capitolo settimo la ricostruzione delle cause della morte ... - Kataweb
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CAPITOLO SETTIMO<br />
LA RICOSTRUZIONE DELLE CAUSE DELLA MORTE ED IL RAPPORTO DI<br />
CAUSALITA TRA LA CONDOTTA DEGLI IMPUTATI E L EVENTO ANTIGIURIDICO.<br />
1. La causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />
Le conclusioni cui siamo pervenuti sui dati circostanziali di fondo all interno dei<br />
quali deve collocarsi <strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Federico Aldrovandi, rendono il problema<br />
dell accertamento medico-legale <strong>delle</strong> <strong>cause</strong> del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> meno complesso di quanto<br />
non potesse apparire all inizio del dibattimento.<br />
Le valutazioni degli esperti, medici legali e specialisti di altre discipline clinicoforensi,<br />
si sono fondate sul<strong>la</strong> presupposizione di un quadro storico-circostanziale che<br />
i risultati di prova ottenuti dal<strong>la</strong> combinazione <strong>delle</strong> testimonianze dei residenti,<br />
degli amici, dei familiari, dei conoscenti, degli orari <strong>delle</strong> telefonate, del contenuto<br />
<strong>delle</strong> telefonate stesse, e su un complesso di altri univoci elementi indiziari, hanno<br />
dimostrato essere fal<strong>la</strong>ce, minando al<strong>la</strong> radice, e rendendo del tutto teoriche e<br />
virtuali, le complesse e<strong>la</strong>borazioni medico-legali del<strong>la</strong> difesa, tese a dimostrare, a<br />
partire dall iniziale conclusione dell accertamento tecnico Lumare-Ma<strong>la</strong>guti-Avato,<br />
che <strong>la</strong> <strong>morte</strong> dell Aldrovandi avesse una causa endogena fondata sullo stato di<br />
agitazione psicomotoria, causa di una <strong>morte</strong> cardiaca (insufficienza miocardica<br />
acuta) da insufficienza polmonare derivante da una situazione di stress psicofisico<br />
produttivo di incremento dell attività cardiaca e quindi del fabbisogno di ossigeno,<br />
non supportato da adeguata capacità respiratoria per l indebolimento funzionale dei<br />
centri respiratori derivante dall assunzione di stupefacenti. Tutto si giocava, quindi,<br />
sul livello dell agitazione psicomotoria, priva a sua volta di causa individuata,<br />
rispetto al quale il ruolo dell azione degli agenti, pur adeguatamente documentato<br />
e sottolineato, finiva con il non avere alcun peso causale. Una conclusione<br />
insufficiente e contraddittoria sul<strong>la</strong> quale finiva con il concentrarsi <strong>la</strong> riflessione,<br />
dandosi per assodata <strong>la</strong> premessa fattuale dell altissimo grado di agitazione propria<br />
del soggetto.<br />
Abbiamo visto come rispetto a questa conclusione, <strong>la</strong> soluzione dei periti del giudice<br />
mettesse in campo una spiegazione più coerente e sofisticata che dava conto<br />
dell agitazione in termini di excited delirium syndrome, derivante dall assunzione di<br />
sostanze stupefacenti diverse da quelle rilevate all analisi ma inseriva, come fattore<br />
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concausale, l effetto stressogeno e di accentuazione degli effetti sul cuore del<br />
prolungato, violento e traumatico scontro con <strong>la</strong> polizia.<br />
Le conclusioni cui siamo pervenuti analizzando <strong>la</strong> perizia Testi-Bignamini e i risultati<br />
del contraddittorio sui risultati dell indagine, restano tuttora pienamente valide<br />
tanto più in quanto sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> perizia i consulenti del<strong>la</strong> difesa tenteranno di<br />
dimostrare l irrilevanza del<strong>la</strong> colluttazione rispetto al decesso. In questo si sostanzia<br />
al<strong>la</strong> fine tutta <strong>la</strong> complessa istruttoria dibattimentale con i consulenti del<strong>la</strong> difesa, un<br />
tentativo di dimostrare che <strong>la</strong> sindrome diagnostica potesse condurre a <strong>morte</strong><br />
anche senza l azione acceleratoria e determinante dell incremento di agitazione<br />
prodotto dallo scontro fisico. Un tentativo obbiettivamente destinato a naufragare,<br />
non solo al<strong>la</strong> luce dell elementare senso comune, ma anche perché già<br />
definitivamente confutato, all esito del<strong>la</strong> discussione sul<strong>la</strong> perizia Testi e Bignamini,<br />
rispetto al<strong>la</strong> quale gli elementi tecnici aggiunti sono stati del tutto secondari mentre<br />
grande risalto è stato attribuito al dato circostanziale, esaltando al massimo il<br />
presunto stato del ragazzo, ridimensionando l azione degli agenti al punto da<br />
considerar<strong>la</strong> del tutto ininfluente. In realtà tra <strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> del fatto offerta dagli<br />
agenti e sostenuta dal<strong>la</strong> loro difesa e le conclusioni dei consulenti tecnici del<strong>la</strong> difesa<br />
vi è una strettissima connessione logica perché dopo Testi e Bignamini solo<br />
riducendo al minimo <strong>la</strong> durata dello scontro e del<strong>la</strong> colluttazione, sia in termini di<br />
tempo che in termini di intensità, e amplificando al massimo lo stato di agitazione<br />
del ragazzo, si poteva sperare di giungere ad escludere un qualsiasi rilievo causale ad<br />
un tentativo di immobilizzazione, valutato inidoneo ad accentuare uno stato di<br />
agitazione, di per sé destinato ad accrescersi in modo parossistico per effetto<br />
soltanto dello stato patologico del soggetto. Questa impostazione è apparsa forzata<br />
e irrealistica, al limite dell esercitazione accademica, basata su un quadro di<br />
riferimento accettato apriori e che i consulenti di parte hanno sistematicamente<br />
dato come premessa acc<strong>la</strong>rata e indiscutibile.<br />
Nel ripercorrere gli esiti del dibattito i punti da tenere ben fermi sono tre:<br />
1. Il dato storico circostanziale primario sul quale confrontare le deduzioni degli<br />
esperti è quello al quale siamo pervenuti nel corso del<strong>la</strong> trattazione, nelle<br />
varie parti di essa, attraverso l esame e <strong>la</strong> discussione di tutte le<br />
testimonianze e degli elementi di prova di ogni genere. Tale premessa storica<br />
comporta doversi dare per ammesso che Federico Aldrovandi cominciò a<br />
dare in escandescenze dopo un primo contatto con gli agenti di alfa3 che<br />
cronologicamente non può porsi oltre le 5,45. Lespressione dare in<br />
escandescenze va considerata nel modo più asettico e neutro possibile<br />
perché in realtà nul<strong>la</strong> sappiamo <strong>delle</strong> ragioni che scatenarono il primo scontro<br />
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con gli agenti, in quali effettive condizioni si trovasse Federico, cosa potesse<br />
avere scatenato <strong>la</strong> sua reazione nei confronti degli agenti ( ebbe carattere<br />
difensivo, offensivo, reagì ad una provocazione, si trattò di un malinteso, vi<br />
furono <strong>cause</strong> esterne o l intervento di terzi, fu lo stesso Federico a<br />
determinare lo scontro, peraltro mal gestito dagli agenti, in ragione del suo<br />
stato di alterazione mentale dovuto all assunzione <strong>delle</strong> sostanze<br />
stupefacenti?). Non abbiamo nessuna prova precisa per prendere posizione su<br />
questo punto che rimane ad oggi un mistero. E certo peraltro che lo stato di<br />
agitazione di Aldrovandi si manifesta non prima ma in concomitanza con<br />
l intervento degli agenti e si alimenta del<strong>la</strong> violenza dello scontro nel corso del<br />
quale egli subisce certamente alcune <strong>delle</strong> lesioni rilevate, tanto da macchiare<br />
di sangue <strong>la</strong> portiera dell autovettura ed il selciato. Lo stato di agitazione del<br />
ragazzo non è quindi riconducibile all excited delirium syndrome ma è una<br />
condizione legata alle circostanze che lo produssero ed è l effetto dello<br />
scontro e del<strong>la</strong> colluttazione rispetto ai quali rilevante deve essere stato il<br />
ruolo degli agenti per il solo fatto che gli stessi sul punto mentono. Resta<br />
quindi impregiudicata <strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> causa del primo scontro rispetto al<br />
quale possiamo soltanto dire, per mantenere le iniziali premesse, che da parte<br />
degli agenti devi esservi stata <strong>la</strong> soggettiva convinzione di agire con <strong>la</strong> forza<br />
nell esercizio del<strong>la</strong> facoltà legittima loro concessa dal<strong>la</strong> legge. Che tale<br />
convinzione fosse erronea e colpevole non siamo in grado di stabilire;<br />
dobbiamo presumerlo perché questo è il tema dato del processo e perché<br />
obbiettivamente prove contrarie non ne esistono. Questa conclusione spiana<br />
<strong>la</strong> strada al<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> del<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> in senso favorevole<br />
all ipotesi accusatoria, eliminando tutte le suggestioni dipendenti da una<br />
condizione di agitazione patologica preesistente. Se l agitazione è<br />
conseguenza dello scontro e si alimenta di esso era dovere degli agenti<br />
valutarne gli effetti e contenere il tasso di violenza esercitato in modo da<br />
procedere all immobilizzazione del soggetto, senza fargli correre rischi indebiti<br />
di asfissia o traumi derivanti dal prolungarsi di una colluttazione. Rispetto al<strong>la</strong><br />
determinazione del<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> entrano quindi in gioco soltanto le<br />
modalità con le quali gli agenti esercitarono il contenimento e l uso smodato e<br />
grosso<strong>la</strong>no del<strong>la</strong> violenza, tradottasi in involontaria causa di <strong>morte</strong> secondo il<br />
complesso meccanismo che sin d ora denominiamo come teoria Thiene-<br />
Beduschi.<br />
2. La causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> è da indicare nel meccanismo causale descritto da<br />
Thiene-Beduschi anche volendo inserire nel<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong>, in via del tutto<br />
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ipotetica e subordinata, una condizione di agitazione psicomotoria preesistente,<br />
che peraltro non può essere insorta prima <strong>delle</strong> 5,30 e che si innesta e si combina<br />
con uno scontro fisico ingaggiato con gli uomini di alfa3, sempre in via di tesi<br />
subordinata, non prima di uno o due minuti dopo <strong>la</strong> conclusione alle 5.50.28<br />
del<strong>la</strong> telefonata tra il 112 e Bulgarelli di segna<strong>la</strong>zione del problema in via<br />
Ippodromo. Una conclusione che ignora l esito del testimoniale e che imporrebbe<br />
un inammissibile diversa interpretazione <strong>delle</strong> testimonianze e <strong>delle</strong> prove e che<br />
poniamo quindi come mero dato a priori al solo scopo di spiegare come<br />
qualunque livello di agitazione potesse interessare Federico Aldrovandi in quel<br />
momento, il suo destino era tutt altro che segnato indipendentemente<br />
dall intervento degli agenti. Le conclusione cui pervengono i periti d ufficio sul<strong>la</strong><br />
scorta del<strong>la</strong> letteratura americana non <strong>la</strong>scia spazio a conclusioni diverse. Anche<br />
il successivo contraddittorio dibattimentale ha convalidato l assunto di un<br />
contributo decisivo del<strong>la</strong> colluttazione finale nell accentuare gli effetti<br />
dell agitazione e nel determinare le condizioni funzionali del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> per<br />
malgoverno dell azione stessa da parte degli agenti, sia con riferimento alle<br />
modalità concrete dell immobilizzazione sia con riferimento al<strong>la</strong> scelta di<br />
addivenire allo scontro, trascurando le specifiche cautele resesi necessarie per<br />
immobilizzare un soggetto agitato in stato di excited delirium syndrome.<br />
3. Persino assumendo, in via di mera ipotesi di scuo<strong>la</strong>, che il soggetto fosse<br />
indirizzato a <strong>morte</strong> naturale, in ragione del suo stato di agitazione delirante,<br />
l intervento degli agenti causò l accelerazione del meccanismo patologico in atto<br />
e assecondò, incrementandone gli effetti, il processo; non impedì il decorso né<br />
operò per prevenire gli effetti, come era invece doveroso in considerazione degli<br />
obblighi di tute<strong>la</strong> e di soccorso pubblico loro incombenti. Sbagliando l intervento,<br />
gli agenti non impedirono il decorso del<strong>la</strong> patologia, ne aggravarono e ne<br />
accelerarono gli effetti, rendendosi quindi responsabili del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> sia sul piano<br />
causale che su quello del<strong>la</strong> colpa. Questa conclusione è tanto più valida,<br />
dovendosi ammettere che non vi è alcun determinismo causale tra uno stato di<br />
agitazione psicomotorio sia pure di grado elevato ma contenuto in un arco<br />
temporale di circa mezz ora e <strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Il riconoscimento del<strong>la</strong> sindrome di<br />
delirio eccitato, se è funzionale a fornire una spiegazione del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> in date<br />
circostanze, non significa affatto che <strong>la</strong> <strong>morte</strong> sia inevitabile. Gli studi<br />
internazionali sono essenzialmente orientati oltre che al riconoscimento del<strong>la</strong><br />
sindrome anche a fornire le indicazioni più opportune per prevenirne gli esiti<br />
letali che sono quindi al<strong>la</strong> portata di operatori accorti e professionalmente<br />
preparati. In ogni caso, le circostanze e le modalità del<strong>la</strong> colluttazione e<br />
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dell immobilizzazione sono considerate con<strong>cause</strong> del decesso tutte le volte in cui<br />
esse producono un aumento significativo dello stress cardiaco. Volere iso<strong>la</strong>re il<br />
meccanismo letale denominato excited delirium syndrome dalle circostanze,<br />
modalità, condizioni dell intervento del<strong>la</strong> polizia, oltre che tecnicamente errato<br />
per le considerazioni medico-legali esposte dai consulenti <strong>delle</strong> parti civili, è di<br />
per sè un assurdo logico e giuridico al<strong>la</strong> stregua del più elementare senso<br />
comune, senza <strong>la</strong> prova di un evidente e decisiva causa indipendente, di per sé<br />
idonea a provocare una <strong>morte</strong> fulminea.<br />
2. Il confronto tra i consulenti tecnici <strong>delle</strong> parti.<br />
Abbiamo esaminato le conclusioni alle quali l indagine peritale svolta con incidente<br />
probatorio era pervenuta nell individuare una precisa e importante concausa del<strong>la</strong><br />
<strong>morte</strong> nell azione di immobilizzazione a terra del soggetto, attuata dagli agenti<br />
intervenuti sul posto, mediante <strong>la</strong> violenta ed energica compressione sul busto e sul<br />
volto sia nel<strong>la</strong> posizione supina che nel<strong>la</strong> posizione prona, in modo da creare<br />
condizioni asfittico/ipossiche i cui effetti sono puntualmente registrati nell indagine<br />
autoptica.<br />
La tesi ha ricevuto un solido conforto probatorio dall istruttoria dibattimentale oltre<br />
che nel<strong>la</strong> prova testimoniale assunta con incidente probatorio dal<strong>la</strong> quale emerge<br />
con assoluta evidenza che Aldrovandi a terra fu compresso sia con le mani che con il<br />
peso di agenti che di volta in volta si sedettero o si sdraiarono su di lui o applicarono<br />
uno o più ginocchia sul busto, in modo da impedirgli i movimenti di reazione che<br />
non si riusciva a contenere altrimenti. E del tutto logico considerare che <strong>la</strong> volontà<br />
di reazione del ragazzo e quindi <strong>la</strong> difficoltà di mantenerlo fermo attraverso le sole<br />
braccia ha comportato l inevitabile ricorso a maniere forti anche per l accertata<br />
incapacità dell agente Segatto di tenere bloccate le gambe circostanza che faceva sì<br />
che solo una forte compressione sul busto rendesse possibile <strong>la</strong> successiva<br />
immobilizzazione <strong>delle</strong> braccia per l ammanettamento. Il continuo richiamo degli<br />
imputati al pericolo che il ragazzo si rialzasse dopo <strong>la</strong> caduta a terra, dà conferma<br />
alle testimonianze che descrivono gli agenti collocati con il loro peso sul corpo.<br />
Esamineremo come il successivo dibattito tra tutti i consulenti di diverse<br />
specializzazioni messi in campo dalle parti non abbia in alcun modo modificato il<br />
quadro <strong>delle</strong> acquisizioni raggiunte in seguito al<strong>la</strong> perizia e come quei risultati siano<br />
del tutto compatibili con <strong>la</strong> causa diretta e immediata del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, accertata<br />
attraverso <strong>la</strong> consulenza del prof. Thiene.<br />
372
2.1. Il confronto tra i tossicologi<br />
Una prima questione di notevole rilievo nell indagine medico-legale è costituita dal<br />
ruolo che possono avere avuto nel meccanismo produttivo del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> le sostanze<br />
stupefacenti e le modeste quantità di alcol rinvenute nel sangue di Federico<br />
Aldrovandi.<br />
Laccertamento iniziale in fase autoptica era stato effettuato dal<strong>la</strong> dr.ssa Francesca<br />
Righini sul cui <strong>la</strong>voro e sulle cui conclusioni si è già detto in altro <strong>capitolo</strong>.<br />
Nul<strong>la</strong> di sostanzialmente nuovo dall esame del 15 luglio 2008 esame: <strong>la</strong> conferma<br />
<strong>delle</strong> indagini svolte, <strong>delle</strong> re<strong>la</strong>zioni esaminate e re<strong>la</strong>tive conclusioni; <strong>la</strong> difesa<br />
dell attendibilità del proprio <strong>la</strong>voro come è normale che sia. La circostanza che nel<br />
supplemento di analisi di Torino i valori <strong>delle</strong> sostanze stupefacenti rinvenute nei<br />
campioni sia risultata estremamente più bassa con <strong>la</strong> completa scomparsa del<strong>la</strong><br />
ketamina, è stata dagli stessi periti ricondotta più che a grosso<strong>la</strong>ni errori del<strong>la</strong> prima<br />
analista alle circostanze di conservazione dei campioni, al tempo trascorso tra le due<br />
analisi e al<strong>la</strong> ridotta quantità del campione.<br />
Limportanza dell esame dibattimentale del<strong>la</strong> consulente del p.m. sta nel<strong>la</strong> sua<br />
valutazione del<strong>la</strong> possibilità di considerare realistica l assunzione di LSD nonostante<br />
<strong>la</strong> stessa Righini abbia cercato <strong>la</strong> sostanza e non l abbia trovata. Il consulente ha<br />
ribadito di avere cercato <strong>la</strong> sostanza con tutte le tecniche disponibili nel suo<br />
<strong>la</strong>boratorio e di non aver<strong>la</strong> trovata.<br />
La dr.ssa Righini ha ribadito posizioni già emerse nel corso dell incidente probatorio<br />
e cioè che il narcotismo tossico acuto del<strong>la</strong> morfina non è dose dipendente e che<br />
non esiste al momento accreditata letteratura scientifica sugli effetti sinergici di<br />
morfina e ketamina. Soprattutto che non vi era possibilità di affermare, dal suo<br />
punto di vista, l esistenza di nesso causale tra l assunzione di stupefacenti e <strong>la</strong><br />
<strong>morte</strong>. Ovvio che i fenomeni di narcotismo acuto del<strong>la</strong> morfina si manifestino in<br />
forma del tutto opposte all agitazione psicomotoria. Gli effetti del<strong>la</strong> ketamina,<br />
associabili a quelli dell LSD sono peraltro dose dipendenti, ma a livelli assolutamente<br />
più elevati di quelli riscontrati 1 e si estinguono in tempi assai più rapidi. Va anche<br />
ricordato che <strong>la</strong> dr.ssa Righini, contrariamente ad altre voci del processo, ha<br />
sostenuto un sostanziale risultato compensativo tra l effetto eccitante del<strong>la</strong><br />
1<br />
Verbale pag. 41-42: l effetto allucinatorio lo si ottiene con l utilizzo di qualche decina di milligrammi di<br />
polvere o anche qualche centinaio di milligrammo di polvere e poi c è una differenza re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong><br />
durata del cosiddetto viaggio che è più lungo per l LSD, più breve per <strong>la</strong> ketamina.<br />
373
ketamina e l effetto deprimente del<strong>la</strong> morfina. Gli effetti <strong>delle</strong> sostanze assunte<br />
vengono giudicati non più che minimi, come sempre affermato con onestà<br />
intellettuale dai consulenti <strong>delle</strong> parti civili, che li hanno sempre concessi,<br />
potendone anche sostenere l insussistenza.<br />
Lesame ed il controesame hanno quindi permesso al<strong>la</strong> dr.ssa Righini di associarsi in<br />
toto alle conclusioni dei periti d ufficio sul punto.<br />
I periti d ufficio, come detto, hanno assegnato un valore nullo alle sostanze<br />
stupefacenti riscontrate come fattore causale in qualche modo significativo. Tant è<br />
che hanno dovuto assumere l ipotesi dell assunzione di LSD e del c.d. bad trip per<br />
spiegare l insorgenza del<strong>la</strong> postu<strong>la</strong>ta sindrome di agitazione delirante.<br />
Al <strong>la</strong>voro dei periti d ufficio aveva partecipato in veste di consulente <strong>delle</strong> parti civili<br />
<strong>la</strong> dr.ssa Manue<strong>la</strong> Licata, tossicologa forense, <strong>la</strong> cui autorità è stata più volte<br />
riconosciuta dai periti d ufficio che ne hanno richiamato gli studi.<br />
La consulente in esito al suo esame dibattimentale del 18 settembre ha predisposto<br />
una re<strong>la</strong>zione tecnica nel<strong>la</strong> quale sintetizza il suo pensiero.<br />
Si tratta di conclusioni che sono del tutto in linea con le conclusioni dei periti<br />
d ufficio:<br />
- Le concentrazioni ematiche di morfina rilevate nel sangue di Federico<br />
Aldrovandi si collocano sensibilmente al di sotto dei range ritenuti<br />
generalmente letali;<br />
- La concentrazione ematica di ketamina è di molto inferiore ai valori del<strong>la</strong><br />
letteratura ritenuti terapeutici e a quelli tossici;<br />
- Re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> compresenza di ketamina e morfina nel sangue di Federico<br />
Aldrovandi e all ipotesi di sinergismo, si sottolinea che l unico dato del<strong>la</strong><br />
letteratura sostiene che l uso contestuale migliora l efficacia analgesica. Non<br />
esistono tuttavia dati di valutazioni farmacologiche con riferimento alle<br />
concentrazioni ematiche, è tuttavia probabile che le modeste concentrazioni<br />
degli xenobiotici rilevati nel caso in esame non siano efficaci per determinare<br />
un evento lesivo.<br />
- La concentrazione di alcol etilico nel sangue non è da ritenere significativa nel<br />
determinismo dell evento; come segna<strong>la</strong>to dagli autori, nei decessi eroinacorre<strong>la</strong>ti<br />
l alcol etilico è un fattore di rischio significativo quando sia in<br />
concentrazione uguale o superiore a 1g/l.<br />
Conclusioni nette che nel documento fanno riferimento alle conclusioni dei periti<br />
e che mettono persino in discussione l attendibilità del dato ferrarese posto a<br />
confronto con quello torinese, pur ripudiato dagli stessi periti d ufficio.<br />
374
Quanto alle valutazioni tossicologiche sugli xenobiotici ( ketamina e morfina)<br />
individuati nei reperti post-<strong>morte</strong>m, si rammenta <strong>la</strong> natura di anestetico<br />
generale del<strong>la</strong> ketamina, in grado di produrre effetti dissociativi come stato<br />
confusionale e allucinazioni, tachicardìa, ipertensione. Caratteristica del<strong>la</strong><br />
sostanza, assunta per uso voluttuario, una rapida distribuzione e un rapido<br />
metabolismo epatico. Altra fondamentale caratteristica <strong>delle</strong> sostanza l essere<br />
tendenzialmente dose-re<strong>la</strong>tiva. La dose minima per produrre un qualsiasi effetto<br />
è di 0,2 mg e gli effetti si dissolvono entro un ora. In uno degli studi citati si<br />
afferma che poiché <strong>la</strong> durata degli effetti farmacologici è meno di un ora, deve<br />
essere ricercata un alternativa diagnostica se i sintomi di agitazione o di psicosi<br />
persistono per un tempo prolungato. Reiteratamente ribadito negli studi<br />
esaminati che gli effetti sono re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> dose e quindi gli studi degli effetti<br />
vanno compiuti sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> conoscenza <strong>delle</strong> concentrazioni ematiche riferite<br />
a seguito di assunzioni note o rilevate in casi di intossicazione acuta.<br />
Con riferimento al<strong>la</strong> morfina, <strong>la</strong> corre<strong>la</strong>zione concentrazione ematica-effetto<br />
deve necessariamente considerare l abitudine tossicofi<strong>la</strong> del soggetto. Tutta <strong>la</strong><br />
letteratura muove dal presupposto che non può aversi una corre<strong>la</strong>zione specifica<br />
tra dose ed effetto sicchè nell interpretazione del singo<strong>la</strong> caso non si può mai<br />
prescindere dall integrazione del criterio tossicologico con quelli storicocircostanziale<br />
ed anatomo patologico.<br />
Emergono già qui con evidenza le ragioni per le quali i periti torinesi si sono<br />
sbarazzati senza alcuna incertezza dei dati tossicologici come elementi per<br />
spiegare <strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Federico Aldrovandi: il dato quantitativo, il dato<br />
circostanziale ed il dato anatomo-patologico non consentivano di assegnare<br />
alcun ruolo diretto all azione <strong>delle</strong> sostanze rinvenute nel sangue. Conclusioni<br />
alle quali erano giunti gli stessi Lumare-Ma<strong>la</strong>guti-Avato che per dare un qualche<br />
significato a quel<strong>la</strong> presenza avevano dovuto costruire <strong>la</strong> complessa teoria<br />
dell agitazione psicomotoria, i cui effetti sul cuore potevano essere stati<br />
rafforzati sinergicamente, senza peraltro assegnare alcun peso specifico a tale<br />
azione sinergica. E proprio con riferimento a questo specifico punto <strong>la</strong> dr.ssa<br />
Licata a dibattimento ha ribadito che i dati scientifici dotati di una qualche<br />
affidabilità sul possibile sinergismo eroina-ketamina-alcol descrivono un effetto<br />
di maggiorazione dell effetto antalgico con conseguente possibile uso clinico<br />
del<strong>la</strong> combinazione ketamina-morfina. In questo contesto nessun effetto<br />
sinergico da parte dell alcol nelle quantità rilevate. Per <strong>la</strong> tossicologìa forense<br />
italiana è un consolidato assunto che il valore al di sotto dello 0,5 non sia mai<br />
375
stato considerato come un fattore di aumentato rischio nel<strong>la</strong> valutazione a<br />
livello post-mortale.<br />
Trattando <strong>la</strong> concentrazione di ketamina rilevata nel caso concreto, <strong>la</strong> dr.ssa<br />
Licata non ha avuto esitazioni nel ribadire a dibattimento che <strong>la</strong> sostanza a quelle<br />
concentrazioni non può avere avuto alcuna efficacia causale nel meccanismo<br />
letifero, alcun effetto tossico al<strong>la</strong> concentrazione osservata. Sotto il profilo degli<br />
effetti comportamentali del<strong>la</strong> sostanza, <strong>la</strong> dr.ssa Licata ha ricordato studi nei<br />
quali <strong>la</strong> stessa potrebbe avere avuto in qualche caso modeste complicazioni<br />
come tachicardia e agitazione, salvo verificare una rapida definizione di questi<br />
stati. In ogni caso questi effetti rimanevano sempre legati al<strong>la</strong> dose assunta.<br />
La deposizione del<strong>la</strong> dr.ssa Licata ha posto alcuni punti fermi che spiegano<br />
l opzione dei periti d ufficio di ignorare del tutto l aspetto tossico e<br />
comportamentale <strong>delle</strong> sostanze rinvenute nel sangue, come possibili fattori<br />
scatenanti una reazione abnorme come quel<strong>la</strong> ipotizzata dell agitazione<br />
delirante. Diverso è il caso di una possibile alterazione psicocomportamentale,<br />
un irritabilità e un eccitabilità partico<strong>la</strong>ri che, senza assurgere al<strong>la</strong> condizione<br />
patologica ipotizzata, possono avere modificato il modo normale del soggetto di<br />
reagire nelle situazioni del<strong>la</strong> vita, fermo restando che non sappiamo a quali azioni<br />
e sollecitazioni Aldrovandi fu portato a reagire nel corso di quel<strong>la</strong> tragica alba,<br />
così come non sappiamo se quel<strong>la</strong> alterazione comportamentale che<br />
l assunzione combinata <strong>delle</strong> sostanze può avere prodotto abbia innescato <strong>la</strong><br />
reazione, non sappiamo quanto giustificata, degli agenti che vennero con lui in<br />
contatto.<br />
Assai puntuale nello spiegare i possibili effetti comportamentali <strong>delle</strong> sostanze<br />
assunte da Aldrovandi è stata <strong>la</strong> prof.ssa Elisa Margaria, anestesista e nuovo<br />
consulente del p.m per gli aspetti tossicologici in occasione del<strong>la</strong> perizia.<br />
Ovviamente piena concordanza del<strong>la</strong> consulente con le conclusioni peritali circa<br />
l insussistenza di effetti tossici <strong>delle</strong> sostanze assunte, dati i dosaggi . Inciso con<br />
il quale anche questo consulente richiama l attenzione generale sul<strong>la</strong> necessità di<br />
ancorare ogni valutazione alle modestissime concentrazioni di sostanza rilevate.<br />
Nessuna influenza letale dei farmaci anche perché tutti in fase di eliminazione.<br />
Sia Ketamina che morfina sono farmaci depressori del sistema nervoso centrale.<br />
Nelle quantità assunte da Federico Aldrovandi <strong>la</strong> morfina non poteva avere alcun<br />
effetto depressivo sul<strong>la</strong> capacità respiratoria: assolutamente nessuna . La<br />
quantità rinvenuta si riscontra normalmente in ma<strong>la</strong>ti terminali sottoposti a<br />
terapia antidolore.<br />
376
Su un possibile effetto sul<strong>la</strong> respirazione del<strong>la</strong> sostanza assunta <strong>la</strong> dr.ssa Margaria<br />
è categorica:<br />
DOMANDA Quindi significa che Federico Aldrovandi con quel dosaggio di morfina<br />
poteva respirare bene?<br />
RISPOSTA Sì. Esiste un insufficienza respiratoria acuta e una cronica. Quindi dei dosaggi<br />
superiori avrebbero potuto dargli un insufficienza respiratoria magari nel tempo. Ma<br />
questo ragazzo è morto in pochi minuti, mi sembra dal<strong>la</strong> gestione che ho visto <strong>delle</strong><br />
telefonate, i minuti sono stati 10 15 al massimo. Quindi è stato sicuramente un caso<br />
acuto e non poteva essere dovuto ai farmaci, a meno che egli non vesso preso i farmaci<br />
tra le 5.47 e le sei del mattino, che mi sembra improbabile. E poi avrebbe avuto un altro<br />
dosaggio ematico.<br />
DOMANDA Quindi, se non ho capito male, quel dosaggio riscontrato provoca<br />
un insufficienza respiratoria acuta?<br />
RISPOSTA Il dosaggio riscontrato, no. Assolutamente non può provocar<strong>la</strong>.<br />
DOMANDA Non può provocar<strong>la</strong>?<br />
RISPOSTA Non può provocar<strong>la</strong>. E poi clinicamente, le dico, non ci sono assolutamente i<br />
sintomi di una depressione respiratoria.<br />
Il riferimento del consulente è qui al<strong>la</strong> vulgata, diffusasi tra i diversi consulenti<br />
tecnici, sullo stato di agitazione di Aldrovandi in quel momento. Possiamo ora dire<br />
che l assenza di sintomi tipici del<strong>la</strong> depressione respiratoria sta nel<strong>la</strong> prolungata<br />
colluttazione avuta con gli agenti nel<strong>la</strong> prima fase dello scontro.<br />
Anche <strong>la</strong> ketamina, sostanza anestetica di uso diffuso specie in pediatria, per<br />
l anestesista non dà depressione respiratoria. Riscontrate nei pazienti al risveglio<br />
allucinazioni sensoriali, prive di qualsiasi pericolosità. Nessuna agitazione<br />
psicomotoria di rilevante entità sarebbe potuta insorgere con ketamina in quelle<br />
quantità. Forse, soggiunge il consulente, un qualche effetto in termini se combinata<br />
con alcol non certamente con altri farmaci<br />
Sull effetto sinergico di ketamina e morfina, a parte ciò che già sappiamo<br />
sull inesistenza di studi specifici specie alle basse dosi di cui ci occupiamo, <strong>la</strong><br />
consulente è tranciante: <strong>la</strong> ketamina poteva solo potenziare l effetto analgesico<br />
del<strong>la</strong> morfina. Effetto analgesico che non significa effetto depressivo dei centri<br />
respiratori. A quei dosaggi nessun effetto sul<strong>la</strong> coscienza né sul<strong>la</strong> respirazione; solo<br />
attenuazione del dolore.<br />
Sul<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> <strong>la</strong> consulente non ha esitazioni: <strong>morte</strong> rapida quindi o causa<br />
cardiaca o insufficienza respiratoria acuta. Esclusa <strong>la</strong> prima per assoluta carenza dei<br />
segni tipici, residuava <strong>la</strong> seconda, almeno fino a Thiene.<br />
Chiarissima <strong>la</strong> spiegazione dei sintomi dell insufficienza depressoria acuta. Anche in<br />
questo caso <strong>la</strong> descrizione appare assolutamente convergente con i dati<br />
dell autopsìa che pure <strong>la</strong> dr.ssa Margaria dichiara di non conoscere:<br />
DOMANDA<br />
Può dirci quali sono le manifestazioni cliniche di una <strong>morte</strong> o comunque di una grave<br />
377
insufficienza respiratoria, cosiddetta acuta?<br />
RISPOSTA La clinica, lei dice?<br />
DOMANDA Sì, come comportamento del paziente.<br />
RISPOSTA Il comportamento ovviamente dipende dal<strong>la</strong> causa che ha portato all insufficienza<br />
respiratoria acuta. Se è molto acuta, il paziente sente fame d aria, agitazione e ha poi <strong>delle</strong><br />
manifestazioni obiettive che sono <strong>la</strong> cianosi e una <strong>delle</strong> manifestazioni legate non solo all iposia,<br />
ma all ipercapnia, in quanto nell insufficienza respiratoria acuta c è anche accumulo di anidride<br />
carbonica che provoca aumenti pressori, congestione dei vasi, soprattutto a livello del cranio,<br />
quindi possibili emorragie, petecchie e congestione dei vasi soprattutto del<strong>la</strong> testa.<br />
DOMANDA Ma sul piano proprio del comportamento lei ha ?<br />
RISPOSTA Non possiamo par<strong>la</strong>re di comportamento di una <strong>morte</strong> che avviene in pochi minuti. Il<br />
comportamento è quello di andare a terra con le mani al<strong>la</strong> go<strong>la</strong>. Non può esserci nessun altro tipo<br />
di comportamento così rapido. Se lei mi par<strong>la</strong> di un insufficienza respiratoria che dura parecchio,<br />
allora c è <strong>la</strong> fame d aria, c è l agitazione, c è <strong>la</strong> richiesta di aiuto da parte del paziente. Io parlo<br />
sempre di sintomatologia da parte del paziente. Ma in una <strong>morte</strong> così acuta non c è stato neppure<br />
il tempo, credo. Avrà forse gridato aiuto, potrebbe aver chiesto Di solito un c<strong>la</strong>ssico è quello di<br />
cercare di respirare al massimo.<br />
DOMANDA<br />
dei rantoli?<br />
Secondo <strong>la</strong> sua esperienza il paziente può, ovviamente non incubato, può emettere<br />
RISPOSTA Certo, sicuramente. La prima è <strong>la</strong> richiesta di aiuto.<br />
DOMANDA Può avere, diciamo così, quasi dei conati di vomito se non riesce a compensare ?<br />
RISPOSTA Questo è un altra cosa. Non è proprio un c<strong>la</strong>ssico.<br />
DOMANDA O dei sussulti?<br />
RISPOSTA Sì, si chiama gasping.<br />
DOMANDA Ci può meglio precisare questa sindrome di gasping?<br />
RISPOSTA Sì, cioè il tentativo di respirare a tutti i costi.<br />
DOMANDA Quindi questo si traduce anche in movimenti inconsulti del corpo?<br />
RISPOSTA Sì, sicuramente.<br />
DOMANDA E l ha osservato anche in pazienti in condizioni di salute non buone?<br />
RISPOSTA Sì, è l insufficienza respiratoria acuta.<br />
DOMANDA Che si manifesta con questi sussulti del corpo nel<strong>la</strong> richiesta di maggiore aria, di<br />
compensazione prima che vi sia <strong>la</strong> perdita di conoscenza?<br />
RISPOSTA Certo, sì.<br />
DOMANDA E quindi vi possono essere anche movimenti inconsulti?<br />
RISPOSTA Sì, nel tentativo sempre di fare entrare aria a livello del torace.<br />
DOMANDA Una volta che si è verificato il decesso e si osserva il corpo, è riscontrabile in questo<br />
tipo di <strong>morte</strong> l enfisema polmonare?<br />
RISPOSTA Non sono una anatomopatologa, per cui per quello che riguarda le condizioni a<br />
livello Però quello che appare, invece, dovrebbe essere <strong>la</strong> cianosi. La cianosi è proprio un segno<br />
patognomonico dell ipossia.<br />
DOMANDA E questa si manifesta sia in vita Diventa cianotico prima ancora di morire?<br />
RISPOSTA Sì, diventa cianotico proprio mentre è vivo. Perché è il livello dell emoglobina ridotta<br />
che induce <strong>la</strong> cianosi.<br />
DOMANDA La cianosi ce <strong>la</strong> può definire clinicamente?<br />
RISPOSTA Una colorazione vio<strong>la</strong>cee del<strong>la</strong> cute e dell estremità e poi anche di tutto il corpo. Cioè<br />
il sangue diventa blu proprio perché non è ossigenato.<br />
DOMANDA Cè una maggiore concentrazione di sangue in questi luoghi oppure ?<br />
RISPOSTA Non necessariamente, dipende dal<strong>la</strong> posizione del paziente.<br />
378
DOMANDA Prima, ovviamente, del decesso c è <strong>la</strong> perdita di coscienza del soggetto che ha un<br />
aggravio respiratorio.<br />
RISPOSTA Sì.<br />
DOMANDA - La perdita di coscienza è l ultimo atto prima del suo decesso o c è qualche altra fase?<br />
RISPOSTA Direi di sì, poi c è l arresto cardiaco, fibril<strong>la</strong>zione o arresto cardiaco. Lì non essendo<br />
monitorazzato non possiamo sapere se ha avuto una fibril<strong>la</strong>zione o se ha avuto un arresto in<br />
diastole. Non lo sappiamo. È probabile che abbia avuto una fibril<strong>la</strong>zione.<br />
Abbiamo ritenuto opportuno riportare per esteso <strong>la</strong> diagnosi del<strong>la</strong> dr.ssa Margaria<br />
per <strong>la</strong> straordinaria convergenza del quadro dal<strong>la</strong> stessa descritto non solo con i dati<br />
dell autopsìa ma anche con i rilievi dei consulenti tecnici <strong>delle</strong> parti civili in sede di<br />
incidente probatorio, e dei periti d ufficio, le cui conclusioni divergono da quel<strong>la</strong> dei<br />
consulenti di parte solo per l effetto diversivo e distorcente di una <strong>ricostruzione</strong><br />
circostanziale del tutto inattendibile, priva di evidenze, indicata come verità<br />
indiscussa, senza considerare che le uniche fonti di questa verità erano gli imputati<br />
interessati e i loro colleghi non orientati a cercare una diversa verità. 2<br />
Quanto alle <strong>cause</strong> dell insufficienza respiratoria le <strong>cause</strong> possibili sono molteplici<br />
non esclusa <strong>la</strong> compressione del<strong>la</strong> gabbia toracica o l ostruzione <strong>delle</strong> vie aeree; le<br />
condizioni di immobilizzazione di Aldrovandi erano idonee a ridurre <strong>la</strong> capacità<br />
respiratoria del soggetto anche gravemente nel caso vi fosse stata contemporanea<br />
compressione dell addome e del torace.<br />
Dalle risposte del<strong>la</strong> consulente ricaviamo in definitiva:<br />
- Che <strong>la</strong> ketamina non produce agitazione psicomotoria ma solo allucinazioni<br />
sensoriali, trattandosi di un farmaco sostanzialmente anestetico anche a dosi<br />
modeste.<br />
- Lassunzione congiunta di ketamina e morfina non può comportare elevati<br />
aumenti di ossigeno da parte cuore e dall altro depressione respiratoria e quindi<br />
insufficienza dell apparato respiratorio a soddisfare <strong>la</strong> richiesta di ossigeno<br />
fondamentalmente perché, secondo <strong>la</strong> prof.ssa Margaria, <strong>la</strong> ketamina non dà un<br />
elevato aumento del<strong>la</strong> richiesta di ossigeno da parte del cuore. La ketamina<br />
mantiene elevata <strong>la</strong> funzione cardiocirco<strong>la</strong>toria ma non <strong>la</strong> innalza in modo abnorme;<br />
non produce <strong>la</strong> necessità di aumentare l apporto di ossigeno al cuore in senso<br />
clinico. Si limita a mantenere elevata <strong>la</strong> funzionalità cardiaca e ha un effetto positivo<br />
rispetto al rischio contrario, nessun effetto partico<strong>la</strong>re in organismi giovani e in cuori<br />
2<br />
Laffannosa ricerca già nei primi minuti successivi al<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Aldrovandi, volta al riascolto del<strong>la</strong> telefonata<br />
Chiarelli, rive<strong>la</strong>no l ansia ed il desiderio di dimostrare che il soggetto sbatteva <strong>la</strong> testa contro i pali ed era quindi in<br />
preda ad agitazione delirante. Su questa premessa l intero processo è andato avanti, fino allo rive<strong>la</strong>zione attraverso<br />
l analisi accurata <strong>delle</strong> prove dell infondatezza del<strong>la</strong> tesi dell agitazione psicomotoria di Federico Aldrovandi, talmente<br />
radicata e ribadita nelle menti di tutti da costringere a tenerne conto come di una immanente possibilità.<br />
379
en funzionanti. Rispetto ad una presunta azione schizofrenica tra <strong>la</strong> ketamina e <strong>la</strong><br />
morfina, <strong>la</strong> risposta è tranciante:<br />
RISPOSTA I meccanismi sono completamente diversi. Non c entra nul<strong>la</strong>. Cioè non è che <strong>la</strong><br />
ketamina sia un antidoto al<strong>la</strong> morfina Comunque un organismo giovane e sano fa una corsa<br />
superiore sicuramente a quel<strong>la</strong> che posso farne io, senza averne nessun tipo di danno.<br />
DOMANDA Non vi è dubbio. Però <strong>la</strong> mia domanda era: se un fisico ha assunto anche altre<br />
sostanze che invece inducono ad avere altro tipo di effetti, bisognerà valutare <strong>la</strong> sinergia che si<br />
crea ?<br />
RISPOSTA Non si crea sinergia tra ketamina e morfina.<br />
Sulle tematiche tossicologiche <strong>la</strong> difesa ha indotto <strong>la</strong> prof. Giovanna Berti Donini<br />
(cultore di tossicologia forense presso l istituto di medicina legale dell Università di<br />
Ferrara )<br />
Una deposizione dal<strong>la</strong> quale non ricaviamo argomenti scientifici idonei a disegnare<br />
un quadro difforme da quello impostosi sul<strong>la</strong> base degli interventi dei diversi<br />
consulenti e dei periti che hanno escluso una qualsiasi efficacia causale <strong>delle</strong><br />
sostanze stupefacenti. La prof. Berti Donini par<strong>la</strong> di notevole aumento del<strong>la</strong> richiesta<br />
di ossigeno da parte del cuore come effetto del<strong>la</strong> ketamina ma anche qui senza<br />
specificare il valore di questo notevole . Un sostanziale recepimento <strong>delle</strong> tesi del<br />
prof. Avato, senza un partico<strong>la</strong>re arricchimento argomentativo: le sostanze<br />
stupefacenti assunte, avrebbero prodotto lo stato di agitazione, con aumento del<strong>la</strong><br />
richiesta d ossigeno e successivo impedimento al rifornimento di ossigeno con<br />
decesso. Tutto molto vago, già valutato e respinto dai periti d ufficio che si sono<br />
posti il problema di trovare una spiegazione alternativa al dedotto stato di<br />
agitazione, che l istruttoria ha poi dimostrato inesistente, nei termini posti a base da<br />
questi ragionamenti.<br />
Anche <strong>la</strong> prof.ssa Donini sostiene, come il suo direttore prof. Avato e come lui senza<br />
approfondire, che per <strong>la</strong> ricerca dell LSD sarebbe stata necessaria una metodica<br />
partico<strong>la</strong>re. Non spiega quale avrebbe dovuto essere; non si confronta con<br />
l affermazione del<strong>la</strong> Righini, secondo cui erano state adoperate tutte le tecniche<br />
disponibili, e oltretutto l affermazione contrasta con <strong>la</strong> strenua difesa che <strong>la</strong> Donini<br />
svolge per dimostrare l attendibilità <strong>delle</strong> indagini ferraresi rispetto a quelle di<br />
Torino e <strong>la</strong> corretta conservazione dei campioni da parte del <strong>la</strong>boratorio ferrarese;<br />
non considera che dopo l esito deludente <strong>delle</strong> prime analisi ne furono svolte<br />
altre per <strong>la</strong> ricerca di sostanze estremamente rare ed eccentriche; non tiene conto<br />
che le analisi sono state svolte proprio dall istituto del prof. Avato, di cui <strong>la</strong> Donini fa<br />
parte, sicchè una rimostranza postuma, da parte di chi appartiene al medesimo<br />
380
nucleo tecnico, su ciò che si sarebbe potuto fare e non fu fatto, appare piuttosto<br />
sorprendente. Va peraltro sottolineato che <strong>la</strong> stessa consulente non esclude un<br />
possibile concorso causale, rispetto all evento, dell agitazione prodotta dal<strong>la</strong><br />
colluttazione e <strong>delle</strong> procedure di immobilizzazione (p. 31), rimettendosi sul punto<br />
al<strong>la</strong> valutazione medico-legale, in tal modo peraltro facendo perdere qualsiasi<br />
efficacia euristica al<strong>la</strong> precedente affermazione circa l efficacia letale <strong>delle</strong> sostanze<br />
perché, come acutamente affermato dal p.m., il caso del decesso di un assuntore in<br />
condizione di quiete non è parificabile, senza artico<strong>la</strong>re l analisi, con un caso di<br />
decesso nelle condizioni specifiche. La mancata distinzione rende inattendibili le<br />
conclusioni perentorie del<strong>la</strong> consulente. E che sia un contributo al quale non si possa<br />
attribuire un partico<strong>la</strong>re rilievo si desume dal fatto che nell affermare il proprio<br />
disaccordo con i periti d ufficio, per non avere gli stessi considerato l effetto<br />
sinergico <strong>delle</strong> sostanze, non avendo rinvenuto <strong>la</strong> ketamina nelle loro analisi, <strong>la</strong><br />
prof.ssa Berti Donini dimentica di tenere conto che Testi e Bignamini fondano le loro<br />
conclusioni sulle analisi di Ferrara e non sulle proprie. Infine, su controesame del<strong>la</strong><br />
difesa di parte civile <strong>la</strong> consulente ha dovuto dare atto di avere fondato le proprie<br />
conclusioni su studi scientifici nei quali era esplicita l avvertenza che gli effetti <strong>delle</strong><br />
sostanze tossiche erano esaminati senza considerare l effetto di eventuali <strong>cause</strong><br />
concorrenti.<br />
La risposta sul punto dà ragione del<strong>la</strong> critiche taglienti che <strong>la</strong> parte civile ha,<br />
fornendo prove documentali, rivolto all approccio di molti dei consulenti del<strong>la</strong><br />
difesa:<br />
DOMANDA Le risulta che questi articoli abbiamo riconosciuto <strong>la</strong> causa di <strong>morte</strong> per droga nelle<br />
quantità che lei ha già riferito con una riserva espressa, leggo, in assenza di altre <strong>cause</strong> ?<br />
RISPOSTA Per quanto attiene al<strong>la</strong> rivista sul<strong>la</strong> ketamina direi proprio di no. Per quanto attiene<br />
agli altri io mi sono sempre occupata del <strong>la</strong>to prettamente tossicologico, quindi <strong>la</strong> componente<br />
<strong>delle</strong> altre <strong>cause</strong> ho già premesso che non accetto di occuparmene perché ritengo che...<br />
DOMANDA No, no...<br />
RISPOSTA In questo senso non ho rilevato. Lei sa che quando legge un articolo prende<br />
dall articolo quello che le interessa nello specifico.<br />
DOMANDA Lo so bene.<br />
RISPOSTA Lo facciamo tutti. Quindi ho rilevato quello che ritenevo necessario al<strong>la</strong> mia tesi,<br />
ovviamente. Per quanto attiene al<strong>la</strong> tesi del<strong>la</strong> componente di agitazione, di interventi estranei,<br />
etc., ritenendo non afferente alle richieste che venivano fatte dagli Avvocati del<strong>la</strong> Difesa non ho<br />
badato. Onestamente. Mi pare però che nel<strong>la</strong> ketamina non ci siano in quel<strong>la</strong> rivista, che ho letto<br />
bene, tutta in inglese, che non ci siano valutazioni in questo senso, non giurerei sugli altri<br />
onestamente.<br />
Due finali concessioni del<strong>la</strong> consulente all accusa. Possibile un ruolo causale del<strong>la</strong><br />
381
colluttazione; rilevanza del dato quantitativo nel<strong>la</strong> valutazione degli effetti del<strong>la</strong><br />
ketamina.<br />
A sostegno del<strong>la</strong> linea difensiva è intervenuta all udienza del 24\1\2008 <strong>la</strong> dr.ssa<br />
Annunziata Lopez.<br />
Anche per <strong>la</strong> Lopez, peraltro in modo generico e senza specifica distinzione tra le<br />
caratteristiche <strong>delle</strong> singole sostanze, ketamina ed LSD possono indurre un violento<br />
stato di agitazione psicomotoria. Tuttavia <strong>la</strong> Lopez ha specificato come nel<strong>la</strong><br />
letteratura scientifica gli studi sul<strong>la</strong> ketamina siano recenti e scarsamente<br />
approfonditi, trattandosi di sostanza meno diffusa e meno studiata di altre. Come<br />
sostanza di abuso <strong>la</strong> ketamina è stata descritta solo di recente e i dati a sostegno<br />
degli effetti sono minori sicchè <strong>la</strong> consulente appare in imbarazzo nel sostenere<br />
attendibilmente l effetto del<strong>la</strong> ketamina come fattore scatenante dell agitazione<br />
psicomotoria sul<strong>la</strong> base di evidenza scientifica considerata non ampia . La<br />
consulente par<strong>la</strong> di effetti non desiderati descritti in letteratura ma senza specificare<br />
casi, circostanze, contesti, sicchè <strong>la</strong> deposizione più che sostenere <strong>la</strong> tesi finisce con<br />
il render<strong>la</strong> remota e soprattutto finisce con il mettere in guardia, data l asserita<br />
rarità dei casi studiati, sul<strong>la</strong> necessità che ogni affermazione in merito sia verificata<br />
con riferimento al<strong>la</strong> casistica esaminata. Si tratta dell operazione che ha<br />
successivamente compiuto <strong>la</strong> difesa di parte civile per confutare <strong>la</strong> posizione di un<br />
altro consulente del<strong>la</strong> difesa, il prof. Berardi, che le stesse cautele del<strong>la</strong> dr.ssa Lopez<br />
non sembra abbia adoperato nell asserire come verificata in letteratura l efficacia<br />
del<strong>la</strong> ketamina come causa di agitazione psicomotoria, indipendentemente dal<strong>la</strong><br />
quantità assunta.<br />
Si può in definitiva concludere che il confronto tra i tossicologi non ha aggiunto<br />
elementi nuovi rispetto alle conclusioni cui si era già pervenuti nell indagine<br />
preliminare con <strong>la</strong> perizia.<br />
Ne esce del tutto confermata <strong>la</strong> tesi dell irrilevanza intrinseca <strong>delle</strong> sostanze<br />
stupefacenti assunte dall Aldrovandi come fattori diretti di <strong>morte</strong> o anche solo come<br />
fattori concausali. L analisi ritorna sul<strong>la</strong> necessità di individuare <strong>cause</strong> effettive di<br />
insorgenza di un agitazione psicomotoria di per sé so<strong>la</strong> causa di <strong>morte</strong>; sul<strong>la</strong> natura<br />
livello e intensità di detta agitazione, sul<strong>la</strong> sua capacità in concreto a causare <strong>la</strong><br />
<strong>morte</strong>; sul ruolo di eventuali con<strong>cause</strong>.<br />
382
2.2. Il confronto tra i medici legali e gli altri specialisti tecnici intervenuti<br />
nel dibattito.<br />
Svolgeremo per scrupolo i temi affrontati a dibattimento sulle questioni medicolegali,<br />
fondati sul<strong>la</strong> presunta esistenza di una condizione evidente, manifesta ed<br />
estrema di delirio eccitato, prodotta dall assunzione di un mix di sostanze<br />
stupefacenti.<br />
Dobbiamo osservare come le conclusioni alle quali siamo pervenuti in punto di fatto<br />
rendono tale discussione per molti aspetti superata perché fondata su premesse<br />
storico fattuali che l istruttoria ha dimostrato insussistenti.<br />
La <strong>ricostruzione</strong> del fatto indica che l agitazione di Federico Aldrovandi non può<br />
considerarsi preesistente all intervento del<strong>la</strong> polizia ma è contestuale e frutto<br />
proprio di questo contatto. La vittima è verosimilmente in quel momento in stato di<br />
re<strong>la</strong>tiva alterazione comportamentale, derivante dall effetto conclusivo di modeste<br />
quantità di morfina ed eroina, abbinate ad alcol. Potrebbe avere assunto altre<br />
sostanze non rilevate, idonee a modificarne le ordinarie reazioni comportamentali.<br />
E certo che non vi è alcuna prova di uno stato di delirio eccitato preesistente ed è<br />
certo che il ragazzo fino alle 5,30 almeno non ha provocato alcun disturbo al<br />
vicinato. Questo disturbo si verifica quando i testimoni cominciano a sentire voci ,<br />
grida tra persone, rumori di <strong>la</strong>miere rotte; ingiurie all indirizzo di qualcuno e dello<br />
Stato; ur<strong>la</strong> soffocate e quant altro univocamente indicativo di un litigio o di una<br />
colluttazione.<br />
Cade quindi <strong>la</strong> premessa in fatto <strong>delle</strong> analisi dei principali consulenti del<strong>la</strong> difesa<br />
mentre conservano validità quelle dell accusa che assegnano comunque un ruolo ad<br />
uno stato alterato del ragazzo derivante dal contatto con gli agenti, da una prima<br />
colluttazione con gli stessi e dall effetto sul comportamento di un mix di sostanze<br />
assunte che, in concomitanza con l azione degli agenti, si trasforma in reazione<br />
aggressiva, severamente repressa.<br />
Esamineremo quindi le risultanze del dibattito tra i medici-legali e tra gli altri<br />
specialisti intervenuti nel dibattito tecnico, anche quelle che non hanno fondamento<br />
in una accertata base circostanziale, solo per dimostrare come, anche muovendo da<br />
premesse infondate, le tesi del<strong>la</strong> difesa siano tecnicamente inaccoglibili per<br />
l interferenza determinante sul<strong>la</strong> <strong>morte</strong> <strong>delle</strong> condizioni e modalità del<strong>la</strong><br />
colluttazione e dell immobilizzazione, anche rispetto ad un soggetto in stato di<br />
excited delirium syndrome, secondo le conclusioni cui eravamo già pervenuti sul<strong>la</strong><br />
base del<strong>la</strong> perizia d ufficio.<br />
383
2.3.1. Conferme e novità nelle dichiarazioni dei consulenti del p.m. Bellero-<br />
Lumare-Ma<strong>la</strong>guti-Avato<br />
Sul<strong>la</strong> deposizione del dr. Bellero vi è poco da aggiungere rispetto a quanto dallo<br />
stesso riportato nel verbale di ispezione dei luoghi e del cadavere. Il teste ha cercato<br />
di riportarsi rigorosamente al documento scritto già esaminato. Abbiamo appreso<br />
che l ispezione dei luoghi si è svolta essenzialmente all interno del perimetro<br />
dell area recintata dal<strong>la</strong> polizia, pur precisando, in modo generico, di essere andato<br />
un po oltre. Ha ribadito di essersi posto il problema con <strong>la</strong> collega Lumare se<br />
definire cianotico il viso del cadavere e di avere convenuto di non usare questa<br />
qualificazione per ragioni prudenziali, rimettendo al<strong>la</strong> fase successiva una<br />
valutazione definitiva. Possiamo dire che le risposte del consulente appaiono assai<br />
prudenti così come l intera stesura del verbale appare svolta con precisione, in<br />
assoluta assenza di qualsivoglia autonoma iniziativa da parte dei giovanissimi e forse<br />
anche inesperti medici legali di turno intervenuti sul posto; essi si limitarono a<br />
scattare le foto senza, a dire di Bellero, modificare <strong>la</strong> posizione del cadavere.<br />
Peraltro questa categorica affermazione viene corretta con <strong>la</strong> precisazione che<br />
movimenti del cadavere vi furono per potere eseguire le fotografie e svolgere tutti<br />
gli accertamenti.<br />
I medici legali autori dell autopsia e del<strong>la</strong> consulenza tecnica richiesta dal p.m., già<br />
esaminata e commentata in precedenza, sono stati esaminati congiuntamente<br />
all udienza del 15 luglio.<br />
E interessante osservare come il dr. Ma<strong>la</strong>guti partecipi all autopsìa senza essersi<br />
recato sul posto e senza essersi quindi formato una propria idea del<strong>la</strong> situazione. Chi<br />
fornisce le informazioni di contesto è <strong>la</strong> dr.ssa Lumare che era stata sul posto e si era<br />
formata un idea del<strong>la</strong> dinamica del<strong>la</strong> colluttazione sul racconto di Pontani presente<br />
sul posto. La dr.ssa Lumare all epoca del<strong>la</strong> sua indagine aveva appena trent anni e<br />
non era neppure specializzata in medicina legale, essendo soltanto specializzanda al<br />
quarto anno di corso. E piuttosto singo<strong>la</strong>re osservare come <strong>la</strong> dr.ssa Lumare, priva<br />
apparentemente di significativa esperienza e che non aveva neppure concluso <strong>la</strong><br />
specializzazione, manifesti a dibattimento certezze che neppure il più anziano ed<br />
esperto dr. Ma<strong>la</strong>guti si sente di confermare nei termini apodittici esposti dal<strong>la</strong><br />
collega.<br />
In punto di fatto è rimasto confermato che l autopsìa e il successivo studio sui<br />
reperti autoptici sono stati compiuti dai due medici senza avere cognizione<br />
dell esistenza dei due manganelli rotti. Il dr. Ma<strong>la</strong>guti li vede soltanto qualche<br />
384
giorno prima di depositare l e<strong>la</strong>borato peritale che a quel punto non ritenne e forse<br />
non poteva più modificare.<br />
Per le ferite al capo di Federico Aldrovandi il dr. Ma<strong>la</strong>guti è netto nell affermare che<br />
si tratta di ferite <strong>la</strong>cerocontuse prodotte da corpi contundenti, e non ferite da taglio.<br />
Tutte ferite compatibili con l impiego di sfol<strong>la</strong>gente. Il dr. Ma<strong>la</strong>guti assegna al<strong>la</strong><br />
ferita principale, ripresa nel<strong>la</strong> foto A a franco carattere emorragico , il compito di<br />
avere prodotto le macchie di sangue rilevate nel<strong>la</strong> parte più distante dal luogo di<br />
rinvenimento del cadavere. Si tratta solo di un ipotesi non essendo <strong>la</strong> so<strong>la</strong> ferita<br />
sanguinante riscontrata dai consulenti.<br />
Sul<strong>la</strong> terza ferita il dr. Ma<strong>la</strong>guti ha specificato che sarebbe possibile una modalità di<br />
produzione alternativa, nel senso di un contatto del capo con il terreno al momento<br />
dell immobilizzazione a terra, una volta caduta l ipotesi di spiegazione, al<strong>la</strong> quale<br />
aveva pensato inizialmente, del<strong>la</strong> testa che sbatte contro il palo. Il consulente ha<br />
ritenuto di non potere aderire all ipotesi che <strong>la</strong> terza ferita, foto C, possa essere<br />
stata prodotta dal tacco o dal<strong>la</strong> suo<strong>la</strong> di una scarpa, il calcio di cui par<strong>la</strong> <strong>la</strong> Tsague o<br />
<strong>la</strong> compressione del capo al suolo con <strong>la</strong> scarpa. Le ragioni per le quali il consulente<br />
ritiene questa spiegazione molto improbabile non appaiono insuperabili; una<br />
ragionevole soluzione in senso affermativo è offerta dal consulente di parte civile dr.<br />
Varetto.<br />
Le ferite al volto di cui al<strong>la</strong> foto D sono compatibili con uno strisciamento di alcuni<br />
centimetri del volto sul manto stradale. Compressione e strisciamento, precisa il<br />
consulente, che definisce <strong>la</strong> compressione piuttosto profonda. La puntualizzazione è<br />
in linea con l immobilizzazione assai energica a terra del volto che slitta per pochi<br />
centimetri producendo <strong>la</strong> lesione.<br />
Il dr. Ma<strong>la</strong>guti considera ipotizzabile che <strong>la</strong> ferita stessa possa essere stata<br />
autoprodotta dal<strong>la</strong> vittima nel tentativo di divinco<strong>la</strong>rsi, senza compressione. La<br />
risposta appare superficiale perché non si comprende per quale motivo il soggetto,<br />
non compresso, avrebbe strisciare il volto per terra se <strong>la</strong> sua intenzione fosse stata<br />
di sollevare il capo per liberarsi. La circostanza che lo strisciamento sia stato per<br />
breve tratto giustifica l inferenza di una compressione forte che blocca al suolo il<br />
volto, senza farlo strisciare più di tanto. Il capo libero avrebbe provocato<br />
sfregamenti più diffusi, meno concentrati e localizzati.<br />
Tutte le altre ecchimosi ed escoriazioni al volto sinistro hanno <strong>la</strong> medesima<br />
spiegazione, secondo il dr. Ma<strong>la</strong>guti; in qualche caso frutto solo di compressione e<br />
non anche di schiacciamento. La compressione a terra dell emivolto sinistro di<br />
Aldrovandi che per il tecnico è molto probabile , diventa sul piano<br />
dell accertamento giudiziale giuridica certezza, in assenza di altre possibili<br />
385
spiegazioni e dati i fatti accertati.<br />
Da ricordare che il consulente esclude che le lesioni al volto possano essere<br />
ricondotte al<strong>la</strong> caduta dall alto del corpo a peso morto, come nel<strong>la</strong> versione degli<br />
imputati, secondo cui vi sarebbe stata caduta in avanti dal<strong>la</strong> portiera dell auto con<br />
violento urto del<strong>la</strong> faccia per terra. Viceversa queste lesioni sono compatibili con un<br />
urto del<strong>la</strong> faccia con <strong>la</strong> portiera e potrebbero spiegare il danneggiamento el<strong>la</strong><br />
vettura all altezza del<strong>la</strong> maniglia e le macchie di sangue che vi si rinvengono<br />
prodotte da una <strong>delle</strong> ferite al capo che potrebbe essere stato sbattuto contro <strong>la</strong><br />
portiera all altezza del<strong>la</strong> maniglia provocando anche <strong>la</strong> rottura del vetro.<br />
Anche nel<strong>la</strong> foto E, che riproduce altre parti del volto, si rilevano ecchimosi con<br />
meccanismo di produzione sempre compressivo. Questa volta il consulente<br />
introduce come possibile fattore produttivo il corpo contundente, sempre nel<strong>la</strong><br />
doppia accezione del corpo che si abbatte sul volto e sul<strong>la</strong> testa e del<strong>la</strong> testa che<br />
viceversa va contro l oggetto contundente. Sollecitato dal p.m., il consulente deve<br />
ammettere come ipotesi irrealistica che tutte le innumerevoli lesioni descritte<br />
possano essere state prodotte secondo questo meccanismo poiché ciascuna di esse<br />
comporterebbe un distinto colpo del<strong>la</strong> testa contro il corpo contundente, del tutto<br />
inverosimile dato il numero <strong>delle</strong> lesioni.<br />
Interessante il cambiamento di rotta del dr. Ma<strong>la</strong>guti nell interpretazione del<br />
significato degli spandimenti emorragici che si notano in foto F, al di sotto del<strong>la</strong><br />
mucosa orale in corrispondenza degli elementi dentali, soprattutto incisivi, sia<br />
superiori che inferiore, a sinistra. Il consulente riconosce trattarsi di una lesività di<br />
difficile interpretazione e oggetto di discussione con <strong>la</strong> dr.ssa Lumare. Le conclusioni<br />
nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione ( traumatismo derivante dagli atti di rianimazione e non da causa<br />
esterna in ragione del<strong>la</strong> simmetria <strong>delle</strong> lesioni e dell assenza di riscontri esterni al<br />
livello <strong>delle</strong> <strong>la</strong>bbra e <strong>delle</strong> mucose <strong>la</strong>biali interne). Esclusa dal<strong>la</strong> dr.ssa Fogli <strong>la</strong><br />
possibilità che il suo intervento possa avere cagionato dette lesioni, il dr. Ma<strong>la</strong>guti<br />
con <strong>la</strong> consueta prudenza deve convenire che dette lesioni possano essere il segno<br />
di una partico<strong>la</strong>re situazione di ipertensione e congestione vasale che arriva al<br />
punto di ledere <strong>la</strong> parete vasale, dando quindi luogo a stravasi che normalmente<br />
sono di picco<strong>la</strong> entità. La risposta liberatoria del consulente è affermativa anche se<br />
egli, consapevole dell apporto che tale conclusione reca al<strong>la</strong> tesi dell asfissia<br />
posturale, cerca di rifugiarsi, per ridimensionare l impatto, nel<strong>la</strong> sua casistica<br />
negativa che è tuttavia un argomento contrario evidentemente assai debole.<br />
MALAGUTI Rispondiamo di sì, anche se nel<strong>la</strong> mia esperienza non ho mai visto cose di questo tipo<br />
con questa simmetricità, di questa estensione e in questa sede, però non lo escludo. ( p.98)<br />
386
Importante anche un altra picco<strong>la</strong> retromarcia del dr. Ma<strong>la</strong>guti nell interpretazione<br />
<strong>delle</strong> lesioni del<strong>la</strong> foto H che riproduce i polsi. Lesioni certamente da energico<br />
ammanettamento dei polsi ma anche possibili lesioni da difesa con le mani,<br />
verosimilmente dai colpi di manganello.<br />
DOMANDA Potrebbero essere lesioni da difesa?<br />
MALAGUTI Non hanno tipicità di lesioni da difesa in questa sede.<br />
GIUDICE<br />
essere?<br />
Può essere più preciso? Se qualcuno mi dà un colpo e io mi paro così, perché non può<br />
MALAGUTI Diciamo che quel<strong>la</strong> su superficie ulnare ci può anche stare ( p.98)<br />
Molto importante pure l ulteriore concessione al<strong>la</strong> tesi dell accusa, re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong><br />
causa dell evidente e assai rilevante ecchimosi allo scroto. La lesione è compatibile<br />
sia con un calcio che con un colpo di manganello. E <strong>la</strong> spiegazione del consulente e<br />
tanto più significativa in quanto nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione l accento era posto sul<strong>la</strong> causa<br />
individuata in base al racconto di Pontani mentre <strong>la</strong> possibile alternativa era<br />
semplicemente accennata ma non discussa. Qui il consulente è come se avesse<br />
un idea davvero nuova:<br />
MALAGUTI Ci può stare, sa perché? Perché <strong>la</strong> presenza degli indumenti mi impediscono<br />
eventualmente di valutare <strong>la</strong> presenza di altre lesioni associate che mi possono fare avvalorare o<br />
meno Cioè, sul<strong>la</strong> cute esposta io prima l ho escluso a livello del capo. Qua non lo posso<br />
escludere, perché un calcio ad una persona che ha dei pantaloni, i pantaloni impediscono qualsiasi<br />
tipo di lesività al<strong>la</strong> cute. Perché qui <strong>la</strong> cute è integra. Quando c è l ecchimosi, il più <strong>delle</strong> volte, del<strong>la</strong><br />
c<strong>la</strong>ssica ecchimosi prevede <strong>la</strong> cute integra. Cè solo stravaso ematico sottocutaneo. Qua abbiamo<br />
l ecchimosi. Non ho alcun altro tipo di lesione se non l ecchimosi. Se io porto un calcio può darmi<br />
un ecchimosi di questo tipo, perché i pantaloni impediscono che <strong>la</strong> scarpa mi provochi altri tipi di<br />
lesioni associate. ( p.100)<br />
E però qui Ma<strong>la</strong>guti ci sta dicendo ciò che in precedenza aveva sempre negato e che<br />
invece i consulenti di parte civile avevano sostenuto e cioè che <strong>la</strong> presenza dei vestiti<br />
impedisce ad azioni violente di <strong>la</strong>sciare tracce sul<strong>la</strong> cute esterna, pur producendo<br />
lesioni interne.<br />
Da notare che i consulenti nello spiegare gli effetti di questa lesione, ricordano come<br />
le sostanze assunte potessero averne attenuato ma non annul<strong>la</strong>to il dolore come<br />
invece vorrebbero gli imputati che riferiscono di un soggetto del tutto indifferente al<br />
terribile colpo ricevuto. La dr.ssa Lumare par<strong>la</strong> di aumento del<strong>la</strong> tolleranza al<br />
dolore ma non di assenza di dolore, e finisce con l ammettere che il soggetto<br />
sente meno il dolore ( p. 169) ma lo avverte in ogni caso con intensità<br />
proporzionata al<strong>la</strong> natura e al<strong>la</strong> localizzazione del<strong>la</strong> lesione. Condizione che non<br />
387
poteva quindi <strong>la</strong>sciare indifferente il ragazzo, come preteso dagli imputati.<br />
La foto N rispecchia poi senza discussioni colpi di manganello alle gambe. E però, per<br />
essere chiari, non calci <strong>delle</strong> gambe contro i manganelli, secondo l insostenibile<br />
versione Pol<strong>la</strong>stri del<strong>la</strong> causa di rottura del manganello. Cogliamo qui l occasione per<br />
osservare come <strong>la</strong> versione Pol<strong>la</strong>stri sia in contraddizione con <strong>la</strong> sua asserita scarsa<br />
forza di braccia e di gomito: il violento calcio al manganello, debolmente impugnato,<br />
ne devia <strong>la</strong> traiettoria, non producendo quindi una sommatoria <strong>delle</strong> forze<br />
contrastanti tale da produrre <strong>la</strong> rottura; al più lo fa vo<strong>la</strong>re via.<br />
Possibili colpi di manganello anche per spiegare nelle foto O e P le lesioni al<br />
ginocchio e le lesioni al malleolo; in alternativa altre forme di produzione sempre<br />
traumatiche , come strisciamento a terra con sfregamento del<strong>la</strong> robusta te<strong>la</strong> del<br />
pantalone sul<strong>la</strong> cute.<br />
Il dr. Ma<strong>la</strong>guti esaminato sul<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> manifesta tutto il suo imbarazzo<br />
nel dovere ammettere che il dato circostanziale quale gli veniva riportato ha avuto<br />
un peso decisivo nel<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> medico-legale del caso e che rispetto alle<br />
circostanze emergenti dalle re<strong>la</strong>zioni di servizio e dalle testimonianze i risultati <strong>delle</strong><br />
indagini tossicologiche finivano con lo sconfessare le ipotesi che erano andate<br />
formandosi e che erano state fatte circo<strong>la</strong>re di una agitazione psicomotoria da<br />
robusta assunzione di sostanze stupefacenti.<br />
Sottolineiamo <strong>la</strong> delusione di Ma<strong>la</strong>guti rispetto ai dati tossicologici perché<br />
nonostante l evidenza, su questi dati si è continuato a specu<strong>la</strong>re ancora, tentando di<br />
attribuire alle droghe un qualche effetto causale diretto o indiretto:<br />
MALAGUTI Sì, quello. Abbiamo preso atto che il ragazzo era partico<strong>la</strong>rmente eccitato, in questo<br />
senso, e che ha avuto una colluttazione importante dal punto di vista fisico e anche emotivo direi.<br />
DOMANDA Quindi una colluttazione importante, nel senso di una colluttazione violenta?<br />
MALAGUTI Violenta come energie profuse, nel senso importante. Noi ci siamo fatti questa idea,<br />
che è stato un momento dotato di grande criticità da un punto di vista anche fisico ed emotivo. Poi<br />
abbiamo preso atto dei risultati <strong>delle</strong> indagini tossicologiche che, se posso dire, si sposano con<br />
quanto noi avevamo letto sulle testimonianze, in quanto ci aspettavamo Sulle risultanze<br />
risultava, non vorrei sbagliare, che quel<strong>la</strong> sera ci fossero stati altri tipi di assunzioni. Cose che sono<br />
state un po sconfessate da queste indagini tossicologiche, anche se non è negativa. Comunque<br />
abbiamo preso atto di questi risultati.<br />
DOMANDA Cioè, vi aspettavate che <strong>la</strong> tossicologica dicesse ?<br />
MALAGUTI Leggendo questo, le deposizioni degli amici, direi, pensavamo di trovare qualcosa di<br />
più.<br />
DOMANDA Sia in termini quantitativi di quello che è stato trovato, sia in termini qualitativi di<br />
sostanze non rilevate?<br />
MALAGUTI Sì.<br />
388
Ma<strong>la</strong>guti ha chiarito che dall indagine autoptica non era emersa una specifica causa<br />
di <strong>morte</strong>. Egli si aspettava che <strong>la</strong> risposta al quesito potesse essergli offerta<br />
dall indagine tossicologica. Le risultanze tossicologiche, viceversa, tradivano<br />
totalmente l aspettativa, rendendo complessa l analisi. Qui probabilmente si colloca<br />
<strong>la</strong> radice del fondamentale errore interpretativo del dr. Ma<strong>la</strong>guti che gli verrà<br />
contestato da Thiene-Beduschi. Laspettativa di una causa di <strong>morte</strong> tossicologica gli<br />
ha impedito di leggere in profondità tutti i reperti autoptici:<br />
DOMANDA Però, prima di andare avanti, lei mi sta facendo capire una cosa, che dato che <strong>la</strong><br />
lesività non era significativa per <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, l altra causa poteva essere <strong>la</strong> tossicologica.<br />
Questo mi sta dicendo? O una <strong>delle</strong> ipotesi era quel<strong>la</strong>?<br />
MALAGUTI - Lindagine tossicologica<br />
DOMANDA Cioè perché è ci rimasto male?<br />
MALAGUTI Non è che sono rimasto male<br />
DOMANDA Sono stato improprio. Come mai è rimasto sorpreso.<br />
MALAGUTI Perché dalle deposizioni che avevo attentamente letto mi aspettavo altre sostanze e<br />
in dosaggi maggiori, anche in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> descrizione <strong>delle</strong> circostanze che erano state fatte.<br />
.<br />
MALAGUTI No, succede, si fa un autopsia e si dice Va beh, non ho trovato nul<strong>la</strong> che mi spieghi<br />
proprio in modo ec<strong>la</strong>tante <strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Vediamo i risultati dell indagine tossicologica . E sono stati<br />
discrepanti rispetto alle mie attese, perché avevo letto quelle deposizioni, punto. Tutto qua.<br />
Per quanto il dr. Ma<strong>la</strong>guti si ostini a negare, questa rappresentazione, che con<br />
onestà intellettuale egli descrive, del<strong>la</strong> situazione creatasi nel<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> di una<br />
causa di <strong>morte</strong> che sembrava scontata e risolta sul<strong>la</strong> base <strong>delle</strong> emergenze <strong>delle</strong><br />
prime indagini, può avere influito psicologicamente sul<strong>la</strong> ricerca di una causa di<br />
<strong>morte</strong> alternativa; tale ricerca potrebbe essere stata condizionata dal ruolo che si è<br />
ritenuto di assegnare comunque alle sostanze stupefacenti che lo stesso dr.<br />
Ma<strong>la</strong>guti ha ammesso non essere stato quello che ci si attendeva.<br />
I descritti comportamenti di Aldrovandi sarebbero stati perfettamente compatibili<br />
con una assunzione pesante di determinate sostanze stupefacenti che il referto<br />
tossicologico escludeva. Da qui l impossibilità di ricostruire <strong>la</strong> causa secondo il<br />
modello prefigurato. Questo modello fallito influenzerà <strong>la</strong> spiegazione che i<br />
consulenti offriranno:<br />
DOMANDA Quelle deposizioni facevano pensare ad assunzioni più pesanti. Questo è quello che<br />
mi sta dicendo?<br />
MALAGUTI Sì.<br />
DOMANDA Quei comportamenti, così come emergevano dagli atti, potevano giustificarsi in una<br />
determinata maniera? È questo?<br />
MALAGUTI Potevano. Però così non è stato.<br />
389
Lalternativa che Ma<strong>la</strong>guti propone è quindi l ischemia miocardica che senza il<br />
supporto <strong>delle</strong> sostanze stupefacenti non si regge perché non si spiega, a monte,<br />
l incontenibile agitazione. Ma<strong>la</strong>guti ci ha offerto un quadro attendibile dei suoi<br />
dubbi e <strong>delle</strong> sue incertezze e di come sia giunto con un <strong>la</strong>voro certosino sui<br />
reperti istologici ad autopsìa interpretativa i cui risultati pratici non si discostano<br />
da quelli che si sarebbero avuti se le sue attese si fossero concretizzate; tutto ciò,<br />
peraltro, in modo assai più problematico. Molti rilievi, tutti aspecifici, si possono<br />
mettere insieme in modi differenti tra loro. Si tratta di capire quale interpretazione<br />
sia più corretta e p<strong>la</strong>usibile.<br />
Quello che segue è il ragionamento Ma<strong>la</strong>guti-Lumare, già esaminato esponendo il<br />
tenore del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione scritta. Esposto oralmente evidenzia tutta <strong>la</strong> sua artificiosità,<br />
quanto sia tributario del<strong>la</strong> precomprensione del caso e di come si sia ritenuto di<br />
dovere attribuire un ruolo a sostanze stupefacenti che per qualità e quantità quel<br />
ruolo non potevano avere, specie perché non in grado di spiegare l importante<br />
agitazione psicomotoria, causa principale del<strong>la</strong> richiesta notevolmente accresciuta di<br />
ossigeno rispetto al<strong>la</strong> quale il fattore depressivo <strong>delle</strong> modeste sostanze non poteva<br />
che essere secondario, se non marginale.<br />
Partendo dal rilievo istologico di un ischemia miocardica io ho ipotizzato che ci fossimo trovati in<br />
quegli eventi in una situazione di grandissimo stress psicofisico dell Aldrovandi, che ha comportato<br />
una richiesta di ossigeno da parte del cuore e che a un certo punto non si è più stati in grado di<br />
assicurare. Cè stata quel<strong>la</strong> che io definirei un ischemia da discrepanza. È logico che quando c è<br />
un ischemia c è una discrepanza che può essere conseguente a numerosissime <strong>cause</strong>. Noi abbiamo<br />
ritenuto che questa discrepanza su un cuore che non aveva microscopicamente nul<strong>la</strong> di<br />
partico<strong>la</strong>re, anche se posso dire che come peso rispetto al<strong>la</strong> corporatura non è un cuore grande,<br />
perché 280 grammi non è un cuore molto grande, però a volte si hanno anche <strong>delle</strong> riduzioni del<br />
peso dovute anche al tempo intercorso dal momento del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> all autopsia, etc. etc.. Però non<br />
era un cuore grande, ma non c erano <strong>delle</strong> grosse anomalie che avrebbero favorito molto questa<br />
criticità che ho appena detto di questa discrepanza. Perché se noi abbiamo <strong>delle</strong> anomalie<br />
valvo<strong>la</strong>ri, coronariche, etc., è logico che lì non ci sarebbe stata storia. Nel nostro caso abbiamo<br />
ritenuto che, accanto a questo grande stress psicofisico con un netto aumento del fabbisogno di<br />
ossigeno da parte del cuore, abbiano contribuito in parte, non esclusivamente, anche quegli effetti<br />
che seppure queste sostanze, che sono state rinvenute, seppure in dosaggi non elevatissimi, noi<br />
riteniamo abbiamo comunque avuto. Cioè, gli effetti queste sostanze ce li hanno sull organismo.<br />
Perché disconoscerli? Dobbiamo prenderli in considerazione. (p. 108 )<br />
A questo punto nell esame congiunto dei due consulenti, si inserisce nel contesto<br />
dell analisi problematica e perplessa del pur esperto Ma<strong>la</strong>guti, <strong>la</strong> granitica ma non<br />
giustificata certezza del<strong>la</strong> dr.ssa Lumare, a dire del<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> quantità di eroina<br />
riscontrata sarebbe stata sufficiente a produrre comunque effetti sul meccanismo<br />
causale, senza tenere conto di quale fosse il problema che il dr. Ma<strong>la</strong>guti stava<br />
390
cercando di risolvere e cioè del<strong>la</strong> combinazione tra stato di agitazione inspiegato e <strong>la</strong><br />
c.d. discrepanza tra richiesta di ossigeno e capacità dell organismo di fornirne<br />
nelle condizioni date nelle quali il problema principale da risolvere era cosa avesse<br />
prodotto l accresciuta richiesta di ossigeno e poi se <strong>la</strong> difficoltà di risposta<br />
dell organismo non avesse anche un fattore causale esterno nelle circostanze<br />
dell immobilizzazione e del<strong>la</strong> lotta.<br />
Il dissenso tra i consulenti sul punto appare chiaro ed è singo<strong>la</strong>re come l esperto<br />
Ma<strong>la</strong>guti <strong>la</strong>sci il passo al<strong>la</strong> collega che lo contraddice affermando essere elevate<br />
le quantità di morfina, che invece Ma<strong>la</strong>guti aveva ritenuto essere non elevate , sol<br />
perché in certi casi a Perugia con 36 mg si trovano casi di overdose, un modo di<br />
ragionare rispetto ai problemi da risolvere illogico, posto che in base al<strong>la</strong> letteratura<br />
tossicologica, al contrario del<strong>la</strong> ketamina, gli effetti tossici del<strong>la</strong> morfina non sono<br />
dosedipendenti e l effetto letale è legato ad un complesso mutevole di fattori<br />
circostanziali. 3<br />
Ed infatti, dopo avere concesso <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> al<strong>la</strong> collega per il suo intervento 4 il dr.<br />
Ma<strong>la</strong>guti riprende il filo, e fa valere <strong>la</strong> sua autorevolezza, <strong>la</strong>sciando a<br />
quell intervento il suo valore di inciso irrilevante, rispetto al ragionamento che<br />
Ma<strong>la</strong>guti stava svolgendo con il quale attribuiva al<strong>la</strong> morfina il solo limitato<br />
potenziale effetto di indebolimento dei centri del respiro:<br />
MALAGUTI Per quanto mi riguarda non è morto di narcotismo acuto. Io lo escludo<br />
assolutamente. Lo dico subito, non ci sono problemi. Ha ragione <strong>la</strong> collega a dire che il valore non<br />
può essere considerato basso in assoluto, perché <strong>la</strong> casistica nazionale è piena di casi con valori<br />
inferiori di morti. È troppo individuale <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione dell individuo. Però, per quelle che sono state le<br />
circostanze, per come si sono svolti i fatti, io francamente ho difficoltà a dire che possa essere<br />
morto di quello, io.<br />
GIUDICE Di quello quale?<br />
MALAGUTI Di narcotismo acuto. Quindi, secondo me, <strong>la</strong> morfina comunque ha esercitato quelli<br />
che sono i suoi effetti naturali quanto meno in un indebolimento, come ho scritto, dei centri del<br />
respiro. Non tenere conto che c era morfina, che <strong>la</strong> morfina ha questi effetti Io ne ho tenuto<br />
conto e ritengo anche giustamente.<br />
3<br />
E appena il caso di anticipare e di preavvertire il lettore che <strong>la</strong> medesima posizione <strong>la</strong> dr.ssa<br />
Lumare adotterà nel confronto con il prof. Thiene, nel corso del quale si ostinerà, di fronte allo<br />
scienziato di fama mondiale, a non volere prendere atto dell errore compiuto, finendo con il<br />
dargli, nel<strong>la</strong> sostanza, dell incompetente.<br />
4<br />
In una successiva fase dell esame <strong>la</strong> dr.ssa Lumare chiarirà di non avere voluto sostenere che <strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />
dell Aldrovandi fosse da ascrivere a narcotismo acuto ma ha ribadito che, a sua avviso, le sostanze avessero<br />
avuto un certo peso nel determinismo del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> secondo il meccanismo, aspecifico, esposto nel<strong>la</strong><br />
re<strong>la</strong>zione: situazione di accresciuta richiesta di ossigeno non sostenuta dall organismo per il gioco <strong>delle</strong><br />
sostanze stupefacenti, spiegazione che non tiene conto <strong>delle</strong> <strong>cause</strong> dell agitazione originaria, del ruolo del<strong>la</strong><br />
colluttazione e <strong>delle</strong> sue modalità, del rapporto tra il peso dell abnorme incremento del<strong>la</strong> richiesta di<br />
ossigeno e quello dell effetto <strong>delle</strong> sostanze in termini di accelerazione cardiaca e di depressione del<br />
respiro; soprattutto del gioco e del<strong>la</strong> rilevanza di fattori ipossici/asfittici nel potenziare tutti gli altri<br />
meccanismi.<br />
391
Va ricordato che un altro manifesto caso di dissociazione tra i due consulenti è<br />
emerso nel<strong>la</strong> parte in cui <strong>la</strong> dr.ssa Lumare ha attribuito al<strong>la</strong> ketamina nelle<br />
modestissime quantità rilevate, <strong>la</strong> capacità di provocare da so<strong>la</strong> l imponente stato<br />
di agitazione psicomotoria che sarebbe stata riscontrata dagli agenti imputati<br />
nell Aldrovandi. Quantomeno <strong>la</strong> possibilità di cagionar<strong>la</strong>, in assenza di altri fattori.<br />
Nessuna affermazione in questi termini si rinviene nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione nè nell esame del<br />
dr. Ma<strong>la</strong>guti 5 , per non par<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> posizione dei periti d ufficio.<br />
Questi accenti si ritrovano, viceversa, in alcune posizioni dei consulenti del<strong>la</strong> difesa,<br />
preoccupati di trovare un sostegno oggettivo all excited delirium syndrome, basato<br />
sul<strong>la</strong> presunzione degli effetti di una sostanza, l LSD ( che <strong>la</strong> dr.ssa Lumare considera<br />
peraltro alternativo al<strong>la</strong> ketamina ), non rinvenuta nel sangue. Posizioni oltretutto<br />
prive di effettivo fondamento scientifico, secondo <strong>la</strong> documentazione fornita dal<strong>la</strong><br />
difesa di parte civile.<br />
Ovviamente ci si sarebbe potuto aspettare che a fronte dell aleatorietà <strong>delle</strong><br />
ipotizzate possibili <strong>cause</strong> dell agitazione, ci si ponesse il problema del<strong>la</strong> verifica<br />
fattuale dell assunto che trovava così effimere basi oggettive.<br />
Che, poi, il dr. Ma<strong>la</strong>guti tenti ad ogni costo di difendere il proprio operato par<strong>la</strong>ndo<br />
<strong>delle</strong> sostanze come con<strong>cause</strong>, nonostante i periti d ufficio, le abbiano escluse dal<br />
novero dei fattori rilevanti, è comprensibile, anche se è evidente che di concausa<br />
non si possa par<strong>la</strong>re, posto che l agitazione psicomotoria irrefrenabile, in quanto<br />
causa sopravvenuta da so<strong>la</strong> idonea a produrre l evento, secondo l assunto dei periti<br />
Testi e Bignamini, esclude quel ruolo concausale. Che se poi l agitazione non ere da<br />
so<strong>la</strong> idonea a produrre l evento, ritornano in campo tutte le altre possibili con<strong>cause</strong>,<br />
a meno da non trasformare gli agenti in meri spettatori di un agitazione priva di<br />
spiegazione che si mantiene fino al<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, accelerata dal<strong>la</strong> pregressa assunzione di<br />
morfina.<br />
Per sostenere <strong>la</strong> propria <strong>ricostruzione</strong> anche il dr. Ma<strong>la</strong>guti ha bisogno di ipotizzare<br />
che lo stress psicofisico di Aldrovandi abbia avuto inizio assai prima del<strong>la</strong><br />
colluttazione con <strong>la</strong> polizia. Anche per Ma<strong>la</strong>guti non vi è corre<strong>la</strong>zione tra l agitazione<br />
e <strong>la</strong> colluttazione, questa essendo conseguenza di quel<strong>la</strong>. E quindi basterebbe<br />
questa storicamente infondata premessa per concludere l analisi del<strong>la</strong> consulenza e<br />
archiviar<strong>la</strong>. Nondimeno l analisi del<strong>la</strong> deposizione del dr. Ma<strong>la</strong>guti merita di essere<br />
completata perché al termine il consulente finisce col giungere alle stesse<br />
conclusioni cui erano pervenuti i periti d ufficio, attribuendo un ruolo concausale<br />
nel<strong>la</strong> <strong>morte</strong> all azione degli agenti.<br />
5<br />
A pag. 162 del verbale vi è una risposta al<strong>la</strong> domanda del difensore sull effetto dell agitazione in termini di<br />
aumento <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine. La risposta affermativa al quesito attiene a questa domanda e non all intera<br />
premessa nel<strong>la</strong> quale si dava per ammesso che <strong>la</strong> ketamina avesse provocato l agitazione, elemento che<br />
non si riscontra nel<strong>la</strong> deposizione. Il dr. Ma<strong>la</strong>guti ha sostenuto l efficacia del<strong>la</strong> ketamina sul ritmo del cuore<br />
ma non nel produrre agitazione.<br />
392
Egli parte dalle re<strong>la</strong>zione di servizio e dagli altri verbali per sostenere l esistenza di<br />
una condizione di notevole incremento <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine, dovuto all agitazione ma<br />
non sfugge dal riconoscere che <strong>la</strong> successiva colluttazione produsse un ulteriore<br />
importante sforzo fisico, rilevante nel meccanismo causale produttivo del decesso.<br />
Sul punto il dr. Ma<strong>la</strong>guti è categorico:<br />
MALAGUTI Mi pare di capire che sia stato un momento di partico<strong>la</strong>re sforzo fisico da parte<br />
dell Aldrovandi.<br />
DOMANDA Per concludere su questo punto: l incontro avvenuto quel<strong>la</strong> mattina, e le do per<br />
buono anche lo stato di agitazione, l assunzione di droga e i quattro agenti, ha avuto un efficacia<br />
concausale nel determinismo di quel fabbisogno di ossigeno che poi ha portato a quello ?<br />
MALAGUTI Assolutamente sì. ( p.112)<br />
Anche sull ipotesi asfittica il dr. Ma<strong>la</strong>guti, pur tentando di mantenere le posizioni,<br />
apre in modo imprevedibile alle tesi dell accusa.<br />
Riconosce che <strong>la</strong> rilevata iperespansione polmonare è segno tipico di <strong>morte</strong> asfittica;<br />
così come <strong>la</strong> fluidità del sangue, le petecchie emorragiche congiuntivali e sub<br />
pleuriche, <strong>la</strong> congestione poliviscerale ( tutti i visceri presentavano spiccata<br />
congestione ), <strong>la</strong> rottura dei setti alveo<strong>la</strong>ri e, sia pur meno significativo e<br />
partico<strong>la</strong>rmente aspecifico, pure le abbondanti ipostasi si sposano con l ipotesi<br />
asfittica. Di fronte a un quadro di segni plurimi e convergenti, sebbene non univoci<br />
ma tuttavia abbinati ad un quadro storico di prolungata condizione di costrizione al<br />
suolo violenta per un tempo non determinato ma, come s è visto, piuttosto lungo (6-<br />
8 minuti), negare l asfissìa sul mero presupposto dell assenza di segni sul dorso è al<strong>la</strong><br />
lunga insostenibile. Per questo il dr. Ma<strong>la</strong>guti a dibattimento modifica<br />
progressivamente <strong>la</strong> sua posizione e accede al<strong>la</strong> tesi dell asfissìa posturale, non<br />
escludendo l asfissìa meccanica:<br />
MALAGUTI Noi abbiamo trovato un torace che sia esternamente che internamente non aveva <strong>la</strong><br />
benché minima soffusione ecchimotica. Perché noi ci siamo soprattutto interessati, al di là<br />
dell asfissia posturale che è assolutamente una modalità pertinente, che assolutamente deve<br />
essere accettata come possibilità, francamente <strong>la</strong> mia preoccupazione iniziale era soprattutto<br />
rivolta a un altro meccanismo asfittico, che è l immobilizzazione del mantice respiratorio.<br />
DOMANDA Ce lo traduce in termini che posso comprendere?<br />
MALAGUTI Sostanzialmente è l impedire che <strong>la</strong> gabbia toracica abbia quei movimenti sufficienti<br />
e necessari affinché si abbia uno scambio di ossigeno, tale da garantire l apporto metabolico di<br />
ossigeno sufficiente per garantire <strong>la</strong> vita <strong>delle</strong> cellule. Ora questo meccanismo, così, ne abbiamo<br />
discusso molto, anche al<strong>la</strong> luce di quelle che sono le circostanze, il tentativo di ammanettare,<br />
disteso a terra, etc. etc.. Insomma, era una situazione dove si poteva creare una situazione di<br />
questo tipo. Però francamente noi riteniamo che, al<strong>la</strong> luce di quelli che sono stati i rilievi<br />
obiettivati, sia da escludere. Non abbiamo visto A parte che è una c<strong>la</strong>ssica modalità che si verifica<br />
in situazioni ben più gravi normalmente, quindi rovesciamento del trattore nel fossato, <strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />
393
nel<strong>la</strong> fol<strong>la</strong>, il camionista che rimane incarcerato nelle <strong>la</strong>miere. Situazioni proprio estreme. Vero è<br />
che non necessariamente bisogna raggiungere questi livelli. Perché sostanzialmente al<strong>la</strong> fine è<br />
sufficiente anche impedire una sufficiente escussione dei movimenti respiratori. Però l assenza di<br />
qualsivoglia lesività anche minima e il fatto che notoriamente l uomo ha una respirazione<br />
prevalentemente addominale rispetto al<strong>la</strong> donna, ci ha fatto pensare di escludere questa<br />
modalità. Poi torniamo al<strong>la</strong> domanda eventualmente del<strong>la</strong> specificità di tutti gli altri rilievi.<br />
DOMANDA Dica pure.<br />
MALAGUTI<br />
Tutti i rilievi che lei ha citato sono presenti indiscutibilmente in maniera più o meno<br />
rilevante anche in altri tipi di <strong>morte</strong>. E mi riferisco per esempio a c<strong>la</strong>ssiche morti cardiache o anche<br />
per sostanze xenobiotiche, da tossicosi. Quindi ci siamo posti questo problema. E ci mancherebbe<br />
altro. Però <strong>la</strong> nostra analisi ci ha fatto propendere maggiormente per <strong>la</strong> tesi che noi abbiamo<br />
scritto, piuttosto che ad un asfissia.<br />
DOMANDA<br />
Quindi l analisi e l interpretazione di questi segni ca<strong>la</strong>ti in questa partico<strong>la</strong>re<br />
condizione possono anche portare però a ritenere una <strong>morte</strong> asfittica? Oppure è un ipotesi del<br />
tutto da escludere, che non è possibile ?<br />
.<br />
DOMANDA Io mi rendo conto che è un punto importante, però va affrontato, non è che non<br />
possiamo affrontare questo punto. In soldini: ci può stare o non ci può stare una <strong>morte</strong> asfittica<br />
al<strong>la</strong> presenza di questi segni e <strong>delle</strong> circostanze specifiche <strong>delle</strong> modalità del fatto?<br />
MALAGUTI Per quanto riguarda il mio pensiero ritengo che non possa ricondursi ad un<br />
meccanismo solo o squisitamente asfittico <strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Aldrovandi.<br />
DOMANDA Cosa significa questa risposta? Vuol dire che in parte può essere asfittico?<br />
MALAGUTI Nel senso che accentando l osservazione che lei mi ha fatto, io potrei anche dire<br />
sono tutti rilievi che ci stanno, quelli che abbiamo citato, anche con un asfissia . Poi ho spiegato<br />
perché ho ritenuto di non<br />
DOMANDA Certo.<br />
MALAGUTI<br />
Però ritengo, per quello che ho appena detto, che ammesso che tutti questi segni<br />
possono far pensare a un meccanismo asfittico, ritengo io improbabile che fosse di per sé, per<br />
quelle che sono le circostanze Se parliamo solo di rilievi. Lei vuole solo i rilievi o lo studio del<br />
caso?<br />
DOMANDA Noi parliamo del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Federico Aldrovandi e cioè di questi segni presenti sul<br />
cadavere di Federico Aldrovandi, così come è avvenuta. Quanto meno negli ultimi attimi del<strong>la</strong> sua<br />
vita.<br />
MALAGUTI Ritengo improbabile che <strong>la</strong> posizione a terra, così come descritta, di un soggetto, con<br />
quello che io ho rilevato, possa essere da attribuire esclusivamente ad una asfissia, anche<br />
ammesso le sue osservazioni, che io non condivido.<br />
DOMANDA Certo. Ma io le sto chiedendo se ipoteticamente ci può stare una <strong>ricostruzione</strong> di<br />
questo genere sul<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Questo è il punto.<br />
MALAGUTI<br />
Ho escluso l immobilizzazione del mantice. Rimarrebbe questa asfissia posturale, che<br />
francamente noi non abbiamo acquisito in letteratura tutte queste certezze. Quindi se io escludo<br />
Limmobilizzazione del mantice respiratorio, quindi una compressione sul<strong>la</strong> gabbia sufficiente e<br />
necessaria ad impedire i movimenti respiratori, io ho qualche difficoltà a rimandare <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong><br />
<strong>morte</strong> ad una <strong>morte</strong> posturale.<br />
DOMANDA In assenza, ha detto, questo ultimo passaggio, di una compressione del<strong>la</strong> gabbia,<br />
giusto?<br />
MALAGUTI Sì.<br />
DOMANDA Laddove invece ci fosse una compressione del<strong>la</strong> gabbia toracica allora sarebbe<br />
possibile?<br />
394
DOMANDA - Laddove fosse provata una compressione toracica ?<br />
MALAGUTI Io distinguerei molto, cosa che forse non è stata fatta, tra una persona a riposo e una<br />
persona in quello stato in cui si trovava Aldrovandi. Ora, nel<strong>la</strong> posizione a riposo io ritengo che una<br />
compressione deve essere partico<strong>la</strong>re per provocare qualche problema. In una persona che ha<br />
bisogno di molto ossigeno e che sicuramente sta facendo molti atti respiratori, tachipnoico,<br />
sicuramente una compressione a livello del<strong>la</strong> gabbia toracica sarebbe una criticità, sarebbe<br />
molto rischioso, ma deve essere anche prolungata.<br />
DOMANDA Siccome io non posso dirle alcune cose, per questo le faccio domande in via<br />
ipotetica. Allora, una persona che ha questa necessità di ossigeno, respira più affannosamente<br />
oppure non è detto che il respiro sia più affannoso?<br />
MALAGUTI Magari ha atti più superficiali, ma molto più frequenti.<br />
Sembra indiscutibile il progressivo avvicinamento del dr. Ma<strong>la</strong>guti al<strong>la</strong> tesi d accusa.<br />
I fattori che l hanno portato ad escludere <strong>la</strong> causa asfittica sono evidentemente<br />
deboli. La aspecificità dei segno si risolve nell analisi del contesto. Le condizioni<br />
circostanziali che potrebbero giustificare un ridotto afflusso d aria per effetto<br />
dell immobilizzazione prolungata sono adeguatamente documentate. Manca<br />
certamente un passaggio anche per il dr. Ma<strong>la</strong>guti, ed il pecorso verrà completato<br />
dal prof. Thiene. Ma anche così il consulente si rende conto che in presenza di una<br />
pluralità di indizi convergenti e di una interpretazione <strong>delle</strong> circostanze del caso<br />
meno rigida, più artico<strong>la</strong>ta e aderente al<strong>la</strong> situazione reale, l assunzione dell ipotesi<br />
asfittica ha una capacità esplicativa in grado di dare conto di un maggior numero di<br />
circostanze rispetto all ipotesi accolta dell insufficienza miocardica acuta.<br />
Quest ipotesi non spiega e non assegna responsabilità in ragione dell asserita<br />
estrema condizione di agitazione causa prossima e remota dell arresto cardiaco; ma<br />
essa elide del tutto dal quadro i sei-otto minuti di feroce lotta a terra e gli sforzi<br />
massicci, sostanzialmente confessati dagli agenti, per immobilizzare a terra<br />
Aldrovandi nel<strong>la</strong> convinzione errata che lo stesso fosse in grado di sottrarsi alle<br />
pressioni praticate, rialzandosi e riprendendo a combattere. Un timore che ha<br />
evidentemente comportato un impegno di contenimento intenso per fare intendere<br />
al soggetto non esservi possibilità per lui di rivalsa, mediante un azione di<br />
compressione preventiva e perciò energica al punto da anticipare eventuali,<br />
presunti, imponenti sforzi di resistenza del soggetto, intenzionato a ribaltare <strong>la</strong><br />
situazione. Tale azione preventiva produsse una compressione talmente accentuata,<br />
da impedire <strong>la</strong> libera respirazione, creando così le condizioni per quel<strong>la</strong> fame d aria<br />
che <strong>la</strong> vittima tentò di soddisfare con un estremo tentativo di liberazione nel quale<br />
concentrò tutte le residue energie, dando così corpo a quel<strong>la</strong> profezìa che sembrava<br />
autoavverarsi; gli agenti, ma<strong>la</strong>mente interpretando <strong>la</strong> ragione e lo scopo del<strong>la</strong><br />
estrema agitazione del ragazzo ( disperato bisogno di aria), anziché allentare <strong>la</strong><br />
presa e le spinte, le accrebbero in una spirale malefica che condusse a <strong>morte</strong><br />
attraverso l intervento risolutivo del<strong>la</strong> contusione al cuore, conseguenza del<strong>la</strong><br />
violenta compressione sul torace e sul dorso.<br />
395
Una così complessa spiegazione, basata sui dati storico-circostanziali, non può<br />
evidentemente essere attinta dal dr. Ma<strong>la</strong>guti che si limita a fare riferimento ad una<br />
mera posizione prona non accompagnata da un adeguato studio, che con i materiali<br />
a disposizione non era in condizione di fare, <strong>delle</strong> concrete circostanze del fatto. Ma<br />
l esistenza di tutte le caratteristiche utili al<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> alternativa sono ammesse<br />
e confermate. 6 Il dr. Ma<strong>la</strong>guti non ha difficoltà ad ammettere, a domanda del<strong>la</strong><br />
parte civile, che le sue valutazioni sarebbero state diverse se avesse potuto disporre<br />
di evidenze che attestassero che sul torace e sull addome di Aldrovandi nell indicata<br />
fase critica, gravassero il peso di uno o due agenti o comunque una forza<br />
compressiva equivalente ai predetti pesi:<br />
DOMANDA Quindi se lei prendesse atto di - torno sul punto e a prescindere dalle risultanze del<br />
processo, perché <strong>la</strong> domanda è in astratto di più persone che gravano sull Aldrovandi in<br />
posizione toracica e anche in posizione addominale eventualmente, visto che <strong>la</strong> respirazione<br />
maschile è addominale, <strong>la</strong> sua risposta potrebbe essere diversa da quel<strong>la</strong> anche probabilistica che<br />
lei prima ha accennato? Ha capito? Se io le dicessi Cho <strong>la</strong> dimostrazione che <strong>la</strong> domanda è in<br />
astratto che due persone gravavano ?<br />
MALAGUTI Cambierebbe molto.<br />
DOMANDA Cioè?<br />
MALAGUTI Ribadisco che l idea che mi sono fatta io è che questo ragazzo era in debito di<br />
ossigeno, nel senso che stava producendo uno sforzo fisico importantissimo, perché<br />
evidentemente non voleva farsi ammanettare o perché non si rendeva conto di quello che stava<br />
facendo, non entro nel merito. Se io a una persona di questo tipo vado a gravare a terra, sul<br />
torace, io credo che bene non fa. Quindi avrebbe cambiato <strong>la</strong> mia risposta. Soprattutto se avessi<br />
trovato lesioni che potessero in un qualche modo dimostrarlo.<br />
Vero è che il dr. Ma<strong>la</strong>guti ha insistito nel dire che una potente compressione sul<br />
dorso avrebbe dovuto produrre un qualche segno ecchimotico ma è lo stesso<br />
consulente a convenire che si tratta comunque di grado e di condizioni concrete e<br />
del rapporto modo di compressione, durata dello stesso e preesistenti condizioni del<br />
6<br />
MALAGUTI Sicuramente <strong>la</strong> situazione prona è più problematica per gli atti respiratori rispetto a quel<strong>la</strong><br />
supina in situazione di aumentata richiesta di ossigeno. Sicuramente, perché ci grava il peso su e i<br />
movimenti sono sicuramente, non dico impediti, ma più difficoltosi, i movimenti sia dell addome che del<br />
torace.<br />
DOMANDA Sia dell addome che del torace?<br />
MALAGUTI Sì, perché ci grava il peso del corporeo. Se invece noi siamo supini non abbiamo nessun peso.<br />
DOMANDA Questo qui va aggiunto anche a quello che diceva prima <strong>la</strong> professoressa Margaria, anche<br />
all ammanettamento. Cioè lo stesso ammanettamento costringe il torace oppure no? O impedisce al torace<br />
di muoversi secondo natura ?<br />
MALAGUTI Non lo ritengo così influente come ha detto <strong>la</strong> collega. Non lo ritengo così influente<br />
l ammanettamento. Cioè l ammanettamento in sé o il fatto che addirittura le mani ? Cioè, se noi riteniamo<br />
che uno ha le mani appoggiate a terra, un minimo può cercare di sollevare.<br />
DOMANDA Certo.<br />
MALAGUTI Se il fatto Però è sempre il peso corporeo che grava. Poi il fatto che venga ammanettato non<br />
mi pare che possa impedire in modo importante gli spandimenti del torace. ( p. 121 )<br />
396
soggetto. Si tratta comunque di un falso problema. Le modalità con le quali veniva<br />
esercitata <strong>la</strong> pressione non dovevano necessariamente produrre l ecchimosi. Le<br />
testimonianze fanno riferimento a un agente sdraiato e a ad uno seduto: non<br />
sembrano condizioni che debbano necessariamente produrre ecchimosi. Ma anche<br />
una forte pressione con le mani potrebbe non produrre gli effetti ipotizzati. 7<br />
Questa linea dei consulenti si infrange poi contro l elementare rilievo che dal<strong>la</strong><br />
documentazione iconografica non si riscontra alcuna specifica indagine volta al<strong>la</strong><br />
ricerca di lesioni sul dorso o sul torace. La circostanza è ammessa dal dr. Ma<strong>la</strong>guti<br />
che riconosce l errore .<br />
A pag. 171 Ma<strong>la</strong>guti ammette i numerosi limiti dell indagine dovuti al carattere<br />
routinario con il quale fu affrontato il caso:<br />
MALAGUTI Ha ragione, ha ragione. Diciamo che nel caso specifico abbiamo appurato <strong>la</strong> presenza<br />
dell ipostasi, non abbiamo appurato nul<strong>la</strong> altro e abbiamo ritenuto il quadro negativo. Forse è un<br />
errore. Ha ragione.<br />
DOMANDA Anche perché Data <strong>la</strong> rilevanza del fatto.<br />
MALAGUTI Però vorrei sottolineare che inizialmente Perché c è stato contestato anche il<br />
discorso del<strong>la</strong> quantità dei prelievi. Perché è stato affrontato, voglio dire, in modo, non routinario,<br />
cioè noi di routine facciamo quei prelievi che sono più che sufficienti, nel 99% dei casi, per le<br />
indagini a cui noi sottoponiamo tutti i nostri casi. Il caso ha assunto ben altra rilevanza e sarebbe<br />
stato opportuno prelevare di più liquidi biologici e avremmo avuto anche <strong>la</strong> possibilità, cosi come<br />
in altri casi abbiamo <strong>la</strong> possibilità di prelevarne di più. Abbiamo prelevato quelli che noi facciamo<br />
di routine. Poi c è stata l intera richiesta di integrazione, abbiamo dovuto fare altri accertamenti,<br />
poi c è stata <strong>la</strong> nomina del perito, che ha richiesto giustamente... A un certo punto questi liquidi,<br />
che noi routinariamente rileviamo, si sono dimostrati scarsi. A noi questo è dispiaciuto parecchio.<br />
La mancata fotografia del dorso, purtroppo, va un attimino interpretata allo stesso modo: che<br />
routinariamente, raramente guardiamo sempre il dorso, ma raramente ne facciamo <strong>la</strong> fotografia<br />
se non ci sono aspetti che ci conducono a dire immortaliamo questo aspetto . Però anche<br />
l esclusione in questo caso sarebbe stato utile e faccio ammenda.<br />
Certamente un indagine sul dorso per verificare possibili indizi specifici non fu<br />
condotta, non essendo stato compiuto sul tavolo settorio l integrale scol<strong>la</strong>mento del<br />
tegumento dorsale.<br />
7<br />
Su questa questione vi è un esplicita ammissione del dr. Ma<strong>la</strong>guti a specifica domanda del<strong>la</strong> parte civile:<br />
DOMANDA Era un ipotesi. Se ipotizziamo che il momento di difficoltà respiratoria, dovuta allo forzo,<br />
dovuta all agitazione, dovuta al bisogno di ossigeno, se una persona o due stesse sul corpo, diciamo così,<br />
sul<strong>la</strong> gabbia toracica e sull addome del prevenuto, possono causare e incrementare <strong>la</strong> crisi respiratoria fino<br />
ovviamente al decesso e se questo può non <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> presenza di ecchimosi?<br />
MALAGUTI - Sì, è una possibilità che si deve venire a creare. Non <strong>la</strong> trovo così facile. Però se si venisse a<br />
creare una situazione di questo tipo in modo tale che un adulto venga ad essere sormontato in maniera<br />
così semplice... Perché se io mi stendo su un adulto che ha bisogno di ossigeno, questo è sicuro che fa<br />
saltare Perché cerca disperatamente di evitarlo. Quindi è una situazione dopodiché da crearsi. Se si<br />
venissero a creare le condizioni di questo tipo sicuramente No, sicuramente no, potrebbe verificarsi<br />
quello che lei ha detto.<br />
397
Infine va ricordato come i consulenti nel richiamare <strong>la</strong> letteratura che escluderebbe<br />
<strong>la</strong> possibilità di configurare una possibile causa autonoma di <strong>morte</strong><br />
nell immobilizzazione a terra in posizione prona, non abbiamo tenuto conto che <strong>la</strong><br />
tesi di Chan era frutto di un esperimento di <strong>la</strong>boratorio che non poteva perciò<br />
tenere conto <strong>delle</strong> reali condizioni di campo , una limitazione ammessa dallo stesso<br />
autore dello studio, come del resto a suo tempo ricordato dai periti d ufficio. 8<br />
In una puntualizzazione finale il dr. Ma<strong>la</strong>guti esclude qualsiasi fuoriuscita di sangue<br />
dal cavo orale di Aldrovandi, con ciò smentendo per l ennesima volta l<br />
398<br />
artificiosa,<br />
suggestiva e falsa descrizione dello stato del ragazzo riportata dagli agenti nelle loro<br />
re<strong>la</strong>zioni di servizio.<br />
Osserviamo infine che nel<strong>la</strong> parte finale del suo esame il dr. Ma<strong>la</strong>guti si <strong>la</strong>scia andare<br />
ad un affermazione che troverà censura nell analisi del prof. Thiene, assumendo<br />
l equivalenza tra il concetto di miofibre ad andamento ondu<strong>la</strong>to, riportato nel<strong>la</strong><br />
re<strong>la</strong>zione con riferimento alle condizioni del cuore, e le bande di contrazione con le<br />
quali il prof. Rapezzi descriverà il medesimo reperto. 9<br />
Il consulente è stato comunque risoluto nell escludere il riscontro una qualsiasi<br />
patologìa cardiaca nel cuore di Federico Aldrovandi di qualsiasi natura o gravità<br />
8<br />
Di seguito, un passaggio dell esame che documenta l errore iniziale sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> lettura in au<strong>la</strong> del<br />
testo dell autore richiamato. Loccasione consente di richiamare l autorevole opinione che non esclude<br />
affatto l efficacia concausale <strong>delle</strong> compressione sul dorso:<br />
DOMANDA Che lei sappia, il (Chan) nel fare questo <strong>la</strong>voro ha riprodotto le condizioni che lui chiama di<br />
campo, dove si sono verificate le asfissie posturali nei soggetti che ha esaminato oppure no?<br />
LUMARE Può riformu<strong>la</strong>re <strong>la</strong> domanda?<br />
DOMANDA Se ai soggetti che sono stati testati nel <strong>la</strong>voro che lei ha citato prima sono state riprodotte le<br />
stesse condizioni di campo che hanno verificato, dove si sono verificati i decessi da contenimento.<br />
MALAGUTI Sì, mi sembra che abbia riprodotto quelle, però in più ha aggiunto anche pesi.<br />
DOMANDA È sicura di questo?<br />
MALAGUTI Mi sembra di sì.<br />
.<br />
DOMANDA<br />
Vi sono due passaggi che leggo per comodità, poi apprezzerà il Giudice, lo produco. Il primo è<br />
quello che ho appena letto. Il secondo è questo: Si è cercato di riprodurre gli effetti fisiologici del<strong>la</strong><br />
colluttazione sottoponendo i soggetti dello studio a un esercizio del<strong>la</strong> durata di quattro minuti prima di far<br />
loro assumere <strong>la</strong> posizione di contenimento. È però improbabile che tale periodo di esercizio possa<br />
simu<strong>la</strong>re tutte le alterazioni fisiologiche che si possono verificare durante una colluttazione o in stato di<br />
agitazione. Inoltre non sono state riprodotti gli effetti dei traumi e dello stress psicologico che spesso si<br />
verificano nelle persone durante l arresto. È possibile che una combinazione di fattori comprese le<br />
condizioni cliniche sottostanti, l intossicazione, l agitazione, il delirio e <strong>la</strong> colluttazione, oltre al<strong>la</strong> posizione,<br />
possono causare un deficit respiratorio non rilevato dal presente studio .<br />
DIFESA AVVOCATO VECCHI Dove è <strong>la</strong> discrepanza? È questo il punto.<br />
GIUDICE<br />
Dottoressa , quindi, secondo l autore da lei citato, il suo è un esperimento in <strong>la</strong>boratorio, non<br />
riproduce le situazioni di campo.<br />
LUMARE Sperimentare, sì.<br />
9<br />
MALAGUTI Sì, secondo me bande di contrazione forse vuol dire ondu<strong>la</strong>te. Secondo me possono<br />
ricondursi Cioè sono due modi di descrivere lo stesso rilievo.
apprezzabili, conformemente all assunto del prof. Thiene.<br />
Il prof. Avato ha riprodotto sinteticamente i risultati del<strong>la</strong> seconda indagine<br />
conferita all istituto di medicina legale di Ferrara. Ha richiamato gli studi esaminati e<br />
ha confermato <strong>la</strong> non riconducibilità del<strong>la</strong> casistica esaminata al caso di specie.<br />
Ha confermato in modo chiaro come <strong>la</strong> costrizione a terra in posizione prona non<br />
possa essere esclusa in via generale dal novero <strong>delle</strong> possibili con<strong>cause</strong> del decesso.<br />
La posizione di per sé potrebbe non essere indicata come causa mentre, in<br />
concomitanza con una preesistente condizione di insufficienza respiratoria, <strong>la</strong><br />
posizione limita <strong>la</strong> libera escursione dei gruppi musco<strong>la</strong>ri deputati al<strong>la</strong> respirazione e<br />
può contribuire al fenomeno ipossico, sicchè è del tutto naturale che il soggetto in<br />
questa posizione e in condizione di ipossigenazione, dipendente dal<strong>la</strong> posizione,<br />
debba essere messo in condizione al più presto di riprendere le normali condizioni di<br />
respirazione. Le soluzioni per migliorare <strong>la</strong> condizione del paziente sono plurime:<br />
RISPOSTA Beh, le proposte sono a girarlo sul fianco o metterlo supino, ecco, ovviamente le<br />
modalità di contenzione a braccia a tergo, insomma, sono state assunte recentemente anche nelle<br />
modalità indicate per le nostre Forze dell Ordine e quindi abbiamo un po di problemi da questo<br />
punto di vista.<br />
La lunga dissertazione del prof. Avato sugli effetti tossici in generale e sugli effetti<br />
sinergici <strong>delle</strong> sostanze rilevate sul corpo di Aldrovandi sono ampiamente<br />
confermative del<strong>la</strong> precedente re<strong>la</strong>zione, salvo che per quanto attiene <strong>la</strong> ketamina:<br />
lo stesso prof. Avato citando <strong>la</strong> dr.ssa Licata sembra convenire sul fatto che gli effetti<br />
del<strong>la</strong> ketamina nelle dosi minime riscontrate non sembrano partico<strong>la</strong>rmente<br />
significativi pur potendosi indurre un concorrente effetto depressivo del<strong>la</strong><br />
respirazione nell ordine del 20% in combinazione con <strong>la</strong> morfina. Avato ammette<br />
che <strong>la</strong> dose di ketamina è assolutamente bassa e crea difficoltà nell attribuirle un<br />
ruolo scatenante dell agitazione, pur manifestando una propensione ingiustificata<br />
per <strong>la</strong> tesi l affermativa. Anche su altre questioni come il ruolo tossico del<strong>la</strong><br />
ketamina in dose minime, il ragionamento del prof. Avato si esprime in termini assai<br />
problematici.<br />
Con queste limitate puntualizzazioni il Prof. Avato aderisce a alle conclusioni<br />
Ma<strong>la</strong>guti-Lumare. Sta di fatto, anche in questo contesto, che il prof. Avato è molto<br />
cauto nell assumere posizioni rigide e meccaniche in ordine all azione <strong>delle</strong> sostanze<br />
come cofattori del decesso anche sotto il profilo del<strong>la</strong> loro interazione, secondo un<br />
certo approccio, piuttosto dogmatico, più volte risuonato in au<strong>la</strong>. Invita al<strong>la</strong> caute<strong>la</strong><br />
il tecnico quando ricorda a tutti l esistenza di un complesso di variabili che<br />
399
impediscono conclusioni deterministiche: posologìa assoluta del<strong>la</strong> ketamina,<br />
modalità di assunzione, numero di assunzioni, tempo, intervallo tra le diverse<br />
assunzioni. Il massimo che il prof. Avato sente di esprimere è una sorta di atto di<br />
fede egli effetti del<strong>la</strong> ketamina,pur a dosi minime, senza alcuno sbi<strong>la</strong>nciamento sul<br />
concreto meccanismo causale. In definitiva tutta l indagine del prof. Avato si riduce<br />
all ammissione che tutte le sue deduzioni si basano su una premessa storico<br />
circostanziale indiscussa: il presunto acc<strong>la</strong>rato elevato stato di agitazione<br />
psicomotoria del soggetto. Tutte le informazioni tecniche offerte nascono e cadono<br />
con quel dato:<br />
RISPOSTA Non mi pongo nemmeno il problema, io verifico che è documentata esclusivamente<br />
l agitazione psicomotoria ed il mio ancoraggio è quello, tutto il resto io lo deduco sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong><br />
complessità dell elemento a disposizione ed arrivo ad una <strong>ricostruzione</strong> patogenetica per quello<br />
che ha fatto il dottor Ma<strong>la</strong>guti, punto.<br />
Anche sul refrain difensivo sugli effetti sinergici ketamina-eroina vi è un forte<br />
ridimensionamento del significato attribuito al dato:<br />
DOMANDA Bene. Senta, nel caso concreto possiamo fare una valutazione del tipo che l effetto<br />
sinergico tra ketamina e morfina può essere stato assai pericoloso? Cioè <strong>la</strong> ketamina che aumenta<br />
<strong>la</strong> richiesta di fabbisogno di ossigeno da parte del cuore, l assunzione di un oppiaceo, quale <strong>la</strong><br />
morfina, invece che crea per lo meno una depressione nell apparato respiratorio?<br />
RISPOSTA In astratto sì, ma se mi permette di fare l osservazione non è tanto con riferimento a<br />
questi fenomeni, ma con riferimento al sovraccarico del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione litorale encefalica, questo sì<br />
che è l aggravio che può essere conferito all assunzione di ketamina, cioè aumenta l edema<br />
cerebrale.<br />
Il che significa tornare al punto di partenza e considerare determinante lo stato<br />
preesistente del soggetto.<br />
Va ricordato un ultimo passaggio del<strong>la</strong> deposizione Avato nel<strong>la</strong> parte in cui si<br />
ammette che <strong>la</strong> questione dell immobilizzazione in ambito poliziesco è molto<br />
discussa, non essendo affatto esclusa <strong>la</strong> pericolosità dell operazione rispetto al<br />
paziente, sicchè numerose sono le indicazioni volte a introdurre specifiche<br />
accortezze e cautele in quest ambito ( ridurre <strong>la</strong> durata, rimettere al più presto su<br />
un fianco il paziente), tutti suggerimenti che muovono dal<strong>la</strong> accertata<br />
consapevolezza dell obbiettiva rischiosità dell operazione di cui gli agenti del<strong>la</strong><br />
polizia italiana sono resi edotti, quanto meno sotto il profilo dell humus culturale in<br />
cui operano, secondo quanto emerso dalle testimonianze dei responsabili <strong>delle</strong><br />
scuole di polizia.<br />
400
2.2.2. La linea difensiva attraverso il contributo dei medici legali.<br />
Debolezza intrinseca.<br />
La difesa con il contributo dei propri consulenti tecnici ha cercato di supportare <strong>la</strong><br />
tesi di una causa di <strong>morte</strong> del tutto indipendente dall azione degli imputati.<br />
Per sostenere questa tesi si è cercato di valorizzare ogni margine interpretativo<br />
idoneo a condurre a questo risultato, ricavato dal<strong>la</strong> consulenza Lumare-Ma<strong>la</strong>guti-<br />
Avato e dal<strong>la</strong> perizia d ufficio.<br />
In nessuno di questi <strong>la</strong>vori era detto espressamente che l azione degli imputati e le<br />
circostanze del<strong>la</strong> colluttazione e dell azione di immobilizzazione avessero avuto una<br />
diretta incidenza causale sull exitus. Tuttavia tali e<strong>la</strong>borazioni, anche attraverso le<br />
conferme dibattimentali, prestavano il fianco ad un <strong>la</strong>voro di integrazione critica che<br />
finiva con il rimettere in gioco, con effetti concludenti sul<strong>la</strong> spiegazione scientifica<br />
dell evento, il dato storico-circostanziale dell azione violenta degli agenti come<br />
fattore senza il quale nessuna realistica spiegazione dell evento poteva essere<br />
offerta. Le conclusioni dell incidente probatorio con il decisivo intervento dei<br />
consulenti <strong>delle</strong> parti civili e l abbandono dell imp<strong>la</strong>usibile tesi dell azione tossica<br />
<strong>delle</strong> sostanze stupefacenti, aveva portato i periti ad integrare nel loro modello<br />
esplicativo del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, in un contesto di excited delirium syndrome, l azione<br />
violenta degli agenti sia come fattore codeterminante un insufficienza respiratoria,<br />
sia come fattore idoneo a produrre una condizione di ipossia/asfissia che, in<br />
combinazione con il presupposto stato di eccitazione delirante, rendeva ragionevole<br />
una spiegazione del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> per un insufficienza cardiorespiratoria frutto non solo di<br />
un incontenibile agitazione, accentuata dalle condizioni del conflitto con persona<br />
contingentemente non sana di mente, ma anche del<strong>la</strong> privazione meccanica e<br />
posturale del<strong>la</strong> normale capacità di approvvigionamento d aria del soggetto<br />
attraverso <strong>la</strong> respirazione libera, resa impossibile o parzialmente ma severamente<br />
compromessa dalle condizioni dell immobilizzazione a terra.<br />
Per poter ribaltare il delinearsi di un tale quadro ricostruttivo, nel quale<br />
determinante appariva l azione degli agenti sia in positivo, per avere reso<br />
l agitazione del soggetto ancor più grave, ingaggiando con lui una colluttazione<br />
violenta e traumatica, molto impegnativa sul piano fisico, psichico e dei traumi fisici,<br />
e portando quindi al parossismo l agitazione che avrebbe dovuto invece essere<br />
contenuta e ridotta progressivamente con opportuni interventi sanitari e una<br />
prudente azione di contenimento e di intervento sulle <strong>cause</strong> , sia in negativo, per <strong>la</strong><br />
brutalità dell intervento di contenimento nel corso del quale all esigenza di<br />
immobilizzazione assoluta veniva sacrificata <strong>la</strong> capacità del soggetto di respirare<br />
secondo le sue accresciute esigenze, <strong>la</strong> difesa con il contributo dei propri consulenti<br />
ha tentato di delineare un quadro ricostruttivo nel quale le suggestioni offerte dal<strong>la</strong><br />
consulenza e dal<strong>la</strong> perizia d ufficio venivano radicalizzate, in modo da non <strong>la</strong>sciare<br />
spazio a possibili con<strong>cause</strong> mentre le parti deboli di dette ricostruzioni venivano<br />
401
coperte con un rinnovato ruolo strategico assegnato al ruolo <strong>delle</strong> sostanze<br />
stupefacenti effettivamente rinvenute nel sangue.<br />
La debolezza strutturale del<strong>la</strong> perizia, per avere dovuto essa dare per ammessa<br />
l assunzione di LSD di cui non si aveva riscontro nell indagine tossicologica, era<br />
aggirata assegnando un ruolo strategico al<strong>la</strong> combinazione di ketamina e morfina<br />
alle quali veniva attribuito uno strategico ruolo scatenante, andando ben oltre i<br />
timidi e modesti accenni contenuti nel<strong>la</strong> consulenza tecnica Ma<strong>la</strong>guti-Lumare.<br />
La necessità di trascurare i fatti e le circostanze causali che riconducevano al<strong>la</strong><br />
responsabilità degli imputati ha indotto <strong>la</strong> difesa a interrogarsi sul<strong>la</strong> possibilità di<br />
assegnare autosufficienza al<strong>la</strong> condizione di delirio eccitato come causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>,<br />
tesi sostenuta attribuendo un inedito ruolo al<strong>la</strong> combinazione di sostanze quale<br />
Ma<strong>la</strong>guti-Lumare-Avato non avevano neppure osato pensare; a negare qualsiasi<br />
incidenza causale all azione restrittiva degli imputati sia sul piano medico-legale che<br />
in punto di fatto; in via subordinata a costruire comunque un quadro di incertezza<br />
sull effettivo decorso causale tale da giustificare l esonero da responsabilità.<br />
La domanda del<strong>la</strong> difesa è stata raccolta dai consulenti tecnici nominati ed escussi a<br />
dibattimento, le cui tesi non hanno peraltro retto al vaglio dibattimentale, non<br />
resistendo al<strong>la</strong> serrata critica dei difensori del<strong>la</strong> parte civile, all attento vaglio <strong>delle</strong><br />
fonti scientifiche da questi effettuata, al<strong>la</strong> serrata e coerente spiegazione alternativa<br />
offerta dai consulenti <strong>delle</strong> parti civili, il cui principale merito sta nel<strong>la</strong> capacità di<br />
dare conto di tutte le circostanze del fatto e di tutte le risultanze dell indagine<br />
autoptica senza dovere negare o ignorare alcunchè, costruendo un quadro organico,<br />
realistico e completo nel quale tutte le componenti del fatto, anche quelle contrarie<br />
al<strong>la</strong> tesi sostenuta, si sono inserite agevolmente senza forzature od omissioni,<br />
concorrendo al<strong>la</strong> spiegazione complessiva. Ma soprattutto soccombendo<br />
fragorosamente di fronte all intervento del prof. Thiene, <strong>la</strong> cui capacità di fornire<br />
l anello mancante del<strong>la</strong> spiegazione causale è stato tanto dirompente quanto capace<br />
di resistere agevolmente alle contestazioni, sia a quelle ovviamente interessate di<br />
Ma<strong>la</strong>guti Lumare e Avato, il cui <strong>la</strong>voro subiva una gravissima e totale falsificazione,<br />
sia a quelle del prof. Rapezzi, involontario protagonista dell intervento in causa del<br />
prof. Thiene. In tutto questo l intelligente <strong>la</strong>voro di sintesi e ricucitura del prof.<br />
Beduschi, convalidato dal prof. Thiene, ha permesso di avere piena comprensione<br />
del meccanismo causale del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Una spiegazione che deve essere accolta non<br />
solo per gli intrinseci argomenti medico-legali ma anche perché, non bisogna<br />
dimenticarlo, al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> del fatto che ha portato ad escludere <strong>la</strong><br />
sussistenza degli elementi sintomatici dell agitazione delirante preesistente al<strong>la</strong><br />
prolungata colluttazione con gli agenti, <strong>la</strong> teoria Thiene-Beduschi si pone come<br />
unica, convincente, corroborata da prove, spiegazione del meccanismo causale.<br />
Tutti i ragionamenti dei consulenti di parte restano quindi inficiati da una premessa<br />
confutata in fatto, all inizio sostenuta dalle affermazioni interessate degli imputati,<br />
<strong>la</strong> cui falsità è già stata dimostrata.<br />
402
Lanestesista prof. Giron, che ammette un abitudine al massimo schematismo nel<br />
suo approccio ai problemi, non ha alcun dubbio nel muovere dal dato che considera<br />
indiscutibile, senza disporre degli elementi di prova, che alle 5,30 del 25 settembre,<br />
Federico Aldrovandi fosse in condizioni di intensa agitazione psicomotoria .<br />
Essendo tale premessa falsa o indimostrata, potremmo chiudere con l esame del<strong>la</strong><br />
posizione che su tale premessa, ingigantendo<strong>la</strong> al parossismo, svolge i passaggi<br />
successivi dell argomentazione.<br />
Ne facciamo cenno ugualmente per completezza e per <strong>la</strong> manifesta intrinseca<br />
imp<strong>la</strong>usibilità <strong>delle</strong> deduzioni.<br />
Ovvio che se postuliamo uno stato patologico di tale portata, le re<strong>la</strong>tive <strong>cause</strong> non<br />
possono che essere pregressi stati patologici mentali o l assunzione di sostanze<br />
stupefacenti. Per il prof. Giron in Aldrovandi operano entrambe queste <strong>cause</strong>: un<br />
qualche disagio psichico giovanile nell adolescenza ; il mix di sostanze rilevate,<br />
senza alcun dubbio e senza alcuna discussione poste a base dell agitazione. Se c è<br />
l agitazione bisogna trovare <strong>la</strong> causa ad ogni costo . E allora va bene tutto, dai<br />
disagi giovanili ( inesistenti ) al mix di sostanze riscontrato il cui effetto presunto,<br />
come vedremo, è privo di alcuna base scientifica.<br />
Da ciò una serie di passaggi automatici:<br />
crisi di agitazione psicomotoria intensissima, un meccanismo irrefrenabile perché il cervello perde<br />
il controllo di se stesso, ed è fatale poi che non intervenendo <strong>la</strong> conclusione è quel<strong>la</strong> dell arresto,<br />
del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> elettrica dell individuo, fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re o tachicardia ventrico<strong>la</strong>re, purtroppo<br />
uno ci <strong>la</strong>scia <strong>la</strong> pelle.<br />
Il consulente glissa sulle circostanze ambientali che possono avere esasperato<br />
l agitazione, così come glissa su quel non intervenendo che sembrerebbe<br />
escludere il determinismo ininterrotto causale, al quale <strong>la</strong> sua descrizione farebbe<br />
pensare. Completa adesione quindi alle posizioni Berti Donini sugli effetti sinergici<br />
del<strong>la</strong> combinazione di sostanze che da un <strong>la</strong>to provocano l agitazione e dall altro <strong>la</strong><br />
rendono inevitabilmente fatale attraverso il noto meccanismo dell effetto<br />
depressivo dell eroina sui centri respiratori in presenza di una accresciuta richiesta<br />
di ossigeno per l agitazione<br />
Sugli effetti del<strong>la</strong> ketamina il prof. Giron non ha dubbi per effetto di una singo<strong>la</strong>re<br />
petizione di principio: vi era l agitazione, questa non può che essere stata prodotta<br />
da sostanze stupefacenti; Federico Aldrovandi aveva assunto ketamina; questa era<br />
pertanto <strong>la</strong> causa dell agitazione psicomotoria. Un ragionamento circo<strong>la</strong>re che non<br />
fa una grinza se non per il fatto che non spiega nul<strong>la</strong>.<br />
Il ragionamento del prof. Giron si snoda intorno a questo nucleo concettuale:<br />
Io, ripeto, per natura devo occuparmi di situazioni di urgenza e di emergenza e tendo a<br />
schematizzare fortemente. Se questo era in queste condizioni le <strong>cause</strong> erano o l una o l altra. La<br />
patologia mentale può, sul<strong>la</strong> base di quello che ho letto nell anamnesi, forse aver rappresentato<br />
403
un substrato, forse, non resta altro che l assunzione di droghe. Dopodiché a me è irrilevante che<br />
abbia preso cento, uno o mille, certamente in quel caso si è verificata una situazione di intensa<br />
agitazione psicomotoria. Questo è un dato di fatto su cui io credo non sia neanche il caso di<br />
discutere.<br />
Appare ragionevole, sul<strong>la</strong> base di un tale approccio metodologico, disattendere in<br />
toto ogni altra affermazione del prof. Giron, non senza riportare un altra<br />
paradossale affermazione del consulente, secondo cui l agitazione di Aldrovandi era<br />
destinata al parossismo ed a consumare il soggetto fino al<strong>la</strong> <strong>morte</strong>,<br />
indipendentemente dal<strong>la</strong> colluttazione, poichè <strong>la</strong> violenza e l agitazione si sarebbero<br />
comunque scatenate in qualsiasi altra forma, in un crescendo irrefrenabile. Il fatto è<br />
che non solo non vi è traccia dell agitazione prima dell intervento degli agenti ma<br />
che per loro stessa ammissione vi è un momento di attenuazione del<strong>la</strong> presunta<br />
agitazione nell intervallo tra le due colluttazioni. Se poi le cose stessero come<br />
sostiene il prof. Giron, non si vede <strong>la</strong> ragione per cui dopo quasi mezz ora di<br />
agitazione parossistica Aldrovandi avesse deciso di scaricar<strong>la</strong> contro gli agenti,<br />
distogliendosi dal colpire alberi, pali, oggetti vari, attività a compiere <strong>la</strong> quale<br />
nessuno l ha visto, nemmeno gli agenti che hanno solo sentito ur<strong>la</strong> ma non i<br />
movimenti di Aldrovandi prima dell attacco nei loro confronti. La tesi è poi destituita<br />
di fondamento perché presuppone <strong>la</strong> <strong>morte</strong> inevitabile in tutti i casi di agitazione<br />
psicomotoria il che non è vero, essendo i decessi le eccezioni, e anzi scopo di tutta <strong>la</strong><br />
ricerca clinica in questa materia dimostrare <strong>la</strong> possibilità di salvare questi soggetti<br />
con opportune pratiche e con interventi terapeutici adeguati, praticabili anche in<br />
costanza dell agitazione stessa. Tutti i protocolli ospedalieri di cui abbiamo par<strong>la</strong>to in<br />
precedenza dimostrano, al contrario, <strong>la</strong> possibilità concreta che gli stati di agitazione<br />
possano regredire, facendo tornare il soggetto al<strong>la</strong> normalità. Lerrato approccio di<br />
Giron sta proprio nel considerare l intervento del<strong>la</strong> polizia equivalente per il<br />
soggetto al battere <strong>la</strong> testa contro un albero o contro un palo. Evidentemente, se <strong>la</strong><br />
polizia si comporta come un albero o come un palo, il problema del<strong>la</strong> responsabilità<br />
si deve porre.<br />
Consulente medico legale del<strong>la</strong> difesa è il dr. C<strong>la</strong>udio Rago. Dichiara di condividere<br />
metodo e conclusioni <strong>delle</strong> re<strong>la</strong>zione Ma<strong>la</strong>guti-Lumare: causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />
l insufficienza contrattile del miocardio, determinata da agitazione psicomotoria, in<br />
questo senso potendosi interpretare tutti i reperti autoptici.<br />
Questa deposizione è di notevole importanza per una singo<strong>la</strong>re ragione. Il dr. Rago<br />
cerca di confutare <strong>la</strong> tesi del prof. Beduschi che ha sostenuto che nel reperto<br />
istologico del cuore non sono evidenziabili bande di contrattura ma banali fibre<br />
ondu<strong>la</strong>te, affatto significative di infarto miocardico, di danno cardiaco ma<br />
manifestazioni di ipossia. Il dr. Rago esprime contraria opinione e per confutare il<br />
prof. Beduschi cita il luminare prof. Thiene, al momento sconosciuto al processo. Il<br />
dr. Rago svolge un panegirico di Thiene e afferma in partico<strong>la</strong>re:<br />
404
RISPOSTA Io rispetto il professor Beduschi. In realtà se va a vedere appunto gli studi del professor Thiene<br />
che nel Veneto è... lui è anatomopatologo, è ordinario di anatomia patologica dell università, lui è tito<strong>la</strong>re<br />
del registro <strong>delle</strong> morti improvvise, ha scritto numerosi testi e numerosi articoli anche su riviste prestigiose<br />
internazionali, se va a vedere <strong>la</strong> banda di contrattura e <strong>la</strong> banda di rottura è, ripeto, quando<br />
significativamente ci sono queste alterazioni, due ha un significato re<strong>la</strong>tivo, dieci o cento. Allora il vetrino<br />
che io vedo qua, mi pare che qualcuno abbia anche detto che è un artefatto, mi pare di avere letto.<br />
Interessa in questa sede osservare che il prof. Thiene è indicato dal consulente del<strong>la</strong><br />
difesa come <strong>la</strong> massima autorità in materia di morti improvvise e come lo stesso<br />
Thiene, nell ambito del<strong>la</strong> sua complessa diagnosi, appoggerà pienamente <strong>la</strong> tesi del<br />
prof. Beduschi, escluderà l esistenza di bande di contrattura nel vetrino del cuore,<br />
confutando il dr. Rago e quindi <strong>la</strong> tesi dell insufficienza contrattile del miocardio<br />
come causa di <strong>morte</strong>.<br />
Va sottolineato come l esito dell esame del dr. Rago non mettere in evidenza<br />
sostanziali difformità dal<strong>la</strong> consulenza Ma<strong>la</strong>guti ma neppure specifiche confutazioni<br />
o aspetti di inattendibilità dell ipotesi ricostruttiva formu<strong>la</strong>ta dai consulenti <strong>delle</strong><br />
parti civili. Si consideri, in partico<strong>la</strong>re, l ammissione del<strong>la</strong> p<strong>la</strong>usibilità dell ipotesi<br />
Beduschi sul fatto che <strong>la</strong> foto 18 del<strong>la</strong> consulenza Ma<strong>la</strong>guti indichi un edema<br />
cerebrale che potrebbe essere stato prodotto da un colpo di manganello.<br />
Per il dr. Rago non ci sarebbe i segni di un meccanismo asfittico nel<strong>la</strong> <strong>morte</strong> del<br />
giovane, pur ammettendo non potersi escludere nul<strong>la</strong> per correttezza scientifica. In<br />
partico<strong>la</strong>re anche per il dr. Rago un ruolo concausale dell asfissia è ipotesi<br />
teoricamente praticabile pur non sussistendo, a suo dire, elementi per avvalorar<strong>la</strong> .<br />
Preferibile <strong>la</strong> tesi del debito di ossigeno derivante dall agitazione. Anche in questa<br />
consulenza il fraintendimento del dato storico-circostanziale compromette <strong>la</strong><br />
comprensione del<strong>la</strong> realtà e <strong>la</strong> correttezza dell analisi. In tale contesto analitico<br />
compromesso, <strong>la</strong> posizione finale del dr. Rago è stata nel senso del<strong>la</strong> possibilità<br />
teorica di un ruolo concausale del<strong>la</strong> colluttazione nel<strong>la</strong> produzione dell evento<br />
letale, pur con tutti i distinguo e le riserve derivanti dalle errate premesse in fatto. Il<br />
carattere decisivo di dette premesse per tutto il ragionamento di Rago è tale che<br />
posto, in sede di controesame, di fronte al ragionamento controfattuale<br />
dell inesistenza in ipotesi dell agitazione psicomotoria, si è trovato in grande<br />
imbarazzo, nell incapacità di fornire alcuna spiegazione alternativa, ripiegando<br />
assertivamente sull effetto letale <strong>delle</strong> sostanze stupefacenti, causa di <strong>morte</strong> diretta<br />
esclusa da tutti consulenti, con l eccezione del<strong>la</strong> Berti Donini, tesi del tutto<br />
inconsistente.<br />
2.2.3. Il sostegno dello psichiatra e del cardiologo. Osservazioni critiche.<br />
Il prof. Berardi, ordinario di psichiatrìa a Bologna, sostiene di avere ricavato dal<strong>la</strong><br />
lettura dei verbali e degli atti processuali <strong>la</strong> convinzione che Federico Aldrovandi<br />
all alba del 25 settembre presentasse un quadro clinico riconducibile ad excited<br />
405
delirium syndrome, un quadro assai noto ad operatori dei centri di salute mentale<br />
nei quali il consulente dichiara di avere maturato notevole esperienza che lo aveva<br />
portato a condurre specifiche ricerche in col<strong>la</strong>borazione con esperti di altri paesi,<br />
confluite in un articolo pubblicato su rivista internazionale. Il quadro di excited<br />
delirium syndrome è ricavato dal consulente dal<strong>la</strong> completa accettazione del<strong>la</strong><br />
vicenda storica riportata dagli imputati.<br />
A partire da questa constatazione anche tale valutazione scientifica, costruita su dati<br />
diversi e incompatibili con gli esiti dell istruzione dibattimentale, andrebbe<br />
accantonata. Ne parliamo per verificarne <strong>la</strong> debolezza intrinseca e per ricavarne ogni<br />
elemento utile per una <strong>ricostruzione</strong> attendibile dell effettiva condizione di<br />
Aldrovandi nei momenti processualmente rilevanti.<br />
Spiegata <strong>la</strong> nozione di e.d.s. con riferimento al<strong>la</strong> condizione di un soggetto in stato di<br />
irrefrenabile agitazione psicomotoria, mossa e corredata da confusione mentale,<br />
idee strane, sbagliate e incorreggibili, il consulente precisa che le varianti del<strong>la</strong><br />
sindrome sono molteplici; quel<strong>la</strong> che avrebbe colpito Aldrovandi <strong>la</strong> più grave, in un<br />
nesso tra alterazione del<strong>la</strong> coscienza, dovuta allo sconvolgimento dei sistemi<br />
dopaminergici, sopore, perdita <strong>delle</strong> facoltà mentali ed eccitazione. Una sindrome<br />
già nota in psichiatria con il termine catatonìa agitata, conseguenza di una ma<strong>la</strong>ttia<br />
psichiatrica importante o di un assunzione di sostanze importanti ,<br />
puntualizzazione importante del prof. Berardi stesso. La sindrome è legata alle<br />
condizioni d uso di specifiche sostanze stupefacenti, al<strong>la</strong> storia individuale e,<br />
ovviamente, al<strong>la</strong> struttura biologica individuale. Nessuna sorpresa se <strong>la</strong> sindrome<br />
subentra in soggetti in stato inizialmente soporoso. Laggressività dei soggetti affetti<br />
dal<strong>la</strong> sindrome è notoria. Rottura <strong>delle</strong> fibrocellule musco<strong>la</strong>ri come effetto di intensa<br />
contrattura musco<strong>la</strong>re, attivazione massimale del sistema cardiocirco<strong>la</strong>torio,<br />
ipertermia, sono gli effetti di una condizione che comporta un elevata possibilità di<br />
esito letale per l azione <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine sul cuore. La scoperta dei farmaci<br />
antipsicotici aveva peraltro ridotto notevolmente il numero di queste morti,<br />
riducendo l incidenza <strong>delle</strong> ma<strong>la</strong>ttie e <strong>delle</strong> morti ospedaliere. Nei casi di <strong>morte</strong> in<br />
conseguenza di e.d.s. all autopsia si è rilevata tromboembolìa polmonare o infarto<br />
acuto del miocardio.<br />
A proposito degli effetti del<strong>la</strong> ketamina, secondo il prof. Berardi <strong>la</strong> sostanza è stata<br />
usata in esperimenti clinici per indurre <strong>la</strong> schizofrenia su pazienti volontari, onde<br />
studiare gli effetti biologici del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia mentale. Anche per Berardi <strong>la</strong> ketamina è<br />
sostanza di studio recente. Il consulente ha quindi descritto gli effetti del<strong>la</strong><br />
ketamina, citando uno studio inglese di Nutt et alii, tra questi stimo<strong>la</strong>zione cardiaca,<br />
aumento del<strong>la</strong> produzione cateco<strong>la</strong>minergica e quindi pressione arteriosa e<br />
frequenza cardiaca che salgono. In associazione con altri farmaci produce effetti<br />
sinergici di potenziamento degli effetti psicotropi e tossici. Sugli effetti combinati<br />
<strong>delle</strong> sostanze, il consulente cita lo studio di un altro esperto, Schifano. Sarebbero in<br />
crescita i casi di decessi per e.d.s. a seguito di intervento del<strong>la</strong> polizia, secondo studi<br />
406
americani e canadesi. Ciò perché, come nel caso Aldrovandi, soggetti che si trovano<br />
in stato di agitazione da sostanze all esterno dei circuiti ospedalieri, creano al<strong>la</strong>rme<br />
con richiesta di intervento del<strong>la</strong> polizia. Lintervento del<strong>la</strong> polizia, a differenza dei<br />
casi in cui i decessi si verificano prima dell intervento di personale pubblico,<br />
permette di registrare il comportamento <strong>delle</strong> vittime ed il suo stato al momento<br />
del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Nei casi di intervento del<strong>la</strong> polizia, secondo questi studi, si tratta di<br />
giovani dai vent anni in su che presentavano i segni dell e.d.s e che nel<strong>la</strong> maggior<br />
parte dei casi erano in stato di intossicazione da assunzione di sostanze<br />
stupefacenti. Nel<strong>la</strong> casistica esaminata nel corso di questi studi si erano poste tutte<br />
le problematiche del processo. I problemi che si presentavano erano re<strong>la</strong>tivi ad un<br />
intervento eccessivo del<strong>la</strong> polizia, con asfissia conseguente a percosse o<br />
immobilizzazione; nei vari casi non sarebbe stato riscontrato un collegamento<br />
causale tra l energico intervento degli agenti e <strong>la</strong> <strong>morte</strong>. In tutti i casi <strong>la</strong> <strong>morte</strong> era<br />
cardiaca o polmonare, riconducibile all e.d.s, frequente causa di <strong>morte</strong>, a sua volta<br />
indotta dalle sostanze assunte, influenti con <strong>la</strong> loro tossicità sul decorso causale. La<br />
sindrome e.d.s. è in sostanza equiparabile ad una psicosi schizofrenica e i<br />
meccanismi sono uguali in entrambi i casi.<br />
Anche Berardi, al termine dell esame del difensore, cade nel difetto di<br />
ragionamento circo<strong>la</strong>re da cui sono affetti tutti gli altri consulenti del<strong>la</strong> difesa. Da un<br />
<strong>la</strong>to esclude, ed in questo senso confuta, in quanto specialista del<strong>la</strong> materia, il<br />
contrario accenno del prof. Giron, secondo cui l agitazione di Aldrovandi poteva<br />
anche avere <strong>cause</strong> endogene di tipo psichiatrico 10 ; essa doveva ascriversi soltanto al<br />
mix di sostanze assunte. Posta l agitazione nelle forme e modalità risultanti dal<strong>la</strong><br />
versione degli imputati e da una lettura inevitabilmente disattenta e superficiale<br />
<strong>delle</strong> risultanze processuali, le sostanze assunte avevano certamente avuto effetto<br />
scatenante: l inversione logica non potrebbe essere più evidente. Non ci si chiede se<br />
40 nanogrammi di chetamina possano essere stati in grado di provocare l agitazione<br />
o se effettivamente Federico Aldrovandi avesse assunto LSD, in che misura o di che<br />
quantità e come mai non se ne fosse rinvenuta traccia. Non ci si interroga sul fatto<br />
che l eroina rinvenuta nel sangue a Torino fosse in quantità infinitesime con nessuna<br />
traccia nel<strong>la</strong> bile, circostanza che crea comunque un dubbio, fondato su una<br />
testimonianza solida come quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> dr.ssa Licata, sul<strong>la</strong> realtà del<strong>la</strong> presenza<br />
dell eroina nelle quantità che si danno per indiscusse. Si dà per accertato l e.d.s. e si<br />
suppone quindi che le sostanze ne siano state inevitabilmente <strong>la</strong> causa. Al contrario<br />
si sarebbe dovuto dire se quelle modestissime quantità di ketamina in un ragazzo di<br />
diciotto anni e con <strong>la</strong> storia di Federico Aldrovandi giustificassero o meno<br />
l insorgenza di una condizione di agitazione psicomotoria corrispondente al<strong>la</strong><br />
casistica riscontrata su soggetti affetti da sindromi psicotiche acute. Il ragionamento<br />
sulle sostanze non tiene conto del dato reale e paga un prezzo alle necessità<br />
10<br />
Quindi posto che il ragazzo, al di là di qualche difficoltà durante il periodo sco<strong>la</strong>re, non era affetto da<br />
psicosi, quindi non vi è dubbio che quello che gli è accaduto è stato scatenato dalle sostanze ( p.34 )<br />
407
imposte dal dover giustificare <strong>la</strong> sussistenza del<strong>la</strong> sindrome. Un ragionamento che si<br />
ripete più volte, quasi che <strong>la</strong> ripetizione ne agevo<strong>la</strong>sse l attendibilità.<br />
Interessante è piuttosto l indicazione del consulente con riferimento alle tecniche da<br />
adottare per fermare persone fortemente agitate. Reduce dall esperienza dei centri<br />
di salute mentale di Bologna, il consulente ha ribadito come <strong>la</strong> direttiva<br />
fondamentale in tali casi consista nell agire in presenza di una forza soverchiante,<br />
tale da far comprendere al soggetto che non ha possibilità di vincere e lo induce a<br />
desistere. Il consulente ha ribadito che in tutti i protocolli si afferma che se c è una<br />
forza soverchiante questa circostanza può bastare a dissuadere, perché anche una<br />
persona nello stato descritto, a parte i casi più estremi, riesce a percepire che non<br />
ha possibilità di sfuggire all immobilizzazione. Il rilievo ha consento di muovere una<br />
contestazione al consulente che aveva affermato come condizione assoluta e<br />
generale uno stato di incoscienza del soggetto, del tutto insensibile al<strong>la</strong> fatica e al<br />
dolore, che non si combinerebbe con questa capacità di comprendere il rapporto di<br />
forze. L eccezione dei casi estremi non si connetterebbe con il fatto che <strong>la</strong> situazione<br />
di assoluta incoscienza non appariva riferita in precedenza solo ai casi estremi .<br />
Contraddicendo le precedenze affermazioni, il consulente ha descritto le moderne<br />
tecniche di contenimento come molto morbide e tendenzialmente col<strong>la</strong>borative:<br />
nel<strong>la</strong> maggior parte dei casi quando non si arriva a <strong>delle</strong> situazioni così compromesse come quel<strong>la</strong> in<br />
specie generalmente il paziente se ne rende conto. Comunque <strong>delle</strong> volte bisogna contenere con <strong>la</strong> forza,<br />
questo ci succede, allora <strong>la</strong> presenza dei Vigili per noi è di grande sollievo anche perché mentre in passato<br />
in psichiatria si prendevano degli infermieroni che erano scelti sul<strong>la</strong> taglia, oggi abbiamo <strong>delle</strong> belle ragazze<br />
che sono scelte sul<strong>la</strong> competenza tecnica professionale e quindi <strong>la</strong> presenza dei Vigili ci può essere d aiuto.<br />
Delle volte, come dicevo prima, piuttosto che i Vigili noi del reparto siamo costretti a chiamare <strong>la</strong> Forza<br />
Pubblica per pazienti magari ricoverati che in una prima fase sembrava che si riuscissero a gestire poi c è<br />
un acuzie di tipo excited delirium, come quel<strong>la</strong> che abbiamo visto in Federico ed allora a quel punto noi non<br />
riuscendo ad uscirne chiamiamo <strong>la</strong> Polizia, il posto di Polizia, se siamo al Maggiore chiamiamo il 113 e ci<br />
facciamo aiutare da loro, per forza p. 39<br />
Il prof. Berardi è quindi in condizione di affermare scientificamente che Federico<br />
Aldrovandi non solo era in stato di agitazione da e.d.s., perché così riferiscono gli<br />
agenti ( <strong>la</strong> riserva metodologica del rebus sic stantibus, con <strong>la</strong> quale ogni scienziato<br />
dovrebbe far precedere ogni asserzione su circostanze non personalmente<br />
verificate, non ricorre nelle deposizioni di questi consulenti ), ma è anche in grado di<br />
affermare che <strong>la</strong> crisi di Federico apparteneva al novero dei casi estremi .<br />
Lo stesso prof. Berardi deve ammettere che il rischio <strong>morte</strong>, anche in questi casi,<br />
sul<strong>la</strong> base <strong>delle</strong> moderne conoscenze psichiatriche è notevolmente ridotto con<br />
l applicazione tempestiva di moderne tecniche di contenimento; egli conferma<br />
l esistenza di artico<strong>la</strong>ti protocolli multiprofessionali assai qualificati che permettono<br />
anche in casi estremi, senza altri danni per il paziente del<strong>la</strong> temporanea perdita del<strong>la</strong><br />
libertà personale, trattamenti sanitari obbligatori dal definitivo carattere<br />
408
terapeutico. La debolezza su questo punto del consulente emergerà con evidenza<br />
nel corso dell esame del giudice.<br />
Posto che il compito, importante ma non unico, nel valutare le consulenze di parte<br />
consiste nel valutare <strong>la</strong> congruità del ragionamento, deve annotarsi come dal<br />
controesame del p.m. emerga una sostanziale confessione del consulente di avere<br />
valutato gli atti non per costruire <strong>la</strong> base del suo ragionamento ma solo per quel<strong>la</strong><br />
parte in cui convalidavano una tesi precostituita.<br />
Ad una specifica contestazione del p.m. sul grado di conoscenza degli atti il prof.<br />
Berardi ha testualmente risposto:<br />
RISPOSTA Le ripeto, signor Pubblico Ministero, io ho guardato un po tutti gli atti che sono un fascicolo<br />
veramente immenso, li ho guardati guidato anche dagli Avvocati, ho cercato di scorrerli tutti, chiaramente<br />
alcune cose, quelle che mi sembravano pertinenti al mio ragionamento e che mi servivano a cercare di<br />
farmi un idea del<strong>la</strong> situazione poi me le sono trascritte e appuntate, le altre sono sfuggite, comunque mi<br />
dica lei se c è qualcosa<br />
Dobbiamo opportunamente chiederci, sul piano del metodo, se il prof. Berardi abbia<br />
valutato il rischio che tutto il suo <strong>la</strong>voro potesse andare in fumo per l esistenza agli<br />
atti di elementi di fatto non pertinenti e non congruenti con il suo ragionamento.<br />
Evidente l imbarazzo per <strong>la</strong> contraddizione in cui il prof. Baraldi cade di fronte al<br />
quesito decisivo che <strong>la</strong> sua deposizione suscita. Baraldi è un clinico ed un avveduto<br />
professionista; ha trascorso <strong>la</strong> sua vita a curare ma<strong>la</strong>ti di mente e sa che <strong>la</strong> sua<br />
valutazione professionale cresce nel<strong>la</strong> misura in cui il maggior numero di pazienti<br />
viene salvato; egli sa quindi come pazienti agitati possono e debbono essere salvati.<br />
Al contempo dovrebbe tendenzialmente sostenere, senza disporre di conoscenze<br />
reali, che il caso Aldrovandi era inevitabilmente destinato ad esito infausto:<br />
DOMANDA Come si rientra da uno stato di questo genere? I suoi pazienti, quello che lei ha avuto modo di<br />
vedere, come poi rientravano in uno stato diciamo di maggior coscienza o di riassociazione, se vogliamo,<br />
dallo stato di dissociazione?<br />
RISPOSTA Mah ci sono stati, dipende dai casi. Essenzialmente se le cose vanno bene l effetto <strong>delle</strong><br />
sostanze, cioè se non c è una tossicità o si riesce a gestire o non c è un livello di intossicazione tale da<br />
portare al decesso, nel caso <strong>delle</strong> sostanze, partiamo da quello, è chiaro che poi queste sostanze hanno un<br />
metabolismo.<br />
In sostanza, Aldrovandi si poteva certamente salvare perché il suo stato di<br />
intossicazione, in ipotesi, non era certamente acuto, aveva un cuore giovane e<br />
forte non proveniva da gravi esperienze di tossicità da stupefacenti, all autopsìa non<br />
presentava chiari e gravi segni di <strong>morte</strong> cardiaca. Assenti, come vedremo, segni di<br />
lesione alle fibre del miocardio, che il dr. Rapezzi si sforzerà di affermare, smentito<br />
c<strong>la</strong>morosamente, e senza possibilità di replica, dal prof. Thiene.<br />
Sotto l incalzare del controesame il prof. Berardi vacil<strong>la</strong> ancora. La domanda<br />
intelligente colpiva al cuore il suo modello: posto che per Berardi l e.d.s. è in molti<br />
casi letale, indipendentemente da qualsivoglia intervento, si chiedeva al clinico di<br />
documentare quanti casi passati dalle sue mani si fossero risolti in decessi dei<br />
409
pazienti. Evidente qui il prof. Berardi è posto nell alternativa o di ammettere di<br />
essere un clinico nelle mani del quale i pazienti spesso decedono ovvero di dovere<br />
negare <strong>la</strong> propria precedente descrizione degli effetti del<strong>la</strong> sindrome. Ovviamente,<br />
<strong>la</strong> premessa di base sta nell<br />
affermazione del consulente dell identità degli effetti<br />
del<strong>la</strong> sindrome, a prescindere dal canale a Y di convogliamento del fattori scatenanti<br />
( ma<strong>la</strong>ttie mentale o abuso di sostanze ). La risposta è molto imbarazzata e cerca<br />
invano di tenere insieme i due aspetti del<strong>la</strong> questione:<br />
RISPOSTA Come si rientra da questi casi? Intanto<br />
DOMANDA Di tipo psichiatrico?<br />
RISPOSTA Intanto ci sono dei casi dove purtroppo non si rientra perché io ho memoria e ho<br />
conoscenza anche di casi letali in ambito psichiatrico, cioè di pazienti che sono deceduti.<br />
DOMANDA Di fronte a lei. Mi scusi professore, se io le ho chiesto <strong>la</strong> sua esperienza specifica, se<br />
le è mai capitato di vedere un paziente affetto da questa sindrome di excited delirium morire<br />
oppure se lo ha appreso dal<strong>la</strong> letteratura così come sono venuti molti a dircelo?<br />
RISPOSTA Sì, ne ho visti anche morire, ne ho visti morire proprio il periodo in cui ho <strong>la</strong>vorato a<br />
Ferrara e facevo <strong>delle</strong> guardie, all inizio del<strong>la</strong> mia carriera, i primi anni 80, facevo <strong>delle</strong> guardie in<br />
ospedale psichiatrico e ho visto dei pazienti morire da excited delirium, dopodiché queste morti mi<br />
hanno molto colpito e quando sono poi tornato a Bologna in istituto ed a <strong>la</strong>vorare in reparto mi<br />
sono dato proprio come uno dei miei interessi principali di prevenire al massimo le morti. Il<br />
direttore dell Istituto, allora il vecchio professor Gentili, era molto interessato a queste cose e così<br />
noi stabilimmo un rapporto di col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> medicina interna dell Ospedale Maggiore e<br />
mettemmo in piedi un protocollo molto artico<strong>la</strong>to, molto ricco proprio per gestire al meglio e<br />
prevenire, quindi un intervento, come dire, non comune, certamente non comune, era proprio un<br />
nostro scopo clinico scientifico. Quindi da lì <strong>la</strong> mortalità si è ridotta, però ci sono stati poi degli altri<br />
casi letali e sono a conoscenza di casi letali anche recenti, che però sono successi dopo che io ho<br />
<strong>la</strong>sciato il reparto e sono passato al centro di salute mentale.<br />
Insomma di e.d.s negli ospedali diretti dal prof. Berardi non si muore. Però di questa<br />
ma<strong>la</strong>ttia si moriva un tempo, quando il dr. Berardi non era ancora il prof. Berardi e si<br />
muore tuttora nei reparti <strong>la</strong>sciati dal dr. Berardi. Nelle mani del prof. Berardi dai<br />
primi anni ottanta non è più deceduto alcun paziente affetto da e.d.s.<br />
Il caso di Federico Aldrovandi sarebbe un caso forse unico in letteratura, un caso di<br />
sindrome acutissima , iperacuta , perché per il prof. Berardi nei casi acuti si<br />
muore nel giro di ore, nei casi meno acuti di giorni. Essendo Aldrovandi morto nel<br />
giro di mezz ora sarebbe stato interessante se il prof. Berardi avesse accompagnato<br />
<strong>la</strong> sua deposizione con il racconto di un caso analogo.<br />
Il caso Aldrovandi è dunque un caso unico nel<strong>la</strong> casistica degli e.d.s., seguendo il<br />
prof. Berardi.<br />
Il consuelente ha quindi ammesso che nello studio da lui citato non si faceva<br />
riferimento agli aspetti quantitativi del<strong>la</strong> sostanza assunta ma si dava solo conto<br />
dell accertamento del<strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> sostanza stessa nelle persone decedute.<br />
Berardi ha poi nettamente modificato il senso dello studio citato, re<strong>la</strong>tivo a 216 casi<br />
di morti, avvenute subito dopo l intervento del<strong>la</strong> polizia, specificando che si trattava<br />
410
di casi in cui si descrivevano tutte le condizioni del paziente morto a seguito<br />
dell intervento del<strong>la</strong> polizia senza stabilire nesso di causalità; all esito di questo<br />
studio era emerso che il fattore maggiormente presente era l abuso di sostanze, era<br />
l excited delirium syndrome ma <strong>la</strong> valutazione prescindeva dal<strong>la</strong> ricerca <strong>delle</strong><br />
effettive <strong>cause</strong> di <strong>morte</strong>.<br />
Sempre su sollecitazione del p.m., Berardi ha ammesso che non tutti gli assuntori di<br />
ketamina, ovviamente, sviluppano un e.d.s. dagli effetti mortali, reintroducendo<br />
l esigenza, non valutata nelle sue risposte sul caso concreto, di fissare per dare<br />
risposta <strong>la</strong> quantità di sostanza assunta, in combinazione con quali altre sostanze,<br />
con quale predisposizione, essendo comunque ragionevole attendersi una maggiore<br />
mortalità nei casi di uso massiccio di sostanze e di mix partico<strong>la</strong>rmente letiferi.<br />
Appare utile ricordare che il consulente ha dichiarato che da tempo segue 75 casi di<br />
pazienti in condizioni di psicosi acuta con diagnosi di schizofrenia, il 40% con origine<br />
nell abuso di sostanze. Nessuno di questi pazienti ha mai presentato condizioni e<br />
comportamenti equiparabili a quelli di Federico Aldrovandi. Il che ancor più<br />
conferma l assoluta eccezionalità del caso anche rispetto ad una casistica vasta,<br />
accurata e assai grave come quel<strong>la</strong> studiata dal prof. Berardi.<br />
Sull aspetto del rilievo del<strong>la</strong> quantità di ketamina rispetto agli effetti diagnosticati, il<br />
prof. Berardi ha ritenuto di rimettersi alle valutazioni di altri consulenti ( Donini,<br />
Avato, Giron ) con ciò dimostrando come tutte le sue assunzioni sugli effetti del<strong>la</strong><br />
ketamina negli studi citati sono state proposte senza tenere in alcun conto il dato<br />
quantitativo specifico riportato negli studi stessi, e prendendo quindi per buone le<br />
indicazioni degli altri consulenti del<strong>la</strong> difesa, a loro volta prive di specificazioni<br />
quantitative, secondo quindi un percorso metodologico viziato perché per potere<br />
trascurare il dato quantitativo, pure rilevato negli studi citati, il prof. Berardi ha dato<br />
per buona <strong>la</strong> teoria degli altri consulenti sugli effetti del<strong>la</strong> ketamina che a sua volta<br />
trascurava il dato quantitativo senza fornire alcuna ragionevole spiegazione di tale<br />
trascuratezza, a fronte <strong>delle</strong> puntuali deduzioni del<strong>la</strong> dr.ssa Licata sul carattere dose<br />
dipendente dell assunzione di ketamina.<br />
Tutte i precedenti difetti logici del<strong>la</strong> deposizione del prof. Berardi riemergono nel<strong>la</strong><br />
successiva fase dell esame. I risultati confermano <strong>la</strong> mancanza di adeguata base<br />
statistica e clinica nelle conclusioni del prof. Berardi sul caso Aldrovandi.<br />
Le precedenti risposte del prof. Berardi avevano messo in collegamento necessario<br />
il soggetto agitato in stato di e.d.s. con i cosiddetti trattamenti sanitari obbligatori,<br />
previsti dal<strong>la</strong> legge italiana. Appariva evidente come le condizioni del paziente<br />
affetto da e.d.s. eranpo paradigmatiche di un soggetto che necessitava di un t.s.o.<br />
Consequenziale chiedere al consulente quanti casi di t.s.o nel<strong>la</strong> sua esperienza<br />
avesero riguardato pazienti affetti di e.d.s., data <strong>la</strong> diffusività del<strong>la</strong> sindrome nel<br />
racconto del prof. Berardi.<br />
La riproduzione del dialogo conferma il giudizio sopra espresso:<br />
411
DOMANDA Senta, volevo chiederle: nel<strong>la</strong> sua esperienza quanti trattamenti sanitari obbligatori<br />
riguardano persone in stato di excited delirium syndrome?<br />
RISPOSTA È una domanda difficile quel<strong>la</strong> che mi fa, Presidente, perché è una domanda difficile,<br />
direi dico a spanne il 10 20%, perché <strong>la</strong> maggior parte dei trattamenti sanitari obbligatori<br />
riguardano situazioni, grazie a Dio, più benigne, ecco, queste sono <strong>delle</strong> forme rare estreme.<br />
DOMANDA In questi casi si tratta di soggetti affetti da patologie psichiatriche o si tratta di<br />
tossicodipendenti ed in che rapporto l uno con l altro?<br />
RISPOSTA Prevalentemente di soggetti affetti da patologie psichiatriche e più raramente di<br />
tossicodipendenti, io però par<strong>la</strong>ndo con i miei colleghi che <strong>la</strong>voravano all estero, par<strong>la</strong>vo con dei<br />
colleghi che <strong>la</strong>vorano al (Mozely Hospital) di Londra e loro dicono che di notte loro hanno una<br />
grande maggioranza di casi di excited delirium di stati psicotici acuti confusionali da sostanze. Da<br />
noi in Italia anche, a Bologna in partico<strong>la</strong>re dove io ho esperienza arrivano di notte i casi di<br />
intossicazione, li vediamo, vediamo l intossicato da cocaina, vediamo l intossicato da alcol, altro<br />
che se li vediamo, gli stati psicotici acuti confusionali, però al momento direi che non prevalgono<br />
sulle forme da patologie psichiatriche vere e proprie. Il problema come dicevo dell osservazione<br />
dell excited delirium da sostanze è che, come nel caso di Federico, se non avendo questa persona<br />
una storia psichiatrica, perché se uno ha una storia psichiatrica appena ha un comportamento<br />
strano è chiaro che viene riferita <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e quindi si approntano <strong>delle</strong> cure. Se uno non ha una<br />
storia psichiatrica, davanti ad un comportamento di questo genere è difficile per <strong>la</strong> gente capire<br />
che cos è e poi indubbiamente prevale lo spavento davanti a dei comportamenti esplosivi, prevale<br />
lo spavento e <strong>la</strong> prima reazione istintiva chiamare <strong>la</strong> Forza Pubblica per impedire che succedano<br />
cose peggiori, quindi non sempre arrivano.<br />
La prima osservazione che possiamo trarre è che in nessuna <strong>delle</strong> sue numerose<br />
esperienze con ma<strong>la</strong>ti di mente e con soggetti in stati psicotici acuti da sostanze, il<br />
prof. Berardi si è trovato nel<strong>la</strong> necessità di disporre un t.s.o. Solo Aldrovandi, privo di<br />
una storia psichiatrica e di un background di tossicodipendente, aveva creato<br />
condizioni tali da fare giudicare il suo comportamento come esplosivo e<br />
terrorizzante.<br />
Berardi ha confermato che i soggetti affetti da e.d.s. sono curabili. Si trattava quindi<br />
di sapere dal tito<strong>la</strong>re di specifica esperienza sul campo quanti pazeinti affetti dal<strong>la</strong><br />
sindrome risultava fossero deceduti e quanti invece erano stati curati e salvati.<br />
La risposta di Berardi è <strong>la</strong> seguente, molto chiara e indicativa:<br />
DOMANDA Quindi un certo numero di queste persone e di questi interventi diciamo energici,<br />
persone che manifestano <strong>la</strong> sindrome ci sono, nel<strong>la</strong> sua esperienza esistono?<br />
RISPOSTA Sì.<br />
DOMANDA Quanti decessi ha avuto nel<strong>la</strong> sua esperienza in questi casi?<br />
RISPOSTA Come le dicevo io ho avuto dei decessi<br />
DOMANDA Non quelli dell 80, andiamo a questi qui dopo l introduzione <strong>delle</strong> terapie, dopo ?<br />
RISPOSTA Io negli anni in cui ho <strong>la</strong>vorato in reparto che sono stati, a Bologna saranno stati 6 7<br />
anni, io personalmente non ho avuto decessi, però so di altri che hanno avuto decessi e so ancora<br />
oggi di colleghi di altri reparti a Bologna ed in altre città che hanno decessi, cioè un certo tasso di<br />
mortalità<br />
DOMANDA Allora io vorrei sapere certo certo.<br />
RISPOSTA In psichiatria esiste.<br />
412
DOMANDA Cè sicuramente. Io vorrei sapere il rapporto tra trattamenti sanitari obbligatori nei<br />
confronti di persone che presentano l excited delirium syndrome ed i decessi?<br />
RISPOSTA Il rapporto tra trattamento sanitario obbligatorio?<br />
DOMANDA Di soggetti che presentano l excited delirium syndrome ed i decessi nel corso del<br />
trattamento o nell ambito del trattamento?<br />
RISPOSTA Gliel ho detto, cioè in sostanza lei mi sta chiedendo forse come mai io<br />
DOMANDA Vorrei sapere se noi facciamo il trattamento sanitario obbligatorio, mandiamo i Vigili,<br />
mandiamo gli infermieri robusti per p<strong>la</strong>care un soggetto che presenta una sindrome<br />
RISPOSTA Ci possono essere dei decessi.<br />
DOMANDA Ce l abbiamo un dato su quanti decessi abbiamo rispetto al totale dei trattamenti<br />
sanitari che si applicano?<br />
RISPOSTA Bisogna andarlo a cercare, nel senso che io sono a conoscenza dei casi anche accaduti<br />
recentemente di pazienti con excited delirium syndrome che sono stati contenuti da personale<br />
sanitario o con l intervento del<strong>la</strong> Polizia e che sono deceduti. Ci sono<br />
DOMANDA Dove, a Bologna, in che ambito, regione, provincia?<br />
RISPOSTA In ambito regionale, abbiamo dei decessi anche in assenza di contenimento in pazienti<br />
che erano molto agitati e che sono stati ricoverati per cui dei miei colleghi sono, hanno ricevuto<br />
degli avvisi di garanzia, più di un mio collega ha ricevuto avvisi di garanzia proprio per questioni di<br />
questo tipo e quindi questo tipo di fenomenologia di accadimento esiste, altroché che esiste. È<br />
chiaro che, come le dicevo, se questa cosa avviene in ambito sanitario su un paziente conosciuto, è<br />
chiaro che si riesce a minimizzare il rischio, anzi le dirò di più, io credo, anche se non ho dei dati<br />
documentali con me di questo, ma penso di poterli reperire, io credo che i pazienti più a rischio<br />
sono quelli non conosciuti, cioè quelli in cui per <strong>la</strong> prima volta c è una crisi psicotica acuta a tipo<br />
excited delirium, perché se il paziente è conosciuto più o meno <strong>la</strong> gestione è un attimo più<br />
agevo<strong>la</strong>ta.<br />
Il consulente non è quindi in grado di stabilire il rapporto tra pazienti curati e salvati<br />
con t.s.o e pazienti deceduti. Lascia intendere che per tutti quelli deceduti si è<br />
profi<strong>la</strong>ta responsabilità per chi aveva l obbligo di agire e comunque ribadisce che<br />
nel<strong>la</strong> sua esperienza clinica nessun soggetto in stato di e.d.s. è morto. Il che rende<br />
del tutto opinabili le precedenti conclusioni di Berardi a meno di non considerare<br />
Aldrovandi una persona partico<strong>la</strong>rmente sfortunata. Tutte le esperienze del<br />
consulente, e ne ha raccontate alcune di straordinariamente violente e traumatiche,<br />
nelle quali si è dovuto ricorrere al contenimento, si sono concluse senza danni<br />
significativi per il paziente ( pag. 75-76 ).<br />
I protocolli esistono, specie per l esecuzione del TSO. Il ricorso alle forze dell ordine<br />
si ha quando si devono affrontare situazioni che vanno oltre le linee guida. Ciò<br />
significa che nel bagaglio professionale dei poliziotti deve esistere <strong>la</strong> capacità di<br />
affrontare soggetti agitati a richiesta <strong>delle</strong> strutture sanitarie che hanno perso il<br />
contatto interpersonale con il soggetto. Significa anche che neppure in questi<br />
ultimi casi <strong>la</strong> possibilità di recupero è compromessa.<br />
La presenza di un sanitario nelle situazioni di contenimento è necessaria e va<br />
opportunamente prevista e organizzata da parte del<strong>la</strong> forza pubblica che interviene.<br />
Non garantisce contro l esito letale ma aumenta le possibilità di prevenirlo, visto che<br />
il prof. Berardi auspica che tale presenza sia resa obbligatoria dai protocolli.<br />
413
Lultimo degli esperti di cui <strong>la</strong> difesa ha inteso avvalersi è il cardiologo prof. Rapezzi,<br />
sentito all udienza del 24 novembre 2008.<br />
Il prof. Rapezzi valuta il caso nel<strong>la</strong> visuale del<strong>la</strong> sua specializzazione.<br />
Considera interessante il dato istologico perché metterebbe in evidenza<br />
quell insieme di alterazioni che si chiamano bande di contrazione. Lapparire<br />
ondu<strong>la</strong>to <strong>delle</strong> fibrocellule del muscolo cardiaco viene messo in re<strong>la</strong>zione ad un<br />
presunto danno da cateco<strong>la</strong>mine: il muscolo cardiaco, immerso nel<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione<br />
ematica, reagisce ad un eccesso di stimo<strong>la</strong>zione adrenergica nel sangue, con una<br />
tipica contrattura, quasi spastica <strong>delle</strong> fibrocellule miocardiche. L<br />
414<br />
aspetto ondu<strong>la</strong>to<br />
del muscolo cardiaco in parecchi studi di ordine clinico, anatomopatologico forense,<br />
sarebbe stato messo in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> <strong>morte</strong> per danno da cateco<strong>la</strong>mine. Il quadro<br />
globale sarebbe coerente con l ipotesi di una iperstimo<strong>la</strong>zione del sistema<br />
adrenergico, causa di un eccesso di stimo<strong>la</strong>zione miocardica; un riscontro specifico<br />
sarebbe offerto costituito dagli organi a monte del cuore, che appaiono al<br />
cardiologo, che osserva i reperti dell autopsia, nettamente congesti. Il danno<br />
istologico del muscolo cardiaco, le bande da contrazione, <strong>la</strong> presenza di congestione<br />
del polmone e degli organi sp<strong>la</strong>ncnici, l assenza nei reperti anatomopatologici di<br />
meccanismi tali da ipotizzare un decesso di tipo soffocamento o comunque asfittico,<br />
deporrebbero per un meccanismo fisiopatologico che porta al<strong>la</strong> <strong>morte</strong> cardiaca<br />
del giovane in coerenza con gli studi sul meccanismo causale da e.d.s. Per Rapezzi i<br />
soli fatti rilevanti sarebbero quelli da lui elencati. Tutti gli altri sarebbero opinioni .<br />
In base a questi fatti si richiama uno scenario fatto di estrema stimo<strong>la</strong>zione<br />
cateco<strong>la</strong>minergica, di amine, di mediatori del sistema simpatico che portano sul<br />
cuore due tipi di condizione, due tipi di stimo<strong>la</strong>zione. Una stimo<strong>la</strong>zione da eccesso di<br />
contrazione che al<strong>la</strong> fine si traduce in una sproporzione fra l offerta di ossigeno al<br />
cuore e il bisogno drammaticamente acuto di ossigeno per <strong>la</strong> ipercontrattilità del<br />
cuore stesso e le aritmie, cioè i cortocircuiti elettrici che si riscontrano tipicamente<br />
nel<strong>la</strong> <strong>morte</strong> da danno cateco<strong>la</strong>minergico; il meccanismo prevede un momento<br />
ipossico, un momento di squilibrio fra un offerta di ossigeno che è quel<strong>la</strong> che è e un<br />
bisogno di ossigeno incrementato di 20-30, 100 volte in quei momenti, e una causa,<br />
probabilmente terminale, aritmica, il corto circuito che si instaura su un miocardio a<br />
sua volta imbevuto di cateco<strong>la</strong>mine. Dal punto di vista strettamente cardiologico i<br />
dati disponibili consentirebbero una <strong>ricostruzione</strong> del meccanismo terminale<br />
piuttosto precisa, tale da ammettere poche altre diagnosi differenziali.<br />
Quanto agli effetti del<strong>la</strong> ketamina, <strong>la</strong> risposta è in linea con le opinioni già acquisite:<br />
stimo<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> frequenza cardiaca, che può accrescersi notevolmente generando<br />
un quadro di alta portata cardiaca, che mette a dura prova l equilibrio fra offerta di<br />
ossigeno, che rimane invariata, e <strong>la</strong> domanda di ossigeno che viene ad essere<br />
incrementata notevolmente. A livello specifico del miocardio, del muscolo cardiaco,<br />
i danni che si verificano non sono solo danni secondari all ipossia, ma anche danni
secondari al<strong>la</strong> ipercontrazione del muscolo. Questo danno si verificherebbe anche<br />
se teoricamente si riuscisse ad aumentare l offerta di ossigeno. Un duplice danno,<br />
secondo due meccanismi, ipossico e da bande di contrazione, il tutto in un<br />
sinergismo peggiorativo. Uno scenario che si verifica quando il cuore in toto è<br />
devastato dalle bande di contrazione . Il consulente vede lo scenario di un<br />
muscolo cardiaco che va incontro a bande di contrazione, tipico dell inondazione da<br />
cateco<strong>la</strong>mine. Una diffusa alterazione di tutto il muscolo cardiaco che diventa<br />
pieno di bande da contrazione . Dal<strong>la</strong> valutazione del reperto discende<br />
inequivocabile il meccanismo di una iperstimo<strong>la</strong>zione cateco<strong>la</strong>minergica.<br />
Il prof. Rapezzi descrive un quadro devastante per il cuore; l espressione di uno<br />
sforzo continuo, estremo e prolungato in presenza di un crescente deficit di<br />
ossigeno per sostenere lo sforzo.<br />
E un quadro che va oltre tutto ciò che era stato fin qui detto dai consulenti e periti<br />
d ufficio, che non ne avevano affatto considerato il valore fondante di una diagnosi<br />
differenziale univoca ed esclusiva. La paro<strong>la</strong> del prof. Rapezzi renderebbe i dubbi, le<br />
incertezze e le difficoltà interpretative del dr. Ma<strong>la</strong>guti, assolutamente fuori luogo.<br />
Non ci sarebbe stata alcuna spiegazione alternativa a questa diagnosi così sicura e<br />
univoca se il prof. Thiene, in questo momento totalmente estraneo del processo se<br />
non nel<strong>la</strong> misura in cui il suo nome era stato evocato dal dr. Rago, non fosse<br />
intervenuto, semplicemente spazzando via l imprudente diagnosi del dr. Rapezzi,<br />
forse accentuata dal<strong>la</strong> consapevolezza di essere, fino a questo momento, senza<br />
specifico contraddittore.<br />
Chiamato ad un giudizio sulle <strong>cause</strong> prime il prof. Rapezzi si rimette ovviamente<br />
al<strong>la</strong> vulgata del contesto generale di e.d.s. che i colleghi psichiatri hanno da tempo<br />
illustrato . La sindrome sarebbe una <strong>delle</strong> <strong>cause</strong> riconosciute di inondazione del<br />
sistema di mediatori nervosi, in partico<strong>la</strong>re cateco<strong>la</strong>mine. La sequenza causale<br />
sarebbe quindi di elementare evidenza: exited delirium, bombardamento<br />
dell organismo da sostanze aminergiche, danno miocardico ipossico, danno<br />
miocardico finale aritmico: un modello fisiopatologico congruente con i dati che in<br />
pratica <strong>la</strong>scerebbe poche possibilità alternative.<br />
Le presunzioni si sommano le une alle altre, in un gioco di rimandi che riserva poco<br />
spazio ai fatti reali, secondo un meccanismo ripetuto che porta ad enunciati di verità<br />
di comodo, ottenuti semplicemente eliminando i fatti o costruendoli in funzione<br />
del<strong>la</strong> tesi precostituita che si deve sostenere con l eliminazione, in primo luogo, del<strong>la</strong><br />
maestra funzione del dubbio.<br />
La domanda, involontariamente insidiosa, sui tempi necessari a produrre un tale<br />
danno mette in evidente difficoltà il prof. Rapezzi che si trova a spiegare una<br />
situazione descritta forse con eccessiva enfasi e con una certa esagerazione,<br />
neppure necessaria allo scopo.<br />
È possibile dare una risposta a questa domanda anche se non è facilissimo, lei capisce che non è<br />
415
possibile mettere su un esperimento in cui nell uomo si infondono sostanze e si calco<strong>la</strong> il danno,<br />
però ci sono dati sull animale e dati spontanei in alcune ma<strong>la</strong>ttie dell uomo. I dati sull animale e i<br />
dati spontanei in alcune ma<strong>la</strong>ttie umane ci dicono che l ordine di grandezza è quello <strong>delle</strong> ore,<br />
citavo prima i dati sperimentali per far sì che nel topo o nel maiale o nel cane vengano prodotte<br />
queste alterazioni c è almeno un ora di perfusione di cateco<strong>la</strong>mine. Poi ci sono alcune condizioni in<br />
clinica come i tumori a cui accennavo prima in cui l organismo è bombardato da queste<br />
cateco<strong>la</strong>mine per settimane o mesi, ma se lei fa riferimento a un tempo minimo, mi pare di aver<br />
capito, che è questo il senso del<strong>la</strong> domanda, io userei l espressione un ora in analogia con i dati<br />
sperimentali di cui <strong>la</strong> letteratura è piena.<br />
Una risposta un modello di contraddizioni e di incongruenze: prima si par<strong>la</strong> di dati<br />
sperimentali sugli animali e, con riferimento ad alcune ma<strong>la</strong>ttie dell uomo, di ore.<br />
Addirittura, nell esempio citato in precedenza di alcuni tumori, il bombardamento<br />
cateco<strong>la</strong>minico durerebbe per settimane o mesi. Infine, per alcune specie animali<br />
(cane, topo, maiale) il tempo sarebbe stato di almeno un ora. Questa diventa<br />
quindi <strong>la</strong> risposta, in analogia con i dati sperimentali di cui <strong>la</strong> letteratura è piena ,<br />
considerando il cuore dell uomo equivalente a quello dei suddetti animali. Ma<br />
ciononostante <strong>la</strong> risposta è insufficiente posto che nel caso Aldrovandi i primi rumori<br />
vengono avvertiti in modo serio dopo le 5,30, essendo Fedrico almeno fino alle 5,23<br />
intento a comporre i numeri degli amici.<br />
Non è chiara <strong>la</strong> ragione del<strong>la</strong> successiva domanda. Ma soprattutto è il tenore del<strong>la</strong><br />
risposta a <strong>la</strong>sciare perplessi, se si considera che proprio dal rilievo dell ematoma al<br />
cuore da parte del prof. Thiene si avrà una svolta netta nel<strong>la</strong> comprensione del<br />
caso:<br />
DOMANDA I reperti autoptici che lei ha esaminato evidenziano dei danni diretti di tipo<br />
compressivo o da schiacciamento sul muscolo cardiaco?<br />
RISPOSTA Io non ho esaminato direttamente il materiale autoptico, ho esaminato i referti<br />
dell autopsia e in nessuno di questi referti c è un riferimento a un meccanismo di contusione, cioè<br />
di danno diretto sul muscolo cardiaco che ha <strong>delle</strong> caratteristiche anatomopatologiche facilmente<br />
riconoscibili. No, non ci sono dai referti questi rilievi. P. 10)<br />
Anzitutto <strong>la</strong> domanda. Nel processo si era par<strong>la</strong>to di tutto. Sembra però di potere<br />
dire che in nessun momento si era posto il dubbio da parte di alcuno di verificare il<br />
significato del<strong>la</strong> descrizione del cuore, ed in partico<strong>la</strong>re di quel<strong>la</strong> discromia<br />
rossonerastra a contorni sfumati , descritta nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione autoptica che il prof.<br />
Thiene dirà essere un ematoma sul fascio di his. Perché porre questa domanda? E<br />
soprattutto perché ribadire l assenza di rilievi pertinenti nei referti in presenza di<br />
una descrizione che potrebbe facilmente essere interpretata come il segno di una<br />
contusione?<br />
Il prof. Rapezzi conferma, infine, l irrilevanza rispetto all exitus del<strong>la</strong> colluttazione<br />
finale, date le condizioni di irreversibile sovreccitazione del<strong>la</strong> persona; una<br />
condizione che si sarebbe ugualmente manifestata pressocchè negli stessi termini<br />
416
anche in assenza dell azione degli agenti. Rapezzi concede un modesto incremento<br />
<strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine come effetto del<strong>la</strong> colluttazione ma si pone per il resto sul<strong>la</strong> linea<br />
del prof. Giron.<br />
Valgono sul punto tutte le osservazioni svolte con riguardo a Giron e Berardi.<br />
Per potere dichiarare irrilevante l effetto cateco<strong>la</strong>minergico del<strong>la</strong> colluttazione<br />
Rapezzi deve ammettere che <strong>la</strong> condizione di e.d.s. sia in quel momento giunta ad<br />
una fase estrema, parossistica, esasperata nel rapporto 500 o 1000 a 10 con il<br />
contributo del<strong>la</strong> colluttazione. Ma tutto ciò nel<strong>la</strong> sua costruzione è frutto di<br />
presunzione; ciò gli consente di sfuggire al<strong>la</strong> domanda. Lo stesso consulente<br />
ammette che <strong>la</strong> sua è una risposta conforme ad un modello astratto e come tale<br />
rispetto al<strong>la</strong> specifica domanda ( cosa porta a dire che Aldrovandi fosse in stato di<br />
e.d.s. estremo ) lo stesso Rapezzi ammette di fornire una risposta generica .<br />
Nessun dubbio,poi, che le foto del cuore rispecchino bande di contrazione in base ai<br />
referti autoptici.<br />
Per riequilibrare l iperrichiesta di ossigeno del cuore, sarebbe stato necessario<br />
interrompere l agitazione in modo da smaltire l eccesso di cateco<strong>la</strong>mine nell arco di<br />
alcune ore attraverso <strong>la</strong> sedazione ed il riposo. Un problema acuto sovrapposto<br />
poteva peggiorare <strong>la</strong> situazione. Si ribadisce, peraltro, che bande di contrazione in<br />
ipotesi di danno ipossico si verificano in misura limitata. Quando le bande di<br />
contrazione, come nel caso, avvolgerebbero interamente il cuore, il danno non<br />
sarebbe ipossico ma da eccesso di cateco<strong>la</strong>mine. La conclusione non è peraltro<br />
tratta dal<strong>la</strong> visione dei vetrini ma dal<strong>la</strong> mera descrizione svolta nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione dagli<br />
incaricati dell autopsia . Bande di contrazione e ondu<strong>la</strong>zione di fibre miocardiche,<br />
esprimerebbero lo stesso concetto.<br />
Messo a parte del<strong>la</strong> querelle tra il dr. Rago ed il prof. Beduschi sul valore da<br />
attribuire al<strong>la</strong> descritta presenza di ondu<strong>la</strong>zioni di fibre miocardiche, risolta da Rago<br />
invocando l autorità del prof. Thiene, anche il prof. Rapezzi si associa nell attribuire<br />
valore indiscusso al richiamo dell autorevolezza di Thiene:<br />
DOMANDA Lei conosce il professor Tiene?<br />
RISPOSTA Sì.<br />
DOMANDA Ha avuto modo di discutere di questo caso con il professor Tiene?<br />
RISPOSTA No.<br />
DOMANDA Condivide le affermazioni del dottor Lago che lo considera molto autorevole sul<strong>la</strong><br />
letteratura in materia di morti improvvise e sugli studi re<strong>la</strong>tivi alle morti di questo genere?<br />
RISPOSTA Il professor Tiene?<br />
DOMANDA Sì.<br />
RISPOSTA Sì, il professore Tiene è un esperto di cardiomiopatie cioè di ma<strong>la</strong>ttie geneticamente<br />
determinate del muscolo cardiaco, in partico<strong>la</strong>re di una ma<strong>la</strong>ttia che si chiama cardiomiopatia<br />
aritmogena, è un esperto internazionale di ma<strong>la</strong>ttie miocardiche geneticamente determinate oltre<br />
che un valente anatomopatologo.<br />
DOMANDA Sì, mi dice infatti qua il dottor Lago che è ordinario anatomia patologica<br />
all Università, lui è il tito<strong>la</strong>re del registro morti improvvise ha scritto numerosi testi, numerosi<br />
417
articoli su riviste prestigiose internazionali, per questo che le faccio questa domanda perché lo<br />
contrapporrebbe all autorevolezza del professor Beduschi, diciamo il dottor Lago, il professore<br />
Tiene.<br />
RISPOSTA Se <strong>la</strong> sua domanda è chi è più autorevole tra i due? La risposta è non lo so, se <strong>la</strong> sua<br />
domanda è: conosce il professore Tiene e lo stima? La mia risposta è sì.<br />
Anche per il prof. Rapezzi <strong>la</strong> diagnosi di e.d.s. si fonda sul<strong>la</strong> lettura degli atti del<br />
processo. E anche per Rapezzi, come per gli altri consulenti, vale un giudizio di<br />
approssimativa e superficiale conoscenza degli atti e quindi di sostanziale<br />
infondatezza dell assunto di base.<br />
Il prof. Rapezzi dichiara di avere esaminato <strong>la</strong> foto del cuore di Federico Aldrovandi<br />
e di avere rilevato una congruenza complessiva <strong>delle</strong> valutazioni dei medici legali<br />
con l iconografia presentata; nessuna discrepanza tra <strong>la</strong> foto e lo scritto. Non<br />
rilevati ematomi al cuore.<br />
2.3.4. Il diverso meccanismo causale proposto dai medici-legali<br />
dell accusa privata.<br />
Lintervento dei consulenti del<strong>la</strong> difesa <strong>delle</strong> parti civili aveva contribuito<br />
notevolmente a determinare gli esiti del<strong>la</strong> perizia d ufficio ammessa ed assunta dal<br />
Giudice dell udienza preliminare. Quegli esiti costituiscono una base di valutazione<br />
che l istruttoria dibattimentale non ha scalfito. Abbiamo visto come i consulenti<br />
del<strong>la</strong> difesa, per poter ribaltare le conclusioni del<strong>la</strong> perizia d ufficio che aveva<br />
attribuito un efficacia causale concorrente all azione di immobilizzazione svolta dagli<br />
agenti operanti, alle percosse e al<strong>la</strong> colluttazione, abbiano dovuto fare ricorso a<br />
dispositivi dialettici autoreferenziali, contraddittori e non fondati su solide basi<br />
analitiche. Tale linea si artico<strong>la</strong> su tre piani:<br />
- Una descrizione dell excited delirium syndrome da cui sarebbe stata affetto il<br />
giovane non solo non riscontrata dalle testimonianze ma del tutto iso<strong>la</strong>ta dal<br />
contesto storico-fattuale, accentuando alcuni a spetti di esso ben oltre i limiti<br />
oggettivi risultanti dalle testimonianze. In questo modo <strong>la</strong> patologia da cui sarebbe<br />
stato afflitto Aldrovandi diventava un caso unico ed estremo, trattandosi di<br />
condizione irreversibile tale da condurre certa; il caso era collocato nel punto<br />
estremo del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> di gravità del<strong>la</strong> medesima sindrome, un inquadramento per nul<strong>la</strong><br />
consentito dalle testimonianze e dal<strong>la</strong> storia clinica di Aldrovandi.<br />
- Attribuzione di un ruolo determinante al<strong>la</strong> ketamina nello scatenamento del<strong>la</strong><br />
sindrome e nel<strong>la</strong> produzione di effetti tossici concorrenti nel decesso, privo di reali<br />
basi scientifiche.<br />
- Riduzione all irrilevante nel rapporto con <strong>la</strong> preesistente sindrome dell azione<br />
violenta degli agenti e soprattutto al<strong>la</strong> condizione ipossica concausata<br />
dall immobilizzazione a terra nelle condizioni date.<br />
In questo quadro l intervento dei consulenti <strong>delle</strong> parti civili nel dibattimento<br />
418
permette una <strong>ricostruzione</strong> del percorso causale non solo più aderente alle<br />
risultanze processuali ma più equilibrato e capace di rispecchiare un decorso<br />
realistico degli eventi. Una conclusione che, se da un <strong>la</strong>to esclude, come si deve<br />
ormai dare per acquisito, <strong>la</strong> sussistenza di una sindrome di agitazione delirante,<br />
dall altro non ha bisogno per imporsi di negare una condizione di disagio psicologico<br />
del ragazzo legata alle vicende del<strong>la</strong> notte, che potrebbe avere interferito in termini<br />
di reazione all intervento degli agenti, pur in assenza di prove di un azione<br />
ingiustificata, aggressiva e prevaricatrice degli agenti medesimi. E evidente che<br />
quanto più perde legittimamente peso nel<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> dei consulenti <strong>delle</strong> parti<br />
civili <strong>la</strong> condizione di agitazione di Federico, che deve inevitabilmente ridursi al<br />
livello di un notevole impegno fisico nel corso del<strong>la</strong> prima colluttazione,<br />
caratterizzata da un rilevante tasso di violenza reciproca, testimoniata dalle frasi di<br />
Pontani ci è saltato addosso e l abbiamo bastonato di brutto per mezz ora , frasi<br />
che consideriamo del tutto attendibili ed indicative da un <strong>la</strong>to dell aggressività di<br />
Aldrovandi e dall altro <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> brutale reazione degli agenti, tanto più deve<br />
acquistarne <strong>la</strong> successiva violenta azione di contenimento, connotata dalle dure<br />
percosse con gli sfol<strong>la</strong>gente, l abbattimento al suolo e <strong>la</strong> compressione, finalizzata<br />
all immobilizzazione e all ammanettamento, incurante del rischio di ipossia che si<br />
faceva correre e soprattutto dei rischi di complicazioni imprevedibili che quel<strong>la</strong><br />
durissima azione poteva fare correre al paziente. In questa prospettiva il malore di<br />
Federico Aldrovandi del quale non era stata individuata fino all intervento del prof.<br />
Thiene <strong>la</strong> causa ultima, era certamente imputabile al<strong>la</strong> prolungata azione a terra,<br />
idonea di per sé a produrre autonomamente <strong>la</strong> <strong>morte</strong> attraverso il meccanismo<br />
ipossico, ben illustrato dai consulenti di parte civili, idoneo ad innescare uno<br />
specifico, finale meccanismo causale letifero attraverso l azione compressiva<br />
prolungata su delicatissime parti del corpo: il dorso, il torace , <strong>la</strong> zona<br />
diaframmatica, i polmoni, l addome.<br />
Escluse le fantasiose ricostruzioni in termini di e.d.s, <strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> del<strong>la</strong> causa<br />
del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> non può che prendere in considerazione <strong>la</strong> violentissima azione degli<br />
agenti, frutto di errata valutazione dei criteri di necessità e proporzione, incurante<br />
dei rischi connessi ad una immobilizzazione brutale del soggetto resistente, che<br />
avrebbe dovuto essere ridotto al<strong>la</strong> ragione con tecniche meno afflittive in intensità<br />
ed eventualmente con il ricorso ad una maggior forza estensiva, in modo da ridurre i<br />
tempi dell immobilizzazione e senza ricorrere a maltrattamenti non necessari e<br />
comunque non giustificati al<strong>la</strong> situazione. Nessuna stringente necessità imponeva<br />
agli agenti di fermare Aldrovandi ad ogni costo, se nel confronto fisico essi fossero<br />
apparsi soccombenti senza il ricorso ad atti di violenza fisica pericolosi, a partire<br />
dall uso del manganello e per l eccitazione all esca<strong>la</strong>tion del<strong>la</strong> violenza fisica<br />
reciproca per effetto del dolore provocato e del<strong>la</strong> reazione da esso indotta.<br />
Dall altro <strong>la</strong>to un ricorso al<strong>la</strong> violenza del tutto improprio, in una condizione di<br />
evidente superiorità numerica, quali che fossero le <strong>cause</strong> del<strong>la</strong> notevole forza fisica<br />
419
manifestata dal soggetto, in assenza di pericoli per beni di pari rilievo costituzionale.<br />
Dovendosi spiegare <strong>la</strong> <strong>morte</strong> dell arrestato, è del tutto consequenziale che <strong>la</strong><br />
diversa <strong>ricostruzione</strong> <strong>delle</strong> premesse storico-fattuali induca ad una lettura diversa<br />
dei medesimi elementi acquisiti con il <strong>la</strong>voro autoptico. Linterpretazione del<strong>la</strong><br />
<strong>morte</strong> cambia inevitabilmente di segno, una volta che le premesse da cui muove<br />
l interprete dei dati autoptici muti radicalmente. Lo stesso dr Ma<strong>la</strong>guti ha più volte<br />
affermato che se avesse potuto disporre di un diverso quadro storico circostanziale<br />
le sue conclusioni avrebbero potuto essere su punti decisivi diverse, facendolo<br />
avvicinare alle conclusioni dei consulenti <strong>delle</strong> parti private, che sin dall inizio hanno<br />
manifestato, come si è già osservato, una posizione di grande equilibrio. In nessun<br />
momento è stata disconosciuta un influenza significativa dell assunzione di sostanze<br />
nel modificare il comportamento di Federico Aldrovandi, un ruolo del tutto<br />
conforme alle indicazioni desumibili dal<strong>la</strong> letteratura medico-legale, non<br />
pregiudizialmente letta, nel<strong>la</strong> quale un effetto in termini di maggiore reattività ed<br />
eccitazione psicomotoria può essere ammesso alle basse dosi ma certamente in<br />
termini e a livelli non comparabili con <strong>la</strong> patologia estrema dell e.d.s., ricorrente<br />
nell esperienza medica in condizioni e circostanze incomparabili con quelle in cui si<br />
trovava Aldrovandi con <strong>la</strong> sua modestissima assunzione di ketamina e forse anche di<br />
LSD, secondo quanto di volta in volta hanno dovuto ammettere i consulenti del<strong>la</strong><br />
difesa. Tutto ciò senza trascurare gli effetti distorsivi nel processo di assimi<strong>la</strong>zione<br />
dello stupefacente prodotti dall iniziale incongrua azione degli agenti di fronte ad un<br />
soggetto alterato ma non certo esplosivo.<br />
In questa prospettiva l analisi del caso svolta dai consulenti <strong>delle</strong> parti civili presenta<br />
una lineare capacità esplicativa, incomparabile con le altre prospettazioni, fermo il<br />
dato decisivo dell aderenza alle circostanze accertate e quindi dell idoneità<br />
interpretativa derivante dall esclusione dell abnorme ipotesi dell e.d.s., insostenibile<br />
a fronte dell assenza di una reale p<strong>la</strong>usibile causa scatenante, del<strong>la</strong> durata minima<br />
del<strong>la</strong> presunta agitazione per potere produrre l effetto letifero, del<strong>la</strong> conseguente<br />
assurdità di assegnare ad un agitazione, per quanto di grado elevato, <strong>la</strong> capacità di<br />
determinare autonomamente in pochi minuti il decesso, in assenza di qualsivoglia<br />
contributo causale del<strong>la</strong> colluttazione che, nel contesto del<strong>la</strong> presunta agitazione, ha<br />
invece occupato quasi l intero tempo trascorso dall insorgenza all exitus, e <strong>delle</strong><br />
modalità del<strong>la</strong> successiva immobilizzazione.<br />
I quattro medici legali messi in campo dalle parti civili hanno svolto ruoli<br />
re<strong>la</strong>tivamente diversi.<br />
Il dr. Antonio Zanzi ha partecipato all autopsìa e con il dr Gua<strong>la</strong>ndri ha posto in luce<br />
i primi elementi significativi dei referti autoptici che militavano nel senso di un<br />
contributo causale <strong>delle</strong> circostanze del<strong>la</strong> colluttazione e dell immobilizzazione. Il<br />
dr. Varetto ha partecipato a Torino allo svolgimento dell incidente probatorio<br />
confrontandosi direttamente con il perito dr. Testi. Il prof Beduschi dall alto del<strong>la</strong><br />
sue esperienza e del<strong>la</strong> sua autorevolezza scientifica ma anche dell affidamento che<br />
420
le diverse autorità giudiziarie dell Emilia Romagna hanno riposto da anni nel<strong>la</strong> sua<br />
competenza, ha svolto una ricomposizione analitica <strong>delle</strong> diverse componenti del<br />
caso ad altissimo livello, tale da potere essere poi interconnesso senza soluzione di<br />
continuità con il fatto nuovo e decisivo rappresentato dall intervento del prof.<br />
Thiene.<br />
Ripercorrendo i risultati dell esame dei quattro consulenti <strong>delle</strong> parti civili, il dr.<br />
Zanzi ha ripercorso i risultati dell autopsia, confermando in partico<strong>la</strong>re come<br />
l aspetto del cuore non presentava tratti patognomonici di una patologia di origine<br />
naturale, in accordo anche qui col dr. Ma<strong>la</strong>guti ma in evidente contrasto con il prof.<br />
Rapezzi. Il dr. Zanzi ha firmato le due re<strong>la</strong>zioni, a due e a quattro mani, di cui<br />
abbiamo detto in precedenza e ne ha confermato le conclusioni. Ha sottolineato in<br />
partico<strong>la</strong>re il notevole incremento <strong>delle</strong> frequenza miocardica determinata dal<strong>la</strong><br />
violenta colluttazione, con aumento del<strong>la</strong> pressione arteriosa e conseguente debito<br />
d ossigeno. Il consulente riconduce ragionevolmente alle diverse fasi del<strong>la</strong><br />
colluttazione, oggettiva e provata, quel<strong>la</strong> situazione di debito d ossigeno che i<br />
consulenti di parte riconducono, invece, al non provato e.d.s., causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />
attraverso il meccanismo asfittico/ipossico già descritto. Il dr. Zanzi ha ribadito e<br />
descritto <strong>la</strong> presenza di tutti i segni che normalmente si associano con <strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />
asfittica. Molto attenta e incisiva <strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> respirazione normale e <strong>la</strong><br />
spiegazione del<strong>la</strong> difficoltà che subentra nel<strong>la</strong> respirazione una volta che si sia posti<br />
faccia terra in posizione prona con <strong>la</strong> testa girata su un fianco e compressa, così<br />
come il resto del corpo, in partico<strong>la</strong>re con l immobilizzazione del diaframma. In<br />
partico<strong>la</strong>re, nel<strong>la</strong> fase di sforzo <strong>la</strong> respirazione esige <strong>la</strong> mobilitazione di diversi<br />
gruppi musco<strong>la</strong>ri che <strong>la</strong> posizione assunta rendeva inutilizzabili. Ovviamente <strong>la</strong><br />
condizione del soggetto in debito di ossigeno è verificabile all esterno perché il<br />
soggetto manifesta con l agitazione e l emissione di tipici suoni <strong>la</strong> sua condizione di<br />
dispnea, il suo disperato sforzo di respirare. Ovvio che <strong>la</strong> prima esigenza in questi<br />
frangenti è di rimettere il soggetto nel<strong>la</strong> condizione per potere respirare<br />
liberamente; nessuna <strong>delle</strong> osservazioni sperimentali può consentire un idonea<br />
valutazione degli effetti del<strong>la</strong> posizione sul<strong>la</strong> respirazione in una situazione di<br />
agitazione derivante dallo stress del combattimento.<br />
Per Zanzi le ferite <strong>la</strong>cero contuse al cuoio capelluto non potevano considerarsi<br />
modeste ; furono non letifere ma comunque significative. Tutti i segni riscontrati<br />
all autopsia potrebbero essere compatibili anche con una <strong>morte</strong> cardiaca ad<br />
eccezione dell enfisema acuto. Nelle morti cardiache i polmoni presentano edema e<br />
non l enfisema acuto, manifestazione <strong>delle</strong> difficoltà respiratorie. Lattribuire alle<br />
sostanze stupefacenti assunte in dosi minimali una capacità scatenante di<br />
agitazione psicomotoria di grado elevato costituisce per il dr. Zanzi un assunzione<br />
insostenibile. Il mix può dare corso ad un certo stato di agitazione ma non ad<br />
un agitazione irrefrenabile e patognomonica. Uno stato di agitazione grave e<br />
pericoloso si era invece venuto a creare a seguito dell intervento del<strong>la</strong> polizia. Per il<br />
421
consulente senza <strong>la</strong> costrizione in posizione prona Aldrovandi non sarebbe morto.<br />
Anche l eventuale condizione di agitazione psicomotoria non sarebbe da considerare<br />
concausa dell evento ma semmai <strong>la</strong> condizione di base sul<strong>la</strong> quale ha inciso l azione<br />
del<strong>la</strong> polizia, in assenza <strong>delle</strong> quale, sbollita l eventuale stato di agitazione<br />
psicomotoria, Aldrovandi sarebbe tornato a casa. Lagitazione di Aldrovandi a terra<br />
ammanettato non era più un segno di resistenza e di combattimento ma vana<br />
ricerca di svinco<strong>la</strong>rsi per espandere il torace e respirare, quanto meno nel<strong>la</strong> fase<br />
finale dopo avere esaurito <strong>la</strong> capacità musco<strong>la</strong>re in una prima fase di resistenza<br />
all immobilizzazione. In questo caso sarebbero individuabili i segni che distinguono<br />
un movimento resistenziale da un movimento determinato da esigenze di salvezza.<br />
Laccertata circostanza di una richiesta di aiuto confermava che Aldrovandi si<br />
trovava in una fase difensiva e di ricerca di una via di salvezza, tanto più in una<br />
situazione in cui il bisogno d ossigeno fosse accentuato da pesi sul<strong>la</strong> schiena di<br />
agenti sdraiati o seduti.<br />
Il dr. Giorgio Gua<strong>la</strong>ndri firma con il dr. Zanzi <strong>la</strong> prima memoria a sostegno <strong>delle</strong><br />
ragioni <strong>delle</strong> parti civili al momento del deposito del<strong>la</strong> consulenza tecnica Ma<strong>la</strong>guti-<br />
Lumare. Provoca in tal modo lo svolgimento di un supplemento d indagine<br />
conclusasi con <strong>la</strong> seconda re<strong>la</strong>zione dell aprile 2006 a firma Avato-Ma<strong>la</strong>guti-Lumare.<br />
Esaminato all udienza del 29 settembre 2008, approfondisce le posizioni espresse da<br />
Zanzi.<br />
Il dr Gua<strong>la</strong>ndri nell analisi del caso muove correttamente a ritroso. Dai fatti certi a<br />
quelli che devono essere accertati indiziariamente.<br />
Il caso contemp<strong>la</strong> il decesso di un ragazzo di diciotto anni, in buono stato di salute,<br />
al<strong>la</strong> fine di una colluttazione con le forze dell ordine, che presenta segni di<br />
traumatismo in prevalenza al distretto cranico facciale, non idonei a causare <strong>la</strong><br />
<strong>morte</strong> ma che al contempo presenta all esame necroscopico i segni di una <strong>morte</strong><br />
asfittica, tra questi il più significativo e caratteristico l enfisema polmonare acuto,<br />
accompagnato da petecchie multiple, da un fenomeno microemorragico a livello<br />
dell encefalo, dei polmoni e del cuore. Tutti segni propri di una <strong>morte</strong> asfittica<br />
sebbene aspecifici, non esistendo segni specifici di questa causa di <strong>morte</strong>, ma idonei<br />
nel complesso a fondare, dato il contesto, <strong>la</strong> spiegazione di <strong>morte</strong> asfittica.<br />
In presenza di segni generici di <strong>morte</strong> asfittica il problema medico-legale per <strong>la</strong><br />
re<strong>la</strong>tiva diagnosi consiste nel trovare il mezzo asfittico. In assenza di prova di un<br />
mezzo meccanico esterno questo mezzo andava rinvenuto nei dati circostanziali.<br />
Tanto più questo quadro diventa risolutivo nel<strong>la</strong> risoluzione del tema quanto più<br />
l autopsia non sia in grado da so<strong>la</strong> di indicare una precisa causa di <strong>morte</strong>, essendo<br />
un autopsia in bianco . Quest assunto è di fondamentale importanza, si associa<br />
nel<strong>la</strong> sostanza alle considerazioni del dr. Ma<strong>la</strong>guti, e spiega il carattere decisivo del<strong>la</strong><br />
disponibilità e del<strong>la</strong> lettura <strong>delle</strong> prove. E come sia in definitiva l orientamento<br />
interpretativo dei risultati dell investigazione a costituire <strong>la</strong> base di lettura <strong>delle</strong><br />
risultanze autoptiche, che acquistano significato in funzione dei fatti che si<br />
422
considerano essersi verificati e <strong>delle</strong> loro modalità. Il quadro metodologico che il dr.<br />
Gua<strong>la</strong>ndri espone è di cristallina e realistica chiarezza, essendo questo consulente il<br />
solo che <strong>la</strong>icamente ponga i problemi da affrontare sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> realtà e non<br />
<strong>delle</strong> teorie o <strong>delle</strong> ideologie sulle quali model<strong>la</strong>re i fatti, metodo adottato invece dai<br />
consulenti del<strong>la</strong> difesa. In presenza di un autopsia ambigua o negativa, decisive<br />
diventano le circostanze nelle quali il soggetto muore.<br />
Di seguito il consulente <strong>delle</strong> parti civili fornisce un ulteriore importante indicazione<br />
di metodo e di prospettiva che conferma <strong>la</strong> tesi che ad un giudizio di responsabilità<br />
si poteva ragionevolmente pervenire già al termine degli incidenti probatori.<br />
Ragionando anche sul<strong>la</strong> so<strong>la</strong> base del materiale investigativo iniziale e <strong>delle</strong> stesse<br />
re<strong>la</strong>zioni di servizio degli agenti si poteva ricostruire il fatto artico<strong>la</strong>ndolo in tre fasi.<br />
Ammessa una fase iniziale di agitazione psicomotoria del ragazzo come, in ipotesi,<br />
descritta dai testimoni ( qui l evidente superiorità dell approccio che tiene conto<br />
anche <strong>delle</strong> circostanze avverse al<strong>la</strong> tesi propugnata ), una condizione che doveva<br />
essere registrata semplicemente come emergeva dagli atti, senza per ciò diventare<br />
l occasione per costruire immaginariamente uno stato diverso, più grave e del tutto<br />
peculiare quale l e.d.s., espressione di una condizione patologica di cui mancavano<br />
pressoché integralmente i segni reali, anche per l esistenza del tutto pacifica, come<br />
ammesso dai consulenti del<strong>la</strong> difesa, di una sca<strong>la</strong> gradata di manifestazioni di una<br />
condizione di agitazione psicomotoria e persino dello stato di delirio eccitato<br />
concetto che, come tutti insegnano, esprime situazioni radicalmente diverse tra<br />
loro, tra le quali l<br />
estrema, l acutissima si pone su un livello di assoluta<br />
eccezionalità rispetto all ordinaria manifestazione del<strong>la</strong> sindrome, si trattava di dare<br />
giusto peso anche le altre fasi del<strong>la</strong> vicenda emergenti dagli atti: <strong>la</strong> colluttazione e<br />
<strong>la</strong> restrizione a terra del soggetto che viene immobilizzato passando dal<strong>la</strong> posizione<br />
supina al<strong>la</strong> prona con mani legate dietro <strong>la</strong> schiena. Al termine di questa fase si<br />
verifica il decesso. Sul<strong>la</strong> base di questa impostazione, ripetiamo, <strong>la</strong>ica e realistica<br />
diventa irrilevante stabilire le <strong>cause</strong> dell agitazione psicomotoria. Nelle dimensioni e<br />
nei limiti di ciò che può essere concretamente affermato, un comportamento<br />
parzialmente alterato da un malessere dovuto all assunzione in quantità minime di<br />
una combinazione di sostanze stupefacenti può essere ammesso e trova <strong>la</strong>rgo<br />
consenso nel<strong>la</strong> casistica. Laberrazione consiste nel volere dare a tutti i costi una<br />
causa ad una condizione che non è affatto dimostrata, l e.d.s, forzando in modo<br />
indebito, come dimostra <strong>la</strong> difesa di parte civile, le evidenze scientifiche sugli effetti<br />
del<strong>la</strong> ketamina da so<strong>la</strong> o combinata con morfina ed alcol: evidenze che o non<br />
esistono o sono di segno contrario.<br />
Il problema sta tutto nel dare il giusto peso in termini di durata e di intensità dello<br />
sforzo fisico e di modalità <strong>delle</strong> azioni a queste tre fasi. Come si è già osservato, è<br />
inconcepibile descrivere l insorgere ed il radicarsi di uno stato di e.d.s. che<br />
marginalizza e pone nel nul<strong>la</strong> <strong>la</strong> seconda e <strong>la</strong> terza fase del fatto rispetto ad un<br />
episodio che si è consumato tutto nell arco di una trentina di minuti, dai primi segni<br />
423
dell agitazione al<strong>la</strong> <strong>morte</strong>.<br />
Con acutezza il dr. Gua<strong>la</strong>ndri sottolinea come il quadro del<strong>la</strong> situazione fosse già<br />
chiaro con <strong>la</strong> consulenza Ma<strong>la</strong>guti che aveva par<strong>la</strong>to di condizione di stress<br />
psicofisico per indicare l agitazione psicofisica, una condizione in cui l organismo<br />
sviluppa una massimale richiesta di ossigeno per essere mantenuta. Era <strong>la</strong> posizione<br />
di Ma<strong>la</strong>guti e Lumare, a sua volta una posizione realistica, che i periti d ufficio,<br />
imprudentemente, tradussero in inglese, introducendo un concetto che andava ben<br />
oltre ciò che i dati del<strong>la</strong> realtà permettevano di valutare.<br />
Il dr. Gua<strong>la</strong>ndri, per dare una spiegazione del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Aldrovandi, non ha bisogno<br />
di negare che il ragazzo avesse sviluppato durante <strong>la</strong> colluttazione una forza<br />
sovramassimale con conseguente necessità di consumare ossigeno per apportare<br />
energia ai muscoli. Il punto è che lo sforzo effettivamente prodotto dall organismo e<br />
<strong>la</strong> conseguente sua esigenza di ossigeno vengono frustrati dal<strong>la</strong> messa a terra e<br />
dall immobilizzazione in posizione ed in condizioni che riducono <strong>la</strong> capacità di<br />
ossigenazione, di venti<strong>la</strong>re e immettere aria nei polmoni.<br />
La descrizione completa del<strong>la</strong> vicenda mette in risalto quel meccanismo di <strong>morte</strong><br />
multifattoriale al quale hanno acceduto,al termine del loro esame, anche i periti<br />
d ufficio Testi e Bignamini.<br />
Il concetto di <strong>morte</strong> multifattoriale si chiarisce con il c<strong>la</strong>ssico ragionamento contro<br />
fattuale per il quale eliminata l una o l altra di queste fasi il decesso non si verifica o<br />
<strong>la</strong> <strong>morte</strong> non si spiega. In questo quadro per il dr. Gua<strong>la</strong>ndri decisiva è <strong>la</strong> fase finale<br />
dell immobilizzazione a terra, con il soggetto premuto a terra<br />
424<br />
in posizione prona,<br />
le cui caratteristiche sono rive<strong>la</strong>te dall evidente lesività riscontrata all intero<br />
emivolto sinistro, una lesività di tipo traumatico, ecchimotico-escoriativo,<br />
perfettamente compatibile sotto il profilo traumatogenetico e traumatodinamico,<br />
con <strong>la</strong> compressione a terra del corpo, con il volto schiacciato da un <strong>la</strong>to contro<br />
l asfalto, con un meccanismo di compressione e strisciamento produttivo degli<br />
evidenti e severi effetti ecchimotico-escoriativi, percebili dal<strong>la</strong> immagini.<br />
Lagitazione, l elevato consumo d ossigeno, l elevato bisogno d ossigeno,<br />
l interruzione parziale o totale dell approvvigionamento d ossigeno in funzione <strong>delle</strong><br />
condizioni e modalità dell immobilizzazione a terra producono uno stato<br />
ipossico/asfittico, quello sbi<strong>la</strong>nciamento tra necessità di ossigeno e capacità ridotta<br />
o annul<strong>la</strong>ta dell organismo, costretto a terra, di rifornire l apparato respiratorio,<br />
produttiva dell insufficienza miocardica acuta, di cui par<strong>la</strong> Ma<strong>la</strong>guti ma che è solo <strong>la</strong><br />
causa ultima, comune a molte altre <strong>cause</strong> di <strong>morte</strong> ( il cuore al<strong>la</strong> fine si ferma<br />
sempre), di una condizione preesistente. Senza <strong>la</strong> storia del caso, <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong><br />
<strong>morte</strong> non sarebbe definibile; inserito il quadro autoptico in quel contesto, <strong>la</strong> lettura<br />
appare di chiarezza disarmante.<br />
La indiscutibile onestà intellettuale del dr. Gua<strong>la</strong>ndri il quale fonda l intera sua<br />
<strong>ricostruzione</strong> sulle re<strong>la</strong>zioni di servizio degli imputati e non esclude, in ipotesi, al<strong>la</strong><br />
base di esso un fenomeno psicotico o un effetto degli stupefacenti, conduce a
valutare come altrettanto p<strong>la</strong>usibile l ipotesi dello stesso consulente secondo cui<br />
l origine dell agitazione di Federico Aldrovandi, anziché fondata su <strong>cause</strong> endogene,<br />
fosse al contrario l effetto di un iniziale diverbio con <strong>la</strong> polizia. Niente impedisce di<br />
affermare e, anzi, dopo <strong>la</strong> precedente <strong>ricostruzione</strong> del fatto questa deve essere<br />
ritenuta <strong>la</strong> spiegazione ragionevolmente ricavabile dagli atti, che l agitazione<br />
psicomotoria di Federico Aldrovandi sia insorta per effetto <strong>delle</strong> modalità del<br />
contatto con <strong>la</strong> polizia anche se su questo punto resta da considerare, ma <strong>la</strong><br />
posizione negativa degli imputati lo impedisce, quanto <strong>la</strong> risposta di Federico possa<br />
essere stata influenzata dal suo stato fisico, che va tuttavia esattamente legato al<strong>la</strong><br />
realtà <strong>delle</strong> quantità e qualità <strong>delle</strong> droghe assunte.<br />
Lestremo bisogno di ossigeno del<strong>la</strong> persona nel<strong>la</strong> fase finale del<strong>la</strong> sua vita, una<br />
necessità riconosciuta anche dai fautori del<strong>la</strong> tesi dell e.d.s., comporta che <strong>la</strong><br />
condizione di squilibrio determini un fenomeno convulsivo finale che connota<br />
appunta le fasi terminali prima del decesso. Posto il comune denominatore di tutte<br />
le ricostruzioni medico-legali di un<br />
insufficiente capacità dell organismo di<br />
soddisfare il fabbisogno di ossigeno, <strong>la</strong> crisi convulsiva ne rappresenta l<br />
epifenomeno. E quindi il soggetto muove braccia e gambe e cerca di liberarsi in tutti<br />
i modi. 11 La violenta agitazione <strong>delle</strong> gambe, il tentativo disperato di liberarsi,<br />
attuando uno sforzo estremo rilevabile dal complesso ecchimotico-escoriativo al<br />
volto, segni di una volontà di muovere ad ogni costo <strong>la</strong> testa, sono indicativi del<strong>la</strong><br />
situazione di un soggetto che cerca di liberarsi perché soffoca e di un altro che lo<br />
impedisce. Una condizione sussistente già al momento del<strong>la</strong> posizione supina, al<br />
momento del primo atterramento, rispetto al quale <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione di servizio For<strong>la</strong>ni-<br />
Segatto par<strong>la</strong> di una caduta a terra di schiena del ragazzo, seguita da una caduta<br />
sopra lo stesso del corpulento assistente For<strong>la</strong>ni. E<br />
ovvio che quanto più questa<br />
condizione determina un fabbisogno di ossigeno crescente sia per l agitazione che<br />
per lo sforzo compiuto durante <strong>la</strong> colluttazione sia per <strong>la</strong> compressione <strong>delle</strong> vie<br />
respiratorie, tanto più il soggetto continua ad agitarsi e a scalciare ferocemente,<br />
come è ovvio che sia essendo in gioco <strong>la</strong> partita del<strong>la</strong> vita, tanto più <strong>la</strong> reazione degli<br />
agenti accentua quel<strong>la</strong> condizione, secondo una spirale perversa.<br />
Questi rilievi del dr. Gua<strong>la</strong>ndri devono ritenersi indiscutibili ed il loro<br />
disconoscimento e, soprattutto, l ottusa interpretazione che ne diedero gli imputati<br />
in termini di perpetuazione di volontà di resistenza, costituisce un dei profili più<br />
gravi ed evidenti di responsabilità, per non avere riconosciuto l affanno del soggetto,<br />
le manifestazioni di fame d aria, <strong>la</strong> difficoltà respiratoria ( rantoli, conati, emissioni<br />
sonore o richieste di aiuto strozzate, che progressivamente si affievolivano ), tutto<br />
appiattendo nel<strong>la</strong> cieca convinzione di avere a che fare soltanto con un nemico che<br />
si dibatteva per offendere e non perché, in difficoltà, reagiva violentemente per<br />
assecondare l istinto di sopravvivenza.<br />
11<br />
Per spiegare <strong>la</strong> condizione, il dr. Gua<strong>la</strong>ndri introduce un efficace quanto macabro richiamo al ruolo del<br />
tirapiedi , ausiliare del boia di Roma nelle esecuzioni per impiccagione.<br />
425
La presenza di segni indiscutibili dello sforzo respiratorio, che dovevano essere colti,<br />
è confermata dal tecnico che ne coglie <strong>la</strong> traccia clinica nell enfisema polmonare<br />
acuto riscontrato nel cadavere, manifestazione del violento tentativo del soggetto di<br />
muovere <strong>la</strong> gabbia toracica e <strong>la</strong> musco<strong>la</strong>tura che muove il respiro, uno sforzo che,<br />
non riuscendo a vincere l ostacolo, produce rottura dei setti dei polmoni, con l aria<br />
che rimane ingabbiata, il polmone che si gonfia, formando l enfisema, un indice<br />
univoco del<strong>la</strong> condizione in cui si è trovato il soggetto, sottoposto ad una violenta<br />
compressione del tronco mediante l applicazione del peso del corpo di un agente,<br />
prima sdraiato e poi seduto, dato ormai riscontrato dall istruttoria, e che il<br />
consulente indica come fattore, non solo evidentemente idoneo a produrre<br />
l asfissia, ma logicamente compatibile con <strong>la</strong> volontà di immobilizzazione assoluta<br />
degli imputati, non pensabile senza un azione di immobilizzazione al tronco; una<br />
compressione che a sua volta accresceva il fabbisogno di ossigeno, questa volta per<br />
riduzione meccanica del<strong>la</strong> fornitura, espandendo a dismisura il meccanismo e<br />
creando quel tipico scompenso che provoca <strong>la</strong> <strong>morte</strong> secondo una dinamica asfittica<br />
simile a quel<strong>la</strong> che si riscontra nel delirio eccitato, con <strong>la</strong> differenza che le re<strong>la</strong>tive<br />
condizioni nel<strong>la</strong> specie sono state provocate e accentuate dall azione degli agenti.<br />
Il dr. Gua<strong>la</strong>ndri ribadisce <strong>la</strong> sua convinzione dell assoluta irrilevanza del<strong>la</strong> mancanza<br />
di segni, lividi, ecchimosi, sulle ragioni dorsali del soggetto al fine di diagnosticare <strong>la</strong><br />
compressione al tronco. Il sedere sul<strong>la</strong> schiena di un altra persona, gravando con<br />
tutto il peso, non provoca lividi o ecchimosi. Ugualmente appoggiando un<br />
ginocchio, un gomito, un braccio una mano.<br />
Osservazione interessante, posto che non è dato comprendere <strong>la</strong> differenza<br />
sostanziale rispetto al<strong>la</strong> produzione del<strong>la</strong> compressione, tra l effettuare <strong>la</strong> pressione<br />
con tutta <strong>la</strong> forza del braccio o <strong>delle</strong> braccia, circostanza ammessa sostanzialmente<br />
dagli imputati, salvo ridurre, in ipotesi, il peso del<strong>la</strong> compressione di mano, e<br />
l effettuar<strong>la</strong> sedendosi o sdraiandosi sul busto o apppoggiandovi il ginocchio. Si<br />
tratta di identiche modalità di blocco del<strong>la</strong> gabbia toracica, nessuna idonea a<br />
produrre ecchimosi, come risulta dal<strong>la</strong> casistica <strong>delle</strong> diverse forme di asfissia<br />
meccanica pura richiamate dal consulente. Di comune esperienza <strong>la</strong> conferma che<br />
una tempestiva eliminazione del<strong>la</strong> compressione, reclinando il soggetto su di un<br />
fianco avrebbe permesso un recupero di respiro salvifico.<br />
Preciso e convincente il ragionamento che esclude <strong>la</strong> morfina tra le <strong>cause</strong> di<br />
affievolimento del<strong>la</strong> capacità respiratoria. La morfina si limita a indebolire i centri<br />
del respiro sensibili all aumento dell anidride carbonica; indebolisce lo stimolo a<br />
respirare e a muovere il torace e il diaframma all aumento dell anidride carbonica; <strong>la</strong><br />
morfina deprime questo impulso ma questa condizione non è sufficiente a<br />
determinare l evento anche perché l impulso a respirare era manifesto, dato<br />
l impegno manifestato dal ragazzo nel<strong>la</strong> colluttazione, segno di una piena<br />
disponibilità al respiro. In ogni caso <strong>la</strong> dose di eroina riscontrata, anche tenendo solo<br />
conto <strong>delle</strong> analisi ferraresi era inidonea ad inibire i centri bulbari del respiro. In<br />
426
nessun momento il dr. Ma<strong>la</strong>guti aveva indicato <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> nell azione<br />
deprimente del<strong>la</strong> morfina, avendo<strong>la</strong> individuata nello stress psicofisico, i cui effetti<br />
complessivi potevano essere stati eventualmente solo aiutati da una parziale<br />
depressione dei centri del respiro, un effetto peraltro smentito dal dato obbiettivo<br />
di una azione meccanica, idonea ad impedire e a rendere difficoltosa dall esterno<br />
l azione respiratoria. Nel pensiero del dr. Gua<strong>la</strong>ndri l asserita azione deprimente<br />
del<strong>la</strong> morfina era del tutto superata dal<strong>la</strong> manifesta volontà di Aldrovandi di<br />
respirare; prima ancora lo scompenso respiratorio era determinato non dal<strong>la</strong><br />
morfina ma dal<strong>la</strong> colluttazione, dall agitazione, dal<strong>la</strong> restrizione, con un azione del<br />
tutto trascurabile <strong>delle</strong> sostanze mai da alcuno indicate come <strong>cause</strong> o con<strong>cause</strong> del<strong>la</strong><br />
<strong>morte</strong> ma semmai come occasione, contesto, nel quale avevano agito le vere <strong>cause</strong>.<br />
Il dr. Gua<strong>la</strong>ndri ha agevolmente ragione <strong>delle</strong> contestazioni difensive che agitano<br />
l effetto depressivo del<strong>la</strong> morfina per farne una causa o concausa di <strong>morte</strong>,<br />
osservando come l eventuale azione causale <strong>delle</strong> sostanze non può essere valutata<br />
in modo avulso dal quadro clinico circostanziale e da quello anatomopatologico. Il<br />
che significa che al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> vi è l incrementato fabbisogno di ossigeno,<br />
determinato dai fattori esposti, tale da non potere essere supplito dal<strong>la</strong> capacità<br />
respiratoria, fondamentalmente per <strong>la</strong> restrizione praticata nnel<strong>la</strong> fase di<br />
immobilizzazione.<br />
Il dr. Gua<strong>la</strong>ndri espone quindi un quadro di esemp<strong>la</strong>re chiarezza nello spiegare <strong>la</strong><br />
causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> che si apprezza per l equilibrio nell assegnazione di una<br />
collocazione e di un peso a tutti i fattori storico-circostanziali, senza esclusione di<br />
alcuno di esso, concedendo tutto il possibile al<strong>la</strong> difesa e giungendo, ciononostante,<br />
ad assegnare un ruolo concausale imponente al<strong>la</strong> sconsiderata azione di restrizione<br />
a terra da parte degli imputati, preceduta da una massimizzazione dello stato di<br />
agitazione preesistente e quindi dell impegno dell apparato cardiorespiratorio,<br />
attraverso una violenta azione percussiva e traumatizzante.<br />
Il dr. Lorenzo Varetto è altro consulente medico-legale <strong>delle</strong> partici civili; ha firmato<br />
<strong>la</strong> memoria a quattro mani depositata all esito dell incidente probatorio.<br />
Il suo contributo si apprezza partico<strong>la</strong>rmente dal versante del comportamento<br />
alternativo che gli imputati avrebbero potuto e dovuto tenere, avendo prodotto<br />
alcuni protocolli sulle modalità di trattamento di soggetti agitati, discussi in<br />
precedenza.<br />
Anche questo apporto si <strong>la</strong>scia preferire per <strong>la</strong> maggiore capacità esplicativa<br />
dell insieme <strong>delle</strong> circostanze rilevanti, per l equilibrio e <strong>la</strong> capacità di assimi<strong>la</strong>re nel<br />
modello esplicativo tutti i dati disponibili, compresi quelli favorevoli al<strong>la</strong> difesa. In<br />
generale <strong>la</strong> capacità di un modello esplicativo di dare conto di tutti i dati del<strong>la</strong> realtà<br />
e di tutte le prove e non soltanto di quelle utili è un indice di sua maggiore<br />
affidabilità, anzi è cioè che distingue un <strong>la</strong>voro con una qualche pretesa di rigore<br />
metodologico ( abbandoniamo l improprio concetto di scientifico ) dagli interventi<br />
427
a sostegno di una linea precostituita, costretti talvolta al compromesso sul piano<br />
del<strong>la</strong> logica.<br />
Esamineremo il contributo del dr. Varetto solo per gli elementi di conoscenza<br />
aggiuntivi che offre rispetti ai contributi del dr. Zanzi e del dr. Gua<strong>la</strong>ndri.<br />
In via preliminare va dato atto al consulente di non essere partito da alcuna tesi<br />
precostituita, ammettendo trattarsi di un caso molto complesso, rispetto al quale il<br />
<strong>la</strong>voro e le risposte del dr. Ma<strong>la</strong>guti appaiono complessivamente condivisibili.<br />
Riconosciuti i meriti di Ma<strong>la</strong>guti, una valutazione motivatamente dissenziente sta<br />
nell escludere il carattere accidentale o autolesionistico <strong>delle</strong> ferite al cuoio<br />
capelluto, dato il quadro di riferimento che postu<strong>la</strong> un confronto esacerbato tra più<br />
persone. Laltro motivo di dissenso da Ma<strong>la</strong>guti è nelle ragioni addotte per escludere<br />
<strong>la</strong> compressione del tronco.<br />
Largomentare di Varetto merita di essere direttamente ripreso:<br />
. Posto questo scenario, riesce ben difficile immaginare che si sia potuto produrre questa serie di lesioni<br />
del<strong>la</strong> testa, distribuite in un modo così diffuso se non per azione violenta da altra persona, che poi siano<br />
stati dei calci, dei manganelli, <strong>la</strong> testa sbattuta, e non parlo qua ancora di volontarietà, assolutamente,<br />
sbattuta contro un oggetto, contro una macchina, contro un muro, contro un qualcosa io questo<br />
francamente non lo so dire. Una lieve divergenza sull interpretazione dei reperti rispetto l opinione del<br />
dottor Ma<strong>la</strong>guti ce l ho per quanto riguarda <strong>la</strong> mancanza di lesioni <strong>delle</strong> parti molli parietali del tronco che,<br />
quando se n è discusso, mi pare che l abbia indotto a dire che tendenzialmente era da escludere una<br />
compressione sul tronco, se poi sbaglio in questa interpretazione poco importa, perché comunque è<br />
l ipotesi a cui faccio riferimento. Allora, è noto che per azione di corpi contundenti che non siano<br />
localmente partico<strong>la</strong>rmente traumatizzanti e soprattutto se ci sono degli indumenti di mezzo, si possono<br />
produrre <strong>delle</strong> lesioni anche molto gravi interne, anche senza avere esternamente nul<strong>la</strong>. Questo capita di<br />
vederlo in modo estremamente appariscente in certi incidenti stradali, nel pedone investito per esempio,<br />
può capitare che nel caricamento riporti una quantità di fratture costali senza avere lesioni esterne, qui non<br />
parliamo di un caso invece con <strong>delle</strong> lesioni scheletriche che sarebbero state sicuramente viste, ma è ben<br />
possibile non avere lesioni né scheletriche né di parti molle parietali anche subendo un importante<br />
compressione del tronco e del torace. Lo sanno i chirurghi, lo sanno i chirurghi per i quali è estremamente<br />
insidiosa <strong>la</strong> rottura del<strong>la</strong> milza per esempio, che è una cosa che si produce senza bisogno che ci sia nessuna<br />
lesione fuori, tante volte <strong>la</strong> mancanza di queste lesioni rende difficile il loro <strong>la</strong>voro, lo sanno i medici legali<br />
perché per esempio quando si par<strong>la</strong> di autopsia nei bambini, nell ipotesi di maltrattamenti, si consiglia di<br />
fare uno scuoiamento sistematico <strong>delle</strong> parti molli del tronco e degli arti diffusa a tutta <strong>la</strong> superficie<br />
cutanea, quindi uno scol<strong>la</strong>mento di tutta <strong>la</strong> cute proprio per verificare se al di sotto non ci siano <strong>delle</strong><br />
ecchimosi pur in assenza di lesioni superficiali, non so se mi sono spiegato. Questo è l unico punto di<br />
sostanziale divergenza nell interpretazione dei reperti. ( p. 115 )<br />
Il prof. Varetto ha quindi ripreso un altro argomento, sollevato dal<strong>la</strong> difesa in<br />
precedenza, risolvendolo in modo univoco, come del resto già in precedenza i periti<br />
d ufficio: il peso del cuore di 280 grammi, in un individuo alto 1,80 m, era<br />
assolutamente normale. Da escludere quindi qualsiasi significativa anomalìa in<br />
termini di fibrosi del miocardio.<br />
Vi è tuttavia un altro punto di fondamentale importanza sul quale il prof. Varetto<br />
coglie in errore il dr. Ma<strong>la</strong>guti. Lo si può affermare senza esitazioni perché sappiamo<br />
ciò che dirà il prof. Thiene. Ma conviene esplicitare il punto per osservare come il<br />
428
punto fosse stato già colto e avrebbe dovuto indurre a maggiore prudenza il prof.<br />
Rapezzi che interverrà successivamente, ricevendo una secca smentita, senza<br />
repliche 12 , da parte da parte del prof. Thiene:<br />
Cè stata una domanda con <strong>la</strong> quale si chiedeva se corrispondeva a <strong>delle</strong> bande di contrazione e mi<br />
pare che il dottor Ma<strong>la</strong>guti abbia risposto di sì. Su questo non sono d accordo, nel senso che sono<br />
aspetti diversi, le bande di contrazione sono degli aspetti istologici ben evidenti che sono<br />
dimostrativi di una ischemia miocardica protratta nel tempo, sono uno dei primi segni dell infarto<br />
del miocardio, il più precoce se vogliamo di quelli visibili sui vetrini. Londu<strong>la</strong>zione, <strong>la</strong><br />
frammentazione <strong>delle</strong> fibrocellule miocardiche è un reperto invece comunissimo che si vede nelle<br />
morti a decorso rapido, come le asfissie, come molte morti naturali ma non di origine cardiaca. Se<br />
vogliamo pensare che sia espressione di un ischemia miocardica, è espressione di un ischemia che<br />
avviene in una situazione talmente terminale da essere comune in pratica a tutte le morti possibili,<br />
non da tutte le morti, ma a moltissime morti a decorso rapido ( p.117)<br />
Questa posizione con l intervento di Beduschi e Thiene diventerà corale. Ciò che<br />
sorprende è da un <strong>la</strong>to che Ma<strong>la</strong>guti ne avesse fornito l esatta definizione e<br />
qualificazione in termini di analisi differenziale e dall altro che egli stesso abbia<br />
considerato irrilevante <strong>la</strong> distinzione ma soprattutto che il prof. Rapezzi abbia letto<br />
<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione come se vi fosse scritto bande di contrazione<br />
anziché ondu<strong>la</strong>zione<br />
<strong>delle</strong> fibre del miocardio.<br />
Anche per Varetto, prescindendo dal contesto, sono presenti tutti i segni di asfissia.<br />
Il consulente li elenca a pag. 118 e seguenti. Ma merita di essere riportato il passo<br />
nel quale il consulente spiega <strong>la</strong> differenza tra <strong>la</strong> maschera ecchimotica e <strong>la</strong><br />
coloritura del viso e del<strong>la</strong> zona scapolo-omerale, deducendo anche da ciò <strong>la</strong><br />
presenza di asfissia. Il reperto era stato trascurato da Lumare e Ma<strong>la</strong>guti che<br />
avevano par<strong>la</strong>to di ipostasi. Il dr. Varetto corregge anche qui in un modo che non<br />
sembra ammettere repliche:<br />
Ci sono <strong>delle</strong> petecchie sotto congiuntivali, ed a questo proposito merita aprire una picco<strong>la</strong><br />
parentesi, si è discusso anche qua nell udienza scorsa, forse anche un pochino in questa, sul<br />
significato di questa coloritura <strong>delle</strong> parti cefaliche, del cingolo scapolo-omerale, del collo, del<strong>la</strong><br />
faccia, se interpretar<strong>la</strong> come un fatto post mortale, cioè macchia (ipostatica) oppure come un<br />
fatto vitale, cioè ristagno attivo di sangue durante <strong>la</strong> vita; mi pare un problema superato, superato<br />
dal fatto che ci sono <strong>delle</strong> petecchie sotto congiuntivali. Allora, in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> gravità di questo<br />
ristagno di sangue, che caratterizza le asfissie, possiamo avere una cianosi del volto oltre <strong>la</strong> quale<br />
si formano <strong>delle</strong> petecchie sotto congiuntivali, oltre le quali si forma quel<strong>la</strong> che si chiama<br />
maschera ecchimotica, cioè <strong>delle</strong> vere e proprie ecchimosi, sono dei puntiformi, qualche volta<br />
anche più estese, del<strong>la</strong> pelle proprio, queste sono le espressioni di un ristagno notevolissimo che si<br />
ha in certe mobilizzazioni del torace quando <strong>la</strong> compressione sul torace e sull addome è completa<br />
ed istantanea e <strong>la</strong> <strong>morte</strong> interviene per una asfissia pura da immobilizzazione del torace, cosa che<br />
non è il nostro caso. Il fatto che ci siano <strong>delle</strong> petecchie sotto congiuntivali, permette di dire che<br />
c è stato comunque un ristagno di sangue nei territori encefalici, che questo sangue è stravasato<br />
12<br />
Non può essere considerata tale una rivalutazione del<strong>la</strong> posizione, attuata in misura radicale e sostanziale.<br />
429
nelle congiuntive e lì ha <strong>la</strong>sciato <strong>la</strong> sua fotografia, come l autovelox, è passato e ha <strong>la</strong>sciato <strong>la</strong> sua<br />
testimonianza indelebile, al di là del fatto che poi dopo ci possa essere un interpretazione al tipo di<br />
macchia costatica o al tipo di congestione del colorito cutaneo. ( p.118).<br />
Per Varetto il quadro interpretativo è complesso perché è un quadro di segni<br />
aspecifici che si riscontrano peraltro in casi di asfissia meccanica pura come quelli<br />
dell impiccagione con un lenzuolo con rapido prelievo del cadavere. I segni rilevabili<br />
in questo caso non sarebbero diversi da quelli osservati su Aldrovandi. Ma i<br />
meccanismi che possono produrre ipossia non sono rilevabili dall indagine autoptica<br />
a differenza da altre <strong>cause</strong> di <strong>morte</strong>. Pur disponendo del<strong>la</strong> prova del<strong>la</strong> causa<br />
violenta, in assenza del filmato dell azione, non si ha modo di sapere se l azione<br />
abbia agito per il tempo necessario. Tuttavia l analisi <strong>delle</strong> circostanze consente di<br />
ottenere risposte. Tra i dati che possono indirizzare utilmente nel senso indicato, si<br />
segna<strong>la</strong> il complesso di escoriazioni e le ecchimosi sul viso che si adattano ad una<br />
compressione esercitata sugli orifizi respiratori con modalità e per un tempo<br />
abbastanza lungo da creare quanto meno una difficoltà al<strong>la</strong> respirazione in questa<br />
sede. Dai dati storici risulta che<strong>la</strong> posizione prona con le mani ammanettate dietro <strong>la</strong><br />
schiena, in presenza di altre <strong>cause</strong> che non facilitano <strong>la</strong> respirazione, può dare un<br />
contributo nel crearsi del processo che conduce a <strong>morte</strong>. Con l aggiunta di pesi<br />
sopra al corpo, l ostacolo al<strong>la</strong> respirazione aumenta. La valutazione del<strong>la</strong> non<br />
rilevanza dei <strong>la</strong>vori sperimentali è convincente:<br />
In questo senso i <strong>la</strong>vori sperimentali bisogna prenderli un pochino con le molle perché il soggetto<br />
che si sottopone al<strong>la</strong> sperimentazione, sa di sottoporsi a quel<strong>la</strong> sperimentazione è preparato<br />
anche se ha fatto un po di pugi<strong>la</strong>to prima o se è stato strapazzato per finta o un po per davvero<br />
anche, però è un soggetto conscio del fatto che fa tutte queste cose in condizioni di sicurezza, non<br />
è una persona per <strong>la</strong> quale siano riconoscibili altre <strong>cause</strong>, è un po <strong>la</strong> differenza che si può<br />
immaginare tra un subacqueo che fa apnea e che in tutta calma, come viene insegnato, si prepara<br />
all immersione e si immerge risparmiando il più possibile le sue energie e raggiunge determinate<br />
profondità in una situazione che si può definire quasi di asfissia control<strong>la</strong>ta, nel senso che può<br />
stare ben più di un minuto sott acqua, rispetto ad una persona che colta al<strong>la</strong> sprovvista precipita in<br />
acqua ed annega magari nel giro di 5 minuti perché non è in grado di difendersi, perché ha <strong>delle</strong><br />
reazioni inconsulte a questo pericolo a cui viene esposto. (p. 121)<br />
Una citazione da un libro richiamato dallo stesso dr. Ma<strong>la</strong>guti permette al prof.<br />
Varetto di descrivere con assoluta chiarezza il concetto complesso di causa di <strong>morte</strong><br />
plurifattoriale, con un analisi che pure non può ancora tenere conto dell intervento<br />
del prof. Thiene :<br />
Cè il libro Canuto - Tovo, già citato nel<strong>la</strong> scorsa udienza che il dottor Ma<strong>la</strong>guti ha detto che gli<br />
piaceva moltissimo, che porta alcuni dati che non sono sperimentali, derivano da osservazioni sia<br />
da esperimenti su animali e sia da osservazioni in caso di disgrazie, leggo una frase, anzi un intero<br />
capoverso Esperimenti su animali ed osservazioni in casi di disgrazia hanno permesso di stabilire<br />
che basta un peso pari al<strong>la</strong> metà di quello del corpo per provocare l asfissia, questa è più lenta se<br />
430
essa grave solo sul torace, 16 18 ore, siamo chiaramente fuori dai nostri tempi, più rapida se è<br />
immobilizzato anche l addome, in modo da sopprimere i movimenti del diaframma, 8 10 ore. Se<br />
il peso è uguale al peso del corpo <strong>la</strong> sopravvivenza è di 1 o 2 ore nel primo caso, nel secondo <strong>la</strong><br />
<strong>morte</strong> può avvenire anche subito . Questo non è per dire che siamo sicuri che con un peso pari a<br />
quello del corpo questa persona dovesse necessariamente morire all istante per colpa di questo, è<br />
per dire che esiste una notevole variabilità individuale negli effetti che possono avere queste<br />
<strong>cause</strong> quando agiscono, soprattutto quando agiscono come con<strong>cause</strong> tante insieme. D altra parte<br />
il fatto stesso che per definire quel<strong>la</strong> che i periti hanno chiamato, ma non loro, hanno<br />
evidentemente riportato come citazione, <strong>la</strong> Excited Delirium Syndrome, che è questa sindrome del<br />
delirio agitato, dove si può andare incontro a <strong>morte</strong> in caso di costrizione fisica, di colluttazione, si<br />
usa <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> sindrome proprio che in medicina vuole definire una situazione nel<strong>la</strong> quale non si<br />
ha una causa che nel 100% dei casi determina quell effetto, ma si ha <strong>la</strong> possibilità in termine di<br />
rischio che ad una determinata condizione si associ un determinato evento. Questo credo che<br />
possa aiutare un pochino a capire qual è l ambiente in cui ci aggiriamo sul quale si deve ragionare,<br />
cioè non un rapporto causa effetto, proiettile che attraversa una testa, un cuore ed uccide,<br />
diventano importantissimi i dati circostanziali per capire se ed in quale misura un meccanismo<br />
asfissiante, potenzialmente asfissiante vi sia stato ed abbia agito e questi meccanismi, in questo<br />
caso parlo grosso<strong>la</strong>namente per conoscenza approssimativa dei dati circostanziali, quelli che io<br />
conosco sono queste mani ammanettate dietro <strong>la</strong> schiena, uno che posso ipotizzare è un<br />
meccanismo a tipo di soffocamento diciamo in senso improprio per compressione sugli orifizi<br />
respiratoli e sul<strong>la</strong> faccia ed uno di cui si è par<strong>la</strong>to stamattina che è l ipotesi di un peso che gravi sul<br />
tronco ( 124)<br />
Molti degli indizi del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> asfittica, presenti nel caso di specie, non si riscontrano<br />
in morti per <strong>cause</strong> naturali ( es. le petecchie). In sostanza si ha una compresenza di<br />
segni molteplici che sono rari o poco frequenti in una <strong>morte</strong> naturale.<br />
La descrizione del<strong>la</strong> sintomatologia del<strong>la</strong> c.d. fame d aria , <strong>la</strong> condizione di chi ha un<br />
assoluto bisogno di respirare che gli viene impedito o parzialmente impedito e che si<br />
trova perciò in una condizione di dispnea indotta è molto puntualmente descritta e<br />
dimostra come <strong>la</strong> difficoltà respiratoria poteva essere avvertita e come <strong>la</strong> stessa<br />
accrescesse l agitazione del soggetto:<br />
RISPOSTA ( indotto )Da chi gli sta vicino, ma anche qua, c è qualcosa che si può leggere, giusto<br />
per non dire cose che dico io, dal Puccini questo, che è un altro grande libro di medicina legale, i<br />
sintomi sono <strong>la</strong> dispnea intensa - dispnea ho detto che cos è - accompagnata da stridore<br />
respiratorio, cioè come fossero dei fischi, uno stridore.<br />
DOMANDA Può essere anche un rantolo?<br />
RISPOSTA Può essere anche un rantolo, rumore espiratorio, alitamento <strong>delle</strong> pinne nasali,<br />
rientramento degli spazi soprac<strong>la</strong>veari intercostali, questo in una persona che è vestita, non si può<br />
vedere, dissociazione tra movimenti del torace e quelli del diaframma, fame d aria per l appunto,<br />
sintomi neuropsichici, ansietà, agitazione psicomotoria, poi tremori musco<strong>la</strong>ri, convulsioni<br />
generalizzate, un ipotesi che ci sia stata una fase convulsiva potrebbe accordarsi con alcune lesioni<br />
traumatiche che ci sono mi pare ai gomiti superficiali, proprio, che potrebbero essere da urti di<br />
queste strutture sporgenti esposte contro il suolo per esempio, però è un ipotesi, in quell ipotesi<br />
allora si potrebbe pensare, si adatterebbero bene queste lesioni a questa fase convulsiva. Sono<br />
sintomi appariscenti quelli dell insufficienza respiratoria, mi pare che ne ha già par<strong>la</strong>to forse <strong>la</strong><br />
431
professoressa Margaria all udienza di luglio.<br />
Lelenco dei sintomi da fame d aria può essere anche più lungo. La dispeea, precisa il<br />
consulente, è una condizione che si manifesta essa stessa in forme rumorose .<br />
Ma è sull excited delirium syndrome e sui limiti scientifici di questa c.d. causa di<br />
<strong>morte</strong> che il dr. Varetto merita di essere partico<strong>la</strong>rmente ascoltato, non solo perché<br />
rispecchia <strong>la</strong> diffidenza ed il rifiuto di molti esperti e di intere scuole mediche ad<br />
accoglierne <strong>la</strong> definizione come specifica causa di <strong>morte</strong>, ma anche perchè fornisce<br />
argomenti al rifiuto del prof. Thiene di considerare questa c.d. sindrome come un<br />
qualcosa che possa essere seriamente posto a base di una diagnosi di <strong>morte</strong>. Thiene<br />
fu tranciante e categorico e non motivò questo rifiuto, essendo impegnato a<br />
spiegare altri concetti. Varetto fornisce quegli argomenti che l autorevolissimo<br />
rifiuto di Thiene convalida:<br />
Questa bel<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> che per <strong>la</strong> trascrizione si scrive Excited Delirium Syndrome, con <strong>la</strong> Y, è<br />
un etichetta elegante che si dà ad una sindrome, cioè ad una situazione che capita di osservare<br />
come adesso stiamo discutendo di questa situazione concreta, che non capita in tutti i casi in cui<br />
si riconoscono le stesse <strong>cause</strong>, ma capita solo in alcuni casi ed a quel punto il limite scientifico<br />
esiste perché non si sa perché ad alcune persone succede ed ad altre no, ma è sostanzialmente<br />
un etichetta con <strong>la</strong> quale si va a descrivere una <strong>morte</strong> che è corre<strong>la</strong>ta a condizioni che si ritrovano<br />
in questo caso e queste condizioni che si ritrovano in questo caso sono lo stato di agitazione, per<br />
quanto noto ma penso che sia un fatto pacifico, pacificamente accertato; il contatto fisico emerge<br />
con <strong>la</strong> colluttazione, l immobilizzazione è una <strong>morte</strong> in qualche modo inattesa. Allora questa è<br />
un ipotesi che io non mi sento di scartare, non me <strong>la</strong> sento di scartare ma sarà da valutare insieme<br />
ai dati circostanziali, non mi sento di scartar<strong>la</strong> se ci mettiamo insieme quel<strong>la</strong> quota di ostacolo al<strong>la</strong><br />
respirazione di cui tutti hanno par<strong>la</strong>to, di cui parlo anch io, data quanto meno dalle mani vinco<strong>la</strong>te<br />
dietro <strong>la</strong> schiena eventualmente da una compressione sugli orifizi respiratori, dal<strong>la</strong> posizione<br />
prona, da un eventuale peso, cioè se noi togliamo, se questa persona <strong>la</strong> dobbiamo<br />
disammanettare, occludergli gli orifizi respiratori e non comprimerlo in nessun modo e metterlo<br />
in posizione supina, è una persona che sta perfettamente bene in un Excited Delirium Syndrome,<br />
non so se mi sono spiegato. In questa sindrome, lo dicono (Dimaio), <strong>la</strong> colluttazione nel<strong>la</strong><br />
costrizione fisica può essere un ulteriore concausa. Dopodiché io non c ero, sapere con quanta<br />
intensità se e con quanta intensità abbiano agito queste <strong>cause</strong> io francamente non lo so, perché<br />
non ero presente, posso dire, concordare con quelli che sono passati prima di me, nel dire che<br />
anche solo le mani vinco<strong>la</strong>te dietro <strong>la</strong> schiena, è un esperimento abbastanza facile da fare, se ci si<br />
mette - dopo aver fatto due piani di scale ed un po di corsa - per terra con le mani legate dietro <strong>la</strong><br />
schiena, legate, poste dietro <strong>la</strong> schiena, insomma, ci si accorge di quanto sia aumentata <strong>la</strong> fatica<br />
respiratoria in una situazione del genere ed in una persona che abbia le premesse patologiche e<br />
quindi l increzione di cateco<strong>la</strong>mina dovuta al<strong>la</strong> colluttazione, dovuta all essere entrato in contatto<br />
violento con altre persone, <strong>la</strong> fatica fisica ed il debito d ossigeno, l affanno respiratorio chi ci<br />
mettiamo un mattone in più, come hanno detto tutti quanti fino ad adesso, non è che si<br />
differenzi poi così molto rispetto a quanto è stato detto stamattina dal professor Avato e anche <strong>la</strong><br />
volta scorsa dal dottor Ma<strong>la</strong>guti.<br />
Siamo al<strong>la</strong> conferma di quanto avevamo visto commentando i risultati del<strong>la</strong> perizia.<br />
432
La nozione di e.d.s. non descrive una causa di <strong>morte</strong> naturale. Essa sintetizza un<br />
complesso di condizioni del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> molte <strong>delle</strong> quali non sono affatto naturali ma<br />
rispecchiano fatti umani sopravvenuti in una condizione di agitazione preesistente.<br />
Non è possibile allora qualificare con una so<strong>la</strong> formu<strong>la</strong> condizioni assai diverse nelle<br />
quali l azione del fatto esterno umano può avere un efficacia risolutiva e<br />
determinante, insieme ad una pluralità di altri fattori. Non si può sostenere che sol<br />
perché si descrivono casi di auto consunzione di soggetti agitati ( all atto pratico<br />
prove di casi simili non ne vengono offerte, se non agli albori del<strong>la</strong> moderna<br />
psichiatria o in casi di intossicazione acuta di specifiche droghe, assunte in dosi<br />
massicce e da lungo tempo, e si tratta costantemente di soggetti che muoiono in<br />
fase di contenzione o arresto o subito dopo), tutti gli altri casi di convergenza di<br />
fattori esterni debbano essere considerati irrilevanti e tutte le dinamiche <strong>delle</strong><br />
morti in tali condizioni debbano essere ascritte ad un agitazione patologica.<br />
In una situazione patologica determinata da più fattori basta un ostacolo anche<br />
re<strong>la</strong>tivamente modesto al<strong>la</strong> respirazione per costituire ulteriore fattore di<br />
indebolimento causalmente rilevante.<br />
Lidea del<strong>la</strong> polifattorialità del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> è descritta ancora in un successivo passo:<br />
DOMANDA Quindi lei dice in questa situazione di difficoltà, se ben capisco, era necessariamente<br />
amplificata e resa significativa dal<strong>la</strong> colluttazione, quindi dal debito d ossigeno che si poteva<br />
essere verificato in dipendenza di questo stato di agitazione del<strong>la</strong> colluttazione?<br />
RISPOSTA Dicono, chi si è occupato di queste cose, che sono fondamentali <strong>la</strong> situazione di<br />
agitazione, l affaticamento fisico, <strong>la</strong> increzione di cateco<strong>la</strong>mina, <strong>la</strong> colluttazione, il contatto fisico<br />
con altre persone, l essere vinco<strong>la</strong>ti, sono tutte circostanze che ricorrono in situazione del genere,<br />
tutte circostanze alle quali io credo che se dimostrate di esistere devono essere prese in<br />
considerazione come concausa, fra queste anche <strong>la</strong> costrizione fisica, <strong>la</strong> posizione<br />
Eliminati i casi limite estremi del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> da asfissia pura e del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> per causa<br />
naturale, sussiste una gamma amplissima di combinazioni, di condizioni plurime,<br />
tutte interagenti nel produrre il meccanismo del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>.<br />
E un errore considerare l e.d.s. come una fattore di <strong>morte</strong> autosufficiente ed<br />
escludente il concorso di altri fattori umani. La citazione degli autori americani più<br />
noti in materia consente al dr. Varetto di esplicitare il concetto:<br />
GIUDICE Lei dice: <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> è <strong>la</strong> sindrome abbinata ad eventuali fattori circostanziali<br />
RISPOSTA Mah, un momento, il fatto che esista questa sindrome non è che vieti che esistono<br />
anche i fattori circostanziali ulteriori, noi avevamo un appunto qua, le riporto qualcosa detto da<br />
persone più autorevoli di me. Allora, Dimaio, testo famoso di patologia medico legale, pagina 504<br />
505, dicono in questi casi di Excited Delirium Syndrome: Esistono due maniere per certificare <strong>la</strong><br />
causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, <strong>la</strong> prima è segnare <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> come excited del delirium e poi<br />
segna<strong>la</strong>re sforzo/colluttazione o intossicazione da cocaina questo non ci interessa - come causa<br />
contributiva, cioè concausa del decesso; un secondo modo certificare <strong>la</strong> <strong>morte</strong> in maniera<br />
descrittiva, ad esempio arresto cardiopolmonare durante sforzo colluttazione violenta in soggetto<br />
sotto influenza di sostanze, nell ipotesi che le sostanze ci siano. In individui che presentano psicosi<br />
433
può essere segna<strong>la</strong>ta tale condizione come ulteriore causa contributiva o incorporata nel<strong>la</strong><br />
diagnosi descrittiva . Cioè <strong>la</strong> colluttazione, <strong>la</strong> costrizione fisica viene utilizzata come parte<br />
integrante di questa sindrome, indubbiamente, dopodiché tutti i cuori si fermano perché gli manca<br />
l ossigeno, il fatto che qualunque sia <strong>la</strong> causa effettivamente e magari anche per un azione<br />
combinata <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine. Qualsiasi contributo ulteriore che porti ad una riduzione di<br />
ossigeno, a maggiore difficoltà respiratoria e l asfissia meccanica pura, è un mattone in più che si<br />
mette come concausa nel processo che porta poi al<strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Non so se ho spiegato.<br />
Il dr. Varetto esorta quindi a non cadere nel<strong>la</strong> truffa <strong>delle</strong> etichette, a non<br />
trascurare sul<strong>la</strong> scorta <strong>delle</strong> analisi più avvedute che lo sforzo nel combattimento, <strong>la</strong><br />
colluttazione, l immobilizzazione sono esse stesse componenti del<strong>la</strong> sindrome e<br />
quindi possibili con<strong>cause</strong> del decesso che è per definizione policausale in quanto<br />
tutti fattori che concorrono a produrre asfissia/ipossia, capace a sua volta in pochi<br />
minuti ( due o tre ) di produrre irreversibili danni cerebrali e di seguito <strong>la</strong> <strong>morte</strong>.<br />
Unico rimedio in questa situazione sarebbe stato rimettere il soggetto in condizione<br />
di respirare prima del prodursi di effetti irreversibili. Una rianimazione tentata dopo<br />
alcuni minuti di interruzione di attività cardiaca per asfissia non può produrre alcun<br />
effetto utile.<br />
La controversia tra <strong>la</strong> capacità del<strong>la</strong> posizione prona con mani legata dietro <strong>la</strong><br />
schiena a produrre o meno asfissia deriva dal<strong>la</strong> differenza, ben presente al<strong>la</strong> stessa<br />
letteratura sperimentale, tra <strong>la</strong> condizione reale e <strong>la</strong> condizione di <strong>la</strong>boratorio<br />
sempre piuttosto lontana dal<strong>la</strong> prima. Lo sforzo fisico, <strong>la</strong> concrezione<br />
cateco<strong>la</strong>minica, le modalità del contatto fisico compressivo non sono mai<br />
riproducibili in <strong>la</strong>boratorio sicchè l ipotesi del<strong>la</strong> mancata saturazione di ossigeno in<br />
posizione prona in condizioni di <strong>la</strong>boratorio non può essere automaticamente<br />
trasferita alle condizioni reali. Il che appare del tutto ragionevole. Importante <strong>la</strong><br />
considerazione secondo cui ogni caso ha storia a sé. Sul<strong>la</strong> base di tale ragionevole<br />
considerazione, vanno valutate con sereno distacco per infine disattenderle le<br />
posizioni dei consulenti del<strong>la</strong> difesa, tutte e soltanto protese nello sforzo di<br />
descrivere un idealtipo di <strong>morte</strong> naturale da e.d.s., costruito in termini<br />
obbiettivamente artificiosi ed estremi, del tutto sganciato dal<strong>la</strong> realtà del fatto,<br />
aprioristicamente ricostruita in modo da render<strong>la</strong> compatibile con il suddetto tipo<br />
ideale, privo di ogni riscontro in letteratura, nei documenti citati dal<strong>la</strong> difesa.<br />
Chiara <strong>la</strong> distinzione tra ipossia e asfissia. La prima è mancanza di ossigeno: <strong>la</strong><br />
seconda è il meccanismo che provoca l ipossia che può essere determinata anche da<br />
insufficienza respiratoria e non da totale asfissia.<br />
La definizione di ipossia:<br />
RISPOSTA Quindi carenza di ossigeno, ipossiemia se vogliamo proprio dire <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> giusta, cioè<br />
ipossia nel sangue ed ipercapnia, cioè aumento dell anidride carbonica, perché normalmente gli<br />
scambi respiratori sono ostaco<strong>la</strong>ti sia nell assunzione di ossigeno sia nell espulsione di anidride<br />
carbonica in modo più o meno pari.<br />
434
Tra l ipossia e <strong>la</strong> difficoltà respiratoria esiste una connessione nel senso che <strong>la</strong><br />
difficoltà respiratoria può consentire inizialmente e per un pò di mantenere una<br />
saturazione d ossigeno completa ma prima o poi provoca scompenso, in ipossia<br />
diminuendo <strong>la</strong> saturazione.<br />
Indicare l ipossia nel<strong>la</strong> fase finale come causa del decesso è un non senso, se non si<br />
ha riguardo alle <strong>cause</strong> che producono <strong>la</strong> condizione asfittica finale:<br />
DOMANDA Lei sa che di ipossia par<strong>la</strong>no alcuni, cioè come causa del decesso?<br />
RISPOSTA Sì, <strong>la</strong> cosa che ho provato, perché era basata questa diagnosi su un interpretazione,<br />
che a parer mio è un po bizantina dai reperti istologici del miocardio, come già si era detto, che<br />
questa ondu<strong>la</strong>zione <strong>delle</strong> fibre miocardiche<br />
RISPOSTA Però ipossia, tutti i cuori muoiono, si fermano per ipossia, cioè sia che io perda sangue<br />
ed il cuore non riceva abbastanza ossigeno per quello, sia che non respiri più ed il cuore non riceve<br />
ossigeno, sia che è una crisi ipertensiva, allora lo riceve ancora ma il suo <strong>la</strong>voro diventa talmente<br />
grosso e <strong>la</strong> sua richiesta d ossigeno talmente aumentata, come anche per l increzione di<br />
cateco<strong>la</strong>mine aumentano <strong>la</strong> richiesta d ossigeno del cuore o uno scompenso tra <strong>la</strong> richiesta di<br />
ossigeno del cuore e l offerta data dal circolo. Non tutti i cuori sono sensibili allo stesso modo,<br />
alcuni vanno in crisi prima di altri, però di fatto il meccanismo che porta a <strong>morte</strong> <strong>la</strong> persona e <strong>la</strong><br />
<strong>morte</strong> consiste nell arresto cardiaco, poi in sostanza, è quello. (p.146)<br />
Lammanettamento in posizione prona a terra e conseguente immobilizzazione è<br />
fattore di rischio di ipossia che ha dato l occasione al<strong>la</strong> produzione di protocolli e<br />
linee guida per evitare che soggetti agitati fossero immobilizzati in modi tali da<br />
produrre concreti effetti:<br />
DOMANDA Questa ipotesi da noi fatta in re<strong>la</strong>zione al caso concreto, è un ipotesi che vale solo per questa<br />
situazione specifica oppure si è tradotta nel tempo in linee guida, in istruzioni al personale sanitario, ai<br />
gestori pubblici di situazioni di emergenza o che possa, in istruzioni diciamo precauzioni per l uso del<strong>la</strong><br />
contenzione violenta, diciamo così.<br />
GIUDICE Ad esempio nei manicomi?<br />
RISPOSTA No, infatti nei servizi psichiatrici, già sui manicomi non esistono più, un bagaglio<br />
culturale medico lo sarà sempre di più infermieristico, mano a mano che le professioni<br />
infermieristiche acquisiscono dignità autonoma in quello che si chiama (norcing), cioè <strong>la</strong> cura dei<br />
bisogni fondamentali del paziente ed è un bagaglio culturale consolidato che è tradotto anche in<br />
alcune linee guida. Le raccomandazioni che vengono fatte per affrontare una persona che ha uno<br />
stato di agitazione ed anche dei comportamenti violenti, sono quelle di badare all incolumità degli<br />
operatori e del paziente, di tentare in tutti i modi, cosa che ha un efficacia notevolissima, di fare<br />
cessare lo stato di agitazione, <strong>la</strong> crisi acuta senza contatto fisico, solo con il dialogo, strutture che<br />
sono attrezzate prevedono un intervento di un certo numero di operatori, mi pare in linea di<br />
massima fa 3 e 5, non più di 6, cioè c è un numero che è definito come ideale, tale da dare, senza<br />
minaccia, l idea al paziente di aver di fronte una forza che è comunque di una certa entità di<br />
persone ed anche modalità di dialogo che risultano efficaci per p<strong>la</strong>ccare <strong>la</strong> fase acuta del<strong>la</strong> crisi. Il<br />
ricordo al<strong>la</strong> contenzione fisica per i pazienti è considerato, ma da tutti i medici e tradotto in<br />
queste linee guida come un ricorso che deve essere solo in condizioni eccezionali quando non ci<br />
sia altra possibilità ed esistono <strong>delle</strong> modalità di contenzione fisica in acuto che vengono suggerite<br />
435
che sono l avere gli operatori ai <strong>la</strong>ti del paziente e di trattenerlo per gli arti, per le mani, in piedi,<br />
per evitare danni. Questi danni sono citati anche in alcune linee di guida le possibilità di <strong>morte</strong><br />
come in situazioni di questo genere, i danni che si cerca di prevenire essenzialmente sono invece<br />
di tipo traumatico, sia per gli operatori sia per il paziente.<br />
La posizione prona a terra, anche nei <strong>la</strong>vori sperimentali, comporta difficoltà<br />
respiratorie, pur potendosi mantenere inalterata <strong>la</strong> funzione respiratoria, intesa<br />
come capacità di fare affluire al sangue tutto l ossigeno necessario. Questa <strong>la</strong><br />
corretta lettura dei <strong>la</strong>vori sperimentali citati dal<strong>la</strong> difesa. Il che significa che una<br />
variazione <strong>delle</strong> condizioni reali con una base di agitazione accentuata, un conflitto<br />
assai più intenso di quanto <strong>la</strong> situazione non ne possa riprodurre gli effetti, una<br />
compressione assai più marcata, una parziale restrizione <strong>delle</strong> vie aeree, una forte<br />
compressione sul tronco e sull addome, oltre a tutta una serie di circostanze di<br />
contorno, quali l asprezza del<strong>la</strong> lotta, l entità dei traumi subiti, l entità dei pesi<br />
applicati, l intensificazione del<strong>la</strong> compressione e del<strong>la</strong> restrizione per l errata<br />
interpretazione dell agitazione come fattore di offesa anziché come fattore di difesa,<br />
possono produrre quel deficit di saturazione dell ossigeno che porta all ipossia per<br />
<strong>cause</strong> meccaniche e posizionali. Il fatto che in una diagnosi a posteriori non sia<br />
possibile assegnare un peso specifico a ciascuna causa non è motivo per escluderne<br />
l efficacia. In questo senso <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> è l insieme <strong>delle</strong> con<strong>cause</strong> ciascuna<br />
<strong>delle</strong> quali necessarie al prodursi dell evento nelle specifiche condizioni in cui esso si<br />
è verificato. La giurisprudenza stessa nel valutare il contributo di ciascuna causa si<br />
limita ad un discorso puramente qualitativo e non quantitativo, ancorandosi al<br />
ragionamento contro fattuale. Nel<strong>la</strong> situazione in esame le con<strong>cause</strong> sono<br />
riconducibili a due soli fattori base: il primo riconducibile all agitazione di<br />
Aldrovandi ( i limiti in cui può essere realmente ammessa, conosciamo ora<br />
definitivamente); l altro all azione degli agenti, responsabili <strong>delle</strong> scelta e <strong>delle</strong><br />
modalità del<strong>la</strong> colluttazione; responsabili <strong>delle</strong> modalità di immobilizzazione;<br />
responsabili <strong>delle</strong> modalità di contenzione; responsabili del<strong>la</strong> parziale restrizione<br />
respiratoria; responsabili di avere accentuato <strong>la</strong> pressione dopo <strong>la</strong> manifestazione<br />
dei primi segni di difficoltà respiratoria e dei primi segni di asfissia; responsabili di<br />
non avere compreso il dramma che stava per verificarsi, rimettendo il soggetto in<br />
condizione di recuperare condizioni idonee di respirazione ,prima del prodursi di<br />
effetti irreversibili. Tutto ciò nel<strong>la</strong> prospettiva del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> per causa asfittiche. Il<br />
ragionamento andrà integrato per dare risposta agli interrogativi sull effettiva<br />
capacità del fatto descritto a produrre una <strong>morte</strong> asfittica. Una capacità che<br />
incontrava difficoltà esplicative, in assenza di un altra ora dimostrata causa<br />
patologica e violenta, legata al meccanismo compressivo del soggetto a terra, una<br />
volta accertato che <strong>la</strong> <strong>morte</strong> non poteva essere ascritta all agitazione del soggetto.<br />
In questo senso l indicazione del prof. Thiene ha davvero chiuso il cerchio .<br />
Significativa, nell ultima parte del controesame, <strong>la</strong> posizione di Varetto sul ruolo<br />
degli oppiacei. E una puntualizzazione di metodo efficacissima. Il medico-legale si<br />
436
imette alle deposizioni dei periti, del<strong>la</strong> dr.ssa Licata, del<strong>la</strong> dr.ssa Margaria, di Avato<br />
e Ma<strong>la</strong>guti nell attribuire un ruolo marginale e secondario agli effetti dell eroina sui<br />
centri respiratori. Ma ciò che conta è verificare l opportuna collocazione di questa<br />
condizione nell esplicazione del meccanismo causale. Non l eroina causa dell asfissia<br />
ma l eroina come condizione oggettiva preesistente rispetto al<strong>la</strong> quale un azione di<br />
compressione moltiplica i suoi effetti:<br />
il sapere che <strong>la</strong> morfina a certe concentrazioni può indurre depressione respiratoria e una<br />
depressione respiratoria che valuterete poi voi ciò che si sono detti i tossicologi e psichiatri per<br />
sapere se possa essere esistita o no, a me pare che dall opinione di molte persone risultasse un<br />
fatto re<strong>la</strong>tivamente marginale e una depressione respiratoria nei confronti del<strong>la</strong> quale<br />
nuovamente un ostacolo al<strong>la</strong> respirazione di tipo meccanico, rappresentato dal<strong>la</strong> posizione diventa<br />
rilevante, può diventare rilevantissimo, perché se gli si sottrae a uno che fa fatica a ristorare<br />
l ossigerazione a causa del<strong>la</strong> depressione respiratoria da oppiacei, se gli si sottrae quota di mantice<br />
respiratorio, di espansione di gabbia toracica per <strong>la</strong> fatica respiratoria nell ambito di una fatica<br />
musco<strong>la</strong>re importante ma aumentata dal<strong>la</strong> posizione, può diventare, forse se vog<strong>la</strong>mo, più<br />
rilevante rispetto ad una situazione in cui non ci sia il contributo dell ofpiaceo a dare l insufficienza<br />
respiratoria. ( p. 171)<br />
Ammettere l effetto del<strong>la</strong> morfina sul<strong>la</strong> respirazione, dice Varetto, significa<br />
accentuare il peso del<strong>la</strong> difficoltà di respirazione di tipo meccanico, determinata<br />
dal<strong>la</strong> posizione prona e da tutte le altre circostanze compressive che il consulente al<br />
tempo dell esame si limitava del tutto correttamente solo ad ipotizzare e che ora<br />
possiamo dare per certe, attribuendosi al discorso un maggior valore esplicativo.<br />
Anche per quanto concerne <strong>la</strong> domanda sui tempi per il verificarsi dell ipossia, il<br />
consulente molto opportunamente rinvia al diverso combinarsi possibile dei dati<br />
circostanziali secondo le emergenze del tempo, oggi convalidate e corroborate nel<br />
senso prospettato dal consulente:<br />
DOMANDA Benissimo. Di quanto tempo ha bisogno questo meccanismo asfittico, cioè per<br />
quanto tempo deve andare avanti questo meccanismo asfittico sin da portarlo ad ipossia?<br />
RISPOSTA Sta nel<strong>la</strong> risposta precedente, cioè dipende, avevo detto, è causa di ipossia e di<br />
ipercapnia se è abbastanza intenso da ostaco<strong>la</strong>re gli scambi respiratori, a questo si può aggiungere<br />
che se gli scambi respiratori sono completamente aboliti, in assenza di altre con<strong>cause</strong> nel<strong>la</strong><br />
persona che si impicca e viene strango<strong>la</strong>ta da un <strong>la</strong>ccio che non mol<strong>la</strong> <strong>la</strong> presa, in genere l asfissia<br />
si completa in 5 6 minuti, con una certa variabilità ovvia individuale, perché ogni cuore reagisce a<br />
modo suo.<br />
DOMANDA E nel caso nostro, nel meccanismo asfittico dell ammanettamento dietro?<br />
RISPOSTA Nel caso nostro è<br />
DOMANDA Nel caso concreto, dottore.<br />
RISPOSTA Nel caso nostro è una situazione che è molto più complessa, perché il meccanismo<br />
agisce nell ostaco<strong>la</strong>re una completamente efficace attività respiratoria a causa anche <strong>delle</strong><br />
preesistenti con<strong>cause</strong>, del<strong>la</strong> già preesistente affaticamento, del<strong>la</strong> necessità di un carattere arrivo<br />
d aria per poter ripristinare <strong>la</strong> situazione fisiologica e quindi no, non si può dire un tempo, non lo si<br />
può dare.<br />
437
DOMANDA Non lo si può dare nel senso che non siamo in grado di indicarlo perfettamente o in<br />
re<strong>la</strong>zione a quello che lei ha detto prima, dell impiccamento 5 o 6 minuti, possiamo dire<br />
certamente maggiore per esempio?<br />
RISPOSTA Non lo si può dire, perché a parte <strong>la</strong> sensibilità individuale che è sicura, non sappiamo<br />
esattamente quale fosse <strong>la</strong> situazione di partenza, allora poniamo una persona che per colpa <strong>delle</strong><br />
cateco<strong>la</strong>mine, per colpa del<strong>la</strong> fatica, per colpa del<strong>la</strong> colluttazione ha avuto un crearsi di una<br />
situazione pericolosa, che se si protrae nel tempo, intanto i tessuti continuano a consumare<br />
ossigeno<br />
RISPOSTA Lui ce l ha già l ipossia, <strong>la</strong> <strong>la</strong>sciamo respirare affannosamente senza difficoltà e<br />
ripristina. Gli prolunghiamo per colpa di questa quota di difficoltà indotta dal<strong>la</strong> posizione, una<br />
condizione di ipossia, adesso parlo sempre e solo di ipossia, ma c è appunto anche eventualmente<br />
l ipercapnia, lo espongo al sommarsi di tempi e di situazione critica e al<strong>la</strong> fine vedo che questa<br />
persona è morta in quel<strong>la</strong> posizione.<br />
Rilevante è ancora ricordare come per il dr. Varetto le ferite al capo possono essere<br />
prodotte da qualsiasi tipo di corpo contundente, compreso il calcio. In questo vi è<br />
motivato dissenso dal<strong>la</strong> posizione del dr. Ma<strong>la</strong>guti, indicando il dr. Varetto i capelli<br />
come barriera impeditiva di una precisa incisione <strong>delle</strong> forme del corpo contundente<br />
in modo da potere ammettere o escludere <strong>la</strong> causa produttiva.<br />
Lazione contusiva da parte di terzi nel<strong>la</strong> produzione <strong>delle</strong> ferite al<strong>la</strong> testa e al volto è<br />
argomentata in modo incisivo e non si presta a contestazioni:<br />
RISPOSTA No, il messaggio che ho cercato di trasmettere fino ad adesso è che se c è una persona<br />
che ha due escoriazioni, una ferita <strong>la</strong>cero contusa al<strong>la</strong> fronte si può pensare ad una azione<br />
ripetitiva di tipo autolesionistico o una caduta accidentale, se una persona ha una ferita da questa<br />
parte, una ferita da questa parte, un escoriazione qua, un escoriazione davanti, ha praticamente<br />
tutta <strong>la</strong> superficie del<strong>la</strong> sfera del<strong>la</strong> testa costel<strong>la</strong>ta di lesioni, riesce francamente difficile attribuirle<br />
tutte quante a dei fatti, a dei gesti autolesionistici o a dei fatti accidentali. Poi presa singo<strong>la</strong>rmente<br />
una ferita <strong>la</strong>cero contusa, non so, è capitato a tante persone di farse<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> testa, perché <strong>la</strong> testa è<br />
una di quelle regioni che si feriscono e tutti quanti credo che sia capitato ce <strong>la</strong> siamo fatti<br />
accidentalmente, non è<br />
Ritornando al problema del<strong>la</strong> presenza di piccoli e sporadici foco<strong>la</strong>i di fibrosi<br />
miocardica , il dr. Varetto, richiamando il precedente commento, spiega che si tratta<br />
di una situazione di assoluta normalità, in un cuore il cui peso si colloca nel<strong>la</strong> fascia<br />
medio bassa, ragion per cui una eventuale fibrosi ne avrebbe dovuto<br />
necessariamente accrescere il peso.<br />
Definitivo quindi l argomento usato per escludere che le ecchimosi gengivali<br />
possano attribuirsi al <strong>la</strong>voro del rianimatore:<br />
RISPOSTA Allora, io sono andato a studiare che cos è questa cannu<strong>la</strong>, ed è in effetti una cannu<strong>la</strong><br />
che se è stata usata questa per abbassare <strong>la</strong> lingua è una cannu<strong>la</strong> che viene messe in bocca, al di<br />
sopra del<strong>la</strong> lingua collegata al pallone o al<strong>la</strong> maschera, perché si usa per fare respirare. La<br />
possibilità che crei simmetricamente sul fornice gengivale, superiore e inferiore, esattamente allo<br />
438
stesso livello due ecchimosi mi sembra bassissima, per due motivi: uno è che è vero che esistono<br />
dei danni possibili da cannule, in genere se ci sono riguardano parti più basse ma se anche<br />
riguardassero un fornice gengivale riguardano uno e non due simmetricamente. Laltra cosa che<br />
mi pare che quando sono state fatte queste manovre questa persona fosse morta. Ora l ecchimosi<br />
è una lesione vitale e che si formino due <strong>delle</strong> ecchimosi così, per un attività rianimatoria che poi<br />
risulta essere inefficacie, nel senso che non c è attività cardiaca, mi sembra un po basso.<br />
In questa prospettiva anche queste lesioni sono indicative del meccanismo asfittico<br />
o in via diretta come dimostrazione dell occlusione del<strong>la</strong> bocca e <strong>delle</strong> vie<br />
respiratorie o in via indiretta come espressione dello sforzo fatto per respirare. La<br />
mancanza di segni esterni non sarebbe impeditiva dell ipotesi, tutto dipendendo<br />
dall intensità del<strong>la</strong> compressione e dalle modalità di contatto con <strong>la</strong> superficie<br />
esterna, ovvero dalle modalità di chiusura del<strong>la</strong> bocca.<br />
Circa il livello di valutazione scientifica degli studi sperimentali sull asfissia, il dr.<br />
Varetto ne ha confermato l infimo valore scientifico, pur dando atto del<strong>la</strong> difficoltà,<br />
intrinseca al<strong>la</strong> natura dell attività del<strong>la</strong> medicina legale, eminentemente casistica, di<br />
produrre contributi scientifici di elevata qualificazione:<br />
DOMANDA Va bene. Lultima cosa, dal punto di vista scientifico: abbiamo sentito stamattina che<br />
l esperimento di Chan è c<strong>la</strong>ssificato livello 4, che significa concretamente, che attendibilità si può<br />
dare a questo tipo di esperienza?<br />
RISPOSTA Allora i livelli di forza <strong>delle</strong> raccomandazioni e di efficacia scientifica - adesso sto<br />
usando parole un po sbal<strong>la</strong>te perché sono stanco - di un <strong>la</strong>voro, di un contributo scientifico sono<br />
graduati e nelle linee guida appunto le raccomandazioni sono graduate, grado a), grado b), grado<br />
c). Il disastro di fronte al quale si trova il medico legale in un au<strong>la</strong> di giustizia è constatare che quasi<br />
sempre ciò che si porta, come propria conoscenza al Giudice, sarebbe c<strong>la</strong>ssificato ai livelli più bassi<br />
possibili, il livello più basso possibile è l opinione dell esperto come raccomandazione, perché sì<br />
l opinione di una persona che ha letto tanto, ha fatto tanto ma è pur sempre l opinione<br />
dell esperto. Per altro trasferire in medicina legale questa sca<strong>la</strong> di valutazioni del<strong>la</strong> forza di una<br />
raccomandazione o dell autorevolezza di un contributo scientifico, vorrebbe dire o chiudere<br />
bottega completamente e rinunciare al<strong>la</strong> medicina legale, perché non c è quasi niente che abbia<br />
una base sperimentale o di studio osservazionale, che sono quelli richiesti da questi criteri di<br />
c<strong>la</strong>ssificazione, tali da far<strong>la</strong> salire al di sopra di un livello poco più che infimo, perché<br />
DOMANDA Sì, io volevo capire, da quello che diceva lei, questo esperimento in <strong>la</strong>boratorio del<br />
soggetto che gli si fa fare un po di ginnastica e poi si mette<br />
RISPOSTA È una situazione che è molto diversa da<br />
DOMANDA Cioè volevo capire quanto di questo esperimento rispecchia <strong>la</strong> realtà?<br />
RISPOSTA Allora questi soggetti con 30 e più chili sul<strong>la</strong> schiena si trovano per un quarto d ora,<br />
dopo aver fatto <strong>delle</strong> attività e stanno benone. Una persona, d altra parte ce ne abbiamo casi di<br />
persone che con il peso, pari a quello del proprio corpo sul tronco, a comprimere insieme torace<br />
ed addome, muoiono quasi all istante. Nel mezzo ci staranno un sacco di situazioni, il fatto è che <strong>la</strong><br />
situazione control<strong>la</strong>ta sperimentale è una situazione molto partico<strong>la</strong>re, che vale per le condizioni<br />
sperimentali impostate. Qui sempre con i limiti del concetto di sindrome, quindi di <strong>cause</strong> che<br />
agiscono in un certo modo ma che non sempre producono quell effetto, abbiamo <strong>delle</strong> situazioni<br />
che sono molto diverse rispetto una situazione sperimentale, perché 4 minuti accapigliarsi per<br />
finta cercando di non farsi male sono diversi da uno che sbatte<br />
439
Si tratta, in definitiva, di una valutazione condivisa dallo stesso autore dello studio<br />
di cui è stata data lettura in udienza:<br />
DOMANDA Va bene. La seconda domanda è questa, sempre citando Chan, le chiedo se condivide<br />
questa valutazione: Si è cercato l ha già detto <strong>la</strong> collega di riprodurre gli effetti fisiologici del<strong>la</strong><br />
colluttazione sottoponendo i soggetti dello studio ad un esercizio del<strong>la</strong> durata di 4 minuti prima di<br />
far loro assumere <strong>la</strong> posizione di contenimento. È però improbabile che tale periodo di esercizio<br />
possa simu<strong>la</strong>re tutte le alterazioni fisiologiche che si possono verificare durante una colluttazione<br />
o in stato di agitazione, inoltre non sono stati riprodotti gli effetti dei traumi e dello stress<br />
psicologico che spesso si verificano nelle persone durante l arresto . Condivide lei questa<br />
valutazione, cioè è d accordo?<br />
RISPOSTA Lho appena detto, adesso arriva da fonte più autorevole di me che è <strong>la</strong> stessa cosa<br />
sostanzialmente<br />
Infine una conferma del bagaglio culturale che un agente di polizia deve possedere<br />
quando è chiamato ad intervenire per bloccare pazienti agitati. E emerso dalle più<br />
volte citate linee guida così come dalle prescrizioni all azione di agenti del<strong>la</strong> forza<br />
pubblicas chiamati ad eseguire TSO ( circostanza richiamata dal prof. Berardi ) che in<br />
casi estremi questa è chiamata in ausilio ai sanitari per risolvere questioni delicate<br />
concernenti pazienti molto agitati e pericolosi per sé e per altri. Attraverso l accesso<br />
nelle strutture sanitarie gli agenti del<strong>la</strong> forza pubblica acquisiscono una visione<br />
umanitaria dell approccio al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia mentale che entra a fare parte del proprio<br />
bagaglio esperienziale e del<strong>la</strong> cultura diffusa nei diversi corpi di polizia. Lignoranza<br />
di queste procedure e dei criteri diffusi nell ambiente medico in materia di<br />
trattamento di soggetti agitati costituisce imperizia professionale.<br />
Lapproccio al quale il prof. Varetto fa riferimento viene così descritto:<br />
RISPOSTA Ma l opinione del medico, di chi <strong>la</strong>vora in sanità è che <strong>la</strong> forza pubblica è costituita da<br />
persone che devono essere di aiuto all umanità, come primo compito, ed un aiuto all umanità e al<br />
paziente in quel momento è quello di immobilizzarlo, cioè una volta che lui ha raggiunto<br />
l opinione che non c è nient altro da fare, che è fallito qualsiasi tentativo di far scemare lo stato di<br />
agitazione in modo autonomo accompagnato, facilitato, con il metodo Montessori diciamo, e si<br />
deve ricorrere al<strong>la</strong> costrizione fisica, allora cosa faccio? Chiamo <strong>la</strong> forza pubblica perché sono in<br />
un ambiente che so amministrare, sono psichiatra che li coordina, so dire cosa, quali sono le cose<br />
migliori da fare e so di avere a che fare con persone che devono istituzionalmente vengono in<br />
aiuto al di là del reato, del non reato, questo di sicuro, sì.<br />
E più avanti ribadirà quanto abbiamo già rilevato: nell alternativa tra nuocere al<br />
paziente o sottrarsi allo scontro, l agente dovrebbe preferire questa alternativa, fino<br />
a quando non vi siano rischi per beni che l agente deve tute<strong>la</strong>re con prevalenza<br />
sull incolumità del soggetto agitato. Una condizione evidentemente eccezionale.<br />
Il prof. Giovanni Beduschi tira le fi<strong>la</strong> del<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> alternativa del<strong>la</strong> causa di<br />
440
<strong>morte</strong> sostenuta dal<strong>la</strong> difesa di parte civile, fino all avvento del prof. Thiene.<br />
Anche il prof Bedusci ha firmato <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione già esaminata confluita negli atti<br />
dell incidente probatorio. Le sue osservazioni a dibattimento le rispecchiano con le<br />
integrazioni e precisazioni derivanti dal successivo dibattito tecnico.<br />
Il prof. Beduschi non si sottrae al<strong>la</strong> domanda sul<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>: <strong>la</strong> <strong>morte</strong> di<br />
Aldrovandi è riconducibile ad ipossia da immobilizzazione con <strong>la</strong> quale interagiscono<br />
<strong>cause</strong> secondarie da valutare sul piano interpretativo e concausale. Ma causa<br />
principale è il debito di ossigeno provocato nel<strong>la</strong> vittima dal<strong>la</strong> immobilizzazione<br />
toracica, epilogo di una vicenda iniziata con <strong>la</strong> precedente colluttazione. I traumi<br />
prodotti, inefficaci come causa a se stante, assumono un significativo rilievo<br />
concausale.<br />
Lapplicazione di corretti criteri medico-legali esclude dalle possibili causa <strong>la</strong> c.d.<br />
<strong>morte</strong> tossicologica per <strong>la</strong> presenza irrilevante di alcol e ketamina; per l accertata<br />
inefficacia dell eroina nel<strong>la</strong> dose accertata a Ferrara ( peraltro dubbia in<br />
considerazione dei risultati torinesi ) come fattore tossico. A questo proposito <strong>la</strong><br />
direzione di un istituto universitario di medicina-legale al quale fa capo un<br />
<strong>la</strong>boratorio di tossicologia forense, permette al prof. Beduschi di rivendicare una<br />
competenza indiretta in materia, in funzione dell obbligo di controllo di efficienza<br />
<strong>la</strong> qualità a lui spettante. Ciò consente a Beduschi di ribadire il concetto illustrato<br />
dal<strong>la</strong> dr.ssa Licata, rafforzato dall esperienza trentennale, secondo cui <strong>la</strong> morfina<br />
non è degradabile, per cui le eccezionali differenze riscontrate tra le analisi ferraresi<br />
e quelle torinesi sul punto non possono essere ascritte a questa causa. La<br />
qualificazione internazionale del <strong>la</strong>boratorio torinese, da parte dell organizzazione<br />
internazionale antidoping che adotta criteri di ricerca assai più selettivi di un<br />
normale <strong>la</strong>boratorio, avrebbe dovuto condurre ad escludere un qualsiasi dubbio<br />
sull attendibilità <strong>delle</strong> analisi torinesi. I riconoscimenti ufficiali dell istituto di<br />
medicina legale di Modena, il più accreditato in Emilia Romagna, sottoposto a<br />
rigorosi controlli di qualità a vari livelli, e del suo <strong>la</strong>boratorio di tossicologia forense<br />
di cui fa parte <strong>la</strong> dr.ssa Licata, garantiscono le sue prestazioni e quindi le<br />
osservazioni qualitative del<strong>la</strong> dr.ssa Licata sulle tecniche analitiche ferraresi per le<br />
quali non risultano al consulente analoghe verifiche di qualità. Ma anche<br />
ammettendo <strong>la</strong> validità dei rilievi analitici ferraresi e l interazione farmacologica tra<br />
le sostanze, con <strong>la</strong> ketamina a livelli minimi andrebbero esclusi effetti tossici. Anche<br />
sul comportamento l azione <strong>delle</strong> sostanze appare oltremodo dubbio. Ammesso un<br />
fattore minimo di ebbrezza prodotto dal<strong>la</strong> quantità di alcol, inferiore al livello<br />
richiesto per <strong>la</strong> guida di autoveicoli, l effetto dell eroina è notoriamente di tipo<br />
deprimente e non eccitante; a differenza <strong>delle</strong> anfetamine e del<strong>la</strong> cocaina, non<br />
rilevate nel caso in esame. Esclusa l azione individuale, neppure il preteso<br />
sinergismo tra le sostanze poteva giustificare lo stato di eccitazione. Esso, in<br />
ipotesi, poteva al più fondarsi su motivi psicologici endogeni. Neppure l eroina<br />
avrebbe potuto considerarsi causa di depressione respiratoria per le ragioni, più<br />
441
volte enunciate, che vedono Aldrovandi tutt altro che imbambo<strong>la</strong>to. In definitiva, in<br />
piena consonanza con le conclusioni dei periti d ufficio, <strong>la</strong> materia degli effetti <strong>delle</strong><br />
sostanze è per Beduschi una tempesta in un bicchiere d acqua : neppure varrebbe<br />
<strong>la</strong> pena di discutere del<strong>la</strong> ketamina, visti i dosaggi. Nessuna evidenza scientifica che<br />
il presunto cocktail ad ingredienti minimali possa avere determinato cardiotossicità.<br />
Il problema andrebbe spostato semmai sul piano del<strong>la</strong> sofferenza cardio-ipossica,<br />
una sofferenza cardiaca da mancanza di ossigeno. Causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> non è certo<br />
l arresto cardiaco, una costante in tutte le morti. Questa osservazione serve al<br />
consulente per sgombrare il terreno dal rilievo sulle fibre cardiache testate<br />
all esame istologico. La descrizione del reperto del cuore esprimerebbe un concetto<br />
assolutamente comune, secondo una tipologia standard nel<strong>la</strong> casistica peritale<br />
dell istituto diretto dal prof. Beduschi. Londu<strong>la</strong>zione <strong>delle</strong> fibre cardiache è<br />
tutt altro che un segno di tossicità cardiaca. A sostegno del<strong>la</strong> tesi il prof Bedusci cita<br />
innumerevoli casi. Le fibre ondu<strong>la</strong>te nel reperto istologico appaiono molto<br />
frequentemente e costituiscono un segno assolutamente generico e privo di<br />
qualsiasi significato, neppure usato e usabile per <strong>la</strong> diagnosi di un infarto<br />
recentissimo un infarto fulminante. Quindi <strong>la</strong> fibra ondu<strong>la</strong>ta è nell accezione<br />
corrente, a meno che non venga dimostrata attraverso metodi immuno-istochimici,<br />
e qui non è stata dimostrata, non assolutamente significativa di un danno cardiaco<br />
su vivente ma espressione di un fenomeno postmortale corre<strong>la</strong>bile con l ipossia.<br />
Ed infatti è l ipossia che fa raggrinzire <strong>la</strong> fibra, facendole assumere aspetto<br />
nastriforme. Considerazione per Beduschi di assoluta evidenza e non passibile di<br />
seria argomentazione contraria.<br />
Si tratta di un giudizio estremamente severo per quanti dalle cinque righe di un<br />
burocratico rilievo istologico hanno preteso trarre conseguenze determinanti,<br />
subendo <strong>la</strong> severissima reprimenda del prof. Thiene, implicitamente già contenuta<br />
nelle osservazioni di Beduschi<br />
Escluse le <strong>cause</strong> traumatica, chimico tossicologica e cardiotossica, il solo dato<br />
dirimente nel<strong>la</strong> diagnosi differenziale diventa il dato circostanziale all interno del<br />
quale inserire i dati aspecifici dell autopsia. E qui il rinvio del prof. Beduschi è<br />
all intera analisi del dr. Gua<strong>la</strong>ndri. Si tratta di stabilire se il dato circostanziale<br />
giustifichi o meno i segni inequivoci e completi di <strong>morte</strong> asfittica, in assenza di<br />
spiegazioni alternative, o in presenza di circostanze che escludono spiegazioni<br />
alternative. Rilevante anche <strong>la</strong> lezione di Varetto per spiegare <strong>la</strong> riconducibilità al<strong>la</strong><br />
mancanza di ossigeno di tutta una serie di segni, dalle petecchie alle soffusioni<br />
ecchimotiche. Segni che giustificano <strong>la</strong> spiegazionedell evento in termini di <strong>morte</strong><br />
asfittica, in presenza di una cornice circostanziale precisa e concludente:<br />
colluttazione e immobilizzazione riconducibili allo schema c<strong>la</strong>ssico del<strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />
asfittica per immobilizzazione toracica, causa di <strong>morte</strong> in molti infortuni sul <strong>la</strong>voro.<br />
Il dato probatorio acc<strong>la</strong>rato a dibattimento al momento del<strong>la</strong> deposizione del prof.<br />
Beduschi, ma già emergente al tempo dell incidente probatorio, era indicativo di<br />
442
una severa attività del<strong>la</strong> polizia di immobilizzazione toracica del soggetto. Il quadro<br />
circostanziale che il prof. Beduschi non ha timore di esporre nel corso del<br />
dibattimento, conc<strong>la</strong>mato dalle prove assunte, vedeva realizzata una violentissima<br />
e prolungata colluttazione del<strong>la</strong> vittima contro quattro agenti di polizia, con sforzi<br />
musco<strong>la</strong>ri di altissima intensità, tali da comportare un notevole consumo di<br />
ossigeno musco<strong>la</strong>re e da precostituire uno stato compensato di deficit di ossigeno.<br />
Leffetto sul piano metabolico era l ipercapnia, cioè l incremento del<strong>la</strong><br />
concentrazione di anidride carbonica nel sangue e uno stato biometabolico di<br />
acidosi.<br />
In tutto questo nul<strong>la</strong> di difforme da alcuni passaggi del dr. Rapezzi se non fosse che<br />
questi ricostruiva su premesse in fatto inesistenti o <strong>la</strong>rgamente insufficienti,<br />
comunque estranee all azione del<strong>la</strong> polizia, in modo quindi non corrispondente ai<br />
fatti accertati. Una condizione tipica da eccessivo <strong>la</strong>voro musco<strong>la</strong>re, con scarsità di<br />
ossigeno che drena l aumento dei metabolici e dà l accumulo di acido <strong>la</strong>ttico. La<br />
triade ipossia, ipercapnia e acidosi, situazioni tipiche di qualsiasi sforzo musco<strong>la</strong>re, il<br />
ragazzo giovane e sano sarebbe stato certamente in grado di compensare con<br />
l aumento del ritmo respiratorio, con l aumento del<strong>la</strong> frequenza ina<strong>la</strong>toria,<br />
rifornendosi in tal modo del surplus di ossigeno consumato. E proprio questo<br />
meccanismo di compensazione che viene impedito nel<strong>la</strong> fase successiva, attraverso<br />
l abbattimento al suolo, <strong>la</strong> compressione toracica, l immobilizzazione in posizione<br />
prona. Tutte componenti operanti in modo sinergico nel produrre l effetto<br />
destabilizzante sull organismo. Il prof. Beduschi sottolinea partico<strong>la</strong>rmente l effetto<br />
negativo del<strong>la</strong> posizione prona nello stato di estremo affaticamento e di necessità<br />
di aumento del ritmo respiratorio. Una condizione che è di ostacolo per chiunque,<br />
anche per il non affaticato, all espansione completa e piena del mantice toracico, in<br />
grado di ridurre <strong>la</strong> capacità venti<strong>la</strong>toria e quel<strong>la</strong> ina<strong>la</strong>toria. In nessun ospedale una<br />
persona in condizione di insufficienza respiratoria verrebbe posta in posizione<br />
prona, provvedendosi semmai in tali casi a fare in modo di tenergli il busto e <strong>la</strong> testa<br />
sollevati per facilitare l entrata dell aria. Altro fattore aggiuntivo che il prof.<br />
Beduschi non omette opportunamente di trascurare, leggendo i dati dell istruttoria<br />
assai meglio dei suoi colleghi del<strong>la</strong> difesa, <strong>la</strong> compressione sul dorso con mezzi<br />
vari allo scopo di ammanettare il soggetto con le mani dietro <strong>la</strong> schiena. Una<br />
condizione di per sé foriera di ostacolo ulteriore al<strong>la</strong> respirazione ma al quale si<br />
aggiungeva l azione compressiva dell immobilizzazione. Ovvia <strong>la</strong> conseguente<br />
difficoltà respiratoria, le invocazioni di aiuto, le grida, i rantoli, il tirage<br />
retrosternale, tipico di chi ha <strong>la</strong> crisi d asma . I bronchi non riescono ad espandersi<br />
come vorrebbero e di fatto si restringono. Leffetto è un complesso i segni vocali che<br />
dovevano essere percepiti dagli astanti. Aggravanti, con significativo peso specifico,<br />
<strong>la</strong> posizione al suolo del capo girato, con ulteriore restrizione dell ambito <strong>la</strong>ringofaringeo,<br />
documentato dalle lesioni all emivolto, al<strong>la</strong> tempia, pacificamente<br />
riconosciute come effetto del<strong>la</strong> specifica azione. A questo compendio di fattori,<br />
443
l esperto medico-legale, aggiunge un elemento non rilevato da altri, <strong>la</strong> situazione di<br />
edema cerebrale in cui versava il soggetto, in base ai riscontri autoptici, una<br />
condizione che il prof. Beduschi illustra muovendo dal<strong>la</strong> fotografia dell encefalo<br />
allegata al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione dei consulenti d ufficio. Si tratta di una condizione di edema<br />
di tipo postraumatico, non necessariamente legata a segni di fratturatività interna o<br />
a segni di emorragia endocranica. La descrizione è chiara ed apprezzabile, pur in<br />
assenza di una possibilità di confronto fotografico con una condizione di <strong>morte</strong> che<br />
non <strong>la</strong> contemp<strong>la</strong>. Una prova dell esistenza di una noxa traumatica non idonea a<br />
provocare <strong>la</strong> <strong>morte</strong> ma capace di provocare un visibile edema che si aggiunge a<br />
determinare sofferenza in un contesto plurifattoriale di <strong>cause</strong> ipossiche. Ledema<br />
conc<strong>la</strong>mato è <strong>la</strong> prova <strong>delle</strong> percosse al capo subite da Aldrovandi che si possono<br />
dare per accertate anche senza <strong>la</strong> prova testimoniale: indipendentemente dalle<br />
testimonianze noi ritroviamo sul <strong>la</strong>to destro del<strong>la</strong> tempia dell'Aldrovandi, sotto<br />
forma di una soffusione ecchimotica, un livido, per <strong>la</strong> verità, senza lesioni di<br />
superficie<br />
una lividura che ci dice che in quel punto .. che corrisponde poi anche<br />
ad analoghe lesioni da taglio contusive miste, da taglio e da contusione, tra<br />
virgolette dico asetticamente "come da manganello", "come da", che troviamo nel<strong>la</strong><br />
galea capitis al vertice e che ci dicono quindi, in numero di almeno tre, due al vertice<br />
e una al<strong>la</strong> tempia - <strong>la</strong> tempia poi è una zona pericolosa che da so<strong>la</strong> potrebbe essere<br />
bastante un colpo ben piantato al<strong>la</strong> tempia a far morire una persona - che<br />
giustificano, con espansioni emorragiche che ci danno ragione del<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> noxa<br />
post traumatica di un edema celebrale che non ha certamente facilitato <strong>la</strong> dinamica-<br />
respiratoria ( p.112). Una difficoltà respiratoria non legata questa volta ad un<br />
problema meccanico di espansione di mantice o al<strong>la</strong> riduzione dell adito di ingresso<br />
aereo, non al debito di ossigeno da stress musco<strong>la</strong>re dovuto al<strong>la</strong> colluttazione, ma<br />
ad una sofferenza neurogena dovuta ad un espansione, l edema, idonea a<br />
deprimere i centri del respiro, i centri che presiedono al ritmo respiratorio. Ricorda il<br />
prof. Beduschi come in alcuni traumi post-traumatici l edema cerebrale sia<br />
complicanza post-chirurgica che comprime i centri respiratori e ingenera un<br />
meccanismo di sofferenza neurogena. Non solo un meccanismo ipossico su base<br />
asfittica come causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> ma anche ipossia su base metabolica e neurogena.<br />
Sull e.d.s. il prof. Beduschi è disposto ad ammettere nel giovane caratteristiche<br />
comportamentali reattive deponenti per un soggetto esagitato , ma <strong>la</strong> mancanza<br />
di intossicazione da cocaina o anfetamine, o di condizioni psicotiche,<br />
impedirebbero il ricorso al<strong>la</strong> sindrome come causa di <strong>morte</strong>.<br />
La puntualizzazione è importante perché <strong>la</strong> casistica dell e.d.s, secondo i periti<br />
d ufficio e secondo <strong>la</strong> letteratura medica, è strettamente legata a condizioni di<br />
risalente intossicazione da sostanze stupefacenti che per qualità e quantità fossero<br />
in grado di produrre quel tipo di agitazione. Ricordiamo che proprio per questa<br />
ragione i periti hanno dovuto introdurre, per spiegare il presunto delirio agitato,<br />
444
l ipotesi dell assunzione di LSD. Tutte le evidenze processuali depongono contro <strong>la</strong><br />
possibilità di assumere come dato comportamentale l e.d.s.<br />
Ma come abbiamo già più volte osservato, e come assumiamo secondo una<br />
moderata ipotesi subordinata, è possibile senza significative modifiche<br />
dell interpretazione medico-legale inserire il modello esplicativo del prof. Beduschi<br />
e degli altri consulenti dell accusa privata, che riteniamo l unico razionalmente<br />
processualmente valido, nel contesto dell e.d.s.<br />
L'incidenza del<strong>la</strong> condizione di delirio eccitato sarebbe stata anche in questo caso<br />
nell iperconsumo di ossigeno che si sarebbe avuto anche senza colluttazione.<br />
L'agitazione psicomotoria è un impegno musco<strong>la</strong>re anche in questi casi. Un<br />
impegno musco<strong>la</strong>re solipsistico, quindi non reattivo a scontro, sarebbe pur sempre<br />
un impegno musco<strong>la</strong>re che negli amma<strong>la</strong>ti psichiatrici frequentemente si<br />
accompagna addirittura ad uno stato febbrile, ad un movimento termico, proprio<br />
dovuto all agitazione. Anche ad ammettere <strong>la</strong> condizione di debito di ossigeno<br />
nel<strong>la</strong> quale il soggetto si sarebbe trovato per fatto proprio, vanno aggiunte a questa<br />
le condizioni conseguenti al<strong>la</strong> colluttazione e all immobilizzazione, in modo da<br />
riprodurre riprodurre le stesse condizioni descritte in precedenza. La tesi di Giron e<br />
di altri consulenti del<strong>la</strong> difesa secondo cui, innescato il cortocircuito mentale, l esito<br />
sarebbe stato inesorabilmente <strong>la</strong> <strong>morte</strong> non solo non è scientificamente dimostrata<br />
ma anzi è ampiamente smentita dal<strong>la</strong> casistica in base al<strong>la</strong> que<strong>la</strong> le morti in queste<br />
condizioni sono esiti <strong>la</strong>rgamente minoritari.Secondo il ragionamento del prof.<br />
Beduschi vi è prova che l azione degli agenti ha impedito il recupero di una<br />
condizione di equilbrio nell approvvigionamento d aria, riducendo <strong>la</strong> possibilità per<br />
il soggetto di respirare liberamente, pur nello stato di agitazione. Non c è dubbio<br />
che se Aldrovandi, pur contenuto, non fosse stato compresso a terra e messo in<br />
condizione di non respirare liberamente, egli non sarebbe morto in quel momento.<br />
Sappiamo che nel<strong>la</strong> casistica non esistono morti per delirio eccitato che si protrae<br />
per meno di un ora e sappiamo che <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> è quel<strong>la</strong> di ore o giorni . Sappiamo<br />
che il prof. Berardi non è stato in condizione di riferire un solo caso recente nel<strong>la</strong><br />
sua ricca esperienza di soggetti morti per consunzione da agitazione; sappiamo che<br />
il cuore del ragazzo non presentava lo stato cardiotossico postu<strong>la</strong>to da Rapezzi. In<br />
questa situazione non è certo l azione degli agenti a poter essere considerata<br />
irrilevante , visto che <strong>la</strong> stessa occupa ( nell ipotesi subordinata che svolgiamo sul<strong>la</strong><br />
base di ragionamento controfattuale ) una quota importante di quei 30-35 minuti<br />
nei quali l intera vicenda si è consumata ( almeno 10-15 minuti nel<strong>la</strong> migliore <strong>delle</strong><br />
ipotesi per gli imputati ) ma è il periodo di agitazione solipsistica nel quale<br />
l agitazione sarebbe insorta e si sarebbe consolidata ad apparire irrilevante , nel<br />
senso che senza l azione degli agenti, Federico Aldrovandi, hic et nunc, poteva<br />
essere al più ancora in condizioni di agitazione psicomotoria ma non certamente<br />
morto.<br />
Le indicazioni del prof. Beduschi confortano queste conclusioni.<br />
445
In ordine all argomento che tende a mettere in dubbio <strong>la</strong> compressione su<br />
torace/addome per mancanza di segni sul<strong>la</strong> superficie tegumentaria, il prof.<br />
Beduschi ribadisce sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> sua ricca esperienza di medico e anatomopatologo<br />
l assunto di irrilevanza già bril<strong>la</strong>ntemente argomentato dal dr. Gua<strong>la</strong>ndri e<br />
dal dr. Varetto, dando grando rilievo ai molteplici indumenti indossati quel<strong>la</strong> sera<br />
da Aldrovandi e al<strong>la</strong> loro partico<strong>la</strong>re attitudine a proteggere ( giubbotto jeans di te<strong>la</strong><br />
resistente e robusta felpa, oltre al resto), senza dimenticare <strong>la</strong> suggestione del<br />
consulente, importante dal punto di vista logico per dire come quell assenza non sia<br />
affatto in grado di confutare l ipotesi, sul<strong>la</strong> possibilità che gli agenti indossassero<br />
dei guanti e quant altro, con un ulteriore fondamentale argomento:<br />
RISPOSTA E c'è da dire una cosa. Che se <strong>la</strong> compressione avviene sul dorso, in zona dorsolombare,<br />
nel passaggio dorso-lombare alcune distinzioni un po' sottili e un po' speciose, che mi<br />
pare di aver sentito <strong>la</strong> volta scorsa, ma può darsi che ricordi male, o che sia prevenuto, re<strong>la</strong>tivo al<br />
problema compressione addominale, compressione toracica, non hanno senso. Perché una<br />
compressione dorso-lombare su un soggetto steso al suolo su un piano rigido genera nel<strong>la</strong> cavità<br />
toraco-addominale, che è divisa dal diaframma, che è una tenda mobile, genera gli stessi<br />
fenomeni compressivi, e quindi un qualche cosa che si trasmette in termini di gradiente pressorio<br />
dall'addome al torace, dal torace all'addome. L'addome è più ammortizzato da dalle masse<br />
intestinali piene d'aria che in qualche modo fanno una specie di cuscinetto tra di loro, ma <strong>la</strong><br />
sostanza... Segni, <strong>la</strong> mancanza di segni non è assolutamente sinonimo di nul<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> misura in cui il<br />
soggetto era vestito. Si è sentito par<strong>la</strong>re, non so se sia vero o non sia vero, di un piece messo<br />
sopra, si è sentito par<strong>la</strong>re di una persona seduta sopra, si è sentito par<strong>la</strong>re di un ginocchio messo<br />
sopra. Qualsiasi cosa soprattutto poi se a sua volta<br />
RISPOSTA - Avvocato, mi permetta, è una constatazione traumatogenetica che nasce dal travaso<br />
di un'esperienza professionale personale. Dicevo in queste situazioni soprattutto, ripeto, quando<br />
ci sono già tessuti molli dall'altra parte, è possibile che non vi siano tracce esterne, ovvero <strong>la</strong><br />
mancanza di tracce esterne non significa nul<strong>la</strong>. ( p. 116-117)<br />
Il prof. Beduschi è quindi ancora una volta categorico nell escludere l efficacia<br />
eccitante di morfina e ketamina. Il soggetto che assume eroina, salvo crisi di<br />
astinenza, non è ovviamente agitato; alle quantità date l eroina è inibente del<br />
comportamento e non dei centri respiratori. Depressione respiratoria e depressione<br />
psicomotoria sono fenomeni assolutamente diversi tra loro. La stessa<br />
manifestazione di e.d.s. contraddice il presunto effetto del<strong>la</strong> morfina anche perché<br />
non si vede <strong>la</strong> ragione per <strong>la</strong> quale <strong>la</strong> sostanza non abbia prodotto alcun effetto<br />
sotto il primo profilo ma abbia dovuto essere efficacissima sotto il secondo. La<br />
ketamina, dal suo canto, fermi i livelli infimi di assunzione, è sostanza che in dosi<br />
sub terapeutiche, provoca effetti sul<strong>la</strong> percezione ma non dà eccitazione. Può<br />
produrre agitazione se il soggetto è psicastenico come effetto col<strong>la</strong>terale del<strong>la</strong><br />
dispercezione. Leffetto combinato è rigorosamente ancorato ai dosaggi. Le sinergie<br />
ketamina eroina alcol sono di rego<strong>la</strong> depressive.<br />
446
Tutto già sentito da altri, a partire dai periti d ufficio, ma esposto con l eleganza e <strong>la</strong><br />
competenza che caratterizzano il prof. Beduschi.<br />
Ancora importanti osservazioni.<br />
Il debito d ossigeno va crescendo, persistendo <strong>la</strong> noxa attiva: non è quindi vero che<br />
<strong>la</strong> colluttazione non abbia avuto effetto nell incrementarlo. In ogni caso<br />
l immobilizzazione incrementa il debito anche dal <strong>la</strong>to dell offerta oltre che dal <strong>la</strong>to<br />
del<strong>la</strong> domanda.<br />
Il debito di ossigeno si manifesta immediatamente con <strong>la</strong> dispnea, <strong>la</strong> fame d aria, il<br />
boccheggia mento, con l iperpnea se meccanicamente consentita:<br />
L'iperpnea poi ha il suo intermedio causale nell'acidosi. La catena è: debito d'ossigeno,<br />
ipercapnia, acidosi. Questa è <strong>la</strong> catena biometabolica, poi diventa abbastanza argomentativo,<br />
sco<strong>la</strong>stica <strong>la</strong> divisione di che cosa da l'uno, di che cosa dà l'altro, di che cosa dà l'altro, sono una<br />
fenomenologia unitaria che si manifesta in questi casi.<br />
Esistono regole di comportamento ovvie e di comune esperienza per soccorrere<br />
soggetti che si trovano in debito d ossigeno, rimuovendo in primo luogo tutti gli<br />
ostacoli che si frappongano all afflusso di ossigeno o riducendo tutto ciò che ne<br />
produce il consumo. E notorio l insegnamento ai soccorritori di strada di mettere in<br />
posizione di sicurezza i soggetti con difficoltà respiratorie per consentire il massimo<br />
afflusso d aria. Si tratta di insegnamenti fondamentali che agenti di polizia devono<br />
conoscere.<br />
In conclusione l analisi acuta del prof. Beduschi consente di concludere che già dal<strong>la</strong><br />
consulenza Ma<strong>la</strong>guti-Lumare emergeva come <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> ascritta ad<br />
insufficienza miocardica acuta<br />
determinata dallo stress psicofisico mettesse in<br />
luce il ruolo determinante dell agitazione, delineandosi un meccanismo prolungato<br />
che portava all ipossia, fattore a sua volta causale rispetto all insufficienza<br />
miocardica. Escluso un significativo contributo <strong>delle</strong> sostanze stupefacenti, l evento<br />
che determinante l ipossia doveva essere individuato nell immobilizzazione, posto<br />
che <strong>la</strong> so<strong>la</strong> agitazione psicomotoria non produce di per sé insufficienza<br />
cardiorespiratoria, potendo il soggetto compensare il bisogno di ossigeno,<br />
aumentando <strong>la</strong> respirazione o riducendo l agitazione, in assenza di alcuna prova di<br />
una condizione estrema di delirio agitato ed essendo invece ben provata una<br />
prolungata condizione di immobilizzazione. Tutto ciò sul piano logico e fattuale era<br />
ed è indiscutibile. Rimaneva meno specificamente determinato, e doveva essere<br />
risolto sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> procedura indiziaria, il concreto prodursi dell ipossia sfociata<br />
nel<strong>la</strong> <strong>morte</strong>: durata, intensità del<strong>la</strong> compressione in rapporto al<strong>la</strong> produzione in<br />
breve tempo dell evento, manifestarsi evidente di una condizione di asfissia e dei<br />
segni rive<strong>la</strong>tori che avrebbero imposto a chiunque di provvedere in soccorso,<br />
liberando le vie aeree. Questi punti che <strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> del prof. Beduschi affidava<br />
al<strong>la</strong> prova logica e induttiva, una volta stabilito che il meccanismo individuato era il<br />
solo che poteva spiegare <strong>la</strong> <strong>morte</strong>, e che costituivano obbiettivamente <strong>la</strong> parte<br />
447
meno pregnante del<strong>la</strong> spiegazione causale offerta dall accusa, sono stati<br />
definitivamente chiariti dal<strong>la</strong> consulenza del prof. Thiene che ha messo in stretto<br />
collegamento il procedimento asfittico in corso con un evento traumatico diretto sul<br />
cuore, causa immediata del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> nel corso di un processo asfittico già in atto ma<br />
non probabilmente ancora concluso.<br />
La consulenza Thiene è quindi di assoluta rilevanza perché si incardina proprio nel<br />
punto in cui <strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> offerta dal prof. Beduschi e dagli altri consulenti <strong>delle</strong><br />
partici civili doveva fare ricorso a dati circostanziali non molto differenziati nel<strong>la</strong><br />
<strong>ricostruzione</strong> in fatto. Si aveva un meccanismo compressivo certamente destinato a<br />
produrre una <strong>morte</strong> ipossica da schiacciamento del<strong>la</strong> gabbia toracica e da posizione,<br />
produttivi di un surplus di debito di ossigeno da insufficiente capacità respiratoria,<br />
associata ad uno straordinario incrementato fabbisogno derivante dal<strong>la</strong><br />
colluttazione, aggravata dall edema cerebrale. Le fasi di questo processo<br />
rimanevano indistinte, discutendosi sui tempi necessari a produrre l evento, in base<br />
alle diverse variabili soggettive in campo, e al<strong>la</strong> anoma<strong>la</strong> incapacità degli imputati di<br />
cogliere i segni di un grave processo asfittico in atto.<br />
Lintervento del prof.Thiene fornisce al ragionamento del prof. Beduschi il tassello<br />
mancante per dare assoluta consistenza al<strong>la</strong> sua tesi, intervenendo proprio nel<br />
momento in cui meno nitido appariva il percorso esplicativo.<br />
La causa ultima individuata da Thiene si colloca proprio nel punto fino al quale<br />
l analisi dei medici-legali doveva ritenersi inoppugnabile, coprendo proprio il<br />
tassello finale che spiega come un processo di immobilizzazione orientato ad una<br />
progressiva asfissia sia precipitato improvvisamente e assai rapidamente.<br />
E evidente come al<strong>la</strong> base anche del meccanismo causale ultimo del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> vi<br />
siano le condizioni precedenti individuate dal prof. Beduschi: l aspra colluttazione, i<br />
traumi al capo, l immobilizzazione e <strong>la</strong> compressione, l asfissia nel contesto <strong>delle</strong><br />
quali condizioni è stato realizzato e ha potuto verificarsi il trauma fatale al cuore,<br />
individuato dal<strong>la</strong> consulenza Thiene, che finisce con il possedere, al di là del suo<br />
autonomo accertamento attraverso l esame del<strong>la</strong> foto del cuore, quasi un ruolo di<br />
causa logicamente necessitata per completare <strong>la</strong> spiegazione dell evento.<br />
3. Considerazioni sulle consulenze tecniche esaminate.<br />
La documentazione scientifica prodotta dal<strong>la</strong> difesa di parte civile e i risultati del<br />
confronto tra i periti e i consulenti tecnici permettono di concludere che non vi è<br />
alcuna evidenza scientifica che <strong>la</strong> ketamina assunta da Federico Aldrovandi, anche in<br />
combinazione con l eroina e l alcol riscontrati a Ferrara, possano produrre<br />
agitazione psicomotoria tale da portare a <strong>morte</strong> certa il paziente.<br />
La conclusione si ricava indiscutibilmente dal<strong>la</strong> perizia Testi-Bergamini secondo cui<br />
solo muovendo dall ipotesi dell assunzione di LSD e di un conseguente bad trip ,<br />
imputabile esclusivamente a questa sostanza, sarebbe stato possibile giustificare<br />
448
l e.d.s. considerata, dagli stessi Testi e Bignamini come fattore scatenante<br />
l agitazione e causa di <strong>morte</strong> in combinazione con altri fattori.<br />
Sappiamo come l LSD non sia stato trovato nei reperti analizzati dal<strong>la</strong> tossicologa<br />
Righini malgrado esso sia stato cercato. Si è detto che <strong>la</strong> ricerca dell LSD in basse<br />
concentrazioni avrebbe richiesto una specifica e mirata analisi. Tale affermazione<br />
non credibile ed è in contraddizione con <strong>la</strong> seconda indagine tossicologica<br />
commissionata al<strong>la</strong> Righini e allo stesso istituto diretto dal prof. Avato, che pure si è<br />
reso inspiegabilmente interprete di questa doglianza, che ha proceduto ad accurata<br />
ricerca di ogni possibile sostanza in grado di giustificare il comportamento di<br />
Federico Aldrovandi. Gli esiti sono stati sempre negativi, finendo con il convalidare<br />
<strong>la</strong> tesi del<strong>la</strong> dr.ssa Licata che ha escluso, in base al<strong>la</strong> sua esperienza, che in Emilia<br />
Romagna nel corso del 2005 fossero messe in circo<strong>la</strong>zione tra il <strong>la</strong>rgo pubblico<br />
giovanile dosi di LSD per qualità e quantità in grado di spiegare le modifiche<br />
comportamentali estreme attribuite dal<strong>la</strong> difesa a Federico Aldrovandi.<br />
Va ribadito come il dato circostanziale che l ipotesi di assunzione di LSD dovrebbe<br />
giustificare, e cioè l e.d.s. non trova in realtà fondamento nelle acquisizioni<br />
istruttorie dalle quali non risulta un comportamento agitato di Aldrovandi, iniziato<br />
prima dell intervento del<strong>la</strong> polizia.<br />
Questa conclusione trova ulteriore fondamento nel<strong>la</strong> verifica, attraverso i<br />
documenti e <strong>la</strong> discussione, che le sostanze effettivamente rilevate sul<strong>la</strong> persona di<br />
Aldrovandi non fossero tali da giustificare l e.d.s, in considerazione del<strong>la</strong> loro<br />
qualità, quantità, storia personale del soggetto, tempi e modalità di manifestazione<br />
del delirio<br />
che <strong>la</strong> letteratura scientifica associa all assunzione di altre sostanze<br />
(cocaina ed anfetamine ), del collegamento dei casi studiati con storie personali<br />
completamente diverse e con una preesistente condizione di intossicazione nel<strong>la</strong><br />
specie insussistente.<br />
In effetti dall esame degli articoli scientifici prodotti dal<strong>la</strong> parte civile e utilizzati da<br />
alcuni dei consulenti del<strong>la</strong> difesa per sostenere le proprie tesi si ricavano<br />
informazioni che supportano le contrarie opinioni espresse da tutti gli altri<br />
consulenti.<br />
Linformazione fondamentale che risulta acc<strong>la</strong>rata dal<strong>la</strong> lettura di detti articoli è che<br />
<strong>la</strong> ketamina, a differenza del<strong>la</strong> eroina, è una sostanza stupefacente i cui effetti<br />
tossici sono dose-dipendenti; crescono al crescere del<strong>la</strong> quantità di sostanza<br />
assunta. Inoltre, nessun effetto tossico del<strong>la</strong> ketamina nell esperienza scientifica è<br />
registrata a dosi pari a quelle riscontrate su Aldrovandi, pari a 0,04 mg/ml., peraltro<br />
solo nelle analisi ferraresi.<br />
I testi scientifici citati dai periti d ufficio Testi-Bignamini, prodotti dal<strong>la</strong> difesa di<br />
parte civile e acquisiti al fascicolo, in partico<strong>la</strong>re quello di Corlett ed altri, testo<br />
ripubblicato 2006, indicano in non meno di 0,1 mg/ml <strong>la</strong> dose minima di ketamina,<br />
idonea a produrre effetti negativi, nel<strong>la</strong> specie sullo studio e sull apprendimento.<br />
Un alta dose è effettivamente indicata come produttiva di aberrazioni percettive e<br />
449
credenze illusorie. In ogni caso <strong>la</strong> dose minima è una volta e mezzo maggiore del<strong>la</strong><br />
quantità rilevata su Aldrovandi.<br />
In altri studi, pure essi agli atti, effetti distorsivi del<strong>la</strong> percezione sono associati ad<br />
assunzioni non inferiori a 0,2 mg/ml.<br />
Il citato studio dell Advisory Council on the Misuse of Drugs, presieduto dal prof.<br />
David Nutt dell Univeristà di Bristol, citato dal prof. Berardi e dal<strong>la</strong> prof. Donini ma<br />
prodotto dal<strong>la</strong> difesa <strong>delle</strong> parti civili, intito<strong>la</strong>to Report on Ketamine, del<strong>la</strong><br />
primavera del 2004 conferma che lo stupefacente stimo<strong>la</strong> il sistema cardiovasco<strong>la</strong>re<br />
ma ha anche effetti broncodi<strong>la</strong>tatori. Aumenta il battito cardiaco e <strong>la</strong> pressione del<br />
sangue ma in misura pregiudizievole solo per soggetti con ma<strong>la</strong>ttie cardiovasco<strong>la</strong>ri.<br />
Per una persona non affetta da tali ma<strong>la</strong>ttie l effetto è equivalente a quello<br />
dell esercizio fisico. La ketamina migliora gli effetti del<strong>la</strong> respirazione. Limita<br />
l attenzione ed il controllo musco<strong>la</strong>re ( controindicata per chi guida veicoli o<br />
macchine operatrici). Nei casi di <strong>morte</strong> per intossicazione da ketamina questa è sì<br />
associata ad oppiacei e alcol ma in questi casi <strong>la</strong> <strong>morte</strong> è sempre legata a fatali<br />
incidenti dovuti a perdita di coscienza nel corso <strong>delle</strong> attività svolte ( come fare un<br />
bagno o una passeggiata da soli). Si tratta quindi dell effetto depressivo del<strong>la</strong><br />
ketamina associata al<strong>la</strong> morfina, di cui ha par<strong>la</strong>to il prof. Beduschi che nul<strong>la</strong> ha a<br />
vedere con il delirio eccitato. In effetti nel rapporto si legge che è improbabile che<br />
l uso intenso del<strong>la</strong> sostanza produca comportamenti a rischio. La sostanza produce<br />
ri<strong>la</strong>ssamento e ripiegamento sociale piuttosto che condotte aggressive, disinibite. Si<br />
legge nel medesimo passo: Ciò significa che <strong>la</strong> ketamina non sembra provocare<br />
violenza su stessi e sugli altri . In definitiva i pericoli del<strong>la</strong> ketamina derivano dallo<br />
stato soporifero che essa induce quando si svolgono attività pericolose come<br />
guidare un auto ma non in quanto produca stati mentali che portano a violenza<br />
contro gli altri.<br />
La parte civile ha pure prodotto l articolo di George Ricaurte, su The Lancet , giugno<br />
2005, citato insieme ad altri articoli tra i quali quello di Weiner ed altri, nel<strong>la</strong><br />
re<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> dr.ssa Licata. In effetti <strong>la</strong> lettura dei due articoli conferma quanto<br />
riferito dal<strong>la</strong> consulente. Gli effetti psichedelici del<strong>la</strong> droga svaniscono in un ora,<br />
conseguendone <strong>la</strong> pratica di assunzioni ripetute. Solo ad alte dosi <strong>la</strong> ketamina<br />
produce spiacevoli effetti quali le esperienze di out of body e near-death<br />
richiamate dal prof. Beduschi. Ad alte dosi <strong>la</strong> ketamina può produrre effetti tossici,<br />
tra cui ipereccitabilità e severa agitazione. Ma appunto deve trattarsi di dosi<br />
tossiche. Lautore avverte che in considerazione del<strong>la</strong> brevissima durata degli effetti<br />
farmacologici del<strong>la</strong> ketamina, ove l agitazione psicotica dovesse protrarsi per oltre<br />
un ora, le <strong>cause</strong> di tale agitazione andrebbero cercate altrove. Deve essere così<br />
escluso che Federico Aldrovandi abbia potuto manifestare segni di agitazione<br />
psicomotoria per <strong>la</strong> ketamina assunta in discoteca durante il viaggio di ritorno a<br />
Ferrara, mentre un assunzione sul posto dovrebbe escludersi perché contraria alle<br />
450
abitudini e al<strong>la</strong> logica di assunzione del<strong>la</strong> droga. In ogni caso <strong>la</strong> quantità rinvenuta<br />
era talmente bassa da non potere produrre effetti tossici.<br />
Anche lo studio di Weiner ed altri del 1999 è correttamente riportato dal<strong>la</strong> parte<br />
civile. Su un campione di 20 persone che assumevano di essersi iniettata ketamina<br />
in dosi tra 100-200 mg, il 50% risultava asintomatico; nel restante 50% i sintomi<br />
denunciati erano ansia, dolore toracico e palpitazioni. Uno solo denunciava stato<br />
confusionale, ed un altro perdita di memoria. All esame fisico il disturbo principale<br />
era risultato <strong>la</strong> tachicardia; solo il 30% manifestava stati mentali alterati mentre il<br />
15% allucinazioni, ed un 10% ipertensione.<br />
Del preteso effetto sinergico di ketamina morfina ed alcol non risulta alcuna prova<br />
convincente; nessun consulente del<strong>la</strong> difesa lo ha attestato con rigorose<br />
dimostrazioni ( in una memoria conclusiva <strong>la</strong> difesa <strong>delle</strong> parti civili evidenzia<br />
c<strong>la</strong>morose contraddizioni del<strong>la</strong> prof.ssa Berti Donini sul punto), mentre del<br />
paralogismo del prof. Avato sul medesimo punto abbiamo già dato conto. In ogni<br />
caso, tutte le assunzioni sul punto si scontrano sul<strong>la</strong> mancata confutazione del<strong>la</strong> tesi<br />
del<strong>la</strong> dr.ssa Licata e dei periti d ufficio secondo cui <strong>la</strong> ketamina è una droga dose<br />
dipendente e che al<strong>la</strong> concentrazione di 0,04 mg/ml nessun precedente studio ha<br />
verificato effetti come quelli che si pretendono essere stati prodotti su Aldrovandi.<br />
Si deve confermare che <strong>la</strong> letteratura scientifica acquisita in materia di excited<br />
delirium syndrome non indica <strong>la</strong> ketamina quale sostanza idonea a scatenare <strong>la</strong><br />
sindrome o assorbita dai soggetti <strong>la</strong> cui <strong>morte</strong> era stata diagnosticata sul<strong>la</strong> base di<br />
questa sindrome. Nell articolo di Stratton, citato dal prof. Berardi per collegare<br />
l e.d.s. all assunzione di sostanze stupefacenti, nei diciotto casi esaminati non si<br />
rinviene mai <strong>la</strong> ketamina, ma soltanto cocaina, amfetamine e altre sostanze quali<br />
etanolo, marijuana e fenciclina. Legittimamente <strong>la</strong> difesa di parte civile si duole per<br />
il fatto che non sia stato riportato un solo articolo scientifico che mettesse in<br />
corre<strong>la</strong>zione espressamente <strong>la</strong> ketamina con l excited delirium syndrome.<br />
4. Osservazioni sull excited delirium syndrome<br />
Nel fondamentale testo di Theresa e Vincent Di Maio intito<strong>la</strong>to Excited delirium<br />
syndrome Cause of death and prevention , 2005, posto a base di tutti gli studi di<br />
patologia forense sul tema, il rapporto tra sindrome, <strong>cause</strong> del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> ed<br />
intervento del<strong>la</strong> polizia che arresta e immobilizza è assai più sfumato di quanto si<br />
voglia credere. Abbiamo già riportato un brano tratto dal testo dei Di Maio che<br />
sottolinea come il ruolo del<strong>la</strong> polizia muti a seconda di come si definisca <strong>la</strong><br />
sindrome. In ogni caso nel loro manuale i Di Maio si propongono di fornire<br />
indicazioni operative al<strong>la</strong> polizia per prevenire decessi causati da e.d.s.. Lungi dal<br />
considerare irrecuperabili i pazienti o deterministiche queste morti, l obbiettivo che<br />
gli autori si dànno e assegnano al<strong>la</strong> polizia è proprio di prevenire le morti da e.d.s.<br />
451
Coerentemente con le indicazioni dei protocolli <strong>delle</strong> nostre strutture sanitarie,<br />
secondo i Di Maio dovere del<strong>la</strong> polizia dovrebbe essere:<br />
- Identificare gli individui che si trovino in stato di delirio eccitato;<br />
- Tentare di ridurre l agitazione ( de-esc<strong>la</strong>te) e p<strong>la</strong>carne <strong>la</strong> furia<br />
- Usare una forza soverchiante se il soggetto deve essere contenuto. Il che<br />
significa che fino a quando tale forza non sia disponibile il soggetto deve<br />
essere control<strong>la</strong>to ma non aggredito e che <strong>la</strong> forza deve essere tale da<br />
produrre <strong>la</strong> restrizione senza rischi per <strong>la</strong> salute del soggetto derivanti da<br />
accese e prolungate colluttazioni o da immobilizzazioni a terra forzate in<br />
posizione prona che, a prescindere dal<strong>la</strong> controversia sui possibili effetti letali,<br />
è comunque considerata una condizione di rischio, secondo quanto ha<br />
spiegato l istruttore del<strong>la</strong> polizia Capodicasa.<br />
- Le condizioni del soggetto devono essere costantemente monitorate dopo <strong>la</strong><br />
restrizione sul posto e durante il trasporto in ospedale.<br />
- Immediato trasporto dei pazienti in ospedale per trattamento /osservazione.<br />
Su quest ultimo punto si può soggiungere che <strong>la</strong> restrizione, se necessaria, deve<br />
essere eseguita, solo quando sia disponibile un adeguata assistenza sanitaria.<br />
Si suggerisce, inoltre, di valutare <strong>la</strong> necessità di una tempestiva identificazione dei<br />
sintomi del<strong>la</strong> sindrome, in modo da scoprire per tempo i potenziali casi e istituire<br />
misure che possono prevenire i decessi. Fondamentali in questo senso tutte le<br />
misure aventi lo scopo di prevenire l esca<strong>la</strong>tion di agitazione e violenza.<br />
Riteniamo che gli autori vogliano indicare che nessuna colluttazione debba essere<br />
intrapresa con questi soggetti se non in casi di assoluta necessità.<br />
Ed infatti anche per i Di Maio phisical intervention should be a <strong>la</strong>st resort and<br />
responders must be prepared for the potential for death to occur ( l intervento<br />
fisico come extrema ratio, e gli agenti devono essere preparati al potenziale rischio<br />
di <strong>morte</strong> ).<br />
Gli indicatori che denotano una <strong>morte</strong> per e.d.s. sono quelli che ormai conosciamo.<br />
Importante tuttavia osservare come i Di Maio ascrivano l e.d.s. a ma<strong>la</strong>ttia mentale o<br />
ad abuso di droghe. Tra queste le più comuni sono <strong>la</strong> cocaina e le anfetamine.<br />
Neppure i Di Maio, a quanto sembra, citano <strong>la</strong> ketamina nelle quantità assunte da<br />
Aldrovandi come causa di e.d.s. Non a caso Testi e Bignamini devono ricorrere<br />
all LSD e al bad trip .<br />
Nel manuale si offono suggerimenti non difformi da quelli che abbiamo registrato<br />
nei protocolli nostrani.<br />
Ma il suggerimento fondamentale inserito nel manuale è di evitare <strong>la</strong> violenza ad<br />
ogni costo perché ogni scontro violento evitato può evitare una <strong>morte</strong> da excited<br />
delirium syndrome. Il che significa che nel<strong>la</strong> visione dei Di Maio non vi è alcun<br />
determinismo fra l agitazione delirante ed il decesso e che <strong>la</strong> colluttazione violenta<br />
452
con <strong>la</strong> polizia è fondamentalmente il discrimine tra un esito mortale ed uno non<br />
mortale del<strong>la</strong> patologia. Siamo quindi agli antipodi dal<strong>la</strong> visione dell imputato<br />
Pontani secondo cui il soggetto agitato doveva essere comunque fermato.<br />
A proposito <strong>delle</strong> modalità e degli effetti dello scontro violento, si ricavano dal testo<br />
altre preziose indicazioni:<br />
Se è proprio necessario esercitare violenza per bloccare l individuo occorre agire rapidamente per<br />
ridurre al minimo il tempo del<strong>la</strong> lotta. Occorrerebbe che <strong>la</strong> polizia adottasse lo stesso<br />
comportamento seguito dagli staff psichiatrici per ottenere un rapido controllo dei pazienti<br />
violenti. Servono almeno cinque o sei individui per un rapido controllo del soggetto .<br />
Ogni tentativo di bloccare un individuo in stato di excited delirium può portare al<strong>la</strong> <strong>morte</strong> dello<br />
stesso. Lottare con questi individui per immobilizzarli può durare anche 30 minuti.<br />
La maggior parte <strong>delle</strong> riferite morti improvvise si sono verificate nel giro di minuti e fino ad<br />
un ora dall inizio del<strong>la</strong> lotta. 13 Un controllo rapido si può ottenere solo con forza soverchiante.<br />
Personale medico e sanitario esperiente in materia di procedure di restrizione fisica deve essere<br />
chiamato sul<strong>la</strong> scena prima di avviare qualsivoglia tentativo di restrizione fisica di individui in<br />
stato di excited delirium. Questo team può contemp<strong>la</strong>re, valutazione psichiatrica, celere<br />
medicazione e supporto vitale se si verifica un arresto cardiaco sul<strong>la</strong> scena. Riducendo il tempo<br />
del<strong>la</strong> lotta e provvedendo immediatamente a medicazione sedativa, gli effetti del<strong>la</strong> continua<br />
fisiologica aumento <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine inerente al<strong>la</strong> lotta saranno ridotti e <strong>la</strong> <strong>morte</strong> può essere<br />
prevenuta.<br />
Si legge ancora nel testo:<br />
In ogni momento anche sul posto deve essere monitorato lo stato del<strong>la</strong> respirazione<br />
dell individuo fino all arrivo in ospedale. Lindividuo andrebbe trasportato in una posizione upright<br />
o seated o sdraiato su un fianco ma ciò solo per non dare pretesti ad accuse di asfissia posizionale<br />
o restrittiva.<br />
Sappiamo che per i due autori massimi fautori del<strong>la</strong> teoria dell e.d.s come causa<br />
autonoma di <strong>morte</strong>, <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> deve essere ricondotta all agitazione e mai<br />
al<strong>la</strong> posizione fatta assumere al soggetto. Tuttavia il loro richiamo all esigenza di<br />
monitorare costantemente <strong>la</strong> respirazione e di evitare posizioni che rendono <strong>la</strong><br />
respirazione difficoltosa sono <strong>la</strong> più evidente ammissione del<strong>la</strong> possibilità che <strong>la</strong><br />
polizia possa in determinate circostanze essere ritenuta responsabile del<strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />
per asfissia.<br />
La durata del<strong>la</strong> battaglia è fondamentale. Per questo è necessario essere in numero<br />
sufficiente a portare a compimento l immobilizzazione in pochi secondi. Più dura <strong>la</strong><br />
13<br />
Il riferimento al tempo del<strong>la</strong> lotta che conduce al<strong>la</strong> <strong>morte</strong> è da tenere distinto dal tempo necessario a<br />
condurre a <strong>morte</strong> il soggetto per autoconsuzione, senza l intervento del<strong>la</strong> polizia secondo <strong>la</strong> prospettiva del<br />
dr. Giron. In questi casi <strong>la</strong> casistica par<strong>la</strong> di ore e anche di giorni. Il che fa comprendere quanto errata sia <strong>la</strong><br />
tesi del consulente del<strong>la</strong> difesa a dire del quale l intervento del<strong>la</strong> polizia è irrilevante rispetto all esito finale<br />
infausto. Rispetto al<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, avvenuta hic et nunc quell intervento è sicuramente<br />
determinante.<br />
453
colluttazione più si avrà concrezione di cateco<strong>la</strong>mine e più si corre il rischio di <strong>morte</strong>.<br />
Una posizione che confuta ancora una volta l approccio deterministico del<strong>la</strong> difesa.<br />
Il silenzio del soggetto, secondo l assunto degli imputati, avrebbe immediatamente<br />
dovuto destare <strong>la</strong> loro attenzione; perché le persone in stato di agitazione, finchè<br />
respirano, par<strong>la</strong>no gridano o dicono frasi senza senso; appena tacciono vuol dire che<br />
hanno un problema di respirazione. Gli agenti del<strong>la</strong> polizia devono considerare<br />
attentamente questo aspetto. A partire dal momento in cui l individuo comincia a<br />
biascicare bisogna intervenire per migliorare <strong>la</strong> respirazione.<br />
E sorprendente rilevare quanto nel<strong>la</strong> condotta degli imputati si sia lontani da<br />
queste prescrizioni operative, se fosse vero che essi non hanno sentito Aldrovandi<br />
pronunciare paro<strong>la</strong> per tutta <strong>la</strong> fase del<strong>la</strong> colluttazione e dell immobilizzazione.<br />
Per prevenire le morti da e.d.s. occorre per i Di Maio una precoce identificazione<br />
dei pazienti ad alto rischio di sindrome. Ma ciò significa che tali sintomi preliminari<br />
devono esistere ed essersi manifestati con congruo anticipo. Un esplosione<br />
improvvisa senza causa scatenante non è nel<strong>la</strong> casistica. Nel<strong>la</strong> sindrome è prevista<br />
una fase di esc<strong>la</strong>tion che nel caso di specie non è affatto descritta, essendosi limitati<br />
gli agenti a descrivere una condizione estrema sin dal primo contatto con il soggetto.<br />
Sappiamo ora che così non era e che <strong>la</strong> difesa degli imputati è inattendibile anche<br />
perché non descrive questa progressiva insorgenza del<strong>la</strong> sindrome e riferisce anche<br />
di una fase di attenuazione se non di annul<strong>la</strong>mento completo dell agitazione nel<strong>la</strong><br />
fase intercorrente tra <strong>la</strong> prima e <strong>la</strong> seconda colluttazione.<br />
Per Di Maio <strong>la</strong> sidrome non interviene senza una storia personale specifica. Di rego<strong>la</strong><br />
i soggetti che possono essere raggiunti dal<strong>la</strong> sindrome dovrebbero presentare una<br />
anamnesi di questo tipo: soggetti suscettibili di <strong>morte</strong> per excited delirium<br />
syndrome sul<strong>la</strong> base di una pregressa storia di ma<strong>la</strong>ttie di mente con un passato di<br />
violenti comportamenti e con una storia di abuso di stupefacenti e alcolici.<br />
Una tale anamnesi non poteva essere applicata al<strong>la</strong> storia di Federico Aldrovandi. Il<br />
che se da un <strong>la</strong>to potrebbe dare conto del<strong>la</strong> sorpresa degli agenti che non<br />
conoscevano il soggetto, dall altro rende altamente improbabile che Federico<br />
Aldrovandi potesse andare soggetto a e.d.s.. Il restante quadro circostanziale<br />
consente di affermare che Aldrovandi non fu vittima di e.d.s.<br />
Più in generale può dirsi che molti dubbi si affacciano sul<strong>la</strong> possibilità di definire<br />
l excited delirium syndrome, come causa autonoma di <strong>morte</strong>.<br />
Lo scetticismo del prof. Thiene è un indicatore che induce a riflettere su come non<br />
sia affatto peregrina <strong>la</strong> domanda che molti autori in ambito medico-legale si<br />
pongono: Esiste davvero l excited delirium syndrom . Chi pone questa domanda<br />
muove dall osservazione che ogni anno in America, dove questa causa di <strong>morte</strong> è<br />
stata specificamente definita, un certo numero di persone muore mentre vengono<br />
contenute e arrestate nel corso o in seguito ad un violento scontro con <strong>la</strong> polizia.<br />
Altre morti improvvise si verificano nel caso di soggetti detenuti o sottoposti a<br />
trattamenti psichiatrici, anche in questi casi nel corso di scontri violenti con soggetti<br />
454
preposti al contenimento. In tutti situazioni si verificano spesso re<strong>la</strong>zioni confuse su<br />
<strong>cause</strong> e circostanze <strong>delle</strong> morti. Sta di fatto che statisticamente le morti<br />
improvvise si verificano in un maggior numero di casi durante scontri con finalità<br />
restrittive. Ovviamente i medici-legali in tali casi hanno estrema difficoltà ad<br />
identificare <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> sul<strong>la</strong> so<strong>la</strong> base dell autopsia.<br />
Da qui <strong>la</strong> necessità di definire una specifica sindrome del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> in stato di<br />
arresto per indicare gli inspiegabili decessi che si verificano tutte le volte in cui una<br />
<strong>morte</strong> non ha alcuna altra apparente causa se non l arresto da parte del<strong>la</strong> polizia. In<br />
questi casi le risultanze indicano un comportamento disturbato degli individui che<br />
giunge ad una condizione di agitazione che va oltre quel<strong>la</strong> con cui gli agenti hanno<br />
normalmente a che fare. Uno stato estremo nel quale in genere si riferisce oltre<br />
all agitazione, eccitabilità, paranoia, aggressività, grande forza, insensibilità al<br />
dolore.<br />
Sono obbiettivamente note ai medici diverse <strong>cause</strong> di acuto disturbo del<br />
comportamento collegato a ad alcune ma<strong>la</strong>ttie specifiche o all assunzione di<br />
droghe. Ma <strong>la</strong> sindrome di delirio eccitato è una condizione diversa e non conosciuta<br />
da tutti i medici. La formu<strong>la</strong> risale ad alcuni anni addietro e sembra essere stata<br />
coniata per indicare <strong>la</strong> fase conclusiva degli effetti di un continuo abuso di droghe<br />
come <strong>la</strong> cocaina, indicata come <strong>la</strong> droga tipicamente produttiva del delirio eccitato.<br />
In America qualche anno fa si era verificata una netta scissione tra l Associazione dei<br />
medici americani che non riconosceva questa sindrome come una ma<strong>la</strong>ttia o una<br />
psicosi e l Associazione dei medici legali che invece <strong>la</strong> riconosceva come tale e <strong>la</strong><br />
diagnosticava in una serie di situazioni quali quelle descritte. Fino a qualche anno fa,<br />
ma ancora oggi è quindi assai controverso l uso di questa sindrome per spiegare<br />
morti improvvise in stato di restrizione. Chi si oppone dichiara di non avere mai<br />
avuto prove dell esistenza di persone in stato di agitazione psicomotoria, da so<strong>la</strong><br />
sufficiente a condurlo a <strong>morte</strong>. Il dubbio nasce dall assoluta funzionalità del<strong>la</strong><br />
formu<strong>la</strong> medico-legale a coprire eventuali abusi del<strong>la</strong> polizia. Le circostanze del<strong>la</strong><br />
<strong>morte</strong> sono spesso tali da non consentire di ammettere una <strong>morte</strong> per effetto di<br />
sostanze stupefacenti o di questa misteriosa nuova sindrome, incrociandosi in<br />
genere le circostanze dell abuso o dall uso inappropriato del<strong>la</strong> forza e del<strong>la</strong><br />
restrizione coattiva durante violenti sconti che avrebbero potuto e dovuto essere<br />
evitati. In tutti questi casi <strong>la</strong> <strong>morte</strong> è direttamente collegata allo scontro fisico con gli<br />
agenti del<strong>la</strong> polizia e allo stress psico-fisico che questo comporta ( increzione<br />
cateco<strong>la</strong>minica, aumento del battito cardiaco, del<strong>la</strong> temperatura e dello sforzo fisico<br />
portati a limiti estremi. Il ragionamento è lineare. Il soggetto prima dell incontro con<br />
<strong>la</strong> polizia è vivo; durante o subito dopo lo scontro violento con <strong>la</strong> polizia il soggetto<br />
muore. Ragionevole ritenere, ipotizzare e ricercare abusi consistenti in uso eccessivo<br />
del<strong>la</strong> forza, tecniche di restrizione produttive di asfissia meccanica e/o posizionale,<br />
uso incontrol<strong>la</strong>to <strong>delle</strong> violenza e di armi improprie.<br />
455
Chi sostiene <strong>la</strong> teoria dell excited delirium syndrome sostiene, invece, che i deceduti<br />
devono imputare a loro stessi ed in partico<strong>la</strong>re all uso prolungato del<strong>la</strong> cocaina e<br />
<strong>delle</strong> anfetamine quali <strong>cause</strong> d innesco del<strong>la</strong> sindrome e del<strong>la</strong> conseguente <strong>morte</strong>.<br />
Sta di fatto che nel<strong>la</strong> letteratura favorevole ad ammettere l esistenza del<strong>la</strong> sindrome<br />
<strong>la</strong> <strong>morte</strong> si accompagna ad una ma<strong>la</strong>ttia cardiaca, agli effetti dell abuso di<br />
stupefacenti sul cuore e all eccitazione paranoide che conduce al delirio con un<br />
incremento notevole del battito cardiaco e del<strong>la</strong> temperatura corporea. In<br />
conclusione sarebbe l abuso degli stupefacenti di lungo periodo a determinare il<br />
delirio e l aggressività.<br />
Questa descrizione del<strong>la</strong> controversia sull excited delirium syndrome mostra quanto<br />
il caso del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Federico Aldrovandi sia stato artificiosamente ricondotto ad un<br />
sindrome che per esser riconosciuta richiede comunque un condizione di prolungato<br />
ed eccessivo abuso di sostanze stupefacenti che il caso non prevede. In ogni caso <strong>la</strong><br />
descrizione del<strong>la</strong> sindrome si caratterizza per l intervento del<strong>la</strong> polizia come<br />
elemento produttivo di una <strong>delle</strong> condizioni del decesso, uno spartiacque ed un<br />
elemento costitutivo del<strong>la</strong> plurifattorialità del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>. In molti casi si tratta di<br />
individuare con perseveranza quale sia stato l elemento decisivo che in re<strong>la</strong>zione<br />
all azione degli agenti abbia innescato il meccanismo causale del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> che non<br />
trova mai un autonoma spiegazione in se stessa. Ne segue l osservazione di buon<br />
senso per cui ogni qual volta si decide di contenere con violenza taluno, bisogna<br />
essere consapevoli di potere contribuire a cagionarne <strong>la</strong> <strong>morte</strong> come effetto <strong>delle</strong><br />
procedure di contenimento. Per questa so<strong>la</strong> ragione, al di là dell individuazione<br />
dell effettivo meccanismo causale del decesso in presenza di soggetti agitati, <strong>la</strong><br />
massima di comune esperienza e <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> di comportamento per l azione di una<br />
polizia responsabile e consapevole dell esigenza primaria di garantire i diritti<br />
fondamentali, deve essere che <strong>la</strong> decisione di usare <strong>la</strong> forza e di procedere ad un<br />
contenimento violento di un eventuale soggetto agitato deve essere guidata dal<br />
principio di assoluta necessità, del minimo mezzo e deve essere una decisione<br />
ragionevole, giustificabile, dovendosi usare <strong>la</strong> forza come estrema risorsa per<br />
prevenire lesioni più gravi. Luso del<strong>la</strong> forza può essere giustificato o ingiustificato<br />
ed in tutti i casi ci si troverà a dovere rispondere al<strong>la</strong> domanda se l uso fosse<br />
realmente necessario, inevitabile e non prematuro. Quando si accede allo scontro<br />
fisico il rischio di innescare processi causali incontrol<strong>la</strong>bili rientra nell area degli<br />
eventi prevedibili sicchè <strong>la</strong> decisione di usare <strong>la</strong> forza e le modalità di impiego<br />
devono diventare oggetto di controllo e verifica in tutti i casi in cui si verifica un<br />
decesso perché compito primario del<strong>la</strong> polizia è di non provocare <strong>la</strong> <strong>morte</strong> <strong>delle</strong><br />
persone sottoposte all uso legittimo del<strong>la</strong> forza pubblica, fuori dai casi di legittima<br />
difesa e di soccorso di necessità.<br />
456
5. La superconsulenza Thiene<br />
All udienza del 24 novembre 2008 <strong>la</strong> parte civile comunicava di avere richiesto un<br />
parere pro-veritate al prof. Gaetano Thiene massimo esperto nazionale di morti<br />
improvvise, al quale aveva fatto riferimento come fonte del<strong>la</strong> massima<br />
autorevolezza per spiegare <strong>la</strong> natura e <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> presenza di ondu<strong>la</strong>zioni nelle<br />
miofibre del cuore, descritto con aspetto retratto nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Ma<strong>la</strong>guti-<br />
Lumare, il consulente del<strong>la</strong> difesa dr. Rago.<br />
Abbiamo visto, discutendo <strong>la</strong> consulenza Rago, come l autorevolezza del prof.<br />
Thiene fosse stata invocata per sostenere il carattere patologico, indicativo di una<br />
causa cardiaca del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, <strong>delle</strong> ondu<strong>la</strong>zioni presenti sul cuore.<br />
Il dr. Rapezzi aveva accentuato l aspetto cardiologico nel<strong>la</strong> causa del decesso,<br />
par<strong>la</strong>ndo di bande di contrazione indicative di un arresto cardiaco determinato da<br />
un agitazione estrema che aveva portato all arresto cardiaco per l incapacità del<br />
cuore di sostenere lo sforzo al quale l agitazione del soggetto l aveva sottoposto.<br />
Al termine dell esame del dr. Rapezzi, l avv. Anselmo comunicava l esistenza di una<br />
valutazione radicalmente contraria alle posizioni di Rago e Rapezzi, proprio da parte<br />
del prof. Thiene invocato da Rago a sostegno e indicato da Rapezzi come autorità<br />
scientifica in grado di confermare <strong>la</strong> propria tesi. Il medesimo difensore chiedeva di<br />
produrre una memoria a firma congiunta propria e del prof. Thiene e una foto del<br />
cuore di Federico Aldrovandi scattata nel corso dell autopsia ma non consegnata al<br />
pubblico ministero in allegato al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Ma<strong>la</strong>guti-Lumare.<br />
Sul<strong>la</strong> forte opposizione dei difensori degli imputati, veniva dettata ordinanza con <strong>la</strong><br />
quale veniva ammessa <strong>la</strong> memoria a firma congiunta Thiene-Anselmo nonché <strong>la</strong><br />
fotografia del cuore sul<strong>la</strong> quale il prof. Thiene aveva formu<strong>la</strong>to il suo parere; al<br />
contempo veniva ammessa come prova nuova d ufficio ex art. 506-507 cpp l esame<br />
del prof. Thiene per l assoluta necessità che <strong>la</strong> consulenza del prof. Thiene fosse<br />
acquisita al dibattimento nelle forme garantite del contraddittorio e non come<br />
semplice memoria, posto il carattere decisivo del parere espresso nel documento a<br />
firma congiunta.<br />
La decisività del parere del prof. Thiene risultava dal contenuto del documento,<br />
basato sull analisi del<strong>la</strong> foto del cuore di Aldrovandi, realizzata dal dr. Ma<strong>la</strong>guti e<br />
dal<strong>la</strong> dr.ssa Lumare nel corso dell autopsia, e dagli stessi successivamente<br />
riconosciuta come autentica ( l intera serie <strong>delle</strong> foto scattate nel corso dell autopsia<br />
era in possesso del consulente di parte dr. Zanzi e quindi del<strong>la</strong> difesa <strong>delle</strong> parti civili<br />
ma non era presente nel fascicolo del p.m., non avendo ritenuto Ma<strong>la</strong>guti e Lumare<br />
di allegare al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tutte le foto da essi scattate ma solo quelle da essi ritenute<br />
utili ).<br />
Nel<strong>la</strong> memoria il prof Thiene affermava che, avendo rivisto l insieme dei reperti<br />
autoptici ed analizzato le circostanze del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, poteva con sicurezza affermare<br />
che il meccanismo del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> era stato cardiaco di natura aritmica ( escluse <strong>cause</strong><br />
457
extracardiache o cardiache meccaniche ). Ma l indicato meccanismo doveva tenere<br />
conto che dal<strong>la</strong> descrizione autoptica del cuore e dal<strong>la</strong> documentazione<br />
iconografica risultava un dato evidente mai da alcuno valorizzato. Questo dato<br />
consisteva nel<strong>la</strong> presenza al<strong>la</strong> base del cuore, lungo l efflusso ventrico<strong>la</strong>re sinistro,<br />
in partico<strong>la</strong>re in corrispondenza del setto membranoso situato tra cuspide aortica<br />
non coronarica e coronarica destra di un cospicuo ematoma situato proprio nel<strong>la</strong><br />
sede del fascio di His, ovvero del fascicolo che conduce lo stimolo elettrico dagli atri<br />
ai ventricoli .<br />
Su questa base il prof. Thiene proseguiva ricordando che il coinvolgimento del<br />
fascio di His da parte dell ematoma è vistoso e di origine traumatica, da blunt<br />
trauma ( contusione cardiaca da trauma a torace chiuso), oppure ipossico da<br />
insufficienza respiratoria prolungata. Era stata quindi questa con probabilità<br />
molto elevata<br />
<strong>la</strong> causa di <strong>morte</strong> per blocco atrioventrico<strong>la</strong>re da infiltrazione<br />
emorragica del fascio di His, interruzione del<strong>la</strong> conduzione atrioventrico<strong>la</strong>re e<br />
asistolia.<br />
Convergevano con <strong>la</strong> diagnosi formu<strong>la</strong>ta tutti gli altri segni già evidenziati dai<br />
consulenti <strong>delle</strong> parti civili:<br />
- Ledema polmonare acuto;<br />
- Ledema cerebrale per danno ischemico da riduzione <strong>delle</strong> perfusione<br />
cerebrale per bradicardia e asistolia terminale;<br />
- I danni ischemici terminali del miocardio.<br />
La sequenza causale finale era quindi così formu<strong>la</strong>ta: schiacciamento del<br />
torace trauma al cuore impedimento al<strong>la</strong> respirazione con asfissia emorragia<br />
al<strong>la</strong> base nel<strong>la</strong> regione del setto membranoso coinvolgimento del fascio di<br />
His interruzione del<strong>la</strong> conduzione atrioventrico<strong>la</strong>re abbattimento del ritmo<br />
cardiaco con conseguente danno ischemico, edema e perdita di coscienza danni<br />
ischemici col<strong>la</strong>terali nel miocardio documentati dalle ondu<strong>la</strong>zioni <strong>delle</strong><br />
miofibre persistenza di grave bradicardia asistolia irreversibile.<br />
Non escluso che all origine dell ematoma potesse esservi il concorso di una asfissia<br />
per impedita venti<strong>la</strong>zione durante <strong>la</strong> colluttazione .<br />
Nessuna cardiopatia occulta giustificava una <strong>morte</strong> improvvisa. Tanto meno poteva<br />
dirsi verosimile una <strong>morte</strong> improvvisa da agitazione psiocomotoria, mancando<br />
evidenze istologiche nel miocardio di danno da iperincrezione di cateco<strong>la</strong>mine .<br />
Esclusa pure in base al dato circostanziale un arresto del respiro cerebrale da<br />
oppiacei.<br />
Con questa brevissima memoria <strong>la</strong> dinamica del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> assumeva un evidenza<br />
assoluta, innestandosi sul percorso al quale erano pervenuti il prof. Beduschi e<br />
colleghi, arrestatosi al<strong>la</strong> soglie di un effetto definitivo del<strong>la</strong> colta sofferenza da<br />
asfissia. I consulenti di parte civile potevano darsi finalmente una risposta al<strong>la</strong><br />
domanda sul<strong>la</strong> causa dell improvviso precipitare del meccanismo asfittico in <strong>morte</strong><br />
improvvisa, domanda davanti al<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> loro <strong>ricostruzione</strong> si era arrestata.<br />
458
Ma era soprattutto <strong>la</strong> tesi Berardi-Rapezzi che veniva demolita in modo definitivo e<br />
radicale per l individuazione di una causa di <strong>morte</strong> cardiaca in nul<strong>la</strong> tributaria del<strong>la</strong><br />
presunta agitazione psicomotoria.<br />
Una consulenza resa in extremis da una figura autorevolissima, rimasta estranea al<br />
processo nei tre anni successivi al fatto, insospettabile di partigianeria o di un<br />
qualche interesse al<strong>la</strong> vicenda, che ha accettato di mettere in gioco il proprio onore<br />
e <strong>la</strong> propria reputazione senza avere potuto seguire nei dettagli <strong>la</strong> vicenda e quindi<br />
per il solo scopo di servire <strong>la</strong> giustizia e <strong>la</strong> conoscenza, trattandosi di un caso<br />
rilevante anche sul piano <strong>delle</strong> discipline medico-legali.<br />
Per questa ragione il giudicante considera partico<strong>la</strong>rmente rilevante <strong>la</strong> deposizione<br />
del prof. Thiene, per l autorevolezza del<strong>la</strong> fonte, per l assunzione di responsabilità,<br />
per gli esiti del contraddittorio.<br />
Il prof. Thiene veniva esaminato in contraddittorio all udienza del 9 gennaio 2009.<br />
Confermava <strong>la</strong> paternità del<strong>la</strong> memoria a sua firma ed in prima battuta esordiva con<br />
questa dichiarazione fondamentale sul piano del metodo oltre che sul piano del<br />
merito:<br />
Sì, è un immagine autoptica dell esemp<strong>la</strong>re anatomico, nel ventricolo sinistro e nel tratto di<br />
efflusso del ventricolo sinistro dove si riconosce un ematoma, sia nel<strong>la</strong> parte posteriore in<br />
corrispondenza del setto membranoso e sia nel<strong>la</strong> parte anteriore, nel<strong>la</strong> parete anteriore. Niente di<br />
nuovo, perché questo era stato descritto, solo che non era stato interpretato, perché quel<strong>la</strong><br />
macchia bluastra posteriore incredibilmente e c<strong>la</strong>morosamente, devo dire, proprio è in<br />
corrispondenza del fascio di His, cioè di quel filo elettrico che mette in concessione gli atri con i<br />
ventricoli e che control<strong>la</strong>, in un certo senso, lo stimolo elettrico dei ventricoli. Se questo è<br />
coinvolto da una emorragia, lo stimolo elettrico non passa più dagli atri ai ventricoli ed i ventricoli<br />
si fermano, non si contraggono più e si ha un arresto cardiaco, quello che è chiamato arresto<br />
cardiaco da asistolia per blocco atrioventrico<strong>la</strong>re , sono cose che noi vediamo in situazioni<br />
traumatiche soprattutto post chirurgiche ma può avvenire anche per i cosiddetti traumi a torace<br />
chiuso, cioè senza rottura di costole, senza penetrazione di niente, semplicemente per una<br />
compressione. Quando il cuore viene compresso in una fase partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> sua attività, cioè<br />
quando è riempito completamente il ventricolo sinistro e si esercita una forte pressione sul torace,<br />
bene, all interno del ventricolo sinistro si possono venire a creare enormi pressioni, a sua volta,<br />
molto maggiori di quelle fisiologiche che arrivano fino a 120<br />
459<br />
130, arrivano magari fino a 200<br />
300 e queste si possono tradurre, molto spesso anche in rotture di muscoli papil<strong>la</strong>ri, rotture di<br />
parati valvo<strong>la</strong>ri, rottura anche di cuore, ma qualche volta si possono tradurre ovviamente<br />
limitatamente in emorragie. Tenga presente che è un fenomeno vitale, cioè non è un fenomeno<br />
che si verifica dopo che uno viene massaggiato se morto, perché esce sangue, quindi vuole dire<br />
che il sangue stava ancora circo<strong>la</strong>ndo. Quindi siamo di fronte ad una evidenza, dal punto di vista<br />
anatomopatologico, del resto descritta ma non interpretato di cosiddetto substrato per blocco<br />
atrioventrico<strong>la</strong>re, in questo caso traumatico, facilitato anche da ragioni, in situazioni asfittiche,<br />
certamente, perché anche l asfissia può dar luogo a <strong>delle</strong> emorragie, per esempio le petecchie,<br />
ma in questo caso evidentemente ci deve essere stato almeno un concorso di fattori meccanici e<br />
di fattori postici asfittici.<br />
Tutti i dati richiamati dal prof. Thiene sono nel processo.
Fondamentale <strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> macchia visibile all apertura del cuore che dànno<br />
Ma<strong>la</strong>guti e Lumare. Essi <strong>la</strong> descrivono come fenomeno evidentemente vitale, non<br />
avendo altrimenti senso descrivere un fenomeno putrefattivo; non ne traggono<br />
tuttavia alcuna conseguenza, dimenticando addirittura di allegare <strong>la</strong> foto del cuore<br />
al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione.<br />
Ricordiamo cosa si legge nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, pag. 51:<br />
Al taglio del<strong>la</strong> punta, 3/4 del<strong>la</strong> superficie di sezione è costitutita dal ventricolo sinistro. Gli osti<br />
valvo<strong>la</strong>ri appaiono pervi e gli apparati valvo<strong>la</strong>ri sono normo-conformati ed indenni. Si dà atto che<br />
<strong>la</strong> camera ventrico<strong>la</strong>re sinistra, nel<strong>la</strong> regione compresa tra <strong>la</strong> valvo<strong>la</strong> semilunare destra e<br />
posteriore e quel<strong>la</strong> circostante <strong>la</strong> valvo<strong>la</strong> semilunare sinistra, presenta discromia rosso-nerastra, a<br />
contorni sfumati e consistenza, al tatto, analoga, ai tessuti limitrofi.<br />
I consulenti danno quindi atto di un elemento che ritengono significativo ma dal<br />
quale non traggono alcuna conseguenza, pur ponendosi il problema di verificare al<br />
tatto <strong>la</strong> consistenza del<strong>la</strong> sostanza discromica rispetto ai tessuti circostanti.<br />
Neppure da questa operazione traggono alcuna conclusione.<br />
Ma le osservazioni del prof. Thiene non si fermano a quel punto poiché il massimo<br />
esperto nazionale del<strong>la</strong> materia tiene a fare sapere come ciò che egli aveva rilevato<br />
era non solo evidente ma avrebbe consentito di risolvere il caso senza sforzi e<br />
incertezze:<br />
Vede se io, mi permetta Avvocato, se io faccio un autopsia, in questi casi qua mi capita, e trovo<br />
una perdita del genere, in una persona che è morta improvvisamente non solo posso dire che<br />
quel<strong>la</strong> è stata <strong>la</strong> causa di <strong>morte</strong> ma posso anche presumere, con elevatissima certezza che il<br />
meccanismo di <strong>morte</strong> non è stata <strong>la</strong> fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re ma è stato il blocco perché è stato<br />
interrotto il filo elettrico che unisce gli atri ai ventricoli.<br />
La censura del <strong>la</strong>voro dei consulenti del p.m. è dunque radicale.<br />
Dato atto del<strong>la</strong> sussistenza di un preliminare meccanismo asfittico sul quale si è<br />
innestata <strong>la</strong> lesione del cuore e quindi ammessa esplicitamente <strong>la</strong> piena attendibilità<br />
del <strong>la</strong>voro del prof. Beduschi e degli altri consulenti <strong>delle</strong> parti civili fino a quel<br />
momento, il prof. Thiene rivolge <strong>la</strong> restante parte <strong>delle</strong> sue severissime osservazioni<br />
al<strong>la</strong> diagnosi <strong>delle</strong> ondu<strong>la</strong>zioni <strong>delle</strong> fibre del miocardio. Anche qui, dall alto di<br />
un autorevolezza incontestata, <strong>la</strong> critica del prof. Thiene alle posizioni espresse in<br />
au<strong>la</strong> dal dr. Ma<strong>la</strong>guti e dai consulenti del<strong>la</strong> difesa è definitiva:<br />
Qui credo che ci sia un equivoco, le ondu<strong>la</strong>zioni vengono interpretate come uguali alle bande di<br />
contrattura, se uno studente mi facesse una risposta di questo genere lo boccerei, le bande di<br />
contrattura, io mi sono permesso di portarle, sono queste. Queste sono le bande di contrattura da<br />
iperincrezione di cateco<strong>la</strong>mine, non queste che sono le ondu<strong>la</strong>zioni e che possono avere una<br />
spiegazione, quelle riportate in perizia, che possono avere una spiegazione agonica o anche<br />
ipossico asfittica, ma certamente queste non hanno niente a che fare. Io sono rimasto sorpreso<br />
che si sia detto che le bande di contrattura e le ondu<strong>la</strong>zioni sono <strong>la</strong> stessa cosa. Faccio presente<br />
460
che nel<strong>la</strong> perizia del dottor Ma<strong>la</strong>guti non si par<strong>la</strong> mai di bande di contrattura, si par<strong>la</strong> di<br />
ondu<strong>la</strong>zione, di raggrinzamento che è l equivalente <strong>delle</strong> ondu<strong>la</strong>zioni, questo, si par<strong>la</strong> di<br />
frammentazione del cuore, ma <strong>la</strong> frammentazione del cuore, <strong>la</strong> fragmentation cordis è un distacco<br />
<strong>delle</strong> miofibre che è un fenomeno legato all intervallo di tempo, è un fenomeno<br />
461<br />
come dire - post<br />
mortale, autolitico legato all intervallo di tempo tra <strong>morte</strong> ed esecuzione dell autopsia, immagino<br />
che in questo caso qua l autopsia sia stata fatta 48 ore, 24, 48, 72 ore dal decesso, se non erro.<br />
Quindi <strong>la</strong> fragmentation cordis è un reperto post mortale, le ondu<strong>la</strong>zioni no, eccole qua, ma non<br />
sono queste. Io devo produrle queste, perché credo che sia importante perché c è veramente un<br />
equivoco.<br />
Il rilievo del prof. Thiene è riscontrato e l abbiamo già verificato. Il dr. Ma<strong>la</strong>guti<br />
par<strong>la</strong>, correttamente, soltanto di fibre del miocardio ondu<strong>la</strong>te e solo a dibattimento<br />
si <strong>la</strong>scia andare all affermazione dell equivalenza con le bande di contrattura.<br />
Sappiamo come da questa modesta osservazione di Ma<strong>la</strong>guti, il dr. Rapezzi abbia<br />
tratto conclusioni del tutto incompatibili con i dati oggettivi, non avendo oltretutto<br />
neppure osservato i reperti istologici.<br />
Sole le bande di contrazione sono effetto di un increzione di cateco<strong>la</strong>mine, del<br />
fenomeno descritto dal dr. Rapezzi, ragion per cui distinguere tra ondu<strong>la</strong>zioni e<br />
bande di contrazione è decisivo per <strong>la</strong> diagnosi differenziale.<br />
Il prof. Thiene manifesta apprezzamento per l autopsia del dr. Ma<strong>la</strong>guti, giudicata<br />
esemp<strong>la</strong>re . Tanto più significativo il fatto che da una descrizione puntuale dei<br />
reperti autoptici non siano state tratte tutte le conseguenze sul piano analitico.<br />
Lesistenza dell ematoma era stata colta ma il dato era stato ignorato sul piano<br />
interpretativo perché solo dei superspecialisti potevano accorgersi che l ematoma<br />
era collocato proprio sul fascio di His.<br />
A sosegno del<strong>la</strong> propria tesi il prof. Thiene ha allegato due fotografie, <strong>la</strong> prima di un<br />
cuore pervaso da bande di contrazione e <strong>la</strong> seconda dal<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione di Ma<strong>la</strong>guti;<br />
comparandole ha messo in evidenza <strong>la</strong> differenza tra bande di contrazione e<br />
semplici ondu<strong>la</strong>zioni <strong>delle</strong> miofibre, rilevabili nel<strong>la</strong> fotografia del cuore di Federico<br />
Aldrovandi.<br />
La foto del cuore di Aldrovandi comparata con quel<strong>la</strong> prodotta dal prof. Thiene è <strong>la</strong><br />
n. 27 del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione di consulenza. E una fotografia di straordinaria chiarezza, come<br />
tutto il materiale iconografico allegato al<strong>la</strong> consulenza, secondo <strong>la</strong> valutazione del<br />
prof. Thiene. E <strong>la</strong> comparazione manifesta prima facie <strong>la</strong> differenza rappresentata<br />
dal consulente tra ondu<strong>la</strong>zioni e contrazioni .<br />
Il giudizio sul<strong>la</strong> consulenza del prof. Rapezzi è negativo ed elimina dal processo le<br />
osservazioni dello stesso come un dato di possibile rilievo probatorio. La conclusione<br />
sarà confermata all esito del contraddittorio:<br />
RISPOSTA No, assolutamente no, penso che il professor Rapezzi ci sia un grosso equivoco, per<br />
cortesia non voglio ovviamente mettere in dubbio <strong>la</strong> sua scienza, però in questo caso di specie lui<br />
non è un patologo e quindi evidentemente disinterpreta, mette insieme le due cose, sono due<br />
cose completamente distinte, io ci tengo a sottolinearle, perché a queste immagini corrispondono
poi diverse interpretazioni cosiddette fisiopatologiche, io vorrei sottolineare questo aspetto qua,<br />
cioè mostrare le immagini non è scienza è ideografia, è iconografia, <strong>la</strong> scienza viene quando si dà<br />
un interpretazione fisiopatologica dell evento, interpretazione fisiopatologica ai reperti, cioè ai<br />
substrati. Qui abbiamo due cose c<strong>la</strong>morose, quello che c è e quello che non c è. Quello che c è è<br />
l ematoma, quello che non c è sono le bande di contrazione, quindi quell ematoma lì e blocco,<br />
quindi è quello che non c è, bande di contrattura significa che non c è evidenza morfologica che ci<br />
sia stato effetto da iperincrezione da cateco<strong>la</strong>mine. Tenete presente che non sono mica state mai<br />
ricercati i metaboliti <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine, in questi casi qua, ad esempio nelle urine come si<br />
dovrebbe eventualmente fare in caso di situazioni di questo genere, quindi è specu<strong>la</strong>zione. Però<br />
almeno ci fossero le bande di contrattura, non ci sono.<br />
Ma anche il giudizio di uno dei massimi esperti nazionali e internazionali sul<strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />
da sforzo, da iperagitazione, e quindi in definitiva sul<strong>la</strong> possibilità di una <strong>morte</strong> da<br />
e.d.s è di estrema rilevanza in questo processo e tronca qualsiasi possibilità di<br />
ipotizzare una causa di <strong>morte</strong>. Il dato anatomopatologico dal quale evidentemente<br />
partire, dimenticato da tutti i consulenti è appunto <strong>la</strong> condizione fisica di Federico<br />
Aldrovandi. Abbiamo osservato come le ricerche americane che hanno introdotto <strong>la</strong><br />
sindrome da <strong>morte</strong> da delirio agitato muovano da una condizione patologica del<br />
soggetto con evidenti riflessi sullo stato del cuore e dell organismo in generale prima<br />
dell agitazione. Le morti improvvise dei giovani, e degli atleti in partico<strong>la</strong>re,<br />
dimostrano sempre un difetto o una patologia intrinseca del cuore che <strong>la</strong> scienza<br />
riscontra ex post. Ma nel caso Aldrovandi si può dire di essere stati di fronte ad un<br />
organismo giovane e integro sotto tutti i punti di vista. La difesa non ha neppure<br />
provato a mettere in discussione questo dato. Il rifiuto dell e.d.s. da parte del prof.<br />
Thiene non è dunque ideologico ma nasce dal<strong>la</strong> sua profonda convinzione che al<strong>la</strong><br />
base di una <strong>morte</strong> improvvisa vi sia sempre una condizione patologica del soggetto,<br />
ricavabile ex post, sul<strong>la</strong> quale poi interviene come causa finale l agitazione. Ma il<br />
caso di cui ci stiamo occupando non presenta alcun elemento indicante una<br />
possibile patologia concausale. Il cuore è integro è perfetto. Del tutto irrilevanti le<br />
fibrosi rilevate dal dr. Testi ma non commentate. Non si tratta di fibrosi sostitutiva<br />
di fibre del miocardio, un reperto assolutamente normale. In queste condizioni, ci<br />
dice il massimo esperto del<strong>la</strong> materia, non si muore di agitazione quale che essa<br />
possa essere; e sappiamo che qui si par<strong>la</strong> di un agitazione di non più di mezz ora da<br />
parte di uno sportivo dal cuore integro:<br />
DOMANDA Ho capito. Ecco, diciamo sull effetto letale del<strong>la</strong> iperincrezione <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine,<br />
professore, ci può dire qual è <strong>la</strong> sua opinione in merito? Se effettivamente<br />
RISPOSTA<br />
Sì, questa è una cosa interessante, perché è stata una teoria degli anni 50, sposata<br />
anche dagli anatomopatologi che si possa morire di spavento o di stress, guardi io ho fatto 10 mi<strong>la</strong><br />
autopsie in vita mia, ho fatto 500 casi di giovani che muoiono improvvisamente, io non ho mai<br />
visto nessuno che possa morire, almeno che non abbia una malformazione congenita, che possa<br />
morire per eccesso di sforzo o per eccesso di stress se ha un cuore nomale e se non ha dei difetti<br />
genetici, che non mi risulta che questo ragazzo avesse dei difetti genetici. Cioè in parole povere,<br />
noi ad esempio, mi consenta signor Giudice di fare un riferimento storico, lo stesso Fidippide del<strong>la</strong><br />
maratona che morì dopo 42 chilometri, abbiamo il dubbio che non avesse un cuore che potesse<br />
462
avere una malformazione perché nel<strong>la</strong> nostra esperienza non si muore di fatica e non si muore di<br />
stress. Ecco, io ho trovato dubbia l interpretazione data dal dottor Ma<strong>la</strong>guti di discrepanza, ma il<br />
concetto di discrepanza si ha soltanto se ci sono <strong>delle</strong> lesioni coronariche, in questo caso qua il<br />
ragazzo aveva le coronarie completamente pervie, quindi quei segni cosiddetti di ischemia, cioè di<br />
ondu<strong>la</strong>zione, sono più riferibili a situazioni ipossiche piuttosto che ischemiche, cioè nel senso che<br />
c è stato un aumento di richiesta di sangue da parte del miocardio stressato ed agitato e via<br />
dicendo, perché quelle sue coronarie erano così pervie che potevano fornire ampiamente sangue,<br />
il problema è se ci siano state <strong>delle</strong> situazioni ipossiche. Ecco, io questo non lo posso dire, sarà dati<br />
circostanziali che potranno stabilire se il ragazzo fosse in una situazione di difficoltà da venti<strong>la</strong>zione<br />
e quindi difficoltà di assunzione di ossigeno.<br />
In poche battute tutti i temi aspramente dibattuti e controversi trovano piana<br />
illustrazione; ogni ragionamento coerente con l anatomia patologica del cuore, che è<br />
<strong>la</strong> so<strong>la</strong> disciplina che può fornire risposte al caso, trova collocazione nel contesto<br />
descritto dal prof. Thiene. Gli altri argomenti devono essere disattesi.<br />
La <strong>morte</strong> di Aldrovandi non è quindi una <strong>morte</strong> naturale ma una <strong>morte</strong> violenta:<br />
RISPOSTA Allora, noi qua ci troviamo di fronte a questo dilemma: ma questa è una <strong>morte</strong><br />
naturale o è una <strong>morte</strong> violenta? Una <strong>morte</strong> improvvisa di questo tipo, sul<strong>la</strong> base di quel referto<br />
anche di ematoma, non può altro che essere una <strong>morte</strong> violenta, non so se se <strong>la</strong> sia procurata lui<br />
stesso, per carità, ma in questo caso non mi risulta che sia stato un incidente, questa non è una<br />
<strong>morte</strong> naturale, cioè non aveva lui, voglio dire, malformazioni, non aveva patologie, quindi non e<br />
d altro canto mancano addirittura i segni di stress sul miocardio.<br />
RISPOSTA Di stress, cioè cosiddetta iperincrezione di cateco<strong>la</strong>mine, manca l evidenza sul<br />
miocardio. Quindi tutto questo castello, in certo senso interpretativo, è basato su qualcosa che<br />
non c è.<br />
Nessun riscontro sul cuore del<strong>la</strong> presunta attitudine all assunzione di stupefacenti.<br />
Peraltro dell influenza <strong>delle</strong> sostanze diverse dal<strong>la</strong> cocaina sul muscolo cardiaco non<br />
ci sono al momento evidenze scientifiche.<br />
Il prof. Thiene ribadisce come <strong>la</strong> descrizione del dr. Ma<strong>la</strong>guti non riferisca affatto di<br />
bande di contrazione e che chi lo aveva citato nel processo lo aveva fatto a<br />
sproposito. Lintervento del prof. Thiene era stato anche dettato dal<strong>la</strong> necessità di<br />
difendere il proprio onore professionale. Un accenno che sembra assai indicativo<br />
dell imparzialità e dell indipendenza dell intervento del prof. Thiene.<br />
Quindi, adesso io non so come sia venuta fuori questa storia <strong>delle</strong> bande di contrattura, non ho capito, tra<br />
l altro io devo anche un attimino, sono un po dispiaciuto perché sono stato frequentemente citato a<br />
sproposito, sono qua anche per questo, devo difendere <strong>la</strong> mia onorabilità scientifica, nel senso che spesso<br />
ho visto che qualche mia collega mi cita, come dire, come fossi un oracolo ma in maniera erronea, ecco. ( p.<br />
16)<br />
Di fondamentale importanza rilevare come secondo il metodo del prof. Thiene al<strong>la</strong><br />
diagnosi di <strong>morte</strong> si possa pervenire, a ritroso, escludendo ogni altra possibile causa.<br />
463
Ma è anche decisivo che <strong>la</strong> causa di <strong>morte</strong> sia stata individuata in una asistolia che<br />
rende inservibile il defribil<strong>la</strong>tore e dà conto del fatto che gli ematomi gengivali non<br />
possono essere stati prodotti dall azione dei rianimatori ma rappresentano ulteriore<br />
conferma dei precedenti traumi chiusi del torace subiti dal ragazzo. Il ragionamento<br />
del prof. Thiene dal punto di vista logico è ineccepibile. Nell ipotesi che il ragazzo<br />
fosse vivo al momento dell intervento dei sanitari, l inefficacia del defibril<strong>la</strong>tore<br />
dimostra essersi trattato di una <strong>morte</strong> per asistolia. Nell ipotesi che il ragazzo fosse<br />
morto l azione dei rianimatori non poteva provocare gli ematomi gengivali, insorti in<br />
vita, che a loro volta sono indicativi del processo traumatico e asfittico precedente.<br />
RISPOSTA Allora, aspetti un attimo perché bisogna che cominciamo intanto da come noi approcciamo, dal<br />
punto di vista di patologia cardiovasco<strong>la</strong>re, un caso di decesso improvviso come questo. Noi<br />
immediatamente andiamo al<strong>la</strong> ricerca se c è stata una causa di <strong>morte</strong> cerebrale ed in questo caso non<br />
c era, poi vediamo se ci sia stata una fuoriuscita di sangue per cui il soggetto possa essere morto per shock<br />
emorragico, in questo caso non c era. Andiamo ad esaminare i polmoni, dai polmoni vediamo, escludiamo<br />
che ci sia magari un embolia polmonare, possiamo sospettare se ci siano state <strong>delle</strong> ostruzioni <strong>delle</strong> vie<br />
aeree, perché c è un enfisema, ma mi pare che più di tanto anche in questo caso non c è stata una<br />
situazione di enfisema acuto e pi allora a questo punto per esclusione contiamo sul cuore. Cioè diciamo a<br />
questo punto se questo ha avuto l arresto vuole dire che è stato un arresto cardiaco perché abbiamo<br />
escluso le <strong>cause</strong> extracardiache, okay, in questo caso abbiamo focalizzato sul cuore. Cerchiamo <strong>la</strong> causa e<br />
cerchiamo anche i meccanismi. Eco, io vorrei che qui distinguessero che cos è una causa e che cos è un<br />
meccanismo. Il meccanismo di <strong>morte</strong> è il modo con cui si arresta il cuore, però n cuore si può arrestare<br />
perché è tamponato dal sangue che fuoriesce nel cavo pericardico, queste sono le rotture di cuore anche<br />
traumatiche ma anche post infartuali, e questa è <strong>la</strong> <strong>morte</strong> meccanica oppure <strong>la</strong> rottura dell aorta che ha<br />
fatto entrare una quantità di sangue dentro il cavo pericardico per cui il cuore è rimasto strozzato e non<br />
riesce escluso anche questo, qui non c è stata né rottura di aorta né rottura di cuore, allora a questo il<br />
meccanismo non può che essere elettrico e ci sono due fondamentali meccanismi, l elettrico da fibril<strong>la</strong>zione<br />
ventrico<strong>la</strong>re, l elettrico da arresto asistolia. La fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re è <strong>la</strong> più frequente, il 70 80% dei<br />
casi, però il 20% di casi ci può anche essere l asistolia.<br />
Andiamo al<strong>la</strong> ricerca del<strong>la</strong> spiegazione morfologica di questo meccanismo. In questo caso tutto fa pensare<br />
appunto che il meccanismo sia stata <strong>la</strong> asistolia da ematoma.<br />
Ecco, voglio precisare anche un altra cosa: il pronto soccorso è arrivato e ha trovato il ragazzo in asistolia,<br />
allora poteva essere già morto, sostanzialmente, è molto probabile che fosse già morto, ma allora se era già<br />
morto le manovre rianimatorie non gli potevano creare ematomi perché <strong>la</strong> sua circo<strong>la</strong>zione è bloccata da<br />
qualche minuto. Se invece stava morendo, ma allora abbiamo anche <strong>la</strong> prova elettrocardiografica che era in<br />
asistolia, il defibril<strong>la</strong>tore non ha funzionato, si è rifiutato di agire perché ha detto - io defibril<strong>la</strong>tore - non c è<br />
fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re c è asistolia e quindi io non funziono. I casi sono due: o stava morendo in asistolia<br />
ed allora ecco il meccanismo confermato oppure se era già morto le manovre rianimatorie non possono<br />
aver creato quell ematoma che io considero assolutamente vitale, legato a precedenti traumi toracici<br />
chiusi, per quello che ho spiegato inizialmente. (p.19-20)<br />
Il prof. Thiene specifica quindi <strong>la</strong> nozione di blunt trauma , di trauma al cuore senza<br />
manifeste lesioni al torace e come questo colpo secco e violento che colpisce il<br />
torace senza danneggiarlo esternamente possa innescare il meccanismo che porta<br />
all arresto cardiaco da trauma al cuore. Altrettanto interessante <strong>la</strong> spiegazione di<br />
come il meccanismo possa prodursi attraverso una compressione a terra del<br />
soggetto:<br />
464
RISPOSTA Io vi ricordo che quando si esercitano <strong>delle</strong> pressioni importanti sul<strong>la</strong> gabbia toracica,<br />
che cosa succede? Che lo sterno si avvicina moltissimo al<strong>la</strong> spina dorsale, per cui il cuore viene<br />
schiacciato in questo caso qua e quindi in questo caso qui sono state colpite strutture posteriori e<br />
quindi potrebbe anche essere che meglio meccanismo dal di dietro in avanti piuttosto che dal<br />
davanti in didietro, però io non darei molta differenza tre le due cose. Sta di fatto che con una<br />
compressione del torace, questo ovviamente uno non <strong>la</strong> può certo uno prevedere, ma veramente<br />
si schiaccia il cuore tra <strong>la</strong> colonna vertebrale e lo sterno, si fa una specie di sandwich, se poi<br />
ovviamente il cuore in quel momento è pieno di sangue, <strong>la</strong> pressione va alle stelle e tende a<br />
<strong>la</strong>cerare o rompere vasi e creare in questo caso ematoma. ( p. 21)<br />
In tutto questo un ruolo fondamentale lo svolge pure il meccanismo asfittico che<br />
provoca <strong>la</strong> rottura dei vasi, rendendoli fragili. Non a caso le morti asfittiche rive<strong>la</strong>no<br />
<strong>la</strong> presenza di petecchie pericardiche o pleuriche. Resi deboli gli endoteli dei<br />
capil<strong>la</strong>ri, una compressione ne rende più facile <strong>la</strong> rottura. Ma nel caso in esame si<br />
tratta di un ematoma di un centimetro per <strong>la</strong> cui produzione era necessaria anche<br />
un fattore meccanico e non solo asfittico.<br />
La qualificazione del consulente emerge dai dati seguenti, indicati in risposta<br />
all inevitabile domanda conclusiva dell esame:<br />
RISPOSTA Io sono stato Presidente del<strong>la</strong> Società Americana di Patologia Cardiovasco<strong>la</strong>re, fondatore del<strong>la</strong><br />
Società Europea di Patologia Cardiovasco<strong>la</strong>re, ho scritto 700 articoli e 15 libri<br />
I soggetti che muoiono nelle descritte condizioni sono lucidi e sono in grado di<br />
chiedere aiuto; ciò anche nelle situazioni di asfissia.<br />
Lemorragia provoca il decesso non in modo istantaneo ma nell arco di alcuni<br />
minuti. Ciò significa che tra il momento in cui il ragazzo in seguito al colpo comincia<br />
a perdere le forze, fino al momento del<strong>la</strong> constatazione del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, trascorrono<br />
alcuni minuti. Il dato è riscontrato dal tempo trascorso tra il momento in cui viene<br />
richiesta l ambu<strong>la</strong>nza a quello in cui arriva <strong>la</strong> rianimatrice che constata <strong>la</strong> <strong>morte</strong>.<br />
Il <strong>la</strong> spiegazione causale svolta dal prof. Thiene è precisa, circostanziata, dall interno<br />
inattaccabile decisiva. E questa <strong>la</strong> ragione che induce <strong>la</strong> difesa a mettere in<br />
discussione dall esterno <strong>la</strong> spiegazione offerta, tentando di negare che <strong>la</strong> macchia<br />
sul cuore rilevata da Thiene sia effettivamente un ematoma e non piuttosto un<br />
fenomeno post-mortale, una c.d. imbibizione emoglobinica . Ma anche su questo<br />
punto è difficile mettere in difficoltà un uomo dell esperienza e del rigore logico del<br />
prof. Thiene:<br />
RISPOSTA Allora le rispondo: prima, nelle mie 10 mi<strong>la</strong> autopsie che ho fatto, ecco forse ho<br />
dimenticato di dire questo - mai visto una roba del genere se non in casi che ovviamente possono<br />
o seguono a traumi; secondo, in questo caso qua - mi <strong>la</strong>sci dire - è cospicuo, circoscritto e bluastro<br />
proprio da sangue non da semplice imbibizione, è fuoriuscito, è un vero e proprio ematoma. Il<br />
problema potrebbe essere invece un altro, cioè dice: ma questo ematoma non si sarà creato<br />
perché lo hanno massaggiato, ma allora scusatemi una cosa, sì, è stato massaggiato però abbiamo<br />
detto che è in asistolia era già morto, quindi se è stato massaggiato da morto non può uscire<br />
465
sangue, se è massaggiato da morto. Se invece è stato, e davvero, ammettiamo pure che sia stato,<br />
possa essersi verificato anche nel massaggio mentre era ancora in vita, ma allora<br />
l elettrocardiogramma che è stato registrato era di blocco, allora questo avvalora ancora di più<br />
l ipotesi che sia morto di blocco, allora da ragione che questa è una lesione vitale.<br />
Ma non è solo l intenso colore bluastro del<strong>la</strong> macchina a fare <strong>la</strong> differenza. Vi è un<br />
elemento aggiunto per il carattere di ematoma del segno:<br />
RISPOSTA Mi permetta perché c è una cosa molto importante, specu<strong>la</strong>re a questo ematoma c è<br />
un altro ematoma nel<strong>la</strong> parete anteriore, che cosa significa questo? Che si sono toccate, sono<br />
andate in collisione con questa compressione del torace, <strong>la</strong> parete anteriore e <strong>la</strong> parete posteriore<br />
del ventricolo sinistro, è come quando vanno in collisione due auto e finiscono entrambe per<br />
averne le conseguenze.<br />
DOMANDA Questo ematoma nel<strong>la</strong> parte anteriore del ventricolo da dove <strong>la</strong> ricava, professore?<br />
RISPOSTA Dal<strong>la</strong> fotografia, io ho indicato con <strong>la</strong> freccia, ma anche nel<strong>la</strong> descrizione anatomo<br />
.<br />
RISPOSTA Allora glielo mostro da qua, questo è l ematoma sul fascio di his, ma qui ce n è uno di<br />
pari dimensioni nel<strong>la</strong> parete anteriore, signor Giudice, nel<strong>la</strong> parete anteriore del ventricolo<br />
sinistro, dico proprio davanti, quindi vuole dire che queste due strutture qua, durante<br />
evidentemente appunto un blunt trauma del torace, sono entrate e si sono scontrate.<br />
Il prof Thiene descrive attentamente <strong>la</strong> conformazione dell ematoma e indica nel<strong>la</strong><br />
fotografia tre macchie scure: <strong>la</strong> prima quel<strong>la</strong> più rilevante al centro del<strong>la</strong> foto<br />
corrispondente all ematoma nel<strong>la</strong> parte posteriore del ventricolo; le altre due<br />
corrispondenti all ematoma formato nel<strong>la</strong> parte anteriore del ventricolo e<br />
sdoppiatosi per effetto del taglio, in senso longitudinale del cuore, effettuato<br />
proprio lungo l asso sul quale si collocava l ematoma nel<strong>la</strong> parte anteriore. Il cuore<br />
aperto a libro presentava nel<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> di Thiene un ematoma visibile nel<strong>la</strong><br />
parte anteriore e nel<strong>la</strong> parte posteriore. Aperto il cuore da uno dei due <strong>la</strong>ti,<br />
l ematoma anteriore sul quale è passato il taglio si è suddiviso in due parti che si<br />
rilevano a sinistra e a destra del<strong>la</strong> foto del cuore aperto.<br />
Che si tratti di ematoma e non di altro viene ripetuto da Thiene numerose volte con<br />
argomenti diversi a fronte di domande insistenti:<br />
DOMANDA Però gli elementi di fatto del<strong>la</strong> diagnosi differenziale non li ho capiti, Presidente?<br />
RISPOSTA Sono circoscritti, sono solo lì e sono di dimensioni cospicue, non è un fenomeno<br />
diffuso, perché solo lì? Ecco, questo è il problema, perché solo proprio perché lì si è esercitato<br />
evidentemente questo chiamiamo<strong>la</strong>, noi abbiamo anche noi una terminologia, questa è una<br />
lesione bacio, cioè <strong>la</strong> parete anteriore e <strong>la</strong> parete posteriore si sono toccate.<br />
Una spiegazione chiara e che non dà luogo ad incertezze.<br />
Non è affatto sorprendete che il cuore all esterno si presentasse integro, così come<br />
non stupisce l assenza di segni traumatici sul soma esterno.<br />
466
La spiegazione del<strong>la</strong> compatibilità tra ematoma interno ed assenza di sangue<br />
all esterno e di segni sul torace riceve questa spiegazione:<br />
RISPOSTA Adesso le rispondo, basta così, ci siamo capiti, i famosi blunt trauma del cuore sono<br />
con torace indenne, senza nessuna evidenza.<br />
DOMANDA Va bene, questo l avevo capito, l avevo capito anche prima, <strong>la</strong> domanda però è<br />
diversa è: se questo blunt trauma del cuore è compatibile con un cuore che all esterno non<br />
presenta alcun segno di corredo emorragico?<br />
RISPOSTA Sì.<br />
DOMANDA Per quale ragione?<br />
RISPOSTA Perché è <strong>la</strong> cavità ventrico<strong>la</strong>re sinistra dall interno che è sottoposto ad uno stress<br />
partico<strong>la</strong>re per ragioni pressorie, per quei fenomeni sisto-diastolici che si verificano al suo interno,<br />
è l endocardio, cioè quello che è dentro il cuore non l epicardio quello che è fuori al cuore che è<br />
soggetto a rischi di <strong>la</strong>cerazione e di emorragia.<br />
DOMANDA Il senso del<strong>la</strong> domanda, l ha capito da solo, è abbastanza chiaro, cioè lei dice: questo<br />
ematoma che sicuramente si è cagionato anche per una compressione toracica, perché e questo<br />
quello che lei ha detto prima, io le chiedo se il fatto che comunque vi sia stata una compressione<br />
toracica è compatibile, non solo con il fatto che sul dorso, inteso come soma, non v era alcun<br />
segno di pressione ma anche con il fatto che nel cuore, inteso come tale, non vi fosse alcun segno<br />
di compressione?<br />
RISPOSTA Esatto, è perfettamente compatibile, perché i giochi avvengono all interno del<strong>la</strong> cavità<br />
ventrico<strong>la</strong>re sinistra anche se <strong>la</strong> pressione è esterna. ( p. 37)<br />
Il fatto che Ma<strong>la</strong>guti descriva <strong>la</strong> macchia indicativa dell ematoma come di<br />
consistenza al tatto analoga ai tessuti limitrofi non esclude affatto nche si<br />
trattasse di un ematoma ma indica semplicemente che lo stravaso si era limitato ai<br />
tessuti superficiali.<br />
DOMANDA Dal suo punto di vista, questa descrizione di consistenza al tatto analoga ai tessuti<br />
limitrofi, riferita diciamo a questa zona dove secondo lei si è localizzato l ematoma, che significato<br />
ha?<br />
RISPOSTA Significa che non era un ponfo.<br />
DOMANDA Che non era?<br />
RISPOSTA Un ponfo, cioè nel senso che non era rilevato questo ematoma sotto l endocardio ma<br />
che si era infiltrato in profondità, per cui di fatto <strong>la</strong> sua consistenza era normale, pari al tessuto<br />
circostante e non aveva dato luogo a deformazioni volumetriche di quelle, d altro canto il fascio di<br />
his decorre lì nel sub endocardio e quindi è stato molto , più che altro perché , mi permetta<br />
RISPOSTA Comunque le foto sono, diciamo così, di un evidenza incontrovertibile, cioè proprio<br />
nero e bianco.<br />
DOMANDA Cioè lei dice, sempre con riferimento al<strong>la</strong> frase che le ho detto prima: <strong>la</strong> circostanza<br />
che si dà atto che <strong>la</strong> consistenza al tatto è analoga a quel<strong>la</strong> dei tessuti limitrofi a mio avviso è<br />
compatibile con il fatto che si trattasse di un ematoma. Questo è il senso del suo pensiero?<br />
RISPOSTA No, voglio dire che non è un ematoma che ha dato un gonfiore, cioè un ponfo, che è<br />
diventato rilevato, nel senso che, se questo fosse stato un ematoma con rilievo l avrebbe sentito<br />
turgido, rigido, invece evidentemente è un ematoma che è infiltrato alle strutture circostanti, ne<br />
467
ha alterato soltanto <strong>la</strong> cromia, cioè nel senso che chiarissimamente questo colore qua è c<strong>la</strong>ssico<br />
colore del sangue che non è più ossigenato perché evidentemente adesso è scomparso<br />
l ossigeno e quindi è bluastro, cianotico, ceruleo. (39)<br />
Non necessaria un indagine più approfondita per diagnosticare l ematoma e per<br />
stabilire <strong>la</strong> sua incidenza sul fascio di His, <strong>la</strong> cui ubicazione è certa come è certa <strong>la</strong><br />
presenza del<strong>la</strong> pupil<strong>la</strong> nell occhio:<br />
DOMANDA Quindi non c è bisogno, lei dice, di una documentazione istologica partico<strong>la</strong>rmente accurata e<br />
approfondita per poter pervenire a questa valutazione, a quel<strong>la</strong> che fa lei?<br />
RISPOSTA Perché l ematoma è in corrispondenza, esatto, non è una picco<strong>la</strong> petecchia ma è una<br />
deformazione molto grosso<strong>la</strong>na esattamente in corrispondenza dove c è questo asse elettrico del cuore. (p.<br />
41).<br />
La compressione sul cuore era stata molto intensa e violenta. Nonostante ciò è<br />
compatibile con il blunt trauma il mancato prodursi di lesioni esterne. La questione<br />
è di grande rilievo per <strong>la</strong> difesa ed il prof. Thiene <strong>la</strong> supera bril<strong>la</strong>ntemente, facendo<br />
riferimento al<strong>la</strong> giovane età di Federico e all e<strong>la</strong>sticità del suo scheletro e più in<br />
generale dei suoi organi interni. Le altre spiegazioni rafforzano il complessivo<br />
contenuto del<strong>la</strong> deposizione:<br />
RISPOSTA Importante questo che si sappia, perché non si creano le fratture da appunto traumi<br />
del torace o pressioni che si esercitano nel torace nei giovani. Le do <strong>la</strong> risposta? Perché hanno<br />
ancora <strong>la</strong> carti<strong>la</strong>gine, non sono come le persone anziane, per cui loro non vanno incontro, quando<br />
viene esercitata una pressione forte, anche in fase di rianimazione, non vanno incontro a fratture<br />
perché <strong>la</strong> carti<strong>la</strong>gine è e<strong>la</strong>stica. Questa è una cosa che noi conosciamo perfettamente.<br />
DOMANDA Lei ha già risposto prima all avvocatessa Vecchi dicendo che questo ematoma, lei lo<br />
ritiene, lo giudica un ematoma, è perfettamente compatibile con il fatto che non ci siano segni<br />
tegumentari e che non ci siano segni sul cuore stesso prima del sezionamento?<br />
RISPOSTA Tutto dentro all interno del ventricolo sinistro.<br />
DOMANDA È possibile che , le faccio una domanda veramente da profano quale sono: è<br />
possibile che un azione di schiacciamento così rilevante, come quel<strong>la</strong> che lei ha descritto, non <strong>la</strong>sci<br />
alcun segno, non solo sul<strong>la</strong> pelle, sul corpo, sul torace o sul dorso del soggetto ma nemmeno sul<br />
cuore? Perché questa è una foto ingrandita di quelle che sono state prodotte dal<strong>la</strong> Parte Civile,<br />
questo è un cuore perfettamente<br />
RISPOSTA Ho già risposto più volte.<br />
RISPOSTA Ecco, io volevo dirvi che <strong>la</strong> sede dei due ematomi è esattamente il punto di maggiore<br />
vicinanza <strong>delle</strong> pareti del ventricolo sinistro e dove più probabilmente si possono toccare, baciare<br />
e dar luogo a quel tipo di lesione, ma le ripeto senza quello che avviene fisiologicamente<br />
all interno del ventricolo sinistro nelle fasi sisto-diastoliche non si potrebbe verificare una roba del<br />
genere, nel ventricolo destro non succede perché nel ventricolo destro le pressioni sono a 10, 15<br />
dall altra parte sono 130 180, provi ad immaginare se un azione <strong>la</strong> eserciti quando c è una<br />
pressione a 120 130 già diastolica che <strong>la</strong> fai portare a 200 robe di questo genere e poi<br />
ovviamente c è proprio <strong>la</strong> ragione anatomica, vi dicevo, di stretta vicinanza, non è a caso che<br />
evidentemente si sono verificati gli ematomi.<br />
468
Nel<strong>la</strong> specie il contatto tra le due pareti del ventricolo sinistro era avvenuto più che<br />
con un solo colpo violento attraverso ripetute e protratte compressioni.<br />
Altri argomenti più dettagliati e diffusi sul<strong>la</strong> natura vitale del<strong>la</strong> soffusione riscontrata<br />
emergono dal controesame del difensore. Ne riportiamo il contenuto per <strong>la</strong> loro<br />
decisività:<br />
DOMANDA Ultima cosa, ecco, questa per non avere io confusione, lei prima parzialmente ha<br />
risposto al<strong>la</strong> collega Vecchi, questo ematoma che lei descrive lei ha potuto comprendere<br />
dall esame del<strong>la</strong> fotografia quale origine specifica avesse avuto?<br />
RISPOSTA Lorigine ovviamente vuole dire che è un stravaso ematico che proviene da capil<strong>la</strong>re di<br />
quel<strong>la</strong> regione per appunto, probabilmente contribuiscono i due fattori, un asfittico che rende più<br />
fragili questi vasi ed il meccanico che effettivamente li finisce per rompere, è quel<strong>la</strong> che si chiama,<br />
noi <strong>la</strong> chiamiamo rexi , scusate questa terminologia, rexi dal capil<strong>la</strong>re<br />
DOMANDA E per escludere<br />
RISPOSTA Anche un piccolo vaso, insomma.<br />
DOMANDA Per escludere viceversa, da un esame diciamo così fotografico, quindi macroscopico<br />
è diverso immagino da quello che può essere un esame diretto, che ci potesse essere viceversa<br />
quest altra valutazione, cioè di un origine post <strong>morte</strong>m di questo ristagno sanguigno, che<br />
consistenza, che cosa avremmo dovuto leggere nel<strong>la</strong> descrizione e che cosa avremmo dovuto<br />
apprezzare dalle foto per poter arrivare a questo tipo di<br />
RISPOSTA Cioè non sarebbero state così circoscritte e così elevati in termini proprio di cromia,<br />
queste sono soffuse, sono molto più ve<strong>la</strong>te.<br />
DOMANDA Molto più ve<strong>la</strong>te. E quindi, perdoni, ma ci dia un ipotesi, se noi avessimo trovato<br />
quell alternativa che lei tenderebbe ad escludere che cosa avremmo visto nel<strong>la</strong> fotografia?<br />
RISPOSTA Avrei vista dovunque sia nel ventricolo sinistro che nel ventricolo destro sparsa ma<br />
non localizzata, qui c è proprio un target che guarda caso è in quel<strong>la</strong> zona di maggiore vicinanza<br />
<strong>delle</strong> pareti del cuore.<br />
DOMANDA Localizzata su tutta l estensione del muscolo?<br />
RISPOSTA Sì, ma in maniera generica e aspecifica senza necessariamente questa focalità, è il<br />
carattere di focalità di questa lesione che assume un significato importante, poi ripeto focalità<br />
così disgraziata che è andata a coinvolgere il fascio di his perché questa è tra l altro l incredibi è<br />
incredibile, è c<strong>la</strong>moroso questo reperto qua, anche nel<strong>la</strong> mia esperienza, chiedetemi, è<br />
c<strong>la</strong>moroso. (p. 50)<br />
Riteniamo che le sottolineature forniscano risposte ai molti interrogativi su un caso<br />
che ha <strong>la</strong>sciato a lungo incerti e dubbiosi, persino gli imputati e gli investigatori,<br />
essendo al di là di qualsiasi capacità di questi soggetti capire e prevedere come<br />
potesse essere accaduto quell improvviso afflosciarsi del soggetto che ai primi<br />
appariva vivo e vitale. Ciò che si doveva comprendere era che una colluttazione<br />
violentissima, come è di comune esperienza, espone a rischi mortali al di là,<br />
ovviamente, di qualunque intenzione, per l interferenza di fattori accidentali, anche<br />
rari e sconosciuti, imprevisti ma assolutamente prevedibili tenuto conto<br />
dell assoluta delicatezza del corpo umano che può resistere ad ingiurie fisiche<br />
violentissime, può essere esposto senza conseguenze ad asprezze di ogni genere ma<br />
può essere colpito mortalmente con estrema facilità. Non a caso i torturatori sono<br />
469
degli specialisti del<strong>la</strong> violenza fisica e del dolore senza <strong>morte</strong>. Bisogna riconoscere<br />
da questo punto di vista che gli imputati non erano dei torturatori, anche se l asfissia<br />
e <strong>la</strong> conseguente ipossia furono certamente causa di grandissima sofferenza per <strong>la</strong><br />
vittima, idonee a provocare <strong>la</strong> <strong>morte</strong>, anticipata dal colpo mortale al cuore che<br />
spezzò con <strong>la</strong> vita anche <strong>la</strong> sofferenza del ragazzo.<br />
Viene ribadita e precisata l importante deduzione logica già prima esaminata: <strong>la</strong><br />
presenza dell ematoma esclude in ogni caso una <strong>morte</strong> da stress cateco<strong>la</strong>minico da<br />
due punti di vista: uno positivo e l altro negativo. Se infatti si suppone che il<br />
soggetto era morto all arrivo dei rianimatori, con circo<strong>la</strong>zione ferma, l ematoma<br />
aveva evidentemente carattere vitale ed era stato causa di <strong>morte</strong>; se invece si<br />
ritenga che esso sia stato prodotto dai rianimatori in <strong>morte</strong>, <strong>la</strong> constatazione del<br />
blocco atrio ventrico<strong>la</strong>re e non del<strong>la</strong> fibril<strong>la</strong>zione escluderebbe comunque <strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />
da stress cateco<strong>la</strong>minico che produce fibril<strong>la</strong>zione, fermo restando che si<br />
tratterebbe di spiegare comunque l asistolia con un fatto traumatico. In realtà il<br />
blocco del<strong>la</strong> registrazione elettrocardiografica dimostrava fondamentalmente<br />
l esistenza di una <strong>morte</strong> per blocco del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione atrioventrico<strong>la</strong>re e non da<br />
fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re e quindi da iperincrezione di cateco<strong>la</strong>mine.<br />
Si tratta di un paradosso con il quale il prof. Thiene demolisce in ogni caso <strong>la</strong> tesi<br />
difensiva ma che evidentemente nul<strong>la</strong> toglie, trattandosi di un paradosso, al<strong>la</strong> tesi<br />
principale del consulente: <strong>la</strong> <strong>morte</strong> per effetto dell ematoma e del blocco<br />
atrioventrico<strong>la</strong>re, non potendo quest ultimo spiegarsi altrimenti.<br />
Il ragionamento del prof. Thiene non si basa quindi soltanto sul<strong>la</strong> visione <strong>delle</strong> foto<br />
del cuore ma si artico<strong>la</strong> su un complesso ragionamento e su una base di dati che<br />
messi in connessione riconducono univocamente, verso quel<strong>la</strong> causa di <strong>morte</strong>,<br />
riscontrando a valle che le macchie del<strong>la</strong> foto del cuore sono veri e propri ematomi o<br />
soffusione ecchimotiche, secondo altre formu<strong>la</strong>zioni.<br />
Il prof. Thiene ha suffragato che le circostanze del caso, in partico<strong>la</strong>re l azione degli<br />
agenti, risultavano del tutto compatibili con <strong>la</strong> produzione del trauma interno.<br />
Anche l appoggio di due mani sul torace, effettuato con molta forza è idonea a<br />
produrre il blunt trauma , così come efficace è l azione di compressione ripetuta<br />
con appoggio <strong>delle</strong> mani con <strong>la</strong> massima forza come se si trattasse di un azione<br />
rianimatoria ripetuta in re<strong>la</strong>zione alle circostanze dell immobilizzazione<br />
6. La verifica in contraddittorio del<strong>la</strong> consulenza Thiene.<br />
Con l intervento del prof. Thiene il caso Aldrovandi va incontro ad una svolta<br />
decisiva e risolutiva. Il mistero sul<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> è sve<strong>la</strong>to con coerenza e<br />
tenendo conto dei dati circostanziali, autoptici e di una rassicurante interpretazione<br />
di tutti gli elementi disponibili. Non residuano zone vuote o aree da integrare<br />
induttivamente. Ciò che era stato intuito e spiegato dai consulenti <strong>delle</strong> parti civili,<br />
trova conferma con l inserimento dell ultimo anello mancante ad una spiegazione<br />
470
tutta basata sui dati emersi dalle indagini. Gli eventi finali che producono <strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />
hanno tutti una collocazione precisa. Lelemento nuovo agisce su una realtà<br />
inquadrata già in maniera compiuta: <strong>la</strong> violenta colluttazione; il tentativo di<br />
immobilizzazione ad ogni costo e con ogni mezzo; l asfissia meccanica e posizionale;<br />
<strong>la</strong> <strong>morte</strong> improvvisa non spiegabile dall esterno ma solo dall interno, dai segni<br />
<strong>la</strong>sciati da un azione restrittiva realizzata con mezzi e modi eccessivi, sproporzionati,<br />
in quei termini e in quei modi non necessaria, anche sul presupposto del<strong>la</strong><br />
provocazione del ragazzo e del suo tentativo di colpire con una sforbiciata gli agenti;<br />
un azione che segue un conflitto iniziale violento le cui ragioni e <strong>cause</strong> rimangono<br />
misteriose.<br />
Prevedibile che sulle inattese e sconvolgenti ricostruzioni del prof. Thiene si<br />
innescasse un duro contraddittorio tra le parti con accuse e contestazioni di ogni<br />
genere, qualche volta sopra le righe, dovendosi pur sempre tenere conto del<strong>la</strong><br />
sproporzione di competenza, ufficialmente riconosciuta, tra il prof. Thiene e alcuni<br />
dei suoi contraddittori, alcuni dei quali anziché spiegare le ragioni di un possibile<br />
errore finiscono con il muovere a Thiene l accusa di non sapere distinguere e di<br />
confondere in una foto chiarissima ed eloquente un banale fenomeno putrefattivo<br />
con un ematoma provocato in vita, costruendo una artico<strong>la</strong>ta spiegazione<br />
dell evento su un tale banale equivoco. Una critica in questi termini sarebbe ancora<br />
ammissibile se chi muoveva <strong>la</strong> contestazione avesse preso una posizione<br />
determinata ab initio; ma appare inammissibile da parte di chi del fenomeno da<br />
interpretare aveva dato un preciso riscontro descrittivo, in contrasto con l asserita<br />
postuma irrilevanza. In realtà nel<strong>la</strong> consulenza Ma<strong>la</strong>guti-Lumare l ematoma, <strong>la</strong> cui<br />
natura ed effetti Thiene coglie immediatamente, è descritto e ottimamente<br />
fotografato. Il che significa che il dato ha colpito l attenzione dei medici-legali che<br />
ne danno conto come di fenomeno vitale, sia perché non prendono posizione<br />
esplicita per escluderne <strong>la</strong> rilevanza in quanto fenomeno postmortale, sia perché di<br />
nessun altro fenomeno post-mortale si dà conto nello studio dei reperti autoptici. E<br />
indubbio che Ma<strong>la</strong>guti e Lumare non seppero e non vollero prendere posizione su<br />
quel reperto, limitandosi a descriverlo, a vederlo senza interpretarlo ( o<br />
guardarlo , come dice il prof. Beduschi). Ma appunto ciò potrebbe giustificare una<br />
legittima condizione di dubbio da parte di chi, non possedendo gli strumenti<br />
interpretativi idonei, si astiene dal prendere posizione in ogni senso. Appare<br />
difficilmente comprensibile, al contrario, <strong>la</strong> difesa ad oltranza di una posizione<br />
negativa di fronte all autorità del prof. Thiene perché si induce il dubbio del<strong>la</strong><br />
prevalenza di una posizione preconcetta, rispetto al contributo che un consulente<br />
d ufficio è comunque chiamato a rendere al<strong>la</strong> giustizia.<br />
Sarebbe stato quindi ragionevole attendersi dai consulenti d ufficio del p.m., tale<br />
essendo rimasta formalmente e fino in fondo <strong>la</strong> posizione dei dottori Ma<strong>la</strong>guti e<br />
Lumare, una presa d atto degli argomenti del prof. Thiene e semmai una posizione<br />
fondata sul dubbio metodico che non trascuri di considerare l autorevolezza del<strong>la</strong><br />
471
fonte dell opinione contraria. D altra parte Thiene ha reso un grandissimo omaggio<br />
al<strong>la</strong> completezza dei rilievi e del<strong>la</strong> descrizione autoptica, comprensiva del dato<br />
decisivo che non era stato quindi obbiettivamente pretermesso o occultato. Si è<br />
dissociato da una interpretazione errata, dando atto che si trattava di cogliere<br />
aspetti che andavano al di là degli strumenti interpretativi in possesso dei consulenti<br />
del p.m. e degli stessi consulenti del<strong>la</strong> parte civile, come ha ammesso, con l umiltà<br />
degli autentici uomini di sapere, il prof. Beduschi.<br />
I consulenti hanno invece ritenuto di dovere difendere ad oltranza le proprie<br />
posizione, a tute<strong>la</strong> di un onore professionale che ritenevano messo in discussione<br />
dal<strong>la</strong> consulenza Thiene.<br />
Ciò detto, resta da considerare un altra obiezione di metodo, quel<strong>la</strong> secondo cui<br />
non sarebbe stato possibile compiere diagnosi sul<strong>la</strong> base dei soli referti autoptici<br />
esistenti. Losservazione non può essere accolta se proveniente dai consulenti del<strong>la</strong><br />
difesa che hanno svolto sugli stessi elementi tutta <strong>la</strong> loro <strong>ricostruzione</strong>; non può<br />
valere per il prof. Avato che all autopsia non ha partecipato, pur prendendo<br />
posizione sui suoi esiti. Non può neppure valere per gli autori <strong>delle</strong> indagini<br />
autoptiche e <strong>delle</strong> successive re<strong>la</strong>zioni conclusive sia perché ciò significa che nei<br />
tanti processi basati su una preliminare attività irripetibile non sarebbe neppure<br />
possibile discutere dei risultati acquisiti dagli autori <strong>delle</strong> indagini, in tal modo<br />
rendendo i consulenti, autori di questa preliminare indagine, arbitri dell esito<br />
dell indagine stessa, per il fatto solo di aver<strong>la</strong> svolta, una presunzione di<br />
insindacabilità che è non solo inammissibile sul piano logico, potendo una diversa<br />
<strong>ricostruzione</strong> essere effettuata sul<strong>la</strong> base dei medesimi elementi osservati e<br />
commentati da primi autori che, al di là dell impressione iniziale nel contatto diretto<br />
con il reperto, si basano anche loro nel commento sui dati oggettivati nel<strong>la</strong><br />
descrizione sui quali si eserciteranno eventuali critici, sia perché è responsabilità e<br />
dovere professionale precipuo dei consulenti del p.m., autori di atti di indagine<br />
irripetibili mettere le altre parti, intervenute successivamente, in condizione di<br />
discutere con piena cognizione di causa i risultati del loro <strong>la</strong>voro, oggettivando nel<br />
modo più rigoroso possibile ogni passaggio dell indagine irripetibile. Sicchè se <strong>la</strong><br />
selezione dei dati, <strong>la</strong> loro conservazione, <strong>la</strong> loro riproducibilità, ed ostensibilità è<br />
compito del consulente ex art 360 cpp che in questo senso dà una svolta<br />
irreversibile all andamento dell indagine, deve però ritenersi che proprio il dovere<br />
professionale e <strong>la</strong> competenza dei consulenti stessi è <strong>la</strong> massima garanzia ed il<br />
riferimento principale per quanti, intervenendo successivamente, su quei materiali<br />
possono tranquil<strong>la</strong>mente e attendibilmente basare deduzioni, osservazioni<br />
conclusioni. Non è possibile dire che solo i consulenti possano argomentare sui<br />
referti e sui reperti autoptici avendoli essi soli osservati direttamente. A parte che<br />
nell epoca del<strong>la</strong> sofisticata riproduzione tecnica <strong>delle</strong> immagini, <strong>la</strong> fotografia<br />
riproduce <strong>la</strong> realtà meglio dello sguardo fuggevole, il processo deve poter contare<br />
sul fatto che l esperienza e <strong>la</strong> competenza dei consulenti ex 360 cpp metteranno a<br />
472
disposizione di quanti devono valutare i dati offerti al giudizio elementi di prova<br />
oggettivi e attendibili. Ritiene il tribunale che in assenza di alcuna contestazione<br />
specifica, nel comune e diffuso riconoscimento dell ottimo <strong>la</strong>voro svolto dai dottori<br />
Ma<strong>la</strong>guti e Lumare sul piano dell acquisizione e descrizione degli elementi necessari<br />
e utili al giudizio, si possa fare affidamento sul rispecchiamento pieno del<strong>la</strong> realtà,<br />
esaminata in sede di autopsìa, dei documenti e dei reperti estratti e conservati per il<br />
giudizio ( fotografie, reperti istologici e quant altro ), avendo fatto essi tutto il<br />
possibile per assicurare i materiali utili e necessari per qualsivoglia tipo di indagine<br />
successiva.<br />
Su questa premessa, esamineremo le risposte alle conclusioni del prof. Thiene<br />
espresse prima dai consulenti iniziali del p.m. e poi da quelli del<strong>la</strong> difesa portatori di<br />
un evidente interesse primario a contraddire.<br />
Vedremo, poi, come le posizioni dei consulenti <strong>delle</strong> parti civili arricchiscano e<br />
irrobustiscano ancor più le conclusioni di Thiene. Esamineremo infine il vittorioso<br />
confronto del prof. Thiene con il dr. Rapezzi.<br />
6.1. Lautodifesa dei responsabili del<strong>la</strong> consulenza tecnica d ufficio Avato<br />
Ma<strong>la</strong>guti Lumare<br />
La difficile posizione del prof. Avato emerge immediatamente dalle domande del<strong>la</strong><br />
difesa che finisce con il mettere in chiaro come al prof. Avato, che ribadisce di non<br />
avere partecipato all autopsia, debba essere ricondotta in ultima istanza <strong>la</strong><br />
responsabilità per i risultati e quindi per gli eventuali errori del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione autoptica<br />
in quanto, come responsabile dell istituto di medicina legale, allo stesso fanno capo,<br />
in rapporto di sottoposizione gerarchica , gli autori dell indagine. Una premessa<br />
che in qualche modo condiziona tutto l esame che è posto in un alternativa<br />
comunque negativa: responsabilità per l errore commesso da Ma<strong>la</strong>guti e Lumare<br />
in quanto direttore dell istituto o responsabilità<br />
473<br />
per <strong>la</strong> condivisione dell errore dei<br />
due.<br />
Per il prof. Avato le macchie scure osservate dal prof. Thiene non sono ematomi ma<br />
iniziali fenomeni putrefattivi del<strong>la</strong> stessa natura di altri che si osservano nel<strong>la</strong> stessa<br />
foto. Il prof. Avato ammette, peraltro, che <strong>la</strong> discromia segna<strong>la</strong>ta da Thiene e<br />
contrassegnata con freccia nel<strong>la</strong> foto allegata al<strong>la</strong> propria re<strong>la</strong>zione è contigua al<br />
fascio di His. Giustifica il mancato approfondimento con <strong>la</strong> complessità tecnica<br />
dell operazione, i suoi costi, le scarse probabilità di risultato. Non c erano i<br />
presupposti per sospettare di una <strong>morte</strong> su base aritmica, nel qual caso le incisioni<br />
del cuore avrebbero dovuto essere altre. Si trattò di un indagine normale. La foto<br />
del cuore fu discussa ma non allegate al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione perché considerata priva di<br />
rilievo. Un osservazione ulteriore, apparentemente negativa per l accusa, fornisce<br />
invece elementi di conferma. Il prof. Avato mentre ricorda di avere esperienza di<br />
lesioni cardiache interne senza un corrispettivo morfologico lesivo sulle pareti
esterne del cuore, ammette che lesioni interne possono verificarsi senza lesioni<br />
visibili sul<strong>la</strong> parte esterna del corpo ( dorso torace ecc.), avvicinandosi su questo<br />
punto al<strong>la</strong> posizione dei medici legali <strong>delle</strong> parti civili dai quali aveva dissentito nel<br />
corso del precedente esame e modificando così radicalmente <strong>la</strong> sua posizione. Da<br />
osservare ancora che rispetto al<strong>la</strong> precedente negatività, l ipotesi non è negata in<br />
assoluto ma limitatamente al<strong>la</strong> personale esperienza del tecnico.<br />
Il prof. Avato ha ammesso che in sede di autopsia il dr. Ma<strong>la</strong>guti si pose il problema<br />
del valore da assegnare al<strong>la</strong> macchia scura rilevata all interno del cuore, tanto da<br />
incidere col bisturi sul punto, e di avere escluso infine <strong>la</strong> rilevanza del<strong>la</strong> stessa<br />
attribuendole valore di inizio di fenomeno putrefattivo. Losservazione è rilevante<br />
perché attesta da un <strong>la</strong>to che l attribuzione non era affatto pacifica, tanto che <strong>la</strong><br />
conclusione finale non risulta nemmeno riportata in re<strong>la</strong>zione; dall altro <strong>la</strong>scia<br />
comprendere che <strong>la</strong> decisione di non attribuirvi rilievo potrebbe essere dipesa<br />
propria dal<strong>la</strong> complessità <strong>delle</strong> successive indagini che, dando corso all ipotesi,<br />
sarebbe stato necessario compiere e che i consulenti ritennero invece opportuno<br />
non svolgere atteso il carattere ordinario, normale dell indagine che stavano<br />
svolgendo e <strong>la</strong> scarsa convinzione sulle prospettive di quell indagine. Si tratta di una<br />
deposizione che evidenzia come un indagine dia o non esiti o ne dia di tipo diverso,<br />
a seconda degli obbiettivi che si prefigge e <strong>delle</strong> ipoitesi investigative che si<br />
perseguono. E evidente dalle parole del prof. Avato che quel<strong>la</strong> discromia colpì e<br />
sorprese i consulenti che si trovarono nell imbarazzante condizione di assumere o<br />
meno l ipotesi di una lesione traumatica al cuore che avrebbe richiesto un indagine<br />
assai più complessa artico<strong>la</strong>ta, tecnicamente raffinata dagli esiti imprevedibili e<br />
magari fallimentari ( <strong>la</strong> fortuna ricordata dal prof. Avati). Nel dubbio essi scelsero <strong>la</strong><br />
soluzione più semplice e meno impegnativa, per <strong>la</strong> quale in cuor loro propendevano.<br />
Ma tutto ciò non vieta che un esperto come il prof. Thiene possa riconoscere<br />
immediatamente ciò che per i medici legali di Ferrara costituiva un elemento da<br />
accertare con ricerche straordinarie. D altra parte limitare <strong>la</strong> competenza dei medici<br />
legali al<strong>la</strong> capacità di riconoscere i fenomeni putrefattivi meglio di un cardiopatologo<br />
appare certamente riduttivo per i medici legali stessi.<br />
Le conclusioni del prof. Avato ipotecano le dichiarazioni dei dottori Ma<strong>la</strong>guti e<br />
Lumare.<br />
Il dr. Ma<strong>la</strong>guti ammette di essere stato subito colpito dalle discromie emerse<br />
all apertura del cuore e di essersi posto il problema del<strong>la</strong> definizione da darne. Il<br />
dubbio sul carattere vitale o mortale del<strong>la</strong> lesione se lo rappresentò. Lo risolse nel<br />
secondo senso dal tatto e operando l incisione. Il verdetto fu: imbibizione<br />
emoglobinica. Non vi sarebbe, inoltre, neppure corrispondenza tra le due facce <strong>delle</strong><br />
discromie a destra e a sinistra del<strong>la</strong> fotografia del cuore aperto; sarebbero solo<br />
riconoscibili una macchia nel<strong>la</strong> parte posteriore, individuata da Thiene, ed una a<br />
sinistra; nessuna corrispondenza tra quest ultima e quel<strong>la</strong> di destra, priva di<br />
474
carattere specu<strong>la</strong>re rispetto al<strong>la</strong> a quel<strong>la</strong> a sinistra. Impossibile par<strong>la</strong>re quindi di una<br />
parte anteriore e di una posteriore del medesimo ematoma.<br />
Lincisione non ha tagliato un unica formazione divisa a sinistra e a destra ma si<br />
tratta di realtà distinte. Altri punti di analoga imbibizione emoglobinica si<br />
apprezzano in altre parti del<strong>la</strong> foto del cuore. I consulenti indicavano quindi sul<strong>la</strong><br />
foto del cuore ingrandita gli altri punti che a loro dire costituivano imbibizione<br />
emoglobinica. Un fenomeno diffuso e non localizzato.<br />
Ma<strong>la</strong>guti ha dichiarato di avere descritto e annotato nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione ciò che aveva<br />
visto, senza valutarlo, per mero scrupolo. Il consulente è peraltro in difficoltà nello<br />
spiegare perché <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> impiegata, discromia rosso-nerastra debba essere<br />
intesa come imbibizione emoglobinica; per quale ragione, se si limita a descrivere,<br />
non gli abbia attribuito il suo nome; e se d altra parte l aveva poi valutato un<br />
fenomeno postmortale perché nel<strong>la</strong> parte interpretativa non l aveva specificato.<br />
Per Ma<strong>la</strong>guti l interpretazione era implicita nel fatto dell incisione. Una spiegazione<br />
poco perspicua. In ogni caso, avendo valutato come irrilevante quel<strong>la</strong><br />
manifestazione non se ne era più occupato nel<strong>la</strong> parte ricostruttiva; né di<br />
conseguenza aveva ritenuto di allegare <strong>la</strong> foto al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione. La ragione per cui a<br />
seguito dell incisione avevano ritenuto che si trattasse di imbibizione emoglobinica e<br />
non di un ematoma, era dipesa dal<strong>la</strong> considerazione che se si fosse trattato di un<br />
ematoma il sangue avrebbe dovuto scorrere.<br />
Il dr. Ma<strong>la</strong>guti ammetteva di avere omesso erroneamente di dare menzione nel<strong>la</strong><br />
parte descrittiva dell intervenuta incisione sul punto in questione. Ammetteva anche<br />
che una lesione cardiaca può essere causa di <strong>morte</strong> a condizione che se ne dimostri<br />
il meccanismo; in alternativa si può procedere per esclusione.<br />
Riteniamo che in effetti sia stato proprio questo il procedimento adottato dal prof.<br />
Thiene che Ma<strong>la</strong>guti finisce con il condividere, ovviamente sul presupposto di avere<br />
a che fare con un ematoma o equivalente.<br />
Il dr. Ma<strong>la</strong>guti ha precisato che <strong>la</strong> definizione del<strong>la</strong> situazione rilevata doveva<br />
considerarsi pre-putrefattiva e benché ci sia un certo margine soggettivo<br />
nell apprezzamento, in base al<strong>la</strong> sua esperienza ritenne non vi fosse alcun dubbio sul<br />
carattere postmortale del<strong>la</strong> macchia. Opinione che fu condivisa dal consulente<br />
del<strong>la</strong> difesa dr. Zanzi, presente all incisione, che non manifestò dubbi né sollevò<br />
problemi. Questioni non sollevate neppure dai periti d ufficio che avevano visto le<br />
foto.<br />
6.2. Le contestazioni dei consulenti del<strong>la</strong> difesa.<br />
Il dr. Fortuni è il medico-legale incaricato dal<strong>la</strong> difesa di esprimere <strong>la</strong> sua opinione a<br />
seguito dell intervento del prof. Thiene.<br />
La premessa del ragionamento del dr. Fortuni è l insufficienza dell immagine<br />
fotografica sul<strong>la</strong> quale si era basato nel<strong>la</strong> sua valutazione il prof. Thiene per una<br />
475
valutazione attendibile; immagine sfuocata, dai colori non tarati, non<br />
tridimensionale. Per il resto l esame del dr. Fortuni, con l aggiunta di alcuni<br />
riferimenti, conferma le conclusioni del dr. Ma<strong>la</strong>guti, del<strong>la</strong> dr.ssa Lumare e del prof.<br />
Avato.<br />
Elementi che ostano a considerare le discromie evidenziate degli ematomi<br />
sarebbero:<br />
- La mancanza di consistenza al tatto, non diversa da quel<strong>la</strong> dei tessuti<br />
circostanti.<br />
- Lincisione che escluderebbe <strong>la</strong> valenza tridimensionale avendone Ma<strong>la</strong>guti<br />
verificato l inconsistenza interna;<br />
- La mancata fuoriuscita di sangue all incisione;<br />
- La non corrispondenza tra l ematoma del <strong>la</strong>to sinistro e quello del <strong>la</strong>to destro<br />
che invece per il prof. Thiene rappresentano un unico ematoma tagliato in due.<br />
- Complessità ed improbabilità dell ipotesi che richiederebbe il combinarsi di<br />
una serie di evenienze fortuite.<br />
- Non certezza che l ematoma possa davvero avere interessato il fascio di His in<br />
assenza di analisi istologiche specifiche o che comunque dovesse necessariamente<br />
produrre l evento di interrompere il funzionamento del cuore.<br />
- Assenza di un indagine istologica volta ad accertare l esistenza dell ematoma,<br />
l attingimento del fascio di his, <strong>la</strong> compressione, l incidenza sul<strong>la</strong> trasmissione del<strong>la</strong><br />
conduzione.<br />
Il prof. Fortuni ha quindi sostenuto che <strong>la</strong> foto di comparazione prodotta dal prof.<br />
Thiene per dimostrare <strong>la</strong> differenza rispetto al<strong>la</strong> foto allegata al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione è assai<br />
più ingrandita dell altra e non può essere usata come elemento di comparazione.<br />
La foto n. 26 in partico<strong>la</strong>re, se opportunamente ingrandita, avrebbe potuto<br />
dimostrare l esistenza di bande di contrazione. In ogni caso <strong>la</strong> diagnosi di e.d.s. non<br />
è diagnosi anatomoistopatologica ma è una diagnosi circostanziale.<br />
Il prof. Fortuni conferma quindi che <strong>la</strong> descrizione del reperto istologico effettuato<br />
nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Ma<strong>la</strong>guti-Lumare è propria del<strong>la</strong> presenza di bande di contrazione. 14<br />
In conclusione per Fortuni l ipotesi Thiene ha una sua dignità ma essendo fondata<br />
solo sulle fotografie non può considerarsi fondata su basi scientifiche.<br />
Il dr. Rago si è associato alle conclusioni del prof. Fortuni, limitandosi a sottolineare<br />
come l ipotesi dell ematoma dovesse essere esclusa per <strong>la</strong> caratteristica dei<br />
contorni sfumati che venivano attribuiti al<strong>la</strong> rilevata discromia.<br />
14<br />
Dobbiamo osservare come, contrariamente all assunto del prof. Fortuni, nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione scritta si parli<br />
solo di fibre miocardiche ondu<strong>la</strong>te, e solo a dibattimento il dr. Ma<strong>la</strong>guti affermi che le due espressioni si<br />
equivalgono, venendo in ciò smentito da tutti gli altri consulenti oltre che dal prof. Thiene.<br />
476
6.3. Il contributo del prof. Beduschi e degli altri consulenti del<strong>la</strong> parte civile.<br />
La causa di <strong>morte</strong> individuata dal prof. Thiene non era stata prospettata neppure dai<br />
consulenti tecnici <strong>delle</strong> parti civili i quali avevano potuto basarsi solo sul<strong>la</strong> descrizione<br />
dello stato del cuore e sui reperti istologici; <strong>la</strong> fotografia analizzata da Thiene non<br />
era stata, come sappiamo, inserita nel corredo iconografico del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione. Ciò vale<br />
per il dr. Gua<strong>la</strong>ndri e per il prof. Beduschi che all autopsìa non avevano partecipato.<br />
Le foto erano state invece consegnate al dr. Zanzi che non aveva prestato partico<strong>la</strong>re<br />
attenzione al dettaglio. La posizione del dr. Zanzi diventava quindi molto interessante<br />
per comprendere come si fosse giunti a trascurare le macchie del cuore e a non<br />
coglierne l importanza.<br />
Il dr. Zanzi riportava <strong>la</strong> sua versione in due occasioni; <strong>la</strong> seconda dopo essere stato<br />
chiamato in causa da Ma<strong>la</strong>guti e Lumare, a dire dei quali l incisione sul<strong>la</strong> discromia<br />
principale, quel<strong>la</strong> al centro del<strong>la</strong> foto, era stata eseguita in presenza di Zanzi che<br />
aveva concordato sul carattere di fenomeno post-mortale.<br />
E da dire che esclusa l ipotesi del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>fede, <strong>la</strong> mancata e<strong>la</strong>borazione <strong>delle</strong><br />
discromie come fenomeni vitali, indicativi di una lesione vitale, trova ragion d essere<br />
nel<strong>la</strong> difficoltà oggettiva del riconoscimento da parte di medici legali generici a fronte<br />
del<strong>la</strong> specifica esperienza ed eccezionale competenza del prof. Thiene. E indubbio,<br />
come ha ammesso il dr. Ma<strong>la</strong>guti, che l<br />
apprezzamento sarebbe stato assai delicato<br />
con ampi margini di valutazione soggettiva, in un contesto, <strong>la</strong> condizione del cuore<br />
esaminato, nel quale si erano effettivamente realizzati in punti attigui iniziali<br />
fenomeni putrefattivi, riconosciuti da tutti gli intervenuti, compreso il prof. Thiene al<br />
quale non si può certo far carico quindi di non saper compiere l analisi differenziale<br />
tra fenomeni vitali e fenomeno postmortali nell organo in esame. Non si deve<br />
neppure trascurare, come fattore del<strong>la</strong> massima importanza, il condizionamento<br />
psicologico che gravava sui consulenti tecnici nel<strong>la</strong> fase in cui essi operavano se<br />
avessero acceduto all ipotesi di una rottura del cuore per <strong>cause</strong> meccaniche: avrebbe<br />
significato concludere in pochi giorni l autopsia ascrivendo <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />
all azione degli agenti. Era una conclusione difficile da prendere ed obbiettivamente il<br />
compito tecnico di assegnare con sicurezza quel significato al reperto andava oltre<br />
l esperienza di Ma<strong>la</strong>guti e Lumare. In ogni caso, si trattava di un reperto che<br />
presentava difficili aspetti interpretativi e che in un certo senso poteva giustificare<br />
l omessa interpretazione dello stesso, circostanza che esprime l aspetto più<br />
problematico dell intera vicenda. Ma pur <strong>la</strong> massima comprensione per il dr.<br />
Ma<strong>la</strong>guti e <strong>la</strong> dr.ssa Lumare appare ingiustificabile, se una valutazione di quel<br />
reperto fu fatta, il che implicava ammettere anche solo per un attimo l ipotesi di una<br />
rottura traumatica del cuore, e se al<strong>la</strong> fine si concluse per considerarlo non rilevante<br />
rispetto al<strong>la</strong> spiegazione del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, che di questa valutazione nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione non si<br />
sia dato conto anche solo per escludere un eventuale spiegazione alternativa cui<br />
477
quel reperto consentiva di accedere, in modo da permettere a chi avesse letto <strong>la</strong><br />
re<strong>la</strong>zione di valutare l attendibilità del giudizio.<br />
La descrizione obbiettiva dello stato del cuore, non seguita dall interpretazione e dal<br />
giudizio, marcano indiscutibilmente un ambiguità di fondo del<strong>la</strong> condotta dei due<br />
consulenti che rende difficile credere a quanto essi hanno successivamente dichiarato<br />
e cioè l avvenuta consapevole e meditata valutazione del reperto come manifesto<br />
segno di fenomeno postmortale, così come altri di cui si darebbe conto in re<strong>la</strong>zione;<br />
un silenzio che stride proprio con <strong>la</strong> precisione manifestata dai consulenti, a<br />
proposito di questi altri reperti, di indiscutibile natura postmortale, di cui si dà invece<br />
diligentemente conto nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione.<br />
Dobbiamo quindi ritenere che sul<strong>la</strong> questione Ma<strong>la</strong>guti e Lumare si siano astenuti dal<br />
prendere posizione, probabilmente per <strong>la</strong> difficoltà di interpretare il reperto, sul<strong>la</strong> cui<br />
natura effettiva avevano molte incertezze ( più il dr. Ma<strong>la</strong>guti che <strong>la</strong> giovane dr.ssa<br />
Lumare che, a quanto pare, in base al<strong>la</strong> testimonianza Ma<strong>la</strong>guti, non avrebbe avuto<br />
incertezze nel dichiarare un immediato parere in termini di imbibizione<br />
emoglobinica ). Andare oltre non serve e non è possibile. Ma il dato va registrato ed<br />
è molto significativo. Lo stesso dr. Ma<strong>la</strong>guti ha ammesso essersi trattato di una<br />
debolezza del suo <strong>la</strong>voro.<br />
Resta da valutare come si sia pervenuti al<strong>la</strong> conclusione dal punto di vista del<br />
medico-legale di parte dr. Zanzi, al quale i difensori degli imputati hanno<br />
legittimamente chiesto conto del suo silenzio fino all avvento del prof. Thiene.<br />
Il dr. Zanzi ha affermato che con i colleghi Gua<strong>la</strong>ndri e Beduschi avevano certamente<br />
considerato non mortali le discromie descritte da Ma<strong>la</strong>guti ma le avevano<br />
interpretato come soffusioni emorragiche, inserendole nel contesto di<br />
microemorragie sulle quali si erano soffermati, interpretandole come manifestazioni<br />
equivalenti a quelle riscontrate negli altri organi a livello di sezione cadaverica ed a<br />
livello di indagine istologica, altrettanti elementi indicativi di <strong>morte</strong> asfittica.<br />
Linterpretazione del prof. Thiene era andata oltre, spiegando il fenomeno come<br />
manifestazione di una lesione diretta da compressione che aveva interessato il fascio<br />
di His. Un elemento aggiuntivo rispetto al<strong>la</strong> spiegazione già offerta che dava solo una<br />
diversa identità al<strong>la</strong> causa ultima del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Il dr. Zanzi ricordava che al momento<br />
dell autopsia ci si era soffermati sul reperto macroscopico del cuore che era stato<br />
descritto come poi riportato in re<strong>la</strong>zione. Rileggendo <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Ma<strong>la</strong>guti aveva<br />
collegato <strong>la</strong> descrizione al<strong>la</strong> visione del cuore e aveva interpretato il dato come<br />
espressione di soffusione ecchimotica a carattere vitale, espressione ulteriore dello<br />
stato asfittico che aveva cagionato <strong>la</strong> <strong>morte</strong>, non collegando lo spandimento ematico<br />
con i possibili effetti sul fascio di His. Il contributo del prof. Thiene individua questo<br />
ulteriore evento che estende gli effetti del<strong>la</strong> causa, già dai consulenti di parte<br />
individuata, all epifenomeno costituito dall interruzione dell impulso elettrico dato<br />
dal fascio di His. Il dr. Zanzi ricorda ancora che con Ma<strong>la</strong>guti avevano prestato<br />
attenzione al<strong>la</strong> soffusione centrale, quel<strong>la</strong> indicata con freccia a computer nel<strong>la</strong><br />
478
fotografia allegata al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Thiene; non erano state invece apprezzata le due<br />
macchine scure che si notano ai due <strong>la</strong>ti del<strong>la</strong> sezione del miocardio. Sul<strong>la</strong> macchia<br />
centrale si era del resto appuntata l attenzione di Ma<strong>la</strong>guti che aveva descritto solo<br />
quel<strong>la</strong>. Il dr. Zanzi ammette <strong>la</strong> svista. Ammette pure che, pur disponendo dell intero<br />
gruppo di fotografie scattate da Ma<strong>la</strong>guti durante l autopsia, si era soffermato per<br />
scrivere <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con il dr. Gua<strong>la</strong>ndri solo su quelle allegate al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione. Il<br />
consulente ribadisce che <strong>la</strong> <strong>morte</strong> ebbe fondamentalmente un causa asfittica, al di là<br />
del fatto che si voglia aggiungere, come elemento conclusivo, l incidenza sul fascio di<br />
His come effetto di una contusione. Il dr. Zanzi ha ammesso di non avere osservato<br />
l intero gruppo <strong>delle</strong> fotografie fino al momento in cui i consulenti del<strong>la</strong> difesa non<br />
avevano cominciato ad insistere sulle bande di contrazione e sul<strong>la</strong> <strong>morte</strong> cardiaca<br />
come effetto dell iperproduzione di cateco<strong>la</strong>mine e quindi da sforzo. Solo in quel<br />
momento erano state riesaminate le foto del cuore per sottoporle all attenzione del<br />
prof. Thiene. Per Zanzi <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Ma<strong>la</strong>guti dava ampi spazi al<strong>la</strong> difesa di parte civile<br />
perché pur concludendo per una causa di <strong>morte</strong> da insufficienza contrattile acuta,<br />
dovuta all agitazione, metteva in evidenza tutti gli aspetti di <strong>morte</strong> asfittica, rivalutati<br />
i quali <strong>la</strong> condizione di agitazione diventava solo una componente del<strong>la</strong> complessa<br />
causa di <strong>morte</strong>, rispetto al<strong>la</strong> quale un ruolo finale e decisivo assumeva <strong>la</strong> componente<br />
asfittica. Linsufficienza miocardica era <strong>la</strong> conclusione di una condizione asfittica<br />
preliminare. Per questa ragione le foto del cuore fino a Ma<strong>la</strong>guti non erano apparse<br />
determinanti. Solo con il dr. Rago e l accento posto sulle bande di contrazione<br />
cardiache determinate da uno sforzo estremo ci si era posto il problema di<br />
riesaminare le foto del cuore per verificare se fosse possibile derivarne le conclusioni<br />
cui stavano pervenendo i consulenti del<strong>la</strong> difesa.<br />
La spiegazione appare ragionevole. 15 La descrizione Ma<strong>la</strong>guti era apparsa sufficiente<br />
a descrivere un fenomeno vitale di soffusione ecchimotica che dava conto ulteriore<br />
al<strong>la</strong> tesi <strong>delle</strong> microemorragie negli organi interni provocate dall asfissia. Certo non<br />
era stato considerato l effetto sul fascio di His; ma il meccanismo causale appariva<br />
ugualmente completo. Anche per Zanzi il fenomeno osservato doveva definirsi di<br />
soffusione ecchimotica. Con Gua<strong>la</strong>ndri, Zanzi aveva menzionato il fenomeno discusso<br />
da Thiene, definendolo più riduttivamente come emazie al miocardio, un termine<br />
equivalente al concetto di soffusione ecchimotica.<br />
15<br />
Il ragionamento del dr. Zanzi risulta sintetizzato efficacemente in questo passaggio del<strong>la</strong> deposizione, a<br />
pag. 120 del verbale:<br />
RISPOSTA Mi scusi, è <strong>la</strong> conseguenza è <strong>la</strong> conseguenza di tutti quegli avvenimenti che erano successi<br />
prima, cioè a dire: stato di agitazione psicofisica, iperincrezione di cateco<strong>la</strong>mine, deficit di ossigeno, debito<br />
di ossigeno, posizione, compressione e poi c era stata <strong>la</strong> <strong>morte</strong> c era stata l insufficienza cardiaca con <strong>la</strong><br />
<strong>morte</strong>, che fosse <strong>la</strong> cateco<strong>la</strong>mina stessa ad interagire dentro, che ci fosse stato il fascio di his, a noi non<br />
importava assolutamente, erano le modalità con cui si era giunti al<strong>la</strong> <strong>morte</strong> che interessavano, dove<br />
Ma<strong>la</strong>guti non aveva rilevato a nostro avviso quel<strong>la</strong> parte molto importante che era dovuta all asfissia, ecco<br />
perché.<br />
479
Ma <strong>la</strong> risposta fondamentale all intera prima parte dell esame, il dr. Zanzi <strong>la</strong> fornisce<br />
al termine del suo esame quando afferma di non avere rilevato segni di putrefazione<br />
sul cuore e di avere quindi considerato vitali le rilevate soffusioni emorragiche. Non<br />
sembra neppure che il tema fosse stato affrontato nel corso dell autopsia.<br />
Lesame del dr. Zanzi in questa fase ha avuto un seguito perché lo stesso, dopo <strong>la</strong><br />
deposizione del dr. Ma<strong>la</strong>guti, è stato chiamato a dare conto del<strong>la</strong> sua affermazione<br />
secondo cui il presunto ematoma/soffusione emorragica non era stato inciso e del<strong>la</strong><br />
palpazione superficiale del<strong>la</strong> sostanza non si era accorto.<br />
Il segno di incisione sul punto deve ritenersi pacifico al<strong>la</strong> visione ingrandita del<strong>la</strong><br />
fotografia. Non vi è dubbio che nel<strong>la</strong> prospettiva tridimensionale <strong>la</strong> foto ingrandita in<br />
atti manifesta un aspetto di profondità nerastro che sembra confermare il carattere<br />
vitale del<strong>la</strong> perfusione ematica: <strong>la</strong> colorazione è totalmente differente da quel<strong>la</strong> che<br />
caratterizza l imbibizione emoglobinica: assai più scura, concentrata e localizzata di<br />
quanto non risulti nelle aree concordemente giudicate come fenomeni putrefattivi<br />
nelle quali <strong>la</strong> colorazione è assai meno scura, è <strong>la</strong>rgamente variabile d intensità,<br />
appare assai più superficiale. Un semplice controllo a vista, da osservatore esterno,<br />
conduce a rilevare che <strong>la</strong> colorazione nera e comunque molto scura <strong>delle</strong> tre macchie<br />
costituenti l ematoma di Thiene, differisce nettamente da tutte le altre indicazioni di<br />
fenomeni putrefattivi indicati dal<strong>la</strong> dr.ssa Lumare e dal<strong>la</strong> stessa cerchiati a penna<br />
sul<strong>la</strong> foto, macchie dal colore nettamente più chiaro, sfumato e cangiante rispetto al<br />
nero compatto <strong>delle</strong> tre macchie in questione.<br />
E evidente come a questa differenza faccia riferimento il dr. Zanzi, cosi come gli altri<br />
consulenti dell accusa privata. E a questo fa pensare <strong>la</strong> tridimensionalità dell incisione<br />
sul<strong>la</strong> quale si soffermerà il prof. Beduschi. Proprio l importanza dell incisione e i<br />
rilievi che se ne sarebbero potuti trarre ha costituito il tema del supplemento di<br />
esame del dr. Zanzi, smentito da Ma<strong>la</strong>guti a dire del quale Zanzi aveva visto e<br />
partecipato all incisione, condividendo le conclusioni che all esito ne erano state<br />
tratte.<br />
Zanzi ha energicamente negato le affermazioni del dr. Ma<strong>la</strong>guti. Ha negato di essere<br />
stato messo a parte dell esecuzione del taglio e ha espresso apertamente ciò che è<br />
del tutto evidente e cioè che proprio l effetto del taglio induce ad escludere che si<br />
possa par<strong>la</strong>re di imbibizione emoglobinica. 16<br />
Zanzi è categorico nell escludere che in sede di autopsia si fosse discusso, quanto<br />
meno in sua presenza, del<strong>la</strong> natura da attribuire all unica discromia sul<strong>la</strong> quale in<br />
16<br />
Opportuno riprodurre il brano di pag. 199:<br />
RISPOSTA No, non lo confermo affatto questo fatto qui, io praticamente ero presente, abbiamo visto<br />
com è stata descritta <strong>la</strong> macchia, ripeto non mi sono accorto del taglio, mi sarò distratto un attimo ma ne<br />
ho preso atto adesso che ho visto che c è stato il taglio ed a maggiore ragione vedendo il taglio quel<strong>la</strong> non è<br />
imbibizione, il taglio dà ragione di un qualcosa di diverso, proprio come approfondimento nel tessuto e<br />
come colorito, è un colorito scuro ed approfondito nel tessuto, lì c è stata <strong>la</strong> forza attiva di un vaso che si è<br />
spinto con il flusso sanguigno all interno del miocardio. Limbibizione è un fatto superficiale<br />
480
quel<strong>la</strong> sede si era portata l attenzione. Lassunto è credibile poiché non vi è dubbio<br />
che Zanzi di quest approccio avrebbe tenuto conto, par<strong>la</strong>ndone con Gua<strong>la</strong>ndri. Il<br />
silenzio del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione gli dà poi ragione.<br />
Usa peraltro un altro argomento il consulente per escludere di avere colto una<br />
qualsivoglia inclinazione dei consulenti d ufficio a considerare le discromie in<br />
questione come fenomeni post mortali. Tutti si era d accordo nel rilevare<br />
l infiltrazione di eritrociti, vitali, nel<strong>la</strong> zona del miocardio, ciò che escludeva che si<br />
fosse in presenza di imbibizione emoglobinica. Con Gua<strong>la</strong>ndri aveva sempre<br />
attribuito <strong>la</strong> macchia a fenomeno vitale dovuto al<strong>la</strong> congestione causata dall asfissia.<br />
Il taglio, di cui solo in udienza aveva colto <strong>la</strong> presenza, rafforzava <strong>la</strong> sua opinione:<br />
affonda nel tessuto e si distingue dalle altre zone segna<strong>la</strong>te dal<strong>la</strong> Lumare per <strong>la</strong> sua<br />
scura profondità, a fronte del<strong>la</strong> chiarezza e superficialità <strong>delle</strong> altre macchie, rilievo<br />
di cui si può dare conferma a vista. Non si era posto il problema, attribuendolo a<br />
propria disattenzione, di chiedere egli stesso l incisione. Si era accorto del taglietto<br />
solo in udienza con l ingrandimento perché in precedenza aveva visionate le foto<br />
solo nell originaria dimensione. In sostanza Zanzi esclude di avere mai escluso<br />
rilevanza al<strong>la</strong> macchia sul cuore, pensando trattarsi di fenomeno postmortale;<br />
esclude di averne discusso con i consulenti d ufficio; non esclude che costoro<br />
abbiano affrontano l argomento tra loro senza metterlo a parte e non esclude che<br />
costoro ritengano erroneamente di averne par<strong>la</strong>to con lui.<br />
Levidenza dà ragione, come visto, al dr. Zanzi. Il silenzio di Ma<strong>la</strong>guti in re<strong>la</strong>zione non<br />
permette di affermare che <strong>la</strong> questione sia stata affrontata in contraddittorio con il<br />
consulente di parte che non avrebbe par<strong>la</strong>to di microemorragie o emazie agli organi<br />
interni, cuore compreso, a carattere vitale, sia pure come segni di asfissia, se avesse<br />
giudicato quei segni come postmortali.<br />
Al<strong>la</strong> medesima udienza, dopo quel<strong>la</strong> del prof. Thiene, era stata assunta <strong>la</strong><br />
deposizione del dr. Giorgio Gua<strong>la</strong>ndri.<br />
Il dr. Gua<strong>la</strong>ndri inquadra <strong>la</strong> deposizione del prof. Thiene, come contributo specifico<br />
al<strong>la</strong> prova dell avvenuta compressione meccanica del torace, come causa, prima<br />
ancora del<strong>la</strong> contusione, del<strong>la</strong> asfissia. La prova del<strong>la</strong> compressione era<br />
rappresentata proprio dai due ematomi specu<strong>la</strong>ri, uno all altro, ematomi che in<br />
ambito medico legale andrebbero chiamati meglio ecchimosi o infiltrazioni<br />
emorragiche, terminologie diverse che non mutano <strong>la</strong> sostanza <strong>delle</strong> cose. Si tratta<br />
di elementi localizzati uno di fronte all altro, al<strong>la</strong> base dell origine dell aorta e che<br />
dimostrano <strong>la</strong> compressione del cuore per effetto del<strong>la</strong> compressione del torace,<br />
una compressione tra lo sterno e <strong>la</strong> colonna vertebrale. In questo senso un anello<br />
conclusivo prima mancante al<strong>la</strong> prova del<strong>la</strong> compressione toracica. Lelemento non<br />
era stato considerato perché nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Ma<strong>la</strong>guti-Lumare non se ne par<strong>la</strong>va,<br />
essendo unicamente descritta una so<strong>la</strong> area emorragica sotto le cuspidi dell aorta,<br />
che veniva fatta rientrare nel meccanismo asfittico, equivalente a tutte le altre<br />
481
emorragie riscontrabili negli organi interni: cuore, cervello, polmone, epifenomeni<br />
che connotano le morti asfittiche. La foto non era allegata al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione e non era<br />
possibile osservare l esistenza dei due ematomi specu<strong>la</strong>ri che ricongiunti finivano<br />
con il comporre un unico ematoma con quello descritto. La specu<strong>la</strong>rità era un segno<br />
inequivocabile che si trattava di un ematoma unico che colpiva il fascio di His. Il<br />
fenomeno ecchimotico descritto da Ma<strong>la</strong>guti-Lumare era invece leggibile come una<br />
componente del processo asfittico, un fenomeno emorragico indiziante. Lelemento<br />
nuovo era appunto costituito dal<strong>la</strong> foto che evidenziava il trauma.<br />
Il dato è effettivamente significativo e non pare possa essere confutato con<br />
l assunto del carattere postmortale, smentito dall evidente colorazione scura <strong>delle</strong><br />
tre formazioni, assolutamente distinte nel<strong>la</strong> localizzazione, concentrazione e<br />
caratteristiche dalle altre formazioni ad asserito carattere putrefattivo; né<br />
dall asserita mancata perfetta corrispondenza <strong>delle</strong> due metà dell infarcimento. La<br />
specu<strong>la</strong>rità al<strong>la</strong> quale fa riferimento il dr. Gua<strong>la</strong>ndri è re<strong>la</strong>tiva ai due ematomi uno<br />
solo dei quali aperto in due; in questo senso <strong>la</strong> specu<strong>la</strong>rità è evidente; dall altro va<br />
considerato che il taglio in due parti del secondo ematoma non necessariamente<br />
doveva sezionare in due parti identiche, potendo esso non incidere esattamente a<br />
metà: riprendendo l esempio del<strong>la</strong> me<strong>la</strong> del dr. Fortuni, nul<strong>la</strong> impedisce al taglio<br />
casuale di incidere in modo da suddividere il secondo ematoma in due parti di<br />
diversa grandezza, <strong>la</strong>sciando da una parte una superficie ed un volume maggiori; ciò<br />
che conta e è che <strong>la</strong> forma ristretta e triango<strong>la</strong>re dell ematoma che si nota sul<strong>la</strong><br />
destra, esternamente al<strong>la</strong> parte delimitata a penna dal<strong>la</strong> dr.ssa Lumare, combacia,<br />
integralmente con <strong>la</strong> parte inferiore dell altra parte dell<br />
482<br />
ematoma, a sua volta a<br />
carattere triango<strong>la</strong>re. La specifica posizione dell ematoma, o dei due ematomi<br />
specu<strong>la</strong>ri, a ridossso del fascio di His è un rilievo che solo lo specialismo del<br />
cardiopatologo poteva cogliere. Un rilievo che ancora una volta appare ragionevole<br />
e che non mette in buona luce l assunto del dr. Ma<strong>la</strong>guti che lo giudica addirittura<br />
banale<br />
: tutti sappiamo quanto contino gli specialisti in medicina e tutti ci<br />
rendiamo conto dell interesse personale sul punto del dr. Ma<strong>la</strong>guti, <strong>la</strong> cui<br />
valutazione di postmortalità del<strong>la</strong> discromia appare inattendibile per il solo fatto di<br />
essere intervenuta ex post, nel tentativo estremo di difendersi dal rilievo del prof.<br />
Thiene, nel silenzio sul punto del<strong>la</strong> sua re<strong>la</strong>zione. 17 Al di là del<strong>la</strong> questione<br />
17<br />
Il rilievo può essere sostenuto dall osservazione del dr. Gua<strong>la</strong>ndri che pur non avendo colto l importanza<br />
del punto, come il dr. Ma<strong>la</strong>guti, e pur essendo un medico di grajnde esperienza, qualificazione e prestigio,<br />
non ha difficoltà a pronunciarsi in questi termini:<br />
Sulle foto io ricordo che avevamo visto quelle del<strong>la</strong> consulenza sicuramente, le altre non mi ricordo, <strong>la</strong><br />
consulenza Thiene non è che sia una consulenza è una superconsulenza, è un cardiopatologo di grande<br />
importanza, ha mostrato dei dati che non erano stati evidenziati da nessuno, finora, e ha mostrato dei a<br />
dati proprio perché è una superconsulenza, cioè <strong>la</strong> cardiopatologia è un ultra specialità, umilmente posso<br />
dirlo proprio serenamente, in tutta umiltà, non avrei saputo ricostruire il meccanismo fisiopatologico<br />
ricostruito dal professor Thiene, non ho nessun timore a dirlo proprio perché lui è ultra specialista. ( p. 83)
dell effetto sul fascio di His, per Gua<strong>la</strong>ndri l ematoma è <strong>la</strong> prova del<strong>la</strong> compressione<br />
del torace e quindi <strong>la</strong> prova oggettiva dell avvenuta compressione meccanica e degli<br />
inevitabili effetti asfittici. In ogni caso <strong>la</strong> tesi di Thiene avrebbe avuto un autonomo<br />
fondamento anche valutando solo l ematoma nel<strong>la</strong> parte centrale corrispondente<br />
al<strong>la</strong> parte posteriore del ventricolo.<br />
La risposta del dr. Gua<strong>la</strong>ndri al<strong>la</strong> domanda sul perché si possa ritenere l elemento<br />
indicato da Thiene come fenomeno vitale e non postmortale, consiste in un<br />
argomento che, unito agli altri, appare assolutamente convincente per <strong>la</strong> precisione<br />
e specificità dell assunto, non colto né analizzato dagli altri consulenti: si tratta di<br />
fenomeni che si notano in una sede assai circoscritta e dalle caratteristiche essai<br />
peculiari; l imbibizione emoglobinica colora l endocardio di colore rosso ma lo colora<br />
interamente e non a pezzi; <strong>la</strong> putrefazione non avviene solo nel miocardio, avviene<br />
ovunque. Lematoma al contrario si manifesta con una macchia ben demarcata e<br />
distinta di profondo colore nerastro<br />
Il consulente infine formu<strong>la</strong> una interessante distinzione tra ematoma, infiltrazione<br />
emorragica, soffusione ecchimotica, per dire come questi termini esprimano<br />
un'unica realtà che si diversifica per gradi; ciascuno di tali differenti aspetti può<br />
dare ingresso sia ad una diagnosi in termini di indizio di fenomeno asfittico sia in<br />
termini di produzione di un trauma con tutti i conseguenti effetti:<br />
RISPOSTA Allora, ripeto, perché qua si gioca con i termini e noi dobbiamo fare un passo indietro,<br />
l ematoma è un versamento di sangue nel<strong>la</strong> cavità preformata; l infiltrazione emorragica è uno<br />
spandimento di emazie nei tessuti, si differenziano nell autopsia di solito al taglio o anche rispetto<br />
al<strong>la</strong> sede; l ematoma spagina il tessuto e crea una massa, una massa ematica all interno del<br />
tessuto, l infiltrazione emorragica che poi è l ecchimosi, il livido, determina invece uno<br />
spandimento di sangue di emazie all interno del tessuto. Il colore esternamente è lo stesso, il<br />
sangue ha quel colore e quindi appunto come dicevo un discromismo rosso brunastro, <strong>la</strong><br />
diagnostica differenziale è possibile al taglio, tra i due, ma entrambi - ematoma ed infiltrazione<br />
emorragica - rispondono, rispondono agli stessi presupposti per questo è un piccolo ematoma, di<br />
un centimetro circa, grosso come un unghia più o meno, intorno all unghia, rispondono agli stessi<br />
meccanismi possono essere dovuti agli stravasi emorragici che connotano le asfissie o alle<br />
contusioni per rottura dei vasi. Quindi il meccanismo che li produce è lo stesso, <strong>la</strong> forma che<br />
assumono è diversa, io non so se sia uno spandimento, un infiltrazione emorragica più o meno<br />
raggruppata tale da determinare un ematoma o<br />
Il dr. Gua<strong>la</strong>ndri, tenuto conto <strong>delle</strong> minime dimensioni del fascio di His, non nega<br />
che per verificare l interferenza dell ematona con il fascio di His un esame istologico<br />
avrebbe potuto dare un riscontro significativo ma nel caso di specie vi sarebbe da un<br />
<strong>la</strong>to una straordinaria coincidenza topografica e dall altro una conferma che deriva<br />
dalle concrete modalità esterne con <strong>la</strong> quale <strong>la</strong> <strong>morte</strong> viene raccontata che coincide<br />
perfettamente con le caratteristiche con cui si manifesta <strong>la</strong> <strong>morte</strong> quando il<br />
funzionamento il fascio viene attinto, <strong>la</strong> conduzione elettrica si arresta ed il soggetto<br />
483
diventa improvvisamente bradicardico e muore nel giro di pochi minuti,<br />
esattamente il modo in cui viene descritta <strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Aldrovandi che da un<br />
momento all altro cessa di agitarsi e si acquieta del tutto.<br />
Largomentata esclusione di fenomeni postmortali ed in partico<strong>la</strong>re di fenomeni di<br />
imbizione emoglobinica nei punti rilevanti foto del cuore è argomentata in modo<br />
molto efficace e convincente:<br />
RISPOSTA Sull infiltrazione emorragica, questo non è confondibile con il fenomeno ipostatico,<br />
proprio non abbiamo nessuna parente<strong>la</strong> e nemmeno con quegli stravasi che lì vengono definiti dei<br />
connettivi e che creano degli artefatti, perché qui non è tessuto connettivo è miocardio, cioè è<br />
muscolo, quelli si possono verificare, si possono verificare sa dove sono tipici? Sono tipici nel<br />
collo, quando si fa un autopsia, senza prima aver svuotato il torace e l encefalo per esempio di uno<br />
strango<strong>la</strong>to, poi hanno provveduto a svuotare prima il contenuto addominale e quello encefalico,<br />
è perché facendo subito il collo si creano proprio quegli stravasi dei tessuti molli che si<br />
confondono, quelli son ben confondibili, ma quelli sono ben noti, tant è che c è il metodo diciamo<br />
così per evitarli ma non sono questi, non hanno nul<strong>la</strong> a che vedere con questi qua.<br />
DOMANDA Allora quel<strong>la</strong> imbibizione emoglobinica sul<strong>la</strong> quale si è già detto, lei esclude che ci sia<br />
stato, dall esame del<strong>la</strong> fotografia che è l unico elemento credo che lei possa compulsare in questo<br />
momento?<br />
RISPOSTA Non c è.<br />
DOMANDA È un fenomeno che può avvenire o può non avvenire in un organismo di un soggetto<br />
che abbia cessato di vivere?<br />
RISPOSTA Imbibizione emoglobinica?<br />
DOMANDA Sì.<br />
RISPOSTA No, no viene, viene costantemente, nel corso del tempo, il cadavere viene ridotto a<br />
nul<strong>la</strong>, <strong>la</strong> materia organica<br />
DOMANDA Normalmente, dottore, per quel<strong>la</strong> che è <strong>la</strong> sua esperienza, in che tempi si viene a<br />
verificare questo fenomeno, se vi è<br />
RISPOSTA Sì, sì, abbiamo i tempi sono quelli variabili dei fenomeni post mortali, variabili, molto<br />
variabili in rapporto al clima, alle modalità del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, al<strong>la</strong> minore o maggiore presenza di sangue<br />
nell organismo, i cadaveri che muoiono per shock emorragico ad esempio, queste comprendono<br />
emorragia esterna, l infiltrazione emoglobinica è assai modesta per ovvi motivi, non c è sangue, si<br />
verificano è possibile dirlo, nei termini, ci vorranno 3 o 4 giorni perché si verifichi proprio<br />
quell imbibizione rossa dell endocardio tipica da imbibizione emoglobinica, ma cambia proprio,<br />
perché non è un fenomeno che si verifica da solo, si associa a tutti gli altri fenomeni putrefattivi,<br />
per cui il cuore diventa anche ma<strong>la</strong>cico, diventa i tessuti tutti tendono a diventare ma<strong>la</strong>cici, si<br />
gonfiano per <strong>la</strong> presenza di gas, cioè è una cronologia che è molto variabile.<br />
DOMANDA Quindi solo dopo questo periodo lei potrebbe apprezzare quel fenomeno, non lo<br />
esclude che possa avvenire prima?<br />
RISPOSTA No no, potrà avvenire anche prima, io lo escludo che qua ci sia, perché qua non c è.<br />
Ciò detto, l argomento centrale che si ricava dal<strong>la</strong> deposizione del dr. Gua<strong>la</strong>ndri,<br />
come del resto anche dal<strong>la</strong> deposizione del dr. Zanzi, consiste nel rilievo che<br />
l ematoma individuato dal prof. Thiene aveva già costituito oggetto di valutazione<br />
come fenomeno vitale nelle diverse re<strong>la</strong>zioni dei consulenti del<strong>la</strong> parte civile. Più<br />
volte nel corso dei precedenti esami <strong>la</strong> questione era stata posta. Le infiltrazioni<br />
484
emorragiche nei diversi oragani avevano costituito elemento fondamentale per i<br />
consulenti di parte per sostenere <strong>la</strong> sussistenza di un asfissia che aveva provocato<br />
rottura dei vasi e conseguenti soffusioni ematiche. Di questa interpretazione, tanto<br />
il dr. Ma<strong>la</strong>guti che <strong>la</strong> dr.ssa Lumare erano stati resi edotti e con essa gli stessi si<br />
erano confrontati. Orbene Ma<strong>la</strong>guti e Lumare avevano sempre ritenuto detti<br />
elementi come insufficienti per confermare l ipotesi asfittica ma in nessun caso essi<br />
avevano sollevato nel corso del loro esame, antecedente all avvento del prof.<br />
Thiene, l obbiezione che i reperti ai quali i consulenti di parte facevano riferimento<br />
erano inutilizzabili per <strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> loro spiegazione, trattandosi non di<br />
spandimenti emorragici ma di fenomeni putrefattivi postmortali. Se è vero, come<br />
essi sostengono, che sul<strong>la</strong> natura <strong>delle</strong> discromie rosso-nerastre che apparivano nel<br />
cuore essi si erano interrogati e l avevano risolta in quei termini, non si vede <strong>la</strong><br />
ragione per <strong>la</strong> quale tale considerazione non sia stata opposta ai consulenti di parte<br />
quando di questi dati essi si avvalevano per sostenere l ipotesi asfittica che tuttora si<br />
appoggia sul dato indiziario <strong>delle</strong> emorragie diffuse ai vari organi interni. Vi è quindi<br />
un aporia nel<strong>la</strong> tardività del<strong>la</strong> contestazione mossa dai consulenti settori al prof.<br />
Thiene che sul<strong>la</strong> base del rilievo autoptico ha individuato <strong>la</strong> prova di una causa certa<br />
del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, rispetto all atteggiamento dagli stessi assunto in precedenza quando il<br />
dato autoptico poteva essere trascurato sul<strong>la</strong> base di una diversa lettura del<br />
contesto, consistente nel dare per ammesso che si trattasse di fenomeni vitali ma<br />
nel negarne l efficacia esplicativa.<br />
Un ulteriore importante contributo al<strong>la</strong> verifica dell attendibilità del<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong><br />
offerta dal prof. Thiene, giunge dal nuovo esame del prof. Beduschi.<br />
Il prof. Beduschi inquadra l intervento del prof. Thiene nel contesto del dibattito<br />
precedente e ne ricava agevole conferma dell ipotesi asfittica e altrettanto radicale<br />
confutazione del<strong>la</strong> tesi del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> cateco<strong>la</strong>minica da fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re. Non<br />
avendo avuto <strong>la</strong> possibilità di disporre del<strong>la</strong> foto del cuore l analisi del prof. Beduschi<br />
si fermava a questo punto, al<strong>la</strong> riaffermazione di un altissima probabilità di <strong>morte</strong><br />
asfittica. Lintervento del prof. Thiene aveva finito con il dare all ipotesi il carattere<br />
del<strong>la</strong> certezza. Dice il prof. Beduschi che grazie al professor Thiene era emerso un<br />
elemento assolutamente nuovo, per chiudere il cerchio dimostrativo dell ipotesi<br />
asfittica che, pur altamente probabile, era pur sempre a livello di <strong>ricostruzione</strong><br />
interpretativa. Il contributo del professor Thiene forniva l elemento dimostrativo<br />
finale. Grazie ad una specifica competenza ed esperienza professionale nel campo<br />
del<strong>la</strong> cardiopatologia, il prof. Thiene aveva individuato un elemento che i<br />
consulenti del Pubblico Ministero avevano visto ma non guardato, visto perché<br />
l hanno descritta ma non guardato perché non l hanno interpretata.<br />
485<br />
La formazione<br />
in questione era stata tagliata con il bisturi ( l incisione sul<strong>la</strong> discromia rilevata,<br />
emersa all ingrandimento del<strong>la</strong> foto ) era stata esplorata per vederne <strong>la</strong> sezione,<br />
senza che il dato fosse interpretato.
Un silenzio, osserviamo, che non può essere fatto coincidere con il significato che i<br />
consulenti vi hanno voluto attribuire.<br />
Dall alto del<strong>la</strong> sua autorevolezza, il prof. Beduschi commenta che egli stesso come<br />
medico legale ordinario, medico legale da trincea, non sarebbe riuscito a dare al<br />
reperto il significato che ha potuto attribuirvi il professor Thiene con <strong>la</strong> sua<br />
esperienza, fondamentalmente su base topografica. Salvo casi eccezionali non ci si<br />
pone di rego<strong>la</strong> il problema del fascio di His. Legittimo quindi che non se lo fosse<br />
posto Ma<strong>la</strong>guti e che egli avesse visto senza guardare. Meno comprensibile <strong>la</strong><br />
mancata produzione <strong>delle</strong> foto che già a priori nell oscurità potevano apparire<br />
significative . Lipotesi del professor Thiene è di un ematoma, un microematoma,<br />
neppure troppo micro, in corrispondenza topografica, con il fascio di his.<br />
All obiezione sul<strong>la</strong> necessità dell esame istologico, il prof. Beduschi replica in modo<br />
tranciante che in una situazione come quel<strong>la</strong> descritta l istologia può diventare un<br />
fatto estetico, utile, ma che non cambia i rapporti dei problemi, praticamente si sa<br />
che lì sotto c è il fascio di His che non ha <strong>delle</strong> variabilità anatomiche, per cui <strong>la</strong><br />
corrispondenza esterna è pacifica, un pugno in un occhio prevede che sotto ci sia<br />
l occhio, perché si sa che c è l occhio, un ematoma che possiamo considerare<br />
equivalente ad un micro pugno, in quel punto si sa che colpisce quel determinato<br />
organo che è lì e non può essere da nessun altra parte.<br />
Una presa di posizione chiara e convincente e che non ammette repliche, tenuto<br />
conto di quanto abbiamo da altri ascoltato a proposito <strong>delle</strong> modestissime<br />
dimensione del fascio di his a fronte <strong>delle</strong> dimensioni dello spandimento emorragico<br />
in questione.<br />
Interferire sul fascio di his, variamente definito <strong>la</strong> centralina elettrica del cuore ma<br />
che di fatto comanda <strong>la</strong> trasmissione dell impulso, significa anche disturbare o<br />
interrompere l impulso. L<br />
ematoma possiede una picco<strong>la</strong> rilevatezza cupoliforme<br />
e ragionevolmente ha un estensione in profondità; si tratta di un ematoma di una<br />
certa consistenza, un accumulo, un grumo. Beduschi si dichiara allibito del fatto<br />
che si sia voluto sostenere un fatto putrefattivo. E soggiunge, ancora,<br />
efficacemente:<br />
Premesso, ma questo può sembrare un atto di fede e quindi lo enuncio<br />
doverosamente ma poi lo escludo dall argomento, premesso che imputare al<br />
professor Thiene l incapacità diagnostica di distinguere un ematoma rispetto ad una<br />
putrefazione, mi sembra molto azzardato e non dico oltre, ma non ne faccio<br />
questione di principip di autorità, però, voglio dire, mi sembra molto azzardato.<br />
Un argomento che, senza volere sostenere l utilizzabilità del principio di autorità,<br />
conserva comunque un rilievo da non trascurare, non per affermare che il prof.<br />
Thiene abbia ragione qualsiasi cosa dica, ma per considerare come debba apparie<br />
incredibile che un uomo del<strong>la</strong> sua fama possa mettere in discussione il suo credito,<br />
accedendo imprudentemente ad una tesi, agevolmente confutabile<br />
dall affermazione del medico-legale settore. Il cui silenzio a monte peraltro non ne<br />
486
legittima una presa di posizione ex post.<br />
Tolto l argomento pro-persona, ad escludere l ipotesi del<strong>la</strong> putrefazione sono le<br />
foto stesse. Qui par<strong>la</strong> il medico-legale, lo specialista, secondo il prof. Avato, del<strong>la</strong><br />
distinzione tra fenomeni mortali e post mortali:<br />
487<br />
è una formazione ben circoscritta,<br />
delimitata e lievemente bombata nel<strong>la</strong> superficie d esame - stavo per dire<br />
lievemente bombata all esterno ma in realtà dobbiamo sapere che stiamo par<strong>la</strong>ndo<br />
dall interno del cuore -, quindi lievemente bombata sul<strong>la</strong> superficie e poi anche<br />
sviluppata in profondità. In una foto di cui mi ero fatto dare adesso <strong>la</strong> copia, credo di<br />
aver<strong>la</strong> <strong>la</strong>sciata lì sul tavolo, in cui è compreso anche il bulbo aortico, si dice: anche<br />
nel bulbo aortico ci sono i segni di una iniziale putrefazione ( si vedano i segni sul<strong>la</strong><br />
foto ingrandita tracciati dal<strong>la</strong> dr.ssa Lumare). Questi segni si possono dare per<br />
esistenti ma, come può rilevare chiunque a vista senza essere il prof. Beduschi, è fin<br />
troppo evidente <strong>la</strong> differenza morfologica tra <strong>la</strong> putrefazione che si può notare sul<br />
bulbo aortico che ha i caratteri del<strong>la</strong> soffusione, cioè è una dispersione nell ambito<br />
del tessuto di pigmento emoglobinico, i globuli rossi si lisano per <strong>la</strong> putrefazione,<br />
fanno uscire il loro pigmento il quale viene ad (imbibire) i tessuti, nelle nostre<br />
verbalizzazioni noi infatti parliamo sempre di soffusione putrefattiva, macchia verde<br />
putrefattiva all addome, è una macchia non delimitata, non demarcata perché non<br />
avrebbe neanche patogeneticamente senso nel divenire del<strong>la</strong> putrefazione, una<br />
putrefazione così nettamente demarcata come invece vediamo nelle lesioni sotto<br />
valvo<strong>la</strong>ri<br />
e appunto lo spandimento emorragico in esame.<br />
Confermato che le lesioni sotto valvo<strong>la</strong>ri di cui occuparsi sono tre per effetto<br />
dell avvenuta apertura del cuore, il prof. Beduschi li definisce grumi , raccolte .<br />
Che ci sia stata una pressione interna in queste raccolte lo si ricava dal<strong>la</strong> bombatura<br />
che si vede nel<strong>la</strong> foto ingrandita che riproduce il taglio col bisturi all interno. Il taglio<br />
affettuato al centro, anche in questo caso secondo comune capacità visiva e<br />
interpretativa, consente di rilevare uno spessore in profondità di qualche millimetro.<br />
Siamo quindi di fronte ad una raccolta ematica che non è una soffusione<br />
ecchimotica, che non è una soffusione putrefattiva. Un microematoma, rispetto a<br />
quelli somatici, circoscritto nodu<strong>la</strong>re , che presuppone si sia caricata, si sia<br />
riempita . Escluso ( un altra cosa che vista <strong>la</strong> provenienza mi <strong>la</strong>scia ulteriormente<br />
perplesso ), che nel morto, cessata l attività circo<strong>la</strong>toria, l ematoma possa caricarsi<br />
di sangue, di tutta evidenza, che questi siano ematomi, e richiamo quindi al<strong>la</strong><br />
differenza di quel<strong>la</strong> che può essere <strong>la</strong> soffusione cromatica putrefattiva che c è<br />
sopra, in rapporto al<strong>la</strong> sfumatura e non al<strong>la</strong> delimitazione .<br />
Differenza quindi di colorazione, in rapporto in primo luogo agli esempi offerti dal<strong>la</strong><br />
stessa dr.ssa Lumare. In secondo luogo lo spessore, dimostrato dal taglio, che<br />
depone per un alimentazione pressoria; di conseguenza si tratta di lesioni che, in<br />
rispettosa discordanza dell amico e collega professor Avato , il prof Beduschi<br />
insieme al professor Thiene ed indipendentemente dal<strong>la</strong> di lui autorevolezza ,<br />
ritiene vitali, prodotte in vita.
Ma vi è di più . In controesame, e in precisa contestazione degli assunti del prof.<br />
Avato, il prof. Beduschi ha testualmente osservato:<br />
le caratteristiche morfologiche nette e lievemente sopraelevate di quelle formazioni nerastre che<br />
sono state attribuite dal professor Avato a fenomeni post mortali, non possono essere post<br />
mortali perché rappresentano un grumo che deve essere stato caricato da pressione arteriosa<br />
efficiente e hanno i caratteri dell ematoma, proprio per <strong>la</strong> loro demarcazione, <strong>la</strong> loro volumetria e<br />
ho chiamato a confronto quello che è l iniziale, inizialissimo fenomeno putrefattivo che ha sempre<br />
i caratteri del<strong>la</strong> soffusione. Ecco, vorrei precisare che nel<strong>la</strong> mia esperienza autoptica, non so quel<strong>la</strong><br />
del professor Avato, io non ho mai visto putrefazioni a chiazze demarcate o a macchia di leopardo,<br />
mi spiego, non le ho mai viste, qui sarebbe una situazione assolutamente anoma<strong>la</strong>, che per lo<br />
meno non rientra nel<strong>la</strong> mia esperienza. ( p.20)<br />
Del tutto singo<strong>la</strong>re poi il fatto i periti settori abbiano tagliato l ematoma e non<br />
abbiano espresso nessuna valutazione su di esso. Una sottovalutazione c<strong>la</strong>morosa.<br />
Ancora Beduschi:<br />
Però ripetendo un po quello che ho già detto, per mio personale avviso, che solo incidentalmente<br />
coincide con quello del professor Thiene che in termini di cardiopatologia non è uno sciocco, ma a<br />
mio personale avviso <strong>la</strong> demarcazione, questi noduli, ripeto, <strong>la</strong> putrefazione non avviene a chiazze,<br />
quindi in questi noduli non c è soffusione, questi noduli hanno, e lo si vede al taglio che hanno<br />
fatto, hanno una loro volumetria. Nel<strong>la</strong> putrefazione io passo <strong>la</strong> <strong>la</strong>ma e vedo che il colore imbibisce<br />
i tessuti <strong>la</strong>sciandoli topograficamente integri, non c è formazione di neospazi come c è qui. Ora il<br />
neospazio, io qui non me lo invento, vedo un taglio esplorativo che mi dice: quel<strong>la</strong> è una raccolta<br />
ematica, è una bol<strong>la</strong> e nel<strong>la</strong> bol<strong>la</strong>, innanzitutto non riconosco putrefazione, anche dal punto di<br />
vista cromatico, ma nel<strong>la</strong> bol<strong>la</strong> presuppongo una pressione che l abbia alimentata. ( p.23)<br />
Stesso concetto ripetuto più volte:<br />
Allora lei, signor Giudice, vede che nel<strong>la</strong> macchia centrale è circoscritta e sembra un cece,<br />
sottolineo sembra un cece, quindi con una volumetria, c è questo cuneo, che è un cuneo di taglio,<br />
un cuneo di taglio esplorativo che ci dimostra lo spessore e quindi <strong>la</strong> raccolta e quindi il cumulo di<br />
sangue che Ecco, qui abbiamo questo cece che praticamente qui e qui è tagliato. P. 25)<br />
Il taglio effettuato sul grumo rispecchia l incertezza, l anomalia, l inspiegabilità del<strong>la</strong><br />
situazione. Il risultato avrebbe dovuto rendere edotti Ma<strong>la</strong>guti e Lumare che in<br />
quel punto c era un ematoma. Invece ne era seguito un assoluto silenzio.<br />
Limbibizione emoglobinica è talmente chiara ed evidente per chi svolge il mestiere<br />
di perito settore da non esigere sondaggi o tagli; non vi è nul<strong>la</strong> da esplorare; si<br />
esplora invece un qualcosa che appare come una neoformazione, una lesione<br />
ulcerata; una putrefazione non si va a tagliare, si diagnostica de visu.<br />
La terza questione che il prof. Beduschi affronta concerne <strong>la</strong> piena compatibilità tra<br />
l ipotesi asfittica, sostenuta fino all avvento del prof. Thiene, e l ipotesi traumatica<br />
postu<strong>la</strong>ta da Thiene. Nessuna incompatibilità ma complementarità dei due approcci.<br />
488
Luna ipotesi non esclude l altra, anzi l una è preparatoria dell altra, come<br />
sottolineato dallo stesso professor Thiene. La spiegazione è eminentemente tecnica<br />
e corrisponde a quel<strong>la</strong> del prof. Thiene: di fronte ad un infragilimento<br />
dell endotelio, ad una sofferenza dell endotelio, quel<strong>la</strong> che poi dà le petecchie nelle<br />
vari sedi, dovuta all ipossia (ipossia dovuta al<strong>la</strong> posizione prona, all immobilizzazione<br />
toracica, all aumentato consumo di ossigeno) è chiaro che anche una forza, a questo<br />
punto direi un trauma, trovo depistante l immagine che ho letto del trauma acuto,<br />
quale quello che ci può essere quando si rompe un airbag e si è senza cintura, ma un<br />
trauma ripetuto possa lesionare dei vasi che hanno un endotelio smagliato, le<br />
cellule endoteliali sono tenute giustapposte, non sono legate in modo stabile com è<br />
il tessuto connettivo, ci sono dei piccoli esili ponti che si chiamano desmosomi che<br />
tengono unita questa rete, <strong>la</strong> sofferenza ipossica determina un cedimento di questi<br />
desmosomi e quindi <strong>la</strong> maglia diventa in qualche modo permeabile o diventa<br />
lesionabile. Diventa permeabile<br />
come avviene nell edema polmonare<br />
sull endotelio alveo<strong>la</strong>re, sennò può essere anche un punto di minore resistenza alle<br />
sollecitazioni traumatiche. Su questa base si inserisce l ipotesi meccanica, del<br />
professor Thiene che si armonizza perfettamente con il resto.<br />
Per il prof. Beduschi non è necessario pensare ad un trauma esagerato, potrebbe<br />
bastare anche un trauma dovuto ai movimenti naturali dell immobilizzazione, una<br />
serie di schiacciamenti per assicurare una piena immobilizzazione, e per assicurarsi<br />
del<strong>la</strong> non reazione del<strong>la</strong> persona immobilizzata, una condizione assolutamente<br />
compatibile con l effetto, agevo<strong>la</strong>ta accidentalmente nel caso in cui l aumento<br />
pressorio ab estrinseco avvenga nel momento del<strong>la</strong> sistole ventrico<strong>la</strong>re, cioè nel<br />
momento in cui <strong>la</strong> contrazione del ventricolo genera all interno una sua pressione<br />
che poi è <strong>la</strong> pressione arteriosa. In tal caso si verifica una sommatoria di pressione<br />
endoluminale, quindi in parte dall esterno ma anche in parte generata all interno,<br />
che può dare degli effetti lesivi aggiuntivi ad un tessuto a sua volta infragilito<br />
dall ipossia. In questo contesto si ribadisce come gli strati di abbigliamento che<br />
ricoprivano Aldrovandi spiegano ampiamente, in base al<strong>la</strong> casistica, l assenza di<br />
segni lesivi esterni sul<strong>la</strong> cute. Ma anche i tessuti intermedi svolgono un ruolo di<br />
ammortizzatori e quindi di trasmissione di forza senza ledersi. Non necessario<br />
cercare i segni esterni perché il ragazzo era vestito, e pure non necessario cercare i<br />
segni osteocondrali, costali, perché i presupposti fisici facevano sì che <strong>la</strong><br />
compressione trovasse <strong>la</strong> resistenza del suolo e quindi <strong>la</strong> costa era protetta, non è<br />
pensabile che ci fossero lesioni intermedie di tipo ecchimotico sui tessuti molli,<br />
perché i tessuti molli sono proprio così chiamati perché ammortizzano, trasmettono<br />
l urto ma non si <strong>la</strong>cerano se non direttamente attinti ed abbiamo un bersaglio di<br />
minore resistenza dovuto agli antecedenti che ho detto. In conseguenza<br />
un interferenza su quel<strong>la</strong> centralina elettrica produce l arresto cardiaco<br />
immediato. In questo senso l arresto cardiaco è immediato; il colpo, il trauma al<br />
cuore produce l arresto del movimento per effetto del crollo del battito cardiaco.<br />
489
Prima che il cuore si fermi del tutto sono possibili tutta una serie di sollecitazioni<br />
intermedie che in qualche modo rendono possibile anche l espressione di richiami di<br />
aiuto etc.. Un quadro che nel combinarsi dei diversi rilievi elimina, secondo il prof.<br />
Beduschi, ogni possibile incertezza. La coerenza ed il rigore dell argomentazione <strong>la</strong><br />
sua piena corrispondenza con i dati obbiettivi e con i reperti consentono di darvi<br />
piena adesione.<br />
La lesione interna del muscolo cardiaco è poi compatibile con l assenza di lesioni<br />
esterne sul cuore. Sul presupposto di una pressione estrinseca si ha <strong>la</strong> pressione<br />
aggiuntiva del ventricolo. Esclusa l ipotesi, scarsamente probabile, del colpo secco,<br />
si deve pensare, nel<strong>la</strong> dinamica concitata degli eventi, che un momento pressorio<br />
ripetuto abbia conciso con una sistole. Un azione continuata nel tempo con <strong>delle</strong><br />
forze ondu<strong>la</strong>nti, variabili: in un certo momento i due picchi hanno battuto insieme,<br />
il picco pressorio e <strong>la</strong> forza esterna. Il fattore interno rende possibile <strong>la</strong> lesione senza<br />
segni sul<strong>la</strong> parte esterna del cuore.<br />
Quanto all intensità del<strong>la</strong> pressione bisogna tenere conto che nel<strong>la</strong> concitazione<br />
dell azione <strong>la</strong> compressione potrebbe avere avuto aver avuto dei picchi variabili; non<br />
si trattava evidentemente di un corpo inerte; c erano più persone che agivano e si<br />
muovevano attivamente e con forza contro un alta sottoposta ad una notevole<br />
pression. Una condizione del tutto compatibile con l esito che ne era scaturito e con<br />
il processo causale che l avrebbe determinato. Va soggiunto che <strong>la</strong> persona a terra<br />
prona potrebbe essersi agitata, subendo una compressione prolungata; una scena<br />
non statica ma dinamica, con possibilità di sprigionamento di forze variabili ma<br />
intense. La rigidezza del piano del suolo dal suo canto aveva contribuito al<strong>la</strong><br />
compressione del<strong>la</strong> gabbia toracica. Questa era stata quindi fortissima. Quanto al<br />
rapporto tra lo stato dell arte prima del prof. Thiene e quanto al grado di credibilità<br />
del<strong>la</strong> precedente <strong>ricostruzione</strong> prima dell inserimento dell ipotesi Thiene, il prof.<br />
Beduschi ha spiegato in termini assai precisi detto rapporto, assumendo che <strong>la</strong><br />
differenza sta nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra altissima probabilità e certezza. La spiegazione di<br />
Thiene consente di dare conto del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> improvvisa che nessuna <strong>delle</strong> spiegazioni<br />
alternative chiariva, essendo rimaste anzi confutate, mentre <strong>la</strong> spiegazione secondo<br />
il criterio del<strong>la</strong> causa asfittica aveva dal suo canto un altissimo grado di probabilità.<br />
Anche per il prof. Beduschi il reperto del cuore aveva sempre avuto significato di<br />
elemento vitale, inizialmente valutato come foco<strong>la</strong>io emorragico dovuto all asfissia,<br />
allo stesso livello <strong>delle</strong> petecchie e dei foco<strong>la</strong>i microemorragici rilevati negli altri<br />
organi.<br />
Sull incidenza dell ematoma sul fascio di His il professor Beduschi precisa come sia<br />
sufficiente un interruzione funzionale e non anatomica per produrre l effetto; gli<br />
elementi topografici indicativi certezze anatomiche, rammentano che un<br />
microematoma che si espanda in quel<strong>la</strong> situazione e in quel punto, determina un<br />
danno al tessuto di conduzione.<br />
Osserva, in partico<strong>la</strong>re, il prof. Beduschi a proposito del<strong>la</strong> non necessità di speciali<br />
490
indagini: Faccio un esempio per chiarirmi meglio: trombosi del nervo ottico, c è un<br />
trombo dell arteria oftalmica, il soggetto non vede più, non c è bisogno<br />
necessariamente di fare un angiografia per fare <strong>la</strong> diagnosi, quel<strong>la</strong> <strong>la</strong> si perfeziona e<br />
da questo punto di vista io non ho nul<strong>la</strong> da eccepire, se si vuole essere esteti del<strong>la</strong><br />
ricerca un esame, un esame istologico non guasta ma ci sono elementi sufficienti per<br />
poter dire che un azione, un ematoma compressivo in quel<strong>la</strong> sede possa<br />
danneggiare <strong>la</strong> funzionalità, anche se non l anatomia, del fascio di his. ( p. 39)<br />
In una fase successiva dell esame, al<strong>la</strong> stessa udienza del 3 febbraio 2009, il prof.<br />
Beduschi puntualizzava le sue valutazioni sulle tre macchie nere indicate dal prof.<br />
Thiene come segni di due distinti ematomi che avevano, in partico<strong>la</strong>re il primo,<br />
quello centrale contrassegnato nel<strong>la</strong> fotografia allegata al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Thiene, attinto<br />
il fascio di His alterandone il funzionamento; l altro ipoteticamente diviso in due<br />
parti al<strong>la</strong> sezione autoptica, come riscontro del<strong>la</strong> violenta compressione del cuore<br />
che aveva provocato un avvicinamento dei due <strong>la</strong>ti del cuore esponendoli entrambi<br />
ad un trauma. Nel<strong>la</strong> versione di Thiene l ematoma fondamentale nel<strong>la</strong> spiegazione<br />
del meccanismo causale è quello posto al centro del<strong>la</strong> foto e sul quale si svolge tutto<br />
il suo ragionamento, come anche quello del prof. Beduschi a sostegno.<br />
Per il prof. Beduschi non vi sono dubbi che <strong>la</strong> macchia al centro e quelle a sinistra<br />
nel<strong>la</strong> foto del cuore siano degli ematomi. Sul<strong>la</strong> macchia a destra che <strong>la</strong> dr.ssa<br />
Lumare aveva parzialmente circoscritto, assumendone il carattere di fenomeno<br />
putrefattivo, il giudizio di Beduschi è più sfumato. In nessun caso però il prof.<br />
Beduschi sposa <strong>la</strong> tesi del fenomeno putrefattivo. La prospettiva <strong>delle</strong> foto può fare<br />
pensare sia ad un ristagno locale<br />
sullo sfondato dei muscoli papil<strong>la</strong>ri, sia<br />
potrebbe essere una soffusione ecchimotica diciamo di tipo petecchiale. Le macchie<br />
sul<strong>la</strong> aorta sono le sole di tipo putrefattivo. Queste ultime, a contrario, permettono<br />
di mettere in luce con tutta evidenza <strong>la</strong> differenza dalle altre, espressive di ematomi:<br />
marginazione netta <strong>delle</strong> macchie espressive degli ematomi a fronte del<strong>la</strong><br />
soffusione <strong>delle</strong> altre putrefattive. Nell ematoma centrale, fondamentale per <strong>la</strong><br />
diagnosi nel<strong>la</strong> foto ingrandita al computer, si evidenzia pacifica <strong>la</strong> tridimensionalità<br />
perché diventa un sorta di cece ; tagliando<strong>la</strong><br />
491<br />
afferma Beduschi - si vede<br />
esattamente lo spessore del taglio, ad occhio, di qualche millimetro. Tale fatto<br />
dimostra l esistenza di una raccolta ematica insaccata. Quanto al<strong>la</strong> consistenza,<br />
pacifico che un ematoma si forma per un versamento di sangue liquido che si fa<br />
spazio in un tessuto compatto, formando una cavità in cui goccio<strong>la</strong>, il sangue si<br />
addensa e si compatta per effetto del<strong>la</strong> pressione; <strong>la</strong> tridimensionalità, che <strong>la</strong> foto<br />
rispecchia, indica l esistenza di un corpo compatto come appunto un cece. Appena<br />
questa cavità si è caricata, si forma il coagulo, in un epoca ancora sensibile rispetto<br />
alle questioni in discussione e cioè in un momento vitale. In epoche più remote, post<br />
<strong>morte</strong>m, si hanno tutte le successive modificazioni che non interessano più. Nel<strong>la</strong><br />
fotografia <strong>la</strong> macchia centrale, scura, che riporta il segno dell incisione e rive<strong>la</strong> così<br />
una profondità altrettanto scura, il taglio mostra palesemente un perco<strong>la</strong>to di
contenuto liquido; non si vede invece un infarcimento diffuso del tessuto; si vede<br />
una pappa semisolida , aderente ciascuna al<strong>la</strong> propria metà; questo fa dire al<br />
prof. Beduschi che si tratta di un ematoma in fase di coagulo, ovvero, di fatto, un<br />
coagulo, che aveva tutto il tempo per formarsi; un coagulo che si forma in una fase<br />
in cui dal punto di vista del<strong>la</strong> consistenza può assumere una consistenza pari a quel<strong>la</strong><br />
del tessuto vicino, come scrivono Ma<strong>la</strong>guti e Lumare nel<strong>la</strong> loro re<strong>la</strong>zione. Se<br />
l ematoma è liquido al<strong>la</strong> consistenza appare più molle del tessuto circostante; se<br />
l ematoma è trombizzato è addirittura più solido, più consistente del tessuto<br />
circostante, ma nel<strong>la</strong> maturazione dell ematoma che si coagu<strong>la</strong> si arriva ad un punto<br />
di identica consistenza. Nul<strong>la</strong> di ec<strong>la</strong>tante, pertanto, nel<strong>la</strong> dichiarata iso<br />
consistenza<br />
del<strong>la</strong> macchia ; si tratta sicuramente di un volume, un volume<br />
marginato , un volume contenente sangue non liquido perché il taglio non lo fa<br />
perco<strong>la</strong>re. Per Beduschi, con probabilità prossima al<strong>la</strong> certezza, si tratta di un<br />
ematoma, l ematoma che interessa il fascio di his.<br />
Ribadita <strong>la</strong> centralità di quest ematoma nel<strong>la</strong> spiegazione causale, rispetto agli altri<br />
due elementi, considerati da Thiene parti di un altro ematoma, l interpretazione<br />
nul<strong>la</strong> concede al<strong>la</strong> versione difensiva, pur non sposando il prof. Beduschi <strong>la</strong> teoria<br />
del doppio ematoma, il secondo dei quali suddiviso in due parti. Tale teoria<br />
conserva, tuttavia, una sua ragionevolezza, per quanto si è affermato in precedenza,<br />
anche in base all argomentare di Beduschi.<br />
In ogni caso per il consulente <strong>delle</strong> parti civili non vi è dubbio che <strong>la</strong> lesione a<br />
sinistra nel<strong>la</strong> foto, potrebbe essere fatta combaciare con <strong>la</strong> lesione C nel momento<br />
in cui le pagine<br />
del cuore tagliato dovessero essere unite; non vi è quindi<br />
dissociazione da Thiene su questo punto, come sostiene <strong>la</strong> difesa. Del resto sul<br />
punto il prof. Beduschi tiene a ricordare di non avere approfondito il tema. Ciò che<br />
il consulente ribadisce con forza è che <strong>la</strong> lesione centrale, quel<strong>la</strong> discussa in<br />
precedenza, è assolutamente autonoma dalle altre quanto a ruolo ed efficacia<br />
causale; essa è certamente separata dalle altre, come si rileva dal<strong>la</strong> foto del cuore<br />
tagliato . Il carattere <strong>delle</strong> altre macchie<br />
492<br />
è più soffuso e rientra in ciò che lo<br />
stesso prof. Beduschi ed i suoi colleghi nel<strong>la</strong> consulenza scritta, sul<strong>la</strong> base <strong>delle</strong><br />
descrizioni fatte dal dottor Ma<strong>la</strong>guti, avevano interpretato come petecchie<br />
asfittiche. In ogni caso fenomeni vitali. Il prof. Beduschi dà atto <strong>delle</strong> informazioni<br />
aggiuntive, sopraggiunte e del<strong>la</strong> maturazione <strong>delle</strong> idee rispetto al<strong>la</strong> prima fase; ma<br />
pur con gli elementi nuovi di conoscenza disponibili, con l apparizione del<strong>la</strong> foto del<br />
cuore commentata dal prof. Thiene e con l illuminazione che questi aveva<br />
apportato al quadro, <strong>la</strong> valutazione del<strong>la</strong> macchia a sinistra resta di soffusione<br />
ecchimotica che riconduce all iniziale ipotesi asfittica sul<strong>la</strong> quale si innesta il valore<br />
dell ematoma centrale collocato proprio sopra il fascio di his. In ordine al<strong>la</strong><br />
possibilità di ricongiungere le due formazioni a sinistra e a destra rispetto<br />
all ematoma centrale, il prof. Beduschi ribadisce che topograficamente, ad occhio, <strong>la</strong><br />
ricongiunzione può essere ipotizzata. Egli muove peraltro dal<strong>la</strong> ragionevole
certezza che <strong>la</strong> discromia al centro del<strong>la</strong> foto sia un ematoma, perché <strong>la</strong><br />
marginazione è netta, <strong>la</strong> fotografia è frontale e quindi abbastanza fedele, e perché il<br />
taglio indica l esistenza dello spessore e <strong>la</strong> consistenza nel<strong>la</strong> fase intermedia è<br />
irrilevante. Per quanto concerne <strong>la</strong> lesione a sinistra, p<strong>la</strong>usibilmente ricongiungibile<br />
al<strong>la</strong> lesione a destra a cuore chiuso, in assenza dei tagli, essa non appare<br />
altrettanto demarcata; pur essendo molto identificata come macchia, in mancanza<br />
del<strong>la</strong> tridimensionalità resa possibile dal taglio avvenuto sull ematoma al centro ma<br />
non sulle formazioni ai <strong>la</strong>ti, non potendosi valutare altrettanto positivamente<br />
l effettiva consistenza e lo spessore, per Beduschi appare preferibile ricondurre<br />
oggettivamente le due lesioni ad un fenomeno di soffusione ecchimotica, a<br />
petecchia, segno d asfissa. Una valutazione che si estende quindi anche al<strong>la</strong> lesione<br />
sul<strong>la</strong> destra, solidale o meno che <strong>la</strong> si voglia ritenere con l altra. Si tratta pur<br />
sempre<br />
è necessario ribadire - di fenomeni vitali. Nessuna contraddizione o<br />
contrasto tra Thiene e Beduschi, come venti<strong>la</strong>to dal<strong>la</strong> difesa. Per il prof. Beduschi è<br />
l ematoma centrale che dà significato all intervento del prof Thiene e che spiega<br />
l evento traumatico che ha inciso sul<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Aldrovandi. La lesione in questione,<br />
visto il taglio e vista <strong>la</strong> marginazione netta, che non si riscontrano nel<strong>la</strong> lesione a<br />
sinistra, pur essendo questa macchia altrettanto ben identificata rispetto al<strong>la</strong><br />
sfumatura vaga <strong>delle</strong> lesioni e <strong>delle</strong> colorazioni aortiche, aventi queste sì ma solo<br />
queste carattere di fenomeni postmortali, è certamente un ematoma. La differenza<br />
tra i tre segni è netta e si desume dal diverso grado di marginazione <strong>delle</strong> tre<br />
formazioni: <strong>la</strong> lesione centrale altamente marginata, individua un ematoma; <strong>la</strong><br />
lesione a sinistra e a destra, mediamente marginate ma ben individuabili,<br />
identificano soffusioni ecchimotiche a carattere vitale. Le soffusioni dell aorta<br />
totalmente sfumate e indistinguibili dal tessuto circostante, esprimono un<br />
fenomeno post mortale. Quindi le lesioni a sinistra e a destra sono, per il prof.<br />
Beduschi, in parziale difformità sul punto da Thiene, petecchie e non ematomi ma si<br />
tratta pur sempre di fenomeni vitali, manifestazione di sofferenza asfittica che si<br />
combinano con il fattore traumatico dell ematoma che incide sul fascio di his, visto<br />
al centro dell immagine del cuore.<br />
7. Il confronto del prof. Thiene con il prof. Rapezzi e con gli altri<br />
contraddittori. La conferma dell ipotesi.<br />
All udienza del 16 marzo 2009 il prof. Rapezzi era chiamato ad esprimere le sue<br />
valutazioni sulle precedenti conclusioni del prof. Thiene. Al<strong>la</strong> stessa udienza si<br />
svolgeva un confronto tra il prof. Rapezzi ed il prof. Thiene che aveva modo di<br />
replicare ai suoi contraddittori, tra i quali il dr. Ma<strong>la</strong>guti.<br />
Il prof. Rapezzi dà atto preliminarmente del<strong>la</strong> fama e del prestigio del prof. Rapezzi<br />
e del<strong>la</strong> necessità dopo l intervento dell illustre interlocutore di riesaminare l intero<br />
quadro analitico.<br />
493
Fatta questa premessa il prof. Rapezzi conferma le sue precedenti conclusioni ma<br />
con argomenti che appaiono poveri e contraddetti dall accertamento di diverso<br />
contesto storico circostanziale. Quanto all ipotesi Thiene, pur profondendosi in<br />
complimenti per l eleganza del<strong>la</strong> tesi, Rapezzi si riporta agli argomenti già ascoltati<br />
degli altri consulenti di parte e dello stesso Ma<strong>la</strong>guti con riferimento al carattere<br />
postmortale del<strong>la</strong> formazione valorizzata da Thiene. Per il professor Rapezzi <strong>la</strong> causa<br />
del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> è ancora una volta da individuare nell excited delirium syndrome, una<br />
<strong>morte</strong> aritmica, da aritmie ipercinetiche ventrico<strong>la</strong>ri. Il caso sarebbe <strong>la</strong> riproduzione<br />
di casi tipici riscontrati in letteratura. Basta questo accenno per capire che si tratta<br />
di una <strong>ricostruzione</strong> aprioristica e infondata perché priva del necessario vaglio critico<br />
del dato circostanziale che il prof. Rapezzi aveva dato per acquisito ancor prima che<br />
il giudizio sul punto si fosse formato. Sappiamo ora quanto l accertamento in fatto si<br />
sia allontanato dalle premesse presunte dal prof. Rapezzi. Dobbiamo sottolineare <strong>la</strong><br />
differenza sul piano scientifico e metodologico tra l approccio del dr. Varetto,<br />
attentissimo a non invadere il campo dei dati circostanziali incerti, e degli altri<br />
consulenti <strong>delle</strong> parti civili che nel<strong>la</strong> loro analisi, hanno concesso tutto il concedibile<br />
al<strong>la</strong> difesa, fino a tentare di dimostrare <strong>la</strong> tesi del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> asfittica, muovendo dal<br />
delirio eccitato del soggetto, rispetto all approccio degli altri consulenti che hanno<br />
attinto a piene mani ad un quadro circostanziale incerto e sub iudice, investendo<br />
tutto sul<strong>la</strong> verità di parte. La partico<strong>la</strong>re ininfluenza del contributo del prof. Rapezzi<br />
deriva quindi dall assunto aprioristico, secondo cui il caso sul piano storico sarebbe<br />
<strong>la</strong> fotocopia dei casi del<strong>la</strong> letteratura medico forense, senza indicare in alcun modo<br />
cosa potesse legittimare una tale equiparazione, se non l astrazione del caso dalle<br />
sue effettive risultanze storiche. Ma anche l assunto dell equiparabilità in astratto<br />
appare molto dubbio, al<strong>la</strong> luce di ciò che abbiamo detto esaminando <strong>la</strong> letteratura<br />
scientifica. La discutibilità del<strong>la</strong> conclusione è tanto più forte in quanto è proprio il<br />
prof. Rapezzi a dire che <strong>la</strong> diagnosi finale non è basata in modo univoco su un<br />
rilievo vuoi elettrocardiografico, vuoi clinico vuoi anatomopatologico, ma solo su<br />
una <strong>ricostruzione</strong> complessiva, molto credibile, molto esplicativa, che è quel<strong>la</strong> di<br />
una persona che in un determinato contesto di eccitazione personale, amplificato<br />
dal problema <strong>delle</strong> droghe, che già abbiamo avuto modo di analizzare, in partico<strong>la</strong>re<br />
dal<strong>la</strong> chetamina, ha avuto con una coincidenza cronologica, con <strong>la</strong> contenzione da<br />
parte <strong>delle</strong> forze dell ordine un evento che l ha portato al<strong>la</strong> <strong>morte</strong> .<br />
Nessun dato clinico in sostanza supporta <strong>la</strong> tesi ma solo <strong>la</strong> presunzione che il caso<br />
debba essere equiparato a quelli del<strong>la</strong> letteratura medico forense. Per il resto<br />
osservazioni già viste e confutate sul<strong>la</strong> mancanza di prove dell asfissia, di segni di<br />
lesione esterni, sui rilievi istologici deponenti per l esistenza di ondu<strong>la</strong>zioni e quindi<br />
di bande di contrazione, per ribadire <strong>la</strong> <strong>morte</strong> da cateco<strong>la</strong>mine. Lipotesi Thiene di<br />
un <strong>morte</strong> bradiaritmica per assenza di elettricità, è giudicata stranamente<br />
interessante . Ma anche qui argomenti contrari, già ampiamente confutati: <strong>la</strong><br />
mancanza del riscontro istologico, <strong>la</strong> circostanza che il fenomeno sia estremamente<br />
494
circoscritto spazialmente, non sia nel contesto di una devastazione, di danno diffuso<br />
del viscere cardiaco, il fatto che l ispezione esterna del cuore è documentata da<br />
una foto, che a mio parere è tecnicamente buona, del viscere cardiaco dall esterno,<br />
non fa vedere nul<strong>la</strong> di contusivo, il fatto che chi ha fatto il rilievo autoptico, chi si è<br />
cimentato direttamente con quelle immagini, esclude ragionevolmente l ipotesi<br />
dell ematoma , assumendo trattarsi di fenomeno postmortale. Rapezzi soggiunge,<br />
ma egli stesso si preoccupa di non attribuire un gran valenza all argomento il fatto<br />
che in un soggetto giovane il danno molto circoscritto, molto puntuale in un punto<br />
del sistema di conduzione <strong>la</strong>scia libera <strong>la</strong> parte sottostante del sistema di<br />
conduzione di esprimere dei foco<strong>la</strong>i elettrici, cioè dei segnapassi elettrici o di pace<br />
maker. In conclusione <strong>la</strong> tesi di Thiene considerata un interessantissima ipotesi<br />
segna<strong>la</strong>ta da un esperto<br />
è rigettata con l argomento d autorità che chi ha toccato<br />
con mano direttamente quelle macchie dice che non è un ematoma, ma un deposito<br />
di emoglobina post <strong>morte</strong>m .<br />
Viene quindi ricordato a Rapezzi che Thiene sul<strong>la</strong> base <strong>delle</strong> fotografie dei reperti<br />
istologici aveva negato l esistenza <strong>delle</strong> bande di contrazione. Nonostante l invito a<br />
visionare le foto, anche <strong>la</strong> 25 e <strong>la</strong> 26 del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione d autopsia che per i difensori e<br />
per il prof. Fortuni evidenzierebbero una situazione più incline al<strong>la</strong> tesi sostenuta, il<br />
prof. Rapezzi chiede di rispondere senza fare riferimento ai dati istologici,<br />
assumendone <strong>la</strong> non decisività rispetto al<strong>la</strong> valutazione finale, non costituendo il<br />
rilievo istologico conditio sine qua non <strong>delle</strong> bande di contrazione, tutto dovendosi<br />
rimettere ad un generico contesto . Tutto questo per ammettere che in effetti le<br />
fotografie dei reperti istologici, non solo <strong>la</strong> 27, portata ad esempio da Thiene ma<br />
anche <strong>la</strong> 25 e <strong>la</strong> 26, richiamate a sostegno da Fortuni, in effetti di segni di<br />
contrazione ne mostravano assai pochi.<br />
A seguito dell esame del<strong>la</strong> difesa si ha quindi una prima c<strong>la</strong>morosa retromarcia.<br />
Richiesto di confermare se ondu<strong>la</strong>zione e bande di contrazione siano <strong>la</strong> stessa cosa,<br />
come aveva affermato nel corso del primo esame, il prof Rapezzi nega <strong>la</strong> sua<br />
precedente affermazione:<br />
allora se <strong>la</strong> sua domanda è a livello generale se ondu<strong>la</strong>zione e bande da contrazione sono <strong>la</strong><br />
stessa cosa <strong>la</strong> risposta è ovviamente no, perché se il professor Thiene ha detto questo ha<br />
assolutamente ragione, ma se <strong>la</strong> sua domanda è nel caso specifico i riferimenti contemporanei ad<br />
ondu<strong>la</strong>zione e retrazione mi hanno portato all idea che si stesse descrivendo il quadro del danno<br />
cateco<strong>la</strong>minico a livello cellu<strong>la</strong>re <strong>la</strong> mia risposta è sì e <strong>la</strong> ritengo corretta. ( p.14)<br />
In pratica ondu<strong>la</strong>zione e bande di contrazione sono concetti molto diversi, come<br />
aveva ricordato Thiene confutando una precedente affermazione di Rapezzi.<br />
Apprendiamo, peraltro, che quando si legge di ondu<strong>la</strong>zione e retrazione si deve<br />
intendere banda di contrazione, cioè un qualcosa di nettamente diverso da ciò che è<br />
scritto.<br />
Vedremo come il prof Thiene nel corso del successivo confronto avrà buon gioco di<br />
495
una siffatta posizione.<br />
Prima del confronto tra il prof Thiene ed il prof Rapezzi si procedeva a confronto tra<br />
il medesimo prof. Thiene ed il dr. Ma<strong>la</strong>guti sul<strong>la</strong> decisiva questione del carattere<br />
vitale o meno <strong>delle</strong> formazioni rilevate sul<strong>la</strong> foto del cuore, oggetto del<strong>la</strong><br />
consulenza Thiene.<br />
Al prof. Thiene si chiedeva di replicare all accusa dei consulenti Avato-Ma<strong>la</strong>guti-<br />
Lumare di avere sostanzialmente preso un abbaglio, costruendo <strong>la</strong> sua teoria sulle<br />
fragili basi di un malinteso fenomeno preputrefattivo.<br />
Lillustre scienziato, manifestando grande umiltà e disponibilità al dialogo, prendeva<br />
atto del<strong>la</strong> contestazione e replicava partendo dal dato nuovo emerso nel processo<br />
con <strong>la</strong> produzione di una foto del cuore notevolmente ingrandita. La foto metteva<br />
in risalto un taglio in corrispondenza dell ematoma; proprio da quel taglio, secondo<br />
il prof. Thiene, viene fornita <strong>la</strong> prova del<strong>la</strong> vitalità del fenomeno; il taglio mostra che<br />
<strong>la</strong> macchia non è superficiale, non è limitata sopra l endocardio, ma va in profondità;<br />
ciò significa che essa rappresenta un infiltrato di globuli rossi, fuoriusciti in<br />
precedenza. Lanalisi attenta del<strong>la</strong> fotografia e il riscontro del<strong>la</strong> manovra eseguita a<br />
suo tempo dal Ma<strong>la</strong>guti durante l autopsia, costituisce <strong>la</strong> prova che si ha a che fare<br />
con un ematoma.<br />
Anche sugli altri argomenti opposti al<strong>la</strong> sua <strong>ricostruzione</strong>, il prof. Thiene fornisce<br />
elementi utili.<br />
Le questioni sono, come sappiamo, due: assenza di coincidenza specu<strong>la</strong>re tra le due<br />
macchie, a sinistra e a destra del<strong>la</strong> foto e discontinuità tra le stesse. Ma è proprio <strong>la</strong><br />
discontinuità e <strong>la</strong> contrapposizione <strong>delle</strong> due macchie - il riferimento in questo caso<br />
è ai due distinti ematomi e non alle due ipotetiche parti specu<strong>la</strong>ri dell ematoma<br />
anteriore<br />
quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> parete posteriore, dove c è <strong>la</strong> macchia che coinvolge il<br />
fascio di His e l altra del<strong>la</strong> parete antero-<strong>la</strong>terale, a far risaltare <strong>la</strong> specu<strong>la</strong>rità; le due<br />
macchie si trovano una di fronte all altra e ciò giustifica l ipotesi interpretativa che<br />
esse si siano toccate. La continuità porterebbe ad escludere l ipotesi interpretativa<br />
del contatto; al contrario <strong>la</strong> discontinuità rende p<strong>la</strong>usibile l ipotesi che le due pareti<br />
del cuore, compresse, si siano prima compresse, poi toccate, e si siano quindi<br />
contuse. Si tratta di ematoma da contusione, un trauma a torace chiuso, un blunt<br />
trauma , ch si produce senza che esistano necessariamente segni esterni al cuore,<br />
e non solo esterni al torace, non solo nel pericardio, ma neppure sul<strong>la</strong> superficie<br />
esterna del cuore. Un fenomeno endocardico, che attinge il sub-endocardio. A<br />
sostegno del<strong>la</strong> tesi il prof. Thiene richiama <strong>la</strong> sua esperienza e ricorda casi analoghi<br />
passati al suo vaglio.<br />
Il prof. Thiene rammenta <strong>la</strong> sua esperienza specifica e coglie l occasione per<br />
smentire il prof. Rapezzi che aveva sostenuto <strong>la</strong> possibilità di sopravvivenza in caso<br />
di blocco atrioventrico<strong>la</strong>re.<br />
Va riprodotta per intero l argomentazione perché vi sono condensate una serie di<br />
496
specifiche risposte alle contestazioni:<br />
Io voglio soltanto argomentare, perché è chiaro che <strong>la</strong> mia certezza viene dall esperienza, viene<br />
dalle migliaia e migliaia di autopsie che ho fatto, viene anche dalle tante autopsie che ho fatto di<br />
traumi, in questo caso iatrogeno. Le racconto. Questo qui è un bambino operato nel 1970, io ero<br />
agli inizi, deve sapere che io personalmente conservo tutta <strong>la</strong> documentazione di tutta <strong>la</strong> mia<br />
esperienza, quindi ho questa fortuna; bene, questo bambino è morto di blocco atrioventrico<strong>la</strong>re<br />
dopo l intervento. A proposito io devo dire che quello che afferma il professor Rapezzi è<br />
sbagliato, perché quando si ha un blocco atrioventrico<strong>la</strong>re si muore, tanto è vero che si mette un<br />
pace maker, non è che improvvisamente il ventricolo fa per conto suo e si mette a battere, a<br />
prescindere se sia o meno presente un blocco atrioventrico<strong>la</strong>re, chiusa parentesi. Bene, questo<br />
bambino fatta l autopsia, morto di blocco atrioventrico<strong>la</strong>re, mostrò questo che lei vede dal punto<br />
di vista macroscopico, è un ematoma. Ho inciso, guarda caso, ho fatto <strong>la</strong> stessa manovra che ha<br />
fatto il dottor Ma<strong>la</strong>guti ed ho visto effettivamente come era, ed è ben chiaro ed evidente nel<strong>la</strong><br />
foto del dottor Ma<strong>la</strong>guti, ho visto che questa macchia andava in profondità, non si limita in<br />
superficie, dei cosiddetti processi putrefattivi da depositi emoglobinici, sono limitati solo e sopra<br />
all endocardio, non hanno niente a che fare con un infiltrazione cosiddetta emorragica. Bene, ma<br />
non mi sono mica limitato là a quell epoca perché il cuore lo potevo studiare, che cosa ho fatto?<br />
Ho fatto l istologia e cosa ho trovato? Effettivamente che quell ematoma aveva coinvolto <strong>la</strong> branca<br />
sinistra ed il fascio di His, quindi questa è una c<strong>la</strong>ssica corre<strong>la</strong>zione anatomo-clinica al blocco<br />
corrisponde un evidenza macroscopica, che viene provata istologicamente, quindi questa è <strong>la</strong> base<br />
strutturale del blocco atrioventrico<strong>la</strong>re di quel caso che ha le stesse caratteristiche identiche e<br />
precise. Siccome si è detto che nel caso di specie manca <strong>la</strong> prova istologica del coinvolgimento del<br />
fascio di His io devo dire che manca <strong>la</strong> prova istologica anche che fosse un ematoma, manca <strong>la</strong><br />
prova istologica che fosse o non fosse una macchia cosiddetta emoglobinica post mortale, bene, io<br />
ho voluto produrvi un caso che corrisponde macroscopicamente è esatto e preciso a quello nel<br />
quale c è l evidenza. ( p. 23 )<br />
Da questa iniziale serie di argomenti possiamo arguire che il problema del doppio o<br />
unico ematoma è evidentemente secondario perché attiene soltanto al<strong>la</strong><br />
spiegazione del meccanismo di formazione dell unico ematoma che deve essere<br />
preso in considerazione per <strong>la</strong> spiegazione del caso, quello situato nel<strong>la</strong> zona<br />
posteriore del ventricolo. E<br />
questo l ematoma che attinge il fascio di His e che<br />
provoca il fatale blocco atrioventrico<strong>la</strong>re. Il prof. Thiene a pag. 27 par<strong>la</strong> a questo<br />
proposito di trauma colpevole del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> , ricordando di averlo indicato<br />
espressamente con una freccia a computer nel<strong>la</strong> foto allegata al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione. Su<br />
questo <strong>la</strong> convergenza di Thiene e Beduschi è totale. Che si tratti di ematoma, lo<br />
prova il taglio, l incisione eseguita dal dr. Ma<strong>la</strong>guti che ha operato esattamente<br />
come avrebbe operato chi si fosse posto il problema di trovarsi di fronte ad un<br />
ematoma. Il risultato dell incisione era stato positivo. La mancanza di una prova<br />
istologica può essere supplita da un coacervo di elementi indiziari ricavati dal<strong>la</strong><br />
casistica e dall esperienza specifica del prof. Thiene ma anche, in questo caso di può<br />
ben affermare, dal quadro indiziario derivante da tutti gli altri riscontri del caso di<br />
natura medica e di natura circostanziale che descrivono una <strong>morte</strong> improvvisa,<br />
all interno di un quadro asfittico, caratterizzato da grande violenza e compressione<br />
497
del soggetto al suolo, in assenza di spiegazioni alternative.<br />
Il contributo specifico che uno scienziato, <strong>la</strong> cui reputazione è notoria e di fronte al<br />
quale anche i consulenti del<strong>la</strong> difesa hanno mostrato assoluta considerazione e<br />
rispetto, offre al processo un contributo di conoscenza che deriva non da<br />
specu<strong>la</strong>zioni astratte e teoriche ma dall immensa casistica oggetto degli studi del<br />
tecnico, dei cui contenuti il prof. Thiene è portatore e che costituisce, non certo <strong>la</strong><br />
prova unica del caso, ma un dato indiziario significativo.<br />
Agevole <strong>la</strong> replica del professor Thiene agli argomenti con i quali il dr. Ma<strong>la</strong>guti e <strong>la</strong><br />
dr.ssa Lumare hanno sostenuto su base comparativa <strong>la</strong> natura postmortale <strong>delle</strong><br />
macchie del cuore, indicando nel<strong>la</strong> stessa foto altre parti del cuore stesso ( e<br />
dell aorta) con segni di imbibizione emoglobinica, ponendole in positivo confronto<br />
con le tracce dell ematoma. La differenza risalta a vista e non poteva sfuggire al<br />
prof. Thiene:<br />
lei vede il colore che è rosa sfumato rispetto a quel blu intenso che soltanto i globuli rossi in<br />
quantità, una volta desaturati di ossigeno al punto tale da far diventare il sangue cianogeno,<br />
possono produrre questo Ecco, c è una differenza abissale, se dovessimo fare una<br />
quantificazione in termini di colore qua saremmo da 100 a 1. Le dico una cosa importante, signor<br />
Giudice, per avere un imbibizione emoglobinica al di sotto del<strong>la</strong> valvo<strong>la</strong> aortica bisognerebbe<br />
pensare che lì stagnasse del sangue post mortale sotto <strong>la</strong> valvo<strong>la</strong> aortica, è impossibile, il sangue<br />
stagna molto in profondità, verso l apice, e stagna al<strong>la</strong> radice dell aorta sopra alle valvole, tanto è<br />
vero che qui si vede benissimo che siamo sopra alle valvole, perché è lì che si ferma, sotto<br />
precipiterebbe verso <strong>la</strong> punta del cuore e non sarebbe possibile avere un fenomeno post mortale<br />
di questa evidenza. Ripeto, guardi, signor Giudice, è talmente blu quel<strong>la</strong> quantità e tra l altro si<br />
vede molto bene al taglio che va in profondità che non può altro che essere un ematoma. (p. 25-<br />
26)<br />
Anche l obiezione sul<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> fotografia viene confutata con decisione. Non<br />
c è mai stata incertezza sul fatto che il <strong>la</strong>voro analitico del dr. Ma<strong>la</strong>guti e del<strong>la</strong> dr.ssa<br />
Lumare sia stato scrupoloso e apprezzato. Un discorso sulle qualità <strong>delle</strong> foto è<br />
superato dal notorio avanzato stato del<strong>la</strong> tecnologia. Per il prof. Thiene <strong>la</strong> fotografia<br />
è di ottima qualità e d altra parte questa branca del<strong>la</strong> scienza, <strong>la</strong> medicina, <strong>la</strong>vora<br />
fondamentalmente con strumenti ottici d avanguardia che permette di osservare<br />
elementi che non sarebbero in nessun caso visibili ad occhio nudo.<br />
Ciò detto il prof. Thiene riprende il suo discorso analitico dei segni con una autentica<br />
lezione che travolge ogni obiezione, per il rigore e <strong>la</strong> profondità dei temi portati a<br />
sostegno:<br />
Per quanto riguarda, se mi è consentito, altre macchie che sono state viste in giro, bene, allora io<br />
vorrei ricordare questo, che bisogna distinguere i coaguli dentro al<strong>la</strong> cavità e sono aggregati, gli<br />
eritrociti post mortali, che si annidano più facilmente negli spazi interalveo<strong>la</strong>ri e dove possono<br />
dare facilmente il deposito emoglobinico post mortale. Da questi coaguli che sono intracavitari si<br />
deve distinguere il deposito emoglobinico che è solo superficiale, perché non va in profondità, da<br />
498
quello che è invece l ematoma, che è una vera e propria infiltrazione emorragica da rottura dei<br />
capil<strong>la</strong>ri. Guardi, c è una prova indiretta che il fenomeno si era verificato e non è soltanto questo,<br />
è nel<strong>la</strong> descrizione istologica. La descrizione istologica altrove in profondità del miocardio vengono<br />
riportate <strong>delle</strong> infiltrazioni emorragiche, ma come infiltrazioni emorragiche? Le infiltrazioni<br />
emorragiche allora sono vitali e che cosa può aver dato queste infiltrazioni emorragiche qua e là<br />
nel miocardio non visibili evidentemente, macroscopicamente? Soltanto evidentemente un<br />
fenomeno di trauma. ( 26)<br />
Riprendendo <strong>la</strong> spiegazione sui due ematomi specu<strong>la</strong>ri, elemento che ha dato causa<br />
a fraintendimenti e obiezioni, a partire dall assunto del<strong>la</strong> dr.ssa Lumare sul carattere<br />
postmortale di una <strong>delle</strong> macchie che congiungendosi all altra, a cuore chiuso,<br />
dovrebbe formare il secondo ematoma indicato dal prof. Thiene ( sul quale il prof.<br />
Beduschi mantiene una riserva di qualificazione, pur sostenendone con forza il<br />
carattere vitale e <strong>la</strong> non influenza di tale qualificazione sul meccanismo mortale<br />
individuato da Thiene ), <strong>la</strong> posizione del prof. Thiene è molto chiara ed è in linea con<br />
quel<strong>la</strong> il prof. Beduschi. Lematoma originario, fondamentale, <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />
è quello posteriore, che si trova in corrispondenza del cosiddetto fascio di His; nel<br />
punto ove si vede l ematoma esiste una re<strong>la</strong>zione topografica ben precisa, rispetto<br />
al<strong>la</strong> quale non esistono variabilità sostanziali; il fascio di His è lì e non può trovarsi<br />
altrove, fuori dall area di irradiazione dell ematoma visibile; se il fascio di His si trova<br />
sempre in quel punto del cuore, e l ematoma, come visto, va in profondità, il fascio<br />
di His doveva essere colpito come rego<strong>la</strong>rmente avvenuto nel<strong>la</strong> casistica illustrata.<br />
Le altre due macchie, a destra ed a sinistra, rispetto a quel<strong>la</strong> centrale principale,<br />
sono effettivamente in continuità tra di loro, perché sono tagliate a metà<br />
nell apertura dall apice verso l aorta. Ciò detto è agevole osservare con il prof<br />
Thiene l effettiva sussistenza di una netta discontinuità tra quel<strong>la</strong> posteriore e le due<br />
emi-anteriori; tale discontinuità sta visibilmente sia sul versante sinistro, dove c è<br />
una vera e propria valvo<strong>la</strong> semilunare, assolutamente priva di danno, sia nel<br />
versante destro dove vi è continuità fibrosa mitro-aortica. Per il prof. Thiene ciò<br />
significa che le due macchie non sono affatto in continuità tra di loro, ma sono<br />
contrapposte: quel<strong>la</strong> posteriore è intera mentre quel<strong>la</strong> anteriore si suddivide in due<br />
emi-anteriori. Quindi si tratta di un fenomeno, come dire, di rimbalzo, in un certo<br />
senso; esse evidenziano <strong>la</strong> compressione del cuore sia sul davanti che nel<strong>la</strong> parte<br />
posteriore.<br />
Per il prof. Thiene le due macchie emianteriori sono specu<strong>la</strong>ri e suddivise dal<br />
taglio. La loro ricomposizione integra un ematoma unico. Gli gli ematomi sono<br />
quindi due, uno anteriore ed uno posteriore; l<br />
499<br />
anteriore, viene ribadito, è stato<br />
tagliato in due parti nell apertura del cuore, ma ciò che preme al prof Thiene<br />
spiegare è <strong>la</strong> netta discontinuità che si rileva su entrambi i <strong>la</strong>ti. Le due metà sono poi<br />
tra loro perfettamente combacianti.<br />
Chiamato a replicare sul punto specifico il dr. Ma<strong>la</strong>guti glissa sul punto e sembra<br />
ammettere implicitamente <strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> del prof. Thiene, richiamando però <strong>la</strong> sua
esperienza di casi simili, di fenomeni cardiaci analoghi, nei quali peraltro sarebbe<br />
stato escluso il fattore traumatico ma vi sarebbe stato un fenomeno asfittico.<br />
Questa replica sembra addirittura non rimettere neppure in discussione il carattere<br />
vitale dei segni. Essa concede quindi un assist fondamentale al prof. Thiene, il quale<br />
può ricordare di avere sempre messo in corre<strong>la</strong>zione, così dando ragione <strong>delle</strong><br />
conclusioni dei precedenti tecnici <strong>delle</strong> parti civili, il fenomeno asfittico e quello<br />
traumatico.<br />
La difesa del dr. Ma<strong>la</strong>guti è a questo punto debolissima:<br />
quindi io questi rilievi li ho sempre visti in morti non traumatiche, mai, e ritengo che sia assai<br />
improbabile, per quanto su testi c<strong>la</strong>ssici sia riportato, ma è logico che sono eccezioni, non è <strong>la</strong><br />
rego<strong>la</strong>, che anche un trauma toracico chiuso di in lieve entità può provocare <strong>la</strong> commotio o <strong>la</strong><br />
contusio cordis, possono provocare ripercussioni a livello miocardico, che possono alterazione <strong>la</strong><br />
conduzione dello stimolo elettrico etc. etc. ma sono eccezioni e rarità. Mai io ho visto a livello subendocardico<br />
lesioni contusive a parte che qui dobbiamo capirci tra ematoma, contusioni, insomma<br />
dobbiamo fare anche un po di chiarezza, perché l ematoma può essere spontaneo, se uno ha un<br />
problema di tipo coagu<strong>la</strong>tivo o ma<strong>la</strong>ttie del sangue etc. etc. gli ematomi possono essere anche<br />
spontanei, cioè l ematoma di per sé non mi dà <strong>la</strong> certezza del fatto che sia traumatico, per<br />
contusione siamo tutti d accordo che intendiamo l applicazione di energia meccanica, ma <strong>la</strong><br />
contusione che cosa mi produce? Dipende dall entità del<strong>la</strong> contusione, mi può dare solo un<br />
edema, mi può dare un rossore, mi può dare un ecchimosi, mi può dare una ferita <strong>la</strong>cero contusa,<br />
mi può dare fratture ossee? Dipende dall entità del<strong>la</strong> contusione. Parliamo in modo molto<br />
generico, non stiamo dicendo qualcosa di preciso, quindi ematoma, cosa intendiamo per<br />
ematoma? Io assolutamente non condivido, cioè dal punto di vista teorico, il professor Thiene, io<br />
mi fermo ad ascoltarlo che vi dice cose interessantissime, purtroppo manca il presupposto che ci<br />
possa far ragionare allo stesso modo, nel senso che quello che il professore dice è tutto giusto, ma<br />
quello non è un infiltrato emorragico. Se poi andiamo a leggere i testi c<strong>la</strong>ssici troviamo addirittura<br />
che accanto all imbibizione emoglobinica alcuni autori ritengono che potrebbe esserci<br />
spandimento emorragico di eritrociti ancora integri solo per il fatto del<strong>la</strong> vita residua, che ogni<br />
cellu<strong>la</strong> ha anche dopo <strong>la</strong> <strong>morte</strong> ed alcuni autori ritengono che <strong>la</strong> (conservabilità) del<strong>la</strong> parete<br />
vasale continui per qualche tempo ancora dopo <strong>la</strong> <strong>morte</strong> e questa contrazione porti al<strong>la</strong> rottura<br />
del<strong>la</strong> parete ed allo stravaso emorragico dopo <strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Non è <strong>la</strong> maggioranza degli autori, è una<br />
minoranza, ma c è ed è quello per esempio che noi ritroviamo nelle petecchie ipostatiche. Noi<br />
sappiamo che quando le ipostasi sono partico<strong>la</strong>rmente abbondanti e lo ritroviamo soprattutto<br />
negli impiccati, ma non necessariamente negli impiccati, anche quando sono molto abbandonati, il<br />
sangue è molto fluido e si ha una intensa (repressione) ematica dei vasi per gravità abbiamo <strong>la</strong><br />
rottura, ma post <strong>morte</strong>m, di questi vasi e producono quelle che noi denominiamo petecchie<br />
emostatiche, che c è su tutti i testi, non sto dicendo niente di nuovo, sono post mortali. Quando<br />
noi per petecchie c<strong>la</strong>ssicamente intendiamo quell emorragiuole o rottura dei capil<strong>la</strong>ri che<br />
normalmente è conseguenza di rottura dei capil<strong>la</strong>ri nel<strong>la</strong> fase agonica, nel<strong>la</strong> fase proprio limine<br />
vitae etc. etc.. Quindi io ritengo che senza ombra di dubbio, ma d altra parte il discorso è molto<br />
cioè è dibattuta questa questione, ma l occhio esperto per chi queste cose le vede<br />
quotidianamente riesce a distinguere. Mi rendo conto che sono qui che lo dimostrare, ma l occhio<br />
esperto lo evidenzia, l aspetto emorragico già dal punto di vista del cromatismo, del<strong>la</strong> sua come<br />
dire dei suoi contorni, insomma è diverso. Al taglio poi si ha proprio questa si avverte<br />
nettamente questa differenza, perché evidentemente il professore par<strong>la</strong> di ematoma, cioè ripeto<br />
500
ematoma a livello, io posso immaginare, degli infiltrati emorragici, un ematoma francamente ho<br />
grosse difficoltà, questo è un infiltrato emorragico, non è un ematoma. Un ematoma è <strong>la</strong> raccolta<br />
ematica, ma dove si forma questa raccolta ematica a livello del miocardio? Non ha neanche lo<br />
spazio. Poi ho sentito il professor Beduschi par<strong>la</strong>re di una cupo<strong>la</strong> di questo ematoma, voglio dire,<br />
da una fotografia ha visto addirittura una cupo<strong>la</strong> di un ematoma, io l ho vista, l ho analizzata e l ho<br />
interpretata, perché visto che il professor Beduschi ha detto che l ho vista e non l ho guardata, e<br />
l ha ripetuto 3 o 4 volte, io ho dimostrato che l ho vista e l ho fotografata. Allora questo qui è un<br />
aspetto che per me è importante so<strong>la</strong>mente nel<strong>la</strong> cronologia del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, tutto ciò che è di tipo<br />
post mortale per me ha un unico significato, cercare di interpretarlo per quel<strong>la</strong> che è <strong>la</strong> cronologia<br />
del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Mi pare che non fosse importante nell ambito del<strong>la</strong> cronologia cioè nel<strong>la</strong><br />
valutazione del<strong>la</strong> cronologia del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di portare quel<strong>la</strong> fotografia lì, questa è <strong>la</strong> mia opinione. Il<br />
professor Thiene ha <strong>la</strong> sua opinione e siamo qui a discuterne. 31-32)<br />
Ma<strong>la</strong>guti, pur dichiarando di non averne esperienza, ammette che il fenomeno<br />
descritto dal prof. Thiene è descritto in letteratura, sebbene come fenomeno non<br />
frequente. Si pone quindi il problema che l ematoma non significa contusione. Ma è<br />
evidente che l ematoma è un effetto che ha al<strong>la</strong> base una contusione. Ciò si ricava<br />
dall esterno del dato anatomo-patologico. Il dr. Ma<strong>la</strong>guti ammette che <strong>la</strong><br />
<strong>ricostruzione</strong> di Thiene può essere considerata giusta ma insiste, senza<br />
argomentare, sul fatto che si tratti di un fenomeno postmortale. Si difende citando<br />
una minoranza di autori . Afferma che <strong>la</strong> sua posizione può essere discussa, pur<br />
confermando di non avere dubbi. Si mette in gravissima e inconsapevole<br />
contraddizione quando, per contestare che si tratti di ematoma, par<strong>la</strong> di infiltrato<br />
emorragico che è un equivalente ed è comunque un fenomeno vitale.<br />
Il prof. Thiene replica osservando che non si tratta di questioni semantiche;<br />
ematoma o soffusione, si tratta pur sempre di un infiltrazione, di uno stravaso<br />
emorragico a carattere vitale; ricorda che usa il termine ematoma conformemente<br />
al<strong>la</strong> terminologia anglosassone, perché gli anglosassoni non stanno qui a<br />
distinguere queste piccole differenze . In ogni caso si par<strong>la</strong> di uno stravaso<br />
emorragico . Le petecchie ipostatiche di cui par<strong>la</strong> Ma<strong>la</strong>guti esistono certamente<br />
ma nelle regioni declivi e per gravità:<br />
non è possibile che per gravità nel<strong>la</strong> parte superiore del cuore quando il ragazzo era disteso, sto<br />
par<strong>la</strong>ndo del cadavere, ci potesse essere un fenomeno ovviamente di petecchie ipostatiche,<br />
questa è proprio, diciamo così, matematica. Per quanto riguarda <strong>la</strong> differenza sostanziale tra<br />
petecchia e quello che io chiamo ematoma è l ampia estensione, non c è dubbio. Quindi <strong>la</strong><br />
localizzazione, sia anteriore che posteriore, e <strong>la</strong> estensione .<br />
Agevole contestare al dr. Ma<strong>la</strong>guti che nel dubbio ( Ma<strong>la</strong>guti dice espressamente di<br />
avere analizzato il problema), attesa l assoluta rilevanza del<strong>la</strong> questione, si sarebbe<br />
dovuto eseguire l istologia dell ematoma o in alternativa del<strong>la</strong> cosiddetta<br />
imbibizione emoglobinica. Listologia manca, ma c è una verifica macroscopica che<br />
per il prof. Thiene è sufficiente per dire che l ematoma va in profondità e ciò<br />
dimostra che si tratta di stravaso emorragico. Il difetto di iniziativa, <strong>la</strong> mancata<br />
esecuzione di un istologia che avrebbe risolto definitivamente il caso, priva il dr.<br />
501
Ma<strong>la</strong>guti dell autorevolezza per potere contestare <strong>la</strong> diversa argomentata opinione<br />
del prof. Thiene e del prof. Beduschi.<br />
Il dr. Ma<strong>la</strong>guti non può che riconoscere che l indagine microscopica avrebbe dovuto<br />
accompagnare <strong>la</strong> macroscopica; ma dovendosi imputare a lui stesso <strong>la</strong> mancata<br />
esecuzione dell indagine microscopica, ciò evidentemente non gli consente di<br />
rendere credibili le sue osservazioni sul fatto che <strong>la</strong> presenza di eritrociti non<br />
garantisce il carattere vitale dell infiltrazione. Il solo fatto che il dr. Ma<strong>la</strong>guti<br />
ammetta <strong>la</strong> necessità di un indagine più approfondita, priva di qualsiasi valore <strong>la</strong><br />
reiterata affermazione contraria al<strong>la</strong> natura vitale del fenomeno considerato.<br />
Sul carattere non decisivo del<strong>la</strong> presenza degli eritrociti <strong>la</strong> replica di Thiene è<br />
comunque convincente ed incontestabile:<br />
No, assolutamente no, le ripeto, è una questione di gravità, ma soprattutto perché sono stati visti<br />
negli interstizi. Guardi, signor Giudice, se non c è <strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione più di tanto gli eritrociti<br />
non fuoriescono e <strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione è in una persona che vive, non in una persona che è<br />
morta, voglio dire, per fuoriuscire bisogna che il rubinetto sia aperto, il rubinetto è <strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione<br />
del sangue, è chiaro che una persona che è morta ha il rubinetto del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione che è chiuso e<br />
quindi non spande neanche a gocce.<br />
MALAGUTI La presenza di rari eritrociti nell interstizio è evenienza abbastanza comune in casi di<br />
<strong>morte</strong> agoniche, come quel<strong>la</strong> che potrebbe essere stata questa qui, sicuramente con crisi<br />
ipertensive e vari spandimenti eritrocitari nell interstizio.<br />
RISPOSTA<br />
Sono perfettamente d accordo, difatti <strong>la</strong> <strong>morte</strong> è stata proprio agonica perché si è<br />
avuta un insufficienza respiratoria accompagnata dal non è istantanea, è una questione di<br />
minuti. (34)<br />
Il prof Thiene spiega quindi che a livello del cuore, negli interstizi, si riscontrano<br />
emazie, segni di stravasi di sangue fuoriuscito dall endotelio, dai vasi, il che<br />
comporta che gli endoteli siano danneggiati; ma gli endoteli possono essere<br />
danneggiati per due <strong>cause</strong>: o per un trauma o per un asfissia. Tutte le petecchie<br />
emorragiche che si osservano in corso di asfissia rive<strong>la</strong>no <strong>la</strong> fuoriuscita degli<br />
eritrociti, cioè di sangue, dai vasi per rottura dei capil<strong>la</strong>ri, ovvero degli endoteli che<br />
ricoprono, <strong>la</strong> materia sottile che ricopre appunto i vasi. Ma<strong>la</strong>guti non contesta il<br />
dato ma lo riconduce al tipo di asfissia riconducibile al meccanismo di <strong>morte</strong> da lui<br />
individuato ( azione <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine per lo spiccatissimo sforzo esercitato ).<br />
Questo gli consente di escludere il trauma ma in modo del tutto aprioristico perché<br />
<strong>la</strong> sua <strong>ricostruzione</strong> non prevede <strong>la</strong> colluttazione, l immobilizzazione e <strong>la</strong><br />
compressione che conseguono, anche nel<strong>la</strong> dinamica del dr. Ma<strong>la</strong>guti, all agitazione.<br />
Quando egli afferma che le rare emazie interstiziali non possono essere<br />
indicative di un infiltrato emorragico post traumatico, ciò può fare, come gli<br />
contesta il prof. Thiene, perché egli esclude e non considera in quel contesto di<br />
manifesta presenza di infiltrati emorragici l evidenza macroscopica del<strong>la</strong><br />
soffusione emorragica localizzata sul fascio di his che è come un pugno su un<br />
occhio .<br />
502
La difesa riprende, a questo punto, <strong>la</strong> questione dell ematoma sul <strong>la</strong>to anteriore e<br />
del<strong>la</strong> sua suddivisione in due parti a seguito del taglio del cuore, credendo di<br />
disporre su questo punto di un argomento fondamentale per cogliere in manifesto<br />
errore o in contraddizione il prof. Thiene.<br />
Linsistenza sul punto permette al prof Thiene di chiarire definitivamente il suo<br />
pensiero e priva <strong>la</strong> difesa di ogni argomento.<br />
Il punto di partenza è sempre il c.d. ematoma anteriore diviso in due dall incisione.<br />
Thiene ricorda che l anteriore ed il posteriore sono due distinti ematomi<br />
conseguenza del<strong>la</strong> compressione e del<strong>la</strong> rottura dei vasi resi fragili dall ipossia. Ma <strong>la</strong><br />
difesa vuole dimostrare che il prof. Thiene ha preso un abbaglio considerando sul<br />
<strong>la</strong>to destro come componente dell unico ematoma diviso in due dal taglio una<br />
formazione nastriforme, non solo incompatibile sul piano del<strong>la</strong> forma con <strong>la</strong><br />
presunta divisione in due dell ematoma anteriore, ma anche di chiara natura<br />
preputrefattiva, come sostenuto dal<strong>la</strong> dr.ssa Lumare che ne aveva delineato i<br />
contorni sul<strong>la</strong> foto ingrandita e acquisita. Non solo non specu<strong>la</strong>ri le due parti<br />
dell unico ematoma, asseritamente diviso in due, e quindi inesistente il fenomeno<br />
del secondo ematoma diviso in due dal taglio per le diverse dimensioni <strong>delle</strong> due<br />
parti, ma anche c<strong>la</strong>moroso abbaglio per avere il prof. Thiene incluso nel<strong>la</strong> parte<br />
destra, considerando<strong>la</strong> come metà dell unico ematoma anteriore, una striatura<br />
postmortale.<br />
La risposta di Thiene sgombra il campo a ogni possibile specu<strong>la</strong>zione derivante dal<strong>la</strong><br />
difficoltà di comprendersi solo con le parole in un campo dove il rigore è essenziale.<br />
Thiene riprende il suo ragionamento ma puntualizza; dal punto di vista topografico<br />
ci sono due ematomi distinti tra di loro, uno è anteriore l altro è posteriore;<br />
l anteriore è stato tagliato. A questo punto arriva <strong>la</strong> precisazione decisiva, come<br />
avevamo peraltro già osservato in precedenza, conoscendo <strong>la</strong> puntualizzazione che<br />
stiamo analizzando ora da vicino. Il taglio non è avvenuto a metà necessariamente,<br />
nel senso che una picco<strong>la</strong> parte è rimasta sul<strong>la</strong> destra e una gran parte è rimasta<br />
sul<strong>la</strong> sinistra, perché mica quando il settore è andato a tagliare il cuore e sapeva<br />
che doveva esattamente incidere a metà quell ematoma, comunque quell ematoma<br />
cosiddetto anteriore è stato diviso in due parti: una gran parte risulta a sinistra del<strong>la</strong><br />
foto ed una picco<strong>la</strong> parte risulta a destra .<br />
Indiscussa è poi <strong>la</strong> discontinuità tra i due ematomi. Il prof Thiene si rende conto che<br />
da parte dei consulenti del<strong>la</strong> difesa e anche da parte del<strong>la</strong> dr.ssa Lumare si è voluto<br />
attribuirgli, come parte dell ematoma presente sul <strong>la</strong>to destro del<strong>la</strong> foto <strong>la</strong><br />
503<br />
forma<br />
nastriforme ,che dovrebbe essere specu<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> forma quadrata che si rileva sul <strong>la</strong>to<br />
opposto, a sinistra. La risposta di Thiene non <strong>la</strong>scia dubbi sul fatto che i consulenti<br />
del<strong>la</strong> difesa e <strong>la</strong> Lumare abbiano in qualche modo tentato di attribuire a Thiene<br />
un idea che non poteva essere <strong>la</strong> sua. Il punto deve esser riportato come risulta dal<br />
verbale perché solo così resta definitivamente chiarito. Il prof. Thiene reagisce a<br />
quell attribuzione come semiematoma del<strong>la</strong> forma nastriforme nel<strong>la</strong> foto sul<strong>la</strong>
destra. Ciò rende evidente che vi era stato un equivoco che si chiarisce, mostrando<br />
<strong>la</strong> foto, indicando i contorni disegnati dal<strong>la</strong> Lumare al presunto semiematoma e<br />
chiedendo a Thiene se riconosce nel contorno definito a penna <strong>la</strong> seconda metà<br />
dell ematoma. La risposta di Thiene non solo è assolutamente negativa, non solo fa<br />
comprendere a cosa egli effettivamente alludesse per componente di destra<br />
dell unico ematoma, una macchia nera a forma trianogo<strong>la</strong>re perfettamente<br />
specu<strong>la</strong>re anche se di dimensioni ridotte rispetto all altra parte, pur essa triango<strong>la</strong>re<br />
dell ematoma sul<strong>la</strong> sinistra, ma induce un ulteriore argomento a sostegno del<strong>la</strong><br />
<strong>ricostruzione</strong>, posto che, guardando <strong>la</strong> foto con i contorni del<strong>la</strong> Lumare ci<br />
accorgiamo che <strong>la</strong> stessa ha avuto cura a non contornare come espressivo di<br />
fenomeno mortale proprio quel<strong>la</strong> evidente macchia nera posta sotto <strong>la</strong> forma<br />
nastriforme che il prof. Thiene, su espressa sollecitazione del tribunale, ha indicato<br />
come componente del<strong>la</strong> seconda metà dell ematoma:<br />
RISPOSTA No, piano, scusi un attimo, perché quel nastriforme lì prende in parte l aurico<strong>la</strong> di<br />
sinistra, non metta in conto metà di quel<strong>la</strong><br />
GIUDICE Professore, mi inserisco qui, perché potrebbe esserci un equivoco con quello che io<br />
stesso avevo capito e che però dall esame del disegno che ci ha fatto <strong>la</strong> Lumare potrebbe essere<br />
interpretato diversamente. La Lumare fa questo disegno qui e mi indica questa parte qui, io non<br />
ho capito bene se lei mi indica tutta questa parte come <strong>la</strong> presunta seconda metà o solo questo<br />
pezzettino qui?<br />
RISPOSTA Solo quello lì.<br />
DOMANDA Signor Presidente, però non capiremo mai nul<strong>la</strong>, anche perché ci sono le trascrizioni,<br />
ci sono le foto<br />
GIUDICE La foto è questa. Io ho mostrato <strong>la</strong> foto, <strong>la</strong> Lumare <strong>la</strong> vede? Si avvicini.<br />
DOMANDA No, ma <strong>la</strong> seguo.<br />
GIUDICE La Lumare ci ha segnato tutta questa parte, io non ho capito bene se <strong>la</strong> Lumare<br />
indicasse in quel<strong>la</strong> parte, una parte che sarebbe stata affetta dall imbibizione oppure tutta <strong>la</strong><br />
parte specu<strong>la</strong>re del presunto allora il professore dice che sarebbe solo questo punto lì.<br />
RISPOSTA Sì.<br />
DOMANDA Ma questo era pacifico per tutti<br />
GIUDICE Per me non lo era, mi dispiace, me lo sono fatto chiarire.<br />
Chiarito l equivoco, va dato atto che <strong>la</strong> dr.ssa Lumare si è ben guardata<br />
dall assegnare carattere di imbibizione emoglobina al<strong>la</strong> maccha nera, che si nota<br />
sul<strong>la</strong> foto ingrandita del cuore sotto l area circoscritta a penna sul<strong>la</strong> parte più a<br />
destra del<strong>la</strong> foto ( <strong>la</strong> quarta sotto le due presunte imbibizioni dell aorta) che il prof.<br />
Thiene considera parte dell ematoma posteriore, confermando così il carattere<br />
vitale dell ematoma stesso, essendosi <strong>la</strong> Lumare fatto carico di cerchiare tutti i punti<br />
da lei ritenuti come di imbibizione emoglobinica, compresa <strong>la</strong> parte a sinistra<br />
dell unico ematoma, cadendo a sua volta in f<strong>la</strong>grante contraddizione.<br />
Sulle forme non esattamente coincidenti <strong>delle</strong> due metà , il prof. Thiene ha quindi<br />
modo di chiarire il suo pensiero:<br />
504
DOMANDA - Quindi si dice da parte di altri consulenti diversi da lei, poi li ha sentiti perché era in<br />
Au<strong>la</strong> l ultima udienza, che in realtà per quanto quei due punti che costituiscono l espressione di un<br />
unico ematoma in zona anteriore, secondo <strong>la</strong> sua <strong>ricostruzione</strong>, secondo <strong>la</strong> loro <strong>ricostruzione</strong> sono<br />
altra cosa e va bene, ma è tanto vero che non sarebbero l espressione, <strong>la</strong> freccia di sinistra a mano<br />
e <strong>la</strong> freccia di destra a mano di un unico ematoma, anche perché hanno forme differenti tra di<br />
loro, l uno ha più una forma quadrango<strong>la</strong>re, l altro più nastriforme, più piccolo. Quindi se tu tagli<br />
dovresti comunque il taglio può essere preciso, impreciso, non è quello, ma le due parti<br />
dovrebbero essere più o meno corrispondenti, invece non c è specu<strong>la</strong>rità di forma, questo è quello<br />
che dicono i suoi obiettori, diciamo così.<br />
RISPOSTA<br />
Ma quel<strong>la</strong> che è rimasta a destra è una picco<strong>la</strong> coda di questo ematoma anteriore,<br />
non è <strong>la</strong> metà, in parole povere l anguria non l hanno tagliata a metà, ma ne hanno tagliato un<br />
pezzettino e poi <strong>la</strong> maggior parte è rimasta sul<strong>la</strong> sinistra; (38)<br />
A questo inevitabile chiarimento segue l interpretazione autentica da parte di<br />
Thiene del<strong>la</strong> sua tesi principale, essendosi il consulente reso conto del<strong>la</strong><br />
deformazione cui è andato incontro il suo pensiero nel corso del dibattito:<br />
Ma io vorrei dire una cosa, cioè quando io nel<strong>la</strong> mia re<strong>la</strong>zione inizialmente ho puntato su quel<br />
posteriore era <strong>la</strong> cosa che mi aveva più colpito e cioè che quel<strong>la</strong> zona lì è <strong>la</strong> zona più vitale del<br />
cuore. Se non passa lo stimolo elettrico attraverso il fascio di His si verifica il blocco per arresto<br />
cardiaco, non da fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re, ma per asistolia. Se il paziente non viene subito<br />
rianimato è chiaro che rischia di morire improvvisamente, se viene riamato può riprendere anche,<br />
come ha detto il professor Rapezzi, un ritmo, che viene chiamato idioventrico<strong>la</strong>re, ma <strong>la</strong> pausa che<br />
si interrompe che si verifica per l interruzione del cavo elettrico è sufficiente per far morire il<br />
paziente.<br />
DOMANDA Questo l ho capito, siccome però altri consulenti, e le dico Gua<strong>la</strong>ndri, Zanzi ad<br />
esempio, hanno addirittura valorizzato maggiormente nel<strong>la</strong> loro <strong>ricostruzione</strong> quest ematoma in<br />
sede anteriore e <strong>la</strong> mia domanda era giustificata.<br />
RISPOSTA<br />
Io vorrei aggiungere di più, quell ematoma lì anteriore non ha nessun significato dal<br />
punto di meccanismo fisiopatologico di <strong>morte</strong>, ha soltanto un significato nel senso che è <strong>la</strong> spia di<br />
un meccanismo traumatico che però nel suo aspetto letifero ha avuto importanza soltanto<br />
posteriormente.<br />
Chiamato e rendere <strong>la</strong> sua opinione sul descritto meccanismo ma anche sulle<br />
premesse descrittive, traendo da queste spunto <strong>la</strong> difesa per falsificare tutta <strong>la</strong><br />
<strong>ricostruzione</strong> del prof. Thiene, il dr. Ma<strong>la</strong>guti si sottrae al confronto e dal prendere<br />
posizione; par<strong>la</strong> d altro, segno ancora una volta del<strong>la</strong> difficoltà e dell imbarazzo nel<br />
contestare le affermazioni del prof. Thiene sul terreno comune. Inevitabile che le<br />
repliche di Thiene arrivino a segno:<br />
DOMANDA Volevo sapere l opinione del dottor Ma<strong>la</strong>guti su questo, lei è d accordo su quanti<br />
hanno detto, beh, diciamo <strong>la</strong> parte <strong>la</strong> zona contrassegnata dal<strong>la</strong> freccia a sinistra che corrisponde<br />
al primo cerchio mi segue, dottore, o le faccio dare dal Presidente <strong>la</strong> foto con le frecce? Perché<br />
se no si è detto da parte dei consulenti che hanno evidentemente <strong>la</strong> vostra stessa idea, ma <strong>la</strong><br />
zona contrassegnata dal<strong>la</strong> freccia a mano a sinistra e dal<strong>la</strong> freccia a mano a destra non sono un<br />
505
ematoma perché sono imbibizioni emoglobiniche ed è tanto vero quello che diciamo che<br />
comunque queste due parti se ricongiunte non ho <strong>la</strong> medesima forma perché è una forma<br />
quadrango<strong>la</strong>re, quel<strong>la</strong> di sinistra, è una forma più nastriforme o più puntiforme o, come lei vuole<br />
meglio, quel<strong>la</strong> di destra.<br />
MALAGUTI Il discorso è <strong>la</strong> genesi traumatica che contesto e <strong>la</strong> contesto anche in virtù del fatto<br />
che mi pare di capire che viene invocato uno schiacciamento tra sterno e colonna vertebrale, che<br />
mi provoca uno spandimento emorragico in una zona dove tra l altro abbiamo sia le semilunari<br />
aortiche nel<strong>la</strong> loro dinamica, abbiamo <strong>la</strong> valvo<strong>la</strong> mitrale, insomma abbiamo varie strutture che<br />
sicuramente con uno schiacciamento di quel tipo avrebbe provocato lesioni diverse. Ma questo è<br />
difficile cioè voglio dire mi sembra molto, così, fantasioso in senso buono che uno<br />
schiacciamento possa provocare una contusione proprio vicino a dalle strutture molto delicate,<br />
tutto sommato, che potrebbero aver subito in uno schiacciamento <strong>delle</strong> <strong>la</strong>cerazioni e <strong>delle</strong> lesività<br />
che noi non troviamo assolutamente e quindi io prendo atto che come in altri casi questa<br />
imbibizione tende a costituirsi primitivamente attorno a queste aree per poi espandersi a tutto<br />
l organo. Io prendo atto di questo insomma e non ho altre<br />
RISPOSTA Io vorrei ricordare che questo, questa zona qua è <strong>la</strong> zona più ristretta del ventricolo<br />
sinistro, è una specie di collo di bottiglia in cui passa il sangue dal ventricolo sinistro verso l aorta<br />
ed è lì che se si verificano <strong>delle</strong> compressioni più facilmente si possono toccare <strong>la</strong> parete anteriore<br />
e <strong>la</strong> parete posteriore.<br />
Sembra di capire che per il dr. Ma<strong>la</strong>guti debba par<strong>la</strong>rsi di imbibizione emoglobinica<br />
solo perché egli non riesce a prefigurarsi il meccanismo traumatico.<br />
Con l ultima domanda del<strong>la</strong> difesa il prof. Thiene fornisce una spiegazione definitiva<br />
e completa del meccanismo che produce il doppio ematoma sul<strong>la</strong> parte anteriore e<br />
sul<strong>la</strong> parte posteriore del cuore, fermo <strong>la</strong> caratteristica di fattore determinante <strong>la</strong><br />
<strong>morte</strong> dell ematoma posteriore che interferisce sul funzionamento del fascio di his:<br />
DOMANDA La domanda è: affinché si crei un ematoma posteriore in prossimità del fascio di His<br />
occorrono due condizioni, cioè uno schiacciamento da una parte, ripetuto, non ripetuto, non<br />
importa, e dall altra parte una partico<strong>la</strong>re fase cosiddetta sisto-diastolica del cuore?<br />
RISPOSTA Allora le dico che nel momento in cui più si avvicinano già da sole queste pareti<br />
anteriori e posteriori è <strong>la</strong> sistole sicuramente, perché è il momento in cui <strong>la</strong> cavità ventrico<strong>la</strong>re<br />
sinistra si riduce ed è il momento in cui più facilmente eventualmente possono toccarsi se sono<br />
sottoposti ad un trauma.<br />
DOMANDA Quindi avrebbe dovuto esserci <strong>la</strong> coincidenza di due momenti partico<strong>la</strong>ri?<br />
RISPOSTA No, sono ripetuti evidentemente.<br />
DOMANDA Per due momenti intendo lo schiacciamento da una parte e <strong>la</strong> fase sisto-diastolica<br />
del cuore dall altra, è così?<br />
RISPOSTA È più probabile che questi schiacciamenti, che io ritengo possono anche essere<br />
ripetuti, abbiano dato questa lesione nel<strong>la</strong> fase sistolica e non nel<strong>la</strong> fase diastolica, in poche parole<br />
quando <strong>la</strong> bottiglia è vuota le pareti tendono a avvicinarsi già da sole, quando invece è riempita<br />
questo bottiglione del ventricolo sinistro è chiaro che le pareti si allontanano.<br />
DOMANDA E quindi non sarebbe possibile che si fosse cagionato un ematoma?<br />
RISPOSTA Le dico che questo <strong>la</strong> morfologia di questa lesione è da toccamento <strong>delle</strong> pareti, non<br />
506
soltanto da una violenta azione del<strong>la</strong> pressione all interno del ventricolo sinistro, è anche da<br />
toccamento, è proprio <strong>la</strong> disposizione antero posteriore è da toccamento.<br />
DOMANDA Questo l ho inteso, il senso del<strong>la</strong> domanda era che questo toccamento però secondo<br />
<strong>la</strong> sua <strong>ricostruzione</strong> ha da coincidere con una partico<strong>la</strong>re fase di pulsazione del cuore? Perché non<br />
tutte le fasi avrebbero consentito con lo schiacciamento il prodursi dell ematoma, è così?<br />
RISPOSTA Sì, <strong>la</strong> sistole favorisce.<br />
Il confronto con il dr. Ma<strong>la</strong>guti consentiva al prof. Thiene di replicare e confutare le<br />
principali obiezioni mosse al<strong>la</strong> sua <strong>ricostruzione</strong>.<br />
La riconosciuta eleganza del<strong>la</strong> sua tesi aveva indotto molti a spostare l attenzione<br />
sul effettiva sussistenza degli ematomi individuati dal prof. Thiene come espressione<br />
di una causa di <strong>morte</strong>. Le repliche portavano a sgombrare il terreno da questo<br />
genere di obiezioni. 18 Lo stesso dr. Ma<strong>la</strong>guti tra<strong>la</strong>sciava di insistere nell affermare il<br />
carattere preputrefattivo <strong>delle</strong> formazioni indicate dal prof. Thiene, finendo con<br />
l ammetterne il carattere vitale, per tornare sulle sue posizioni solo per una<br />
dichiarata incredulità, fondata su meri dati statistici, che proprio nel caso<br />
Aldrovandi si fosse potuto verificare quel raro meccanismo letifero, trascurando<br />
tuttavia come il prof. Thiene abbia ripetutamente posto l accento sul meccanismo<br />
asfittico, sul quale avevano puntato <strong>la</strong> loro attenzione i consulenti <strong>delle</strong> parti civili,<br />
quale precondizione per l efficacia devastante del<strong>la</strong> causa traumatica.<br />
Nel confronto con il prof. Rapezzi, il prof. Thiene ricorda l insostenibilità scientifica<br />
del<strong>la</strong> causa di <strong>morte</strong> da sovrapproduzione di cateco<strong>la</strong>mine individuata dal primo,<br />
anche in questo caso mettendo in imbarazzo l interlocutore.<br />
Thiene sottolinea il fondamentale limite del<strong>la</strong> tesi Rapezzi, un limite che travolge<br />
tutta l argomentazione: il fondarsi sul<strong>la</strong> descrizione dei medici legali in sede di<br />
autopsia più che sulle foto. Qual è <strong>la</strong> ragione del rifiuto di valutare le foto? Piuttosto<br />
semplice a sentire il prof. Thiene: perché penso che, come io magari avrei difficoltà<br />
come patologo ad interpretare determinate foto cliniche, lui avrebbe difficoltà ad<br />
interpretare quelle patologiche . Rapezzi aveva dunque fondato il suo giudizio sul<strong>la</strong><br />
descrizione degli anatomopatologi. Senonchè, come è ormai notissimo, Ma<strong>la</strong>guti e<br />
Lumare, al di là del<strong>la</strong> asserita identità ex post del concetto, negata categoricamente<br />
dallo stesso Rapezzi, di bande di contrattura e di retrazione-ondu<strong>la</strong>zione <strong>delle</strong><br />
18<br />
La tesi parzialmente difforme del prof Beduschi sul<strong>la</strong> natura di ematoma del<strong>la</strong> formazione evidenziata<br />
nel<strong>la</strong> parte anteriore del ventricolo, pur sempre considerata vita, deve ritenersi frutto dell estremo rigore<br />
analitico e dell obbiettività del medesimo prof. Beduschi che avendo utilizzato, come argomento tranciante<br />
e definitivo, per provare <strong>la</strong> natura di ematoma del<strong>la</strong> discromia, decisiva, rilevata sul<strong>la</strong> parte anteriore,<br />
sull incisione e sul<strong>la</strong> tridimensionalità del fotografia che consentiva di mettere in rilievo <strong>la</strong> profondità<br />
dell accumulo di sangue, ha ritenuto per coerenza di sospendere il giudizio sul secondo ematoma in<br />
mancanza di analogo riscontro, impregiudicato il totale consenso del prof. Beduschi all ipotesi Thiene che si<br />
regge evidentemente anche ammettendo <strong>la</strong> formazione di un unico ematoma, quello determinante sul<br />
fascio di his. Riteniamo che al<strong>la</strong> legittima prudenza del prof. Beduschi, l argomento analitico-induttivotopografico<br />
del prof. Thiene fornisca adeguati elementi per considerare anche in questo caso sufficiente<br />
<strong>la</strong> prova.<br />
507
miofibre, non par<strong>la</strong>vano affatto di bande di contrazione nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />
conclusiva, ma solo appunto di ondu<strong>la</strong>zione e frammentazione <strong>delle</strong> miofibre.<br />
Essendo questo il campo proprio del cardiopatologo, il prof. Thiene ha ampio spazio<br />
per dimostrare <strong>la</strong> essenziale, decisiva e necessaria differenziazione tra questi<br />
concetti, l applicazione dei quali è di importanza fondamentale per ammettere o<br />
escludere una causa di <strong>morte</strong>.<br />
Dice dunque Thiene:<br />
Per quanto riguarda le frammentazioni vi ricordo che c è un fenomeno post mortale molto<br />
semplice che è <strong>la</strong> fragmentatio cordis, che non ha niente a che fare con le bande di contrattura,<br />
cos è <strong>la</strong> fragmentazione cordis? È un distacco <strong>delle</strong> cellule che sono in genere attaccate ai (dischi<br />
interca<strong>la</strong>ri), che si verifica 24<br />
48 ore dopo il decesso. Loro invece hanno par<strong>la</strong>to di ondu<strong>la</strong>zioni,<br />
bene, quindi non hanno mai né par<strong>la</strong>to, né prodotto evidenza di bande di contrattura, mentre io<br />
ho voluto qui l altra volta, e penso che lei abbia le foto, voluto portare un esempio paradigmatico<br />
di quel<strong>la</strong> che è <strong>la</strong> lesione cosiddetta da cateco<strong>la</strong>mine, in un caso di (feocromocitoma), che cos è il<br />
(feocromocitoma)? È quel<strong>la</strong> condizione patologica in cui c è una iperproduzione di cateco<strong>la</strong>mine,<br />
che si traduce a livello miocardico in bande di contrattura, di questo non c è evidenza in questo<br />
caso qua. Quindi in sostanza in questo caso qua manca <strong>la</strong> prova del danno da cateco<strong>la</strong>mine, cioè<br />
tutta l ipotesi che ha sul<strong>la</strong> quale si è basata cioè tutta l ipotesi che è stata costruita dal<br />
professor Rapezzi era basata su un danno istologico che non esiste. Tenete presente che noi tra<br />
l altro non abbiamo nessuna evidenza di cataboliti a livello urinario di cateco<strong>la</strong>mine in questo qua,<br />
quindi non abbiamo neanche un evidenza eventuale indiretta, manca l evidenza a livello del cuore.<br />
Qui siamo proprio sul terreno elettivo dello scienziato prof. Thiene. Nessuno dei<br />
consulenti intervenuti, tanto meno il medico legale Fortuni ed il cardiologo Rapezzi,<br />
può leggere le foto dei vetrini del cuore come il prof. Thiene. Non c è<br />
differenziazione tra <strong>la</strong> foto 27, nel<strong>la</strong> quale di bande di contrazione non vi è traccia e<br />
le foto 25 e 26 che descrivono <strong>la</strong> stessa situazione. Il rilievo è di tutta evidenza.<br />
Nessuna prova, e anzi prova contraria, all ipotesi di una <strong>morte</strong> da ondata<br />
cateco<strong>la</strong>minica :<br />
RISPOSTA Sì, lo escludo nel senso che non c è assolutamente evidenza, c è evidenza invece di<br />
ondu<strong>la</strong>zioni. Le ondu<strong>la</strong>zioni effettivamente sono un fenomeno agonico o comunque ipossico, che<br />
si verifica in soggetti nelle fasi terminali, <strong>la</strong> <strong>morte</strong> di questo soggetto in realtà non è stata proprio<br />
istantanea, ma se è avvenuta nel giro di alcuni minuti, bene, allora a questo punto queste<br />
ondu<strong>la</strong>zioni trovano una loro spiegazione in questo meccanismo.<br />
DOMANDA - Però mi pareva che stamattina il professor Rapezzi dicesse che non è necessario che<br />
ci sia questa evidenza macroscopica per poter par<strong>la</strong>re di ?<br />
RISPOSTA Microscopica sì, io devo dire, ahimè, di no nel senso che per poter sostenere che è<br />
un danno da cateco<strong>la</strong>mine ed il meccanismo è da cateco<strong>la</strong>mine il danno da cateco<strong>la</strong>mine deve<br />
esistere, proprio perché <strong>la</strong> iperincrezione di cateco<strong>la</strong>mine e <strong>la</strong> iperstimo<strong>la</strong>zione <strong>delle</strong> miocellule<br />
comporta uno spasmo tetanico dell apparato contrattile, che dà luogo a quell evidenza istologica<br />
che io ho prodotto. Quindi se fosse stata ci doveva essere, ma non solo non era presente nelle<br />
fotografie, ma non è nemmeno descritta, quindi non c è.<br />
508
Si comprende facilmente che per diagnosticare una <strong>morte</strong> che <strong>la</strong>scia, quando c è <strong>la</strong><br />
re<strong>la</strong>tiva causa, tracce inconfondibili, il primo criterio è verificare se dette tracce<br />
esistano o meno. Thiene esclude che esistano segni del genere sul cuore esistano;<br />
ma che già nel corso del primo intervento al<strong>la</strong> stessa conclusione era di fatto giunto<br />
lo stesso prof. Rapezzi.<br />
La replica, imbarazzata, per sua stessa ammissione, di Rapezzi elude del tutto <strong>la</strong><br />
questione.<br />
Dice Rapezzi che il caso non si può affrontare con l anatomia e l istologia patologica,<br />
spesso decisiva ma nel caso insufficiente, dovendosi ritornare, ancora una volta, al<strong>la</strong><br />
diagnosi di e.d.s perchè questo indicherebbero le circostanze. Risposta, come già<br />
visto, insostenibile; ennesima ripetizione dell argomento e quindi elusiva. Se <strong>la</strong><br />
vicenda si è svolta come il prof Rapezzi ritiene a priori si sia svolta del supporto<br />
dell istologia si può fare a meno:<br />
Se noi riusciamo in questo caso ad avere un supporto dall istologia bene e qui si può discutere,<br />
ripeto, a mio parere <strong>la</strong> descrizione non solo di ondu<strong>la</strong>zione, ma di retrazione usata dai colleghi, è<br />
forse un immagine istologica, <strong>la</strong> 26, <strong>delle</strong> tante che si potevano magari associare, è in linea con<br />
l ipotesi di un danno da cateco<strong>la</strong>mine non certo di quelli paradigmatici, che uno mette nel testo,<br />
ma è sicuramente compatibile. (47-48)<br />
Limbarazzo del prof. Rapezzi nei confronti del<strong>la</strong> bril<strong>la</strong>nte ipotesi fisiopatologica<br />
del professor Thiene deriva soltanto dal fatto che nel<strong>la</strong> sua esperienza clinica di<br />
traumi al torace non risultano casi di <strong>morte</strong> simili. Nel contesto di un trauma<br />
contusivo al cuore con ematoma, il prof. Rapezzi nel<strong>la</strong> sua esperienza ha avuto<br />
modo di rilevare anche una devastazione del cuore stesso, con numerose altri segni<br />
traumatici: zone lese, papil<strong>la</strong>ri rotti, valvole rotte. La tesi del prof. Thiene,<br />
inattaccabile sul piano logico, contrasterebbe con questi precedenti, e con <strong>la</strong><br />
presenza di un contesto di superficie interna del cuore, che sarebbe di una purezza<br />
sconvolgente . Lipotesi di una iperpressione sul cuore sarebbe incompatibile per <strong>la</strong><br />
mancanza di un danno diffuso. Improbabilità statistica e mancanza di altri traumi nel<br />
contesto sono gli argomenti che il prof Rapezzi in ultima istanza gioca contro <strong>la</strong> tesi<br />
del prof. Thiene.<br />
Il prof. Rapezzi abbandona quindi il compito di argomentare <strong>la</strong> propria tesi e si<br />
rivolge al<strong>la</strong> tesi Thiene per criticarne taluni aspetti senza porsi il problema che il suo<br />
compito iniziale consisteva nel dare spiegazione patologica del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> per danno<br />
da cateco<strong>la</strong>mine, come Thiene aveva dato spiegazione del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> asfitticotraumatica.<br />
Il prof. Rapezzi è richiamato al punto e gli viene data lettura <strong>delle</strong> sue precedenti<br />
affermazioni:<br />
Il dato istologico estremamente interessante mette in evidenza quell insieme di alterazioni<br />
istologiche, che si chiamano bande di contrazione, danno da cateco<strong>la</strong>mine ,<br />
Gli viene quindi chiesto se confermi o rettifichi tale affermazione.<br />
509
La risposta consente interessanti osservazioni:<br />
RAPEZZI Continuo a credere che i rilievi istologici descritti siano compatibili con un danno da<br />
cateco<strong>la</strong>mine, sono d accordo con il professor Thiene nel dire che ciò che è stato riprodotto<br />
iconograficamente non è certo paradigmatico, ma <strong>la</strong> descrizione analitica presente nell autopsia,<br />
l uso dei termini non solo di ondu<strong>la</strong>zione, ma anche di retrazione, mi ha convinto, e continua a<br />
convincermi, per un danno da cateco<strong>la</strong>mine, sicuramente non di quelli paradigmatici che io<br />
mostro a lezione o al congresso.<br />
Il che significa che le parole di Ma<strong>la</strong>guti debbano considerarsi più importanti e<br />
significative <strong>delle</strong> foto dei reperti istologici che il prof. Rapezzi considera, con il prof.<br />
Thiene, non indicative di bande di contrazione, dimenticando che Ma<strong>la</strong>guti e Lumare<br />
da null altro potevano trarre le loro deduzioni se non dalle stessi insignificanti<br />
foto dei vetrini che consentono di par<strong>la</strong>re solo di ondu<strong>la</strong>zione e retrazione <strong>delle</strong><br />
miofibre e non di bande di contrazione.<br />
Dice ancora il prof. Rapezzi:<br />
DOMANDA Ma il danno istologico del muscolo cardiaco e le bande di contrazione ci sono o non<br />
ci sono?<br />
RAPEZZI Ripeto, non le ho viste direttamente, ho valorizzato <strong>la</strong> descrizione e <strong>la</strong> riproduzione<br />
fotografica, a mio parere ci sono in una forma che non è quel<strong>la</strong> severa, paradigmatica, ma che è<br />
in una forma di grado inferiore in quel punto, ma compatibile con <strong>la</strong> diagnosi.<br />
Ciò significa, ancora una volta, che il prof. Rapezzi non avendo avuto alcuna<br />
cognizione di danno istologico al muscolo cardiaco ha fondato tutta <strong>la</strong> sua<br />
<strong>ricostruzione</strong> sul<strong>la</strong> descrizione e sul<strong>la</strong> riproduzione fotografica che in realtà quel<br />
danno non ammettono, ragion per cui non è dato capire da cosa il prof. Rapezzi<br />
deduca quell astratta compatibilità. Ancora una volta <strong>la</strong> risposta viene offerta, poco<br />
dopo, ritornando all e.d.s conc<strong>la</strong>mato e grave di cui il prof. Rapezzi si dichiara<br />
assolutamente certo.<br />
Riteniamo di non dovere insistere sull inconsistenza logica di un tale modo di<br />
argomentare, dovendo essere <strong>la</strong> prova del danno da cateco<strong>la</strong>mine a consentire ad<br />
un tecnico di risalire induttivamente all e.d.s. Né può valere <strong>la</strong> correzione apportata<br />
da Rapezzi al suo argomentare - si tratta con tutta evidenza di persona che è<br />
perfettamente in grado di rendersi conto del<strong>la</strong> debolezza dei suoi argomenti<br />
quando afferma che il dato istologicom, pur non fornendo prova diretta, si integra<br />
in un quadro di compatibilità sul<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> fondata sul dato circostanziale. Il<br />
dato istologico non deve limitarsi ad apparire compatibile, deve rappresentare <strong>la</strong><br />
prova diretta di una situazione quale quel<strong>la</strong> descritta dal prof. Rapezzi in termini<br />
foschi nel corso del suo primo intervento.<br />
Il prof. Thiene ha quindi gioco facile nell affrontare <strong>la</strong> questione dell e.d.s. dal punto<br />
di vista cardiopatologico, seguendo <strong>la</strong> sua impostazione. Nel caso in discussione<br />
510
l e.d.s. non sarebbe solo una sindrome, un corredo di sintomi specifici, da valutare<br />
curare esaminare per i suoi possibili effetti. E indicato vera e propria causa di<br />
<strong>morte</strong>. Non contano i disturbi comportamentali che ad essa vengono associati e che<br />
risultano documentati nei confronti di alcuni individui, circostanze assolutamente<br />
pacifiche; il punto è se questo corredo di sintomi che rientrano nel<strong>la</strong> sindrome sono<br />
di per sé stessi da soli in grado di portare a <strong>morte</strong> improvvisa per spavento,<br />
ipereccitazione. Per Thiene, nel<strong>la</strong> sua lunga esperienza, non vi sarebbero casi di<br />
<strong>morte</strong> improvvisa in giovani sani e non c è mai stato alcuno che sia morto per<br />
spavento o sforzo a meno di una condizione di base favorente, cioè di una patologia<br />
cardiaca preesistente, circostanza esclusa nel caso di specie. Il prof. Thiene ha<br />
confermato quanto abbiamo già detto: l American Medical Association, <strong>la</strong> più<br />
importante società medica che esiste al mondo, nega l esistenza di questa patologia,<br />
<strong>la</strong> considera un disturbo di comportamento parafisiologico e non <strong>la</strong> riconosce né<br />
come una condizione morbosa medica, né come una condizione psichiatrica; si<br />
tratta dell American Medical Association, che pubblica <strong>la</strong> più importante rivista al<br />
mondo; e se se l American Medical Association, ricorda Thiene, ha preso questa<br />
decisione vuol dire che aveva i suoi motivi.<br />
Posta questa fondamentale premessa di base, il prof. Thiene ha citato un <strong>la</strong>voro<br />
comparso recentemente in letteratura, un <strong>la</strong>voro di revisione del<strong>la</strong> letteratura su<br />
tutti i casi di <strong>morte</strong> improvvisa da cosiddetto excited delirium syndrome. In questo<br />
studio si trova che non vi è un solo caso di morto spontanea; tutti i casi nei quali <strong>la</strong><br />
<strong>morte</strong> è attribuita al<strong>la</strong> sindrome si sono verificati in un in un contesto di costrizione<br />
e quindi di manovre che hanno dato difficoltà di respiro al soggetto. Si tratta con<br />
tutta evidenza di una conclusione importantissima per interpretare e risolvere il<br />
caso in esame. Seguendo il prof. Thiene ma anche tutti gli altri consulenti del<strong>la</strong> parte<br />
civile, si può accettare che esista <strong>la</strong> sindrome come disturbo di comportamento, ma<br />
non che il comportamento agitato di per sé solo possa portare a <strong>morte</strong> improvvisa.<br />
All agitazione occorre associare il contributo di qualche altro fattore che può essere<br />
un fattore patologico aggiuntivo del soggetto, o l azione traumatica <strong>delle</strong> forze<br />
dell ordine, o entrambi.<br />
Nel concludere il suo intervento il prof. Thiene, citando <strong>la</strong> letteratura scientifica in<br />
suo possesso, riporta un passo conclusivo dell articolo citato, che mette in dubbio <strong>la</strong><br />
stessa esistenza dell e.d.s. e che conviene citare per esteso perché trattasi di un<br />
concetto che il tribunale condivide come canone per risolvere il caso:<br />
Questo editoriale finisce in una maniera molto molto bel<strong>la</strong>, io credo che questo<br />
dovrebbe essere quasi il messaggio di questa vicenda, al di là del triste esito che c è<br />
stato, dice: Una <strong>delle</strong> più grandi priorità è <strong>la</strong> necessità di educare i poliziotti sul<br />
come approcciare questi pazienti, che dimostrano dei disturbi del comportamento,<br />
che non sono disturbi criminali, ma sono soltanto <strong>delle</strong> condizioni nevrotiche e<br />
psichiatriche che richiedono una cura speciale; questa cura speciale non è <strong>la</strong><br />
restrizione, ma il contenimento . Usano il termine contenimento contro restrizione.<br />
511
Questa è l idea che io mi sono fatto di questa sindrome, per sé, da so<strong>la</strong>, questa<br />
sindrome non porta a <strong>morte</strong> improvvisa, ci deve essere qualche fattore associato. (<br />
55-56).<br />
Malgrado questa conclusiva battuta, il dibattito tra i due professori è andato ancora<br />
avanti, ribadendo il prof. Rapezzi l attendibilità scientifica dell excited delirium<br />
syndrome come causa di <strong>morte</strong>. Va detto come l approccio del prof. Thiene sul<br />
punto appaia più rigoroso. Non si tratta di dubitare del<strong>la</strong> sindrome ma di verificare<br />
l esistenza di altre <strong>cause</strong> concorrenti o di con<strong>cause</strong>. Laspetto c<strong>la</strong>moroso del caso in<br />
esame è che nessuno dei fautori del<strong>la</strong> tesi dell e.d.s. ha potuto dimostrare<br />
l esistenza di un caso analogo a quello qui in discussione, un caso nel quale, al di là<br />
dell agitazione, non si riscontra nemmeno uno degli aspetti anamnestici in genere<br />
associati al<strong>la</strong> sindrome.<br />
Senza considerare che <strong>la</strong> stessa premessa di base, storico-circostanziale, dal<strong>la</strong> quale<br />
muove il prof. Rapezzi è stata dimostrata in concreto falsa.<br />
Ma a confutare <strong>la</strong> teoria dell autocombustione del soggetto agitato, sostenuta da<br />
ultimo da Rapezzi, ultimo del<strong>la</strong> serie dei consulenti del<strong>la</strong> difesa, bastano pochi<br />
passaggi del<strong>la</strong> replica del prof. Thiene:<br />
Quelle del professor Rapezzi sono chiarissimamente specu<strong>la</strong>zioni, nel senso che non c è niente di<br />
concreto, di prova, qui c è un fatto, <strong>la</strong> mia esperienza personale vi dice che 500 casi di <strong>morte</strong><br />
improvvisa giovanile naturale, perché se non fosse stato costretto e sarebbe morto lo stesso<br />
significava che sarebbe morto naturalmente, bene, <strong>la</strong> mia in esperienza, che è <strong>la</strong> più al mondo che<br />
esista, non ce ne è un caso di questi, che sia potuto morire per ipereccitazione o per spavento e<br />
via dicendo.<br />
E d altra parte evidente, come ha ricordato a lungo e più volte, <strong>la</strong> difesa di parte<br />
civile, cheindicare i casi di <strong>morte</strong> per presunto delirio eccitato, senza ricordare le<br />
specifiche circostanze di ciascuna singo<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, e senza potere valutare in quali<br />
condizioni e in quali circostanze concomitanti, oltre all intervento del<strong>la</strong> polizia, <strong>la</strong><br />
<strong>morte</strong> sia avvenuta, è operazione scientificamente scorretta. E del tutto evidente<br />
come <strong>la</strong> <strong>morte</strong> agitata di un soggetto, avanzato negli anni, con una storia di<br />
tossicodipendenza o di conc<strong>la</strong>mate patologie mentali, non può essere posta sullo<br />
stesso piano del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di un diciottenne sano, senza alcuna patologia fisica,<br />
mentale o da assunzione di sostanze stupefacenti, nel quale viene accertata una<br />
dubbia dose di 0,04 mg/ml di ketamina, una volta e mezzo inferiore al minimo per<br />
qualche modesto effetto.<br />
Sul piano oggettivo e scientifico il confronto tra il prof. Rapezzi ed il prof. Thiene ha<br />
avuto una svolta definitiva quando il prof. Thiene ha dimostrato l inesistenza di<br />
bande di contrazioni nei reperti istologici. E evidente come il fenomeno<br />
dell agitazione incontenibile, con battiti cardiaci a 180, di soggetto in ipercinesi<br />
dinamica con comportamenti autolesionisti, pressione alle stelle e consumo di tutto<br />
l ossigeno che il cuore può provocare, deve inevitabilmente imprimere i suoi effetti<br />
512
sul cuore. Si tratta di un alternativa ineludibile: senza le bande ci contrazione non<br />
può ammettersi quel<strong>la</strong> condizione di agitazione terrificante di cui par<strong>la</strong>no Giron,<br />
Berardi e Rapezzi, che non trova, peraltro, alcun riscontro in termini nel dato<br />
circostanziale. Di fronte a questa contestazione il prof. Rapezzi ha sostenuto, in<br />
contrasto con quanto sostenuto in precedenza in ordine all esistenza di evidenti<br />
gravissimi segni di bande di contrazione nei reperti, che <strong>la</strong> presenza di riscontri<br />
istologici non fosse necessaria per diagnosticare <strong>la</strong> <strong>morte</strong> da e.d.s., così involgendosi<br />
in una contraddizione insanabile. Al<strong>la</strong> precisa e fondamentale domanda:<br />
DOMANDA Quello che le voglio chiedere è questo però, da un punto di vista istologico, <strong>la</strong><br />
quantità di produzione <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine, che da quello che ho capito lei afferma essere stata<br />
enorme, è oggettivamente rilevabile e riscontrabile nelle fotografie rispetto al<strong>la</strong> presenza di bande<br />
di contrazione, che in una fotografia lei non riconosce ed in altre dice che potrebbero esservi<br />
tracce, cioè le chiedo non sarebbe rilevabile anche da un punto di vista istologico e<br />
anatomopatologico, non vi sarebbe un elemento obiettivo in più, che potrebbe dire qui è stato<br />
prodotto un milione di cateco<strong>la</strong>mine che hanno provocato il disastro e le vedo su queste fotografie<br />
con bande di contrazione ben più importanti , perché mi pare che lei prima abbia fatto<br />
riferimento che arriva a questa conclusione prendendo come riferimento atti di indagine,<br />
situazioni esterne, diverse da quelle istologiche, non sarebbe più importante, più significativo<br />
l effetto istologico?<br />
La risposta del prof. Rapezzi è del tutto contraddittoria con quanto affermato in<br />
precedenza sull evidenza <strong>delle</strong> bande di contrazioni rilevate nei referti e sul<strong>la</strong> stessa<br />
importanza dei rilievi contenuti nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Ma<strong>la</strong>guti. Per Rapezzi <strong>la</strong> <strong>morte</strong> da<br />
danno cateco<strong>la</strong>minico può ora avvenire senza che i tipici segni di questo danno si<br />
imprimano nel cuore anche nei casi di modello acuto di <strong>morte</strong> da e.d.s. In sostanza<br />
ciò avverrebbe quando l e.d.s. porta al<strong>la</strong> <strong>morte</strong> in un breve periodo, dovendosi però<br />
a questo punto chiedere come possa giungersi a <strong>morte</strong> per e.d.s. in uno stato di<br />
agitazione brevissimo e con un danno cateco<strong>la</strong>minico non rilevabile. Ancora una<br />
volta l e.d.s. diventa un atto di fede nel contesto circostanziale, spesse volte<br />
raccontato da fonte interessata e raccolto acriticamente, come nel caso che stiamo<br />
esaminando, dal clinico. Con Rapezzi il danno cateco<strong>la</strong>minico diventa a questo<br />
punto solo uno dei meccanismi di <strong>morte</strong> ipotizzati. Di questa distinzione il<br />
consulente non aveva mai fatto menzione in precedenza ma <strong>la</strong> ritroviamo solo a<br />
questo punto del confronto. Non viene peraltro precisato, esclusa l unicità del<br />
danno cateco<strong>la</strong>minico per il meccanismo causale, quale possa essere l altro<br />
meccanismo al<strong>la</strong> base dell excited delirium syndrome. In realtà non vi è alcuna prova<br />
possibile del<strong>la</strong> causa di <strong>morte</strong> per e.d.s. Solo, ribadiamo, un atto di fede nel<br />
contesto circostanziale. Dice Rapezzi:<br />
RAPEZZI Il danno cateco<strong>la</strong>minico non è una prova, è un meccanismo per spiegare <strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />
improvvisa da excited delirium, <strong>la</strong> deriviamo dal contesto clinico e generale in cui si è verificato.<br />
513
In questo modo <strong>la</strong> <strong>morte</strong> per e.d.s. si prova soltanto con <strong>la</strong> testimonianza di chi ha<br />
interesse a sostenerlo.<br />
Ha definitivamente buon gioco il prof. Thiene nel liquidare tale assurda posizione<br />
scientifica, affermando che <strong>la</strong> ragione fondamentale per <strong>la</strong> quale l excited delirium<br />
syndrome, quale causa di <strong>morte</strong> improvvisa viene messa in discussione dalle più<br />
importanti istituzioni scientifiche, è proprio perché di essa manca <strong>la</strong> prova<br />
scientifica:<br />
Manca cioè l evidenza istologica di danno da cateco<strong>la</strong>mine, manca il dosaggio urinario dei<br />
metaboliti <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine ed in questo caso qua, guarda caso, manca addirittura ovviamente il<br />
tracciato terminale di fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re, questo è un castello in aria.( 72)<br />
Va ancora rilevato come <strong>la</strong> difesa di parte civile abbia posto una domanda molto<br />
suggestiva ma importante al prof. Rapezzi. Il quesito verteva sul defibril<strong>la</strong>bilità del<br />
cuore in asistolia. La risposta è stata ovviamente negativa. Ma con ciò il prof. Rapezzi<br />
ha fornito un importante supporto al<strong>la</strong> tesi del prof. Thiene che ricava <strong>la</strong> <strong>morte</strong> di<br />
Aldrovandi per blocco atrioventrico<strong>la</strong>re anche dal<strong>la</strong> mancata risposta all azione dei<br />
medici del pronto soccorso che aveva tentato di rianimarlo con il defibril<strong>la</strong>tore senza<br />
ottenere alcun effetto. E lo stesso prof Rapezzi a ricordare che ogni cuore in<br />
fibril<strong>la</strong>zione può essere defibril<strong>la</strong>to. Il fatto che Federico Aldrovandi non abbia dato<br />
alcuna risposta al defibril<strong>la</strong>tore è un altro evidente riscontro al<strong>la</strong> tesi che si sia<br />
trattato di una <strong>morte</strong> per asistolìa e non per fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re, secondo<br />
l ipotesi collegata all e.d.s. Ricordiamo che secondo <strong>la</strong> versione degli imputati<br />
Federico Aldrovandi aveva respirato fino a pochi secondi prima dell arrivo<br />
dell ambu<strong>la</strong>nza, il che vuol dire che al momento dell arrivo degli operatori del<br />
pronto soccorso sarebbe stato perfettamente defibril<strong>la</strong>bile se non si fosse trovato in<br />
asistolìa.<br />
Il professor Thiene ha rilevato infine come <strong>la</strong> ketamina non produca effetti in termini<br />
di incremento <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine.<br />
A specifica domanda del<strong>la</strong> difesa degli imputati ha risposto:<br />
RISPOSTA Allora le dico che gli effetti possono essere degli effetti legati ad un aumento<br />
energetico, ma che non si traducono in bande di contrattura, che possono dare una fibril<strong>la</strong>zione<br />
ventrico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> cateco<strong>la</strong>mina non dà fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re.<br />
Spiegando quindi che <strong>la</strong> sua limitata conoscenza sugli effetti del<strong>la</strong> ketamina<br />
(ricordata al<strong>la</strong> precedente udienza, nel corso del controesame ) non gli impedivano<br />
di dire che non aveva l effetto di incrementare le cateco<strong>la</strong>mine.<br />
Linsussistenza di bande di contrazione nelle foto dei reperti istologici, ha ripetuto il<br />
prof. Thiene, non dipende dal fatto che le foto 25-26-27 allegate al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />
autoptica siano meno ingrandite del<strong>la</strong> foto da lui esibita con finalità esplicative del<br />
514
eale contenuto di queste bande, esibite ad un pubblico di profani. All occhio<br />
dell esperto non può sfuggire che nelle foto allegate all autopsia non vi è alcuna<br />
traccia di bande di contrazione.<br />
La fotografia 27 era stata presentata da Thiene sul<strong>la</strong> stessa sca<strong>la</strong> dell esempio di<br />
scuo<strong>la</strong> da lui presentato per eseguire il confronto; ma anche <strong>la</strong> riproduzione su sca<strong>la</strong><br />
più <strong>la</strong>rga <strong>delle</strong> foto 25 e 26 non avrebbe consentito di rilevare nul<strong>la</strong> di diverso:<br />
E <strong>la</strong>palissiano che lì mancano completamente le bande di contrattura, lo hanno ammesso anche gli altri.<br />
Queste bande di contrattura qui non ci sono e non sono state descritte nemmeno altrove. ( 79)<br />
Non vi è dubbio che le cose stiano come afferma il prof. Thiene. Per quanti<br />
distinguo si siano voluti introdurre, né Rapezzi né altri hanno mai affermato di<br />
leggere bande di contrazione nelle foto allegate al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione autoptica.<br />
La richiesta del<strong>la</strong> difesa di produrre l ingrandimento è stata rigettata sul<strong>la</strong> base di<br />
questa ultima, onesta ammissione del prof. Rapezzi:<br />
GIUDICE Professor Rapezzi, su questa cosa che ha detto da ultimo il professor Thiene lei<br />
concorda o è di opinione diversa?<br />
RAPEZZI Non ne ho idea, Presidente, cioè non so dovrebbe portare <strong>la</strong> verifica, però anche,<br />
secondo me, è fattibile, <strong>la</strong> mia personale impressione è che non è questo il nucleo del problema,<br />
però non ( 80)<br />
Ma più avanti e categoricamente in risposta a domanda del<strong>la</strong> difesa:<br />
RAPEZZI Avvocato, ancora una volta, i rilievi istologici fotografati in queste foto che non sono<br />
paradigmatici per bande di contrazione, integrate dalle annotazioni scritte, a mio parere<br />
qualificano un livello di danno complessivo che è compatibile con il danno che si può verificare in<br />
corso di <strong>morte</strong> da excited delirium. Se <strong>la</strong> sua domanda è questa foto è indicativa di bande da<br />
contrazione <strong>la</strong> risposta è no. ( 81)<br />
E, quasi disperato, ancora di seguito:<br />
RAPEZZI Sì, però, signor Giudice, mi scusi se io fino al<strong>la</strong> noia le dico, non cerchiamo di cavar<br />
sangue dalle rape, cioè non cerchiamo di po<strong>la</strong>rizzare e coartare <strong>la</strong> discussione su un dato<br />
istologico quando invece il ragionamento è basato su ben altri livelli, io per carità sto al gioco, sono<br />
consulente e non mi tiro indietro, ma dentro di me nel rispondervi provo un malessere perché mi<br />
rendo conto di non fare un servizio all Au<strong>la</strong> in cui sono chiamato.<br />
La tesi difensiva non ha alcuna base scientifica perché su fonda, come dice Thiene,<br />
su un castello in aria, un racconto degli imputati, smentito dal<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong><br />
probatoria.<br />
Scientificamente si può, invece, dimostrare l insussistenza dei segni clinici di e.d.s.<br />
Il prof. Rapezzi si era soffermato, per valorizzarlo nei termini del<strong>la</strong> precedente<br />
testuale citazione, sui concetti di frammentazione e retrazione. Su questi concetti,<br />
515
ichiamati nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione dei medici-legali del p.m., il prof. Thiene così si esprime ed<br />
il prof Rapezzi concorda:<br />
RISPOSTA Allora vediamo un po che cosa significa retrazione e gli equivoci che ha generato<br />
questo concetto di retrazione, mi dispiace per il mio collega Rapezzi, il quale si è basato<br />
giustamente sul<strong>la</strong> descrizione, lei ha presente una fisarmonica, quand è che <strong>la</strong> fisarmonica dà più<br />
onde? Quando si retrae. Quindi retrazione è uguale ad ondu<strong>la</strong>zione, ma non ha niente a che fare<br />
con le bande di contrazione. Frammentazione invece è quel distacco dei cardiomiociti l uno<br />
dall altro, che è un fenomeno effettivamente post mortale, ma non ha niente a che vedere con<br />
quel discorso di contrazione tetanica, addensamento dei sarcomeri, che è ben visibile nel<strong>la</strong><br />
fotografia, che ho portato.<br />
DOMANDA Ed il concetto di ondu<strong>la</strong>zione invece come rileva in questo caso?<br />
RISPOSTA Allora l ondu<strong>la</strong>zione effettivamente è un fenomeno che sta a significare che le cellule<br />
miocardiche sono non funzionamenti ed è un fenomeno quasi sempre agonico e legato al<br />
prolungamento dell attività finale del cuore e le cellule miocardiche sono così flosce che si fanno<br />
trascinare dalle altre con questo movimento a fisarmonica in cui una volta sono distese ed una<br />
volta sono retratte, ondu<strong>la</strong>te.<br />
DOMANDA Intende aggiungere qualcosa, professor Rapezzi?<br />
RAPEZZI No.<br />
La <strong>morte</strong> da eccesso di increzione cateco<strong>la</strong>minica non ha base oggettiva, non ha<br />
supporto scientifico è smentita dalle prove cliniche. Le ipotesi Ma<strong>la</strong>guti-Lumare,<br />
Testi-Bignamini ( nei termini di mera concausa ), Giron-Berardi-Rapezzi sono<br />
contraddette dal dato scientifico. La <strong>morte</strong> di Federico Aldrovandi non ha<br />
spiegazione diversa da quel<strong>la</strong> sostenuta dai consulenti di parte civile.<br />
8. Considerazioni conclusive<br />
La tesi dell excited delirium syndrome applicato al<strong>la</strong> vicenda del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Federico<br />
Aldrovandi non può essere considerata causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> perché contraddetta:<br />
1. Dal<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> in fatto che smentisce le premesse storico circostanziali<br />
dei consulenti del<strong>la</strong> difesa e dello stesso pubblico ministero. Cadute queste non<br />
restano che castelli di sabbia<br />
.<br />
2. Dall assoluta carenza di tutti i presupposti clinici di una <strong>morte</strong> da<br />
iperincrezione cateco<strong>la</strong>minica. A questo proposito non può che stigmatizzarsi il<br />
revirement del principale consulente tecnico del<strong>la</strong> difesa, il prof. Rapezzi che,<br />
dopo avere sostenuto l esistenza nei reperti autoptici di segni palesi di bande di<br />
contrazione, indicative di <strong>morte</strong> cateco<strong>la</strong>minica, ha dovuto convenire con il prof.<br />
Thiene nell escludere <strong>la</strong> sussistenza dei segni prima considerati essenziali e<br />
riscontrati per diagnosticare una <strong>morte</strong> da e.d.s.<br />
3. Dall assenza di qualsivoglia riscontro in ordine ai possibili effetti <strong>delle</strong> sostanze<br />
stupefacenti assunte come di causa di innesco di una condizione di agitazione<br />
delirante.<br />
516
4. Dall assenza di ogni determinismo fra agitazione psicomotoria, condizione di<br />
contenimento e <strong>morte</strong>, secondo i dati statistici presentati dallo stesso prof<br />
Rapezzi a dire del quale le morti improvvise in fase di contenimento sono una<br />
minoranza .<br />
5. Dal<strong>la</strong> unicità, peculiarità, inconfrontabilità del caso Aldrovandi con qualsiasi<br />
altro esempio di <strong>morte</strong> improvvisa in contesto di agitazione psicomotoria:<br />
soggetto giovane, sano, senza scompensi psichiatrici, con modestissime, al limite<br />
dell irrilevante, quantità di stupefacenti assunte, che si assume agitato per<br />
pochissimi minuti da un massimo di 30- 35 ad un minimo di 10-15 con pausa di<br />
alcuni minuti, atta al recupero.<br />
In ogni caso <strong>la</strong> colluttazione, l immobilizzazione, i traumi violenti e <strong>la</strong> costrizione a<br />
terra avrebbero avuto decisivo rilievo concausale in un contesto di agitazione<br />
psicomotoria, secondo quanto accertato in esito all esame dei periti d ufficio.<br />
Le.d.s. non è patologia clinica riconosciuta. E una sindrome nel<strong>la</strong> quale si collocano<br />
morti improvvise in fase di contenzione e restrizione da parte di agenti di polizia. In<br />
questi casi le morti si verificano o per una concorrente patologia, di per sè idonea a<br />
cagionare <strong>la</strong> <strong>morte</strong> nell irrilevanza del contributo causale degli agenti; o per l azione<br />
imperita e imprudente (esagerata, eccessiva, ingiustificata, smodata,<br />
gratuitamente violenta) o per un concorso di entrambi fattori.<br />
Le.d.s. non è dunque una causa di <strong>morte</strong>; è semplicemente una sindrome nel<br />
contesto del<strong>la</strong> quale va individuata <strong>la</strong> specifica causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Tra queste <strong>cause</strong><br />
va esclusa l agitazione del soggetto in sé e per sé, essendo rimasto smentito lo<br />
pseudo meccanismo causale che dall agitazione avrebbe condotto al<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, per <strong>la</strong><br />
assoluta assenza di bande di contrazione nel cuore che di quel meccanismo sono il<br />
precipitato necessario e imprescindibile.<br />
Escluse tutte le possibili <strong>cause</strong> di <strong>morte</strong> che prescindano dall azione degli imputati, il<br />
meccanismo causale proposto dall accusa pubblica e privata a dibattimento ha<br />
ricevuto, per le ragioni più volte indicate, piena conferma logica e clinica, fondandosi<br />
su dati incontrovertibili e oggettivi che nul<strong>la</strong> devono concedere ad interpretazioni di<br />
comodo dei presupposti circostanziali. Questo meccanismo abbiamo visto nasce<br />
dall integrazione dell iniziale impostazione dei consulenti intervenuti nel<strong>la</strong> fase<br />
dell indagine con il contributo, a chiusura del cerchio, del massimo esperto<br />
nazionale in materia di morti improvvise, il prof. Thiene, scienziato di fama<br />
internazionale.<br />
Abbiamo rilevato come nel corso del confronto con il dr. Ma<strong>la</strong>guti questi abbia<br />
progressivamente acceduto alle posizioni del prof. Thiene circa il carattere vitale<br />
degli ematomi individuati dallo stesso Thiene e confermati dai consulenti di parte<br />
civile. Il dr. Ma<strong>la</strong>guti non è stato assolutamente in grado di giustificare come sia<br />
stato possibile incidere in profondità un deposito di sangue raggrumato, giudicato<br />
fenomeno putrefattivo. Tutti gli argomenti a sostegno del carattere non vitale <strong>delle</strong><br />
discromie rosso-nerastre descritte in re<strong>la</strong>zione autoptica, sono stati confutati e<br />
517
abbandonati dallo stesso dr. Ma<strong>la</strong>guti che ha ripiegato sul<strong>la</strong> primigenia ipotesi, dopo<br />
avere più volte concesso a Thiene <strong>la</strong> p<strong>la</strong>usibilità del<strong>la</strong> sua ipotesi alternativa<br />
(fenomeno vitale <strong>delle</strong> macchie sul cuore ) sol perché non convinto dal<strong>la</strong> ipotesi<br />
ricostruttiva del prof. Thiene. Ma il carattere eccezionale raro del meccanismo<br />
causale descritto da Thiene, non può essere affatto un argomento contrario al<strong>la</strong><br />
p<strong>la</strong>usibilità e fondatezza in concreto. Anzi proprio <strong>la</strong> singo<strong>la</strong>rità del caso in qualche<br />
misura giustifica che <strong>la</strong> spiegazione completa e definitiva sia stata offerta da un<br />
cardiopatologo di fama internazionale, fermo restando <strong>la</strong> mancanza di spiegazioni<br />
p<strong>la</strong>usibili del<strong>la</strong> sottovalutazione degli ematomi, visibili ad occhio nudo di profano,<br />
sul<strong>la</strong> foto del cuore aperto. Sta di fatto che il meccanismo finale del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, pur<br />
caratterizzato da un elemento finale, connotato da un coefficiente di fatalità,<br />
secondo quanto riferito dal prof. Thiene, per essersi prodotto l ematoma proprio in<br />
corrispondenza con il fascio di his, trova radice nell azione di compressione violenta<br />
al suolo e nel<strong>la</strong> precedente attività comportante asfissia, causa di indebolimento<br />
degli endoteli e dei vasi sanguigni che non sono stati in grado di resistere all urto<br />
compressivo perché fortemente indeboliti dall azione asfittica attivata, i cui segni<br />
sono emersi tutti dall autopsìa, sicchè dati del testimoniale, dati dell autopsia,<br />
analisi tecnico-scientifica, quadro indiziario convergono inesorabilmente nel dare<br />
corpo ad un meccanismo causale che vede come dato fondamentale <strong>la</strong> violenta<br />
attività traumatica posta in essere dagli agenti, proseguita in una compressione e<br />
immobilizzazione al suolo connotata da violenza compulsiva e da privazione del<strong>la</strong><br />
libertà di respiro per effetto dell applicazione di pesi pari o superiori al peso di un<br />
uomo sul dorso di Federico Aldrovandi.<br />
Lematoma che si forma sul fascio di his ha dunque fondamento in una condizione<br />
di ipossia-asfissia, prodotta dalle modalità dell immobilizzazione e accompagnata da<br />
violente ripetute compressioni al suolo del soggetto per meglio e più rapidamente<br />
vincerne <strong>la</strong> resistenza.<br />
La dinamica causale del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Federico Aldrovandi all esito del<strong>la</strong> lunga<br />
istruttoria deriva quindi dai seguenti passaggi:<br />
1. Colluttazione accesa e sforzi per resistere al<strong>la</strong> violenta azione del<strong>la</strong> polizia,<br />
tale da comportare aumento del<strong>la</strong> richiesta di ossigeno per lo sforzo fisico e<br />
per l aumentata produzione di cateco<strong>la</strong>mine;<br />
2. Percosse con i manganelli e traumatismo al capo, causa di edema cerebrale<br />
tale da ridurre <strong>la</strong> capacità respiratoria del soggetto.<br />
3. Plurime fasi di immobilizzazione a terra in posizione prima supina e poi<br />
prona, in tutti i casi con rilevanti pesi sul tronco ( richiamiamo <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione di<br />
servizio For<strong>la</strong>ni-Segatto in cui si dà atto che l agente nel<strong>la</strong> fase di<br />
atterramento cade sopra Aldrovandi e non di fianco), tutte idonee a ridurre <strong>la</strong><br />
capacità respiratoria del soggetto;<br />
4. Compressione toracica a terra in posizione prona, atta a ridurre<br />
meccanicamente <strong>la</strong> capacità respiratoria, a promuovere condizioni di<br />
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soffocamento e a rendere l organismo vulnerabile ad ulteriori fattori<br />
traumatici per gli effetti dell asfissia/ipossia provocate dalle precedenti<br />
condotte;<br />
5. Violente, ingiustificate, reiterate spinte al suolo del soggetto, ritenuto, per<br />
errore inescusabile pervicacemente resistente in ragione del<strong>la</strong> mancata<br />
percezione del<strong>la</strong> condizione asfittica in cui versava che lo rendeva<br />
disperatamente reattivo nel tentativo di riguadagnare <strong>la</strong> possibilità di<br />
respirare;<br />
6. Produzione, per effetto <strong>delle</strong> condotte e <strong>delle</strong> condizioni precedenti, e di<br />
ulteriore compressione del tronco di un ematoma a torace chiuso che, per<br />
avere attinto il fascio di his, produceva un blocco atrioventrico<strong>la</strong>re che<br />
portava a <strong>morte</strong> il soggetto nel giro di alcuni minuti, nel tempo trascorso dal<strong>la</strong><br />
percezione da parte degli agenti dell improvvisa cessazione del movimento<br />
del soggetto all arrivo dell ambu<strong>la</strong>nza e dell auto medica.<br />
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