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capitolo settimo la ricostruzione delle cause della morte ... - Kataweb

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CAPITOLO SETTIMO<br />

LA RICOSTRUZIONE DELLE CAUSE DELLA MORTE ED IL RAPPORTO DI<br />

CAUSALITA TRA LA CONDOTTA DEGLI IMPUTATI E L EVENTO ANTIGIURIDICO.<br />

1. La causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />

Le conclusioni cui siamo pervenuti sui dati circostanziali di fondo all interno dei<br />

quali deve collocarsi <strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Federico Aldrovandi, rendono il problema<br />

dell accertamento medico-legale <strong>delle</strong> <strong>cause</strong> del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> meno complesso di quanto<br />

non potesse apparire all inizio del dibattimento.<br />

Le valutazioni degli esperti, medici legali e specialisti di altre discipline clinicoforensi,<br />

si sono fondate sul<strong>la</strong> presupposizione di un quadro storico-circostanziale che<br />

i risultati di prova ottenuti dal<strong>la</strong> combinazione <strong>delle</strong> testimonianze dei residenti,<br />

degli amici, dei familiari, dei conoscenti, degli orari <strong>delle</strong> telefonate, del contenuto<br />

<strong>delle</strong> telefonate stesse, e su un complesso di altri univoci elementi indiziari, hanno<br />

dimostrato essere fal<strong>la</strong>ce, minando al<strong>la</strong> radice, e rendendo del tutto teoriche e<br />

virtuali, le complesse e<strong>la</strong>borazioni medico-legali del<strong>la</strong> difesa, tese a dimostrare, a<br />

partire dall iniziale conclusione dell accertamento tecnico Lumare-Ma<strong>la</strong>guti-Avato,<br />

che <strong>la</strong> <strong>morte</strong> dell Aldrovandi avesse una causa endogena fondata sullo stato di<br />

agitazione psicomotoria, causa di una <strong>morte</strong> cardiaca (insufficienza miocardica<br />

acuta) da insufficienza polmonare derivante da una situazione di stress psicofisico<br />

produttivo di incremento dell attività cardiaca e quindi del fabbisogno di ossigeno,<br />

non supportato da adeguata capacità respiratoria per l indebolimento funzionale dei<br />

centri respiratori derivante dall assunzione di stupefacenti. Tutto si giocava, quindi,<br />

sul livello dell agitazione psicomotoria, priva a sua volta di causa individuata,<br />

rispetto al quale il ruolo dell azione degli agenti, pur adeguatamente documentato<br />

e sottolineato, finiva con il non avere alcun peso causale. Una conclusione<br />

insufficiente e contraddittoria sul<strong>la</strong> quale finiva con il concentrarsi <strong>la</strong> riflessione,<br />

dandosi per assodata <strong>la</strong> premessa fattuale dell altissimo grado di agitazione propria<br />

del soggetto.<br />

Abbiamo visto come rispetto a questa conclusione, <strong>la</strong> soluzione dei periti del giudice<br />

mettesse in campo una spiegazione più coerente e sofisticata che dava conto<br />

dell agitazione in termini di excited delirium syndrome, derivante dall assunzione di<br />

sostanze stupefacenti diverse da quelle rilevate all analisi ma inseriva, come fattore<br />

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concausale, l effetto stressogeno e di accentuazione degli effetti sul cuore del<br />

prolungato, violento e traumatico scontro con <strong>la</strong> polizia.<br />

Le conclusioni cui siamo pervenuti analizzando <strong>la</strong> perizia Testi-Bignamini e i risultati<br />

del contraddittorio sui risultati dell indagine, restano tuttora pienamente valide<br />

tanto più in quanto sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> perizia i consulenti del<strong>la</strong> difesa tenteranno di<br />

dimostrare l irrilevanza del<strong>la</strong> colluttazione rispetto al decesso. In questo si sostanzia<br />

al<strong>la</strong> fine tutta <strong>la</strong> complessa istruttoria dibattimentale con i consulenti del<strong>la</strong> difesa, un<br />

tentativo di dimostrare che <strong>la</strong> sindrome diagnostica potesse condurre a <strong>morte</strong><br />

anche senza l azione acceleratoria e determinante dell incremento di agitazione<br />

prodotto dallo scontro fisico. Un tentativo obbiettivamente destinato a naufragare,<br />

non solo al<strong>la</strong> luce dell elementare senso comune, ma anche perché già<br />

definitivamente confutato, all esito del<strong>la</strong> discussione sul<strong>la</strong> perizia Testi e Bignamini,<br />

rispetto al<strong>la</strong> quale gli elementi tecnici aggiunti sono stati del tutto secondari mentre<br />

grande risalto è stato attribuito al dato circostanziale, esaltando al massimo il<br />

presunto stato del ragazzo, ridimensionando l azione degli agenti al punto da<br />

considerar<strong>la</strong> del tutto ininfluente. In realtà tra <strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> del fatto offerta dagli<br />

agenti e sostenuta dal<strong>la</strong> loro difesa e le conclusioni dei consulenti tecnici del<strong>la</strong> difesa<br />

vi è una strettissima connessione logica perché dopo Testi e Bignamini solo<br />

riducendo al minimo <strong>la</strong> durata dello scontro e del<strong>la</strong> colluttazione, sia in termini di<br />

tempo che in termini di intensità, e amplificando al massimo lo stato di agitazione<br />

del ragazzo, si poteva sperare di giungere ad escludere un qualsiasi rilievo causale ad<br />

un tentativo di immobilizzazione, valutato inidoneo ad accentuare uno stato di<br />

agitazione, di per sé destinato ad accrescersi in modo parossistico per effetto<br />

soltanto dello stato patologico del soggetto. Questa impostazione è apparsa forzata<br />

e irrealistica, al limite dell esercitazione accademica, basata su un quadro di<br />

riferimento accettato apriori e che i consulenti di parte hanno sistematicamente<br />

dato come premessa acc<strong>la</strong>rata e indiscutibile.<br />

Nel ripercorrere gli esiti del dibattito i punti da tenere ben fermi sono tre:<br />

1. Il dato storico circostanziale primario sul quale confrontare le deduzioni degli<br />

esperti è quello al quale siamo pervenuti nel corso del<strong>la</strong> trattazione, nelle<br />

varie parti di essa, attraverso l esame e <strong>la</strong> discussione di tutte le<br />

testimonianze e degli elementi di prova di ogni genere. Tale premessa storica<br />

comporta doversi dare per ammesso che Federico Aldrovandi cominciò a<br />

dare in escandescenze dopo un primo contatto con gli agenti di alfa3 che<br />

cronologicamente non può porsi oltre le 5,45. Lespressione dare in<br />

escandescenze va considerata nel modo più asettico e neutro possibile<br />

perché in realtà nul<strong>la</strong> sappiamo <strong>delle</strong> ragioni che scatenarono il primo scontro<br />

369


con gli agenti, in quali effettive condizioni si trovasse Federico, cosa potesse<br />

avere scatenato <strong>la</strong> sua reazione nei confronti degli agenti ( ebbe carattere<br />

difensivo, offensivo, reagì ad una provocazione, si trattò di un malinteso, vi<br />

furono <strong>cause</strong> esterne o l intervento di terzi, fu lo stesso Federico a<br />

determinare lo scontro, peraltro mal gestito dagli agenti, in ragione del suo<br />

stato di alterazione mentale dovuto all assunzione <strong>delle</strong> sostanze<br />

stupefacenti?). Non abbiamo nessuna prova precisa per prendere posizione su<br />

questo punto che rimane ad oggi un mistero. E certo peraltro che lo stato di<br />

agitazione di Aldrovandi si manifesta non prima ma in concomitanza con<br />

l intervento degli agenti e si alimenta del<strong>la</strong> violenza dello scontro nel corso del<br />

quale egli subisce certamente alcune <strong>delle</strong> lesioni rilevate, tanto da macchiare<br />

di sangue <strong>la</strong> portiera dell autovettura ed il selciato. Lo stato di agitazione del<br />

ragazzo non è quindi riconducibile all excited delirium syndrome ma è una<br />

condizione legata alle circostanze che lo produssero ed è l effetto dello<br />

scontro e del<strong>la</strong> colluttazione rispetto ai quali rilevante deve essere stato il<br />

ruolo degli agenti per il solo fatto che gli stessi sul punto mentono. Resta<br />

quindi impregiudicata <strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> causa del primo scontro rispetto al<br />

quale possiamo soltanto dire, per mantenere le iniziali premesse, che da parte<br />

degli agenti devi esservi stata <strong>la</strong> soggettiva convinzione di agire con <strong>la</strong> forza<br />

nell esercizio del<strong>la</strong> facoltà legittima loro concessa dal<strong>la</strong> legge. Che tale<br />

convinzione fosse erronea e colpevole non siamo in grado di stabilire;<br />

dobbiamo presumerlo perché questo è il tema dato del processo e perché<br />

obbiettivamente prove contrarie non ne esistono. Questa conclusione spiana<br />

<strong>la</strong> strada al<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> del<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> in senso favorevole<br />

all ipotesi accusatoria, eliminando tutte le suggestioni dipendenti da una<br />

condizione di agitazione patologica preesistente. Se l agitazione è<br />

conseguenza dello scontro e si alimenta di esso era dovere degli agenti<br />

valutarne gli effetti e contenere il tasso di violenza esercitato in modo da<br />

procedere all immobilizzazione del soggetto, senza fargli correre rischi indebiti<br />

di asfissia o traumi derivanti dal prolungarsi di una colluttazione. Rispetto al<strong>la</strong><br />

determinazione del<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> entrano quindi in gioco soltanto le<br />

modalità con le quali gli agenti esercitarono il contenimento e l uso smodato e<br />

grosso<strong>la</strong>no del<strong>la</strong> violenza, tradottasi in involontaria causa di <strong>morte</strong> secondo il<br />

complesso meccanismo che sin d ora denominiamo come teoria Thiene-<br />

Beduschi.<br />

2. La causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> è da indicare nel meccanismo causale descritto da<br />

Thiene-Beduschi anche volendo inserire nel<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong>, in via del tutto<br />

370


ipotetica e subordinata, una condizione di agitazione psicomotoria preesistente,<br />

che peraltro non può essere insorta prima <strong>delle</strong> 5,30 e che si innesta e si combina<br />

con uno scontro fisico ingaggiato con gli uomini di alfa3, sempre in via di tesi<br />

subordinata, non prima di uno o due minuti dopo <strong>la</strong> conclusione alle 5.50.28<br />

del<strong>la</strong> telefonata tra il 112 e Bulgarelli di segna<strong>la</strong>zione del problema in via<br />

Ippodromo. Una conclusione che ignora l esito del testimoniale e che imporrebbe<br />

un inammissibile diversa interpretazione <strong>delle</strong> testimonianze e <strong>delle</strong> prove e che<br />

poniamo quindi come mero dato a priori al solo scopo di spiegare come<br />

qualunque livello di agitazione potesse interessare Federico Aldrovandi in quel<br />

momento, il suo destino era tutt altro che segnato indipendentemente<br />

dall intervento degli agenti. Le conclusione cui pervengono i periti d ufficio sul<strong>la</strong><br />

scorta del<strong>la</strong> letteratura americana non <strong>la</strong>scia spazio a conclusioni diverse. Anche<br />

il successivo contraddittorio dibattimentale ha convalidato l assunto di un<br />

contributo decisivo del<strong>la</strong> colluttazione finale nell accentuare gli effetti<br />

dell agitazione e nel determinare le condizioni funzionali del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> per<br />

malgoverno dell azione stessa da parte degli agenti, sia con riferimento alle<br />

modalità concrete dell immobilizzazione sia con riferimento al<strong>la</strong> scelta di<br />

addivenire allo scontro, trascurando le specifiche cautele resesi necessarie per<br />

immobilizzare un soggetto agitato in stato di excited delirium syndrome.<br />

3. Persino assumendo, in via di mera ipotesi di scuo<strong>la</strong>, che il soggetto fosse<br />

indirizzato a <strong>morte</strong> naturale, in ragione del suo stato di agitazione delirante,<br />

l intervento degli agenti causò l accelerazione del meccanismo patologico in atto<br />

e assecondò, incrementandone gli effetti, il processo; non impedì il decorso né<br />

operò per prevenire gli effetti, come era invece doveroso in considerazione degli<br />

obblighi di tute<strong>la</strong> e di soccorso pubblico loro incombenti. Sbagliando l intervento,<br />

gli agenti non impedirono il decorso del<strong>la</strong> patologia, ne aggravarono e ne<br />

accelerarono gli effetti, rendendosi quindi responsabili del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> sia sul piano<br />

causale che su quello del<strong>la</strong> colpa. Questa conclusione è tanto più valida,<br />

dovendosi ammettere che non vi è alcun determinismo causale tra uno stato di<br />

agitazione psicomotorio sia pure di grado elevato ma contenuto in un arco<br />

temporale di circa mezz ora e <strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Il riconoscimento del<strong>la</strong> sindrome di<br />

delirio eccitato, se è funzionale a fornire una spiegazione del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> in date<br />

circostanze, non significa affatto che <strong>la</strong> <strong>morte</strong> sia inevitabile. Gli studi<br />

internazionali sono essenzialmente orientati oltre che al riconoscimento del<strong>la</strong><br />

sindrome anche a fornire le indicazioni più opportune per prevenirne gli esiti<br />

letali che sono quindi al<strong>la</strong> portata di operatori accorti e professionalmente<br />

preparati. In ogni caso, le circostanze e le modalità del<strong>la</strong> colluttazione e<br />

371


dell immobilizzazione sono considerate con<strong>cause</strong> del decesso tutte le volte in cui<br />

esse producono un aumento significativo dello stress cardiaco. Volere iso<strong>la</strong>re il<br />

meccanismo letale denominato excited delirium syndrome dalle circostanze,<br />

modalità, condizioni dell intervento del<strong>la</strong> polizia, oltre che tecnicamente errato<br />

per le considerazioni medico-legali esposte dai consulenti <strong>delle</strong> parti civili, è di<br />

per sè un assurdo logico e giuridico al<strong>la</strong> stregua del più elementare senso<br />

comune, senza <strong>la</strong> prova di un evidente e decisiva causa indipendente, di per sé<br />

idonea a provocare una <strong>morte</strong> fulminea.<br />

2. Il confronto tra i consulenti tecnici <strong>delle</strong> parti.<br />

Abbiamo esaminato le conclusioni alle quali l indagine peritale svolta con incidente<br />

probatorio era pervenuta nell individuare una precisa e importante concausa del<strong>la</strong><br />

<strong>morte</strong> nell azione di immobilizzazione a terra del soggetto, attuata dagli agenti<br />

intervenuti sul posto, mediante <strong>la</strong> violenta ed energica compressione sul busto e sul<br />

volto sia nel<strong>la</strong> posizione supina che nel<strong>la</strong> posizione prona, in modo da creare<br />

condizioni asfittico/ipossiche i cui effetti sono puntualmente registrati nell indagine<br />

autoptica.<br />

La tesi ha ricevuto un solido conforto probatorio dall istruttoria dibattimentale oltre<br />

che nel<strong>la</strong> prova testimoniale assunta con incidente probatorio dal<strong>la</strong> quale emerge<br />

con assoluta evidenza che Aldrovandi a terra fu compresso sia con le mani che con il<br />

peso di agenti che di volta in volta si sedettero o si sdraiarono su di lui o applicarono<br />

uno o più ginocchia sul busto, in modo da impedirgli i movimenti di reazione che<br />

non si riusciva a contenere altrimenti. E del tutto logico considerare che <strong>la</strong> volontà<br />

di reazione del ragazzo e quindi <strong>la</strong> difficoltà di mantenerlo fermo attraverso le sole<br />

braccia ha comportato l inevitabile ricorso a maniere forti anche per l accertata<br />

incapacità dell agente Segatto di tenere bloccate le gambe circostanza che faceva sì<br />

che solo una forte compressione sul busto rendesse possibile <strong>la</strong> successiva<br />

immobilizzazione <strong>delle</strong> braccia per l ammanettamento. Il continuo richiamo degli<br />

imputati al pericolo che il ragazzo si rialzasse dopo <strong>la</strong> caduta a terra, dà conferma<br />

alle testimonianze che descrivono gli agenti collocati con il loro peso sul corpo.<br />

Esamineremo come il successivo dibattito tra tutti i consulenti di diverse<br />

specializzazioni messi in campo dalle parti non abbia in alcun modo modificato il<br />

quadro <strong>delle</strong> acquisizioni raggiunte in seguito al<strong>la</strong> perizia e come quei risultati siano<br />

del tutto compatibili con <strong>la</strong> causa diretta e immediata del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, accertata<br />

attraverso <strong>la</strong> consulenza del prof. Thiene.<br />

372


2.1. Il confronto tra i tossicologi<br />

Una prima questione di notevole rilievo nell indagine medico-legale è costituita dal<br />

ruolo che possono avere avuto nel meccanismo produttivo del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> le sostanze<br />

stupefacenti e le modeste quantità di alcol rinvenute nel sangue di Federico<br />

Aldrovandi.<br />

Laccertamento iniziale in fase autoptica era stato effettuato dal<strong>la</strong> dr.ssa Francesca<br />

Righini sul cui <strong>la</strong>voro e sulle cui conclusioni si è già detto in altro <strong>capitolo</strong>.<br />

Nul<strong>la</strong> di sostanzialmente nuovo dall esame del 15 luglio 2008 esame: <strong>la</strong> conferma<br />

<strong>delle</strong> indagini svolte, <strong>delle</strong> re<strong>la</strong>zioni esaminate e re<strong>la</strong>tive conclusioni; <strong>la</strong> difesa<br />

dell attendibilità del proprio <strong>la</strong>voro come è normale che sia. La circostanza che nel<br />

supplemento di analisi di Torino i valori <strong>delle</strong> sostanze stupefacenti rinvenute nei<br />

campioni sia risultata estremamente più bassa con <strong>la</strong> completa scomparsa del<strong>la</strong><br />

ketamina, è stata dagli stessi periti ricondotta più che a grosso<strong>la</strong>ni errori del<strong>la</strong> prima<br />

analista alle circostanze di conservazione dei campioni, al tempo trascorso tra le due<br />

analisi e al<strong>la</strong> ridotta quantità del campione.<br />

Limportanza dell esame dibattimentale del<strong>la</strong> consulente del p.m. sta nel<strong>la</strong> sua<br />

valutazione del<strong>la</strong> possibilità di considerare realistica l assunzione di LSD nonostante<br />

<strong>la</strong> stessa Righini abbia cercato <strong>la</strong> sostanza e non l abbia trovata. Il consulente ha<br />

ribadito di avere cercato <strong>la</strong> sostanza con tutte le tecniche disponibili nel suo<br />

<strong>la</strong>boratorio e di non aver<strong>la</strong> trovata.<br />

La dr.ssa Righini ha ribadito posizioni già emerse nel corso dell incidente probatorio<br />

e cioè che il narcotismo tossico acuto del<strong>la</strong> morfina non è dose dipendente e che<br />

non esiste al momento accreditata letteratura scientifica sugli effetti sinergici di<br />

morfina e ketamina. Soprattutto che non vi era possibilità di affermare, dal suo<br />

punto di vista, l esistenza di nesso causale tra l assunzione di stupefacenti e <strong>la</strong><br />

<strong>morte</strong>. Ovvio che i fenomeni di narcotismo acuto del<strong>la</strong> morfina si manifestino in<br />

forma del tutto opposte all agitazione psicomotoria. Gli effetti del<strong>la</strong> ketamina,<br />

associabili a quelli dell LSD sono peraltro dose dipendenti, ma a livelli assolutamente<br />

più elevati di quelli riscontrati 1 e si estinguono in tempi assai più rapidi. Va anche<br />

ricordato che <strong>la</strong> dr.ssa Righini, contrariamente ad altre voci del processo, ha<br />

sostenuto un sostanziale risultato compensativo tra l effetto eccitante del<strong>la</strong><br />

1<br />

Verbale pag. 41-42: l effetto allucinatorio lo si ottiene con l utilizzo di qualche decina di milligrammi di<br />

polvere o anche qualche centinaio di milligrammo di polvere e poi c è una differenza re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong><br />

durata del cosiddetto viaggio che è più lungo per l LSD, più breve per <strong>la</strong> ketamina.<br />

373


ketamina e l effetto deprimente del<strong>la</strong> morfina. Gli effetti <strong>delle</strong> sostanze assunte<br />

vengono giudicati non più che minimi, come sempre affermato con onestà<br />

intellettuale dai consulenti <strong>delle</strong> parti civili, che li hanno sempre concessi,<br />

potendone anche sostenere l insussistenza.<br />

Lesame ed il controesame hanno quindi permesso al<strong>la</strong> dr.ssa Righini di associarsi in<br />

toto alle conclusioni dei periti d ufficio sul punto.<br />

I periti d ufficio, come detto, hanno assegnato un valore nullo alle sostanze<br />

stupefacenti riscontrate come fattore causale in qualche modo significativo. Tant è<br />

che hanno dovuto assumere l ipotesi dell assunzione di LSD e del c.d. bad trip per<br />

spiegare l insorgenza del<strong>la</strong> postu<strong>la</strong>ta sindrome di agitazione delirante.<br />

Al <strong>la</strong>voro dei periti d ufficio aveva partecipato in veste di consulente <strong>delle</strong> parti civili<br />

<strong>la</strong> dr.ssa Manue<strong>la</strong> Licata, tossicologa forense, <strong>la</strong> cui autorità è stata più volte<br />

riconosciuta dai periti d ufficio che ne hanno richiamato gli studi.<br />

La consulente in esito al suo esame dibattimentale del 18 settembre ha predisposto<br />

una re<strong>la</strong>zione tecnica nel<strong>la</strong> quale sintetizza il suo pensiero.<br />

Si tratta di conclusioni che sono del tutto in linea con le conclusioni dei periti<br />

d ufficio:<br />

- Le concentrazioni ematiche di morfina rilevate nel sangue di Federico<br />

Aldrovandi si collocano sensibilmente al di sotto dei range ritenuti<br />

generalmente letali;<br />

- La concentrazione ematica di ketamina è di molto inferiore ai valori del<strong>la</strong><br />

letteratura ritenuti terapeutici e a quelli tossici;<br />

- Re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> compresenza di ketamina e morfina nel sangue di Federico<br />

Aldrovandi e all ipotesi di sinergismo, si sottolinea che l unico dato del<strong>la</strong><br />

letteratura sostiene che l uso contestuale migliora l efficacia analgesica. Non<br />

esistono tuttavia dati di valutazioni farmacologiche con riferimento alle<br />

concentrazioni ematiche, è tuttavia probabile che le modeste concentrazioni<br />

degli xenobiotici rilevati nel caso in esame non siano efficaci per determinare<br />

un evento lesivo.<br />

- La concentrazione di alcol etilico nel sangue non è da ritenere significativa nel<br />

determinismo dell evento; come segna<strong>la</strong>to dagli autori, nei decessi eroinacorre<strong>la</strong>ti<br />

l alcol etilico è un fattore di rischio significativo quando sia in<br />

concentrazione uguale o superiore a 1g/l.<br />

Conclusioni nette che nel documento fanno riferimento alle conclusioni dei periti<br />

e che mettono persino in discussione l attendibilità del dato ferrarese posto a<br />

confronto con quello torinese, pur ripudiato dagli stessi periti d ufficio.<br />

374


Quanto alle valutazioni tossicologiche sugli xenobiotici ( ketamina e morfina)<br />

individuati nei reperti post-<strong>morte</strong>m, si rammenta <strong>la</strong> natura di anestetico<br />

generale del<strong>la</strong> ketamina, in grado di produrre effetti dissociativi come stato<br />

confusionale e allucinazioni, tachicardìa, ipertensione. Caratteristica del<strong>la</strong><br />

sostanza, assunta per uso voluttuario, una rapida distribuzione e un rapido<br />

metabolismo epatico. Altra fondamentale caratteristica <strong>delle</strong> sostanza l essere<br />

tendenzialmente dose-re<strong>la</strong>tiva. La dose minima per produrre un qualsiasi effetto<br />

è di 0,2 mg e gli effetti si dissolvono entro un ora. In uno degli studi citati si<br />

afferma che poiché <strong>la</strong> durata degli effetti farmacologici è meno di un ora, deve<br />

essere ricercata un alternativa diagnostica se i sintomi di agitazione o di psicosi<br />

persistono per un tempo prolungato. Reiteratamente ribadito negli studi<br />

esaminati che gli effetti sono re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> dose e quindi gli studi degli effetti<br />

vanno compiuti sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> conoscenza <strong>delle</strong> concentrazioni ematiche riferite<br />

a seguito di assunzioni note o rilevate in casi di intossicazione acuta.<br />

Con riferimento al<strong>la</strong> morfina, <strong>la</strong> corre<strong>la</strong>zione concentrazione ematica-effetto<br />

deve necessariamente considerare l abitudine tossicofi<strong>la</strong> del soggetto. Tutta <strong>la</strong><br />

letteratura muove dal presupposto che non può aversi una corre<strong>la</strong>zione specifica<br />

tra dose ed effetto sicchè nell interpretazione del singo<strong>la</strong> caso non si può mai<br />

prescindere dall integrazione del criterio tossicologico con quelli storicocircostanziale<br />

ed anatomo patologico.<br />

Emergono già qui con evidenza le ragioni per le quali i periti torinesi si sono<br />

sbarazzati senza alcuna incertezza dei dati tossicologici come elementi per<br />

spiegare <strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Federico Aldrovandi: il dato quantitativo, il dato<br />

circostanziale ed il dato anatomo-patologico non consentivano di assegnare<br />

alcun ruolo diretto all azione <strong>delle</strong> sostanze rinvenute nel sangue. Conclusioni<br />

alle quali erano giunti gli stessi Lumare-Ma<strong>la</strong>guti-Avato che per dare un qualche<br />

significato a quel<strong>la</strong> presenza avevano dovuto costruire <strong>la</strong> complessa teoria<br />

dell agitazione psicomotoria, i cui effetti sul cuore potevano essere stati<br />

rafforzati sinergicamente, senza peraltro assegnare alcun peso specifico a tale<br />

azione sinergica. E proprio con riferimento a questo specifico punto <strong>la</strong> dr.ssa<br />

Licata a dibattimento ha ribadito che i dati scientifici dotati di una qualche<br />

affidabilità sul possibile sinergismo eroina-ketamina-alcol descrivono un effetto<br />

di maggiorazione dell effetto antalgico con conseguente possibile uso clinico<br />

del<strong>la</strong> combinazione ketamina-morfina. In questo contesto nessun effetto<br />

sinergico da parte dell alcol nelle quantità rilevate. Per <strong>la</strong> tossicologìa forense<br />

italiana è un consolidato assunto che il valore al di sotto dello 0,5 non sia mai<br />

375


stato considerato come un fattore di aumentato rischio nel<strong>la</strong> valutazione a<br />

livello post-mortale.<br />

Trattando <strong>la</strong> concentrazione di ketamina rilevata nel caso concreto, <strong>la</strong> dr.ssa<br />

Licata non ha avuto esitazioni nel ribadire a dibattimento che <strong>la</strong> sostanza a quelle<br />

concentrazioni non può avere avuto alcuna efficacia causale nel meccanismo<br />

letifero, alcun effetto tossico al<strong>la</strong> concentrazione osservata. Sotto il profilo degli<br />

effetti comportamentali del<strong>la</strong> sostanza, <strong>la</strong> dr.ssa Licata ha ricordato studi nei<br />

quali <strong>la</strong> stessa potrebbe avere avuto in qualche caso modeste complicazioni<br />

come tachicardia e agitazione, salvo verificare una rapida definizione di questi<br />

stati. In ogni caso questi effetti rimanevano sempre legati al<strong>la</strong> dose assunta.<br />

La deposizione del<strong>la</strong> dr.ssa Licata ha posto alcuni punti fermi che spiegano<br />

l opzione dei periti d ufficio di ignorare del tutto l aspetto tossico e<br />

comportamentale <strong>delle</strong> sostanze rinvenute nel sangue, come possibili fattori<br />

scatenanti una reazione abnorme come quel<strong>la</strong> ipotizzata dell agitazione<br />

delirante. Diverso è il caso di una possibile alterazione psicocomportamentale,<br />

un irritabilità e un eccitabilità partico<strong>la</strong>ri che, senza assurgere al<strong>la</strong> condizione<br />

patologica ipotizzata, possono avere modificato il modo normale del soggetto di<br />

reagire nelle situazioni del<strong>la</strong> vita, fermo restando che non sappiamo a quali azioni<br />

e sollecitazioni Aldrovandi fu portato a reagire nel corso di quel<strong>la</strong> tragica alba,<br />

così come non sappiamo se quel<strong>la</strong> alterazione comportamentale che<br />

l assunzione combinata <strong>delle</strong> sostanze può avere prodotto abbia innescato <strong>la</strong><br />

reazione, non sappiamo quanto giustificata, degli agenti che vennero con lui in<br />

contatto.<br />

Assai puntuale nello spiegare i possibili effetti comportamentali <strong>delle</strong> sostanze<br />

assunte da Aldrovandi è stata <strong>la</strong> prof.ssa Elisa Margaria, anestesista e nuovo<br />

consulente del p.m per gli aspetti tossicologici in occasione del<strong>la</strong> perizia.<br />

Ovviamente piena concordanza del<strong>la</strong> consulente con le conclusioni peritali circa<br />

l insussistenza di effetti tossici <strong>delle</strong> sostanze assunte, dati i dosaggi . Inciso con<br />

il quale anche questo consulente richiama l attenzione generale sul<strong>la</strong> necessità di<br />

ancorare ogni valutazione alle modestissime concentrazioni di sostanza rilevate.<br />

Nessuna influenza letale dei farmaci anche perché tutti in fase di eliminazione.<br />

Sia Ketamina che morfina sono farmaci depressori del sistema nervoso centrale.<br />

Nelle quantità assunte da Federico Aldrovandi <strong>la</strong> morfina non poteva avere alcun<br />

effetto depressivo sul<strong>la</strong> capacità respiratoria: assolutamente nessuna . La<br />

quantità rinvenuta si riscontra normalmente in ma<strong>la</strong>ti terminali sottoposti a<br />

terapia antidolore.<br />

376


Su un possibile effetto sul<strong>la</strong> respirazione del<strong>la</strong> sostanza assunta <strong>la</strong> dr.ssa Margaria<br />

è categorica:<br />

DOMANDA Quindi significa che Federico Aldrovandi con quel dosaggio di morfina<br />

poteva respirare bene?<br />

RISPOSTA Sì. Esiste un insufficienza respiratoria acuta e una cronica. Quindi dei dosaggi<br />

superiori avrebbero potuto dargli un insufficienza respiratoria magari nel tempo. Ma<br />

questo ragazzo è morto in pochi minuti, mi sembra dal<strong>la</strong> gestione che ho visto <strong>delle</strong><br />

telefonate, i minuti sono stati 10 15 al massimo. Quindi è stato sicuramente un caso<br />

acuto e non poteva essere dovuto ai farmaci, a meno che egli non vesso preso i farmaci<br />

tra le 5.47 e le sei del mattino, che mi sembra improbabile. E poi avrebbe avuto un altro<br />

dosaggio ematico.<br />

DOMANDA Quindi, se non ho capito male, quel dosaggio riscontrato provoca<br />

un insufficienza respiratoria acuta?<br />

RISPOSTA Il dosaggio riscontrato, no. Assolutamente non può provocar<strong>la</strong>.<br />

DOMANDA Non può provocar<strong>la</strong>?<br />

RISPOSTA Non può provocar<strong>la</strong>. E poi clinicamente, le dico, non ci sono assolutamente i<br />

sintomi di una depressione respiratoria.<br />

Il riferimento del consulente è qui al<strong>la</strong> vulgata, diffusasi tra i diversi consulenti<br />

tecnici, sullo stato di agitazione di Aldrovandi in quel momento. Possiamo ora dire<br />

che l assenza di sintomi tipici del<strong>la</strong> depressione respiratoria sta nel<strong>la</strong> prolungata<br />

colluttazione avuta con gli agenti nel<strong>la</strong> prima fase dello scontro.<br />

Anche <strong>la</strong> ketamina, sostanza anestetica di uso diffuso specie in pediatria, per<br />

l anestesista non dà depressione respiratoria. Riscontrate nei pazienti al risveglio<br />

allucinazioni sensoriali, prive di qualsiasi pericolosità. Nessuna agitazione<br />

psicomotoria di rilevante entità sarebbe potuta insorgere con ketamina in quelle<br />

quantità. Forse, soggiunge il consulente, un qualche effetto in termini se combinata<br />

con alcol non certamente con altri farmaci<br />

Sull effetto sinergico di ketamina e morfina, a parte ciò che già sappiamo<br />

sull inesistenza di studi specifici specie alle basse dosi di cui ci occupiamo, <strong>la</strong><br />

consulente è tranciante: <strong>la</strong> ketamina poteva solo potenziare l effetto analgesico<br />

del<strong>la</strong> morfina. Effetto analgesico che non significa effetto depressivo dei centri<br />

respiratori. A quei dosaggi nessun effetto sul<strong>la</strong> coscienza né sul<strong>la</strong> respirazione; solo<br />

attenuazione del dolore.<br />

Sul<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> <strong>la</strong> consulente non ha esitazioni: <strong>morte</strong> rapida quindi o causa<br />

cardiaca o insufficienza respiratoria acuta. Esclusa <strong>la</strong> prima per assoluta carenza dei<br />

segni tipici, residuava <strong>la</strong> seconda, almeno fino a Thiene.<br />

Chiarissima <strong>la</strong> spiegazione dei sintomi dell insufficienza depressoria acuta. Anche in<br />

questo caso <strong>la</strong> descrizione appare assolutamente convergente con i dati<br />

dell autopsìa che pure <strong>la</strong> dr.ssa Margaria dichiara di non conoscere:<br />

DOMANDA<br />

Può dirci quali sono le manifestazioni cliniche di una <strong>morte</strong> o comunque di una grave<br />

377


insufficienza respiratoria, cosiddetta acuta?<br />

RISPOSTA La clinica, lei dice?<br />

DOMANDA Sì, come comportamento del paziente.<br />

RISPOSTA Il comportamento ovviamente dipende dal<strong>la</strong> causa che ha portato all insufficienza<br />

respiratoria acuta. Se è molto acuta, il paziente sente fame d aria, agitazione e ha poi <strong>delle</strong><br />

manifestazioni obiettive che sono <strong>la</strong> cianosi e una <strong>delle</strong> manifestazioni legate non solo all iposia,<br />

ma all ipercapnia, in quanto nell insufficienza respiratoria acuta c è anche accumulo di anidride<br />

carbonica che provoca aumenti pressori, congestione dei vasi, soprattutto a livello del cranio,<br />

quindi possibili emorragie, petecchie e congestione dei vasi soprattutto del<strong>la</strong> testa.<br />

DOMANDA Ma sul piano proprio del comportamento lei ha ?<br />

RISPOSTA Non possiamo par<strong>la</strong>re di comportamento di una <strong>morte</strong> che avviene in pochi minuti. Il<br />

comportamento è quello di andare a terra con le mani al<strong>la</strong> go<strong>la</strong>. Non può esserci nessun altro tipo<br />

di comportamento così rapido. Se lei mi par<strong>la</strong> di un insufficienza respiratoria che dura parecchio,<br />

allora c è <strong>la</strong> fame d aria, c è l agitazione, c è <strong>la</strong> richiesta di aiuto da parte del paziente. Io parlo<br />

sempre di sintomatologia da parte del paziente. Ma in una <strong>morte</strong> così acuta non c è stato neppure<br />

il tempo, credo. Avrà forse gridato aiuto, potrebbe aver chiesto Di solito un c<strong>la</strong>ssico è quello di<br />

cercare di respirare al massimo.<br />

DOMANDA<br />

dei rantoli?<br />

Secondo <strong>la</strong> sua esperienza il paziente può, ovviamente non incubato, può emettere<br />

RISPOSTA Certo, sicuramente. La prima è <strong>la</strong> richiesta di aiuto.<br />

DOMANDA Può avere, diciamo così, quasi dei conati di vomito se non riesce a compensare ?<br />

RISPOSTA Questo è un altra cosa. Non è proprio un c<strong>la</strong>ssico.<br />

DOMANDA O dei sussulti?<br />

RISPOSTA Sì, si chiama gasping.<br />

DOMANDA Ci può meglio precisare questa sindrome di gasping?<br />

RISPOSTA Sì, cioè il tentativo di respirare a tutti i costi.<br />

DOMANDA Quindi questo si traduce anche in movimenti inconsulti del corpo?<br />

RISPOSTA Sì, sicuramente.<br />

DOMANDA E l ha osservato anche in pazienti in condizioni di salute non buone?<br />

RISPOSTA Sì, è l insufficienza respiratoria acuta.<br />

DOMANDA Che si manifesta con questi sussulti del corpo nel<strong>la</strong> richiesta di maggiore aria, di<br />

compensazione prima che vi sia <strong>la</strong> perdita di conoscenza?<br />

RISPOSTA Certo, sì.<br />

DOMANDA E quindi vi possono essere anche movimenti inconsulti?<br />

RISPOSTA Sì, nel tentativo sempre di fare entrare aria a livello del torace.<br />

DOMANDA Una volta che si è verificato il decesso e si osserva il corpo, è riscontrabile in questo<br />

tipo di <strong>morte</strong> l enfisema polmonare?<br />

RISPOSTA Non sono una anatomopatologa, per cui per quello che riguarda le condizioni a<br />

livello Però quello che appare, invece, dovrebbe essere <strong>la</strong> cianosi. La cianosi è proprio un segno<br />

patognomonico dell ipossia.<br />

DOMANDA E questa si manifesta sia in vita Diventa cianotico prima ancora di morire?<br />

RISPOSTA Sì, diventa cianotico proprio mentre è vivo. Perché è il livello dell emoglobina ridotta<br />

che induce <strong>la</strong> cianosi.<br />

DOMANDA La cianosi ce <strong>la</strong> può definire clinicamente?<br />

RISPOSTA Una colorazione vio<strong>la</strong>cee del<strong>la</strong> cute e dell estremità e poi anche di tutto il corpo. Cioè<br />

il sangue diventa blu proprio perché non è ossigenato.<br />

DOMANDA Cè una maggiore concentrazione di sangue in questi luoghi oppure ?<br />

RISPOSTA Non necessariamente, dipende dal<strong>la</strong> posizione del paziente.<br />

378


DOMANDA Prima, ovviamente, del decesso c è <strong>la</strong> perdita di coscienza del soggetto che ha un<br />

aggravio respiratorio.<br />

RISPOSTA Sì.<br />

DOMANDA - La perdita di coscienza è l ultimo atto prima del suo decesso o c è qualche altra fase?<br />

RISPOSTA Direi di sì, poi c è l arresto cardiaco, fibril<strong>la</strong>zione o arresto cardiaco. Lì non essendo<br />

monitorazzato non possiamo sapere se ha avuto una fibril<strong>la</strong>zione o se ha avuto un arresto in<br />

diastole. Non lo sappiamo. È probabile che abbia avuto una fibril<strong>la</strong>zione.<br />

Abbiamo ritenuto opportuno riportare per esteso <strong>la</strong> diagnosi del<strong>la</strong> dr.ssa Margaria<br />

per <strong>la</strong> straordinaria convergenza del quadro dal<strong>la</strong> stessa descritto non solo con i dati<br />

dell autopsìa ma anche con i rilievi dei consulenti tecnici <strong>delle</strong> parti civili in sede di<br />

incidente probatorio, e dei periti d ufficio, le cui conclusioni divergono da quel<strong>la</strong> dei<br />

consulenti di parte solo per l effetto diversivo e distorcente di una <strong>ricostruzione</strong><br />

circostanziale del tutto inattendibile, priva di evidenze, indicata come verità<br />

indiscussa, senza considerare che le uniche fonti di questa verità erano gli imputati<br />

interessati e i loro colleghi non orientati a cercare una diversa verità. 2<br />

Quanto alle <strong>cause</strong> dell insufficienza respiratoria le <strong>cause</strong> possibili sono molteplici<br />

non esclusa <strong>la</strong> compressione del<strong>la</strong> gabbia toracica o l ostruzione <strong>delle</strong> vie aeree; le<br />

condizioni di immobilizzazione di Aldrovandi erano idonee a ridurre <strong>la</strong> capacità<br />

respiratoria del soggetto anche gravemente nel caso vi fosse stata contemporanea<br />

compressione dell addome e del torace.<br />

Dalle risposte del<strong>la</strong> consulente ricaviamo in definitiva:<br />

- Che <strong>la</strong> ketamina non produce agitazione psicomotoria ma solo allucinazioni<br />

sensoriali, trattandosi di un farmaco sostanzialmente anestetico anche a dosi<br />

modeste.<br />

- Lassunzione congiunta di ketamina e morfina non può comportare elevati<br />

aumenti di ossigeno da parte cuore e dall altro depressione respiratoria e quindi<br />

insufficienza dell apparato respiratorio a soddisfare <strong>la</strong> richiesta di ossigeno<br />

fondamentalmente perché, secondo <strong>la</strong> prof.ssa Margaria, <strong>la</strong> ketamina non dà un<br />

elevato aumento del<strong>la</strong> richiesta di ossigeno da parte del cuore. La ketamina<br />

mantiene elevata <strong>la</strong> funzione cardiocirco<strong>la</strong>toria ma non <strong>la</strong> innalza in modo abnorme;<br />

non produce <strong>la</strong> necessità di aumentare l apporto di ossigeno al cuore in senso<br />

clinico. Si limita a mantenere elevata <strong>la</strong> funzionalità cardiaca e ha un effetto positivo<br />

rispetto al rischio contrario, nessun effetto partico<strong>la</strong>re in organismi giovani e in cuori<br />

2<br />

Laffannosa ricerca già nei primi minuti successivi al<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Aldrovandi, volta al riascolto del<strong>la</strong> telefonata<br />

Chiarelli, rive<strong>la</strong>no l ansia ed il desiderio di dimostrare che il soggetto sbatteva <strong>la</strong> testa contro i pali ed era quindi in<br />

preda ad agitazione delirante. Su questa premessa l intero processo è andato avanti, fino allo rive<strong>la</strong>zione attraverso<br />

l analisi accurata <strong>delle</strong> prove dell infondatezza del<strong>la</strong> tesi dell agitazione psicomotoria di Federico Aldrovandi, talmente<br />

radicata e ribadita nelle menti di tutti da costringere a tenerne conto come di una immanente possibilità.<br />

379


en funzionanti. Rispetto ad una presunta azione schizofrenica tra <strong>la</strong> ketamina e <strong>la</strong><br />

morfina, <strong>la</strong> risposta è tranciante:<br />

RISPOSTA I meccanismi sono completamente diversi. Non c entra nul<strong>la</strong>. Cioè non è che <strong>la</strong><br />

ketamina sia un antidoto al<strong>la</strong> morfina Comunque un organismo giovane e sano fa una corsa<br />

superiore sicuramente a quel<strong>la</strong> che posso farne io, senza averne nessun tipo di danno.<br />

DOMANDA Non vi è dubbio. Però <strong>la</strong> mia domanda era: se un fisico ha assunto anche altre<br />

sostanze che invece inducono ad avere altro tipo di effetti, bisognerà valutare <strong>la</strong> sinergia che si<br />

crea ?<br />

RISPOSTA Non si crea sinergia tra ketamina e morfina.<br />

Sulle tematiche tossicologiche <strong>la</strong> difesa ha indotto <strong>la</strong> prof. Giovanna Berti Donini<br />

(cultore di tossicologia forense presso l istituto di medicina legale dell Università di<br />

Ferrara )<br />

Una deposizione dal<strong>la</strong> quale non ricaviamo argomenti scientifici idonei a disegnare<br />

un quadro difforme da quello impostosi sul<strong>la</strong> base degli interventi dei diversi<br />

consulenti e dei periti che hanno escluso una qualsiasi efficacia causale <strong>delle</strong><br />

sostanze stupefacenti. La prof. Berti Donini par<strong>la</strong> di notevole aumento del<strong>la</strong> richiesta<br />

di ossigeno da parte del cuore come effetto del<strong>la</strong> ketamina ma anche qui senza<br />

specificare il valore di questo notevole . Un sostanziale recepimento <strong>delle</strong> tesi del<br />

prof. Avato, senza un partico<strong>la</strong>re arricchimento argomentativo: le sostanze<br />

stupefacenti assunte, avrebbero prodotto lo stato di agitazione, con aumento del<strong>la</strong><br />

richiesta d ossigeno e successivo impedimento al rifornimento di ossigeno con<br />

decesso. Tutto molto vago, già valutato e respinto dai periti d ufficio che si sono<br />

posti il problema di trovare una spiegazione alternativa al dedotto stato di<br />

agitazione, che l istruttoria ha poi dimostrato inesistente, nei termini posti a base da<br />

questi ragionamenti.<br />

Anche <strong>la</strong> prof.ssa Donini sostiene, come il suo direttore prof. Avato e come lui senza<br />

approfondire, che per <strong>la</strong> ricerca dell LSD sarebbe stata necessaria una metodica<br />

partico<strong>la</strong>re. Non spiega quale avrebbe dovuto essere; non si confronta con<br />

l affermazione del<strong>la</strong> Righini, secondo cui erano state adoperate tutte le tecniche<br />

disponibili, e oltretutto l affermazione contrasta con <strong>la</strong> strenua difesa che <strong>la</strong> Donini<br />

svolge per dimostrare l attendibilità <strong>delle</strong> indagini ferraresi rispetto a quelle di<br />

Torino e <strong>la</strong> corretta conservazione dei campioni da parte del <strong>la</strong>boratorio ferrarese;<br />

non considera che dopo l esito deludente <strong>delle</strong> prime analisi ne furono svolte<br />

altre per <strong>la</strong> ricerca di sostanze estremamente rare ed eccentriche; non tiene conto<br />

che le analisi sono state svolte proprio dall istituto del prof. Avato, di cui <strong>la</strong> Donini fa<br />

parte, sicchè una rimostranza postuma, da parte di chi appartiene al medesimo<br />

380


nucleo tecnico, su ciò che si sarebbe potuto fare e non fu fatto, appare piuttosto<br />

sorprendente. Va peraltro sottolineato che <strong>la</strong> stessa consulente non esclude un<br />

possibile concorso causale, rispetto all evento, dell agitazione prodotta dal<strong>la</strong><br />

colluttazione e <strong>delle</strong> procedure di immobilizzazione (p. 31), rimettendosi sul punto<br />

al<strong>la</strong> valutazione medico-legale, in tal modo peraltro facendo perdere qualsiasi<br />

efficacia euristica al<strong>la</strong> precedente affermazione circa l efficacia letale <strong>delle</strong> sostanze<br />

perché, come acutamente affermato dal p.m., il caso del decesso di un assuntore in<br />

condizione di quiete non è parificabile, senza artico<strong>la</strong>re l analisi, con un caso di<br />

decesso nelle condizioni specifiche. La mancata distinzione rende inattendibili le<br />

conclusioni perentorie del<strong>la</strong> consulente. E che sia un contributo al quale non si possa<br />

attribuire un partico<strong>la</strong>re rilievo si desume dal fatto che nell affermare il proprio<br />

disaccordo con i periti d ufficio, per non avere gli stessi considerato l effetto<br />

sinergico <strong>delle</strong> sostanze, non avendo rinvenuto <strong>la</strong> ketamina nelle loro analisi, <strong>la</strong><br />

prof.ssa Berti Donini dimentica di tenere conto che Testi e Bignamini fondano le loro<br />

conclusioni sulle analisi di Ferrara e non sulle proprie. Infine, su controesame del<strong>la</strong><br />

difesa di parte civile <strong>la</strong> consulente ha dovuto dare atto di avere fondato le proprie<br />

conclusioni su studi scientifici nei quali era esplicita l avvertenza che gli effetti <strong>delle</strong><br />

sostanze tossiche erano esaminati senza considerare l effetto di eventuali <strong>cause</strong><br />

concorrenti.<br />

La risposta sul punto dà ragione del<strong>la</strong> critiche taglienti che <strong>la</strong> parte civile ha,<br />

fornendo prove documentali, rivolto all approccio di molti dei consulenti del<strong>la</strong><br />

difesa:<br />

DOMANDA Le risulta che questi articoli abbiamo riconosciuto <strong>la</strong> causa di <strong>morte</strong> per droga nelle<br />

quantità che lei ha già riferito con una riserva espressa, leggo, in assenza di altre <strong>cause</strong> ?<br />

RISPOSTA Per quanto attiene al<strong>la</strong> rivista sul<strong>la</strong> ketamina direi proprio di no. Per quanto attiene<br />

agli altri io mi sono sempre occupata del <strong>la</strong>to prettamente tossicologico, quindi <strong>la</strong> componente<br />

<strong>delle</strong> altre <strong>cause</strong> ho già premesso che non accetto di occuparmene perché ritengo che...<br />

DOMANDA No, no...<br />

RISPOSTA In questo senso non ho rilevato. Lei sa che quando legge un articolo prende<br />

dall articolo quello che le interessa nello specifico.<br />

DOMANDA Lo so bene.<br />

RISPOSTA Lo facciamo tutti. Quindi ho rilevato quello che ritenevo necessario al<strong>la</strong> mia tesi,<br />

ovviamente. Per quanto attiene al<strong>la</strong> tesi del<strong>la</strong> componente di agitazione, di interventi estranei,<br />

etc., ritenendo non afferente alle richieste che venivano fatte dagli Avvocati del<strong>la</strong> Difesa non ho<br />

badato. Onestamente. Mi pare però che nel<strong>la</strong> ketamina non ci siano in quel<strong>la</strong> rivista, che ho letto<br />

bene, tutta in inglese, che non ci siano valutazioni in questo senso, non giurerei sugli altri<br />

onestamente.<br />

Due finali concessioni del<strong>la</strong> consulente all accusa. Possibile un ruolo causale del<strong>la</strong><br />

381


colluttazione; rilevanza del dato quantitativo nel<strong>la</strong> valutazione degli effetti del<strong>la</strong><br />

ketamina.<br />

A sostegno del<strong>la</strong> linea difensiva è intervenuta all udienza del 24\1\2008 <strong>la</strong> dr.ssa<br />

Annunziata Lopez.<br />

Anche per <strong>la</strong> Lopez, peraltro in modo generico e senza specifica distinzione tra le<br />

caratteristiche <strong>delle</strong> singole sostanze, ketamina ed LSD possono indurre un violento<br />

stato di agitazione psicomotoria. Tuttavia <strong>la</strong> Lopez ha specificato come nel<strong>la</strong><br />

letteratura scientifica gli studi sul<strong>la</strong> ketamina siano recenti e scarsamente<br />

approfonditi, trattandosi di sostanza meno diffusa e meno studiata di altre. Come<br />

sostanza di abuso <strong>la</strong> ketamina è stata descritta solo di recente e i dati a sostegno<br />

degli effetti sono minori sicchè <strong>la</strong> consulente appare in imbarazzo nel sostenere<br />

attendibilmente l effetto del<strong>la</strong> ketamina come fattore scatenante dell agitazione<br />

psicomotoria sul<strong>la</strong> base di evidenza scientifica considerata non ampia . La<br />

consulente par<strong>la</strong> di effetti non desiderati descritti in letteratura ma senza specificare<br />

casi, circostanze, contesti, sicchè <strong>la</strong> deposizione più che sostenere <strong>la</strong> tesi finisce con<br />

il render<strong>la</strong> remota e soprattutto finisce con il mettere in guardia, data l asserita<br />

rarità dei casi studiati, sul<strong>la</strong> necessità che ogni affermazione in merito sia verificata<br />

con riferimento al<strong>la</strong> casistica esaminata. Si tratta dell operazione che ha<br />

successivamente compiuto <strong>la</strong> difesa di parte civile per confutare <strong>la</strong> posizione di un<br />

altro consulente del<strong>la</strong> difesa, il prof. Berardi, che le stesse cautele del<strong>la</strong> dr.ssa Lopez<br />

non sembra abbia adoperato nell asserire come verificata in letteratura l efficacia<br />

del<strong>la</strong> ketamina come causa di agitazione psicomotoria, indipendentemente dal<strong>la</strong><br />

quantità assunta.<br />

Si può in definitiva concludere che il confronto tra i tossicologi non ha aggiunto<br />

elementi nuovi rispetto alle conclusioni cui si era già pervenuti nell indagine<br />

preliminare con <strong>la</strong> perizia.<br />

Ne esce del tutto confermata <strong>la</strong> tesi dell irrilevanza intrinseca <strong>delle</strong> sostanze<br />

stupefacenti assunte dall Aldrovandi come fattori diretti di <strong>morte</strong> o anche solo come<br />

fattori concausali. L analisi ritorna sul<strong>la</strong> necessità di individuare <strong>cause</strong> effettive di<br />

insorgenza di un agitazione psicomotoria di per sé so<strong>la</strong> causa di <strong>morte</strong>; sul<strong>la</strong> natura<br />

livello e intensità di detta agitazione, sul<strong>la</strong> sua capacità in concreto a causare <strong>la</strong><br />

<strong>morte</strong>; sul ruolo di eventuali con<strong>cause</strong>.<br />

382


2.2. Il confronto tra i medici legali e gli altri specialisti tecnici intervenuti<br />

nel dibattito.<br />

Svolgeremo per scrupolo i temi affrontati a dibattimento sulle questioni medicolegali,<br />

fondati sul<strong>la</strong> presunta esistenza di una condizione evidente, manifesta ed<br />

estrema di delirio eccitato, prodotta dall assunzione di un mix di sostanze<br />

stupefacenti.<br />

Dobbiamo osservare come le conclusioni alle quali siamo pervenuti in punto di fatto<br />

rendono tale discussione per molti aspetti superata perché fondata su premesse<br />

storico fattuali che l istruttoria ha dimostrato insussistenti.<br />

La <strong>ricostruzione</strong> del fatto indica che l agitazione di Federico Aldrovandi non può<br />

considerarsi preesistente all intervento del<strong>la</strong> polizia ma è contestuale e frutto<br />

proprio di questo contatto. La vittima è verosimilmente in quel momento in stato di<br />

re<strong>la</strong>tiva alterazione comportamentale, derivante dall effetto conclusivo di modeste<br />

quantità di morfina ed eroina, abbinate ad alcol. Potrebbe avere assunto altre<br />

sostanze non rilevate, idonee a modificarne le ordinarie reazioni comportamentali.<br />

E certo che non vi è alcuna prova di uno stato di delirio eccitato preesistente ed è<br />

certo che il ragazzo fino alle 5,30 almeno non ha provocato alcun disturbo al<br />

vicinato. Questo disturbo si verifica quando i testimoni cominciano a sentire voci ,<br />

grida tra persone, rumori di <strong>la</strong>miere rotte; ingiurie all indirizzo di qualcuno e dello<br />

Stato; ur<strong>la</strong> soffocate e quant altro univocamente indicativo di un litigio o di una<br />

colluttazione.<br />

Cade quindi <strong>la</strong> premessa in fatto <strong>delle</strong> analisi dei principali consulenti del<strong>la</strong> difesa<br />

mentre conservano validità quelle dell accusa che assegnano comunque un ruolo ad<br />

uno stato alterato del ragazzo derivante dal contatto con gli agenti, da una prima<br />

colluttazione con gli stessi e dall effetto sul comportamento di un mix di sostanze<br />

assunte che, in concomitanza con l azione degli agenti, si trasforma in reazione<br />

aggressiva, severamente repressa.<br />

Esamineremo quindi le risultanze del dibattito tra i medici-legali e tra gli altri<br />

specialisti intervenuti nel dibattito tecnico, anche quelle che non hanno fondamento<br />

in una accertata base circostanziale, solo per dimostrare come, anche muovendo da<br />

premesse infondate, le tesi del<strong>la</strong> difesa siano tecnicamente inaccoglibili per<br />

l interferenza determinante sul<strong>la</strong> <strong>morte</strong> <strong>delle</strong> condizioni e modalità del<strong>la</strong><br />

colluttazione e dell immobilizzazione, anche rispetto ad un soggetto in stato di<br />

excited delirium syndrome, secondo le conclusioni cui eravamo già pervenuti sul<strong>la</strong><br />

base del<strong>la</strong> perizia d ufficio.<br />

383


2.3.1. Conferme e novità nelle dichiarazioni dei consulenti del p.m. Bellero-<br />

Lumare-Ma<strong>la</strong>guti-Avato<br />

Sul<strong>la</strong> deposizione del dr. Bellero vi è poco da aggiungere rispetto a quanto dallo<br />

stesso riportato nel verbale di ispezione dei luoghi e del cadavere. Il teste ha cercato<br />

di riportarsi rigorosamente al documento scritto già esaminato. Abbiamo appreso<br />

che l ispezione dei luoghi si è svolta essenzialmente all interno del perimetro<br />

dell area recintata dal<strong>la</strong> polizia, pur precisando, in modo generico, di essere andato<br />

un po oltre. Ha ribadito di essersi posto il problema con <strong>la</strong> collega Lumare se<br />

definire cianotico il viso del cadavere e di avere convenuto di non usare questa<br />

qualificazione per ragioni prudenziali, rimettendo al<strong>la</strong> fase successiva una<br />

valutazione definitiva. Possiamo dire che le risposte del consulente appaiono assai<br />

prudenti così come l intera stesura del verbale appare svolta con precisione, in<br />

assoluta assenza di qualsivoglia autonoma iniziativa da parte dei giovanissimi e forse<br />

anche inesperti medici legali di turno intervenuti sul posto; essi si limitarono a<br />

scattare le foto senza, a dire di Bellero, modificare <strong>la</strong> posizione del cadavere.<br />

Peraltro questa categorica affermazione viene corretta con <strong>la</strong> precisazione che<br />

movimenti del cadavere vi furono per potere eseguire le fotografie e svolgere tutti<br />

gli accertamenti.<br />

I medici legali autori dell autopsia e del<strong>la</strong> consulenza tecnica richiesta dal p.m., già<br />

esaminata e commentata in precedenza, sono stati esaminati congiuntamente<br />

all udienza del 15 luglio.<br />

E interessante osservare come il dr. Ma<strong>la</strong>guti partecipi all autopsìa senza essersi<br />

recato sul posto e senza essersi quindi formato una propria idea del<strong>la</strong> situazione. Chi<br />

fornisce le informazioni di contesto è <strong>la</strong> dr.ssa Lumare che era stata sul posto e si era<br />

formata un idea del<strong>la</strong> dinamica del<strong>la</strong> colluttazione sul racconto di Pontani presente<br />

sul posto. La dr.ssa Lumare all epoca del<strong>la</strong> sua indagine aveva appena trent anni e<br />

non era neppure specializzata in medicina legale, essendo soltanto specializzanda al<br />

quarto anno di corso. E piuttosto singo<strong>la</strong>re osservare come <strong>la</strong> dr.ssa Lumare, priva<br />

apparentemente di significativa esperienza e che non aveva neppure concluso <strong>la</strong><br />

specializzazione, manifesti a dibattimento certezze che neppure il più anziano ed<br />

esperto dr. Ma<strong>la</strong>guti si sente di confermare nei termini apodittici esposti dal<strong>la</strong><br />

collega.<br />

In punto di fatto è rimasto confermato che l autopsìa e il successivo studio sui<br />

reperti autoptici sono stati compiuti dai due medici senza avere cognizione<br />

dell esistenza dei due manganelli rotti. Il dr. Ma<strong>la</strong>guti li vede soltanto qualche<br />

384


giorno prima di depositare l e<strong>la</strong>borato peritale che a quel punto non ritenne e forse<br />

non poteva più modificare.<br />

Per le ferite al capo di Federico Aldrovandi il dr. Ma<strong>la</strong>guti è netto nell affermare che<br />

si tratta di ferite <strong>la</strong>cerocontuse prodotte da corpi contundenti, e non ferite da taglio.<br />

Tutte ferite compatibili con l impiego di sfol<strong>la</strong>gente. Il dr. Ma<strong>la</strong>guti assegna al<strong>la</strong><br />

ferita principale, ripresa nel<strong>la</strong> foto A a franco carattere emorragico , il compito di<br />

avere prodotto le macchie di sangue rilevate nel<strong>la</strong> parte più distante dal luogo di<br />

rinvenimento del cadavere. Si tratta solo di un ipotesi non essendo <strong>la</strong> so<strong>la</strong> ferita<br />

sanguinante riscontrata dai consulenti.<br />

Sul<strong>la</strong> terza ferita il dr. Ma<strong>la</strong>guti ha specificato che sarebbe possibile una modalità di<br />

produzione alternativa, nel senso di un contatto del capo con il terreno al momento<br />

dell immobilizzazione a terra, una volta caduta l ipotesi di spiegazione, al<strong>la</strong> quale<br />

aveva pensato inizialmente, del<strong>la</strong> testa che sbatte contro il palo. Il consulente ha<br />

ritenuto di non potere aderire all ipotesi che <strong>la</strong> terza ferita, foto C, possa essere<br />

stata prodotta dal tacco o dal<strong>la</strong> suo<strong>la</strong> di una scarpa, il calcio di cui par<strong>la</strong> <strong>la</strong> Tsague o<br />

<strong>la</strong> compressione del capo al suolo con <strong>la</strong> scarpa. Le ragioni per le quali il consulente<br />

ritiene questa spiegazione molto improbabile non appaiono insuperabili; una<br />

ragionevole soluzione in senso affermativo è offerta dal consulente di parte civile dr.<br />

Varetto.<br />

Le ferite al volto di cui al<strong>la</strong> foto D sono compatibili con uno strisciamento di alcuni<br />

centimetri del volto sul manto stradale. Compressione e strisciamento, precisa il<br />

consulente, che definisce <strong>la</strong> compressione piuttosto profonda. La puntualizzazione è<br />

in linea con l immobilizzazione assai energica a terra del volto che slitta per pochi<br />

centimetri producendo <strong>la</strong> lesione.<br />

Il dr. Ma<strong>la</strong>guti considera ipotizzabile che <strong>la</strong> ferita stessa possa essere stata<br />

autoprodotta dal<strong>la</strong> vittima nel tentativo di divinco<strong>la</strong>rsi, senza compressione. La<br />

risposta appare superficiale perché non si comprende per quale motivo il soggetto,<br />

non compresso, avrebbe strisciare il volto per terra se <strong>la</strong> sua intenzione fosse stata<br />

di sollevare il capo per liberarsi. La circostanza che lo strisciamento sia stato per<br />

breve tratto giustifica l inferenza di una compressione forte che blocca al suolo il<br />

volto, senza farlo strisciare più di tanto. Il capo libero avrebbe provocato<br />

sfregamenti più diffusi, meno concentrati e localizzati.<br />

Tutte le altre ecchimosi ed escoriazioni al volto sinistro hanno <strong>la</strong> medesima<br />

spiegazione, secondo il dr. Ma<strong>la</strong>guti; in qualche caso frutto solo di compressione e<br />

non anche di schiacciamento. La compressione a terra dell emivolto sinistro di<br />

Aldrovandi che per il tecnico è molto probabile , diventa sul piano<br />

dell accertamento giudiziale giuridica certezza, in assenza di altre possibili<br />

385


spiegazioni e dati i fatti accertati.<br />

Da ricordare che il consulente esclude che le lesioni al volto possano essere<br />

ricondotte al<strong>la</strong> caduta dall alto del corpo a peso morto, come nel<strong>la</strong> versione degli<br />

imputati, secondo cui vi sarebbe stata caduta in avanti dal<strong>la</strong> portiera dell auto con<br />

violento urto del<strong>la</strong> faccia per terra. Viceversa queste lesioni sono compatibili con un<br />

urto del<strong>la</strong> faccia con <strong>la</strong> portiera e potrebbero spiegare il danneggiamento el<strong>la</strong><br />

vettura all altezza del<strong>la</strong> maniglia e le macchie di sangue che vi si rinvengono<br />

prodotte da una <strong>delle</strong> ferite al capo che potrebbe essere stato sbattuto contro <strong>la</strong><br />

portiera all altezza del<strong>la</strong> maniglia provocando anche <strong>la</strong> rottura del vetro.<br />

Anche nel<strong>la</strong> foto E, che riproduce altre parti del volto, si rilevano ecchimosi con<br />

meccanismo di produzione sempre compressivo. Questa volta il consulente<br />

introduce come possibile fattore produttivo il corpo contundente, sempre nel<strong>la</strong><br />

doppia accezione del corpo che si abbatte sul volto e sul<strong>la</strong> testa e del<strong>la</strong> testa che<br />

viceversa va contro l oggetto contundente. Sollecitato dal p.m., il consulente deve<br />

ammettere come ipotesi irrealistica che tutte le innumerevoli lesioni descritte<br />

possano essere state prodotte secondo questo meccanismo poiché ciascuna di esse<br />

comporterebbe un distinto colpo del<strong>la</strong> testa contro il corpo contundente, del tutto<br />

inverosimile dato il numero <strong>delle</strong> lesioni.<br />

Interessante il cambiamento di rotta del dr. Ma<strong>la</strong>guti nell interpretazione del<br />

significato degli spandimenti emorragici che si notano in foto F, al di sotto del<strong>la</strong><br />

mucosa orale in corrispondenza degli elementi dentali, soprattutto incisivi, sia<br />

superiori che inferiore, a sinistra. Il consulente riconosce trattarsi di una lesività di<br />

difficile interpretazione e oggetto di discussione con <strong>la</strong> dr.ssa Lumare. Le conclusioni<br />

nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione ( traumatismo derivante dagli atti di rianimazione e non da causa<br />

esterna in ragione del<strong>la</strong> simmetria <strong>delle</strong> lesioni e dell assenza di riscontri esterni al<br />

livello <strong>delle</strong> <strong>la</strong>bbra e <strong>delle</strong> mucose <strong>la</strong>biali interne). Esclusa dal<strong>la</strong> dr.ssa Fogli <strong>la</strong><br />

possibilità che il suo intervento possa avere cagionato dette lesioni, il dr. Ma<strong>la</strong>guti<br />

con <strong>la</strong> consueta prudenza deve convenire che dette lesioni possano essere il segno<br />

di una partico<strong>la</strong>re situazione di ipertensione e congestione vasale che arriva al<br />

punto di ledere <strong>la</strong> parete vasale, dando quindi luogo a stravasi che normalmente<br />

sono di picco<strong>la</strong> entità. La risposta liberatoria del consulente è affermativa anche se<br />

egli, consapevole dell apporto che tale conclusione reca al<strong>la</strong> tesi dell asfissia<br />

posturale, cerca di rifugiarsi, per ridimensionare l impatto, nel<strong>la</strong> sua casistica<br />

negativa che è tuttavia un argomento contrario evidentemente assai debole.<br />

MALAGUTI Rispondiamo di sì, anche se nel<strong>la</strong> mia esperienza non ho mai visto cose di questo tipo<br />

con questa simmetricità, di questa estensione e in questa sede, però non lo escludo. ( p.98)<br />

386


Importante anche un altra picco<strong>la</strong> retromarcia del dr. Ma<strong>la</strong>guti nell interpretazione<br />

<strong>delle</strong> lesioni del<strong>la</strong> foto H che riproduce i polsi. Lesioni certamente da energico<br />

ammanettamento dei polsi ma anche possibili lesioni da difesa con le mani,<br />

verosimilmente dai colpi di manganello.<br />

DOMANDA Potrebbero essere lesioni da difesa?<br />

MALAGUTI Non hanno tipicità di lesioni da difesa in questa sede.<br />

GIUDICE<br />

essere?<br />

Può essere più preciso? Se qualcuno mi dà un colpo e io mi paro così, perché non può<br />

MALAGUTI Diciamo che quel<strong>la</strong> su superficie ulnare ci può anche stare ( p.98)<br />

Molto importante pure l ulteriore concessione al<strong>la</strong> tesi dell accusa, re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong><br />

causa dell evidente e assai rilevante ecchimosi allo scroto. La lesione è compatibile<br />

sia con un calcio che con un colpo di manganello. E <strong>la</strong> spiegazione del consulente e<br />

tanto più significativa in quanto nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione l accento era posto sul<strong>la</strong> causa<br />

individuata in base al racconto di Pontani mentre <strong>la</strong> possibile alternativa era<br />

semplicemente accennata ma non discussa. Qui il consulente è come se avesse<br />

un idea davvero nuova:<br />

MALAGUTI Ci può stare, sa perché? Perché <strong>la</strong> presenza degli indumenti mi impediscono<br />

eventualmente di valutare <strong>la</strong> presenza di altre lesioni associate che mi possono fare avvalorare o<br />

meno Cioè, sul<strong>la</strong> cute esposta io prima l ho escluso a livello del capo. Qua non lo posso<br />

escludere, perché un calcio ad una persona che ha dei pantaloni, i pantaloni impediscono qualsiasi<br />

tipo di lesività al<strong>la</strong> cute. Perché qui <strong>la</strong> cute è integra. Quando c è l ecchimosi, il più <strong>delle</strong> volte, del<strong>la</strong><br />

c<strong>la</strong>ssica ecchimosi prevede <strong>la</strong> cute integra. Cè solo stravaso ematico sottocutaneo. Qua abbiamo<br />

l ecchimosi. Non ho alcun altro tipo di lesione se non l ecchimosi. Se io porto un calcio può darmi<br />

un ecchimosi di questo tipo, perché i pantaloni impediscono che <strong>la</strong> scarpa mi provochi altri tipi di<br />

lesioni associate. ( p.100)<br />

E però qui Ma<strong>la</strong>guti ci sta dicendo ciò che in precedenza aveva sempre negato e che<br />

invece i consulenti di parte civile avevano sostenuto e cioè che <strong>la</strong> presenza dei vestiti<br />

impedisce ad azioni violente di <strong>la</strong>sciare tracce sul<strong>la</strong> cute esterna, pur producendo<br />

lesioni interne.<br />

Da notare che i consulenti nello spiegare gli effetti di questa lesione, ricordano come<br />

le sostanze assunte potessero averne attenuato ma non annul<strong>la</strong>to il dolore come<br />

invece vorrebbero gli imputati che riferiscono di un soggetto del tutto indifferente al<br />

terribile colpo ricevuto. La dr.ssa Lumare par<strong>la</strong> di aumento del<strong>la</strong> tolleranza al<br />

dolore ma non di assenza di dolore, e finisce con l ammettere che il soggetto<br />

sente meno il dolore ( p. 169) ma lo avverte in ogni caso con intensità<br />

proporzionata al<strong>la</strong> natura e al<strong>la</strong> localizzazione del<strong>la</strong> lesione. Condizione che non<br />

387


poteva quindi <strong>la</strong>sciare indifferente il ragazzo, come preteso dagli imputati.<br />

La foto N rispecchia poi senza discussioni colpi di manganello alle gambe. E però, per<br />

essere chiari, non calci <strong>delle</strong> gambe contro i manganelli, secondo l insostenibile<br />

versione Pol<strong>la</strong>stri del<strong>la</strong> causa di rottura del manganello. Cogliamo qui l occasione per<br />

osservare come <strong>la</strong> versione Pol<strong>la</strong>stri sia in contraddizione con <strong>la</strong> sua asserita scarsa<br />

forza di braccia e di gomito: il violento calcio al manganello, debolmente impugnato,<br />

ne devia <strong>la</strong> traiettoria, non producendo quindi una sommatoria <strong>delle</strong> forze<br />

contrastanti tale da produrre <strong>la</strong> rottura; al più lo fa vo<strong>la</strong>re via.<br />

Possibili colpi di manganello anche per spiegare nelle foto O e P le lesioni al<br />

ginocchio e le lesioni al malleolo; in alternativa altre forme di produzione sempre<br />

traumatiche , come strisciamento a terra con sfregamento del<strong>la</strong> robusta te<strong>la</strong> del<br />

pantalone sul<strong>la</strong> cute.<br />

Il dr. Ma<strong>la</strong>guti esaminato sul<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> manifesta tutto il suo imbarazzo<br />

nel dovere ammettere che il dato circostanziale quale gli veniva riportato ha avuto<br />

un peso decisivo nel<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> medico-legale del caso e che rispetto alle<br />

circostanze emergenti dalle re<strong>la</strong>zioni di servizio e dalle testimonianze i risultati <strong>delle</strong><br />

indagini tossicologiche finivano con lo sconfessare le ipotesi che erano andate<br />

formandosi e che erano state fatte circo<strong>la</strong>re di una agitazione psicomotoria da<br />

robusta assunzione di sostanze stupefacenti.<br />

Sottolineiamo <strong>la</strong> delusione di Ma<strong>la</strong>guti rispetto ai dati tossicologici perché<br />

nonostante l evidenza, su questi dati si è continuato a specu<strong>la</strong>re ancora, tentando di<br />

attribuire alle droghe un qualche effetto causale diretto o indiretto:<br />

MALAGUTI Sì, quello. Abbiamo preso atto che il ragazzo era partico<strong>la</strong>rmente eccitato, in questo<br />

senso, e che ha avuto una colluttazione importante dal punto di vista fisico e anche emotivo direi.<br />

DOMANDA Quindi una colluttazione importante, nel senso di una colluttazione violenta?<br />

MALAGUTI Violenta come energie profuse, nel senso importante. Noi ci siamo fatti questa idea,<br />

che è stato un momento dotato di grande criticità da un punto di vista anche fisico ed emotivo. Poi<br />

abbiamo preso atto dei risultati <strong>delle</strong> indagini tossicologiche che, se posso dire, si sposano con<br />

quanto noi avevamo letto sulle testimonianze, in quanto ci aspettavamo Sulle risultanze<br />

risultava, non vorrei sbagliare, che quel<strong>la</strong> sera ci fossero stati altri tipi di assunzioni. Cose che sono<br />

state un po sconfessate da queste indagini tossicologiche, anche se non è negativa. Comunque<br />

abbiamo preso atto di questi risultati.<br />

DOMANDA Cioè, vi aspettavate che <strong>la</strong> tossicologica dicesse ?<br />

MALAGUTI Leggendo questo, le deposizioni degli amici, direi, pensavamo di trovare qualcosa di<br />

più.<br />

DOMANDA Sia in termini quantitativi di quello che è stato trovato, sia in termini qualitativi di<br />

sostanze non rilevate?<br />

MALAGUTI Sì.<br />

388


Ma<strong>la</strong>guti ha chiarito che dall indagine autoptica non era emersa una specifica causa<br />

di <strong>morte</strong>. Egli si aspettava che <strong>la</strong> risposta al quesito potesse essergli offerta<br />

dall indagine tossicologica. Le risultanze tossicologiche, viceversa, tradivano<br />

totalmente l aspettativa, rendendo complessa l analisi. Qui probabilmente si colloca<br />

<strong>la</strong> radice del fondamentale errore interpretativo del dr. Ma<strong>la</strong>guti che gli verrà<br />

contestato da Thiene-Beduschi. Laspettativa di una causa di <strong>morte</strong> tossicologica gli<br />

ha impedito di leggere in profondità tutti i reperti autoptici:<br />

DOMANDA Però, prima di andare avanti, lei mi sta facendo capire una cosa, che dato che <strong>la</strong><br />

lesività non era significativa per <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, l altra causa poteva essere <strong>la</strong> tossicologica.<br />

Questo mi sta dicendo? O una <strong>delle</strong> ipotesi era quel<strong>la</strong>?<br />

MALAGUTI - Lindagine tossicologica<br />

DOMANDA Cioè perché è ci rimasto male?<br />

MALAGUTI Non è che sono rimasto male<br />

DOMANDA Sono stato improprio. Come mai è rimasto sorpreso.<br />

MALAGUTI Perché dalle deposizioni che avevo attentamente letto mi aspettavo altre sostanze e<br />

in dosaggi maggiori, anche in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> descrizione <strong>delle</strong> circostanze che erano state fatte.<br />

.<br />

MALAGUTI No, succede, si fa un autopsia e si dice Va beh, non ho trovato nul<strong>la</strong> che mi spieghi<br />

proprio in modo ec<strong>la</strong>tante <strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Vediamo i risultati dell indagine tossicologica . E sono stati<br />

discrepanti rispetto alle mie attese, perché avevo letto quelle deposizioni, punto. Tutto qua.<br />

Per quanto il dr. Ma<strong>la</strong>guti si ostini a negare, questa rappresentazione, che con<br />

onestà intellettuale egli descrive, del<strong>la</strong> situazione creatasi nel<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> di una<br />

causa di <strong>morte</strong> che sembrava scontata e risolta sul<strong>la</strong> base <strong>delle</strong> emergenze <strong>delle</strong><br />

prime indagini, può avere influito psicologicamente sul<strong>la</strong> ricerca di una causa di<br />

<strong>morte</strong> alternativa; tale ricerca potrebbe essere stata condizionata dal ruolo che si è<br />

ritenuto di assegnare comunque alle sostanze stupefacenti che lo stesso dr.<br />

Ma<strong>la</strong>guti ha ammesso non essere stato quello che ci si attendeva.<br />

I descritti comportamenti di Aldrovandi sarebbero stati perfettamente compatibili<br />

con una assunzione pesante di determinate sostanze stupefacenti che il referto<br />

tossicologico escludeva. Da qui l impossibilità di ricostruire <strong>la</strong> causa secondo il<br />

modello prefigurato. Questo modello fallito influenzerà <strong>la</strong> spiegazione che i<br />

consulenti offriranno:<br />

DOMANDA Quelle deposizioni facevano pensare ad assunzioni più pesanti. Questo è quello che<br />

mi sta dicendo?<br />

MALAGUTI Sì.<br />

DOMANDA Quei comportamenti, così come emergevano dagli atti, potevano giustificarsi in una<br />

determinata maniera? È questo?<br />

MALAGUTI Potevano. Però così non è stato.<br />

389


Lalternativa che Ma<strong>la</strong>guti propone è quindi l ischemia miocardica che senza il<br />

supporto <strong>delle</strong> sostanze stupefacenti non si regge perché non si spiega, a monte,<br />

l incontenibile agitazione. Ma<strong>la</strong>guti ci ha offerto un quadro attendibile dei suoi<br />

dubbi e <strong>delle</strong> sue incertezze e di come sia giunto con un <strong>la</strong>voro certosino sui<br />

reperti istologici ad autopsìa interpretativa i cui risultati pratici non si discostano<br />

da quelli che si sarebbero avuti se le sue attese si fossero concretizzate; tutto ciò,<br />

peraltro, in modo assai più problematico. Molti rilievi, tutti aspecifici, si possono<br />

mettere insieme in modi differenti tra loro. Si tratta di capire quale interpretazione<br />

sia più corretta e p<strong>la</strong>usibile.<br />

Quello che segue è il ragionamento Ma<strong>la</strong>guti-Lumare, già esaminato esponendo il<br />

tenore del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione scritta. Esposto oralmente evidenzia tutta <strong>la</strong> sua artificiosità,<br />

quanto sia tributario del<strong>la</strong> precomprensione del caso e di come si sia ritenuto di<br />

dovere attribuire un ruolo a sostanze stupefacenti che per qualità e quantità quel<br />

ruolo non potevano avere, specie perché non in grado di spiegare l importante<br />

agitazione psicomotoria, causa principale del<strong>la</strong> richiesta notevolmente accresciuta di<br />

ossigeno rispetto al<strong>la</strong> quale il fattore depressivo <strong>delle</strong> modeste sostanze non poteva<br />

che essere secondario, se non marginale.<br />

Partendo dal rilievo istologico di un ischemia miocardica io ho ipotizzato che ci fossimo trovati in<br />

quegli eventi in una situazione di grandissimo stress psicofisico dell Aldrovandi, che ha comportato<br />

una richiesta di ossigeno da parte del cuore e che a un certo punto non si è più stati in grado di<br />

assicurare. Cè stata quel<strong>la</strong> che io definirei un ischemia da discrepanza. È logico che quando c è<br />

un ischemia c è una discrepanza che può essere conseguente a numerosissime <strong>cause</strong>. Noi abbiamo<br />

ritenuto che questa discrepanza su un cuore che non aveva microscopicamente nul<strong>la</strong> di<br />

partico<strong>la</strong>re, anche se posso dire che come peso rispetto al<strong>la</strong> corporatura non è un cuore grande,<br />

perché 280 grammi non è un cuore molto grande, però a volte si hanno anche <strong>delle</strong> riduzioni del<br />

peso dovute anche al tempo intercorso dal momento del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> all autopsia, etc. etc.. Però non<br />

era un cuore grande, ma non c erano <strong>delle</strong> grosse anomalie che avrebbero favorito molto questa<br />

criticità che ho appena detto di questa discrepanza. Perché se noi abbiamo <strong>delle</strong> anomalie<br />

valvo<strong>la</strong>ri, coronariche, etc., è logico che lì non ci sarebbe stata storia. Nel nostro caso abbiamo<br />

ritenuto che, accanto a questo grande stress psicofisico con un netto aumento del fabbisogno di<br />

ossigeno da parte del cuore, abbiano contribuito in parte, non esclusivamente, anche quegli effetti<br />

che seppure queste sostanze, che sono state rinvenute, seppure in dosaggi non elevatissimi, noi<br />

riteniamo abbiamo comunque avuto. Cioè, gli effetti queste sostanze ce li hanno sull organismo.<br />

Perché disconoscerli? Dobbiamo prenderli in considerazione. (p. 108 )<br />

A questo punto nell esame congiunto dei due consulenti, si inserisce nel contesto<br />

dell analisi problematica e perplessa del pur esperto Ma<strong>la</strong>guti, <strong>la</strong> granitica ma non<br />

giustificata certezza del<strong>la</strong> dr.ssa Lumare, a dire del<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> quantità di eroina<br />

riscontrata sarebbe stata sufficiente a produrre comunque effetti sul meccanismo<br />

causale, senza tenere conto di quale fosse il problema che il dr. Ma<strong>la</strong>guti stava<br />

390


cercando di risolvere e cioè del<strong>la</strong> combinazione tra stato di agitazione inspiegato e <strong>la</strong><br />

c.d. discrepanza tra richiesta di ossigeno e capacità dell organismo di fornirne<br />

nelle condizioni date nelle quali il problema principale da risolvere era cosa avesse<br />

prodotto l accresciuta richiesta di ossigeno e poi se <strong>la</strong> difficoltà di risposta<br />

dell organismo non avesse anche un fattore causale esterno nelle circostanze<br />

dell immobilizzazione e del<strong>la</strong> lotta.<br />

Il dissenso tra i consulenti sul punto appare chiaro ed è singo<strong>la</strong>re come l esperto<br />

Ma<strong>la</strong>guti <strong>la</strong>sci il passo al<strong>la</strong> collega che lo contraddice affermando essere elevate<br />

le quantità di morfina, che invece Ma<strong>la</strong>guti aveva ritenuto essere non elevate , sol<br />

perché in certi casi a Perugia con 36 mg si trovano casi di overdose, un modo di<br />

ragionare rispetto ai problemi da risolvere illogico, posto che in base al<strong>la</strong> letteratura<br />

tossicologica, al contrario del<strong>la</strong> ketamina, gli effetti tossici del<strong>la</strong> morfina non sono<br />

dosedipendenti e l effetto letale è legato ad un complesso mutevole di fattori<br />

circostanziali. 3<br />

Ed infatti, dopo avere concesso <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> al<strong>la</strong> collega per il suo intervento 4 il dr.<br />

Ma<strong>la</strong>guti riprende il filo, e fa valere <strong>la</strong> sua autorevolezza, <strong>la</strong>sciando a<br />

quell intervento il suo valore di inciso irrilevante, rispetto al ragionamento che<br />

Ma<strong>la</strong>guti stava svolgendo con il quale attribuiva al<strong>la</strong> morfina il solo limitato<br />

potenziale effetto di indebolimento dei centri del respiro:<br />

MALAGUTI Per quanto mi riguarda non è morto di narcotismo acuto. Io lo escludo<br />

assolutamente. Lo dico subito, non ci sono problemi. Ha ragione <strong>la</strong> collega a dire che il valore non<br />

può essere considerato basso in assoluto, perché <strong>la</strong> casistica nazionale è piena di casi con valori<br />

inferiori di morti. È troppo individuale <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione dell individuo. Però, per quelle che sono state le<br />

circostanze, per come si sono svolti i fatti, io francamente ho difficoltà a dire che possa essere<br />

morto di quello, io.<br />

GIUDICE Di quello quale?<br />

MALAGUTI Di narcotismo acuto. Quindi, secondo me, <strong>la</strong> morfina comunque ha esercitato quelli<br />

che sono i suoi effetti naturali quanto meno in un indebolimento, come ho scritto, dei centri del<br />

respiro. Non tenere conto che c era morfina, che <strong>la</strong> morfina ha questi effetti Io ne ho tenuto<br />

conto e ritengo anche giustamente.<br />

3<br />

E appena il caso di anticipare e di preavvertire il lettore che <strong>la</strong> medesima posizione <strong>la</strong> dr.ssa<br />

Lumare adotterà nel confronto con il prof. Thiene, nel corso del quale si ostinerà, di fronte allo<br />

scienziato di fama mondiale, a non volere prendere atto dell errore compiuto, finendo con il<br />

dargli, nel<strong>la</strong> sostanza, dell incompetente.<br />

4<br />

In una successiva fase dell esame <strong>la</strong> dr.ssa Lumare chiarirà di non avere voluto sostenere che <strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />

dell Aldrovandi fosse da ascrivere a narcotismo acuto ma ha ribadito che, a sua avviso, le sostanze avessero<br />

avuto un certo peso nel determinismo del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> secondo il meccanismo, aspecifico, esposto nel<strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione: situazione di accresciuta richiesta di ossigeno non sostenuta dall organismo per il gioco <strong>delle</strong><br />

sostanze stupefacenti, spiegazione che non tiene conto <strong>delle</strong> <strong>cause</strong> dell agitazione originaria, del ruolo del<strong>la</strong><br />

colluttazione e <strong>delle</strong> sue modalità, del rapporto tra il peso dell abnorme incremento del<strong>la</strong> richiesta di<br />

ossigeno e quello dell effetto <strong>delle</strong> sostanze in termini di accelerazione cardiaca e di depressione del<br />

respiro; soprattutto del gioco e del<strong>la</strong> rilevanza di fattori ipossici/asfittici nel potenziare tutti gli altri<br />

meccanismi.<br />

391


Va ricordato che un altro manifesto caso di dissociazione tra i due consulenti è<br />

emerso nel<strong>la</strong> parte in cui <strong>la</strong> dr.ssa Lumare ha attribuito al<strong>la</strong> ketamina nelle<br />

modestissime quantità rilevate, <strong>la</strong> capacità di provocare da so<strong>la</strong> l imponente stato<br />

di agitazione psicomotoria che sarebbe stata riscontrata dagli agenti imputati<br />

nell Aldrovandi. Quantomeno <strong>la</strong> possibilità di cagionar<strong>la</strong>, in assenza di altri fattori.<br />

Nessuna affermazione in questi termini si rinviene nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione nè nell esame del<br />

dr. Ma<strong>la</strong>guti 5 , per non par<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> posizione dei periti d ufficio.<br />

Questi accenti si ritrovano, viceversa, in alcune posizioni dei consulenti del<strong>la</strong> difesa,<br />

preoccupati di trovare un sostegno oggettivo all excited delirium syndrome, basato<br />

sul<strong>la</strong> presunzione degli effetti di una sostanza, l LSD ( che <strong>la</strong> dr.ssa Lumare considera<br />

peraltro alternativo al<strong>la</strong> ketamina ), non rinvenuta nel sangue. Posizioni oltretutto<br />

prive di effettivo fondamento scientifico, secondo <strong>la</strong> documentazione fornita dal<strong>la</strong><br />

difesa di parte civile.<br />

Ovviamente ci si sarebbe potuto aspettare che a fronte dell aleatorietà <strong>delle</strong><br />

ipotizzate possibili <strong>cause</strong> dell agitazione, ci si ponesse il problema del<strong>la</strong> verifica<br />

fattuale dell assunto che trovava così effimere basi oggettive.<br />

Che, poi, il dr. Ma<strong>la</strong>guti tenti ad ogni costo di difendere il proprio operato par<strong>la</strong>ndo<br />

<strong>delle</strong> sostanze come con<strong>cause</strong>, nonostante i periti d ufficio, le abbiano escluse dal<br />

novero dei fattori rilevanti, è comprensibile, anche se è evidente che di concausa<br />

non si possa par<strong>la</strong>re, posto che l agitazione psicomotoria irrefrenabile, in quanto<br />

causa sopravvenuta da so<strong>la</strong> idonea a produrre l evento, secondo l assunto dei periti<br />

Testi e Bignamini, esclude quel ruolo concausale. Che se poi l agitazione non ere da<br />

so<strong>la</strong> idonea a produrre l evento, ritornano in campo tutte le altre possibili con<strong>cause</strong>,<br />

a meno da non trasformare gli agenti in meri spettatori di un agitazione priva di<br />

spiegazione che si mantiene fino al<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, accelerata dal<strong>la</strong> pregressa assunzione di<br />

morfina.<br />

Per sostenere <strong>la</strong> propria <strong>ricostruzione</strong> anche il dr. Ma<strong>la</strong>guti ha bisogno di ipotizzare<br />

che lo stress psicofisico di Aldrovandi abbia avuto inizio assai prima del<strong>la</strong><br />

colluttazione con <strong>la</strong> polizia. Anche per Ma<strong>la</strong>guti non vi è corre<strong>la</strong>zione tra l agitazione<br />

e <strong>la</strong> colluttazione, questa essendo conseguenza di quel<strong>la</strong>. E quindi basterebbe<br />

questa storicamente infondata premessa per concludere l analisi del<strong>la</strong> consulenza e<br />

archiviar<strong>la</strong>. Nondimeno l analisi del<strong>la</strong> deposizione del dr. Ma<strong>la</strong>guti merita di essere<br />

completata perché al termine il consulente finisce col giungere alle stesse<br />

conclusioni cui erano pervenuti i periti d ufficio, attribuendo un ruolo concausale<br />

nel<strong>la</strong> <strong>morte</strong> all azione degli agenti.<br />

5<br />

A pag. 162 del verbale vi è una risposta al<strong>la</strong> domanda del difensore sull effetto dell agitazione in termini di<br />

aumento <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine. La risposta affermativa al quesito attiene a questa domanda e non all intera<br />

premessa nel<strong>la</strong> quale si dava per ammesso che <strong>la</strong> ketamina avesse provocato l agitazione, elemento che<br />

non si riscontra nel<strong>la</strong> deposizione. Il dr. Ma<strong>la</strong>guti ha sostenuto l efficacia del<strong>la</strong> ketamina sul ritmo del cuore<br />

ma non nel produrre agitazione.<br />

392


Egli parte dalle re<strong>la</strong>zione di servizio e dagli altri verbali per sostenere l esistenza di<br />

una condizione di notevole incremento <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine, dovuto all agitazione ma<br />

non sfugge dal riconoscere che <strong>la</strong> successiva colluttazione produsse un ulteriore<br />

importante sforzo fisico, rilevante nel meccanismo causale produttivo del decesso.<br />

Sul punto il dr. Ma<strong>la</strong>guti è categorico:<br />

MALAGUTI Mi pare di capire che sia stato un momento di partico<strong>la</strong>re sforzo fisico da parte<br />

dell Aldrovandi.<br />

DOMANDA Per concludere su questo punto: l incontro avvenuto quel<strong>la</strong> mattina, e le do per<br />

buono anche lo stato di agitazione, l assunzione di droga e i quattro agenti, ha avuto un efficacia<br />

concausale nel determinismo di quel fabbisogno di ossigeno che poi ha portato a quello ?<br />

MALAGUTI Assolutamente sì. ( p.112)<br />

Anche sull ipotesi asfittica il dr. Ma<strong>la</strong>guti, pur tentando di mantenere le posizioni,<br />

apre in modo imprevedibile alle tesi dell accusa.<br />

Riconosce che <strong>la</strong> rilevata iperespansione polmonare è segno tipico di <strong>morte</strong> asfittica;<br />

così come <strong>la</strong> fluidità del sangue, le petecchie emorragiche congiuntivali e sub<br />

pleuriche, <strong>la</strong> congestione poliviscerale ( tutti i visceri presentavano spiccata<br />

congestione ), <strong>la</strong> rottura dei setti alveo<strong>la</strong>ri e, sia pur meno significativo e<br />

partico<strong>la</strong>rmente aspecifico, pure le abbondanti ipostasi si sposano con l ipotesi<br />

asfittica. Di fronte a un quadro di segni plurimi e convergenti, sebbene non univoci<br />

ma tuttavia abbinati ad un quadro storico di prolungata condizione di costrizione al<br />

suolo violenta per un tempo non determinato ma, come s è visto, piuttosto lungo (6-<br />

8 minuti), negare l asfissìa sul mero presupposto dell assenza di segni sul dorso è al<strong>la</strong><br />

lunga insostenibile. Per questo il dr. Ma<strong>la</strong>guti a dibattimento modifica<br />

progressivamente <strong>la</strong> sua posizione e accede al<strong>la</strong> tesi dell asfissìa posturale, non<br />

escludendo l asfissìa meccanica:<br />

MALAGUTI Noi abbiamo trovato un torace che sia esternamente che internamente non aveva <strong>la</strong><br />

benché minima soffusione ecchimotica. Perché noi ci siamo soprattutto interessati, al di là<br />

dell asfissia posturale che è assolutamente una modalità pertinente, che assolutamente deve<br />

essere accettata come possibilità, francamente <strong>la</strong> mia preoccupazione iniziale era soprattutto<br />

rivolta a un altro meccanismo asfittico, che è l immobilizzazione del mantice respiratorio.<br />

DOMANDA Ce lo traduce in termini che posso comprendere?<br />

MALAGUTI Sostanzialmente è l impedire che <strong>la</strong> gabbia toracica abbia quei movimenti sufficienti<br />

e necessari affinché si abbia uno scambio di ossigeno, tale da garantire l apporto metabolico di<br />

ossigeno sufficiente per garantire <strong>la</strong> vita <strong>delle</strong> cellule. Ora questo meccanismo, così, ne abbiamo<br />

discusso molto, anche al<strong>la</strong> luce di quelle che sono le circostanze, il tentativo di ammanettare,<br />

disteso a terra, etc. etc.. Insomma, era una situazione dove si poteva creare una situazione di<br />

questo tipo. Però francamente noi riteniamo che, al<strong>la</strong> luce di quelli che sono stati i rilievi<br />

obiettivati, sia da escludere. Non abbiamo visto A parte che è una c<strong>la</strong>ssica modalità che si verifica<br />

in situazioni ben più gravi normalmente, quindi rovesciamento del trattore nel fossato, <strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />

393


nel<strong>la</strong> fol<strong>la</strong>, il camionista che rimane incarcerato nelle <strong>la</strong>miere. Situazioni proprio estreme. Vero è<br />

che non necessariamente bisogna raggiungere questi livelli. Perché sostanzialmente al<strong>la</strong> fine è<br />

sufficiente anche impedire una sufficiente escussione dei movimenti respiratori. Però l assenza di<br />

qualsivoglia lesività anche minima e il fatto che notoriamente l uomo ha una respirazione<br />

prevalentemente addominale rispetto al<strong>la</strong> donna, ci ha fatto pensare di escludere questa<br />

modalità. Poi torniamo al<strong>la</strong> domanda eventualmente del<strong>la</strong> specificità di tutti gli altri rilievi.<br />

DOMANDA Dica pure.<br />

MALAGUTI<br />

Tutti i rilievi che lei ha citato sono presenti indiscutibilmente in maniera più o meno<br />

rilevante anche in altri tipi di <strong>morte</strong>. E mi riferisco per esempio a c<strong>la</strong>ssiche morti cardiache o anche<br />

per sostanze xenobiotiche, da tossicosi. Quindi ci siamo posti questo problema. E ci mancherebbe<br />

altro. Però <strong>la</strong> nostra analisi ci ha fatto propendere maggiormente per <strong>la</strong> tesi che noi abbiamo<br />

scritto, piuttosto che ad un asfissia.<br />

DOMANDA<br />

Quindi l analisi e l interpretazione di questi segni ca<strong>la</strong>ti in questa partico<strong>la</strong>re<br />

condizione possono anche portare però a ritenere una <strong>morte</strong> asfittica? Oppure è un ipotesi del<br />

tutto da escludere, che non è possibile ?<br />

.<br />

DOMANDA Io mi rendo conto che è un punto importante, però va affrontato, non è che non<br />

possiamo affrontare questo punto. In soldini: ci può stare o non ci può stare una <strong>morte</strong> asfittica<br />

al<strong>la</strong> presenza di questi segni e <strong>delle</strong> circostanze specifiche <strong>delle</strong> modalità del fatto?<br />

MALAGUTI Per quanto riguarda il mio pensiero ritengo che non possa ricondursi ad un<br />

meccanismo solo o squisitamente asfittico <strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Aldrovandi.<br />

DOMANDA Cosa significa questa risposta? Vuol dire che in parte può essere asfittico?<br />

MALAGUTI Nel senso che accentando l osservazione che lei mi ha fatto, io potrei anche dire<br />

sono tutti rilievi che ci stanno, quelli che abbiamo citato, anche con un asfissia . Poi ho spiegato<br />

perché ho ritenuto di non<br />

DOMANDA Certo.<br />

MALAGUTI<br />

Però ritengo, per quello che ho appena detto, che ammesso che tutti questi segni<br />

possono far pensare a un meccanismo asfittico, ritengo io improbabile che fosse di per sé, per<br />

quelle che sono le circostanze Se parliamo solo di rilievi. Lei vuole solo i rilievi o lo studio del<br />

caso?<br />

DOMANDA Noi parliamo del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Federico Aldrovandi e cioè di questi segni presenti sul<br />

cadavere di Federico Aldrovandi, così come è avvenuta. Quanto meno negli ultimi attimi del<strong>la</strong> sua<br />

vita.<br />

MALAGUTI Ritengo improbabile che <strong>la</strong> posizione a terra, così come descritta, di un soggetto, con<br />

quello che io ho rilevato, possa essere da attribuire esclusivamente ad una asfissia, anche<br />

ammesso le sue osservazioni, che io non condivido.<br />

DOMANDA Certo. Ma io le sto chiedendo se ipoteticamente ci può stare una <strong>ricostruzione</strong> di<br />

questo genere sul<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Questo è il punto.<br />

MALAGUTI<br />

Ho escluso l immobilizzazione del mantice. Rimarrebbe questa asfissia posturale, che<br />

francamente noi non abbiamo acquisito in letteratura tutte queste certezze. Quindi se io escludo<br />

Limmobilizzazione del mantice respiratorio, quindi una compressione sul<strong>la</strong> gabbia sufficiente e<br />

necessaria ad impedire i movimenti respiratori, io ho qualche difficoltà a rimandare <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong><br />

<strong>morte</strong> ad una <strong>morte</strong> posturale.<br />

DOMANDA In assenza, ha detto, questo ultimo passaggio, di una compressione del<strong>la</strong> gabbia,<br />

giusto?<br />

MALAGUTI Sì.<br />

DOMANDA Laddove invece ci fosse una compressione del<strong>la</strong> gabbia toracica allora sarebbe<br />

possibile?<br />

394


DOMANDA - Laddove fosse provata una compressione toracica ?<br />

MALAGUTI Io distinguerei molto, cosa che forse non è stata fatta, tra una persona a riposo e una<br />

persona in quello stato in cui si trovava Aldrovandi. Ora, nel<strong>la</strong> posizione a riposo io ritengo che una<br />

compressione deve essere partico<strong>la</strong>re per provocare qualche problema. In una persona che ha<br />

bisogno di molto ossigeno e che sicuramente sta facendo molti atti respiratori, tachipnoico,<br />

sicuramente una compressione a livello del<strong>la</strong> gabbia toracica sarebbe una criticità, sarebbe<br />

molto rischioso, ma deve essere anche prolungata.<br />

DOMANDA Siccome io non posso dirle alcune cose, per questo le faccio domande in via<br />

ipotetica. Allora, una persona che ha questa necessità di ossigeno, respira più affannosamente<br />

oppure non è detto che il respiro sia più affannoso?<br />

MALAGUTI Magari ha atti più superficiali, ma molto più frequenti.<br />

Sembra indiscutibile il progressivo avvicinamento del dr. Ma<strong>la</strong>guti al<strong>la</strong> tesi d accusa.<br />

I fattori che l hanno portato ad escludere <strong>la</strong> causa asfittica sono evidentemente<br />

deboli. La aspecificità dei segno si risolve nell analisi del contesto. Le condizioni<br />

circostanziali che potrebbero giustificare un ridotto afflusso d aria per effetto<br />

dell immobilizzazione prolungata sono adeguatamente documentate. Manca<br />

certamente un passaggio anche per il dr. Ma<strong>la</strong>guti, ed il pecorso verrà completato<br />

dal prof. Thiene. Ma anche così il consulente si rende conto che in presenza di una<br />

pluralità di indizi convergenti e di una interpretazione <strong>delle</strong> circostanze del caso<br />

meno rigida, più artico<strong>la</strong>ta e aderente al<strong>la</strong> situazione reale, l assunzione dell ipotesi<br />

asfittica ha una capacità esplicativa in grado di dare conto di un maggior numero di<br />

circostanze rispetto all ipotesi accolta dell insufficienza miocardica acuta.<br />

Quest ipotesi non spiega e non assegna responsabilità in ragione dell asserita<br />

estrema condizione di agitazione causa prossima e remota dell arresto cardiaco; ma<br />

essa elide del tutto dal quadro i sei-otto minuti di feroce lotta a terra e gli sforzi<br />

massicci, sostanzialmente confessati dagli agenti, per immobilizzare a terra<br />

Aldrovandi nel<strong>la</strong> convinzione errata che lo stesso fosse in grado di sottrarsi alle<br />

pressioni praticate, rialzandosi e riprendendo a combattere. Un timore che ha<br />

evidentemente comportato un impegno di contenimento intenso per fare intendere<br />

al soggetto non esservi possibilità per lui di rivalsa, mediante un azione di<br />

compressione preventiva e perciò energica al punto da anticipare eventuali,<br />

presunti, imponenti sforzi di resistenza del soggetto, intenzionato a ribaltare <strong>la</strong><br />

situazione. Tale azione preventiva produsse una compressione talmente accentuata,<br />

da impedire <strong>la</strong> libera respirazione, creando così le condizioni per quel<strong>la</strong> fame d aria<br />

che <strong>la</strong> vittima tentò di soddisfare con un estremo tentativo di liberazione nel quale<br />

concentrò tutte le residue energie, dando così corpo a quel<strong>la</strong> profezìa che sembrava<br />

autoavverarsi; gli agenti, ma<strong>la</strong>mente interpretando <strong>la</strong> ragione e lo scopo del<strong>la</strong><br />

estrema agitazione del ragazzo ( disperato bisogno di aria), anziché allentare <strong>la</strong><br />

presa e le spinte, le accrebbero in una spirale malefica che condusse a <strong>morte</strong><br />

attraverso l intervento risolutivo del<strong>la</strong> contusione al cuore, conseguenza del<strong>la</strong><br />

violenta compressione sul torace e sul dorso.<br />

395


Una così complessa spiegazione, basata sui dati storico-circostanziali, non può<br />

evidentemente essere attinta dal dr. Ma<strong>la</strong>guti che si limita a fare riferimento ad una<br />

mera posizione prona non accompagnata da un adeguato studio, che con i materiali<br />

a disposizione non era in condizione di fare, <strong>delle</strong> concrete circostanze del fatto. Ma<br />

l esistenza di tutte le caratteristiche utili al<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> alternativa sono ammesse<br />

e confermate. 6 Il dr. Ma<strong>la</strong>guti non ha difficoltà ad ammettere, a domanda del<strong>la</strong><br />

parte civile, che le sue valutazioni sarebbero state diverse se avesse potuto disporre<br />

di evidenze che attestassero che sul torace e sull addome di Aldrovandi nell indicata<br />

fase critica, gravassero il peso di uno o due agenti o comunque una forza<br />

compressiva equivalente ai predetti pesi:<br />

DOMANDA Quindi se lei prendesse atto di - torno sul punto e a prescindere dalle risultanze del<br />

processo, perché <strong>la</strong> domanda è in astratto di più persone che gravano sull Aldrovandi in<br />

posizione toracica e anche in posizione addominale eventualmente, visto che <strong>la</strong> respirazione<br />

maschile è addominale, <strong>la</strong> sua risposta potrebbe essere diversa da quel<strong>la</strong> anche probabilistica che<br />

lei prima ha accennato? Ha capito? Se io le dicessi Cho <strong>la</strong> dimostrazione che <strong>la</strong> domanda è in<br />

astratto che due persone gravavano ?<br />

MALAGUTI Cambierebbe molto.<br />

DOMANDA Cioè?<br />

MALAGUTI Ribadisco che l idea che mi sono fatta io è che questo ragazzo era in debito di<br />

ossigeno, nel senso che stava producendo uno sforzo fisico importantissimo, perché<br />

evidentemente non voleva farsi ammanettare o perché non si rendeva conto di quello che stava<br />

facendo, non entro nel merito. Se io a una persona di questo tipo vado a gravare a terra, sul<br />

torace, io credo che bene non fa. Quindi avrebbe cambiato <strong>la</strong> mia risposta. Soprattutto se avessi<br />

trovato lesioni che potessero in un qualche modo dimostrarlo.<br />

Vero è che il dr. Ma<strong>la</strong>guti ha insistito nel dire che una potente compressione sul<br />

dorso avrebbe dovuto produrre un qualche segno ecchimotico ma è lo stesso<br />

consulente a convenire che si tratta comunque di grado e di condizioni concrete e<br />

del rapporto modo di compressione, durata dello stesso e preesistenti condizioni del<br />

6<br />

MALAGUTI Sicuramente <strong>la</strong> situazione prona è più problematica per gli atti respiratori rispetto a quel<strong>la</strong><br />

supina in situazione di aumentata richiesta di ossigeno. Sicuramente, perché ci grava il peso su e i<br />

movimenti sono sicuramente, non dico impediti, ma più difficoltosi, i movimenti sia dell addome che del<br />

torace.<br />

DOMANDA Sia dell addome che del torace?<br />

MALAGUTI Sì, perché ci grava il peso del corporeo. Se invece noi siamo supini non abbiamo nessun peso.<br />

DOMANDA Questo qui va aggiunto anche a quello che diceva prima <strong>la</strong> professoressa Margaria, anche<br />

all ammanettamento. Cioè lo stesso ammanettamento costringe il torace oppure no? O impedisce al torace<br />

di muoversi secondo natura ?<br />

MALAGUTI Non lo ritengo così influente come ha detto <strong>la</strong> collega. Non lo ritengo così influente<br />

l ammanettamento. Cioè l ammanettamento in sé o il fatto che addirittura le mani ? Cioè, se noi riteniamo<br />

che uno ha le mani appoggiate a terra, un minimo può cercare di sollevare.<br />

DOMANDA Certo.<br />

MALAGUTI Se il fatto Però è sempre il peso corporeo che grava. Poi il fatto che venga ammanettato non<br />

mi pare che possa impedire in modo importante gli spandimenti del torace. ( p. 121 )<br />

396


soggetto. Si tratta comunque di un falso problema. Le modalità con le quali veniva<br />

esercitata <strong>la</strong> pressione non dovevano necessariamente produrre l ecchimosi. Le<br />

testimonianze fanno riferimento a un agente sdraiato e a ad uno seduto: non<br />

sembrano condizioni che debbano necessariamente produrre ecchimosi. Ma anche<br />

una forte pressione con le mani potrebbe non produrre gli effetti ipotizzati. 7<br />

Questa linea dei consulenti si infrange poi contro l elementare rilievo che dal<strong>la</strong><br />

documentazione iconografica non si riscontra alcuna specifica indagine volta al<strong>la</strong><br />

ricerca di lesioni sul dorso o sul torace. La circostanza è ammessa dal dr. Ma<strong>la</strong>guti<br />

che riconosce l errore .<br />

A pag. 171 Ma<strong>la</strong>guti ammette i numerosi limiti dell indagine dovuti al carattere<br />

routinario con il quale fu affrontato il caso:<br />

MALAGUTI Ha ragione, ha ragione. Diciamo che nel caso specifico abbiamo appurato <strong>la</strong> presenza<br />

dell ipostasi, non abbiamo appurato nul<strong>la</strong> altro e abbiamo ritenuto il quadro negativo. Forse è un<br />

errore. Ha ragione.<br />

DOMANDA Anche perché Data <strong>la</strong> rilevanza del fatto.<br />

MALAGUTI Però vorrei sottolineare che inizialmente Perché c è stato contestato anche il<br />

discorso del<strong>la</strong> quantità dei prelievi. Perché è stato affrontato, voglio dire, in modo, non routinario,<br />

cioè noi di routine facciamo quei prelievi che sono più che sufficienti, nel 99% dei casi, per le<br />

indagini a cui noi sottoponiamo tutti i nostri casi. Il caso ha assunto ben altra rilevanza e sarebbe<br />

stato opportuno prelevare di più liquidi biologici e avremmo avuto anche <strong>la</strong> possibilità, cosi come<br />

in altri casi abbiamo <strong>la</strong> possibilità di prelevarne di più. Abbiamo prelevato quelli che noi facciamo<br />

di routine. Poi c è stata l intera richiesta di integrazione, abbiamo dovuto fare altri accertamenti,<br />

poi c è stata <strong>la</strong> nomina del perito, che ha richiesto giustamente... A un certo punto questi liquidi,<br />

che noi routinariamente rileviamo, si sono dimostrati scarsi. A noi questo è dispiaciuto parecchio.<br />

La mancata fotografia del dorso, purtroppo, va un attimino interpretata allo stesso modo: che<br />

routinariamente, raramente guardiamo sempre il dorso, ma raramente ne facciamo <strong>la</strong> fotografia<br />

se non ci sono aspetti che ci conducono a dire immortaliamo questo aspetto . Però anche<br />

l esclusione in questo caso sarebbe stato utile e faccio ammenda.<br />

Certamente un indagine sul dorso per verificare possibili indizi specifici non fu<br />

condotta, non essendo stato compiuto sul tavolo settorio l integrale scol<strong>la</strong>mento del<br />

tegumento dorsale.<br />

7<br />

Su questa questione vi è un esplicita ammissione del dr. Ma<strong>la</strong>guti a specifica domanda del<strong>la</strong> parte civile:<br />

DOMANDA Era un ipotesi. Se ipotizziamo che il momento di difficoltà respiratoria, dovuta allo forzo,<br />

dovuta all agitazione, dovuta al bisogno di ossigeno, se una persona o due stesse sul corpo, diciamo così,<br />

sul<strong>la</strong> gabbia toracica e sull addome del prevenuto, possono causare e incrementare <strong>la</strong> crisi respiratoria fino<br />

ovviamente al decesso e se questo può non <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> presenza di ecchimosi?<br />

MALAGUTI - Sì, è una possibilità che si deve venire a creare. Non <strong>la</strong> trovo così facile. Però se si venisse a<br />

creare una situazione di questo tipo in modo tale che un adulto venga ad essere sormontato in maniera<br />

così semplice... Perché se io mi stendo su un adulto che ha bisogno di ossigeno, questo è sicuro che fa<br />

saltare Perché cerca disperatamente di evitarlo. Quindi è una situazione dopodiché da crearsi. Se si<br />

venissero a creare le condizioni di questo tipo sicuramente No, sicuramente no, potrebbe verificarsi<br />

quello che lei ha detto.<br />

397


Infine va ricordato come i consulenti nel richiamare <strong>la</strong> letteratura che escluderebbe<br />

<strong>la</strong> possibilità di configurare una possibile causa autonoma di <strong>morte</strong><br />

nell immobilizzazione a terra in posizione prona, non abbiamo tenuto conto che <strong>la</strong><br />

tesi di Chan era frutto di un esperimento di <strong>la</strong>boratorio che non poteva perciò<br />

tenere conto <strong>delle</strong> reali condizioni di campo , una limitazione ammessa dallo stesso<br />

autore dello studio, come del resto a suo tempo ricordato dai periti d ufficio. 8<br />

In una puntualizzazione finale il dr. Ma<strong>la</strong>guti esclude qualsiasi fuoriuscita di sangue<br />

dal cavo orale di Aldrovandi, con ciò smentendo per l ennesima volta l<br />

398<br />

artificiosa,<br />

suggestiva e falsa descrizione dello stato del ragazzo riportata dagli agenti nelle loro<br />

re<strong>la</strong>zioni di servizio.<br />

Osserviamo infine che nel<strong>la</strong> parte finale del suo esame il dr. Ma<strong>la</strong>guti si <strong>la</strong>scia andare<br />

ad un affermazione che troverà censura nell analisi del prof. Thiene, assumendo<br />

l equivalenza tra il concetto di miofibre ad andamento ondu<strong>la</strong>to, riportato nel<strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione con riferimento alle condizioni del cuore, e le bande di contrazione con le<br />

quali il prof. Rapezzi descriverà il medesimo reperto. 9<br />

Il consulente è stato comunque risoluto nell escludere il riscontro una qualsiasi<br />

patologìa cardiaca nel cuore di Federico Aldrovandi di qualsiasi natura o gravità<br />

8<br />

Di seguito, un passaggio dell esame che documenta l errore iniziale sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> lettura in au<strong>la</strong> del<br />

testo dell autore richiamato. Loccasione consente di richiamare l autorevole opinione che non esclude<br />

affatto l efficacia concausale <strong>delle</strong> compressione sul dorso:<br />

DOMANDA Che lei sappia, il (Chan) nel fare questo <strong>la</strong>voro ha riprodotto le condizioni che lui chiama di<br />

campo, dove si sono verificate le asfissie posturali nei soggetti che ha esaminato oppure no?<br />

LUMARE Può riformu<strong>la</strong>re <strong>la</strong> domanda?<br />

DOMANDA Se ai soggetti che sono stati testati nel <strong>la</strong>voro che lei ha citato prima sono state riprodotte le<br />

stesse condizioni di campo che hanno verificato, dove si sono verificati i decessi da contenimento.<br />

MALAGUTI Sì, mi sembra che abbia riprodotto quelle, però in più ha aggiunto anche pesi.<br />

DOMANDA È sicura di questo?<br />

MALAGUTI Mi sembra di sì.<br />

.<br />

DOMANDA<br />

Vi sono due passaggi che leggo per comodità, poi apprezzerà il Giudice, lo produco. Il primo è<br />

quello che ho appena letto. Il secondo è questo: Si è cercato di riprodurre gli effetti fisiologici del<strong>la</strong><br />

colluttazione sottoponendo i soggetti dello studio a un esercizio del<strong>la</strong> durata di quattro minuti prima di far<br />

loro assumere <strong>la</strong> posizione di contenimento. È però improbabile che tale periodo di esercizio possa<br />

simu<strong>la</strong>re tutte le alterazioni fisiologiche che si possono verificare durante una colluttazione o in stato di<br />

agitazione. Inoltre non sono state riprodotti gli effetti dei traumi e dello stress psicologico che spesso si<br />

verificano nelle persone durante l arresto. È possibile che una combinazione di fattori comprese le<br />

condizioni cliniche sottostanti, l intossicazione, l agitazione, il delirio e <strong>la</strong> colluttazione, oltre al<strong>la</strong> posizione,<br />

possono causare un deficit respiratorio non rilevato dal presente studio .<br />

DIFESA AVVOCATO VECCHI Dove è <strong>la</strong> discrepanza? È questo il punto.<br />

GIUDICE<br />

Dottoressa , quindi, secondo l autore da lei citato, il suo è un esperimento in <strong>la</strong>boratorio, non<br />

riproduce le situazioni di campo.<br />

LUMARE Sperimentare, sì.<br />

9<br />

MALAGUTI Sì, secondo me bande di contrazione forse vuol dire ondu<strong>la</strong>te. Secondo me possono<br />

ricondursi Cioè sono due modi di descrivere lo stesso rilievo.


apprezzabili, conformemente all assunto del prof. Thiene.<br />

Il prof. Avato ha riprodotto sinteticamente i risultati del<strong>la</strong> seconda indagine<br />

conferita all istituto di medicina legale di Ferrara. Ha richiamato gli studi esaminati e<br />

ha confermato <strong>la</strong> non riconducibilità del<strong>la</strong> casistica esaminata al caso di specie.<br />

Ha confermato in modo chiaro come <strong>la</strong> costrizione a terra in posizione prona non<br />

possa essere esclusa in via generale dal novero <strong>delle</strong> possibili con<strong>cause</strong> del decesso.<br />

La posizione di per sé potrebbe non essere indicata come causa mentre, in<br />

concomitanza con una preesistente condizione di insufficienza respiratoria, <strong>la</strong><br />

posizione limita <strong>la</strong> libera escursione dei gruppi musco<strong>la</strong>ri deputati al<strong>la</strong> respirazione e<br />

può contribuire al fenomeno ipossico, sicchè è del tutto naturale che il soggetto in<br />

questa posizione e in condizione di ipossigenazione, dipendente dal<strong>la</strong> posizione,<br />

debba essere messo in condizione al più presto di riprendere le normali condizioni di<br />

respirazione. Le soluzioni per migliorare <strong>la</strong> condizione del paziente sono plurime:<br />

RISPOSTA Beh, le proposte sono a girarlo sul fianco o metterlo supino, ecco, ovviamente le<br />

modalità di contenzione a braccia a tergo, insomma, sono state assunte recentemente anche nelle<br />

modalità indicate per le nostre Forze dell Ordine e quindi abbiamo un po di problemi da questo<br />

punto di vista.<br />

La lunga dissertazione del prof. Avato sugli effetti tossici in generale e sugli effetti<br />

sinergici <strong>delle</strong> sostanze rilevate sul corpo di Aldrovandi sono ampiamente<br />

confermative del<strong>la</strong> precedente re<strong>la</strong>zione, salvo che per quanto attiene <strong>la</strong> ketamina:<br />

lo stesso prof. Avato citando <strong>la</strong> dr.ssa Licata sembra convenire sul fatto che gli effetti<br />

del<strong>la</strong> ketamina nelle dosi minime riscontrate non sembrano partico<strong>la</strong>rmente<br />

significativi pur potendosi indurre un concorrente effetto depressivo del<strong>la</strong><br />

respirazione nell ordine del 20% in combinazione con <strong>la</strong> morfina. Avato ammette<br />

che <strong>la</strong> dose di ketamina è assolutamente bassa e crea difficoltà nell attribuirle un<br />

ruolo scatenante dell agitazione, pur manifestando una propensione ingiustificata<br />

per <strong>la</strong> tesi l affermativa. Anche su altre questioni come il ruolo tossico del<strong>la</strong><br />

ketamina in dose minime, il ragionamento del prof. Avato si esprime in termini assai<br />

problematici.<br />

Con queste limitate puntualizzazioni il Prof. Avato aderisce a alle conclusioni<br />

Ma<strong>la</strong>guti-Lumare. Sta di fatto, anche in questo contesto, che il prof. Avato è molto<br />

cauto nell assumere posizioni rigide e meccaniche in ordine all azione <strong>delle</strong> sostanze<br />

come cofattori del decesso anche sotto il profilo del<strong>la</strong> loro interazione, secondo un<br />

certo approccio, piuttosto dogmatico, più volte risuonato in au<strong>la</strong>. Invita al<strong>la</strong> caute<strong>la</strong><br />

il tecnico quando ricorda a tutti l esistenza di un complesso di variabili che<br />

399


impediscono conclusioni deterministiche: posologìa assoluta del<strong>la</strong> ketamina,<br />

modalità di assunzione, numero di assunzioni, tempo, intervallo tra le diverse<br />

assunzioni. Il massimo che il prof. Avato sente di esprimere è una sorta di atto di<br />

fede egli effetti del<strong>la</strong> ketamina,pur a dosi minime, senza alcuno sbi<strong>la</strong>nciamento sul<br />

concreto meccanismo causale. In definitiva tutta l indagine del prof. Avato si riduce<br />

all ammissione che tutte le sue deduzioni si basano su una premessa storico<br />

circostanziale indiscussa: il presunto acc<strong>la</strong>rato elevato stato di agitazione<br />

psicomotoria del soggetto. Tutte le informazioni tecniche offerte nascono e cadono<br />

con quel dato:<br />

RISPOSTA Non mi pongo nemmeno il problema, io verifico che è documentata esclusivamente<br />

l agitazione psicomotoria ed il mio ancoraggio è quello, tutto il resto io lo deduco sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong><br />

complessità dell elemento a disposizione ed arrivo ad una <strong>ricostruzione</strong> patogenetica per quello<br />

che ha fatto il dottor Ma<strong>la</strong>guti, punto.<br />

Anche sul refrain difensivo sugli effetti sinergici ketamina-eroina vi è un forte<br />

ridimensionamento del significato attribuito al dato:<br />

DOMANDA Bene. Senta, nel caso concreto possiamo fare una valutazione del tipo che l effetto<br />

sinergico tra ketamina e morfina può essere stato assai pericoloso? Cioè <strong>la</strong> ketamina che aumenta<br />

<strong>la</strong> richiesta di fabbisogno di ossigeno da parte del cuore, l assunzione di un oppiaceo, quale <strong>la</strong><br />

morfina, invece che crea per lo meno una depressione nell apparato respiratorio?<br />

RISPOSTA In astratto sì, ma se mi permette di fare l osservazione non è tanto con riferimento a<br />

questi fenomeni, ma con riferimento al sovraccarico del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione litorale encefalica, questo sì<br />

che è l aggravio che può essere conferito all assunzione di ketamina, cioè aumenta l edema<br />

cerebrale.<br />

Il che significa tornare al punto di partenza e considerare determinante lo stato<br />

preesistente del soggetto.<br />

Va ricordato un ultimo passaggio del<strong>la</strong> deposizione Avato nel<strong>la</strong> parte in cui si<br />

ammette che <strong>la</strong> questione dell immobilizzazione in ambito poliziesco è molto<br />

discussa, non essendo affatto esclusa <strong>la</strong> pericolosità dell operazione rispetto al<br />

paziente, sicchè numerose sono le indicazioni volte a introdurre specifiche<br />

accortezze e cautele in quest ambito ( ridurre <strong>la</strong> durata, rimettere al più presto su<br />

un fianco il paziente), tutti suggerimenti che muovono dal<strong>la</strong> accertata<br />

consapevolezza dell obbiettiva rischiosità dell operazione di cui gli agenti del<strong>la</strong><br />

polizia italiana sono resi edotti, quanto meno sotto il profilo dell humus culturale in<br />

cui operano, secondo quanto emerso dalle testimonianze dei responsabili <strong>delle</strong><br />

scuole di polizia.<br />

400


2.2.2. La linea difensiva attraverso il contributo dei medici legali.<br />

Debolezza intrinseca.<br />

La difesa con il contributo dei propri consulenti tecnici ha cercato di supportare <strong>la</strong><br />

tesi di una causa di <strong>morte</strong> del tutto indipendente dall azione degli imputati.<br />

Per sostenere questa tesi si è cercato di valorizzare ogni margine interpretativo<br />

idoneo a condurre a questo risultato, ricavato dal<strong>la</strong> consulenza Lumare-Ma<strong>la</strong>guti-<br />

Avato e dal<strong>la</strong> perizia d ufficio.<br />

In nessuno di questi <strong>la</strong>vori era detto espressamente che l azione degli imputati e le<br />

circostanze del<strong>la</strong> colluttazione e dell azione di immobilizzazione avessero avuto una<br />

diretta incidenza causale sull exitus. Tuttavia tali e<strong>la</strong>borazioni, anche attraverso le<br />

conferme dibattimentali, prestavano il fianco ad un <strong>la</strong>voro di integrazione critica che<br />

finiva con il rimettere in gioco, con effetti concludenti sul<strong>la</strong> spiegazione scientifica<br />

dell evento, il dato storico-circostanziale dell azione violenta degli agenti come<br />

fattore senza il quale nessuna realistica spiegazione dell evento poteva essere<br />

offerta. Le conclusioni dell incidente probatorio con il decisivo intervento dei<br />

consulenti <strong>delle</strong> parti civili e l abbandono dell imp<strong>la</strong>usibile tesi dell azione tossica<br />

<strong>delle</strong> sostanze stupefacenti, aveva portato i periti ad integrare nel loro modello<br />

esplicativo del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, in un contesto di excited delirium syndrome, l azione<br />

violenta degli agenti sia come fattore codeterminante un insufficienza respiratoria,<br />

sia come fattore idoneo a produrre una condizione di ipossia/asfissia che, in<br />

combinazione con il presupposto stato di eccitazione delirante, rendeva ragionevole<br />

una spiegazione del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> per un insufficienza cardiorespiratoria frutto non solo di<br />

un incontenibile agitazione, accentuata dalle condizioni del conflitto con persona<br />

contingentemente non sana di mente, ma anche del<strong>la</strong> privazione meccanica e<br />

posturale del<strong>la</strong> normale capacità di approvvigionamento d aria del soggetto<br />

attraverso <strong>la</strong> respirazione libera, resa impossibile o parzialmente ma severamente<br />

compromessa dalle condizioni dell immobilizzazione a terra.<br />

Per poter ribaltare il delinearsi di un tale quadro ricostruttivo, nel quale<br />

determinante appariva l azione degli agenti sia in positivo, per avere reso<br />

l agitazione del soggetto ancor più grave, ingaggiando con lui una colluttazione<br />

violenta e traumatica, molto impegnativa sul piano fisico, psichico e dei traumi fisici,<br />

e portando quindi al parossismo l agitazione che avrebbe dovuto invece essere<br />

contenuta e ridotta progressivamente con opportuni interventi sanitari e una<br />

prudente azione di contenimento e di intervento sulle <strong>cause</strong> , sia in negativo, per <strong>la</strong><br />

brutalità dell intervento di contenimento nel corso del quale all esigenza di<br />

immobilizzazione assoluta veniva sacrificata <strong>la</strong> capacità del soggetto di respirare<br />

secondo le sue accresciute esigenze, <strong>la</strong> difesa con il contributo dei propri consulenti<br />

ha tentato di delineare un quadro ricostruttivo nel quale le suggestioni offerte dal<strong>la</strong><br />

consulenza e dal<strong>la</strong> perizia d ufficio venivano radicalizzate, in modo da non <strong>la</strong>sciare<br />

spazio a possibili con<strong>cause</strong> mentre le parti deboli di dette ricostruzioni venivano<br />

401


coperte con un rinnovato ruolo strategico assegnato al ruolo <strong>delle</strong> sostanze<br />

stupefacenti effettivamente rinvenute nel sangue.<br />

La debolezza strutturale del<strong>la</strong> perizia, per avere dovuto essa dare per ammessa<br />

l assunzione di LSD di cui non si aveva riscontro nell indagine tossicologica, era<br />

aggirata assegnando un ruolo strategico al<strong>la</strong> combinazione di ketamina e morfina<br />

alle quali veniva attribuito uno strategico ruolo scatenante, andando ben oltre i<br />

timidi e modesti accenni contenuti nel<strong>la</strong> consulenza tecnica Ma<strong>la</strong>guti-Lumare.<br />

La necessità di trascurare i fatti e le circostanze causali che riconducevano al<strong>la</strong><br />

responsabilità degli imputati ha indotto <strong>la</strong> difesa a interrogarsi sul<strong>la</strong> possibilità di<br />

assegnare autosufficienza al<strong>la</strong> condizione di delirio eccitato come causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>,<br />

tesi sostenuta attribuendo un inedito ruolo al<strong>la</strong> combinazione di sostanze quale<br />

Ma<strong>la</strong>guti-Lumare-Avato non avevano neppure osato pensare; a negare qualsiasi<br />

incidenza causale all azione restrittiva degli imputati sia sul piano medico-legale che<br />

in punto di fatto; in via subordinata a costruire comunque un quadro di incertezza<br />

sull effettivo decorso causale tale da giustificare l esonero da responsabilità.<br />

La domanda del<strong>la</strong> difesa è stata raccolta dai consulenti tecnici nominati ed escussi a<br />

dibattimento, le cui tesi non hanno peraltro retto al vaglio dibattimentale, non<br />

resistendo al<strong>la</strong> serrata critica dei difensori del<strong>la</strong> parte civile, all attento vaglio <strong>delle</strong><br />

fonti scientifiche da questi effettuata, al<strong>la</strong> serrata e coerente spiegazione alternativa<br />

offerta dai consulenti <strong>delle</strong> parti civili, il cui principale merito sta nel<strong>la</strong> capacità di<br />

dare conto di tutte le circostanze del fatto e di tutte le risultanze dell indagine<br />

autoptica senza dovere negare o ignorare alcunchè, costruendo un quadro organico,<br />

realistico e completo nel quale tutte le componenti del fatto, anche quelle contrarie<br />

al<strong>la</strong> tesi sostenuta, si sono inserite agevolmente senza forzature od omissioni,<br />

concorrendo al<strong>la</strong> spiegazione complessiva. Ma soprattutto soccombendo<br />

fragorosamente di fronte all intervento del prof. Thiene, <strong>la</strong> cui capacità di fornire<br />

l anello mancante del<strong>la</strong> spiegazione causale è stato tanto dirompente quanto capace<br />

di resistere agevolmente alle contestazioni, sia a quelle ovviamente interessate di<br />

Ma<strong>la</strong>guti Lumare e Avato, il cui <strong>la</strong>voro subiva una gravissima e totale falsificazione,<br />

sia a quelle del prof. Rapezzi, involontario protagonista dell intervento in causa del<br />

prof. Thiene. In tutto questo l intelligente <strong>la</strong>voro di sintesi e ricucitura del prof.<br />

Beduschi, convalidato dal prof. Thiene, ha permesso di avere piena comprensione<br />

del meccanismo causale del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Una spiegazione che deve essere accolta non<br />

solo per gli intrinseci argomenti medico-legali ma anche perché, non bisogna<br />

dimenticarlo, al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> del fatto che ha portato ad escludere <strong>la</strong><br />

sussistenza degli elementi sintomatici dell agitazione delirante preesistente al<strong>la</strong><br />

prolungata colluttazione con gli agenti, <strong>la</strong> teoria Thiene-Beduschi si pone come<br />

unica, convincente, corroborata da prove, spiegazione del meccanismo causale.<br />

Tutti i ragionamenti dei consulenti di parte restano quindi inficiati da una premessa<br />

confutata in fatto, all inizio sostenuta dalle affermazioni interessate degli imputati,<br />

<strong>la</strong> cui falsità è già stata dimostrata.<br />

402


Lanestesista prof. Giron, che ammette un abitudine al massimo schematismo nel<br />

suo approccio ai problemi, non ha alcun dubbio nel muovere dal dato che considera<br />

indiscutibile, senza disporre degli elementi di prova, che alle 5,30 del 25 settembre,<br />

Federico Aldrovandi fosse in condizioni di intensa agitazione psicomotoria .<br />

Essendo tale premessa falsa o indimostrata, potremmo chiudere con l esame del<strong>la</strong><br />

posizione che su tale premessa, ingigantendo<strong>la</strong> al parossismo, svolge i passaggi<br />

successivi dell argomentazione.<br />

Ne facciamo cenno ugualmente per completezza e per <strong>la</strong> manifesta intrinseca<br />

imp<strong>la</strong>usibilità <strong>delle</strong> deduzioni.<br />

Ovvio che se postuliamo uno stato patologico di tale portata, le re<strong>la</strong>tive <strong>cause</strong> non<br />

possono che essere pregressi stati patologici mentali o l assunzione di sostanze<br />

stupefacenti. Per il prof. Giron in Aldrovandi operano entrambe queste <strong>cause</strong>: un<br />

qualche disagio psichico giovanile nell adolescenza ; il mix di sostanze rilevate,<br />

senza alcun dubbio e senza alcuna discussione poste a base dell agitazione. Se c è<br />

l agitazione bisogna trovare <strong>la</strong> causa ad ogni costo . E allora va bene tutto, dai<br />

disagi giovanili ( inesistenti ) al mix di sostanze riscontrato il cui effetto presunto,<br />

come vedremo, è privo di alcuna base scientifica.<br />

Da ciò una serie di passaggi automatici:<br />

crisi di agitazione psicomotoria intensissima, un meccanismo irrefrenabile perché il cervello perde<br />

il controllo di se stesso, ed è fatale poi che non intervenendo <strong>la</strong> conclusione è quel<strong>la</strong> dell arresto,<br />

del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> elettrica dell individuo, fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re o tachicardia ventrico<strong>la</strong>re, purtroppo<br />

uno ci <strong>la</strong>scia <strong>la</strong> pelle.<br />

Il consulente glissa sulle circostanze ambientali che possono avere esasperato<br />

l agitazione, così come glissa su quel non intervenendo che sembrerebbe<br />

escludere il determinismo ininterrotto causale, al quale <strong>la</strong> sua descrizione farebbe<br />

pensare. Completa adesione quindi alle posizioni Berti Donini sugli effetti sinergici<br />

del<strong>la</strong> combinazione di sostanze che da un <strong>la</strong>to provocano l agitazione e dall altro <strong>la</strong><br />

rendono inevitabilmente fatale attraverso il noto meccanismo dell effetto<br />

depressivo dell eroina sui centri respiratori in presenza di una accresciuta richiesta<br />

di ossigeno per l agitazione<br />

Sugli effetti del<strong>la</strong> ketamina il prof. Giron non ha dubbi per effetto di una singo<strong>la</strong>re<br />

petizione di principio: vi era l agitazione, questa non può che essere stata prodotta<br />

da sostanze stupefacenti; Federico Aldrovandi aveva assunto ketamina; questa era<br />

pertanto <strong>la</strong> causa dell agitazione psicomotoria. Un ragionamento circo<strong>la</strong>re che non<br />

fa una grinza se non per il fatto che non spiega nul<strong>la</strong>.<br />

Il ragionamento del prof. Giron si snoda intorno a questo nucleo concettuale:<br />

Io, ripeto, per natura devo occuparmi di situazioni di urgenza e di emergenza e tendo a<br />

schematizzare fortemente. Se questo era in queste condizioni le <strong>cause</strong> erano o l una o l altra. La<br />

patologia mentale può, sul<strong>la</strong> base di quello che ho letto nell anamnesi, forse aver rappresentato<br />

403


un substrato, forse, non resta altro che l assunzione di droghe. Dopodiché a me è irrilevante che<br />

abbia preso cento, uno o mille, certamente in quel caso si è verificata una situazione di intensa<br />

agitazione psicomotoria. Questo è un dato di fatto su cui io credo non sia neanche il caso di<br />

discutere.<br />

Appare ragionevole, sul<strong>la</strong> base di un tale approccio metodologico, disattendere in<br />

toto ogni altra affermazione del prof. Giron, non senza riportare un altra<br />

paradossale affermazione del consulente, secondo cui l agitazione di Aldrovandi era<br />

destinata al parossismo ed a consumare il soggetto fino al<strong>la</strong> <strong>morte</strong>,<br />

indipendentemente dal<strong>la</strong> colluttazione, poichè <strong>la</strong> violenza e l agitazione si sarebbero<br />

comunque scatenate in qualsiasi altra forma, in un crescendo irrefrenabile. Il fatto è<br />

che non solo non vi è traccia dell agitazione prima dell intervento degli agenti ma<br />

che per loro stessa ammissione vi è un momento di attenuazione del<strong>la</strong> presunta<br />

agitazione nell intervallo tra le due colluttazioni. Se poi le cose stessero come<br />

sostiene il prof. Giron, non si vede <strong>la</strong> ragione per cui dopo quasi mezz ora di<br />

agitazione parossistica Aldrovandi avesse deciso di scaricar<strong>la</strong> contro gli agenti,<br />

distogliendosi dal colpire alberi, pali, oggetti vari, attività a compiere <strong>la</strong> quale<br />

nessuno l ha visto, nemmeno gli agenti che hanno solo sentito ur<strong>la</strong> ma non i<br />

movimenti di Aldrovandi prima dell attacco nei loro confronti. La tesi è poi destituita<br />

di fondamento perché presuppone <strong>la</strong> <strong>morte</strong> inevitabile in tutti i casi di agitazione<br />

psicomotoria il che non è vero, essendo i decessi le eccezioni, e anzi scopo di tutta <strong>la</strong><br />

ricerca clinica in questa materia dimostrare <strong>la</strong> possibilità di salvare questi soggetti<br />

con opportune pratiche e con interventi terapeutici adeguati, praticabili anche in<br />

costanza dell agitazione stessa. Tutti i protocolli ospedalieri di cui abbiamo par<strong>la</strong>to in<br />

precedenza dimostrano, al contrario, <strong>la</strong> possibilità concreta che gli stati di agitazione<br />

possano regredire, facendo tornare il soggetto al<strong>la</strong> normalità. Lerrato approccio di<br />

Giron sta proprio nel considerare l intervento del<strong>la</strong> polizia equivalente per il<br />

soggetto al battere <strong>la</strong> testa contro un albero o contro un palo. Evidentemente, se <strong>la</strong><br />

polizia si comporta come un albero o come un palo, il problema del<strong>la</strong> responsabilità<br />

si deve porre.<br />

Consulente medico legale del<strong>la</strong> difesa è il dr. C<strong>la</strong>udio Rago. Dichiara di condividere<br />

metodo e conclusioni <strong>delle</strong> re<strong>la</strong>zione Ma<strong>la</strong>guti-Lumare: causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />

l insufficienza contrattile del miocardio, determinata da agitazione psicomotoria, in<br />

questo senso potendosi interpretare tutti i reperti autoptici.<br />

Questa deposizione è di notevole importanza per una singo<strong>la</strong>re ragione. Il dr. Rago<br />

cerca di confutare <strong>la</strong> tesi del prof. Beduschi che ha sostenuto che nel reperto<br />

istologico del cuore non sono evidenziabili bande di contrattura ma banali fibre<br />

ondu<strong>la</strong>te, affatto significative di infarto miocardico, di danno cardiaco ma<br />

manifestazioni di ipossia. Il dr. Rago esprime contraria opinione e per confutare il<br />

prof. Beduschi cita il luminare prof. Thiene, al momento sconosciuto al processo. Il<br />

dr. Rago svolge un panegirico di Thiene e afferma in partico<strong>la</strong>re:<br />

404


RISPOSTA Io rispetto il professor Beduschi. In realtà se va a vedere appunto gli studi del professor Thiene<br />

che nel Veneto è... lui è anatomopatologo, è ordinario di anatomia patologica dell università, lui è tito<strong>la</strong>re<br />

del registro <strong>delle</strong> morti improvvise, ha scritto numerosi testi e numerosi articoli anche su riviste prestigiose<br />

internazionali, se va a vedere <strong>la</strong> banda di contrattura e <strong>la</strong> banda di rottura è, ripeto, quando<br />

significativamente ci sono queste alterazioni, due ha un significato re<strong>la</strong>tivo, dieci o cento. Allora il vetrino<br />

che io vedo qua, mi pare che qualcuno abbia anche detto che è un artefatto, mi pare di avere letto.<br />

Interessa in questa sede osservare che il prof. Thiene è indicato dal consulente del<strong>la</strong><br />

difesa come <strong>la</strong> massima autorità in materia di morti improvvise e come lo stesso<br />

Thiene, nell ambito del<strong>la</strong> sua complessa diagnosi, appoggerà pienamente <strong>la</strong> tesi del<br />

prof. Beduschi, escluderà l esistenza di bande di contrattura nel vetrino del cuore,<br />

confutando il dr. Rago e quindi <strong>la</strong> tesi dell insufficienza contrattile del miocardio<br />

come causa di <strong>morte</strong>.<br />

Va sottolineato come l esito dell esame del dr. Rago non mettere in evidenza<br />

sostanziali difformità dal<strong>la</strong> consulenza Ma<strong>la</strong>guti ma neppure specifiche confutazioni<br />

o aspetti di inattendibilità dell ipotesi ricostruttiva formu<strong>la</strong>ta dai consulenti <strong>delle</strong><br />

parti civili. Si consideri, in partico<strong>la</strong>re, l ammissione del<strong>la</strong> p<strong>la</strong>usibilità dell ipotesi<br />

Beduschi sul fatto che <strong>la</strong> foto 18 del<strong>la</strong> consulenza Ma<strong>la</strong>guti indichi un edema<br />

cerebrale che potrebbe essere stato prodotto da un colpo di manganello.<br />

Per il dr. Rago non ci sarebbe i segni di un meccanismo asfittico nel<strong>la</strong> <strong>morte</strong> del<br />

giovane, pur ammettendo non potersi escludere nul<strong>la</strong> per correttezza scientifica. In<br />

partico<strong>la</strong>re anche per il dr. Rago un ruolo concausale dell asfissia è ipotesi<br />

teoricamente praticabile pur non sussistendo, a suo dire, elementi per avvalorar<strong>la</strong> .<br />

Preferibile <strong>la</strong> tesi del debito di ossigeno derivante dall agitazione. Anche in questa<br />

consulenza il fraintendimento del dato storico-circostanziale compromette <strong>la</strong><br />

comprensione del<strong>la</strong> realtà e <strong>la</strong> correttezza dell analisi. In tale contesto analitico<br />

compromesso, <strong>la</strong> posizione finale del dr. Rago è stata nel senso del<strong>la</strong> possibilità<br />

teorica di un ruolo concausale del<strong>la</strong> colluttazione nel<strong>la</strong> produzione dell evento<br />

letale, pur con tutti i distinguo e le riserve derivanti dalle errate premesse in fatto. Il<br />

carattere decisivo di dette premesse per tutto il ragionamento di Rago è tale che<br />

posto, in sede di controesame, di fronte al ragionamento controfattuale<br />

dell inesistenza in ipotesi dell agitazione psicomotoria, si è trovato in grande<br />

imbarazzo, nell incapacità di fornire alcuna spiegazione alternativa, ripiegando<br />

assertivamente sull effetto letale <strong>delle</strong> sostanze stupefacenti, causa di <strong>morte</strong> diretta<br />

esclusa da tutti consulenti, con l eccezione del<strong>la</strong> Berti Donini, tesi del tutto<br />

inconsistente.<br />

2.2.3. Il sostegno dello psichiatra e del cardiologo. Osservazioni critiche.<br />

Il prof. Berardi, ordinario di psichiatrìa a Bologna, sostiene di avere ricavato dal<strong>la</strong><br />

lettura dei verbali e degli atti processuali <strong>la</strong> convinzione che Federico Aldrovandi<br />

all alba del 25 settembre presentasse un quadro clinico riconducibile ad excited<br />

405


delirium syndrome, un quadro assai noto ad operatori dei centri di salute mentale<br />

nei quali il consulente dichiara di avere maturato notevole esperienza che lo aveva<br />

portato a condurre specifiche ricerche in col<strong>la</strong>borazione con esperti di altri paesi,<br />

confluite in un articolo pubblicato su rivista internazionale. Il quadro di excited<br />

delirium syndrome è ricavato dal consulente dal<strong>la</strong> completa accettazione del<strong>la</strong><br />

vicenda storica riportata dagli imputati.<br />

A partire da questa constatazione anche tale valutazione scientifica, costruita su dati<br />

diversi e incompatibili con gli esiti dell istruzione dibattimentale, andrebbe<br />

accantonata. Ne parliamo per verificarne <strong>la</strong> debolezza intrinseca e per ricavarne ogni<br />

elemento utile per una <strong>ricostruzione</strong> attendibile dell effettiva condizione di<br />

Aldrovandi nei momenti processualmente rilevanti.<br />

Spiegata <strong>la</strong> nozione di e.d.s. con riferimento al<strong>la</strong> condizione di un soggetto in stato di<br />

irrefrenabile agitazione psicomotoria, mossa e corredata da confusione mentale,<br />

idee strane, sbagliate e incorreggibili, il consulente precisa che le varianti del<strong>la</strong><br />

sindrome sono molteplici; quel<strong>la</strong> che avrebbe colpito Aldrovandi <strong>la</strong> più grave, in un<br />

nesso tra alterazione del<strong>la</strong> coscienza, dovuta allo sconvolgimento dei sistemi<br />

dopaminergici, sopore, perdita <strong>delle</strong> facoltà mentali ed eccitazione. Una sindrome<br />

già nota in psichiatria con il termine catatonìa agitata, conseguenza di una ma<strong>la</strong>ttia<br />

psichiatrica importante o di un assunzione di sostanze importanti ,<br />

puntualizzazione importante del prof. Berardi stesso. La sindrome è legata alle<br />

condizioni d uso di specifiche sostanze stupefacenti, al<strong>la</strong> storia individuale e,<br />

ovviamente, al<strong>la</strong> struttura biologica individuale. Nessuna sorpresa se <strong>la</strong> sindrome<br />

subentra in soggetti in stato inizialmente soporoso. Laggressività dei soggetti affetti<br />

dal<strong>la</strong> sindrome è notoria. Rottura <strong>delle</strong> fibrocellule musco<strong>la</strong>ri come effetto di intensa<br />

contrattura musco<strong>la</strong>re, attivazione massimale del sistema cardiocirco<strong>la</strong>torio,<br />

ipertermia, sono gli effetti di una condizione che comporta un elevata possibilità di<br />

esito letale per l azione <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine sul cuore. La scoperta dei farmaci<br />

antipsicotici aveva peraltro ridotto notevolmente il numero di queste morti,<br />

riducendo l incidenza <strong>delle</strong> ma<strong>la</strong>ttie e <strong>delle</strong> morti ospedaliere. Nei casi di <strong>morte</strong> in<br />

conseguenza di e.d.s. all autopsia si è rilevata tromboembolìa polmonare o infarto<br />

acuto del miocardio.<br />

A proposito degli effetti del<strong>la</strong> ketamina, secondo il prof. Berardi <strong>la</strong> sostanza è stata<br />

usata in esperimenti clinici per indurre <strong>la</strong> schizofrenia su pazienti volontari, onde<br />

studiare gli effetti biologici del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia mentale. Anche per Berardi <strong>la</strong> ketamina è<br />

sostanza di studio recente. Il consulente ha quindi descritto gli effetti del<strong>la</strong><br />

ketamina, citando uno studio inglese di Nutt et alii, tra questi stimo<strong>la</strong>zione cardiaca,<br />

aumento del<strong>la</strong> produzione cateco<strong>la</strong>minergica e quindi pressione arteriosa e<br />

frequenza cardiaca che salgono. In associazione con altri farmaci produce effetti<br />

sinergici di potenziamento degli effetti psicotropi e tossici. Sugli effetti combinati<br />

<strong>delle</strong> sostanze, il consulente cita lo studio di un altro esperto, Schifano. Sarebbero in<br />

crescita i casi di decessi per e.d.s. a seguito di intervento del<strong>la</strong> polizia, secondo studi<br />

406


americani e canadesi. Ciò perché, come nel caso Aldrovandi, soggetti che si trovano<br />

in stato di agitazione da sostanze all esterno dei circuiti ospedalieri, creano al<strong>la</strong>rme<br />

con richiesta di intervento del<strong>la</strong> polizia. Lintervento del<strong>la</strong> polizia, a differenza dei<br />

casi in cui i decessi si verificano prima dell intervento di personale pubblico,<br />

permette di registrare il comportamento <strong>delle</strong> vittime ed il suo stato al momento<br />

del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Nei casi di intervento del<strong>la</strong> polizia, secondo questi studi, si tratta di<br />

giovani dai vent anni in su che presentavano i segni dell e.d.s e che nel<strong>la</strong> maggior<br />

parte dei casi erano in stato di intossicazione da assunzione di sostanze<br />

stupefacenti. Nel<strong>la</strong> casistica esaminata nel corso di questi studi si erano poste tutte<br />

le problematiche del processo. I problemi che si presentavano erano re<strong>la</strong>tivi ad un<br />

intervento eccessivo del<strong>la</strong> polizia, con asfissia conseguente a percosse o<br />

immobilizzazione; nei vari casi non sarebbe stato riscontrato un collegamento<br />

causale tra l energico intervento degli agenti e <strong>la</strong> <strong>morte</strong>. In tutti i casi <strong>la</strong> <strong>morte</strong> era<br />

cardiaca o polmonare, riconducibile all e.d.s, frequente causa di <strong>morte</strong>, a sua volta<br />

indotta dalle sostanze assunte, influenti con <strong>la</strong> loro tossicità sul decorso causale. La<br />

sindrome e.d.s. è in sostanza equiparabile ad una psicosi schizofrenica e i<br />

meccanismi sono uguali in entrambi i casi.<br />

Anche Berardi, al termine dell esame del difensore, cade nel difetto di<br />

ragionamento circo<strong>la</strong>re da cui sono affetti tutti gli altri consulenti del<strong>la</strong> difesa. Da un<br />

<strong>la</strong>to esclude, ed in questo senso confuta, in quanto specialista del<strong>la</strong> materia, il<br />

contrario accenno del prof. Giron, secondo cui l agitazione di Aldrovandi poteva<br />

anche avere <strong>cause</strong> endogene di tipo psichiatrico 10 ; essa doveva ascriversi soltanto al<br />

mix di sostanze assunte. Posta l agitazione nelle forme e modalità risultanti dal<strong>la</strong><br />

versione degli imputati e da una lettura inevitabilmente disattenta e superficiale<br />

<strong>delle</strong> risultanze processuali, le sostanze assunte avevano certamente avuto effetto<br />

scatenante: l inversione logica non potrebbe essere più evidente. Non ci si chiede se<br />

40 nanogrammi di chetamina possano essere stati in grado di provocare l agitazione<br />

o se effettivamente Federico Aldrovandi avesse assunto LSD, in che misura o di che<br />

quantità e come mai non se ne fosse rinvenuta traccia. Non ci si interroga sul fatto<br />

che l eroina rinvenuta nel sangue a Torino fosse in quantità infinitesime con nessuna<br />

traccia nel<strong>la</strong> bile, circostanza che crea comunque un dubbio, fondato su una<br />

testimonianza solida come quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> dr.ssa Licata, sul<strong>la</strong> realtà del<strong>la</strong> presenza<br />

dell eroina nelle quantità che si danno per indiscusse. Si dà per accertato l e.d.s. e si<br />

suppone quindi che le sostanze ne siano state inevitabilmente <strong>la</strong> causa. Al contrario<br />

si sarebbe dovuto dire se quelle modestissime quantità di ketamina in un ragazzo di<br />

diciotto anni e con <strong>la</strong> storia di Federico Aldrovandi giustificassero o meno<br />

l insorgenza di una condizione di agitazione psicomotoria corrispondente al<strong>la</strong><br />

casistica riscontrata su soggetti affetti da sindromi psicotiche acute. Il ragionamento<br />

sulle sostanze non tiene conto del dato reale e paga un prezzo alle necessità<br />

10<br />

Quindi posto che il ragazzo, al di là di qualche difficoltà durante il periodo sco<strong>la</strong>re, non era affetto da<br />

psicosi, quindi non vi è dubbio che quello che gli è accaduto è stato scatenato dalle sostanze ( p.34 )<br />

407


imposte dal dover giustificare <strong>la</strong> sussistenza del<strong>la</strong> sindrome. Un ragionamento che si<br />

ripete più volte, quasi che <strong>la</strong> ripetizione ne agevo<strong>la</strong>sse l attendibilità.<br />

Interessante è piuttosto l indicazione del consulente con riferimento alle tecniche da<br />

adottare per fermare persone fortemente agitate. Reduce dall esperienza dei centri<br />

di salute mentale di Bologna, il consulente ha ribadito come <strong>la</strong> direttiva<br />

fondamentale in tali casi consista nell agire in presenza di una forza soverchiante,<br />

tale da far comprendere al soggetto che non ha possibilità di vincere e lo induce a<br />

desistere. Il consulente ha ribadito che in tutti i protocolli si afferma che se c è una<br />

forza soverchiante questa circostanza può bastare a dissuadere, perché anche una<br />

persona nello stato descritto, a parte i casi più estremi, riesce a percepire che non<br />

ha possibilità di sfuggire all immobilizzazione. Il rilievo ha consento di muovere una<br />

contestazione al consulente che aveva affermato come condizione assoluta e<br />

generale uno stato di incoscienza del soggetto, del tutto insensibile al<strong>la</strong> fatica e al<br />

dolore, che non si combinerebbe con questa capacità di comprendere il rapporto di<br />

forze. L eccezione dei casi estremi non si connetterebbe con il fatto che <strong>la</strong> situazione<br />

di assoluta incoscienza non appariva riferita in precedenza solo ai casi estremi .<br />

Contraddicendo le precedenze affermazioni, il consulente ha descritto le moderne<br />

tecniche di contenimento come molto morbide e tendenzialmente col<strong>la</strong>borative:<br />

nel<strong>la</strong> maggior parte dei casi quando non si arriva a <strong>delle</strong> situazioni così compromesse come quel<strong>la</strong> in<br />

specie generalmente il paziente se ne rende conto. Comunque <strong>delle</strong> volte bisogna contenere con <strong>la</strong> forza,<br />

questo ci succede, allora <strong>la</strong> presenza dei Vigili per noi è di grande sollievo anche perché mentre in passato<br />

in psichiatria si prendevano degli infermieroni che erano scelti sul<strong>la</strong> taglia, oggi abbiamo <strong>delle</strong> belle ragazze<br />

che sono scelte sul<strong>la</strong> competenza tecnica professionale e quindi <strong>la</strong> presenza dei Vigili ci può essere d aiuto.<br />

Delle volte, come dicevo prima, piuttosto che i Vigili noi del reparto siamo costretti a chiamare <strong>la</strong> Forza<br />

Pubblica per pazienti magari ricoverati che in una prima fase sembrava che si riuscissero a gestire poi c è<br />

un acuzie di tipo excited delirium, come quel<strong>la</strong> che abbiamo visto in Federico ed allora a quel punto noi non<br />

riuscendo ad uscirne chiamiamo <strong>la</strong> Polizia, il posto di Polizia, se siamo al Maggiore chiamiamo il 113 e ci<br />

facciamo aiutare da loro, per forza p. 39<br />

Il prof. Berardi è quindi in condizione di affermare scientificamente che Federico<br />

Aldrovandi non solo era in stato di agitazione da e.d.s., perché così riferiscono gli<br />

agenti ( <strong>la</strong> riserva metodologica del rebus sic stantibus, con <strong>la</strong> quale ogni scienziato<br />

dovrebbe far precedere ogni asserzione su circostanze non personalmente<br />

verificate, non ricorre nelle deposizioni di questi consulenti ), ma è anche in grado di<br />

affermare che <strong>la</strong> crisi di Federico apparteneva al novero dei casi estremi .<br />

Lo stesso prof. Berardi deve ammettere che il rischio <strong>morte</strong>, anche in questi casi,<br />

sul<strong>la</strong> base <strong>delle</strong> moderne conoscenze psichiatriche è notevolmente ridotto con<br />

l applicazione tempestiva di moderne tecniche di contenimento; egli conferma<br />

l esistenza di artico<strong>la</strong>ti protocolli multiprofessionali assai qualificati che permettono<br />

anche in casi estremi, senza altri danni per il paziente del<strong>la</strong> temporanea perdita del<strong>la</strong><br />

libertà personale, trattamenti sanitari obbligatori dal definitivo carattere<br />

408


terapeutico. La debolezza su questo punto del consulente emergerà con evidenza<br />

nel corso dell esame del giudice.<br />

Posto che il compito, importante ma non unico, nel valutare le consulenze di parte<br />

consiste nel valutare <strong>la</strong> congruità del ragionamento, deve annotarsi come dal<br />

controesame del p.m. emerga una sostanziale confessione del consulente di avere<br />

valutato gli atti non per costruire <strong>la</strong> base del suo ragionamento ma solo per quel<strong>la</strong><br />

parte in cui convalidavano una tesi precostituita.<br />

Ad una specifica contestazione del p.m. sul grado di conoscenza degli atti il prof.<br />

Berardi ha testualmente risposto:<br />

RISPOSTA Le ripeto, signor Pubblico Ministero, io ho guardato un po tutti gli atti che sono un fascicolo<br />

veramente immenso, li ho guardati guidato anche dagli Avvocati, ho cercato di scorrerli tutti, chiaramente<br />

alcune cose, quelle che mi sembravano pertinenti al mio ragionamento e che mi servivano a cercare di<br />

farmi un idea del<strong>la</strong> situazione poi me le sono trascritte e appuntate, le altre sono sfuggite, comunque mi<br />

dica lei se c è qualcosa<br />

Dobbiamo opportunamente chiederci, sul piano del metodo, se il prof. Berardi abbia<br />

valutato il rischio che tutto il suo <strong>la</strong>voro potesse andare in fumo per l esistenza agli<br />

atti di elementi di fatto non pertinenti e non congruenti con il suo ragionamento.<br />

Evidente l imbarazzo per <strong>la</strong> contraddizione in cui il prof. Baraldi cade di fronte al<br />

quesito decisivo che <strong>la</strong> sua deposizione suscita. Baraldi è un clinico ed un avveduto<br />

professionista; ha trascorso <strong>la</strong> sua vita a curare ma<strong>la</strong>ti di mente e sa che <strong>la</strong> sua<br />

valutazione professionale cresce nel<strong>la</strong> misura in cui il maggior numero di pazienti<br />

viene salvato; egli sa quindi come pazienti agitati possono e debbono essere salvati.<br />

Al contempo dovrebbe tendenzialmente sostenere, senza disporre di conoscenze<br />

reali, che il caso Aldrovandi era inevitabilmente destinato ad esito infausto:<br />

DOMANDA Come si rientra da uno stato di questo genere? I suoi pazienti, quello che lei ha avuto modo di<br />

vedere, come poi rientravano in uno stato diciamo di maggior coscienza o di riassociazione, se vogliamo,<br />

dallo stato di dissociazione?<br />

RISPOSTA Mah ci sono stati, dipende dai casi. Essenzialmente se le cose vanno bene l effetto <strong>delle</strong><br />

sostanze, cioè se non c è una tossicità o si riesce a gestire o non c è un livello di intossicazione tale da<br />

portare al decesso, nel caso <strong>delle</strong> sostanze, partiamo da quello, è chiaro che poi queste sostanze hanno un<br />

metabolismo.<br />

In sostanza, Aldrovandi si poteva certamente salvare perché il suo stato di<br />

intossicazione, in ipotesi, non era certamente acuto, aveva un cuore giovane e<br />

forte non proveniva da gravi esperienze di tossicità da stupefacenti, all autopsìa non<br />

presentava chiari e gravi segni di <strong>morte</strong> cardiaca. Assenti, come vedremo, segni di<br />

lesione alle fibre del miocardio, che il dr. Rapezzi si sforzerà di affermare, smentito<br />

c<strong>la</strong>morosamente, e senza possibilità di replica, dal prof. Thiene.<br />

Sotto l incalzare del controesame il prof. Berardi vacil<strong>la</strong> ancora. La domanda<br />

intelligente colpiva al cuore il suo modello: posto che per Berardi l e.d.s. è in molti<br />

casi letale, indipendentemente da qualsivoglia intervento, si chiedeva al clinico di<br />

documentare quanti casi passati dalle sue mani si fossero risolti in decessi dei<br />

409


pazienti. Evidente qui il prof. Berardi è posto nell alternativa o di ammettere di<br />

essere un clinico nelle mani del quale i pazienti spesso decedono ovvero di dovere<br />

negare <strong>la</strong> propria precedente descrizione degli effetti del<strong>la</strong> sindrome. Ovviamente,<br />

<strong>la</strong> premessa di base sta nell<br />

affermazione del consulente dell identità degli effetti<br />

del<strong>la</strong> sindrome, a prescindere dal canale a Y di convogliamento del fattori scatenanti<br />

( ma<strong>la</strong>ttie mentale o abuso di sostanze ). La risposta è molto imbarazzata e cerca<br />

invano di tenere insieme i due aspetti del<strong>la</strong> questione:<br />

RISPOSTA Come si rientra da questi casi? Intanto<br />

DOMANDA Di tipo psichiatrico?<br />

RISPOSTA Intanto ci sono dei casi dove purtroppo non si rientra perché io ho memoria e ho<br />

conoscenza anche di casi letali in ambito psichiatrico, cioè di pazienti che sono deceduti.<br />

DOMANDA Di fronte a lei. Mi scusi professore, se io le ho chiesto <strong>la</strong> sua esperienza specifica, se<br />

le è mai capitato di vedere un paziente affetto da questa sindrome di excited delirium morire<br />

oppure se lo ha appreso dal<strong>la</strong> letteratura così come sono venuti molti a dircelo?<br />

RISPOSTA Sì, ne ho visti anche morire, ne ho visti morire proprio il periodo in cui ho <strong>la</strong>vorato a<br />

Ferrara e facevo <strong>delle</strong> guardie, all inizio del<strong>la</strong> mia carriera, i primi anni 80, facevo <strong>delle</strong> guardie in<br />

ospedale psichiatrico e ho visto dei pazienti morire da excited delirium, dopodiché queste morti mi<br />

hanno molto colpito e quando sono poi tornato a Bologna in istituto ed a <strong>la</strong>vorare in reparto mi<br />

sono dato proprio come uno dei miei interessi principali di prevenire al massimo le morti. Il<br />

direttore dell Istituto, allora il vecchio professor Gentili, era molto interessato a queste cose e così<br />

noi stabilimmo un rapporto di col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> medicina interna dell Ospedale Maggiore e<br />

mettemmo in piedi un protocollo molto artico<strong>la</strong>to, molto ricco proprio per gestire al meglio e<br />

prevenire, quindi un intervento, come dire, non comune, certamente non comune, era proprio un<br />

nostro scopo clinico scientifico. Quindi da lì <strong>la</strong> mortalità si è ridotta, però ci sono stati poi degli altri<br />

casi letali e sono a conoscenza di casi letali anche recenti, che però sono successi dopo che io ho<br />

<strong>la</strong>sciato il reparto e sono passato al centro di salute mentale.<br />

Insomma di e.d.s negli ospedali diretti dal prof. Berardi non si muore. Però di questa<br />

ma<strong>la</strong>ttia si moriva un tempo, quando il dr. Berardi non era ancora il prof. Berardi e si<br />

muore tuttora nei reparti <strong>la</strong>sciati dal dr. Berardi. Nelle mani del prof. Berardi dai<br />

primi anni ottanta non è più deceduto alcun paziente affetto da e.d.s.<br />

Il caso di Federico Aldrovandi sarebbe un caso forse unico in letteratura, un caso di<br />

sindrome acutissima , iperacuta , perché per il prof. Berardi nei casi acuti si<br />

muore nel giro di ore, nei casi meno acuti di giorni. Essendo Aldrovandi morto nel<br />

giro di mezz ora sarebbe stato interessante se il prof. Berardi avesse accompagnato<br />

<strong>la</strong> sua deposizione con il racconto di un caso analogo.<br />

Il caso Aldrovandi è dunque un caso unico nel<strong>la</strong> casistica degli e.d.s., seguendo il<br />

prof. Berardi.<br />

Il consuelente ha quindi ammesso che nello studio da lui citato non si faceva<br />

riferimento agli aspetti quantitativi del<strong>la</strong> sostanza assunta ma si dava solo conto<br />

dell accertamento del<strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> sostanza stessa nelle persone decedute.<br />

Berardi ha poi nettamente modificato il senso dello studio citato, re<strong>la</strong>tivo a 216 casi<br />

di morti, avvenute subito dopo l intervento del<strong>la</strong> polizia, specificando che si trattava<br />

410


di casi in cui si descrivevano tutte le condizioni del paziente morto a seguito<br />

dell intervento del<strong>la</strong> polizia senza stabilire nesso di causalità; all esito di questo<br />

studio era emerso che il fattore maggiormente presente era l abuso di sostanze, era<br />

l excited delirium syndrome ma <strong>la</strong> valutazione prescindeva dal<strong>la</strong> ricerca <strong>delle</strong><br />

effettive <strong>cause</strong> di <strong>morte</strong>.<br />

Sempre su sollecitazione del p.m., Berardi ha ammesso che non tutti gli assuntori di<br />

ketamina, ovviamente, sviluppano un e.d.s. dagli effetti mortali, reintroducendo<br />

l esigenza, non valutata nelle sue risposte sul caso concreto, di fissare per dare<br />

risposta <strong>la</strong> quantità di sostanza assunta, in combinazione con quali altre sostanze,<br />

con quale predisposizione, essendo comunque ragionevole attendersi una maggiore<br />

mortalità nei casi di uso massiccio di sostanze e di mix partico<strong>la</strong>rmente letiferi.<br />

Appare utile ricordare che il consulente ha dichiarato che da tempo segue 75 casi di<br />

pazienti in condizioni di psicosi acuta con diagnosi di schizofrenia, il 40% con origine<br />

nell abuso di sostanze. Nessuno di questi pazienti ha mai presentato condizioni e<br />

comportamenti equiparabili a quelli di Federico Aldrovandi. Il che ancor più<br />

conferma l assoluta eccezionalità del caso anche rispetto ad una casistica vasta,<br />

accurata e assai grave come quel<strong>la</strong> studiata dal prof. Berardi.<br />

Sull aspetto del rilievo del<strong>la</strong> quantità di ketamina rispetto agli effetti diagnosticati, il<br />

prof. Berardi ha ritenuto di rimettersi alle valutazioni di altri consulenti ( Donini,<br />

Avato, Giron ) con ciò dimostrando come tutte le sue assunzioni sugli effetti del<strong>la</strong><br />

ketamina negli studi citati sono state proposte senza tenere in alcun conto il dato<br />

quantitativo specifico riportato negli studi stessi, e prendendo quindi per buone le<br />

indicazioni degli altri consulenti del<strong>la</strong> difesa, a loro volta prive di specificazioni<br />

quantitative, secondo quindi un percorso metodologico viziato perché per potere<br />

trascurare il dato quantitativo, pure rilevato negli studi citati, il prof. Berardi ha dato<br />

per buona <strong>la</strong> teoria degli altri consulenti sugli effetti del<strong>la</strong> ketamina che a sua volta<br />

trascurava il dato quantitativo senza fornire alcuna ragionevole spiegazione di tale<br />

trascuratezza, a fronte <strong>delle</strong> puntuali deduzioni del<strong>la</strong> dr.ssa Licata sul carattere dose<br />

dipendente dell assunzione di ketamina.<br />

Tutte i precedenti difetti logici del<strong>la</strong> deposizione del prof. Berardi riemergono nel<strong>la</strong><br />

successiva fase dell esame. I risultati confermano <strong>la</strong> mancanza di adeguata base<br />

statistica e clinica nelle conclusioni del prof. Berardi sul caso Aldrovandi.<br />

Le precedenti risposte del prof. Berardi avevano messo in collegamento necessario<br />

il soggetto agitato in stato di e.d.s. con i cosiddetti trattamenti sanitari obbligatori,<br />

previsti dal<strong>la</strong> legge italiana. Appariva evidente come le condizioni del paziente<br />

affetto da e.d.s. eranpo paradigmatiche di un soggetto che necessitava di un t.s.o.<br />

Consequenziale chiedere al consulente quanti casi di t.s.o nel<strong>la</strong> sua esperienza<br />

avesero riguardato pazienti affetti di e.d.s., data <strong>la</strong> diffusività del<strong>la</strong> sindrome nel<br />

racconto del prof. Berardi.<br />

La riproduzione del dialogo conferma il giudizio sopra espresso:<br />

411


DOMANDA Senta, volevo chiederle: nel<strong>la</strong> sua esperienza quanti trattamenti sanitari obbligatori<br />

riguardano persone in stato di excited delirium syndrome?<br />

RISPOSTA È una domanda difficile quel<strong>la</strong> che mi fa, Presidente, perché è una domanda difficile,<br />

direi dico a spanne il 10 20%, perché <strong>la</strong> maggior parte dei trattamenti sanitari obbligatori<br />

riguardano situazioni, grazie a Dio, più benigne, ecco, queste sono <strong>delle</strong> forme rare estreme.<br />

DOMANDA In questi casi si tratta di soggetti affetti da patologie psichiatriche o si tratta di<br />

tossicodipendenti ed in che rapporto l uno con l altro?<br />

RISPOSTA Prevalentemente di soggetti affetti da patologie psichiatriche e più raramente di<br />

tossicodipendenti, io però par<strong>la</strong>ndo con i miei colleghi che <strong>la</strong>voravano all estero, par<strong>la</strong>vo con dei<br />

colleghi che <strong>la</strong>vorano al (Mozely Hospital) di Londra e loro dicono che di notte loro hanno una<br />

grande maggioranza di casi di excited delirium di stati psicotici acuti confusionali da sostanze. Da<br />

noi in Italia anche, a Bologna in partico<strong>la</strong>re dove io ho esperienza arrivano di notte i casi di<br />

intossicazione, li vediamo, vediamo l intossicato da cocaina, vediamo l intossicato da alcol, altro<br />

che se li vediamo, gli stati psicotici acuti confusionali, però al momento direi che non prevalgono<br />

sulle forme da patologie psichiatriche vere e proprie. Il problema come dicevo dell osservazione<br />

dell excited delirium da sostanze è che, come nel caso di Federico, se non avendo questa persona<br />

una storia psichiatrica, perché se uno ha una storia psichiatrica appena ha un comportamento<br />

strano è chiaro che viene riferita <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e quindi si approntano <strong>delle</strong> cure. Se uno non ha una<br />

storia psichiatrica, davanti ad un comportamento di questo genere è difficile per <strong>la</strong> gente capire<br />

che cos è e poi indubbiamente prevale lo spavento davanti a dei comportamenti esplosivi, prevale<br />

lo spavento e <strong>la</strong> prima reazione istintiva chiamare <strong>la</strong> Forza Pubblica per impedire che succedano<br />

cose peggiori, quindi non sempre arrivano.<br />

La prima osservazione che possiamo trarre è che in nessuna <strong>delle</strong> sue numerose<br />

esperienze con ma<strong>la</strong>ti di mente e con soggetti in stati psicotici acuti da sostanze, il<br />

prof. Berardi si è trovato nel<strong>la</strong> necessità di disporre un t.s.o. Solo Aldrovandi, privo di<br />

una storia psichiatrica e di un background di tossicodipendente, aveva creato<br />

condizioni tali da fare giudicare il suo comportamento come esplosivo e<br />

terrorizzante.<br />

Berardi ha confermato che i soggetti affetti da e.d.s. sono curabili. Si trattava quindi<br />

di sapere dal tito<strong>la</strong>re di specifica esperienza sul campo quanti pazeinti affetti dal<strong>la</strong><br />

sindrome risultava fossero deceduti e quanti invece erano stati curati e salvati.<br />

La risposta di Berardi è <strong>la</strong> seguente, molto chiara e indicativa:<br />

DOMANDA Quindi un certo numero di queste persone e di questi interventi diciamo energici,<br />

persone che manifestano <strong>la</strong> sindrome ci sono, nel<strong>la</strong> sua esperienza esistono?<br />

RISPOSTA Sì.<br />

DOMANDA Quanti decessi ha avuto nel<strong>la</strong> sua esperienza in questi casi?<br />

RISPOSTA Come le dicevo io ho avuto dei decessi<br />

DOMANDA Non quelli dell 80, andiamo a questi qui dopo l introduzione <strong>delle</strong> terapie, dopo ?<br />

RISPOSTA Io negli anni in cui ho <strong>la</strong>vorato in reparto che sono stati, a Bologna saranno stati 6 7<br />

anni, io personalmente non ho avuto decessi, però so di altri che hanno avuto decessi e so ancora<br />

oggi di colleghi di altri reparti a Bologna ed in altre città che hanno decessi, cioè un certo tasso di<br />

mortalità<br />

DOMANDA Allora io vorrei sapere certo certo.<br />

RISPOSTA In psichiatria esiste.<br />

412


DOMANDA Cè sicuramente. Io vorrei sapere il rapporto tra trattamenti sanitari obbligatori nei<br />

confronti di persone che presentano l excited delirium syndrome ed i decessi?<br />

RISPOSTA Il rapporto tra trattamento sanitario obbligatorio?<br />

DOMANDA Di soggetti che presentano l excited delirium syndrome ed i decessi nel corso del<br />

trattamento o nell ambito del trattamento?<br />

RISPOSTA Gliel ho detto, cioè in sostanza lei mi sta chiedendo forse come mai io<br />

DOMANDA Vorrei sapere se noi facciamo il trattamento sanitario obbligatorio, mandiamo i Vigili,<br />

mandiamo gli infermieri robusti per p<strong>la</strong>care un soggetto che presenta una sindrome<br />

RISPOSTA Ci possono essere dei decessi.<br />

DOMANDA Ce l abbiamo un dato su quanti decessi abbiamo rispetto al totale dei trattamenti<br />

sanitari che si applicano?<br />

RISPOSTA Bisogna andarlo a cercare, nel senso che io sono a conoscenza dei casi anche accaduti<br />

recentemente di pazienti con excited delirium syndrome che sono stati contenuti da personale<br />

sanitario o con l intervento del<strong>la</strong> Polizia e che sono deceduti. Ci sono<br />

DOMANDA Dove, a Bologna, in che ambito, regione, provincia?<br />

RISPOSTA In ambito regionale, abbiamo dei decessi anche in assenza di contenimento in pazienti<br />

che erano molto agitati e che sono stati ricoverati per cui dei miei colleghi sono, hanno ricevuto<br />

degli avvisi di garanzia, più di un mio collega ha ricevuto avvisi di garanzia proprio per questioni di<br />

questo tipo e quindi questo tipo di fenomenologia di accadimento esiste, altroché che esiste. È<br />

chiaro che, come le dicevo, se questa cosa avviene in ambito sanitario su un paziente conosciuto, è<br />

chiaro che si riesce a minimizzare il rischio, anzi le dirò di più, io credo, anche se non ho dei dati<br />

documentali con me di questo, ma penso di poterli reperire, io credo che i pazienti più a rischio<br />

sono quelli non conosciuti, cioè quelli in cui per <strong>la</strong> prima volta c è una crisi psicotica acuta a tipo<br />

excited delirium, perché se il paziente è conosciuto più o meno <strong>la</strong> gestione è un attimo più<br />

agevo<strong>la</strong>ta.<br />

Il consulente non è quindi in grado di stabilire il rapporto tra pazienti curati e salvati<br />

con t.s.o e pazienti deceduti. Lascia intendere che per tutti quelli deceduti si è<br />

profi<strong>la</strong>ta responsabilità per chi aveva l obbligo di agire e comunque ribadisce che<br />

nel<strong>la</strong> sua esperienza clinica nessun soggetto in stato di e.d.s. è morto. Il che rende<br />

del tutto opinabili le precedenti conclusioni di Berardi a meno di non considerare<br />

Aldrovandi una persona partico<strong>la</strong>rmente sfortunata. Tutte le esperienze del<br />

consulente, e ne ha raccontate alcune di straordinariamente violente e traumatiche,<br />

nelle quali si è dovuto ricorrere al contenimento, si sono concluse senza danni<br />

significativi per il paziente ( pag. 75-76 ).<br />

I protocolli esistono, specie per l esecuzione del TSO. Il ricorso alle forze dell ordine<br />

si ha quando si devono affrontare situazioni che vanno oltre le linee guida. Ciò<br />

significa che nel bagaglio professionale dei poliziotti deve esistere <strong>la</strong> capacità di<br />

affrontare soggetti agitati a richiesta <strong>delle</strong> strutture sanitarie che hanno perso il<br />

contatto interpersonale con il soggetto. Significa anche che neppure in questi<br />

ultimi casi <strong>la</strong> possibilità di recupero è compromessa.<br />

La presenza di un sanitario nelle situazioni di contenimento è necessaria e va<br />

opportunamente prevista e organizzata da parte del<strong>la</strong> forza pubblica che interviene.<br />

Non garantisce contro l esito letale ma aumenta le possibilità di prevenirlo, visto che<br />

il prof. Berardi auspica che tale presenza sia resa obbligatoria dai protocolli.<br />

413


Lultimo degli esperti di cui <strong>la</strong> difesa ha inteso avvalersi è il cardiologo prof. Rapezzi,<br />

sentito all udienza del 24 novembre 2008.<br />

Il prof. Rapezzi valuta il caso nel<strong>la</strong> visuale del<strong>la</strong> sua specializzazione.<br />

Considera interessante il dato istologico perché metterebbe in evidenza<br />

quell insieme di alterazioni che si chiamano bande di contrazione. Lapparire<br />

ondu<strong>la</strong>to <strong>delle</strong> fibrocellule del muscolo cardiaco viene messo in re<strong>la</strong>zione ad un<br />

presunto danno da cateco<strong>la</strong>mine: il muscolo cardiaco, immerso nel<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione<br />

ematica, reagisce ad un eccesso di stimo<strong>la</strong>zione adrenergica nel sangue, con una<br />

tipica contrattura, quasi spastica <strong>delle</strong> fibrocellule miocardiche. L<br />

414<br />

aspetto ondu<strong>la</strong>to<br />

del muscolo cardiaco in parecchi studi di ordine clinico, anatomopatologico forense,<br />

sarebbe stato messo in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> <strong>morte</strong> per danno da cateco<strong>la</strong>mine. Il quadro<br />

globale sarebbe coerente con l ipotesi di una iperstimo<strong>la</strong>zione del sistema<br />

adrenergico, causa di un eccesso di stimo<strong>la</strong>zione miocardica; un riscontro specifico<br />

sarebbe offerto costituito dagli organi a monte del cuore, che appaiono al<br />

cardiologo, che osserva i reperti dell autopsia, nettamente congesti. Il danno<br />

istologico del muscolo cardiaco, le bande da contrazione, <strong>la</strong> presenza di congestione<br />

del polmone e degli organi sp<strong>la</strong>ncnici, l assenza nei reperti anatomopatologici di<br />

meccanismi tali da ipotizzare un decesso di tipo soffocamento o comunque asfittico,<br />

deporrebbero per un meccanismo fisiopatologico che porta al<strong>la</strong> <strong>morte</strong> cardiaca<br />

del giovane in coerenza con gli studi sul meccanismo causale da e.d.s. Per Rapezzi i<br />

soli fatti rilevanti sarebbero quelli da lui elencati. Tutti gli altri sarebbero opinioni .<br />

In base a questi fatti si richiama uno scenario fatto di estrema stimo<strong>la</strong>zione<br />

cateco<strong>la</strong>minergica, di amine, di mediatori del sistema simpatico che portano sul<br />

cuore due tipi di condizione, due tipi di stimo<strong>la</strong>zione. Una stimo<strong>la</strong>zione da eccesso di<br />

contrazione che al<strong>la</strong> fine si traduce in una sproporzione fra l offerta di ossigeno al<br />

cuore e il bisogno drammaticamente acuto di ossigeno per <strong>la</strong> ipercontrattilità del<br />

cuore stesso e le aritmie, cioè i cortocircuiti elettrici che si riscontrano tipicamente<br />

nel<strong>la</strong> <strong>morte</strong> da danno cateco<strong>la</strong>minergico; il meccanismo prevede un momento<br />

ipossico, un momento di squilibrio fra un offerta di ossigeno che è quel<strong>la</strong> che è e un<br />

bisogno di ossigeno incrementato di 20-30, 100 volte in quei momenti, e una causa,<br />

probabilmente terminale, aritmica, il corto circuito che si instaura su un miocardio a<br />

sua volta imbevuto di cateco<strong>la</strong>mine. Dal punto di vista strettamente cardiologico i<br />

dati disponibili consentirebbero una <strong>ricostruzione</strong> del meccanismo terminale<br />

piuttosto precisa, tale da ammettere poche altre diagnosi differenziali.<br />

Quanto agli effetti del<strong>la</strong> ketamina, <strong>la</strong> risposta è in linea con le opinioni già acquisite:<br />

stimo<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> frequenza cardiaca, che può accrescersi notevolmente generando<br />

un quadro di alta portata cardiaca, che mette a dura prova l equilibrio fra offerta di<br />

ossigeno, che rimane invariata, e <strong>la</strong> domanda di ossigeno che viene ad essere<br />

incrementata notevolmente. A livello specifico del miocardio, del muscolo cardiaco,<br />

i danni che si verificano non sono solo danni secondari all ipossia, ma anche danni


secondari al<strong>la</strong> ipercontrazione del muscolo. Questo danno si verificherebbe anche<br />

se teoricamente si riuscisse ad aumentare l offerta di ossigeno. Un duplice danno,<br />

secondo due meccanismi, ipossico e da bande di contrazione, il tutto in un<br />

sinergismo peggiorativo. Uno scenario che si verifica quando il cuore in toto è<br />

devastato dalle bande di contrazione . Il consulente vede lo scenario di un<br />

muscolo cardiaco che va incontro a bande di contrazione, tipico dell inondazione da<br />

cateco<strong>la</strong>mine. Una diffusa alterazione di tutto il muscolo cardiaco che diventa<br />

pieno di bande da contrazione . Dal<strong>la</strong> valutazione del reperto discende<br />

inequivocabile il meccanismo di una iperstimo<strong>la</strong>zione cateco<strong>la</strong>minergica.<br />

Il prof. Rapezzi descrive un quadro devastante per il cuore; l espressione di uno<br />

sforzo continuo, estremo e prolungato in presenza di un crescente deficit di<br />

ossigeno per sostenere lo sforzo.<br />

E un quadro che va oltre tutto ciò che era stato fin qui detto dai consulenti e periti<br />

d ufficio, che non ne avevano affatto considerato il valore fondante di una diagnosi<br />

differenziale univoca ed esclusiva. La paro<strong>la</strong> del prof. Rapezzi renderebbe i dubbi, le<br />

incertezze e le difficoltà interpretative del dr. Ma<strong>la</strong>guti, assolutamente fuori luogo.<br />

Non ci sarebbe stata alcuna spiegazione alternativa a questa diagnosi così sicura e<br />

univoca se il prof. Thiene, in questo momento totalmente estraneo del processo se<br />

non nel<strong>la</strong> misura in cui il suo nome era stato evocato dal dr. Rago, non fosse<br />

intervenuto, semplicemente spazzando via l imprudente diagnosi del dr. Rapezzi,<br />

forse accentuata dal<strong>la</strong> consapevolezza di essere, fino a questo momento, senza<br />

specifico contraddittore.<br />

Chiamato ad un giudizio sulle <strong>cause</strong> prime il prof. Rapezzi si rimette ovviamente<br />

al<strong>la</strong> vulgata del contesto generale di e.d.s. che i colleghi psichiatri hanno da tempo<br />

illustrato . La sindrome sarebbe una <strong>delle</strong> <strong>cause</strong> riconosciute di inondazione del<br />

sistema di mediatori nervosi, in partico<strong>la</strong>re cateco<strong>la</strong>mine. La sequenza causale<br />

sarebbe quindi di elementare evidenza: exited delirium, bombardamento<br />

dell organismo da sostanze aminergiche, danno miocardico ipossico, danno<br />

miocardico finale aritmico: un modello fisiopatologico congruente con i dati che in<br />

pratica <strong>la</strong>scerebbe poche possibilità alternative.<br />

Le presunzioni si sommano le une alle altre, in un gioco di rimandi che riserva poco<br />

spazio ai fatti reali, secondo un meccanismo ripetuto che porta ad enunciati di verità<br />

di comodo, ottenuti semplicemente eliminando i fatti o costruendoli in funzione<br />

del<strong>la</strong> tesi precostituita che si deve sostenere con l eliminazione, in primo luogo, del<strong>la</strong><br />

maestra funzione del dubbio.<br />

La domanda, involontariamente insidiosa, sui tempi necessari a produrre un tale<br />

danno mette in evidente difficoltà il prof. Rapezzi che si trova a spiegare una<br />

situazione descritta forse con eccessiva enfasi e con una certa esagerazione,<br />

neppure necessaria allo scopo.<br />

È possibile dare una risposta a questa domanda anche se non è facilissimo, lei capisce che non è<br />

415


possibile mettere su un esperimento in cui nell uomo si infondono sostanze e si calco<strong>la</strong> il danno,<br />

però ci sono dati sull animale e dati spontanei in alcune ma<strong>la</strong>ttie dell uomo. I dati sull animale e i<br />

dati spontanei in alcune ma<strong>la</strong>ttie umane ci dicono che l ordine di grandezza è quello <strong>delle</strong> ore,<br />

citavo prima i dati sperimentali per far sì che nel topo o nel maiale o nel cane vengano prodotte<br />

queste alterazioni c è almeno un ora di perfusione di cateco<strong>la</strong>mine. Poi ci sono alcune condizioni in<br />

clinica come i tumori a cui accennavo prima in cui l organismo è bombardato da queste<br />

cateco<strong>la</strong>mine per settimane o mesi, ma se lei fa riferimento a un tempo minimo, mi pare di aver<br />

capito, che è questo il senso del<strong>la</strong> domanda, io userei l espressione un ora in analogia con i dati<br />

sperimentali di cui <strong>la</strong> letteratura è piena.<br />

Una risposta un modello di contraddizioni e di incongruenze: prima si par<strong>la</strong> di dati<br />

sperimentali sugli animali e, con riferimento ad alcune ma<strong>la</strong>ttie dell uomo, di ore.<br />

Addirittura, nell esempio citato in precedenza di alcuni tumori, il bombardamento<br />

cateco<strong>la</strong>minico durerebbe per settimane o mesi. Infine, per alcune specie animali<br />

(cane, topo, maiale) il tempo sarebbe stato di almeno un ora. Questa diventa<br />

quindi <strong>la</strong> risposta, in analogia con i dati sperimentali di cui <strong>la</strong> letteratura è piena ,<br />

considerando il cuore dell uomo equivalente a quello dei suddetti animali. Ma<br />

ciononostante <strong>la</strong> risposta è insufficiente posto che nel caso Aldrovandi i primi rumori<br />

vengono avvertiti in modo serio dopo le 5,30, essendo Fedrico almeno fino alle 5,23<br />

intento a comporre i numeri degli amici.<br />

Non è chiara <strong>la</strong> ragione del<strong>la</strong> successiva domanda. Ma soprattutto è il tenore del<strong>la</strong><br />

risposta a <strong>la</strong>sciare perplessi, se si considera che proprio dal rilievo dell ematoma al<br />

cuore da parte del prof. Thiene si avrà una svolta netta nel<strong>la</strong> comprensione del<br />

caso:<br />

DOMANDA I reperti autoptici che lei ha esaminato evidenziano dei danni diretti di tipo<br />

compressivo o da schiacciamento sul muscolo cardiaco?<br />

RISPOSTA Io non ho esaminato direttamente il materiale autoptico, ho esaminato i referti<br />

dell autopsia e in nessuno di questi referti c è un riferimento a un meccanismo di contusione, cioè<br />

di danno diretto sul muscolo cardiaco che ha <strong>delle</strong> caratteristiche anatomopatologiche facilmente<br />

riconoscibili. No, non ci sono dai referti questi rilievi. P. 10)<br />

Anzitutto <strong>la</strong> domanda. Nel processo si era par<strong>la</strong>to di tutto. Sembra però di potere<br />

dire che in nessun momento si era posto il dubbio da parte di alcuno di verificare il<br />

significato del<strong>la</strong> descrizione del cuore, ed in partico<strong>la</strong>re di quel<strong>la</strong> discromia<br />

rossonerastra a contorni sfumati , descritta nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione autoptica che il prof.<br />

Thiene dirà essere un ematoma sul fascio di his. Perché porre questa domanda? E<br />

soprattutto perché ribadire l assenza di rilievi pertinenti nei referti in presenza di<br />

una descrizione che potrebbe facilmente essere interpretata come il segno di una<br />

contusione?<br />

Il prof. Rapezzi conferma, infine, l irrilevanza rispetto all exitus del<strong>la</strong> colluttazione<br />

finale, date le condizioni di irreversibile sovreccitazione del<strong>la</strong> persona; una<br />

condizione che si sarebbe ugualmente manifestata pressocchè negli stessi termini<br />

416


anche in assenza dell azione degli agenti. Rapezzi concede un modesto incremento<br />

<strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine come effetto del<strong>la</strong> colluttazione ma si pone per il resto sul<strong>la</strong> linea<br />

del prof. Giron.<br />

Valgono sul punto tutte le osservazioni svolte con riguardo a Giron e Berardi.<br />

Per potere dichiarare irrilevante l effetto cateco<strong>la</strong>minergico del<strong>la</strong> colluttazione<br />

Rapezzi deve ammettere che <strong>la</strong> condizione di e.d.s. sia in quel momento giunta ad<br />

una fase estrema, parossistica, esasperata nel rapporto 500 o 1000 a 10 con il<br />

contributo del<strong>la</strong> colluttazione. Ma tutto ciò nel<strong>la</strong> sua costruzione è frutto di<br />

presunzione; ciò gli consente di sfuggire al<strong>la</strong> domanda. Lo stesso consulente<br />

ammette che <strong>la</strong> sua è una risposta conforme ad un modello astratto e come tale<br />

rispetto al<strong>la</strong> specifica domanda ( cosa porta a dire che Aldrovandi fosse in stato di<br />

e.d.s. estremo ) lo stesso Rapezzi ammette di fornire una risposta generica .<br />

Nessun dubbio,poi, che le foto del cuore rispecchino bande di contrazione in base ai<br />

referti autoptici.<br />

Per riequilibrare l iperrichiesta di ossigeno del cuore, sarebbe stato necessario<br />

interrompere l agitazione in modo da smaltire l eccesso di cateco<strong>la</strong>mine nell arco di<br />

alcune ore attraverso <strong>la</strong> sedazione ed il riposo. Un problema acuto sovrapposto<br />

poteva peggiorare <strong>la</strong> situazione. Si ribadisce, peraltro, che bande di contrazione in<br />

ipotesi di danno ipossico si verificano in misura limitata. Quando le bande di<br />

contrazione, come nel caso, avvolgerebbero interamente il cuore, il danno non<br />

sarebbe ipossico ma da eccesso di cateco<strong>la</strong>mine. La conclusione non è peraltro<br />

tratta dal<strong>la</strong> visione dei vetrini ma dal<strong>la</strong> mera descrizione svolta nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione dagli<br />

incaricati dell autopsia . Bande di contrazione e ondu<strong>la</strong>zione di fibre miocardiche,<br />

esprimerebbero lo stesso concetto.<br />

Messo a parte del<strong>la</strong> querelle tra il dr. Rago ed il prof. Beduschi sul valore da<br />

attribuire al<strong>la</strong> descritta presenza di ondu<strong>la</strong>zioni di fibre miocardiche, risolta da Rago<br />

invocando l autorità del prof. Thiene, anche il prof. Rapezzi si associa nell attribuire<br />

valore indiscusso al richiamo dell autorevolezza di Thiene:<br />

DOMANDA Lei conosce il professor Tiene?<br />

RISPOSTA Sì.<br />

DOMANDA Ha avuto modo di discutere di questo caso con il professor Tiene?<br />

RISPOSTA No.<br />

DOMANDA Condivide le affermazioni del dottor Lago che lo considera molto autorevole sul<strong>la</strong><br />

letteratura in materia di morti improvvise e sugli studi re<strong>la</strong>tivi alle morti di questo genere?<br />

RISPOSTA Il professor Tiene?<br />

DOMANDA Sì.<br />

RISPOSTA Sì, il professore Tiene è un esperto di cardiomiopatie cioè di ma<strong>la</strong>ttie geneticamente<br />

determinate del muscolo cardiaco, in partico<strong>la</strong>re di una ma<strong>la</strong>ttia che si chiama cardiomiopatia<br />

aritmogena, è un esperto internazionale di ma<strong>la</strong>ttie miocardiche geneticamente determinate oltre<br />

che un valente anatomopatologo.<br />

DOMANDA Sì, mi dice infatti qua il dottor Lago che è ordinario anatomia patologica<br />

all Università, lui è il tito<strong>la</strong>re del registro morti improvvise ha scritto numerosi testi, numerosi<br />

417


articoli su riviste prestigiose internazionali, per questo che le faccio questa domanda perché lo<br />

contrapporrebbe all autorevolezza del professor Beduschi, diciamo il dottor Lago, il professore<br />

Tiene.<br />

RISPOSTA Se <strong>la</strong> sua domanda è chi è più autorevole tra i due? La risposta è non lo so, se <strong>la</strong> sua<br />

domanda è: conosce il professore Tiene e lo stima? La mia risposta è sì.<br />

Anche per il prof. Rapezzi <strong>la</strong> diagnosi di e.d.s. si fonda sul<strong>la</strong> lettura degli atti del<br />

processo. E anche per Rapezzi, come per gli altri consulenti, vale un giudizio di<br />

approssimativa e superficiale conoscenza degli atti e quindi di sostanziale<br />

infondatezza dell assunto di base.<br />

Il prof. Rapezzi dichiara di avere esaminato <strong>la</strong> foto del cuore di Federico Aldrovandi<br />

e di avere rilevato una congruenza complessiva <strong>delle</strong> valutazioni dei medici legali<br />

con l iconografia presentata; nessuna discrepanza tra <strong>la</strong> foto e lo scritto. Non<br />

rilevati ematomi al cuore.<br />

2.3.4. Il diverso meccanismo causale proposto dai medici-legali<br />

dell accusa privata.<br />

Lintervento dei consulenti del<strong>la</strong> difesa <strong>delle</strong> parti civili aveva contribuito<br />

notevolmente a determinare gli esiti del<strong>la</strong> perizia d ufficio ammessa ed assunta dal<br />

Giudice dell udienza preliminare. Quegli esiti costituiscono una base di valutazione<br />

che l istruttoria dibattimentale non ha scalfito. Abbiamo visto come i consulenti<br />

del<strong>la</strong> difesa, per poter ribaltare le conclusioni del<strong>la</strong> perizia d ufficio che aveva<br />

attribuito un efficacia causale concorrente all azione di immobilizzazione svolta dagli<br />

agenti operanti, alle percosse e al<strong>la</strong> colluttazione, abbiano dovuto fare ricorso a<br />

dispositivi dialettici autoreferenziali, contraddittori e non fondati su solide basi<br />

analitiche. Tale linea si artico<strong>la</strong> su tre piani:<br />

- Una descrizione dell excited delirium syndrome da cui sarebbe stata affetto il<br />

giovane non solo non riscontrata dalle testimonianze ma del tutto iso<strong>la</strong>ta dal<br />

contesto storico-fattuale, accentuando alcuni a spetti di esso ben oltre i limiti<br />

oggettivi risultanti dalle testimonianze. In questo modo <strong>la</strong> patologia da cui sarebbe<br />

stato afflitto Aldrovandi diventava un caso unico ed estremo, trattandosi di<br />

condizione irreversibile tale da condurre certa; il caso era collocato nel punto<br />

estremo del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> di gravità del<strong>la</strong> medesima sindrome, un inquadramento per nul<strong>la</strong><br />

consentito dalle testimonianze e dal<strong>la</strong> storia clinica di Aldrovandi.<br />

- Attribuzione di un ruolo determinante al<strong>la</strong> ketamina nello scatenamento del<strong>la</strong><br />

sindrome e nel<strong>la</strong> produzione di effetti tossici concorrenti nel decesso, privo di reali<br />

basi scientifiche.<br />

- Riduzione all irrilevante nel rapporto con <strong>la</strong> preesistente sindrome dell azione<br />

violenta degli agenti e soprattutto al<strong>la</strong> condizione ipossica concausata<br />

dall immobilizzazione a terra nelle condizioni date.<br />

In questo quadro l intervento dei consulenti <strong>delle</strong> parti civili nel dibattimento<br />

418


permette una <strong>ricostruzione</strong> del percorso causale non solo più aderente alle<br />

risultanze processuali ma più equilibrato e capace di rispecchiare un decorso<br />

realistico degli eventi. Una conclusione che, se da un <strong>la</strong>to esclude, come si deve<br />

ormai dare per acquisito, <strong>la</strong> sussistenza di una sindrome di agitazione delirante,<br />

dall altro non ha bisogno per imporsi di negare una condizione di disagio psicologico<br />

del ragazzo legata alle vicende del<strong>la</strong> notte, che potrebbe avere interferito in termini<br />

di reazione all intervento degli agenti, pur in assenza di prove di un azione<br />

ingiustificata, aggressiva e prevaricatrice degli agenti medesimi. E evidente che<br />

quanto più perde legittimamente peso nel<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> dei consulenti <strong>delle</strong> parti<br />

civili <strong>la</strong> condizione di agitazione di Federico, che deve inevitabilmente ridursi al<br />

livello di un notevole impegno fisico nel corso del<strong>la</strong> prima colluttazione,<br />

caratterizzata da un rilevante tasso di violenza reciproca, testimoniata dalle frasi di<br />

Pontani ci è saltato addosso e l abbiamo bastonato di brutto per mezz ora , frasi<br />

che consideriamo del tutto attendibili ed indicative da un <strong>la</strong>to dell aggressività di<br />

Aldrovandi e dall altro <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> brutale reazione degli agenti, tanto più deve<br />

acquistarne <strong>la</strong> successiva violenta azione di contenimento, connotata dalle dure<br />

percosse con gli sfol<strong>la</strong>gente, l abbattimento al suolo e <strong>la</strong> compressione, finalizzata<br />

all immobilizzazione e all ammanettamento, incurante del rischio di ipossia che si<br />

faceva correre e soprattutto dei rischi di complicazioni imprevedibili che quel<strong>la</strong><br />

durissima azione poteva fare correre al paziente. In questa prospettiva il malore di<br />

Federico Aldrovandi del quale non era stata individuata fino all intervento del prof.<br />

Thiene <strong>la</strong> causa ultima, era certamente imputabile al<strong>la</strong> prolungata azione a terra,<br />

idonea di per sé a produrre autonomamente <strong>la</strong> <strong>morte</strong> attraverso il meccanismo<br />

ipossico, ben illustrato dai consulenti di parte civili, idoneo ad innescare uno<br />

specifico, finale meccanismo causale letifero attraverso l azione compressiva<br />

prolungata su delicatissime parti del corpo: il dorso, il torace , <strong>la</strong> zona<br />

diaframmatica, i polmoni, l addome.<br />

Escluse le fantasiose ricostruzioni in termini di e.d.s, <strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> del<strong>la</strong> causa<br />

del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> non può che prendere in considerazione <strong>la</strong> violentissima azione degli<br />

agenti, frutto di errata valutazione dei criteri di necessità e proporzione, incurante<br />

dei rischi connessi ad una immobilizzazione brutale del soggetto resistente, che<br />

avrebbe dovuto essere ridotto al<strong>la</strong> ragione con tecniche meno afflittive in intensità<br />

ed eventualmente con il ricorso ad una maggior forza estensiva, in modo da ridurre i<br />

tempi dell immobilizzazione e senza ricorrere a maltrattamenti non necessari e<br />

comunque non giustificati al<strong>la</strong> situazione. Nessuna stringente necessità imponeva<br />

agli agenti di fermare Aldrovandi ad ogni costo, se nel confronto fisico essi fossero<br />

apparsi soccombenti senza il ricorso ad atti di violenza fisica pericolosi, a partire<br />

dall uso del manganello e per l eccitazione all esca<strong>la</strong>tion del<strong>la</strong> violenza fisica<br />

reciproca per effetto del dolore provocato e del<strong>la</strong> reazione da esso indotta.<br />

Dall altro <strong>la</strong>to un ricorso al<strong>la</strong> violenza del tutto improprio, in una condizione di<br />

evidente superiorità numerica, quali che fossero le <strong>cause</strong> del<strong>la</strong> notevole forza fisica<br />

419


manifestata dal soggetto, in assenza di pericoli per beni di pari rilievo costituzionale.<br />

Dovendosi spiegare <strong>la</strong> <strong>morte</strong> dell arrestato, è del tutto consequenziale che <strong>la</strong><br />

diversa <strong>ricostruzione</strong> <strong>delle</strong> premesse storico-fattuali induca ad una lettura diversa<br />

dei medesimi elementi acquisiti con il <strong>la</strong>voro autoptico. Linterpretazione del<strong>la</strong><br />

<strong>morte</strong> cambia inevitabilmente di segno, una volta che le premesse da cui muove<br />

l interprete dei dati autoptici muti radicalmente. Lo stesso dr Ma<strong>la</strong>guti ha più volte<br />

affermato che se avesse potuto disporre di un diverso quadro storico circostanziale<br />

le sue conclusioni avrebbero potuto essere su punti decisivi diverse, facendolo<br />

avvicinare alle conclusioni dei consulenti <strong>delle</strong> parti private, che sin dall inizio hanno<br />

manifestato, come si è già osservato, una posizione di grande equilibrio. In nessun<br />

momento è stata disconosciuta un influenza significativa dell assunzione di sostanze<br />

nel modificare il comportamento di Federico Aldrovandi, un ruolo del tutto<br />

conforme alle indicazioni desumibili dal<strong>la</strong> letteratura medico-legale, non<br />

pregiudizialmente letta, nel<strong>la</strong> quale un effetto in termini di maggiore reattività ed<br />

eccitazione psicomotoria può essere ammesso alle basse dosi ma certamente in<br />

termini e a livelli non comparabili con <strong>la</strong> patologia estrema dell e.d.s., ricorrente<br />

nell esperienza medica in condizioni e circostanze incomparabili con quelle in cui si<br />

trovava Aldrovandi con <strong>la</strong> sua modestissima assunzione di ketamina e forse anche di<br />

LSD, secondo quanto di volta in volta hanno dovuto ammettere i consulenti del<strong>la</strong><br />

difesa. Tutto ciò senza trascurare gli effetti distorsivi nel processo di assimi<strong>la</strong>zione<br />

dello stupefacente prodotti dall iniziale incongrua azione degli agenti di fronte ad un<br />

soggetto alterato ma non certo esplosivo.<br />

In questa prospettiva l analisi del caso svolta dai consulenti <strong>delle</strong> parti civili presenta<br />

una lineare capacità esplicativa, incomparabile con le altre prospettazioni, fermo il<br />

dato decisivo dell aderenza alle circostanze accertate e quindi dell idoneità<br />

interpretativa derivante dall esclusione dell abnorme ipotesi dell e.d.s., insostenibile<br />

a fronte dell assenza di una reale p<strong>la</strong>usibile causa scatenante, del<strong>la</strong> durata minima<br />

del<strong>la</strong> presunta agitazione per potere produrre l effetto letifero, del<strong>la</strong> conseguente<br />

assurdità di assegnare ad un agitazione, per quanto di grado elevato, <strong>la</strong> capacità di<br />

determinare autonomamente in pochi minuti il decesso, in assenza di qualsivoglia<br />

contributo causale del<strong>la</strong> colluttazione che, nel contesto del<strong>la</strong> presunta agitazione, ha<br />

invece occupato quasi l intero tempo trascorso dall insorgenza all exitus, e <strong>delle</strong><br />

modalità del<strong>la</strong> successiva immobilizzazione.<br />

I quattro medici legali messi in campo dalle parti civili hanno svolto ruoli<br />

re<strong>la</strong>tivamente diversi.<br />

Il dr. Antonio Zanzi ha partecipato all autopsìa e con il dr Gua<strong>la</strong>ndri ha posto in luce<br />

i primi elementi significativi dei referti autoptici che militavano nel senso di un<br />

contributo causale <strong>delle</strong> circostanze del<strong>la</strong> colluttazione e dell immobilizzazione. Il<br />

dr. Varetto ha partecipato a Torino allo svolgimento dell incidente probatorio<br />

confrontandosi direttamente con il perito dr. Testi. Il prof Beduschi dall alto del<strong>la</strong><br />

sue esperienza e del<strong>la</strong> sua autorevolezza scientifica ma anche dell affidamento che<br />

420


le diverse autorità giudiziarie dell Emilia Romagna hanno riposto da anni nel<strong>la</strong> sua<br />

competenza, ha svolto una ricomposizione analitica <strong>delle</strong> diverse componenti del<br />

caso ad altissimo livello, tale da potere essere poi interconnesso senza soluzione di<br />

continuità con il fatto nuovo e decisivo rappresentato dall intervento del prof.<br />

Thiene.<br />

Ripercorrendo i risultati dell esame dei quattro consulenti <strong>delle</strong> parti civili, il dr.<br />

Zanzi ha ripercorso i risultati dell autopsia, confermando in partico<strong>la</strong>re come<br />

l aspetto del cuore non presentava tratti patognomonici di una patologia di origine<br />

naturale, in accordo anche qui col dr. Ma<strong>la</strong>guti ma in evidente contrasto con il prof.<br />

Rapezzi. Il dr. Zanzi ha firmato le due re<strong>la</strong>zioni, a due e a quattro mani, di cui<br />

abbiamo detto in precedenza e ne ha confermato le conclusioni. Ha sottolineato in<br />

partico<strong>la</strong>re il notevole incremento <strong>delle</strong> frequenza miocardica determinata dal<strong>la</strong><br />

violenta colluttazione, con aumento del<strong>la</strong> pressione arteriosa e conseguente debito<br />

d ossigeno. Il consulente riconduce ragionevolmente alle diverse fasi del<strong>la</strong><br />

colluttazione, oggettiva e provata, quel<strong>la</strong> situazione di debito d ossigeno che i<br />

consulenti di parte riconducono, invece, al non provato e.d.s., causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />

attraverso il meccanismo asfittico/ipossico già descritto. Il dr. Zanzi ha ribadito e<br />

descritto <strong>la</strong> presenza di tutti i segni che normalmente si associano con <strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />

asfittica. Molto attenta e incisiva <strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> respirazione normale e <strong>la</strong><br />

spiegazione del<strong>la</strong> difficoltà che subentra nel<strong>la</strong> respirazione una volta che si sia posti<br />

faccia terra in posizione prona con <strong>la</strong> testa girata su un fianco e compressa, così<br />

come il resto del corpo, in partico<strong>la</strong>re con l immobilizzazione del diaframma. In<br />

partico<strong>la</strong>re, nel<strong>la</strong> fase di sforzo <strong>la</strong> respirazione esige <strong>la</strong> mobilitazione di diversi<br />

gruppi musco<strong>la</strong>ri che <strong>la</strong> posizione assunta rendeva inutilizzabili. Ovviamente <strong>la</strong><br />

condizione del soggetto in debito di ossigeno è verificabile all esterno perché il<br />

soggetto manifesta con l agitazione e l emissione di tipici suoni <strong>la</strong> sua condizione di<br />

dispnea, il suo disperato sforzo di respirare. Ovvio che <strong>la</strong> prima esigenza in questi<br />

frangenti è di rimettere il soggetto nel<strong>la</strong> condizione per potere respirare<br />

liberamente; nessuna <strong>delle</strong> osservazioni sperimentali può consentire un idonea<br />

valutazione degli effetti del<strong>la</strong> posizione sul<strong>la</strong> respirazione in una situazione di<br />

agitazione derivante dallo stress del combattimento.<br />

Per Zanzi le ferite <strong>la</strong>cero contuse al cuoio capelluto non potevano considerarsi<br />

modeste ; furono non letifere ma comunque significative. Tutti i segni riscontrati<br />

all autopsia potrebbero essere compatibili anche con una <strong>morte</strong> cardiaca ad<br />

eccezione dell enfisema acuto. Nelle morti cardiache i polmoni presentano edema e<br />

non l enfisema acuto, manifestazione <strong>delle</strong> difficoltà respiratorie. Lattribuire alle<br />

sostanze stupefacenti assunte in dosi minimali una capacità scatenante di<br />

agitazione psicomotoria di grado elevato costituisce per il dr. Zanzi un assunzione<br />

insostenibile. Il mix può dare corso ad un certo stato di agitazione ma non ad<br />

un agitazione irrefrenabile e patognomonica. Uno stato di agitazione grave e<br />

pericoloso si era invece venuto a creare a seguito dell intervento del<strong>la</strong> polizia. Per il<br />

421


consulente senza <strong>la</strong> costrizione in posizione prona Aldrovandi non sarebbe morto.<br />

Anche l eventuale condizione di agitazione psicomotoria non sarebbe da considerare<br />

concausa dell evento ma semmai <strong>la</strong> condizione di base sul<strong>la</strong> quale ha inciso l azione<br />

del<strong>la</strong> polizia, in assenza <strong>delle</strong> quale, sbollita l eventuale stato di agitazione<br />

psicomotoria, Aldrovandi sarebbe tornato a casa. Lagitazione di Aldrovandi a terra<br />

ammanettato non era più un segno di resistenza e di combattimento ma vana<br />

ricerca di svinco<strong>la</strong>rsi per espandere il torace e respirare, quanto meno nel<strong>la</strong> fase<br />

finale dopo avere esaurito <strong>la</strong> capacità musco<strong>la</strong>re in una prima fase di resistenza<br />

all immobilizzazione. In questo caso sarebbero individuabili i segni che distinguono<br />

un movimento resistenziale da un movimento determinato da esigenze di salvezza.<br />

Laccertata circostanza di una richiesta di aiuto confermava che Aldrovandi si<br />

trovava in una fase difensiva e di ricerca di una via di salvezza, tanto più in una<br />

situazione in cui il bisogno d ossigeno fosse accentuato da pesi sul<strong>la</strong> schiena di<br />

agenti sdraiati o seduti.<br />

Il dr. Giorgio Gua<strong>la</strong>ndri firma con il dr. Zanzi <strong>la</strong> prima memoria a sostegno <strong>delle</strong><br />

ragioni <strong>delle</strong> parti civili al momento del deposito del<strong>la</strong> consulenza tecnica Ma<strong>la</strong>guti-<br />

Lumare. Provoca in tal modo lo svolgimento di un supplemento d indagine<br />

conclusasi con <strong>la</strong> seconda re<strong>la</strong>zione dell aprile 2006 a firma Avato-Ma<strong>la</strong>guti-Lumare.<br />

Esaminato all udienza del 29 settembre 2008, approfondisce le posizioni espresse da<br />

Zanzi.<br />

Il dr Gua<strong>la</strong>ndri nell analisi del caso muove correttamente a ritroso. Dai fatti certi a<br />

quelli che devono essere accertati indiziariamente.<br />

Il caso contemp<strong>la</strong> il decesso di un ragazzo di diciotto anni, in buono stato di salute,<br />

al<strong>la</strong> fine di una colluttazione con le forze dell ordine, che presenta segni di<br />

traumatismo in prevalenza al distretto cranico facciale, non idonei a causare <strong>la</strong><br />

<strong>morte</strong> ma che al contempo presenta all esame necroscopico i segni di una <strong>morte</strong><br />

asfittica, tra questi il più significativo e caratteristico l enfisema polmonare acuto,<br />

accompagnato da petecchie multiple, da un fenomeno microemorragico a livello<br />

dell encefalo, dei polmoni e del cuore. Tutti segni propri di una <strong>morte</strong> asfittica<br />

sebbene aspecifici, non esistendo segni specifici di questa causa di <strong>morte</strong>, ma idonei<br />

nel complesso a fondare, dato il contesto, <strong>la</strong> spiegazione di <strong>morte</strong> asfittica.<br />

In presenza di segni generici di <strong>morte</strong> asfittica il problema medico-legale per <strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>tiva diagnosi consiste nel trovare il mezzo asfittico. In assenza di prova di un<br />

mezzo meccanico esterno questo mezzo andava rinvenuto nei dati circostanziali.<br />

Tanto più questo quadro diventa risolutivo nel<strong>la</strong> risoluzione del tema quanto più<br />

l autopsia non sia in grado da so<strong>la</strong> di indicare una precisa causa di <strong>morte</strong>, essendo<br />

un autopsia in bianco . Quest assunto è di fondamentale importanza, si associa<br />

nel<strong>la</strong> sostanza alle considerazioni del dr. Ma<strong>la</strong>guti, e spiega il carattere decisivo del<strong>la</strong><br />

disponibilità e del<strong>la</strong> lettura <strong>delle</strong> prove. E come sia in definitiva l orientamento<br />

interpretativo dei risultati dell investigazione a costituire <strong>la</strong> base di lettura <strong>delle</strong><br />

risultanze autoptiche, che acquistano significato in funzione dei fatti che si<br />

422


considerano essersi verificati e <strong>delle</strong> loro modalità. Il quadro metodologico che il dr.<br />

Gua<strong>la</strong>ndri espone è di cristallina e realistica chiarezza, essendo questo consulente il<br />

solo che <strong>la</strong>icamente ponga i problemi da affrontare sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> realtà e non<br />

<strong>delle</strong> teorie o <strong>delle</strong> ideologie sulle quali model<strong>la</strong>re i fatti, metodo adottato invece dai<br />

consulenti del<strong>la</strong> difesa. In presenza di un autopsia ambigua o negativa, decisive<br />

diventano le circostanze nelle quali il soggetto muore.<br />

Di seguito il consulente <strong>delle</strong> parti civili fornisce un ulteriore importante indicazione<br />

di metodo e di prospettiva che conferma <strong>la</strong> tesi che ad un giudizio di responsabilità<br />

si poteva ragionevolmente pervenire già al termine degli incidenti probatori.<br />

Ragionando anche sul<strong>la</strong> so<strong>la</strong> base del materiale investigativo iniziale e <strong>delle</strong> stesse<br />

re<strong>la</strong>zioni di servizio degli agenti si poteva ricostruire il fatto artico<strong>la</strong>ndolo in tre fasi.<br />

Ammessa una fase iniziale di agitazione psicomotoria del ragazzo come, in ipotesi,<br />

descritta dai testimoni ( qui l evidente superiorità dell approccio che tiene conto<br />

anche <strong>delle</strong> circostanze avverse al<strong>la</strong> tesi propugnata ), una condizione che doveva<br />

essere registrata semplicemente come emergeva dagli atti, senza per ciò diventare<br />

l occasione per costruire immaginariamente uno stato diverso, più grave e del tutto<br />

peculiare quale l e.d.s., espressione di una condizione patologica di cui mancavano<br />

pressoché integralmente i segni reali, anche per l esistenza del tutto pacifica, come<br />

ammesso dai consulenti del<strong>la</strong> difesa, di una sca<strong>la</strong> gradata di manifestazioni di una<br />

condizione di agitazione psicomotoria e persino dello stato di delirio eccitato<br />

concetto che, come tutti insegnano, esprime situazioni radicalmente diverse tra<br />

loro, tra le quali l<br />

estrema, l acutissima si pone su un livello di assoluta<br />

eccezionalità rispetto all ordinaria manifestazione del<strong>la</strong> sindrome, si trattava di dare<br />

giusto peso anche le altre fasi del<strong>la</strong> vicenda emergenti dagli atti: <strong>la</strong> colluttazione e<br />

<strong>la</strong> restrizione a terra del soggetto che viene immobilizzato passando dal<strong>la</strong> posizione<br />

supina al<strong>la</strong> prona con mani legate dietro <strong>la</strong> schiena. Al termine di questa fase si<br />

verifica il decesso. Sul<strong>la</strong> base di questa impostazione, ripetiamo, <strong>la</strong>ica e realistica<br />

diventa irrilevante stabilire le <strong>cause</strong> dell agitazione psicomotoria. Nelle dimensioni e<br />

nei limiti di ciò che può essere concretamente affermato, un comportamento<br />

parzialmente alterato da un malessere dovuto all assunzione in quantità minime di<br />

una combinazione di sostanze stupefacenti può essere ammesso e trova <strong>la</strong>rgo<br />

consenso nel<strong>la</strong> casistica. Laberrazione consiste nel volere dare a tutti i costi una<br />

causa ad una condizione che non è affatto dimostrata, l e.d.s, forzando in modo<br />

indebito, come dimostra <strong>la</strong> difesa di parte civile, le evidenze scientifiche sugli effetti<br />

del<strong>la</strong> ketamina da so<strong>la</strong> o combinata con morfina ed alcol: evidenze che o non<br />

esistono o sono di segno contrario.<br />

Il problema sta tutto nel dare il giusto peso in termini di durata e di intensità dello<br />

sforzo fisico e di modalità <strong>delle</strong> azioni a queste tre fasi. Come si è già osservato, è<br />

inconcepibile descrivere l insorgere ed il radicarsi di uno stato di e.d.s. che<br />

marginalizza e pone nel nul<strong>la</strong> <strong>la</strong> seconda e <strong>la</strong> terza fase del fatto rispetto ad un<br />

episodio che si è consumato tutto nell arco di una trentina di minuti, dai primi segni<br />

423


dell agitazione al<strong>la</strong> <strong>morte</strong>.<br />

Con acutezza il dr. Gua<strong>la</strong>ndri sottolinea come il quadro del<strong>la</strong> situazione fosse già<br />

chiaro con <strong>la</strong> consulenza Ma<strong>la</strong>guti che aveva par<strong>la</strong>to di condizione di stress<br />

psicofisico per indicare l agitazione psicofisica, una condizione in cui l organismo<br />

sviluppa una massimale richiesta di ossigeno per essere mantenuta. Era <strong>la</strong> posizione<br />

di Ma<strong>la</strong>guti e Lumare, a sua volta una posizione realistica, che i periti d ufficio,<br />

imprudentemente, tradussero in inglese, introducendo un concetto che andava ben<br />

oltre ciò che i dati del<strong>la</strong> realtà permettevano di valutare.<br />

Il dr. Gua<strong>la</strong>ndri, per dare una spiegazione del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Aldrovandi, non ha bisogno<br />

di negare che il ragazzo avesse sviluppato durante <strong>la</strong> colluttazione una forza<br />

sovramassimale con conseguente necessità di consumare ossigeno per apportare<br />

energia ai muscoli. Il punto è che lo sforzo effettivamente prodotto dall organismo e<br />

<strong>la</strong> conseguente sua esigenza di ossigeno vengono frustrati dal<strong>la</strong> messa a terra e<br />

dall immobilizzazione in posizione ed in condizioni che riducono <strong>la</strong> capacità di<br />

ossigenazione, di venti<strong>la</strong>re e immettere aria nei polmoni.<br />

La descrizione completa del<strong>la</strong> vicenda mette in risalto quel meccanismo di <strong>morte</strong><br />

multifattoriale al quale hanno acceduto,al termine del loro esame, anche i periti<br />

d ufficio Testi e Bignamini.<br />

Il concetto di <strong>morte</strong> multifattoriale si chiarisce con il c<strong>la</strong>ssico ragionamento contro<br />

fattuale per il quale eliminata l una o l altra di queste fasi il decesso non si verifica o<br />

<strong>la</strong> <strong>morte</strong> non si spiega. In questo quadro per il dr. Gua<strong>la</strong>ndri decisiva è <strong>la</strong> fase finale<br />

dell immobilizzazione a terra, con il soggetto premuto a terra<br />

424<br />

in posizione prona,<br />

le cui caratteristiche sono rive<strong>la</strong>te dall evidente lesività riscontrata all intero<br />

emivolto sinistro, una lesività di tipo traumatico, ecchimotico-escoriativo,<br />

perfettamente compatibile sotto il profilo traumatogenetico e traumatodinamico,<br />

con <strong>la</strong> compressione a terra del corpo, con il volto schiacciato da un <strong>la</strong>to contro<br />

l asfalto, con un meccanismo di compressione e strisciamento produttivo degli<br />

evidenti e severi effetti ecchimotico-escoriativi, percebili dal<strong>la</strong> immagini.<br />

Lagitazione, l elevato consumo d ossigeno, l elevato bisogno d ossigeno,<br />

l interruzione parziale o totale dell approvvigionamento d ossigeno in funzione <strong>delle</strong><br />

condizioni e modalità dell immobilizzazione a terra producono uno stato<br />

ipossico/asfittico, quello sbi<strong>la</strong>nciamento tra necessità di ossigeno e capacità ridotta<br />

o annul<strong>la</strong>ta dell organismo, costretto a terra, di rifornire l apparato respiratorio,<br />

produttiva dell insufficienza miocardica acuta, di cui par<strong>la</strong> Ma<strong>la</strong>guti ma che è solo <strong>la</strong><br />

causa ultima, comune a molte altre <strong>cause</strong> di <strong>morte</strong> ( il cuore al<strong>la</strong> fine si ferma<br />

sempre), di una condizione preesistente. Senza <strong>la</strong> storia del caso, <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong><br />

<strong>morte</strong> non sarebbe definibile; inserito il quadro autoptico in quel contesto, <strong>la</strong> lettura<br />

appare di chiarezza disarmante.<br />

La indiscutibile onestà intellettuale del dr. Gua<strong>la</strong>ndri il quale fonda l intera sua<br />

<strong>ricostruzione</strong> sulle re<strong>la</strong>zioni di servizio degli imputati e non esclude, in ipotesi, al<strong>la</strong><br />

base di esso un fenomeno psicotico o un effetto degli stupefacenti, conduce a


valutare come altrettanto p<strong>la</strong>usibile l ipotesi dello stesso consulente secondo cui<br />

l origine dell agitazione di Federico Aldrovandi, anziché fondata su <strong>cause</strong> endogene,<br />

fosse al contrario l effetto di un iniziale diverbio con <strong>la</strong> polizia. Niente impedisce di<br />

affermare e, anzi, dopo <strong>la</strong> precedente <strong>ricostruzione</strong> del fatto questa deve essere<br />

ritenuta <strong>la</strong> spiegazione ragionevolmente ricavabile dagli atti, che l agitazione<br />

psicomotoria di Federico Aldrovandi sia insorta per effetto <strong>delle</strong> modalità del<br />

contatto con <strong>la</strong> polizia anche se su questo punto resta da considerare, ma <strong>la</strong><br />

posizione negativa degli imputati lo impedisce, quanto <strong>la</strong> risposta di Federico possa<br />

essere stata influenzata dal suo stato fisico, che va tuttavia esattamente legato al<strong>la</strong><br />

realtà <strong>delle</strong> quantità e qualità <strong>delle</strong> droghe assunte.<br />

Lestremo bisogno di ossigeno del<strong>la</strong> persona nel<strong>la</strong> fase finale del<strong>la</strong> sua vita, una<br />

necessità riconosciuta anche dai fautori del<strong>la</strong> tesi dell e.d.s., comporta che <strong>la</strong><br />

condizione di squilibrio determini un fenomeno convulsivo finale che connota<br />

appunta le fasi terminali prima del decesso. Posto il comune denominatore di tutte<br />

le ricostruzioni medico-legali di un<br />

insufficiente capacità dell organismo di<br />

soddisfare il fabbisogno di ossigeno, <strong>la</strong> crisi convulsiva ne rappresenta l<br />

epifenomeno. E quindi il soggetto muove braccia e gambe e cerca di liberarsi in tutti<br />

i modi. 11 La violenta agitazione <strong>delle</strong> gambe, il tentativo disperato di liberarsi,<br />

attuando uno sforzo estremo rilevabile dal complesso ecchimotico-escoriativo al<br />

volto, segni di una volontà di muovere ad ogni costo <strong>la</strong> testa, sono indicativi del<strong>la</strong><br />

situazione di un soggetto che cerca di liberarsi perché soffoca e di un altro che lo<br />

impedisce. Una condizione sussistente già al momento del<strong>la</strong> posizione supina, al<br />

momento del primo atterramento, rispetto al quale <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione di servizio For<strong>la</strong>ni-<br />

Segatto par<strong>la</strong> di una caduta a terra di schiena del ragazzo, seguita da una caduta<br />

sopra lo stesso del corpulento assistente For<strong>la</strong>ni. E<br />

ovvio che quanto più questa<br />

condizione determina un fabbisogno di ossigeno crescente sia per l agitazione che<br />

per lo sforzo compiuto durante <strong>la</strong> colluttazione sia per <strong>la</strong> compressione <strong>delle</strong> vie<br />

respiratorie, tanto più il soggetto continua ad agitarsi e a scalciare ferocemente,<br />

come è ovvio che sia essendo in gioco <strong>la</strong> partita del<strong>la</strong> vita, tanto più <strong>la</strong> reazione degli<br />

agenti accentua quel<strong>la</strong> condizione, secondo una spirale perversa.<br />

Questi rilievi del dr. Gua<strong>la</strong>ndri devono ritenersi indiscutibili ed il loro<br />

disconoscimento e, soprattutto, l ottusa interpretazione che ne diedero gli imputati<br />

in termini di perpetuazione di volontà di resistenza, costituisce un dei profili più<br />

gravi ed evidenti di responsabilità, per non avere riconosciuto l affanno del soggetto,<br />

le manifestazioni di fame d aria, <strong>la</strong> difficoltà respiratoria ( rantoli, conati, emissioni<br />

sonore o richieste di aiuto strozzate, che progressivamente si affievolivano ), tutto<br />

appiattendo nel<strong>la</strong> cieca convinzione di avere a che fare soltanto con un nemico che<br />

si dibatteva per offendere e non perché, in difficoltà, reagiva violentemente per<br />

assecondare l istinto di sopravvivenza.<br />

11<br />

Per spiegare <strong>la</strong> condizione, il dr. Gua<strong>la</strong>ndri introduce un efficace quanto macabro richiamo al ruolo del<br />

tirapiedi , ausiliare del boia di Roma nelle esecuzioni per impiccagione.<br />

425


La presenza di segni indiscutibili dello sforzo respiratorio, che dovevano essere colti,<br />

è confermata dal tecnico che ne coglie <strong>la</strong> traccia clinica nell enfisema polmonare<br />

acuto riscontrato nel cadavere, manifestazione del violento tentativo del soggetto di<br />

muovere <strong>la</strong> gabbia toracica e <strong>la</strong> musco<strong>la</strong>tura che muove il respiro, uno sforzo che,<br />

non riuscendo a vincere l ostacolo, produce rottura dei setti dei polmoni, con l aria<br />

che rimane ingabbiata, il polmone che si gonfia, formando l enfisema, un indice<br />

univoco del<strong>la</strong> condizione in cui si è trovato il soggetto, sottoposto ad una violenta<br />

compressione del tronco mediante l applicazione del peso del corpo di un agente,<br />

prima sdraiato e poi seduto, dato ormai riscontrato dall istruttoria, e che il<br />

consulente indica come fattore, non solo evidentemente idoneo a produrre<br />

l asfissia, ma logicamente compatibile con <strong>la</strong> volontà di immobilizzazione assoluta<br />

degli imputati, non pensabile senza un azione di immobilizzazione al tronco; una<br />

compressione che a sua volta accresceva il fabbisogno di ossigeno, questa volta per<br />

riduzione meccanica del<strong>la</strong> fornitura, espandendo a dismisura il meccanismo e<br />

creando quel tipico scompenso che provoca <strong>la</strong> <strong>morte</strong> secondo una dinamica asfittica<br />

simile a quel<strong>la</strong> che si riscontra nel delirio eccitato, con <strong>la</strong> differenza che le re<strong>la</strong>tive<br />

condizioni nel<strong>la</strong> specie sono state provocate e accentuate dall azione degli agenti.<br />

Il dr. Gua<strong>la</strong>ndri ribadisce <strong>la</strong> sua convinzione dell assoluta irrilevanza del<strong>la</strong> mancanza<br />

di segni, lividi, ecchimosi, sulle ragioni dorsali del soggetto al fine di diagnosticare <strong>la</strong><br />

compressione al tronco. Il sedere sul<strong>la</strong> schiena di un altra persona, gravando con<br />

tutto il peso, non provoca lividi o ecchimosi. Ugualmente appoggiando un<br />

ginocchio, un gomito, un braccio una mano.<br />

Osservazione interessante, posto che non è dato comprendere <strong>la</strong> differenza<br />

sostanziale rispetto al<strong>la</strong> produzione del<strong>la</strong> compressione, tra l effettuare <strong>la</strong> pressione<br />

con tutta <strong>la</strong> forza del braccio o <strong>delle</strong> braccia, circostanza ammessa sostanzialmente<br />

dagli imputati, salvo ridurre, in ipotesi, il peso del<strong>la</strong> compressione di mano, e<br />

l effettuar<strong>la</strong> sedendosi o sdraiandosi sul busto o apppoggiandovi il ginocchio. Si<br />

tratta di identiche modalità di blocco del<strong>la</strong> gabbia toracica, nessuna idonea a<br />

produrre ecchimosi, come risulta dal<strong>la</strong> casistica <strong>delle</strong> diverse forme di asfissia<br />

meccanica pura richiamate dal consulente. Di comune esperienza <strong>la</strong> conferma che<br />

una tempestiva eliminazione del<strong>la</strong> compressione, reclinando il soggetto su di un<br />

fianco avrebbe permesso un recupero di respiro salvifico.<br />

Preciso e convincente il ragionamento che esclude <strong>la</strong> morfina tra le <strong>cause</strong> di<br />

affievolimento del<strong>la</strong> capacità respiratoria. La morfina si limita a indebolire i centri<br />

del respiro sensibili all aumento dell anidride carbonica; indebolisce lo stimolo a<br />

respirare e a muovere il torace e il diaframma all aumento dell anidride carbonica; <strong>la</strong><br />

morfina deprime questo impulso ma questa condizione non è sufficiente a<br />

determinare l evento anche perché l impulso a respirare era manifesto, dato<br />

l impegno manifestato dal ragazzo nel<strong>la</strong> colluttazione, segno di una piena<br />

disponibilità al respiro. In ogni caso <strong>la</strong> dose di eroina riscontrata, anche tenendo solo<br />

conto <strong>delle</strong> analisi ferraresi era inidonea ad inibire i centri bulbari del respiro. In<br />

426


nessun momento il dr. Ma<strong>la</strong>guti aveva indicato <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> nell azione<br />

deprimente del<strong>la</strong> morfina, avendo<strong>la</strong> individuata nello stress psicofisico, i cui effetti<br />

complessivi potevano essere stati eventualmente solo aiutati da una parziale<br />

depressione dei centri del respiro, un effetto peraltro smentito dal dato obbiettivo<br />

di una azione meccanica, idonea ad impedire e a rendere difficoltosa dall esterno<br />

l azione respiratoria. Nel pensiero del dr. Gua<strong>la</strong>ndri l asserita azione deprimente<br />

del<strong>la</strong> morfina era del tutto superata dal<strong>la</strong> manifesta volontà di Aldrovandi di<br />

respirare; prima ancora lo scompenso respiratorio era determinato non dal<strong>la</strong><br />

morfina ma dal<strong>la</strong> colluttazione, dall agitazione, dal<strong>la</strong> restrizione, con un azione del<br />

tutto trascurabile <strong>delle</strong> sostanze mai da alcuno indicate come <strong>cause</strong> o con<strong>cause</strong> del<strong>la</strong><br />

<strong>morte</strong> ma semmai come occasione, contesto, nel quale avevano agito le vere <strong>cause</strong>.<br />

Il dr. Gua<strong>la</strong>ndri ha agevolmente ragione <strong>delle</strong> contestazioni difensive che agitano<br />

l effetto depressivo del<strong>la</strong> morfina per farne una causa o concausa di <strong>morte</strong>,<br />

osservando come l eventuale azione causale <strong>delle</strong> sostanze non può essere valutata<br />

in modo avulso dal quadro clinico circostanziale e da quello anatomopatologico. Il<br />

che significa che al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> vi è l incrementato fabbisogno di ossigeno,<br />

determinato dai fattori esposti, tale da non potere essere supplito dal<strong>la</strong> capacità<br />

respiratoria, fondamentalmente per <strong>la</strong> restrizione praticata nnel<strong>la</strong> fase di<br />

immobilizzazione.<br />

Il dr. Gua<strong>la</strong>ndri espone quindi un quadro di esemp<strong>la</strong>re chiarezza nello spiegare <strong>la</strong><br />

causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> che si apprezza per l equilibrio nell assegnazione di una<br />

collocazione e di un peso a tutti i fattori storico-circostanziali, senza esclusione di<br />

alcuno di esso, concedendo tutto il possibile al<strong>la</strong> difesa e giungendo, ciononostante,<br />

ad assegnare un ruolo concausale imponente al<strong>la</strong> sconsiderata azione di restrizione<br />

a terra da parte degli imputati, preceduta da una massimizzazione dello stato di<br />

agitazione preesistente e quindi dell impegno dell apparato cardiorespiratorio,<br />

attraverso una violenta azione percussiva e traumatizzante.<br />

Il dr. Lorenzo Varetto è altro consulente medico-legale <strong>delle</strong> partici civili; ha firmato<br />

<strong>la</strong> memoria a quattro mani depositata all esito dell incidente probatorio.<br />

Il suo contributo si apprezza partico<strong>la</strong>rmente dal versante del comportamento<br />

alternativo che gli imputati avrebbero potuto e dovuto tenere, avendo prodotto<br />

alcuni protocolli sulle modalità di trattamento di soggetti agitati, discussi in<br />

precedenza.<br />

Anche questo apporto si <strong>la</strong>scia preferire per <strong>la</strong> maggiore capacità esplicativa<br />

dell insieme <strong>delle</strong> circostanze rilevanti, per l equilibrio e <strong>la</strong> capacità di assimi<strong>la</strong>re nel<br />

modello esplicativo tutti i dati disponibili, compresi quelli favorevoli al<strong>la</strong> difesa. In<br />

generale <strong>la</strong> capacità di un modello esplicativo di dare conto di tutti i dati del<strong>la</strong> realtà<br />

e di tutte le prove e non soltanto di quelle utili è un indice di sua maggiore<br />

affidabilità, anzi è cioè che distingue un <strong>la</strong>voro con una qualche pretesa di rigore<br />

metodologico ( abbandoniamo l improprio concetto di scientifico ) dagli interventi<br />

427


a sostegno di una linea precostituita, costretti talvolta al compromesso sul piano<br />

del<strong>la</strong> logica.<br />

Esamineremo il contributo del dr. Varetto solo per gli elementi di conoscenza<br />

aggiuntivi che offre rispetti ai contributi del dr. Zanzi e del dr. Gua<strong>la</strong>ndri.<br />

In via preliminare va dato atto al consulente di non essere partito da alcuna tesi<br />

precostituita, ammettendo trattarsi di un caso molto complesso, rispetto al quale il<br />

<strong>la</strong>voro e le risposte del dr. Ma<strong>la</strong>guti appaiono complessivamente condivisibili.<br />

Riconosciuti i meriti di Ma<strong>la</strong>guti, una valutazione motivatamente dissenziente sta<br />

nell escludere il carattere accidentale o autolesionistico <strong>delle</strong> ferite al cuoio<br />

capelluto, dato il quadro di riferimento che postu<strong>la</strong> un confronto esacerbato tra più<br />

persone. Laltro motivo di dissenso da Ma<strong>la</strong>guti è nelle ragioni addotte per escludere<br />

<strong>la</strong> compressione del tronco.<br />

Largomentare di Varetto merita di essere direttamente ripreso:<br />

. Posto questo scenario, riesce ben difficile immaginare che si sia potuto produrre questa serie di lesioni<br />

del<strong>la</strong> testa, distribuite in un modo così diffuso se non per azione violenta da altra persona, che poi siano<br />

stati dei calci, dei manganelli, <strong>la</strong> testa sbattuta, e non parlo qua ancora di volontarietà, assolutamente,<br />

sbattuta contro un oggetto, contro una macchina, contro un muro, contro un qualcosa io questo<br />

francamente non lo so dire. Una lieve divergenza sull interpretazione dei reperti rispetto l opinione del<br />

dottor Ma<strong>la</strong>guti ce l ho per quanto riguarda <strong>la</strong> mancanza di lesioni <strong>delle</strong> parti molli parietali del tronco che,<br />

quando se n è discusso, mi pare che l abbia indotto a dire che tendenzialmente era da escludere una<br />

compressione sul tronco, se poi sbaglio in questa interpretazione poco importa, perché comunque è<br />

l ipotesi a cui faccio riferimento. Allora, è noto che per azione di corpi contundenti che non siano<br />

localmente partico<strong>la</strong>rmente traumatizzanti e soprattutto se ci sono degli indumenti di mezzo, si possono<br />

produrre <strong>delle</strong> lesioni anche molto gravi interne, anche senza avere esternamente nul<strong>la</strong>. Questo capita di<br />

vederlo in modo estremamente appariscente in certi incidenti stradali, nel pedone investito per esempio,<br />

può capitare che nel caricamento riporti una quantità di fratture costali senza avere lesioni esterne, qui non<br />

parliamo di un caso invece con <strong>delle</strong> lesioni scheletriche che sarebbero state sicuramente viste, ma è ben<br />

possibile non avere lesioni né scheletriche né di parti molle parietali anche subendo un importante<br />

compressione del tronco e del torace. Lo sanno i chirurghi, lo sanno i chirurghi per i quali è estremamente<br />

insidiosa <strong>la</strong> rottura del<strong>la</strong> milza per esempio, che è una cosa che si produce senza bisogno che ci sia nessuna<br />

lesione fuori, tante volte <strong>la</strong> mancanza di queste lesioni rende difficile il loro <strong>la</strong>voro, lo sanno i medici legali<br />

perché per esempio quando si par<strong>la</strong> di autopsia nei bambini, nell ipotesi di maltrattamenti, si consiglia di<br />

fare uno scuoiamento sistematico <strong>delle</strong> parti molli del tronco e degli arti diffusa a tutta <strong>la</strong> superficie<br />

cutanea, quindi uno scol<strong>la</strong>mento di tutta <strong>la</strong> cute proprio per verificare se al di sotto non ci siano <strong>delle</strong><br />

ecchimosi pur in assenza di lesioni superficiali, non so se mi sono spiegato. Questo è l unico punto di<br />

sostanziale divergenza nell interpretazione dei reperti. ( p. 115 )<br />

Il prof. Varetto ha quindi ripreso un altro argomento, sollevato dal<strong>la</strong> difesa in<br />

precedenza, risolvendolo in modo univoco, come del resto già in precedenza i periti<br />

d ufficio: il peso del cuore di 280 grammi, in un individuo alto 1,80 m, era<br />

assolutamente normale. Da escludere quindi qualsiasi significativa anomalìa in<br />

termini di fibrosi del miocardio.<br />

Vi è tuttavia un altro punto di fondamentale importanza sul quale il prof. Varetto<br />

coglie in errore il dr. Ma<strong>la</strong>guti. Lo si può affermare senza esitazioni perché sappiamo<br />

ciò che dirà il prof. Thiene. Ma conviene esplicitare il punto per osservare come il<br />

428


punto fosse stato già colto e avrebbe dovuto indurre a maggiore prudenza il prof.<br />

Rapezzi che interverrà successivamente, ricevendo una secca smentita, senza<br />

repliche 12 , da parte da parte del prof. Thiene:<br />

Cè stata una domanda con <strong>la</strong> quale si chiedeva se corrispondeva a <strong>delle</strong> bande di contrazione e mi<br />

pare che il dottor Ma<strong>la</strong>guti abbia risposto di sì. Su questo non sono d accordo, nel senso che sono<br />

aspetti diversi, le bande di contrazione sono degli aspetti istologici ben evidenti che sono<br />

dimostrativi di una ischemia miocardica protratta nel tempo, sono uno dei primi segni dell infarto<br />

del miocardio, il più precoce se vogliamo di quelli visibili sui vetrini. Londu<strong>la</strong>zione, <strong>la</strong><br />

frammentazione <strong>delle</strong> fibrocellule miocardiche è un reperto invece comunissimo che si vede nelle<br />

morti a decorso rapido, come le asfissie, come molte morti naturali ma non di origine cardiaca. Se<br />

vogliamo pensare che sia espressione di un ischemia miocardica, è espressione di un ischemia che<br />

avviene in una situazione talmente terminale da essere comune in pratica a tutte le morti possibili,<br />

non da tutte le morti, ma a moltissime morti a decorso rapido ( p.117)<br />

Questa posizione con l intervento di Beduschi e Thiene diventerà corale. Ciò che<br />

sorprende è da un <strong>la</strong>to che Ma<strong>la</strong>guti ne avesse fornito l esatta definizione e<br />

qualificazione in termini di analisi differenziale e dall altro che egli stesso abbia<br />

considerato irrilevante <strong>la</strong> distinzione ma soprattutto che il prof. Rapezzi abbia letto<br />

<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione come se vi fosse scritto bande di contrazione<br />

anziché ondu<strong>la</strong>zione<br />

<strong>delle</strong> fibre del miocardio.<br />

Anche per Varetto, prescindendo dal contesto, sono presenti tutti i segni di asfissia.<br />

Il consulente li elenca a pag. 118 e seguenti. Ma merita di essere riportato il passo<br />

nel quale il consulente spiega <strong>la</strong> differenza tra <strong>la</strong> maschera ecchimotica e <strong>la</strong><br />

coloritura del viso e del<strong>la</strong> zona scapolo-omerale, deducendo anche da ciò <strong>la</strong><br />

presenza di asfissia. Il reperto era stato trascurato da Lumare e Ma<strong>la</strong>guti che<br />

avevano par<strong>la</strong>to di ipostasi. Il dr. Varetto corregge anche qui in un modo che non<br />

sembra ammettere repliche:<br />

Ci sono <strong>delle</strong> petecchie sotto congiuntivali, ed a questo proposito merita aprire una picco<strong>la</strong><br />

parentesi, si è discusso anche qua nell udienza scorsa, forse anche un pochino in questa, sul<br />

significato di questa coloritura <strong>delle</strong> parti cefaliche, del cingolo scapolo-omerale, del collo, del<strong>la</strong><br />

faccia, se interpretar<strong>la</strong> come un fatto post mortale, cioè macchia (ipostatica) oppure come un<br />

fatto vitale, cioè ristagno attivo di sangue durante <strong>la</strong> vita; mi pare un problema superato, superato<br />

dal fatto che ci sono <strong>delle</strong> petecchie sotto congiuntivali. Allora, in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> gravità di questo<br />

ristagno di sangue, che caratterizza le asfissie, possiamo avere una cianosi del volto oltre <strong>la</strong> quale<br />

si formano <strong>delle</strong> petecchie sotto congiuntivali, oltre le quali si forma quel<strong>la</strong> che si chiama<br />

maschera ecchimotica, cioè <strong>delle</strong> vere e proprie ecchimosi, sono dei puntiformi, qualche volta<br />

anche più estese, del<strong>la</strong> pelle proprio, queste sono le espressioni di un ristagno notevolissimo che si<br />

ha in certe mobilizzazioni del torace quando <strong>la</strong> compressione sul torace e sull addome è completa<br />

ed istantanea e <strong>la</strong> <strong>morte</strong> interviene per una asfissia pura da immobilizzazione del torace, cosa che<br />

non è il nostro caso. Il fatto che ci siano <strong>delle</strong> petecchie sotto congiuntivali, permette di dire che<br />

c è stato comunque un ristagno di sangue nei territori encefalici, che questo sangue è stravasato<br />

12<br />

Non può essere considerata tale una rivalutazione del<strong>la</strong> posizione, attuata in misura radicale e sostanziale.<br />

429


nelle congiuntive e lì ha <strong>la</strong>sciato <strong>la</strong> sua fotografia, come l autovelox, è passato e ha <strong>la</strong>sciato <strong>la</strong> sua<br />

testimonianza indelebile, al di là del fatto che poi dopo ci possa essere un interpretazione al tipo di<br />

macchia costatica o al tipo di congestione del colorito cutaneo. ( p.118).<br />

Per Varetto il quadro interpretativo è complesso perché è un quadro di segni<br />

aspecifici che si riscontrano peraltro in casi di asfissia meccanica pura come quelli<br />

dell impiccagione con un lenzuolo con rapido prelievo del cadavere. I segni rilevabili<br />

in questo caso non sarebbero diversi da quelli osservati su Aldrovandi. Ma i<br />

meccanismi che possono produrre ipossia non sono rilevabili dall indagine autoptica<br />

a differenza da altre <strong>cause</strong> di <strong>morte</strong>. Pur disponendo del<strong>la</strong> prova del<strong>la</strong> causa<br />

violenta, in assenza del filmato dell azione, non si ha modo di sapere se l azione<br />

abbia agito per il tempo necessario. Tuttavia l analisi <strong>delle</strong> circostanze consente di<br />

ottenere risposte. Tra i dati che possono indirizzare utilmente nel senso indicato, si<br />

segna<strong>la</strong> il complesso di escoriazioni e le ecchimosi sul viso che si adattano ad una<br />

compressione esercitata sugli orifizi respiratori con modalità e per un tempo<br />

abbastanza lungo da creare quanto meno una difficoltà al<strong>la</strong> respirazione in questa<br />

sede. Dai dati storici risulta che<strong>la</strong> posizione prona con le mani ammanettate dietro <strong>la</strong><br />

schiena, in presenza di altre <strong>cause</strong> che non facilitano <strong>la</strong> respirazione, può dare un<br />

contributo nel crearsi del processo che conduce a <strong>morte</strong>. Con l aggiunta di pesi<br />

sopra al corpo, l ostacolo al<strong>la</strong> respirazione aumenta. La valutazione del<strong>la</strong> non<br />

rilevanza dei <strong>la</strong>vori sperimentali è convincente:<br />

In questo senso i <strong>la</strong>vori sperimentali bisogna prenderli un pochino con le molle perché il soggetto<br />

che si sottopone al<strong>la</strong> sperimentazione, sa di sottoporsi a quel<strong>la</strong> sperimentazione è preparato<br />

anche se ha fatto un po di pugi<strong>la</strong>to prima o se è stato strapazzato per finta o un po per davvero<br />

anche, però è un soggetto conscio del fatto che fa tutte queste cose in condizioni di sicurezza, non<br />

è una persona per <strong>la</strong> quale siano riconoscibili altre <strong>cause</strong>, è un po <strong>la</strong> differenza che si può<br />

immaginare tra un subacqueo che fa apnea e che in tutta calma, come viene insegnato, si prepara<br />

all immersione e si immerge risparmiando il più possibile le sue energie e raggiunge determinate<br />

profondità in una situazione che si può definire quasi di asfissia control<strong>la</strong>ta, nel senso che può<br />

stare ben più di un minuto sott acqua, rispetto ad una persona che colta al<strong>la</strong> sprovvista precipita in<br />

acqua ed annega magari nel giro di 5 minuti perché non è in grado di difendersi, perché ha <strong>delle</strong><br />

reazioni inconsulte a questo pericolo a cui viene esposto. (p. 121)<br />

Una citazione da un libro richiamato dallo stesso dr. Ma<strong>la</strong>guti permette al prof.<br />

Varetto di descrivere con assoluta chiarezza il concetto complesso di causa di <strong>morte</strong><br />

plurifattoriale, con un analisi che pure non può ancora tenere conto dell intervento<br />

del prof. Thiene :<br />

Cè il libro Canuto - Tovo, già citato nel<strong>la</strong> scorsa udienza che il dottor Ma<strong>la</strong>guti ha detto che gli<br />

piaceva moltissimo, che porta alcuni dati che non sono sperimentali, derivano da osservazioni sia<br />

da esperimenti su animali e sia da osservazioni in caso di disgrazie, leggo una frase, anzi un intero<br />

capoverso Esperimenti su animali ed osservazioni in casi di disgrazia hanno permesso di stabilire<br />

che basta un peso pari al<strong>la</strong> metà di quello del corpo per provocare l asfissia, questa è più lenta se<br />

430


essa grave solo sul torace, 16 18 ore, siamo chiaramente fuori dai nostri tempi, più rapida se è<br />

immobilizzato anche l addome, in modo da sopprimere i movimenti del diaframma, 8 10 ore. Se<br />

il peso è uguale al peso del corpo <strong>la</strong> sopravvivenza è di 1 o 2 ore nel primo caso, nel secondo <strong>la</strong><br />

<strong>morte</strong> può avvenire anche subito . Questo non è per dire che siamo sicuri che con un peso pari a<br />

quello del corpo questa persona dovesse necessariamente morire all istante per colpa di questo, è<br />

per dire che esiste una notevole variabilità individuale negli effetti che possono avere queste<br />

<strong>cause</strong> quando agiscono, soprattutto quando agiscono come con<strong>cause</strong> tante insieme. D altra parte<br />

il fatto stesso che per definire quel<strong>la</strong> che i periti hanno chiamato, ma non loro, hanno<br />

evidentemente riportato come citazione, <strong>la</strong> Excited Delirium Syndrome, che è questa sindrome del<br />

delirio agitato, dove si può andare incontro a <strong>morte</strong> in caso di costrizione fisica, di colluttazione, si<br />

usa <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> sindrome proprio che in medicina vuole definire una situazione nel<strong>la</strong> quale non si<br />

ha una causa che nel 100% dei casi determina quell effetto, ma si ha <strong>la</strong> possibilità in termine di<br />

rischio che ad una determinata condizione si associ un determinato evento. Questo credo che<br />

possa aiutare un pochino a capire qual è l ambiente in cui ci aggiriamo sul quale si deve ragionare,<br />

cioè non un rapporto causa effetto, proiettile che attraversa una testa, un cuore ed uccide,<br />

diventano importantissimi i dati circostanziali per capire se ed in quale misura un meccanismo<br />

asfissiante, potenzialmente asfissiante vi sia stato ed abbia agito e questi meccanismi, in questo<br />

caso parlo grosso<strong>la</strong>namente per conoscenza approssimativa dei dati circostanziali, quelli che io<br />

conosco sono queste mani ammanettate dietro <strong>la</strong> schiena, uno che posso ipotizzare è un<br />

meccanismo a tipo di soffocamento diciamo in senso improprio per compressione sugli orifizi<br />

respiratoli e sul<strong>la</strong> faccia ed uno di cui si è par<strong>la</strong>to stamattina che è l ipotesi di un peso che gravi sul<br />

tronco ( 124)<br />

Molti degli indizi del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> asfittica, presenti nel caso di specie, non si riscontrano<br />

in morti per <strong>cause</strong> naturali ( es. le petecchie). In sostanza si ha una compresenza di<br />

segni molteplici che sono rari o poco frequenti in una <strong>morte</strong> naturale.<br />

La descrizione del<strong>la</strong> sintomatologia del<strong>la</strong> c.d. fame d aria , <strong>la</strong> condizione di chi ha un<br />

assoluto bisogno di respirare che gli viene impedito o parzialmente impedito e che si<br />

trova perciò in una condizione di dispnea indotta è molto puntualmente descritta e<br />

dimostra come <strong>la</strong> difficoltà respiratoria poteva essere avvertita e come <strong>la</strong> stessa<br />

accrescesse l agitazione del soggetto:<br />

RISPOSTA ( indotto )Da chi gli sta vicino, ma anche qua, c è qualcosa che si può leggere, giusto<br />

per non dire cose che dico io, dal Puccini questo, che è un altro grande libro di medicina legale, i<br />

sintomi sono <strong>la</strong> dispnea intensa - dispnea ho detto che cos è - accompagnata da stridore<br />

respiratorio, cioè come fossero dei fischi, uno stridore.<br />

DOMANDA Può essere anche un rantolo?<br />

RISPOSTA Può essere anche un rantolo, rumore espiratorio, alitamento <strong>delle</strong> pinne nasali,<br />

rientramento degli spazi soprac<strong>la</strong>veari intercostali, questo in una persona che è vestita, non si può<br />

vedere, dissociazione tra movimenti del torace e quelli del diaframma, fame d aria per l appunto,<br />

sintomi neuropsichici, ansietà, agitazione psicomotoria, poi tremori musco<strong>la</strong>ri, convulsioni<br />

generalizzate, un ipotesi che ci sia stata una fase convulsiva potrebbe accordarsi con alcune lesioni<br />

traumatiche che ci sono mi pare ai gomiti superficiali, proprio, che potrebbero essere da urti di<br />

queste strutture sporgenti esposte contro il suolo per esempio, però è un ipotesi, in quell ipotesi<br />

allora si potrebbe pensare, si adatterebbero bene queste lesioni a questa fase convulsiva. Sono<br />

sintomi appariscenti quelli dell insufficienza respiratoria, mi pare che ne ha già par<strong>la</strong>to forse <strong>la</strong><br />

431


professoressa Margaria all udienza di luglio.<br />

Lelenco dei sintomi da fame d aria può essere anche più lungo. La dispeea, precisa il<br />

consulente, è una condizione che si manifesta essa stessa in forme rumorose .<br />

Ma è sull excited delirium syndrome e sui limiti scientifici di questa c.d. causa di<br />

<strong>morte</strong> che il dr. Varetto merita di essere partico<strong>la</strong>rmente ascoltato, non solo perché<br />

rispecchia <strong>la</strong> diffidenza ed il rifiuto di molti esperti e di intere scuole mediche ad<br />

accoglierne <strong>la</strong> definizione come specifica causa di <strong>morte</strong>, ma anche perchè fornisce<br />

argomenti al rifiuto del prof. Thiene di considerare questa c.d. sindrome come un<br />

qualcosa che possa essere seriamente posto a base di una diagnosi di <strong>morte</strong>. Thiene<br />

fu tranciante e categorico e non motivò questo rifiuto, essendo impegnato a<br />

spiegare altri concetti. Varetto fornisce quegli argomenti che l autorevolissimo<br />

rifiuto di Thiene convalida:<br />

Questa bel<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> che per <strong>la</strong> trascrizione si scrive Excited Delirium Syndrome, con <strong>la</strong> Y, è<br />

un etichetta elegante che si dà ad una sindrome, cioè ad una situazione che capita di osservare<br />

come adesso stiamo discutendo di questa situazione concreta, che non capita in tutti i casi in cui<br />

si riconoscono le stesse <strong>cause</strong>, ma capita solo in alcuni casi ed a quel punto il limite scientifico<br />

esiste perché non si sa perché ad alcune persone succede ed ad altre no, ma è sostanzialmente<br />

un etichetta con <strong>la</strong> quale si va a descrivere una <strong>morte</strong> che è corre<strong>la</strong>ta a condizioni che si ritrovano<br />

in questo caso e queste condizioni che si ritrovano in questo caso sono lo stato di agitazione, per<br />

quanto noto ma penso che sia un fatto pacifico, pacificamente accertato; il contatto fisico emerge<br />

con <strong>la</strong> colluttazione, l immobilizzazione è una <strong>morte</strong> in qualche modo inattesa. Allora questa è<br />

un ipotesi che io non mi sento di scartare, non me <strong>la</strong> sento di scartare ma sarà da valutare insieme<br />

ai dati circostanziali, non mi sento di scartar<strong>la</strong> se ci mettiamo insieme quel<strong>la</strong> quota di ostacolo al<strong>la</strong><br />

respirazione di cui tutti hanno par<strong>la</strong>to, di cui parlo anch io, data quanto meno dalle mani vinco<strong>la</strong>te<br />

dietro <strong>la</strong> schiena eventualmente da una compressione sugli orifizi respiratori, dal<strong>la</strong> posizione<br />

prona, da un eventuale peso, cioè se noi togliamo, se questa persona <strong>la</strong> dobbiamo<br />

disammanettare, occludergli gli orifizi respiratori e non comprimerlo in nessun modo e metterlo<br />

in posizione supina, è una persona che sta perfettamente bene in un Excited Delirium Syndrome,<br />

non so se mi sono spiegato. In questa sindrome, lo dicono (Dimaio), <strong>la</strong> colluttazione nel<strong>la</strong><br />

costrizione fisica può essere un ulteriore concausa. Dopodiché io non c ero, sapere con quanta<br />

intensità se e con quanta intensità abbiano agito queste <strong>cause</strong> io francamente non lo so, perché<br />

non ero presente, posso dire, concordare con quelli che sono passati prima di me, nel dire che<br />

anche solo le mani vinco<strong>la</strong>te dietro <strong>la</strong> schiena, è un esperimento abbastanza facile da fare, se ci si<br />

mette - dopo aver fatto due piani di scale ed un po di corsa - per terra con le mani legate dietro <strong>la</strong><br />

schiena, legate, poste dietro <strong>la</strong> schiena, insomma, ci si accorge di quanto sia aumentata <strong>la</strong> fatica<br />

respiratoria in una situazione del genere ed in una persona che abbia le premesse patologiche e<br />

quindi l increzione di cateco<strong>la</strong>mina dovuta al<strong>la</strong> colluttazione, dovuta all essere entrato in contatto<br />

violento con altre persone, <strong>la</strong> fatica fisica ed il debito d ossigeno, l affanno respiratorio chi ci<br />

mettiamo un mattone in più, come hanno detto tutti quanti fino ad adesso, non è che si<br />

differenzi poi così molto rispetto a quanto è stato detto stamattina dal professor Avato e anche <strong>la</strong><br />

volta scorsa dal dottor Ma<strong>la</strong>guti.<br />

Siamo al<strong>la</strong> conferma di quanto avevamo visto commentando i risultati del<strong>la</strong> perizia.<br />

432


La nozione di e.d.s. non descrive una causa di <strong>morte</strong> naturale. Essa sintetizza un<br />

complesso di condizioni del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> molte <strong>delle</strong> quali non sono affatto naturali ma<br />

rispecchiano fatti umani sopravvenuti in una condizione di agitazione preesistente.<br />

Non è possibile allora qualificare con una so<strong>la</strong> formu<strong>la</strong> condizioni assai diverse nelle<br />

quali l azione del fatto esterno umano può avere un efficacia risolutiva e<br />

determinante, insieme ad una pluralità di altri fattori. Non si può sostenere che sol<br />

perché si descrivono casi di auto consunzione di soggetti agitati ( all atto pratico<br />

prove di casi simili non ne vengono offerte, se non agli albori del<strong>la</strong> moderna<br />

psichiatria o in casi di intossicazione acuta di specifiche droghe, assunte in dosi<br />

massicce e da lungo tempo, e si tratta costantemente di soggetti che muoiono in<br />

fase di contenzione o arresto o subito dopo), tutti gli altri casi di convergenza di<br />

fattori esterni debbano essere considerati irrilevanti e tutte le dinamiche <strong>delle</strong><br />

morti in tali condizioni debbano essere ascritte ad un agitazione patologica.<br />

In una situazione patologica determinata da più fattori basta un ostacolo anche<br />

re<strong>la</strong>tivamente modesto al<strong>la</strong> respirazione per costituire ulteriore fattore di<br />

indebolimento causalmente rilevante.<br />

Lidea del<strong>la</strong> polifattorialità del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> è descritta ancora in un successivo passo:<br />

DOMANDA Quindi lei dice in questa situazione di difficoltà, se ben capisco, era necessariamente<br />

amplificata e resa significativa dal<strong>la</strong> colluttazione, quindi dal debito d ossigeno che si poteva<br />

essere verificato in dipendenza di questo stato di agitazione del<strong>la</strong> colluttazione?<br />

RISPOSTA Dicono, chi si è occupato di queste cose, che sono fondamentali <strong>la</strong> situazione di<br />

agitazione, l affaticamento fisico, <strong>la</strong> increzione di cateco<strong>la</strong>mina, <strong>la</strong> colluttazione, il contatto fisico<br />

con altre persone, l essere vinco<strong>la</strong>ti, sono tutte circostanze che ricorrono in situazione del genere,<br />

tutte circostanze alle quali io credo che se dimostrate di esistere devono essere prese in<br />

considerazione come concausa, fra queste anche <strong>la</strong> costrizione fisica, <strong>la</strong> posizione<br />

Eliminati i casi limite estremi del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> da asfissia pura e del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> per causa<br />

naturale, sussiste una gamma amplissima di combinazioni, di condizioni plurime,<br />

tutte interagenti nel produrre il meccanismo del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>.<br />

E un errore considerare l e.d.s. come una fattore di <strong>morte</strong> autosufficiente ed<br />

escludente il concorso di altri fattori umani. La citazione degli autori americani più<br />

noti in materia consente al dr. Varetto di esplicitare il concetto:<br />

GIUDICE Lei dice: <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> è <strong>la</strong> sindrome abbinata ad eventuali fattori circostanziali<br />

RISPOSTA Mah, un momento, il fatto che esista questa sindrome non è che vieti che esistono<br />

anche i fattori circostanziali ulteriori, noi avevamo un appunto qua, le riporto qualcosa detto da<br />

persone più autorevoli di me. Allora, Dimaio, testo famoso di patologia medico legale, pagina 504<br />

505, dicono in questi casi di Excited Delirium Syndrome: Esistono due maniere per certificare <strong>la</strong><br />

causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, <strong>la</strong> prima è segnare <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> come excited del delirium e poi<br />

segna<strong>la</strong>re sforzo/colluttazione o intossicazione da cocaina questo non ci interessa - come causa<br />

contributiva, cioè concausa del decesso; un secondo modo certificare <strong>la</strong> <strong>morte</strong> in maniera<br />

descrittiva, ad esempio arresto cardiopolmonare durante sforzo colluttazione violenta in soggetto<br />

sotto influenza di sostanze, nell ipotesi che le sostanze ci siano. In individui che presentano psicosi<br />

433


può essere segna<strong>la</strong>ta tale condizione come ulteriore causa contributiva o incorporata nel<strong>la</strong><br />

diagnosi descrittiva . Cioè <strong>la</strong> colluttazione, <strong>la</strong> costrizione fisica viene utilizzata come parte<br />

integrante di questa sindrome, indubbiamente, dopodiché tutti i cuori si fermano perché gli manca<br />

l ossigeno, il fatto che qualunque sia <strong>la</strong> causa effettivamente e magari anche per un azione<br />

combinata <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine. Qualsiasi contributo ulteriore che porti ad una riduzione di<br />

ossigeno, a maggiore difficoltà respiratoria e l asfissia meccanica pura, è un mattone in più che si<br />

mette come concausa nel processo che porta poi al<strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Non so se ho spiegato.<br />

Il dr. Varetto esorta quindi a non cadere nel<strong>la</strong> truffa <strong>delle</strong> etichette, a non<br />

trascurare sul<strong>la</strong> scorta <strong>delle</strong> analisi più avvedute che lo sforzo nel combattimento, <strong>la</strong><br />

colluttazione, l immobilizzazione sono esse stesse componenti del<strong>la</strong> sindrome e<br />

quindi possibili con<strong>cause</strong> del decesso che è per definizione policausale in quanto<br />

tutti fattori che concorrono a produrre asfissia/ipossia, capace a sua volta in pochi<br />

minuti ( due o tre ) di produrre irreversibili danni cerebrali e di seguito <strong>la</strong> <strong>morte</strong>.<br />

Unico rimedio in questa situazione sarebbe stato rimettere il soggetto in condizione<br />

di respirare prima del prodursi di effetti irreversibili. Una rianimazione tentata dopo<br />

alcuni minuti di interruzione di attività cardiaca per asfissia non può produrre alcun<br />

effetto utile.<br />

La controversia tra <strong>la</strong> capacità del<strong>la</strong> posizione prona con mani legata dietro <strong>la</strong><br />

schiena a produrre o meno asfissia deriva dal<strong>la</strong> differenza, ben presente al<strong>la</strong> stessa<br />

letteratura sperimentale, tra <strong>la</strong> condizione reale e <strong>la</strong> condizione di <strong>la</strong>boratorio<br />

sempre piuttosto lontana dal<strong>la</strong> prima. Lo sforzo fisico, <strong>la</strong> concrezione<br />

cateco<strong>la</strong>minica, le modalità del contatto fisico compressivo non sono mai<br />

riproducibili in <strong>la</strong>boratorio sicchè l ipotesi del<strong>la</strong> mancata saturazione di ossigeno in<br />

posizione prona in condizioni di <strong>la</strong>boratorio non può essere automaticamente<br />

trasferita alle condizioni reali. Il che appare del tutto ragionevole. Importante <strong>la</strong><br />

considerazione secondo cui ogni caso ha storia a sé. Sul<strong>la</strong> base di tale ragionevole<br />

considerazione, vanno valutate con sereno distacco per infine disattenderle le<br />

posizioni dei consulenti del<strong>la</strong> difesa, tutte e soltanto protese nello sforzo di<br />

descrivere un idealtipo di <strong>morte</strong> naturale da e.d.s., costruito in termini<br />

obbiettivamente artificiosi ed estremi, del tutto sganciato dal<strong>la</strong> realtà del fatto,<br />

aprioristicamente ricostruita in modo da render<strong>la</strong> compatibile con il suddetto tipo<br />

ideale, privo di ogni riscontro in letteratura, nei documenti citati dal<strong>la</strong> difesa.<br />

Chiara <strong>la</strong> distinzione tra ipossia e asfissia. La prima è mancanza di ossigeno: <strong>la</strong><br />

seconda è il meccanismo che provoca l ipossia che può essere determinata anche da<br />

insufficienza respiratoria e non da totale asfissia.<br />

La definizione di ipossia:<br />

RISPOSTA Quindi carenza di ossigeno, ipossiemia se vogliamo proprio dire <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> giusta, cioè<br />

ipossia nel sangue ed ipercapnia, cioè aumento dell anidride carbonica, perché normalmente gli<br />

scambi respiratori sono ostaco<strong>la</strong>ti sia nell assunzione di ossigeno sia nell espulsione di anidride<br />

carbonica in modo più o meno pari.<br />

434


Tra l ipossia e <strong>la</strong> difficoltà respiratoria esiste una connessione nel senso che <strong>la</strong><br />

difficoltà respiratoria può consentire inizialmente e per un pò di mantenere una<br />

saturazione d ossigeno completa ma prima o poi provoca scompenso, in ipossia<br />

diminuendo <strong>la</strong> saturazione.<br />

Indicare l ipossia nel<strong>la</strong> fase finale come causa del decesso è un non senso, se non si<br />

ha riguardo alle <strong>cause</strong> che producono <strong>la</strong> condizione asfittica finale:<br />

DOMANDA Lei sa che di ipossia par<strong>la</strong>no alcuni, cioè come causa del decesso?<br />

RISPOSTA Sì, <strong>la</strong> cosa che ho provato, perché era basata questa diagnosi su un interpretazione,<br />

che a parer mio è un po bizantina dai reperti istologici del miocardio, come già si era detto, che<br />

questa ondu<strong>la</strong>zione <strong>delle</strong> fibre miocardiche<br />

RISPOSTA Però ipossia, tutti i cuori muoiono, si fermano per ipossia, cioè sia che io perda sangue<br />

ed il cuore non riceva abbastanza ossigeno per quello, sia che non respiri più ed il cuore non riceve<br />

ossigeno, sia che è una crisi ipertensiva, allora lo riceve ancora ma il suo <strong>la</strong>voro diventa talmente<br />

grosso e <strong>la</strong> sua richiesta d ossigeno talmente aumentata, come anche per l increzione di<br />

cateco<strong>la</strong>mine aumentano <strong>la</strong> richiesta d ossigeno del cuore o uno scompenso tra <strong>la</strong> richiesta di<br />

ossigeno del cuore e l offerta data dal circolo. Non tutti i cuori sono sensibili allo stesso modo,<br />

alcuni vanno in crisi prima di altri, però di fatto il meccanismo che porta a <strong>morte</strong> <strong>la</strong> persona e <strong>la</strong><br />

<strong>morte</strong> consiste nell arresto cardiaco, poi in sostanza, è quello. (p.146)<br />

Lammanettamento in posizione prona a terra e conseguente immobilizzazione è<br />

fattore di rischio di ipossia che ha dato l occasione al<strong>la</strong> produzione di protocolli e<br />

linee guida per evitare che soggetti agitati fossero immobilizzati in modi tali da<br />

produrre concreti effetti:<br />

DOMANDA Questa ipotesi da noi fatta in re<strong>la</strong>zione al caso concreto, è un ipotesi che vale solo per questa<br />

situazione specifica oppure si è tradotta nel tempo in linee guida, in istruzioni al personale sanitario, ai<br />

gestori pubblici di situazioni di emergenza o che possa, in istruzioni diciamo precauzioni per l uso del<strong>la</strong><br />

contenzione violenta, diciamo così.<br />

GIUDICE Ad esempio nei manicomi?<br />

RISPOSTA No, infatti nei servizi psichiatrici, già sui manicomi non esistono più, un bagaglio<br />

culturale medico lo sarà sempre di più infermieristico, mano a mano che le professioni<br />

infermieristiche acquisiscono dignità autonoma in quello che si chiama (norcing), cioè <strong>la</strong> cura dei<br />

bisogni fondamentali del paziente ed è un bagaglio culturale consolidato che è tradotto anche in<br />

alcune linee guida. Le raccomandazioni che vengono fatte per affrontare una persona che ha uno<br />

stato di agitazione ed anche dei comportamenti violenti, sono quelle di badare all incolumità degli<br />

operatori e del paziente, di tentare in tutti i modi, cosa che ha un efficacia notevolissima, di fare<br />

cessare lo stato di agitazione, <strong>la</strong> crisi acuta senza contatto fisico, solo con il dialogo, strutture che<br />

sono attrezzate prevedono un intervento di un certo numero di operatori, mi pare in linea di<br />

massima fa 3 e 5, non più di 6, cioè c è un numero che è definito come ideale, tale da dare, senza<br />

minaccia, l idea al paziente di aver di fronte una forza che è comunque di una certa entità di<br />

persone ed anche modalità di dialogo che risultano efficaci per p<strong>la</strong>ccare <strong>la</strong> fase acuta del<strong>la</strong> crisi. Il<br />

ricordo al<strong>la</strong> contenzione fisica per i pazienti è considerato, ma da tutti i medici e tradotto in<br />

queste linee guida come un ricorso che deve essere solo in condizioni eccezionali quando non ci<br />

sia altra possibilità ed esistono <strong>delle</strong> modalità di contenzione fisica in acuto che vengono suggerite<br />

435


che sono l avere gli operatori ai <strong>la</strong>ti del paziente e di trattenerlo per gli arti, per le mani, in piedi,<br />

per evitare danni. Questi danni sono citati anche in alcune linee di guida le possibilità di <strong>morte</strong><br />

come in situazioni di questo genere, i danni che si cerca di prevenire essenzialmente sono invece<br />

di tipo traumatico, sia per gli operatori sia per il paziente.<br />

La posizione prona a terra, anche nei <strong>la</strong>vori sperimentali, comporta difficoltà<br />

respiratorie, pur potendosi mantenere inalterata <strong>la</strong> funzione respiratoria, intesa<br />

come capacità di fare affluire al sangue tutto l ossigeno necessario. Questa <strong>la</strong><br />

corretta lettura dei <strong>la</strong>vori sperimentali citati dal<strong>la</strong> difesa. Il che significa che una<br />

variazione <strong>delle</strong> condizioni reali con una base di agitazione accentuata, un conflitto<br />

assai più intenso di quanto <strong>la</strong> situazione non ne possa riprodurre gli effetti, una<br />

compressione assai più marcata, una parziale restrizione <strong>delle</strong> vie aeree, una forte<br />

compressione sul tronco e sull addome, oltre a tutta una serie di circostanze di<br />

contorno, quali l asprezza del<strong>la</strong> lotta, l entità dei traumi subiti, l entità dei pesi<br />

applicati, l intensificazione del<strong>la</strong> compressione e del<strong>la</strong> restrizione per l errata<br />

interpretazione dell agitazione come fattore di offesa anziché come fattore di difesa,<br />

possono produrre quel deficit di saturazione dell ossigeno che porta all ipossia per<br />

<strong>cause</strong> meccaniche e posizionali. Il fatto che in una diagnosi a posteriori non sia<br />

possibile assegnare un peso specifico a ciascuna causa non è motivo per escluderne<br />

l efficacia. In questo senso <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> è l insieme <strong>delle</strong> con<strong>cause</strong> ciascuna<br />

<strong>delle</strong> quali necessarie al prodursi dell evento nelle specifiche condizioni in cui esso si<br />

è verificato. La giurisprudenza stessa nel valutare il contributo di ciascuna causa si<br />

limita ad un discorso puramente qualitativo e non quantitativo, ancorandosi al<br />

ragionamento contro fattuale. Nel<strong>la</strong> situazione in esame le con<strong>cause</strong> sono<br />

riconducibili a due soli fattori base: il primo riconducibile all agitazione di<br />

Aldrovandi ( i limiti in cui può essere realmente ammessa, conosciamo ora<br />

definitivamente); l altro all azione degli agenti, responsabili <strong>delle</strong> scelta e <strong>delle</strong><br />

modalità del<strong>la</strong> colluttazione; responsabili <strong>delle</strong> modalità di immobilizzazione;<br />

responsabili <strong>delle</strong> modalità di contenzione; responsabili del<strong>la</strong> parziale restrizione<br />

respiratoria; responsabili di avere accentuato <strong>la</strong> pressione dopo <strong>la</strong> manifestazione<br />

dei primi segni di difficoltà respiratoria e dei primi segni di asfissia; responsabili di<br />

non avere compreso il dramma che stava per verificarsi, rimettendo il soggetto in<br />

condizione di recuperare condizioni idonee di respirazione ,prima del prodursi di<br />

effetti irreversibili. Tutto ciò nel<strong>la</strong> prospettiva del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> per causa asfittiche. Il<br />

ragionamento andrà integrato per dare risposta agli interrogativi sull effettiva<br />

capacità del fatto descritto a produrre una <strong>morte</strong> asfittica. Una capacità che<br />

incontrava difficoltà esplicative, in assenza di un altra ora dimostrata causa<br />

patologica e violenta, legata al meccanismo compressivo del soggetto a terra, una<br />

volta accertato che <strong>la</strong> <strong>morte</strong> non poteva essere ascritta all agitazione del soggetto.<br />

In questo senso l indicazione del prof. Thiene ha davvero chiuso il cerchio .<br />

Significativa, nell ultima parte del controesame, <strong>la</strong> posizione di Varetto sul ruolo<br />

degli oppiacei. E una puntualizzazione di metodo efficacissima. Il medico-legale si<br />

436


imette alle deposizioni dei periti, del<strong>la</strong> dr.ssa Licata, del<strong>la</strong> dr.ssa Margaria, di Avato<br />

e Ma<strong>la</strong>guti nell attribuire un ruolo marginale e secondario agli effetti dell eroina sui<br />

centri respiratori. Ma ciò che conta è verificare l opportuna collocazione di questa<br />

condizione nell esplicazione del meccanismo causale. Non l eroina causa dell asfissia<br />

ma l eroina come condizione oggettiva preesistente rispetto al<strong>la</strong> quale un azione di<br />

compressione moltiplica i suoi effetti:<br />

il sapere che <strong>la</strong> morfina a certe concentrazioni può indurre depressione respiratoria e una<br />

depressione respiratoria che valuterete poi voi ciò che si sono detti i tossicologi e psichiatri per<br />

sapere se possa essere esistita o no, a me pare che dall opinione di molte persone risultasse un<br />

fatto re<strong>la</strong>tivamente marginale e una depressione respiratoria nei confronti del<strong>la</strong> quale<br />

nuovamente un ostacolo al<strong>la</strong> respirazione di tipo meccanico, rappresentato dal<strong>la</strong> posizione diventa<br />

rilevante, può diventare rilevantissimo, perché se gli si sottrae a uno che fa fatica a ristorare<br />

l ossigerazione a causa del<strong>la</strong> depressione respiratoria da oppiacei, se gli si sottrae quota di mantice<br />

respiratorio, di espansione di gabbia toracica per <strong>la</strong> fatica respiratoria nell ambito di una fatica<br />

musco<strong>la</strong>re importante ma aumentata dal<strong>la</strong> posizione, può diventare, forse se vog<strong>la</strong>mo, più<br />

rilevante rispetto ad una situazione in cui non ci sia il contributo dell ofpiaceo a dare l insufficienza<br />

respiratoria. ( p. 171)<br />

Ammettere l effetto del<strong>la</strong> morfina sul<strong>la</strong> respirazione, dice Varetto, significa<br />

accentuare il peso del<strong>la</strong> difficoltà di respirazione di tipo meccanico, determinata<br />

dal<strong>la</strong> posizione prona e da tutte le altre circostanze compressive che il consulente al<br />

tempo dell esame si limitava del tutto correttamente solo ad ipotizzare e che ora<br />

possiamo dare per certe, attribuendosi al discorso un maggior valore esplicativo.<br />

Anche per quanto concerne <strong>la</strong> domanda sui tempi per il verificarsi dell ipossia, il<br />

consulente molto opportunamente rinvia al diverso combinarsi possibile dei dati<br />

circostanziali secondo le emergenze del tempo, oggi convalidate e corroborate nel<br />

senso prospettato dal consulente:<br />

DOMANDA Benissimo. Di quanto tempo ha bisogno questo meccanismo asfittico, cioè per<br />

quanto tempo deve andare avanti questo meccanismo asfittico sin da portarlo ad ipossia?<br />

RISPOSTA Sta nel<strong>la</strong> risposta precedente, cioè dipende, avevo detto, è causa di ipossia e di<br />

ipercapnia se è abbastanza intenso da ostaco<strong>la</strong>re gli scambi respiratori, a questo si può aggiungere<br />

che se gli scambi respiratori sono completamente aboliti, in assenza di altre con<strong>cause</strong> nel<strong>la</strong><br />

persona che si impicca e viene strango<strong>la</strong>ta da un <strong>la</strong>ccio che non mol<strong>la</strong> <strong>la</strong> presa, in genere l asfissia<br />

si completa in 5 6 minuti, con una certa variabilità ovvia individuale, perché ogni cuore reagisce a<br />

modo suo.<br />

DOMANDA E nel caso nostro, nel meccanismo asfittico dell ammanettamento dietro?<br />

RISPOSTA Nel caso nostro è<br />

DOMANDA Nel caso concreto, dottore.<br />

RISPOSTA Nel caso nostro è una situazione che è molto più complessa, perché il meccanismo<br />

agisce nell ostaco<strong>la</strong>re una completamente efficace attività respiratoria a causa anche <strong>delle</strong><br />

preesistenti con<strong>cause</strong>, del<strong>la</strong> già preesistente affaticamento, del<strong>la</strong> necessità di un carattere arrivo<br />

d aria per poter ripristinare <strong>la</strong> situazione fisiologica e quindi no, non si può dire un tempo, non lo si<br />

può dare.<br />

437


DOMANDA Non lo si può dare nel senso che non siamo in grado di indicarlo perfettamente o in<br />

re<strong>la</strong>zione a quello che lei ha detto prima, dell impiccamento 5 o 6 minuti, possiamo dire<br />

certamente maggiore per esempio?<br />

RISPOSTA Non lo si può dire, perché a parte <strong>la</strong> sensibilità individuale che è sicura, non sappiamo<br />

esattamente quale fosse <strong>la</strong> situazione di partenza, allora poniamo una persona che per colpa <strong>delle</strong><br />

cateco<strong>la</strong>mine, per colpa del<strong>la</strong> fatica, per colpa del<strong>la</strong> colluttazione ha avuto un crearsi di una<br />

situazione pericolosa, che se si protrae nel tempo, intanto i tessuti continuano a consumare<br />

ossigeno<br />

RISPOSTA Lui ce l ha già l ipossia, <strong>la</strong> <strong>la</strong>sciamo respirare affannosamente senza difficoltà e<br />

ripristina. Gli prolunghiamo per colpa di questa quota di difficoltà indotta dal<strong>la</strong> posizione, una<br />

condizione di ipossia, adesso parlo sempre e solo di ipossia, ma c è appunto anche eventualmente<br />

l ipercapnia, lo espongo al sommarsi di tempi e di situazione critica e al<strong>la</strong> fine vedo che questa<br />

persona è morta in quel<strong>la</strong> posizione.<br />

Rilevante è ancora ricordare come per il dr. Varetto le ferite al capo possono essere<br />

prodotte da qualsiasi tipo di corpo contundente, compreso il calcio. In questo vi è<br />

motivato dissenso dal<strong>la</strong> posizione del dr. Ma<strong>la</strong>guti, indicando il dr. Varetto i capelli<br />

come barriera impeditiva di una precisa incisione <strong>delle</strong> forme del corpo contundente<br />

in modo da potere ammettere o escludere <strong>la</strong> causa produttiva.<br />

Lazione contusiva da parte di terzi nel<strong>la</strong> produzione <strong>delle</strong> ferite al<strong>la</strong> testa e al volto è<br />

argomentata in modo incisivo e non si presta a contestazioni:<br />

RISPOSTA No, il messaggio che ho cercato di trasmettere fino ad adesso è che se c è una persona<br />

che ha due escoriazioni, una ferita <strong>la</strong>cero contusa al<strong>la</strong> fronte si può pensare ad una azione<br />

ripetitiva di tipo autolesionistico o una caduta accidentale, se una persona ha una ferita da questa<br />

parte, una ferita da questa parte, un escoriazione qua, un escoriazione davanti, ha praticamente<br />

tutta <strong>la</strong> superficie del<strong>la</strong> sfera del<strong>la</strong> testa costel<strong>la</strong>ta di lesioni, riesce francamente difficile attribuirle<br />

tutte quante a dei fatti, a dei gesti autolesionistici o a dei fatti accidentali. Poi presa singo<strong>la</strong>rmente<br />

una ferita <strong>la</strong>cero contusa, non so, è capitato a tante persone di farse<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> testa, perché <strong>la</strong> testa è<br />

una di quelle regioni che si feriscono e tutti quanti credo che sia capitato ce <strong>la</strong> siamo fatti<br />

accidentalmente, non è<br />

Ritornando al problema del<strong>la</strong> presenza di piccoli e sporadici foco<strong>la</strong>i di fibrosi<br />

miocardica , il dr. Varetto, richiamando il precedente commento, spiega che si tratta<br />

di una situazione di assoluta normalità, in un cuore il cui peso si colloca nel<strong>la</strong> fascia<br />

medio bassa, ragion per cui una eventuale fibrosi ne avrebbe dovuto<br />

necessariamente accrescere il peso.<br />

Definitivo quindi l argomento usato per escludere che le ecchimosi gengivali<br />

possano attribuirsi al <strong>la</strong>voro del rianimatore:<br />

RISPOSTA Allora, io sono andato a studiare che cos è questa cannu<strong>la</strong>, ed è in effetti una cannu<strong>la</strong><br />

che se è stata usata questa per abbassare <strong>la</strong> lingua è una cannu<strong>la</strong> che viene messe in bocca, al di<br />

sopra del<strong>la</strong> lingua collegata al pallone o al<strong>la</strong> maschera, perché si usa per fare respirare. La<br />

possibilità che crei simmetricamente sul fornice gengivale, superiore e inferiore, esattamente allo<br />

438


stesso livello due ecchimosi mi sembra bassissima, per due motivi: uno è che è vero che esistono<br />

dei danni possibili da cannule, in genere se ci sono riguardano parti più basse ma se anche<br />

riguardassero un fornice gengivale riguardano uno e non due simmetricamente. Laltra cosa che<br />

mi pare che quando sono state fatte queste manovre questa persona fosse morta. Ora l ecchimosi<br />

è una lesione vitale e che si formino due <strong>delle</strong> ecchimosi così, per un attività rianimatoria che poi<br />

risulta essere inefficacie, nel senso che non c è attività cardiaca, mi sembra un po basso.<br />

In questa prospettiva anche queste lesioni sono indicative del meccanismo asfittico<br />

o in via diretta come dimostrazione dell occlusione del<strong>la</strong> bocca e <strong>delle</strong> vie<br />

respiratorie o in via indiretta come espressione dello sforzo fatto per respirare. La<br />

mancanza di segni esterni non sarebbe impeditiva dell ipotesi, tutto dipendendo<br />

dall intensità del<strong>la</strong> compressione e dalle modalità di contatto con <strong>la</strong> superficie<br />

esterna, ovvero dalle modalità di chiusura del<strong>la</strong> bocca.<br />

Circa il livello di valutazione scientifica degli studi sperimentali sull asfissia, il dr.<br />

Varetto ne ha confermato l infimo valore scientifico, pur dando atto del<strong>la</strong> difficoltà,<br />

intrinseca al<strong>la</strong> natura dell attività del<strong>la</strong> medicina legale, eminentemente casistica, di<br />

produrre contributi scientifici di elevata qualificazione:<br />

DOMANDA Va bene. Lultima cosa, dal punto di vista scientifico: abbiamo sentito stamattina che<br />

l esperimento di Chan è c<strong>la</strong>ssificato livello 4, che significa concretamente, che attendibilità si può<br />

dare a questo tipo di esperienza?<br />

RISPOSTA Allora i livelli di forza <strong>delle</strong> raccomandazioni e di efficacia scientifica - adesso sto<br />

usando parole un po sbal<strong>la</strong>te perché sono stanco - di un <strong>la</strong>voro, di un contributo scientifico sono<br />

graduati e nelle linee guida appunto le raccomandazioni sono graduate, grado a), grado b), grado<br />

c). Il disastro di fronte al quale si trova il medico legale in un au<strong>la</strong> di giustizia è constatare che quasi<br />

sempre ciò che si porta, come propria conoscenza al Giudice, sarebbe c<strong>la</strong>ssificato ai livelli più bassi<br />

possibili, il livello più basso possibile è l opinione dell esperto come raccomandazione, perché sì<br />

l opinione di una persona che ha letto tanto, ha fatto tanto ma è pur sempre l opinione<br />

dell esperto. Per altro trasferire in medicina legale questa sca<strong>la</strong> di valutazioni del<strong>la</strong> forza di una<br />

raccomandazione o dell autorevolezza di un contributo scientifico, vorrebbe dire o chiudere<br />

bottega completamente e rinunciare al<strong>la</strong> medicina legale, perché non c è quasi niente che abbia<br />

una base sperimentale o di studio osservazionale, che sono quelli richiesti da questi criteri di<br />

c<strong>la</strong>ssificazione, tali da far<strong>la</strong> salire al di sopra di un livello poco più che infimo, perché<br />

DOMANDA Sì, io volevo capire, da quello che diceva lei, questo esperimento in <strong>la</strong>boratorio del<br />

soggetto che gli si fa fare un po di ginnastica e poi si mette<br />

RISPOSTA È una situazione che è molto diversa da<br />

DOMANDA Cioè volevo capire quanto di questo esperimento rispecchia <strong>la</strong> realtà?<br />

RISPOSTA Allora questi soggetti con 30 e più chili sul<strong>la</strong> schiena si trovano per un quarto d ora,<br />

dopo aver fatto <strong>delle</strong> attività e stanno benone. Una persona, d altra parte ce ne abbiamo casi di<br />

persone che con il peso, pari a quello del proprio corpo sul tronco, a comprimere insieme torace<br />

ed addome, muoiono quasi all istante. Nel mezzo ci staranno un sacco di situazioni, il fatto è che <strong>la</strong><br />

situazione control<strong>la</strong>ta sperimentale è una situazione molto partico<strong>la</strong>re, che vale per le condizioni<br />

sperimentali impostate. Qui sempre con i limiti del concetto di sindrome, quindi di <strong>cause</strong> che<br />

agiscono in un certo modo ma che non sempre producono quell effetto, abbiamo <strong>delle</strong> situazioni<br />

che sono molto diverse rispetto una situazione sperimentale, perché 4 minuti accapigliarsi per<br />

finta cercando di non farsi male sono diversi da uno che sbatte<br />

439


Si tratta, in definitiva, di una valutazione condivisa dallo stesso autore dello studio<br />

di cui è stata data lettura in udienza:<br />

DOMANDA Va bene. La seconda domanda è questa, sempre citando Chan, le chiedo se condivide<br />

questa valutazione: Si è cercato l ha già detto <strong>la</strong> collega di riprodurre gli effetti fisiologici del<strong>la</strong><br />

colluttazione sottoponendo i soggetti dello studio ad un esercizio del<strong>la</strong> durata di 4 minuti prima di<br />

far loro assumere <strong>la</strong> posizione di contenimento. È però improbabile che tale periodo di esercizio<br />

possa simu<strong>la</strong>re tutte le alterazioni fisiologiche che si possono verificare durante una colluttazione<br />

o in stato di agitazione, inoltre non sono stati riprodotti gli effetti dei traumi e dello stress<br />

psicologico che spesso si verificano nelle persone durante l arresto . Condivide lei questa<br />

valutazione, cioè è d accordo?<br />

RISPOSTA Lho appena detto, adesso arriva da fonte più autorevole di me che è <strong>la</strong> stessa cosa<br />

sostanzialmente<br />

Infine una conferma del bagaglio culturale che un agente di polizia deve possedere<br />

quando è chiamato ad intervenire per bloccare pazienti agitati. E emerso dalle più<br />

volte citate linee guida così come dalle prescrizioni all azione di agenti del<strong>la</strong> forza<br />

pubblicas chiamati ad eseguire TSO ( circostanza richiamata dal prof. Berardi ) che in<br />

casi estremi questa è chiamata in ausilio ai sanitari per risolvere questioni delicate<br />

concernenti pazienti molto agitati e pericolosi per sé e per altri. Attraverso l accesso<br />

nelle strutture sanitarie gli agenti del<strong>la</strong> forza pubblica acquisiscono una visione<br />

umanitaria dell approccio al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia mentale che entra a fare parte del proprio<br />

bagaglio esperienziale e del<strong>la</strong> cultura diffusa nei diversi corpi di polizia. Lignoranza<br />

di queste procedure e dei criteri diffusi nell ambiente medico in materia di<br />

trattamento di soggetti agitati costituisce imperizia professionale.<br />

Lapproccio al quale il prof. Varetto fa riferimento viene così descritto:<br />

RISPOSTA Ma l opinione del medico, di chi <strong>la</strong>vora in sanità è che <strong>la</strong> forza pubblica è costituita da<br />

persone che devono essere di aiuto all umanità, come primo compito, ed un aiuto all umanità e al<br />

paziente in quel momento è quello di immobilizzarlo, cioè una volta che lui ha raggiunto<br />

l opinione che non c è nient altro da fare, che è fallito qualsiasi tentativo di far scemare lo stato di<br />

agitazione in modo autonomo accompagnato, facilitato, con il metodo Montessori diciamo, e si<br />

deve ricorrere al<strong>la</strong> costrizione fisica, allora cosa faccio? Chiamo <strong>la</strong> forza pubblica perché sono in<br />

un ambiente che so amministrare, sono psichiatra che li coordina, so dire cosa, quali sono le cose<br />

migliori da fare e so di avere a che fare con persone che devono istituzionalmente vengono in<br />

aiuto al di là del reato, del non reato, questo di sicuro, sì.<br />

E più avanti ribadirà quanto abbiamo già rilevato: nell alternativa tra nuocere al<br />

paziente o sottrarsi allo scontro, l agente dovrebbe preferire questa alternativa, fino<br />

a quando non vi siano rischi per beni che l agente deve tute<strong>la</strong>re con prevalenza<br />

sull incolumità del soggetto agitato. Una condizione evidentemente eccezionale.<br />

Il prof. Giovanni Beduschi tira le fi<strong>la</strong> del<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> alternativa del<strong>la</strong> causa di<br />

440


<strong>morte</strong> sostenuta dal<strong>la</strong> difesa di parte civile, fino all avvento del prof. Thiene.<br />

Anche il prof Bedusci ha firmato <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione già esaminata confluita negli atti<br />

dell incidente probatorio. Le sue osservazioni a dibattimento le rispecchiano con le<br />

integrazioni e precisazioni derivanti dal successivo dibattito tecnico.<br />

Il prof. Beduschi non si sottrae al<strong>la</strong> domanda sul<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>: <strong>la</strong> <strong>morte</strong> di<br />

Aldrovandi è riconducibile ad ipossia da immobilizzazione con <strong>la</strong> quale interagiscono<br />

<strong>cause</strong> secondarie da valutare sul piano interpretativo e concausale. Ma causa<br />

principale è il debito di ossigeno provocato nel<strong>la</strong> vittima dal<strong>la</strong> immobilizzazione<br />

toracica, epilogo di una vicenda iniziata con <strong>la</strong> precedente colluttazione. I traumi<br />

prodotti, inefficaci come causa a se stante, assumono un significativo rilievo<br />

concausale.<br />

Lapplicazione di corretti criteri medico-legali esclude dalle possibili causa <strong>la</strong> c.d.<br />

<strong>morte</strong> tossicologica per <strong>la</strong> presenza irrilevante di alcol e ketamina; per l accertata<br />

inefficacia dell eroina nel<strong>la</strong> dose accertata a Ferrara ( peraltro dubbia in<br />

considerazione dei risultati torinesi ) come fattore tossico. A questo proposito <strong>la</strong><br />

direzione di un istituto universitario di medicina-legale al quale fa capo un<br />

<strong>la</strong>boratorio di tossicologia forense, permette al prof. Beduschi di rivendicare una<br />

competenza indiretta in materia, in funzione dell obbligo di controllo di efficienza<br />

<strong>la</strong> qualità a lui spettante. Ciò consente a Beduschi di ribadire il concetto illustrato<br />

dal<strong>la</strong> dr.ssa Licata, rafforzato dall esperienza trentennale, secondo cui <strong>la</strong> morfina<br />

non è degradabile, per cui le eccezionali differenze riscontrate tra le analisi ferraresi<br />

e quelle torinesi sul punto non possono essere ascritte a questa causa. La<br />

qualificazione internazionale del <strong>la</strong>boratorio torinese, da parte dell organizzazione<br />

internazionale antidoping che adotta criteri di ricerca assai più selettivi di un<br />

normale <strong>la</strong>boratorio, avrebbe dovuto condurre ad escludere un qualsiasi dubbio<br />

sull attendibilità <strong>delle</strong> analisi torinesi. I riconoscimenti ufficiali dell istituto di<br />

medicina legale di Modena, il più accreditato in Emilia Romagna, sottoposto a<br />

rigorosi controlli di qualità a vari livelli, e del suo <strong>la</strong>boratorio di tossicologia forense<br />

di cui fa parte <strong>la</strong> dr.ssa Licata, garantiscono le sue prestazioni e quindi le<br />

osservazioni qualitative del<strong>la</strong> dr.ssa Licata sulle tecniche analitiche ferraresi per le<br />

quali non risultano al consulente analoghe verifiche di qualità. Ma anche<br />

ammettendo <strong>la</strong> validità dei rilievi analitici ferraresi e l interazione farmacologica tra<br />

le sostanze, con <strong>la</strong> ketamina a livelli minimi andrebbero esclusi effetti tossici. Anche<br />

sul comportamento l azione <strong>delle</strong> sostanze appare oltremodo dubbio. Ammesso un<br />

fattore minimo di ebbrezza prodotto dal<strong>la</strong> quantità di alcol, inferiore al livello<br />

richiesto per <strong>la</strong> guida di autoveicoli, l effetto dell eroina è notoriamente di tipo<br />

deprimente e non eccitante; a differenza <strong>delle</strong> anfetamine e del<strong>la</strong> cocaina, non<br />

rilevate nel caso in esame. Esclusa l azione individuale, neppure il preteso<br />

sinergismo tra le sostanze poteva giustificare lo stato di eccitazione. Esso, in<br />

ipotesi, poteva al più fondarsi su motivi psicologici endogeni. Neppure l eroina<br />

avrebbe potuto considerarsi causa di depressione respiratoria per le ragioni, più<br />

441


volte enunciate, che vedono Aldrovandi tutt altro che imbambo<strong>la</strong>to. In definitiva, in<br />

piena consonanza con le conclusioni dei periti d ufficio, <strong>la</strong> materia degli effetti <strong>delle</strong><br />

sostanze è per Beduschi una tempesta in un bicchiere d acqua : neppure varrebbe<br />

<strong>la</strong> pena di discutere del<strong>la</strong> ketamina, visti i dosaggi. Nessuna evidenza scientifica che<br />

il presunto cocktail ad ingredienti minimali possa avere determinato cardiotossicità.<br />

Il problema andrebbe spostato semmai sul piano del<strong>la</strong> sofferenza cardio-ipossica,<br />

una sofferenza cardiaca da mancanza di ossigeno. Causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> non è certo<br />

l arresto cardiaco, una costante in tutte le morti. Questa osservazione serve al<br />

consulente per sgombrare il terreno dal rilievo sulle fibre cardiache testate<br />

all esame istologico. La descrizione del reperto del cuore esprimerebbe un concetto<br />

assolutamente comune, secondo una tipologia standard nel<strong>la</strong> casistica peritale<br />

dell istituto diretto dal prof. Beduschi. Londu<strong>la</strong>zione <strong>delle</strong> fibre cardiache è<br />

tutt altro che un segno di tossicità cardiaca. A sostegno del<strong>la</strong> tesi il prof Bedusci cita<br />

innumerevoli casi. Le fibre ondu<strong>la</strong>te nel reperto istologico appaiono molto<br />

frequentemente e costituiscono un segno assolutamente generico e privo di<br />

qualsiasi significato, neppure usato e usabile per <strong>la</strong> diagnosi di un infarto<br />

recentissimo un infarto fulminante. Quindi <strong>la</strong> fibra ondu<strong>la</strong>ta è nell accezione<br />

corrente, a meno che non venga dimostrata attraverso metodi immuno-istochimici,<br />

e qui non è stata dimostrata, non assolutamente significativa di un danno cardiaco<br />

su vivente ma espressione di un fenomeno postmortale corre<strong>la</strong>bile con l ipossia.<br />

Ed infatti è l ipossia che fa raggrinzire <strong>la</strong> fibra, facendole assumere aspetto<br />

nastriforme. Considerazione per Beduschi di assoluta evidenza e non passibile di<br />

seria argomentazione contraria.<br />

Si tratta di un giudizio estremamente severo per quanti dalle cinque righe di un<br />

burocratico rilievo istologico hanno preteso trarre conseguenze determinanti,<br />

subendo <strong>la</strong> severissima reprimenda del prof. Thiene, implicitamente già contenuta<br />

nelle osservazioni di Beduschi<br />

Escluse le <strong>cause</strong> traumatica, chimico tossicologica e cardiotossica, il solo dato<br />

dirimente nel<strong>la</strong> diagnosi differenziale diventa il dato circostanziale all interno del<br />

quale inserire i dati aspecifici dell autopsia. E qui il rinvio del prof. Beduschi è<br />

all intera analisi del dr. Gua<strong>la</strong>ndri. Si tratta di stabilire se il dato circostanziale<br />

giustifichi o meno i segni inequivoci e completi di <strong>morte</strong> asfittica, in assenza di<br />

spiegazioni alternative, o in presenza di circostanze che escludono spiegazioni<br />

alternative. Rilevante anche <strong>la</strong> lezione di Varetto per spiegare <strong>la</strong> riconducibilità al<strong>la</strong><br />

mancanza di ossigeno di tutta una serie di segni, dalle petecchie alle soffusioni<br />

ecchimotiche. Segni che giustificano <strong>la</strong> spiegazionedell evento in termini di <strong>morte</strong><br />

asfittica, in presenza di una cornice circostanziale precisa e concludente:<br />

colluttazione e immobilizzazione riconducibili allo schema c<strong>la</strong>ssico del<strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />

asfittica per immobilizzazione toracica, causa di <strong>morte</strong> in molti infortuni sul <strong>la</strong>voro.<br />

Il dato probatorio acc<strong>la</strong>rato a dibattimento al momento del<strong>la</strong> deposizione del prof.<br />

Beduschi, ma già emergente al tempo dell incidente probatorio, era indicativo di<br />

442


una severa attività del<strong>la</strong> polizia di immobilizzazione toracica del soggetto. Il quadro<br />

circostanziale che il prof. Beduschi non ha timore di esporre nel corso del<br />

dibattimento, conc<strong>la</strong>mato dalle prove assunte, vedeva realizzata una violentissima<br />

e prolungata colluttazione del<strong>la</strong> vittima contro quattro agenti di polizia, con sforzi<br />

musco<strong>la</strong>ri di altissima intensità, tali da comportare un notevole consumo di<br />

ossigeno musco<strong>la</strong>re e da precostituire uno stato compensato di deficit di ossigeno.<br />

Leffetto sul piano metabolico era l ipercapnia, cioè l incremento del<strong>la</strong><br />

concentrazione di anidride carbonica nel sangue e uno stato biometabolico di<br />

acidosi.<br />

In tutto questo nul<strong>la</strong> di difforme da alcuni passaggi del dr. Rapezzi se non fosse che<br />

questi ricostruiva su premesse in fatto inesistenti o <strong>la</strong>rgamente insufficienti,<br />

comunque estranee all azione del<strong>la</strong> polizia, in modo quindi non corrispondente ai<br />

fatti accertati. Una condizione tipica da eccessivo <strong>la</strong>voro musco<strong>la</strong>re, con scarsità di<br />

ossigeno che drena l aumento dei metabolici e dà l accumulo di acido <strong>la</strong>ttico. La<br />

triade ipossia, ipercapnia e acidosi, situazioni tipiche di qualsiasi sforzo musco<strong>la</strong>re, il<br />

ragazzo giovane e sano sarebbe stato certamente in grado di compensare con<br />

l aumento del ritmo respiratorio, con l aumento del<strong>la</strong> frequenza ina<strong>la</strong>toria,<br />

rifornendosi in tal modo del surplus di ossigeno consumato. E proprio questo<br />

meccanismo di compensazione che viene impedito nel<strong>la</strong> fase successiva, attraverso<br />

l abbattimento al suolo, <strong>la</strong> compressione toracica, l immobilizzazione in posizione<br />

prona. Tutte componenti operanti in modo sinergico nel produrre l effetto<br />

destabilizzante sull organismo. Il prof. Beduschi sottolinea partico<strong>la</strong>rmente l effetto<br />

negativo del<strong>la</strong> posizione prona nello stato di estremo affaticamento e di necessità<br />

di aumento del ritmo respiratorio. Una condizione che è di ostacolo per chiunque,<br />

anche per il non affaticato, all espansione completa e piena del mantice toracico, in<br />

grado di ridurre <strong>la</strong> capacità venti<strong>la</strong>toria e quel<strong>la</strong> ina<strong>la</strong>toria. In nessun ospedale una<br />

persona in condizione di insufficienza respiratoria verrebbe posta in posizione<br />

prona, provvedendosi semmai in tali casi a fare in modo di tenergli il busto e <strong>la</strong> testa<br />

sollevati per facilitare l entrata dell aria. Altro fattore aggiuntivo che il prof.<br />

Beduschi non omette opportunamente di trascurare, leggendo i dati dell istruttoria<br />

assai meglio dei suoi colleghi del<strong>la</strong> difesa, <strong>la</strong> compressione sul dorso con mezzi<br />

vari allo scopo di ammanettare il soggetto con le mani dietro <strong>la</strong> schiena. Una<br />

condizione di per sé foriera di ostacolo ulteriore al<strong>la</strong> respirazione ma al quale si<br />

aggiungeva l azione compressiva dell immobilizzazione. Ovvia <strong>la</strong> conseguente<br />

difficoltà respiratoria, le invocazioni di aiuto, le grida, i rantoli, il tirage<br />

retrosternale, tipico di chi ha <strong>la</strong> crisi d asma . I bronchi non riescono ad espandersi<br />

come vorrebbero e di fatto si restringono. Leffetto è un complesso i segni vocali che<br />

dovevano essere percepiti dagli astanti. Aggravanti, con significativo peso specifico,<br />

<strong>la</strong> posizione al suolo del capo girato, con ulteriore restrizione dell ambito <strong>la</strong>ringofaringeo,<br />

documentato dalle lesioni all emivolto, al<strong>la</strong> tempia, pacificamente<br />

riconosciute come effetto del<strong>la</strong> specifica azione. A questo compendio di fattori,<br />

443


l esperto medico-legale, aggiunge un elemento non rilevato da altri, <strong>la</strong> situazione di<br />

edema cerebrale in cui versava il soggetto, in base ai riscontri autoptici, una<br />

condizione che il prof. Beduschi illustra muovendo dal<strong>la</strong> fotografia dell encefalo<br />

allegata al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione dei consulenti d ufficio. Si tratta di una condizione di edema<br />

di tipo postraumatico, non necessariamente legata a segni di fratturatività interna o<br />

a segni di emorragia endocranica. La descrizione è chiara ed apprezzabile, pur in<br />

assenza di una possibilità di confronto fotografico con una condizione di <strong>morte</strong> che<br />

non <strong>la</strong> contemp<strong>la</strong>. Una prova dell esistenza di una noxa traumatica non idonea a<br />

provocare <strong>la</strong> <strong>morte</strong> ma capace di provocare un visibile edema che si aggiunge a<br />

determinare sofferenza in un contesto plurifattoriale di <strong>cause</strong> ipossiche. Ledema<br />

conc<strong>la</strong>mato è <strong>la</strong> prova <strong>delle</strong> percosse al capo subite da Aldrovandi che si possono<br />

dare per accertate anche senza <strong>la</strong> prova testimoniale: indipendentemente dalle<br />

testimonianze noi ritroviamo sul <strong>la</strong>to destro del<strong>la</strong> tempia dell'Aldrovandi, sotto<br />

forma di una soffusione ecchimotica, un livido, per <strong>la</strong> verità, senza lesioni di<br />

superficie<br />

una lividura che ci dice che in quel punto .. che corrisponde poi anche<br />

ad analoghe lesioni da taglio contusive miste, da taglio e da contusione, tra<br />

virgolette dico asetticamente "come da manganello", "come da", che troviamo nel<strong>la</strong><br />

galea capitis al vertice e che ci dicono quindi, in numero di almeno tre, due al vertice<br />

e una al<strong>la</strong> tempia - <strong>la</strong> tempia poi è una zona pericolosa che da so<strong>la</strong> potrebbe essere<br />

bastante un colpo ben piantato al<strong>la</strong> tempia a far morire una persona - che<br />

giustificano, con espansioni emorragiche che ci danno ragione del<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> noxa<br />

post traumatica di un edema celebrale che non ha certamente facilitato <strong>la</strong> dinamica-<br />

respiratoria ( p.112). Una difficoltà respiratoria non legata questa volta ad un<br />

problema meccanico di espansione di mantice o al<strong>la</strong> riduzione dell adito di ingresso<br />

aereo, non al debito di ossigeno da stress musco<strong>la</strong>re dovuto al<strong>la</strong> colluttazione, ma<br />

ad una sofferenza neurogena dovuta ad un espansione, l edema, idonea a<br />

deprimere i centri del respiro, i centri che presiedono al ritmo respiratorio. Ricorda il<br />

prof. Beduschi come in alcuni traumi post-traumatici l edema cerebrale sia<br />

complicanza post-chirurgica che comprime i centri respiratori e ingenera un<br />

meccanismo di sofferenza neurogena. Non solo un meccanismo ipossico su base<br />

asfittica come causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> ma anche ipossia su base metabolica e neurogena.<br />

Sull e.d.s. il prof. Beduschi è disposto ad ammettere nel giovane caratteristiche<br />

comportamentali reattive deponenti per un soggetto esagitato , ma <strong>la</strong> mancanza<br />

di intossicazione da cocaina o anfetamine, o di condizioni psicotiche,<br />

impedirebbero il ricorso al<strong>la</strong> sindrome come causa di <strong>morte</strong>.<br />

La puntualizzazione è importante perché <strong>la</strong> casistica dell e.d.s, secondo i periti<br />

d ufficio e secondo <strong>la</strong> letteratura medica, è strettamente legata a condizioni di<br />

risalente intossicazione da sostanze stupefacenti che per qualità e quantità fossero<br />

in grado di produrre quel tipo di agitazione. Ricordiamo che proprio per questa<br />

ragione i periti hanno dovuto introdurre, per spiegare il presunto delirio agitato,<br />

444


l ipotesi dell assunzione di LSD. Tutte le evidenze processuali depongono contro <strong>la</strong><br />

possibilità di assumere come dato comportamentale l e.d.s.<br />

Ma come abbiamo già più volte osservato, e come assumiamo secondo una<br />

moderata ipotesi subordinata, è possibile senza significative modifiche<br />

dell interpretazione medico-legale inserire il modello esplicativo del prof. Beduschi<br />

e degli altri consulenti dell accusa privata, che riteniamo l unico razionalmente<br />

processualmente valido, nel contesto dell e.d.s.<br />

L'incidenza del<strong>la</strong> condizione di delirio eccitato sarebbe stata anche in questo caso<br />

nell iperconsumo di ossigeno che si sarebbe avuto anche senza colluttazione.<br />

L'agitazione psicomotoria è un impegno musco<strong>la</strong>re anche in questi casi. Un<br />

impegno musco<strong>la</strong>re solipsistico, quindi non reattivo a scontro, sarebbe pur sempre<br />

un impegno musco<strong>la</strong>re che negli amma<strong>la</strong>ti psichiatrici frequentemente si<br />

accompagna addirittura ad uno stato febbrile, ad un movimento termico, proprio<br />

dovuto all agitazione. Anche ad ammettere <strong>la</strong> condizione di debito di ossigeno<br />

nel<strong>la</strong> quale il soggetto si sarebbe trovato per fatto proprio, vanno aggiunte a questa<br />

le condizioni conseguenti al<strong>la</strong> colluttazione e all immobilizzazione, in modo da<br />

riprodurre riprodurre le stesse condizioni descritte in precedenza. La tesi di Giron e<br />

di altri consulenti del<strong>la</strong> difesa secondo cui, innescato il cortocircuito mentale, l esito<br />

sarebbe stato inesorabilmente <strong>la</strong> <strong>morte</strong> non solo non è scientificamente dimostrata<br />

ma anzi è ampiamente smentita dal<strong>la</strong> casistica in base al<strong>la</strong> que<strong>la</strong> le morti in queste<br />

condizioni sono esiti <strong>la</strong>rgamente minoritari.Secondo il ragionamento del prof.<br />

Beduschi vi è prova che l azione degli agenti ha impedito il recupero di una<br />

condizione di equilbrio nell approvvigionamento d aria, riducendo <strong>la</strong> possibilità per<br />

il soggetto di respirare liberamente, pur nello stato di agitazione. Non c è dubbio<br />

che se Aldrovandi, pur contenuto, non fosse stato compresso a terra e messo in<br />

condizione di non respirare liberamente, egli non sarebbe morto in quel momento.<br />

Sappiamo che nel<strong>la</strong> casistica non esistono morti per delirio eccitato che si protrae<br />

per meno di un ora e sappiamo che <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> è quel<strong>la</strong> di ore o giorni . Sappiamo<br />

che il prof. Berardi non è stato in condizione di riferire un solo caso recente nel<strong>la</strong><br />

sua ricca esperienza di soggetti morti per consunzione da agitazione; sappiamo che<br />

il cuore del ragazzo non presentava lo stato cardiotossico postu<strong>la</strong>to da Rapezzi. In<br />

questa situazione non è certo l azione degli agenti a poter essere considerata<br />

irrilevante , visto che <strong>la</strong> stessa occupa ( nell ipotesi subordinata che svolgiamo sul<strong>la</strong><br />

base di ragionamento controfattuale ) una quota importante di quei 30-35 minuti<br />

nei quali l intera vicenda si è consumata ( almeno 10-15 minuti nel<strong>la</strong> migliore <strong>delle</strong><br />

ipotesi per gli imputati ) ma è il periodo di agitazione solipsistica nel quale<br />

l agitazione sarebbe insorta e si sarebbe consolidata ad apparire irrilevante , nel<br />

senso che senza l azione degli agenti, Federico Aldrovandi, hic et nunc, poteva<br />

essere al più ancora in condizioni di agitazione psicomotoria ma non certamente<br />

morto.<br />

Le indicazioni del prof. Beduschi confortano queste conclusioni.<br />

445


In ordine all argomento che tende a mettere in dubbio <strong>la</strong> compressione su<br />

torace/addome per mancanza di segni sul<strong>la</strong> superficie tegumentaria, il prof.<br />

Beduschi ribadisce sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> sua ricca esperienza di medico e anatomopatologo<br />

l assunto di irrilevanza già bril<strong>la</strong>ntemente argomentato dal dr. Gua<strong>la</strong>ndri e<br />

dal dr. Varetto, dando grando rilievo ai molteplici indumenti indossati quel<strong>la</strong> sera<br />

da Aldrovandi e al<strong>la</strong> loro partico<strong>la</strong>re attitudine a proteggere ( giubbotto jeans di te<strong>la</strong><br />

resistente e robusta felpa, oltre al resto), senza dimenticare <strong>la</strong> suggestione del<br />

consulente, importante dal punto di vista logico per dire come quell assenza non sia<br />

affatto in grado di confutare l ipotesi, sul<strong>la</strong> possibilità che gli agenti indossassero<br />

dei guanti e quant altro, con un ulteriore fondamentale argomento:<br />

RISPOSTA E c'è da dire una cosa. Che se <strong>la</strong> compressione avviene sul dorso, in zona dorsolombare,<br />

nel passaggio dorso-lombare alcune distinzioni un po' sottili e un po' speciose, che mi<br />

pare di aver sentito <strong>la</strong> volta scorsa, ma può darsi che ricordi male, o che sia prevenuto, re<strong>la</strong>tivo al<br />

problema compressione addominale, compressione toracica, non hanno senso. Perché una<br />

compressione dorso-lombare su un soggetto steso al suolo su un piano rigido genera nel<strong>la</strong> cavità<br />

toraco-addominale, che è divisa dal diaframma, che è una tenda mobile, genera gli stessi<br />

fenomeni compressivi, e quindi un qualche cosa che si trasmette in termini di gradiente pressorio<br />

dall'addome al torace, dal torace all'addome. L'addome è più ammortizzato da dalle masse<br />

intestinali piene d'aria che in qualche modo fanno una specie di cuscinetto tra di loro, ma <strong>la</strong><br />

sostanza... Segni, <strong>la</strong> mancanza di segni non è assolutamente sinonimo di nul<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> misura in cui il<br />

soggetto era vestito. Si è sentito par<strong>la</strong>re, non so se sia vero o non sia vero, di un piece messo<br />

sopra, si è sentito par<strong>la</strong>re di una persona seduta sopra, si è sentito par<strong>la</strong>re di un ginocchio messo<br />

sopra. Qualsiasi cosa soprattutto poi se a sua volta<br />

RISPOSTA - Avvocato, mi permetta, è una constatazione traumatogenetica che nasce dal travaso<br />

di un'esperienza professionale personale. Dicevo in queste situazioni soprattutto, ripeto, quando<br />

ci sono già tessuti molli dall'altra parte, è possibile che non vi siano tracce esterne, ovvero <strong>la</strong><br />

mancanza di tracce esterne non significa nul<strong>la</strong>. ( p. 116-117)<br />

Il prof. Beduschi è quindi ancora una volta categorico nell escludere l efficacia<br />

eccitante di morfina e ketamina. Il soggetto che assume eroina, salvo crisi di<br />

astinenza, non è ovviamente agitato; alle quantità date l eroina è inibente del<br />

comportamento e non dei centri respiratori. Depressione respiratoria e depressione<br />

psicomotoria sono fenomeni assolutamente diversi tra loro. La stessa<br />

manifestazione di e.d.s. contraddice il presunto effetto del<strong>la</strong> morfina anche perché<br />

non si vede <strong>la</strong> ragione per <strong>la</strong> quale <strong>la</strong> sostanza non abbia prodotto alcun effetto<br />

sotto il primo profilo ma abbia dovuto essere efficacissima sotto il secondo. La<br />

ketamina, dal suo canto, fermi i livelli infimi di assunzione, è sostanza che in dosi<br />

sub terapeutiche, provoca effetti sul<strong>la</strong> percezione ma non dà eccitazione. Può<br />

produrre agitazione se il soggetto è psicastenico come effetto col<strong>la</strong>terale del<strong>la</strong><br />

dispercezione. Leffetto combinato è rigorosamente ancorato ai dosaggi. Le sinergie<br />

ketamina eroina alcol sono di rego<strong>la</strong> depressive.<br />

446


Tutto già sentito da altri, a partire dai periti d ufficio, ma esposto con l eleganza e <strong>la</strong><br />

competenza che caratterizzano il prof. Beduschi.<br />

Ancora importanti osservazioni.<br />

Il debito d ossigeno va crescendo, persistendo <strong>la</strong> noxa attiva: non è quindi vero che<br />

<strong>la</strong> colluttazione non abbia avuto effetto nell incrementarlo. In ogni caso<br />

l immobilizzazione incrementa il debito anche dal <strong>la</strong>to dell offerta oltre che dal <strong>la</strong>to<br />

del<strong>la</strong> domanda.<br />

Il debito di ossigeno si manifesta immediatamente con <strong>la</strong> dispnea, <strong>la</strong> fame d aria, il<br />

boccheggia mento, con l iperpnea se meccanicamente consentita:<br />

L'iperpnea poi ha il suo intermedio causale nell'acidosi. La catena è: debito d'ossigeno,<br />

ipercapnia, acidosi. Questa è <strong>la</strong> catena biometabolica, poi diventa abbastanza argomentativo,<br />

sco<strong>la</strong>stica <strong>la</strong> divisione di che cosa da l'uno, di che cosa dà l'altro, di che cosa dà l'altro, sono una<br />

fenomenologia unitaria che si manifesta in questi casi.<br />

Esistono regole di comportamento ovvie e di comune esperienza per soccorrere<br />

soggetti che si trovano in debito d ossigeno, rimuovendo in primo luogo tutti gli<br />

ostacoli che si frappongano all afflusso di ossigeno o riducendo tutto ciò che ne<br />

produce il consumo. E notorio l insegnamento ai soccorritori di strada di mettere in<br />

posizione di sicurezza i soggetti con difficoltà respiratorie per consentire il massimo<br />

afflusso d aria. Si tratta di insegnamenti fondamentali che agenti di polizia devono<br />

conoscere.<br />

In conclusione l analisi acuta del prof. Beduschi consente di concludere che già dal<strong>la</strong><br />

consulenza Ma<strong>la</strong>guti-Lumare emergeva come <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> ascritta ad<br />

insufficienza miocardica acuta<br />

determinata dallo stress psicofisico mettesse in<br />

luce il ruolo determinante dell agitazione, delineandosi un meccanismo prolungato<br />

che portava all ipossia, fattore a sua volta causale rispetto all insufficienza<br />

miocardica. Escluso un significativo contributo <strong>delle</strong> sostanze stupefacenti, l evento<br />

che determinante l ipossia doveva essere individuato nell immobilizzazione, posto<br />

che <strong>la</strong> so<strong>la</strong> agitazione psicomotoria non produce di per sé insufficienza<br />

cardiorespiratoria, potendo il soggetto compensare il bisogno di ossigeno,<br />

aumentando <strong>la</strong> respirazione o riducendo l agitazione, in assenza di alcuna prova di<br />

una condizione estrema di delirio agitato ed essendo invece ben provata una<br />

prolungata condizione di immobilizzazione. Tutto ciò sul piano logico e fattuale era<br />

ed è indiscutibile. Rimaneva meno specificamente determinato, e doveva essere<br />

risolto sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> procedura indiziaria, il concreto prodursi dell ipossia sfociata<br />

nel<strong>la</strong> <strong>morte</strong>: durata, intensità del<strong>la</strong> compressione in rapporto al<strong>la</strong> produzione in<br />

breve tempo dell evento, manifestarsi evidente di una condizione di asfissia e dei<br />

segni rive<strong>la</strong>tori che avrebbero imposto a chiunque di provvedere in soccorso,<br />

liberando le vie aeree. Questi punti che <strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> del prof. Beduschi affidava<br />

al<strong>la</strong> prova logica e induttiva, una volta stabilito che il meccanismo individuato era il<br />

solo che poteva spiegare <strong>la</strong> <strong>morte</strong>, e che costituivano obbiettivamente <strong>la</strong> parte<br />

447


meno pregnante del<strong>la</strong> spiegazione causale offerta dall accusa, sono stati<br />

definitivamente chiariti dal<strong>la</strong> consulenza del prof. Thiene che ha messo in stretto<br />

collegamento il procedimento asfittico in corso con un evento traumatico diretto sul<br />

cuore, causa immediata del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> nel corso di un processo asfittico già in atto ma<br />

non probabilmente ancora concluso.<br />

La consulenza Thiene è quindi di assoluta rilevanza perché si incardina proprio nel<br />

punto in cui <strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> offerta dal prof. Beduschi e dagli altri consulenti <strong>delle</strong><br />

partici civili doveva fare ricorso a dati circostanziali non molto differenziati nel<strong>la</strong><br />

<strong>ricostruzione</strong> in fatto. Si aveva un meccanismo compressivo certamente destinato a<br />

produrre una <strong>morte</strong> ipossica da schiacciamento del<strong>la</strong> gabbia toracica e da posizione,<br />

produttivi di un surplus di debito di ossigeno da insufficiente capacità respiratoria,<br />

associata ad uno straordinario incrementato fabbisogno derivante dal<strong>la</strong><br />

colluttazione, aggravata dall edema cerebrale. Le fasi di questo processo<br />

rimanevano indistinte, discutendosi sui tempi necessari a produrre l evento, in base<br />

alle diverse variabili soggettive in campo, e al<strong>la</strong> anoma<strong>la</strong> incapacità degli imputati di<br />

cogliere i segni di un grave processo asfittico in atto.<br />

Lintervento del prof.Thiene fornisce al ragionamento del prof. Beduschi il tassello<br />

mancante per dare assoluta consistenza al<strong>la</strong> sua tesi, intervenendo proprio nel<br />

momento in cui meno nitido appariva il percorso esplicativo.<br />

La causa ultima individuata da Thiene si colloca proprio nel punto fino al quale<br />

l analisi dei medici-legali doveva ritenersi inoppugnabile, coprendo proprio il<br />

tassello finale che spiega come un processo di immobilizzazione orientato ad una<br />

progressiva asfissia sia precipitato improvvisamente e assai rapidamente.<br />

E evidente come al<strong>la</strong> base anche del meccanismo causale ultimo del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> vi<br />

siano le condizioni precedenti individuate dal prof. Beduschi: l aspra colluttazione, i<br />

traumi al capo, l immobilizzazione e <strong>la</strong> compressione, l asfissia nel contesto <strong>delle</strong><br />

quali condizioni è stato realizzato e ha potuto verificarsi il trauma fatale al cuore,<br />

individuato dal<strong>la</strong> consulenza Thiene, che finisce con il possedere, al di là del suo<br />

autonomo accertamento attraverso l esame del<strong>la</strong> foto del cuore, quasi un ruolo di<br />

causa logicamente necessitata per completare <strong>la</strong> spiegazione dell evento.<br />

3. Considerazioni sulle consulenze tecniche esaminate.<br />

La documentazione scientifica prodotta dal<strong>la</strong> difesa di parte civile e i risultati del<br />

confronto tra i periti e i consulenti tecnici permettono di concludere che non vi è<br />

alcuna evidenza scientifica che <strong>la</strong> ketamina assunta da Federico Aldrovandi, anche in<br />

combinazione con l eroina e l alcol riscontrati a Ferrara, possano produrre<br />

agitazione psicomotoria tale da portare a <strong>morte</strong> certa il paziente.<br />

La conclusione si ricava indiscutibilmente dal<strong>la</strong> perizia Testi-Bergamini secondo cui<br />

solo muovendo dall ipotesi dell assunzione di LSD e di un conseguente bad trip ,<br />

imputabile esclusivamente a questa sostanza, sarebbe stato possibile giustificare<br />

448


l e.d.s. considerata, dagli stessi Testi e Bignamini come fattore scatenante<br />

l agitazione e causa di <strong>morte</strong> in combinazione con altri fattori.<br />

Sappiamo come l LSD non sia stato trovato nei reperti analizzati dal<strong>la</strong> tossicologa<br />

Righini malgrado esso sia stato cercato. Si è detto che <strong>la</strong> ricerca dell LSD in basse<br />

concentrazioni avrebbe richiesto una specifica e mirata analisi. Tale affermazione<br />

non credibile ed è in contraddizione con <strong>la</strong> seconda indagine tossicologica<br />

commissionata al<strong>la</strong> Righini e allo stesso istituto diretto dal prof. Avato, che pure si è<br />

reso inspiegabilmente interprete di questa doglianza, che ha proceduto ad accurata<br />

ricerca di ogni possibile sostanza in grado di giustificare il comportamento di<br />

Federico Aldrovandi. Gli esiti sono stati sempre negativi, finendo con il convalidare<br />

<strong>la</strong> tesi del<strong>la</strong> dr.ssa Licata che ha escluso, in base al<strong>la</strong> sua esperienza, che in Emilia<br />

Romagna nel corso del 2005 fossero messe in circo<strong>la</strong>zione tra il <strong>la</strong>rgo pubblico<br />

giovanile dosi di LSD per qualità e quantità in grado di spiegare le modifiche<br />

comportamentali estreme attribuite dal<strong>la</strong> difesa a Federico Aldrovandi.<br />

Va ribadito come il dato circostanziale che l ipotesi di assunzione di LSD dovrebbe<br />

giustificare, e cioè l e.d.s. non trova in realtà fondamento nelle acquisizioni<br />

istruttorie dalle quali non risulta un comportamento agitato di Aldrovandi, iniziato<br />

prima dell intervento del<strong>la</strong> polizia.<br />

Questa conclusione trova ulteriore fondamento nel<strong>la</strong> verifica, attraverso i<br />

documenti e <strong>la</strong> discussione, che le sostanze effettivamente rilevate sul<strong>la</strong> persona di<br />

Aldrovandi non fossero tali da giustificare l e.d.s, in considerazione del<strong>la</strong> loro<br />

qualità, quantità, storia personale del soggetto, tempi e modalità di manifestazione<br />

del delirio<br />

che <strong>la</strong> letteratura scientifica associa all assunzione di altre sostanze<br />

(cocaina ed anfetamine ), del collegamento dei casi studiati con storie personali<br />

completamente diverse e con una preesistente condizione di intossicazione nel<strong>la</strong><br />

specie insussistente.<br />

In effetti dall esame degli articoli scientifici prodotti dal<strong>la</strong> parte civile e utilizzati da<br />

alcuni dei consulenti del<strong>la</strong> difesa per sostenere le proprie tesi si ricavano<br />

informazioni che supportano le contrarie opinioni espresse da tutti gli altri<br />

consulenti.<br />

Linformazione fondamentale che risulta acc<strong>la</strong>rata dal<strong>la</strong> lettura di detti articoli è che<br />

<strong>la</strong> ketamina, a differenza del<strong>la</strong> eroina, è una sostanza stupefacente i cui effetti<br />

tossici sono dose-dipendenti; crescono al crescere del<strong>la</strong> quantità di sostanza<br />

assunta. Inoltre, nessun effetto tossico del<strong>la</strong> ketamina nell esperienza scientifica è<br />

registrata a dosi pari a quelle riscontrate su Aldrovandi, pari a 0,04 mg/ml., peraltro<br />

solo nelle analisi ferraresi.<br />

I testi scientifici citati dai periti d ufficio Testi-Bignamini, prodotti dal<strong>la</strong> difesa di<br />

parte civile e acquisiti al fascicolo, in partico<strong>la</strong>re quello di Corlett ed altri, testo<br />

ripubblicato 2006, indicano in non meno di 0,1 mg/ml <strong>la</strong> dose minima di ketamina,<br />

idonea a produrre effetti negativi, nel<strong>la</strong> specie sullo studio e sull apprendimento.<br />

Un alta dose è effettivamente indicata come produttiva di aberrazioni percettive e<br />

449


credenze illusorie. In ogni caso <strong>la</strong> dose minima è una volta e mezzo maggiore del<strong>la</strong><br />

quantità rilevata su Aldrovandi.<br />

In altri studi, pure essi agli atti, effetti distorsivi del<strong>la</strong> percezione sono associati ad<br />

assunzioni non inferiori a 0,2 mg/ml.<br />

Il citato studio dell Advisory Council on the Misuse of Drugs, presieduto dal prof.<br />

David Nutt dell Univeristà di Bristol, citato dal prof. Berardi e dal<strong>la</strong> prof. Donini ma<br />

prodotto dal<strong>la</strong> difesa <strong>delle</strong> parti civili, intito<strong>la</strong>to Report on Ketamine, del<strong>la</strong><br />

primavera del 2004 conferma che lo stupefacente stimo<strong>la</strong> il sistema cardiovasco<strong>la</strong>re<br />

ma ha anche effetti broncodi<strong>la</strong>tatori. Aumenta il battito cardiaco e <strong>la</strong> pressione del<br />

sangue ma in misura pregiudizievole solo per soggetti con ma<strong>la</strong>ttie cardiovasco<strong>la</strong>ri.<br />

Per una persona non affetta da tali ma<strong>la</strong>ttie l effetto è equivalente a quello<br />

dell esercizio fisico. La ketamina migliora gli effetti del<strong>la</strong> respirazione. Limita<br />

l attenzione ed il controllo musco<strong>la</strong>re ( controindicata per chi guida veicoli o<br />

macchine operatrici). Nei casi di <strong>morte</strong> per intossicazione da ketamina questa è sì<br />

associata ad oppiacei e alcol ma in questi casi <strong>la</strong> <strong>morte</strong> è sempre legata a fatali<br />

incidenti dovuti a perdita di coscienza nel corso <strong>delle</strong> attività svolte ( come fare un<br />

bagno o una passeggiata da soli). Si tratta quindi dell effetto depressivo del<strong>la</strong><br />

ketamina associata al<strong>la</strong> morfina, di cui ha par<strong>la</strong>to il prof. Beduschi che nul<strong>la</strong> ha a<br />

vedere con il delirio eccitato. In effetti nel rapporto si legge che è improbabile che<br />

l uso intenso del<strong>la</strong> sostanza produca comportamenti a rischio. La sostanza produce<br />

ri<strong>la</strong>ssamento e ripiegamento sociale piuttosto che condotte aggressive, disinibite. Si<br />

legge nel medesimo passo: Ciò significa che <strong>la</strong> ketamina non sembra provocare<br />

violenza su stessi e sugli altri . In definitiva i pericoli del<strong>la</strong> ketamina derivano dallo<br />

stato soporifero che essa induce quando si svolgono attività pericolose come<br />

guidare un auto ma non in quanto produca stati mentali che portano a violenza<br />

contro gli altri.<br />

La parte civile ha pure prodotto l articolo di George Ricaurte, su The Lancet , giugno<br />

2005, citato insieme ad altri articoli tra i quali quello di Weiner ed altri, nel<strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> dr.ssa Licata. In effetti <strong>la</strong> lettura dei due articoli conferma quanto<br />

riferito dal<strong>la</strong> consulente. Gli effetti psichedelici del<strong>la</strong> droga svaniscono in un ora,<br />

conseguendone <strong>la</strong> pratica di assunzioni ripetute. Solo ad alte dosi <strong>la</strong> ketamina<br />

produce spiacevoli effetti quali le esperienze di out of body e near-death<br />

richiamate dal prof. Beduschi. Ad alte dosi <strong>la</strong> ketamina può produrre effetti tossici,<br />

tra cui ipereccitabilità e severa agitazione. Ma appunto deve trattarsi di dosi<br />

tossiche. Lautore avverte che in considerazione del<strong>la</strong> brevissima durata degli effetti<br />

farmacologici del<strong>la</strong> ketamina, ove l agitazione psicotica dovesse protrarsi per oltre<br />

un ora, le <strong>cause</strong> di tale agitazione andrebbero cercate altrove. Deve essere così<br />

escluso che Federico Aldrovandi abbia potuto manifestare segni di agitazione<br />

psicomotoria per <strong>la</strong> ketamina assunta in discoteca durante il viaggio di ritorno a<br />

Ferrara, mentre un assunzione sul posto dovrebbe escludersi perché contraria alle<br />

450


abitudini e al<strong>la</strong> logica di assunzione del<strong>la</strong> droga. In ogni caso <strong>la</strong> quantità rinvenuta<br />

era talmente bassa da non potere produrre effetti tossici.<br />

Anche lo studio di Weiner ed altri del 1999 è correttamente riportato dal<strong>la</strong> parte<br />

civile. Su un campione di 20 persone che assumevano di essersi iniettata ketamina<br />

in dosi tra 100-200 mg, il 50% risultava asintomatico; nel restante 50% i sintomi<br />

denunciati erano ansia, dolore toracico e palpitazioni. Uno solo denunciava stato<br />

confusionale, ed un altro perdita di memoria. All esame fisico il disturbo principale<br />

era risultato <strong>la</strong> tachicardia; solo il 30% manifestava stati mentali alterati mentre il<br />

15% allucinazioni, ed un 10% ipertensione.<br />

Del preteso effetto sinergico di ketamina morfina ed alcol non risulta alcuna prova<br />

convincente; nessun consulente del<strong>la</strong> difesa lo ha attestato con rigorose<br />

dimostrazioni ( in una memoria conclusiva <strong>la</strong> difesa <strong>delle</strong> parti civili evidenzia<br />

c<strong>la</strong>morose contraddizioni del<strong>la</strong> prof.ssa Berti Donini sul punto), mentre del<br />

paralogismo del prof. Avato sul medesimo punto abbiamo già dato conto. In ogni<br />

caso, tutte le assunzioni sul punto si scontrano sul<strong>la</strong> mancata confutazione del<strong>la</strong> tesi<br />

del<strong>la</strong> dr.ssa Licata e dei periti d ufficio secondo cui <strong>la</strong> ketamina è una droga dose<br />

dipendente e che al<strong>la</strong> concentrazione di 0,04 mg/ml nessun precedente studio ha<br />

verificato effetti come quelli che si pretendono essere stati prodotti su Aldrovandi.<br />

Si deve confermare che <strong>la</strong> letteratura scientifica acquisita in materia di excited<br />

delirium syndrome non indica <strong>la</strong> ketamina quale sostanza idonea a scatenare <strong>la</strong><br />

sindrome o assorbita dai soggetti <strong>la</strong> cui <strong>morte</strong> era stata diagnosticata sul<strong>la</strong> base di<br />

questa sindrome. Nell articolo di Stratton, citato dal prof. Berardi per collegare<br />

l e.d.s. all assunzione di sostanze stupefacenti, nei diciotto casi esaminati non si<br />

rinviene mai <strong>la</strong> ketamina, ma soltanto cocaina, amfetamine e altre sostanze quali<br />

etanolo, marijuana e fenciclina. Legittimamente <strong>la</strong> difesa di parte civile si duole per<br />

il fatto che non sia stato riportato un solo articolo scientifico che mettesse in<br />

corre<strong>la</strong>zione espressamente <strong>la</strong> ketamina con l excited delirium syndrome.<br />

4. Osservazioni sull excited delirium syndrome<br />

Nel fondamentale testo di Theresa e Vincent Di Maio intito<strong>la</strong>to Excited delirium<br />

syndrome Cause of death and prevention , 2005, posto a base di tutti gli studi di<br />

patologia forense sul tema, il rapporto tra sindrome, <strong>cause</strong> del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> ed<br />

intervento del<strong>la</strong> polizia che arresta e immobilizza è assai più sfumato di quanto si<br />

voglia credere. Abbiamo già riportato un brano tratto dal testo dei Di Maio che<br />

sottolinea come il ruolo del<strong>la</strong> polizia muti a seconda di come si definisca <strong>la</strong><br />

sindrome. In ogni caso nel loro manuale i Di Maio si propongono di fornire<br />

indicazioni operative al<strong>la</strong> polizia per prevenire decessi causati da e.d.s.. Lungi dal<br />

considerare irrecuperabili i pazienti o deterministiche queste morti, l obbiettivo che<br />

gli autori si dànno e assegnano al<strong>la</strong> polizia è proprio di prevenire le morti da e.d.s.<br />

451


Coerentemente con le indicazioni dei protocolli <strong>delle</strong> nostre strutture sanitarie,<br />

secondo i Di Maio dovere del<strong>la</strong> polizia dovrebbe essere:<br />

- Identificare gli individui che si trovino in stato di delirio eccitato;<br />

- Tentare di ridurre l agitazione ( de-esc<strong>la</strong>te) e p<strong>la</strong>carne <strong>la</strong> furia<br />

- Usare una forza soverchiante se il soggetto deve essere contenuto. Il che<br />

significa che fino a quando tale forza non sia disponibile il soggetto deve<br />

essere control<strong>la</strong>to ma non aggredito e che <strong>la</strong> forza deve essere tale da<br />

produrre <strong>la</strong> restrizione senza rischi per <strong>la</strong> salute del soggetto derivanti da<br />

accese e prolungate colluttazioni o da immobilizzazioni a terra forzate in<br />

posizione prona che, a prescindere dal<strong>la</strong> controversia sui possibili effetti letali,<br />

è comunque considerata una condizione di rischio, secondo quanto ha<br />

spiegato l istruttore del<strong>la</strong> polizia Capodicasa.<br />

- Le condizioni del soggetto devono essere costantemente monitorate dopo <strong>la</strong><br />

restrizione sul posto e durante il trasporto in ospedale.<br />

- Immediato trasporto dei pazienti in ospedale per trattamento /osservazione.<br />

Su quest ultimo punto si può soggiungere che <strong>la</strong> restrizione, se necessaria, deve<br />

essere eseguita, solo quando sia disponibile un adeguata assistenza sanitaria.<br />

Si suggerisce, inoltre, di valutare <strong>la</strong> necessità di una tempestiva identificazione dei<br />

sintomi del<strong>la</strong> sindrome, in modo da scoprire per tempo i potenziali casi e istituire<br />

misure che possono prevenire i decessi. Fondamentali in questo senso tutte le<br />

misure aventi lo scopo di prevenire l esca<strong>la</strong>tion di agitazione e violenza.<br />

Riteniamo che gli autori vogliano indicare che nessuna colluttazione debba essere<br />

intrapresa con questi soggetti se non in casi di assoluta necessità.<br />

Ed infatti anche per i Di Maio phisical intervention should be a <strong>la</strong>st resort and<br />

responders must be prepared for the potential for death to occur ( l intervento<br />

fisico come extrema ratio, e gli agenti devono essere preparati al potenziale rischio<br />

di <strong>morte</strong> ).<br />

Gli indicatori che denotano una <strong>morte</strong> per e.d.s. sono quelli che ormai conosciamo.<br />

Importante tuttavia osservare come i Di Maio ascrivano l e.d.s. a ma<strong>la</strong>ttia mentale o<br />

ad abuso di droghe. Tra queste le più comuni sono <strong>la</strong> cocaina e le anfetamine.<br />

Neppure i Di Maio, a quanto sembra, citano <strong>la</strong> ketamina nelle quantità assunte da<br />

Aldrovandi come causa di e.d.s. Non a caso Testi e Bignamini devono ricorrere<br />

all LSD e al bad trip .<br />

Nel manuale si offono suggerimenti non difformi da quelli che abbiamo registrato<br />

nei protocolli nostrani.<br />

Ma il suggerimento fondamentale inserito nel manuale è di evitare <strong>la</strong> violenza ad<br />

ogni costo perché ogni scontro violento evitato può evitare una <strong>morte</strong> da excited<br />

delirium syndrome. Il che significa che nel<strong>la</strong> visione dei Di Maio non vi è alcun<br />

determinismo fra l agitazione delirante ed il decesso e che <strong>la</strong> colluttazione violenta<br />

452


con <strong>la</strong> polizia è fondamentalmente il discrimine tra un esito mortale ed uno non<br />

mortale del<strong>la</strong> patologia. Siamo quindi agli antipodi dal<strong>la</strong> visione dell imputato<br />

Pontani secondo cui il soggetto agitato doveva essere comunque fermato.<br />

A proposito <strong>delle</strong> modalità e degli effetti dello scontro violento, si ricavano dal testo<br />

altre preziose indicazioni:<br />

Se è proprio necessario esercitare violenza per bloccare l individuo occorre agire rapidamente per<br />

ridurre al minimo il tempo del<strong>la</strong> lotta. Occorrerebbe che <strong>la</strong> polizia adottasse lo stesso<br />

comportamento seguito dagli staff psichiatrici per ottenere un rapido controllo dei pazienti<br />

violenti. Servono almeno cinque o sei individui per un rapido controllo del soggetto .<br />

Ogni tentativo di bloccare un individuo in stato di excited delirium può portare al<strong>la</strong> <strong>morte</strong> dello<br />

stesso. Lottare con questi individui per immobilizzarli può durare anche 30 minuti.<br />

La maggior parte <strong>delle</strong> riferite morti improvvise si sono verificate nel giro di minuti e fino ad<br />

un ora dall inizio del<strong>la</strong> lotta. 13 Un controllo rapido si può ottenere solo con forza soverchiante.<br />

Personale medico e sanitario esperiente in materia di procedure di restrizione fisica deve essere<br />

chiamato sul<strong>la</strong> scena prima di avviare qualsivoglia tentativo di restrizione fisica di individui in<br />

stato di excited delirium. Questo team può contemp<strong>la</strong>re, valutazione psichiatrica, celere<br />

medicazione e supporto vitale se si verifica un arresto cardiaco sul<strong>la</strong> scena. Riducendo il tempo<br />

del<strong>la</strong> lotta e provvedendo immediatamente a medicazione sedativa, gli effetti del<strong>la</strong> continua<br />

fisiologica aumento <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine inerente al<strong>la</strong> lotta saranno ridotti e <strong>la</strong> <strong>morte</strong> può essere<br />

prevenuta.<br />

Si legge ancora nel testo:<br />

In ogni momento anche sul posto deve essere monitorato lo stato del<strong>la</strong> respirazione<br />

dell individuo fino all arrivo in ospedale. Lindividuo andrebbe trasportato in una posizione upright<br />

o seated o sdraiato su un fianco ma ciò solo per non dare pretesti ad accuse di asfissia posizionale<br />

o restrittiva.<br />

Sappiamo che per i due autori massimi fautori del<strong>la</strong> teoria dell e.d.s come causa<br />

autonoma di <strong>morte</strong>, <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> deve essere ricondotta all agitazione e mai<br />

al<strong>la</strong> posizione fatta assumere al soggetto. Tuttavia il loro richiamo all esigenza di<br />

monitorare costantemente <strong>la</strong> respirazione e di evitare posizioni che rendono <strong>la</strong><br />

respirazione difficoltosa sono <strong>la</strong> più evidente ammissione del<strong>la</strong> possibilità che <strong>la</strong><br />

polizia possa in determinate circostanze essere ritenuta responsabile del<strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />

per asfissia.<br />

La durata del<strong>la</strong> battaglia è fondamentale. Per questo è necessario essere in numero<br />

sufficiente a portare a compimento l immobilizzazione in pochi secondi. Più dura <strong>la</strong><br />

13<br />

Il riferimento al tempo del<strong>la</strong> lotta che conduce al<strong>la</strong> <strong>morte</strong> è da tenere distinto dal tempo necessario a<br />

condurre a <strong>morte</strong> il soggetto per autoconsuzione, senza l intervento del<strong>la</strong> polizia secondo <strong>la</strong> prospettiva del<br />

dr. Giron. In questi casi <strong>la</strong> casistica par<strong>la</strong> di ore e anche di giorni. Il che fa comprendere quanto errata sia <strong>la</strong><br />

tesi del consulente del<strong>la</strong> difesa a dire del quale l intervento del<strong>la</strong> polizia è irrilevante rispetto all esito finale<br />

infausto. Rispetto al<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, avvenuta hic et nunc quell intervento è sicuramente<br />

determinante.<br />

453


colluttazione più si avrà concrezione di cateco<strong>la</strong>mine e più si corre il rischio di <strong>morte</strong>.<br />

Una posizione che confuta ancora una volta l approccio deterministico del<strong>la</strong> difesa.<br />

Il silenzio del soggetto, secondo l assunto degli imputati, avrebbe immediatamente<br />

dovuto destare <strong>la</strong> loro attenzione; perché le persone in stato di agitazione, finchè<br />

respirano, par<strong>la</strong>no gridano o dicono frasi senza senso; appena tacciono vuol dire che<br />

hanno un problema di respirazione. Gli agenti del<strong>la</strong> polizia devono considerare<br />

attentamente questo aspetto. A partire dal momento in cui l individuo comincia a<br />

biascicare bisogna intervenire per migliorare <strong>la</strong> respirazione.<br />

E sorprendente rilevare quanto nel<strong>la</strong> condotta degli imputati si sia lontani da<br />

queste prescrizioni operative, se fosse vero che essi non hanno sentito Aldrovandi<br />

pronunciare paro<strong>la</strong> per tutta <strong>la</strong> fase del<strong>la</strong> colluttazione e dell immobilizzazione.<br />

Per prevenire le morti da e.d.s. occorre per i Di Maio una precoce identificazione<br />

dei pazienti ad alto rischio di sindrome. Ma ciò significa che tali sintomi preliminari<br />

devono esistere ed essersi manifestati con congruo anticipo. Un esplosione<br />

improvvisa senza causa scatenante non è nel<strong>la</strong> casistica. Nel<strong>la</strong> sindrome è prevista<br />

una fase di esc<strong>la</strong>tion che nel caso di specie non è affatto descritta, essendosi limitati<br />

gli agenti a descrivere una condizione estrema sin dal primo contatto con il soggetto.<br />

Sappiamo ora che così non era e che <strong>la</strong> difesa degli imputati è inattendibile anche<br />

perché non descrive questa progressiva insorgenza del<strong>la</strong> sindrome e riferisce anche<br />

di una fase di attenuazione se non di annul<strong>la</strong>mento completo dell agitazione nel<strong>la</strong><br />

fase intercorrente tra <strong>la</strong> prima e <strong>la</strong> seconda colluttazione.<br />

Per Di Maio <strong>la</strong> sidrome non interviene senza una storia personale specifica. Di rego<strong>la</strong><br />

i soggetti che possono essere raggiunti dal<strong>la</strong> sindrome dovrebbero presentare una<br />

anamnesi di questo tipo: soggetti suscettibili di <strong>morte</strong> per excited delirium<br />

syndrome sul<strong>la</strong> base di una pregressa storia di ma<strong>la</strong>ttie di mente con un passato di<br />

violenti comportamenti e con una storia di abuso di stupefacenti e alcolici.<br />

Una tale anamnesi non poteva essere applicata al<strong>la</strong> storia di Federico Aldrovandi. Il<br />

che se da un <strong>la</strong>to potrebbe dare conto del<strong>la</strong> sorpresa degli agenti che non<br />

conoscevano il soggetto, dall altro rende altamente improbabile che Federico<br />

Aldrovandi potesse andare soggetto a e.d.s.. Il restante quadro circostanziale<br />

consente di affermare che Aldrovandi non fu vittima di e.d.s.<br />

Più in generale può dirsi che molti dubbi si affacciano sul<strong>la</strong> possibilità di definire<br />

l excited delirium syndrome, come causa autonoma di <strong>morte</strong>.<br />

Lo scetticismo del prof. Thiene è un indicatore che induce a riflettere su come non<br />

sia affatto peregrina <strong>la</strong> domanda che molti autori in ambito medico-legale si<br />

pongono: Esiste davvero l excited delirium syndrom . Chi pone questa domanda<br />

muove dall osservazione che ogni anno in America, dove questa causa di <strong>morte</strong> è<br />

stata specificamente definita, un certo numero di persone muore mentre vengono<br />

contenute e arrestate nel corso o in seguito ad un violento scontro con <strong>la</strong> polizia.<br />

Altre morti improvvise si verificano nel caso di soggetti detenuti o sottoposti a<br />

trattamenti psichiatrici, anche in questi casi nel corso di scontri violenti con soggetti<br />

454


preposti al contenimento. In tutti situazioni si verificano spesso re<strong>la</strong>zioni confuse su<br />

<strong>cause</strong> e circostanze <strong>delle</strong> morti. Sta di fatto che statisticamente le morti<br />

improvvise si verificano in un maggior numero di casi durante scontri con finalità<br />

restrittive. Ovviamente i medici-legali in tali casi hanno estrema difficoltà ad<br />

identificare <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> sul<strong>la</strong> so<strong>la</strong> base dell autopsia.<br />

Da qui <strong>la</strong> necessità di definire una specifica sindrome del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> in stato di<br />

arresto per indicare gli inspiegabili decessi che si verificano tutte le volte in cui una<br />

<strong>morte</strong> non ha alcuna altra apparente causa se non l arresto da parte del<strong>la</strong> polizia. In<br />

questi casi le risultanze indicano un comportamento disturbato degli individui che<br />

giunge ad una condizione di agitazione che va oltre quel<strong>la</strong> con cui gli agenti hanno<br />

normalmente a che fare. Uno stato estremo nel quale in genere si riferisce oltre<br />

all agitazione, eccitabilità, paranoia, aggressività, grande forza, insensibilità al<br />

dolore.<br />

Sono obbiettivamente note ai medici diverse <strong>cause</strong> di acuto disturbo del<br />

comportamento collegato a ad alcune ma<strong>la</strong>ttie specifiche o all assunzione di<br />

droghe. Ma <strong>la</strong> sindrome di delirio eccitato è una condizione diversa e non conosciuta<br />

da tutti i medici. La formu<strong>la</strong> risale ad alcuni anni addietro e sembra essere stata<br />

coniata per indicare <strong>la</strong> fase conclusiva degli effetti di un continuo abuso di droghe<br />

come <strong>la</strong> cocaina, indicata come <strong>la</strong> droga tipicamente produttiva del delirio eccitato.<br />

In America qualche anno fa si era verificata una netta scissione tra l Associazione dei<br />

medici americani che non riconosceva questa sindrome come una ma<strong>la</strong>ttia o una<br />

psicosi e l Associazione dei medici legali che invece <strong>la</strong> riconosceva come tale e <strong>la</strong><br />

diagnosticava in una serie di situazioni quali quelle descritte. Fino a qualche anno fa,<br />

ma ancora oggi è quindi assai controverso l uso di questa sindrome per spiegare<br />

morti improvvise in stato di restrizione. Chi si oppone dichiara di non avere mai<br />

avuto prove dell esistenza di persone in stato di agitazione psicomotoria, da so<strong>la</strong><br />

sufficiente a condurlo a <strong>morte</strong>. Il dubbio nasce dall assoluta funzionalità del<strong>la</strong><br />

formu<strong>la</strong> medico-legale a coprire eventuali abusi del<strong>la</strong> polizia. Le circostanze del<strong>la</strong><br />

<strong>morte</strong> sono spesso tali da non consentire di ammettere una <strong>morte</strong> per effetto di<br />

sostanze stupefacenti o di questa misteriosa nuova sindrome, incrociandosi in<br />

genere le circostanze dell abuso o dall uso inappropriato del<strong>la</strong> forza e del<strong>la</strong><br />

restrizione coattiva durante violenti sconti che avrebbero potuto e dovuto essere<br />

evitati. In tutti questi casi <strong>la</strong> <strong>morte</strong> è direttamente collegata allo scontro fisico con gli<br />

agenti del<strong>la</strong> polizia e allo stress psico-fisico che questo comporta ( increzione<br />

cateco<strong>la</strong>minica, aumento del battito cardiaco, del<strong>la</strong> temperatura e dello sforzo fisico<br />

portati a limiti estremi. Il ragionamento è lineare. Il soggetto prima dell incontro con<br />

<strong>la</strong> polizia è vivo; durante o subito dopo lo scontro violento con <strong>la</strong> polizia il soggetto<br />

muore. Ragionevole ritenere, ipotizzare e ricercare abusi consistenti in uso eccessivo<br />

del<strong>la</strong> forza, tecniche di restrizione produttive di asfissia meccanica e/o posizionale,<br />

uso incontrol<strong>la</strong>to <strong>delle</strong> violenza e di armi improprie.<br />

455


Chi sostiene <strong>la</strong> teoria dell excited delirium syndrome sostiene, invece, che i deceduti<br />

devono imputare a loro stessi ed in partico<strong>la</strong>re all uso prolungato del<strong>la</strong> cocaina e<br />

<strong>delle</strong> anfetamine quali <strong>cause</strong> d innesco del<strong>la</strong> sindrome e del<strong>la</strong> conseguente <strong>morte</strong>.<br />

Sta di fatto che nel<strong>la</strong> letteratura favorevole ad ammettere l esistenza del<strong>la</strong> sindrome<br />

<strong>la</strong> <strong>morte</strong> si accompagna ad una ma<strong>la</strong>ttia cardiaca, agli effetti dell abuso di<br />

stupefacenti sul cuore e all eccitazione paranoide che conduce al delirio con un<br />

incremento notevole del battito cardiaco e del<strong>la</strong> temperatura corporea. In<br />

conclusione sarebbe l abuso degli stupefacenti di lungo periodo a determinare il<br />

delirio e l aggressività.<br />

Questa descrizione del<strong>la</strong> controversia sull excited delirium syndrome mostra quanto<br />

il caso del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Federico Aldrovandi sia stato artificiosamente ricondotto ad un<br />

sindrome che per esser riconosciuta richiede comunque un condizione di prolungato<br />

ed eccessivo abuso di sostanze stupefacenti che il caso non prevede. In ogni caso <strong>la</strong><br />

descrizione del<strong>la</strong> sindrome si caratterizza per l intervento del<strong>la</strong> polizia come<br />

elemento produttivo di una <strong>delle</strong> condizioni del decesso, uno spartiacque ed un<br />

elemento costitutivo del<strong>la</strong> plurifattorialità del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>. In molti casi si tratta di<br />

individuare con perseveranza quale sia stato l elemento decisivo che in re<strong>la</strong>zione<br />

all azione degli agenti abbia innescato il meccanismo causale del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> che non<br />

trova mai un autonoma spiegazione in se stessa. Ne segue l osservazione di buon<br />

senso per cui ogni qual volta si decide di contenere con violenza taluno, bisogna<br />

essere consapevoli di potere contribuire a cagionarne <strong>la</strong> <strong>morte</strong> come effetto <strong>delle</strong><br />

procedure di contenimento. Per questa so<strong>la</strong> ragione, al di là dell individuazione<br />

dell effettivo meccanismo causale del decesso in presenza di soggetti agitati, <strong>la</strong><br />

massima di comune esperienza e <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> di comportamento per l azione di una<br />

polizia responsabile e consapevole dell esigenza primaria di garantire i diritti<br />

fondamentali, deve essere che <strong>la</strong> decisione di usare <strong>la</strong> forza e di procedere ad un<br />

contenimento violento di un eventuale soggetto agitato deve essere guidata dal<br />

principio di assoluta necessità, del minimo mezzo e deve essere una decisione<br />

ragionevole, giustificabile, dovendosi usare <strong>la</strong> forza come estrema risorsa per<br />

prevenire lesioni più gravi. Luso del<strong>la</strong> forza può essere giustificato o ingiustificato<br />

ed in tutti i casi ci si troverà a dovere rispondere al<strong>la</strong> domanda se l uso fosse<br />

realmente necessario, inevitabile e non prematuro. Quando si accede allo scontro<br />

fisico il rischio di innescare processi causali incontrol<strong>la</strong>bili rientra nell area degli<br />

eventi prevedibili sicchè <strong>la</strong> decisione di usare <strong>la</strong> forza e le modalità di impiego<br />

devono diventare oggetto di controllo e verifica in tutti i casi in cui si verifica un<br />

decesso perché compito primario del<strong>la</strong> polizia è di non provocare <strong>la</strong> <strong>morte</strong> <strong>delle</strong><br />

persone sottoposte all uso legittimo del<strong>la</strong> forza pubblica, fuori dai casi di legittima<br />

difesa e di soccorso di necessità.<br />

456


5. La superconsulenza Thiene<br />

All udienza del 24 novembre 2008 <strong>la</strong> parte civile comunicava di avere richiesto un<br />

parere pro-veritate al prof. Gaetano Thiene massimo esperto nazionale di morti<br />

improvvise, al quale aveva fatto riferimento come fonte del<strong>la</strong> massima<br />

autorevolezza per spiegare <strong>la</strong> natura e <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> presenza di ondu<strong>la</strong>zioni nelle<br />

miofibre del cuore, descritto con aspetto retratto nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Ma<strong>la</strong>guti-<br />

Lumare, il consulente del<strong>la</strong> difesa dr. Rago.<br />

Abbiamo visto, discutendo <strong>la</strong> consulenza Rago, come l autorevolezza del prof.<br />

Thiene fosse stata invocata per sostenere il carattere patologico, indicativo di una<br />

causa cardiaca del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, <strong>delle</strong> ondu<strong>la</strong>zioni presenti sul cuore.<br />

Il dr. Rapezzi aveva accentuato l aspetto cardiologico nel<strong>la</strong> causa del decesso,<br />

par<strong>la</strong>ndo di bande di contrazione indicative di un arresto cardiaco determinato da<br />

un agitazione estrema che aveva portato all arresto cardiaco per l incapacità del<br />

cuore di sostenere lo sforzo al quale l agitazione del soggetto l aveva sottoposto.<br />

Al termine dell esame del dr. Rapezzi, l avv. Anselmo comunicava l esistenza di una<br />

valutazione radicalmente contraria alle posizioni di Rago e Rapezzi, proprio da parte<br />

del prof. Thiene invocato da Rago a sostegno e indicato da Rapezzi come autorità<br />

scientifica in grado di confermare <strong>la</strong> propria tesi. Il medesimo difensore chiedeva di<br />

produrre una memoria a firma congiunta propria e del prof. Thiene e una foto del<br />

cuore di Federico Aldrovandi scattata nel corso dell autopsia ma non consegnata al<br />

pubblico ministero in allegato al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Ma<strong>la</strong>guti-Lumare.<br />

Sul<strong>la</strong> forte opposizione dei difensori degli imputati, veniva dettata ordinanza con <strong>la</strong><br />

quale veniva ammessa <strong>la</strong> memoria a firma congiunta Thiene-Anselmo nonché <strong>la</strong><br />

fotografia del cuore sul<strong>la</strong> quale il prof. Thiene aveva formu<strong>la</strong>to il suo parere; al<br />

contempo veniva ammessa come prova nuova d ufficio ex art. 506-507 cpp l esame<br />

del prof. Thiene per l assoluta necessità che <strong>la</strong> consulenza del prof. Thiene fosse<br />

acquisita al dibattimento nelle forme garantite del contraddittorio e non come<br />

semplice memoria, posto il carattere decisivo del parere espresso nel documento a<br />

firma congiunta.<br />

La decisività del parere del prof. Thiene risultava dal contenuto del documento,<br />

basato sull analisi del<strong>la</strong> foto del cuore di Aldrovandi, realizzata dal dr. Ma<strong>la</strong>guti e<br />

dal<strong>la</strong> dr.ssa Lumare nel corso dell autopsia, e dagli stessi successivamente<br />

riconosciuta come autentica ( l intera serie <strong>delle</strong> foto scattate nel corso dell autopsia<br />

era in possesso del consulente di parte dr. Zanzi e quindi del<strong>la</strong> difesa <strong>delle</strong> parti civili<br />

ma non era presente nel fascicolo del p.m., non avendo ritenuto Ma<strong>la</strong>guti e Lumare<br />

di allegare al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tutte le foto da essi scattate ma solo quelle da essi ritenute<br />

utili ).<br />

Nel<strong>la</strong> memoria il prof Thiene affermava che, avendo rivisto l insieme dei reperti<br />

autoptici ed analizzato le circostanze del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, poteva con sicurezza affermare<br />

che il meccanismo del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> era stato cardiaco di natura aritmica ( escluse <strong>cause</strong><br />

457


extracardiache o cardiache meccaniche ). Ma l indicato meccanismo doveva tenere<br />

conto che dal<strong>la</strong> descrizione autoptica del cuore e dal<strong>la</strong> documentazione<br />

iconografica risultava un dato evidente mai da alcuno valorizzato. Questo dato<br />

consisteva nel<strong>la</strong> presenza al<strong>la</strong> base del cuore, lungo l efflusso ventrico<strong>la</strong>re sinistro,<br />

in partico<strong>la</strong>re in corrispondenza del setto membranoso situato tra cuspide aortica<br />

non coronarica e coronarica destra di un cospicuo ematoma situato proprio nel<strong>la</strong><br />

sede del fascio di His, ovvero del fascicolo che conduce lo stimolo elettrico dagli atri<br />

ai ventricoli .<br />

Su questa base il prof. Thiene proseguiva ricordando che il coinvolgimento del<br />

fascio di His da parte dell ematoma è vistoso e di origine traumatica, da blunt<br />

trauma ( contusione cardiaca da trauma a torace chiuso), oppure ipossico da<br />

insufficienza respiratoria prolungata. Era stata quindi questa con probabilità<br />

molto elevata<br />

<strong>la</strong> causa di <strong>morte</strong> per blocco atrioventrico<strong>la</strong>re da infiltrazione<br />

emorragica del fascio di His, interruzione del<strong>la</strong> conduzione atrioventrico<strong>la</strong>re e<br />

asistolia.<br />

Convergevano con <strong>la</strong> diagnosi formu<strong>la</strong>ta tutti gli altri segni già evidenziati dai<br />

consulenti <strong>delle</strong> parti civili:<br />

- Ledema polmonare acuto;<br />

- Ledema cerebrale per danno ischemico da riduzione <strong>delle</strong> perfusione<br />

cerebrale per bradicardia e asistolia terminale;<br />

- I danni ischemici terminali del miocardio.<br />

La sequenza causale finale era quindi così formu<strong>la</strong>ta: schiacciamento del<br />

torace trauma al cuore impedimento al<strong>la</strong> respirazione con asfissia emorragia<br />

al<strong>la</strong> base nel<strong>la</strong> regione del setto membranoso coinvolgimento del fascio di<br />

His interruzione del<strong>la</strong> conduzione atrioventrico<strong>la</strong>re abbattimento del ritmo<br />

cardiaco con conseguente danno ischemico, edema e perdita di coscienza danni<br />

ischemici col<strong>la</strong>terali nel miocardio documentati dalle ondu<strong>la</strong>zioni <strong>delle</strong><br />

miofibre persistenza di grave bradicardia asistolia irreversibile.<br />

Non escluso che all origine dell ematoma potesse esservi il concorso di una asfissia<br />

per impedita venti<strong>la</strong>zione durante <strong>la</strong> colluttazione .<br />

Nessuna cardiopatia occulta giustificava una <strong>morte</strong> improvvisa. Tanto meno poteva<br />

dirsi verosimile una <strong>morte</strong> improvvisa da agitazione psiocomotoria, mancando<br />

evidenze istologiche nel miocardio di danno da iperincrezione di cateco<strong>la</strong>mine .<br />

Esclusa pure in base al dato circostanziale un arresto del respiro cerebrale da<br />

oppiacei.<br />

Con questa brevissima memoria <strong>la</strong> dinamica del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> assumeva un evidenza<br />

assoluta, innestandosi sul percorso al quale erano pervenuti il prof. Beduschi e<br />

colleghi, arrestatosi al<strong>la</strong> soglie di un effetto definitivo del<strong>la</strong> colta sofferenza da<br />

asfissia. I consulenti di parte civile potevano darsi finalmente una risposta al<strong>la</strong><br />

domanda sul<strong>la</strong> causa dell improvviso precipitare del meccanismo asfittico in <strong>morte</strong><br />

improvvisa, domanda davanti al<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> loro <strong>ricostruzione</strong> si era arrestata.<br />

458


Ma era soprattutto <strong>la</strong> tesi Berardi-Rapezzi che veniva demolita in modo definitivo e<br />

radicale per l individuazione di una causa di <strong>morte</strong> cardiaca in nul<strong>la</strong> tributaria del<strong>la</strong><br />

presunta agitazione psicomotoria.<br />

Una consulenza resa in extremis da una figura autorevolissima, rimasta estranea al<br />

processo nei tre anni successivi al fatto, insospettabile di partigianeria o di un<br />

qualche interesse al<strong>la</strong> vicenda, che ha accettato di mettere in gioco il proprio onore<br />

e <strong>la</strong> propria reputazione senza avere potuto seguire nei dettagli <strong>la</strong> vicenda e quindi<br />

per il solo scopo di servire <strong>la</strong> giustizia e <strong>la</strong> conoscenza, trattandosi di un caso<br />

rilevante anche sul piano <strong>delle</strong> discipline medico-legali.<br />

Per questa ragione il giudicante considera partico<strong>la</strong>rmente rilevante <strong>la</strong> deposizione<br />

del prof. Thiene, per l autorevolezza del<strong>la</strong> fonte, per l assunzione di responsabilità,<br />

per gli esiti del contraddittorio.<br />

Il prof. Thiene veniva esaminato in contraddittorio all udienza del 9 gennaio 2009.<br />

Confermava <strong>la</strong> paternità del<strong>la</strong> memoria a sua firma ed in prima battuta esordiva con<br />

questa dichiarazione fondamentale sul piano del metodo oltre che sul piano del<br />

merito:<br />

Sì, è un immagine autoptica dell esemp<strong>la</strong>re anatomico, nel ventricolo sinistro e nel tratto di<br />

efflusso del ventricolo sinistro dove si riconosce un ematoma, sia nel<strong>la</strong> parte posteriore in<br />

corrispondenza del setto membranoso e sia nel<strong>la</strong> parte anteriore, nel<strong>la</strong> parete anteriore. Niente di<br />

nuovo, perché questo era stato descritto, solo che non era stato interpretato, perché quel<strong>la</strong><br />

macchia bluastra posteriore incredibilmente e c<strong>la</strong>morosamente, devo dire, proprio è in<br />

corrispondenza del fascio di His, cioè di quel filo elettrico che mette in concessione gli atri con i<br />

ventricoli e che control<strong>la</strong>, in un certo senso, lo stimolo elettrico dei ventricoli. Se questo è<br />

coinvolto da una emorragia, lo stimolo elettrico non passa più dagli atri ai ventricoli ed i ventricoli<br />

si fermano, non si contraggono più e si ha un arresto cardiaco, quello che è chiamato arresto<br />

cardiaco da asistolia per blocco atrioventrico<strong>la</strong>re , sono cose che noi vediamo in situazioni<br />

traumatiche soprattutto post chirurgiche ma può avvenire anche per i cosiddetti traumi a torace<br />

chiuso, cioè senza rottura di costole, senza penetrazione di niente, semplicemente per una<br />

compressione. Quando il cuore viene compresso in una fase partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> sua attività, cioè<br />

quando è riempito completamente il ventricolo sinistro e si esercita una forte pressione sul torace,<br />

bene, all interno del ventricolo sinistro si possono venire a creare enormi pressioni, a sua volta,<br />

molto maggiori di quelle fisiologiche che arrivano fino a 120<br />

459<br />

130, arrivano magari fino a 200<br />

300 e queste si possono tradurre, molto spesso anche in rotture di muscoli papil<strong>la</strong>ri, rotture di<br />

parati valvo<strong>la</strong>ri, rottura anche di cuore, ma qualche volta si possono tradurre ovviamente<br />

limitatamente in emorragie. Tenga presente che è un fenomeno vitale, cioè non è un fenomeno<br />

che si verifica dopo che uno viene massaggiato se morto, perché esce sangue, quindi vuole dire<br />

che il sangue stava ancora circo<strong>la</strong>ndo. Quindi siamo di fronte ad una evidenza, dal punto di vista<br />

anatomopatologico, del resto descritta ma non interpretato di cosiddetto substrato per blocco<br />

atrioventrico<strong>la</strong>re, in questo caso traumatico, facilitato anche da ragioni, in situazioni asfittiche,<br />

certamente, perché anche l asfissia può dar luogo a <strong>delle</strong> emorragie, per esempio le petecchie,<br />

ma in questo caso evidentemente ci deve essere stato almeno un concorso di fattori meccanici e<br />

di fattori postici asfittici.<br />

Tutti i dati richiamati dal prof. Thiene sono nel processo.


Fondamentale <strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> macchia visibile all apertura del cuore che dànno<br />

Ma<strong>la</strong>guti e Lumare. Essi <strong>la</strong> descrivono come fenomeno evidentemente vitale, non<br />

avendo altrimenti senso descrivere un fenomeno putrefattivo; non ne traggono<br />

tuttavia alcuna conseguenza, dimenticando addirittura di allegare <strong>la</strong> foto del cuore<br />

al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione.<br />

Ricordiamo cosa si legge nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, pag. 51:<br />

Al taglio del<strong>la</strong> punta, 3/4 del<strong>la</strong> superficie di sezione è costitutita dal ventricolo sinistro. Gli osti<br />

valvo<strong>la</strong>ri appaiono pervi e gli apparati valvo<strong>la</strong>ri sono normo-conformati ed indenni. Si dà atto che<br />

<strong>la</strong> camera ventrico<strong>la</strong>re sinistra, nel<strong>la</strong> regione compresa tra <strong>la</strong> valvo<strong>la</strong> semilunare destra e<br />

posteriore e quel<strong>la</strong> circostante <strong>la</strong> valvo<strong>la</strong> semilunare sinistra, presenta discromia rosso-nerastra, a<br />

contorni sfumati e consistenza, al tatto, analoga, ai tessuti limitrofi.<br />

I consulenti danno quindi atto di un elemento che ritengono significativo ma dal<br />

quale non traggono alcuna conseguenza, pur ponendosi il problema di verificare al<br />

tatto <strong>la</strong> consistenza del<strong>la</strong> sostanza discromica rispetto ai tessuti circostanti.<br />

Neppure da questa operazione traggono alcuna conclusione.<br />

Ma le osservazioni del prof. Thiene non si fermano a quel punto poiché il massimo<br />

esperto nazionale del<strong>la</strong> materia tiene a fare sapere come ciò che egli aveva rilevato<br />

era non solo evidente ma avrebbe consentito di risolvere il caso senza sforzi e<br />

incertezze:<br />

Vede se io, mi permetta Avvocato, se io faccio un autopsia, in questi casi qua mi capita, e trovo<br />

una perdita del genere, in una persona che è morta improvvisamente non solo posso dire che<br />

quel<strong>la</strong> è stata <strong>la</strong> causa di <strong>morte</strong> ma posso anche presumere, con elevatissima certezza che il<br />

meccanismo di <strong>morte</strong> non è stata <strong>la</strong> fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re ma è stato il blocco perché è stato<br />

interrotto il filo elettrico che unisce gli atri ai ventricoli.<br />

La censura del <strong>la</strong>voro dei consulenti del p.m. è dunque radicale.<br />

Dato atto del<strong>la</strong> sussistenza di un preliminare meccanismo asfittico sul quale si è<br />

innestata <strong>la</strong> lesione del cuore e quindi ammessa esplicitamente <strong>la</strong> piena attendibilità<br />

del <strong>la</strong>voro del prof. Beduschi e degli altri consulenti <strong>delle</strong> parti civili fino a quel<br />

momento, il prof. Thiene rivolge <strong>la</strong> restante parte <strong>delle</strong> sue severissime osservazioni<br />

al<strong>la</strong> diagnosi <strong>delle</strong> ondu<strong>la</strong>zioni <strong>delle</strong> fibre del miocardio. Anche qui, dall alto di<br />

un autorevolezza incontestata, <strong>la</strong> critica del prof. Thiene alle posizioni espresse in<br />

au<strong>la</strong> dal dr. Ma<strong>la</strong>guti e dai consulenti del<strong>la</strong> difesa è definitiva:<br />

Qui credo che ci sia un equivoco, le ondu<strong>la</strong>zioni vengono interpretate come uguali alle bande di<br />

contrattura, se uno studente mi facesse una risposta di questo genere lo boccerei, le bande di<br />

contrattura, io mi sono permesso di portarle, sono queste. Queste sono le bande di contrattura da<br />

iperincrezione di cateco<strong>la</strong>mine, non queste che sono le ondu<strong>la</strong>zioni e che possono avere una<br />

spiegazione, quelle riportate in perizia, che possono avere una spiegazione agonica o anche<br />

ipossico asfittica, ma certamente queste non hanno niente a che fare. Io sono rimasto sorpreso<br />

che si sia detto che le bande di contrattura e le ondu<strong>la</strong>zioni sono <strong>la</strong> stessa cosa. Faccio presente<br />

460


che nel<strong>la</strong> perizia del dottor Ma<strong>la</strong>guti non si par<strong>la</strong> mai di bande di contrattura, si par<strong>la</strong> di<br />

ondu<strong>la</strong>zione, di raggrinzamento che è l equivalente <strong>delle</strong> ondu<strong>la</strong>zioni, questo, si par<strong>la</strong> di<br />

frammentazione del cuore, ma <strong>la</strong> frammentazione del cuore, <strong>la</strong> fragmentation cordis è un distacco<br />

<strong>delle</strong> miofibre che è un fenomeno legato all intervallo di tempo, è un fenomeno<br />

461<br />

come dire - post<br />

mortale, autolitico legato all intervallo di tempo tra <strong>morte</strong> ed esecuzione dell autopsia, immagino<br />

che in questo caso qua l autopsia sia stata fatta 48 ore, 24, 48, 72 ore dal decesso, se non erro.<br />

Quindi <strong>la</strong> fragmentation cordis è un reperto post mortale, le ondu<strong>la</strong>zioni no, eccole qua, ma non<br />

sono queste. Io devo produrle queste, perché credo che sia importante perché c è veramente un<br />

equivoco.<br />

Il rilievo del prof. Thiene è riscontrato e l abbiamo già verificato. Il dr. Ma<strong>la</strong>guti<br />

par<strong>la</strong>, correttamente, soltanto di fibre del miocardio ondu<strong>la</strong>te e solo a dibattimento<br />

si <strong>la</strong>scia andare all affermazione dell equivalenza con le bande di contrattura.<br />

Sappiamo come da questa modesta osservazione di Ma<strong>la</strong>guti, il dr. Rapezzi abbia<br />

tratto conclusioni del tutto incompatibili con i dati oggettivi, non avendo oltretutto<br />

neppure osservato i reperti istologici.<br />

Sole le bande di contrazione sono effetto di un increzione di cateco<strong>la</strong>mine, del<br />

fenomeno descritto dal dr. Rapezzi, ragion per cui distinguere tra ondu<strong>la</strong>zioni e<br />

bande di contrazione è decisivo per <strong>la</strong> diagnosi differenziale.<br />

Il prof. Thiene manifesta apprezzamento per l autopsia del dr. Ma<strong>la</strong>guti, giudicata<br />

esemp<strong>la</strong>re . Tanto più significativo il fatto che da una descrizione puntuale dei<br />

reperti autoptici non siano state tratte tutte le conseguenze sul piano analitico.<br />

Lesistenza dell ematoma era stata colta ma il dato era stato ignorato sul piano<br />

interpretativo perché solo dei superspecialisti potevano accorgersi che l ematoma<br />

era collocato proprio sul fascio di His.<br />

A sosegno del<strong>la</strong> propria tesi il prof. Thiene ha allegato due fotografie, <strong>la</strong> prima di un<br />

cuore pervaso da bande di contrazione e <strong>la</strong> seconda dal<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione di Ma<strong>la</strong>guti;<br />

comparandole ha messo in evidenza <strong>la</strong> differenza tra bande di contrazione e<br />

semplici ondu<strong>la</strong>zioni <strong>delle</strong> miofibre, rilevabili nel<strong>la</strong> fotografia del cuore di Federico<br />

Aldrovandi.<br />

La foto del cuore di Aldrovandi comparata con quel<strong>la</strong> prodotta dal prof. Thiene è <strong>la</strong><br />

n. 27 del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione di consulenza. E una fotografia di straordinaria chiarezza, come<br />

tutto il materiale iconografico allegato al<strong>la</strong> consulenza, secondo <strong>la</strong> valutazione del<br />

prof. Thiene. E <strong>la</strong> comparazione manifesta prima facie <strong>la</strong> differenza rappresentata<br />

dal consulente tra ondu<strong>la</strong>zioni e contrazioni .<br />

Il giudizio sul<strong>la</strong> consulenza del prof. Rapezzi è negativo ed elimina dal processo le<br />

osservazioni dello stesso come un dato di possibile rilievo probatorio. La conclusione<br />

sarà confermata all esito del contraddittorio:<br />

RISPOSTA No, assolutamente no, penso che il professor Rapezzi ci sia un grosso equivoco, per<br />

cortesia non voglio ovviamente mettere in dubbio <strong>la</strong> sua scienza, però in questo caso di specie lui<br />

non è un patologo e quindi evidentemente disinterpreta, mette insieme le due cose, sono due<br />

cose completamente distinte, io ci tengo a sottolinearle, perché a queste immagini corrispondono


poi diverse interpretazioni cosiddette fisiopatologiche, io vorrei sottolineare questo aspetto qua,<br />

cioè mostrare le immagini non è scienza è ideografia, è iconografia, <strong>la</strong> scienza viene quando si dà<br />

un interpretazione fisiopatologica dell evento, interpretazione fisiopatologica ai reperti, cioè ai<br />

substrati. Qui abbiamo due cose c<strong>la</strong>morose, quello che c è e quello che non c è. Quello che c è è<br />

l ematoma, quello che non c è sono le bande di contrazione, quindi quell ematoma lì e blocco,<br />

quindi è quello che non c è, bande di contrattura significa che non c è evidenza morfologica che ci<br />

sia stato effetto da iperincrezione da cateco<strong>la</strong>mine. Tenete presente che non sono mica state mai<br />

ricercati i metaboliti <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine, in questi casi qua, ad esempio nelle urine come si<br />

dovrebbe eventualmente fare in caso di situazioni di questo genere, quindi è specu<strong>la</strong>zione. Però<br />

almeno ci fossero le bande di contrattura, non ci sono.<br />

Ma anche il giudizio di uno dei massimi esperti nazionali e internazionali sul<strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />

da sforzo, da iperagitazione, e quindi in definitiva sul<strong>la</strong> possibilità di una <strong>morte</strong> da<br />

e.d.s è di estrema rilevanza in questo processo e tronca qualsiasi possibilità di<br />

ipotizzare una causa di <strong>morte</strong>. Il dato anatomopatologico dal quale evidentemente<br />

partire, dimenticato da tutti i consulenti è appunto <strong>la</strong> condizione fisica di Federico<br />

Aldrovandi. Abbiamo osservato come le ricerche americane che hanno introdotto <strong>la</strong><br />

sindrome da <strong>morte</strong> da delirio agitato muovano da una condizione patologica del<br />

soggetto con evidenti riflessi sullo stato del cuore e dell organismo in generale prima<br />

dell agitazione. Le morti improvvise dei giovani, e degli atleti in partico<strong>la</strong>re,<br />

dimostrano sempre un difetto o una patologia intrinseca del cuore che <strong>la</strong> scienza<br />

riscontra ex post. Ma nel caso Aldrovandi si può dire di essere stati di fronte ad un<br />

organismo giovane e integro sotto tutti i punti di vista. La difesa non ha neppure<br />

provato a mettere in discussione questo dato. Il rifiuto dell e.d.s. da parte del prof.<br />

Thiene non è dunque ideologico ma nasce dal<strong>la</strong> sua profonda convinzione che al<strong>la</strong><br />

base di una <strong>morte</strong> improvvisa vi sia sempre una condizione patologica del soggetto,<br />

ricavabile ex post, sul<strong>la</strong> quale poi interviene come causa finale l agitazione. Ma il<br />

caso di cui ci stiamo occupando non presenta alcun elemento indicante una<br />

possibile patologia concausale. Il cuore è integro è perfetto. Del tutto irrilevanti le<br />

fibrosi rilevate dal dr. Testi ma non commentate. Non si tratta di fibrosi sostitutiva<br />

di fibre del miocardio, un reperto assolutamente normale. In queste condizioni, ci<br />

dice il massimo esperto del<strong>la</strong> materia, non si muore di agitazione quale che essa<br />

possa essere; e sappiamo che qui si par<strong>la</strong> di un agitazione di non più di mezz ora da<br />

parte di uno sportivo dal cuore integro:<br />

DOMANDA Ho capito. Ecco, diciamo sull effetto letale del<strong>la</strong> iperincrezione <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine,<br />

professore, ci può dire qual è <strong>la</strong> sua opinione in merito? Se effettivamente<br />

RISPOSTA<br />

Sì, questa è una cosa interessante, perché è stata una teoria degli anni 50, sposata<br />

anche dagli anatomopatologi che si possa morire di spavento o di stress, guardi io ho fatto 10 mi<strong>la</strong><br />

autopsie in vita mia, ho fatto 500 casi di giovani che muoiono improvvisamente, io non ho mai<br />

visto nessuno che possa morire, almeno che non abbia una malformazione congenita, che possa<br />

morire per eccesso di sforzo o per eccesso di stress se ha un cuore nomale e se non ha dei difetti<br />

genetici, che non mi risulta che questo ragazzo avesse dei difetti genetici. Cioè in parole povere,<br />

noi ad esempio, mi consenta signor Giudice di fare un riferimento storico, lo stesso Fidippide del<strong>la</strong><br />

maratona che morì dopo 42 chilometri, abbiamo il dubbio che non avesse un cuore che potesse<br />

462


avere una malformazione perché nel<strong>la</strong> nostra esperienza non si muore di fatica e non si muore di<br />

stress. Ecco, io ho trovato dubbia l interpretazione data dal dottor Ma<strong>la</strong>guti di discrepanza, ma il<br />

concetto di discrepanza si ha soltanto se ci sono <strong>delle</strong> lesioni coronariche, in questo caso qua il<br />

ragazzo aveva le coronarie completamente pervie, quindi quei segni cosiddetti di ischemia, cioè di<br />

ondu<strong>la</strong>zione, sono più riferibili a situazioni ipossiche piuttosto che ischemiche, cioè nel senso che<br />

c è stato un aumento di richiesta di sangue da parte del miocardio stressato ed agitato e via<br />

dicendo, perché quelle sue coronarie erano così pervie che potevano fornire ampiamente sangue,<br />

il problema è se ci siano state <strong>delle</strong> situazioni ipossiche. Ecco, io questo non lo posso dire, sarà dati<br />

circostanziali che potranno stabilire se il ragazzo fosse in una situazione di difficoltà da venti<strong>la</strong>zione<br />

e quindi difficoltà di assunzione di ossigeno.<br />

In poche battute tutti i temi aspramente dibattuti e controversi trovano piana<br />

illustrazione; ogni ragionamento coerente con l anatomia patologica del cuore, che è<br />

<strong>la</strong> so<strong>la</strong> disciplina che può fornire risposte al caso, trova collocazione nel contesto<br />

descritto dal prof. Thiene. Gli altri argomenti devono essere disattesi.<br />

La <strong>morte</strong> di Aldrovandi non è quindi una <strong>morte</strong> naturale ma una <strong>morte</strong> violenta:<br />

RISPOSTA Allora, noi qua ci troviamo di fronte a questo dilemma: ma questa è una <strong>morte</strong><br />

naturale o è una <strong>morte</strong> violenta? Una <strong>morte</strong> improvvisa di questo tipo, sul<strong>la</strong> base di quel referto<br />

anche di ematoma, non può altro che essere una <strong>morte</strong> violenta, non so se se <strong>la</strong> sia procurata lui<br />

stesso, per carità, ma in questo caso non mi risulta che sia stato un incidente, questa non è una<br />

<strong>morte</strong> naturale, cioè non aveva lui, voglio dire, malformazioni, non aveva patologie, quindi non e<br />

d altro canto mancano addirittura i segni di stress sul miocardio.<br />

RISPOSTA Di stress, cioè cosiddetta iperincrezione di cateco<strong>la</strong>mine, manca l evidenza sul<br />

miocardio. Quindi tutto questo castello, in certo senso interpretativo, è basato su qualcosa che<br />

non c è.<br />

Nessun riscontro sul cuore del<strong>la</strong> presunta attitudine all assunzione di stupefacenti.<br />

Peraltro dell influenza <strong>delle</strong> sostanze diverse dal<strong>la</strong> cocaina sul muscolo cardiaco non<br />

ci sono al momento evidenze scientifiche.<br />

Il prof. Thiene ribadisce come <strong>la</strong> descrizione del dr. Ma<strong>la</strong>guti non riferisca affatto di<br />

bande di contrazione e che chi lo aveva citato nel processo lo aveva fatto a<br />

sproposito. Lintervento del prof. Thiene era stato anche dettato dal<strong>la</strong> necessità di<br />

difendere il proprio onore professionale. Un accenno che sembra assai indicativo<br />

dell imparzialità e dell indipendenza dell intervento del prof. Thiene.<br />

Quindi, adesso io non so come sia venuta fuori questa storia <strong>delle</strong> bande di contrattura, non ho capito, tra<br />

l altro io devo anche un attimino, sono un po dispiaciuto perché sono stato frequentemente citato a<br />

sproposito, sono qua anche per questo, devo difendere <strong>la</strong> mia onorabilità scientifica, nel senso che spesso<br />

ho visto che qualche mia collega mi cita, come dire, come fossi un oracolo ma in maniera erronea, ecco. ( p.<br />

16)<br />

Di fondamentale importanza rilevare come secondo il metodo del prof. Thiene al<strong>la</strong><br />

diagnosi di <strong>morte</strong> si possa pervenire, a ritroso, escludendo ogni altra possibile causa.<br />

463


Ma è anche decisivo che <strong>la</strong> causa di <strong>morte</strong> sia stata individuata in una asistolia che<br />

rende inservibile il defribil<strong>la</strong>tore e dà conto del fatto che gli ematomi gengivali non<br />

possono essere stati prodotti dall azione dei rianimatori ma rappresentano ulteriore<br />

conferma dei precedenti traumi chiusi del torace subiti dal ragazzo. Il ragionamento<br />

del prof. Thiene dal punto di vista logico è ineccepibile. Nell ipotesi che il ragazzo<br />

fosse vivo al momento dell intervento dei sanitari, l inefficacia del defibril<strong>la</strong>tore<br />

dimostra essersi trattato di una <strong>morte</strong> per asistolia. Nell ipotesi che il ragazzo fosse<br />

morto l azione dei rianimatori non poteva provocare gli ematomi gengivali, insorti in<br />

vita, che a loro volta sono indicativi del processo traumatico e asfittico precedente.<br />

RISPOSTA Allora, aspetti un attimo perché bisogna che cominciamo intanto da come noi approcciamo, dal<br />

punto di vista di patologia cardiovasco<strong>la</strong>re, un caso di decesso improvviso come questo. Noi<br />

immediatamente andiamo al<strong>la</strong> ricerca se c è stata una causa di <strong>morte</strong> cerebrale ed in questo caso non<br />

c era, poi vediamo se ci sia stata una fuoriuscita di sangue per cui il soggetto possa essere morto per shock<br />

emorragico, in questo caso non c era. Andiamo ad esaminare i polmoni, dai polmoni vediamo, escludiamo<br />

che ci sia magari un embolia polmonare, possiamo sospettare se ci siano state <strong>delle</strong> ostruzioni <strong>delle</strong> vie<br />

aeree, perché c è un enfisema, ma mi pare che più di tanto anche in questo caso non c è stata una<br />

situazione di enfisema acuto e pi allora a questo punto per esclusione contiamo sul cuore. Cioè diciamo a<br />

questo punto se questo ha avuto l arresto vuole dire che è stato un arresto cardiaco perché abbiamo<br />

escluso le <strong>cause</strong> extracardiache, okay, in questo caso abbiamo focalizzato sul cuore. Cerchiamo <strong>la</strong> causa e<br />

cerchiamo anche i meccanismi. Eco, io vorrei che qui distinguessero che cos è una causa e che cos è un<br />

meccanismo. Il meccanismo di <strong>morte</strong> è il modo con cui si arresta il cuore, però n cuore si può arrestare<br />

perché è tamponato dal sangue che fuoriesce nel cavo pericardico, queste sono le rotture di cuore anche<br />

traumatiche ma anche post infartuali, e questa è <strong>la</strong> <strong>morte</strong> meccanica oppure <strong>la</strong> rottura dell aorta che ha<br />

fatto entrare una quantità di sangue dentro il cavo pericardico per cui il cuore è rimasto strozzato e non<br />

riesce escluso anche questo, qui non c è stata né rottura di aorta né rottura di cuore, allora a questo il<br />

meccanismo non può che essere elettrico e ci sono due fondamentali meccanismi, l elettrico da fibril<strong>la</strong>zione<br />

ventrico<strong>la</strong>re, l elettrico da arresto asistolia. La fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re è <strong>la</strong> più frequente, il 70 80% dei<br />

casi, però il 20% di casi ci può anche essere l asistolia.<br />

Andiamo al<strong>la</strong> ricerca del<strong>la</strong> spiegazione morfologica di questo meccanismo. In questo caso tutto fa pensare<br />

appunto che il meccanismo sia stata <strong>la</strong> asistolia da ematoma.<br />

Ecco, voglio precisare anche un altra cosa: il pronto soccorso è arrivato e ha trovato il ragazzo in asistolia,<br />

allora poteva essere già morto, sostanzialmente, è molto probabile che fosse già morto, ma allora se era già<br />

morto le manovre rianimatorie non gli potevano creare ematomi perché <strong>la</strong> sua circo<strong>la</strong>zione è bloccata da<br />

qualche minuto. Se invece stava morendo, ma allora abbiamo anche <strong>la</strong> prova elettrocardiografica che era in<br />

asistolia, il defibril<strong>la</strong>tore non ha funzionato, si è rifiutato di agire perché ha detto - io defibril<strong>la</strong>tore - non c è<br />

fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re c è asistolia e quindi io non funziono. I casi sono due: o stava morendo in asistolia<br />

ed allora ecco il meccanismo confermato oppure se era già morto le manovre rianimatorie non possono<br />

aver creato quell ematoma che io considero assolutamente vitale, legato a precedenti traumi toracici<br />

chiusi, per quello che ho spiegato inizialmente. (p.19-20)<br />

Il prof. Thiene specifica quindi <strong>la</strong> nozione di blunt trauma , di trauma al cuore senza<br />

manifeste lesioni al torace e come questo colpo secco e violento che colpisce il<br />

torace senza danneggiarlo esternamente possa innescare il meccanismo che porta<br />

all arresto cardiaco da trauma al cuore. Altrettanto interessante <strong>la</strong> spiegazione di<br />

come il meccanismo possa prodursi attraverso una compressione a terra del<br />

soggetto:<br />

464


RISPOSTA Io vi ricordo che quando si esercitano <strong>delle</strong> pressioni importanti sul<strong>la</strong> gabbia toracica,<br />

che cosa succede? Che lo sterno si avvicina moltissimo al<strong>la</strong> spina dorsale, per cui il cuore viene<br />

schiacciato in questo caso qua e quindi in questo caso qui sono state colpite strutture posteriori e<br />

quindi potrebbe anche essere che meglio meccanismo dal di dietro in avanti piuttosto che dal<br />

davanti in didietro, però io non darei molta differenza tre le due cose. Sta di fatto che con una<br />

compressione del torace, questo ovviamente uno non <strong>la</strong> può certo uno prevedere, ma veramente<br />

si schiaccia il cuore tra <strong>la</strong> colonna vertebrale e lo sterno, si fa una specie di sandwich, se poi<br />

ovviamente il cuore in quel momento è pieno di sangue, <strong>la</strong> pressione va alle stelle e tende a<br />

<strong>la</strong>cerare o rompere vasi e creare in questo caso ematoma. ( p. 21)<br />

In tutto questo un ruolo fondamentale lo svolge pure il meccanismo asfittico che<br />

provoca <strong>la</strong> rottura dei vasi, rendendoli fragili. Non a caso le morti asfittiche rive<strong>la</strong>no<br />

<strong>la</strong> presenza di petecchie pericardiche o pleuriche. Resi deboli gli endoteli dei<br />

capil<strong>la</strong>ri, una compressione ne rende più facile <strong>la</strong> rottura. Ma nel caso in esame si<br />

tratta di un ematoma di un centimetro per <strong>la</strong> cui produzione era necessaria anche<br />

un fattore meccanico e non solo asfittico.<br />

La qualificazione del consulente emerge dai dati seguenti, indicati in risposta<br />

all inevitabile domanda conclusiva dell esame:<br />

RISPOSTA Io sono stato Presidente del<strong>la</strong> Società Americana di Patologia Cardiovasco<strong>la</strong>re, fondatore del<strong>la</strong><br />

Società Europea di Patologia Cardiovasco<strong>la</strong>re, ho scritto 700 articoli e 15 libri<br />

I soggetti che muoiono nelle descritte condizioni sono lucidi e sono in grado di<br />

chiedere aiuto; ciò anche nelle situazioni di asfissia.<br />

Lemorragia provoca il decesso non in modo istantaneo ma nell arco di alcuni<br />

minuti. Ciò significa che tra il momento in cui il ragazzo in seguito al colpo comincia<br />

a perdere le forze, fino al momento del<strong>la</strong> constatazione del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, trascorrono<br />

alcuni minuti. Il dato è riscontrato dal tempo trascorso tra il momento in cui viene<br />

richiesta l ambu<strong>la</strong>nza a quello in cui arriva <strong>la</strong> rianimatrice che constata <strong>la</strong> <strong>morte</strong>.<br />

Il <strong>la</strong> spiegazione causale svolta dal prof. Thiene è precisa, circostanziata, dall interno<br />

inattaccabile decisiva. E questa <strong>la</strong> ragione che induce <strong>la</strong> difesa a mettere in<br />

discussione dall esterno <strong>la</strong> spiegazione offerta, tentando di negare che <strong>la</strong> macchia<br />

sul cuore rilevata da Thiene sia effettivamente un ematoma e non piuttosto un<br />

fenomeno post-mortale, una c.d. imbibizione emoglobinica . Ma anche su questo<br />

punto è difficile mettere in difficoltà un uomo dell esperienza e del rigore logico del<br />

prof. Thiene:<br />

RISPOSTA Allora le rispondo: prima, nelle mie 10 mi<strong>la</strong> autopsie che ho fatto, ecco forse ho<br />

dimenticato di dire questo - mai visto una roba del genere se non in casi che ovviamente possono<br />

o seguono a traumi; secondo, in questo caso qua - mi <strong>la</strong>sci dire - è cospicuo, circoscritto e bluastro<br />

proprio da sangue non da semplice imbibizione, è fuoriuscito, è un vero e proprio ematoma. Il<br />

problema potrebbe essere invece un altro, cioè dice: ma questo ematoma non si sarà creato<br />

perché lo hanno massaggiato, ma allora scusatemi una cosa, sì, è stato massaggiato però abbiamo<br />

detto che è in asistolia era già morto, quindi se è stato massaggiato da morto non può uscire<br />

465


sangue, se è massaggiato da morto. Se invece è stato, e davvero, ammettiamo pure che sia stato,<br />

possa essersi verificato anche nel massaggio mentre era ancora in vita, ma allora<br />

l elettrocardiogramma che è stato registrato era di blocco, allora questo avvalora ancora di più<br />

l ipotesi che sia morto di blocco, allora da ragione che questa è una lesione vitale.<br />

Ma non è solo l intenso colore bluastro del<strong>la</strong> macchina a fare <strong>la</strong> differenza. Vi è un<br />

elemento aggiunto per il carattere di ematoma del segno:<br />

RISPOSTA Mi permetta perché c è una cosa molto importante, specu<strong>la</strong>re a questo ematoma c è<br />

un altro ematoma nel<strong>la</strong> parete anteriore, che cosa significa questo? Che si sono toccate, sono<br />

andate in collisione con questa compressione del torace, <strong>la</strong> parete anteriore e <strong>la</strong> parete posteriore<br />

del ventricolo sinistro, è come quando vanno in collisione due auto e finiscono entrambe per<br />

averne le conseguenze.<br />

DOMANDA Questo ematoma nel<strong>la</strong> parte anteriore del ventricolo da dove <strong>la</strong> ricava, professore?<br />

RISPOSTA Dal<strong>la</strong> fotografia, io ho indicato con <strong>la</strong> freccia, ma anche nel<strong>la</strong> descrizione anatomo<br />

.<br />

RISPOSTA Allora glielo mostro da qua, questo è l ematoma sul fascio di his, ma qui ce n è uno di<br />

pari dimensioni nel<strong>la</strong> parete anteriore, signor Giudice, nel<strong>la</strong> parete anteriore del ventricolo<br />

sinistro, dico proprio davanti, quindi vuole dire che queste due strutture qua, durante<br />

evidentemente appunto un blunt trauma del torace, sono entrate e si sono scontrate.<br />

Il prof Thiene descrive attentamente <strong>la</strong> conformazione dell ematoma e indica nel<strong>la</strong><br />

fotografia tre macchie scure: <strong>la</strong> prima quel<strong>la</strong> più rilevante al centro del<strong>la</strong> foto<br />

corrispondente all ematoma nel<strong>la</strong> parte posteriore del ventricolo; le altre due<br />

corrispondenti all ematoma formato nel<strong>la</strong> parte anteriore del ventricolo e<br />

sdoppiatosi per effetto del taglio, in senso longitudinale del cuore, effettuato<br />

proprio lungo l asso sul quale si collocava l ematoma nel<strong>la</strong> parte anteriore. Il cuore<br />

aperto a libro presentava nel<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> di Thiene un ematoma visibile nel<strong>la</strong><br />

parte anteriore e nel<strong>la</strong> parte posteriore. Aperto il cuore da uno dei due <strong>la</strong>ti,<br />

l ematoma anteriore sul quale è passato il taglio si è suddiviso in due parti che si<br />

rilevano a sinistra e a destra del<strong>la</strong> foto del cuore aperto.<br />

Che si tratti di ematoma e non di altro viene ripetuto da Thiene numerose volte con<br />

argomenti diversi a fronte di domande insistenti:<br />

DOMANDA Però gli elementi di fatto del<strong>la</strong> diagnosi differenziale non li ho capiti, Presidente?<br />

RISPOSTA Sono circoscritti, sono solo lì e sono di dimensioni cospicue, non è un fenomeno<br />

diffuso, perché solo lì? Ecco, questo è il problema, perché solo proprio perché lì si è esercitato<br />

evidentemente questo chiamiamo<strong>la</strong>, noi abbiamo anche noi una terminologia, questa è una<br />

lesione bacio, cioè <strong>la</strong> parete anteriore e <strong>la</strong> parete posteriore si sono toccate.<br />

Una spiegazione chiara e che non dà luogo ad incertezze.<br />

Non è affatto sorprendete che il cuore all esterno si presentasse integro, così come<br />

non stupisce l assenza di segni traumatici sul soma esterno.<br />

466


La spiegazione del<strong>la</strong> compatibilità tra ematoma interno ed assenza di sangue<br />

all esterno e di segni sul torace riceve questa spiegazione:<br />

RISPOSTA Adesso le rispondo, basta così, ci siamo capiti, i famosi blunt trauma del cuore sono<br />

con torace indenne, senza nessuna evidenza.<br />

DOMANDA Va bene, questo l avevo capito, l avevo capito anche prima, <strong>la</strong> domanda però è<br />

diversa è: se questo blunt trauma del cuore è compatibile con un cuore che all esterno non<br />

presenta alcun segno di corredo emorragico?<br />

RISPOSTA Sì.<br />

DOMANDA Per quale ragione?<br />

RISPOSTA Perché è <strong>la</strong> cavità ventrico<strong>la</strong>re sinistra dall interno che è sottoposto ad uno stress<br />

partico<strong>la</strong>re per ragioni pressorie, per quei fenomeni sisto-diastolici che si verificano al suo interno,<br />

è l endocardio, cioè quello che è dentro il cuore non l epicardio quello che è fuori al cuore che è<br />

soggetto a rischi di <strong>la</strong>cerazione e di emorragia.<br />

DOMANDA Il senso del<strong>la</strong> domanda, l ha capito da solo, è abbastanza chiaro, cioè lei dice: questo<br />

ematoma che sicuramente si è cagionato anche per una compressione toracica, perché e questo<br />

quello che lei ha detto prima, io le chiedo se il fatto che comunque vi sia stata una compressione<br />

toracica è compatibile, non solo con il fatto che sul dorso, inteso come soma, non v era alcun<br />

segno di pressione ma anche con il fatto che nel cuore, inteso come tale, non vi fosse alcun segno<br />

di compressione?<br />

RISPOSTA Esatto, è perfettamente compatibile, perché i giochi avvengono all interno del<strong>la</strong> cavità<br />

ventrico<strong>la</strong>re sinistra anche se <strong>la</strong> pressione è esterna. ( p. 37)<br />

Il fatto che Ma<strong>la</strong>guti descriva <strong>la</strong> macchia indicativa dell ematoma come di<br />

consistenza al tatto analoga ai tessuti limitrofi non esclude affatto nche si<br />

trattasse di un ematoma ma indica semplicemente che lo stravaso si era limitato ai<br />

tessuti superficiali.<br />

DOMANDA Dal suo punto di vista, questa descrizione di consistenza al tatto analoga ai tessuti<br />

limitrofi, riferita diciamo a questa zona dove secondo lei si è localizzato l ematoma, che significato<br />

ha?<br />

RISPOSTA Significa che non era un ponfo.<br />

DOMANDA Che non era?<br />

RISPOSTA Un ponfo, cioè nel senso che non era rilevato questo ematoma sotto l endocardio ma<br />

che si era infiltrato in profondità, per cui di fatto <strong>la</strong> sua consistenza era normale, pari al tessuto<br />

circostante e non aveva dato luogo a deformazioni volumetriche di quelle, d altro canto il fascio di<br />

his decorre lì nel sub endocardio e quindi è stato molto , più che altro perché , mi permetta<br />

RISPOSTA Comunque le foto sono, diciamo così, di un evidenza incontrovertibile, cioè proprio<br />

nero e bianco.<br />

DOMANDA Cioè lei dice, sempre con riferimento al<strong>la</strong> frase che le ho detto prima: <strong>la</strong> circostanza<br />

che si dà atto che <strong>la</strong> consistenza al tatto è analoga a quel<strong>la</strong> dei tessuti limitrofi a mio avviso è<br />

compatibile con il fatto che si trattasse di un ematoma. Questo è il senso del suo pensiero?<br />

RISPOSTA No, voglio dire che non è un ematoma che ha dato un gonfiore, cioè un ponfo, che è<br />

diventato rilevato, nel senso che, se questo fosse stato un ematoma con rilievo l avrebbe sentito<br />

turgido, rigido, invece evidentemente è un ematoma che è infiltrato alle strutture circostanti, ne<br />

467


ha alterato soltanto <strong>la</strong> cromia, cioè nel senso che chiarissimamente questo colore qua è c<strong>la</strong>ssico<br />

colore del sangue che non è più ossigenato perché evidentemente adesso è scomparso<br />

l ossigeno e quindi è bluastro, cianotico, ceruleo. (39)<br />

Non necessaria un indagine più approfondita per diagnosticare l ematoma e per<br />

stabilire <strong>la</strong> sua incidenza sul fascio di His, <strong>la</strong> cui ubicazione è certa come è certa <strong>la</strong><br />

presenza del<strong>la</strong> pupil<strong>la</strong> nell occhio:<br />

DOMANDA Quindi non c è bisogno, lei dice, di una documentazione istologica partico<strong>la</strong>rmente accurata e<br />

approfondita per poter pervenire a questa valutazione, a quel<strong>la</strong> che fa lei?<br />

RISPOSTA Perché l ematoma è in corrispondenza, esatto, non è una picco<strong>la</strong> petecchia ma è una<br />

deformazione molto grosso<strong>la</strong>na esattamente in corrispondenza dove c è questo asse elettrico del cuore. (p.<br />

41).<br />

La compressione sul cuore era stata molto intensa e violenta. Nonostante ciò è<br />

compatibile con il blunt trauma il mancato prodursi di lesioni esterne. La questione<br />

è di grande rilievo per <strong>la</strong> difesa ed il prof. Thiene <strong>la</strong> supera bril<strong>la</strong>ntemente, facendo<br />

riferimento al<strong>la</strong> giovane età di Federico e all e<strong>la</strong>sticità del suo scheletro e più in<br />

generale dei suoi organi interni. Le altre spiegazioni rafforzano il complessivo<br />

contenuto del<strong>la</strong> deposizione:<br />

RISPOSTA Importante questo che si sappia, perché non si creano le fratture da appunto traumi<br />

del torace o pressioni che si esercitano nel torace nei giovani. Le do <strong>la</strong> risposta? Perché hanno<br />

ancora <strong>la</strong> carti<strong>la</strong>gine, non sono come le persone anziane, per cui loro non vanno incontro, quando<br />

viene esercitata una pressione forte, anche in fase di rianimazione, non vanno incontro a fratture<br />

perché <strong>la</strong> carti<strong>la</strong>gine è e<strong>la</strong>stica. Questa è una cosa che noi conosciamo perfettamente.<br />

DOMANDA Lei ha già risposto prima all avvocatessa Vecchi dicendo che questo ematoma, lei lo<br />

ritiene, lo giudica un ematoma, è perfettamente compatibile con il fatto che non ci siano segni<br />

tegumentari e che non ci siano segni sul cuore stesso prima del sezionamento?<br />

RISPOSTA Tutto dentro all interno del ventricolo sinistro.<br />

DOMANDA È possibile che , le faccio una domanda veramente da profano quale sono: è<br />

possibile che un azione di schiacciamento così rilevante, come quel<strong>la</strong> che lei ha descritto, non <strong>la</strong>sci<br />

alcun segno, non solo sul<strong>la</strong> pelle, sul corpo, sul torace o sul dorso del soggetto ma nemmeno sul<br />

cuore? Perché questa è una foto ingrandita di quelle che sono state prodotte dal<strong>la</strong> Parte Civile,<br />

questo è un cuore perfettamente<br />

RISPOSTA Ho già risposto più volte.<br />

RISPOSTA Ecco, io volevo dirvi che <strong>la</strong> sede dei due ematomi è esattamente il punto di maggiore<br />

vicinanza <strong>delle</strong> pareti del ventricolo sinistro e dove più probabilmente si possono toccare, baciare<br />

e dar luogo a quel tipo di lesione, ma le ripeto senza quello che avviene fisiologicamente<br />

all interno del ventricolo sinistro nelle fasi sisto-diastoliche non si potrebbe verificare una roba del<br />

genere, nel ventricolo destro non succede perché nel ventricolo destro le pressioni sono a 10, 15<br />

dall altra parte sono 130 180, provi ad immaginare se un azione <strong>la</strong> eserciti quando c è una<br />

pressione a 120 130 già diastolica che <strong>la</strong> fai portare a 200 robe di questo genere e poi<br />

ovviamente c è proprio <strong>la</strong> ragione anatomica, vi dicevo, di stretta vicinanza, non è a caso che<br />

evidentemente si sono verificati gli ematomi.<br />

468


Nel<strong>la</strong> specie il contatto tra le due pareti del ventricolo sinistro era avvenuto più che<br />

con un solo colpo violento attraverso ripetute e protratte compressioni.<br />

Altri argomenti più dettagliati e diffusi sul<strong>la</strong> natura vitale del<strong>la</strong> soffusione riscontrata<br />

emergono dal controesame del difensore. Ne riportiamo il contenuto per <strong>la</strong> loro<br />

decisività:<br />

DOMANDA Ultima cosa, ecco, questa per non avere io confusione, lei prima parzialmente ha<br />

risposto al<strong>la</strong> collega Vecchi, questo ematoma che lei descrive lei ha potuto comprendere<br />

dall esame del<strong>la</strong> fotografia quale origine specifica avesse avuto?<br />

RISPOSTA Lorigine ovviamente vuole dire che è un stravaso ematico che proviene da capil<strong>la</strong>re di<br />

quel<strong>la</strong> regione per appunto, probabilmente contribuiscono i due fattori, un asfittico che rende più<br />

fragili questi vasi ed il meccanico che effettivamente li finisce per rompere, è quel<strong>la</strong> che si chiama,<br />

noi <strong>la</strong> chiamiamo rexi , scusate questa terminologia, rexi dal capil<strong>la</strong>re<br />

DOMANDA E per escludere<br />

RISPOSTA Anche un piccolo vaso, insomma.<br />

DOMANDA Per escludere viceversa, da un esame diciamo così fotografico, quindi macroscopico<br />

è diverso immagino da quello che può essere un esame diretto, che ci potesse essere viceversa<br />

quest altra valutazione, cioè di un origine post <strong>morte</strong>m di questo ristagno sanguigno, che<br />

consistenza, che cosa avremmo dovuto leggere nel<strong>la</strong> descrizione e che cosa avremmo dovuto<br />

apprezzare dalle foto per poter arrivare a questo tipo di<br />

RISPOSTA Cioè non sarebbero state così circoscritte e così elevati in termini proprio di cromia,<br />

queste sono soffuse, sono molto più ve<strong>la</strong>te.<br />

DOMANDA Molto più ve<strong>la</strong>te. E quindi, perdoni, ma ci dia un ipotesi, se noi avessimo trovato<br />

quell alternativa che lei tenderebbe ad escludere che cosa avremmo visto nel<strong>la</strong> fotografia?<br />

RISPOSTA Avrei vista dovunque sia nel ventricolo sinistro che nel ventricolo destro sparsa ma<br />

non localizzata, qui c è proprio un target che guarda caso è in quel<strong>la</strong> zona di maggiore vicinanza<br />

<strong>delle</strong> pareti del cuore.<br />

DOMANDA Localizzata su tutta l estensione del muscolo?<br />

RISPOSTA Sì, ma in maniera generica e aspecifica senza necessariamente questa focalità, è il<br />

carattere di focalità di questa lesione che assume un significato importante, poi ripeto focalità<br />

così disgraziata che è andata a coinvolgere il fascio di his perché questa è tra l altro l incredibi è<br />

incredibile, è c<strong>la</strong>moroso questo reperto qua, anche nel<strong>la</strong> mia esperienza, chiedetemi, è<br />

c<strong>la</strong>moroso. (p. 50)<br />

Riteniamo che le sottolineature forniscano risposte ai molti interrogativi su un caso<br />

che ha <strong>la</strong>sciato a lungo incerti e dubbiosi, persino gli imputati e gli investigatori,<br />

essendo al di là di qualsiasi capacità di questi soggetti capire e prevedere come<br />

potesse essere accaduto quell improvviso afflosciarsi del soggetto che ai primi<br />

appariva vivo e vitale. Ciò che si doveva comprendere era che una colluttazione<br />

violentissima, come è di comune esperienza, espone a rischi mortali al di là,<br />

ovviamente, di qualunque intenzione, per l interferenza di fattori accidentali, anche<br />

rari e sconosciuti, imprevisti ma assolutamente prevedibili tenuto conto<br />

dell assoluta delicatezza del corpo umano che può resistere ad ingiurie fisiche<br />

violentissime, può essere esposto senza conseguenze ad asprezze di ogni genere ma<br />

può essere colpito mortalmente con estrema facilità. Non a caso i torturatori sono<br />

469


degli specialisti del<strong>la</strong> violenza fisica e del dolore senza <strong>morte</strong>. Bisogna riconoscere<br />

da questo punto di vista che gli imputati non erano dei torturatori, anche se l asfissia<br />

e <strong>la</strong> conseguente ipossia furono certamente causa di grandissima sofferenza per <strong>la</strong><br />

vittima, idonee a provocare <strong>la</strong> <strong>morte</strong>, anticipata dal colpo mortale al cuore che<br />

spezzò con <strong>la</strong> vita anche <strong>la</strong> sofferenza del ragazzo.<br />

Viene ribadita e precisata l importante deduzione logica già prima esaminata: <strong>la</strong><br />

presenza dell ematoma esclude in ogni caso una <strong>morte</strong> da stress cateco<strong>la</strong>minico da<br />

due punti di vista: uno positivo e l altro negativo. Se infatti si suppone che il<br />

soggetto era morto all arrivo dei rianimatori, con circo<strong>la</strong>zione ferma, l ematoma<br />

aveva evidentemente carattere vitale ed era stato causa di <strong>morte</strong>; se invece si<br />

ritenga che esso sia stato prodotto dai rianimatori in <strong>morte</strong>, <strong>la</strong> constatazione del<br />

blocco atrio ventrico<strong>la</strong>re e non del<strong>la</strong> fibril<strong>la</strong>zione escluderebbe comunque <strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />

da stress cateco<strong>la</strong>minico che produce fibril<strong>la</strong>zione, fermo restando che si<br />

tratterebbe di spiegare comunque l asistolia con un fatto traumatico. In realtà il<br />

blocco del<strong>la</strong> registrazione elettrocardiografica dimostrava fondamentalmente<br />

l esistenza di una <strong>morte</strong> per blocco del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione atrioventrico<strong>la</strong>re e non da<br />

fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re e quindi da iperincrezione di cateco<strong>la</strong>mine.<br />

Si tratta di un paradosso con il quale il prof. Thiene demolisce in ogni caso <strong>la</strong> tesi<br />

difensiva ma che evidentemente nul<strong>la</strong> toglie, trattandosi di un paradosso, al<strong>la</strong> tesi<br />

principale del consulente: <strong>la</strong> <strong>morte</strong> per effetto dell ematoma e del blocco<br />

atrioventrico<strong>la</strong>re, non potendo quest ultimo spiegarsi altrimenti.<br />

Il ragionamento del prof. Thiene non si basa quindi soltanto sul<strong>la</strong> visione <strong>delle</strong> foto<br />

del cuore ma si artico<strong>la</strong> su un complesso ragionamento e su una base di dati che<br />

messi in connessione riconducono univocamente, verso quel<strong>la</strong> causa di <strong>morte</strong>,<br />

riscontrando a valle che le macchie del<strong>la</strong> foto del cuore sono veri e propri ematomi o<br />

soffusione ecchimotiche, secondo altre formu<strong>la</strong>zioni.<br />

Il prof. Thiene ha suffragato che le circostanze del caso, in partico<strong>la</strong>re l azione degli<br />

agenti, risultavano del tutto compatibili con <strong>la</strong> produzione del trauma interno.<br />

Anche l appoggio di due mani sul torace, effettuato con molta forza è idonea a<br />

produrre il blunt trauma , così come efficace è l azione di compressione ripetuta<br />

con appoggio <strong>delle</strong> mani con <strong>la</strong> massima forza come se si trattasse di un azione<br />

rianimatoria ripetuta in re<strong>la</strong>zione alle circostanze dell immobilizzazione<br />

6. La verifica in contraddittorio del<strong>la</strong> consulenza Thiene.<br />

Con l intervento del prof. Thiene il caso Aldrovandi va incontro ad una svolta<br />

decisiva e risolutiva. Il mistero sul<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> è sve<strong>la</strong>to con coerenza e<br />

tenendo conto dei dati circostanziali, autoptici e di una rassicurante interpretazione<br />

di tutti gli elementi disponibili. Non residuano zone vuote o aree da integrare<br />

induttivamente. Ciò che era stato intuito e spiegato dai consulenti <strong>delle</strong> parti civili,<br />

trova conferma con l inserimento dell ultimo anello mancante ad una spiegazione<br />

470


tutta basata sui dati emersi dalle indagini. Gli eventi finali che producono <strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />

hanno tutti una collocazione precisa. Lelemento nuovo agisce su una realtà<br />

inquadrata già in maniera compiuta: <strong>la</strong> violenta colluttazione; il tentativo di<br />

immobilizzazione ad ogni costo e con ogni mezzo; l asfissia meccanica e posizionale;<br />

<strong>la</strong> <strong>morte</strong> improvvisa non spiegabile dall esterno ma solo dall interno, dai segni<br />

<strong>la</strong>sciati da un azione restrittiva realizzata con mezzi e modi eccessivi, sproporzionati,<br />

in quei termini e in quei modi non necessaria, anche sul presupposto del<strong>la</strong><br />

provocazione del ragazzo e del suo tentativo di colpire con una sforbiciata gli agenti;<br />

un azione che segue un conflitto iniziale violento le cui ragioni e <strong>cause</strong> rimangono<br />

misteriose.<br />

Prevedibile che sulle inattese e sconvolgenti ricostruzioni del prof. Thiene si<br />

innescasse un duro contraddittorio tra le parti con accuse e contestazioni di ogni<br />

genere, qualche volta sopra le righe, dovendosi pur sempre tenere conto del<strong>la</strong><br />

sproporzione di competenza, ufficialmente riconosciuta, tra il prof. Thiene e alcuni<br />

dei suoi contraddittori, alcuni dei quali anziché spiegare le ragioni di un possibile<br />

errore finiscono con il muovere a Thiene l accusa di non sapere distinguere e di<br />

confondere in una foto chiarissima ed eloquente un banale fenomeno putrefattivo<br />

con un ematoma provocato in vita, costruendo una artico<strong>la</strong>ta spiegazione<br />

dell evento su un tale banale equivoco. Una critica in questi termini sarebbe ancora<br />

ammissibile se chi muoveva <strong>la</strong> contestazione avesse preso una posizione<br />

determinata ab initio; ma appare inammissibile da parte di chi del fenomeno da<br />

interpretare aveva dato un preciso riscontro descrittivo, in contrasto con l asserita<br />

postuma irrilevanza. In realtà nel<strong>la</strong> consulenza Ma<strong>la</strong>guti-Lumare l ematoma, <strong>la</strong> cui<br />

natura ed effetti Thiene coglie immediatamente, è descritto e ottimamente<br />

fotografato. Il che significa che il dato ha colpito l attenzione dei medici-legali che<br />

ne danno conto come di fenomeno vitale, sia perché non prendono posizione<br />

esplicita per escluderne <strong>la</strong> rilevanza in quanto fenomeno postmortale, sia perché di<br />

nessun altro fenomeno post-mortale si dà conto nello studio dei reperti autoptici. E<br />

indubbio che Ma<strong>la</strong>guti e Lumare non seppero e non vollero prendere posizione su<br />

quel reperto, limitandosi a descriverlo, a vederlo senza interpretarlo ( o<br />

guardarlo , come dice il prof. Beduschi). Ma appunto ciò potrebbe giustificare una<br />

legittima condizione di dubbio da parte di chi, non possedendo gli strumenti<br />

interpretativi idonei, si astiene dal prendere posizione in ogni senso. Appare<br />

difficilmente comprensibile, al contrario, <strong>la</strong> difesa ad oltranza di una posizione<br />

negativa di fronte all autorità del prof. Thiene perché si induce il dubbio del<strong>la</strong><br />

prevalenza di una posizione preconcetta, rispetto al contributo che un consulente<br />

d ufficio è comunque chiamato a rendere al<strong>la</strong> giustizia.<br />

Sarebbe stato quindi ragionevole attendersi dai consulenti d ufficio del p.m., tale<br />

essendo rimasta formalmente e fino in fondo <strong>la</strong> posizione dei dottori Ma<strong>la</strong>guti e<br />

Lumare, una presa d atto degli argomenti del prof. Thiene e semmai una posizione<br />

fondata sul dubbio metodico che non trascuri di considerare l autorevolezza del<strong>la</strong><br />

471


fonte dell opinione contraria. D altra parte Thiene ha reso un grandissimo omaggio<br />

al<strong>la</strong> completezza dei rilievi e del<strong>la</strong> descrizione autoptica, comprensiva del dato<br />

decisivo che non era stato quindi obbiettivamente pretermesso o occultato. Si è<br />

dissociato da una interpretazione errata, dando atto che si trattava di cogliere<br />

aspetti che andavano al di là degli strumenti interpretativi in possesso dei consulenti<br />

del p.m. e degli stessi consulenti del<strong>la</strong> parte civile, come ha ammesso, con l umiltà<br />

degli autentici uomini di sapere, il prof. Beduschi.<br />

I consulenti hanno invece ritenuto di dovere difendere ad oltranza le proprie<br />

posizione, a tute<strong>la</strong> di un onore professionale che ritenevano messo in discussione<br />

dal<strong>la</strong> consulenza Thiene.<br />

Ciò detto, resta da considerare un altra obiezione di metodo, quel<strong>la</strong> secondo cui<br />

non sarebbe stato possibile compiere diagnosi sul<strong>la</strong> base dei soli referti autoptici<br />

esistenti. Losservazione non può essere accolta se proveniente dai consulenti del<strong>la</strong><br />

difesa che hanno svolto sugli stessi elementi tutta <strong>la</strong> loro <strong>ricostruzione</strong>; non può<br />

valere per il prof. Avato che all autopsia non ha partecipato, pur prendendo<br />

posizione sui suoi esiti. Non può neppure valere per gli autori <strong>delle</strong> indagini<br />

autoptiche e <strong>delle</strong> successive re<strong>la</strong>zioni conclusive sia perché ciò significa che nei<br />

tanti processi basati su una preliminare attività irripetibile non sarebbe neppure<br />

possibile discutere dei risultati acquisiti dagli autori <strong>delle</strong> indagini, in tal modo<br />

rendendo i consulenti, autori di questa preliminare indagine, arbitri dell esito<br />

dell indagine stessa, per il fatto solo di aver<strong>la</strong> svolta, una presunzione di<br />

insindacabilità che è non solo inammissibile sul piano logico, potendo una diversa<br />

<strong>ricostruzione</strong> essere effettuata sul<strong>la</strong> base dei medesimi elementi osservati e<br />

commentati da primi autori che, al di là dell impressione iniziale nel contatto diretto<br />

con il reperto, si basano anche loro nel commento sui dati oggettivati nel<strong>la</strong><br />

descrizione sui quali si eserciteranno eventuali critici, sia perché è responsabilità e<br />

dovere professionale precipuo dei consulenti del p.m., autori di atti di indagine<br />

irripetibili mettere le altre parti, intervenute successivamente, in condizione di<br />

discutere con piena cognizione di causa i risultati del loro <strong>la</strong>voro, oggettivando nel<br />

modo più rigoroso possibile ogni passaggio dell indagine irripetibile. Sicchè se <strong>la</strong><br />

selezione dei dati, <strong>la</strong> loro conservazione, <strong>la</strong> loro riproducibilità, ed ostensibilità è<br />

compito del consulente ex art 360 cpp che in questo senso dà una svolta<br />

irreversibile all andamento dell indagine, deve però ritenersi che proprio il dovere<br />

professionale e <strong>la</strong> competenza dei consulenti stessi è <strong>la</strong> massima garanzia ed il<br />

riferimento principale per quanti, intervenendo successivamente, su quei materiali<br />

possono tranquil<strong>la</strong>mente e attendibilmente basare deduzioni, osservazioni<br />

conclusioni. Non è possibile dire che solo i consulenti possano argomentare sui<br />

referti e sui reperti autoptici avendoli essi soli osservati direttamente. A parte che<br />

nell epoca del<strong>la</strong> sofisticata riproduzione tecnica <strong>delle</strong> immagini, <strong>la</strong> fotografia<br />

riproduce <strong>la</strong> realtà meglio dello sguardo fuggevole, il processo deve poter contare<br />

sul fatto che l esperienza e <strong>la</strong> competenza dei consulenti ex 360 cpp metteranno a<br />

472


disposizione di quanti devono valutare i dati offerti al giudizio elementi di prova<br />

oggettivi e attendibili. Ritiene il tribunale che in assenza di alcuna contestazione<br />

specifica, nel comune e diffuso riconoscimento dell ottimo <strong>la</strong>voro svolto dai dottori<br />

Ma<strong>la</strong>guti e Lumare sul piano dell acquisizione e descrizione degli elementi necessari<br />

e utili al giudizio, si possa fare affidamento sul rispecchiamento pieno del<strong>la</strong> realtà,<br />

esaminata in sede di autopsìa, dei documenti e dei reperti estratti e conservati per il<br />

giudizio ( fotografie, reperti istologici e quant altro ), avendo fatto essi tutto il<br />

possibile per assicurare i materiali utili e necessari per qualsivoglia tipo di indagine<br />

successiva.<br />

Su questa premessa, esamineremo le risposte alle conclusioni del prof. Thiene<br />

espresse prima dai consulenti iniziali del p.m. e poi da quelli del<strong>la</strong> difesa portatori di<br />

un evidente interesse primario a contraddire.<br />

Vedremo, poi, come le posizioni dei consulenti <strong>delle</strong> parti civili arricchiscano e<br />

irrobustiscano ancor più le conclusioni di Thiene. Esamineremo infine il vittorioso<br />

confronto del prof. Thiene con il dr. Rapezzi.<br />

6.1. Lautodifesa dei responsabili del<strong>la</strong> consulenza tecnica d ufficio Avato<br />

Ma<strong>la</strong>guti Lumare<br />

La difficile posizione del prof. Avato emerge immediatamente dalle domande del<strong>la</strong><br />

difesa che finisce con il mettere in chiaro come al prof. Avato, che ribadisce di non<br />

avere partecipato all autopsia, debba essere ricondotta in ultima istanza <strong>la</strong><br />

responsabilità per i risultati e quindi per gli eventuali errori del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione autoptica<br />

in quanto, come responsabile dell istituto di medicina legale, allo stesso fanno capo,<br />

in rapporto di sottoposizione gerarchica , gli autori dell indagine. Una premessa<br />

che in qualche modo condiziona tutto l esame che è posto in un alternativa<br />

comunque negativa: responsabilità per l errore commesso da Ma<strong>la</strong>guti e Lumare<br />

in quanto direttore dell istituto o responsabilità<br />

473<br />

per <strong>la</strong> condivisione dell errore dei<br />

due.<br />

Per il prof. Avato le macchie scure osservate dal prof. Thiene non sono ematomi ma<br />

iniziali fenomeni putrefattivi del<strong>la</strong> stessa natura di altri che si osservano nel<strong>la</strong> stessa<br />

foto. Il prof. Avato ammette, peraltro, che <strong>la</strong> discromia segna<strong>la</strong>ta da Thiene e<br />

contrassegnata con freccia nel<strong>la</strong> foto allegata al<strong>la</strong> propria re<strong>la</strong>zione è contigua al<br />

fascio di His. Giustifica il mancato approfondimento con <strong>la</strong> complessità tecnica<br />

dell operazione, i suoi costi, le scarse probabilità di risultato. Non c erano i<br />

presupposti per sospettare di una <strong>morte</strong> su base aritmica, nel qual caso le incisioni<br />

del cuore avrebbero dovuto essere altre. Si trattò di un indagine normale. La foto<br />

del cuore fu discussa ma non allegate al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione perché considerata priva di<br />

rilievo. Un osservazione ulteriore, apparentemente negativa per l accusa, fornisce<br />

invece elementi di conferma. Il prof. Avato mentre ricorda di avere esperienza di<br />

lesioni cardiache interne senza un corrispettivo morfologico lesivo sulle pareti


esterne del cuore, ammette che lesioni interne possono verificarsi senza lesioni<br />

visibili sul<strong>la</strong> parte esterna del corpo ( dorso torace ecc.), avvicinandosi su questo<br />

punto al<strong>la</strong> posizione dei medici legali <strong>delle</strong> parti civili dai quali aveva dissentito nel<br />

corso del precedente esame e modificando così radicalmente <strong>la</strong> sua posizione. Da<br />

osservare ancora che rispetto al<strong>la</strong> precedente negatività, l ipotesi non è negata in<br />

assoluto ma limitatamente al<strong>la</strong> personale esperienza del tecnico.<br />

Il prof. Avato ha ammesso che in sede di autopsia il dr. Ma<strong>la</strong>guti si pose il problema<br />

del valore da assegnare al<strong>la</strong> macchia scura rilevata all interno del cuore, tanto da<br />

incidere col bisturi sul punto, e di avere escluso infine <strong>la</strong> rilevanza del<strong>la</strong> stessa<br />

attribuendole valore di inizio di fenomeno putrefattivo. Losservazione è rilevante<br />

perché attesta da un <strong>la</strong>to che l attribuzione non era affatto pacifica, tanto che <strong>la</strong><br />

conclusione finale non risulta nemmeno riportata in re<strong>la</strong>zione; dall altro <strong>la</strong>scia<br />

comprendere che <strong>la</strong> decisione di non attribuirvi rilievo potrebbe essere dipesa<br />

propria dal<strong>la</strong> complessità <strong>delle</strong> successive indagini che, dando corso all ipotesi,<br />

sarebbe stato necessario compiere e che i consulenti ritennero invece opportuno<br />

non svolgere atteso il carattere ordinario, normale dell indagine che stavano<br />

svolgendo e <strong>la</strong> scarsa convinzione sulle prospettive di quell indagine. Si tratta di una<br />

deposizione che evidenzia come un indagine dia o non esiti o ne dia di tipo diverso,<br />

a seconda degli obbiettivi che si prefigge e <strong>delle</strong> ipoitesi investigative che si<br />

perseguono. E evidente dalle parole del prof. Avato che quel<strong>la</strong> discromia colpì e<br />

sorprese i consulenti che si trovarono nell imbarazzante condizione di assumere o<br />

meno l ipotesi di una lesione traumatica al cuore che avrebbe richiesto un indagine<br />

assai più complessa artico<strong>la</strong>ta, tecnicamente raffinata dagli esiti imprevedibili e<br />

magari fallimentari ( <strong>la</strong> fortuna ricordata dal prof. Avati). Nel dubbio essi scelsero <strong>la</strong><br />

soluzione più semplice e meno impegnativa, per <strong>la</strong> quale in cuor loro propendevano.<br />

Ma tutto ciò non vieta che un esperto come il prof. Thiene possa riconoscere<br />

immediatamente ciò che per i medici legali di Ferrara costituiva un elemento da<br />

accertare con ricerche straordinarie. D altra parte limitare <strong>la</strong> competenza dei medici<br />

legali al<strong>la</strong> capacità di riconoscere i fenomeni putrefattivi meglio di un cardiopatologo<br />

appare certamente riduttivo per i medici legali stessi.<br />

Le conclusioni del prof. Avato ipotecano le dichiarazioni dei dottori Ma<strong>la</strong>guti e<br />

Lumare.<br />

Il dr. Ma<strong>la</strong>guti ammette di essere stato subito colpito dalle discromie emerse<br />

all apertura del cuore e di essersi posto il problema del<strong>la</strong> definizione da darne. Il<br />

dubbio sul carattere vitale o mortale del<strong>la</strong> lesione se lo rappresentò. Lo risolse nel<br />

secondo senso dal tatto e operando l incisione. Il verdetto fu: imbibizione<br />

emoglobinica. Non vi sarebbe, inoltre, neppure corrispondenza tra le due facce <strong>delle</strong><br />

discromie a destra e a sinistra del<strong>la</strong> fotografia del cuore aperto; sarebbero solo<br />

riconoscibili una macchia nel<strong>la</strong> parte posteriore, individuata da Thiene, ed una a<br />

sinistra; nessuna corrispondenza tra quest ultima e quel<strong>la</strong> di destra, priva di<br />

474


carattere specu<strong>la</strong>re rispetto al<strong>la</strong> a quel<strong>la</strong> a sinistra. Impossibile par<strong>la</strong>re quindi di una<br />

parte anteriore e di una posteriore del medesimo ematoma.<br />

Lincisione non ha tagliato un unica formazione divisa a sinistra e a destra ma si<br />

tratta di realtà distinte. Altri punti di analoga imbibizione emoglobinica si<br />

apprezzano in altre parti del<strong>la</strong> foto del cuore. I consulenti indicavano quindi sul<strong>la</strong><br />

foto del cuore ingrandita gli altri punti che a loro dire costituivano imbibizione<br />

emoglobinica. Un fenomeno diffuso e non localizzato.<br />

Ma<strong>la</strong>guti ha dichiarato di avere descritto e annotato nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione ciò che aveva<br />

visto, senza valutarlo, per mero scrupolo. Il consulente è peraltro in difficoltà nello<br />

spiegare perché <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> impiegata, discromia rosso-nerastra debba essere<br />

intesa come imbibizione emoglobinica; per quale ragione, se si limita a descrivere,<br />

non gli abbia attribuito il suo nome; e se d altra parte l aveva poi valutato un<br />

fenomeno postmortale perché nel<strong>la</strong> parte interpretativa non l aveva specificato.<br />

Per Ma<strong>la</strong>guti l interpretazione era implicita nel fatto dell incisione. Una spiegazione<br />

poco perspicua. In ogni caso, avendo valutato come irrilevante quel<strong>la</strong><br />

manifestazione non se ne era più occupato nel<strong>la</strong> parte ricostruttiva; né di<br />

conseguenza aveva ritenuto di allegare <strong>la</strong> foto al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione. La ragione per cui a<br />

seguito dell incisione avevano ritenuto che si trattasse di imbibizione emoglobinica e<br />

non di un ematoma, era dipesa dal<strong>la</strong> considerazione che se si fosse trattato di un<br />

ematoma il sangue avrebbe dovuto scorrere.<br />

Il dr. Ma<strong>la</strong>guti ammetteva di avere omesso erroneamente di dare menzione nel<strong>la</strong><br />

parte descrittiva dell intervenuta incisione sul punto in questione. Ammetteva anche<br />

che una lesione cardiaca può essere causa di <strong>morte</strong> a condizione che se ne dimostri<br />

il meccanismo; in alternativa si può procedere per esclusione.<br />

Riteniamo che in effetti sia stato proprio questo il procedimento adottato dal prof.<br />

Thiene che Ma<strong>la</strong>guti finisce con il condividere, ovviamente sul presupposto di avere<br />

a che fare con un ematoma o equivalente.<br />

Il dr. Ma<strong>la</strong>guti ha precisato che <strong>la</strong> definizione del<strong>la</strong> situazione rilevata doveva<br />

considerarsi pre-putrefattiva e benché ci sia un certo margine soggettivo<br />

nell apprezzamento, in base al<strong>la</strong> sua esperienza ritenne non vi fosse alcun dubbio sul<br />

carattere postmortale del<strong>la</strong> macchia. Opinione che fu condivisa dal consulente<br />

del<strong>la</strong> difesa dr. Zanzi, presente all incisione, che non manifestò dubbi né sollevò<br />

problemi. Questioni non sollevate neppure dai periti d ufficio che avevano visto le<br />

foto.<br />

6.2. Le contestazioni dei consulenti del<strong>la</strong> difesa.<br />

Il dr. Fortuni è il medico-legale incaricato dal<strong>la</strong> difesa di esprimere <strong>la</strong> sua opinione a<br />

seguito dell intervento del prof. Thiene.<br />

La premessa del ragionamento del dr. Fortuni è l insufficienza dell immagine<br />

fotografica sul<strong>la</strong> quale si era basato nel<strong>la</strong> sua valutazione il prof. Thiene per una<br />

475


valutazione attendibile; immagine sfuocata, dai colori non tarati, non<br />

tridimensionale. Per il resto l esame del dr. Fortuni, con l aggiunta di alcuni<br />

riferimenti, conferma le conclusioni del dr. Ma<strong>la</strong>guti, del<strong>la</strong> dr.ssa Lumare e del prof.<br />

Avato.<br />

Elementi che ostano a considerare le discromie evidenziate degli ematomi<br />

sarebbero:<br />

- La mancanza di consistenza al tatto, non diversa da quel<strong>la</strong> dei tessuti<br />

circostanti.<br />

- Lincisione che escluderebbe <strong>la</strong> valenza tridimensionale avendone Ma<strong>la</strong>guti<br />

verificato l inconsistenza interna;<br />

- La mancata fuoriuscita di sangue all incisione;<br />

- La non corrispondenza tra l ematoma del <strong>la</strong>to sinistro e quello del <strong>la</strong>to destro<br />

che invece per il prof. Thiene rappresentano un unico ematoma tagliato in due.<br />

- Complessità ed improbabilità dell ipotesi che richiederebbe il combinarsi di<br />

una serie di evenienze fortuite.<br />

- Non certezza che l ematoma possa davvero avere interessato il fascio di His in<br />

assenza di analisi istologiche specifiche o che comunque dovesse necessariamente<br />

produrre l evento di interrompere il funzionamento del cuore.<br />

- Assenza di un indagine istologica volta ad accertare l esistenza dell ematoma,<br />

l attingimento del fascio di his, <strong>la</strong> compressione, l incidenza sul<strong>la</strong> trasmissione del<strong>la</strong><br />

conduzione.<br />

Il prof. Fortuni ha quindi sostenuto che <strong>la</strong> foto di comparazione prodotta dal prof.<br />

Thiene per dimostrare <strong>la</strong> differenza rispetto al<strong>la</strong> foto allegata al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione è assai<br />

più ingrandita dell altra e non può essere usata come elemento di comparazione.<br />

La foto n. 26 in partico<strong>la</strong>re, se opportunamente ingrandita, avrebbe potuto<br />

dimostrare l esistenza di bande di contrazione. In ogni caso <strong>la</strong> diagnosi di e.d.s. non<br />

è diagnosi anatomoistopatologica ma è una diagnosi circostanziale.<br />

Il prof. Fortuni conferma quindi che <strong>la</strong> descrizione del reperto istologico effettuato<br />

nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Ma<strong>la</strong>guti-Lumare è propria del<strong>la</strong> presenza di bande di contrazione. 14<br />

In conclusione per Fortuni l ipotesi Thiene ha una sua dignità ma essendo fondata<br />

solo sulle fotografie non può considerarsi fondata su basi scientifiche.<br />

Il dr. Rago si è associato alle conclusioni del prof. Fortuni, limitandosi a sottolineare<br />

come l ipotesi dell ematoma dovesse essere esclusa per <strong>la</strong> caratteristica dei<br />

contorni sfumati che venivano attribuiti al<strong>la</strong> rilevata discromia.<br />

14<br />

Dobbiamo osservare come, contrariamente all assunto del prof. Fortuni, nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione scritta si parli<br />

solo di fibre miocardiche ondu<strong>la</strong>te, e solo a dibattimento il dr. Ma<strong>la</strong>guti affermi che le due espressioni si<br />

equivalgono, venendo in ciò smentito da tutti gli altri consulenti oltre che dal prof. Thiene.<br />

476


6.3. Il contributo del prof. Beduschi e degli altri consulenti del<strong>la</strong> parte civile.<br />

La causa di <strong>morte</strong> individuata dal prof. Thiene non era stata prospettata neppure dai<br />

consulenti tecnici <strong>delle</strong> parti civili i quali avevano potuto basarsi solo sul<strong>la</strong> descrizione<br />

dello stato del cuore e sui reperti istologici; <strong>la</strong> fotografia analizzata da Thiene non<br />

era stata, come sappiamo, inserita nel corredo iconografico del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione. Ciò vale<br />

per il dr. Gua<strong>la</strong>ndri e per il prof. Beduschi che all autopsìa non avevano partecipato.<br />

Le foto erano state invece consegnate al dr. Zanzi che non aveva prestato partico<strong>la</strong>re<br />

attenzione al dettaglio. La posizione del dr. Zanzi diventava quindi molto interessante<br />

per comprendere come si fosse giunti a trascurare le macchie del cuore e a non<br />

coglierne l importanza.<br />

Il dr. Zanzi riportava <strong>la</strong> sua versione in due occasioni; <strong>la</strong> seconda dopo essere stato<br />

chiamato in causa da Ma<strong>la</strong>guti e Lumare, a dire dei quali l incisione sul<strong>la</strong> discromia<br />

principale, quel<strong>la</strong> al centro del<strong>la</strong> foto, era stata eseguita in presenza di Zanzi che<br />

aveva concordato sul carattere di fenomeno post-mortale.<br />

E da dire che esclusa l ipotesi del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>fede, <strong>la</strong> mancata e<strong>la</strong>borazione <strong>delle</strong><br />

discromie come fenomeni vitali, indicativi di una lesione vitale, trova ragion d essere<br />

nel<strong>la</strong> difficoltà oggettiva del riconoscimento da parte di medici legali generici a fronte<br />

del<strong>la</strong> specifica esperienza ed eccezionale competenza del prof. Thiene. E indubbio,<br />

come ha ammesso il dr. Ma<strong>la</strong>guti, che l<br />

apprezzamento sarebbe stato assai delicato<br />

con ampi margini di valutazione soggettiva, in un contesto, <strong>la</strong> condizione del cuore<br />

esaminato, nel quale si erano effettivamente realizzati in punti attigui iniziali<br />

fenomeni putrefattivi, riconosciuti da tutti gli intervenuti, compreso il prof. Thiene al<br />

quale non si può certo far carico quindi di non saper compiere l analisi differenziale<br />

tra fenomeni vitali e fenomeno postmortali nell organo in esame. Non si deve<br />

neppure trascurare, come fattore del<strong>la</strong> massima importanza, il condizionamento<br />

psicologico che gravava sui consulenti tecnici nel<strong>la</strong> fase in cui essi operavano se<br />

avessero acceduto all ipotesi di una rottura del cuore per <strong>cause</strong> meccaniche: avrebbe<br />

significato concludere in pochi giorni l autopsia ascrivendo <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />

all azione degli agenti. Era una conclusione difficile da prendere ed obbiettivamente il<br />

compito tecnico di assegnare con sicurezza quel significato al reperto andava oltre<br />

l esperienza di Ma<strong>la</strong>guti e Lumare. In ogni caso, si trattava di un reperto che<br />

presentava difficili aspetti interpretativi e che in un certo senso poteva giustificare<br />

l omessa interpretazione dello stesso, circostanza che esprime l aspetto più<br />

problematico dell intera vicenda. Ma pur <strong>la</strong> massima comprensione per il dr.<br />

Ma<strong>la</strong>guti e <strong>la</strong> dr.ssa Lumare appare ingiustificabile, se una valutazione di quel<br />

reperto fu fatta, il che implicava ammettere anche solo per un attimo l ipotesi di una<br />

rottura traumatica del cuore, e se al<strong>la</strong> fine si concluse per considerarlo non rilevante<br />

rispetto al<strong>la</strong> spiegazione del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, che di questa valutazione nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione non si<br />

sia dato conto anche solo per escludere un eventuale spiegazione alternativa cui<br />

477


quel reperto consentiva di accedere, in modo da permettere a chi avesse letto <strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione di valutare l attendibilità del giudizio.<br />

La descrizione obbiettiva dello stato del cuore, non seguita dall interpretazione e dal<br />

giudizio, marcano indiscutibilmente un ambiguità di fondo del<strong>la</strong> condotta dei due<br />

consulenti che rende difficile credere a quanto essi hanno successivamente dichiarato<br />

e cioè l avvenuta consapevole e meditata valutazione del reperto come manifesto<br />

segno di fenomeno postmortale, così come altri di cui si darebbe conto in re<strong>la</strong>zione;<br />

un silenzio che stride proprio con <strong>la</strong> precisione manifestata dai consulenti, a<br />

proposito di questi altri reperti, di indiscutibile natura postmortale, di cui si dà invece<br />

diligentemente conto nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione.<br />

Dobbiamo quindi ritenere che sul<strong>la</strong> questione Ma<strong>la</strong>guti e Lumare si siano astenuti dal<br />

prendere posizione, probabilmente per <strong>la</strong> difficoltà di interpretare il reperto, sul<strong>la</strong> cui<br />

natura effettiva avevano molte incertezze ( più il dr. Ma<strong>la</strong>guti che <strong>la</strong> giovane dr.ssa<br />

Lumare che, a quanto pare, in base al<strong>la</strong> testimonianza Ma<strong>la</strong>guti, non avrebbe avuto<br />

incertezze nel dichiarare un immediato parere in termini di imbibizione<br />

emoglobinica ). Andare oltre non serve e non è possibile. Ma il dato va registrato ed<br />

è molto significativo. Lo stesso dr. Ma<strong>la</strong>guti ha ammesso essersi trattato di una<br />

debolezza del suo <strong>la</strong>voro.<br />

Resta da valutare come si sia pervenuti al<strong>la</strong> conclusione dal punto di vista del<br />

medico-legale di parte dr. Zanzi, al quale i difensori degli imputati hanno<br />

legittimamente chiesto conto del suo silenzio fino all avvento del prof. Thiene.<br />

Il dr. Zanzi ha affermato che con i colleghi Gua<strong>la</strong>ndri e Beduschi avevano certamente<br />

considerato non mortali le discromie descritte da Ma<strong>la</strong>guti ma le avevano<br />

interpretato come soffusioni emorragiche, inserendole nel contesto di<br />

microemorragie sulle quali si erano soffermati, interpretandole come manifestazioni<br />

equivalenti a quelle riscontrate negli altri organi a livello di sezione cadaverica ed a<br />

livello di indagine istologica, altrettanti elementi indicativi di <strong>morte</strong> asfittica.<br />

Linterpretazione del prof. Thiene era andata oltre, spiegando il fenomeno come<br />

manifestazione di una lesione diretta da compressione che aveva interessato il fascio<br />

di His. Un elemento aggiuntivo rispetto al<strong>la</strong> spiegazione già offerta che dava solo una<br />

diversa identità al<strong>la</strong> causa ultima del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Il dr. Zanzi ricordava che al momento<br />

dell autopsia ci si era soffermati sul reperto macroscopico del cuore che era stato<br />

descritto come poi riportato in re<strong>la</strong>zione. Rileggendo <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Ma<strong>la</strong>guti aveva<br />

collegato <strong>la</strong> descrizione al<strong>la</strong> visione del cuore e aveva interpretato il dato come<br />

espressione di soffusione ecchimotica a carattere vitale, espressione ulteriore dello<br />

stato asfittico che aveva cagionato <strong>la</strong> <strong>morte</strong>, non collegando lo spandimento ematico<br />

con i possibili effetti sul fascio di His. Il contributo del prof. Thiene individua questo<br />

ulteriore evento che estende gli effetti del<strong>la</strong> causa, già dai consulenti di parte<br />

individuata, all epifenomeno costituito dall interruzione dell impulso elettrico dato<br />

dal fascio di His. Il dr. Zanzi ricorda ancora che con Ma<strong>la</strong>guti avevano prestato<br />

attenzione al<strong>la</strong> soffusione centrale, quel<strong>la</strong> indicata con freccia a computer nel<strong>la</strong><br />

478


fotografia allegata al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Thiene; non erano state invece apprezzata le due<br />

macchine scure che si notano ai due <strong>la</strong>ti del<strong>la</strong> sezione del miocardio. Sul<strong>la</strong> macchia<br />

centrale si era del resto appuntata l attenzione di Ma<strong>la</strong>guti che aveva descritto solo<br />

quel<strong>la</strong>. Il dr. Zanzi ammette <strong>la</strong> svista. Ammette pure che, pur disponendo dell intero<br />

gruppo di fotografie scattate da Ma<strong>la</strong>guti durante l autopsia, si era soffermato per<br />

scrivere <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con il dr. Gua<strong>la</strong>ndri solo su quelle allegate al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione. Il<br />

consulente ribadisce che <strong>la</strong> <strong>morte</strong> ebbe fondamentalmente un causa asfittica, al di là<br />

del fatto che si voglia aggiungere, come elemento conclusivo, l incidenza sul fascio di<br />

His come effetto di una contusione. Il dr. Zanzi ha ammesso di non avere osservato<br />

l intero gruppo <strong>delle</strong> fotografie fino al momento in cui i consulenti del<strong>la</strong> difesa non<br />

avevano cominciato ad insistere sulle bande di contrazione e sul<strong>la</strong> <strong>morte</strong> cardiaca<br />

come effetto dell iperproduzione di cateco<strong>la</strong>mine e quindi da sforzo. Solo in quel<br />

momento erano state riesaminate le foto del cuore per sottoporle all attenzione del<br />

prof. Thiene. Per Zanzi <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Ma<strong>la</strong>guti dava ampi spazi al<strong>la</strong> difesa di parte civile<br />

perché pur concludendo per una causa di <strong>morte</strong> da insufficienza contrattile acuta,<br />

dovuta all agitazione, metteva in evidenza tutti gli aspetti di <strong>morte</strong> asfittica, rivalutati<br />

i quali <strong>la</strong> condizione di agitazione diventava solo una componente del<strong>la</strong> complessa<br />

causa di <strong>morte</strong>, rispetto al<strong>la</strong> quale un ruolo finale e decisivo assumeva <strong>la</strong> componente<br />

asfittica. Linsufficienza miocardica era <strong>la</strong> conclusione di una condizione asfittica<br />

preliminare. Per questa ragione le foto del cuore fino a Ma<strong>la</strong>guti non erano apparse<br />

determinanti. Solo con il dr. Rago e l accento posto sulle bande di contrazione<br />

cardiache determinate da uno sforzo estremo ci si era posto il problema di<br />

riesaminare le foto del cuore per verificare se fosse possibile derivarne le conclusioni<br />

cui stavano pervenendo i consulenti del<strong>la</strong> difesa.<br />

La spiegazione appare ragionevole. 15 La descrizione Ma<strong>la</strong>guti era apparsa sufficiente<br />

a descrivere un fenomeno vitale di soffusione ecchimotica che dava conto ulteriore<br />

al<strong>la</strong> tesi <strong>delle</strong> microemorragie negli organi interni provocate dall asfissia. Certo non<br />

era stato considerato l effetto sul fascio di His; ma il meccanismo causale appariva<br />

ugualmente completo. Anche per Zanzi il fenomeno osservato doveva definirsi di<br />

soffusione ecchimotica. Con Gua<strong>la</strong>ndri, Zanzi aveva menzionato il fenomeno discusso<br />

da Thiene, definendolo più riduttivamente come emazie al miocardio, un termine<br />

equivalente al concetto di soffusione ecchimotica.<br />

15<br />

Il ragionamento del dr. Zanzi risulta sintetizzato efficacemente in questo passaggio del<strong>la</strong> deposizione, a<br />

pag. 120 del verbale:<br />

RISPOSTA Mi scusi, è <strong>la</strong> conseguenza è <strong>la</strong> conseguenza di tutti quegli avvenimenti che erano successi<br />

prima, cioè a dire: stato di agitazione psicofisica, iperincrezione di cateco<strong>la</strong>mine, deficit di ossigeno, debito<br />

di ossigeno, posizione, compressione e poi c era stata <strong>la</strong> <strong>morte</strong> c era stata l insufficienza cardiaca con <strong>la</strong><br />

<strong>morte</strong>, che fosse <strong>la</strong> cateco<strong>la</strong>mina stessa ad interagire dentro, che ci fosse stato il fascio di his, a noi non<br />

importava assolutamente, erano le modalità con cui si era giunti al<strong>la</strong> <strong>morte</strong> che interessavano, dove<br />

Ma<strong>la</strong>guti non aveva rilevato a nostro avviso quel<strong>la</strong> parte molto importante che era dovuta all asfissia, ecco<br />

perché.<br />

479


Ma <strong>la</strong> risposta fondamentale all intera prima parte dell esame, il dr. Zanzi <strong>la</strong> fornisce<br />

al termine del suo esame quando afferma di non avere rilevato segni di putrefazione<br />

sul cuore e di avere quindi considerato vitali le rilevate soffusioni emorragiche. Non<br />

sembra neppure che il tema fosse stato affrontato nel corso dell autopsia.<br />

Lesame del dr. Zanzi in questa fase ha avuto un seguito perché lo stesso, dopo <strong>la</strong><br />

deposizione del dr. Ma<strong>la</strong>guti, è stato chiamato a dare conto del<strong>la</strong> sua affermazione<br />

secondo cui il presunto ematoma/soffusione emorragica non era stato inciso e del<strong>la</strong><br />

palpazione superficiale del<strong>la</strong> sostanza non si era accorto.<br />

Il segno di incisione sul punto deve ritenersi pacifico al<strong>la</strong> visione ingrandita del<strong>la</strong><br />

fotografia. Non vi è dubbio che nel<strong>la</strong> prospettiva tridimensionale <strong>la</strong> foto ingrandita in<br />

atti manifesta un aspetto di profondità nerastro che sembra confermare il carattere<br />

vitale del<strong>la</strong> perfusione ematica: <strong>la</strong> colorazione è totalmente differente da quel<strong>la</strong> che<br />

caratterizza l imbibizione emoglobinica: assai più scura, concentrata e localizzata di<br />

quanto non risulti nelle aree concordemente giudicate come fenomeni putrefattivi<br />

nelle quali <strong>la</strong> colorazione è assai meno scura, è <strong>la</strong>rgamente variabile d intensità,<br />

appare assai più superficiale. Un semplice controllo a vista, da osservatore esterno,<br />

conduce a rilevare che <strong>la</strong> colorazione nera e comunque molto scura <strong>delle</strong> tre macchie<br />

costituenti l ematoma di Thiene, differisce nettamente da tutte le altre indicazioni di<br />

fenomeni putrefattivi indicati dal<strong>la</strong> dr.ssa Lumare e dal<strong>la</strong> stessa cerchiati a penna<br />

sul<strong>la</strong> foto, macchie dal colore nettamente più chiaro, sfumato e cangiante rispetto al<br />

nero compatto <strong>delle</strong> tre macchie in questione.<br />

E evidente come a questa differenza faccia riferimento il dr. Zanzi, cosi come gli altri<br />

consulenti dell accusa privata. E a questo fa pensare <strong>la</strong> tridimensionalità dell incisione<br />

sul<strong>la</strong> quale si soffermerà il prof. Beduschi. Proprio l importanza dell incisione e i<br />

rilievi che se ne sarebbero potuti trarre ha costituito il tema del supplemento di<br />

esame del dr. Zanzi, smentito da Ma<strong>la</strong>guti a dire del quale Zanzi aveva visto e<br />

partecipato all incisione, condividendo le conclusioni che all esito ne erano state<br />

tratte.<br />

Zanzi ha energicamente negato le affermazioni del dr. Ma<strong>la</strong>guti. Ha negato di essere<br />

stato messo a parte dell esecuzione del taglio e ha espresso apertamente ciò che è<br />

del tutto evidente e cioè che proprio l effetto del taglio induce ad escludere che si<br />

possa par<strong>la</strong>re di imbibizione emoglobinica. 16<br />

Zanzi è categorico nell escludere che in sede di autopsia si fosse discusso, quanto<br />

meno in sua presenza, del<strong>la</strong> natura da attribuire all unica discromia sul<strong>la</strong> quale in<br />

16<br />

Opportuno riprodurre il brano di pag. 199:<br />

RISPOSTA No, non lo confermo affatto questo fatto qui, io praticamente ero presente, abbiamo visto<br />

com è stata descritta <strong>la</strong> macchia, ripeto non mi sono accorto del taglio, mi sarò distratto un attimo ma ne<br />

ho preso atto adesso che ho visto che c è stato il taglio ed a maggiore ragione vedendo il taglio quel<strong>la</strong> non è<br />

imbibizione, il taglio dà ragione di un qualcosa di diverso, proprio come approfondimento nel tessuto e<br />

come colorito, è un colorito scuro ed approfondito nel tessuto, lì c è stata <strong>la</strong> forza attiva di un vaso che si è<br />

spinto con il flusso sanguigno all interno del miocardio. Limbibizione è un fatto superficiale<br />

480


quel<strong>la</strong> sede si era portata l attenzione. Lassunto è credibile poiché non vi è dubbio<br />

che Zanzi di quest approccio avrebbe tenuto conto, par<strong>la</strong>ndone con Gua<strong>la</strong>ndri. Il<br />

silenzio del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione gli dà poi ragione.<br />

Usa peraltro un altro argomento il consulente per escludere di avere colto una<br />

qualsivoglia inclinazione dei consulenti d ufficio a considerare le discromie in<br />

questione come fenomeni post mortali. Tutti si era d accordo nel rilevare<br />

l infiltrazione di eritrociti, vitali, nel<strong>la</strong> zona del miocardio, ciò che escludeva che si<br />

fosse in presenza di imbibizione emoglobinica. Con Gua<strong>la</strong>ndri aveva sempre<br />

attribuito <strong>la</strong> macchia a fenomeno vitale dovuto al<strong>la</strong> congestione causata dall asfissia.<br />

Il taglio, di cui solo in udienza aveva colto <strong>la</strong> presenza, rafforzava <strong>la</strong> sua opinione:<br />

affonda nel tessuto e si distingue dalle altre zone segna<strong>la</strong>te dal<strong>la</strong> Lumare per <strong>la</strong> sua<br />

scura profondità, a fronte del<strong>la</strong> chiarezza e superficialità <strong>delle</strong> altre macchie, rilievo<br />

di cui si può dare conferma a vista. Non si era posto il problema, attribuendolo a<br />

propria disattenzione, di chiedere egli stesso l incisione. Si era accorto del taglietto<br />

solo in udienza con l ingrandimento perché in precedenza aveva visionate le foto<br />

solo nell originaria dimensione. In sostanza Zanzi esclude di avere mai escluso<br />

rilevanza al<strong>la</strong> macchia sul cuore, pensando trattarsi di fenomeno postmortale;<br />

esclude di averne discusso con i consulenti d ufficio; non esclude che costoro<br />

abbiano affrontano l argomento tra loro senza metterlo a parte e non esclude che<br />

costoro ritengano erroneamente di averne par<strong>la</strong>to con lui.<br />

Levidenza dà ragione, come visto, al dr. Zanzi. Il silenzio di Ma<strong>la</strong>guti in re<strong>la</strong>zione non<br />

permette di affermare che <strong>la</strong> questione sia stata affrontata in contraddittorio con il<br />

consulente di parte che non avrebbe par<strong>la</strong>to di microemorragie o emazie agli organi<br />

interni, cuore compreso, a carattere vitale, sia pure come segni di asfissia, se avesse<br />

giudicato quei segni come postmortali.<br />

Al<strong>la</strong> medesima udienza, dopo quel<strong>la</strong> del prof. Thiene, era stata assunta <strong>la</strong><br />

deposizione del dr. Giorgio Gua<strong>la</strong>ndri.<br />

Il dr. Gua<strong>la</strong>ndri inquadra <strong>la</strong> deposizione del prof. Thiene, come contributo specifico<br />

al<strong>la</strong> prova dell avvenuta compressione meccanica del torace, come causa, prima<br />

ancora del<strong>la</strong> contusione, del<strong>la</strong> asfissia. La prova del<strong>la</strong> compressione era<br />

rappresentata proprio dai due ematomi specu<strong>la</strong>ri, uno all altro, ematomi che in<br />

ambito medico legale andrebbero chiamati meglio ecchimosi o infiltrazioni<br />

emorragiche, terminologie diverse che non mutano <strong>la</strong> sostanza <strong>delle</strong> cose. Si tratta<br />

di elementi localizzati uno di fronte all altro, al<strong>la</strong> base dell origine dell aorta e che<br />

dimostrano <strong>la</strong> compressione del cuore per effetto del<strong>la</strong> compressione del torace,<br />

una compressione tra lo sterno e <strong>la</strong> colonna vertebrale. In questo senso un anello<br />

conclusivo prima mancante al<strong>la</strong> prova del<strong>la</strong> compressione toracica. Lelemento non<br />

era stato considerato perché nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Ma<strong>la</strong>guti-Lumare non se ne par<strong>la</strong>va,<br />

essendo unicamente descritta una so<strong>la</strong> area emorragica sotto le cuspidi dell aorta,<br />

che veniva fatta rientrare nel meccanismo asfittico, equivalente a tutte le altre<br />

481


emorragie riscontrabili negli organi interni: cuore, cervello, polmone, epifenomeni<br />

che connotano le morti asfittiche. La foto non era allegata al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione e non era<br />

possibile osservare l esistenza dei due ematomi specu<strong>la</strong>ri che ricongiunti finivano<br />

con il comporre un unico ematoma con quello descritto. La specu<strong>la</strong>rità era un segno<br />

inequivocabile che si trattava di un ematoma unico che colpiva il fascio di His. Il<br />

fenomeno ecchimotico descritto da Ma<strong>la</strong>guti-Lumare era invece leggibile come una<br />

componente del processo asfittico, un fenomeno emorragico indiziante. Lelemento<br />

nuovo era appunto costituito dal<strong>la</strong> foto che evidenziava il trauma.<br />

Il dato è effettivamente significativo e non pare possa essere confutato con<br />

l assunto del carattere postmortale, smentito dall evidente colorazione scura <strong>delle</strong><br />

tre formazioni, assolutamente distinte nel<strong>la</strong> localizzazione, concentrazione e<br />

caratteristiche dalle altre formazioni ad asserito carattere putrefattivo; né<br />

dall asserita mancata perfetta corrispondenza <strong>delle</strong> due metà dell infarcimento. La<br />

specu<strong>la</strong>rità al<strong>la</strong> quale fa riferimento il dr. Gua<strong>la</strong>ndri è re<strong>la</strong>tiva ai due ematomi uno<br />

solo dei quali aperto in due; in questo senso <strong>la</strong> specu<strong>la</strong>rità è evidente; dall altro va<br />

considerato che il taglio in due parti del secondo ematoma non necessariamente<br />

doveva sezionare in due parti identiche, potendo esso non incidere esattamente a<br />

metà: riprendendo l esempio del<strong>la</strong> me<strong>la</strong> del dr. Fortuni, nul<strong>la</strong> impedisce al taglio<br />

casuale di incidere in modo da suddividere il secondo ematoma in due parti di<br />

diversa grandezza, <strong>la</strong>sciando da una parte una superficie ed un volume maggiori; ciò<br />

che conta e è che <strong>la</strong> forma ristretta e triango<strong>la</strong>re dell ematoma che si nota sul<strong>la</strong><br />

destra, esternamente al<strong>la</strong> parte delimitata a penna dal<strong>la</strong> dr.ssa Lumare, combacia,<br />

integralmente con <strong>la</strong> parte inferiore dell altra parte dell<br />

482<br />

ematoma, a sua volta a<br />

carattere triango<strong>la</strong>re. La specifica posizione dell ematoma, o dei due ematomi<br />

specu<strong>la</strong>ri, a ridossso del fascio di His è un rilievo che solo lo specialismo del<br />

cardiopatologo poteva cogliere. Un rilievo che ancora una volta appare ragionevole<br />

e che non mette in buona luce l assunto del dr. Ma<strong>la</strong>guti che lo giudica addirittura<br />

banale<br />

: tutti sappiamo quanto contino gli specialisti in medicina e tutti ci<br />

rendiamo conto dell interesse personale sul punto del dr. Ma<strong>la</strong>guti, <strong>la</strong> cui<br />

valutazione di postmortalità del<strong>la</strong> discromia appare inattendibile per il solo fatto di<br />

essere intervenuta ex post, nel tentativo estremo di difendersi dal rilievo del prof.<br />

Thiene, nel silenzio sul punto del<strong>la</strong> sua re<strong>la</strong>zione. 17 Al di là del<strong>la</strong> questione<br />

17<br />

Il rilievo può essere sostenuto dall osservazione del dr. Gua<strong>la</strong>ndri che pur non avendo colto l importanza<br />

del punto, come il dr. Ma<strong>la</strong>guti, e pur essendo un medico di grajnde esperienza, qualificazione e prestigio,<br />

non ha difficoltà a pronunciarsi in questi termini:<br />

Sulle foto io ricordo che avevamo visto quelle del<strong>la</strong> consulenza sicuramente, le altre non mi ricordo, <strong>la</strong><br />

consulenza Thiene non è che sia una consulenza è una superconsulenza, è un cardiopatologo di grande<br />

importanza, ha mostrato dei dati che non erano stati evidenziati da nessuno, finora, e ha mostrato dei a<br />

dati proprio perché è una superconsulenza, cioè <strong>la</strong> cardiopatologia è un ultra specialità, umilmente posso<br />

dirlo proprio serenamente, in tutta umiltà, non avrei saputo ricostruire il meccanismo fisiopatologico<br />

ricostruito dal professor Thiene, non ho nessun timore a dirlo proprio perché lui è ultra specialista. ( p. 83)


dell effetto sul fascio di His, per Gua<strong>la</strong>ndri l ematoma è <strong>la</strong> prova del<strong>la</strong> compressione<br />

del torace e quindi <strong>la</strong> prova oggettiva dell avvenuta compressione meccanica e degli<br />

inevitabili effetti asfittici. In ogni caso <strong>la</strong> tesi di Thiene avrebbe avuto un autonomo<br />

fondamento anche valutando solo l ematoma nel<strong>la</strong> parte centrale corrispondente<br />

al<strong>la</strong> parte posteriore del ventricolo.<br />

La risposta del dr. Gua<strong>la</strong>ndri al<strong>la</strong> domanda sul perché si possa ritenere l elemento<br />

indicato da Thiene come fenomeno vitale e non postmortale, consiste in un<br />

argomento che, unito agli altri, appare assolutamente convincente per <strong>la</strong> precisione<br />

e specificità dell assunto, non colto né analizzato dagli altri consulenti: si tratta di<br />

fenomeni che si notano in una sede assai circoscritta e dalle caratteristiche essai<br />

peculiari; l imbibizione emoglobinica colora l endocardio di colore rosso ma lo colora<br />

interamente e non a pezzi; <strong>la</strong> putrefazione non avviene solo nel miocardio, avviene<br />

ovunque. Lematoma al contrario si manifesta con una macchia ben demarcata e<br />

distinta di profondo colore nerastro<br />

Il consulente infine formu<strong>la</strong> una interessante distinzione tra ematoma, infiltrazione<br />

emorragica, soffusione ecchimotica, per dire come questi termini esprimano<br />

un'unica realtà che si diversifica per gradi; ciascuno di tali differenti aspetti può<br />

dare ingresso sia ad una diagnosi in termini di indizio di fenomeno asfittico sia in<br />

termini di produzione di un trauma con tutti i conseguenti effetti:<br />

RISPOSTA Allora, ripeto, perché qua si gioca con i termini e noi dobbiamo fare un passo indietro,<br />

l ematoma è un versamento di sangue nel<strong>la</strong> cavità preformata; l infiltrazione emorragica è uno<br />

spandimento di emazie nei tessuti, si differenziano nell autopsia di solito al taglio o anche rispetto<br />

al<strong>la</strong> sede; l ematoma spagina il tessuto e crea una massa, una massa ematica all interno del<br />

tessuto, l infiltrazione emorragica che poi è l ecchimosi, il livido, determina invece uno<br />

spandimento di sangue di emazie all interno del tessuto. Il colore esternamente è lo stesso, il<br />

sangue ha quel colore e quindi appunto come dicevo un discromismo rosso brunastro, <strong>la</strong><br />

diagnostica differenziale è possibile al taglio, tra i due, ma entrambi - ematoma ed infiltrazione<br />

emorragica - rispondono, rispondono agli stessi presupposti per questo è un piccolo ematoma, di<br />

un centimetro circa, grosso come un unghia più o meno, intorno all unghia, rispondono agli stessi<br />

meccanismi possono essere dovuti agli stravasi emorragici che connotano le asfissie o alle<br />

contusioni per rottura dei vasi. Quindi il meccanismo che li produce è lo stesso, <strong>la</strong> forma che<br />

assumono è diversa, io non so se sia uno spandimento, un infiltrazione emorragica più o meno<br />

raggruppata tale da determinare un ematoma o<br />

Il dr. Gua<strong>la</strong>ndri, tenuto conto <strong>delle</strong> minime dimensioni del fascio di His, non nega<br />

che per verificare l interferenza dell ematona con il fascio di His un esame istologico<br />

avrebbe potuto dare un riscontro significativo ma nel caso di specie vi sarebbe da un<br />

<strong>la</strong>to una straordinaria coincidenza topografica e dall altro una conferma che deriva<br />

dalle concrete modalità esterne con <strong>la</strong> quale <strong>la</strong> <strong>morte</strong> viene raccontata che coincide<br />

perfettamente con le caratteristiche con cui si manifesta <strong>la</strong> <strong>morte</strong> quando il<br />

funzionamento il fascio viene attinto, <strong>la</strong> conduzione elettrica si arresta ed il soggetto<br />

483


diventa improvvisamente bradicardico e muore nel giro di pochi minuti,<br />

esattamente il modo in cui viene descritta <strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Aldrovandi che da un<br />

momento all altro cessa di agitarsi e si acquieta del tutto.<br />

Largomentata esclusione di fenomeni postmortali ed in partico<strong>la</strong>re di fenomeni di<br />

imbizione emoglobinica nei punti rilevanti foto del cuore è argomentata in modo<br />

molto efficace e convincente:<br />

RISPOSTA Sull infiltrazione emorragica, questo non è confondibile con il fenomeno ipostatico,<br />

proprio non abbiamo nessuna parente<strong>la</strong> e nemmeno con quegli stravasi che lì vengono definiti dei<br />

connettivi e che creano degli artefatti, perché qui non è tessuto connettivo è miocardio, cioè è<br />

muscolo, quelli si possono verificare, si possono verificare sa dove sono tipici? Sono tipici nel<br />

collo, quando si fa un autopsia, senza prima aver svuotato il torace e l encefalo per esempio di uno<br />

strango<strong>la</strong>to, poi hanno provveduto a svuotare prima il contenuto addominale e quello encefalico,<br />

è perché facendo subito il collo si creano proprio quegli stravasi dei tessuti molli che si<br />

confondono, quelli son ben confondibili, ma quelli sono ben noti, tant è che c è il metodo diciamo<br />

così per evitarli ma non sono questi, non hanno nul<strong>la</strong> a che vedere con questi qua.<br />

DOMANDA Allora quel<strong>la</strong> imbibizione emoglobinica sul<strong>la</strong> quale si è già detto, lei esclude che ci sia<br />

stato, dall esame del<strong>la</strong> fotografia che è l unico elemento credo che lei possa compulsare in questo<br />

momento?<br />

RISPOSTA Non c è.<br />

DOMANDA È un fenomeno che può avvenire o può non avvenire in un organismo di un soggetto<br />

che abbia cessato di vivere?<br />

RISPOSTA Imbibizione emoglobinica?<br />

DOMANDA Sì.<br />

RISPOSTA No, no viene, viene costantemente, nel corso del tempo, il cadavere viene ridotto a<br />

nul<strong>la</strong>, <strong>la</strong> materia organica<br />

DOMANDA Normalmente, dottore, per quel<strong>la</strong> che è <strong>la</strong> sua esperienza, in che tempi si viene a<br />

verificare questo fenomeno, se vi è<br />

RISPOSTA Sì, sì, abbiamo i tempi sono quelli variabili dei fenomeni post mortali, variabili, molto<br />

variabili in rapporto al clima, alle modalità del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, al<strong>la</strong> minore o maggiore presenza di sangue<br />

nell organismo, i cadaveri che muoiono per shock emorragico ad esempio, queste comprendono<br />

emorragia esterna, l infiltrazione emoglobinica è assai modesta per ovvi motivi, non c è sangue, si<br />

verificano è possibile dirlo, nei termini, ci vorranno 3 o 4 giorni perché si verifichi proprio<br />

quell imbibizione rossa dell endocardio tipica da imbibizione emoglobinica, ma cambia proprio,<br />

perché non è un fenomeno che si verifica da solo, si associa a tutti gli altri fenomeni putrefattivi,<br />

per cui il cuore diventa anche ma<strong>la</strong>cico, diventa i tessuti tutti tendono a diventare ma<strong>la</strong>cici, si<br />

gonfiano per <strong>la</strong> presenza di gas, cioè è una cronologia che è molto variabile.<br />

DOMANDA Quindi solo dopo questo periodo lei potrebbe apprezzare quel fenomeno, non lo<br />

esclude che possa avvenire prima?<br />

RISPOSTA No no, potrà avvenire anche prima, io lo escludo che qua ci sia, perché qua non c è.<br />

Ciò detto, l argomento centrale che si ricava dal<strong>la</strong> deposizione del dr. Gua<strong>la</strong>ndri,<br />

come del resto anche dal<strong>la</strong> deposizione del dr. Zanzi, consiste nel rilievo che<br />

l ematoma individuato dal prof. Thiene aveva già costituito oggetto di valutazione<br />

come fenomeno vitale nelle diverse re<strong>la</strong>zioni dei consulenti del<strong>la</strong> parte civile. Più<br />

volte nel corso dei precedenti esami <strong>la</strong> questione era stata posta. Le infiltrazioni<br />

484


emorragiche nei diversi oragani avevano costituito elemento fondamentale per i<br />

consulenti di parte per sostenere <strong>la</strong> sussistenza di un asfissia che aveva provocato<br />

rottura dei vasi e conseguenti soffusioni ematiche. Di questa interpretazione, tanto<br />

il dr. Ma<strong>la</strong>guti che <strong>la</strong> dr.ssa Lumare erano stati resi edotti e con essa gli stessi si<br />

erano confrontati. Orbene Ma<strong>la</strong>guti e Lumare avevano sempre ritenuto detti<br />

elementi come insufficienti per confermare l ipotesi asfittica ma in nessun caso essi<br />

avevano sollevato nel corso del loro esame, antecedente all avvento del prof.<br />

Thiene, l obbiezione che i reperti ai quali i consulenti di parte facevano riferimento<br />

erano inutilizzabili per <strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> loro spiegazione, trattandosi non di<br />

spandimenti emorragici ma di fenomeni putrefattivi postmortali. Se è vero, come<br />

essi sostengono, che sul<strong>la</strong> natura <strong>delle</strong> discromie rosso-nerastre che apparivano nel<br />

cuore essi si erano interrogati e l avevano risolta in quei termini, non si vede <strong>la</strong><br />

ragione per <strong>la</strong> quale tale considerazione non sia stata opposta ai consulenti di parte<br />

quando di questi dati essi si avvalevano per sostenere l ipotesi asfittica che tuttora si<br />

appoggia sul dato indiziario <strong>delle</strong> emorragie diffuse ai vari organi interni. Vi è quindi<br />

un aporia nel<strong>la</strong> tardività del<strong>la</strong> contestazione mossa dai consulenti settori al prof.<br />

Thiene che sul<strong>la</strong> base del rilievo autoptico ha individuato <strong>la</strong> prova di una causa certa<br />

del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, rispetto all atteggiamento dagli stessi assunto in precedenza quando il<br />

dato autoptico poteva essere trascurato sul<strong>la</strong> base di una diversa lettura del<br />

contesto, consistente nel dare per ammesso che si trattasse di fenomeni vitali ma<br />

nel negarne l efficacia esplicativa.<br />

Un ulteriore importante contributo al<strong>la</strong> verifica dell attendibilità del<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong><br />

offerta dal prof. Thiene, giunge dal nuovo esame del prof. Beduschi.<br />

Il prof. Beduschi inquadra l intervento del prof. Thiene nel contesto del dibattito<br />

precedente e ne ricava agevole conferma dell ipotesi asfittica e altrettanto radicale<br />

confutazione del<strong>la</strong> tesi del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> cateco<strong>la</strong>minica da fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re. Non<br />

avendo avuto <strong>la</strong> possibilità di disporre del<strong>la</strong> foto del cuore l analisi del prof. Beduschi<br />

si fermava a questo punto, al<strong>la</strong> riaffermazione di un altissima probabilità di <strong>morte</strong><br />

asfittica. Lintervento del prof. Thiene aveva finito con il dare all ipotesi il carattere<br />

del<strong>la</strong> certezza. Dice il prof. Beduschi che grazie al professor Thiene era emerso un<br />

elemento assolutamente nuovo, per chiudere il cerchio dimostrativo dell ipotesi<br />

asfittica che, pur altamente probabile, era pur sempre a livello di <strong>ricostruzione</strong><br />

interpretativa. Il contributo del professor Thiene forniva l elemento dimostrativo<br />

finale. Grazie ad una specifica competenza ed esperienza professionale nel campo<br />

del<strong>la</strong> cardiopatologia, il prof. Thiene aveva individuato un elemento che i<br />

consulenti del Pubblico Ministero avevano visto ma non guardato, visto perché<br />

l hanno descritta ma non guardato perché non l hanno interpretata.<br />

485<br />

La formazione<br />

in questione era stata tagliata con il bisturi ( l incisione sul<strong>la</strong> discromia rilevata,<br />

emersa all ingrandimento del<strong>la</strong> foto ) era stata esplorata per vederne <strong>la</strong> sezione,<br />

senza che il dato fosse interpretato.


Un silenzio, osserviamo, che non può essere fatto coincidere con il significato che i<br />

consulenti vi hanno voluto attribuire.<br />

Dall alto del<strong>la</strong> sua autorevolezza, il prof. Beduschi commenta che egli stesso come<br />

medico legale ordinario, medico legale da trincea, non sarebbe riuscito a dare al<br />

reperto il significato che ha potuto attribuirvi il professor Thiene con <strong>la</strong> sua<br />

esperienza, fondamentalmente su base topografica. Salvo casi eccezionali non ci si<br />

pone di rego<strong>la</strong> il problema del fascio di His. Legittimo quindi che non se lo fosse<br />

posto Ma<strong>la</strong>guti e che egli avesse visto senza guardare. Meno comprensibile <strong>la</strong><br />

mancata produzione <strong>delle</strong> foto che già a priori nell oscurità potevano apparire<br />

significative . Lipotesi del professor Thiene è di un ematoma, un microematoma,<br />

neppure troppo micro, in corrispondenza topografica, con il fascio di his.<br />

All obiezione sul<strong>la</strong> necessità dell esame istologico, il prof. Beduschi replica in modo<br />

tranciante che in una situazione come quel<strong>la</strong> descritta l istologia può diventare un<br />

fatto estetico, utile, ma che non cambia i rapporti dei problemi, praticamente si sa<br />

che lì sotto c è il fascio di His che non ha <strong>delle</strong> variabilità anatomiche, per cui <strong>la</strong><br />

corrispondenza esterna è pacifica, un pugno in un occhio prevede che sotto ci sia<br />

l occhio, perché si sa che c è l occhio, un ematoma che possiamo considerare<br />

equivalente ad un micro pugno, in quel punto si sa che colpisce quel determinato<br />

organo che è lì e non può essere da nessun altra parte.<br />

Una presa di posizione chiara e convincente e che non ammette repliche, tenuto<br />

conto di quanto abbiamo da altri ascoltato a proposito <strong>delle</strong> modestissime<br />

dimensione del fascio di his a fronte <strong>delle</strong> dimensioni dello spandimento emorragico<br />

in questione.<br />

Interferire sul fascio di his, variamente definito <strong>la</strong> centralina elettrica del cuore ma<br />

che di fatto comanda <strong>la</strong> trasmissione dell impulso, significa anche disturbare o<br />

interrompere l impulso. L<br />

ematoma possiede una picco<strong>la</strong> rilevatezza cupoliforme<br />

e ragionevolmente ha un estensione in profondità; si tratta di un ematoma di una<br />

certa consistenza, un accumulo, un grumo. Beduschi si dichiara allibito del fatto<br />

che si sia voluto sostenere un fatto putrefattivo. E soggiunge, ancora,<br />

efficacemente:<br />

Premesso, ma questo può sembrare un atto di fede e quindi lo enuncio<br />

doverosamente ma poi lo escludo dall argomento, premesso che imputare al<br />

professor Thiene l incapacità diagnostica di distinguere un ematoma rispetto ad una<br />

putrefazione, mi sembra molto azzardato e non dico oltre, ma non ne faccio<br />

questione di principip di autorità, però, voglio dire, mi sembra molto azzardato.<br />

Un argomento che, senza volere sostenere l utilizzabilità del principio di autorità,<br />

conserva comunque un rilievo da non trascurare, non per affermare che il prof.<br />

Thiene abbia ragione qualsiasi cosa dica, ma per considerare come debba apparie<br />

incredibile che un uomo del<strong>la</strong> sua fama possa mettere in discussione il suo credito,<br />

accedendo imprudentemente ad una tesi, agevolmente confutabile<br />

dall affermazione del medico-legale settore. Il cui silenzio a monte peraltro non ne<br />

486


legittima una presa di posizione ex post.<br />

Tolto l argomento pro-persona, ad escludere l ipotesi del<strong>la</strong> putrefazione sono le<br />

foto stesse. Qui par<strong>la</strong> il medico-legale, lo specialista, secondo il prof. Avato, del<strong>la</strong><br />

distinzione tra fenomeni mortali e post mortali:<br />

487<br />

è una formazione ben circoscritta,<br />

delimitata e lievemente bombata nel<strong>la</strong> superficie d esame - stavo per dire<br />

lievemente bombata all esterno ma in realtà dobbiamo sapere che stiamo par<strong>la</strong>ndo<br />

dall interno del cuore -, quindi lievemente bombata sul<strong>la</strong> superficie e poi anche<br />

sviluppata in profondità. In una foto di cui mi ero fatto dare adesso <strong>la</strong> copia, credo di<br />

aver<strong>la</strong> <strong>la</strong>sciata lì sul tavolo, in cui è compreso anche il bulbo aortico, si dice: anche<br />

nel bulbo aortico ci sono i segni di una iniziale putrefazione ( si vedano i segni sul<strong>la</strong><br />

foto ingrandita tracciati dal<strong>la</strong> dr.ssa Lumare). Questi segni si possono dare per<br />

esistenti ma, come può rilevare chiunque a vista senza essere il prof. Beduschi, è fin<br />

troppo evidente <strong>la</strong> differenza morfologica tra <strong>la</strong> putrefazione che si può notare sul<br />

bulbo aortico che ha i caratteri del<strong>la</strong> soffusione, cioè è una dispersione nell ambito<br />

del tessuto di pigmento emoglobinico, i globuli rossi si lisano per <strong>la</strong> putrefazione,<br />

fanno uscire il loro pigmento il quale viene ad (imbibire) i tessuti, nelle nostre<br />

verbalizzazioni noi infatti parliamo sempre di soffusione putrefattiva, macchia verde<br />

putrefattiva all addome, è una macchia non delimitata, non demarcata perché non<br />

avrebbe neanche patogeneticamente senso nel divenire del<strong>la</strong> putrefazione, una<br />

putrefazione così nettamente demarcata come invece vediamo nelle lesioni sotto<br />

valvo<strong>la</strong>ri<br />

e appunto lo spandimento emorragico in esame.<br />

Confermato che le lesioni sotto valvo<strong>la</strong>ri di cui occuparsi sono tre per effetto<br />

dell avvenuta apertura del cuore, il prof. Beduschi li definisce grumi , raccolte .<br />

Che ci sia stata una pressione interna in queste raccolte lo si ricava dal<strong>la</strong> bombatura<br />

che si vede nel<strong>la</strong> foto ingrandita che riproduce il taglio col bisturi all interno. Il taglio<br />

affettuato al centro, anche in questo caso secondo comune capacità visiva e<br />

interpretativa, consente di rilevare uno spessore in profondità di qualche millimetro.<br />

Siamo quindi di fronte ad una raccolta ematica che non è una soffusione<br />

ecchimotica, che non è una soffusione putrefattiva. Un microematoma, rispetto a<br />

quelli somatici, circoscritto nodu<strong>la</strong>re , che presuppone si sia caricata, si sia<br />

riempita . Escluso ( un altra cosa che vista <strong>la</strong> provenienza mi <strong>la</strong>scia ulteriormente<br />

perplesso ), che nel morto, cessata l attività circo<strong>la</strong>toria, l ematoma possa caricarsi<br />

di sangue, di tutta evidenza, che questi siano ematomi, e richiamo quindi al<strong>la</strong><br />

differenza di quel<strong>la</strong> che può essere <strong>la</strong> soffusione cromatica putrefattiva che c è<br />

sopra, in rapporto al<strong>la</strong> sfumatura e non al<strong>la</strong> delimitazione .<br />

Differenza quindi di colorazione, in rapporto in primo luogo agli esempi offerti dal<strong>la</strong><br />

stessa dr.ssa Lumare. In secondo luogo lo spessore, dimostrato dal taglio, che<br />

depone per un alimentazione pressoria; di conseguenza si tratta di lesioni che, in<br />

rispettosa discordanza dell amico e collega professor Avato , il prof Beduschi<br />

insieme al professor Thiene ed indipendentemente dal<strong>la</strong> di lui autorevolezza ,<br />

ritiene vitali, prodotte in vita.


Ma vi è di più . In controesame, e in precisa contestazione degli assunti del prof.<br />

Avato, il prof. Beduschi ha testualmente osservato:<br />

le caratteristiche morfologiche nette e lievemente sopraelevate di quelle formazioni nerastre che<br />

sono state attribuite dal professor Avato a fenomeni post mortali, non possono essere post<br />

mortali perché rappresentano un grumo che deve essere stato caricato da pressione arteriosa<br />

efficiente e hanno i caratteri dell ematoma, proprio per <strong>la</strong> loro demarcazione, <strong>la</strong> loro volumetria e<br />

ho chiamato a confronto quello che è l iniziale, inizialissimo fenomeno putrefattivo che ha sempre<br />

i caratteri del<strong>la</strong> soffusione. Ecco, vorrei precisare che nel<strong>la</strong> mia esperienza autoptica, non so quel<strong>la</strong><br />

del professor Avato, io non ho mai visto putrefazioni a chiazze demarcate o a macchia di leopardo,<br />

mi spiego, non le ho mai viste, qui sarebbe una situazione assolutamente anoma<strong>la</strong>, che per lo<br />

meno non rientra nel<strong>la</strong> mia esperienza. ( p.20)<br />

Del tutto singo<strong>la</strong>re poi il fatto i periti settori abbiano tagliato l ematoma e non<br />

abbiano espresso nessuna valutazione su di esso. Una sottovalutazione c<strong>la</strong>morosa.<br />

Ancora Beduschi:<br />

Però ripetendo un po quello che ho già detto, per mio personale avviso, che solo incidentalmente<br />

coincide con quello del professor Thiene che in termini di cardiopatologia non è uno sciocco, ma a<br />

mio personale avviso <strong>la</strong> demarcazione, questi noduli, ripeto, <strong>la</strong> putrefazione non avviene a chiazze,<br />

quindi in questi noduli non c è soffusione, questi noduli hanno, e lo si vede al taglio che hanno<br />

fatto, hanno una loro volumetria. Nel<strong>la</strong> putrefazione io passo <strong>la</strong> <strong>la</strong>ma e vedo che il colore imbibisce<br />

i tessuti <strong>la</strong>sciandoli topograficamente integri, non c è formazione di neospazi come c è qui. Ora il<br />

neospazio, io qui non me lo invento, vedo un taglio esplorativo che mi dice: quel<strong>la</strong> è una raccolta<br />

ematica, è una bol<strong>la</strong> e nel<strong>la</strong> bol<strong>la</strong>, innanzitutto non riconosco putrefazione, anche dal punto di<br />

vista cromatico, ma nel<strong>la</strong> bol<strong>la</strong> presuppongo una pressione che l abbia alimentata. ( p.23)<br />

Stesso concetto ripetuto più volte:<br />

Allora lei, signor Giudice, vede che nel<strong>la</strong> macchia centrale è circoscritta e sembra un cece,<br />

sottolineo sembra un cece, quindi con una volumetria, c è questo cuneo, che è un cuneo di taglio,<br />

un cuneo di taglio esplorativo che ci dimostra lo spessore e quindi <strong>la</strong> raccolta e quindi il cumulo di<br />

sangue che Ecco, qui abbiamo questo cece che praticamente qui e qui è tagliato. P. 25)<br />

Il taglio effettuato sul grumo rispecchia l incertezza, l anomalia, l inspiegabilità del<strong>la</strong><br />

situazione. Il risultato avrebbe dovuto rendere edotti Ma<strong>la</strong>guti e Lumare che in<br />

quel punto c era un ematoma. Invece ne era seguito un assoluto silenzio.<br />

Limbibizione emoglobinica è talmente chiara ed evidente per chi svolge il mestiere<br />

di perito settore da non esigere sondaggi o tagli; non vi è nul<strong>la</strong> da esplorare; si<br />

esplora invece un qualcosa che appare come una neoformazione, una lesione<br />

ulcerata; una putrefazione non si va a tagliare, si diagnostica de visu.<br />

La terza questione che il prof. Beduschi affronta concerne <strong>la</strong> piena compatibilità tra<br />

l ipotesi asfittica, sostenuta fino all avvento del prof. Thiene, e l ipotesi traumatica<br />

postu<strong>la</strong>ta da Thiene. Nessuna incompatibilità ma complementarità dei due approcci.<br />

488


Luna ipotesi non esclude l altra, anzi l una è preparatoria dell altra, come<br />

sottolineato dallo stesso professor Thiene. La spiegazione è eminentemente tecnica<br />

e corrisponde a quel<strong>la</strong> del prof. Thiene: di fronte ad un infragilimento<br />

dell endotelio, ad una sofferenza dell endotelio, quel<strong>la</strong> che poi dà le petecchie nelle<br />

vari sedi, dovuta all ipossia (ipossia dovuta al<strong>la</strong> posizione prona, all immobilizzazione<br />

toracica, all aumentato consumo di ossigeno) è chiaro che anche una forza, a questo<br />

punto direi un trauma, trovo depistante l immagine che ho letto del trauma acuto,<br />

quale quello che ci può essere quando si rompe un airbag e si è senza cintura, ma un<br />

trauma ripetuto possa lesionare dei vasi che hanno un endotelio smagliato, le<br />

cellule endoteliali sono tenute giustapposte, non sono legate in modo stabile com è<br />

il tessuto connettivo, ci sono dei piccoli esili ponti che si chiamano desmosomi che<br />

tengono unita questa rete, <strong>la</strong> sofferenza ipossica determina un cedimento di questi<br />

desmosomi e quindi <strong>la</strong> maglia diventa in qualche modo permeabile o diventa<br />

lesionabile. Diventa permeabile<br />

come avviene nell edema polmonare<br />

sull endotelio alveo<strong>la</strong>re, sennò può essere anche un punto di minore resistenza alle<br />

sollecitazioni traumatiche. Su questa base si inserisce l ipotesi meccanica, del<br />

professor Thiene che si armonizza perfettamente con il resto.<br />

Per il prof. Beduschi non è necessario pensare ad un trauma esagerato, potrebbe<br />

bastare anche un trauma dovuto ai movimenti naturali dell immobilizzazione, una<br />

serie di schiacciamenti per assicurare una piena immobilizzazione, e per assicurarsi<br />

del<strong>la</strong> non reazione del<strong>la</strong> persona immobilizzata, una condizione assolutamente<br />

compatibile con l effetto, agevo<strong>la</strong>ta accidentalmente nel caso in cui l aumento<br />

pressorio ab estrinseco avvenga nel momento del<strong>la</strong> sistole ventrico<strong>la</strong>re, cioè nel<br />

momento in cui <strong>la</strong> contrazione del ventricolo genera all interno una sua pressione<br />

che poi è <strong>la</strong> pressione arteriosa. In tal caso si verifica una sommatoria di pressione<br />

endoluminale, quindi in parte dall esterno ma anche in parte generata all interno,<br />

che può dare degli effetti lesivi aggiuntivi ad un tessuto a sua volta infragilito<br />

dall ipossia. In questo contesto si ribadisce come gli strati di abbigliamento che<br />

ricoprivano Aldrovandi spiegano ampiamente, in base al<strong>la</strong> casistica, l assenza di<br />

segni lesivi esterni sul<strong>la</strong> cute. Ma anche i tessuti intermedi svolgono un ruolo di<br />

ammortizzatori e quindi di trasmissione di forza senza ledersi. Non necessario<br />

cercare i segni esterni perché il ragazzo era vestito, e pure non necessario cercare i<br />

segni osteocondrali, costali, perché i presupposti fisici facevano sì che <strong>la</strong><br />

compressione trovasse <strong>la</strong> resistenza del suolo e quindi <strong>la</strong> costa era protetta, non è<br />

pensabile che ci fossero lesioni intermedie di tipo ecchimotico sui tessuti molli,<br />

perché i tessuti molli sono proprio così chiamati perché ammortizzano, trasmettono<br />

l urto ma non si <strong>la</strong>cerano se non direttamente attinti ed abbiamo un bersaglio di<br />

minore resistenza dovuto agli antecedenti che ho detto. In conseguenza<br />

un interferenza su quel<strong>la</strong> centralina elettrica produce l arresto cardiaco<br />

immediato. In questo senso l arresto cardiaco è immediato; il colpo, il trauma al<br />

cuore produce l arresto del movimento per effetto del crollo del battito cardiaco.<br />

489


Prima che il cuore si fermi del tutto sono possibili tutta una serie di sollecitazioni<br />

intermedie che in qualche modo rendono possibile anche l espressione di richiami di<br />

aiuto etc.. Un quadro che nel combinarsi dei diversi rilievi elimina, secondo il prof.<br />

Beduschi, ogni possibile incertezza. La coerenza ed il rigore dell argomentazione <strong>la</strong><br />

sua piena corrispondenza con i dati obbiettivi e con i reperti consentono di darvi<br />

piena adesione.<br />

La lesione interna del muscolo cardiaco è poi compatibile con l assenza di lesioni<br />

esterne sul cuore. Sul presupposto di una pressione estrinseca si ha <strong>la</strong> pressione<br />

aggiuntiva del ventricolo. Esclusa l ipotesi, scarsamente probabile, del colpo secco,<br />

si deve pensare, nel<strong>la</strong> dinamica concitata degli eventi, che un momento pressorio<br />

ripetuto abbia conciso con una sistole. Un azione continuata nel tempo con <strong>delle</strong><br />

forze ondu<strong>la</strong>nti, variabili: in un certo momento i due picchi hanno battuto insieme,<br />

il picco pressorio e <strong>la</strong> forza esterna. Il fattore interno rende possibile <strong>la</strong> lesione senza<br />

segni sul<strong>la</strong> parte esterna del cuore.<br />

Quanto all intensità del<strong>la</strong> pressione bisogna tenere conto che nel<strong>la</strong> concitazione<br />

dell azione <strong>la</strong> compressione potrebbe avere avuto aver avuto dei picchi variabili; non<br />

si trattava evidentemente di un corpo inerte; c erano più persone che agivano e si<br />

muovevano attivamente e con forza contro un alta sottoposta ad una notevole<br />

pression. Una condizione del tutto compatibile con l esito che ne era scaturito e con<br />

il processo causale che l avrebbe determinato. Va soggiunto che <strong>la</strong> persona a terra<br />

prona potrebbe essersi agitata, subendo una compressione prolungata; una scena<br />

non statica ma dinamica, con possibilità di sprigionamento di forze variabili ma<br />

intense. La rigidezza del piano del suolo dal suo canto aveva contribuito al<strong>la</strong><br />

compressione del<strong>la</strong> gabbia toracica. Questa era stata quindi fortissima. Quanto al<br />

rapporto tra lo stato dell arte prima del prof. Thiene e quanto al grado di credibilità<br />

del<strong>la</strong> precedente <strong>ricostruzione</strong> prima dell inserimento dell ipotesi Thiene, il prof.<br />

Beduschi ha spiegato in termini assai precisi detto rapporto, assumendo che <strong>la</strong><br />

differenza sta nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra altissima probabilità e certezza. La spiegazione di<br />

Thiene consente di dare conto del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> improvvisa che nessuna <strong>delle</strong> spiegazioni<br />

alternative chiariva, essendo rimaste anzi confutate, mentre <strong>la</strong> spiegazione secondo<br />

il criterio del<strong>la</strong> causa asfittica aveva dal suo canto un altissimo grado di probabilità.<br />

Anche per il prof. Beduschi il reperto del cuore aveva sempre avuto significato di<br />

elemento vitale, inizialmente valutato come foco<strong>la</strong>io emorragico dovuto all asfissia,<br />

allo stesso livello <strong>delle</strong> petecchie e dei foco<strong>la</strong>i microemorragici rilevati negli altri<br />

organi.<br />

Sull incidenza dell ematoma sul fascio di His il professor Beduschi precisa come sia<br />

sufficiente un interruzione funzionale e non anatomica per produrre l effetto; gli<br />

elementi topografici indicativi certezze anatomiche, rammentano che un<br />

microematoma che si espanda in quel<strong>la</strong> situazione e in quel punto, determina un<br />

danno al tessuto di conduzione.<br />

Osserva, in partico<strong>la</strong>re, il prof. Beduschi a proposito del<strong>la</strong> non necessità di speciali<br />

490


indagini: Faccio un esempio per chiarirmi meglio: trombosi del nervo ottico, c è un<br />

trombo dell arteria oftalmica, il soggetto non vede più, non c è bisogno<br />

necessariamente di fare un angiografia per fare <strong>la</strong> diagnosi, quel<strong>la</strong> <strong>la</strong> si perfeziona e<br />

da questo punto di vista io non ho nul<strong>la</strong> da eccepire, se si vuole essere esteti del<strong>la</strong><br />

ricerca un esame, un esame istologico non guasta ma ci sono elementi sufficienti per<br />

poter dire che un azione, un ematoma compressivo in quel<strong>la</strong> sede possa<br />

danneggiare <strong>la</strong> funzionalità, anche se non l anatomia, del fascio di his. ( p. 39)<br />

In una fase successiva dell esame, al<strong>la</strong> stessa udienza del 3 febbraio 2009, il prof.<br />

Beduschi puntualizzava le sue valutazioni sulle tre macchie nere indicate dal prof.<br />

Thiene come segni di due distinti ematomi che avevano, in partico<strong>la</strong>re il primo,<br />

quello centrale contrassegnato nel<strong>la</strong> fotografia allegata al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Thiene, attinto<br />

il fascio di His alterandone il funzionamento; l altro ipoteticamente diviso in due<br />

parti al<strong>la</strong> sezione autoptica, come riscontro del<strong>la</strong> violenta compressione del cuore<br />

che aveva provocato un avvicinamento dei due <strong>la</strong>ti del cuore esponendoli entrambi<br />

ad un trauma. Nel<strong>la</strong> versione di Thiene l ematoma fondamentale nel<strong>la</strong> spiegazione<br />

del meccanismo causale è quello posto al centro del<strong>la</strong> foto e sul quale si svolge tutto<br />

il suo ragionamento, come anche quello del prof. Beduschi a sostegno.<br />

Per il prof. Beduschi non vi sono dubbi che <strong>la</strong> macchia al centro e quelle a sinistra<br />

nel<strong>la</strong> foto del cuore siano degli ematomi. Sul<strong>la</strong> macchia a destra che <strong>la</strong> dr.ssa<br />

Lumare aveva parzialmente circoscritto, assumendone il carattere di fenomeno<br />

putrefattivo, il giudizio di Beduschi è più sfumato. In nessun caso però il prof.<br />

Beduschi sposa <strong>la</strong> tesi del fenomeno putrefattivo. La prospettiva <strong>delle</strong> foto può fare<br />

pensare sia ad un ristagno locale<br />

sullo sfondato dei muscoli papil<strong>la</strong>ri, sia<br />

potrebbe essere una soffusione ecchimotica diciamo di tipo petecchiale. Le macchie<br />

sul<strong>la</strong> aorta sono le sole di tipo putrefattivo. Queste ultime, a contrario, permettono<br />

di mettere in luce con tutta evidenza <strong>la</strong> differenza dalle altre, espressive di ematomi:<br />

marginazione netta <strong>delle</strong> macchie espressive degli ematomi a fronte del<strong>la</strong><br />

soffusione <strong>delle</strong> altre putrefattive. Nell ematoma centrale, fondamentale per <strong>la</strong><br />

diagnosi nel<strong>la</strong> foto ingrandita al computer, si evidenzia pacifica <strong>la</strong> tridimensionalità<br />

perché diventa un sorta di cece ; tagliando<strong>la</strong><br />

491<br />

afferma Beduschi - si vede<br />

esattamente lo spessore del taglio, ad occhio, di qualche millimetro. Tale fatto<br />

dimostra l esistenza di una raccolta ematica insaccata. Quanto al<strong>la</strong> consistenza,<br />

pacifico che un ematoma si forma per un versamento di sangue liquido che si fa<br />

spazio in un tessuto compatto, formando una cavità in cui goccio<strong>la</strong>, il sangue si<br />

addensa e si compatta per effetto del<strong>la</strong> pressione; <strong>la</strong> tridimensionalità, che <strong>la</strong> foto<br />

rispecchia, indica l esistenza di un corpo compatto come appunto un cece. Appena<br />

questa cavità si è caricata, si forma il coagulo, in un epoca ancora sensibile rispetto<br />

alle questioni in discussione e cioè in un momento vitale. In epoche più remote, post<br />

<strong>morte</strong>m, si hanno tutte le successive modificazioni che non interessano più. Nel<strong>la</strong><br />

fotografia <strong>la</strong> macchia centrale, scura, che riporta il segno dell incisione e rive<strong>la</strong> così<br />

una profondità altrettanto scura, il taglio mostra palesemente un perco<strong>la</strong>to di


contenuto liquido; non si vede invece un infarcimento diffuso del tessuto; si vede<br />

una pappa semisolida , aderente ciascuna al<strong>la</strong> propria metà; questo fa dire al<br />

prof. Beduschi che si tratta di un ematoma in fase di coagulo, ovvero, di fatto, un<br />

coagulo, che aveva tutto il tempo per formarsi; un coagulo che si forma in una fase<br />

in cui dal punto di vista del<strong>la</strong> consistenza può assumere una consistenza pari a quel<strong>la</strong><br />

del tessuto vicino, come scrivono Ma<strong>la</strong>guti e Lumare nel<strong>la</strong> loro re<strong>la</strong>zione. Se<br />

l ematoma è liquido al<strong>la</strong> consistenza appare più molle del tessuto circostante; se<br />

l ematoma è trombizzato è addirittura più solido, più consistente del tessuto<br />

circostante, ma nel<strong>la</strong> maturazione dell ematoma che si coagu<strong>la</strong> si arriva ad un punto<br />

di identica consistenza. Nul<strong>la</strong> di ec<strong>la</strong>tante, pertanto, nel<strong>la</strong> dichiarata iso<br />

consistenza<br />

del<strong>la</strong> macchia ; si tratta sicuramente di un volume, un volume<br />

marginato , un volume contenente sangue non liquido perché il taglio non lo fa<br />

perco<strong>la</strong>re. Per Beduschi, con probabilità prossima al<strong>la</strong> certezza, si tratta di un<br />

ematoma, l ematoma che interessa il fascio di his.<br />

Ribadita <strong>la</strong> centralità di quest ematoma nel<strong>la</strong> spiegazione causale, rispetto agli altri<br />

due elementi, considerati da Thiene parti di un altro ematoma, l interpretazione<br />

nul<strong>la</strong> concede al<strong>la</strong> versione difensiva, pur non sposando il prof. Beduschi <strong>la</strong> teoria<br />

del doppio ematoma, il secondo dei quali suddiviso in due parti. Tale teoria<br />

conserva, tuttavia, una sua ragionevolezza, per quanto si è affermato in precedenza,<br />

anche in base all argomentare di Beduschi.<br />

In ogni caso per il consulente <strong>delle</strong> parti civili non vi è dubbio che <strong>la</strong> lesione a<br />

sinistra nel<strong>la</strong> foto, potrebbe essere fatta combaciare con <strong>la</strong> lesione C nel momento<br />

in cui le pagine<br />

del cuore tagliato dovessero essere unite; non vi è quindi<br />

dissociazione da Thiene su questo punto, come sostiene <strong>la</strong> difesa. Del resto sul<br />

punto il prof. Beduschi tiene a ricordare di non avere approfondito il tema. Ciò che<br />

il consulente ribadisce con forza è che <strong>la</strong> lesione centrale, quel<strong>la</strong> discussa in<br />

precedenza, è assolutamente autonoma dalle altre quanto a ruolo ed efficacia<br />

causale; essa è certamente separata dalle altre, come si rileva dal<strong>la</strong> foto del cuore<br />

tagliato . Il carattere <strong>delle</strong> altre macchie<br />

492<br />

è più soffuso e rientra in ciò che lo<br />

stesso prof. Beduschi ed i suoi colleghi nel<strong>la</strong> consulenza scritta, sul<strong>la</strong> base <strong>delle</strong><br />

descrizioni fatte dal dottor Ma<strong>la</strong>guti, avevano interpretato come petecchie<br />

asfittiche. In ogni caso fenomeni vitali. Il prof. Beduschi dà atto <strong>delle</strong> informazioni<br />

aggiuntive, sopraggiunte e del<strong>la</strong> maturazione <strong>delle</strong> idee rispetto al<strong>la</strong> prima fase; ma<br />

pur con gli elementi nuovi di conoscenza disponibili, con l apparizione del<strong>la</strong> foto del<br />

cuore commentata dal prof. Thiene e con l illuminazione che questi aveva<br />

apportato al quadro, <strong>la</strong> valutazione del<strong>la</strong> macchia a sinistra resta di soffusione<br />

ecchimotica che riconduce all iniziale ipotesi asfittica sul<strong>la</strong> quale si innesta il valore<br />

dell ematoma centrale collocato proprio sopra il fascio di his. In ordine al<strong>la</strong><br />

possibilità di ricongiungere le due formazioni a sinistra e a destra rispetto<br />

all ematoma centrale, il prof. Beduschi ribadisce che topograficamente, ad occhio, <strong>la</strong><br />

ricongiunzione può essere ipotizzata. Egli muove peraltro dal<strong>la</strong> ragionevole


certezza che <strong>la</strong> discromia al centro del<strong>la</strong> foto sia un ematoma, perché <strong>la</strong><br />

marginazione è netta, <strong>la</strong> fotografia è frontale e quindi abbastanza fedele, e perché il<br />

taglio indica l esistenza dello spessore e <strong>la</strong> consistenza nel<strong>la</strong> fase intermedia è<br />

irrilevante. Per quanto concerne <strong>la</strong> lesione a sinistra, p<strong>la</strong>usibilmente ricongiungibile<br />

al<strong>la</strong> lesione a destra a cuore chiuso, in assenza dei tagli, essa non appare<br />

altrettanto demarcata; pur essendo molto identificata come macchia, in mancanza<br />

del<strong>la</strong> tridimensionalità resa possibile dal taglio avvenuto sull ematoma al centro ma<br />

non sulle formazioni ai <strong>la</strong>ti, non potendosi valutare altrettanto positivamente<br />

l effettiva consistenza e lo spessore, per Beduschi appare preferibile ricondurre<br />

oggettivamente le due lesioni ad un fenomeno di soffusione ecchimotica, a<br />

petecchia, segno d asfissa. Una valutazione che si estende quindi anche al<strong>la</strong> lesione<br />

sul<strong>la</strong> destra, solidale o meno che <strong>la</strong> si voglia ritenere con l altra. Si tratta pur<br />

sempre<br />

è necessario ribadire - di fenomeni vitali. Nessuna contraddizione o<br />

contrasto tra Thiene e Beduschi, come venti<strong>la</strong>to dal<strong>la</strong> difesa. Per il prof. Beduschi è<br />

l ematoma centrale che dà significato all intervento del prof Thiene e che spiega<br />

l evento traumatico che ha inciso sul<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Aldrovandi. La lesione in questione,<br />

visto il taglio e vista <strong>la</strong> marginazione netta, che non si riscontrano nel<strong>la</strong> lesione a<br />

sinistra, pur essendo questa macchia altrettanto ben identificata rispetto al<strong>la</strong><br />

sfumatura vaga <strong>delle</strong> lesioni e <strong>delle</strong> colorazioni aortiche, aventi queste sì ma solo<br />

queste carattere di fenomeni postmortali, è certamente un ematoma. La differenza<br />

tra i tre segni è netta e si desume dal diverso grado di marginazione <strong>delle</strong> tre<br />

formazioni: <strong>la</strong> lesione centrale altamente marginata, individua un ematoma; <strong>la</strong><br />

lesione a sinistra e a destra, mediamente marginate ma ben individuabili,<br />

identificano soffusioni ecchimotiche a carattere vitale. Le soffusioni dell aorta<br />

totalmente sfumate e indistinguibili dal tessuto circostante, esprimono un<br />

fenomeno post mortale. Quindi le lesioni a sinistra e a destra sono, per il prof.<br />

Beduschi, in parziale difformità sul punto da Thiene, petecchie e non ematomi ma si<br />

tratta pur sempre di fenomeni vitali, manifestazione di sofferenza asfittica che si<br />

combinano con il fattore traumatico dell ematoma che incide sul fascio di his, visto<br />

al centro dell immagine del cuore.<br />

7. Il confronto del prof. Thiene con il prof. Rapezzi e con gli altri<br />

contraddittori. La conferma dell ipotesi.<br />

All udienza del 16 marzo 2009 il prof. Rapezzi era chiamato ad esprimere le sue<br />

valutazioni sulle precedenti conclusioni del prof. Thiene. Al<strong>la</strong> stessa udienza si<br />

svolgeva un confronto tra il prof. Rapezzi ed il prof. Thiene che aveva modo di<br />

replicare ai suoi contraddittori, tra i quali il dr. Ma<strong>la</strong>guti.<br />

Il prof. Rapezzi dà atto preliminarmente del<strong>la</strong> fama e del prestigio del prof. Rapezzi<br />

e del<strong>la</strong> necessità dopo l intervento dell illustre interlocutore di riesaminare l intero<br />

quadro analitico.<br />

493


Fatta questa premessa il prof. Rapezzi conferma le sue precedenti conclusioni ma<br />

con argomenti che appaiono poveri e contraddetti dall accertamento di diverso<br />

contesto storico circostanziale. Quanto all ipotesi Thiene, pur profondendosi in<br />

complimenti per l eleganza del<strong>la</strong> tesi, Rapezzi si riporta agli argomenti già ascoltati<br />

degli altri consulenti di parte e dello stesso Ma<strong>la</strong>guti con riferimento al carattere<br />

postmortale del<strong>la</strong> formazione valorizzata da Thiene. Per il professor Rapezzi <strong>la</strong> causa<br />

del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> è ancora una volta da individuare nell excited delirium syndrome, una<br />

<strong>morte</strong> aritmica, da aritmie ipercinetiche ventrico<strong>la</strong>ri. Il caso sarebbe <strong>la</strong> riproduzione<br />

di casi tipici riscontrati in letteratura. Basta questo accenno per capire che si tratta<br />

di una <strong>ricostruzione</strong> aprioristica e infondata perché priva del necessario vaglio critico<br />

del dato circostanziale che il prof. Rapezzi aveva dato per acquisito ancor prima che<br />

il giudizio sul punto si fosse formato. Sappiamo ora quanto l accertamento in fatto si<br />

sia allontanato dalle premesse presunte dal prof. Rapezzi. Dobbiamo sottolineare <strong>la</strong><br />

differenza sul piano scientifico e metodologico tra l approccio del dr. Varetto,<br />

attentissimo a non invadere il campo dei dati circostanziali incerti, e degli altri<br />

consulenti <strong>delle</strong> parti civili che nel<strong>la</strong> loro analisi, hanno concesso tutto il concedibile<br />

al<strong>la</strong> difesa, fino a tentare di dimostrare <strong>la</strong> tesi del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> asfittica, muovendo dal<br />

delirio eccitato del soggetto, rispetto all approccio degli altri consulenti che hanno<br />

attinto a piene mani ad un quadro circostanziale incerto e sub iudice, investendo<br />

tutto sul<strong>la</strong> verità di parte. La partico<strong>la</strong>re ininfluenza del contributo del prof. Rapezzi<br />

deriva quindi dall assunto aprioristico, secondo cui il caso sul piano storico sarebbe<br />

<strong>la</strong> fotocopia dei casi del<strong>la</strong> letteratura medico forense, senza indicare in alcun modo<br />

cosa potesse legittimare una tale equiparazione, se non l astrazione del caso dalle<br />

sue effettive risultanze storiche. Ma anche l assunto dell equiparabilità in astratto<br />

appare molto dubbio, al<strong>la</strong> luce di ciò che abbiamo detto esaminando <strong>la</strong> letteratura<br />

scientifica. La discutibilità del<strong>la</strong> conclusione è tanto più forte in quanto è proprio il<br />

prof. Rapezzi a dire che <strong>la</strong> diagnosi finale non è basata in modo univoco su un<br />

rilievo vuoi elettrocardiografico, vuoi clinico vuoi anatomopatologico, ma solo su<br />

una <strong>ricostruzione</strong> complessiva, molto credibile, molto esplicativa, che è quel<strong>la</strong> di<br />

una persona che in un determinato contesto di eccitazione personale, amplificato<br />

dal problema <strong>delle</strong> droghe, che già abbiamo avuto modo di analizzare, in partico<strong>la</strong>re<br />

dal<strong>la</strong> chetamina, ha avuto con una coincidenza cronologica, con <strong>la</strong> contenzione da<br />

parte <strong>delle</strong> forze dell ordine un evento che l ha portato al<strong>la</strong> <strong>morte</strong> .<br />

Nessun dato clinico in sostanza supporta <strong>la</strong> tesi ma solo <strong>la</strong> presunzione che il caso<br />

debba essere equiparato a quelli del<strong>la</strong> letteratura medico forense. Per il resto<br />

osservazioni già viste e confutate sul<strong>la</strong> mancanza di prove dell asfissia, di segni di<br />

lesione esterni, sui rilievi istologici deponenti per l esistenza di ondu<strong>la</strong>zioni e quindi<br />

di bande di contrazione, per ribadire <strong>la</strong> <strong>morte</strong> da cateco<strong>la</strong>mine. Lipotesi Thiene di<br />

un <strong>morte</strong> bradiaritmica per assenza di elettricità, è giudicata stranamente<br />

interessante . Ma anche qui argomenti contrari, già ampiamente confutati: <strong>la</strong><br />

mancanza del riscontro istologico, <strong>la</strong> circostanza che il fenomeno sia estremamente<br />

494


circoscritto spazialmente, non sia nel contesto di una devastazione, di danno diffuso<br />

del viscere cardiaco, il fatto che l ispezione esterna del cuore è documentata da<br />

una foto, che a mio parere è tecnicamente buona, del viscere cardiaco dall esterno,<br />

non fa vedere nul<strong>la</strong> di contusivo, il fatto che chi ha fatto il rilievo autoptico, chi si è<br />

cimentato direttamente con quelle immagini, esclude ragionevolmente l ipotesi<br />

dell ematoma , assumendo trattarsi di fenomeno postmortale. Rapezzi soggiunge,<br />

ma egli stesso si preoccupa di non attribuire un gran valenza all argomento il fatto<br />

che in un soggetto giovane il danno molto circoscritto, molto puntuale in un punto<br />

del sistema di conduzione <strong>la</strong>scia libera <strong>la</strong> parte sottostante del sistema di<br />

conduzione di esprimere dei foco<strong>la</strong>i elettrici, cioè dei segnapassi elettrici o di pace<br />

maker. In conclusione <strong>la</strong> tesi di Thiene considerata un interessantissima ipotesi<br />

segna<strong>la</strong>ta da un esperto<br />

è rigettata con l argomento d autorità che chi ha toccato<br />

con mano direttamente quelle macchie dice che non è un ematoma, ma un deposito<br />

di emoglobina post <strong>morte</strong>m .<br />

Viene quindi ricordato a Rapezzi che Thiene sul<strong>la</strong> base <strong>delle</strong> fotografie dei reperti<br />

istologici aveva negato l esistenza <strong>delle</strong> bande di contrazione. Nonostante l invito a<br />

visionare le foto, anche <strong>la</strong> 25 e <strong>la</strong> 26 del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione d autopsia che per i difensori e<br />

per il prof. Fortuni evidenzierebbero una situazione più incline al<strong>la</strong> tesi sostenuta, il<br />

prof. Rapezzi chiede di rispondere senza fare riferimento ai dati istologici,<br />

assumendone <strong>la</strong> non decisività rispetto al<strong>la</strong> valutazione finale, non costituendo il<br />

rilievo istologico conditio sine qua non <strong>delle</strong> bande di contrazione, tutto dovendosi<br />

rimettere ad un generico contesto . Tutto questo per ammettere che in effetti le<br />

fotografie dei reperti istologici, non solo <strong>la</strong> 27, portata ad esempio da Thiene ma<br />

anche <strong>la</strong> 25 e <strong>la</strong> 26, richiamate a sostegno da Fortuni, in effetti di segni di<br />

contrazione ne mostravano assai pochi.<br />

A seguito dell esame del<strong>la</strong> difesa si ha quindi una prima c<strong>la</strong>morosa retromarcia.<br />

Richiesto di confermare se ondu<strong>la</strong>zione e bande di contrazione siano <strong>la</strong> stessa cosa,<br />

come aveva affermato nel corso del primo esame, il prof Rapezzi nega <strong>la</strong> sua<br />

precedente affermazione:<br />

allora se <strong>la</strong> sua domanda è a livello generale se ondu<strong>la</strong>zione e bande da contrazione sono <strong>la</strong><br />

stessa cosa <strong>la</strong> risposta è ovviamente no, perché se il professor Thiene ha detto questo ha<br />

assolutamente ragione, ma se <strong>la</strong> sua domanda è nel caso specifico i riferimenti contemporanei ad<br />

ondu<strong>la</strong>zione e retrazione mi hanno portato all idea che si stesse descrivendo il quadro del danno<br />

cateco<strong>la</strong>minico a livello cellu<strong>la</strong>re <strong>la</strong> mia risposta è sì e <strong>la</strong> ritengo corretta. ( p.14)<br />

In pratica ondu<strong>la</strong>zione e bande di contrazione sono concetti molto diversi, come<br />

aveva ricordato Thiene confutando una precedente affermazione di Rapezzi.<br />

Apprendiamo, peraltro, che quando si legge di ondu<strong>la</strong>zione e retrazione si deve<br />

intendere banda di contrazione, cioè un qualcosa di nettamente diverso da ciò che è<br />

scritto.<br />

Vedremo come il prof Thiene nel corso del successivo confronto avrà buon gioco di<br />

495


una siffatta posizione.<br />

Prima del confronto tra il prof Thiene ed il prof Rapezzi si procedeva a confronto tra<br />

il medesimo prof. Thiene ed il dr. Ma<strong>la</strong>guti sul<strong>la</strong> decisiva questione del carattere<br />

vitale o meno <strong>delle</strong> formazioni rilevate sul<strong>la</strong> foto del cuore, oggetto del<strong>la</strong><br />

consulenza Thiene.<br />

Al prof. Thiene si chiedeva di replicare all accusa dei consulenti Avato-Ma<strong>la</strong>guti-<br />

Lumare di avere sostanzialmente preso un abbaglio, costruendo <strong>la</strong> sua teoria sulle<br />

fragili basi di un malinteso fenomeno preputrefattivo.<br />

Lillustre scienziato, manifestando grande umiltà e disponibilità al dialogo, prendeva<br />

atto del<strong>la</strong> contestazione e replicava partendo dal dato nuovo emerso nel processo<br />

con <strong>la</strong> produzione di una foto del cuore notevolmente ingrandita. La foto metteva<br />

in risalto un taglio in corrispondenza dell ematoma; proprio da quel taglio, secondo<br />

il prof. Thiene, viene fornita <strong>la</strong> prova del<strong>la</strong> vitalità del fenomeno; il taglio mostra che<br />

<strong>la</strong> macchia non è superficiale, non è limitata sopra l endocardio, ma va in profondità;<br />

ciò significa che essa rappresenta un infiltrato di globuli rossi, fuoriusciti in<br />

precedenza. Lanalisi attenta del<strong>la</strong> fotografia e il riscontro del<strong>la</strong> manovra eseguita a<br />

suo tempo dal Ma<strong>la</strong>guti durante l autopsia, costituisce <strong>la</strong> prova che si ha a che fare<br />

con un ematoma.<br />

Anche sugli altri argomenti opposti al<strong>la</strong> sua <strong>ricostruzione</strong>, il prof. Thiene fornisce<br />

elementi utili.<br />

Le questioni sono, come sappiamo, due: assenza di coincidenza specu<strong>la</strong>re tra le due<br />

macchie, a sinistra e a destra del<strong>la</strong> foto e discontinuità tra le stesse. Ma è proprio <strong>la</strong><br />

discontinuità e <strong>la</strong> contrapposizione <strong>delle</strong> due macchie - il riferimento in questo caso<br />

è ai due distinti ematomi e non alle due ipotetiche parti specu<strong>la</strong>ri dell ematoma<br />

anteriore<br />

quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> parete posteriore, dove c è <strong>la</strong> macchia che coinvolge il<br />

fascio di His e l altra del<strong>la</strong> parete antero-<strong>la</strong>terale, a far risaltare <strong>la</strong> specu<strong>la</strong>rità; le due<br />

macchie si trovano una di fronte all altra e ciò giustifica l ipotesi interpretativa che<br />

esse si siano toccate. La continuità porterebbe ad escludere l ipotesi interpretativa<br />

del contatto; al contrario <strong>la</strong> discontinuità rende p<strong>la</strong>usibile l ipotesi che le due pareti<br />

del cuore, compresse, si siano prima compresse, poi toccate, e si siano quindi<br />

contuse. Si tratta di ematoma da contusione, un trauma a torace chiuso, un blunt<br />

trauma , ch si produce senza che esistano necessariamente segni esterni al cuore,<br />

e non solo esterni al torace, non solo nel pericardio, ma neppure sul<strong>la</strong> superficie<br />

esterna del cuore. Un fenomeno endocardico, che attinge il sub-endocardio. A<br />

sostegno del<strong>la</strong> tesi il prof. Thiene richiama <strong>la</strong> sua esperienza e ricorda casi analoghi<br />

passati al suo vaglio.<br />

Il prof. Thiene rammenta <strong>la</strong> sua esperienza specifica e coglie l occasione per<br />

smentire il prof. Rapezzi che aveva sostenuto <strong>la</strong> possibilità di sopravvivenza in caso<br />

di blocco atrioventrico<strong>la</strong>re.<br />

Va riprodotta per intero l argomentazione perché vi sono condensate una serie di<br />

496


specifiche risposte alle contestazioni:<br />

Io voglio soltanto argomentare, perché è chiaro che <strong>la</strong> mia certezza viene dall esperienza, viene<br />

dalle migliaia e migliaia di autopsie che ho fatto, viene anche dalle tante autopsie che ho fatto di<br />

traumi, in questo caso iatrogeno. Le racconto. Questo qui è un bambino operato nel 1970, io ero<br />

agli inizi, deve sapere che io personalmente conservo tutta <strong>la</strong> documentazione di tutta <strong>la</strong> mia<br />

esperienza, quindi ho questa fortuna; bene, questo bambino è morto di blocco atrioventrico<strong>la</strong>re<br />

dopo l intervento. A proposito io devo dire che quello che afferma il professor Rapezzi è<br />

sbagliato, perché quando si ha un blocco atrioventrico<strong>la</strong>re si muore, tanto è vero che si mette un<br />

pace maker, non è che improvvisamente il ventricolo fa per conto suo e si mette a battere, a<br />

prescindere se sia o meno presente un blocco atrioventrico<strong>la</strong>re, chiusa parentesi. Bene, questo<br />

bambino fatta l autopsia, morto di blocco atrioventrico<strong>la</strong>re, mostrò questo che lei vede dal punto<br />

di vista macroscopico, è un ematoma. Ho inciso, guarda caso, ho fatto <strong>la</strong> stessa manovra che ha<br />

fatto il dottor Ma<strong>la</strong>guti ed ho visto effettivamente come era, ed è ben chiaro ed evidente nel<strong>la</strong><br />

foto del dottor Ma<strong>la</strong>guti, ho visto che questa macchia andava in profondità, non si limita in<br />

superficie, dei cosiddetti processi putrefattivi da depositi emoglobinici, sono limitati solo e sopra<br />

all endocardio, non hanno niente a che fare con un infiltrazione cosiddetta emorragica. Bene, ma<br />

non mi sono mica limitato là a quell epoca perché il cuore lo potevo studiare, che cosa ho fatto?<br />

Ho fatto l istologia e cosa ho trovato? Effettivamente che quell ematoma aveva coinvolto <strong>la</strong> branca<br />

sinistra ed il fascio di His, quindi questa è una c<strong>la</strong>ssica corre<strong>la</strong>zione anatomo-clinica al blocco<br />

corrisponde un evidenza macroscopica, che viene provata istologicamente, quindi questa è <strong>la</strong> base<br />

strutturale del blocco atrioventrico<strong>la</strong>re di quel caso che ha le stesse caratteristiche identiche e<br />

precise. Siccome si è detto che nel caso di specie manca <strong>la</strong> prova istologica del coinvolgimento del<br />

fascio di His io devo dire che manca <strong>la</strong> prova istologica anche che fosse un ematoma, manca <strong>la</strong><br />

prova istologica che fosse o non fosse una macchia cosiddetta emoglobinica post mortale, bene, io<br />

ho voluto produrvi un caso che corrisponde macroscopicamente è esatto e preciso a quello nel<br />

quale c è l evidenza. ( p. 23 )<br />

Da questa iniziale serie di argomenti possiamo arguire che il problema del doppio o<br />

unico ematoma è evidentemente secondario perché attiene soltanto al<strong>la</strong><br />

spiegazione del meccanismo di formazione dell unico ematoma che deve essere<br />

preso in considerazione per <strong>la</strong> spiegazione del caso, quello situato nel<strong>la</strong> zona<br />

posteriore del ventricolo. E<br />

questo l ematoma che attinge il fascio di His e che<br />

provoca il fatale blocco atrioventrico<strong>la</strong>re. Il prof. Thiene a pag. 27 par<strong>la</strong> a questo<br />

proposito di trauma colpevole del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> , ricordando di averlo indicato<br />

espressamente con una freccia a computer nel<strong>la</strong> foto allegata al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione. Su<br />

questo <strong>la</strong> convergenza di Thiene e Beduschi è totale. Che si tratti di ematoma, lo<br />

prova il taglio, l incisione eseguita dal dr. Ma<strong>la</strong>guti che ha operato esattamente<br />

come avrebbe operato chi si fosse posto il problema di trovarsi di fronte ad un<br />

ematoma. Il risultato dell incisione era stato positivo. La mancanza di una prova<br />

istologica può essere supplita da un coacervo di elementi indiziari ricavati dal<strong>la</strong><br />

casistica e dall esperienza specifica del prof. Thiene ma anche, in questo caso di può<br />

ben affermare, dal quadro indiziario derivante da tutti gli altri riscontri del caso di<br />

natura medica e di natura circostanziale che descrivono una <strong>morte</strong> improvvisa,<br />

all interno di un quadro asfittico, caratterizzato da grande violenza e compressione<br />

497


del soggetto al suolo, in assenza di spiegazioni alternative.<br />

Il contributo specifico che uno scienziato, <strong>la</strong> cui reputazione è notoria e di fronte al<br />

quale anche i consulenti del<strong>la</strong> difesa hanno mostrato assoluta considerazione e<br />

rispetto, offre al processo un contributo di conoscenza che deriva non da<br />

specu<strong>la</strong>zioni astratte e teoriche ma dall immensa casistica oggetto degli studi del<br />

tecnico, dei cui contenuti il prof. Thiene è portatore e che costituisce, non certo <strong>la</strong><br />

prova unica del caso, ma un dato indiziario significativo.<br />

Agevole <strong>la</strong> replica del professor Thiene agli argomenti con i quali il dr. Ma<strong>la</strong>guti e <strong>la</strong><br />

dr.ssa Lumare hanno sostenuto su base comparativa <strong>la</strong> natura postmortale <strong>delle</strong><br />

macchie del cuore, indicando nel<strong>la</strong> stessa foto altre parti del cuore stesso ( e<br />

dell aorta) con segni di imbibizione emoglobinica, ponendole in positivo confronto<br />

con le tracce dell ematoma. La differenza risalta a vista e non poteva sfuggire al<br />

prof. Thiene:<br />

lei vede il colore che è rosa sfumato rispetto a quel blu intenso che soltanto i globuli rossi in<br />

quantità, una volta desaturati di ossigeno al punto tale da far diventare il sangue cianogeno,<br />

possono produrre questo Ecco, c è una differenza abissale, se dovessimo fare una<br />

quantificazione in termini di colore qua saremmo da 100 a 1. Le dico una cosa importante, signor<br />

Giudice, per avere un imbibizione emoglobinica al di sotto del<strong>la</strong> valvo<strong>la</strong> aortica bisognerebbe<br />

pensare che lì stagnasse del sangue post mortale sotto <strong>la</strong> valvo<strong>la</strong> aortica, è impossibile, il sangue<br />

stagna molto in profondità, verso l apice, e stagna al<strong>la</strong> radice dell aorta sopra alle valvole, tanto è<br />

vero che qui si vede benissimo che siamo sopra alle valvole, perché è lì che si ferma, sotto<br />

precipiterebbe verso <strong>la</strong> punta del cuore e non sarebbe possibile avere un fenomeno post mortale<br />

di questa evidenza. Ripeto, guardi, signor Giudice, è talmente blu quel<strong>la</strong> quantità e tra l altro si<br />

vede molto bene al taglio che va in profondità che non può altro che essere un ematoma. (p. 25-<br />

26)<br />

Anche l obiezione sul<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> fotografia viene confutata con decisione. Non<br />

c è mai stata incertezza sul fatto che il <strong>la</strong>voro analitico del dr. Ma<strong>la</strong>guti e del<strong>la</strong> dr.ssa<br />

Lumare sia stato scrupoloso e apprezzato. Un discorso sulle qualità <strong>delle</strong> foto è<br />

superato dal notorio avanzato stato del<strong>la</strong> tecnologia. Per il prof. Thiene <strong>la</strong> fotografia<br />

è di ottima qualità e d altra parte questa branca del<strong>la</strong> scienza, <strong>la</strong> medicina, <strong>la</strong>vora<br />

fondamentalmente con strumenti ottici d avanguardia che permette di osservare<br />

elementi che non sarebbero in nessun caso visibili ad occhio nudo.<br />

Ciò detto il prof. Thiene riprende il suo discorso analitico dei segni con una autentica<br />

lezione che travolge ogni obiezione, per il rigore e <strong>la</strong> profondità dei temi portati a<br />

sostegno:<br />

Per quanto riguarda, se mi è consentito, altre macchie che sono state viste in giro, bene, allora io<br />

vorrei ricordare questo, che bisogna distinguere i coaguli dentro al<strong>la</strong> cavità e sono aggregati, gli<br />

eritrociti post mortali, che si annidano più facilmente negli spazi interalveo<strong>la</strong>ri e dove possono<br />

dare facilmente il deposito emoglobinico post mortale. Da questi coaguli che sono intracavitari si<br />

deve distinguere il deposito emoglobinico che è solo superficiale, perché non va in profondità, da<br />

498


quello che è invece l ematoma, che è una vera e propria infiltrazione emorragica da rottura dei<br />

capil<strong>la</strong>ri. Guardi, c è una prova indiretta che il fenomeno si era verificato e non è soltanto questo,<br />

è nel<strong>la</strong> descrizione istologica. La descrizione istologica altrove in profondità del miocardio vengono<br />

riportate <strong>delle</strong> infiltrazioni emorragiche, ma come infiltrazioni emorragiche? Le infiltrazioni<br />

emorragiche allora sono vitali e che cosa può aver dato queste infiltrazioni emorragiche qua e là<br />

nel miocardio non visibili evidentemente, macroscopicamente? Soltanto evidentemente un<br />

fenomeno di trauma. ( 26)<br />

Riprendendo <strong>la</strong> spiegazione sui due ematomi specu<strong>la</strong>ri, elemento che ha dato causa<br />

a fraintendimenti e obiezioni, a partire dall assunto del<strong>la</strong> dr.ssa Lumare sul carattere<br />

postmortale di una <strong>delle</strong> macchie che congiungendosi all altra, a cuore chiuso,<br />

dovrebbe formare il secondo ematoma indicato dal prof. Thiene ( sul quale il prof.<br />

Beduschi mantiene una riserva di qualificazione, pur sostenendone con forza il<br />

carattere vitale e <strong>la</strong> non influenza di tale qualificazione sul meccanismo mortale<br />

individuato da Thiene ), <strong>la</strong> posizione del prof. Thiene è molto chiara ed è in linea con<br />

quel<strong>la</strong> il prof. Beduschi. Lematoma originario, fondamentale, <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />

è quello posteriore, che si trova in corrispondenza del cosiddetto fascio di His; nel<br />

punto ove si vede l ematoma esiste una re<strong>la</strong>zione topografica ben precisa, rispetto<br />

al<strong>la</strong> quale non esistono variabilità sostanziali; il fascio di His è lì e non può trovarsi<br />

altrove, fuori dall area di irradiazione dell ematoma visibile; se il fascio di His si trova<br />

sempre in quel punto del cuore, e l ematoma, come visto, va in profondità, il fascio<br />

di His doveva essere colpito come rego<strong>la</strong>rmente avvenuto nel<strong>la</strong> casistica illustrata.<br />

Le altre due macchie, a destra ed a sinistra, rispetto a quel<strong>la</strong> centrale principale,<br />

sono effettivamente in continuità tra di loro, perché sono tagliate a metà<br />

nell apertura dall apice verso l aorta. Ciò detto è agevole osservare con il prof<br />

Thiene l effettiva sussistenza di una netta discontinuità tra quel<strong>la</strong> posteriore e le due<br />

emi-anteriori; tale discontinuità sta visibilmente sia sul versante sinistro, dove c è<br />

una vera e propria valvo<strong>la</strong> semilunare, assolutamente priva di danno, sia nel<br />

versante destro dove vi è continuità fibrosa mitro-aortica. Per il prof. Thiene ciò<br />

significa che le due macchie non sono affatto in continuità tra di loro, ma sono<br />

contrapposte: quel<strong>la</strong> posteriore è intera mentre quel<strong>la</strong> anteriore si suddivide in due<br />

emi-anteriori. Quindi si tratta di un fenomeno, come dire, di rimbalzo, in un certo<br />

senso; esse evidenziano <strong>la</strong> compressione del cuore sia sul davanti che nel<strong>la</strong> parte<br />

posteriore.<br />

Per il prof. Thiene le due macchie emianteriori sono specu<strong>la</strong>ri e suddivise dal<br />

taglio. La loro ricomposizione integra un ematoma unico. Gli gli ematomi sono<br />

quindi due, uno anteriore ed uno posteriore; l<br />

499<br />

anteriore, viene ribadito, è stato<br />

tagliato in due parti nell apertura del cuore, ma ciò che preme al prof Thiene<br />

spiegare è <strong>la</strong> netta discontinuità che si rileva su entrambi i <strong>la</strong>ti. Le due metà sono poi<br />

tra loro perfettamente combacianti.<br />

Chiamato a replicare sul punto specifico il dr. Ma<strong>la</strong>guti glissa sul punto e sembra<br />

ammettere implicitamente <strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> del prof. Thiene, richiamando però <strong>la</strong> sua


esperienza di casi simili, di fenomeni cardiaci analoghi, nei quali peraltro sarebbe<br />

stato escluso il fattore traumatico ma vi sarebbe stato un fenomeno asfittico.<br />

Questa replica sembra addirittura non rimettere neppure in discussione il carattere<br />

vitale dei segni. Essa concede quindi un assist fondamentale al prof. Thiene, il quale<br />

può ricordare di avere sempre messo in corre<strong>la</strong>zione, così dando ragione <strong>delle</strong><br />

conclusioni dei precedenti tecnici <strong>delle</strong> parti civili, il fenomeno asfittico e quello<br />

traumatico.<br />

La difesa del dr. Ma<strong>la</strong>guti è a questo punto debolissima:<br />

quindi io questi rilievi li ho sempre visti in morti non traumatiche, mai, e ritengo che sia assai<br />

improbabile, per quanto su testi c<strong>la</strong>ssici sia riportato, ma è logico che sono eccezioni, non è <strong>la</strong><br />

rego<strong>la</strong>, che anche un trauma toracico chiuso di in lieve entità può provocare <strong>la</strong> commotio o <strong>la</strong><br />

contusio cordis, possono provocare ripercussioni a livello miocardico, che possono alterazione <strong>la</strong><br />

conduzione dello stimolo elettrico etc. etc. ma sono eccezioni e rarità. Mai io ho visto a livello subendocardico<br />

lesioni contusive a parte che qui dobbiamo capirci tra ematoma, contusioni, insomma<br />

dobbiamo fare anche un po di chiarezza, perché l ematoma può essere spontaneo, se uno ha un<br />

problema di tipo coagu<strong>la</strong>tivo o ma<strong>la</strong>ttie del sangue etc. etc. gli ematomi possono essere anche<br />

spontanei, cioè l ematoma di per sé non mi dà <strong>la</strong> certezza del fatto che sia traumatico, per<br />

contusione siamo tutti d accordo che intendiamo l applicazione di energia meccanica, ma <strong>la</strong><br />

contusione che cosa mi produce? Dipende dall entità del<strong>la</strong> contusione, mi può dare solo un<br />

edema, mi può dare un rossore, mi può dare un ecchimosi, mi può dare una ferita <strong>la</strong>cero contusa,<br />

mi può dare fratture ossee? Dipende dall entità del<strong>la</strong> contusione. Parliamo in modo molto<br />

generico, non stiamo dicendo qualcosa di preciso, quindi ematoma, cosa intendiamo per<br />

ematoma? Io assolutamente non condivido, cioè dal punto di vista teorico, il professor Thiene, io<br />

mi fermo ad ascoltarlo che vi dice cose interessantissime, purtroppo manca il presupposto che ci<br />

possa far ragionare allo stesso modo, nel senso che quello che il professore dice è tutto giusto, ma<br />

quello non è un infiltrato emorragico. Se poi andiamo a leggere i testi c<strong>la</strong>ssici troviamo addirittura<br />

che accanto all imbibizione emoglobinica alcuni autori ritengono che potrebbe esserci<br />

spandimento emorragico di eritrociti ancora integri solo per il fatto del<strong>la</strong> vita residua, che ogni<br />

cellu<strong>la</strong> ha anche dopo <strong>la</strong> <strong>morte</strong> ed alcuni autori ritengono che <strong>la</strong> (conservabilità) del<strong>la</strong> parete<br />

vasale continui per qualche tempo ancora dopo <strong>la</strong> <strong>morte</strong> e questa contrazione porti al<strong>la</strong> rottura<br />

del<strong>la</strong> parete ed allo stravaso emorragico dopo <strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Non è <strong>la</strong> maggioranza degli autori, è una<br />

minoranza, ma c è ed è quello per esempio che noi ritroviamo nelle petecchie ipostatiche. Noi<br />

sappiamo che quando le ipostasi sono partico<strong>la</strong>rmente abbondanti e lo ritroviamo soprattutto<br />

negli impiccati, ma non necessariamente negli impiccati, anche quando sono molto abbandonati, il<br />

sangue è molto fluido e si ha una intensa (repressione) ematica dei vasi per gravità abbiamo <strong>la</strong><br />

rottura, ma post <strong>morte</strong>m, di questi vasi e producono quelle che noi denominiamo petecchie<br />

emostatiche, che c è su tutti i testi, non sto dicendo niente di nuovo, sono post mortali. Quando<br />

noi per petecchie c<strong>la</strong>ssicamente intendiamo quell emorragiuole o rottura dei capil<strong>la</strong>ri che<br />

normalmente è conseguenza di rottura dei capil<strong>la</strong>ri nel<strong>la</strong> fase agonica, nel<strong>la</strong> fase proprio limine<br />

vitae etc. etc.. Quindi io ritengo che senza ombra di dubbio, ma d altra parte il discorso è molto<br />

cioè è dibattuta questa questione, ma l occhio esperto per chi queste cose le vede<br />

quotidianamente riesce a distinguere. Mi rendo conto che sono qui che lo dimostrare, ma l occhio<br />

esperto lo evidenzia, l aspetto emorragico già dal punto di vista del cromatismo, del<strong>la</strong> sua come<br />

dire dei suoi contorni, insomma è diverso. Al taglio poi si ha proprio questa si avverte<br />

nettamente questa differenza, perché evidentemente il professore par<strong>la</strong> di ematoma, cioè ripeto<br />

500


ematoma a livello, io posso immaginare, degli infiltrati emorragici, un ematoma francamente ho<br />

grosse difficoltà, questo è un infiltrato emorragico, non è un ematoma. Un ematoma è <strong>la</strong> raccolta<br />

ematica, ma dove si forma questa raccolta ematica a livello del miocardio? Non ha neanche lo<br />

spazio. Poi ho sentito il professor Beduschi par<strong>la</strong>re di una cupo<strong>la</strong> di questo ematoma, voglio dire,<br />

da una fotografia ha visto addirittura una cupo<strong>la</strong> di un ematoma, io l ho vista, l ho analizzata e l ho<br />

interpretata, perché visto che il professor Beduschi ha detto che l ho vista e non l ho guardata, e<br />

l ha ripetuto 3 o 4 volte, io ho dimostrato che l ho vista e l ho fotografata. Allora questo qui è un<br />

aspetto che per me è importante so<strong>la</strong>mente nel<strong>la</strong> cronologia del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, tutto ciò che è di tipo<br />

post mortale per me ha un unico significato, cercare di interpretarlo per quel<strong>la</strong> che è <strong>la</strong> cronologia<br />

del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Mi pare che non fosse importante nell ambito del<strong>la</strong> cronologia cioè nel<strong>la</strong><br />

valutazione del<strong>la</strong> cronologia del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di portare quel<strong>la</strong> fotografia lì, questa è <strong>la</strong> mia opinione. Il<br />

professor Thiene ha <strong>la</strong> sua opinione e siamo qui a discuterne. 31-32)<br />

Ma<strong>la</strong>guti, pur dichiarando di non averne esperienza, ammette che il fenomeno<br />

descritto dal prof. Thiene è descritto in letteratura, sebbene come fenomeno non<br />

frequente. Si pone quindi il problema che l ematoma non significa contusione. Ma è<br />

evidente che l ematoma è un effetto che ha al<strong>la</strong> base una contusione. Ciò si ricava<br />

dall esterno del dato anatomo-patologico. Il dr. Ma<strong>la</strong>guti ammette che <strong>la</strong><br />

<strong>ricostruzione</strong> di Thiene può essere considerata giusta ma insiste, senza<br />

argomentare, sul fatto che si tratti di un fenomeno postmortale. Si difende citando<br />

una minoranza di autori . Afferma che <strong>la</strong> sua posizione può essere discussa, pur<br />

confermando di non avere dubbi. Si mette in gravissima e inconsapevole<br />

contraddizione quando, per contestare che si tratti di ematoma, par<strong>la</strong> di infiltrato<br />

emorragico che è un equivalente ed è comunque un fenomeno vitale.<br />

Il prof. Thiene replica osservando che non si tratta di questioni semantiche;<br />

ematoma o soffusione, si tratta pur sempre di un infiltrazione, di uno stravaso<br />

emorragico a carattere vitale; ricorda che usa il termine ematoma conformemente<br />

al<strong>la</strong> terminologia anglosassone, perché gli anglosassoni non stanno qui a<br />

distinguere queste piccole differenze . In ogni caso si par<strong>la</strong> di uno stravaso<br />

emorragico . Le petecchie ipostatiche di cui par<strong>la</strong> Ma<strong>la</strong>guti esistono certamente<br />

ma nelle regioni declivi e per gravità:<br />

non è possibile che per gravità nel<strong>la</strong> parte superiore del cuore quando il ragazzo era disteso, sto<br />

par<strong>la</strong>ndo del cadavere, ci potesse essere un fenomeno ovviamente di petecchie ipostatiche,<br />

questa è proprio, diciamo così, matematica. Per quanto riguarda <strong>la</strong> differenza sostanziale tra<br />

petecchia e quello che io chiamo ematoma è l ampia estensione, non c è dubbio. Quindi <strong>la</strong><br />

localizzazione, sia anteriore che posteriore, e <strong>la</strong> estensione .<br />

Agevole contestare al dr. Ma<strong>la</strong>guti che nel dubbio ( Ma<strong>la</strong>guti dice espressamente di<br />

avere analizzato il problema), attesa l assoluta rilevanza del<strong>la</strong> questione, si sarebbe<br />

dovuto eseguire l istologia dell ematoma o in alternativa del<strong>la</strong> cosiddetta<br />

imbibizione emoglobinica. Listologia manca, ma c è una verifica macroscopica che<br />

per il prof. Thiene è sufficiente per dire che l ematoma va in profondità e ciò<br />

dimostra che si tratta di stravaso emorragico. Il difetto di iniziativa, <strong>la</strong> mancata<br />

esecuzione di un istologia che avrebbe risolto definitivamente il caso, priva il dr.<br />

501


Ma<strong>la</strong>guti dell autorevolezza per potere contestare <strong>la</strong> diversa argomentata opinione<br />

del prof. Thiene e del prof. Beduschi.<br />

Il dr. Ma<strong>la</strong>guti non può che riconoscere che l indagine microscopica avrebbe dovuto<br />

accompagnare <strong>la</strong> macroscopica; ma dovendosi imputare a lui stesso <strong>la</strong> mancata<br />

esecuzione dell indagine microscopica, ciò evidentemente non gli consente di<br />

rendere credibili le sue osservazioni sul fatto che <strong>la</strong> presenza di eritrociti non<br />

garantisce il carattere vitale dell infiltrazione. Il solo fatto che il dr. Ma<strong>la</strong>guti<br />

ammetta <strong>la</strong> necessità di un indagine più approfondita, priva di qualsiasi valore <strong>la</strong><br />

reiterata affermazione contraria al<strong>la</strong> natura vitale del fenomeno considerato.<br />

Sul carattere non decisivo del<strong>la</strong> presenza degli eritrociti <strong>la</strong> replica di Thiene è<br />

comunque convincente ed incontestabile:<br />

No, assolutamente no, le ripeto, è una questione di gravità, ma soprattutto perché sono stati visti<br />

negli interstizi. Guardi, signor Giudice, se non c è <strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione più di tanto gli eritrociti<br />

non fuoriescono e <strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione è in una persona che vive, non in una persona che è<br />

morta, voglio dire, per fuoriuscire bisogna che il rubinetto sia aperto, il rubinetto è <strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione<br />

del sangue, è chiaro che una persona che è morta ha il rubinetto del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione che è chiuso e<br />

quindi non spande neanche a gocce.<br />

MALAGUTI La presenza di rari eritrociti nell interstizio è evenienza abbastanza comune in casi di<br />

<strong>morte</strong> agoniche, come quel<strong>la</strong> che potrebbe essere stata questa qui, sicuramente con crisi<br />

ipertensive e vari spandimenti eritrocitari nell interstizio.<br />

RISPOSTA<br />

Sono perfettamente d accordo, difatti <strong>la</strong> <strong>morte</strong> è stata proprio agonica perché si è<br />

avuta un insufficienza respiratoria accompagnata dal non è istantanea, è una questione di<br />

minuti. (34)<br />

Il prof Thiene spiega quindi che a livello del cuore, negli interstizi, si riscontrano<br />

emazie, segni di stravasi di sangue fuoriuscito dall endotelio, dai vasi, il che<br />

comporta che gli endoteli siano danneggiati; ma gli endoteli possono essere<br />

danneggiati per due <strong>cause</strong>: o per un trauma o per un asfissia. Tutte le petecchie<br />

emorragiche che si osservano in corso di asfissia rive<strong>la</strong>no <strong>la</strong> fuoriuscita degli<br />

eritrociti, cioè di sangue, dai vasi per rottura dei capil<strong>la</strong>ri, ovvero degli endoteli che<br />

ricoprono, <strong>la</strong> materia sottile che ricopre appunto i vasi. Ma<strong>la</strong>guti non contesta il<br />

dato ma lo riconduce al tipo di asfissia riconducibile al meccanismo di <strong>morte</strong> da lui<br />

individuato ( azione <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine per lo spiccatissimo sforzo esercitato ).<br />

Questo gli consente di escludere il trauma ma in modo del tutto aprioristico perché<br />

<strong>la</strong> sua <strong>ricostruzione</strong> non prevede <strong>la</strong> colluttazione, l immobilizzazione e <strong>la</strong><br />

compressione che conseguono, anche nel<strong>la</strong> dinamica del dr. Ma<strong>la</strong>guti, all agitazione.<br />

Quando egli afferma che le rare emazie interstiziali non possono essere<br />

indicative di un infiltrato emorragico post traumatico, ciò può fare, come gli<br />

contesta il prof. Thiene, perché egli esclude e non considera in quel contesto di<br />

manifesta presenza di infiltrati emorragici l evidenza macroscopica del<strong>la</strong><br />

soffusione emorragica localizzata sul fascio di his che è come un pugno su un<br />

occhio .<br />

502


La difesa riprende, a questo punto, <strong>la</strong> questione dell ematoma sul <strong>la</strong>to anteriore e<br />

del<strong>la</strong> sua suddivisione in due parti a seguito del taglio del cuore, credendo di<br />

disporre su questo punto di un argomento fondamentale per cogliere in manifesto<br />

errore o in contraddizione il prof. Thiene.<br />

Linsistenza sul punto permette al prof Thiene di chiarire definitivamente il suo<br />

pensiero e priva <strong>la</strong> difesa di ogni argomento.<br />

Il punto di partenza è sempre il c.d. ematoma anteriore diviso in due dall incisione.<br />

Thiene ricorda che l anteriore ed il posteriore sono due distinti ematomi<br />

conseguenza del<strong>la</strong> compressione e del<strong>la</strong> rottura dei vasi resi fragili dall ipossia. Ma <strong>la</strong><br />

difesa vuole dimostrare che il prof. Thiene ha preso un abbaglio considerando sul<br />

<strong>la</strong>to destro come componente dell unico ematoma diviso in due dal taglio una<br />

formazione nastriforme, non solo incompatibile sul piano del<strong>la</strong> forma con <strong>la</strong><br />

presunta divisione in due dell ematoma anteriore, ma anche di chiara natura<br />

preputrefattiva, come sostenuto dal<strong>la</strong> dr.ssa Lumare che ne aveva delineato i<br />

contorni sul<strong>la</strong> foto ingrandita e acquisita. Non solo non specu<strong>la</strong>ri le due parti<br />

dell unico ematoma, asseritamente diviso in due, e quindi inesistente il fenomeno<br />

del secondo ematoma diviso in due dal taglio per le diverse dimensioni <strong>delle</strong> due<br />

parti, ma anche c<strong>la</strong>moroso abbaglio per avere il prof. Thiene incluso nel<strong>la</strong> parte<br />

destra, considerando<strong>la</strong> come metà dell unico ematoma anteriore, una striatura<br />

postmortale.<br />

La risposta di Thiene sgombra il campo a ogni possibile specu<strong>la</strong>zione derivante dal<strong>la</strong><br />

difficoltà di comprendersi solo con le parole in un campo dove il rigore è essenziale.<br />

Thiene riprende il suo ragionamento ma puntualizza; dal punto di vista topografico<br />

ci sono due ematomi distinti tra di loro, uno è anteriore l altro è posteriore;<br />

l anteriore è stato tagliato. A questo punto arriva <strong>la</strong> precisazione decisiva, come<br />

avevamo peraltro già osservato in precedenza, conoscendo <strong>la</strong> puntualizzazione che<br />

stiamo analizzando ora da vicino. Il taglio non è avvenuto a metà necessariamente,<br />

nel senso che una picco<strong>la</strong> parte è rimasta sul<strong>la</strong> destra e una gran parte è rimasta<br />

sul<strong>la</strong> sinistra, perché mica quando il settore è andato a tagliare il cuore e sapeva<br />

che doveva esattamente incidere a metà quell ematoma, comunque quell ematoma<br />

cosiddetto anteriore è stato diviso in due parti: una gran parte risulta a sinistra del<strong>la</strong><br />

foto ed una picco<strong>la</strong> parte risulta a destra .<br />

Indiscussa è poi <strong>la</strong> discontinuità tra i due ematomi. Il prof Thiene si rende conto che<br />

da parte dei consulenti del<strong>la</strong> difesa e anche da parte del<strong>la</strong> dr.ssa Lumare si è voluto<br />

attribuirgli, come parte dell ematoma presente sul <strong>la</strong>to destro del<strong>la</strong> foto <strong>la</strong><br />

503<br />

forma<br />

nastriforme ,che dovrebbe essere specu<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> forma quadrata che si rileva sul <strong>la</strong>to<br />

opposto, a sinistra. La risposta di Thiene non <strong>la</strong>scia dubbi sul fatto che i consulenti<br />

del<strong>la</strong> difesa e <strong>la</strong> Lumare abbiano in qualche modo tentato di attribuire a Thiene<br />

un idea che non poteva essere <strong>la</strong> sua. Il punto deve esser riportato come risulta dal<br />

verbale perché solo così resta definitivamente chiarito. Il prof. Thiene reagisce a<br />

quell attribuzione come semiematoma del<strong>la</strong> forma nastriforme nel<strong>la</strong> foto sul<strong>la</strong>


destra. Ciò rende evidente che vi era stato un equivoco che si chiarisce, mostrando<br />

<strong>la</strong> foto, indicando i contorni disegnati dal<strong>la</strong> Lumare al presunto semiematoma e<br />

chiedendo a Thiene se riconosce nel contorno definito a penna <strong>la</strong> seconda metà<br />

dell ematoma. La risposta di Thiene non solo è assolutamente negativa, non solo fa<br />

comprendere a cosa egli effettivamente alludesse per componente di destra<br />

dell unico ematoma, una macchia nera a forma trianogo<strong>la</strong>re perfettamente<br />

specu<strong>la</strong>re anche se di dimensioni ridotte rispetto all altra parte, pur essa triango<strong>la</strong>re<br />

dell ematoma sul<strong>la</strong> sinistra, ma induce un ulteriore argomento a sostegno del<strong>la</strong><br />

<strong>ricostruzione</strong>, posto che, guardando <strong>la</strong> foto con i contorni del<strong>la</strong> Lumare ci<br />

accorgiamo che <strong>la</strong> stessa ha avuto cura a non contornare come espressivo di<br />

fenomeno mortale proprio quel<strong>la</strong> evidente macchia nera posta sotto <strong>la</strong> forma<br />

nastriforme che il prof. Thiene, su espressa sollecitazione del tribunale, ha indicato<br />

come componente del<strong>la</strong> seconda metà dell ematoma:<br />

RISPOSTA No, piano, scusi un attimo, perché quel nastriforme lì prende in parte l aurico<strong>la</strong> di<br />

sinistra, non metta in conto metà di quel<strong>la</strong><br />

GIUDICE Professore, mi inserisco qui, perché potrebbe esserci un equivoco con quello che io<br />

stesso avevo capito e che però dall esame del disegno che ci ha fatto <strong>la</strong> Lumare potrebbe essere<br />

interpretato diversamente. La Lumare fa questo disegno qui e mi indica questa parte qui, io non<br />

ho capito bene se lei mi indica tutta questa parte come <strong>la</strong> presunta seconda metà o solo questo<br />

pezzettino qui?<br />

RISPOSTA Solo quello lì.<br />

DOMANDA Signor Presidente, però non capiremo mai nul<strong>la</strong>, anche perché ci sono le trascrizioni,<br />

ci sono le foto<br />

GIUDICE La foto è questa. Io ho mostrato <strong>la</strong> foto, <strong>la</strong> Lumare <strong>la</strong> vede? Si avvicini.<br />

DOMANDA No, ma <strong>la</strong> seguo.<br />

GIUDICE La Lumare ci ha segnato tutta questa parte, io non ho capito bene se <strong>la</strong> Lumare<br />

indicasse in quel<strong>la</strong> parte, una parte che sarebbe stata affetta dall imbibizione oppure tutta <strong>la</strong><br />

parte specu<strong>la</strong>re del presunto allora il professore dice che sarebbe solo questo punto lì.<br />

RISPOSTA Sì.<br />

DOMANDA Ma questo era pacifico per tutti<br />

GIUDICE Per me non lo era, mi dispiace, me lo sono fatto chiarire.<br />

Chiarito l equivoco, va dato atto che <strong>la</strong> dr.ssa Lumare si è ben guardata<br />

dall assegnare carattere di imbibizione emoglobina al<strong>la</strong> maccha nera, che si nota<br />

sul<strong>la</strong> foto ingrandita del cuore sotto l area circoscritta a penna sul<strong>la</strong> parte più a<br />

destra del<strong>la</strong> foto ( <strong>la</strong> quarta sotto le due presunte imbibizioni dell aorta) che il prof.<br />

Thiene considera parte dell ematoma posteriore, confermando così il carattere<br />

vitale dell ematoma stesso, essendosi <strong>la</strong> Lumare fatto carico di cerchiare tutti i punti<br />

da lei ritenuti come di imbibizione emoglobinica, compresa <strong>la</strong> parte a sinistra<br />

dell unico ematoma, cadendo a sua volta in f<strong>la</strong>grante contraddizione.<br />

Sulle forme non esattamente coincidenti <strong>delle</strong> due metà , il prof. Thiene ha quindi<br />

modo di chiarire il suo pensiero:<br />

504


DOMANDA - Quindi si dice da parte di altri consulenti diversi da lei, poi li ha sentiti perché era in<br />

Au<strong>la</strong> l ultima udienza, che in realtà per quanto quei due punti che costituiscono l espressione di un<br />

unico ematoma in zona anteriore, secondo <strong>la</strong> sua <strong>ricostruzione</strong>, secondo <strong>la</strong> loro <strong>ricostruzione</strong> sono<br />

altra cosa e va bene, ma è tanto vero che non sarebbero l espressione, <strong>la</strong> freccia di sinistra a mano<br />

e <strong>la</strong> freccia di destra a mano di un unico ematoma, anche perché hanno forme differenti tra di<br />

loro, l uno ha più una forma quadrango<strong>la</strong>re, l altro più nastriforme, più piccolo. Quindi se tu tagli<br />

dovresti comunque il taglio può essere preciso, impreciso, non è quello, ma le due parti<br />

dovrebbero essere più o meno corrispondenti, invece non c è specu<strong>la</strong>rità di forma, questo è quello<br />

che dicono i suoi obiettori, diciamo così.<br />

RISPOSTA<br />

Ma quel<strong>la</strong> che è rimasta a destra è una picco<strong>la</strong> coda di questo ematoma anteriore,<br />

non è <strong>la</strong> metà, in parole povere l anguria non l hanno tagliata a metà, ma ne hanno tagliato un<br />

pezzettino e poi <strong>la</strong> maggior parte è rimasta sul<strong>la</strong> sinistra; (38)<br />

A questo inevitabile chiarimento segue l interpretazione autentica da parte di<br />

Thiene del<strong>la</strong> sua tesi principale, essendosi il consulente reso conto del<strong>la</strong><br />

deformazione cui è andato incontro il suo pensiero nel corso del dibattito:<br />

Ma io vorrei dire una cosa, cioè quando io nel<strong>la</strong> mia re<strong>la</strong>zione inizialmente ho puntato su quel<br />

posteriore era <strong>la</strong> cosa che mi aveva più colpito e cioè che quel<strong>la</strong> zona lì è <strong>la</strong> zona più vitale del<br />

cuore. Se non passa lo stimolo elettrico attraverso il fascio di His si verifica il blocco per arresto<br />

cardiaco, non da fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re, ma per asistolia. Se il paziente non viene subito<br />

rianimato è chiaro che rischia di morire improvvisamente, se viene riamato può riprendere anche,<br />

come ha detto il professor Rapezzi, un ritmo, che viene chiamato idioventrico<strong>la</strong>re, ma <strong>la</strong> pausa che<br />

si interrompe che si verifica per l interruzione del cavo elettrico è sufficiente per far morire il<br />

paziente.<br />

DOMANDA Questo l ho capito, siccome però altri consulenti, e le dico Gua<strong>la</strong>ndri, Zanzi ad<br />

esempio, hanno addirittura valorizzato maggiormente nel<strong>la</strong> loro <strong>ricostruzione</strong> quest ematoma in<br />

sede anteriore e <strong>la</strong> mia domanda era giustificata.<br />

RISPOSTA<br />

Io vorrei aggiungere di più, quell ematoma lì anteriore non ha nessun significato dal<br />

punto di meccanismo fisiopatologico di <strong>morte</strong>, ha soltanto un significato nel senso che è <strong>la</strong> spia di<br />

un meccanismo traumatico che però nel suo aspetto letifero ha avuto importanza soltanto<br />

posteriormente.<br />

Chiamato e rendere <strong>la</strong> sua opinione sul descritto meccanismo ma anche sulle<br />

premesse descrittive, traendo da queste spunto <strong>la</strong> difesa per falsificare tutta <strong>la</strong><br />

<strong>ricostruzione</strong> del prof. Thiene, il dr. Ma<strong>la</strong>guti si sottrae al confronto e dal prendere<br />

posizione; par<strong>la</strong> d altro, segno ancora una volta del<strong>la</strong> difficoltà e dell imbarazzo nel<br />

contestare le affermazioni del prof. Thiene sul terreno comune. Inevitabile che le<br />

repliche di Thiene arrivino a segno:<br />

DOMANDA Volevo sapere l opinione del dottor Ma<strong>la</strong>guti su questo, lei è d accordo su quanti<br />

hanno detto, beh, diciamo <strong>la</strong> parte <strong>la</strong> zona contrassegnata dal<strong>la</strong> freccia a sinistra che corrisponde<br />

al primo cerchio mi segue, dottore, o le faccio dare dal Presidente <strong>la</strong> foto con le frecce? Perché<br />

se no si è detto da parte dei consulenti che hanno evidentemente <strong>la</strong> vostra stessa idea, ma <strong>la</strong><br />

zona contrassegnata dal<strong>la</strong> freccia a mano a sinistra e dal<strong>la</strong> freccia a mano a destra non sono un<br />

505


ematoma perché sono imbibizioni emoglobiniche ed è tanto vero quello che diciamo che<br />

comunque queste due parti se ricongiunte non ho <strong>la</strong> medesima forma perché è una forma<br />

quadrango<strong>la</strong>re, quel<strong>la</strong> di sinistra, è una forma più nastriforme o più puntiforme o, come lei vuole<br />

meglio, quel<strong>la</strong> di destra.<br />

MALAGUTI Il discorso è <strong>la</strong> genesi traumatica che contesto e <strong>la</strong> contesto anche in virtù del fatto<br />

che mi pare di capire che viene invocato uno schiacciamento tra sterno e colonna vertebrale, che<br />

mi provoca uno spandimento emorragico in una zona dove tra l altro abbiamo sia le semilunari<br />

aortiche nel<strong>la</strong> loro dinamica, abbiamo <strong>la</strong> valvo<strong>la</strong> mitrale, insomma abbiamo varie strutture che<br />

sicuramente con uno schiacciamento di quel tipo avrebbe provocato lesioni diverse. Ma questo è<br />

difficile cioè voglio dire mi sembra molto, così, fantasioso in senso buono che uno<br />

schiacciamento possa provocare una contusione proprio vicino a dalle strutture molto delicate,<br />

tutto sommato, che potrebbero aver subito in uno schiacciamento <strong>delle</strong> <strong>la</strong>cerazioni e <strong>delle</strong> lesività<br />

che noi non troviamo assolutamente e quindi io prendo atto che come in altri casi questa<br />

imbibizione tende a costituirsi primitivamente attorno a queste aree per poi espandersi a tutto<br />

l organo. Io prendo atto di questo insomma e non ho altre<br />

RISPOSTA Io vorrei ricordare che questo, questa zona qua è <strong>la</strong> zona più ristretta del ventricolo<br />

sinistro, è una specie di collo di bottiglia in cui passa il sangue dal ventricolo sinistro verso l aorta<br />

ed è lì che se si verificano <strong>delle</strong> compressioni più facilmente si possono toccare <strong>la</strong> parete anteriore<br />

e <strong>la</strong> parete posteriore.<br />

Sembra di capire che per il dr. Ma<strong>la</strong>guti debba par<strong>la</strong>rsi di imbibizione emoglobinica<br />

solo perché egli non riesce a prefigurarsi il meccanismo traumatico.<br />

Con l ultima domanda del<strong>la</strong> difesa il prof. Thiene fornisce una spiegazione definitiva<br />

e completa del meccanismo che produce il doppio ematoma sul<strong>la</strong> parte anteriore e<br />

sul<strong>la</strong> parte posteriore del cuore, fermo <strong>la</strong> caratteristica di fattore determinante <strong>la</strong><br />

<strong>morte</strong> dell ematoma posteriore che interferisce sul funzionamento del fascio di his:<br />

DOMANDA La domanda è: affinché si crei un ematoma posteriore in prossimità del fascio di His<br />

occorrono due condizioni, cioè uno schiacciamento da una parte, ripetuto, non ripetuto, non<br />

importa, e dall altra parte una partico<strong>la</strong>re fase cosiddetta sisto-diastolica del cuore?<br />

RISPOSTA Allora le dico che nel momento in cui più si avvicinano già da sole queste pareti<br />

anteriori e posteriori è <strong>la</strong> sistole sicuramente, perché è il momento in cui <strong>la</strong> cavità ventrico<strong>la</strong>re<br />

sinistra si riduce ed è il momento in cui più facilmente eventualmente possono toccarsi se sono<br />

sottoposti ad un trauma.<br />

DOMANDA Quindi avrebbe dovuto esserci <strong>la</strong> coincidenza di due momenti partico<strong>la</strong>ri?<br />

RISPOSTA No, sono ripetuti evidentemente.<br />

DOMANDA Per due momenti intendo lo schiacciamento da una parte e <strong>la</strong> fase sisto-diastolica<br />

del cuore dall altra, è così?<br />

RISPOSTA È più probabile che questi schiacciamenti, che io ritengo possono anche essere<br />

ripetuti, abbiano dato questa lesione nel<strong>la</strong> fase sistolica e non nel<strong>la</strong> fase diastolica, in poche parole<br />

quando <strong>la</strong> bottiglia è vuota le pareti tendono a avvicinarsi già da sole, quando invece è riempita<br />

questo bottiglione del ventricolo sinistro è chiaro che le pareti si allontanano.<br />

DOMANDA E quindi non sarebbe possibile che si fosse cagionato un ematoma?<br />

RISPOSTA Le dico che questo <strong>la</strong> morfologia di questa lesione è da toccamento <strong>delle</strong> pareti, non<br />

506


soltanto da una violenta azione del<strong>la</strong> pressione all interno del ventricolo sinistro, è anche da<br />

toccamento, è proprio <strong>la</strong> disposizione antero posteriore è da toccamento.<br />

DOMANDA Questo l ho inteso, il senso del<strong>la</strong> domanda era che questo toccamento però secondo<br />

<strong>la</strong> sua <strong>ricostruzione</strong> ha da coincidere con una partico<strong>la</strong>re fase di pulsazione del cuore? Perché non<br />

tutte le fasi avrebbero consentito con lo schiacciamento il prodursi dell ematoma, è così?<br />

RISPOSTA Sì, <strong>la</strong> sistole favorisce.<br />

Il confronto con il dr. Ma<strong>la</strong>guti consentiva al prof. Thiene di replicare e confutare le<br />

principali obiezioni mosse al<strong>la</strong> sua <strong>ricostruzione</strong>.<br />

La riconosciuta eleganza del<strong>la</strong> sua tesi aveva indotto molti a spostare l attenzione<br />

sul effettiva sussistenza degli ematomi individuati dal prof. Thiene come espressione<br />

di una causa di <strong>morte</strong>. Le repliche portavano a sgombrare il terreno da questo<br />

genere di obiezioni. 18 Lo stesso dr. Ma<strong>la</strong>guti tra<strong>la</strong>sciava di insistere nell affermare il<br />

carattere preputrefattivo <strong>delle</strong> formazioni indicate dal prof. Thiene, finendo con<br />

l ammetterne il carattere vitale, per tornare sulle sue posizioni solo per una<br />

dichiarata incredulità, fondata su meri dati statistici, che proprio nel caso<br />

Aldrovandi si fosse potuto verificare quel raro meccanismo letifero, trascurando<br />

tuttavia come il prof. Thiene abbia ripetutamente posto l accento sul meccanismo<br />

asfittico, sul quale avevano puntato <strong>la</strong> loro attenzione i consulenti <strong>delle</strong> parti civili,<br />

quale precondizione per l efficacia devastante del<strong>la</strong> causa traumatica.<br />

Nel confronto con il prof. Rapezzi, il prof. Thiene ricorda l insostenibilità scientifica<br />

del<strong>la</strong> causa di <strong>morte</strong> da sovrapproduzione di cateco<strong>la</strong>mine individuata dal primo,<br />

anche in questo caso mettendo in imbarazzo l interlocutore.<br />

Thiene sottolinea il fondamentale limite del<strong>la</strong> tesi Rapezzi, un limite che travolge<br />

tutta l argomentazione: il fondarsi sul<strong>la</strong> descrizione dei medici legali in sede di<br />

autopsia più che sulle foto. Qual è <strong>la</strong> ragione del rifiuto di valutare le foto? Piuttosto<br />

semplice a sentire il prof. Thiene: perché penso che, come io magari avrei difficoltà<br />

come patologo ad interpretare determinate foto cliniche, lui avrebbe difficoltà ad<br />

interpretare quelle patologiche . Rapezzi aveva dunque fondato il suo giudizio sul<strong>la</strong><br />

descrizione degli anatomopatologi. Senonchè, come è ormai notissimo, Ma<strong>la</strong>guti e<br />

Lumare, al di là del<strong>la</strong> asserita identità ex post del concetto, negata categoricamente<br />

dallo stesso Rapezzi, di bande di contrattura e di retrazione-ondu<strong>la</strong>zione <strong>delle</strong><br />

18<br />

La tesi parzialmente difforme del prof Beduschi sul<strong>la</strong> natura di ematoma del<strong>la</strong> formazione evidenziata<br />

nel<strong>la</strong> parte anteriore del ventricolo, pur sempre considerata vita, deve ritenersi frutto dell estremo rigore<br />

analitico e dell obbiettività del medesimo prof. Beduschi che avendo utilizzato, come argomento tranciante<br />

e definitivo, per provare <strong>la</strong> natura di ematoma del<strong>la</strong> discromia, decisiva, rilevata sul<strong>la</strong> parte anteriore,<br />

sull incisione e sul<strong>la</strong> tridimensionalità del fotografia che consentiva di mettere in rilievo <strong>la</strong> profondità<br />

dell accumulo di sangue, ha ritenuto per coerenza di sospendere il giudizio sul secondo ematoma in<br />

mancanza di analogo riscontro, impregiudicato il totale consenso del prof. Beduschi all ipotesi Thiene che si<br />

regge evidentemente anche ammettendo <strong>la</strong> formazione di un unico ematoma, quello determinante sul<br />

fascio di his. Riteniamo che al<strong>la</strong> legittima prudenza del prof. Beduschi, l argomento analitico-induttivotopografico<br />

del prof. Thiene fornisca adeguati elementi per considerare anche in questo caso sufficiente<br />

<strong>la</strong> prova.<br />

507


miofibre, non par<strong>la</strong>vano affatto di bande di contrazione nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />

conclusiva, ma solo appunto di ondu<strong>la</strong>zione e frammentazione <strong>delle</strong> miofibre.<br />

Essendo questo il campo proprio del cardiopatologo, il prof. Thiene ha ampio spazio<br />

per dimostrare <strong>la</strong> essenziale, decisiva e necessaria differenziazione tra questi<br />

concetti, l applicazione dei quali è di importanza fondamentale per ammettere o<br />

escludere una causa di <strong>morte</strong>.<br />

Dice dunque Thiene:<br />

Per quanto riguarda le frammentazioni vi ricordo che c è un fenomeno post mortale molto<br />

semplice che è <strong>la</strong> fragmentatio cordis, che non ha niente a che fare con le bande di contrattura,<br />

cos è <strong>la</strong> fragmentazione cordis? È un distacco <strong>delle</strong> cellule che sono in genere attaccate ai (dischi<br />

interca<strong>la</strong>ri), che si verifica 24<br />

48 ore dopo il decesso. Loro invece hanno par<strong>la</strong>to di ondu<strong>la</strong>zioni,<br />

bene, quindi non hanno mai né par<strong>la</strong>to, né prodotto evidenza di bande di contrattura, mentre io<br />

ho voluto qui l altra volta, e penso che lei abbia le foto, voluto portare un esempio paradigmatico<br />

di quel<strong>la</strong> che è <strong>la</strong> lesione cosiddetta da cateco<strong>la</strong>mine, in un caso di (feocromocitoma), che cos è il<br />

(feocromocitoma)? È quel<strong>la</strong> condizione patologica in cui c è una iperproduzione di cateco<strong>la</strong>mine,<br />

che si traduce a livello miocardico in bande di contrattura, di questo non c è evidenza in questo<br />

caso qua. Quindi in sostanza in questo caso qua manca <strong>la</strong> prova del danno da cateco<strong>la</strong>mine, cioè<br />

tutta l ipotesi che ha sul<strong>la</strong> quale si è basata cioè tutta l ipotesi che è stata costruita dal<br />

professor Rapezzi era basata su un danno istologico che non esiste. Tenete presente che noi tra<br />

l altro non abbiamo nessuna evidenza di cataboliti a livello urinario di cateco<strong>la</strong>mine in questo qua,<br />

quindi non abbiamo neanche un evidenza eventuale indiretta, manca l evidenza a livello del cuore.<br />

Qui siamo proprio sul terreno elettivo dello scienziato prof. Thiene. Nessuno dei<br />

consulenti intervenuti, tanto meno il medico legale Fortuni ed il cardiologo Rapezzi,<br />

può leggere le foto dei vetrini del cuore come il prof. Thiene. Non c è<br />

differenziazione tra <strong>la</strong> foto 27, nel<strong>la</strong> quale di bande di contrazione non vi è traccia e<br />

le foto 25 e 26 che descrivono <strong>la</strong> stessa situazione. Il rilievo è di tutta evidenza.<br />

Nessuna prova, e anzi prova contraria, all ipotesi di una <strong>morte</strong> da ondata<br />

cateco<strong>la</strong>minica :<br />

RISPOSTA Sì, lo escludo nel senso che non c è assolutamente evidenza, c è evidenza invece di<br />

ondu<strong>la</strong>zioni. Le ondu<strong>la</strong>zioni effettivamente sono un fenomeno agonico o comunque ipossico, che<br />

si verifica in soggetti nelle fasi terminali, <strong>la</strong> <strong>morte</strong> di questo soggetto in realtà non è stata proprio<br />

istantanea, ma se è avvenuta nel giro di alcuni minuti, bene, allora a questo punto queste<br />

ondu<strong>la</strong>zioni trovano una loro spiegazione in questo meccanismo.<br />

DOMANDA - Però mi pareva che stamattina il professor Rapezzi dicesse che non è necessario che<br />

ci sia questa evidenza macroscopica per poter par<strong>la</strong>re di ?<br />

RISPOSTA Microscopica sì, io devo dire, ahimè, di no nel senso che per poter sostenere che è<br />

un danno da cateco<strong>la</strong>mine ed il meccanismo è da cateco<strong>la</strong>mine il danno da cateco<strong>la</strong>mine deve<br />

esistere, proprio perché <strong>la</strong> iperincrezione di cateco<strong>la</strong>mine e <strong>la</strong> iperstimo<strong>la</strong>zione <strong>delle</strong> miocellule<br />

comporta uno spasmo tetanico dell apparato contrattile, che dà luogo a quell evidenza istologica<br />

che io ho prodotto. Quindi se fosse stata ci doveva essere, ma non solo non era presente nelle<br />

fotografie, ma non è nemmeno descritta, quindi non c è.<br />

508


Si comprende facilmente che per diagnosticare una <strong>morte</strong> che <strong>la</strong>scia, quando c è <strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>tiva causa, tracce inconfondibili, il primo criterio è verificare se dette tracce<br />

esistano o meno. Thiene esclude che esistano segni del genere sul cuore esistano;<br />

ma che già nel corso del primo intervento al<strong>la</strong> stessa conclusione era di fatto giunto<br />

lo stesso prof. Rapezzi.<br />

La replica, imbarazzata, per sua stessa ammissione, di Rapezzi elude del tutto <strong>la</strong><br />

questione.<br />

Dice Rapezzi che il caso non si può affrontare con l anatomia e l istologia patologica,<br />

spesso decisiva ma nel caso insufficiente, dovendosi ritornare, ancora una volta, al<strong>la</strong><br />

diagnosi di e.d.s perchè questo indicherebbero le circostanze. Risposta, come già<br />

visto, insostenibile; ennesima ripetizione dell argomento e quindi elusiva. Se <strong>la</strong><br />

vicenda si è svolta come il prof Rapezzi ritiene a priori si sia svolta del supporto<br />

dell istologia si può fare a meno:<br />

Se noi riusciamo in questo caso ad avere un supporto dall istologia bene e qui si può discutere,<br />

ripeto, a mio parere <strong>la</strong> descrizione non solo di ondu<strong>la</strong>zione, ma di retrazione usata dai colleghi, è<br />

forse un immagine istologica, <strong>la</strong> 26, <strong>delle</strong> tante che si potevano magari associare, è in linea con<br />

l ipotesi di un danno da cateco<strong>la</strong>mine non certo di quelli paradigmatici, che uno mette nel testo,<br />

ma è sicuramente compatibile. (47-48)<br />

Limbarazzo del prof. Rapezzi nei confronti del<strong>la</strong> bril<strong>la</strong>nte ipotesi fisiopatologica<br />

del professor Thiene deriva soltanto dal fatto che nel<strong>la</strong> sua esperienza clinica di<br />

traumi al torace non risultano casi di <strong>morte</strong> simili. Nel contesto di un trauma<br />

contusivo al cuore con ematoma, il prof. Rapezzi nel<strong>la</strong> sua esperienza ha avuto<br />

modo di rilevare anche una devastazione del cuore stesso, con numerose altri segni<br />

traumatici: zone lese, papil<strong>la</strong>ri rotti, valvole rotte. La tesi del prof. Thiene,<br />

inattaccabile sul piano logico, contrasterebbe con questi precedenti, e con <strong>la</strong><br />

presenza di un contesto di superficie interna del cuore, che sarebbe di una purezza<br />

sconvolgente . Lipotesi di una iperpressione sul cuore sarebbe incompatibile per <strong>la</strong><br />

mancanza di un danno diffuso. Improbabilità statistica e mancanza di altri traumi nel<br />

contesto sono gli argomenti che il prof Rapezzi in ultima istanza gioca contro <strong>la</strong> tesi<br />

del prof. Thiene.<br />

Il prof. Rapezzi abbandona quindi il compito di argomentare <strong>la</strong> propria tesi e si<br />

rivolge al<strong>la</strong> tesi Thiene per criticarne taluni aspetti senza porsi il problema che il suo<br />

compito iniziale consisteva nel dare spiegazione patologica del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> per danno<br />

da cateco<strong>la</strong>mine, come Thiene aveva dato spiegazione del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> asfitticotraumatica.<br />

Il prof. Rapezzi è richiamato al punto e gli viene data lettura <strong>delle</strong> sue precedenti<br />

affermazioni:<br />

Il dato istologico estremamente interessante mette in evidenza quell insieme di alterazioni<br />

istologiche, che si chiamano bande di contrazione, danno da cateco<strong>la</strong>mine ,<br />

Gli viene quindi chiesto se confermi o rettifichi tale affermazione.<br />

509


La risposta consente interessanti osservazioni:<br />

RAPEZZI Continuo a credere che i rilievi istologici descritti siano compatibili con un danno da<br />

cateco<strong>la</strong>mine, sono d accordo con il professor Thiene nel dire che ciò che è stato riprodotto<br />

iconograficamente non è certo paradigmatico, ma <strong>la</strong> descrizione analitica presente nell autopsia,<br />

l uso dei termini non solo di ondu<strong>la</strong>zione, ma anche di retrazione, mi ha convinto, e continua a<br />

convincermi, per un danno da cateco<strong>la</strong>mine, sicuramente non di quelli paradigmatici che io<br />

mostro a lezione o al congresso.<br />

Il che significa che le parole di Ma<strong>la</strong>guti debbano considerarsi più importanti e<br />

significative <strong>delle</strong> foto dei reperti istologici che il prof. Rapezzi considera, con il prof.<br />

Thiene, non indicative di bande di contrazione, dimenticando che Ma<strong>la</strong>guti e Lumare<br />

da null altro potevano trarre le loro deduzioni se non dalle stessi insignificanti<br />

foto dei vetrini che consentono di par<strong>la</strong>re solo di ondu<strong>la</strong>zione e retrazione <strong>delle</strong><br />

miofibre e non di bande di contrazione.<br />

Dice ancora il prof. Rapezzi:<br />

DOMANDA Ma il danno istologico del muscolo cardiaco e le bande di contrazione ci sono o non<br />

ci sono?<br />

RAPEZZI Ripeto, non le ho viste direttamente, ho valorizzato <strong>la</strong> descrizione e <strong>la</strong> riproduzione<br />

fotografica, a mio parere ci sono in una forma che non è quel<strong>la</strong> severa, paradigmatica, ma che è<br />

in una forma di grado inferiore in quel punto, ma compatibile con <strong>la</strong> diagnosi.<br />

Ciò significa, ancora una volta, che il prof. Rapezzi non avendo avuto alcuna<br />

cognizione di danno istologico al muscolo cardiaco ha fondato tutta <strong>la</strong> sua<br />

<strong>ricostruzione</strong> sul<strong>la</strong> descrizione e sul<strong>la</strong> riproduzione fotografica che in realtà quel<br />

danno non ammettono, ragion per cui non è dato capire da cosa il prof. Rapezzi<br />

deduca quell astratta compatibilità. Ancora una volta <strong>la</strong> risposta viene offerta, poco<br />

dopo, ritornando all e.d.s conc<strong>la</strong>mato e grave di cui il prof. Rapezzi si dichiara<br />

assolutamente certo.<br />

Riteniamo di non dovere insistere sull inconsistenza logica di un tale modo di<br />

argomentare, dovendo essere <strong>la</strong> prova del danno da cateco<strong>la</strong>mine a consentire ad<br />

un tecnico di risalire induttivamente all e.d.s. Né può valere <strong>la</strong> correzione apportata<br />

da Rapezzi al suo argomentare - si tratta con tutta evidenza di persona che è<br />

perfettamente in grado di rendersi conto del<strong>la</strong> debolezza dei suoi argomenti<br />

quando afferma che il dato istologicom, pur non fornendo prova diretta, si integra<br />

in un quadro di compatibilità sul<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> fondata sul dato circostanziale. Il<br />

dato istologico non deve limitarsi ad apparire compatibile, deve rappresentare <strong>la</strong><br />

prova diretta di una situazione quale quel<strong>la</strong> descritta dal prof. Rapezzi in termini<br />

foschi nel corso del suo primo intervento.<br />

Il prof. Thiene ha quindi gioco facile nell affrontare <strong>la</strong> questione dell e.d.s. dal punto<br />

di vista cardiopatologico, seguendo <strong>la</strong> sua impostazione. Nel caso in discussione<br />

510


l e.d.s. non sarebbe solo una sindrome, un corredo di sintomi specifici, da valutare<br />

curare esaminare per i suoi possibili effetti. E indicato vera e propria causa di<br />

<strong>morte</strong>. Non contano i disturbi comportamentali che ad essa vengono associati e che<br />

risultano documentati nei confronti di alcuni individui, circostanze assolutamente<br />

pacifiche; il punto è se questo corredo di sintomi che rientrano nel<strong>la</strong> sindrome sono<br />

di per sé stessi da soli in grado di portare a <strong>morte</strong> improvvisa per spavento,<br />

ipereccitazione. Per Thiene, nel<strong>la</strong> sua lunga esperienza, non vi sarebbero casi di<br />

<strong>morte</strong> improvvisa in giovani sani e non c è mai stato alcuno che sia morto per<br />

spavento o sforzo a meno di una condizione di base favorente, cioè di una patologia<br />

cardiaca preesistente, circostanza esclusa nel caso di specie. Il prof. Thiene ha<br />

confermato quanto abbiamo già detto: l American Medical Association, <strong>la</strong> più<br />

importante società medica che esiste al mondo, nega l esistenza di questa patologia,<br />

<strong>la</strong> considera un disturbo di comportamento parafisiologico e non <strong>la</strong> riconosce né<br />

come una condizione morbosa medica, né come una condizione psichiatrica; si<br />

tratta dell American Medical Association, che pubblica <strong>la</strong> più importante rivista al<br />

mondo; e se se l American Medical Association, ricorda Thiene, ha preso questa<br />

decisione vuol dire che aveva i suoi motivi.<br />

Posta questa fondamentale premessa di base, il prof. Thiene ha citato un <strong>la</strong>voro<br />

comparso recentemente in letteratura, un <strong>la</strong>voro di revisione del<strong>la</strong> letteratura su<br />

tutti i casi di <strong>morte</strong> improvvisa da cosiddetto excited delirium syndrome. In questo<br />

studio si trova che non vi è un solo caso di morto spontanea; tutti i casi nei quali <strong>la</strong><br />

<strong>morte</strong> è attribuita al<strong>la</strong> sindrome si sono verificati in un in un contesto di costrizione<br />

e quindi di manovre che hanno dato difficoltà di respiro al soggetto. Si tratta con<br />

tutta evidenza di una conclusione importantissima per interpretare e risolvere il<br />

caso in esame. Seguendo il prof. Thiene ma anche tutti gli altri consulenti del<strong>la</strong> parte<br />

civile, si può accettare che esista <strong>la</strong> sindrome come disturbo di comportamento, ma<br />

non che il comportamento agitato di per sé solo possa portare a <strong>morte</strong> improvvisa.<br />

All agitazione occorre associare il contributo di qualche altro fattore che può essere<br />

un fattore patologico aggiuntivo del soggetto, o l azione traumatica <strong>delle</strong> forze<br />

dell ordine, o entrambi.<br />

Nel concludere il suo intervento il prof. Thiene, citando <strong>la</strong> letteratura scientifica in<br />

suo possesso, riporta un passo conclusivo dell articolo citato, che mette in dubbio <strong>la</strong><br />

stessa esistenza dell e.d.s. e che conviene citare per esteso perché trattasi di un<br />

concetto che il tribunale condivide come canone per risolvere il caso:<br />

Questo editoriale finisce in una maniera molto molto bel<strong>la</strong>, io credo che questo<br />

dovrebbe essere quasi il messaggio di questa vicenda, al di là del triste esito che c è<br />

stato, dice: Una <strong>delle</strong> più grandi priorità è <strong>la</strong> necessità di educare i poliziotti sul<br />

come approcciare questi pazienti, che dimostrano dei disturbi del comportamento,<br />

che non sono disturbi criminali, ma sono soltanto <strong>delle</strong> condizioni nevrotiche e<br />

psichiatriche che richiedono una cura speciale; questa cura speciale non è <strong>la</strong><br />

restrizione, ma il contenimento . Usano il termine contenimento contro restrizione.<br />

511


Questa è l idea che io mi sono fatto di questa sindrome, per sé, da so<strong>la</strong>, questa<br />

sindrome non porta a <strong>morte</strong> improvvisa, ci deve essere qualche fattore associato. (<br />

55-56).<br />

Malgrado questa conclusiva battuta, il dibattito tra i due professori è andato ancora<br />

avanti, ribadendo il prof. Rapezzi l attendibilità scientifica dell excited delirium<br />

syndrome come causa di <strong>morte</strong>. Va detto come l approccio del prof. Thiene sul<br />

punto appaia più rigoroso. Non si tratta di dubitare del<strong>la</strong> sindrome ma di verificare<br />

l esistenza di altre <strong>cause</strong> concorrenti o di con<strong>cause</strong>. Laspetto c<strong>la</strong>moroso del caso in<br />

esame è che nessuno dei fautori del<strong>la</strong> tesi dell e.d.s. ha potuto dimostrare<br />

l esistenza di un caso analogo a quello qui in discussione, un caso nel quale, al di là<br />

dell agitazione, non si riscontra nemmeno uno degli aspetti anamnestici in genere<br />

associati al<strong>la</strong> sindrome.<br />

Senza considerare che <strong>la</strong> stessa premessa di base, storico-circostanziale, dal<strong>la</strong> quale<br />

muove il prof. Rapezzi è stata dimostrata in concreto falsa.<br />

Ma a confutare <strong>la</strong> teoria dell autocombustione del soggetto agitato, sostenuta da<br />

ultimo da Rapezzi, ultimo del<strong>la</strong> serie dei consulenti del<strong>la</strong> difesa, bastano pochi<br />

passaggi del<strong>la</strong> replica del prof. Thiene:<br />

Quelle del professor Rapezzi sono chiarissimamente specu<strong>la</strong>zioni, nel senso che non c è niente di<br />

concreto, di prova, qui c è un fatto, <strong>la</strong> mia esperienza personale vi dice che 500 casi di <strong>morte</strong><br />

improvvisa giovanile naturale, perché se non fosse stato costretto e sarebbe morto lo stesso<br />

significava che sarebbe morto naturalmente, bene, <strong>la</strong> mia in esperienza, che è <strong>la</strong> più al mondo che<br />

esista, non ce ne è un caso di questi, che sia potuto morire per ipereccitazione o per spavento e<br />

via dicendo.<br />

E d altra parte evidente, come ha ricordato a lungo e più volte, <strong>la</strong> difesa di parte<br />

civile, cheindicare i casi di <strong>morte</strong> per presunto delirio eccitato, senza ricordare le<br />

specifiche circostanze di ciascuna singo<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, e senza potere valutare in quali<br />

condizioni e in quali circostanze concomitanti, oltre all intervento del<strong>la</strong> polizia, <strong>la</strong><br />

<strong>morte</strong> sia avvenuta, è operazione scientificamente scorretta. E del tutto evidente<br />

come <strong>la</strong> <strong>morte</strong> agitata di un soggetto, avanzato negli anni, con una storia di<br />

tossicodipendenza o di conc<strong>la</strong>mate patologie mentali, non può essere posta sullo<br />

stesso piano del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di un diciottenne sano, senza alcuna patologia fisica,<br />

mentale o da assunzione di sostanze stupefacenti, nel quale viene accertata una<br />

dubbia dose di 0,04 mg/ml di ketamina, una volta e mezzo inferiore al minimo per<br />

qualche modesto effetto.<br />

Sul piano oggettivo e scientifico il confronto tra il prof. Rapezzi ed il prof. Thiene ha<br />

avuto una svolta definitiva quando il prof. Thiene ha dimostrato l inesistenza di<br />

bande di contrazioni nei reperti istologici. E evidente come il fenomeno<br />

dell agitazione incontenibile, con battiti cardiaci a 180, di soggetto in ipercinesi<br />

dinamica con comportamenti autolesionisti, pressione alle stelle e consumo di tutto<br />

l ossigeno che il cuore può provocare, deve inevitabilmente imprimere i suoi effetti<br />

512


sul cuore. Si tratta di un alternativa ineludibile: senza le bande ci contrazione non<br />

può ammettersi quel<strong>la</strong> condizione di agitazione terrificante di cui par<strong>la</strong>no Giron,<br />

Berardi e Rapezzi, che non trova, peraltro, alcun riscontro in termini nel dato<br />

circostanziale. Di fronte a questa contestazione il prof. Rapezzi ha sostenuto, in<br />

contrasto con quanto sostenuto in precedenza in ordine all esistenza di evidenti<br />

gravissimi segni di bande di contrazione nei reperti, che <strong>la</strong> presenza di riscontri<br />

istologici non fosse necessaria per diagnosticare <strong>la</strong> <strong>morte</strong> da e.d.s., così involgendosi<br />

in una contraddizione insanabile. Al<strong>la</strong> precisa e fondamentale domanda:<br />

DOMANDA Quello che le voglio chiedere è questo però, da un punto di vista istologico, <strong>la</strong><br />

quantità di produzione <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine, che da quello che ho capito lei afferma essere stata<br />

enorme, è oggettivamente rilevabile e riscontrabile nelle fotografie rispetto al<strong>la</strong> presenza di bande<br />

di contrazione, che in una fotografia lei non riconosce ed in altre dice che potrebbero esservi<br />

tracce, cioè le chiedo non sarebbe rilevabile anche da un punto di vista istologico e<br />

anatomopatologico, non vi sarebbe un elemento obiettivo in più, che potrebbe dire qui è stato<br />

prodotto un milione di cateco<strong>la</strong>mine che hanno provocato il disastro e le vedo su queste fotografie<br />

con bande di contrazione ben più importanti , perché mi pare che lei prima abbia fatto<br />

riferimento che arriva a questa conclusione prendendo come riferimento atti di indagine,<br />

situazioni esterne, diverse da quelle istologiche, non sarebbe più importante, più significativo<br />

l effetto istologico?<br />

La risposta del prof. Rapezzi è del tutto contraddittoria con quanto affermato in<br />

precedenza sull evidenza <strong>delle</strong> bande di contrazioni rilevate nei referti e sul<strong>la</strong> stessa<br />

importanza dei rilievi contenuti nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione Ma<strong>la</strong>guti. Per Rapezzi <strong>la</strong> <strong>morte</strong> da<br />

danno cateco<strong>la</strong>minico può ora avvenire senza che i tipici segni di questo danno si<br />

imprimano nel cuore anche nei casi di modello acuto di <strong>morte</strong> da e.d.s. In sostanza<br />

ciò avverrebbe quando l e.d.s. porta al<strong>la</strong> <strong>morte</strong> in un breve periodo, dovendosi però<br />

a questo punto chiedere come possa giungersi a <strong>morte</strong> per e.d.s. in uno stato di<br />

agitazione brevissimo e con un danno cateco<strong>la</strong>minico non rilevabile. Ancora una<br />

volta l e.d.s. diventa un atto di fede nel contesto circostanziale, spesse volte<br />

raccontato da fonte interessata e raccolto acriticamente, come nel caso che stiamo<br />

esaminando, dal clinico. Con Rapezzi il danno cateco<strong>la</strong>minico diventa a questo<br />

punto solo uno dei meccanismi di <strong>morte</strong> ipotizzati. Di questa distinzione il<br />

consulente non aveva mai fatto menzione in precedenza ma <strong>la</strong> ritroviamo solo a<br />

questo punto del confronto. Non viene peraltro precisato, esclusa l unicità del<br />

danno cateco<strong>la</strong>minico per il meccanismo causale, quale possa essere l altro<br />

meccanismo al<strong>la</strong> base dell excited delirium syndrome. In realtà non vi è alcuna prova<br />

possibile del<strong>la</strong> causa di <strong>morte</strong> per e.d.s. Solo, ribadiamo, un atto di fede nel<br />

contesto circostanziale. Dice Rapezzi:<br />

RAPEZZI Il danno cateco<strong>la</strong>minico non è una prova, è un meccanismo per spiegare <strong>la</strong> <strong>morte</strong><br />

improvvisa da excited delirium, <strong>la</strong> deriviamo dal contesto clinico e generale in cui si è verificato.<br />

513


In questo modo <strong>la</strong> <strong>morte</strong> per e.d.s. si prova soltanto con <strong>la</strong> testimonianza di chi ha<br />

interesse a sostenerlo.<br />

Ha definitivamente buon gioco il prof. Thiene nel liquidare tale assurda posizione<br />

scientifica, affermando che <strong>la</strong> ragione fondamentale per <strong>la</strong> quale l excited delirium<br />

syndrome, quale causa di <strong>morte</strong> improvvisa viene messa in discussione dalle più<br />

importanti istituzioni scientifiche, è proprio perché di essa manca <strong>la</strong> prova<br />

scientifica:<br />

Manca cioè l evidenza istologica di danno da cateco<strong>la</strong>mine, manca il dosaggio urinario dei<br />

metaboliti <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine ed in questo caso qua, guarda caso, manca addirittura ovviamente il<br />

tracciato terminale di fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re, questo è un castello in aria.( 72)<br />

Va ancora rilevato come <strong>la</strong> difesa di parte civile abbia posto una domanda molto<br />

suggestiva ma importante al prof. Rapezzi. Il quesito verteva sul defibril<strong>la</strong>bilità del<br />

cuore in asistolia. La risposta è stata ovviamente negativa. Ma con ciò il prof. Rapezzi<br />

ha fornito un importante supporto al<strong>la</strong> tesi del prof. Thiene che ricava <strong>la</strong> <strong>morte</strong> di<br />

Aldrovandi per blocco atrioventrico<strong>la</strong>re anche dal<strong>la</strong> mancata risposta all azione dei<br />

medici del pronto soccorso che aveva tentato di rianimarlo con il defibril<strong>la</strong>tore senza<br />

ottenere alcun effetto. E lo stesso prof Rapezzi a ricordare che ogni cuore in<br />

fibril<strong>la</strong>zione può essere defibril<strong>la</strong>to. Il fatto che Federico Aldrovandi non abbia dato<br />

alcuna risposta al defibril<strong>la</strong>tore è un altro evidente riscontro al<strong>la</strong> tesi che si sia<br />

trattato di una <strong>morte</strong> per asistolìa e non per fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re, secondo<br />

l ipotesi collegata all e.d.s. Ricordiamo che secondo <strong>la</strong> versione degli imputati<br />

Federico Aldrovandi aveva respirato fino a pochi secondi prima dell arrivo<br />

dell ambu<strong>la</strong>nza, il che vuol dire che al momento dell arrivo degli operatori del<br />

pronto soccorso sarebbe stato perfettamente defibril<strong>la</strong>bile se non si fosse trovato in<br />

asistolìa.<br />

Il professor Thiene ha rilevato infine come <strong>la</strong> ketamina non produca effetti in termini<br />

di incremento <strong>delle</strong> cateco<strong>la</strong>mine.<br />

A specifica domanda del<strong>la</strong> difesa degli imputati ha risposto:<br />

RISPOSTA Allora le dico che gli effetti possono essere degli effetti legati ad un aumento<br />

energetico, ma che non si traducono in bande di contrattura, che possono dare una fibril<strong>la</strong>zione<br />

ventrico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> cateco<strong>la</strong>mina non dà fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re.<br />

Spiegando quindi che <strong>la</strong> sua limitata conoscenza sugli effetti del<strong>la</strong> ketamina<br />

(ricordata al<strong>la</strong> precedente udienza, nel corso del controesame ) non gli impedivano<br />

di dire che non aveva l effetto di incrementare le cateco<strong>la</strong>mine.<br />

Linsussistenza di bande di contrazione nelle foto dei reperti istologici, ha ripetuto il<br />

prof. Thiene, non dipende dal fatto che le foto 25-26-27 allegate al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />

autoptica siano meno ingrandite del<strong>la</strong> foto da lui esibita con finalità esplicative del<br />

514


eale contenuto di queste bande, esibite ad un pubblico di profani. All occhio<br />

dell esperto non può sfuggire che nelle foto allegate all autopsia non vi è alcuna<br />

traccia di bande di contrazione.<br />

La fotografia 27 era stata presentata da Thiene sul<strong>la</strong> stessa sca<strong>la</strong> dell esempio di<br />

scuo<strong>la</strong> da lui presentato per eseguire il confronto; ma anche <strong>la</strong> riproduzione su sca<strong>la</strong><br />

più <strong>la</strong>rga <strong>delle</strong> foto 25 e 26 non avrebbe consentito di rilevare nul<strong>la</strong> di diverso:<br />

E <strong>la</strong>palissiano che lì mancano completamente le bande di contrattura, lo hanno ammesso anche gli altri.<br />

Queste bande di contrattura qui non ci sono e non sono state descritte nemmeno altrove. ( 79)<br />

Non vi è dubbio che le cose stiano come afferma il prof. Thiene. Per quanti<br />

distinguo si siano voluti introdurre, né Rapezzi né altri hanno mai affermato di<br />

leggere bande di contrazione nelle foto allegate al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione autoptica.<br />

La richiesta del<strong>la</strong> difesa di produrre l ingrandimento è stata rigettata sul<strong>la</strong> base di<br />

questa ultima, onesta ammissione del prof. Rapezzi:<br />

GIUDICE Professor Rapezzi, su questa cosa che ha detto da ultimo il professor Thiene lei<br />

concorda o è di opinione diversa?<br />

RAPEZZI Non ne ho idea, Presidente, cioè non so dovrebbe portare <strong>la</strong> verifica, però anche,<br />

secondo me, è fattibile, <strong>la</strong> mia personale impressione è che non è questo il nucleo del problema,<br />

però non ( 80)<br />

Ma più avanti e categoricamente in risposta a domanda del<strong>la</strong> difesa:<br />

RAPEZZI Avvocato, ancora una volta, i rilievi istologici fotografati in queste foto che non sono<br />

paradigmatici per bande di contrazione, integrate dalle annotazioni scritte, a mio parere<br />

qualificano un livello di danno complessivo che è compatibile con il danno che si può verificare in<br />

corso di <strong>morte</strong> da excited delirium. Se <strong>la</strong> sua domanda è questa foto è indicativa di bande da<br />

contrazione <strong>la</strong> risposta è no. ( 81)<br />

E, quasi disperato, ancora di seguito:<br />

RAPEZZI Sì, però, signor Giudice, mi scusi se io fino al<strong>la</strong> noia le dico, non cerchiamo di cavar<br />

sangue dalle rape, cioè non cerchiamo di po<strong>la</strong>rizzare e coartare <strong>la</strong> discussione su un dato<br />

istologico quando invece il ragionamento è basato su ben altri livelli, io per carità sto al gioco, sono<br />

consulente e non mi tiro indietro, ma dentro di me nel rispondervi provo un malessere perché mi<br />

rendo conto di non fare un servizio all Au<strong>la</strong> in cui sono chiamato.<br />

La tesi difensiva non ha alcuna base scientifica perché su fonda, come dice Thiene,<br />

su un castello in aria, un racconto degli imputati, smentito dal<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong><br />

probatoria.<br />

Scientificamente si può, invece, dimostrare l insussistenza dei segni clinici di e.d.s.<br />

Il prof. Rapezzi si era soffermato, per valorizzarlo nei termini del<strong>la</strong> precedente<br />

testuale citazione, sui concetti di frammentazione e retrazione. Su questi concetti,<br />

515


ichiamati nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione dei medici-legali del p.m., il prof. Thiene così si esprime ed<br />

il prof Rapezzi concorda:<br />

RISPOSTA Allora vediamo un po che cosa significa retrazione e gli equivoci che ha generato<br />

questo concetto di retrazione, mi dispiace per il mio collega Rapezzi, il quale si è basato<br />

giustamente sul<strong>la</strong> descrizione, lei ha presente una fisarmonica, quand è che <strong>la</strong> fisarmonica dà più<br />

onde? Quando si retrae. Quindi retrazione è uguale ad ondu<strong>la</strong>zione, ma non ha niente a che fare<br />

con le bande di contrazione. Frammentazione invece è quel distacco dei cardiomiociti l uno<br />

dall altro, che è un fenomeno effettivamente post mortale, ma non ha niente a che vedere con<br />

quel discorso di contrazione tetanica, addensamento dei sarcomeri, che è ben visibile nel<strong>la</strong><br />

fotografia, che ho portato.<br />

DOMANDA Ed il concetto di ondu<strong>la</strong>zione invece come rileva in questo caso?<br />

RISPOSTA Allora l ondu<strong>la</strong>zione effettivamente è un fenomeno che sta a significare che le cellule<br />

miocardiche sono non funzionamenti ed è un fenomeno quasi sempre agonico e legato al<br />

prolungamento dell attività finale del cuore e le cellule miocardiche sono così flosce che si fanno<br />

trascinare dalle altre con questo movimento a fisarmonica in cui una volta sono distese ed una<br />

volta sono retratte, ondu<strong>la</strong>te.<br />

DOMANDA Intende aggiungere qualcosa, professor Rapezzi?<br />

RAPEZZI No.<br />

La <strong>morte</strong> da eccesso di increzione cateco<strong>la</strong>minica non ha base oggettiva, non ha<br />

supporto scientifico è smentita dalle prove cliniche. Le ipotesi Ma<strong>la</strong>guti-Lumare,<br />

Testi-Bignamini ( nei termini di mera concausa ), Giron-Berardi-Rapezzi sono<br />

contraddette dal dato scientifico. La <strong>morte</strong> di Federico Aldrovandi non ha<br />

spiegazione diversa da quel<strong>la</strong> sostenuta dai consulenti di parte civile.<br />

8. Considerazioni conclusive<br />

La tesi dell excited delirium syndrome applicato al<strong>la</strong> vicenda del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Federico<br />

Aldrovandi non può essere considerata causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> perché contraddetta:<br />

1. Dal<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> in fatto che smentisce le premesse storico circostanziali<br />

dei consulenti del<strong>la</strong> difesa e dello stesso pubblico ministero. Cadute queste non<br />

restano che castelli di sabbia<br />

.<br />

2. Dall assoluta carenza di tutti i presupposti clinici di una <strong>morte</strong> da<br />

iperincrezione cateco<strong>la</strong>minica. A questo proposito non può che stigmatizzarsi il<br />

revirement del principale consulente tecnico del<strong>la</strong> difesa, il prof. Rapezzi che,<br />

dopo avere sostenuto l esistenza nei reperti autoptici di segni palesi di bande di<br />

contrazione, indicative di <strong>morte</strong> cateco<strong>la</strong>minica, ha dovuto convenire con il prof.<br />

Thiene nell escludere <strong>la</strong> sussistenza dei segni prima considerati essenziali e<br />

riscontrati per diagnosticare una <strong>morte</strong> da e.d.s.<br />

3. Dall assenza di qualsivoglia riscontro in ordine ai possibili effetti <strong>delle</strong> sostanze<br />

stupefacenti assunte come di causa di innesco di una condizione di agitazione<br />

delirante.<br />

516


4. Dall assenza di ogni determinismo fra agitazione psicomotoria, condizione di<br />

contenimento e <strong>morte</strong>, secondo i dati statistici presentati dallo stesso prof<br />

Rapezzi a dire del quale le morti improvvise in fase di contenimento sono una<br />

minoranza .<br />

5. Dal<strong>la</strong> unicità, peculiarità, inconfrontabilità del caso Aldrovandi con qualsiasi<br />

altro esempio di <strong>morte</strong> improvvisa in contesto di agitazione psicomotoria:<br />

soggetto giovane, sano, senza scompensi psichiatrici, con modestissime, al limite<br />

dell irrilevante, quantità di stupefacenti assunte, che si assume agitato per<br />

pochissimi minuti da un massimo di 30- 35 ad un minimo di 10-15 con pausa di<br />

alcuni minuti, atta al recupero.<br />

In ogni caso <strong>la</strong> colluttazione, l immobilizzazione, i traumi violenti e <strong>la</strong> costrizione a<br />

terra avrebbero avuto decisivo rilievo concausale in un contesto di agitazione<br />

psicomotoria, secondo quanto accertato in esito all esame dei periti d ufficio.<br />

Le.d.s. non è patologia clinica riconosciuta. E una sindrome nel<strong>la</strong> quale si collocano<br />

morti improvvise in fase di contenzione e restrizione da parte di agenti di polizia. In<br />

questi casi le morti si verificano o per una concorrente patologia, di per sè idonea a<br />

cagionare <strong>la</strong> <strong>morte</strong> nell irrilevanza del contributo causale degli agenti; o per l azione<br />

imperita e imprudente (esagerata, eccessiva, ingiustificata, smodata,<br />

gratuitamente violenta) o per un concorso di entrambi fattori.<br />

Le.d.s. non è dunque una causa di <strong>morte</strong>; è semplicemente una sindrome nel<br />

contesto del<strong>la</strong> quale va individuata <strong>la</strong> specifica causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>. Tra queste <strong>cause</strong><br />

va esclusa l agitazione del soggetto in sé e per sé, essendo rimasto smentito lo<br />

pseudo meccanismo causale che dall agitazione avrebbe condotto al<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, per <strong>la</strong><br />

assoluta assenza di bande di contrazione nel cuore che di quel meccanismo sono il<br />

precipitato necessario e imprescindibile.<br />

Escluse tutte le possibili <strong>cause</strong> di <strong>morte</strong> che prescindano dall azione degli imputati, il<br />

meccanismo causale proposto dall accusa pubblica e privata a dibattimento ha<br />

ricevuto, per le ragioni più volte indicate, piena conferma logica e clinica, fondandosi<br />

su dati incontrovertibili e oggettivi che nul<strong>la</strong> devono concedere ad interpretazioni di<br />

comodo dei presupposti circostanziali. Questo meccanismo abbiamo visto nasce<br />

dall integrazione dell iniziale impostazione dei consulenti intervenuti nel<strong>la</strong> fase<br />

dell indagine con il contributo, a chiusura del cerchio, del massimo esperto<br />

nazionale in materia di morti improvvise, il prof. Thiene, scienziato di fama<br />

internazionale.<br />

Abbiamo rilevato come nel corso del confronto con il dr. Ma<strong>la</strong>guti questi abbia<br />

progressivamente acceduto alle posizioni del prof. Thiene circa il carattere vitale<br />

degli ematomi individuati dallo stesso Thiene e confermati dai consulenti di parte<br />

civile. Il dr. Ma<strong>la</strong>guti non è stato assolutamente in grado di giustificare come sia<br />

stato possibile incidere in profondità un deposito di sangue raggrumato, giudicato<br />

fenomeno putrefattivo. Tutti gli argomenti a sostegno del carattere non vitale <strong>delle</strong><br />

discromie rosso-nerastre descritte in re<strong>la</strong>zione autoptica, sono stati confutati e<br />

517


abbandonati dallo stesso dr. Ma<strong>la</strong>guti che ha ripiegato sul<strong>la</strong> primigenia ipotesi, dopo<br />

avere più volte concesso a Thiene <strong>la</strong> p<strong>la</strong>usibilità del<strong>la</strong> sua ipotesi alternativa<br />

(fenomeno vitale <strong>delle</strong> macchie sul cuore ) sol perché non convinto dal<strong>la</strong> ipotesi<br />

ricostruttiva del prof. Thiene. Ma il carattere eccezionale raro del meccanismo<br />

causale descritto da Thiene, non può essere affatto un argomento contrario al<strong>la</strong><br />

p<strong>la</strong>usibilità e fondatezza in concreto. Anzi proprio <strong>la</strong> singo<strong>la</strong>rità del caso in qualche<br />

misura giustifica che <strong>la</strong> spiegazione completa e definitiva sia stata offerta da un<br />

cardiopatologo di fama internazionale, fermo restando <strong>la</strong> mancanza di spiegazioni<br />

p<strong>la</strong>usibili del<strong>la</strong> sottovalutazione degli ematomi, visibili ad occhio nudo di profano,<br />

sul<strong>la</strong> foto del cuore aperto. Sta di fatto che il meccanismo finale del<strong>la</strong> <strong>morte</strong>, pur<br />

caratterizzato da un elemento finale, connotato da un coefficiente di fatalità,<br />

secondo quanto riferito dal prof. Thiene, per essersi prodotto l ematoma proprio in<br />

corrispondenza con il fascio di his, trova radice nell azione di compressione violenta<br />

al suolo e nel<strong>la</strong> precedente attività comportante asfissia, causa di indebolimento<br />

degli endoteli e dei vasi sanguigni che non sono stati in grado di resistere all urto<br />

compressivo perché fortemente indeboliti dall azione asfittica attivata, i cui segni<br />

sono emersi tutti dall autopsìa, sicchè dati del testimoniale, dati dell autopsia,<br />

analisi tecnico-scientifica, quadro indiziario convergono inesorabilmente nel dare<br />

corpo ad un meccanismo causale che vede come dato fondamentale <strong>la</strong> violenta<br />

attività traumatica posta in essere dagli agenti, proseguita in una compressione e<br />

immobilizzazione al suolo connotata da violenza compulsiva e da privazione del<strong>la</strong><br />

libertà di respiro per effetto dell applicazione di pesi pari o superiori al peso di un<br />

uomo sul dorso di Federico Aldrovandi.<br />

Lematoma che si forma sul fascio di his ha dunque fondamento in una condizione<br />

di ipossia-asfissia, prodotta dalle modalità dell immobilizzazione e accompagnata da<br />

violente ripetute compressioni al suolo del soggetto per meglio e più rapidamente<br />

vincerne <strong>la</strong> resistenza.<br />

La dinamica causale del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> di Federico Aldrovandi all esito del<strong>la</strong> lunga<br />

istruttoria deriva quindi dai seguenti passaggi:<br />

1. Colluttazione accesa e sforzi per resistere al<strong>la</strong> violenta azione del<strong>la</strong> polizia,<br />

tale da comportare aumento del<strong>la</strong> richiesta di ossigeno per lo sforzo fisico e<br />

per l aumentata produzione di cateco<strong>la</strong>mine;<br />

2. Percosse con i manganelli e traumatismo al capo, causa di edema cerebrale<br />

tale da ridurre <strong>la</strong> capacità respiratoria del soggetto.<br />

3. Plurime fasi di immobilizzazione a terra in posizione prima supina e poi<br />

prona, in tutti i casi con rilevanti pesi sul tronco ( richiamiamo <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione di<br />

servizio For<strong>la</strong>ni-Segatto in cui si dà atto che l agente nel<strong>la</strong> fase di<br />

atterramento cade sopra Aldrovandi e non di fianco), tutte idonee a ridurre <strong>la</strong><br />

capacità respiratoria del soggetto;<br />

4. Compressione toracica a terra in posizione prona, atta a ridurre<br />

meccanicamente <strong>la</strong> capacità respiratoria, a promuovere condizioni di<br />

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soffocamento e a rendere l organismo vulnerabile ad ulteriori fattori<br />

traumatici per gli effetti dell asfissia/ipossia provocate dalle precedenti<br />

condotte;<br />

5. Violente, ingiustificate, reiterate spinte al suolo del soggetto, ritenuto, per<br />

errore inescusabile pervicacemente resistente in ragione del<strong>la</strong> mancata<br />

percezione del<strong>la</strong> condizione asfittica in cui versava che lo rendeva<br />

disperatamente reattivo nel tentativo di riguadagnare <strong>la</strong> possibilità di<br />

respirare;<br />

6. Produzione, per effetto <strong>delle</strong> condotte e <strong>delle</strong> condizioni precedenti, e di<br />

ulteriore compressione del tronco di un ematoma a torace chiuso che, per<br />

avere attinto il fascio di his, produceva un blocco atrioventrico<strong>la</strong>re che<br />

portava a <strong>morte</strong> il soggetto nel giro di alcuni minuti, nel tempo trascorso dal<strong>la</strong><br />

percezione da parte degli agenti dell improvvisa cessazione del movimento<br />

del soggetto all arrivo dell ambu<strong>la</strong>nza e dell auto medica.<br />

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