LA BALLATA DELLA VERITÀ - Egidio Bertoli

Inoltre, sulle mie spalle gravavano direttamente tutti gli onerosi costi per le spese di gestione.
Divenuto l’unico proprietario della tecnologia DIMOS, da me rinominata DES (Dry Extraction
System) e successivamente DEP (Dry Extraction Process), guardavo fiducioso al futuro con il
sincero desiderio di fare tanto bene a tutti.
Seguirono settimane e poi mesi di discontinuità su quanto concordato e sottoscritto contrattualmente
dall’Ing. Manola che, con la complicità del sig. Pietroboni, dell’Ing. Artioli, dell’Avv. Lobietti, del
Dott. Laghi, del Dott. Cheminsky, del Prof. Oricchio e figlio Dott. Luca, del sig. Marani e figlio
Dott. Luca, del sig. Bellini, del sig. Guidolin e figlio Adriano, del sig. Bernasconi, del sig. Volpi,
del sig. Azzini, del sig. Bastoni, del sig. Bellotti, del sig. Fornari, adottava ritardi sistematici per
installare gli impianti presso la società Eurotrim Spa, di conseguenza si verificarono:
* ritardi verso le società Airbang ed Henninger per la cessione degli impianti e del “sistema
tecnologico” inerente il trattamento delle trebbie;
* ritardi verso il Progetto CEE per installare i macchinari per lo sfruttamento delle biomasse
nell’Area Mediterranea (Italia, Francia, Spagna, Grecia, ecc.).
* ritardi verso il CCPA delle Province di Ravenna e Ferrara, per riconvertire le loro industrie da
mangimistiche ad agroalimentari;
* ritardi per il mancato sfruttamento dell’estrapolazione dei “principi attivi”;
* ritardi verso altre cessioni e concessioni;
Senza indugio, con un profondo senso di fiducia nelle qualità dell’Ing. Umberto Manola, seguivo e
credevo giorno dopo giorno alle sue rassicurazioni, associate a quelle fornite dalle numerose
persone sopra elencate ed a lui legate.
Finché nel mese di giugno del 1999 mi venne confermato che i lavori per l’installazione del primo
impianto sarebbero iniziati senza intoppi, per tramite le Officine Meccaniche Marani Srl.
Infatti, in quel periodo l’impianto si materializzò nel capannone della società Eurotrim Spa, dove in
mia presenza l’Ingegnere si aggirava tutto indaffarato attorno al macchinario, armeggiando su di
esso aprendo valvole e manopole… “a nessun altro era consentito riconoscere quale alchimia si
celava dietro i suoi segreti movimenti sul macchinario”.
Il risultato fu di aver prodotto una manciata di materiale polveroso “frazionato e confezionato” in
varie buste trasparenti di plastica che l’Ing. Manola fece analizzare presso le Università di Piacenza,
Bologna e Milano sottoponendomi in seguito gli esiti di laboratorio.
Buste tuttora in mio possesso, identiche a quelle consegnatemi dall’Avv. Piero Lobietti.
Per me quel gesto rappresentò l’attimo tanto atteso di raccogliere i frutti del mio investimento e
delle mie speranze…
Improvvisamente ricominciarono altri intoppi per il malfunzionamento dell’impianto.
L’Ing. Manola mi spiegò, pacatamente, che si trattava di problemi tecnicamente superabili.
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