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Infezioni da BHV1 rinotracheite infettiva del bovino L' Herpes virus ...

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<strong>Infezioni</strong> <strong>da</strong> <strong>BHV1</strong> <strong>rinotracheite</strong> <strong>infettiva</strong> <strong>del</strong> <strong>bovino</strong><br />

L’ <strong>Herpes</strong> <strong>virus</strong> <strong>bovino</strong> 1 ( BHV 1) ha un tropismo per le mucose <strong>del</strong>le prime vie respiratorie e<br />

genitali e causa la <strong>rinotracheite</strong> <strong>infettiva</strong> , congiuntivite e vulvovaginite, balanopostite pustolosa e<br />

con minor frequenza , anche aborto , infezione neonatale sistemica , encefalite , infertilità .Una<br />

caratteristica importante <strong>del</strong> <strong>virus</strong> è la capacità di <strong>da</strong>re luogo ad infezione latente .<br />

I <strong>da</strong>nni economici e sanitari provocati <strong>da</strong>ll’ BHV 1 in allevamenti bovini dovuti all’azione <strong>del</strong> <strong>virus</strong><br />

sull’apparato respiratorio e riproduttore sono noti <strong>da</strong> tempo. A questi si aggiunge il <strong>da</strong>nno <strong>del</strong>la<br />

esclusione dei soggetti infetti <strong>da</strong>gli scambi commerciali.(Busacchini et al.)<br />

In passato, l’ infezione <strong>da</strong> BHV 1 era considerata una malattia difficile <strong>da</strong> sconfiggere, sia per la sua<br />

elevata contagiosità che per l’ instaurarsi <strong>del</strong>l’infezione latente. Recentemente tramite l’uso <strong>del</strong>la<br />

vaccinazione , si è assistito ad una considerevole riduzione <strong>del</strong>le forme cliniche classiche (<br />

<strong>rinotracheite</strong> e aborto ) anche in condizioni di allevamento intensivo.<br />

Caratteristiche biologiche <strong>del</strong> BHV 1<br />

Il <strong>virus</strong> identificato secondo la nomenclatura internazionale con la sigla BHV 1 (Bovid <strong>Herpes</strong><strong>virus</strong><br />

1 ) , causa forme respiratorie ( IBR ) e infezioni <strong>del</strong> apparato genitale vulvovaginite ( IPV ) e<br />

balanopostite pustolosa ( IPB ) e con minor frequenza anche aborto , infezione neonatale sistemica<br />

, encefalite e infertilità.<br />

Appartiene alla Famiglia <strong>Herpes</strong>viride , Sottofamiglia Alphaherpesvirineae , Genere Varicello<strong>virus</strong><br />

Nella specie virale BHV 1 si distinguono tre genotipi ciascuno dei quali possiede diverse proprietà<br />

biologiche :<br />

-il tipo 1 è responsabile di <strong>rinotracheite</strong> , congiuntivite e encefalite ;<br />

-il tipo 2 dà infezioni genitali nel maschio e nella femmina ;<br />

-il tipo 3 dà encefaliti nei vitelli . ( Quest’ ultimo è stato incluso in una specie a se stante detta BHV<br />

5 perchè possiede diverse caratteristiche genetiche ) .<br />

Il <strong>virus</strong> è antigenicamente uniforme , esistono solo minime variazioni negli epitopi superficiali che<br />

possono essere svelate tramite l’uso di anticorpi monoclonali .<br />

BHV 1 ha affinità antigeniche con l’<strong>Herpes</strong><strong>virus</strong> <strong>del</strong>la capra ( CHV 1 ) , con il <strong>virus</strong> di Aujeszky e<br />

con l’ <strong>Herpes</strong><strong>virus</strong> <strong>del</strong> cervo , con i quali si può avere un certo grado di cross-reattività sierologica.<br />

Ma questa affinità non è sufficiente per proteggere gli animali vaccinati con vaccini eterologhi.<br />

L’ospite primario è il <strong>bovino</strong> , quello alternativo è la capra , ma anticorpi sono stati trovati anche<br />

nella pecora , nel suino , nei cervidi e nei bovidi .<br />

Caratteristiche chimiche e fisiche<br />

Nella costituzione <strong>del</strong>l’envelope di BHV 1 sono presenti i lipidi, che rendono il <strong>virus</strong> sensibile a<br />

molti disinfettanti, soprattutto verso i solventi come cloroformio e etere. Questo <strong>virus</strong> sopravvive<br />

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durante l’inverno nell’ambiente esterno per trenta giorni, mentre in ambienti chiusi per sei o tredici<br />

giorni e per cinque o nove giorni in estate. Se le condizioni sono favorevoli, ad esempio nei<br />

mangimi, possono resistere per tempi molto lunghi. Ma la probabilità che il <strong>virus</strong> entri in contatto<br />

con i mangimi sono molto poche, con l’eccezione <strong>del</strong>l’erba contenuta negli insilati e <strong>del</strong> fieno. Può<br />

essere utile sterilizzare il mangime, in quanto il <strong>virus</strong> è inattivato ad una temperatura maggiore di 63<br />

C per pochi secondi. Il <strong>virus</strong> è stabile ad una temperatura inferiore a - 65 C, mentre dopo un’anno a<br />

- 20 C la sua stabilità diminuisce. Alla temperatura di + 4 C il BHV 1 è lentamente inattivato, a 37<br />

C sopravvive per dieci giorni. Quindi bisogna tenere presente che il <strong>virus</strong> sopravvive nei contenitori<br />

di stoccaggio <strong>del</strong> seme. La sopravvivenza <strong>del</strong> <strong>virus</strong> è ottima a bassa temperatura con umidità <strong>del</strong><br />

90%. Con l’aumentare <strong>del</strong>la temperatura la percentuale ottimale di umidità è minore. Il <strong>virus</strong> è<br />

stabile tra pH 6 e 9, che è lo stesso pH <strong>del</strong>l’apparato respiratorio e <strong>del</strong> tratto genitale. Tutte queste<br />

caratteristiche condizionano la trasmissione <strong>del</strong> <strong>virus</strong> in natura.<br />

Patogenesi<br />

Il BHV 1 è in grado di infettare vari tipi di cellule : le cellule epiteliali ( in cui dà necrosi ) , i<br />

linfociti , i monociti , i macrofagi e le cellule nervose. Sembra che le cellule nervose siano le sedi<br />

elettive per la latenza virale proprio perché sono scarsamente permissive.<br />

I bersagli primari sono le mucose <strong>del</strong>le prime vie respiratorie , la congiuntiva e le mucose genitali (<br />

vulva , vagina , pene e prepuzio ) . In queste sedi si ha la prima fase di replicazione molto<br />

abbon<strong>da</strong>nte , e il <strong>virus</strong> passa <strong>da</strong> cellula a cellula causando la necrosi .<br />

Nella fase viremica, durante la quale il <strong>virus</strong> è soprattutto associato ai leucociti, il <strong>virus</strong> può<br />

raggiungere i bersagli secon<strong>da</strong>ri : utero , placenta, feto, ovaia, testicolo ( <strong>da</strong>ndo problemi di<br />

infertilità ) ed in caso di infezione neonatale sistemica anche l’intestino. Nelle vulvovaginiti e nelle<br />

balanopostiti l’infezione tende a rimanere confinata all’epitelio <strong>del</strong>la mucosa genitale, infatti solo<br />

raramente si verifica viremia e la diffusione ad altri organi.<br />

Tramite i nervi periferici che innervano i bersagli primari il <strong>virus</strong> può raggiungere il sistema<br />

nervoso centrale. La diffusione neurogena svolge un ruolo importante nella patogenesi <strong>del</strong>la<br />

meningoencefalite <strong>del</strong> vitello e nell’istaurarsi <strong>del</strong>l’infezione latente nei gangli nervosi.<br />

Il BHV 1 determina temporanea immunosoppressione , inibendo la migrazione dei neutrofili,<br />

l’attività <strong>del</strong>le cellule natural killer e l’attività difensiva dei macrofagi alveolari , ciò spiega la<br />

facilità con cui insorgono complicazioni di tipo batterico .<br />

Latenza virale<br />

La latenza virale è una particolare strategia che BHV 1 ed altri <strong>Herpes</strong><strong>virus</strong> e Retro<strong>virus</strong> adottano<br />

per riuscire a mantenersi nelle popolazioni animali . Durante la fase di latenza il <strong>virus</strong> rimane<br />

nascosto all’ interno di alcune cellule <strong>del</strong>l’ animale , sotto forma di un segmento genomico non<br />

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integrato nel genoma cellulare . Il <strong>virus</strong> non si replica e quindi non esprime le sue proteine , non<br />

genera altre particelle virali progenie , non stimola alcuna risposta immunitaria e non è aggredibile<br />

<strong>da</strong>lle difese <strong>del</strong>l’ ospite .<br />

La latenza si instaura nelle cellule dei gangli nervosi trigemino e glossofaringeo se l’infezione<br />

primaria inizia <strong>da</strong>lla mucosa naso-faringea. Mentre se l’infezione inizia <strong>da</strong>lla mucosa genitale i<br />

gangli interessati sono quelli sacrali. La latenza virale è stata inoltre dimostrata nelle cellule<br />

epiteliali e forse nei macrofagi .<br />

In fase di latenza , conseguentemente a situazioni riattivanti, come la somministrazione di<br />

cortisonici , lo stress , le super infezioni e il parto si può provocare la riattivazione <strong>del</strong> <strong>virus</strong> e la sua<br />

eliminazione in assenza di sintomi . Il <strong>virus</strong> riattivato replica nelle sedi in cui si è verificata la<br />

latenza e raggiunge le mucose migrando lungo le terminazioni nervose. La quantità di <strong>virus</strong><br />

eliminato in seguito alla riattivazione non dipende <strong>da</strong>l titolo anticorpale. In questi casi l’ escrezione<br />

<strong>del</strong> <strong>virus</strong> può raggiungere elevate concentrazioni, ma non sono paragonabili ai livelli massimali<br />

ottenuti in seguito ad infezione primaria. Quindi questi animali sono molto pericolosi per i bovini<br />

suscettibili, specialmente se non si osservano i sintomi <strong>del</strong>la malattia.<br />

La replicazione virale è facilitata <strong>da</strong>lla capacità <strong>del</strong> <strong>virus</strong> di diffondere <strong>da</strong> cellula a cellula, evitando<br />

fasi extracellulari durante le quali potrebbe essere inattivato <strong>da</strong> anticorpi presenti nei liquidi<br />

biologici. La latenza virale crea dei problemi per la diagnosi , infatti la presenza <strong>del</strong> <strong>virus</strong> in questa<br />

fase non può essere dimostrata con la diagnosi diretta ( ricerca <strong>del</strong>l’ antigene virale ) , ma solo<br />

tramite tecniche in grado di svelare il genoma virale nelle cellule sede di latenza ( amplificazione<br />

genica di sequenze <strong>virus</strong>-specifiche , uso di sonde molecolari , uso di tecniche di isolamento basate<br />

sugli espianti di tessuto ) . Se invece si ricorre alla diagnosi indiretta, per la ricerca degli anticorpi,<br />

bisogna utilizzare un test sierologico molto sensibile, perchè può essere trascorso molto tempo <strong>da</strong>ll’<br />

infezione primaria e il titolo anticorpale può essere sceso a livelli bassi.<br />

La presenza di anticorpi nel siero di un animale , indica che questo durante la sua vita è venuto a<br />

contatto con il <strong>virus</strong> ed è potenzialmente un animale con infezione latente . Durante la latenza virale<br />

l’animale non viene sottoposto a ulteriori stimoli immunitari .<br />

La latenza dà problemi anche per la profilassi vaccinale: infatti la vaccinazione, proteggendo <strong>da</strong>lla<br />

malattia ma non <strong>da</strong>ll’ infezione, non impedisce la latenza di stipiti selvaggi; anzi anche gli stipiti<br />

vaccinali attenuati <strong>da</strong>nno infezione latente, comprese le mutanti termosensibili che pur replicandosi<br />

solo sulla mucosa nasale possono rimanere in latenza nelle cellule epiteliali.<br />

Inoltre si pensa sia possibile la ricombinazione genetica fra stipiti vaccinali e gli stipiti selvaggi,<br />

contemporaneamente presenti nello stesso animale. Questo fenomeno può portare alla nascita di<br />

stipiti con nuove caratteristiche.<br />

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Immunità umorale<br />

Dopo 7 giorni <strong>da</strong>ll’infezione primaria , vengono prodotti i primi anticorpi circolanti , (prima le Ig M<br />

e poi le Ig G1) . In seguito alla reinfezione prevalgono le Ig G2. Se invece il titolo anticorpale<br />

diminuisce e si verifica la riattivazione <strong>del</strong>l’infezione latente, prima compaiono le Ig M poi<br />

successivamente le Ig G1 e in fine le Ig G2 .<br />

Gli anticorpi persistono per anni , con fluttuazioni dei titoli anticorpali per effetti booster causati <strong>da</strong><br />

reinfezioni e riattivazioni <strong>del</strong>l’ infezione latente .<br />

La persistenza degli anticorpi è più lunga nell’infezione respiratoria e più breve nell’infezione<br />

genitale. Anche il titolo anticorpale varia, infatti è maggiore in seguito ad infezione <strong>del</strong> tratto<br />

respiratorio, minore nell’ infezione <strong>del</strong> tratto genitale.<br />

Una buona immunità umorale limita l’escrezione virale nelle reinfezioni e nelle riattivazioni, ma il<br />

livello di immunoglobuline varia molto <strong>da</strong> soggetto a soggetto e non è correlato con la gravità dei<br />

segni clinici.<br />

Vitelli nati <strong>da</strong> bovine infette presentano elevati titoli di anticorpi , rappresentati soprattutto <strong>da</strong><br />

immunoglobuline <strong>del</strong>la classe Ig G1, i quali persistono per 3-4 mesi e se l’immunità <strong>del</strong>la madre è<br />

soli<strong>da</strong> anche fino ai 6 mesi . Gli anticorpi di origine materna sono in grado di fornire una protezione<br />

parziale , infatti se il vitello viene a contatto con cariche virali elevate può non sviluppare la<br />

malattia , ma infettarsi ugualmente e diventare un soggetto con infezione latente. Questi anticorpi si<br />

possono anche trovare in basse concentrazioni nelle secrezioni nasali.<br />

Molto importante è l’immunità locale , a livello <strong>del</strong>la mucosa nasale e genitale , <strong>da</strong>ta <strong>da</strong>lla<br />

produzione di Ig A , utili per prevenire le reinfezioni .<br />

L’immunità cellulo-mediata contribuisce a bloccare la replicazione virale e permette la guarigione<br />

<strong>del</strong>l’ animale.<br />

Epidemiologia<br />

L’ Italia è un paese a media - alta prevalenza. Infatti anche se non è mai stato eseguito un<br />

monitoraggio sierologico per singole aree geografiche (regioni, province ) e per tipologie<br />

zootecniche diverse (allevamenti <strong>da</strong> carne e <strong>da</strong> latte ), i risultati di in<strong>da</strong>gini eseguite su campioni<br />

diagnostici indicano sieroprevalenza compresa tra il 25% e l’ 80% degli allevamenti esaminati, a<br />

secon<strong>da</strong> <strong>del</strong>le diverse aree geografiche considerate.<br />

La trasmissione <strong>del</strong>l’infezione può avvenire per via diretta tramite aerosol contenente particelle<br />

virali , oppure nel caso degli stipiti a localizzazione genitale con la monta o tra bovini <strong>del</strong>lo stesso<br />

sesso tramite contatto fra la co<strong>da</strong> imbrattata di muco infetto e i genitali esterni di un altro animale .<br />

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Nella trasmissione indiretta è molto importante il materiale seminale . Il <strong>virus</strong> è in grado di passare<br />

nel seme e permanervi per lungo tempo , qui il <strong>virus</strong> arriva in seguito all’infezione balanoprepuziale<br />

e testicolare o durante la fase di viremia .<br />

Nel seme il <strong>virus</strong> può essere escreto in modo intermittente , per l’alternanza di fasi di riattivazione e<br />

di latenza .Quindi un riproduttore che durante la sua vita ha contratto l’infezione non è sicuro<br />

neanche a distanza di tempo .<br />

Inoltre il <strong>virus</strong> resiste molto bene alle operazioni di congelamento <strong>del</strong> seme , nel quale sopravvive<br />

per anni senza alcuna perdita <strong>del</strong> titolo infettante e in caso di rottura <strong>del</strong>le “paillettes” infette , può<br />

contaminare i contenitori di stoccaggio .<br />

E’ quindi assolutamente necessario che i centri di fecon<strong>da</strong>zione artificiale siano indenni <strong>da</strong> IBR .<br />

Anche l’embryotransfer può costituire un possibile meccanismo di disseminazione <strong>del</strong> <strong>virus</strong>. Infatti<br />

il <strong>virus</strong> è in grado di attaccarsi alla membrana pelluci<strong>da</strong>, ma per fortuna non è in grado di superarla.<br />

Sono stati fatti degli esperimenti sul possibile ruolo <strong>del</strong>la tecnica <strong>del</strong>l’ embryotransfert, attualmente<br />

molto usata, nella trasmissione <strong>del</strong>l’ infezione; i risultati ottenuti dimostrano che praticando le<br />

normali procedure di lavaggio <strong>del</strong>l’ embrione non vi è alcun pericolo .<br />

Non esiste nel <strong>bovino</strong> una particolare predisposizione genetica all’ infezione e sono suscettibili all’<br />

infezione bovini di tutte l’ età.<br />

La maggior fonte di disseminazione <strong>del</strong> BHV 1 è costituita <strong>da</strong>gli animali infetti con sintomi ,<br />

l’escrezione nei soggetti affetti <strong>da</strong> <strong>rinotracheite</strong> e <strong>da</strong> vulvovaginite pustolosa perdura per 1-2<br />

settimane , mentre nel caso di balanopostite pustolosa per 2-3 settimane.<br />

In caso di aborto si ha una notevole diffusione <strong>del</strong> <strong>virus</strong> tramite i cotiledoni <strong>del</strong>la placenta.<br />

Durante i primi giorni di infezione , si possono raggiungere titoli virali di 109 particelle infettanti<br />

per ml di muco nasale o vaginale ,e poichè la dose infettante per un <strong>bovino</strong> è minore a 100 particelle<br />

virali , si capisce come l’infezione possa diffondere molto rapi<strong>da</strong>mente negli allevamenti.<br />

BHV 1 viene disseminato anche <strong>da</strong> animali infetti con infezione asintomatica . I motivi che portano<br />

all’ instaurarsi di un’ infezione asintomatica possono essere diversi :<br />

- infezione con stipiti a bassa virulenza<br />

- infezione con basse cariche virali<br />

- reinfezione conseguente alla diminuzione <strong>del</strong>l’ immunità<br />

- infezione modulata <strong>da</strong>ll’ immunità parentale o vaccinale<br />

- riattivazione <strong>del</strong>l’infezione latente<br />

Questi sono tutti soggetti molto pericolosi , perchè non presentano i sintomi <strong>del</strong>la malattia e quindi<br />

non vengono riconosciuti clinicamente , ma eliminano il <strong>virus</strong> .<br />

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BHV 1 è ampiamente diffuso in tutto il mondo. E’ stata riscontrata positività sierologica, anche in<br />

diversi ruminanti selvatici ma i segni clinici <strong>del</strong>l’ infezione sono stati osservati solo nel <strong>bovino</strong>.<br />

Risultano recettivi all’ infezione sperimentale furetto, coniglio, moffetta, criceto, pecora e capra .<br />

Nelle capre i segni clinici sono scarsi ma la trasmissione <strong>del</strong> <strong>virus</strong> è stata dimostrata . Sembra che<br />

anche i ruminanti selvatici africani possano fungere <strong>da</strong> serbatoio <strong>del</strong> <strong>virus</strong> .<br />

Recentemente, BHV 1 è stato isolato <strong>da</strong>l guscio <strong>del</strong>la zecca Ornithodorus coriaceus. Queste zecche<br />

sono state trovate più volte nelle aree di dimora dei cervi in America orientale . Bovini e cervi<br />

spesso pascolano insieme in queste regioni . Riguardo al possibile ruolo <strong>del</strong>la zecca nella<br />

trasmissione <strong>del</strong> <strong>virus</strong>, rimangono ancora molti dubbi .Le probabilità che la zecca ha di infettarsi<br />

non sono elevate, perchè la viremia nel <strong>bovino</strong> è di breve durata, inoltre è improbabile che BHV 1<br />

sia in grado di replicarsi nella zecca.<br />

Aspetti clinici<br />

Nella localizzazione alle prime vie respiratorie ( <strong>rinotracheite</strong> e congiuntivite ) , dopo un<br />

incubazione di 2-5 giorni , si ha la fase acuta che perdura per 5-10 giorni; questa inizia con<br />

arrossamento <strong>del</strong> musello , febbre che può raggiungere i 41 C , anoressia , scolo nasale inizialmente<br />

sieroso poi mucopurolento, tosse , congiuntivite, ( quando si osserva cheratite spesso è implicata<br />

Moraxella bovis come germe di irruzione secon<strong>da</strong>ria ) e diminuzione <strong>del</strong>la produzione lattea.<br />

In seguito, per complicazioni dovute a germi secon<strong>da</strong>ri come Pastorella haemolytica , si può<br />

arrivare a forme di vera polmonite .<br />

Nella localizzazione genitale IPV l’incubazione è di 1-3 giorni , a cui fa seguito la comparsa sulla<br />

vulva e sulla regione cau<strong>da</strong>le <strong>del</strong>la vagina di pustole di 3 mm che confluiscono , per poi ulcerare e<br />

guarire in 10-15 giorni salvo complicazioni ; nell’ IPB? si osserva difficoltà nell’accoppiamento per<br />

il forte dolore.<br />

Sono state osservate anche forme di metrite in seguito alla localizzazione uterina .<br />

Quando il <strong>virus</strong> viene isolato <strong>da</strong>l tratto respiratorio si osservano frequenti casi di aborto nel<br />

allevamento.<br />

Se l’infezione avviene durante la gravi<strong>da</strong>nza in una bovina non immunizzata, si può avere aborto .<br />

L’ espulsione dei feti avviene alcuni giorni dopo la loro morte e questo crea gravi problemi per<br />

l’isolamento <strong>del</strong> <strong>virus</strong> .<br />

Se invece l’infezione avviene negli ultimi giorni di gravi<strong>da</strong>nza, si può instaurare infezione neonatale<br />

sistemica , caratterizzata <strong>da</strong> una forma acuta febbrile generalizzata che può colpire sia l’apparato<br />

respiratorio che digerente . Nel caso in cui il <strong>virus</strong> in causa sia dotato di neurotropismo , si può<br />

osservare incoordinazione , eccitamento , opistotono , cecità, sino a morte in 3 giorni .<br />

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E’ stata dimostrata sperimentalmente la relazione tra l’infezione <strong>da</strong> BHV 1 e l’infertilità, questo<br />

comporta una grave ripercussione sull’ economia <strong>del</strong>l’ allevamento.<br />

Lesioni anatomo patologiche<br />

Due giorni dopo l’infezione <strong>da</strong> BHV 1, si possono osservare i corpi inclusi intranucleari tipo A di<br />

Cowdry (controllare sul Poli), che scompaiono il terzo giorno <strong>da</strong>ll’infezione . Da un punto di vista<br />

diagnostico, la presenza di questi corpi inclusi <strong>da</strong> la certezza <strong>del</strong>l’ infezione , mentre la loro assenza<br />

non permette di escluderla .<br />

La lesione tipica <strong>del</strong>l’ IBR è una tracheite a sfondo fibrinoso , che inizia con l’essu<strong>da</strong>zione a volte<br />

emorragica, ed in seguito diventa fibrinosa per l’aumento di proteine a elevato peso molecolare ,<br />

sino ad arrivare alla connettivizzazione . Infatti, all’apertura <strong>del</strong>la trachea si osservano<br />

pseudomembrane crupali che portano alla stenosi <strong>del</strong>la trachea .<br />

Nel fegato , reni , milza, ed a volte nel polmone, si rilevano aree necrotiche. Sui pilastri <strong>del</strong> rumine<br />

sono state osservate anche erosioni, per questo motivo una volta era considerata la malattia<br />

pestiforme <strong>del</strong> <strong>bovino</strong> .<br />

Il BHV 1 può causare leptomeningo-encefalite non purulenta , con la formazione di manicotti<br />

perivascolari di mononucleati e, se vi è infezione secon<strong>da</strong>ria, anche di polimorfonucleati . I<br />

polimorfonucleati si rilevano anche nei polmoni dei feti abortiti .<br />

Diagnosi<br />

Per la diagnosi di IBR si possono usare tecniche dirette come le immunoenzimatiche,<br />

l’immunoflorescenza, gli esami culturali e la PCR, per la ricerca <strong>del</strong>l’antigene virale nel campione.<br />

Il campione può essere costituito <strong>da</strong>: tamponi nasali prelevati in fase acuta, tamponi congiuntivali,<br />

vaginali, lavaggi prepuziali, feti abortiti, cotiledoni placentari e materiale seminale ( attenzione<br />

perchè contiene ialuroni<strong>da</strong>si, che è un enzima tossico per i monostrati cellulari ). Per la diagnosi<br />

virologica è molto importante che il materiale venga prelevato nelle prime fasi <strong>del</strong>la malattia,<br />

perchè risulta meno contaminato e contiene più <strong>virus</strong>.<br />

I metodi indiretti comprendono tutte le prove in grado di rilevare le conseguenze <strong>da</strong>te <strong>da</strong>lla presenza<br />

<strong>del</strong> patogeno nell’animale, caratterizzate in particolare <strong>da</strong>lla produzione degli anticorpi. Nelle<br />

infezioni respiratorie ,durante la fase acuta non vengono prodotti anticorpi, mentre durante la fase di<br />

convalescenza, cioè quando il soggetto è già guarito, si riscontra la sieroconversione. Quindi la<br />

presenza di anticorpi non necessariamente indica la contemporanea presenza <strong>del</strong> <strong>virus</strong> responsabile<br />

<strong>del</strong>la malattia. Per poter diagnosticare una malattia tramite la ricerca degli anticorpi bisogna<br />

effettuare due prelievi a distanza di quindici giorni. Il primo prelievo che chiamiamo T0 si effettua<br />

in fase acuta, il secondo chiamato T15 in fase di convalescenza. Se in entrambi i prelievi gli<br />

anticorpi sono assenti significa che l’animale non è mai venuto in contatto con il <strong>virus</strong>. Se al T0 non<br />

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ho anticorpi mentre al T15 si, significa che l’animale è positivo ed è stato infettato <strong>da</strong>l <strong>virus</strong> in<br />

questo periodo. Se entrambi i valori sono positivi senza variazione <strong>del</strong> titolo ( <strong>da</strong>to <strong>da</strong>ll’ultima<br />

diluizione <strong>del</strong> siero in esame in grado di <strong>da</strong>re ancora risposta positiva ) il risultato è negativo, ma<br />

indica un’ infezione pregressa, che ha stimolato la formazione dei linfociti <strong>del</strong>la memoria. Questi<br />

sono capaci ad un secondo contatto con il <strong>virus</strong> di <strong>da</strong>re origine ad una rapi<strong>da</strong> produzione di<br />

anticorpi. Infine se entrambi sono positivi ma il T15 ha un titolo quattro volte superiore al T0 indica<br />

sia un’infezione in atto che un’infezione pregressa.<br />

Le tecniche indirette per la diagnosi <strong>del</strong>l’IBR sono la sieroneutralizzazione, l’ELISA indiretto e<br />

l’ELISA competitivo.<br />

-L’ELISA indiretto:<br />

In questo test anticorpi marcati con perossi<strong>da</strong>si ( coniugato ) reagiscono con gli anticorpi presenti<br />

nel campione in esame, formando il complesso Ag-Ac, cosi la perossi<strong>da</strong>si potrà unirsi al substrato,<br />

che viene aggiunto in seguito, portando a termine la reazione colorimetrica.<br />

Se gli anticorpi nel campione sono assenti la reazione non potrà proseguire, perchè la perossi<strong>da</strong>si<br />

non è ingrado di reagire con il substrato.<br />

-La sieroneutralizzazione:<br />

Questo test necessita di substrato cellulare, di <strong>virus</strong> vivo e di maggiore tempo di esecuzione rispetto<br />

all’ELISA.<br />

La SN si basa sulla capacità degli anticorpi presenti nel campione in esame di bloccare l’azione<br />

patogena <strong>del</strong> <strong>virus</strong> nei confronti <strong>del</strong> monostrato cellulare.<br />

Quindi, se il campione è positivo il monostrato di cellule forma il classico tappeto uniforme.<br />

Se il campione è negativo, il <strong>virus</strong> può svolgere l’azione patogena sulle cellule distruggendo<br />

totalmente o in parte il monostrato cellulare.<br />

-L’ELISA competitivo:<br />

Questo test, si basa sul principio che gli anticorpi presenti nel campione bloccano la reazione tra<br />

l’antigene virale e il coniugato ( anticorpi anti <strong>BHV1</strong> marcati ).Infatti si legano loro stessi all’ Ag,<br />

impedendo la formazione <strong>del</strong>la reazione colorimetrica.<br />

L’ultimo tipo di ELISA competitivo usato nei piani di eradicazione, ricerca anticorpi diretti contro<br />

la glicoproteina E <strong>del</strong> <strong>BHV1</strong>. In questo test gli anticorpi presenti nel campione in esame, compresi<br />

quelli anti gE, reagiscono durante una prima incubazione con l’antigene gE . In seguito si aggiunge<br />

il coniugato ( costituito <strong>da</strong> anticorpi monoclonali anti gE <strong>del</strong> <strong>BHV1</strong> marcato) che compete, durante<br />

una secon<strong>da</strong> incubazione, per l’antigene gE. Se gli anticorpi anti gE sono presenti nel campione il<br />

coniugato non può reagire con l’antigene, così la reazione colorimetrica è bloccata. Mentre, se nel<br />

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campione gli anticorpi sono assenti, il coniugato può legarsi con l’antigene gE e reagire con il<br />

substrato, aggiunto in seguito, portando a termine la reazione colorimetrica.<br />

Rispetto all’ ELISA classico l’ELISA gE è un test più specifico , infatti utilizza anticorpi<br />

monoclonali.<br />

L’ importanza <strong>del</strong>l’ ELISA gE è <strong>da</strong>ta <strong>da</strong>lla capacità di distinguere gli animali infetti <strong>da</strong>i vaccinati<br />

con vaccino <strong>del</strong>eto. Infatti, il <strong>virus</strong> che costituisce il vaccino <strong>del</strong>eto è privo <strong>del</strong>la proteina gE, così il<br />

sistema immunitario <strong>del</strong>l’animale non produce anticorpi anti gE. L’animale risulta così negativo al<br />

test. Se invece viene usato un vaccino convenzionale sono presenti gli anticorpi anti proteina <strong>del</strong>eta<br />

nel siero e quindi non si ha la reazione colorimetrica .<br />

Profilassi<br />

Esistono dei mutanti termosensibili che riescono a replicarsi nella mucosa nasale , ma non in altre<br />

sedi , dove la temperatura risulta essere troppo elevata .<br />

<strong>L'</strong>utilizzo di vaccini inattivati è possibile per piani di prevenzione in allevamenti indenni , mentre<br />

l'impiego di vaccini attenuati è <strong>da</strong> limitarsi a situazioni di emergenza .<br />

Il piano di vaccinazione prevede solitamente vaccinazioni, in caso di allevamenti infetti , su tutti i<br />

soggetti , con una secon<strong>da</strong> vaccinazione successiva a distanza di 3-4 settimane , solitamente per via<br />

endonasale tanto la prima quanto la secon<strong>da</strong> volta ; successive vaccinazioni ogni 6 mesi , con la sola<br />

esclusione dei vitelli , per via intramuscolare ; i vitelli vengono vaccinati all'età di 2 mesi .<br />

Attualmente vengono utilizzati vaccini a <strong>del</strong>ezione genetica con marker negativi , il che consente<br />

l'attuazione di piani di eradicazione in quanto risulta possibile distinguere i soggetti malati <strong>da</strong> quelli<br />

vaccinati.<br />

<strong>L'</strong>obbiettivo di un tale piano di vaccinazione è eliminare il <strong>virus</strong> nel giro di 3 anni , lavorando con<br />

una quota di rimonta <strong>del</strong> 30% annuale e procedendo all'allontanamento dei soggetti sieropositivi.<br />

I controlli sui tori devono essere effettuati ogni 4-6 mesi e vanno eseguiti sul seme.<br />

PROGRAMMA DI ERADICAZIONE<br />

La pratica <strong>del</strong> programma di eradicazione è volontaria ma non ha riscosso , a tutt'oggi , molto<br />

successo pur essendosi dimostrato in grado di <strong>da</strong>re ottimi risultati là dove sia stato effettuato ( Paesi<br />

<strong>del</strong> nord Europa.<br />

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MORBO DI AUJEZKY<br />

Questa patologia è provocata <strong>da</strong> un herpes<strong>virus</strong> , appartenente alla famiglia <strong>Herpes</strong>viri<strong>da</strong>e,<br />

sottofamiglia Alphaerpesvirinae. E’ una malattia <strong>del</strong> suino il quale rappresenta la specie reservoir e<br />

l’ unica sorgente di infezione naturale per un ampio range di ospiti secon<strong>da</strong>ri, domestici e selvatici.<br />

Nei suini si dimostra contagiosa e caratterizzata <strong>da</strong> un grado di severità indirettamente<br />

proporzionale all'età <strong>del</strong> soggetto colpito, fino a diventare subclinica negli adulti. Il suino è l'unico<br />

trasmettitore conosciuto <strong>del</strong>la malattia ad altre specie , cani , gatti, pecore e bovini , che<br />

rappresentano fondi ciechi epidemiologici pur contraendo una forma mortale .<br />

Il <strong>virus</strong> risulta labile negli ambienti esterni ed è inattivato <strong>da</strong>i solventi dei lipidi e <strong>da</strong>i comuni<br />

disinfettanti ; sopravvive a pH compresi tra 5 e 9 ; è sensibile ai raggi UV e ai raggi solari , oltre che<br />

al calore .<br />

Esistono diversi stipiti , ognuno caratterizzato <strong>da</strong> diverso grado di virulenza anche se non si<br />

evidenziano sostanziali differenze antigeniche; è necessario effettuare un analisi di restrizione sulla<br />

base <strong>del</strong>la correlazione con <strong>BHV1</strong> (neutralizzazione crociata ; un solo sierotipo )<br />

La patologia può colpire anche rettili ed anfibi , anche se il suino sembra essere il solo ospite<br />

primario .Il <strong>bovino</strong> può anche sopravvivere alla malattia.<br />

In vitro il <strong>virus</strong> replica su un ampio spettro di linee primarie e continue , sulle quali ha effetto<br />

citopatico , manifestandosi la formazione di sincizi a seguito dei fenomeni replicativi ; solitamente<br />

vengono utilizzate linee cellulari continue di suino ;in particolare EPK15.<br />

CICLO REPLICATIVO<br />

Principalmente sono due le proteine che bloccano la sintesi proteica cellulare e avviano la<br />

trascrizione <strong>del</strong> DNA virale .Sono possibili tre fasi di trascrizione in tempi diversi :immediato ,<br />

leggermente ritar<strong>da</strong>to e ritar<strong>da</strong>to .Queste proteine esercitano un'azione di feed-back sulle altre<br />

trascrizioni . <strong>L'</strong>ultima sopprime le altre due .Il <strong>virus</strong> è in grado di codificare sino a 70 proteine .<br />

Nella fase citolitica di fusione cellulare sono prodotti i capsidi .<br />

<strong>L'</strong>intero ciclo replicativo è gestito <strong>da</strong>l genoma virale .Il meccanismo biosintetico prende l'indirizzo<br />

<strong>del</strong>la fase di latenza .Tutto avviene all'interno <strong>del</strong> nucleo.<strong>L'</strong>accumulo di proteine nel nucleo <strong>da</strong> i<br />

corpi inclusi acidofili ( lipoproteine sono sintetizzate nel citoplasma e sono portate nel nucleo )<br />

l'envelope deriva <strong>da</strong>lla membrana nucleare e fuoriescono <strong>da</strong> canalicoli preformati .<br />

EPIDEMIOLOGIA<br />

<strong>L'</strong>infezione è cosmopolita essendosi manifestata per la prima volta in Ungheria , nei primi <strong>del</strong>l ' 900<br />

e si è poi diffusa su scala mondiale .La malattia è stata per molti anni sottovalutata , non essendo<br />

stata associata a fenomeni clinici evidenti ; intorno agli anni '60-'70 la virulenza <strong>del</strong> <strong>virus</strong> è però<br />

aumentata , arrivando a provocare <strong>da</strong>nni di una certa importanza tanto in soggetti giovani quanto in<br />

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individui adulti , il che ha indotto a rivalutare l'importanza di tale patologia .<br />

La comparsa <strong>del</strong>la malattia è tipicamente stagionale , essendo la comparsa dei casi clinici<br />

concentrata principalmente nel periodo compreso tra ottobre ed aprile , quando si manifesta con<br />

localizzazione polmonare .<br />

Il suino risulta essere un serbatoio <strong>del</strong> <strong>virus</strong> , il quale viene eliminato durante la fase acuta, per un<br />

periodo di circa tre settimane , attraverso lo scolo nasale e la saliva . E' possibile il manifestarsi di<br />

un focolaio epidemico qual'ora gli animali si trovino in condizioni di stretto contatto gli uni con gli<br />

altri .Sono possibili <strong>del</strong>le forme crociate e in questo caso l'escrezione virale risulta essere<br />

caratterizzata <strong>da</strong> una minore titolazione ma <strong>da</strong> un maggiore perdurare .<br />

Nella fase viremica l'escrezione può avvenire anche attraverso il latte ( con conseguente possibilità<br />

di infettare anche i suinetti non ancora svezzati ) , la placenta , gli scoli vaginali e , più raramente ,<br />

attraverso il seme .Nel caso che le vie di trasmissione siano queste ultime , la viremia andrà a<br />

localizzarsi nel fegato e , <strong>da</strong> qui , si diffonderà poi in tutti gli altri organi .<br />

La riattivazione di un'infezione latente è possibile qual'ora la cellula risulti infetta ma il <strong>virus</strong> sia<br />

presente solo sotto forma di acido nucleico e permanga come episoma ( 20 -100 coppie per cellula ).<br />

Durante la riattivazione è possibile la formazione di virione completo . La tecnica è quella<br />

<strong>del</strong>l'impiego di sonde molecolari di acido nucleico complementare al tratto <strong>da</strong> ricercare , PCR<br />

(amplificazione genica ).Non è <strong>da</strong> escludersi la possibilità <strong>del</strong> verificarsi di casi di infezioni latenti<br />

in animali che abbiano passato una forma clinica acuta .Gli animali siero positivi devono<br />

necessariamente essere considerati dei potenziali diffusori <strong>del</strong>la malattia .Condizioni stessanti quali<br />

il trasporto , il parto o il freddo possono essere responsabili <strong>del</strong> riattivarsi <strong>del</strong>la malattia .<br />

E' stata verificata la possibilità di attuarsi di una trasmissione indiretta , attraverso via aerea , tra<br />

allevamenti confinanti in particolari condizioni ambientali .<br />

La forma congenita , legata alla trasmissione attraverso la via genitale , rappresenta la<br />

manifestazione a più importante impatto economico , a causa dei <strong>da</strong>nni a livello riproduttivo che<br />

essa comporta ; è importante ricor<strong>da</strong>re che , nel caso di soggetti gravidi , se anche l'infezione non ha<br />

avuto luogo in utero , e i suinetti nascono non infetti , è ancora possibile che il <strong>virus</strong> venga<br />

trasmesso attraverso il latte materno .<br />

Nelle altre specie la patologia viene essenzialmente trasmessa attraverso la somministrazione di<br />

frattaglie di suini infetti , ma non si ha escrezione esterna di <strong>virus</strong> ; in questi casi il <strong>virus</strong> ha<br />

localizzazione neurotropa , an<strong>da</strong>ndo a determinare encefalomielite acuta ; altre possibili vie di<br />

contagio ad altre specie sono rappresentate <strong>da</strong>lla via iatrogena , <strong>da</strong>lla presenza di eventuali soluzioni<br />

di continuo e <strong>da</strong>ll'impiego di <strong>virus</strong> vaccinali attenuati , i quali possono essere utilizzati senza<br />

problemi nel suino ma che consentono comunque il manifestarsi <strong>del</strong>la virulenza nelle altre specie .<br />

83


Il morbo di Aujezky viene anche comunemente chiamato pseudorabbia .<br />

PATOGENESI<br />

-Suino: l'ingresso <strong>del</strong> <strong>virus</strong> avviene attraverso la via digerente e aerogena , a partire <strong>da</strong> tonsille ,<br />

laringe , faringe e mucosa olfattoria ; <strong>da</strong> qui passa ai linfonodi tributari .Nel caso di stipiti poco<br />

virulenti l'infezione non tende a generalizzare per viremia , ma piuttosto a risalire verso l'encefalo<br />

sfruttando i nervi olfattori ,localizzandosi quindi nel sistema nervoso centrale , dove si verifica uno<br />

stato di latenza .<br />

Stipiti più virulenti sono invece in grado di manifestare anche virulenza e , in seguito alle prime<br />

replicazioni a livello dei linfonodi , tendono a generalizzare attraverso la via linfo-ematogena .<br />

La viremia può essere sia cellulo-mediata sia libera .Le sedi <strong>del</strong>l'infezione possono essere la<br />

placenta , il latte , l'urina e le feci, ed esse stesse fungono anche <strong>da</strong> punto di escrezione , venendo<br />

eliminate a basso titolo con feci ed urine . <strong>L'</strong>esito è una latenza a livello dei gangli , dei linfonodi e<br />

dei polmoni .<br />

La localizzazione di stipiti virulenti a livello polmonare è tipica nei lattonzoli di età superiore a 3-4<br />

settimane , mentre nei soggetti giovani è tipica a livello <strong>del</strong> sistema nervoso centrale e , negli adulti,<br />

la forma a localizzazione genitale .<br />

-Altre specie:nel caso dei bovini l'infezione avviene spesso attraverso la via inalatoria , mentre in<br />

cani e gatti il <strong>virus</strong> sfrutta come porta d'ingresso l'ingestione di carni infette .La replicazione<br />

primaria è legata alle diverse sedi di ingresso , potendo quindi avvenire a livello di tonsille , faringe<br />

e sottocute , <strong>da</strong>i quali passa poi ai linfonodi regionali , <strong>da</strong>ndo luogo ad una migrazione <strong>del</strong> <strong>virus</strong><br />

stesso attraverso i nervi , e raggiungendo in questo modo le sedi meglio votate alla replicazione .<br />

Non manifestandosi viremia non si verifica nemmeno escrezione esterna.La malattia evolve<br />

rapidissimamente in encefalite acuta.<br />

CARATTERI DELLA MALATTIA<br />

La gravità <strong>del</strong>la malattia è inversamente proporzionale all'età e alla virulenza <strong>del</strong>lo stipite .<br />

-Neonati: la malattia si manifesta con febbre , tosse , vomito, sintomi nervosi, quali epistotono,<br />

pe<strong>da</strong>lamento , maneggio ed incoordinazione .La virulenza è abbastanza elevata , determinando sia<br />

alta morbilità che alta mortalità; in allevamenti in cui la patologia risulti endemica , la mortalità<br />

risulta essere modulata <strong>da</strong> anticorpi colostrali in quanto le immunoglobuline A esplicano un'azione<br />

protettiva locale.Nel caso di allevamenti indenni , nei quali quindi sia già stato condotto un piano di<br />

eradicazione , i sintomi di un 'eventuale manifestarsi <strong>del</strong>la malattia risultano molto più gravi.<br />

Nel caso che l'infezione avvenga entro il sesto mese di vita la manifestazione <strong>del</strong>lla malattia prevale<br />

nella forma respiratoria , con insorgenza di polmonite grave e la presenza , comunque , di sintomi<br />

nervosi; in questo caso , solitamente , si assiste ad una elevata morbilità ma ad una bassa mortalità<br />

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(3%) , essendo possibile la guarigione clinica .<br />

-Scrofe gravide :i soggetti adulti risultano essere , solitamente , pancisintomatici o totalmente<br />

asintomatici , ma nei soggetti gravidi la localizzazione placentare fa si che l'infezione venga<br />

trasmessa al feto o che si verifichino necroticità <strong>del</strong>la placenta stessa , sindrome di SMEDI con<br />

conseguente infertilità o nascita di soggetti deboli, nati-mortalità e aborto con riassorbimento<br />

embrionale .<br />

-Verri:in questi soggetti la localizzazione è principalmente scrotale , con conseguente azoospermia ,<br />

ossia un abbassamento <strong>del</strong>la vitalità degli spermi e <strong>del</strong> loro stesso numero .<br />

Le perdite economiche sono <strong>da</strong> imputarsi alla mortalità neonatale o al mancato incremento<br />

ponderale ed all'infertilità negli adulti .<br />

-Altre specie :il decorso <strong>del</strong>la malattia in specie diverse <strong>da</strong>l suino è solitamente afebbrile , tranne<br />

che nel caso di ovini e caprini . <strong>L'</strong>incubazione è di breve durata , con la comparsa di anoressia ,<br />

manifestazioni pruriginose nella sede di ingresso .<br />

Nei carnivori si assiste spesso al tentativo di automutilazione ; successivamente si ha la comparsa di<br />

ua paralisi flacci<strong>da</strong> dei muscoli laringei , con alterazione <strong>del</strong>la fonesi e scialorrea ; <strong>da</strong> qui il nome di<br />

pseudorabbia <strong>da</strong>to alla malattia ; la diagnosi differenziale tra morbo di Aujezky e rabbia si basa<br />

sulla costazione che , generalmente , nei casi di rabbia non si ha prurito e in quelli di pseudorabbia<br />

manca l'aggressività nei confronti <strong>del</strong>l'uomo o di altri animali .<br />

LESIONI<br />

Gli animali morti hanno un aspetto impagliato poiché la morte coglie l'animale stesso<br />

improvvisamente , in un atteggiamento naturale ; tipici sono il riscontro di un rammollimento<br />

encefalico e di una congestione meningea ; la topografia <strong>del</strong>le lesioni dipende essenzialmente <strong>da</strong>lla<br />

via di ingresso utilizzata <strong>da</strong>l <strong>virus</strong> per raggiungere il sistema nervoso centrale .Nei suini si rileva la<br />

congestione e la necrosi di tonsille e mucose nasofaringee e tracheali ,oltre che linfoadenomegalia<br />

, specie nel caso di stipiti più virulenti che colpiscano lattonzoli . A livello <strong>del</strong> sistema nervoso<br />

centrale le lesioni sono quelle tipiche <strong>del</strong>l'infezione latente .Nei feti o nei suinetti morti sono stati<br />

riscontrati focolai di necrosi epatica e splenica , con invasione dei parenchimi.Possono essere<br />

verificati istologicamente corpi inclusi nucleari a livello degli epatociti.La placenta , nel caso di<br />

femmine gravide , risulta necrotica.<br />

DIAGNOSI<br />

Si avvale solitamente di tecniche tradizionali .<strong>L'</strong>isolamento avviene a partire <strong>da</strong>l sistema nervoso<br />

centrale , tonsille e linfonodi cervicali ; queste rappresentano però anche la eventuale sede di<br />

latenza virale .<strong>L'</strong>infezione citolitica si manifesta con sincizi e inclusi nucleari caratteristici.<br />

<strong>L'</strong>identificazione avviene in modo diretto utilizzando il metodo <strong>del</strong>l'immunoflorescenza diretta su<br />

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tessuto.<br />

Le prove sierologiche risultano essere inutili in specie diverse <strong>da</strong>l suino , nelle quali solitamente<br />

l'animale non sopravvive all'infezione acuta .I suini sieropositivi sono <strong>da</strong> ritenersi portatori di<br />

infezione latente riattivabile.Negli allevamenti in cui la malattia risulta endemica la presenza di<br />

anticorpi colostrali può interferire, per un periodo di circa 8-15 settimane , con gli anticorpi<br />

vaccinali e questi , a loro volta , con le stesse prove sierologiche .<br />

<strong>L'</strong>immunità protegge contro future malattie ,ma non scongiura eventuali future reinfezioni .<br />

<strong>L'</strong>immunità passiva dei suinetti garantisce comunque una riduzione <strong>del</strong>la mortalità ad opera <strong>del</strong><br />

<strong>virus</strong>.<br />

PROFILASSI IMMUNIZZANTE<br />

<strong>L'</strong>impiego di vaccini attenuati combatte efficacemente la malattia , <strong>da</strong>ndo infatti una buona<br />

immunità, ma risulta pericoloso in gravi<strong>da</strong>nza e per altre specie animali . <strong>L'</strong>utilizzo di questo tipo di<br />

vaccini è vietato in Italia anche in ragione <strong>del</strong> pericolo di possibili retromutazioni con conseguente<br />

aumento <strong>del</strong>la virulenza .<br />

I vaccini inattivati risultano meno efficaci e richiedono interventi più frequenti (semestrali nelle<br />

scrofe ) ; inoltre non impediscono l'instaurarsi di infezioni subcliniche con escrezione minima di<br />

<strong>virus</strong> e latenza ; sono però in grado di prevenire localizzazioni a livello <strong>del</strong> sistema nervoso<br />

centrale.<br />

I vaccini a <strong>del</strong>ezione genica sono poco usati sul suino , per il quale funzionano meglio i vaccini<br />

attenuati ; questo tipo di vaccino utilizza <strong>virus</strong> privati di geni che codificano per la virulenza , ma<br />

che non escludono un'eventuale infezione asintomatica <strong>da</strong> parte di <strong>virus</strong> selvaggi ; la proteina<br />

eliminata e solitamente una proteina non essenziale ( gI) ; in questo modo viene soppressa una<br />

componente verso la quale gli animali producono anticorpi ;gli animali continueranno così a<br />

produrre anticorpi contro tutte le altre proteine .Eventuali ceppi selvaggi conterranno però tutte le<br />

proteine , compresa quella eliminata .<br />

Se si utilizza un test sierologico verranno evidenziati gli animali vaccinati e gli animali infetti.<br />

NORMATIVA<br />

Prevede un piano nazionale di controllo <strong>del</strong>la malattia su base volontaria che scade dopo 3 anni<br />

.Negli allevamenti che aderiscono viene utilizzato esclusivamente il vaccino inattivato o a <strong>del</strong>ezione<br />

genetica .Dopo 3 anni di vaccinazione il piano viene interrotto e vengono effettuati tests sierologici<br />

.Se i suini risultano portatori di anticorpi contro la gI questi soggetti devono essere eliminati .<br />

Un allevamento viene dichiarato indenne quando negli ultimi 6 mesi non si siano verificati casi di<br />

malattia e tutti gli animali siano risultati negativi a due prove sierologiche distanziate di 2-6 mesi<br />

l'una <strong>da</strong>ll'altra .<br />

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Allevamenti ufficialmente indenni sono quelli in cui tutti gli animali risultano negativi alle<br />

glicoproteine I , pur essendo <strong>da</strong> più di 12 mesi che non si praticano interventi vaccinali .<br />

Nel caso dei suini <strong>da</strong> riproduzione la vaccinazione viene effettuata a 2 mesi di vita , e il richiamo a<br />

6 mesi ; un ulteriore richiamo viene effettuato 15 giorni prima <strong>del</strong> parto ; nei verri ogni 6 mesi .<br />

<strong>L'</strong>estensione obbligatoria <strong>del</strong> piano di profilassi avverrà a partire <strong>del</strong> 2001.<br />

FEBBRE CATARRALE MALIGNA(BHV3)<br />

SI tratta di una malattia sporadica ad alta letalità , propria dei bovidi e dei cervidi .La riserva<br />

naturale <strong>del</strong>l'infezione , inapparente , sembra costituita <strong>da</strong> erbivori selvatici in Africa e pecora<br />

domestica nel resto <strong>del</strong> mondo .Si distinguono 4 forme cliniche :iperacuta , intestinale , cefalooculonasale<br />

( tipica <strong>del</strong> <strong>bovino</strong> ), e lieve ( propria dei ruminanti selvatici ).<br />

EZIOLOGIA<br />

Il <strong>virus</strong> responsabile appartiene alla famiglia degli <strong>Herpes</strong>viri<strong>da</strong>e , Sottofamiglia<br />

Gammaherpesvirinae, con attività linfoproliferativa .<br />

Gli stipiti africani sono coltivabili in vitro e <strong>da</strong>nno CPE sinciziogeno con inclusi nucleari , mentre<br />

gli stipiti extrafricani non sono mai stati isolati .<br />

La trasmissione sperimentale di stipiti non africani <strong>da</strong>l <strong>bovino</strong> alla pecora , e viceversa , fallisce<br />

costantemente .Il <strong>virus</strong> è a<strong>da</strong>ttabile a coniglio , nel quale ha un decorso simile a quello <strong>del</strong> <strong>bovino</strong> , e<br />

ad hamster ; gli stipiti africani , inoltre , sono a<strong>da</strong>ttabili anche a ratto e cavia .<br />

EPIDEMIOLOGIA<br />

I ruminanti selvatici , specie nel continente africano , giocano il ruolo di ospiti di mantenimento<br />

<strong>del</strong>l'infezione .I giovani soggetti , eliminano con secreto oculo -nasale il <strong>virus</strong> libero , questo<br />

soprattutto entro i primi tre mesi di vita , prima cioè <strong>del</strong>la comparsa <strong>del</strong>le immunoglobuline A.<br />

<strong>L'</strong>infezione si manifesta nella popolazione anche attraverso la trasmissione verticale .<br />

Il <strong>bovino</strong> rappresenta invece un fondo cieco epidemiologico ; l'infezione perde in essi , infatti , la<br />

sua contagiosità poiché le secrezioni non contengono <strong>virus</strong> libero , essendo esso fortemente<br />

associato ai leucociti .E' possibile il passaggio al feto anche dopo una lunga incubazione , sino alla<br />

quarta gravi<strong>da</strong>nza , specie nei casi ,rari nel <strong>bovino</strong> , di sopravvivenza ad una forma acuta <strong>del</strong>la<br />

malattia .<br />

Il ruolo <strong>del</strong>la pecora domestica come ospite di mantenimento <strong>del</strong>le infezioni extra-africane è<br />

ipotizzata solo per via indiretta , per la presenza di anticorpi anti BHV3, pur non essendo note<br />

forme cliniche .<br />

PATOGENESI<br />

<strong>L'</strong>infezione avviene per via inalatoria o per ingestione . Il periodo di incubazione è molto lungo ,<br />

sino a 200 giorni ; la viremia è progressiva , poiché il <strong>virus</strong> aumenta il proprio titolo<br />

87


progressivamente ed è strettamente cellula-associato.In seguito compaiono i segni clinici.<br />

Si manifesta una patologia <strong>da</strong> immunocomplessi in seguito alla quale i granulociti infetti espongono<br />

gli Ag virali ( fenomeno di Arthus ) ; il complemento agisce sul complesso Ag-Ac , favorendo la<br />

permeabilità vasale e la conseguente infiltrazione di granulociti e macrofagi ; accorrono cosi i<br />

necrofagi , che si lisano ; l'esito è una necrosi vascolare a carattere fibrinoide che colpisce l'apparato<br />

digerente , cutaneo , respiratorio , l'occhio , il sistema nervoso centrale , il rene , la vescica e i<br />

linfonodi.<br />

FORMA IPERACUTA<br />

Risulta essee letale nel giro di 1-3 giorni<br />

Si manifesta con flogosi <strong>del</strong>la mucosa oro-nasale , associata ad enterocolite emorragica .<br />

FORMA INTESTINALE<br />

E' letale in 4-9 giorni .Comporta la comparsa di febbre e diarrea associata ad essu<strong>da</strong>zione oronasale<br />

mucosa , poi mucopurulenta , e linfoadenopatia generalizzata.<br />

FORMA CEFALO-OCULONASALE<br />

E' più frequente e caratteristica nel <strong>bovino</strong> domestico.<br />

Ha an<strong>da</strong>mento sporadico. Dura <strong>da</strong>1 a 3 settimane , con esito quasi sempre letale .Comporta febbre<br />

elevata , costante sino all'exitus e quindi alla comparsa di ipotermia terminale ; associata a questa<br />

abbiamo la presenza <strong>del</strong> fenomeno di Arthus ; flogosi oro-nasale sierosa , mucosa , purulenta , con<br />

conseguente formazione di croste sul musello , scialorrea , oftalmia, opacità corneale ed<br />

essu<strong>da</strong>zione purulenta ; diarrea nelle fasi terminali ; sono presenti inoltre dei sintomi neurologici ,<br />

quali tremori , nistagmo, an<strong>da</strong>tura incerta; le lesioni cutanee comprendono necrosi e<br />

desquamazione, con distacco di corna e zoccoli.<br />

LESIONI<br />

Le lesioni più tipiche si hanno a livello <strong>del</strong> rene , dove la patologia <strong>da</strong> immunocomplessi comporta<br />

la comparsa nella zona corticale di aree necrotiche biancastre , e <strong>del</strong>l'esofago , dove si possono<br />

riscontrare iperemia , erosioni e pseudomembrane.Ponoftalmite e lesioni gengivali.<br />

DIAGNOSI<br />

Non risulta particolarmente difficoltosa . I rilievi clinici sono rappresentati <strong>da</strong> un'elevata letalità ,<br />

mentre quelli epidemiologici tengono conto di contatti pregressi con ovini e di un an<strong>da</strong>mento<br />

sporadico <strong>del</strong>la patologia .<br />

La prova biologica è possibile nel coniglio e nel <strong>bovino</strong> ; in quest'ultimo si basa sulla forma cellulamediata<br />

.<strong>L'</strong>identificazione <strong>del</strong>l'antigene avviene su tessuto , grazie all'impiego di anticorpi marcati.<br />

PROFILASSI<br />

La profilassi sanitaria è facilitata <strong>da</strong>lla non contagiosità fra i bovini e risulta pertanto sufficiente<br />

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evitare contatti con ovini , specialmente nella stagione dei parti .<br />

La profilassi immunitaria risulta invece controproducente a causa <strong>del</strong>la patologia <strong>da</strong><br />

immunocomplessi.<br />

RINOPOLMONITE e ABORTO VIRALE<br />

Si tratta di una malattia altamente contagiosa, tipica <strong>del</strong> cavallo e caratterizzata <strong>da</strong> infezione<br />

respiratoria, aborto ed encefalite.<br />

EZIOLOGIA<br />

<strong>L'</strong> EHV1 risulta implicato nell’ aborto,nelle forme respiratorie e nelle forme nervose, mentre<br />

<strong>L'</strong>EHV4 non abortigeno è responsabile <strong>del</strong>le forme respiratorie.<br />

Esistono comunque <strong>del</strong>le correlazioni antigeniche strette fra i due <strong>virus</strong>, che dimostrano una<br />

similitudine che può an<strong>da</strong>re <strong>da</strong>l 58 al 89% e che risulta maggiore a livallo <strong>del</strong>le glicoproteine<br />

superficiali; in conseguenza di queste similitudini sono possibili dei casi di parziale resistenza<br />

crociata, nonostante presentino diversità biologiche e genetiche, in quanto pregresse infezioni <strong>da</strong><br />

EHV4 , con alti titoli anticorpali , non impediscono l'aborto causato <strong>da</strong> EHV1.<br />

EZIOLOGIA<br />

I caratteri generali sono quelli degli herpes<strong>virus</strong> , per cui si tratta di <strong>virus</strong> labili ai solventi ,non<br />

resistenti ai comuni disinfettanti ed agli enzimi proteolitici,a pH compresi tra 4 e 10 ed inattivato<br />

in 10’ a 50°C.<br />

Lo spettro d’ ospite in vivo riguar<strong>da</strong> gli equidi , ma EHV1 causa anche encefalite nel topo se<br />

inoculato per via cerebrale , risultato che non è invece possibile ottenere con EHV4.<br />

Lo spettro d’ ospite in vitro risulta invece <strong>da</strong>to <strong>da</strong> substrati omologhi. CPE con sincizi e inclusi<br />

nucleari tipo A.<br />

PATOGENESI<br />

La via di infezione più comune risulta essere quella respiratoria, attraverso nasofaringe e trachea,<br />

nel puledro inoltre si può avere localizzazione polmonare.<br />

<strong>L'</strong> EHV4 <strong>da</strong> infezione localizzata, coinvolgendo in fase acuta solo i linfonodi regionali mentre<br />

<strong>L'</strong> EHV1 attraversa gli endoteli vasali <strong>del</strong> nasofaringe e <strong>del</strong> polmone; la viremia risulta pertanto<br />

associata ai leucociti circolanti; in caso di cavalle gravide può subentrare aborto, in seguito al<br />

passaggio <strong>del</strong>la barriera placentare <strong>da</strong> parte <strong>del</strong> <strong>virus</strong>; anche nel caso di giumente immuni a seguito<br />

di una pregressa infezione si potranno avere fenomeni abortigeni ma non sarà possibile isolare il<br />

<strong>virus</strong> <strong>da</strong>l feto, in quanto , in questo caso , l'aborto sarà conseguente ad una alterazione <strong>del</strong>le cellule<br />

<strong>del</strong>l'endometrio( ischemia <strong>da</strong> immunocomplessi ).<br />

Il <strong>virus</strong> può anche avere una localizzazione encefalica e in questo caso il <strong>virus</strong> andrà a localizzarsi e<br />

89


sugli endoteli dei vasi linfatici e nei nervi periferici<br />

Come tutti gli herper<strong>virus</strong> è in grado di <strong>da</strong>re infezione latente , che è però dimostrabile a livello <strong>del</strong><br />

ganglio <strong>del</strong> trigemino e nei leucociti circolanti. La riattivazione di tale forma di infezione è possibile<br />

in seguito a stress, dovuto allo svezzamento, alla castrazione, o alla somministrazione di<br />

corticosteroidi ad alte dosi per periodi prolungati.<br />

EPIDEMIOLOGIA<br />

La malattia respiratoria è ampiamente diffusa fra i giovani, con maggiore incidenza nei mesi freddi<br />

dopo la formazione di gruppi di giovani puledri svezzati<br />

Il contagio diretto è favorito <strong>da</strong>llo stretto contatto a cui spesso i puledri vanno in contro , specie<br />

nell'ambito di fiere e mercati.<br />

Nel caso di aborto l' eliminazione virale può continuare in modo imponente nei 2 giorni successivi<br />

al evento .Successivamente , nel giro di poche settimane , potremo an<strong>da</strong>re incontro a fenomeni di<br />

aborto di massa.<br />

Il mantenimento <strong>del</strong>l’ infezione è assicurato <strong>da</strong>lla riattivazione <strong>del</strong>l’ infezione latente, o <strong>da</strong>lla<br />

possibilità di reinfezioni successive.<br />

CARATTERI DELLA RINOPOLMONITE<br />

La malattia nella sua forma acuta si manifesta con un accesso febbrile (40°C difasica con EHV1,<br />

secondo picco concomitante alla viremia) rinofaringite e tracheobronchite, scolo nasale sieroso,<br />

successivamente mucopurulento, anoressia, tosse, tumefazione dei linfonodi intermandibolari ; nei<br />

soggetti giovani può facilmente comparire anche polmonite.<br />

<strong>L'</strong> immunità che ne deriva è di breve durata, specie nel caso di infezione con EHV4, mentre risulta<br />

essere leggermente più prolungata nel caso di infezione <strong>da</strong> EHV1.<br />

Le lesioni tipiche consistono in iperemia , ulcerazioni e necrosi <strong>del</strong>la mucosa <strong>del</strong>le prime vie<br />

respiratorie, polmonite a focolai.<br />

CARATTERI DELLA MALATTIA ( ABORTO E MALATTIA NEONATALE )<br />

<strong>L'</strong> incidenza è modesta. La malattia neonatale si manifesta qual' ora l'infezione subentri nelle fasi<br />

terminali <strong>del</strong>la gravi<strong>da</strong>nza.<br />

<strong>L'</strong> aborto è tardivo , verificandosi solitamente negli ultimi 4 mesi di gravi<strong>da</strong>nza. Esso può avvenire<br />

anche dopo diverse settimane <strong>da</strong> una forma respiratoria, molte volte anche inapparente , o<br />

addirittura anni dopo , nel caso che derivi <strong>da</strong> una forma riattivata. In alcuni casi è possibile la<br />

nascita di soggetti vivi che muoiono però precocemente, entro 1-3 giorni di vita, in conseguenza di<br />

lesioni in vari parenchimi quali ad esempio fegato, polmone e sistema linfatico.<br />

Nel feto si riscontra normalmente la comparsa di edema polmonare e focolai necrotici puntiformi<br />

nel polmone ,nella milza. Nella forma perinatale l'organo maggiormente colpito risulta essere il<br />

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polmone .<br />

CARATTERI DELLA MALATTIA ( MALATTIA NEUROLOGICA )<br />

<strong>L'</strong> incidenza è sporadica ma in aumento .Essa si manifesta principalmente con la comparsa di turbe<br />

<strong>del</strong>la deambulazione, paralisi degli arti posteriori, traumi nel tentativo di rialzarsi, morte per<br />

complicazioni circolatorie e respiratorie.<br />

Sono caratteristiche emorragie puntiformi a carico <strong>del</strong>le meningi, <strong>del</strong> parenchima cerebrale e<br />

spinale; compaiono inoltre lesioni conseguenti a vasculite, trombosi ed ischemie in aree circoscritte<br />

<strong>del</strong>l’ encefalo e <strong>del</strong> midollo spinale, anche se il <strong>virus</strong> non sembra essere neurotropo ( diverso il caso<br />

di <strong>BHV1</strong> e SHV1), poichè non si riscontrano corpi inclusi a livello dei neuroni.La presenza di<br />

ischemie a livello <strong>del</strong>l'encefalo è probabilmente legata legata ad una patologia <strong>da</strong> immunocomplessi<br />

( febbre catarrale maligna ), conseguente all'infezione.<br />

DIAGNOSI<br />

A livello clinico il <strong>virus</strong> non permette la differenziazione <strong>del</strong>la forma respiratoria sostenuta <strong>da</strong>i due<br />

tipi 1 e 4<br />

Virologicamente si pratica invece l' isolamento <strong>da</strong>ll’ essu<strong>da</strong>to nasale , nel caso <strong>del</strong>la forma<br />

respiratoria o <strong>da</strong> polmone, milza, fegato o timo di feti abortiti; sempre nel caso di forme respiratorie<br />

è utile tipizzare il <strong>virus</strong> , 1 o 4, ( PCR ).<br />

La diagnosi istopatologica viene invece effettuata a partire <strong>da</strong>l rilevamento di corpi inclusi in<br />

epatociti di feti abortiti<br />

La procedura immunoistochimica si avvale invece di anticorpi fluorescenti su tessuto.<br />

Gli esami sierologici possibili sono rappresentati <strong>da</strong> SN e FdC; utile risulta pure il doppio prelievo<br />

nelle forme respiratorie, una durante la fase acuta ed un secondo durante la fase cronica, in modo<br />

tale <strong>da</strong> valutare la sieroconversione, testimoniata <strong>da</strong> un'impennata di anticorpi .<br />

Le prove sierologiche non sono applicabili alle forme abortigene, poichè l’ aborto normalmente<br />

segue la fase di convalescenza di una infezione respiratoria e non si arriva pertanto ad avere<br />

sieroconversione.Nonostante siano presenti degli anticorpi , anche con titoli abbastanza elevati ,<br />

questi non proteggono <strong>da</strong>ll'aborto, anche qual' ora derivino <strong>da</strong> EHV1.<br />

E' molto importante l'immunità cellulo-mediata che viene normalmente depressa nell'ultimo<br />

trimestre di gravi<strong>da</strong>nza.<br />

La validità dei vaccini anti <strong>rinotracheite</strong> equina non è mai stata dimostrata per la prevenzione<br />

<strong>del</strong>l'aborto ( immunità cellulo mediata ) in quanto stimolano maggiormente l'immunità umorale.<br />

PROFILASSI<br />

Uno dei primi e più semplici accorgimenti per impedire il diffondere <strong>del</strong>la malattia consiste nell'<br />

evitare assembramenti di animali e nel cercar di ridurre quanto più possibile eventuali stress a cui<br />

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gli animali sono sottoposti.<br />

Onde evitare il manifestarsi di tale patologia è necessario applicare una quarantena di 3 settimane<br />

per gli animali introdotti nell'allevamento.<br />

Le fattrici devono essere vaccinate con stipiti di tipo 1.<br />

Per quanto riguar<strong>da</strong> le vaccinazioni uno schema largamente usato prevede l’ uso di vaccino<br />

inattivato, impiegato per tre interventi: al 5°, al 7° e 9° mese di gestazione, questo anche se risulta<br />

difficile controllare l'efficacia nei confronti <strong>del</strong>l'aborto. <strong>L'</strong>impiego invece di vaccini a subunità<br />

presentano invece il grosso inconveniente di determinare una bassissima immunità cellulo-mediata.<br />

ISCOM ( complesso immunostimolante micelle 35 mm) : maggiore probabilità di essere<br />

riconosciuto <strong>da</strong>i Lt.<br />

E' inoltre in via di sperimentezione l'impiego di un vaccino <strong>del</strong>etto ( TK- , 9 G ) e vaccini<br />

ricombinanti , HV ( vettore ) che porta geni diversi <strong>da</strong>l proprio ; in questo modo si arriva ad avere<br />

anticorpi per entrambi i <strong>virus</strong>.<br />

La circolazione di EHV4 nei puledri determina nelle fattrici gravide uno stato di protezione crociata<br />

nei confronti <strong>del</strong>l agente abortigeno<br />

INFEZIONE DA EHV3(ESANTEMA COITALE BENIGNO )<br />

Si tratta di una malattia benigna degli equidi ,caratterizzata <strong>da</strong> esantemi, vescicole, pustole a livello<br />

<strong>del</strong>la cute adiacente ai genitali esterni.<br />

L’ infezione si trasmette per contatto diretto attraverso il coito<br />

L’ infezione non ha la tendenza a diffondere ma si possono instaurare infezioni latenti che si<br />

possono riattivare periodicamente<br />

ASPETTI ANATOMO CLINICI<br />

SI riscontra la presenza di papule ed ulcerazioni circon<strong>da</strong>te <strong>da</strong> un alone iperemico. I soggetti colpiti<br />

tendono a mostrare un rifiuto all’ accoppiamento.La guarigione subentra solitamente nel giro di 2<br />

settimane.<br />

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