RIVISTA 2010.indd - Premio Internazionale di Cultura Re Manfredi
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Carlo d’Angiò, il vincitore <strong>di</strong> Manfre<strong>di</strong>, cercò <strong>di</strong> cancellare ogni<br />
traccia del sovrano svevo. Spostò la zecca, provò a sistemare<br />
altrove la grande campana, ma non poté cancellare una città.<br />
Tentò <strong>di</strong> cambiare il nome, ma il nuovo nome Sipontum novellum<br />
o Nova Sipontum resistette solo pochi anni. Poi gradualmente<br />
Carlo d’Angiò comprese l’importanza che poteva avere la città<br />
progettata da Manfre<strong>di</strong> e che raccoglieva l’ere<strong>di</strong>tà dell’antica<br />
Siponto, ed attuò un vasto programma <strong>di</strong> completamento e <strong>di</strong><br />
costruzione delle mura, del castello, del porto, degli e<strong>di</strong>fici civili.<br />
La nuova città, <strong>di</strong>ce un importante cronista me<strong>di</strong>evale, Salimbene<br />
de Adam (1221-1288), fu chiamata da Manfre<strong>di</strong> con il proprio<br />
nome; ed essa, se il principe svevo “fosse vissuto pochi anni in<br />
più, sarebbe <strong>di</strong>ventata una delle più belle città del mondo”.<br />
La fondazione <strong>di</strong> Manfredonia rientrava in un <strong>di</strong>segno strategico:<br />
la città, grazie al ruolo del porto, affacciato sull’Adriatico, doveva<br />
assumere, nei piani della corona, la leadership economica e politica<br />
della Capitanata”, e doveva <strong>di</strong>venire “un nuovo e <strong>di</strong>namico<br />
porto sulla costa pugliese, al tempo stesso emporio commerciale<br />
e base avanzata per la colonizzazione della costa adriatica”.<br />
Mancano tracce e immagini <strong>di</strong> Manfre<strong>di</strong>... tutto è stato cancellato.<br />
Ma non le testimonianze <strong>di</strong> tanti scrittori, che descrivono con<br />
ammirazione gli Svevi e il loro legame con la Capitanata.<br />
Manfre<strong>di</strong>, secondo un altro cronista me<strong>di</strong>evale (Jamsilla), “fu veramente<br />
erede e universale successore delle grazie e delle virtù<br />
del padre”. Pare ci fosse un affetto speciale <strong>di</strong> Federico II verso<br />
Manfre<strong>di</strong>, cui piaceva andare a caccia con i falconi, comporre e<br />
cantare poesie e indossare, come il padre, ampi mantelli ver<strong>di</strong>.<br />
Ebbero in comune, Federico e Manfre<strong>di</strong>, l’interesse per la cultura<br />
araba. E Ibn Wasil, storico dei Mamelucchi, giunto nel 1261<br />
come ambasciatore alla corte <strong>di</strong> Manfre<strong>di</strong> nella “Terra lunga”<br />
(l’Italia nella geografia araba del Me<strong>di</strong>oevo), rimase impressionato<br />
da un re, conoscitore della lingua araba ed ebraica e amante<br />
delle scienze speculative.<br />
Di Manfre<strong>di</strong> non conosciamo la produzione scritta, eppure aveva<br />
fama <strong>di</strong> essere rimatore e stornellatore. Un cronista del XIII secolo<br />
scrive che il re durante l’estate si sedeva sulla riva del mare<br />
e cantava “strambuotte et canzoni”. Con Manfre<strong>di</strong> si rinverdì lo<br />
splendore dell’epoca <strong>di</strong> Federico II. “Ancora una volta, scrive Kantorowicz,<br />
in quel regno del Sud brillò lo spirito sereno, la gioia <strong>di</strong><br />
vita e la festevolezza degli Staufen; ancora una volta si videro i<br />
falchi dell’imperatore salire, si seppe <strong>di</strong> filosofi e saggi d’oriente<br />
<strong>Premio</strong> <strong>Re</strong> Manfre<strong>di</strong> 2010 XIX E<strong>di</strong>zione<br />
Il <strong>Premio</strong> <strong>Internazionale</strong> “<strong>Re</strong> Manfre<strong>di</strong>”<br />
Manfre<strong>di</strong> e la sua Città<br />
e d’occidente coi quali il re sedeva a colloquio, e <strong>di</strong> sonatori e<br />
cantori, che, in numero maggiore dei guerrieri, circondavano il<br />
sovrano munifico”.<br />
Dante mostrò grande rispetto verso Federico e Manfre<strong>di</strong>. “E<br />
veramente gli illustri eroi Federico imperatore e Manfre<strong>di</strong>, degnamente<br />
nato da lui, manifestando la nobiltà e la rettitu<strong>di</strong>ne<br />
della loro anima, finché la fortuna lo permise, vissero da uomini,<br />
<strong>di</strong>sdegnando <strong>di</strong> vivere da bruti”.<br />
Di Manfre<strong>di</strong>, Dante ricorda, nel III Canto del Purgatorio, la bellezza<br />
e la gentilezza: “Biondo era bello e <strong>di</strong> gentile aspetto”.<br />
Gli abitanti <strong>di</strong> Manfredonia dovrebbero prendere maggiore consapevolezza<br />
dell’origine della loro città e dovrebbero amare e<br />
curare tutto ciò che esalta il fondatore.<br />
Questo evento, che si ripete da vent’anni, è l’occasione per ricordare<br />
un grande sovrano ed anche per ripensare l’origine e il<br />
futuro <strong>di</strong> una città.<br />
Paolo Cascavilla<br />
Assessore alla cultura - Comune <strong>di</strong> Manfredonia