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Pensare con Freud - 2008 - Società Amici del Pensiero

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122 pensare <strong>con</strong> freud<br />

sentiva spacciata, sapendo bene che quell’uomo rappresentava<br />

per lei soltanto il mezzo per sistemarsi.<br />

Di fatto, il bambino smette di pensare al <strong>con</strong>iugio abbastanza<br />

presto. Più precisamente, smette di pensarci attivamente, cioè<br />

rimuove il pensiero. Allorché proverà una particolare simpatia per<br />

una compagna di scuola, egli farà in modo che nessuno veda, che<br />

nessuno sappia. Perché? Per non essere preso in giro. In realtà, il<br />

bambino era già stato facile preda <strong>del</strong>la malevola ironia<br />

<strong>del</strong>l’adulto che aveva sorriso <strong>del</strong>le sue manifestazioni tenere nei<br />

<strong>con</strong>fronti di coetanee. È allora che il bambino si <strong>con</strong>fonde<br />

– ciò che fino ad allora riteneva normale e che peraltro aveva<br />

visto in altri, addirittura nei suoi più prossimi, diventa non<br />

giudicabile – fino al punto da non sapere più dove collocare la<br />

<strong>con</strong>clusione cui era giunto: «mi piace stare <strong>con</strong> quella bambina».<br />

Quella <strong>con</strong>clusione non sparisce dalla vita psichica, ma viene<br />

rimossa e banalizzata. Al suo posto subentrerà un sostituto<br />

teorico: la donna come oggetto sessuale in coppia <strong>con</strong> la madredi-famiglia.<br />

Esempio 3. «Devo sempre rincorrerlo!»<br />

Una madre, che melan<strong>con</strong>icamente si autoaccusa di non volere<br />

bene ai suoi bambini, in special modo di odiare il suo primogenito<br />

maschio, riferisce, esitante, le esigenze <strong>del</strong> figlio: è un<br />

bambino che vuole sempre tutto e subito e non è mai soddisfatto,<br />

tanto che lei si vede costretta ad agire in modo preventivo,<br />

ossia a frenarlo. Avendone più volte parlato e dopo essersi ripetutamente<br />

ribellata alla variante <strong>con</strong>cessiva, si accorge finalmente<br />

che tale costrizione non è altro che una sua fissazione. La via<br />

d’uscita dalle fissazioni è il “perché no?”, e non il caparbio “perché<br />

sì?” Si accorge inoltre che la fissazione è un costrutto rigido,<br />

predittivo e caricaturale. La donna è certa, ad esempio, che il<br />

bambino che mangia una brioche ne vorrà una se<strong>con</strong>da, e ogni<br />

giorno, dopo la prima, chiederà la se<strong>con</strong>da brioche, cosicché tutti<br />

i giorni glie la dovrà negare. C’è da chiedersi come mai il

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