Hello America - James G. Ballard.pdf - Autistici
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fucile che aveva appoggiato contro l'asse per i tuffi. I tre nomadi e la donna accucciata alle loro spalle<br />
erano nervosi come uccelli. I loro occhi acuti frugavano il buio, inquieti al minimo movimento<br />
circostante.<br />
«Buono, veramente — non c'è niente di meglio della cacciagione ben frollata.» Steiner buttò nel fuoco<br />
un pezzo della pelle del serpente che alimentò una cascata di braci a far sussultare i nomadi. «Non<br />
preoccupatevi dei nostri amici. Ce ne andremo prima che riescano a trovarci qui. Adesso dimmi, Heinz,<br />
di quella visione nel cielo. Tutti quanti l'avete vista appesa in alto sopra il centro di Boston?»<br />
«Non era una visione.» Il capo dei nomadi accennò con la testa a suo figlio e a sua nuora. Era un piccolo<br />
irrequieto formichiere d'uomo, con una lingua scattante che andava leccando dalle dita i residui della<br />
carne di serpente. «Chieda a GM e a Xerox. Non era per niente una visione, capitano!»<br />
«Papà ha ragione — una nave spaziale gigantesca, ci può giurare, capitano.» Il figlio, GM, un giovane mai<br />
fermo un istante, sollevò il suo antico M16 verso il cielo buio. «Più alta della Torre OPEC e dell'Empire<br />
Sate messi una sopra l'altro.»<br />
«Appesa sopra lassù, in alto» confermò sua moglie Xerox. Era seduta in tandem dietro al marito, occhi<br />
brillanti, e incinta, poco più grande di un bambino. «Credevo fosse venuta a prenderci per portarci in<br />
cielo.»<br />
«Proprio così... in cielo.» Il quarto nomade, un robusto, solenne giovane negro, lo disse con un profondo<br />
sospiro. «Si muoveva verso sud, come per dirci di andarcene, di scappare prima che venga il grande<br />
terremoto.»<br />
Steiner lanciò un sasso nella poca acqua che copriva il fondo della piscina. Il liquido salmastro trapelava<br />
dalle pareti screpolate della vasca, alimentata da una qualche polla sotterranea a formare quella oasi<br />
circondata di palmizi. «Sì, i terremoti, ne sappiamo qualcosa, i nostri sismografi li hanno rilevati. Hai mai<br />
visto un terremoto abbattersi su una delle città, Heinz?»<br />
Il più anziano dei quattro scosse la testa, guardandosi attorno timoroso, come se la semplice menzione<br />
del fenomeno potesse aprire le viscere della terra notturna. «No, mai, nessuno di noi lo ha visto — ma<br />
uno dei Professori fuori di Boston disse di aver visto Cincinnati disfarsi. Cominciò con la nave delle stelle<br />
apparsa in cielo due notti prima, poi tutta la città esplose in una fiammata. Tutto quanto ridotto in<br />
polvere in un attimo.»<br />
«Uno strano tipo di terremoto» commentò Steiner. «E tu, GM, sei mai stato in una delle città<br />
terremotate?»<br />
«Roba da far venire il convulso, capitano. Un macello.» Con una smorfia amara, GM toccò il ventre<br />
voluminoso della sua donna, come se stesse chiedendosi dove, in quella terra esiziale, avrebbe trovato<br />
un rifugio per il figlio. «L'acqua ti avvelena, la polvere ti uccide. Anche il tuo respiro ti soffoca.»<br />
«Le tribù che devono tagliare la corda, ma che non hanno dove andare.»<br />
Pepsodent roteò i grandi occhi. «Non a ovest, i terremoti hanno fatto fuori Cincinnati e Cleveland.<br />
Adesso la nave delle stelle si trova sopra Boston. È<br />
la fine del mondo.»<br />
«Certo che pare proprio così» ammise Steiner. Sorrise in modo rassicurante ai nomadi, quasi credesse a<br />
tutto quanto avevano detto quelle anime semplici. «Tu che ne pensi, Wayne?»<br />
Il giovane non rispose, incerto di cosa pensare. Quell'ultima ora, che aveva trascorso ai bordi di quella<br />
piscina prosciugata, con la puzza dei cammelli mescolata all'odore della carne arrostita del serpente, gli<br />
aveva inquinato tutte le ipotesi riguardo agli Stati Uniti. Le strane storie di navi spaziali lunghe un<br />
chilometro e di misteriosi terremoti le aveva ignorate sin dall'inizio, per quanto seriamente Steiner<br />
sembrasse averle credute. Evidente che il capitano trovava simpatici questi innocenti abitatori del<br />
deserto e le loro visioni aleggianti nel cielo. Eppure questi esseri cotti dal sole erano veri, autentici<br />
americani, diretti discendenti delle poche migliaia rimaste sul posto mentre il resto degli Stati Uniti<br />
emigrava in Europa. Heinz, GM, Pepsodent e Xerox erano tra gli ultimi rimasti di una delle dozzine di<br />
tribù che erravano nel continente. Un'ora prima, quando lui e Steiner erano arrivati al motel, i quattro<br />
nomadi stavano scendendo dai cammelli. Avevano accolto Wayne e il capitano senza ostilità, e,<br />
ovviamente, si erano già accorti della presenza della spedizione. Circa Steiner, apparivano incerti,<br />
incapaci di localizzarne i lineamenti più scuri e gli occhi da uomo del deserto. Ma, scrutando con<br />
curiosità Wayne, i suoi capelli biondi e la pelle chiara, era parso chiaro che non ritenevano il giovane<br />
visitatore un vero americano, sotto alcun punto di vista. Wayne aveva ricambiato le loro occhiate con<br />
una certa durezza, seccato che essi gli avessero intralciato le fila del suo sogno privato. Sotto i candidi