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La lotta contro le malattie infettive degli animali nella legislazione ...

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<strong>La</strong> <strong>lotta</strong> <strong>contro</strong> <strong>le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>infettive</strong> <strong>degli</strong> <strong>animali</strong> <strong>nella</strong> <strong>le</strong>gislazione italiana<br />

Testo Unico del<strong>le</strong> Leggi Sanitarie (T.U.LL.SS.) 1934.<br />

Prende in considerazione <strong>le</strong> misure <strong>contro</strong> <strong>le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>infettive</strong> <strong>degli</strong> <strong>animali</strong><br />

-Obbligo di denuncia di morte improvvisa, o di malattia infettiva accertata o sospetta<br />

-L'autorità può emanare, mediante apposite ordinanze, disposizioni tese a limitare la<br />

diffusione di <strong>malattie</strong> <strong>infettive</strong> diffusive (compresa la facoltà di abbattere e distruggere<br />

<strong>animali</strong> infetti, contemplando la possibilità di indennizzare parzialmente il proprietario).<br />

Legge 34/1968 (modificata dalla <strong>le</strong>gge 98/1985)<br />

- Da facoltà al ministro della sanità di disporre l'obbligo di abbattimento di infetti sospetti<br />

infetti e sospetti di contaminazione (in caso di <strong>malattie</strong> esotiche)<br />

- Dispone l'indennità di abbattimento sulla base del valore commercia<strong>le</strong> (ta<strong>le</strong> indennità<br />

graverà sul bilancio dello stato ma non verrà corrisposta se gli al<strong>le</strong>vatori interessati non<br />

avranno segnalato tempestivamente l'insorgenza della malattia.<br />

Il regolamento di polizia veterinaria<br />

Attualmente in vigore, è stato approvato nel 1954<br />

E' un regolamento specia<strong>le</strong> (previsto dal T.U.LL.SS.) che determina <strong>le</strong> norme di applicazione<br />

dell'art. 264 dello stesso T.U. ( il qua<strong>le</strong> si limitava ad una enunciazione di carattere genera<strong>le</strong> circa <strong>le</strong><br />

misure da adottarsi per impedire la diffusione del<strong>le</strong> <strong>malattie</strong> del bestiame).<br />

Il regolamento di Polizia Veterinaria è una codificazione del<strong>le</strong> conoscenze scientifiche relative alla<br />

natura del<strong>le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>infettive</strong> e in particolare alla loro epidemiologia.<br />

Per la <strong>lotta</strong> ai microrganismi bisogna infatti conoscere in quali momenti del loro ciclo bisogna agire<br />

per interrompere la loro diffusione (se i focolai si sono già verificati) oppure quali precauzioni<br />

bisogna adottare per impedirne l'insorgenza.<br />

Le disposizioni contenute considerano sia l'azione repressiva che preventiva<br />

Il regolamento è diviso in tre parti (titoli)<br />

Il primo titolo comprende <strong>le</strong> norme generali ed in particolare quel<strong>le</strong> che riguardano la vigilanza<br />

veterinaria permanente. Nel secondo sono e<strong>le</strong>ncate <strong>le</strong> norme speciali che devono essere adottate per<br />

combattere <strong>le</strong> specifiche <strong>malattie</strong> <strong>infettive</strong>. Queste hanno carattere preva<strong>le</strong>ntemente repressivo<br />

perchè prevedono misure applicabili dopo che si è verificato l'episodio morboso.<br />

Il terzo titolo contiene disposizioni finali sul<strong>le</strong> sanzioni per chi infrange il regolamento.<br />

L'art. 1 considera <strong>le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>infettive</strong> denunciabili per <strong>le</strong> quali si applicano <strong>le</strong> misure contenute nel<br />

regolamento. A questo primo e<strong>le</strong>nco di 30 <strong>malattie</strong> si sono aggiunte nel corso <strong>degli</strong> anni,<br />

integrazioni e aggiunte ( mediante ordinanze ministeriali, adeguamenti normative CEE) via via che<br />

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<strong>le</strong> conoscenze scientifiche hanno ampliato la gamma del<strong>le</strong> patologie o migliorato il modo per<br />

combatter<strong>le</strong>.<br />

Sono considerate contagiose <strong>le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>infettive</strong> a carattere diffusivo. Ogni caso di insorgenza di<br />

malattia infettiva viene indicato con il termine di focolaio (stalla, scuderia, ovi<strong>le</strong>, pascolo,<br />

abbeveratoio, mercato).<br />

Si considerano:<br />

Sospetti ammalati : <strong>animali</strong> che presentano sintomi dubbi di una malattia contagiosa<br />

Sospetti infetti : <strong>animali</strong> che albergano l’ agente eziologico (portatori subclinici, presintomatici,<br />

conva<strong>le</strong>scenti, asintomatici)<br />

Animali sospetti contaminati : <strong>animali</strong> che si presume siano venuti in contatto con l'agente<br />

eziologico e per i quali non si può escludere che abbiano assunto il contagio.<br />

Animali indenni : <strong>animali</strong> che sicuramente non albergano l'agente eziologico<br />

Denuncia della <strong>malattie</strong> <strong>infettive</strong><br />

Anche dopo l'istituzione del Servizio Sanitario Regiona<strong>le</strong>, il Sindaco rimane l'autorità sanitaria del<br />

comune, al qua<strong>le</strong> deve essere inviata la denuncia di malattia infettiva. Ricevuta la segnalazione, il<br />

Sindaco provvederà a rivolgersi alla USL affinchè sul posto venga inviato un veterinario ufficia<strong>le</strong><br />

per l'accertamento della diagnosi.<br />

Una volta sul luogo il veterinario ufficia<strong>le</strong>, accertata la natura della malattia infettiva, dovrà<br />

eseguire ri<strong>le</strong>vamenti fra i quali: provvedimenti immediati adottati, <strong>animali</strong> recettivi, colpiti, sospetti<br />

ecc.<br />

Articoli 2-5: persone tenute alla denuncia, modalità (verba<strong>le</strong> o scritta), precauzioni da adottare<br />

immediatamente, denuncia di zoonosi .<br />

Art.6,8,9 : disposizioni per laboratoristi che refertano esiti diagnostici relativi a <strong>malattie</strong> di cui<br />

all'art.1. Registro <strong>malattie</strong> <strong>infettive</strong>. Provvedimenti consecutivi alla denuncia del veterinario<br />

ufficia<strong>le</strong>.<br />

Precauzioni da adottare nel sopralluogo<br />

Vestiario adeguato<br />

Istruzione del persona<strong>le</strong> (zoonosi, <strong>malattie</strong> altamente diffusive)<br />

separazione <strong>degli</strong> <strong>animali</strong> (appartenenti a diversi gruppi)<br />

Indagine epidemiologica (<strong>animali</strong> entrati od usciti nell'ultimo periodo) tesa ad accertare la<br />

provenienza dell'infezione o al<strong>le</strong>rtare i servizi veterinari di zone a rischio (se <strong>animali</strong><br />

sono usciti dal focolaio prima della comparsa di sintomi).<br />

Art.10 provvedimenti adottati dal sindaco con apposita ordinanza<br />

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- Isolamento : separazione <strong>degli</strong> <strong>animali</strong> ammalati o sospetti dagli <strong>animali</strong> ritenuti sani, nel modo<br />

più comp<strong>le</strong>to possibi<strong>le</strong><br />

- Accantonamento: se gli <strong>animali</strong> si trovano al pascolo, verrà recintata una parte lontana da strade e<br />

corsi d'acqua<br />

- Sequestro : può comp<strong>le</strong>tare l'isolamento, e consiste <strong>nella</strong> proibizione di spostare gli <strong>animali</strong> dal<br />

luogo dove essi sono stati isolati o accantonati.<br />

Il sequestro può essere fiduciario (si affidano <strong>le</strong> responsabilità dell'osservanza del<strong>le</strong> norme impartite<br />

al proprietario o detentore <strong>degli</strong> <strong>animali</strong>) o di rigore ( prevede il piantonamento della zona da parte<br />

della forza pubblica. Si applica in caso di <strong>malattie</strong> particolarmente diffusive)<br />

- Abbattimento <strong>degli</strong> <strong>animali</strong> infetti<br />

Macellazione: quando permesso dal<strong>le</strong> norme del regolamento , avverrà alla presenza di un<br />

veterinario ufficia<strong>le</strong> che darà il suo giudizio sulla ammissibilità al consumo del<strong>le</strong> carni e<br />

disporrà <strong>le</strong> misure necessarie ad evitare lo spargimento di materia<strong>le</strong> infettante.<br />

Abbattimento e distruzione: avverrà se possibi<strong>le</strong> in vicinanza dell'al<strong>le</strong>vamento, senza<br />

spostare gli <strong>animali</strong>. Dovrà essere effettuato con mezzi che assicurino una morte rapida<br />

senza spargimento di sangue. A questo si deve aggiungere la disinfezione <strong>degli</strong> indumenti e<br />

<strong>degli</strong> arnesi di contenzione. Le necroscopie vanno eseguite nel luogo di distruzione. Il<br />

trasporto del<strong>le</strong> carcasse, se necessario, deve avvenire in veicoli a tenuta stagna. A seconda<br />

del<strong>le</strong> infezioni può essere uti<strong>le</strong> utilizzare repel<strong>le</strong>nti <strong>contro</strong> gli insetti (teloni imbibiti di<br />

petrolio).<br />

I metodi di distruzione contemplati dal regolamento sono l’infossamento, la cremazione, la<br />

sterilizzazione e la denaturazione con sostanze chimiche. I primi due sono i più utilizzati<br />

Infossamento<br />

E' il sistema più usato per la possibilità di scavare una fossa in vicinanza dell'al<strong>le</strong>vamento e per la<br />

limitatezza <strong>degli</strong> oneri economici. In pianura bisognerà tenere conto del livello della falda idrica<br />

superficia<strong>le</strong>, in montagna va considerata la permeabilità del terreno ed il pendio. Nei terreni<br />

permeabili si ha putrefazione, mentre in presenza di clima secco, si può avere mummificazione<br />

(nessuna garanzia di inattivazione). Nel terreno impermeabi<strong>le</strong> saturo di acqua si ha trasformazione<br />

in adipocera. I terreni impermeabili sono i meno indicati per una rapida eliminazione del<strong>le</strong> spoglie<br />

ma danno <strong>le</strong> migliori garanzie per l'inquinamento e la loro compattezza impedisce agli eventuali<br />

<strong>animali</strong> predatori di arrivare al<strong>le</strong> spoglie.<br />

Cremazione<br />

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può essere eseguita negli inceneritori oppure mediante una pira scavando una fossa di un metro e<br />

stratificando nell'ordine: calce, copertoni di camion, <strong>le</strong>gna grossa, <strong>animali</strong> (in unico strato),<br />

pneumatici di auto, paglia, combustibi<strong>le</strong>.<br />

Art.11<br />

Emanazione di zona infetta<br />

Per molte infezioni viene fissato un<br />

raggio minimo di 3 km. Per stabilire l'estensione della zona<br />

infetta.<br />

Si deve<br />

tenere in considerazione la topografia della località, il tipo di al<strong>le</strong>vamento e di ricoveri,<br />

esigenze di traffico, vicinanza di altri al<strong>le</strong>vamenti, rete strada<strong>le</strong>. Comprenderà tutti gli al<strong>le</strong>vamenti<br />

circostanti al focolaio che, per non essere separati da barriere naturali, possono facilmente essere<br />

esposti al contagio. I confini saranno determinati da barriere naturali: strade, fiumi, canali.<br />

Divieto di spostare dalla zona infetta tutti gli <strong>animali</strong> (ad eccezione di sani vaccinati in tempo uti<strong>le</strong>)<br />

se la zona infetta interessa più di un comune, il provvedimento sarà preso dalla autorità regiona<strong>le</strong>.<br />

Art. 12 comunicazione di insorgenza di malattia infettiva (da parte del sindaco al presidente della<br />

giunta regiona<strong>le</strong> ed al<strong>le</strong> usl)<br />

Art.13 Zona di protezione<br />

Viene adottata dal sindaco<br />

quando è tutta compresa nel territorio comuna<strong>le</strong>, dal presidente della<br />

giunta regiona<strong>le</strong> quando interessa più comuni. Ha lo scopo di proteggere i territori indenni dalla<br />

possibilità di penetrazione del contagio dalla zona dichiarata infetta. Si può rendere obbligatoria la<br />

vaccinazione del<strong>le</strong> specie recettive (vaccinazione accerchiante).<br />

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Art.14 e 15: Spostamento di <strong>animali</strong> fuori dal<strong>le</strong> zone infette e di protezione<br />

Per alcune <strong>malattie</strong> è comunque vietata ed è eccezionalmente consentita quando sussistano<br />

insormontabili difficoltà di alimentazione o di macellazione sul posto<br />

Art.16 revoca dei provvedimenti di zona infetta e di protezione.<br />

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Lista A, B, C del<strong>le</strong> Malattie secondo il codice zoosanitario internaziona<strong>le</strong><br />

Lista A :<strong>malattie</strong> trasmissibili a rapida diffusione, anche da un paese all'altro, con gravi<br />

conseguenze socio-economiche o di sanità pubblica . Molto importanti per gli scambi internazionali<br />

di <strong>animali</strong> e prodotti di origine anima<strong>le</strong> . Tutti i focolai devono essere segnalati all'OIE.<br />

Lista B: <strong>malattie</strong> trasmissibili considerate di importanza socio-economica all'interno di ciascun<br />

Paese , con conseguenze negli scambi anche internazionali. Le segnalazioni sono fatte una volta<br />

all'anno all'OIE.<br />

Lista C: <strong>malattie</strong> importanti all'interno di un al<strong>le</strong>vamento o di importanza individua<strong>le</strong> .<br />

LISTA A<br />

Afta epizootica<br />

Stomatite vescicolare<br />

Peste bovina<br />

P<strong>le</strong>uropolmonite contagiosa bovina<br />

Peste suina classica<br />

Peste equina<br />

Peste suina epizootica<br />

Morbo di Teschen<br />

Peste ovina<br />

Malattia di New Cast<strong>le</strong><br />

Vaiolo ovino<br />

Malattia della val<strong>le</strong> del Rift<br />

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Vaccini antivirali<br />

<strong>La</strong> vaccinazione è un metodo di prevenzione molto valido <strong>contro</strong> <strong>le</strong> <strong>malattie</strong> virali . I primi casi di<br />

utilizzo di vaccinazioni risalgono ai primi dell' '800. Per molti anni si è distinto tra :<br />

vaccini inattivati ( molti vaccini virali rientrano in questa categoria )<br />

vaccini vivi o attenuati ( il virus riesce a replicarsi ma ha bassa patogenicità.)<br />

Attualmente , con l'avvento di nuove tecnologie , si tende a classificare i vaccini secondo diversi<br />

criteri, in modo ta<strong>le</strong> da ottenere due nuove categorie, più ampie, che comprendano anche i nuovi tipi<br />

di vaccino che ma<strong>le</strong> rientrano nel<strong>le</strong> due vecchie categorie:<br />

-vaccini a base di immunogeni esogeni (introduciamo dall'esterno la sostanza che deve<br />

stimolare l'attività immunogena. Tra questi rientrano i virus inattivati .)<br />

-vaccini a base di immunogeni endogeni (sono sostanze prodotte direttamente dal<strong>le</strong> cellu<strong>le</strong><br />

<strong>animali</strong> . Tra questi rientrano i virus vivi e attenuati, che replicando nel<strong>le</strong> cellu<strong>le</strong>, inducono<br />

la sintesi del<strong>le</strong> proteine che stimolano la risposta immunitaria . L'immunità è mediata dal<strong>le</strong><br />

cellu<strong>le</strong> infettate dal virus)<br />

Questa distinzione è abbastanza uti<strong>le</strong> e valida se si tiene conto del diverso tipo di risposta<br />

immunitaria che si verifica a seconda del tipo di immunogeno utilizzato:<br />

- immunogeni esogeni: risposta tramite Ag di istocompatibilità di classe II , che stimolano<br />

soprattutto i linfociti T helper, i quali inducono una risposta di tipo umora<strong>le</strong> .<br />

- immunogeni endogeni : risposta tramite Ag presentati sulla superficie del<strong>le</strong> cellu<strong>le</strong> infette e<br />

stimolano <strong>le</strong> mo<strong>le</strong>co<strong>le</strong> di classe 1, <strong>le</strong> quali attivano i linfociti citotossici , inducendo quindi una<br />

risposta cellulo- mediata.<br />

Immunogeni esogeni<br />

Virus inattivati<br />

Sono rappresentati da stipiti viru<strong>le</strong>nti che vengono inattivati totalmente . <strong>La</strong> capacità replicativa è<br />

insita nel acido nuc<strong>le</strong>ico e l'inattivazione avviene per tanto a questo livello . L' inattivazione, che<br />

può avvenire con l'utilizzo di mezzi chimici o fisici non deve alterare gli Ag di superficie<br />

Alcuni incidenti vaccinali hanno avuto luogo nel programma di prevenzione dell'Afta epizootica .<br />

Si tratta però solitamente di vaccini innocui e sicuri al 100%.<br />

Possono essere utilizzati anche in <strong>animali</strong> in non perfette condizioni, o lievemente immunodepressi.<br />

Presentano lo svantaggio di evocare una buona risposta umora<strong>le</strong> ma non sempre anche una risposta<br />

cellulo-mediata. Sono inoltre necessarie numerose vaccinazioni ,con richiami semestrali o annuali ,<br />

per mantenere un buon livello di immunità. Ulteriore svantaggio è rappresentato dal fatto che per<br />

ottenere una adeguata immunità è necessario un titolo vira<strong>le</strong> e<strong>le</strong>vato, con conseguente aumento dei<br />

costi.<br />

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Vaccini purificati costituiti da Subunità<br />

Il vaccino influenza<strong>le</strong> è un vaccino a subunità , così come il vaccino <strong>contro</strong> l ‘epatite B. In questi<br />

casi sono stati identificati gli Ag di superficie del virus e successivamente, grazie a mezzi chimici ,<br />

sono stati estratti e concentrati e somministrati con l'aggiunta di adiuvanti .<br />

Sono vaccini purificati , che danno meno prob<strong>le</strong>mi per quanto riguarda i fenomeni al<strong>le</strong>rgici.<br />

Stimolano poco l'immunità loca<strong>le</strong> e quella di tipo cellulo-mediata , mentre stimolano molto di più la<br />

risposta umora<strong>le</strong>. Sono vaccini molto sicuri. L’ inconveniente principa<strong>le</strong> è <strong>le</strong>gato al loro scarso<br />

potere immunogeno. Numerose ricerche sono attivate per sperimentare una nuova generazione di<br />

sostanze adiuvanti, dette immunostimolanti (ISCOM =immuno stimolating comp<strong>le</strong>x), che vengono<br />

aggiunte al<strong>le</strong> subunità antigeni; solitamente sono rappresentate da glicosidi e presentano una<br />

struttura tridimensiona<strong>le</strong>. Il più noto è il quil A (estratto da una pianta). Gli Ag si depositano su<br />

queste sostanze al<strong>le</strong> quali si <strong>le</strong>gano per interazioni chimiche, mimando in questa maniera la<br />

costituzione tridimensiona<strong>le</strong> di un virus .<br />

<strong>La</strong> risposta immunitaria è migliore di quella che si può ottenere con la somministrazione della sola<br />

sostanza immunogena ; si ha infatti una migliore risposta cellulo-mediata.<br />

Subunità prodotte in cellu<strong>le</strong> eucariote (eucarioti ricombinanti)<br />

Alcune proteine presenti sulla superficie vira<strong>le</strong> assumono la loro configurazione natura<strong>le</strong> solo<br />

quando sono prodotte da cellu<strong>le</strong> <strong>animali</strong> eucariote. Le proteine sono prodotte, ma tramite processi<br />

post-trascrizionali (glicosilazione, trasporto a livello della membrara cellulare) esse assumono la<br />

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loro nativa configurazione.<br />

Si è così tentato di far produrre <strong>le</strong> subunità antigeni in cellu<strong>le</strong> eucariote provenienti da insetti,<br />

utilizzando il Baculovirus come vettore (un virus che parassita gli insetti). <strong>La</strong> cellula infettata<br />

produce ed espone <strong>le</strong> glicoproteine con la configurazione ottima<strong>le</strong>.<br />

Non sempre è però possibi<strong>le</strong> far produrre grandi quantità di Ag a basso costo, così come per <strong>le</strong><br />

sostanze prodotte dai batteri.<br />

In alcuni casi abbiamo la produzione di capsidi vuoti ( virus privi di acido nuc<strong>le</strong>ico) e si producono<br />

così del<strong>le</strong> proteine che si auto-assemblano poichè hanno una configurazione natura<strong>le</strong>.<br />

Vaccini sintetici<br />

Nel caso dei peptidi sintetici gli epitopi preferenziali sono rappresentati da sequenze di aminoacidi<br />

che per lo più vengono esposte esteriormente. Con questo pezzo di proteina viene immunizzato<br />

l'anima<strong>le</strong>, soprattutto nel caso di virus piccoli, con composizione Ag semplice. Le sequenze<br />

aminoacidiche più esposte sono quel<strong>le</strong> più idrofiliche, essendo il virus maggiormente presente nei<br />

liquidi biologici.<br />

Nel caso dell'afta epizootica è stata identificata la sequenza responsabi<strong>le</strong> dell’ induzione di anticorpi<br />

protettivi: si tratta di un virus nudo, con acido nuc<strong>le</strong>ico piccolo e guscio proteico formato da quattro<br />

proteine, VP1, VP2, VP3, VP4, del<strong>le</strong> quali la più importante risulta essere la VP1. <strong>La</strong> sequenza<br />

aminoacidica è stata ricavata dalla sequenza del rispetttivo gene e risulta formata da 213 AA. <strong>La</strong><br />

porzione contenente gli epitopi più importanti va dall’ AA 141 all’ AA 160. Questo peptide è stato<br />

Chimicamente sintetizzato ed ha consentito di ottenere un vaccino capace, se opportunamente<br />

veicolato, di indurre una risposta di tipo protettivo.<br />

sintetizzato in vitro introducendo in batteri (Escherichia coli) la frazione del gene corrispondente;<br />

successivamente il prodotto è stato purificato, addizionato ad un carrier adiuvante e inoculato negli<br />

<strong>animali</strong>.<br />

Vaccini a subunità ricombinanti<br />

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Sono proteine virali espresse in Escherichia coli e purificate mediante metodi cromatografici.<br />

Questo metodo risulta economico ed ha avuto successo con <strong>animali</strong> da laboratorio, ma non ha<br />

ancora trovato impiego negli <strong>animali</strong> da reddito nel<strong>le</strong> pratiche preventive, per la necessità di dover<br />

sperimentare gli adiuvanti più adatti ; il prob<strong>le</strong>ma da risolvere è infatti ancora quello di arrivare a<br />

presentare bene l’ antigene al sistema immunitario.<br />

Immunogeni<br />

endogeni<br />

Vaccini attenuati<br />

Tali virus vengono inattivati con metodi convenzionali , in modo anche abbastanza empirico,<br />

tramite passaggio in specie <strong>animali</strong> non recettive , in colture cellulari , in uova embrionate.<br />

Si se<strong>le</strong>zionano così mutanti non patogene e più adatte a vivere sul substrato prescelto.<br />

Esistono molti vaccini ottenuti con virus attenuati. Essi danno infatti alcuni vantaggi:<br />

con il loro<br />

utilizzo si ha l'insorgere di un'infezione vera e propria, ma molto blanda, con conseguente<br />

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stimolazione bilanciata dell'immunità nel<strong>le</strong> sue tre modalità (umora<strong>le</strong>, loca<strong>le</strong>, cellulo-mediata).<br />

Contemporaneamente però non si ha insorgenza di malattia .I dosaggi necessari risultano più bassi<br />

rispetto a quelli utilizzati nel caso di virus inattivati, comportando quindi minori costi. I prob<strong>le</strong>mi<br />

riguardano invece i metodi di conservazione; è necessario mantenere la catena del freddo per<br />

conservare inalterate <strong>le</strong> caratteristiche del vaccino.<br />

I vaccini possono essere somministrati localmente per contatto diretto con <strong>le</strong> mucose ( ad esempio<br />

tramite nebulizzazione per <strong>le</strong> prime vie respiratorie , via ora<strong>le</strong> per <strong>malattie</strong> intestinali, o<br />

instillazione congiuntiva<strong>le</strong>.).<br />

Esistono vaccini vivi attenuati<br />

che vengono detti mutanti termosensibili in quanto in seguito a<br />

mutazioni si inducono alcune modificazioni del<strong>le</strong> caratteristiche biologiche <strong>le</strong>gate al ciclo<br />

replicativo che avviene a determinate temperature . Nel caso ad esempio dei mutanti termosensibili<br />

responsabili di <strong>malattie</strong> respiratorie (IBR), instillati <strong>nella</strong> cavità nasa<strong>le</strong> , trovano nel sito di inoculo<br />

una temperatura inferiore a quella corporea ; è sufficiente uno scarto di 1-2° C perchè il virus si<br />

replichi localmente, comportandosi come vaccino vivo. Se il virus però supera la barriera loca<strong>le</strong> e<br />

generalizza, non si replica più (per aumento della temperatura) comportandosi come un vaccino<br />

spento.<br />

Questo tipo<br />

di virus è utilizzato ad esempio nel caso del<strong>le</strong> <strong>malattie</strong> respiratorie del bovino.<br />

Il virus replicandosi a livello loca<strong>le</strong> permette la produzione di IgA. Lo svantaggio di questo<br />

tipo di<br />

virus è costituito dalla possibilità dell'esistenza di una viru<strong>le</strong>nza residua per certe specie di <strong>animali</strong> .<br />

<strong>La</strong> vaccinazione con virus attenuati è sconsigliabi<strong>le</strong> nel<strong>le</strong> femmine in gravidanza , poichè può<br />

oltrepassare la placenta ; è altresì da evitarsi in soggetti immunodepressi poichè si avrebbe una<br />

risposta anomala ; anche nel caso di <strong>animali</strong> troppo giovani è preferibi<strong>le</strong> evitare questa metodica<br />

vaccina<strong>le</strong>.<br />

Inoltre è bene<br />

tener presente che, per alcuni virus, anche gli stipiti vaccinali possono dare infezione<br />

latente. <strong>La</strong> riattivazione può interessare sia il ceppo selvaggio che quello vaccina<strong>le</strong> attenuato. E’<br />

inoltre possibi<strong>le</strong> che il virus vaccina<strong>le</strong> possa venire eliminato e risultare viru<strong>le</strong>nto per <strong>animali</strong> di<br />

specie diversa e più sensibi<strong>le</strong> ai virus della specie vaccinata come verificatosi in gatti ammalatisi di<br />

pseudorabbia che vivevano nei pressi di al<strong>le</strong>vamenti di suini vaccinati.<br />

In conseguenza di fenomeni di ricombinazione genetica può poi avvenire<br />

che stipiti selvaggi e<br />

stipiti vaccinali determinino l'infezione contemporanea della stessa cellula generando varianti con<br />

caratteristiche nuove.<br />

Vaccini a de<strong>le</strong>zione ge nica<br />

I vaccini de<strong>le</strong>ti, attenuati creando<br />

mutazioni con una manipolazione genetica , rappresentano un<br />

metodo di inattivazione raziona<strong>le</strong>. In questo caso si sequenzia il genoma vira<strong>le</strong>, si identificano i geni<br />

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e se ne se<strong>le</strong>zionano alcuni che si ritengono responsabili della viru<strong>le</strong>nza e si eliminano ( de<strong>le</strong>zione ).<br />

Si ottiene in questo modo un attenuamento dello stipite .<br />

<strong>La</strong> de<strong>le</strong>zione può avvenire anche a livello di proteine immunogene non essenziali al virus per<br />

replicarsi. E’ così possibi<strong>le</strong> se<strong>le</strong>zionare gli <strong>animali</strong> vaccinati (che non producono anticorpi verso la<br />

proteina il cui gene è stato de<strong>le</strong>to) rispetto agli <strong>animali</strong> infetti ( che venendo a contatto con il virus<br />

selvaggio producono anticorpi verso la proteina) ( vaccini a marker immunologico negativo).<br />

Questo sistema è utilizzato nei piani di eradicazione <strong>contro</strong> alcune <strong>malattie</strong> erpetiche.<br />

L’<br />

attenuazione è ottenuta per de<strong>le</strong>zione del gene timidino-chinasi (responsabi<strong>le</strong> della latenza vira<strong>le</strong>)<br />

mentre il marker immunologico negativo è costituito da una proteina dell’ envelope vira<strong>le</strong> che<br />

manca per de<strong>le</strong>zione del rispettivo gene nel vaccino (gE). Con test sierologici che utilizzano come<br />

antigene la proteina de<strong>le</strong>ta è così possibi<strong>le</strong> capire se l'anima<strong>le</strong> è infetto (sieropositivo) o vaccinato<br />

(sieronegativo).<br />

Le de<strong>le</strong>zioni geniche<br />

offrono più garanzie poichè quando la de<strong>le</strong>zione riguarda i geni codificanti per<br />

la viru<strong>le</strong>nza è diffici<strong>le</strong> che si verifichino del<strong>le</strong> retromutazioni.<br />

Molti vaccini de<strong>le</strong>ti possono essere utilizzati come vaccini inattivati , ma anche come vaccini<br />

attenuati. Questi ultimi vengono utilizzati soprattutto in soggetti destinati all'ingrasso.<br />

Con la vaccinazione si <strong>contro</strong>llano gli effetti dell'infezione , non l'infezione stessa .Alla luce di ciò è<br />

importante tener conto della possibilità che alcuni <strong>animali</strong> vaccinati presentino già , albergati dentro<br />

di essi , il virus.<br />

Vettori virali<br />

Nel caso di vaccini a virus vettori ( vettori di geni estranei ) o virus ricombinanti si manipola il<br />

genoma di alcuni virus con tratti di corredo genetico del virus per il qua<strong>le</strong> si vuo<strong>le</strong> vaccinare.<br />

Il virus in questo modo ha il proprio corredo , più un gene di codifica per una glicoproteina<br />

estranea. <strong>La</strong> risposta immunitaria sarà perciò diretta sia verso il virus , sia verso la proteina<br />

particolare dell'altro virus.<br />

Nel caso della vaccinazione <strong>contro</strong> la rabbia si identificano gli Ag che stimolano la produzione di<br />

anticorpi ad attività neutralizzante.<br />

Si isola il gene e lo si inserisce nel vettore vira<strong>le</strong>. Sono vaccini ancora in via sperimenta<strong>le</strong> , ma che<br />

presentano tutti i vantaggi del vecchio metodo a virus attenuato.<br />

I virus vettori devono però essere molto sicuri in quanto possono attecchire in diverse specie., sono<br />

resistenti agli agenti fisico-chimici, e hanno genoma corposo e consistente che può essere<br />

manipolato senza danneggiarli. Possono essere rappresentati da virus grossi , come i poxvirus (500<br />

geni), o da virus piccoli , formati da 3-4 geni. Lo stesso vettore vira<strong>le</strong> non può essere utilizzato due<br />

volte perché l'infezione non avrebbe luogo, essendo l'anima<strong>le</strong> già vaccinato e immunizzato <strong>contro</strong> lo<br />

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stesso. In questo caso si potrebbero inserire più geni che codificano per proteine di diversi virus e<br />

diverse <strong>malattie</strong> contemporaneamente (vaccini poliva<strong>le</strong>nti ).<br />

Immunizzazione genetica<br />

Vaccini basati sulla immunizzazione genetica sono ancora in via di sperimentazione. Si sa che<br />

attraverso la transfezione si possono inoculare dei geni in una cellula , facendo si che questa<br />

produca una proteina. In vivo l'inoculazione di DNA veicolato da plasmidi può portare alla<br />

espressione di ta<strong>le</strong> gene <strong>nella</strong> cellula. Se ta<strong>le</strong> metodo funziona ed è sicuro può rappresentare un<br />

vaccino del futuro.<br />

Vaccinazione<br />

per via parentera<strong>le</strong><br />

Il rilievo di anticorpi sierici rimane a tuttoggi il metodo più usato per valutare l'efficacia di vaccini<br />

somministrati per via parentera<strong>le</strong> .Infatti , nonostante l'immunità cellulo-mediata giochi un ruolo<br />

anche superiore nel<strong>le</strong> <strong>malattie</strong> virali , i metodi per valutare questo tipo di risposta ( blastizzazione<br />

linfocitaria) sono ancora da perfezionare e attualmente vengono impiegati in laboratori<br />

specializzati.<br />

<strong>La</strong> cinetica della<br />

risposta anticorpa<strong>le</strong> in seguito a vaccinazione può esssere così schematizzata .<br />

1a inoculazione : latenza 5-7 giorni, picco anticorpa<strong>le</strong> 15 giorni , decremento veloce al'inizio<br />

, più <strong>le</strong>nto in seguito.<br />

2a inoculazione: non prima di 15 giorni ( meglio se dopo 20-30) latenza poche ore, picco<br />

dopo 3-5 giorni , alto livello anticorpa<strong>le</strong> per lungo tempo.<br />

Per i vaccini<br />

vivi è spesso sufficiente un'unica somministrazione .<br />

Per vaccini inattivati , è opportuno somministrare più volte il vaccino,<br />

unitamente ad adjuvanti che<br />

favoriscono il <strong>le</strong>nto rilascio dell'antigene dal punto di inoculazione .<br />

L'uso di adjuvanti conferma che è più efficace la somministrazione protratta nel tempo di picco<strong>le</strong><br />

dosi piuttosto che la somministrazione unica abbondante.<br />

Vi<br />

sono alcune nozioni supp<strong>le</strong>mentari che hanno valore pratico <strong>nella</strong> vaccinazione e che è uti<strong>le</strong><br />

ricordare.<br />

Concorrenz a antigenica<br />

Quando vendono inoculati<br />

vaccini poliva<strong>le</strong>nti ( o misti )si può avere una risposta diversissima verso<br />

ogni antigene presente nel vaccino ( Es.:e<strong>le</strong>vatissima verso due , modesta verso un terzo ed<br />

insufficiente verso un quarto). Variando opportunamente <strong>le</strong> dosi di ogni antigene si può ovviare a<br />

questo inconveniente.<br />

Un 'altra evenienza può<br />

essere che il soggetto da vaccinare abbia contratto in precedenza rapporti<br />

42


naturalmente con un virus presente nel vaccino poliva<strong>le</strong>nte. <strong>La</strong> risposta alla vaccinazione sarà<br />

e<strong>le</strong>vatissima verso il microrganismo omologo, a scapito <strong>degli</strong> altri (Crowding out).<br />

Effetto della dose<br />

Una dose troppo bassa non stimola adeguatamente. Superata la soglia efficace , la risposta aumenta<br />

un modo irregolare. Dosi troppo e<strong>le</strong>vate possono portare a paralisi immunitaria.<br />

Tol<strong>le</strong>ranza indotta<br />

Incapacità dell'anima<strong>le</strong> di produrre anticorpi in seguito a vaccinazione se ha avuto precedenti<br />

contatti durante il primo periodo della vita intrauterina.<br />

Blanketing<br />

Presenza di anticorpi passivi ricevuti per via materna nel periodo peri-nata<strong>le</strong> , in grado di interferire<br />

con l'antigene vaccina<strong>le</strong> annullandone l'effetto. <strong>La</strong> prima vaccinazione infatti dovrebbe essere<br />

effettuata dopo un periodo sufficiente perchè gli anticorpi materni siano notevolmente diminuiti o<br />

scomparsi.<br />

Fase negativ a<br />

Dopo la seconda<br />

inoculazione si può assistere alla caduta del tasso anticorpa<strong>le</strong> prodotto in seguito<br />

alla prima inoculazione, dovuta alla neutralizzazione <strong>degli</strong> anticorpi da parte dell'antigene vaccina<strong>le</strong><br />

.<br />

E ffetto booster<br />

Possibilità che un individuo vaccinato potenzi la risposta anticorpa<strong>le</strong> venendo naturalmente a<br />

contatto con il microrganismo (rivaccinazione spontanea )<br />

Vaccinazione<br />

per via mucosa<strong>le</strong><br />

Vaccinazioni per via ora<strong>le</strong> sono stati ritenuti per<br />

lungo tempo inefficaci per la mancanza di una<br />

adeguata risposta immunitaria di tipo sistemico. I successi ottenuti con la vaccinazione antipolio<br />

hanno portato a riesaminare questi concetti. L'interesse era suscitato dal fatto che vaccinazioni<br />

parenterali verso <strong>le</strong> più comuni infezioni batteriche intestinali non davano l'effetto desiderato. <strong>La</strong><br />

vaccinazione per via ora<strong>le</strong> invece risulta più semplice e sicura.<br />

Requisiti:<br />

Vaccini vi vi danno i migliori risultati. <strong>La</strong> natura della risposta immunitaria è condizionata da<br />

quantità e persistenza dell'antigene. <strong>La</strong> memoria immunologica è scarsa o assente per <strong>le</strong> Ig A ed è<br />

presente <strong>nella</strong> componente cellulo-mediata dell'immunità loca<strong>le</strong>. <strong>La</strong> stimolazione <strong>degli</strong> aggregati<br />

linfoidi intestinali (GALT) mobilizza i linfociti B attivati e <strong>le</strong> Ig A in altri distretti mucosali. I<br />

linfociti attivati raggiungono anche la mammella, producendo in loco Ig A (immunità passiva).<br />

Le caratteristiche fisiche dell'antigene (dimensioni 1.5-100µm) condizionano il sito di adesione<br />

e<br />

43


quindi il sito di maggiore produzione del<strong>le</strong> difese locali.<br />

Futuri sviluppi:<br />

Integrazione di vaccini inattivati con la dieta.<br />

Vaccini economici, sicuri, che superino la difficoltà di una scarsa memoria immunologica e<br />

garantiscono la costante presenza dell'antigene. Utilizzo di microrganismi geneticamente modificati<br />

che siano dotati della caratteristica di colonizzare l'apparato gastroenterico ed esprimano sulla loro<br />

superficie proteine di batteri e virus patogeni .<br />

DIFFICOLTA'<br />

DI VACCINARE CONTRO TUTTE LE MALATTIE<br />

Vengono di seguito e<strong>le</strong>ncati alcuni prob<strong>le</strong>mi che rendono ancora oggi difficoltoso<br />

l'al<strong>le</strong>stimento di<br />

vaccini per determinati agenti patogeni. Alcuni di questi prob<strong>le</strong>mi coinvolgono agenti virali:<br />

- scarsa immunogenicità di alcune proteine (specialmente protozoi)<br />

- infezioni eminentemente localizzate<br />

- virus immunosoppressori (anche stipiti<br />

vaccinali)<br />

- agenti non coltivabili in laboratorio<br />

- eterogeneità genetica (virus del raffreddore:<br />

più di 100 sierotipi)<br />

- variabilità genetica (shifts & drifts antigenici dei virus influenzali)<br />

- mimetismo antigene (protozoi) con proteine ematiche dell'ospite<br />

- latenza vira<strong>le</strong> (herpesvirus, retrovirus).<br />

44


Diagnostica del<strong>le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>infettive</strong> virali<br />

Le prove di laboratorio specifiche per una infezione vira<strong>le</strong> possono essere divise in due gruppi:<br />

- quel<strong>le</strong> che dimostrano la presenza dell’ agente infettante, dei suoi antigeni o sequenze<br />

geniche (metodi diretti)<br />

- quel<strong>le</strong> che dimostrano la presenza di anticorpi specifici (metodi indiretti)<br />

Più di 200 virus appartenenti a 20 differenti famiglie causano infezioni di un certo significato nel<strong>le</strong><br />

principali specie domestiche. Se si considerano inoltre i tipi antigenici nell’ ambito di ciascun virus<br />

e se il numero di specie recettive viene allargato per includere specie domestiche minori o specie<br />

selvatiche il numero dei virus conosciuti supera il migliaio. Non deve quindi sorprendere che un<br />

singolo laboratorio non disponga di reagenti necessari per la diagnosi di ogni virus. Per ta<strong>le</strong> ragione<br />

i laboratori diagnostici tendono a specializzarsi <strong>nella</strong> diagnosi del<strong>le</strong> infezioni virali che colpiscono<br />

alcune specie <strong>animali</strong> o causate da agenti appartenenti ad alcune famiglie virali.<br />

Negli ultimi anni, i maggiori progressi <strong>nella</strong> diagnostica del<strong>le</strong> infezioni virali sono stati ottenuti con<br />

l’ impiego del<strong>le</strong> tecniche di ibridazione ed amplificazione genica che, evidenziando direttamente la<br />

presenza di acido nuc<strong>le</strong>ico vira<strong>le</strong> nel campione in esame, accorciano notevolmente il tempo<br />

necessario per emettere il referto diagnostico. E’ probabi<strong>le</strong> che nel giro di pochi anni sorgeranno<br />

laboratori in grado di coprire con queste tecniche, una più ampia gamma di patologie<br />

diagnosticabili.<br />

L'importanza di una rapida e precisa identificazione di un patogeno può essere <strong>le</strong>gata ad uno o più<br />

dei seguenti motivi:<br />

- <strong>malattie</strong> esotiche<br />

- zoonosi<br />

- certificazioni di indennità richieste nei confronti di specifiche infezioni in occasione di<br />

fiere, mercati, mostre, competizioni<br />

- inseminazione artificia<strong>le</strong>, embrio transfer, trasfusioni<br />

- programmi di eradicazione<br />

- sorveglianza epidemiologica<br />

- menagement aziendali<br />

<strong>La</strong> diagnosi virologica nel significato classico del termine implica l'isolamento del virus su colture<br />

cellulari ( o altri substrati vivi come <strong>le</strong> uova embrionate o gli <strong>animali</strong> da esperimento ) e la sua<br />

identificazione mediante metodi immunologici ( immunoflorescenza , sieroneutralizzazione , ecc.).<br />

Tutto ciò comporta lunghe , impegnative e costose indagini .<strong>La</strong> formazione quindi di una diagnosi<br />

presuntiva è una condizione indispensabi<strong>le</strong> per valutare la necessità di un ta<strong>le</strong> esame , soprattutto<br />

45


quando dall'esito dell'esame dipendono provvedimenti di polizia sanitaria di una certa urgenza ed<br />

importanza .<br />

Scelta dei campioni.<br />

Il tipo di campione da pre<strong>le</strong>vare dipende dal tropismo del virus e più in genera<strong>le</strong> dei tessuti<br />

visibilmente coinvolti nel processo patologico.<br />

Nel<strong>le</strong> <strong>malattie</strong> virali generalizzate , è sempre presente una fase viremica . Quindi un prelievo di<br />

sangue con e senza anticoagulante può risultare uti<strong>le</strong>.<br />

Cute e mucose<br />

Il campione da pre<strong>le</strong>vare è costituito da liquido del<strong>le</strong> vescico<strong>le</strong> , epitelio che <strong>le</strong> ricopre , biopsie per<br />

raschiamento.<br />

Malattie respiratorie<br />

Tamponi nasali , secrezioni nasali , liquido di lavaggio tracheo- bronchia<strong>le</strong> ; sull'anima<strong>le</strong> morto ,<br />

biopsie tracheali , polmonari , linfonodali.<br />

Apparato gastroenterico<br />

Feci , tamponi rettali , linfonodi regionali , tratti di intestino.<br />

Sintomi neurologici<br />

Encefalo, midollo spina<strong>le</strong> , liquido cefalorachidiano.<br />

Apparato riproduttore<br />

Secreti , sperma , tamponi vaginali , in caso di aborto, feti ed invogli fetali.<br />

Tempi di prelievo<br />

Le possibilità di successo sono tanto maggiori quanto più precoce è il momento del prelievo<br />

rispetto all'inizio dell'infezione. Dopo la morte dell'anima<strong>le</strong>, diminuisce velocemente la carica<br />

infettante vira<strong>le</strong> mentre aumenta il numero di germi invasori.<br />

Modalità di prelievo<br />

Il prelievo va fatto in modo steri<strong>le</strong> , utilizzando terreni contenenti soluzioni saline bilanciate ,<br />

sostanze tampone , antibiotici , antimicotici.<br />

Per <strong>le</strong> analisi istopatologiche è necessario fissare in formalina tamponata piccoli pezzi di tessuto<br />

sede di <strong>le</strong>sione .<br />

Temperatura di trasporto.<br />

Se possibi<strong>le</strong>, inviare il campione entro poche ore; questo va raffreddato rapidamente e trasportato a<br />

+4°C . Per periodi più lunghi , il campione va congelato e spedito in ghiaccio secco.(-20-70°).<br />

Come regola genera<strong>le</strong> si deve usare la più bassa temperatura ottenibi<strong>le</strong> con i mezzi a disposizione. I<br />

campioni per <strong>le</strong> indagini istologiche non vanno mai congelati.<br />

46


Prove di identificazione diretta<br />

Tecniche istopatologiche<br />

Hanno il vantaggio di utilizzare un semplice microscopio ottico, ma lo svantaggio di essere<br />

applicabili solo per <strong>le</strong>sioni virali caratteristiche .<br />

Es.:<strong>nella</strong> diagnosi di rabbia mettendo in evidenza corpi del negri nel<strong>le</strong> cellu<strong>le</strong> dell'ippocampo;nel<strong>le</strong><br />

infezioni da virus vaiolosi mettendo in evidenza corpi inclusi del Guarnieri (mammiferi) e di<br />

Bollinger (uccelli); <strong>nella</strong> malattia di Borna mettendo in evidenza inclusioni nuc<strong>le</strong>ari basofi<strong>le</strong>;ecc..<br />

Ricerca <strong>degli</strong> antigeni virali<br />

A differenza della precedente è dotata oltre che di specificità anche di una buona sensibilità.<br />

Infatti , anche in assenza di <strong>le</strong>sioni istologiche caratteristiche , è possibi<strong>le</strong> mettere in evidenza<br />

antigeni virali precoci o tardivi. Inoltre la presenza dell'antigene rimane più a lungo rispetto alla<br />

sopravvivenza del virus stesso. L'ELISA cattura (sandwich) è ampiamente utilizzato laddove si<br />

disponga di monoclonali per un determinato virus, così come l'immunofluorescenza diretta su<br />

tessuto e l'immunoistochimica, che rappresenta la fusione di tecniche immunoenzimatiche con<br />

tecniche istologiche.<br />

Tecnica ELISA sandwich per il rilievo di antigeni in campioni biologici<br />

Microscopia e<strong>le</strong>ttronica<br />

Si può utilizzare la ME su omogenati di tessuti , liquidi organici , secrezioni ecc.<br />

Il tipo di identificazione è morfologico cioè limitato alla famiglia vira<strong>le</strong> . Inoltre è di utilizzo<br />

routinario solo per quei virus dalla morfologia caratteristica (virus nudi, parapox ed altri) presenti in<br />

gran quantità nei secreti o escreti ( diarrea da rotavirus ). Peraltro la ME risulta tutt’oggi un metodo<br />

47


di e<strong>le</strong>zione per l’ identificazione morfologica di nuovi virus agenti di enteriti negli <strong>animali</strong>, alcuni<br />

dei quali non sono coltivabili in vitro.<br />

Una particolare tecnica di ME studiata per aumentare la sensibilità del metodo è<br />

l'immunoe<strong>le</strong>ttromicroscopia in cui anticorpi specifici tendono ad aggregare come in agglutinato <strong>le</strong><br />

particel<strong>le</strong> virali.<br />

Prove di isolamento<br />

I virus sono bioparassiti obbligati pertanto si possono isolare in vitro solo su substrati viventi.<br />

I primi substrati viventi utilizzati sono stati gli <strong>animali</strong> da esperimento , seguiti dal<strong>le</strong> uova<br />

embrionate e, più recentemente , dal<strong>le</strong> colture cellulari.<br />

Si rimanda al corso di Microbiologia per ulteriori dettagli.<br />

E' sufficiente ricordare che una volta isolato il virus su colture cellulari , è necessaria la sua<br />

identificazione mediante prove immunologiche ( sieroneutralizzazione , immunofluorescenza ,<br />

ELISA ) o prove che mettano in evidenza particolari caratteristiche biologiche<br />

(es.:emoagglutinazione ).<br />

Prove indirette<br />

Diagnostica sierologica<br />

Un test diagnostico deve essere dotato di:<br />

• sensibilità<br />

• specificità<br />

• praticità di utilizzo<br />

• economicità<br />

SENSIBILITA’_ :quando il test classifica correttamente tutti i soggetti realmente positivi la<br />

sensibilità è del 100%.<br />

SPECIFICITA’: quando il test classifica correttamente tutti i soggetti negativi (non infetti) la<br />

specificità è del 100%.<br />

Non esiste un test che abbia sensibilità e specificità del 100%.<br />

48


L’ impiego di tecniche sierologiche volte a ri<strong>le</strong>vare e titolare anticorpi specifici risulta in alcuni<br />

casi estremamente vantaggiosa se paragonata ai metodi diagnostici diretti. Il siero di sangue si<br />

ottiene con metodi pratici e rapidi, senza particolari caute<strong>le</strong>. Le analisi sierologiche si effettuano in<br />

breve tempo, risultano automatizzabili ed economiche.<br />

Gli esami sierologici sono utili nel corso di infezioni acute non mortali (es.: <strong>malattie</strong> respiratorie), a<br />

patto che vengano esaminati due prelievi a distanza di 2-4 settimane. Il primo prelievo (acuto o<br />

sintomatico) viene effettuato durante la fase clinica. Il secondo (conva<strong>le</strong>scente) viene effettuato<br />

dopo la remissione dei sintomi. <strong>La</strong> sieroconversione positiva indica la presenza di anticorpi solo<br />

nel siero conva<strong>le</strong>scente o un aumento del titolo di almeno 4 volte fra i due campioni di siero. E’<br />

un’ indagine retrospettiva che è uti<strong>le</strong> per identificare i principali agenti eziologici coinvolti nel<strong>le</strong><br />

diverse sindromi. Gli esami sierologici, basati sul singolo prelievo sono utili per monitorare <strong>le</strong><br />

infezioni virali all’ interno di una popolazione anima<strong>le</strong>, ma non consentono normalmente di<br />

discriminare gli anticorpi da pregressa infezione rispetto a quelli di origine vaccina<strong>le</strong>. Nel<strong>le</strong><br />

infezioni croniche, latenti o persistenti, soggette a piani di risanamento, il singolo prelievo, se<br />

positivo, è indice di infezione in atto e classifica come positivo l’ anima<strong>le</strong> che viene eliminato<br />

Ottenimento del siero e del plasma .<br />

Siero : la provetta non contiene anticoagulante . Dopo 2 ore circa dal prelievo , si scolla il coagulo<br />

dal tubo e si centrifuga per 1000g per 5' per separarne il siero dal coagulo e da eventuali globuli<br />

rossi non coagulati.<br />

Plasma : si utilizzano provette contenenti anticoagulante (EDTA, eparina ). <strong>La</strong> provetta viene<br />

capovolta più volte , poi si centrifuga per separare il plasma dalla parte corpuscolata. Nell’<br />

interfaccia fra plasma e globuli rossi si ritrovano <strong>le</strong> cellu<strong>le</strong> della serie bianca che possono essere<br />

raccolte per <strong>le</strong> prove dirette nei casi in cui il virus sia associato alla serie bianca (adsorbito sulla<br />

superficie od all’ interno del<strong>le</strong> cellu<strong>le</strong>). Il plasma può essere utilizzato per ricercare anticorpi.<br />

Conservazione e trasporto del siero: 2h a 25°; 48h a 4°; tempi più lunghi a -20°.<br />

49


Le principali reazioni sierologiche :<br />

-agglutinazione rapida su vetrino (test al lattice)<br />

-immunodiffusione in gel di agar<br />

- fissazione del comp<strong>le</strong>mento<br />

-immunofluorescenza<br />

-sieroneutralizzazione<br />

-ELISA<br />

tecnica ELISA indiretta per il rilievo di anticorpi specifici<br />

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