Hello America - James G. Ballard.pdf - Autistici
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Furono raggiunti da Ricci e da Anne Summers, e per un'ora essi girarono assieme per gli uffici smantellati<br />
e le sale di rappresentanza, lungo file di telescriventi e di terminali di computer, lacerati bollettini di<br />
emergenza e di turni d'evacuazione, dozzine di schermi televisivi inerti. Più tardi, quando il sole calò al di<br />
là del Potomac inaridito, i componenti la spedizione fecero, silenziosi, il giro dei monumenti e dei musei<br />
attorno al Mall. Solo Wayne non si unì agli altri quattro, volendo abbeverare le bestie e disimballare le<br />
attrezzature.<br />
Preoccupata per lui, Anne Summers tolse la sabbia dai biondi capelli del giovane. «La troveremo qui,<br />
quando torniamo, Wayne..?»<br />
«Naturalmente. Siamo arrivati a Washington, Anne, è il vero inizio della spedizione.»<br />
Due ore dopo, tornati all'Ellisse, trovarono che Wayne aveva già sistemato i lettini da campo all'interno<br />
della Casa Bianca. Egli destinò a sé la Sala Ovale, srotolando il sacco a pelo sul pavimento, di fianco alla<br />
scrivania, come a montare la guardia alla stanza densa di polvere. La dignità dell'ufficio presidenziale era<br />
un qualcosa che egli voleva tutelare, lieto che gli altri non ironizzassero su quella sua mania.<br />
Forse era l'atmosfera di potenza che ancora aleggiava sul centro della capitale, ma durante i giorni<br />
successivi Wayne avvertì che la spedizione cominciava a perdere di slancio, o perlomeno che lo slancio<br />
cambiava direzione, orientandosi verso un qualche nuovo obbiettivo. Si erano accampati in quello che<br />
un tempo era stato il prato davanti alla Casa Bianca, con la tenda per la mensa, per le provviste e quella<br />
delle telecomunicazioni, ma Ricci e Anne Summers dimostravano scarso interesse al loro lavoro scientifico.<br />
Via radio parlarono brevemente con McNair, apprendendo che i lavori di riparazione dell' Apollo<br />
progredivano regolarmente, ma sismografo e contatori Geiger rimanevano in un angolo della tenda a<br />
raccogliere polvere. Trascorrevano, invece, l'intera giornata a esplorare tutti i musei e gli edifici del<br />
Congresso, il quartier generale della NASA, la Corte Suprema e l'Istituto Smithsoniano. A cena, in tenda<br />
mensa, discutevano delle meraviglie e delle scoperte della giornata, simili a turisti di massa alla prima<br />
tappa di un tour continentale a tariffa economica.<br />
«Gregor, ha visto il Nixon Memorial?» domandò Ricci la terza sera. «È<br />
notevole, deve ammetterlo. Il potere della presidenza in quei giorni...»<br />
«Presidenza di tipo imperiale» commentò Orlowski convinto, accennando ai palazzi imponenti attorno al<br />
Mall. «Come quella del vecchio Cremlino.»<br />
«E il Centro Islamico Jerry Brown» aggiunse Anne Summers. «Una copia esatta in fibra di vetro del Taj<br />
Mahal, una volta e mezzo la grandezza naturale. E lei, Wayne?» chiese premurosamente. «È stato<br />
tagliato fuori da tutto. Perché non va al Museo dell'Aeronautica Militare?»<br />
«Ci sono stato oggi» mentì tranquillamente Wayne. «Mi sono seduto nell'aeroplano di Lindbergh e<br />
nell'Apollo 9.»<br />
Era contento di indulgere all'entusiasmo della professoressa. Steiner era via come sempre, spingendosi<br />
ossessivamente a cavallo attraverso i sobborghi deserti della città, onorando di tanto in tanto con la sua<br />
cupa silhouette il profilo degli edifici del Pentagono e del Watergate. La sua assenza lasciava in pratica<br />
Wayne a capo della spedizione. Ben lungi dal restar tagliato fuori, Wayne era il centro, il cardine di<br />
quella bussola oscillante... In effetti, aveva utilizzato il suo tempo libero a ripulire la Sala Ovale,<br />
spalandone la sabbia fuori dalle finestre, cancellando le scritte sulle pareti. Determinate cose andavano<br />
fatte, riti di passaggio in preparazione della loro effettiva partenza. L'inizio della spedizione, aveva detto<br />
senza rifletterci. Sì, ma verso dove?<br />
Wayne studiava i suoi compagni, aspettando che parlassero di quei giorni che li avevano visti sul suolo<br />
americano, dei campioni e documenti che dovevano essere raccolti, delle fotografie particolareggiate a<br />
futura documentazione, delle mappe da postillarsi a beneficio delle spedizioni a venire. Invece essi<br />
rimanevano muti, attorno al tavolo della mensa, con espressioni stranamente pensose, non dissimili dal<br />
trio di manichini che aveva visto nel grande magazzino di Manhattan. Ricci si gingillava con gli auricolari<br />
della radio, col pensiero chiaramente lontano le mille miglia da McNair, ammirandosi gli stivaloni da<br />
cavallerizzo trovati in un deposito militare che Wayne gli aveva indicato. Anne Summers aveva in mano<br />
una serie di grafici delle radiazioni, ma con l'altra andava sfogliando le pagine di una vecchia copia del<br />
Cosmopolitan uscita dallo zaino di Wayne. Dimentica del deserto e dei cactus all'intorno, dei pantaloni<br />
grezzi che le fasciavano le gambe e della pelle screpolata, era incantata in un sogno di lussuose ville<br />
hollywoodiane. Anche Orlowski pareva avere in mente tutto, tranne la spedizione. Era intento a<br />
esaminare una grande mappa stradale, ma quando Wayne allungò gli occhi attraverso il tavolo, si<br />
accorse che il commissario seguiva col dito l'arteria interstatale tra il Kansas e il Colorado. Anziché