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Il sistema integrato della Moda, un settore al femminile - Hermes Lab

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Ε Ρ Μ Η Σ<br />

<strong>Il</strong> <strong>sistema</strong> <strong>integrato</strong> <strong>della</strong> <strong>Moda</strong>,<br />

<strong>un</strong> <strong>settore</strong> <strong>al</strong> <strong>femminile</strong><br />

gennaio 2004<br />

Lorenzo Birindelli, Marco Ricchetti<br />

Marco.ricchetti@hermeslab.com<br />

Lorenzobirindelli@hermeslab.it<br />

<strong>Hermes</strong> lab srl<br />

Milano-Roma<br />

www.hermeslab.it<br />

segreteria@hermeslab.com


Sommario<br />

1 MODA E MANIFATTURA DELLA MODA ..............................................................................3<br />

1.1 Industrie del vestiario e industrie <strong>della</strong> moda .......................................................................3<br />

1.2 Le tre componenti del <strong>sistema</strong> moda....................................................................................4<br />

1.2.1 Le industrie <strong>della</strong> moda.........................................................................................................................4<br />

1.2.2 I servizi per la moda ................................................................................................................................4<br />

1.2.3 <strong>Il</strong> trade <strong>della</strong> moda .................................................................................................................................6<br />

2 OCCUPAZIONE AL FEMMINILE NELLE INDUSTRIE DELLA MODA: .............................................7<br />

2.1 Una panoramica dei dati statistici..........................................................................................7<br />

2.2 Le imprenditrici..........................................................................................................................12<br />

2.3 I riflessi sulle politiche................................................................................................................13<br />

3 IL LAVORO NEI SERVIZI DELLA MODA..............................................................................14<br />

3.1 Un primo tentativo di stima dell’ordine di grandezza dell’occupazione nei servizi per<br />

la moda......................................................................................................................................14<br />

3.2 Alc<strong>un</strong>i profili dei lavori nei servizi per la moda....................................................................17<br />

4 LE ASPETTATIVE DELLE DONNE LAUREATE VERSO IL LAVORO NELLA MODA............................20<br />

5 SPECIALIZZAZIONE E STRATEGIE IN UN MERCATO AL FEMMINILE.........................................23<br />

2


1 MODA E MANIFATTURA DELLA MODA<br />

1.1 Industrie del vestiario e industrie <strong>della</strong> moda<br />

La produzione di vestiti e accessori è diffusa praticamente in tutto il mondo; è <strong>un</strong>a delle<br />

attività più antiche <strong>della</strong> storia.<br />

Una attività che è stata declinata in modi molto diversi per materie prime utilizzate,<br />

processi di lavorazione, codici estetici e manufatti. In tutti i paesi esiste <strong>un</strong> bagaglio<br />

specifico di tecniche, esperienze e saperi produttivi applicato nella produzione di filati e<br />

tessuti, <strong>della</strong> pelle e di <strong>al</strong>tre materie prime e nella confezione di abiti, scarpe e accessori.<br />

A questo patrimonio profession<strong>al</strong>e sono legate <strong>al</strong>c<strong>un</strong>e delle manifestazioni più<br />

caratteristiche <strong>della</strong> identità cultur<strong>al</strong>e di paesi ed etnie, come i kimono e i sari. La<br />

produzione di filati, tessuti ed abiti, anche quando raggi<strong>un</strong>ge <strong>un</strong> elevato grado di<br />

raffinatezza tecnica non è, tuttavia, sufficiente a configurare quel complesso apparato di<br />

attività di produzione e di servizi <strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e pensiamo quando si parla di industria <strong>della</strong><br />

moda.<br />

Alle conoscenze tecniche e <strong>al</strong>le più raffinate tradizioni manifatturiere, l’industria <strong>della</strong><br />

moda aggi<strong>un</strong>ge <strong>un</strong>a forte carica progettu<strong>al</strong>e in grado di creare continuamente <strong>un</strong>a<br />

grande varietà di prodotti e si caratterizza per la capacità di percepire, su orizzonti<br />

internazion<strong>al</strong>i, lo spirito del tempo nella sua mutevolezza; ai consumatori, insieme ai<br />

semplici vestiti, l’industria <strong>della</strong> moda offre <strong>un</strong>a piattaforma esistenzi<strong>al</strong>e nella qu<strong>al</strong>e<br />

possono riconoscersi, manifestare la propria identità e mantenerla <strong>al</strong> passo coi tempi.<br />

Parafrasando <strong>un</strong>a celebre battuta di Charls Revson, fondatore <strong>della</strong> Revlon Corporation, si<br />

può dire che “in fabbrica produciamo abiti, ma nei negozi vendiamo speranza”.<br />

E’ proprio la combinazione tra il bagaglio di conoscenze tecniche organizzative, la<br />

capacità di prefigurare i desideri dei consumatori e l’ampio uso di strumenti di<br />

com<strong>un</strong>icazione che distingue l’industria <strong>della</strong> moda d<strong>al</strong>la semplice produzione di filati,<br />

tessuti, pellame, abbigliamento e accessori.<br />

Da <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to di vista merceologico, l’industria <strong>della</strong> moda non si identifica con la<br />

lavorazione di <strong>un</strong>a determinata gamma di materie prime (fibre tessili, pellame ecc.) o con<br />

<strong>un</strong>o specifico insieme di tecniche di produzione (concia, tessitura, taglio, cucitura,<br />

maglieria ecc.) ma con la capacità di generare prodotti con <strong>un</strong> forte contenuto cultur<strong>al</strong>e<br />

e in sintonia con i desideri dei consumatori di <strong>un</strong>a parte rilevante dei mercati internazion<strong>al</strong>i.<br />

Nell’industria <strong>della</strong> moda si re<strong>al</strong>izza <strong>un</strong> complesso intreccio fra materi<strong>al</strong>e ed immateri<strong>al</strong>e,<br />

attività manifatturiere, attività servizi, industria cultur<strong>al</strong>e in cui il v<strong>al</strong>ore economico<br />

dell’informazione veicolata d<strong>al</strong>l’abito può essere pari o superiore a quello del supporto<br />

che la trasporta.<br />

La moda è <strong>un</strong> prodotto industri<strong>al</strong>e ibrido, risultato <strong>della</strong> combinazione di elementi materi<strong>al</strong>i<br />

e immateri<strong>al</strong>i. i prodotti di moda sono beni materi<strong>al</strong>i a contenuto cultur<strong>al</strong>e, an<strong>al</strong>oghi per<br />

certi versi <strong>al</strong>l’industria del cinema, a quella d<strong>al</strong>la musica leggera, o del software1 .”<br />

Fatto 100 il prezzo pagato d<strong>al</strong> pubblico per <strong>un</strong> vestito maschile i costi imputabili <strong>al</strong>le fibre si<br />

stima non raggi<strong>un</strong>gano il 3-4%. Per i tessuti si arriva <strong>al</strong> 10%, di questo 10% in ogni caso circa<br />

1 G. M<strong>al</strong>ossi “<strong>Il</strong> motore <strong>della</strong> <strong>Moda</strong>”. in G. M<strong>al</strong>ossi (a cura di), <strong>Il</strong> Motore <strong>della</strong> <strong>Moda</strong>, The Monacelli Press, NY, 1998<br />

3


<strong>un</strong> terzo e’ costituita da costi relativi a f<strong>un</strong>zioni moda (ricerca stilistica, partecipazione a<br />

fiere, campionature ecc.). Nella fase di confezione di <strong>un</strong> abito e <strong>della</strong> sua vendita, il costo<br />

più elevato è quello derivante d<strong>al</strong>la assenza o d<strong>al</strong>la erroneità delle informazioni riguardanti<br />

i gusti e i comportamenti dei consumatori che provocano gli invenduti ed il fenomeno dei<br />

s<strong>al</strong>di 2 .<br />

1.2 Le tre componenti del <strong>sistema</strong> moda<br />

La rilevanza ass<strong>un</strong>ta da componenti non strettamente industri<strong>al</strong>i spinge a preferire, per<br />

definire il <strong>settore</strong> vertic<strong>al</strong>mente <strong>integrato</strong> <strong>della</strong> moda, la definizione <strong>sistema</strong> <strong>della</strong> moda a<br />

quello di industria <strong>della</strong> moda. <strong>Il</strong> <strong>sistema</strong> <strong>della</strong> moda combina tre diverse componenti: le<br />

industrie manifatturiere che re<strong>al</strong>izzano materi<strong>al</strong>mente i prodotti; le attività di servizio che<br />

contribuiscono a conferire v<strong>al</strong>ore immateri<strong>al</strong>e ai beni, le attività di trade.<br />

1.2.1 Le industrie <strong>della</strong> moda<br />

La componente industri<strong>al</strong>e e quella meno problematica da definire, tuttavia più che di<br />

<strong>un</strong>a specifica industria si tratta di <strong>un</strong> insieme di industrie o spezzoni di industrie in cui<br />

convergono la filiera tessile, e quella <strong>della</strong> pelle, ma che, a rigore dovrebbe includere <strong>al</strong>tre<br />

componenti, come le montature per occhi<strong>al</strong>i, la gioielleria e l’oreficeria, <strong>al</strong>tri accessori<br />

come gli orologi ecc. Per semplicità e tradizione si considereranno qui soltanto le due<br />

componenti quantitativamente più importanti: le filiere del tessile e <strong>della</strong> pelle.<br />

1.2.2 I servizi per la moda<br />

Quando d<strong>al</strong>la manifattura si passa a considerare l'insieme delle diverse attività<br />

appartenenti <strong>al</strong>la categoria dei servizi che contribuiscono a creare il v<strong>al</strong>ore del prodotto<br />

moda, l’attenzione si concentra su pochi centri d'eccellenza, soprattutto Milano e Firenze,<br />

che contendono la posizione di capit<strong>al</strong>e mondi<strong>al</strong>e <strong>della</strong> moda a città come New York e<br />

Parigi.<br />

Tracciare i confini delle attività di servizio la cui esistenza dipende strettamente d<strong>al</strong>la forza<br />

del <strong>sistema</strong> moda distinguendoli da quelli che qu<strong>al</strong><strong>un</strong>que metropoli moderna offre <strong>al</strong><br />

<strong>sistema</strong> economico-industri<strong>al</strong>e <strong>della</strong> regione in cui si trova, indipendentemente d<strong>al</strong> <strong>settore</strong><br />

di speci<strong>al</strong>izzazione, presenta non poche difficoltà.<br />

Difficoltà ancora maggiori si incontrano nel misurare la dimensione economica di attività<br />

che si presentano disperse in mille rivoli, e dove interagiscono profession<strong>al</strong>ità che m<strong>al</strong> si<br />

adattano <strong>al</strong>le esistenti classificazioni statistiche, e per le qu<strong>al</strong>i l’<strong>un</strong>ico p<strong>un</strong>to in com<strong>un</strong>e<br />

sembra essere quello di essere prestate in <strong>un</strong>ità produttive micro-dimension<strong>al</strong>i, spesso con<br />

forme di lavoro indipendente.<br />

La mappa delle attività e dei servizi che contribuiscono a creare il prodotto moda può<br />

essere tracciata secondo due diverse dimensioni. La prima concerne il grado di f<strong>un</strong>gibilità<br />

dei servizi acquistati d<strong>al</strong>le imprese del <strong>settore</strong>, secondo <strong>un</strong>a sc<strong>al</strong>a suddivisa tra:<br />

• speci<strong>al</strong>izzati per la moda. Sono i servizi utilizzati esclusivamente (o<br />

quasi esclusivamente) d<strong>al</strong>le imprese del <strong>sistema</strong> moda, per i qu<strong>al</strong>i si<br />

2 A. B<strong>al</strong>estri e M. Ricchetti, “La razion<strong>al</strong>ità <strong>della</strong> macchina <strong>della</strong> moda” in G. M<strong>al</strong>ossi (a cura di), <strong>Il</strong> Motore <strong>della</strong><br />

<strong>Moda</strong>, The Monacelli Press, NY, 1998<br />

4


•<br />

può dire che l’offerta è generata pressoché esclusivamente d<strong>al</strong>la loro<br />

esistenza. Esempi sono le show rooms, studi di stile, stampa<br />

speci<strong>al</strong>izzata, agenzie di modelle per le sfilate, organizzazione di fiere<br />

speci<strong>al</strong>izzate ecc.;<br />

a forte prev<strong>al</strong>enza <strong>della</strong> moda. Sono servizi intensamente utilizzati<br />

anche da <strong>al</strong>tri settori, ma ai qu<strong>al</strong>i la significativa quota di domanda<br />

proveniente d<strong>al</strong> <strong>sistema</strong> moda conferisce <strong>un</strong>a particolare<br />

•<br />

connotazione: sono esempi di questo tipo la stampa per quanto<br />

riguarda le riviste femminili, la gestione degli spazi urbani per<br />

l’organizzazione di eventi, fotografi, società di an<strong>al</strong>isi dei trend cultur<strong>al</strong>i<br />

ecc.;<br />

gener<strong>al</strong>i. Servizi che ogni <strong>sistema</strong> metropolitano offre <strong>al</strong>le industrie<br />

presenti nella regione: spazi espositivi, trasporti e centri per la logistica,<br />

reti di telecom<strong>un</strong>icazioni, servizi finanziari, consulenza, spazi di<br />

produzione cultur<strong>al</strong>e, ecc.;<br />

La seconda dimensione riguarda i contenuti del servizio. Si possono qui distinguere quattro<br />

assi princip<strong>al</strong>i su cui collocare l’offerta di servizi:<br />

• i servizi creativi e tecnici di progettazione dei prodotti;<br />

• la com<strong>un</strong>icazione e l’editoria;<br />

• le attività legate <strong>al</strong> trade, e più in gener<strong>al</strong>e, <strong>al</strong> rapporto con i clienti;<br />

• i servizi di consulenza gestion<strong>al</strong>i ed organizzativi.<br />

Figura 1 . La mappa dei servizi per la moda<br />

Fonte: <strong>Hermes</strong> lab, 2001<br />

5


1.2.3 <strong>Il</strong> trade <strong>della</strong> moda<br />

I can<strong>al</strong>i distributivi sono <strong>un</strong>a componente molto importante nella re<strong>al</strong>izzazione del v<strong>al</strong>ore<br />

incorporato nei prodotti di moda. La peculiare importanza del <strong>settore</strong> distributivo per la<br />

moda deriva d<strong>al</strong>la rilevanza delle componenti immateri<strong>al</strong>i di com<strong>un</strong>icazione ed immagine<br />

incorporate nei prodotti che richiedono <strong>un</strong> medium adeguato per essere trasferite <strong>al</strong><br />

consumatore. La f<strong>un</strong>zione di com<strong>un</strong>icazione svolta d<strong>al</strong> p<strong>un</strong>to vendita è in effetti t<strong>al</strong>mente<br />

critica che le imprese produttrici di moda hanno cominciato a cercarne il controllo diretto:<br />

• per rilevare più direttamente le oscillazioni dei gusti dei consumatori;<br />

• per poter com<strong>un</strong>icare con il consumatore senza filtri, attraverso le<br />

vetrine, il lay-out del negozio, il servizio, l’assortimento.<br />

I negozi sono quindi <strong>un</strong> luogo in cui si sovrappongono attività di Trade e Com<strong>un</strong>icazione in<br />

cui sono cruci<strong>al</strong>i il visu<strong>al</strong> design,e più in gener<strong>al</strong>e la progettazione dell’ambiente del<br />

negozio, fino <strong>al</strong>la stessa progettazione degli stabili in cui i negozi si trovano. Un indicatore<br />

indiretto <strong>della</strong> rilevanza del p<strong>un</strong>to vendita nella determinazione del successo di <strong>un</strong><br />

prodotto è dato dai costi sostenuti per l’impianto di <strong>un</strong> negozio di moda che sono<br />

gener<strong>al</strong>mente superiori, spesso multipli rispetto a quelli di <strong>un</strong> negozio di <strong>al</strong>tri settori.<br />

A parità di superficie, inoltre le differenze dei canoni di locazione o <strong>della</strong> rendita<br />

immobiliare di <strong>un</strong> negozio in <strong>un</strong> norm<strong>al</strong>e centro commerci<strong>al</strong>e e quelli di <strong>un</strong>a prestigiosa<br />

boutique in Via Montenapoleone a Milano o in Via <strong>della</strong> Vigna Nuova a Firenze rientrano<br />

tra le f<strong>un</strong>zioni moda; la loc<strong>al</strong>izzazione in determinate aree commerci<strong>al</strong>i costituisce <strong>un</strong> forte<br />

strumento di com<strong>un</strong>icazione che mette i clienti in condizione di individuare <strong>al</strong>c<strong>un</strong>i p<strong>un</strong>ti di<br />

riferimento selettivi <strong>al</strong>l’interno <strong>della</strong> grande mappa delle decine di migliaia di opzioni che<br />

hanno di fronte quando decidono di acquistare <strong>un</strong> nuovo vestito.<br />

Tabella 1 I costi di impianto e i tempi di rinnovo di <strong>al</strong>c<strong>un</strong>i format distributivi nei<br />

settori del <strong>sistema</strong> moda-accessori<br />

Settore Target<br />

Periodo di<br />

rinnovo del<br />

concept (anni)<br />

Intimo medio 4 50-100 1,0 - 1,2<br />

Gioielleria medio 5<br />

60-100<br />

(centro commerci.<br />

3,0 - 4,0<br />

C<strong>al</strong>zature medio 4 100-200 1,0 - 1,5<br />

Fonte: Centro Einaudi-SISIM, 2001<br />

6<br />

Format<br />

distributivo<br />

(mq di superf.)<br />

Costo/mq<br />

( milioni di lire<br />

Abbigliam.esterno basso 5 120-200 0,8 - 1,2<br />

Abbigliam. esterno medio 3 120-200 1,5 - 2,5<br />

Abbigliam.esterno <strong>al</strong>to 3 120-200 7 e oltre<br />

Abbigliamento medio 6-8 oltre 1.000 0,6 - 0,8<br />

Articoli sportivi medio 3 400-800 1,5 - 2,0<br />

Profumeria medio 5 100-200 2,0 - 3,0<br />

Ottica medio 5 300-400 3,5 - 4,5<br />

C<strong>al</strong>ze/Costumi medio 4 40-60 1,0 - 1,2


2 OCCUPAZIONE AL FEMMINILE NELLE INDUSTRIE DELLA MODA:<br />

2.1 Una panoramica dei dati statistici<br />

Nel 2002, incrociando i dati ISTAT <strong>della</strong> Rilevazione sulle forze di lavoro con quelli dei Conti<br />

economici nazion<strong>al</strong>i (Tabella 2) si ottiene <strong>un</strong> tot<strong>al</strong>e di oltre 550 mila donne con loro <strong>un</strong>ica o<br />

princip<strong>al</strong>e occupazione nei comparti “industri<strong>al</strong>i” del <strong>sistema</strong> moda 3 .<br />

Si tratta quindi di <strong>un</strong>a quota assai consistente, nonostante il ridimensionamento che ha<br />

interessato il <strong>settore</strong>, <strong>al</strong>meno in termini di occupazione industri<strong>al</strong>e diretta. Nel complesso<br />

(donne e uomini) gli occupati sono diminuiti tra il 1993 ed il 2002 di 180 mila <strong>un</strong>ità, <strong>un</strong> c<strong>al</strong>o<br />

del 17% , concentrato soprattutto nelle Confezioni (-110 mila).<br />

In proporzione, il c<strong>al</strong>o dell’occupazione <strong>femminile</strong> (-18%) è molto vicino a quello medio. <strong>Il</strong><br />

risultato è abbastanza notevole perché il <strong>settore</strong> con la più <strong>al</strong>ta incidenza di occupazione<br />

<strong>femminile</strong> è proprio quello delle Confezioni, cioè il comparto che ha subito il<br />

ridimensionamento più rilevante. Ciò appare dovuto <strong>al</strong>la buona tenuta dell’occupazione<br />

<strong>femminile</strong> nel Tessile, che nonostante <strong>un</strong>a flessione resta nel 2002 quasi esattamente sugli<br />

stessi livelli del 1993.<br />

Tabella 2 Donne occupate nelle Industrie <strong>della</strong> moda. Dati in migliaia. Anni 1993,<br />

1995, 2001 e 2002<br />

1993 1995 2001 2002<br />

TESSILI 226 237 235 224<br />

CONFEZIONI 331 307 257 243<br />

CALZATURE, PELLI-CUOIO 123 118 101 95<br />

INDUSTRIE DELLA MODA 675 656 584 555<br />

Fonte: elaborazione <strong>Hermes</strong> lab su dati ISTAT (Rilevazione sulle forze di lavoro e Conti economici<br />

nazion<strong>al</strong>i) .<br />

<strong>Il</strong> Tessile e, in misura ancora più marcata, le Confezioni di articoli di abbigliamento (Figura<br />

1) sono gli <strong>un</strong>ici settori manifatturieri in cui nel 2002 (ma si tratta di <strong>un</strong> dato stabile nel<br />

tempo) la quota di occupazione <strong>femminile</strong>) è maggiore di quella maschile (58% e 76%<br />

circa, rispettivamente). <strong>Il</strong> terzo comparto in questa speci<strong>al</strong>e graduatoria è anch'esso<br />

interno <strong>al</strong>la parte industri<strong>al</strong>e del <strong>sistema</strong> moda: si tratta di C<strong>al</strong>zature, pell-cuoio, dove la<br />

quota di occupazione <strong>femminile</strong> si attesta sul 47%.<br />

Come si può vedere d<strong>al</strong>la figura in ness<strong>un</strong> <strong>al</strong>tro comparto manifatturiero la percentu<strong>al</strong>e di<br />

donne supera il 40%. Per i tre comparti delle Industrie <strong>della</strong> moda considerati nel loro<br />

insieme, la quota relativa dell’occupazione <strong>femminile</strong> supera il 60% e rappresenta oltre <strong>un</strong><br />

terzo di tutta l'occupazione <strong>femminile</strong> del <strong>sistema</strong> manifatturiero.<br />

3 I dati di base per genere sono stati estratti d<strong>al</strong> campione <strong>della</strong> Rilevazione sulle Forze di Lavoro (media annua)<br />

a cura del Servizio ISTAT che re<strong>al</strong>izza l’indagine. Nell’insieme, i dati sull’occupazione de <strong>settore</strong> di t<strong>al</strong>e fonte<br />

rappresentano <strong>un</strong>a percentu<strong>al</strong>e non inferiore <strong>al</strong> 90% <strong>della</strong> stima degli occupati di Contabilità nazion<strong>al</strong>e.<br />

7


Figura 2 Quota percentu<strong>al</strong>e di occupazione <strong>femminile</strong> nei settori dell’industria<br />

manifatturiera it<strong>al</strong>iana. Anno 2002<br />

CONFEZIONI<br />

TESSILI<br />

CALZATURE, PELLI-CUOIO<br />

TABACCO<br />

ALIMENTARI<br />

EDITORIA E STAMPA<br />

APP. MEDICALI E DI PRECISIONE<br />

GOMMA E MATERIE PLASTICHE<br />

APP. RADIOTV E PER LE COMUNIC.<br />

MOBILI E ALTRE<br />

M. PER UFFICIO, ELABORATORI<br />

MACCHINE ED APP. ELETTRICI<br />

CHIMICA E FIBRE<br />

LAV. MINERALI NON METALL.<br />

CARTA<br />

PRODOTTI IN METALLO<br />

MACCHINE ED APP. MECCANICI<br />

AUTOVEICOLI<br />

RICICLAGGIO<br />

RAFFINAZIONE PETROLIO<br />

ALTRI MEZZI DI TRASPORTO<br />

METALLI E LORO LEGHE<br />

INDUSTRIA DEL LEGNO<br />

0 10 20 30 40 50 60 70 80<br />

19,0<br />

18,6<br />

18,1<br />

17,7<br />

15,9<br />

15,8<br />

14,3<br />

13,2<br />

8<br />

37,5<br />

34,7<br />

34,7<br />

33,2<br />

31,4<br />

31,4<br />

29,9<br />

28,9<br />

28,6<br />

27,9<br />

26,2<br />

25,3<br />

Fonte: elaborazione <strong>Hermes</strong> lab su dati <strong>della</strong> rilevazione ISTAT sulle forze di lavoro.<br />

47,0<br />

57,4<br />

% DI OCCUPAZIONE FEMMINILE. Anno 2002<br />

Come si può osservare nella Tabella 3 la percentu<strong>al</strong>e di occupazione <strong>femminile</strong> nei<br />

comparti delle Industria <strong>della</strong> moda non varia di molto nel tempo. Nel Tessile, dove la<br />

variazione è più consistente il peso relativo dell’occupazione <strong>femminile</strong> è di 2,5 p<strong>un</strong>ti<br />

percentu<strong>al</strong>i superiore nel 2002 rispetto <strong>al</strong> 1993; nello stesso interv<strong>al</strong>lo di tempo la quota si<br />

riduce di poco più di <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to e dell’1,8, rispettivamente, nelle Confezioni ed in C<strong>al</strong>zature,<br />

pelli-cuoio.<br />

75,6


Tabella 3 Quota percentu<strong>al</strong>e di occupazione <strong>femminile</strong> nei settori dell’industria<br />

manifatturiera it<strong>al</strong>iana. Anni 1993, 1995, 2001 e 2002<br />

1993 1995 2001 2002<br />

TESSILE 5 4 ,9 56,2 57,8 57,4<br />

CONFEZIONI 76,8 77,1 75,7 75,6<br />

CA LZA TURE, PELLI-CUOIO 48,8 49,5 47,7 47,0<br />

INDUSTRIE DELLA MODA 61,6 62,1 61,0 60,6<br />

TOTALE MANIFATTURIERE 29,8 30,3 30,7 30,4<br />

Fonte: elaborazione <strong>Hermes</strong> lab su dati <strong>della</strong> rilevazione ISTAT sulle forze di lavoro.<br />

La quota relativa di occupazione <strong>femminile</strong> (Tabella 4) nelle Industrie <strong>della</strong> moda è molto<br />

elevata specie fra i dipendenti, con <strong>un</strong>a p<strong>un</strong>ta di oltre l’80% nelle Confezioni. Si tratta di <strong>un</strong><br />

dato struttur<strong>al</strong>e che riguarda tutti gli anni considerati. Tra i dipendenti, sono quelli a tempo<br />

determinato ad avere <strong>un</strong>a più forte incidenza di lavoratrici, anche se solo nel Tessile, la<br />

caratterizzazione “<strong>femminile</strong>” del lavoro dipendente a tempo determinato si presenta<br />

molto netta. Una quota relativamente elevata di occupazione <strong>femminile</strong> nel tempo<br />

determinato caratterizza per<strong>al</strong>tro l’insieme <strong>della</strong> manifattura.<br />

Tabella 4 Quota percentu<strong>al</strong>e relativa di occupazione <strong>femminile</strong> per condizione<br />

profession<strong>al</strong>e. Anni 1993 e 2002<br />

INDIPENDENTI DIPENDENTI<br />

TOTALE<br />

A tempo<br />

indeterminato<br />

Anno 2002<br />

9<br />

A tempo<br />

determinato<br />

Tot<strong>al</strong>e<br />

dipendenti<br />

TESSILE 42,3 59,3 68,4 59,8 57,4<br />

CONFEZIONI 55,1 81,0 83,1 81,1 75,6<br />

CALZATURE, PELLI-CUOIO 36,8 48,8 52,8 49,0 47,0<br />

INDUSTRIE DELLA MODA 46,1 63,2 69,5 63,6 60,6<br />

TOTALE MANIFATTURIERE 24,8 30,9 41,0 31,6 30,4<br />

Anno 1993<br />

TESSILE 46,7 56,2 63,7 56,3 54,9<br />

CONFEZIONI 56,5 82,8 83,0 82,8 76,8<br />

CALZATURE, PELLI-CUOIO 37,1 51,6 63,1 51,9 48,8<br />

INDUSTRIE DELLA MODA 48,3 64,4 73,5 64,7 61,6<br />

TOTALE MANIFATTURIERE 25,1 30,5 40,5 30,9 29,8<br />

Fonte: elaborazione <strong>Hermes</strong> lab su dati dell’Indagine ISTAT sulle forze di lavoro.<br />

Le donne delle Industrie <strong>della</strong> moda pesano relativamente molto anche nel lavoro<br />

indipendente: nella Manifattura per ogni lavoratrice indipendente vi sono 3 occupati<br />

indipendenti maschi; nelle Industria <strong>della</strong> moda il rapporto è molto più <strong>al</strong>to (9 a 10 nel


1993, 8 a 9 nel 2003). In termini relativi, t<strong>al</strong>e quota resta com<strong>un</strong>que inferiore di 15-20 p<strong>un</strong>ti<br />

percentu<strong>al</strong>i <strong>al</strong>la corrispondente quota c<strong>al</strong>colata per il lavoro dipendente. In <strong>al</strong>tri termini,<br />

anche se il lavoro autonomo (e quindi, <strong>al</strong>meno in certa misura, la componente<br />

imprenditori<strong>al</strong>e) risente del maggiore “tasso di femminilità” del <strong>settore</strong>, la propensione <strong>al</strong><br />

lavoro autonomo rimane più elevata per gli uomini che per le donne.<br />

Nella successiva Tabella 5 riportiamo la composizione dell’occupazione per genere e<br />

condizione profession<strong>al</strong>e (indipendenti, dipendenti a tempo indeterminato ed a tempo<br />

determinato). In tutti e tre i comparti delle Industrie <strong>della</strong> moda, nel 2002 come nel 1993<br />

(ed anche nel 1995 e nel 20014 ), la componente di maggior peso relativo è quella<br />

dell’occupazione dipendente <strong>femminile</strong> a tempo indeterminato. Nel complesso delle<br />

Industrie <strong>della</strong> moda t<strong>al</strong>e componente rappresenta stabilmente circa la metà<br />

dell’occupazione complessiva.<br />

Sempre in tutti e tre i casi. (e per tutti gli anni considerati) l’incidenza del lavoro <strong>femminile</strong><br />

dipendente a tempo determinato è superiore <strong>al</strong>la media manifatturiera. Nelle Confezioni,<br />

risulta particolarmente elevata la quota del lavoro indipendente <strong>femminile</strong>, che supera<br />

regolarmente quella del lavoro indipendente maschile.<br />

<strong>Il</strong> lavoro a tempo determinato appare in crescita in tutti i comparti, sia nella componente<br />

maschile sia in quella <strong>femminile</strong>, seguendo lo stesso trend dell’industria manifatturiera.<br />

Invece, a differenza d<strong>al</strong>la media manifatturiera (dove rimane sostanzi<strong>al</strong>mente stabile), si<br />

riduce in tutti i comparti il peso <strong>della</strong> componente del lavoro indipendente <strong>femminile</strong>.<br />

Anche il peso <strong>della</strong> componente del lavoro indipendente maschile si riduce nelle Industrie<br />

<strong>della</strong> moda, ma per effetto quasi esclusivamente di quanto accade per C<strong>al</strong>zature, pellicuoio.<br />

4 Non riportati nella Tabella 5.<br />

10


Tabella 5 Composizione dell’occupazione per genere e condizione profession<strong>al</strong>e.<br />

Anni 2002 e 1993<br />

INDIPENDENTI DIPENDENTI<br />

A tempo<br />

A tempo<br />

indeterminato determinato<br />

Uomini Donne Uomini Donne Uomini Donne<br />

Anno 2002<br />

TESSILE 7,9 5,8 33,2 48,5 1,5 3,1<br />

CONFEZIONI 9,6 11,7 14,1 60,1 0,8 3,7<br />

CA LZA TURE, PELLI-CUOIO 10,6 6,1 40,4 38,5 2,1 2,3<br />

INDUSTRIE DELLA MODA 9,0 7,7 29,0 49,8 1,4 3,1<br />

TOTALE MANIFATTURIERE 13,0 4,3 53,4 23,9 3,2 2,2<br />

Anno 1993<br />

TESSILE 7,8 6,8 36,6 46,9 0,7 1,2<br />

CONFEZIONI 9,9 12,8 12,7 61,1 0,6 2,9<br />

CA LZA TURE, PELLI-CUOIO 13,1 7,7 37,3 39,8 0,7 1,3<br />

INDUSTRIE DELLA MODA 10,0 9,3 27,8 50,4 0,7 1,9<br />

TOTALE MANIFATTURIERE 13,3 4,5 55,3 24,3 1,5 1,0<br />

Fonte: elaborazione <strong>Hermes</strong> lab su dati dell’Indagine ISTAT sulle forze di lavoro.<br />

11<br />

TOTALE<br />

Tabella 6 Incidenza percentu<strong>al</strong>e del tempo parzi<strong>al</strong>e per genere. Anni 1993, 1995,<br />

2001 e 2002<br />

100,0<br />

100,0<br />

100,0<br />

100,0<br />

100,0<br />

100,0<br />

100,0<br />

100,0<br />

100,0<br />

100,0<br />

1993<br />

Donne<br />

1995 2001 2002<br />

TESSILE 7 ,1 8,4 12,3 12,8<br />

CONFEZIONI 7,5 7,7 10,7 12,1<br />

CA LZA TURE, PELLI-CUOIO 8,7 7,5 9,7 6,7<br />

INDUSTRIE DELLA MODA 7,6 7,9 11,2 11,5<br />

TOTALE MANIFATTURIERE 8,1<br />

Uomini<br />

9,6 12,5 12,9<br />

TESSILE 1 ,5 1,4 1,4 2,4<br />

CONFEZIONI 2,0 1,7 3,0 3,4<br />

CA LZA TURE, PELLI-CUOIO 1,1 1,7 1,6 2,3<br />

INDUSTRIE DELLA MODA 1,5 1,6 1,8 2,5<br />

TOTALE MANIFATTURIERE 1,3 1,5 1,6 1,9<br />

Fonte: elaborazione <strong>Hermes</strong> lab su dati dell’Indagine ISTAT sulle forze di lavoro.<br />

L’incidenza dell’occupazione part-time è nelle Industrie <strong>della</strong> moda ben superiore <strong>al</strong> dato<br />

medio manifatturiero (nel 2002, 7,9% contro 5,2%; lo scarto risulta abbastanza stabile nel


tempo). Anche osservando i dati distinti per genere (Tabella 6) si conferma con<br />

<strong>un</strong>’eccezione (l’occupazione <strong>femminile</strong> in C<strong>al</strong>zature, pelli-cuoio) per le Industrie <strong>della</strong><br />

moda la stessa tendenza <strong>al</strong> crescente ricorso <strong>al</strong> part-time dell’industria manifatturiera.<br />

Sempre d<strong>al</strong>l’esame dei dati <strong>della</strong> Tabella 6 risulta come t<strong>al</strong>e maggior incidenza dipende<br />

in gran parte da <strong>un</strong> effetto di composizione, v<strong>al</strong>e a dire d<strong>al</strong>la maggior presenza <strong>femminile</strong><br />

nel <strong>settore</strong>. Le donne del <strong>sistema</strong> moda industri<strong>al</strong>e presentano infatti <strong>un</strong>a propensione <strong>al</strong><br />

tempo parzi<strong>al</strong>e minore di quella media manifatturiera.<br />

Una situazione opposta caratterizza invece l’occupazione maschile, dove, pur nel quadro<br />

di <strong>un</strong>a diffusione del part-time piuttosto limitata, l’incidenza dello stesso è superiore <strong>al</strong>la<br />

media <strong>della</strong> Manifattura. T<strong>al</strong>e situazione, che fino <strong>al</strong> 2001 interessava soprattutto le<br />

Confezioni appare estendersi nel 2002 anche agli <strong>al</strong>tri due comparti.<br />

2.2 Le imprenditrici<br />

Sarebbe però fuorviante limitare l’osservazione ai tradizion<strong>al</strong>i indicatori di composizione dei<br />

lavoratori dipendenti e indipendenti per genere. In questo <strong>settore</strong> si trova concentrata<br />

anche <strong>un</strong>a forte componente dell’imprenditoria <strong>femminile</strong>.<br />

In qu<strong>al</strong>i <strong>al</strong>tri settori quando si parla dei grandi personaggi che hanno fondato e formato<br />

l’industria in It<strong>al</strong>ia si citano imprenditrici con frequenza non troppo diversa da quella con<br />

cui si citano imprenditori maschi?<br />

Le donne imprenditrici hanno avuto <strong>un</strong> ruolo importante sia nel prèt-à-porter che nell’<strong>al</strong>ta<br />

moda, si pensi solo per citare le prime che vengono <strong>al</strong>la mente, nell’<strong>al</strong>ta moda le sorelle<br />

Fontana, na vera e propria schiera nel prèt-à-porter u: da Luisa Spagnoli grande<br />

imprenditrice umbra, pioniera dell’integrazione tra industria e distribuzione, che ha fatto da<br />

incubatore per gran parte delle imprese di abbigliamento del centro It<strong>al</strong>ia, a Olga Cisa<br />

Asinai, Silvana Spadafora, <strong>al</strong>le Fendi, a Laura Biagiotii, Alberta Ferretti che invece negli anni<br />

’60 partendo d<strong>al</strong>la distribuzione approdò <strong>al</strong>la produzione manifatturiera, Giuliana Marchini<br />

Gerani, Wanda Milletti Ferragamo che ass<strong>un</strong>se la gstione dell’azienda dopo la morte di<br />

S<strong>al</strong>vatore Ferragamo, guidando la diversificazione dell’azienda dagli accessori <strong>al</strong> prèt-àporter,<br />

Mariuccia Mandelli, Donatella Girombelli, Anna Molinari, ecc.<br />

L’elevata presenza <strong>femminile</strong> tra gli imprenditori <strong>della</strong> moda si riflette anche nelle<br />

statistiche.<br />

Secondo i dati di Movimprese-Infocamere, l’insieme delle industrie <strong>della</strong> moda è l’<strong>un</strong>ico<br />

<strong>settore</strong> in cui le imprenditrici (oltre 33.500, pari <strong>al</strong> 52%) sono più degli imprenditori. Nel tessile<br />

(che include <strong>un</strong>a parte <strong>della</strong> maglieria e <strong>della</strong> c<strong>al</strong>zetteria), le imprenditrici sfiorano il 60%,<br />

contro <strong>un</strong>a media dell’industria manifatturiera del 23% (Tabella 7).<br />

La differenza con gli <strong>al</strong>tri settori manifatturieri è molto elevata. Si consideri che, nell’insieme<br />

del manifatturiero, moda esclusa la quota delle imprenditrici arriva solo <strong>al</strong> 16%. e che il<br />

primo <strong>settore</strong> per presenza <strong>femminile</strong> dopo la moda è quello <strong>della</strong> chimica e materie<br />

plastiche in cui la quota delle imprenditrici supera di poco il 30%.<br />

Ma nemmeno nel <strong>settore</strong> del commercio e dei servizi si trovano quote così elevate di<br />

imprenditori<strong>al</strong>ità <strong>femminile</strong>. I comparti che più si avvicinano sono quello del commercio <strong>al</strong><br />

dettaglio (dove le imprenditrici pesano complessivamente per il 40%), gli <strong>al</strong>berghi e<br />

ristoranti (40%) e i servizi pubblici,soci<strong>al</strong>i e person<strong>al</strong>i diversi d<strong>al</strong>l’istruzione e d<strong>al</strong>la sanità gli<br />

<strong>un</strong>ici che che raggi<strong>un</strong>gono (58%) i livelli dell’industria <strong>della</strong> moda.<br />

12


Tabella 7 . L’imprenditoria <strong>femminile</strong>: I titolari delle imprese iscritte <strong>al</strong> registro delle<br />

Camere di Commercio per genere. Settembre 2003<br />

Settore Titolari donne Titolari maschi % titolari donne<br />

TESSILE 9 533 6 939 58%<br />

CONFEZIONI 19 520 14 467 57%<br />

CALZATURE, PELLI-CUOIO 4 516 9 610 32%<br />

TOTALE INDUSTRIE DELLA MODA 33 569 31 016 52%<br />

TOTALE MANIFATTURIERE 80 305 274 627 23%<br />

- Di cui:<br />

Legno (esclusi mobili) 2 479 35 860 6%<br />

Editoria e stampa 3 325 10 232 25%<br />

Chimica, gomma e plastica 1 815 3 919 32%<br />

Lavoraz.miner<strong>al</strong>i non met<strong>al</strong>lif. 3 371 11 822 22%<br />

Siderurgia 131 1 095 11%<br />

Lavorazione met<strong>al</strong>li 3 922 55 369 7%<br />

Meccanic 1 141 18 984 6%<br />

Elaboratori elettronici 171 1 135 13%<br />

Macchine elettriche 2 057 7 634 21%<br />

Telecom<strong>un</strong>icazioni. 501 3 907 11%<br />

Meccanica di precisione 1 208 16 758 7%<br />

Mezzi di trasporto 346 3 233 10%<br />

Altre 8 143 32 562 20%<br />

Fonte: elaborazione <strong>Hermes</strong> lab su dati Infocamere-Movimprese.<br />

2.3 I riflessi sulle politiche<br />

La forte caratterizzazione <strong>femminile</strong> del <strong>settore</strong> ha fatto si che politiche per l’industria che<br />

siano rivolte specificamente <strong>al</strong>l’occupazione o <strong>al</strong>l’imprenditori<strong>al</strong>ità <strong>femminile</strong> hanno <strong>un</strong><br />

effetto maggiore nella moda che negli <strong>al</strong>tri settori.<br />

Questa forte presenza <strong>femminile</strong> ha avuto riflessi anche sulle formule di politica per il<br />

<strong>settore</strong>. Negli anni ’70, periodo in cui l’industria tessile it<strong>al</strong>iana ha attraversato <strong>un</strong>a decisiva<br />

fase di modernizzazione, la politica pubblica per il <strong>settore</strong> si è articolata in 3 aree di<br />

intervento: l’introduzione di <strong>un</strong> IVA ridotta per favorire i consumi, la difesa d<strong>al</strong>le importazioni<br />

con l’Accordo Multifibre e la riduzione dei costi con la fisc<strong>al</strong>izzazione degli oneri soci<strong>al</strong>i per<br />

le lavoratrici, misura apparentemente gener<strong>al</strong>e, ma i cui effetti sul tessile erano di gran<br />

l<strong>un</strong>ga maggiori che per le <strong>al</strong>tre imprese. Ragione per cui la Corte di Giustizia Europea la<br />

bocciò.<br />

Anche il <strong>sistema</strong> delle relazioni sindac<strong>al</strong>i è stato fortemente influenzato d<strong>al</strong>la presenza<br />

<strong>femminile</strong>, che ha fatto di questo <strong>settore</strong> quello in cui si sono re<strong>al</strong>izzate le maggiori<br />

sperimentazioni e innovazioni in tema di orari, e flessibilità del lavoro, part-time. Nel CCNL<br />

tessile, ad esempio lo strumento <strong>della</strong> banca delle ore è stato costruito più sul modello di<br />

quello prev<strong>al</strong>ente nel <strong>settore</strong> bancario che in <strong>al</strong>tri settori manifatturieri come il meccanico<br />

o il chimico, proprio per la caratterizzazione <strong>femminile</strong> del lavoro.<br />

13


3 IL LAVORO NEI SERVIZI DELLA MODA<br />

3.1 Un primo tentativo di stima dell’ordine di grandezza dell’occupazione nei servizi per la<br />

moda<br />

Benché abbia <strong>un</strong>a grande rilevanza <strong>della</strong> generazione del v<strong>al</strong>ore dell’intero <strong>settore</strong>, il<br />

<strong>settore</strong> dei servizi per la moda è ancora in larga parte inesplorato d<strong>al</strong> p<strong>un</strong>to di vista dei<br />

suoi contorni economici ed occupazion<strong>al</strong>i. L’entità di questo mercato può solo essere<br />

stimata con larga approssimazione e solo per <strong>al</strong>c<strong>un</strong>e figure che con più facilità sono<br />

catturate d<strong>al</strong>l’incrocio delle diverse fonti di informazione esistenti, fonti che molto spesso<br />

non hanno natura di rilevazione statistica e quindi vanno utilizzate con molta cautela.<br />

Prima di poter dare <strong>un</strong>a v<strong>al</strong>utazione del peso delle donne in queste attività e’ quindi<br />

necessario avventurarsi nel difficile esercizio di stimare le dimensioni di questo mercato del<br />

lavoro. Un p<strong>un</strong>to di partenza cruci<strong>al</strong>e per ogni tentativo di stima <strong>al</strong>meno di <strong>un</strong> ordine di<br />

grandezza di questo fenomeno in It<strong>al</strong>ia è la città di Milano in cui si concentra <strong>un</strong>a parte<br />

molto consistente di questa attività in It<strong>al</strong>ia oltre che l’attenzione di <strong>al</strong>c<strong>un</strong>i studi 5 e di<br />

diverse inchieste giorn<strong>al</strong>isticheche hanno prodotto <strong>un</strong> insieme non <strong>sistema</strong>tico di dati.<br />

Tabella 8 Le imprese <strong>della</strong> moda <strong>sistema</strong> moda operanti a Milano<br />

Tipo di Attività n.di imprese<br />

SERVIZI SPECIALIZZATI NELLA MODA<br />

Trade <strong>della</strong> moda 867<br />

-Showroom 758<br />

-Boutique (negozi di stilisti e negozi di prestigio)(*) 109<br />

Com<strong>un</strong>icazione 299<br />

-Uffici PR e Stampa 55<br />

-Agenzie di P.R. e agenzie di stampa 140<br />

-Agenzie Modelle 78<br />

-Location (spazi e loc<strong>al</strong>i per namifestazioni) 26<br />

Servizi di consulenza 145<br />

-Consulting 72<br />

-Altri servizi 73<br />

Associazioni e organizzazioni di rappresentanza sindac<strong>al</strong>e 29<br />

Tot<strong>al</strong>e 1.499<br />

SERVIZI GENERALI CON FORTE PRESENZA DELLA MODA<br />

Pubblicità 2.128<br />

Designers e stilisti (moda arredamento oreficeria e <strong>al</strong>tri beni person<strong>al</strong>i) (**) 568<br />

Studi fotografici 656<br />

TOTALE SPECIALIZZATI E GENERICI 4.283<br />

(*) fonte Camera Nazion<strong>al</strong>e <strong>della</strong> <strong>Moda</strong> It<strong>al</strong>iana, secondo la rivista Fashionil n. È più elevato(254)<br />

(**) fonte Censimento intermedio 1996<br />

Fonte: adattato ed ampliato, da: Bolocan Goldstein, M. e Caprarella (2003)<br />

5 Si vedano ad esempio: <strong>Hermes</strong> <strong>Lab</strong> (2001), Pasqui, G. E Bolocan Goldstein (2003); Bolocan Goldstein<br />

M.Caprarella L. (2003); Provincia di Milano (2002).<br />

14


Tradurre questi dati in cifre sull’occupazione è molto complesso e richiederebbe <strong>un</strong>a<br />

estesa ricerca sul campo, ancor più complesso è estenderli a tutto il territorio nazion<strong>al</strong>e. Gli<br />

osservatori concordano sul fatto che la gran parte dell’occupazione nei servizi <strong>della</strong> moda<br />

è costituita da lavoratori indipendenti che spesso svolge attività non a tempo pieno o con<br />

forte stagion<strong>al</strong>ità. A ciò si aggi<strong>un</strong>ge, <strong>al</strong>meno secondo l’opinione di <strong>al</strong>c<strong>un</strong>i osservatori<br />

l’elevata presenza di lavoratori stranieri. Nel caso forse più estremo, quello delle modelle e<br />

modelli, secondo gli osservatori del <strong>settore</strong>, negli ultimi anni per gli it<strong>al</strong>iani si è inasprita la<br />

concorrenza straniera. Nelle ultime collezioni 2003 donna il 90% delle modelle era di<br />

nazion<strong>al</strong>ità estera, l’80% per quanto riguarda le collezioni maschili.<br />

I pochi dati disponibili su sc<strong>al</strong>a nazion<strong>al</strong>e riguardano <strong>al</strong>c<strong>un</strong>e specifiche professioni e sono<br />

ad <strong>un</strong> livello di disaggregazione insufficiente a separare con precisione il <strong>settore</strong> <strong>della</strong><br />

moda. Sono tuttavia utili a fornire indicazioni sull’ordine di grandezza del fenomeno.<br />

Al Censimento Industria, Commercio e Servizi, in It<strong>al</strong>ia si sono dichiarati come operanti nel<br />

campo del design e dello styling di prodotti tessili, abbigliamento, c<strong>al</strong>zature, gioielli e mobili<br />

4.430 imprese che complessivamente occupano 8.278 addetti. Di questi il 65.7% svolge <strong>un</strong>a<br />

attività lavorativa indipendente.<br />

Come era lecito attendersi, la dimensione media delle imprese è d<strong>un</strong>que molto bassa,<br />

inferiore ai 2 addetti. Delle 4.430 imprese it<strong>al</strong>iane 3.304 sono formate da <strong>un</strong>a sola persona,<br />

solo 6 hanno più di 50 addetti (di cui 5 si trovano a Milano) e 78 hanno più 10 addetti (di<br />

cui 13 a Milano).<br />

Anche per le PR, <strong>un</strong>a professione d<strong>al</strong>la elevata connotazione <strong>femminile</strong>, <strong>un</strong>a precisa<br />

definizione del numero di quanti operano nel campo <strong>della</strong> moda è estremamente<br />

difficoltosa, essendo svolta princip<strong>al</strong>mente da professionisti ed operatori indipendenti, con<br />

pochi addetti che operano in agenzie pubbliche a servizio completo.<br />

I dati del censimento ci forniscono qu<strong>al</strong>che indicazione sul numero dei PR<br />

indipendentemente d<strong>al</strong> <strong>settore</strong> in cui operano. Si tratta cioè di <strong>un</strong>a platea ben più vasta<br />

di quella attiva nel solo <strong>sistema</strong> moda. In It<strong>al</strong>ia sono stati censiti 5991 PR, di questi il 38%<br />

opera in Lombardia e il 28%, pari a 1.710 addetti nella città di Milano. La seconda regione<br />

per numerosità di PR è il Lazio con 691 addetti, regione in cui si deve supporre che <strong>un</strong>a<br />

quota particolarmente elevata operi nel campo dei rapporti con le istituzioni dello Stato.<br />

Un’<strong>al</strong>tra fonte di informazione che offre <strong>un</strong>o scorcio utile anche se ancora <strong>un</strong>a volta non<br />

centrato <strong>un</strong>icamente sul <strong>sistema</strong> moda é l’Inps che pubblica i dati dei collaboratori e dei<br />

lavoratori parasubordinati, che per la categoria <strong>Moda</strong>, Sport e Spettacolo sono circa<br />

21.500, di cui oltre 11.000 donne. Poco più di 4.000 hanno meno di 24 anni di cui 2.600 sono<br />

donne.<br />

Ness<strong>un</strong>a informazione uffici<strong>al</strong>e è invece disponibile sulla ricaduta occupazion<strong>al</strong>e delle<br />

attività fieristiche e delle sfilate, a partire d<strong>al</strong> luccicante ma poco misurato mondo delle<br />

modelle.<br />

Le attività fieristiche più importanti si concentrano in quattro città. Al primo e secondo<br />

posto,come numero di fiere oltre che per importanza delle singole fiere ospitate si trovano<br />

Milano e Firenze, seguite da Bologna e Fiernze.<br />

15


Tabella 9<br />

Per quanto riguarda le sfilate, solo a Milano Collezioni Donna oltre 300 designer o<br />

organizzano eventi di presentazione per circa 30.000 buyer internazion<strong>al</strong>i5 e in città trova<br />

sede <strong>un</strong> elevatissimo numero di show room. Le sfilate vere e proprie sono circa 90. Allestire<br />

<strong>un</strong>a sfilata comporta <strong>un</strong> investimento di <strong>al</strong>meno 250-300 mila euro. Per ogni sfilata<br />

occorrono da 15 a 30 modelle, ma dietro ogn<strong>un</strong>a di loro c’è <strong>un</strong>a squadra di musicisti,<br />

registi, addetti <strong>al</strong>le luci, truccatori, trasportatori, parrucchieri. Centinaia di persone per<br />

centinaia di eventi nella sola settimana milanese, migliaia nel corso dell’anno.<br />

Un dato che si incontra costantemente nei vari e disomogenei insiemi di dati, nonché<br />

nell'opinione degli osservatori e degli esperti è quello <strong>della</strong> prev<strong>al</strong>enza delle donne sugli<br />

uomini in gran parte di queste professioni e sttiviltà lavorative.<br />

In via del tutto esplorativa, combinando informazioni giorn<strong>al</strong>istiche, elenchi delle<br />

associazioni, i dati disponibili dei censimenti, i dati forniti d<strong>al</strong>l’INPS sui lavoratori<br />

parasubordinati si può stimare che la quota delle donne oscilli tra il 60% e il 65% del tot<strong>al</strong>e.<br />

Con <strong>un</strong>a prev<strong>al</strong>enza delle classi di età fino a 24 anni.<br />

Combinando questi dati si arriva ad <strong>un</strong>a stima di <strong>un</strong> ordine di grandezza di 10mila per il<br />

numero di donne coinvolte, non necessariamente a tempo pieno o prev<strong>al</strong>ente nelle<br />

attività dei servizi per la moda.<br />

16


Una cifra consistente anche se di molto inferiore a quella rappresentata d<strong>al</strong>le donne che<br />

lavorano nei negozi speci<strong>al</strong>izzati in prodotti <strong>della</strong> moda che toccano le 120mila <strong>un</strong>ità.<br />

Del numero di lavoratrici nei servizi per la moda tra la metà e i due terzi (da 5.000 a 7.000<br />

addetti) si concentra a Milano e <strong>un</strong> ulteriore 10% in <strong>al</strong>tre aree <strong>della</strong> Lombardia (a Como 6 e<br />

Vigevano 7 ad esempio si concentra <strong>un</strong> significativo numero di designer e stilisti). Si può con<br />

approssimazione stimare che Firenze rappresenti circa 1/6 <strong>della</strong> cifra milanese, mentre la<br />

posizione di Roma (la terza città <strong>della</strong> moda in It<strong>al</strong>a) è più difficilmente stimabile.<br />

3.2 Alc<strong>un</strong>i profili dei lavori nei servizi per la moda<br />

Un esempio, anche se estremo, del carattere multiforme e poco classificabile delle<br />

professioni <strong>della</strong> moda viene da <strong>un</strong> articolo pubblicato su <strong>un</strong>a rivista <strong>femminile</strong> di grande<br />

diffusione: “Sono imprevisti e sorprendenti i lavori <strong>della</strong> moda: nascono da <strong>un</strong>’idea<br />

origin<strong>al</strong>e, risolvono emergenze che sembrerebbero senza soluzione, rispondono a quel<br />

desiderio di qu<strong>al</strong>ità sempre più <strong>al</strong>ta che è diventato <strong>un</strong>a specie di magnifica ossessione.” 8<br />

• <strong>un</strong> collezionista di abiti d’epoca che ha raccolto 20.000 capi<br />

scrupolosamente cat<strong>al</strong>ogati e che f<strong>un</strong>gono da banca dati dello stile<br />

e del costume per stilisti, creativi, produttori di videoclip, immagini,<br />

pubblicazioni ecc;<br />

• <strong>un</strong> esperto di locations che ha raccolto <strong>un</strong>’<strong>al</strong>tra ricchissima banca<br />

dati, questa volta di case, giardini, luoghi carichi di atmosfera, ma che<br />

è anche in grado, attraverso <strong>un</strong>a rete di tour operators, di organizzare<br />

il trasferimento sul posto delle troupes cinematografiche o dei<br />

fotografi e di concordare con i proprietari delle aree i prezzi per la<br />

cessione dei diretti di immagine e di vagliare con le agenzie di<br />

pubblicità il costo opport<strong>un</strong>ità di ogni location;<br />

• <strong>un</strong> artigiano in grado di re<strong>al</strong>izzare pezzi <strong>un</strong>ici di oggetti da utilizzare<br />

nelle sfilate (stetson di plexiglass, manichini, corsetti in met<strong>al</strong>lo,<br />

parrucche-scultura);<br />

• la curatrice dello House Organ (<strong>un</strong>o strumento di com<strong>un</strong>icazione<br />

che ha ormai raggi<strong>un</strong>to <strong>un</strong>a notevole diffusione) di <strong>un</strong>a delle più<br />

importanti maison dello stilismo it<strong>al</strong>iano,.<br />

I quattro “nuovi professionisti <strong>della</strong> moda” intervistati d<strong>al</strong>l’autrice dell’articolo citato sono<br />

sopra le righe: creativi, eccentrici e, tuttavia, sono <strong>un</strong> esempio dei nuovi lavori <strong>della</strong> moda,<br />

spesso precari e legati a profession<strong>al</strong>ità meno estreme: d<strong>al</strong>l’indotto delle sfilate, a quello<br />

del turismo straniero dello shopping nelle vie d<strong>al</strong>la moda milanese o presso gli spacci delle<br />

grandi marche.<br />

6 <strong>Hermes</strong> lab, La lombardia e la filiera tessile abbigliamento di qu<strong>al</strong>ità, Vol.I, dattiloscritto, studio svolto pe<br />

Associazione Matrice Tessile, Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia (1999)<br />

7 Diomedea, “il Futuro del distretto stilistico-c<strong>al</strong>zaturiero di Vigevano”, 2001<br />

8 Giusi Ferré, Le nuove professioni <strong>della</strong> moda, Elle, 1999<br />

17


I filoni di attività che potremmo definire emergenti9 sono:<br />

• l’area <strong>della</strong> ricerca, con l’elaborazione di concetti, di tendenze e stili.<br />

Tra questi: il cool h<strong>un</strong>ter, ovvero il ricercatore di tendenza che opera<br />

per uffici stile, società di consulenza, divisioni marketing di grandi<br />

aziende e svolge <strong>un</strong>a attivitò di monitoraggio delle tendenze<br />

emergenti nelle città di tutto il mondo per quanto riguarda moda, stile<br />

e fenomeni cultur<strong>al</strong>i; i concepts lab, studi e società di ricerca che<br />

individuano e sintetizzano secondo modelli interpretativi, immagini,<br />

modelli concettu<strong>al</strong>e le tendenze dei guisti, dei comportamente e<br />

<strong>della</strong> ciltura dei consumatori.<br />

• l’area dell’immagine, e promozione d<strong>al</strong>la re<strong>al</strong>izzazione di <strong>un</strong>a vetrina<br />

<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>lestimento di <strong>un</strong> evento. Tra questi visu<strong>al</strong> merchandiser, e lo store<br />

designer il cui compito e di progettare e re<strong>al</strong>izzare le vetrine e<br />

l’ambiente interno dei negozi;<br />

Tra le attività con <strong>un</strong>a forte connotazione stagion<strong>al</strong>e ci sono quelle legate <strong>al</strong>le<br />

manifestazioni <strong>della</strong> moda (fiere e sfilate) come il driver che accompagna modelle, buyers<br />

e visitatori durante la settimana delle sfilate o le vestieriste, ovvero quelle persone che,<br />

durante la sfilata, fra <strong>un</strong>’uscita e l’<strong>al</strong>tra porgono i capi di abbigliamento <strong>al</strong>le modelle o ai<br />

modelli, per sveltirne la vestizione e posizionare gli accessori. In gran parte t<strong>al</strong>i professioni<br />

richiamano studenti, natur<strong>al</strong>mente di bella presenza, e sono molto connotate a livello di<br />

genere: mentre il driver è professione prettamente maschile, la vestierista, avendo a che<br />

fare con le nudità, soprattutto delle modelle, è esclusivamente <strong>femminile</strong>. La gamma delle<br />

professioni che rispetto a quelle citate sono stabilmente codificate e hanno generato<br />

anche la costituzione di associazioni e organismi sindac<strong>al</strong>i è pero ampia.<br />

Tra le più importanti vi sono lo stilista/designer, il fashion editor e ovviamente la mo<strong>della</strong>.<br />

• Designers e stilisti Nell’immaginario collettivo lo (o la) stilista incarna <strong>al</strong><br />

massimo grado il mondo <strong>della</strong> moda. Nella re<strong>al</strong>tà, il ruolo dello stilista<br />

richiede <strong>un</strong>a forte interazione con <strong>al</strong>tre professioni determinanti per la<br />

riuscita del prodotto. La definizione di stilista copre <strong>un</strong>a vasta gamma<br />

di attività e posizioni sul mercato può operare come freelance,<br />

<strong>al</strong>l’interno di <strong>un</strong> impresa manifatturiera o in <strong>un</strong>a società di consulenza.<br />

• Stylist/Fashion editor . Una delle figure a più <strong>al</strong>ta crescita negli ultimi<br />

anni. Combina il ruolo redattore di moda, che organizza, pianifica e<br />

re<strong>al</strong>izza con <strong>un</strong> team di <strong>al</strong>tri professionisti gli editori<strong>al</strong>i e i servizi<br />

fotografici che andranno pubblicati nella rivista per cui lavora. Si<br />

occupa quindi <strong>della</strong> scelta del tema e <strong>della</strong> location, <strong>della</strong> selezione<br />

dei capi e dei loro abbinamenti, nonché di formare – in stretta<br />

collaborazione con il fotografo – l’équipe che lavorerà <strong>al</strong> servizio,<br />

composta gener<strong>al</strong>mente da <strong>un</strong>a/o o più modelle/i, da <strong>un</strong> truccatore<br />

e parrucchiere, d<strong>al</strong>l’assistente del fotografo e da qu<strong>al</strong>che <strong>al</strong>tra figura<br />

9 <strong>Il</strong> profilo delle professioni emergenti è in parte rilevante ricavato da: Grana M. E Ottaviano C., Professioni <strong>della</strong><br />

moda e percordi formativi, Etas 2002; B<strong>al</strong>estri A. E Picchio N., Lavorare nella <strong>Moda</strong>, Edizioni <strong>Il</strong> sole 24 ore, 2000; De<br />

Benedittis M. Creare, produrre e com<strong>un</strong>icare: le mille professioni <strong>della</strong> moda, in Provincia di Milano 2002<br />

18


addetta soprattutto <strong>al</strong> reperimento degli accessori per la location.<br />

Infine stende materi<strong>al</strong>mente il servizio, che consiste in sostanza di <strong>un</strong>a<br />

serie di fotografie accompagnate da veloci didasc<strong>al</strong>ie. In misura<br />

crescente, lo stylist ha finito per affiancare lo stilista in occasione delle<br />

sfilate o di <strong>al</strong>tri eventi di presentazione delle collezioni, curando<br />

l'immagine <strong>della</strong> collezione, abbinando i capi di abbigliamento e<br />

completandoli con particolari e accessori.<br />

• P.R. e agenzie di com<strong>un</strong>icazione.<br />

• Le modelle e le Agenzie. L’ambito delle sfilate e <strong>della</strong> pubblicità è <strong>un</strong>o<br />

dei più appariscenti dell’intera filiera <strong>della</strong> moda, ma se modelle e<br />

modelli sono la p<strong>un</strong>ta visibile dell’iceberg, attorno a loro ruotano <strong>un</strong>a<br />

serie di professioni indispensabili, prime fra tutte quella del booker e<br />

quella del casting director. <strong>Il</strong> booker è i l’agente delle modelle e dei<br />

modelli: lavora <strong>al</strong>l’interno di <strong>un</strong>’agenzia, ma ha <strong>un</strong> ruolo che va oltre<br />

la semplice f<strong>un</strong>zione di intermediazione fra cliente e rappresentato,<br />

segue la carriera dei modelli d<strong>al</strong>la costruzione del primo book di<br />

fotografie <strong>al</strong>le sfilate più prestigiose. <strong>Il</strong> booker è praticamente il “tutore”<br />

di <strong>un</strong> modello o di <strong>un</strong>a mo<strong>della</strong>. <strong>Il</strong> casting director è <strong>un</strong>a figura di<br />

intermediazione fra il cliente e l’agenzia di modelle il cui ruolo è di<br />

selezionare il volto o fisico adatto <strong>al</strong> progetto com<strong>un</strong>icativo del<br />

cliente. Le modelle e i modelli sono il prodotto di questo processo<br />

produttivo, hanno il compito di v<strong>al</strong>orizzare con il loro portamento, le<br />

loro espressioni e i loro gesti i capi di abbigliamento e gli accessori di<br />

<strong>un</strong>a collezione, durante sfilate, servizi fotografici destinati a produrre<br />

cat<strong>al</strong>oghi per le aziende o redazion<strong>al</strong>i per le riviste di moda,<br />

campagne pubblicitarie o presentazioni negli showroom .<br />

Gener<strong>al</strong>mente i modelli sono liberi professionisti rappresentati da <strong>un</strong>a<br />

sola agenzia, che trattiene <strong>un</strong>a percentu<strong>al</strong>e sui compensi che il<br />

professionista riesce a ottenere in <strong>un</strong> ingaggio.<br />

19


4 LE ASPETTATIVE DELLE DONNE LAUREATE VERSO IL LAVORO NELLA MODA<br />

Una recente ricerca re<strong>al</strong>izzata d<strong>al</strong>la Camera nazion<strong>al</strong>e <strong>della</strong> <strong>Moda</strong> e da Women&Fashion<br />

ha indagato le aspettative che giovani donne (laureate) aspiranti ad accedere <strong>al</strong> <strong>settore</strong><br />

moda hanno nei confronti del lavoro nel <strong>settore</strong> delle moda.<br />

I risultati dell’indagine mostrano che le attese sono molto elevate. Con aspettative di <strong>un</strong><br />

lavoro creativo, gratificante e anche strumento di crescita.<br />

Richieste di indicare qu<strong>al</strong>i siano gli elementi caratterizzanti il lavoro nel mondo <strong>della</strong> moda<br />

l’assoluta prev<strong>al</strong>enza delle opinioni è andata <strong>al</strong>l’elemento “creatività “ segn<strong>al</strong>ato da oltre<br />

il 90% delle intervistate<br />

Oltre il 40% segn<strong>al</strong>a tre risposte creatività, senso estetico e flessibilità.<br />

A fronte di queste aspettative elevate, le intervistate sono però convinte <strong>della</strong> mancanza<br />

di corrispondenza tra la propria formazione e le possibilità lavorative. L’opinione com<strong>un</strong>e<br />

delle giovani intervistate è quindi che la formazione scolastica non basti, e occorra del<br />

v<strong>al</strong>ore aggi<strong>un</strong>to individu<strong>al</strong>e.<br />

Coerentemente con le aspettative espresse, l’opinione delle intervistate è che le<br />

competenze necessarie per lavorare nella moda siano nella sfera <strong>della</strong> creatività <strong>della</strong><br />

capacità di com<strong>un</strong>icazione del sapere lavorare in gruppo del senso estetico. O meglio sia<br />

necessaria <strong>un</strong>a combinazione di queste capacità.<br />

<strong>Il</strong> quadro che ne emerge è quindi foc<strong>al</strong>izzato decisamente sul lato “abilità” rispetto <strong>al</strong> lato<br />

“competenze”.<br />

Infatti, speci<strong>al</strong>izzazione, conoscenza del mondo del lavoro, conoscenze informatiche e<br />

linguistiche, pur raccogliendo il 30% delle segn<strong>al</strong>azioni risultano in qu<strong>al</strong>che misura non <strong>un</strong><br />

aspetto caratterizzante ma <strong>un</strong> accessorio rispetto <strong>al</strong>l’importanza <strong>della</strong> richiesta di abilità.<br />

Da segn<strong>al</strong>are in particolare che ness<strong>un</strong>a ha segn<strong>al</strong>ato come competenza necessaria<br />

quella che si matura come “conoscenza del mondo del lavoro”.<br />

Sul fronte dei comportamenti che il lavorare nel modo <strong>della</strong> moda richiede, flessibilità,<br />

adattamento, disinvoltura, impegno sono risultati i più segn<strong>al</strong>ati. Seguono <strong>al</strong>c<strong>un</strong>i aspetti tra<br />

i più com<strong>un</strong>i tra quelli che disegnano l’immaginario del mondo <strong>della</strong> moda: ambizione, la<br />

capacità di decisione e la grinta.<br />

Qu<strong>al</strong>i siano i fattori positivi (i vantaggi) del lavoro nella moda rispetto ad <strong>al</strong>tri è illustrato<br />

d<strong>al</strong>la Tabella 10, che mostra come l’aspetto più v<strong>al</strong>utato è lo sviluppo del <strong>sistema</strong> di<br />

relazioni e delle competenze, seguito d<strong>al</strong>l’apertura cultur<strong>al</strong>.<br />

20


Tabella 10 I vantaggi del lavoro nel mondo <strong>della</strong> moda?<br />

stimolo <strong>al</strong>lo sviluppo di conoscenze e competenze 20%<br />

mobilità geografica e apertura cultur<strong>al</strong>e 19%<br />

possibilità di trovare <strong>un</strong> lavoro interessante 17%<br />

sviluppo dell'iniziativa person<strong>al</strong>e 13%<br />

maggiore compatibilità tra interessi person<strong>al</strong>i e lavoro 12%<br />

stimolo <strong>al</strong> cambiamento person<strong>al</strong>e e profession<strong>al</strong>e 11%<br />

pari opport<strong>un</strong>ità tra donne e uomini 6%<br />

opport<strong>un</strong>ità di entrare a fare parte di <strong>un</strong> mondo elitario 3%<br />

ness<strong>un</strong>o 0%<br />

Tot<strong>al</strong>e 100%<br />

Fonte: CNMI- Women&Fashion<br />

Tabella 11 Gli svantaggi del lavoro nel mondo <strong>della</strong> moda?<br />

Difficoltà d'accesso 41%<br />

competitività eccessiva 17%<br />

Richiesta di competenze non chiaramente definite 12%<br />

esclusione per mancanza prerequisiti 9%<br />

stress, ansia 7%<br />

poche tutele 4%<br />

poco spazio per affetti e famiglia 4%<br />

troppa speci<strong>al</strong>izzazione 3%<br />

necessità di spostarsi 2%<br />

Ness<strong>un</strong>o 0%<br />

Tot<strong>al</strong>e 100%<br />

Fonte: CNMI- Women&Fashion<br />

La quasi tot<strong>al</strong>ità delle intervistate, oltre il 90% ha indicato la difficoltà di accesso qu<strong>al</strong>e<br />

svantaggio princip<strong>al</strong>e. Un <strong>al</strong>tro dato significativo è rappresentato d<strong>al</strong>la segn<strong>al</strong>azione<br />

contemporanea di difficoltà d’accesso/competitività eccessiva che è stata segn<strong>al</strong>ata d<strong>al</strong><br />

40% delle intervistate e difficoltà d’accesso/ richieste di competenze non definite<br />

segn<strong>al</strong>ata d<strong>al</strong> 25%.<br />

Ma qu<strong>al</strong>’è l’effettiva consapevolezza di qu<strong>al</strong>i siano I lavori <strong>della</strong> moda dei contenuti delle<br />

professioni <strong>della</strong> moda ? Alle intervistate veniva chiesto di indicare le figure profession<strong>al</strong>i<br />

conosciute nel <strong>settore</strong> <strong>della</strong> moda. Primo dato interessante che il 40% non ha segn<strong>al</strong>ato<br />

ness<strong>un</strong>a figura, il restante 60% ha segn<strong>al</strong>ate quelle riportate nella Tabella 12.<br />

21


Tabella 12 . La conoscenza delle professioni <strong>della</strong> moda, numero di risposte<br />

AREA PROGETTAZIONE<br />

fotografo 1<br />

Make up artist 1<br />

manager designer 1<br />

modelle 1<br />

stilista 24<br />

truccatore 1<br />

visagista 1<br />

figurinista 2<br />

grafico 3<br />

vetrinista 3<br />

responsabile ricerca 1<br />

responsabile accessori 2<br />

scenografo 1<br />

designer 3<br />

grafici 1<br />

tot<strong>al</strong>e 46<br />

AREA MARKETING E COMUNICAZIONE<br />

addetti <strong>al</strong> marketing 9<br />

agenzia modelle 3<br />

addetto pubbliche relazioni 8<br />

brand manager 3<br />

gestore organizzazione sfilate 4<br />

Public relations manager 8<br />

responsabile com<strong>un</strong>icaz 6<br />

resp ufficio stampa 4<br />

art director 4<br />

tot<strong>al</strong>e 45<br />

AREA COMERCIALIZZAZIONE<br />

buyer 7<br />

direttore p<strong>un</strong>to vendite 1<br />

visu<strong>al</strong> merchandiser 5<br />

responsabile acquisti 1<br />

s<strong>al</strong>es manager 2<br />

responsabile commerc 2<br />

standista 1<br />

commessa 1<br />

venditore 3<br />

tot<strong>al</strong>e 23<br />

AREA PRODUZIONE<br />

acco<strong>un</strong>t 1<br />

costumiste 2<br />

modellista 7<br />

parrucchiere 1<br />

product manager 3<br />

ricamatore 1<br />

sarto 6<br />

watcher 1<br />

tot<strong>al</strong>e 22<br />

22


5 SPECIALIZZAZIONE E STRATEGIE IN UN MERCATO AL FEMMINILE<br />

La distinzione maschile/<strong>femminile</strong> (o uomo/donna) ha dato forma e regola l’attività dei<br />

settori che producono beni di consumo per la persona: l’abbigliamento, le c<strong>al</strong>zature, la<br />

pelletteria, la bigiotteria, la cosmesi. E’ <strong>un</strong>a dicotomia che permea il modo in cui sono<br />

organizzati i processi produttivi; condiziona le politiche aziend<strong>al</strong>i; contraddistingue i<br />

linguaggi <strong>della</strong> pubblicità; definisce numerosi profili profession<strong>al</strong>i, vecchi e nuovi. Ed è <strong>al</strong>la<br />

base del modo stesso in cui le loro produzioni si presentano sui mercati.<br />

In tutti questi settori, la difformità di genere ha dimostrato <strong>un</strong>a capacità di resistenza, se<br />

non <strong>un</strong>a impermeabilità, <strong>al</strong>le grandi correnti di fondo che stanno spingendo la nostra<br />

società verso la parificazione tra i sessi: la deriva dell’inform<strong>al</strong>ità, la glob<strong>al</strong>izzazione,<br />

l’omologazione delle reti distributive, l’impennata dei fatturati negli asettici bazar virtu<strong>al</strong>i, la<br />

costante avanzata di marchi costruiti a tavolino; correnti che confinano in secondo piano<br />

immagini costruite pazientemente sulla manu<strong>al</strong>ità, saperi pratici e relazioni commerci<strong>al</strong>i<br />

coltivate in l<strong>un</strong>ghi decenni di attività.<br />

Se il processo produttivo pende più d<strong>al</strong> lato <strong>femminile</strong> che maschile, anche il mercato<br />

presenta <strong>un</strong>a forte caratterizzazione di genere.<br />

Quantitativamente, il mercato <strong>della</strong> moda continua ad essere soprattutto <strong>femminile</strong>. Negli<br />

Stati Uniti, dei 238 miliardi di dollari spesi annu<strong>al</strong>mente d<strong>al</strong>le famiglie americane in<br />

abbigliamento ed accessori, solo il 35,7% (pari <strong>al</strong>la in ogni caso ragguardevole cifra di 85<br />

miliardi di US$) riguarda prodotti per il mercato maschile.Solo di poco superiore a quella<br />

americana, 38%, pari a 2.000 miliardi di Yen, ma solo per ragioni di definizione statistica (i<br />

dati giapponesi escludono le c<strong>al</strong>ze e l’<strong>un</strong>derwear, dove maggiore è il peso<br />

dell’abbigliamento <strong>femminile</strong>) è la quota dell’abbigliamento maschile nella spesa delle<br />

famiglie giapponesi.<br />

Anche in It<strong>al</strong>ia, se si considerano le tipologie di prodotto esplicitamente riferibili <strong>al</strong><br />

consumatore maschile e <strong>femminile</strong> (escludendo cioè i prodotti <strong>un</strong>isex, come ad esempio i<br />

jeans o le sneakers) la quota <strong>della</strong> spesa in abbigliamento <strong>femminile</strong> (62%) è superiore a<br />

quella in abbigliamento maschile (38%).<br />

La prev<strong>al</strong>enza del mercato <strong>femminile</strong> ha riflessi che vanno molto <strong>al</strong> di la <strong>della</strong> distinzione<br />

merceologica o sociologica, influenza l’intero <strong>sistema</strong> produttivo, l’organizzazione delle<br />

imprese e le potenzi<strong>al</strong>ità di sviluppo e di loc<strong>al</strong>izzazione geografica <strong>della</strong> produzione.<br />

<strong>Il</strong> fatto di appartenere a (o di produrre per) questa o quella metà del mercato condiziona<br />

la attività economiche e i sentieri di sviluppo delle imprese oltre che le scelte profession<strong>al</strong>i<br />

dei lavoratori del <strong>settore</strong>.<br />

Femminile e maschile (mercato uomo e mercato donna) hanno rappresentato <strong>un</strong> solido<br />

<strong>sistema</strong> di coordinate che definisce due emisferi diversi per tempi e modi delle fasi di<br />

creazione e progettazione del prodotto, per processo produttivo, per caratteristiche<br />

chiave che definiscono la qu<strong>al</strong>ità del prodotto e rendono quel particolare abito capace<br />

di soddisfare bisogni, desideri e sogni del consumatore.<br />

Alla radice <strong>della</strong> dicotomia tra industria dell’abbigliamento maschile e <strong>femminile</strong> vi sono<br />

elementi che possono essere ben esemplificati dai diversi comportamenti dei consumatori<br />

nell’atto dell’acquisto.<br />

Se consideriamo il più maschile dei prodotti del vestiario:l’abito o il completo giaccapant<strong>al</strong>oni<br />

<strong>al</strong> momento dell’acquisto il consumatore guarda princip<strong>al</strong>mente (solo pochi<br />

23


anni fa esclusivamente) <strong>al</strong>la vestibilità: In seguito vengono v<strong>al</strong>utati la qu<strong>al</strong>ità del tessuto<br />

(leggerezza, morbidezza) e quella <strong>della</strong> confezione (accuratezza delle cuciture, <strong>della</strong><br />

costruzione del capo, l’esattezza geometrica degli accostamenti dei quadri o delle righe<br />

del tessuto). Le scelte relative <strong>al</strong> modello, <strong>al</strong> colore del tessuto, agli accessori riguardano<br />

soltanto varianti minime e sono spesso suggerite o guidate d<strong>al</strong> negoziante.<br />

<strong>Il</strong> quadro cambia in modo significativo quando si considera la scelta di <strong>un</strong> capo di vestiario<br />

<strong>femminile</strong>. La prima v<strong>al</strong>utazione riguarda l’insieme delle caratteristiche visive del prodotto,<br />

modello, colore, tessuto o combinazione di tessuti, la scelta è fatta in relazione<br />

<strong>al</strong>l’abbinamento con diversi accessori. In secondo piano passano la vestibilità, la qu<strong>al</strong>ità<br />

delle finiture, l’accuratezza <strong>della</strong> taglia, non è <strong>un</strong> caso se il numero di taglie<br />

nell’abbigliamento <strong>femminile</strong> tipicamente non supera le 3-6 e spesso ciasc<strong>un</strong> produttore<br />

presenta <strong>un</strong>a sua propria interpretazione <strong>della</strong> taglia, inoltre, praticamente, non esistono<br />

differenze per le stature.<br />

Nell’abbigliamento <strong>femminile</strong> l’offerta è molto più differenziata che in quello maschile, il<br />

contenuto moda è l’elemento fondament<strong>al</strong>e, che condiziona molto più che<br />

nell’abbigliamento maschile il processo di progettazione.<br />

L’attività di progettazione di <strong>un</strong>a nuova linea di abbigliamento maschile si impernia sulle<br />

sottili variazioni da apportare <strong>al</strong>la figura per soddisfare le tendenze <strong>della</strong> stagione<br />

successiva, <strong>un</strong> <strong>al</strong>l<strong>un</strong>gamento o accorciamento <strong>della</strong> giacca o dei risvolti, <strong>un</strong>a maggiore o<br />

minore imbottitura delle sp<strong>al</strong>le, lo spostamento verso l’<strong>al</strong>to o verso il basso dei bottoni ecc.<br />

Dopo che le variazioni <strong>della</strong> figura sono decise comincia il lavoro di selezione<br />

dell’assortimento di tessuti, che in genere è molto ampio. Vengono prodotti quindi <strong>al</strong>c<strong>un</strong>i<br />

prototipi nelle princip<strong>al</strong>i varianti di tessuto da inserire nei campionari, mentre per la<br />

maggior parte delle varianti di tessuto viene predisposta solo <strong>un</strong>a pezza da mostrare ai<br />

compratori (o grazie <strong>al</strong> CAD vengono elaborate immagini del capo con le diverse<br />

varianti).<br />

Diverso è l’approccio per la progettazione dell’abbigliamento <strong>femminile</strong>, dove il product<br />

manager responsabile dello sviluppo <strong>della</strong> linea lavora <strong>al</strong>l’orientamento gener<strong>al</strong>e dello<br />

stile e dei temi nella stagione successiva: colori , filati, tessuti, modelli, accessori vengono<br />

sviluppati con <strong>un</strong> approccio <strong>un</strong>itario. Le varianti di tessuto per modello spesso si limitano <strong>al</strong><br />

colore e sono in ogni caso in numero ridotto, mentre cresce la numerosità dei modelli. <strong>Il</strong><br />

rischio di insuccesso di <strong>un</strong> capo aumenta con l’ampliarsi dei campionari.<br />

Anche il processo produttivo risente di queste differenze. Nell’abbigliamento <strong>femminile</strong> il<br />

ciclo di produzione è meno l<strong>un</strong>go e complesso, di quello dell’abbigliamento maschile, ma<br />

la frequenza delle collezioni annue che ogni impresa presenta è di molto superiore così<br />

come molto superiore è l’esigenza di flessibilità a cui le imprese fanno fronte con <strong>un</strong> ricorso<br />

<strong>al</strong> decentramento produttivo e <strong>al</strong> terzismo di molto superiore.<br />

Mentre il <strong>settore</strong> dell’abbigliamento maschile è dominato da relativamente poche grandi<br />

imprese, quello <strong>femminile</strong> è molto frammentato, caratterizzato d<strong>al</strong>la presenza di molte<br />

imprese piccole, agili e flessibili e presenta <strong>un</strong>a maggiore turnover di marchi ed etichette.<br />

Sono le imprese in cui la ricerca di nuove soluzioni organizzative e di integrazione con le<br />

attività di com<strong>un</strong>icazione e trade sono più intense. In sintesi, è nelle imprese<br />

dell’abbigliamento <strong>femminile</strong> che si re<strong>al</strong>izza in modo più compiuto quella fusione di<br />

elementi materi<strong>al</strong>i ed immateri<strong>al</strong>i che caratterizza il <strong>sistema</strong> moda.<br />

24


Ci sono tutti gli ingredienti necessari perché le imprese, i modelli organizzativi, la struttura<br />

dell’industria stessa prendano strade diverse fino a coinvolgere, come si vedrà le scelte<br />

loc<strong>al</strong>izzative, tra Paesi e addirittura tra diverse regioni in <strong>un</strong>o stesso contesto economico e<br />

soci<strong>al</strong>e.<br />

Riguardo a quest’ultimo p<strong>un</strong>to, è sorprendente per la sua rilevanza è la speci<strong>al</strong>izzazione<br />

per genere <strong>della</strong> geografia <strong>della</strong> produzione che presenta <strong>un</strong>a forte caratterizzazione<br />

anche <strong>al</strong>l’interno di singoli Paesi, tra aree omogenee d<strong>al</strong> p<strong>un</strong>to di vista dei fondament<strong>al</strong>i<br />

economici. L’industria tessile abbigliamento it<strong>al</strong>iana, che, come è noto, si concentra sul<br />

territorio in <strong>un</strong>a serie di centri che in <strong>al</strong>c<strong>un</strong>i casi si sono speci<strong>al</strong>izzati nella produzione di capi<br />

per la donna e in <strong>al</strong>tri per l’uomo. Questa dicotomia si estende anche <strong>al</strong> tessile<br />

(produzione di semilavorati), <strong>un</strong> esempio particolarmente evidente quello dei due<br />

princip<strong>al</strong>i distretti it<strong>al</strong>iani del tessile laniero, Prato e Biella, il primo speci<strong>al</strong>izzato nelle lanerie,<br />

per abbigliamento <strong>femminile</strong>, la seconda nelle drapperie, per abbigliamento maschile.<br />

Anche la tendenze <strong>al</strong>la glob<strong>al</strong>izzazione delle filiere produttive è avanzata con velocità<br />

diverse, più rapidamente nell’abbigliamento maschile che in quello <strong>femminile</strong>.<br />

Se si misura la speci<strong>al</strong>izzazione dei 10 Paesi che si trovano ai vertici <strong>della</strong> classifica dei<br />

maggiori esportatori mondi<strong>al</strong>i di vestiario nell’esportare abbigliamento maschile o<br />

<strong>femminile</strong> (Figura 3) si ottiene <strong>un</strong>a interessante risultato: l’Europa domina la pattuglia degli<br />

speci<strong>al</strong>izzati in abbigliamento <strong>femminile</strong>, con <strong>un</strong>a graduatoria che va d<strong>al</strong>la Francia<br />

<strong>al</strong>l’It<strong>al</strong>ia passando per Regno Unito e Germania, quasi a ripercorrere le tappe <strong>della</strong> storia<br />

del prèt-à-porter.<br />

L’appartenenza a questo gruppo di Turchia e Corea merita qu<strong>al</strong>che riflessione<br />

supplementare. La Turchia, oltre ad essere <strong>un</strong>a importante “appendice” dell’industria<br />

tessile tedesca, oscilla da quasi <strong>un</strong> secolo tra l’essere, cultur<strong>al</strong>mente, politicamente ed<br />

economicamente, la frontiera dell’Europa verso l’Asia e l’essere la frontiere dell’Asia verso<br />

l’Europa. La Corea, d’<strong>al</strong>tro canto, indubbiamente asiatica, è il più avanzato<br />

economicamente tra i Paesi di Nuova Industri<strong>al</strong>izzazione di quel continente, con livelli di<br />

reddito pro capite e s<strong>al</strong>ari che prima del crack finanziario del 1997 erano in ritardo rispetto<br />

a quelli europei solo di <strong>un</strong>a decina d’anni.<br />

Tra gli speci<strong>al</strong>izzati nell’uomo troviamo i Paesi a basso costo che negli ultimi 20 anni hanno<br />

re<strong>al</strong>izzato le politiche di penetrazione delle esportazioni più aggressive: Cina, Thailandia e<br />

Indonesia, nonché, sorpresa !, gli Stati Uniti che, anzi risultano essere i più speci<strong>al</strong>izzati<br />

nell’uomo. Ma cosa <strong>un</strong>isce le fabbriche tessili dell’Alabama, del South Carolina e <strong>della</strong><br />

C<strong>al</strong>ifornia con quelle del Guandong in Cina, di Sampran in Tailandia o Band<strong>un</strong>g in<br />

Indonesia?<br />

Più di quanto si pensi: negli USA come in Cina, Tailandia ed Indonesia le imprese sono<br />

prev<strong>al</strong>entemente di grande e grandissima dimensione. L’industria americana ha<br />

programmaticamente scelto di rin<strong>un</strong>ciare <strong>al</strong>le produzioni in serie produttive piccole,<br />

imprevedibili ed a forte contenuto moda (<strong>un</strong> perfetto identikit dell’abbigliamento<br />

<strong>femminile</strong>), produzioni che ha quasi interamente deloc<strong>al</strong>izzato presso le imprese<br />

maquilladoras del centro-america e dei Paesi NAFTA. Ha cioè p<strong>un</strong>tato sulle produzioni per<br />

le qu<strong>al</strong>i la standardizzazione e i grandissimi numeri, in imprese organizzate in modo molto<br />

efficiente, permettono di contenere i costi (grazie a ciò che gli economisti chiamano<br />

economie di sc<strong>al</strong>a e di esperienza) e competere con i grandi produttori asiatici. Tutto il<br />

contrario di quanto ha fatto la maggior parte delle imprese del <strong>sistema</strong> moda it<strong>al</strong>iano,<br />

dove, non solo la struttura produttiva è particolarmente adatta <strong>al</strong>l’abbigliamento<br />

25


<strong>femminile</strong>, ma in gener<strong>al</strong>e anche nell’abbigliamento maschile vengono es<strong>al</strong>tati i fattori<br />

propri <strong>della</strong> piccola impresa, qu<strong>al</strong>ità sartori<strong>al</strong>e, speci<strong>al</strong>izzazione di nicchia ecc.<br />

Figura 3 . La speci<strong>al</strong>izzazione internazion<strong>al</strong>e per genere<br />

DONNA<br />

SPECIALIZZAZIONE<br />

UOMO<br />

VALORE COMPLESSIVO DELL'EXPORT<br />

MINORE MAGGIORE<br />

FRANCE<br />

TURKEY<br />

UK<br />

KOREA<br />

INDONESIA<br />

THAILAND<br />

USA<br />

26<br />

GERMANY<br />

ITALY<br />

LA SPECIALIZZAZIONE<br />

UOMO/DONNA<br />

DEI PRIMI 10 ESPORTATORI<br />

MONDIALI<br />

DI VESTIARIO<br />

CHINA<br />

Fonte: elaborazioni <strong>Hermes</strong> lab su dati ONU-COMTRADE<br />

SCALA LOGARITMICA<br />

Questi dati suggeriscono che si possono ricondurre, a grandi linee, a <strong>un</strong>a distinzione dei<br />

mercati per genere anche <strong>al</strong>c<strong>un</strong>e grandi scelte strategiche dei sistemi produttivi nazion<strong>al</strong>i:<br />

• il modello americano, delle grandi corporations, secondo il qu<strong>al</strong>e<br />

l’abbigliamento <strong>femminile</strong> e in ogni caso quello ad elevata variabilità,<br />

re<strong>al</strong>izzato in piccola serie prende la strada dei paesi a basso costo<br />

mentre quello in grande serie, prev<strong>al</strong>entemente maschile ha maggiori<br />

chances di restare nei paesi ad elevato costo de lavoro;<br />

• il modello europeo, interpretato soprattutto d<strong>al</strong> Made in It<strong>al</strong>y,<br />

secondo il qu<strong>al</strong>e a maggiore variabilità, imprevedibilità e contenuto<br />

moda corrisponde <strong>un</strong>a maggior capacità competitiva e che si basa<br />

sulla coesistenza e sinergia di grandi imprese e <strong>sistema</strong> dei distretti<br />

industri<strong>al</strong>i.

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