hanno rappresentato un investimento<br />

necessario per<br />

propria crescita, ma un costo<br />

enorme in termini economici,<br />

sociali e ambientali<br />

che le popolazioni di quei<br />

Paesi continuano a pagare.<br />

Gli APE hanno l’obiettivo<br />

di rendere irreversibile le<br />

aperture commerciali ACP<br />

nei confronti della Ue, andando<br />

oltre quanto, con<br />

enormi difficoltà, si sta già<br />

negoziando in ambito multilaterale<br />

all’interno del-<br />

l’Organizzazione mondiale<br />

del commercio (OMC). Gli<br />

accordi sono definiti OMC-<br />

Plus perché contengono misure<br />

per la liberalizzazione<br />

del settore degli investimenti<br />

che gli stessi Paesi del Sud<br />

sono riusciti ad eliminare<br />

dall’agenda della OMC. Esistono<br />

numerosi studi sulle<br />

proiezioni dei costi che i<br />

Paesi ACP saranno costretti<br />

ad affrontare con l’entrata in<br />

vigore degli APE. Ad esempio,<br />

in termini di perdita di<br />

gettito fiscale derivante dall’imposizione<br />

di dazi e tariffe<br />

sui prodotti in ingresso nel<br />

proprio mercato, un Paese<br />

come la Nigeria perderà<br />

427 milioni di euro all’anno,<br />

il Ghana 193, il Cameroon<br />

149 e così via fino allo Zambia,<br />

che in termini assoluti<br />

subirà una perdita apparentemente<br />

minore (15,8 milioni)<br />

ma che rappresenta<br />

la spesa annuale del Paese<br />

per la cura dell’HIV/AIDS.<br />

Enormi preoccupazioni ricadono<br />

sul settore agricolo<br />

di quei Paesi, elemento<br />

chiave per qualsiasi politica<br />

di sviluppo nazionale. Il settore<br />

agricolo africano impiega<br />

in media di forza lavoro<br />

in percentuale al totale<br />

molto elevata raggiungendo<br />

in alcuni Paesi meno avanzati<br />

percentuali del 80-90%.<br />

Si tratta in maggioranza di<br />

un’agricoltura realizzata su<br />

piccola scala, di auto-sussistenza<br />

ed orientata ai mercati<br />

locali. Stesso discorso<br />

per il settore manifatturiero,<br />

dove l’apertura dei mercati<br />

ha avviato e accelererà dei<br />

veri e propri processi di deindustrializzazione,<br />

con imprese<br />

nazionali escluse dai<br />

mercati propri a causa della<br />

concorrenza europea.<br />

È bene ricordare che stiamo<br />

parlando di accordi di<br />

cooperazione il cui obiettivo<br />

dovrebbe essere lo<br />

sviluppo e lo sradicamento<br />

della povertà. Ma è evidente<br />

che, più che a una logica<br />

di sviluppo, gli APE rispondano<br />

ad interessi offensivi<br />

di stampo neocoloniale del<br />

vecchio continente, deciso<br />

ad affrontare con ogni<br />

mezzo vecchi e nuovi concorrenti<br />

sul mercato globale.<br />

L’Africa è uno dei luoghi,<br />

forse dal punto di vista strategico<br />

nemmeno il più importante,<br />

dove si gioca questa<br />

battaglia per il controllo<br />

dei mercati e delle risorse.<br />

Una cooperazione europea,<br />

insomma, al servizio delle<br />

imprese, che assurgono al<br />

paradossale ruolo di attori<br />

di sviluppo.<br />

Internazionale


Internazionale<br />

Cuba:<br />

...Conclude Victor<br />

Hugo che Cuba<br />

non va mitizzata,<br />

i Cubani sono<br />

persone normali<br />

con i loro difetti e<br />

meschinità,<br />

che però resistono<br />

dignitosamente<br />

alle pressioni del<br />

gigante (cattivo)<br />

nordamericano<br />

tentando di<br />

percorrere una<br />

strada diversa<br />

da quella tracciata<br />

dal capitalismo<br />

di Alberto Peretti<br />

cucalambé”,Granado,<br />

Victor “El<br />

Hugo...<br />

il Mojito. Dal 22 giugno al<br />

6 luglio un gruppo dell’AR-<br />

CI di Lucca è stato a Cuba<br />

in occasione della XL°<br />

Jornada cucalambeana,<br />

un’iniziativa culturale dedicata<br />

a Juan Fajardo detto<br />

“el cucalambé “, poeta e<br />

scrittore della seconda metà<br />

dell’ottocento che si distinse<br />

per l’impegno in favore<br />

dell’indipendenza di Cuba.<br />

La manifestazione ruota intorno<br />

alla decima cubana,<br />

forma di declamazione<br />

cronaca, riflessioni,<br />

emozioni dall’isola che<br />

può ancora far sognare<br />

poetica dove autori di versi<br />

improvvisati si confrontano<br />

a suon di “quartine”, caratterizzate<br />

da rime rispondenti<br />

a precise caratteristiche. E’<br />

una forma molto popolare<br />

tra i campesinos cubani e<br />

ricorda, seppur con caratteristiche<br />

metriche diverse,<br />

analoghe forme di espressione<br />

poetiche in voga nelle<br />

campagne toscane (l’attore<br />

Carlo Monni ne è l’interprete<br />

più noto). La manifestazione<br />

dura una settimana, si<br />

svolge nella zona di Las Tunas<br />

(centro dell’isola) con<br />

diverse modalità: confronti<br />

in versi tra i poeti improvvisatori,<br />

convegni sulla cultura<br />

e le tradizioni contadine,<br />

sfilate con le rappresentanze<br />

che convergono a Las Tunas<br />

da tutte le province cubane<br />

ed anche da fuori come<br />

nel caso dell’ARCI di Lucca<br />

(unica e prima delegazione<br />

italiana), balli e concerti dove<br />

l’estrosità e la spontaneità<br />

dei cubani e delle cubane<br />

emergono in tutta la loro<br />

spettacolarità, mostre di<br />

quadri e sculture…insomma<br />

un festival della creatività<br />

popolare.<br />

La presenza a Cuba ha<br />

poi vissuto altri momenti<br />

significativi con la visita al<br />

Mausoleo del Che a Santa<br />

Clara, dove vi è anche la<br />

sua tomba e quella di altri<br />

guerriglieri ed al Museo del<br />

Pueblo combatiente a l’Avana<br />

diretto da Victor Hugo<br />

Parès Lores, vecchio amico<br />

dell’ARCI, con il quale sono<br />

frequenti i contatti ed i progetti<br />

di cooperazione. Anche<br />

questa volta la visita era<br />

legata ad un evento: il con-<br />

corso per bambini dedicato<br />

a Fabio di Celmo, vittima<br />

del terrorismo anticubano,<br />

deceduto in un albergo situato<br />

nella zona del museo<br />

ed a cui è dedicata una sala<br />

dello stesso.<br />

L’attività del museo, oltre<br />

a quelle tipiche - esposizione<br />

di reperti archeologici,<br />

mostre di quadri ecc. - è infatti<br />

caratterizzata da iniziative<br />

culturali e ricreative che<br />

coinvolgono gli abitanti del<br />

quartiere svolgendo quindi<br />

un ruolo di aggregazione<br />

e di socialità. Oltre a tutto<br />

ciò il viaggio a Cuba sarà<br />

ricordato dai partecipanti<br />

per un evento assolutamente<br />

imprevisto, sicuramente<br />

invidiato, presumibilmente<br />

irripetibile: l’incontro con<br />

Alberto Granado, il compagno<br />

di viaggio del Che in


Sotto a sinistra, la<br />

delegazione dell’ARCI<br />

di Lucca alla sfilata<br />

di apertura della XL<br />

journada cucalambeana<br />

a Las Tunas.<br />

A destra, Trinidad località<br />

designata ad entrare<br />

nel patrimonio dell’Unesco<br />

america latina, reso famoso<br />

dal libro Latino americana<br />

e dal film Diari della motocicletta;<br />

un incontro scevro<br />

di ogni ufficialità, con un<br />

“vecchietto” arzillo, lucido e<br />

disponibile senza troppe cerimonie<br />

ad ascoltare 4 anonimi<br />

piombati da un momento<br />

all’altra a casa sua.<br />

Non sono mancate nel<br />

viaggio, se è vero come è vero<br />

che l’ARCI è un’associazione<br />

ricreativa oltreché culturale,<br />

le puntate al mare, la visita<br />

all’Avana vecchia, all’orchideario<br />

di Soroa, a Trinidad<br />

(patrimonio dell’Unesco), il<br />

tutto annaffiato da frequenti<br />

bevute di Mojito, Cuba libre,<br />

Daiquiri, Piña colada. Questa<br />

la cronaca nuda e cruda<br />

del viaggio ma il viaggio è<br />

stato tanto altro in quanto<br />

a sensazioni, impressioni,<br />

foto Marco Peretti<br />

discussioni, visioni.<br />

Pole principià il dibattito<br />

Cuba è una realtà complessa,<br />

complicata, contraddittoria;<br />

non facilmente<br />

interpretabile, non rappresentabile<br />

dagli “opposti<br />

estremismi “di chi la considera<br />

l’ultimo residuo dell’”impero<br />

del male”, l’ultimo<br />

ostacolo che si frappone al<br />

dispiegarsi della “fine della<br />

storia” consacrando questo<br />

mondo come il migliore<br />

possibile e di chi la considera<br />

come avamposto del “socialismo<br />

realizzato”, patria<br />

del “sol dell’avvenir” dove si<br />

è realizzato il marxiano “uomo<br />

nuovo”.<br />

A Cuba ci sono difficoltà<br />

nel vivere quotidiano: nella<br />

capitale abbiamo visto, accanto<br />

al magnifico quartiere<br />

ristrutturato dell’Avana vecchia,<br />

case diroccate, nelle<br />

campagna casupole che dire<br />

modeste è un eufemismo.<br />

C’è chi ti avvicina, giovane<br />

per lo più, sospirando che il<br />

suo sogno è venire in Italia<br />

concludendo il colloquio<br />

con la richiesta di un peso<br />

e guardandoti stralunato<br />

quando gli fai presente che<br />

anche in Italia non sono rose<br />

e fiori, specialmente per<br />

un migrante. Chi ti propone<br />

il mangiare al paladar o l’alloggio<br />

nelle case particular<br />

(rispettivamente trattoria e<br />

pensione familiare, una delle<br />

poche forme consentite<br />

di attività privata) o l’aragosta<br />

(in un orecchio perché è<br />

proibito la pesca) o i sigari<br />

…insomma ci si arrangia<br />

per arrotondare il salario<br />

e permettersi qualcosa di<br />

più di quello che consente<br />

la libreta (la tessera per<br />

accedere ai generi di prima<br />

necessità). I Cubani girano<br />

con quelle vecchie macchi-<br />

ne americane degli anni ’50,<br />

quando va bene, altrimenti<br />

si muovono con autobus ,<br />

l’autostop e, nelle campagne,<br />

con carretti. Il rum e la birra<br />

scorrono a fiumi ed il sabato<br />

sera c’è qualche ubriaco<br />

di troppo. Devi stare attento<br />

a chiudere la macchina<br />

avendo cura di non lasciare<br />

niente dentro in vista, e la<br />

massiccia presenza di polizia<br />

disseminata in ogni dove<br />

(anche alla spiaggia) più che<br />

tranquillizzare mette dentro<br />

un sottile senso d’angoscia.<br />

Insomma un quadro da paese<br />

del terzo mondo. Ecco,<br />

appunto. Tra le cose che ci<br />

ha fatto notare Victor Hugo<br />

nelle estenuanti chiacchierate<br />

cui l’abbiamo costretto<br />

per soddisfare la nostra voglia<br />

di conoscere e capire,<br />

è che Cuba è un paese dell’America<br />

Latina con una<br />

storia ed un’attualità che va<br />

conosciuta e commisurata<br />

con la storia e le condizioni<br />

degli altri paesi dell’America<br />

Latina. Prima di valutare<br />

Cuba bisognerebbe visitare<br />

Haiti, Messico, Brasile, Paraguay,<br />

Argentina ecc ecc. .<br />

, ma forse basta leggere La<br />

scommessa delle Americhe<br />

di Maurizio Chierici (Einaudi,<br />

2007) per rendersi conto<br />

degli immensi problemi di<br />

questo continente e di come<br />

Cuba sia in condizioni nettamente<br />

migliori.<br />

Forse è monotono, perché<br />

su Arcipelago lo leggiamo<br />

spesso (da ultimo i numeri<br />

30 e 31), ma come non citare<br />

la diffusione e la qualità<br />

dei servizi sanitari cubani?<br />

Tralascio cifre e numeri<br />

ormai noti, cito solo un<br />

episodio emblematico del<br />

livello del sistema sanitario<br />

cubano, riportando una notizia<br />

dal Corriere di Lucca<br />

del 14 luglio 2007: “Sclero-<br />

si, medici cubani e senesi a<br />

confronto. Si sono svolti in<br />

questi giorni, al Policlinico<br />

Santa Maria alle Scotte, alcuni<br />

seminari per confrontare<br />

studi e ricerche tra due<br />

realtà diverse, quali sono<br />

quella italiana e quella cubana”.<br />

La medicina cubana,<br />

su una patologia cosi grave<br />

e complessa, si misura con<br />

quelle di un paese considerato<br />

dall’OMS all’avanguar-<br />

dia in tema di sanità.<br />

Un altro tema scottante<br />

di dibattito è quello della<br />

rappresentanza; il partito<br />

unico, Fidel sempre e comunque<br />

presidente (e che<br />

succederà dopo...? sappiamo<br />

che è un grande lider ma<br />

siamo preparati), le modalità<br />

elettorali. Qui Victor Hugo<br />

ha spiegato che la legge<br />

cubana consente a chiunque<br />

di candidarsi se è sostenuto<br />

dal popolo attraverso i vari<br />

passaggi elettorali, non sono<br />

ammessi altri partiti perché<br />

la situazione determinata<br />

dalla propaganda e dall’attivismo<br />

dei profughi cubani<br />

sostenuti con tutti i mezzi<br />

dagli USA (Fidel Castro ha<br />

subito 639 tentativi di omicidio,<br />

c’è stato il tentativo di<br />

invasione nel 1961, centinaia<br />

di morti in attentati…)<br />

non consente un sereno e<br />

democratico confronto di<br />

posizioni ideali ma lascerebbe<br />

spazio a coloro che<br />

hanno l’unico interesse di<br />

far ritornare Cuba ad essere<br />

il “puttanaio della malavita<br />

nordamericana”. Se gli Usa<br />

rinunciassero all’assurda<br />

pretesa di riprendere l’egemonia<br />

sull’isola e quindi<br />

lasciassero i cubani liberi di<br />

decidere il proprio destino<br />

senza imposizioni esterne<br />

nulla osterebbe al multipartitismo,<br />

sarebbe annullata<br />

Segue a pag. 30<br />

foto Marco Peretti


Internazionale la<br />

0<br />

Segue da pag. 29<br />

pena di morte. Questo<br />

afferma Victor Hugo. Certo<br />

si può anche pensare che<br />

questa storia del Bloqueo<br />

Usa faccia gioco alla dirigenza<br />

del partito comunista<br />

cubano per tenere unificato<br />

il popolo cubano contro il<br />

nemico esterno, facendogli<br />

così ingoiare le peggio cose.<br />

E’ un’ipotesi da non scartare<br />

ma da verificare, certo è<br />

che la politica Usa nei confronti<br />

di Cuba è un dato di<br />

fatto suffragato da 48 anni<br />

di azioni ostili documentate.<br />

E poi il razzismo ed il<br />

“machismo”: non esistono<br />

leggi che discriminano neri<br />

ed omosessuali a Cuba anzi<br />

sono stati fatti passi avanti<br />

notevoli dai tempi di Batista<br />

– che era meticcio eppure<br />

non poteva entrare in certi<br />

locali riservati ai bianchi,<br />

lui, il capo dello stato! - ma<br />

non è completamente sradicata,<br />

sottolinea Victor Hugo,<br />

nella testa della gente quella<br />

mentalità che li vuole diversi<br />

e quindi lo stato continua<br />

la sua battaglia culturale. La<br />

prostituzione: quando dici<br />

che vai a fare un viaggio a<br />

Cuba fioccano battute, ammiccamenti<br />

ma tutta questa<br />

prostituzione non l’abbiamo<br />

vista. Probabilmente è ben<br />

nascosta. Anche di questo<br />

abbiamo parlato con Victor<br />

Hugo: la prostituzione ha<br />

avuto un certo sviluppo negli<br />

anni successivi al crollo dei<br />

paesi dell’est (il cosiddetto<br />

“periodo especial”, anni ‘90)<br />

quando le condizioni economiche<br />

veramente gravi<br />

hanno indotto molte donne<br />

a sbarcare il lunario facendo<br />

la vita, ma da allora la situa-<br />

Sopra: Nadia Caselli, Alberto<br />

Peretti e Beppe Corso<br />

in compagnia di Alberto<br />

Granado compagno del Che<br />

nel viaggio in America Latina<br />

zione è nettamente migliorata<br />

. Conclude Victor Hugo<br />

che Cuba non va mitizzata,<br />

i Cubani sono persone<br />

normali con i loro difetti e<br />

meschinità, che però resistono<br />

dignitosamente alle<br />

Sotto, in Plaza de la<br />

Revoluciòn a Las Tunas,<br />

da sinistra Nelia, Victor<br />

Hugo, Beppe,<br />

Nadia e Alberto.<br />

pressioni del gigante (cattivo)<br />

nordamericano tentando<br />

di percorrere una strada<br />

diversa da quella tracciata<br />

dal capitalismo. Sull’aereo<br />

che ci riporta a casa sono<br />

assalito da mille dubbi ma<br />

ripensando a quello che ho<br />

visto e sentito, al confronto<br />

senza remore con Victor<br />

Hugo ricavo la sensazione<br />

che Cuba è un paese sempre<br />

vivo dove ci sono ancora le<br />

condizioni per realizzare<br />

qualcosa di diverso, senza<br />

con questo minimizzare le<br />

difficoltà e tacere delle contraddizioni<br />

perché questo<br />

non aiuta certo questo processo,<br />

come ci ha insegnato<br />

la storia di altre esperienze<br />

rivoluzionarie.<br />

Al di là del depliant<br />

Cuba è sole, mare cristallino,<br />

spiagge bianche, pesci<br />

variopinti, barriera corallina,<br />

musica e balli, angustilla<br />

e camarones (aragoste e<br />

gamberoni), daiquiri al Floridita<br />

(il locale frequentato<br />

da Hemingway), vegetazione<br />

lussureggiante e frutti tropi-<br />

foto Marco Peretti<br />

foto Marco Peretti<br />

cali…tutto come da depliant<br />

turistico. Ma Cuba è anche<br />

i ragazzini che giocano a<br />

pallone sotto il diluvio nella<br />

Plaza Vieja luogo centrale<br />

dell’Avana vecchia, salotto<br />

della città (sarebbe possibile<br />

a Piazza di Spagna?!); è il<br />

trasporto alternativo: punti<br />

di raccolta dove un addetto<br />

regolarmente autorizzato<br />

e riconoscibile, ferma le<br />

macchine dei cubani e vi fa<br />

salire passeggeri appiedati;<br />

è le orchestrine che si materializzano<br />

in ogni dove e in<br />

pochi minuti attrezzano un<br />

concerto; è le autobotti che<br />

danno birra alle feste di paese;<br />

è la ragazza argentina che<br />

piange davanti alla statua del<br />

Che al mausoleo di Santa<br />

Clara; è il proliferare di attività<br />

culturali, all’Avana come<br />

in altri centri, tutto in locali<br />

messi a disposizione dalle<br />

amministrazioni pubbliche<br />

(proprio come a Lucca …); è<br />

la moneta e la banconota da<br />

tre pesos cubani con l’effige<br />

del Che che si vende nelle<br />

strade; è i mega tabelloni<br />

raffiguranti Fidel, il Che,<br />

Camilo Cienfuegos, Josè<br />

Martì, gli slogan inneggianti<br />

alla rivoluzione ed irridenti<br />

gli yankee, che suonano un<br />

po’ retorici ma riempiono<br />

gli occhi ed il cuore ai “rivoluzionari<br />

frustrati “abituati a<br />

vedere solo pubblicità ammiccanti<br />

nelle strade di casa<br />

loro; è la spontaneità del saluto<br />

e del contatto delle donne<br />

cubane, baci e abbracci<br />

senza troppi formalismi; è i<br />

cammello pittoreschi autobus<br />

con una forma ondulata<br />

tale da ricordare le gobbe<br />

del cammello; è il pullulare<br />

di persone, di tutti i tipi, che<br />

affollano i bordi delle strade<br />

sia in città che fuori in<br />

attesa di un passaggio; è la<br />

passione e l’abilità di Yoannes,<br />

collaboratore di Victor<br />

Hugo al Museo, che dipinge<br />

con la penna biro (abbiamo<br />

ammirato i suoi quadri anche<br />

a Lucca); è il materializzarsi<br />

di un pullman della<br />

Clap nei pressi di Trinidad<br />

con la scritta ARCI, inviato<br />

qualche anno fa nell’ambito<br />

di un progetto di cooperazione.<br />

Tutto questo è quello che<br />

riesco a riportare di questo<br />

viaggio. E se lo rifacessimo<br />

organizzando una grande<br />

delegazione (stavolta eravamo<br />

solo 4), un torpedone<br />

targato ARCI che scorrazza<br />

in su e giù per Cuba, magari<br />

con un’ “ improvvisatore”<br />

toscano al seguito ?


Svanita la Festa …<br />

ECCO LE CENE!!<br />

V e<br />

ne siete accorti? La<br />

festa di Arcipelago,<br />

propagandata in ultima<br />

di copertina del numero<br />

scorso, non c’è stata. Avevamo<br />

fatto i conti senza il<br />

Comune di Montecarlo che<br />

non da permessi in concomitanza<br />

con la festa del vino.<br />

Noi non ci avevamo pensato<br />

e quando ci siamo trovati<br />

di fronte alla triste notizia<br />

non c’erano altri periodi nei<br />

quali spostarla. Dopo lunghi<br />

e tribolati giorni passati<br />

a pensare come risolvere il<br />

problema, mollemente adagiati<br />

sulla spiaggia di Lido di<br />

Camaiore: l’illuminazione!<br />

Spalmeremo la festa in una<br />

serie di cene mensili fino<br />

alla primavera prossima. La<br />

prima, nel momento in cui<br />

leggerete queste righe, c’è<br />

già stata il 25 agosto, ma mi<br />

auguro per voi che lo sappiate<br />

perché avete partecipato,<br />

altrimenti maledetto<br />

chi vi coce il pane! Le pros-<br />

sime saranno il 22 settembre<br />

e il 6 ottobre, sempre al<br />

Podere Operaio e sempre<br />

con prenotazione e obbligo<br />

di partecipazione di almeno<br />

un centinaio di persone. Noi<br />

da parte nostra vi promettiamo<br />

piatti succulenti, vino<br />

buono e di volta in volta un<br />

tema corredato da brevi filmati<br />

e buona musica.<br />

Segnate le date sull’agenda<br />

e non dissipate i soldi<br />

che vi avevo detto di risparmiare<br />

per la festa, infatti<br />

non cambia niente: invece<br />

di spenderli in una botta<br />

sola li spenderete diluiti nel<br />

tempo, ma sempre quelli<br />

sono. Per i dettagli (menù,<br />

costo, allegati) relativi alle<br />

prossime due date ci faremo<br />

vivi, ma se proprio<br />

non ce la fate a resistere,<br />

rosi dalla curiosità, potete<br />

telefonare in sede (0583<br />

490004) e abbinare due cose<br />

fondamentali: informazione<br />

e prenotazione.<br />

Torna il Mercatino<br />

dei Libri Scolastici Usati<br />

Via S.Gemma Galgani 27 – Lucca<br />

D opo<br />

un anno lontano<br />

dal centro storico,<br />

torniamo tra le mura<br />

di Lucca: dal 16 agosto<br />

fino al 22 settembre in Via<br />

S.Gemma galgani 27 (vicino<br />

al cinema Italia) sarà possibile<br />

vendere e acquistare<br />

libri per le scuole medie inferiori<br />

e superiori.<br />

Il Mercatino si propone<br />

sia come aiuto per le famiglie,<br />

in difficoltà a causa<br />

della politica portata avanti<br />

dalle case editrici, sia come<br />

spazio sociale per l’aggregazione<br />

giovanile.<br />

Vendiamo i libri a metà<br />

del prezzo di copertina, senza<br />

prenderci un soldo, infatti<br />

il mercatino non è stato<br />

sovvenzionato da nessuna<br />

istituzione e vive solo grazie<br />

alle offerte delle persone che<br />

ne usufruiscono!<br />

Fino al 22 Settembre:<br />

continua la vendita dei libri<br />

a metà del prezzo di copertina.<br />

dal 24 al 29 Settembre:<br />

restituzione dei soldi e dei<br />

libri invenduti<br />

Orari: dal Lunedì<br />

al Venerdì: 9,30 – 12,30<br />

e 16,00 – 19,00<br />

Il Sabato: 9,30 – 12,30<br />

dal 12 Settembre<br />

Chiuso la mattina<br />

Coordinamento<br />

Antifascista Studentesco<br />

Collettivo Studentesco<br />

per il Diritto allo Studio<br />

Vita associativa<br />

1


9/10/1967 - 9/10/2007<br />

quarant’anni<br />

senza il Che<br />

Comandante Che Guevara<br />

Aprendimos a quererte<br />

desde la historica altura<br />

donde el sol de tu bravura<br />

le puso cerco a la muerte.<br />

Aqui se queda la clara,<br />

la entrañable transparencia<br />

de tu querida presencia,<br />

comandante Che Guevara.<br />

Tu mano gloriosa y fuerte<br />

sobre la historia despara,<br />

cuando todo Santa Clara<br />

se despierta para verte.<br />

Aqui se queda la clara,<br />

la entrañable transparencia<br />

de tu querida presencia,<br />

comandante Che Guevara.<br />

Vienes quemando la brisa<br />

con soles de primavera<br />

para plantar la bandera<br />

con la luz de tu sonrisa.<br />

Aqui se queda la clara,<br />

la entrañable transparencia<br />

de tu querida presencia,<br />

comandante Che Guevara.<br />

Tu amor revolucionario<br />

te conduce a nueva impresa,<br />

donde esperan la firmeza<br />

de tu brazo libertario.<br />

Aqui se queda la clara,<br />

la entrañable transparencia<br />

de tu querida presencia,<br />

comandante Che Guevara.<br />

Seguiremos adelante<br />

como junto a ti seguimos<br />

y con Fidel te decimos:<br />

“Hasta siempre,<br />

comandante!”<br />

Aqui se queda la clara,<br />

la entrañable transparencia<br />

de tu querida presencia,<br />

comandante Che Guevara.

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