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1 SCHEDA 5 Piazza dei Miracoli, XI-XIV secolo ... - percorsi di arte

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<strong>SCHEDA</strong> 5<br />

<strong>Piazza</strong> <strong>dei</strong> <strong>Miracoli</strong>, <strong>XI</strong>-<strong>XI</strong>V <strong>secolo</strong>, Pisa<br />

Nell’<strong>XI</strong> <strong>secolo</strong> Pisa era una fiorente repubblica marinara, all’apice della sua potenza. Nel 1063 aveva<br />

sconfitto a Palermo le flotte arabe e si avviava a dominare il Me<strong>di</strong>terraneo e i traffici commerciali con<br />

il vicino Oriente. In segno <strong>di</strong> ringraziamento per la vittoria e come simbolo della potenza della città, la<br />

Chiesa e le maggiori istituzioni citta<strong>di</strong>ne decisero <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care alla Vergine una grande chiesa.<br />

Scelto il posto (un vasto prato verde fuori città poi noto come <strong>Piazza</strong> <strong>dei</strong> <strong>Miracoli</strong>) vennero eretti, oltre<br />

alla cattedrale, il battistero, la famosa torre, il camposanto, in un ideale percorso che segue la vita del<br />

cristiano dalla nascita fino alla morte, e che voleva rendere Pisa una città santa, simbolicamente legata<br />

a Gerusalemme, dalla quale, secondo la tra<strong>di</strong>zione, arrivò la terra del cimitero.<br />

La piazza si presenta come un monumento alla potenza e alla ricchezza della città.<br />

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La costruzione del duomo iniziò già nel 1064, sotto la guida dell’architetto Buscheto; consacrato nel<br />

1118, verrà poi completato a partire dal 1120 dall’architetto Rainaldo che, nel rispetto dell’impianto<br />

originale, ne accrescerà ulteriormente la monumentalità allungando le navate <strong>di</strong> tre campate,<br />

completando l’abside, la cupola e l’attuale facciata, conclusa nel <strong>XI</strong>II <strong>secolo</strong> da un altro architetto,<br />

Maestro Guglielmo.<br />

L’interno della chiesa, con pianta a croce latina, è maestoso: cinque navate <strong>di</strong>vise da arcate a tutto<br />

sesto che poggiano su colossali colonne monolitiche corinzie si incrociano con il transetto, anch’esso<br />

monumentale, a tre navate.<br />

Il punto <strong>di</strong> intersezione <strong>dei</strong> due bracci della chiesa è sormontato dalla grande cupola ovoidale a base<br />

ellittica. Sopra le arcate corre il matroneo sud<strong>di</strong>viso in bifore con archi a tutto sesto, mentre appena<br />

sotto il soffitto a cassettoni del XVI <strong>secolo</strong> si aprono le monofore del livello del cleristorio che fanno<br />

filtrare la luce.<br />

Buscheto riuscì a creare un ambiente <strong>di</strong> grande impatto e omogeneità, mescolando elementi <strong>di</strong><br />

tra<strong>di</strong>zione romana e paleocristiana con quelli più moderni e innovativi del linguaggio romanico.<br />

Richiamano infatti l’architettura classica l’uso delle colonne al posto <strong>dei</strong> pilastri e la loro sequenza<br />

continua, le pareti sovrastanti non interrotte da lesene né da arcate, capitelli corinzi, mentre l’impianto<br />

maestoso della basilica ricorda quelle paleocristiane della capitale.<br />

Altri elementi sono invece decisamente innovativi: l’imponente altezza della navata, le volte a<br />

crociera delle navate laterali, l’innesto della cupola nell’intersezione <strong>dei</strong> due bracci della chiesa.<br />

Il matroneo e il tiburio collegano questa costruzione agli e<strong>di</strong>fici romanici padani più recenti, e si<br />

devono sicuramente all’apporto <strong>di</strong> maestranze del Nord arrivate in Toscana attraverso la via<br />

Francigena.<br />

Il contatto con gli arabi e con la loro <strong>arte</strong> rappresenta un terzo influsso sullo stile della chiesa. Lo si<br />

vede nella forma esterna della cupola, nell’uso dell’arcone a sesto acuto che separa la navata centrale<br />

dal presbiterio, nei <strong>di</strong>segni a losanghe colorate al <strong>di</strong> sopra del matroneo e nella bicromia <strong>dei</strong> marmi<br />

bianchi e neri, all’interno così come all’esterno, che creano un elemento decorativo sulla superficie.<br />

La facciata, opera dell’architetto Rainaldo, è a fasce bianche e nere come il resto della chiesa e<br />

presenta una struttura a doppi salienti, con la p<strong>arte</strong> inferiore scan<strong>di</strong>ta da sette arcate cieche poggianti<br />

su colonne e lesene classiche, che continuano lungo tutto il perimetro del duomo. Sotto gli archi<br />

Rainaldo inserisce decorazioni a losanga in marmi colorati <strong>di</strong> influsso arabo.<br />

La p<strong>arte</strong> superiore della facciata è interamente occupata da quattro livelli <strong>di</strong> loggette, motivo tipico del<br />

Romanico lombardo che dà grande leggerezza all’insieme, arricchito e impreziosito poi dalle<br />

decorazioni in rilievo, dai capitelli e dai marmi policromi.<br />

La zona absidale, con due or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> logge che richiamano la facciata, crea, insieme al transetto<br />

sporgente a sua volta terminante in absi<strong>di</strong>, un insieme autonomo, monumentale quanto la facciata.<br />

Ogni monumento <strong>di</strong> questa piazza è infatti pensato per essere visto da ogni angolazione.<br />

Il <strong>di</strong>segno delle nuove porte – che sono quelle che si ammirano tutt’oggi nella facciata – venne<br />

tracciato dall’architetto fiorentino Raffaello Pagni e poi realizzato da alcuni allievi del Giambologna.<br />

Tra tutti gli altri capolavori poniamo al primo posto il pulpito <strong>di</strong> Giovanni Pisano, massimo artista del<br />

gotico italiano, scolpito tra il 1302 e il 1310. È il più ricco tra i pulpiti usciti dalla scuola pisana: non<br />

solo per i nove rilievi che compongono il parapetto – storie <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> Gesù e il Giu<strong>di</strong>zio Universale –<br />

ma per l’insieme della composizione: a sorreggere il pergamo non vi sono solo colonne, alcune<br />

sostenute da leoni, ma statue o gruppi <strong>di</strong> figure.<br />

Entrando, dopo uno sguardo all’insieme, l’attenzione è attratta dal grande mosaico che ricopre i catino<br />

dell’abside maggiore eseguito nel primo quarto del ‘300.<br />

Il Cristo ieratico e bene<strong>di</strong>cente, <strong>di</strong> ispirazione bizantina, è opera <strong>di</strong> Francesco <strong>di</strong> San Simone, pittore<br />

pisano. Più piatta è la Madonna che lo affianca, mentre <strong>di</strong> altro tono è il San Giovanni Evangelista: è<br />

un’opera ben impostata (ampie zone <strong>di</strong> colore nelle vesti, dove le pieghe generano forti effetti <strong>di</strong><br />

chiaroscuro, folte ciocche ad incorniciare il volto giovanile dell’apostolo) ed è considerato la<br />

testimonianza dell’<strong>arte</strong> <strong>di</strong> Cimabue.<br />

La curiosità <strong>dei</strong> visitatori è inevitabilmente attratta dal grande lampadario in bronzo che pende al<br />

centro della navata maggiore: si <strong>di</strong>ce che osservando le sue oscillazioni Galileo Galilei, abbia dedotto<br />

le leggi dell’isocronia del pendolo.<br />

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Il battistero fu costruito a partire dal 1153 <strong>di</strong> fronte al duomo dell’architetto Diotisalvi, ma fu<br />

ultimato solo nel 1358 con la particolare cupola in cui si uniscono un cono e una calotta emisferica.<br />

Al piano terreno si ritrovano le arcate cieche che caratterizzano tutti gli e<strong>di</strong>fici della piazza, mentre le<br />

cuspi<strong>di</strong>, le decorazioni e il deambulatorio a due piani sono gotici e realizzati nel primo decennio del<br />

<strong>XI</strong>V <strong>secolo</strong> da Giovanni Pisano. La struttura è un richiamo al Santo Sepolcro <strong>di</strong> Gerusalemme per la<br />

pianta, per la cupola e per il numero delle colonne interne, do<strong>di</strong>ci come gli apostoli.<br />

Dalla sommità della torre Galilei condusse gli stu<strong>di</strong> sulla gravità <strong>dei</strong> pesi. Una scala a spirale <strong>di</strong> 294<br />

scalini consente <strong>di</strong> raggiungere la cella campanaria. Di forma perfettamente cilindrica, lo stile è<br />

romanico-pisano.<br />

Due monumenti impreziosiscono l’interno e sono il fonte battesimale e il pulpito. Il fonte<br />

battesimale è opera <strong>di</strong> Guido Bigazelli da Como: una grande vasca ottagonale, ideata per il battesimo<br />

a immersione; al centro <strong>di</strong> essa una statua e otto formelle ornate da decorazioni geometriche in marmo<br />

policromo.<br />

Il pulpito è opera <strong>di</strong> Nicola Pisano con la collaborazione del figlio Giovanni. A base esagonale è<br />

impostato su sette colonne, tre delle quali poggiano su leoni stilofori. Nei pannelli sono narrati episo<strong>di</strong><br />

della vita <strong>di</strong> Gesù e il Giu<strong>di</strong>zio Universale.<br />

Il campanile, la famosa “torre <strong>di</strong> Pisa”, fu probabilmente ideato attorno al 1173 da Bonanno Pisano,<br />

autore anche delle porte <strong>di</strong> bronzo del duomo.<br />

La torre cilindrica è in asse con l’abside della cattedrale ed è anch’essa decorata al piano terreno da<br />

archi ciechi, a cui si sovrappongono sei or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> logge percorribili ad archetti a tutto sesto.<br />

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Il ce<strong>di</strong>mento del terreno che causò la caratteristica inclinazione si verificò dopo pochi anni, tanto che<br />

la costruzione venne sospesa e ripresa solo nel 1275 (la cella campanaria è gotica, del 1350-1372).<br />

Infine, il porticato del Camposanto, iniziato da Giovanni <strong>di</strong> Simone nel 1278, si ispira alla forma <strong>di</strong><br />

un chiostro e i lati interni sono decorati da un recinto continuo <strong>di</strong> altissime arcate a tutto sesto,<br />

trasformate poi in trifore gotiche, che uniscono lo slancio verticale alla forma tonda degli archi<br />

classici.<br />

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