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Rapporto economico finanziario sul sistema ... - Hermes Lab

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2001<br />

Camera di Commercio, Industria,<br />

Artigianato, Agricoltura di Prato<br />

RAPPORTO ECONOMICO FINANZIARIO<br />

SUL SISTEMA INDUSTRIALE PRATESE<br />

Prato, dicembre 2002<br />

a cura di<br />

Marco Ricchetti e Massimo Cilio<br />

(<strong>Hermes</strong> <strong>Lab</strong> srl)


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

INDICE<br />

PARTE PRIMA - IL QUADRO DI RIFERIMENTO DEL SISTEMA MODA<br />

ITALIANO 3<br />

La cornice macroeconomica del 2001 3<br />

L’industria tessile/abbigliamento 3<br />

PARTE SECONDA - I RISULTATI ECONOMICI DELLE IMPRESE TESSILI E<br />

MECCANOTESSILI PRATESI NEL 2001 6<br />

Sintesi dei ri<strong>sul</strong>tati per l’esercizio 2001 6<br />

Il fatturato cede. Prato sotto la media nazionale 7<br />

Il bilancio aggregato del distretto è in perdita! 8<br />

La congiuntura deprime margini già bassi 11<br />

La gestione accessoria e quella finanziaria 12<br />

La redditività del capitale investito scende a livelli di guardia 15<br />

Il ciclo commerciale e l’equilibrio <strong>finanziario</strong> 17<br />

PARTE TERZA - SINTESI PER COMPARTO 19<br />

Filature cardate 19<br />

Nobilitazione 21<br />

Produttori di filati 23<br />

Produttori di tessuti 25<br />

Arredo e tessuti speciali 27<br />

Maglifici 29<br />

Confezionisti 31<br />

Meccanotessile 32<br />

PARTE QUARTA - IL VALORE DEL DISTRETTO: SCENARI DI CRESCITA E<br />

REDDITIVITÀ DEL CAPITALE 34<br />

Introduzione 34<br />

Sintesi dei ri<strong>sul</strong>tati 35<br />

Gli scenari 36<br />

Gli scenari a confronto: indicatori di redditività e valore del distretto<br />

APPENDICE METODOLOGICA ALLA PARTE QUARTA : Il modello di<br />

49<br />

valutazione 52<br />

I flussi di reddito attesi 52<br />

Fattori di sconto 53<br />

APPENDICE METODOLOGICA Le formule di calcolo degli indicatori di<br />

bilancio. 58<br />

2


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

PARTE PRIMA - IL QUADRO DI RIFERIMENTO DEL<br />

SISTEMA MODA ITALIANO<br />

La cornice macroeconomica del 2001<br />

Ad un anno di distanza è opportuno ricordare il quadro macro<strong>economico</strong> in cui<br />

si è sviluppata la congiuntura del <strong>sistema</strong> tessile-abbigliamento-meccanotessile.<br />

Nel 2001 la crescita dell’economia italiana è stata superiore a quella media dei<br />

paesi europei; questo ri<strong>sul</strong>tato, però, più che frutto di un dinamismo italiano è da<br />

collegare al rallentamento degli altri paesi europei. Il 2001, infatti, è stato l’anno della<br />

temuta frenata dell’economia internazionale che ha interrotto un lungo periodo<br />

espansivo.<br />

Il punto di svolta ufficiale del ciclo <strong>economico</strong> è stato la conferma, ad ottobre,<br />

che la più volte annunciata recessione dell’economia statunitense era ormai<br />

“certificata” nelle cifre consuntive. I fatti di New York di settembre, in realtà, non hanno<br />

fatto altro che rafforzare l’evidenza di una situazione che si era fatta difficile già da<br />

almeno un trimestre.<br />

In assenza di locomotive alternative, la frenata americana, ha trasmesso<br />

rapidamente i suoi effetti in Europa ed in Italia. Nel nostro Paese, la dinamica<br />

dell’export ed il forte rallentamento dell’import hanno evitato una compressione dei<br />

tassi di crescita dell’economia sotto la media europea. I consumi delle famiglie, infatti,<br />

sono cresciuti solo dell’1,5% (erano cresciuti del 2,9% nel 1999) e gli investimenti fissi<br />

hanno conosciuto una consistente frenata, dal 6,1% del 2000 a poco più dell’1%.<br />

La crescita dei consumi è ri<strong>sul</strong>tata, inferiore a quella media di lungo termine e<br />

la tenuta è avvenuta solo grazie all’aumento delle retribuzioni (3,3%), mentre un<br />

pesante impatto negativo è invece derivato dagli andamenti dei mercati finanziari<br />

(effetto povertà) e dal progressivo peggioramento del clima di fiducia delle famiglie,<br />

soprattutto dopo gli attentati dell’11 settembre.<br />

L’industria tessile abbigliamento<br />

Il 2001<br />

All’interno di questo quadro, il <strong>sistema</strong> moda italiano, che usciva da un biennio<br />

di euforia innescata dalla crescita del volume di attività, ha rallentato progressivamente<br />

la corsa. La somma di una prima metà dell’anno ancora positiva e di una chiusura al<br />

ribasso di quella successiva ha generato un consuntivo su base annua in crescita<br />

3


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

moderata; questa ha fatto salire a 64,6 miliardi di Euro il fatturato consolidato<br />

dell’insieme del <strong>sistema</strong> moda tessile, abbigliamento pelle e calzature (72,9 miliardi<br />

considerando anche le vendite interne al settore).<br />

In termini reali, ovvero depurando il dato dall’inflazione, nel 2001 si registra un<br />

ri<strong>sul</strong>tato negativo.<br />

Il rallentamento parallelo di export ed import ha consentito di realizzare un<br />

nuovo incremento del saldo commerciale con l’estero.<br />

L’occupazione (stock di addetti a fine anno) segnala i primi effetti della<br />

recessione con un calo di 6 mila unità assestandosi a 963 mila.<br />

Il <strong>sistema</strong> moda italiano in cifre<br />

(tessile, vestiario, pelle, pelletteria, calzature)<br />

2000 2001 2002<br />

previsione<br />

Fatturato totale delle imprese (mln €) 71.817 72.920 71.097<br />

Variazione % 7,1% 1.5% -2.5%<br />

Export (mln €) 40.753 43.597 41.495<br />

Variazione % 16.6% 7.0% -4.8%<br />

Import (mln €) 20.544 21.991 23.200<br />

Variazione % 23.4% 7.0% -5.5%<br />

Saldo commerciale(mln €) 20.208 21.606 18.295<br />

Quota dell’Italia su export mondiale 9,3%<br />

Occupazione (migliaia) 969 963<br />

Quota su occupazione manifatturiera 18,1% 18,1%<br />

Fatturato consolidato (al netto delle vendite<br />

interne al settore) (mln €) 63.153 64.636<br />

Fonte: <strong>Hermes</strong> <strong>Lab</strong><br />

Il 2002<br />

Il clima di forte preoccupazione con cui si è chiuso il 2001 non è stato però<br />

deteriorato tanto dalla insoddisfazione per i consuntivi dell’anno, quanto per le<br />

prospettive con cui si apriva il 2002.<br />

Per tutta la prima metà dell’anno si è instaurato un clima di grande incertezza,<br />

dove allo shock per gli avvenimenti di settembre si alternavano sprazzi di fiducia per<br />

un possibile avvicinamento della ripresa. Gli analisti di settore, settimana dopo<br />

settimana, correggevano le previsioni <strong>sul</strong> mese dell’anno in cui la ripresa si sarebbe<br />

avviata.<br />

Purtroppo l’evoluzione nel corso dell’anno ha fatto virare la congiuntura verso il<br />

peggio.<br />

4


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Invece di innescare la ripresa, il passare dei mesi ha portato ad un<br />

peggioramento del quadro congiunturale, tanto che i dati indicano che il peggior<br />

trimestre dell’anno per il tessile abbigliamento italiano è stato il terzo, l’ultimo per cui si<br />

dispongono dati al momento di redigere queste note.<br />

I fattori che hanno influito in modo particolarmente negativo <strong>sul</strong>la congiuntura<br />

del <strong>sistema</strong> moda sono stati due:<br />

− una frenata dei consumi di moda cui non è stato estraneo il provvedimento degli<br />

ecoincentivi per gli acquisti di auto varato a fine giugno dal governo; questo, infatti,<br />

ha provocato un inizio di sostituzione nella spesa delle famiglie a favore dell’auto<br />

penalizzando voci come il vestiario;<br />

− la rapida rivalutazione dell’euro rispetto al dollaro (circa il 10% su base annua). La<br />

congiuntura del <strong>sistema</strong> moda è sempre stata sensibile alle oscillazioni del cambio<br />

della moneta americana e il passaggio ad una fase di maggiore debolezza del<br />

dollaro prospetta, anche per il prossimo anno, ai nuovi ostacoli per i prodotti del<br />

Made in Italy. La rivalutazione dell’euro di questi mesi può far perdere, a parità di<br />

tutto il resto, circa 1,5 punti di crescita del fatturato del tessile abbigliamento nel<br />

2003.<br />

Le previsioni per il 2002 formulate da <strong>Hermes</strong> lab ad ottobre indicano un calo<br />

del fatturato complessivo del <strong>sistema</strong> moda italiano del –2,5%, che si compone di una<br />

sostanziale tenuta dei settori a valle (in particolare del vestiario che spunta un<br />

incremento) e di un decremento molto più accentuato dei settori a monte ed in<br />

particolare del tessile.<br />

5


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

PARTE SECONDA - I RISULTATI ECONOMICI DELLE IMPRESE<br />

TESSILI E MECCANOTESSILI PRATESI NEL 2001<br />

Sintesi dei ri<strong>sul</strong>tati per l’esercizio 2001<br />

Nel 2001 il fatturato delle imprese pratesi praticamente non ha registrato<br />

variazioni. Nella dinamica dei ricavi la differenza tra il settore tessile e quello<br />

meccanotessile ri<strong>sul</strong>ta consistente: il tessile registra un leggero calo mentre il<br />

meccanotessile ha proseguito, anche se con ritmi meno sostenuti, la fase di<br />

crescita avviata nel 2000.<br />

Per il tessile nel suo insieme, gli utili pre-tasse si sono ridotti al lumicino sia in<br />

percentuale del fatturato che in cifra assoluta. Nonostante il diverso profilo<br />

congiunturale gli utili sono diminuiti anche nel meccanotessile.<br />

All’interno del tessile, il margine di utile pre-tasse <strong>sul</strong> fatturato è peggiorato in<br />

tutti i comparti, e in ben tre di essi (maglifici, filatori di cardato per conto terzi e<br />

produttori di filatoil bilancio aggregato registra perdite.<br />

Sempre nel settore tessile, l’effetto <strong>sul</strong>la redditività del capitale investito (ROI)<br />

del calo dei margini è stato attenuato, ma non eliminato, dalla tenuta (anzi da un<br />

leggero miglioramento) dell’efficienza nell’uso del capitale investito (rapporto tra<br />

fatturato e capitale investito). In ogni caso il ROI è sceso a livelli oltre modo bassi.<br />

Nel meccanotessile, l’esame dell’andamento della redditività del capitale<br />

investito è più complesso e richiede molte cautele a causa di un andamento<br />

particolarmente erratico della gestione finanziaria, che può determinare significative<br />

distorsioni del ROI; in ogni caso, come era già successo nel 2000, si registra un<br />

livello di redditività soddisfacente dopo la difficile fase conclusa nel 1999.<br />

La contrazione di occupati nel settore tessile condiziona il dato complessivo e<br />

di fatto annulla i timidi progressi del settore meccanotessile. Malgrado la congiuntura<br />

negativa e il calo di margini e redditività, gli indici di liquidità e solidità finanziaria delle<br />

imprese, nella media delle imprese del campione, non sono peggiorati.<br />

6


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Il fatturato cede; Prato sotto la media nazionale<br />

Ripetere l’exploit di crescita del 2000 (+12,5%) era probabilmente un’ impresa<br />

molto difficile vista la cornice generale ma il dato finale del fatturato (-0,5%) delude<br />

oltre ogni aspettativa. Nel settore tessile la performance in termini di fatturato delle<br />

imprese pratesi è stata peggiore tanto di quella media nazionale settoriale (+2.1%)<br />

oltre che di quella biellese (+4,9%).<br />

Nel caso del meccanotessile, al contrario, le imprese pratesi (+9,0%) hanno<br />

ottenuto ri<strong>sul</strong>tati migliori sia della media nazionale (+5% secondo ACIMIT) che del<br />

meccanotessile biellese, che invece ha subito un calo del 5,9%.<br />

Si è poi accentuata la varianza dei ri<strong>sul</strong>tati delle singole imprese attorno ai<br />

valori medi:<br />

− il 40% circa del campione (38,9%) ha registrato un calo dei ricavi almeno del 10%;<br />

− il 60% ha registrato un calo del fatturato;<br />

− per contro, oltre 1/5 (il 22,2%) delle imprese ha registrato incrementi di almeno il<br />

10%.<br />

Si tenga sempre conto, in tutta l’analisi che segue, che si stanno analizzando<br />

movimenti delle medie di settore; ciò non significa che un fenomeno segnalato dal<br />

movimento delle medie (ad esempio, un calo di fatturato) riguardi necessariamente<br />

tutte le imprese del campione.<br />

20%<br />

15%<br />

10%<br />

5%<br />

0%<br />

Distribuzione %<br />

delle variazioni del fatturato 2001/2000<br />

311 imprese del campione<br />

-30% -20% -10% -5% 0% 5% 10% 20% 30% 50% 100% E<br />

OLTRE<br />

%<br />

100.00%<br />

75.00%<br />

50.00%<br />

25.00%<br />

.00%<br />

7


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Tra i comparti, i soli a non essere investiti dalla recessione, oltre al<br />

meccanotessile di cui si è già detto, sono stati i produttori di tessuti tradizionali,<br />

il cui fatturato è cresciuto del 4,4%, e le imprese della nobilitazione, che hanno<br />

aumentato i ricavi dell’1,5%. Negli altri settori il fatturato 2001 è diminuito. Nel caso<br />

dei produttori di tessili speciali e per arredamento si è trattato di una scivolata<br />

lieve (-0,4%) mentre per le filature cardate c.t. (-9,9%), i produttori di filato (-<br />

10,4) i maglifici (-12,2%) e i confezionisti (-16,1%) la perdita di fatturato è stata<br />

molto consistente.<br />

L’occupazione è diminuita del 3,6%, in misura maggiore quindi della<br />

variazione del fatturato. Nelle 311 imprese del campione, il calo in cifra assoluta è<br />

stato di 282 addetti.<br />

Il saldo occupazione ha ils egno meno in tutti i comparti tessili. In percentuale,<br />

la caduta più forte si è avuta tra i confezionisti (-10,2%), che hanno subito anche il<br />

maggior calo del fatturato. La riduzione più contenuta si è registrata tra i filatori di<br />

cardato per c.t. (-0,2%, a fronte di un calo del fatturato di –9,9%). Nel meccanotessile,<br />

infine, l’occupazione è aumentata dell’1,8%.<br />

Il bilancio aggregato del distretto è in perdita!<br />

Nel complesso, rispetto al 2000 il volume complessivo gli utili correnti pretasse<br />

delle 311 imprese del campione si è più che dimezzato (-59,1%); , il dato<br />

diminuisce anche in rapporto al fatturato, dal 2,7% ad un esile 1.1%. Al netto delle<br />

tasse, degli oneri straordinari e delle rettifiche, il distretto nel suo insieme ha<br />

registrato perdite per un ammontare pari allo 0,1% del fatturato.<br />

6.0<br />

5.0<br />

4.0<br />

3.0<br />

2.0<br />

1.0<br />

0.0<br />

PRATO<br />

LANIERO MEDIOBANCA<br />

AL MINIMO GLI UTILI PRE-TASSE<br />

(UTILE CORRENTE PRE-TASSE IN % DEL FATTURATO)<br />

2000 2001<br />

8


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Limitando l’osservazione ai dati del tessile, lo scarto negativo per i pratesi<br />

rispetto al campione nazionale di Mediobanca è rimasto inalterato, ma ad un livello<br />

di margini nettamente inferiore.<br />

La riduzione del margine di utile rispetto al 2000 si è verificata in tutti i<br />

comparti. Una situazione particolarmente grave si è registrata in tre comparti:<br />

filature di cardato c.t.; produttori di filato e maglifici. Questi presentano un utile<br />

corrente negativo con perdite che, in percentuale del fatturato, vanno dal -0,1%<br />

delle filature di cardato, al -0,7% dei maglifici, passando per il -0,5% dei produttori di<br />

filato.<br />

Un andamento dei margini meno penalizzante si è registrato nel<br />

meccanotessile (4,5% del fatturato; era il 6,7% nel 2000), nella nobilitazione<br />

(2.2% contro 3,9% nel 2000), nei produttori di tessuti tradizionali (1,2% ;<br />

praticamente la metà rispetto al 2000) e le imprese dell’arredo e tessuti speciali<br />

all’1,5% (era il 3,3% nel 2000). In zona franca tra utile e perdita si trova il comparto<br />

delle confezioni, con un margine assottigliato allo 0,7%, (al netto di imposte,<br />

rettifiche ed oneri straordinari, anche i confezionisti ri<strong>sul</strong>tano, nel loro insieme, in<br />

perdita per lo 0,3% del fatturato). Lo stesso preoccupante fenomeno, utili a livello<br />

corrente-pre tasse e perdite a livello di ri<strong>sul</strong>tato di bilancio, si registra anche per la<br />

nobilitazione.<br />

Spostando l’attenzione dagli utili al cash-flow, depurando cioè l’utile corrente<br />

dalle principali poste di accantonamento, la situazione resta molto critica per i<br />

produttori di filato e i maglifici, che hanno visto i flussi di cassa ridursi fino ad un<br />

anemico 1% in rapporto al fatturato. Nei comparti con elevata incidenza di<br />

accantonamenti operativi <strong>sul</strong> fatturato, in particolare quelli che effettuano soprattutto<br />

lavorazioni per conto terzi e quindi presentano un volume di acquisti <strong>sul</strong> fatturato più<br />

basso non dovendo acquistare le materie prime, il dato relativo al cash flow fornisce<br />

un quadro meno negativo. Infatti, il volume degli accantonamenti, oltre ad essere<br />

più elevato, è decisamente più stabile rispetto alle altre poste del conto <strong>economico</strong>,<br />

e svolge pertanto un ruolo equilibratore. Nelle filature cardate per conto terzi, ad<br />

esempio, il cash flow si è ridotto, in rapporto al fatturato, ma solo di 1,9 punti<br />

percentuali (dal 9,8% del fatturato al 7.9%), dato che va rapportato alla riduzione di<br />

2,5 punti del ri<strong>sul</strong>tato di bilancio. Nell’altro comparto che lavora prevalentemente per<br />

conto terzi, la nobilitazione, il cash flow è sceso dal 13,4% del fatturato all’11,8%,<br />

9


Meccanotessile<br />

Totale TA Pratese<br />

Nobilitazione<br />

Produttori di tessuti<br />

Confezionisti<br />

Maglifici<br />

Arredo e tessuti speciali<br />

Produttori di filato<br />

Filature a cardato c.t.<br />

Meccanotessile<br />

Totale TA Pratese<br />

Nobilitazione<br />

Produttori di tessuti<br />

Confezionisti<br />

Maglifici<br />

Arredo e tessuti speciali<br />

Produttori di filato<br />

Filature a cardato c.t.<br />

<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

-0.7<br />

-0.5<br />

-0.1<br />

0.7<br />

1.0<br />

1.2<br />

1.5<br />

1.6<br />

2.2<br />

2.4<br />

2.3<br />

2.4<br />

2.6<br />

-2.0 -1.0 0.0 1.0 2.0 3.0 4.0 5.0 6.0 7.0 8.0<br />

0.9<br />

1.3<br />

1.6<br />

2.5<br />

2.9<br />

3.7<br />

3.9<br />

4.1<br />

4.5<br />

4.8<br />

5.6<br />

6.8<br />

6.6<br />

7.9<br />

3.3<br />

3.9<br />

3.8<br />

4.5<br />

2000<br />

2001<br />

6.7<br />

UTILE CORRENTE PRE-TASSE<br />

IN % DEL FATTURATO<br />

0.0 2.0 4.0 6.0 8.0 10.0 12.0 14.0 16.0<br />

(*)Utile corrente + accantonamenti<br />

8.7<br />

CASH-FLOW ANTE-IMPOSTE (*)<br />

IN % DEL FATTURATO<br />

9.8<br />

11.8<br />

13.4<br />

2000<br />

2001<br />

10


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

La congiuntura deprime margini già bassi<br />

I ri<strong>sul</strong>tati dei bilanci nel 2001 mettono in luce la fragilità del <strong>sistema</strong> industriale<br />

pratese nel suo insieme 1 che dipende da: :<br />

− margini strutturalmente bassi;<br />

− minore capacità rispetto al passato ad assorbire i cicli negativi della congiuntura.<br />

Riguardo ai margini strutturalmente bassi, basta osservare come anche nel<br />

2000, anno di congiuntura positiva caratterizzato da crescita a due cifre del<br />

fatturato, l’ utile corrente “dell’azienda distretto” oscillava intorno al 2,5%. L’esiguità<br />

dei margini in termini relativi in parte dipende dal disegno organizzativo dell’industria<br />

tessile pratese caratterizzata da imprese poco integrate; nel loro conto <strong>economico</strong><br />

incidono relativamente di più gli acquisti per lavorazioni effettuate da terzi e<br />

relativamente di meno il valore aggiunto. Tuttavia basta osservare gli indicatori di<br />

margini per unità di capitale investito (si veda il capitolo successivo) che ri<strong>sul</strong>tano<br />

particolarmente bassi; ad esempio, il ROI, che nella formulazione da noi utilizzata<br />

mette in relazione gli utili correnti ante oneri finanziari, anche nel 2000 , anno<br />

buono della congiuntura, era solo del 6,7%. Questo fa pensare che la divisione del<br />

lavoro tra committenti e terzisti e le piccole dimensioni delle imprese, da sole, non<br />

spiegano l’esiguità dei margini <strong>sul</strong> fatturato.<br />

Questa fragilità di <strong>sistema</strong> fa sì che una fase congiunturale negativa ha effetti<br />

negativi immediati e sposta immediatamente la bottom line dall’area degli utili alle<br />

perdite.<br />

I dati del campione permettono però di aggiungere un ulteriore elemento che<br />

riguarda le modalità di assorbimento di uno shock congiunturale negativo.<br />

In un <strong>sistema</strong> frammentato, basato su un ricorso elevato alle lavorazioni conto<br />

terzi e con forte presenza di attività artigianali, il peso dell’assorbimento di una fase<br />

congiunturale negativa è distribuito su un gran numero di imprese, con effetti che si<br />

spalmano in modo non omogeneo tra le imprese.<br />

Tutto questo si riflette nei dati: le filature cardate e i maglifici sono tra i<br />

comparti in cui i margini si contraggono maggiormente (margini di utile corrente pretasse<br />

negativi per il -0,1% del fatturato e perdite di esercizio pari a –2,7% del<br />

fatturato per le filature; margini di utile corrente a –0,7% e ri<strong>sul</strong>tato d’esercizio a -<br />

1 Si tenga sempre presente nella lettura di queste pagine che stiamo analizzando il bilancio<br />

aggregato “dell’azienda distretto”. La debolezza si riferisce quindi all’insieme del distretto in cui<br />

convivono imprese forti e profittevoli con altre che, anno dopo anno, faticano a raggiungere il<br />

pareggio di bilancio.<br />

11


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

0,6% del fatturato per i maglifici) 2 . I problemi affiorano comunque anche tra i<br />

committenti, , come i produttori di filati che presentano un margine di utile corrente<br />

pari a –0,5% e ri<strong>sul</strong>tato d’esercizio pari a –1,4% del fatturato.<br />

L’effetto congiuntura si è scaricato <strong>sul</strong>la gestione operativa di tutte le imprese.<br />

I fatturati sono scesi, come si è detto, in quasi tutti i comparti; gli acquisti si sono<br />

ridotti quasi parallelamente al fatturato, ma costo del lavoro, ammortamenti ed altri<br />

costi fissi sono rimasti inalterati, comprimendo i margini operativi netti e, a cascata,<br />

gli altri margini, fino agli utili correnti e al ri<strong>sul</strong>tato di bilancio.<br />

In particolare, soffermandosi sui comparti nei quali i ri<strong>sul</strong>tati in termini di utili<br />

sono stati peggiori, ri<strong>sul</strong>ta che<br />

− nelle filature cardate., dove il rapporto tra acquisti e fatturato è molto basso (oltre<br />

la metà del fatturato va a valore aggiunto), a fronte di un calo del -9.9% del<br />

fatturato, il costo del lavoro è cresciuto dello 0,8% e gli accantonamenti operativi si<br />

sono ridotti solo del 5,9%. Il margine operativo netto si è quindi ridotto di quasi 1/3<br />

in cifra assoluta, ed è passato dall’8,6% al 6,3% del fatturato;<br />

− tra i produttori di filato, dove il rapporto tra acquisti e fatturato è più alto, e solo il<br />

10% delle vendite rappresenta valore aggiunto, a fronte di un calo del –10,4% del<br />

fatturato, il costo del lavoro è cresciuto del 4% e gli accantonamenti operativi del<br />

29%. Il margine operativo netto, in cifra assoluta, si è ridotto del 39% ed è passato<br />

dall’4,4% al 3% del fatturato;<br />

− nei maglifici, a fronte di un calo del –12,2% del fatturato, il costo del lavoro è<br />

cresciuto dell’1,7% e, malgrado la riduzione degli accantonamenti operativi (-<br />

13,3%) il margine operativo netto si è ridotto di quasi 2/3 (-70%) passando dal<br />

3,6% all’1,2% del fatturato.<br />

In generale, per l’insieme delle imprese del campione, l’incidenza del costo del<br />

lavoro <strong>sul</strong> valore aggiunto prodotto è cresciuta dal 61% al 66%. E’ cresciuto anche<br />

il costo medio del lavoro per addetto da 34.300 € a 36.600 €.<br />

La gestione accessoria e quella finanziaria<br />

Data la cornice economica recessiva, l’incidenza degli accantonamenti per<br />

rischi e svalutazioni del circolante, che nel 2000 si era ridotta per effetto del<br />

miglioramento complessivo del clima congiunturale, è tornata a risalire di 4 decimi<br />

di punto, come ri<strong>sul</strong>tato di un sostanziale (+80%) incremento degli accantonamenti<br />

rispetto all’anno precedente. La gestione finanziaria, invece, non ha prodotto ri<strong>sul</strong>tati<br />

particolarmente diversi da quelli del 2000. Per l’insieme delle imprese del campione<br />

l’anno si è chiuso con una sostanziale stabilità del peso degli oneri finanziari.<br />

2 Le imprese del campione sono società di capitali; l’analisi non si applica necessariamente a<br />

tutte le imprese di subfornitura (società individuali o di altre forme di società di persone).<br />

12


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Il peggioramento della redditività operativa, tuttavia, rende più pesanti da<br />

sopportare oneri finanziari anche se ri<strong>sul</strong>tano solo di poco superiori a quelli del<br />

2000.<br />

Nel settore tessile, deducendo da questo tipo di oneri il saldo positivo di<br />

proventi e perdite finanziarie, la gestione finanziaria ha assorbito circa la metà<br />

(49,6%) del reddito prodotto dalla gestione operativa. Nel 2000, aveva pesato per il<br />

38,6%.<br />

In alcuni casi, nel 2002 il rapporto tra gestione finanziaria netta e reddito<br />

operativo ha raggiunto livelli patologici, come nei maglifici dove ha assorbito più<br />

dell’intero reddito operativo, e nei produttori di filato dove ha raggiunto il 72,2%.<br />

Meccanotessile<br />

Totale TA Pratese<br />

Nobilitazione<br />

Produttori di tessuti<br />

Confezionisti<br />

Maglifici<br />

Arredo e tessuti speciali<br />

Produttori di filato<br />

Filature a cardato c.t.<br />

5.9%<br />

5.5%<br />

16.2%<br />

20.7%<br />

29.1%<br />

38.3%<br />

33.7%<br />

23.7%<br />

31.3%<br />

38.6%<br />

36.7%<br />

41.5%<br />

49.6%<br />

47.4%<br />

54.5%<br />

44.1%<br />

INCIDENZA DELLA GESTIONE FINANZIARIA<br />

IN % DEL REDDITO OPERATIVO<br />

71.1%<br />

2000<br />

2001<br />

110.6%<br />

0.0% 20.0% 40.0% 60.0% 80.0% 100.0% 120.0%<br />

13


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Il conto <strong>economico</strong> dell’industria pratese 2000-2001<br />

2000<br />

% sui<br />

ricavi<br />

tessile meccanotessile<br />

2001<br />

% sui<br />

ricavi<br />

var %<br />

in cifra<br />

assoluta<br />

2000<br />

% sui<br />

ricavi<br />

2001<br />

% sui<br />

ricavi<br />

var %<br />

in cifra<br />

assoluta<br />

Ricavi netti 100.0 100.0 -0.8% 100.0 100.0 9.0%<br />

Valore della Produzionne 100.9 100.3 -1.3% 101.8 98.6 5.6%<br />

Acquisti 82.2 80.8 -2.4% 73.3 74.0 10.0%<br />

Var.rimanenze mat.prime -0.7 0.9 n.s. 1.3 -1.3 n.s.<br />

Valore Aggiunto 19.4 18.6 -5.0% 27.2 25.9 3.8%<br />

Costo del lavoro 11.8 12.3 2.7% 17.6 17.4 8.2%<br />

Accantonamenti Operativi 2.6 2.7 3.3% 1.2 1.6 45.8%<br />

Reddito operativo 5.0 3.6 -27.6% 8.4 6.9 -11.3%<br />

Saldo diversi e altri accant. -0.4 -0.8 83.5% -1.2 -2.0 78.1%<br />

Saldo proventi/perdite finanz. 0.6 0.7 9.1% 5.9 11.7 117.7%<br />

Oneri finanziari 2.5 2.5 -3.1% 6.3 12.1 107.2%<br />

Utile Corrente 2.6 1.0 -61.6% 6.7 4.5 -27.2%<br />

Saldo straordinari e svalutaz. 0.6 0.5 -0.9% 0.1 0.9 1053.3%<br />

Imposte 2.0 1.8 -14.6% 3.9 3.1 -13.7%<br />

Rettifiche 0.0 0.0 -41.1% 0.0 0.0 n.s.<br />

Utile/Perdita di esercizio 1.1 -0.2 n.s 2.9 2.3 -14.5%<br />

Cash flow (Utile corr.+ Accant.) 5.6 4.1 -26.9% 8.7 6.8 -14.1%<br />

14


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

La redditività del capitale investito scende a livelli di guardia<br />

La redditività del capitale investito (ROI) è strettamente influenzata<br />

dall’andamento dei margini operativi.<br />

Nel tessile il ROI è sceso al livelli del tutto insoddisfacenti (4,7%); in pratica si<br />

sarebbe ricavato lo stesso rendimento acquistando (senza alcun rischio) dei BTP<br />

decennali!. Il confronto con i ri<strong>sul</strong>tati del campione Mediobanca mette in luce come<br />

la riduzione non riguardi solo Prato , ma il fatto che quest’ultimo parta da livelli più<br />

bassi produce l’effetto di cui si è detto.<br />

Ad aggravare ancora di più il quadro della redditività, si aggiunge anche il<br />

lieve incremento del costo medio dei capitali presi a prestito, che dal 4.7% del 2000<br />

è passato a 4.9%. L’insieme delle imprese tessili, pertanto, si trova nella posizione<br />

di ricavare un rendimento di 4,7 euro ogni 100 di capitale investito, ma di pagarne<br />

4,9 ogni 100 di capitale preso a prestito!<br />

Nel meccanotessile la redditività migliora ulteriormente dal già elevato livello<br />

del 2000 (20,2% rispetto al 16,3% del 2000). Il confronto con il costo medio del<br />

debito è reso impossibile a causa di alcuni valori anomali.<br />

10.0%<br />

9.0%<br />

8.0%<br />

7.0%<br />

6.0%<br />

5.0%<br />

4.0%<br />

3.0%<br />

2.0%<br />

1.0%<br />

0.0%<br />

REDDITIVITA' IN CALO SIA A PRATO<br />

CHE NEL LANIERO NAZIONALE<br />

ROI (UTILE CORRENTE ANTE ONERI FINANZIARI / ATTIVO NETTO %)<br />

2000 2001<br />

PRATO<br />

LANIERO MEDIOBANCA<br />

15


Totale TA Pratese<br />

Produttori di tessuti<br />

Arredo e tessuti speciali<br />

Produttori di filato<br />

Filature a cardato c.t.<br />

rotaz.capitale<br />

Meccanotessile<br />

Nobilitazione<br />

Confezionisti<br />

1.5<br />

1.45<br />

1.4<br />

1.35<br />

1.3<br />

1.25<br />

1.2<br />

1.15<br />

1.1<br />

1.05<br />

1<br />

Maglifici<br />

<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

1.6%<br />

3.3%<br />

3.1%<br />

4.7%<br />

5.6%<br />

4.3%<br />

4.1%<br />

4.3%<br />

5.7%<br />

5.3%<br />

6.7%<br />

6.7%<br />

6.1%<br />

6.2%<br />

7.4%<br />

10.2%<br />

16.3%<br />

20.2%<br />

REDDITIVITA' DEL CAPITALE INVESTITO<br />

(ROI=UTILE CORR. ANTE O.F./ ATTIVO NETTO )<br />

2000<br />

2001<br />

0% 5% 10% 15% 20% 25%<br />

NEL TESSILE<br />

LA ROTAZIONE DEL CAPITALE MIGLIORA MALGRADO LA CONGIUNTURA,<br />

MA PRECIPITANO I MARGINI<br />

2001<br />

2000<br />

2 2.5 3 3.5 4 4.5 5 5.5<br />

Utile corr.ante on.fin,<br />

16


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Il ri<strong>sul</strong>tato avrebbe potuto essere peggiore se, delle due componenti del ROI,<br />

margini operativi e tasso di rotazione del capitale investito, la caduta della prima non<br />

avesse trovato qualche compensazione nella seconda. Il tasso di rotazione del<br />

capitale, infatti, è migliorato leggermente: dall’1,30 del 2000 all’1,34 del 2001.<br />

L’analisi dei dati ad un più elevato grado di dettaglio settoriale mostra che tra il<br />

1999 e il 2000 tutti gli spostamenti dei punti <strong>sul</strong> grafico, che rappresentano la<br />

combinazione di reddito operativo e rotazione del capitale per i diversi comparti,<br />

avvengono per via orizzontale,. Il tasso di rotazione del capitale è tendenzialmente<br />

stabile; cala nella maglieria e nelle confezioni ed è aumentato, invece, per i<br />

produttori di tessuti tradizionali e e i tessuti speciali - arredo.<br />

rotaz.capitale<br />

2.1<br />

1.9<br />

1.7<br />

1.5<br />

1.3<br />

1.1<br />

0.9<br />

0.7<br />

0.5<br />

IN TUTTI I COMPARTI<br />

LA ROTAZIONE DEL CAPITALE E' STABILE O IN CRESCITA, I MARGINI IN CALO<br />

MA01<br />

FC00<br />

C0N01<br />

PF01<br />

MA00 PF00<br />

ARR01<br />

FC01<br />

PTS01<br />

NOB01<br />

CON00<br />

PTS00<br />

ARR00<br />

NOB00<br />

0.0 2.0 4.0 6.0 8.0 10.0 12.0 14.0<br />

Utile corr.ante on.fin,<br />

FC= filature di cardato c.t.<br />

ARR= Arredo e tessuti speciali<br />

MA= maglifici<br />

CON=confezionisti<br />

PTS= produttori di tessuti tradizionali<br />

NOB= nobilitazione<br />

MT= meccanotessile<br />

MT01<br />

Il ciclo commerciale e l’equilibrio <strong>finanziario</strong><br />

Nel 2001, il saldo tra investimenti e disinvestimenti delle imprese del<br />

campione è ri<strong>sul</strong>tato negativo per circa 7 milioni di Euro. Questo segna una battuta<br />

MT00<br />

17


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

d’arresto dopo i continui incrementi degli anni passati. Il peso degli immobilizzi<br />

materiali <strong>sul</strong>l’attivo netto dello stato patrimoniale, in ogni caso, è rimasto stabile, con<br />

un lieve incremento (dal 17,4% al 17,7).<br />

In percentuale dell’attivo, gli immobilizzi (materiali + immateriali + finanziari)<br />

sono aumentati nel tessile (dal 23,0% al 25,0%) e diminuiti nel meccanotessile<br />

(dal 19,2% al 17,0%).<br />

Qualche preoccupazione solleva l’evoluzione del ciclo commerciale (debiti -<br />

crediti commerciali). Si sono ridotti sia i giorni medi di credito verso i clienti che<br />

quelli di debito verso i fornitori, ma questi ultimi in misura molto maggiore (da 124gg<br />

a 85gg) rispetto ai primi (da 100gg a 92gg), con il ri<strong>sul</strong>tato che le imprese del<br />

campione, in proporzione, finanziano i clienti più di quanto riescano a farsi<br />

finanziare dai fornitori. Questa situazione si verifica pressoché in tutti i comparti con<br />

l’eccezione dei tessuti speciali – arredo e dei maglifici 3 .<br />

Una tendenza non dissimile si trova per il meccanotessile, dove i gg medi di<br />

debito verso i fornitori sono diminuiti in misura consistente, restando però, a<br />

differenza di quanto accaduto nel tessile, più elevati rispetto ai giorni di credito verso<br />

i clienti.<br />

Nessuna variazione di rilievo si manifesta invece, sia per il tessile che per il<br />

meccanotessile, per quanto riguarda gli altri principali indicatori di equilibrio<br />

<strong>finanziario</strong> (vedi tabella seguente).<br />

Gli indicatori di equilibrio <strong>finanziario</strong> delle imprese pratesi<br />

Grado di copertura degli immobilizzi<br />

Indice di disponibilità<br />

Indice di liquidità<br />

Giorni medi credito a clienti<br />

Giorni medi debito verso fornitori<br />

TESSILE MECCANOTESSILE<br />

2000 2001 2000 2001<br />

1.63 1.60 2.17 2.42<br />

1.23 1.26 1.38 1.41<br />

0.86 0.87 1.08 1.11<br />

100.19 92.18 97.85 105.37<br />

124.69 84.75 167.72 101.22<br />

3 Ricordiamo che si tratta sempre di dati medi che non escludono l'esistenza di singoli casi che<br />

deviano dalla tendenza centrale del campione<br />

18


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

PARTE TERZA - SINTESI PER COMPARTO<br />

Filature cardate<br />

(24 aziende con 418 addetti; fatturato totale: 37 milioni di €; fatturato medio<br />

1,4 milioni di €; addetti per azienda: 17)<br />

La dinamica del fatturato e degli utili<br />

Nel 2001 il fatturato del comparto4 è diminuito del 9,9%; è uno dei ri<strong>sul</strong>tati<br />

peggiori del distretto.<br />

L’insieme delle 24 imprese ha accumulato perdite, in termini di utili correnti<br />

pre-tasse, per un ammontare pari allo 0,1% del fatturato. Al netto di imposte 5 ,<br />

rettifiche e componenti straordinarie, la perdita ri<strong>sul</strong>ta ben più elevata, pari al 2,7%<br />

del fatturato.<br />

La gestione industriale<br />

Malgrado la congiuntura negativa, la quota del valore aggiunto <strong>sul</strong> fatturato è<br />

cresciuta dal 54,2% del 2000 al 56,9%.<br />

In questo comparto, il lavoro è la voce di costo con il peso più rilevante.<br />

L’aumento dell’incidenza del costo del lavoro <strong>sul</strong> fatturato, dal 39% al 43,7%,<br />

fenomeno tipico delle fasi di contrazione del fatturato, ha assorbito tutto l’incremento<br />

della quota del valore aggiunto. Questo, sommato ad un lieve aumento anche della<br />

quota degli ammortamenti, ha provocato la riduzione del margine operativo netto<br />

dall’8,6% del fatturato al 6,3%.<br />

Il costo del lavoro per addetto è rimasto stabile.<br />

La redditività del capitale<br />

La redditività del capitale investito (ROI, rapporto tra utili correnti ante oneri<br />

finanziari o EBIT e il totale dell’attivo netto) è crollata al 3,1% (era il 6,2% nel 2000),<br />

ben un punto e mezzo al disotto del rendimento dei BTP decennali!<br />

4 Per la particolare classificazione delle attività utilizzata, questo gruppo è composto<br />

prevalentemente da filature che operano, come si dice correntemente, "in conto terzi" ma vi<br />

sono anche alcune aziende che hanno attività miste di filatura e di produzione e vendita in<br />

proprio di filati e tessuti cardati<br />

5 Poiché ci si riferisce al bilancio aggregato, anche se l’insieme del comparto ha registrato<br />

perdite, alcune imprese hanno generato utili e su questi pagato le imposte; ci sono, inoltre, le<br />

imposte dovute anche in assenza di reddito d’esercizio, come ad esempio l’IRAP.<br />

19


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Tale ri<strong>sul</strong>tato è determinato unicamente dal variazione dei margini, dato che il<br />

tasso di rotazione del capitale è rimasto stabile <strong>sul</strong> livello del 2000.<br />

La gestione finanziaria<br />

Rispetto al 2000 il costo medio del debito (considerando sia i debiti onerosi<br />

che quelli non onerosi) è diminuito di un altro mezzo punto, raggiungendo il 5%<br />

Il grado di indebitamento rimane sostanzialmente stabile ed il rapporto tra<br />

debiti e patrimonio netto passa dal 3,11 al 3,17.<br />

L’equilibrio <strong>finanziario</strong><br />

La quota del patrimonio netto <strong>sul</strong> passivo dello stato patrimoniale (20,7%)<br />

scende leggermente (ma era salito nel 2000) di circa un punto percentuale.<br />

Il grado di copertura degli immobilizzi (0,85) scende per il contemporaneo<br />

incremento della quota delle immobilizzazioni <strong>sul</strong>l’attivo,<br />

Crolla il debito di fornitura (in ogni caso, in questo comparto gli acquisti hanno<br />

un peso molto ridotto nel conto <strong>economico</strong> delle imprese), da 224 gg medi a 63 gg<br />

medi. Si riduce anche la durata media del credito verso i clienti, da 89 gg medi a 86<br />

gg.<br />

20


Nobilitazione<br />

<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

(78 aziende con 3.159 addetti; fatturato totale: 356 milioni di €; fatturato medio<br />

4,6 milioni di €; addetti per azienda: 40)<br />

La dinamica del fatturato e degli utili<br />

Nel 2001 il fatturato del comparto6 è aumentato del 1,5% e questa è una delle<br />

poche variazioni positive tra le attività tessili del distretto.<br />

L’insieme delle 78 imprese ha accumulato utili correnti pre-tasse per un<br />

ammontare pari al 2,2% del fatturato. Al netto di imposte, rettifiche e componenti<br />

straordinarie, il ri<strong>sul</strong>tato di bilancio è però ri<strong>sul</strong>tato in perdita per un ammontare pari<br />

allo 0,7% del fatturato.<br />

La gestione industriale<br />

Malgrado la congiuntura negativa, la quota del valore aggiunto <strong>sul</strong> fatturato è<br />

rimasta sostanzialmente stabile al 46,6%, così come del tutto stabile è ri<strong>sul</strong>tata<br />

l’incidenza del costo del lavoro <strong>sul</strong> fatturato (32,8%), che è anche la voce con il<br />

peso più rilevante tra i costi d’esercizio.<br />

Le leggere fluttuazioni , tutte nella stessa direzione (in alto) , delle voci della<br />

gestione operativa (acquisti, costo del lavoro, ammortamenti) hanno concorso a<br />

generare una modesta riduzione del margine operativo netto, dal 5,6% del 2000 al<br />

5.0% del 2001.<br />

Il costo del lavoro per addetto (38,400 €)è il più alto tra i comparti del tessile<br />

ed ha subito un leggero aumento.<br />

La redditività del capitale<br />

La redditività del capitale investito (ROI, rapporto tra utili correnti ante oneri<br />

finanziari -EBIT- e il totale dell’attivo netto) è ulteriormente scesa dai già<br />

insoddisfacenti livelli del 2000 fino al 4,3%.<br />

Tale ri<strong>sul</strong>tato è determinato dalla variazione dei margini, dato che il tasso di<br />

rotazione del capitale è leggermente migliorato rispetto all’anno precedente.<br />

La gestione finanziaria<br />

Rispetto al 2000 il costo medio del debito (considerando sia i debiti onerosi<br />

che quelli non onerosi) è leggermente aumentato (+0,5 punti percentuali) restando<br />

però su livelli moderati (4%)<br />

6<br />

In questo gruppo, oltre alle rifinizioni di tessuti, troviamo carbonizzi, semplici follature, tintorie,<br />

resinature, ecc.<br />

21


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Il grado di indebitamento è diminuito con il rapporto tra debiti e patrimonio<br />

netto che passa dal 2,65 al 2,46.<br />

L’equilibrio <strong>finanziario</strong><br />

La quota del patrimonio netto <strong>sul</strong> passivo dello stato patrimoniale (27,5%) è<br />

aumentata di oltre un punto percentuale rispetto al 2000. Ciò non ha impedito una<br />

leggera diminuzione del grado di copertura degli immobilizzi (1,6) che resta in ogni<br />

caso molto elevata.<br />

Crolla il debito di fornitura (in questo caso gli acquisti hanno un peso molto<br />

ridotto nel conto <strong>economico</strong> delle imprese), da 189 gg medi a 87 gg medi. Resta<br />

invece stabile la durata media del credito verso i clienti, (114 gg medi).<br />

22


Produttori di filati<br />

<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

(35 aziende con 727 addetti; fatturato totale: 383 milioni di €; fatturato medio<br />

11,0 milioni di €; addetti per azienda: 21)<br />

La dinamica del fatturato e degli utili<br />

Nel 2001 il fatturato del comparto7 è diminuito del 10,4 e questo è uno dei<br />

ri<strong>sul</strong>tati peggiori del distretto.<br />

L’insieme delle 35 imprese ha accumulato perdite, (gli utili correnti pre-tasse<br />

sono negativi) per un ammontare pari allo 0,5% del fatturato. Al netto di imposte 8 ,<br />

rettifiche e componenti straordinarie, la perdita ri<strong>sul</strong>ta più elevata, pari al 1,4% del<br />

fatturato.<br />

La gestione industriale<br />

Malgrado la congiuntura negativa, la quota del valore aggiunto <strong>sul</strong> fatturato, è<br />

rimasta stabile al 10,5%.<br />

L’aumento dell’incidenza del costo del lavoro <strong>sul</strong> fatturato, dal 5,3% al 6,1%,<br />

e degli accantonamenti (dall1% all1,5%) che fenomeni tipici delle fasi di contrazione<br />

del fatturato, ha eroso i margini operativi, scesi al 3% dal 4,4% del 2000.<br />

€.<br />

Il costo medio annuo del lavoro per addetto è aumentato da 29,900 € a 32,300<br />

La redditività del capitale<br />

La redditività del capitale investito (ROI, rapporto tra utili correnti ante oneri<br />

finanziari –EBIT- e il totale dell’attivo netto) è crollata al 3,3% (era il 6,1% nel 2000),<br />

addirittura un quasi punto e mezzo al disotto del rendimento dei BTP decennali!<br />

Tale ri<strong>sul</strong>tato è determinato unicamente dal variazione dei margini, dato che il<br />

tasso di rotazione del capitale è invece migliorato rispetto al 2000.<br />

La gestione finanziaria<br />

Rispetto al 2000 il costo medio del debito (considerando sia i debiti onerosi<br />

che quelli non onerosi) è aumentato in misura superiore a quella media del tessile<br />

pratese, passando dal 4,8% al 5,5%.<br />

7 Le aziende di questo gruppo sono specializzate prevalentemente nella produzione di filati<br />

fantasia per maglieria; vi sono però anche produttori di filati di lana cardati, di cashmere, in<br />

ciniglia, in cotone, ecc.<br />

8 Poiché ci si riferisce al bilancio aggregato delle imprese, il dato delle imposte è riferito alle<br />

sole imprese che hanno generato utili, questo anche se l’insieme del comparto ha registrato<br />

perdite; inoltre, sono comprese le imposte dovute anche in assenza di reddito d’esercizio, prima<br />

fra tutte l’IRAP.<br />

23


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Il grado di indebitamento, invece, è diminuito con il rapporto tra debiti e<br />

patrimonio netto passa dal 3,76 al 3,31.<br />

L’equilibrio <strong>finanziario</strong><br />

La quota del patrimonio netto <strong>sul</strong> passivo dello stato patrimoniale (20,7%)<br />

aumenta di due punti percentuali, dal 20,4% al 22,4%,<br />

Il grado di copertura degli immobilizzi, già elevato, cresce ulteriormente,<br />

raggiungendo il valore di 2,67.<br />

Si riduce drasticamente il debito di fornitura da 104gg medi a 73 gg medi. Si<br />

riduce, ma in misura più contenuta, anche la durata media del credito verso i clienti,<br />

da 95 gg medi a 81 gg.In proporzione, dunque, le imprese del campione finanziano i<br />

clienti più di quanto riescano a farsi finanziare dei fornitori.<br />

24


Produttori di tessuti<br />

<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

(109 aziende con 1.963 addetti; fatturato totale: 1.033 milioni di €; fatturato<br />

medio 9,5milioni di €; addetti per azienda: 18)<br />

La dinamica del fatturato e degli utili<br />

Il valore dei ricavi dei produttori di tessuto 9 è aumentato del 4,4%, il ri<strong>sul</strong>tato<br />

migliore tra quelli registrati dai comparti tessili che compongono il campione.<br />

L’insieme delle 109 imprese ha accumulato utili correnti pre-tasse per un<br />

ammontare pari all’1,2% del fatturato; si tratta sempre di un ri<strong>sul</strong>tato non<br />

soddisfacente anche perché, malgrado la crescita del fatturato, è peggiore di<br />

quello realizzato nel 2000 (2,4%). Al netto di imposte, rettifiche e componenti<br />

straordinarie, il ri<strong>sul</strong>tato di bilancio (0,4% in rapporto al fatturato) resta positivo ma<br />

solo per pochi decimali.<br />

La gestione industriale<br />

La quota del valore aggiunto <strong>sul</strong> fatturato si è ridotta dal 13,4% all’11,4%,<br />

principalmente per la riduzione del valore della produzione; infatti, al contrario di<br />

quanto era avvenuto l’anno precedente, nel 2001 si è registrato un decumulo di<br />

scorte di prodotti finiti, con ogni probabilità per un fisiologico effetto di trascinamento<br />

ciclico.<br />

L’incidenza del costo del lavoro <strong>sul</strong> fatturato si è limata di 2 decimi di punto<br />

scendendo al 7,1%. Il calo del valore aggiunto ha in ogni caso condizionato i<br />

margini operativi, scesi al 3,3% dal 4,8% del 2000.<br />

Il costo medio annuo del lavoro per addetto è aumentato da 35,000 € a<br />

37,300 €.<br />

La redditività del capitale<br />

La redditività del capitale investito (ROI, rapporto tra utili correnti ante oneri<br />

finanziari –EBIT- e il totale dell’attivo netto) è diminuita al 5,7%, si tratta del miglio<br />

ri<strong>sul</strong>tato reddituale tra i comparti del tessile pratese. Si tratta, in ogni caso di un<br />

livello di redditività insoddisfacente, giustificato solo da un anno di congiuntura<br />

sfavorevole.<br />

9 Questo gruppo comprende prevalentemente produttori di tessuto per abbigliamento; per<br />

abitudine sono etichettati "lanifici" (anche se una parte importante della produzione è fatta con<br />

altre fibre) o, meno frequentemente, impannatori. L'offerta delle aziende di questo gruppo è<br />

estremamente ampia: tessuti cardati, elasticizzati, pile, uomo, donna, classici, fantasia, pronto<br />

moda ecc...<br />

25


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Tale ri<strong>sul</strong>tato è determinato unicamente dal variazione dei margini, dato che il<br />

tasso di rotazione del capitale è invece migliorato rispetto al 2000.<br />

La gestione finanziaria<br />

Rispetto al 2000 il costo medio del debito (considerando sia i debiti onerosi<br />

che quelli non onerosi) è rimasto perfettamente stabile al 5,5%.<br />

Il grado di indebitamento è però diminuito, il rapporto tra debiti e patrimonio<br />

netto passa dal 3,36 al 3,00.<br />

L’equilibrio <strong>finanziario</strong><br />

La quota del patrimonio netto <strong>sul</strong> passivo dello stato patrimoniale (20,7%)<br />

aumenta di quasi due punti percentuali, dal 22,2% al 24%,<br />

Il grado di copertura degli immobilizzi, in ogni caso molto elevato, si è<br />

lievemente ridotto al 2,33.<br />

Si riduce drasticamente il debito di fornitura da 123gg medi a 85ggmedi. SI<br />

riduce, ma molto meno, anche la durata media del credito verso i clienti, da 101gg<br />

medi a 91gg. Con il ri<strong>sul</strong>tato che, in proporzione le imprese del campione finanziano<br />

i clienti più di quanto riescano a farsi finanziare dei fornitori.<br />

26


Arredo e tessuti speciali<br />

<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

(27 aziende con 796 addetti; fatturato totale: 245 milioni di €; fatturato medio<br />

9,4 milioni di €; addetti per azienda: 29)<br />

La dinamica del fatturato e degli utili<br />

Il fatturato del comparto è sostanzialmente rimasto stabile nel 2001, subendo<br />

solo una lieve riduzione dello 0,4%.<br />

L’insieme delle 37 imprese ha accumulato utili correnti pre-tasse per un<br />

ammontare pari all’1,5% del fatturato, si tratta di un ri<strong>sul</strong>tato non soddisfacente,<br />

peggiore di quello realizzato nel 2000 (3,3%). Al netto di imposte, rettifiche e<br />

componenti straordinarie, il ri<strong>sul</strong>tato di bilancio (0,2% in rapporto al fatturato) resta<br />

positivo ma solo per pochi decimali.<br />

La gestione industriale<br />

La quota del valore aggiunto <strong>sul</strong> fatturato si è ridotta dal 19,4% all’18,4%,<br />

principalmente per l’effetto della variazione delle scorte di materie prime che, a fine<br />

anno, sono ri<strong>sul</strong>tate più elevate rispetto al 2000.<br />

L’incidenza del costo del lavoro <strong>sul</strong> fatturato è cresciuta di oltre mezzo punto<br />

percentuale, dal 10,5% all’11,1%. Ciò ha condizionato i margini operativi, scesi al<br />

4,3% dal 5,8% del 2000.<br />

Il costo medio annuo del lavoro per addetto è aumentato da 30,800 € a<br />

€35,400€.<br />

La redditività del capitale<br />

La redditività del capitale investito (ROI, rapporto tra utili correnti ante oneri<br />

finanziari o EBIT e il totale dell’attivo netto) è scesa al 4,3% dal 5,3% del 2000; si<br />

tratta di un livello di redditività insoddisfacente, giustificato solo da un anno di<br />

congiuntura sfavorevole..<br />

Tale ri<strong>sul</strong>tato è determinato unicamente dal variazione dei margini, dato che il<br />

tasso di rotazione del capitale è migliorato rispetto al 2000.<br />

La gestione finanziaria<br />

Rispetto al 2000 il costo medio del debito (considerando sia i debiti onerosi<br />

che quelli non onerosi) è rimasto perfettamente stabile al 3,8%, così come il grado<br />

di indebitamento: il rapporto tra debiti e patrimonio netto è rimasto fermo a 1,94, un<br />

livello in ogni caso rassicurante.<br />

27


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

L’equilibrio <strong>finanziario</strong><br />

La quota del patrimonio netto <strong>sul</strong> passivo dello stato patrimoniale (32,1%), una<br />

delle più elevate tra i comparti tessili, è rimasta stabile, così come il grado di<br />

copertura degli immobilizzi, che ha registrato un lieve ritocco verso l’alto (da 1,30 a<br />

1,33).<br />

Si riduce meno che negli altri comparti del tessile pratese il debito di fornitura<br />

da 119 gg medi a 103 gg medi. Solo un poco più netto è stato il movimento della<br />

durata media del credito verso i clienti, da 97 gg medi a 91 gg.<br />

28


Maglifici<br />

<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

(10 aziende con 149 addetti; fatturato totale: 50 milioni di €; fatturato medio 5<br />

milioni di €; addetti per azienda: 15)<br />

La dinamica del fatturato e degli utili<br />

Nel 2001 il fatturato del settore è diminuito del 12,2%. Tra tutti i comparti<br />

tessili del distretto, questo ri<strong>sul</strong>tato ri<strong>sul</strong>ta migliore solo dei quello dei confezionisti.<br />

L’insieme delle 10 imprese ha accumulato perdite, misurate in termini di utili<br />

correnti pre-tasse (che appunto ri<strong>sul</strong>tano negativi), per un ammontare pari allo 0,7%<br />

del fatturato. Al netto di imposte 10 , rettifiche e componenti straordinarie, grazie ad un<br />

saldo positivo di questa ultima componente, le perdite ri<strong>sul</strong>tano leggermente più<br />

contenute (0,6%)<br />

La gestione industriale<br />

La quota del valore aggiunto <strong>sul</strong> fatturato si è ridotta al 10,5%; era l’11% nel<br />

2000. L’aumento dell’incidenza del costo del lavoro <strong>sul</strong> fatturato(dal 6,9% al 7,9%),<br />

fenomeno tipico delle fasi di contrazione del fatturato, ha quasi completamente<br />

eroso i margini operativi, scesi a solo l’1,2% dal 3,6% del 2000.<br />

€.<br />

Il costo medio annuo del lavoro per addetto è aumentato da 24,500 € a 26,700<br />

La redditività del capitale<br />

La redditività del capitale investito (ROI, rapporto tra utili correnti ante oneri<br />

finanziari o EBIT e il totale dell’attivo netto) è quasi completamente azzerata (1,6%)<br />

(era il 5,3% nel 2000).<br />

Un ri<strong>sul</strong>tato così negativo è stato determinato dalla combinazione di calo dei<br />

margini e del tasso di rotazione del capitale (dall’1,57 all’1,43).<br />

La gestione finanziaria<br />

Rispetto al 2000, il costo medio del debito (considerando sia i debiti onerosi<br />

che quelli non onerosi) è aumentato anche se rimane mediamente su livelli<br />

contenuti, e passa dal 2,2% al 3,4%.<br />

Il grado di indebitamento è rimasto sostanzialmente stabile; il rapporto tra<br />

debiti e patrimonio, infatti, è cresciuto solo di pochi decimali, dal 4,00 al 4,23.<br />

10 Come già rilevato, poiché ci si riferisce al bilancio aggregato delle imprese, nonostante lil<br />

bilancio somma registri perdite, alcune imprese del comparto hanno generato utili aui quali<br />

hanno pagato le imposte dovute; inoltre sono computate le imposte dovute anche con reddito<br />

d’esercizio negativo, come ad esempio l’IRAP.<br />

29


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

L’equilibrio <strong>finanziario</strong><br />

La quota del patrimonio netto <strong>sul</strong> passivo dello stato patrimoniale (19,4%)<br />

cresce di poco, meno di un punto (0,7).<br />

Il grado di copertura degli immobilizzi resta sostanzialmente stabile in un<br />

comparto peraltro caratterizzato da un livello molto contenuto di immobilizzi.<br />

Sia il debito di fornitura (89 gg. di media) che i crediti ai clienti (61,7 gg, valore<br />

tra i più bassi tra i comparti del tessile) si riducono in misura molto modesta.<br />

30


Confezioni<br />

<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

(campione: 13 aziende con 106 addetti; fatturato totale: 50 milioni di €;<br />

fatturato medio 3,8 milioni di €; addetti per azienda: 8)<br />

La dinamica del fatturato e degli utili<br />

Nel 2001 il fatturato del comparto è diminuito del 16,1% e questo è il ri<strong>sul</strong>tato<br />

peggiore tra i comparti tessili del distretto.<br />

L’insieme delle 13 imprese ha registrato utili correnti pre-tasse prossimi allo<br />

zero (0,7% in rapporto al fatturato). Al netto di imposte, rettifiche e componenti<br />

straordinarie, il ri<strong>sul</strong>tato di bilancio è però negativo per un ammontare pari allo 0,3%<br />

del fatturato<br />

La gestione industriale<br />

La quota del valore aggiunto <strong>sul</strong> fatturato si è ridotta al 10,4% dall’11,0% del<br />

2000. L’aumento dell’incidenza del costo del lavoro <strong>sul</strong> fatturato, passata dal 5,3%<br />

al 6,6%, ha eroso i margini operativi, scesi dal 5,1% del 2000 al 3,0%.<br />

€.<br />

Il costo medio annuo del lavoro per addetto è aumentato da 26,500 € a 30,900<br />

La redditività del capitale<br />

La redditività del capitale investito (ROI, rapporto tra utili correnti ante oneri<br />

finanziari o EBIT e il totale dell’attivo netto) è crollato al 4,1% da un livello più che<br />

soddisfacente nel 2000 (10,2%).<br />

Questo ri<strong>sul</strong>tato è stato determinato dalla combinazione di calo dei margini e<br />

del tasso di rotazione del capitale (dall’1,94 all’1,71).<br />

La gestione finanziaria<br />

Rispetto al 2000 il costo medio del debito (considerando sia i debiti onerosi<br />

che quelli non onerosi) è restato sostanzialmente immutato (dal 3,7% al 3,8%).<br />

Il grado di indebitamento è diminuito dal livello più elevato tra i comparti del<br />

tessile il rapporto tra debiti e patrimonio è infatti diminuito dal 4,3 al 4.<br />

L’equilibrio <strong>finanziario</strong><br />

La quota del patrimonio netto <strong>sul</strong> passivo dello stato patrimoniale cresce al<br />

18,8% dal 18,0%. Il grado di copertura degli immobilizzi si è ridotto da 1,65 a 1,51.<br />

Il debito di fornitura (71 gg di media) è moderatamente diminuito dagli 84 gg<br />

del 2000, i crediti ai clienti sono rimasti sostanzialmente stabili (73 gg), con il<br />

31


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

ri<strong>sul</strong>tato che in proporzione le imprese del campione finanziano i clienti più di quanto<br />

riescano a farsi finanziare dei fornitori.<br />

Meccanotessile<br />

(campione: 15 aziende con 342 addetti; fatturato totale: 73 milioni di €;<br />

fatturato medio 4,8 milioni di €; addetti per azienda: 23)<br />

La dinamica del fatturato e degli utili<br />

Il valore dei ricavi del comparto meccanotessile è aumentato del 9,0%, il<br />

ri<strong>sul</strong>tato migliore tra tutti i comparti che sono stati presi in considerazione nel<br />

rapporto.<br />

L’insieme delle 15 imprese ha accumulato utili correnti pre-tasse per un<br />

ammontare pari al 4,5 del fatturato, anche in questo caso è il miglior ri<strong>sul</strong>tato dei<br />

comparti presi in considerazione. Al netto di imposte, rettifiche e componenti<br />

straordinarie, il ri<strong>sul</strong>tato di bilancio si riduce al 2,3% del fatturato<br />

La gestione industriale<br />

La quota del valore aggiunto <strong>sul</strong> fatturato si è ridotta dal 27,2% al’25,9%,<br />

principalmente per la riduzione del valore della produzione; al contrario di quanto<br />

era avvenuto nell’anno precedente, nel 2001 c’è stato un decumulo di scorte di<br />

prodotti finiti, con ogni probabilità per un fisiologico effetto di trascinamento ciclico<br />

dopo il boom di fatturato del 2000.<br />

L’incidenza del costo del lavoro <strong>sul</strong> fatturato è rimasta sostanzialmente stabile<br />

al 17,4%. Il costo medio annuo del lavoro per addetto è aumentato da 34,900 € a<br />

€37,000 €.<br />

La redditività del capitale<br />

La redditività del capitale investito (ROI, rapporto tra utili correnti ante oneri<br />

finanziari –EBIT- e il totale dell’attivo netto) è migliorata ulteriormente dal già<br />

elevato livello del 2000 (20,2% rispetto al 16,3% del 2000). Tale ri<strong>sul</strong>tato è<br />

determinato unicamente dal variazione dei margini, dato che il tasso di rotazione del<br />

capitale è invece peggiorato, seppur solo marginalmente, rispetto al 2000.<br />

La gestione finanziaria<br />

I dati riguardanti il costo medio del debito ri<strong>sul</strong>tano poco significativi, in seguito<br />

alla presenza nel campione di alcuni dati anomali.<br />

Il grado di indebitamento è rimasto sostanzialmente stabile, il rapporto tra debiti<br />

e patrimonio netto passa dal 2,54 al 2,37.<br />

32


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

L’equilibrio <strong>finanziario</strong><br />

La quota del patrimonio netto <strong>sul</strong> passivo dello stato patrimoniale è cresciuto<br />

di alcuni decimi di punto, dal 26,4% al 27,5%. Stabile su livelli elevati anche il grado<br />

di copertura degli immobilizzi (2,42).<br />

Si riduce il debito di fornitura da 167 gg medi a 101 gg medi mentre crescono i<br />

giorni medi di credito verso i clienti, da 98 gg medi a 105 gg, con il ri<strong>sul</strong>tato che, in<br />

proporzione le imprese del campione finanziano i clienti più di quanto riescano a<br />

farsi finanziare dei fornitori.<br />

33


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

PARTE QUARTA - IL VALORE DEL DISTRETTO: SCENARI DI<br />

CRESCITA E REDDITIVITÀ DEL CAPITALE<br />

Introduzione<br />

Nella teoria finanziaria e nella gestione aziendale, soprattutto nell’ultimo<br />

decennio, l’attenzione degli studiosi e dei managers è stata sempre più incentrata<br />

verso la massimizzazione del valore. Non che l’argomento fosse nuovo o originale ma,<br />

dopo lungo girovagare, si è tornati a focalizzare l’attenzione <strong>sul</strong> più antico obiettivo<br />

aziendale: la massimizzazione del valore dell’impresa.<br />

Naturalmente, come di consueto, ampia è stata la divaricazione di opinioni su<br />

cosa in concreto ciò volesse dire e su come misurare il valore 11 . Al di là del dibattito<br />

accademico, ciò che più è interessante per gli scopi di questo rapporto è fornire uno<br />

strumento che consenta di misurare il valore del distretto e, soprattutto, di valutare gli<br />

impatti <strong>sul</strong> distretto di diversi scenari esogeni e delle risposte imprenditoriali a questi<br />

scenari.<br />

In termini pratici ciò vuol dire interpretare realmente il distretto industriale come<br />

se fosse un’unica impresa articolata (l’impresa distretto), applicare a questa impresa gli<br />

standard internazionali di valutazione, calcolare quanto vale ovvero qual è il suo<br />

“prezzo di acquisto”, misurare come può cambiare il suo valore di mercato al mutare<br />

degli scenari esogeni di crescita e al modificarsi delle decisioni aziendali.<br />

Nelle simulazioni effettuate, le decisioni aziendali sono state riassunte nelle<br />

scelte riguardanti una variabile chiave: gli investimenti.<br />

La scelta degli investimenti come variabile sintetica, espressione delle decisioni<br />

aziendali, non ha la pretesa di essere esaustiva. Tuttavia, non è una scelta casuale e<br />

certamente le decisioni di investimento rivestono un ruolo primario nelle strategie<br />

aziendali. Inoltre, nelle più recenti analisi <strong>sul</strong>la competitività e <strong>sul</strong>la redditività delle<br />

imprese italiane, è stato più volte sollevato il tema dell’eccesso di capitale fisso<br />

impiegato. La domanda ricorrente, a fronte di un livello di redditività delle imprese<br />

italiane mediamente più basso di quello dei concorrenti esteri è stata: vi è un eccesso<br />

di capitale investito? Vi sono margini di miglioramento della redditività attraverso<br />

l’uscita dal mercato delle imprese inefficienti ovvero a più bassa redditività del<br />

capitale?<br />

11 Per una disamina acuta del dibattivo vedi A.Damodaran “ Value Creation and Enhancement:<br />

Back to the Future”, Stern School of Business, mimeo<br />

34


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

In termini distrettuali la domanda può essere meglio specificata nei termini<br />

seguenti:<br />

“di quanto deve essere ridotto il capitale investito, dati certi scenari esogeni<br />

<strong>sul</strong>la crescita, per ricondurre la redditività media del distretto ad un livello che<br />

garantisca nel tempo una crescita continua ed equilibrata che crei ricchezza?”.<br />

Sintesi dei ri<strong>sul</strong>tati<br />

Partendo da una situazione che mostra una redditività del distretto tessile<br />

abbigliamento pratese molto bassa nel complesso e, soprattutto, con differenze<br />

rilevanti tra imprese in perdita ed imprese in utile (il ROE assume nel 2001 un valore<br />

medio pari al 3,6% ed un valore per le imprese in utile pari al 9,5% ; il ROA 12 oscilla dal<br />

3,8% al 7,8%), si sono effettuate cinque simulazioni volte ad evidenziare come può<br />

variare nel tempo il valore del distretto, a seguito di diversi scenari esogeni, più o meno<br />

positivi, <strong>sul</strong>la domanda e di diverse reazioni aziendali, più o meno aggressive, agli<br />

scenari esogeni.<br />

In particolare, partendo da una situazione corrente che evidenziava un eccesso<br />

di capacità produttiva o, il che è lo stesso, una insufficiente remunerazione del capitale<br />

investito, l’analisi è stata indirizzata a quantificare, dati diversi valori esogeni della<br />

domanda di prodotti del comparto tessile abbigliamento, la riduzione del capitale<br />

investito necessaria per riportare l’insieme dell’impresa “distrettuale” su valori di<br />

redditività sostenibili nel medio periodo e renderla creatrice di “valore”, di ricchezza.<br />

È interessante notare che le imprese in utile rispettano, persino nel 2001, le<br />

condizioni di sostenibilità di medio termine, mostrando una redditività ben superiore al<br />

costo del capitale investito; l’inverso è vero per il distretto nel suo insieme.<br />

Probabilmente, il forte ciclo di crescita degli anni ’90 ha frenato, se non impedito una<br />

adeguata selezione delle imprese. Le simulazioni effettuate indicano che questo<br />

processo di selezione sarà difficilmente evitabile in futuro!<br />

Nei diversi scenari esaminati, le strategie “aggressive” in termini di investimenti<br />

ri<strong>sul</strong>tano sub-ottimali rispetto alle strategie prudenti. In altri termini, decisioni di<br />

investimento più caute producono maggiore valore ed innalzano più rapidamente la<br />

redditività media del distretto. Naturalmente il costo delle strategie prudenti è<br />

12 In questa parte del rapporto per omogeneità con i modelli di valutazione utilizzati, si è<br />

considerato come indicatore principale della redditività il ROA anziché il ROI come invece è<br />

stato fatto per le altre parti. Per la definizione di questo e degli altri indicatori si rimanda alla<br />

appendice finale del volume. Si segnala che la definizione qui adottata di ROA (che esclude i<br />

proventi finanziari) comporta un valore dell'indicatore di redditività più basso rispetto al ROI<br />

utilizzato nelle altre parti del rapporto.<br />

35


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

rappresentato da una riduzione del capitale investito complessivo ovvero da una<br />

riduzione del numero di imprese del distretto.<br />

L’elasticità del valore del distretto ai diversi scenari è elevata e qualsiasi errore<br />

di strategia viene pagato ad un prezzo molto alto. Tale prezzo è misurabile dalla<br />

significativa differenza tra il valore che il distretto raggiunge attraverso le strategie<br />

“prudenti” di investimento ed il valore che ri<strong>sul</strong>ta dalle strategie aggressive.<br />

L’esistenza di un eccesso di capitale investito e/o di imprese comporta,<br />

comunque, che il processo di aumento della redditività sia lento anche nel caso di<br />

scenari <strong>sul</strong>la domanda favorevoli. La lentezza del processo di aggiustamento è<br />

amplificata, rispetto ad altri distretti industriali, da un connotato caratteristico della<br />

realtà pratese: margini unitari bassi. Ciò comporta che sono necessari aumenti<br />

consistenti del fatturato per generare utili sufficienti a remunerare adeguatamente il<br />

capitale investito. Nel distretto pratese si può parlare più correttamente di un eccesso<br />

di imprese più che di un eccesso di investimenti. Infatti, il rapporto tra investimenti lordi<br />

e fatturato, collocato intorno al 2,5%, non può ritenersi “elevato” rispetto ai valori di<br />

altri distretti industriali italiani. In presenza di margini unitari molto contenuti, un livello<br />

di redditività sostenibile nel medio periodo si può raggiungere solo attraverso un<br />

ridimensionamento del capitale investito ovvero del numero di imprese operanti.<br />

Naturalmente, si può sempre perseguire la strada dell’aumento dei margini unitari.<br />

Dalla simulazione effettuata, per i diversi scenari, sui margini unitari si vede che<br />

l’impatto di contenute variazioni dei margini <strong>sul</strong>la redditività del distretto è di non poco<br />

conto. Ovviamente, le scelte operative connesse a questo tipo di strategia sono di non<br />

facile attuazione e la loro individuazione e valutazione e<strong>sul</strong>a dagli scopi di questo<br />

rapporto.<br />

Gli scenari<br />

Il valore di una impresa, singola o distrettuale, è strettamente connesso con i<br />

tassi di crescita del fatturato, con gli utili attesi negli anni futuri, con il costo del capitale<br />

investito, con l’efficienza degli assets esistenti. L’applicazione dei modelli di<br />

valutazione <strong>economico</strong> finanziaria delle imprese 13 necessitano quindi di previsioni sui<br />

flussi futuri attesi di reddito dell’impresa.<br />

È quindi ovvio che, per calcolare il valore del distretto e per misurarne le<br />

possibili variazioni nel tempo, è necessario definire alcuni scenari <strong>sul</strong>le variabili<br />

esogene ed endogene rispetto al <strong>sistema</strong> distrettuale. Incorporati questi scenari nel<br />

modello di simulazione contabile dell’impresa distretto, si generano i flussi attesi di<br />

reddito necessari per calcolare il valore del distretto.<br />

13 vedi appendice metodologica.<br />

36


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Gli scenari utilizzati in questo rapporto sono sufficientemente semplici e quindi<br />

controllabili, consentono cioè di misurare le conseguenze <strong>sul</strong> distretto di eventi esogeni<br />

(crescita internazionale) e di eventi endogeni (gli investimenti). Non si vuole, in questa<br />

sede, attribuire una maggiore o minore probabilità ai diversi scenari, quanto fornire uno<br />

strumento che consenta di misurare e valutare l’impatto di eventi e di decisioni<br />

imprenditoriali <strong>sul</strong> valore della impresa distretto.<br />

Il valore di una impresa può essere aumentato attraverso quattro azioni:<br />

− aumentare i cash flows generati dagli assets esistenti<br />

− aumentare il tasso di crescita atteso degli utili<br />

− aumentare la lunghezza dei periodi ad alta crescita<br />

− ridurre il costo del capitale.<br />

In quanto segue l’attenzione verrà rivolta agli effetti <strong>sul</strong> valore del distretto di<br />

una variazione del tasso di crescita degli utili, indotta da mutamenti negli scenari di<br />

crescita della domanda e da decisioni <strong>sul</strong>la spesa per investimenti. In considerazione<br />

delle particolari caratteristiche del distretto di Prato, è stata anche effettuata una<br />

simulazione che, modificando i margini unitari, implica un aumento dei cash flows<br />

generati dagli assets esistenti.<br />

Sono stati elaborati cinque scenari che definiscono alcune situazioni possibili<br />

per l’impresa distretto fino al 2010 :<br />

− uno scenario base che chiamiamo normale; in tale scenario si ipotizzano tassi di<br />

crescita del fatturato simili a quelli registrati nella media dell’ultimo quinquennio,<br />

una crescita del costo del lavoro allineata all’inflazione attesa ed un flusso di<br />

investimenti lordi effettuati dal distretto leggermente inferiore al flusso annuale degli<br />

ammortamenti;<br />

− Uno scenario che chiamiamo vizioso con due varianti <strong>sul</strong>la funzione di reazione<br />

delle imprese in termini di flusso di investimenti: a) le imprese mantengono un<br />

flusso elevato di investimenti anche a fronte di una crescita estremamente<br />

contenuta del fatturato (risk taker) per cercare di aumentare la propria efficienza<br />

operativa o per sviluppare nuove linee di prodotto; b) le imprese del distretto<br />

assumono un atteggiamento prudente (risk averse) e reagiscono alla dinamica<br />

modesta del fatturato riducendo il flusso degli investimenti;<br />

− Uno scenario virtuoso ove si ipotizza un tasso di crescita del fatturato allineato a<br />

quello del PIL nominale e quindi sui livelli raggiunti negli anni ’90. Anche in questo<br />

caso si sono introdotte due varianti <strong>sul</strong>la funzione di reazione delle imprese: a) le<br />

imprese effettuano un flusso elevato di investimenti (risk taker) per cercare di<br />

aumentare la propria efficienza operativa o per aumentare la propria quota di<br />

mercato; b) le imprese del distretto assumono un atteggiamento prudente (risk<br />

averse) e reagiscono alla dinamica consistente del fatturato con un flusso<br />

contenuto di investimenti: si tende a massimizzare la redditività del capitale<br />

investito.<br />

Per tutti gli scenari si è ipotizzato che il 2002 si chiuda con una flessione del 6%<br />

del fatturato, che il rapporto tra costi della produzione e fatturato rimanga costante<br />

37


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

ovvero che non vi siano economie di scala o di scopo, che il rapporto tra capitale<br />

circolante e fatturato si stabilizzi sui valori medi dell’ultimo biennio. Ovviamente,<br />

ciascuna di queste ipotesi potrebbe essere modificata e dare luogo a ri<strong>sul</strong>tati diversi,<br />

ma il livello di complicazione della analisi salirebbe molto e i vantaggi marginali,<br />

rispetto agli scopi del presente report, sarebbero piccoli.<br />

È indispensabile una precisazione <strong>sul</strong>la dinamica degli investimenti e quindi<br />

<strong>sul</strong>la funzione di reazione degli imprenditori alle variabili esogene (crescita): negli<br />

scenari vi è una prevalenza di reazioni molto prudenti sugli investimenti poiché la<br />

situazione corrente del distretto nel suo insieme 14 mostra una redditività del capitale<br />

investito modesta ed inferiore a qualsiasi tasso di remunerazione accettabile per una<br />

crescita equilibrata nel medio periodo.<br />

La crescita ipotizzata nei diversi scenari, anche quando raggiunge valori<br />

eccellenti, impone una razionalizzazione <strong>sul</strong> fronte investimenti per far ritornare<br />

l’impresa distretto verso tassi di remunerazione del capitale investito sostenibili nel<br />

medio termine.<br />

La sostenibilità è misurata da una redditività almeno pari al costo medio<br />

ponderato del capitale investito, sia esso rappresentato da mezzi propri o da<br />

indebitamento. È infatti facilmente comprensibile la logica e l’aritmetica che sottostà al<br />

legame investimenti-valore del distretto: gli investimenti drenano risorse ed aumentano<br />

il tasso di crescita atteso dell’impresa, hanno un costo <strong>finanziario</strong> ed un rendimento, se<br />

le risorse impiegate sono superiori ai ricavi futuri ottenibili o, più semplicemente, se il<br />

costo dell’indebitamento è superiore alla redditività dell’investimento fatto, il valore<br />

dell’impresa-distretto si riduce.<br />

La composizione corrente delle fonti di finanziamento del distretto, mezzi<br />

propri (30%) e indebitamento (70%), ri<strong>sul</strong>ta adeguata al livello corrente e prospettico<br />

dei tassi debitori ed è quindi stata ipotizzata costante nell’arco temporale preso in<br />

considerazione negli scenari. Come cercheremo di mostrare, nelle simulazioni<br />

effettuate per il distretto pratese, il punto su cui concentrare l’attenzione è l’ammontare<br />

di capitale investito e non le sue modalità di finanziamento. Le modalità di<br />

finanziamento seguono una logica stringente: si utilizzano le fonti che costano meno.<br />

Una importante precisazione è necessaria riguardo al tax rate utilizzato nel<br />

bilancio dell’impresa distretto. È stato infatti necessario riclassificare il bilancio per<br />

cominciare a ragionare “come se” fosse il bilancio consolidato di un’unica impresa.<br />

Naturalmente, se fosse un’unica impresa molte cose sarebbero diverse, ma vi è<br />

sicuramente un fattore – il tax rate – che va modificato.<br />

38


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Il bilancio somma del distretto produce un certo ammontare di utile lordo ed un<br />

certo livello di tassazione; tuttavia vi è una differenza importante tra queste voci: l’utile<br />

netto è la somma algebrica di utili e perdite, le imposte sono quelle pagate dalle<br />

imprese in utile 15 . Il rapporto imposte/utile lordo (tax rate) del bilancio somma dipende<br />

quindi da come sono distribuite le imprese in utile e le imprese in perdita: uno stesso<br />

valore di utile lordo può essere la somma algebrica di molteplici combinazioni di utili e<br />

perdite. È quindi necessario “normalizzare” il tax rate utilizzando il valore che ri<strong>sul</strong>ta dai<br />

dati delle imprese in utile. Senza la normalizzazione del tax rate ridurremmo<br />

arbitrariamente gli utili prospettici e quindi il valore del distretto.<br />

Una considerazione che viene dal ragionamento seguito è che, quando l’ottica<br />

è la creazione del valore ed il distretto viene considerato come un’unica impresa, un<br />

processo di aggregazione tra imprese può aumentare il valore : c’è una specie di<br />

bonus fiscale da utilizzare per il distretto. Naturalmente questo non è un processo fine<br />

a se stesso e sempre vero: come vedremo è l’altra faccia della medaglia dell’eccesso<br />

di capitale investito rispetto alla redditività dello stesso.<br />

Lo scenario normale<br />

Il termine normale non deve trarre in inganno: i tassi di crescita del fatturato<br />

incorporati in questo scenario (vedi tab.1) sono sostanzialmente allineati a quelli medi<br />

mostrati dall’impresa distretto nel periodo 1998-2001 . Tale periodo di crescita non<br />

rappresenta un picco di eccellenza, ma incorpora anni particolarmente favorevoli come<br />

il 1999 . Il flusso degli investimenti lordi è inferiore agli ammortamenti e quindi nel<br />

tempo si riduce il capitale utilizzato a causa di una redditività non sufficiente. In altri<br />

termini, lo scenario di crescita “normale” non è sufficiente a riportare la redditività del<br />

distretto ad un livello tale da remunerare tutti gli assets esistenti, siamo quindi in<br />

presenza di un eccesso di capitale investito. Se non si procedesse ad una riduzione<br />

del capitale esistente, l’impresa distretto distruggerebbe costantemente valore ovvero<br />

non sarebbe in grado di remunerare adeguatamente i suoi azionisti.<br />

Tabella 1 - Lo scenario normale<br />

Costo del lavoro var<br />

%<br />

Fatturato var %<br />

Investimenti<br />

(mln. di euro)<br />

2002-2010 2002<br />

2003-<br />

2006<br />

2007-<br />

2009<br />

2010 2002 2003-2006 2007-2009 2010<br />

2,0% -6,0% 3,0% 4,0% 3,0% 47 47 47 47<br />

14<br />

Decisamente diversa, come già detto , è la situazione di redditività per l’insieme delle imprese<br />

in utile. Per queste imprese la situazione di redditività è già adeguata sui dati di un anno non<br />

brillante come il 2001.<br />

15<br />

Nel testo ci si riferisce all’irpeg. L’irap viene pagata, come noto, su una base imponibile<br />

diversa dall’utile lordo.<br />

39


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Lo scenario così impostato genera, attraverso il modello del conto <strong>economico</strong> e<br />

dello stato patrimoniale del distretto 16 , un flusso di utile netto che cresce ad un ritmo<br />

del 10,6% medio annuo. Il capitale investito si contrae del 3,8% medio annuo, gli<br />

indicatori di redditività si riportano su valori superiori al costo del capitale.<br />

Per arrivare al valore corrente del distretto è indispensabile attualizzare i flussi<br />

di reddito futuri (FCF) generati nello scenario base ed il valore finale dell’impresa<br />

distretto, secondo gli standard dell’analisi finanziaria. 17 I flussi di reddito futuri sono, in<br />

prima approssimazione, la somma di utili netti e ammortamenti, al netto di quanto<br />

necessario per finanziare gli investimenti. Rappresentano quindi il valore netto creato<br />

ogni anno dall’impresa distretto. Il valore finale rappresenta il “valore di realizzo”<br />

dell’impresa e dipende dal tasso di crescita nell’anno finale (3% ) dello scenario.<br />

Tabella 2 –Il valore del distretto – scenario normale<br />

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

FCF<br />

(mln Euro)<br />

-3,4 39,8 42,1 44,7 47,5 59,7 65,7 72,0 68,6<br />

Fattore di sconto 0,976 0,929 0,885 0,843 0,802 0,750 0,712 0,675 0,633<br />

FCF attualizzato<br />

(mln Euro)<br />

-3,4 37,0 37,2 37,6 38,1 44,8 46,7 48,6 43,5<br />

Dati in mln.di euro<br />

Valore cumulato del FCF al 2009 286,6<br />

Valore finale (FCF del 2010 capitalizzato) 1726,4<br />

Valore complessivo del distretto 2013,0<br />

Fatturato del distretto 2001 2172,0<br />

Multiplo Sul fatturato 0,93<br />

Nello scenario base il valore del distretto non ri<strong>sul</strong>ta superiore al fatturato del<br />

2001, ma vengono poste le basi per una crescita sostenibile nel medio periodo.<br />

L’impatto dello scenario base sugli indicatori di redditività è, infatti, positivo e crescente<br />

nel tempo: non solo cresce il livello degli utili, il che è ovvio, ma migliora (vedi tab.3)<br />

progressivamente, dopo il minimo del 2002, la redditività media del capitale investito e<br />

del fatturato.<br />

16 vedi appendice metodologica<br />

17 i dettagli del modello utilizzato sono riportati nell’appendice metodologica. L’abbreviazione<br />

FCF sta per free cash flow e rappresenta il flusso di reddito disponibile per gli azionisti,<br />

generato dalla “impresa distretto”. La logica della tabella è che, per esempio, il flusso di reddito<br />

prodotto nel 2005 viene attualizzato moltiplicandolo per il fattore di sconto pari a 0,825; la<br />

somma di tutti i valori attualizzati più il valore finale di realizzo rappresenta il valore complessivo<br />

del distretto.<br />

40


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Tabella 3 - : indicatori di redditività scenario normale<br />

ROE ROS ROA<br />

anni<br />

2000 7,4% 4,5% 5,9%<br />

2001 3,5% 2,8% 3,8%<br />

2002 0,4% 1,6% 2,1%<br />

2003 1,2% 2,0% 2,6%<br />

2004 2,1% 2,4% 3,1%<br />

2005 2,8% 2,7% 3,5%<br />

2006 3,5% 3,0% 3,9%<br />

2007 4,4% 3,4% 4,5%<br />

2008 5,2% 3,8% 5,0%<br />

2009 6,0% 4,1% 5,4%<br />

2010 6,3% 4,4% 5,7%<br />

L’operare congiunto di uno scenario di crescita esogena della domanda e di<br />

una riduzione del capitale eccedente creano valore aggiuntivo per l’impresa distretto,<br />

facendo risalire il tasso di remunerazione medio degli assets sopra il costo medio<br />

ponderato del capitale investito (vedi graf.1).<br />

Come si vede dal graf.1, dopo un minimo di redditività raggiunto nel 2002, in un<br />

arco temporale di sei anni il distretto si riporta su valori di redditività adeguati e nel<br />

tratto finale del periodo di simulazione si assesta su un livello di remunerazione degli<br />

assets sostenibile nel medio termine in quanto superiore al costo di finanziamento del<br />

totale dell’attivo. Si esce quindi dal circolo vizioso di crescita e riduzione del capitale<br />

investito.<br />

41


8%<br />

7%<br />

6%<br />

5%<br />

4%<br />

3%<br />

2%<br />

1%<br />

0%<br />

Grafico 1<br />

<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

scenario NORMALE: comparazione redditività e costo del capitale<br />

redditività costo<br />

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

Appurato che nello scenario base il processo crescita-redditività evolve nella direzione<br />

di creare valore aggiuntivo, proviamo a vedere come il valore, il multiplo <strong>sul</strong> fatturato e<br />

la redditività si modificano al mutare degli scenari e delle decisioni degli operatori.<br />

Scenario vizioso<br />

Il termine “vizioso” viene qui riferito ad uno scenario che tende a proiettare nel<br />

tempo ri<strong>sul</strong>tati non sostenibili o difficilmente sostenibili. Come sempre il quadro è<br />

composto da andamenti esterni rispetto alle leve aziendali e da “reazioni” aziendali alle<br />

dinamiche della domanda. In questo caso si è ritenuto particolarmente importante<br />

articolare due varianti dello scenario per quanto concerne i comportamenti aziendali:<br />

le imprese assumono, a fronte di andamenti esogeni avversi, un atteggiamento<br />

aggressivo (risk taker) e reagiscono con un elevato tasso di investimenti nella<br />

prospettiva di aumentare la crescita futura<br />

le imprese assumono un atteggiamento “prudente” (risk averse) e reagiscono<br />

allo scenario esterno non roseo riducendo le spese per investimenti, dato il basso<br />

tasso di redditività corrente.<br />

Possiamo vedere meglio le differenze tra le due articolazioni dello scenario<br />

vizioso, osservando i dati della tab.4.<br />

42


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Tabella 4 - scenario vizioso<br />

Caso “aggressivo” (a)<br />

Costo del lavoro var<br />

Fatturato var %<br />

%<br />

Investimenti<br />

(mln. di euro)<br />

2002-2010 2002 2003-2006 2007-2009 2010 2002 2003-2006 2007-2009 2010<br />

2,0%<br />

Caso“prudente”(b)<br />

-6,0% 2,0% 2,0% 2,0% 57 57 70 70<br />

Costo del lavoro var<br />

Fatturato var %<br />

%<br />

Investimenti<br />

(mln. di euro)<br />

2002-2010 2002 2003-2006 2007-2009 2010 2002 2003-2006 2007-2009 2010<br />

2,0% -6,0% 2,0% 2,0% 2,0% 34 34 47 47<br />

A fronte di una crescita media del fatturato prossima allo zero in termini reali, la<br />

differenza in termini di decisioni aziendali sugli investimenti è di un certo rilievo e<br />

impatta significativamente sui ri<strong>sul</strong>tati aziendali e <strong>sul</strong> valore del distretto (vedi tabb.5-6).<br />

In particolare, nel caso definito “aggressivo” l’utile netto dell’impresa-distretto si<br />

comprime del 5,5% medio annuo ed il capitale investito cresce leggermente<br />

mantenendo una situazione di eccesso di capacità produttiva; nel caso “prudente”,<br />

l’utile netto cresce ad un ritmo medio annuo del 2,8% e la riduzione di capitale investito<br />

è consistente e si commisura in un 5,0% all’anno.<br />

Tabella 5 - : impatto <strong>sul</strong>le variabili aziendali<br />

Capitale investito<br />

Var.% media annua<br />

2001-2010<br />

Utile netto<br />

Var.% media annua<br />

2001-2010<br />

Caso “aggressivo” +0,1% -5,5%<br />

Caso “prudente” -5,0% +2,8%<br />

Il valore del distretto si riduce consistentemente, rispetto allo scenario base, in<br />

ambedue i casi presentati e raggiunge percentuali rispetto al fatturato corrente<br />

decisamente modeste. Naturalmente, nel caso “prudente”, il valore è il doppio rispetto<br />

al caso “aggressivo” ma, permanendo per tutto l’orizzonte temporale una situazione in<br />

cui la redditività del capitale è inferiore al costo del capitale (vedi graf.2 e graf.3), la<br />

riduzione di valore è inevitabile seppur di diversa dimensione.<br />

È quindi evidente che, a fronte del verificarsi di scenari esogeni negativi,<br />

l’azione virtuosa sugli investimenti è necessaria ma non sufficiente per riportare<br />

l’impresa distretto su un sentiero di crescita sostenibile.<br />

43


Grafico 2<br />

8%<br />

7%<br />

6%<br />

5%<br />

4%<br />

3%<br />

2%<br />

1%<br />

0%<br />

Grafico 3<br />

8%<br />

7%<br />

6%<br />

5%<br />

4%<br />

3%<br />

2%<br />

1%<br />

0%<br />

<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

scenario vizioso aggressivo: comparazione redditività e costo del capitale<br />

redditività costo<br />

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

scenario vizioso prudente: comparazione redditività e costo del capitale<br />

redditività costo<br />

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

44


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Tabella 6 – valore del distretto scenario vizioso caso “aggressivo”<br />

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

FCF<br />

(mln Euro)<br />

-11,9 23,7 24,3 25,0 25,8 16,0 17,5 19,0 20,5<br />

Fattore<br />

sconto<br />

FCF<br />

di<br />

0,976 0,929 0,885 0,843 0,802 0,750 0,712 0,675 0,633<br />

attualizzato -11,9 22,0 21,5 21,0 20,7 12,0 12,5 12,9 13,0<br />

(mln Euro)<br />

Dati in mln.di euro<br />

Valore cumulato del FCF al 2009 110,6<br />

Valore finale (FCF del 2010 capitalizzato) 368,9<br />

Valore complessivo del distretto 479,5<br />

Fatturato del distretto 2001 2172,0<br />

Multiplo Sul fatturato 0,22<br />

Tabella 7 - valore del distretto – scenario vizioso caso “prudente”<br />

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

FCF<br />

(mln Euro)<br />

7,2 41,8 41,6 41,7 42,0 31,9 33,2 34,5 35,8<br />

Fattore<br />

sconto<br />

FCF<br />

di<br />

0,976 0,929 0,885 0,843 0,802 0,750 0,712 0,675 0,633<br />

attualizzato 7,1 38,9 36,8 35,2 33,7 24,0 23,6 23,3 22,7<br />

(mln Euro)<br />

Dati in mln.di euro<br />

Valore cumulato del FCF al 2009 222,6<br />

Valore finale (FCF del 2010 capitalizzato) 645,3<br />

Valore complessivo del distretto 867,9<br />

Fatturato del distretto 2001 2172,0<br />

Multiplo Sul fatturato 0,40<br />

45


Lo Scenario virtuoso<br />

<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Lo scenario virtuoso è tale da due punti di vista: l’andamento delle variabili<br />

esogene (la crescita) e la dinamica delle decisioni aziendali (gli investimenti). Infatti, a<br />

fronte di uno scenario di crescita media su livelli eccellenti , gli investimenti possono<br />

attestarsi su valori “prudenti” o su valori “aggressivi”, generando in ambedue i casi un<br />

innalzamento della redditività ben oltre il costo del capitale.<br />

Tabella 8 – Lo scenario virtuoso<br />

Caso “aggressivo”(a)<br />

Costo<br />

lavoro<br />

del<br />

Fatturato var %<br />

Investimenti<br />

(mln. di euro)<br />

2002-2010 2002 2003-2006 2007-2009 2010 2002 2003-2006 2007-2009 2010<br />

3,0% -6,0% 5,0% 5,0% 4,0% 57 57 70 70<br />

Caso “prudente” (b)<br />

Costo<br />

lavoro<br />

del<br />

Fatturato var %<br />

Investimenti<br />

(mln. di euro)<br />

2002-2010 2002 2003-2006 2007-2009 2010 2002 2003-2006 2007-2009 2010<br />

3,0% -6,0% 5,0% 5,0% 4,0% 34 34 47 47<br />

La variante “aggressiva” comporta un flusso di investimenti lordi superiore del<br />

56% circa, a parità di tutte le altre condizioni. I diversi impatti delle due varianti <strong>sul</strong>le<br />

variabili “distrettuali” dipendenti, sono illustrate nella tab.9.<br />

Tabella 9 - impatto <strong>sul</strong>le variabili aziendali<br />

Capitale investito<br />

Utile netto<br />

Var.% media annua<br />

Var.% media annua<br />

2001-2010<br />

2001-2010<br />

Caso “aggressivo” +0,1% +11,8%<br />

Caso “prudente” -5,0% +14,6%<br />

Le differenze in termini di impatto <strong>sul</strong>la dinamica dell’utile netto atteso delle due<br />

varianti dello scenario virtuoso non sono di poco conto: l’approccio prudente genera<br />

una crescita media annua dell’utile del 14,6% a fronte dell’ 11,8% nel caso<br />

“aggressivo”. Certamente misurato in termini di imprese (capitale) in uscita dal mercato<br />

l’impatto dello scenario “aggressivo” è accomodante: in questo caso infatti non si tratta<br />

di una riduzione del capitale investito del 5,0% medio annuo come nella strategia<br />

“prudente” ma di un sostanziale mantenimento dei valori correnti<br />

Naturalmente, come stiamo cercando di mostrare, qualsiasi strategia ha un<br />

costo-opportunità che, in questo caso, è visibile in termini di differenza nel valore del<br />

distretto nelle due ipotesi: 1,97 volte il fatturato corrente nella strategia prudente, 1,62<br />

volte nella strategia aggressiva. Tradotto in termini monetari vorrebbe dire che la<br />

46


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

strategia aggressiva costa, nel medio termine, 800 mln. circa di euro di minore valore<br />

per il distretto.<br />

Tabella 10 - valore del distretto – scenario virtuoso caso “aggressivo<br />

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

FCF<br />

(mln Euro)<br />

-13,2 45,2 50,9 57,2 64,1 60,9 69,4 78,4 76,7<br />

Fattore<br />

sconto<br />

FCF<br />

di<br />

0,976 0,929 0,885 0,843 0,802 0,750 0,712 0,675 0,633<br />

attualizzato -13,2 42,0 45,1 48,2 51,4 45,6 49,4 53,0 48,6<br />

(mln Euro)<br />

Dati in mln.di euro<br />

Valore cumulato del FCF al 2009 321,4<br />

Valore finale (FCF del 2010 capitalizzato) 3202,2<br />

Valore complessivodel distretto 3523,6<br />

Fatturato del distretto 2001 2172,0<br />

Multiplo Sul fatturato 1,62<br />

Tabella 11 - valore del distretto – scenario virtuoso caso “prudente”<br />

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

FCF<br />

(mln Euro)<br />

6,0 63,3 68,3 74,0 80,4 76,8 85,0 93,9 92,1<br />

Fattore<br />

sconto<br />

FCF<br />

di<br />

0,976 0,929 0,885 0,843 0,802 0,750 0,712 0,675 0,633<br />

attualizzato 5,9 58,8 60,4 62,3 64,5 57,6 60,5 63,4 58,3<br />

(mln Euro)<br />

Dati in mln.di euro<br />

Valore cumulato del FCF al 2009 433,5<br />

Valore finale (FCF del 2010 capitalizzato) 3842,8<br />

Valore complessivodel distretto 4276,3<br />

Fatturato del distretto 2001 2172,0<br />

Multiplo Sul fatturato 1,97<br />

Le stesse conclusioni si raggiungono se osserviamo (vedi graff.4-5)<br />

l’andamento nel tempo ed il livello degli indicatori di redditività nei due casi.<br />

47


8%<br />

7%<br />

6%<br />

5%<br />

4%<br />

3%<br />

2%<br />

1%<br />

0%<br />

8%<br />

7%<br />

6%<br />

5%<br />

4%<br />

3%<br />

2%<br />

1%<br />

0%<br />

Grafico 4<br />

<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

scenario virtuoso prudente: comparazione redditività e costo del capitale<br />

redditività costo<br />

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

Grafico 5<br />

scenario virtuoso aggressivo: comparazione redditività e costo del capitale<br />

redditività costo<br />

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

48


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Come si può vedere dai grafici, la strategia aggressiva comporta un<br />

raggiungimento del break-even in termini di confronto tra redditività e costo del capitale<br />

solo nel 2008, la strategia prudente arriva all’obiettivo due anni prima. Inoltre, il<br />

differenziale ROA-costo del capitale è superiore a regime di 1 punto percentuale per la<br />

strategia prudente.<br />

La comparazione delle due strategie a fronte di uno scenario esogeno di<br />

crescita sostenuta, consente di vedere con precisione le elasticità dei ri<strong>sul</strong>tati in caso di<br />

scelte non orientate esclusivamente alla massimizzazione dei profitti. Lo scenario<br />

virtuoso crea una opportunità di selezione delle imprese in fase di crescita, ma la fase<br />

di crescita riducendo il numero di imprese in perdita può facilmente condurre (caso<br />

aggressivo) ad una permanenza di imprese con una redditività sub-ottimale. Ciò<br />

riporterà la redditività media del capitale su un livello insufficiente, non appena il ciclo<br />

<strong>economico</strong> mostrerà una nuova flessione. Lo scenario virtuoso nella variante<br />

“aggressiva” rappresenta bene ciò che è accaduto negli anni ’90 ove un fortissimo ciclo<br />

di crescita ha prodotto investimenti superiori al necessario per il distretto nel suo<br />

complesso, consentendo ad imprese poco redditizie di restare <strong>sul</strong> mercato e<br />

generando una forte compressione della redditività media quando il ciclo si è invertito.<br />

Gli scenari a confronto: indicatori di redditività e valore del distretto<br />

Utilizzando il ROA quale indicatore di redditività 18 più strettamente legato<br />

all’andamento del valore del distretto, si possono comparare i ri<strong>sul</strong>tati ottenuti nelle<br />

simulazioni presentate nei precedenti paragrafi. Una ulteriore simulazione verrà<br />

presentata nella tabella 13, a completamento del quadro delle opzioni strategiche<br />

possibili: in questo caso l’attenzione verrà focalizzata sugli effetti di un aumento di un<br />

punto percentuale dei margini <strong>sul</strong> valore del distretto. Le indicazioni che emergono<br />

hanno, ovviamente, solo la forza di un esercizio mirante a valutare l’impatto di diverse<br />

strategie “d’insieme” perseguibili dall’impresa distretto, a fronte di diversi scenari<br />

esogeni <strong>sul</strong>la domanda. Non hanno la pretesa di indicare opzioni operative per le<br />

imprese del distretto.<br />

18 Ri<strong>sul</strong>tati simili si ottengono utilizzando il ROE o il ROS. Vedi tabelle in appendice.<br />

49


Grafico 6<br />

R.O.A.<br />

8.0%<br />

7.0%<br />

6.0%<br />

5.0%<br />

4.0%<br />

3.0%<br />

2.0%<br />

1.0%<br />

STORICO<br />

<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

scenari di redditività 1998- 2010<br />

SCENARI<br />

ALTERNATIVI<br />

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

vizioso prudente normale virtuoso prudente<br />

vizioso aggressivo virtuoso aggressivo<br />

Tabella 12 - scenari e valore del distretto<br />

Scenario Valore multiplo del fatturato<br />

Vizioso “aggressivo” 0,22<br />

Vizioso “prudente” 0,40<br />

Normale 0,93<br />

Virtuoso “aggressivo” 1,62<br />

Virtuoso “prudente” 1,97<br />

Tabella 13 - scenari e valore del distretto con aumento dei margini unitari dell’1%<br />

Scenario Valore multiplo del fatturato<br />

Vizioso “aggressivo” 0,35<br />

Vizioso “prudente” 0,53<br />

Normale 1,11<br />

Virtuoso “aggressivo” 1,94<br />

Virtuoso “prudente” 2,29<br />

Osservando il graf.6 e le tabelle 12-13, è possibile trarre alcune considerazioni<br />

strategiche sui diversi modelli di comportamento dell’impresa distretto e <strong>sul</strong>le<br />

dinamiche reddituali del distretto:<br />

negli scenari complessivamente positivi per il distretto (normale, virtuoso<br />

aggressivo e virtuoso prudente), per recuperare i livelli di redditività raggiunti nel<br />

periodo 1998-2000 sono necessari dai sei agli otto anni. Ciò è diretta conseguenza<br />

dell’eccesso di capacità produttiva accumulata nel decennio di espansione 1990-2001.<br />

50


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Una non sufficiente selezione delle imprese e/o dei progetti di investimento, normale<br />

in una fase di crescita accelerata, rappresenta un fattore di contenimento della<br />

redditività per il medio termine. Naturalmente, come già è stato sottolineato, questa<br />

considerazione è vera per la media del distretto e non per le imprese in utile che anche<br />

nel 2001 mostrano una redditività adeguata<br />

le strategie aggressive sugli investimenti ri<strong>sul</strong>tano sempre sub-ottimali dal punto<br />

di vista della redditività. Ad esempio, nello scenario virtuoso la strategia aggressiva<br />

comprime la redditività su valori prossimi a quelli dello scenario normale. In altri termini,<br />

la maggiore crescita della domanda e quindi del fatturato viene “mal utilizzata”<br />

attraverso un eccesso di investimenti e/o una mancata uscita dal mercato di imprese<br />

poco redditizie<br />

In uno scenario negativo, il nostro scenario vizioso, la strategia prudente<br />

consente di limitare i danni, ma la forza delle variabili esogene rispetto alle decisioni<br />

aziendali è tale da non consentire creazione di valore per il distretto. La redditività resta<br />

costantemente sotto il costo del capitale e il valore del distretto si comprime<br />

significativamente.<br />

Come si vede dalla tabella 12, l’elasticità del valore del distretto ai diversi<br />

scenari è elevata e qualsiasi errore di strategia viene pagato ad un prezzo molto alto,<br />

misurabile dalla differenza tra il valore del distretto generato nelle strategie prudenti ed<br />

il corrispondente valore nelle strategie aggressive.<br />

Il distretto è molto sensibile al fattore crescita. I multipli <strong>sul</strong> fatturato raggiunti<br />

negli scenari virtuosi sono di assoluta eccellenza mentre i valori raggiunti negli scenari<br />

viziosi sono particolarmente negativi. In altri termini, avendo margini unitari<br />

relativamente contenuti, l’impresa-distretto risente eccessivamente dell’andamento del<br />

ciclo <strong>economico</strong>.<br />

Quest’ultimo punto è ulteriormente confermato dai ri<strong>sul</strong>tati riportati nella tabella<br />

13. Simulando un miglioramento di 1 punto percentuale del rapporto tra costi operativi<br />

e fatturato il valore del distretto aumenta significativamente per tutti gli scenari<br />

ipotizzati e la redditività si innalza più rapidamente. Naturalmente, in questo caso il<br />

costo dell’aggiustamento si sposta dalle imprese che appartengono al campione<br />

esaminato alle imprese che forniscono i beni ed i servizi intermedi.<br />

51


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

APPENDICE METODOLOGICA ALLA PARTE QUARTA : Il modello<br />

di valutazione<br />

I flussi di reddito attesi<br />

Il modello utilizzato per la valutazione del distretto è costruito su criteri<br />

riconosciuti come standard a livello internazionale ed appartiene alla categoria dei “free<br />

cashflows model”. In particolare, si è utilizzato un modello a tre stadi, incorporando<br />

profili di crescita diversi per ogni stadio temporale.<br />

Il principio su cui si basa il modello è semplice: chiunque decida di acquistare<br />

una attività, sia essa finanziaria che reale, lo fa per acquisire il diritto ad incassare i<br />

flussi di reddito netti che l’attività sarà in grado di generare e il valore finale di realizzo<br />

dell’azienda; il prezzo a cui si acquisterà dovrà essere una misura finanziariamente<br />

equivalente alla capacità di generazione del reddito nel tempo da parte dell’attività<br />

acquisita.<br />

Stimare i flussi di reddito attesi è una operazione complessa e richiede la<br />

definizione di uno scenario <strong>sul</strong>la dinamica di ricavi e costi incorporati nella valutazione.<br />

È anche necessario costruire un modello <strong>finanziario</strong> contabile che consenta di simulare<br />

gli impatti dello scenario <strong>sul</strong>la struttura effettiva del bilancio del distretto.<br />

La definizione di free cash flow utilizzata nel presente rapporto è:<br />

utile netto + ammortamenti –variazioni del capitale circolante - spesa per<br />

investimenti + variazioni del debito netto.<br />

Il concetto sottostante questa definizione è che gli azionisti dell’impresa hanno<br />

diritto di proprietà a tutti i flussi di reddito che rimangono disponibili dopo che l’impresa<br />

ha fatto fronte a tutti i suoi impegni finanziari .<br />

Il valore finale di realizzo dell’impresa viene stimato prendendo il free cash flow<br />

dell’ultimo anno dello scenario, assumendo che da lì in avanti vi sia una crescita<br />

costante e pari a quella dell’ultimo anno, ed attualizzando il valore di questa rendita<br />

perpetua. In buona sostanza si ipotizza, come è ragionevole, che l’impresa distretto<br />

viva per sempre al di là dei cambiamenti che possono avvenire; quindi si calcola un<br />

valore coerente con lo scenario per i flussi di reddito che vanno oltre l’orizzonte della<br />

simulazione. E’ importante ricordare che il valore finale dell’impresa dipende dal tasso<br />

di capitalizzazione della rendita perpetua. Tale tasso di capitalizzazione è dato dalla<br />

differenza tra crescita ipotizzata e costo del capitale: dipende quindi dalle ipotesi di<br />

scenario. Ciò spiega perché possano esservi differenze rilevanti nel valore finale<br />

dell’impresa distretto che dipende strettamente dalle ipotesi dei diversi scenari.<br />

52


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Questo modo di stimare il valore di una impresa rispecchia gli standard<br />

internazionali di valutazione.<br />

Fattori di sconto<br />

Nella valutazione dell’azienda l’altro momento chiave riguarda la scelta dei<br />

fattori di sconto dei flussi futuri di reddito generati. I fattori di sconto sono ovviamente<br />

necessari poiché bisogna tradurre in valori correnti valori futuri attesi.<br />

L’attualizzazione dei flussi futuri di reddito è un procedimento complesso e a più<br />

stadi. E’ complesso poiché dobbiamo valutare flussi che hanno un certo grado di<br />

rischio. E’ a più stadi poiché dobbiamo valutare flussi e rischi che si riferiscono ad<br />

almeno due stadi della crescita dell’azienda distretto : i primi cinque anni più incerti ed<br />

a rischio più elevato; la fase a lungo termine ove l’azienda distretto si è stabilizzata ed<br />

ha una crescita normalmente inferiore ma anche un profilo di rischio inferiore. Nella<br />

tab.14 vengono riportati i valori utilizzati nel presente report per calcolare il tasso di<br />

attualizzazione o fattore di sconto.<br />

Tabella 14<br />

Fattori di sconto<br />

Prima<br />

fase<br />

Seconda<br />

fase<br />

Crescita<br />

stabile<br />

Tasso risk free 4,5% 4,5% 4,5%<br />

Premio al rischio 4,0% 4,0% 4,0%<br />

Rischio di mercato (beta) 1,17 1,17 1,0<br />

Premio di mercato 4,7% 4,7% 4,0%<br />

Tasso di rendimento del capitale di<br />

rischio 9,2% 9,2% 8,5%<br />

Costo del debito 3,24% 3,74% 4,24%<br />

Debiti/(patrimonio netto+debiti) 70% 70% 70%<br />

Costo ponderato del capitale<br />

= fattore di sconto 5,0% 5,4% 5,5%<br />

Il fattore di sconto, come si vede nella tab.13 , è composto da più elementi e<br />

rappresenta anche il tasso di rendimento effettivo del capitale investito per acquistare<br />

l’azienda. A titolo esemplificativo, se l’acquirente paga 100 per l’azienda in questione e<br />

richiede un tasso di rendimento composto del suo investimento del 10% l’anno,<br />

l’azienda dovrà produrre nel tempo flussi di reddito tali da generare a cinque anni un<br />

flusso cedolare ed un valore finale di rimborso pari complessivamente a 161. Quindi<br />

per pagare 100 oggi devo pensare di incassare complessivamente 161 a cinque anni,<br />

con un rendimento composto del 10%.<br />

Nel processo di valutazione si segue il percorso inverso a quello richiamato<br />

nell’esempio : si stimano i flussi futuri di reddito, si attualizzano con il tasso di<br />

rendimento e si ottiene quanto è equo pagare per ottenere il possesso dell’azienda<br />

ovvero si ottiene quanto vale l’azienda/il distretto oggi.<br />

53


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

Una breve spiegazione dei componenti il fattore di sconto è necessaria.<br />

Tasso risk free – rappresenta il rendimento di una attività ” priva di rischio” di<br />

durata simile all’orizzonte di valutazione dell’azienda. Per prudenza,e volendo seguire<br />

uno standard internazionale, si è utilizzato il rendimento lordo di un BTP decennale.<br />

Premio al rischio – rappresenta il plus di rendimento che storicamente le<br />

attività rischiose (azioni) hanno avuto rispetto al risk free.<br />

Rischio di mercato – detto anche beta, rappresenta la rischiosità specifica<br />

dell’attività considerata rispetto alla media. E’ un fattore moltiplicativo del premio al<br />

rischio. In un modello a tre stadi è opportuno utilizzare un beta più elevato per la fase<br />

iniziale ed un beta prossimo a 1 per la fase di crescita stabile. Il valore utilizzato per il<br />

periodo 2002-2009 è il valore del beta operativo rilevato dalla centrale dei bilanci per il<br />

settore tessile su dati 1983-1996.<br />

Premio al rischio complessivo – è ottenuto moltiplicando il premio al rischio<br />

per il beta. Rappresenta quanto in più, rispetto al risk free deve essere il rendimento<br />

dell’azienda. Più è alto minore sarà il valore attuale dell’azienda.<br />

Costo ponderato del capitale – detto WACC (weighted average cost of<br />

capital). Rappresenta il costo medio ponderato di tutte le diverse componenti del<br />

finanziamento dell’impresa (debiti, capitale proprio, altre passività finanziarie ibride).<br />

Include pro-quota il rendimento richiesto dal capitale di rischio ed il costo<br />

dell’indebitamento. Rappresenta di fatto il rendimento composto che mi aspetto<br />

acquistando oggi l’azienda al prezzo di valutazione.<br />

Il WACC è soprattutto, nel modello utilizzato, il fattore di sconto di tutti i flussi<br />

futuri di reddito (free cash flows): più è alto meno vale l’impresa distretto. Maggiore è la<br />

differenza tra WACC e tasso di crescita di lungo termine, minore sarà il valore finale<br />

dell’impresa e quindi il valore del distretto.<br />

Un ultimo punto riguarda i componenti del WACC, mezzi propri e debito. Il<br />

WACC assumerà valori diversi per diverse composizioni debito/mezzi propri. Il livello<br />

ottimale dipenderà, ovviamente, dal rapporto relativo tra il costo delle due fonti di<br />

finanziamento.<br />

54


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

APPENDICE STATISTICA : indicatori di redditività<br />

Tabella - scenario vizioso “aggressivo”<br />

anno<br />

ROE ROS ROA<br />

2000 7,4% 4,5% 5,9%<br />

2001 3,5% 2,8% 3,8%<br />

2002 0,4% 1,6% 2,1%<br />

2003 0,7% 1,8% 2,3%<br />

2004 1,0% 1,9% 2,5%<br />

2005 1,3% 2,0% 2,7%<br />

2006 1,6% 2,1% 2,8%<br />

2007 1,8% 2,2% 2,9%<br />

2008 1,8% 2,2% 2,9%<br />

2009 1,8% 2,2% 2,9%<br />

2010 1,9% 2,2% 3,0%<br />

Tabella - scenario vizioso “prudente”<br />

anno<br />

ROE ROS ROA<br />

2000 7,4% 4,5% 5,9%<br />

2001 3,5% 2,8% 3,8%<br />

2002 0,4% 1,6% 2,1%<br />

2003 1,2% 2,0% 2,5%<br />

2004 1,9% 2,2% 2,9%<br />

2005 2,5% 2,5% 3,3%<br />

2006 3,0% 2,7% 3,5%<br />

2007 3,3% 2,9% 3,7%<br />

2008 3,4% 2,9% 3,8%<br />

2009 3,5% 3,0% 3,8%<br />

2010 3,6% 3,0% 3,9%<br />

55


Tabella - scenario normale<br />

anno<br />

<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

ROE ROS ROA<br />

2000 7,4% 4,5% 5,9%<br />

2001 3,5% 2,8% 3,8%<br />

2002 0,4% 1,6% 2,1%<br />

2003 1,2% 2,0% 2,6%<br />

2004 2,1% 2,4% 3,1%<br />

2005 2,8% 2,7% 3,5%<br />

2006 3,5% 3,0% 3,9%<br />

2007 4,4% 3,4% 4,5%<br />

2008 5,2% 3,8% 5,0%<br />

2009 6,0% 4,1% 5,4%<br />

2010 6,3% 4,4% 5,7%<br />

Tabella - scenario virtuoso “aggressivo”<br />

anno<br />

ROE ROS ROA<br />

2000 7,4% 4,5% 5,9%<br />

2001 3,5% 2,8% 3,8%<br />

2002 0,1% 1,5% 1,9%<br />

2003 1,1% 2,0% 2,6%<br />

2004 2,2% 2,4% 3,2%<br />

2005 3,3% 2,9% 3,9%<br />

2006 4,3% 3,3% 4,4%<br />

2007 5,2% 3,7% 5,0%<br />

2008 5,9% 4,0% 5,3%<br />

2009 6,4% 4,3% 5,7%<br />

2010 6,7% 4,4% 5,9%<br />

56


Tabella - scenario virtuoso “prudente”<br />

<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

ROE ROS ROA<br />

2000 7,4% 4,5% 5,9%<br />

2001 3,5% 2,8% 3,8%<br />

2002 0,1% 1,5% 1,9%<br />

2003 1,6% 2,2% 2,8%<br />

2004 3,1% 2,8% 3,7%<br />

2005 4,4% 3,3% 4,4%<br />

2006 5,5% 3,8% 5,1%<br />

2007 6,4% 4,2% 5,6%<br />

2008 7,0% 4,5% 6,0%<br />

2009 7,5% 4,9% 6,4%<br />

2010 7,7% 5,0% 6,6%<br />

57


<strong>Rapporto</strong> <strong>economico</strong> <strong>finanziario</strong> <strong>sul</strong> <strong>sistema</strong> industriale pratese 2002<br />

APPENDICE METODOLOGICA. Le formule di calcolo degli<br />

indicatori di bilancio<br />

Nella scelta degli indicatori di bilancio si sono privilegiate la sinteticità e l’mmediatezza.<br />

Il numero di indicatori è quindi limitato a quelli di più comune utilizzo e si è evitato l’uso<br />

di indicatori sofisticati e di più complessa interpretazione.<br />

Variazione del fatturato ((ricavi netti anno T / ricavi netti anno T-1)-1)*100<br />

Variazione dei dipendenti ((dipendenti al 31.12 anno T / dipendenti al 31.12 anno T-1)-1 ) *<br />

100<br />

Utile corrente pre-tasse in % del (Utile corrente dopo la gestione finanziaria ma prima delle<br />

fatturato<br />

componenti straordinarie e delle imposte) / Ricavi netti * 100<br />

Reddito operativo in % del fatturato (Margine Operativo al netto di ammortamenti delle immobilizz.<br />

materiali, delle svalutaz.del circolante e degli accantonamenti<br />

operativi per rischi e oneri) / ricavi netti *100<br />

Costo del Lavoro per Unità di Costo del lavoro / Valore aggiunto operativo * 100<br />

Prodotto (%)<br />

Costo del lavoro per addetto Costo del lavoro / Dipendenti al 31.12<br />

Produttività per addetto Valore aggiunto operativo / Dipendenti al 31.12<br />

Oneri finanziari in % del fatturato Oneri finanziari / ricavi netti *100<br />

Costo medio del debito Oneri finanziari / (Debiti consolidati + Passività a breve term.,<br />

finanziarie, commerciali ed altre)*100<br />

<strong>Rapporto</strong> debiti fatturato (Debiti consolidati + Debiti finanziari, commerciali ed altre<br />

passività a breve term.) / ricavi netti<br />

<strong>Rapporto</strong> debiti patrimonio netto Debiti consolidati + Debiti finanziari, commerciali ed altre<br />

passività a breve term.) / patrimoio netto<br />

Redditività del capitale investito ROI (Utile Corrente pre tasse + Oneri Finanziari) / Totale Passività<br />

(Return on Investment)<br />

Rotazione del Capitale<br />

Ricavi netti / Totale Attività<br />

(Turnover)<br />

Rotazione degli immobilizzi tecnici Ricavi netti / immobilizzazioni materiali nette da fondo<br />

ammortamenti<br />

Grado di copertura degli immobilizzi (Patrimonio netto+Fondi Accantonati+Debiti a lungo term.) /<br />

EAR (Equity Assets Ratio)<br />

Immobilizzazioni (materiali, immateriali, finanziarie)<br />

Indice di disponibilità<br />

Attivo corrente/ Debiti ed altre passività a breve term.<br />

(Current test)<br />

Indice di liquidità<br />

(Attivo corrente-Magazzino netto)/ Debiti ed altre passività a<br />

(Quick test o indice di tesoreria) breve term.<br />

Durata media del credito ai clienti Crediti a breve e lungo term. Commerc. /ricavi netti * 360<br />

Durata media del debito verso i Debiti a breve e lungo term. commerciali / acquisti * 360<br />

fornitori<br />

Roe Return On Equities. <strong>Rapporto</strong> tra utile netto e patrimonio netto<br />

Roa Return On Assets. Misura la redditività ante imposte ed ante<br />

gestione finanziaria <strong>sul</strong> totale dell’attivo. È un indicatore della<br />

efficienza operativa dell’impresa nel generare profitti operativi<br />

dal complesso dei suoi assets. <strong>Rapporto</strong> tra utile ante gestione<br />

finanziaria e tasse e totale attivo. Differisce dal ROI in quanto<br />

quest’ultimo include i proventi finanziari al numeratore del<br />

rapporto.<br />

58

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