versione pdf - Provincia di Livorno
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<strong>di</strong> Homo sapiens antichi. Ad oggi sembra infatti<br />
che si possa escludere una <strong>di</strong>retta <strong>di</strong>scendenza<br />
della nostra specie dai neandertaliani (Krings<br />
et al., 1997, Caramelli et al., 2003). L’analisi della<br />
variabilità del mtDNA ha apportato un grande<br />
contributo anche a livello popolazionistico, l’<br />
analisi delle sequenze della regione non co<strong>di</strong>fi -<br />
cante D-loop ha permesso <strong>di</strong> ricostruire l’origine<br />
e la storia demografi ca delle popolazioni umane<br />
(Harpen<strong>di</strong>ng et al., 1993) e, a livello più strettamente<br />
regionale, ha permesso <strong>di</strong> acquisire notevoli<br />
informazioni sulla fi logenesi e la struttura<br />
genetica <strong>di</strong> popolazioni europee (Bertranpetit et<br />
al., 1995 a, b; Sajantila et al., 1995; Francalacci et<br />
al., 1996), africane (Vigilant et al., 1991), asiatiche<br />
(Mountain et al., 1995) e americane (Santos et al.,<br />
1994). Il pensiero comune sulla <strong>di</strong>versità genomica<br />
intra e infra popolazioni moderne è che<br />
essa sia il frutto dei cambiamenti demografi ci e<br />
delle pressioni evolutive che hanno interessato<br />
i loro antenati pre e proto-storici (Cavalli Sforza<br />
1994, Von Haeseler et al.,1995; Richards et al.,<br />
2000; Torroni et al., 2001; Underhill et al., 2001). Si<br />
ipotizza, infatti, che gli eventi responsabili della<br />
variabilità genetica complessiva <strong>di</strong> una nazione,<br />
come ad esempio l’Italia, siano da ricercare in<br />
tempi molto remoti quando era bassa la densità<br />
della popolazione (Piazza et al., 1988). Oggigiorno<br />
questa assunzione non è stata ancora del tutto<br />
verifi cata, perché non esistono dati suffi cienti<br />
sulle popolazioni antiche. Uno stu<strong>di</strong>o su larga<br />
scala sul mtDNA antico <strong>di</strong>mostra come un drastico<br />
cambiamento nel pool genico mitocondriale<br />
possa richiedere anche solo pochi secoli (Wang et<br />
al., 2000). Dati recenti sulla popolazione Etrusca<br />
mostrano come sia riscontrabile una <strong>di</strong>scontinuità<br />
genetica tra queste e le attuali popolazioni<br />
che abitano la medesima area (Vernesi et al., 2004,<br />
Belle et al., 2006), contrariamente invece alla continuità<br />
che sussiste tra la popolazione Picena e<br />
le attuali popolazioni centro Italiche (Cappellini,<br />
2003). Sempre stu<strong>di</strong> recentissimi sulla popolazione<br />
paleoveneta ipotizzano una continuità<br />
genealogica con i veneti moderni (Manfre<strong>di</strong>ni,<br />
2007) mentre i risultati ottenuti da un primo stu<strong>di</strong>o<br />
sulla popolazione lucchese, peraltro basato<br />
su un numero <strong>di</strong> sequenze esiguo e <strong>di</strong>stribuite<br />
lungo la scala temporale che va dalla preistoria<br />
al tardo me<strong>di</strong>oevo, non fanno intravedere una<br />
continuità genetica tra gli antichi e moderni lucchesi<br />
(Conzato, 2007). Considerato lo stato attuale<br />
Manfre<strong>di</strong>ni, Caramelli, Mallegni<br />
degli stu<strong>di</strong> risulta necessario raccogliere ulteriori<br />
dati sulle popolazioni antiche, e paragonare gli<br />
in<strong>di</strong>vidui moderni ed antichi in varie località e<br />
in tempi <strong>di</strong>fferenti al fi ne <strong>di</strong> condurre uno stu<strong>di</strong>o<br />
genetico <strong>di</strong>acronico e sincronico.<br />
La possibilità <strong>di</strong> implementare gli stu<strong>di</strong> sul<br />
DNA antico appartenente alle genti dell’area lucchese<br />
contribuirà a ricomporre parte del grande<br />
puzzle della storia del popolamento italiano, ma<br />
prima <strong>di</strong> tutto vuol essere uno strumento che<br />
aiuti a far chiarezza sulla storia locale e in particolare<br />
sulle <strong>di</strong>namiche dei cambiamenti avvenuti<br />
in tempi proto storici e storici, considerato anche<br />
che sino alla costituzione <strong>di</strong> Lucca in colonia<br />
latina (180 a.C.) sono poche le testimonianze a<br />
<strong>di</strong>sposizione dell’antropologia. Lo stu<strong>di</strong>o delle<br />
ossa rinvenute nei siti preistorici ha rilevato<br />
una certa eterogeneità antropologica della regione,<br />
ma le interpretazioni sono varie poiché i<br />
reperti ossei provengono da stazioni <strong>di</strong> cui non<br />
si conosce la corretta successione cronologica,<br />
per cui non c’è la possibilità <strong>di</strong> cogliere possibili<br />
cambiamenti <strong>di</strong> popolazione o <strong>di</strong> sapere se e<br />
quando si sono avute infi ltrazioni <strong>di</strong> nuovi tipi<br />
umani (Mallegni, 1985). Le osservazioni scaturite<br />
dallo stu<strong>di</strong>o osteologico sono un buon substrato<br />
per presupporre che anche a livello molecolare<br />
vi siano delle variazioni, visto che cambiamenti<br />
fenotipici sono la risultante <strong>di</strong> cambiamenti del<br />
genotipo. Interessante, potrebbe essere la ricerca<br />
<strong>di</strong> una continuità o <strong>di</strong>scontinuità genetica tra le<br />
passate e l’attuale popolazione del territorio,<br />
nella consapevolezza che ricostruire la storia <strong>di</strong><br />
una popolazione solo su base molecolare non<br />
è sufficiente e che l’approccio migliore resta<br />
sempre quello dell’indagine inter<strong>di</strong>sciplinare e<br />
<strong>di</strong>acronica.<br />
Scopo del lavoro<br />
Sfruttando le potenzialità del mtDNA (DNA<br />
mitocondriale) si proverà a tessere la storia molecolare<br />
umana in un’area geografi ca ristretta,<br />
un’indagine <strong>di</strong> micro-evoluzione cha abbraccia<br />
un arco temporale che si estende dalla Preistoria<br />
alla fi ne del Me<strong>di</strong>oevo. L’area prescelta è quella<br />
<strong>di</strong> Lucca e delle zone limitrofe, una scelta mirata<br />
poiché, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altre zone della Toscana<br />
come la parte meri<strong>di</strong>onale molto conservativa<br />
(Francalacci et al., 1996), ha la peculiarità d’essere<br />
contrad<strong>di</strong>stinta da una rete viaria che la mise in