relazione - Architettura e Urbanistica per l'Ingegneria
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Ingegneria e paesaggio. Es<strong>per</strong>ienze interdisciplinari <strong>per</strong> il progetto del<br />
territorio<br />
a cura di Mariolina Besio e Claudia Mattogno<br />
Tutela delle spiagge e pianificazione delle aree costiere.<br />
L’es<strong>per</strong>ienza di Medplan Liguria<br />
Roberto Bobbio<br />
Università di Genova, Facoltà di <strong>Architettura</strong><br />
Negli ultimi anni è aumentato anche in Italia l’interesse <strong>per</strong> la pianificazione delle coste, la quale da<br />
tempo si va evolvendo in Paesi (UK, USA, Olanda) che tradizionalmente pongono cura alla<br />
gestione dell’ambiente e trova o ha trovato consistenti applicazioni in Paesi (Croazia e, prima, ex<br />
Jugoslavia, Turchia, Grecia, Spagna) che hanno inteso governare lo sviluppo turistico dei litorali, a<br />
volte <strong>per</strong> renderlo compatibile con la protezione della natura, a volte al solo scopo di incentivarlo.<br />
In Italia gli spunti alla pianificazione delle coste sono venuti principalmente dall’intenzione di<br />
razionalizzare la proliferazione dei porti turistici (Toscana, Liguria) o di porre un freno ad una<br />
crescita edilizia che sta uniformando i paesaggi e distruggendo gli ecosistemi litoranei (Sardegna).<br />
Si sono approvati piani che hanno prodotto qualche risultato importante, ma settoriale, in termini di<br />
minor occasionalità e frammentazione degli interventi; altri sono stati limitati o bloccati sul nascere.<br />
Intanto, a fronte dell’aumentare dei casi critici di subsidenza, erosione, intrusione verso terra di<br />
acque marine, è andata crescendo la propensione ad eseguire o<strong>per</strong>e di protezione dei litorali,<br />
secondo tecniche che negli ultimi anni si sono evolute da pratiche empiriche (con effetti spesso<br />
controproducenti) a metodi che sono dotati di supporti scientifici e fanno ricorso a nuove<br />
tecnologie. A queste o<strong>per</strong>e, spesso aventi carattere d’emergenza, nei casi migliori si cerca di dare<br />
coerenza connettendole in un quadro di “gestione integrata delle zone costiere” (GIZC,<br />
espressione che traduce alla lettera quella, largamente utilizzata internazionalmente, di integrated<br />
coastal zone management, ICZM). Per come è declinata in Italia (ma non solo) la GIZC non<br />
presenta, nella gran parte dei casi, valenze di pianificazione, ma si configura come sistema di<br />
o<strong>per</strong>azioni finalizzate a contrastare l’erosione dei litorali eseguite da soggetti che hanno<br />
competenze tecniche specialistiche e compiti di difesa dal rischio e i cui fini prescindono da<br />
obbiettivi di governo del territorio o di riqualificazione paesaggistica. Nel quadro della GIZC, le<br />
problematiche dei territori costieri tendono a venir ridotte alla difesa delle spiagge, condotta<br />
mediante processi tecnico-amministrativi che prescindono dal piano o ne costituiscono<br />
un’alternativa.<br />
Il risultato non è casuale, nella misura in cui corrisponde all’offerta di imprese, professionisti e<br />
strutture di ricerca applicata che o<strong>per</strong>ano nel settore dei ripascimenti e delle o<strong>per</strong>e marittime e agli<br />
interessi che alcuni soggetti sono in grado di esprimere - i gestori degli stabilimenti balneari, in<br />
primis, ma più in generale gli o<strong>per</strong>atori che lavorano nel settore del turismo balneare: si tratta <strong>per</strong><br />
lo più di interessi non solo assolutamente legittimi, ma la cui tutela è assai importante <strong>per</strong><br />
l’economia di intere regioni; tuttavia, ciò non dovrebbe bastare ad evitare che essi si<br />
confrontassero con gli altri interessi insistenti sugli stessi territori, <strong>per</strong> definire politiche territoriali<br />
largamente condivise e basate su opportune valutazioni costi/benefici. Non ultimo sprone agli<br />
interventi <strong>per</strong> il mantenimento della linea di costa è la difesa di beni immobiliari, pubblici o privati, la<br />
quale, al di fuori di un processo democratico di pianificazione, può facilmente avere la meglio sulla<br />
difesa di altri valori, sia pure importanti come quelli rappresentati dal paesaggio e dall’ambiente, a<br />
detrimento dell’interesse collettivo; il che accade anche quando i beni immobiliari che si tutelano
con grande impiego di denaro pubblico hanno determinato la privatizzazione degli usi della costa,<br />
se non addirittura sono il risultato di iniziative immobiliari condotte in a<strong>per</strong>ta violazione delle leggi.<br />
Per comprensibili ragioni dovute alla sua morfologia, alla sua economia e ai valori paesaggistici<br />
che l’alimentano, nonché alla crescente domanda di qualità ambientale proveniente dagli abitanti,<br />
la Liguria è fra le Regioni italiane più preoccupate di mettere a punto strumenti <strong>per</strong> governare le<br />
trasformazioni della costa; in questo contesto, assume particolare importanza l’inserimento delle<br />
o<strong>per</strong>e marittime, di ingegneria idraulica e ambientale in progetti di riqualificazione paesaggistica<br />
coerenti con le politiche territoriali regionali.<br />
All’interno del progetto Interreg III C Beachmed-e (che faceva seguito ad un progetto Beachmed<br />
con il quale si erano affrontate le problematiche dei ripascimenti costieri, con particolare attenzione<br />
allo sfruttamento dei giacimenti sottomarini di sabbie), il Settore Pianificazione della Regione<br />
Liguria ha voluto affrontare questioni relative all’inquadramento degli interventi di difesa dei litorali<br />
nel governo del territorio, rivolgendosi al Dipartimento Polis della Facoltà di <strong>Architettura</strong> di Genova<br />
e in particolare al sottoscritto, che ha svolto il ruolo di coordinatore di un progetto, denominato<br />
Medplan, al quale hanno partecipato sette partner di tre Paesi UE (Italia, Francia, Grecia).<br />
Per quanto riguarda le applicazioni in territorio ligure, Medplan ha preso in considerazione un tratto<br />
di costa lungo poco più di 20 km (dal confine con la Francia a Bordighera), in riferimento al quale<br />
sono state condotte o<strong>per</strong>azioni di sistematizzazione del quadro conoscitivo e di definizione di<br />
elementi <strong>per</strong> un programma di gestione, <strong>per</strong> poi giungere ad esplicitarne i criteri attraverso<br />
l’elaborazione di un progetto pilota. Il progetto era riferito alla foce e all’asta terminale del torrente<br />
Nervia, un ambito ricco di valori culturali, ambientali e paesaggistici (scavi archeologici, zona di<br />
protezione faunistica, giardini di acclimatazione, alberghi e ville belle époque) ma anche soggetto a<br />
processi di degrado o consumo di suolo (abbandono dell’agricoltura, città diffusa, crescita<br />
incontrollata della seconda casa); l’interesse di quest’ambito ai fini specifici dello studio risiedeva<br />
nella presenza di un litorale lungo il quale è in corso un esteso programma di ripascimento che ha<br />
già prodotto un significativo aumento delle spiagge. Obbiettivo di Medplan Liguria è stato integrare<br />
gli interventi di difesa costiera con un progetto d’area indirizzato alla sviluppo sostenibile,<br />
intendendo come tale un processo di rilocalizzazione delle attività secondo principi di bonifica e<br />
recu<strong>per</strong>o dei suoli, razionalizzazione degli usi, incremento dei servizi, che, grazie ad un sistema di<br />
<strong>per</strong>equazione applicato ad una vasta area marginale, puntasse ad ottenere l’ampliamento<br />
dell’area di protezione archeologica e naturalistica, da connettere in modo organico alle nuova<br />
spiaggia.<br />
Nell’ottica dell’integrazione tra progetto di ingegneria e progetto di paesaggio, elemento<br />
qualificante di Medplan Liguria è il ridisegno del fronte a mare: quello edificato, <strong>per</strong> il quale la<br />
nuova spiaggia è occasione di ricucitura di una palazzata slabbrata e di scarsa qualità<br />
architettonica, da condurre con fini di adeguamento alle normative sul risparmio energetico e di<br />
realizzazione di nuovi servizi turistici e spazi pubblici sul mare; quello non edificato, da mantenere<br />
rigorosamente tale e <strong>per</strong> il quale porre in essere interventi di “rinaturalizzazione”: cura del verde,<br />
ricostituzione dell’ambiente dunale, restituzione di spazi alla zona umida di transizione tra il mare<br />
ed il bacino torrentizio.