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09 - Il Comune che vorrei - La Theka

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DICEMBRE 2010<br />

Periodico di informazione e partecipazione locale - Anno II - N. 9<br />

<strong>Il</strong> <strong>Comune</strong> Che VorreI<br />

1


<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

2<br />

Anno 2010 - N. 9<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> è realizzata da<br />

oltreconfine<br />

associazione culturale<br />

“<strong>La</strong> <strong>Theka</strong>”<br />

Periodico di informazione e partecipazione locale<br />

Num. R.G. 685/20<strong>09</strong> del 21/08/20<strong>09</strong><br />

Num. reg. Stampa 9<br />

Anno 2, N.9 Dicembre 2010<br />

Proprietario ed editore: Walter Moretto<br />

Presidente Associazione culturale ‘Oltreconfine’.<br />

Direttore responsabile: Debora Nicoletto.<br />

Redazione:<br />

Luca Ferrari, Walter Moretto, Andrea Pasa,<br />

Christian Pasa, Diego Toigo.<br />

Hanno collaborato a questo numero: Elia Bof, Alessandro Bond,<br />

Denis Cambruzzi, Chiara Cassol, Francesco Cassol, Amedeo<br />

Colao, Elisa Dall’Agnol, Matteo De Rocco, Gianluigi Furlin, Annalisa<br />

Gaio, Giacomo Guccinelli, Alfredo Iannelli, Fermino Lira, Giuseppe<br />

Lira, Nane Matti, Chiara Melchioretto, Nevio Meneguz, Nicolas<br />

Oppio, <strong>La</strong>ura Paleari, Andrea Pasa, Bortolo Susin, Diego Toigo,<br />

Enzo Trentin, Marta Tres, Elisa Trimeri, Edi Zatta.<br />

Progetto grafico ed impaginazione: Punto e Linea.<br />

Sito e servizi WEB: Francesco Susin.<br />

Luogo di redazione: Via Monte Vallorca 5, Fonzaso (BL).<br />

Luogo di pubblicazione: Tipografia DBS,<br />

via Quattro Sassi, Seren del Grappa (BL).<br />

Tiratura copie 3000. Distribuzione gratuita.<br />

<strong>La</strong> riproduzione è libera, con qualsiasi mezzo effettuata compresa<br />

la fotocopia, salvo citare la fonte e l’autore.<br />

<strong>La</strong> rivista sul web:<br />

www.latheka.it<br />

è online il nuovo sito!<br />

Inviateci lettere, segnalazioni,<br />

commenti, fotografie ...<br />

e-mail: info@latheka.it<br />

Associazione “Oltreconfine”<br />

Via M. Vallorca, 5 - 32030 Fonzaso (BL)<br />

Sommario<br />

L’editoriale 3<br />

<strong>Il</strong> <strong>Comune</strong> <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong> 4<br />

Vita del <strong>Comune</strong> di Fonzaso 11<br />

<strong>La</strong> parola ai cittadini 12<br />

Spazio alle associazioni 18<br />

Uno sguardo oltreconfine 19<br />

Economia e lavoro 21<br />

Libri, musica e cultura 24<br />

Lettere e parole 25<br />

Cosa accadrà 26<br />

Tema del mese:<br />

<strong>Il</strong> <strong>Comune</strong> <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong><br />

Pag. 4-5-6-7-8-9-10


L’Editoriale<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

Ma cos’è la destra cos’è la sinistra...<br />

di Debora Nicoletto<br />

Una fotografia in movimento <strong>che</strong> parte dal 1980 e racconta la piccola realtà fonzasina, ecco il numero natalizio<br />

de <strong>La</strong> <strong>Theka</strong>. Quattro sono i sindaci <strong>che</strong> si sono susseguiti in questi 30 anni, quattro sono le storie<br />

raccolte in questo numero <strong>che</strong> vuole essere un cofanetto dei ricordi, una rievocazione per molti, una prima<br />

lettura per altri. Fatti, avvenimenti, scelte, non scelte, scenari politici <strong>che</strong> si sono avvicendati in 30 anni<br />

in un’altalena di Democrazia Cristiana, Socialismo, Forza Italia, Lega Nord, Popolo della Libertà. Un pot<br />

pourri di partiti. Perché di partiti in Italia ce ne sono tanti. In fondo tanti pensieri, tanti partiti. Mi pare giusto.<br />

E noi paghiamo.<br />

Ben 177 partiti, compreso quello degli Impotenti, si sono presentati a queste ultime elezioni, mentre 170<br />

si erano presentati nel 2006. E’ giusto, dobbiamo razionalizzare e tagliare, così da una elezione all’altra<br />

sono aumentati di ben 7 unità.<br />

E noi paghiamo.<br />

Insomma la nostra democrazia è rappresentatività ed è giusto <strong>che</strong> ci siano molte persone <strong>che</strong> rappresentano<br />

un popolo. In fondo abbiamo solo 630 deputati alla Camera e 315 senatori in Senato. In Spagna,<br />

stiamo parlando di un paese europeo vicino a noi, in tutto sono 350. Ricordo <strong>che</strong> an<strong>che</strong> la Spagna è un<br />

paese democratico e rappresentativo.<br />

E noi paghiamo.<br />

Poco male, perché più siamo più partecipiamo. Infatti i nostri amati politici hanno un compito importante e<br />

unico: esserci nei tavoli di discussione, formulare le agende delle priorità, votare le leggi ascoltando tutte<br />

le parti sociali e i partiti. Ricordo <strong>che</strong>, direttamente dall’autorevole fonte della Camera, risulta <strong>che</strong> dall’inizio<br />

della legislatura, dal 29 aprile 2008 al novembre 2010, alle votazioni elettroni<strong>che</strong> presentate alla Camera<br />

non hanno partecipato per il 27,8% Futuro e Libertà per l’Italia, per il 26,1% Gruppo misto, per 20,8% l’Italia<br />

dei valori, per il 19,7% l’Unione di Centro, per il 14,7% il Partito Democratico, per il 12,1% il Popolo della<br />

Libertà, per il 6,5% la Lega Nord. I regolamenti non prevedono la registrazione del motivo dell’assenza al<br />

voto del parlamentare. E’ giusto, in fondo cosa succederebbe ad ogni lavoratore italiano se non si presentasse<br />

al lavoro, senza dare giustificazione, per circa 52 giorni pari al 20% delle ore da lavorare all’anno?<br />

E noi paghiamo.<br />

Però dobbiamo ammettere <strong>che</strong> il lavoro del politico è difficile, duro, faticoso. Non entriamo nel merito di<br />

tutti i benefit garantiti e della pensione assicurata dopo 35<br />

mesi in Parlamento, non siamo così meschini. Noi sappiamo<br />

<strong>che</strong> è gravoso gestire la cosa pubblica soprattutto<br />

quando alle spalle ci sono valori forti, quali la coerenza da<br />

mantenere e le idee da rispettare. E’ forse per questo <strong>che</strong><br />

dall’inizio della legislatura ad oggi, 24 senatori hanno cambiato<br />

gruppo di appartenenza al Senato e 71 loro colleghi<br />

deputati alla Camera hanno fatto lo stesso.<br />

E noi, <strong>che</strong> ancora paghiamo, siamo leggermente infastiditi<br />

da questo belare politico e pensiamo <strong>che</strong> se la politica è<br />

questa è meglio <strong>che</strong> questi politici imparino un mestiere.<br />

3<br />

L’Editoriale


<strong>Il</strong> <strong>Comune</strong> <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong><br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

4<br />

<strong>Il</strong> <strong>Comune</strong> <strong>che</strong> rappresento<br />

di Gianluigi Furlin, sindaco di Fonzaso dal 2004<br />

Gli ultimi 3 primi cittadini hanno reso omaggio alla<br />

<strong>Theka</strong> e alla popolazione tutta raccontando gli ultimi<br />

20 anni di politica pubblica nel nostro paese. A<br />

briglie sciolte: solo qual<strong>che</strong> traccia di domande per<br />

aprire i cassetti della memoria sulle scelte effettuate<br />

per il “bene comune”.<br />

Risponde così Gianluigi Furlin, il primo cittadino di<br />

Fonzaso:<br />

“Alla domanda, il comune <strong>che</strong> pensavo o avrei voluto<br />

prima di fare il sindaco, è assai impegnativa dare<br />

una risposta. Anch’io come tanti cittadini penso:<br />

bisognerebbe fare questo, poi quello, cambierei<br />

quella piazza o fontana oppure deciderei di fare<br />

una strada attraverso le pendici delle oramai sparite<br />

vigne a nord di Fonzaso, per poi continuare con<br />

asfaltature, piste ciclabili, aree di sosta, par<strong>che</strong>ggi, e<br />

perché no, eliminare nella maniera più economica il<br />

problema delle immondizie.<br />

Le scuole da rifare o mettere in sicurezza, ripristinare<br />

con un grande intervento di scavo e pulizia l’asta<br />

del nostro Cismon, lasciando dei fondali, come una<br />

volta ben ricordo, dove oltre alla pesca durante l’estate<br />

ci si poteva fare il bagno asciugandosi al sole,<br />

una volta usciti dalla famosa “ moia”.<br />

Ma poi viene in mente ancora cosa farei per i nostri<br />

anziani, e sopratutto i giovani, finchè non si perdano<br />

per altre vie non sempre nobili. Ecco cosa avrei<br />

voluto fare!<br />

Mi è posta poi la domanda: il comune <strong>che</strong> avrei voluto<br />

mentre facevo il sindaco.<br />

Un bel giorno ad un certo momento della vita, l’occasione<br />

arriva e ti accorgi <strong>che</strong> adesso tocca a te, non<br />

ci sono più scuse, sei eletto ed assieme ai tuoi assessori<br />

e consiglieri ti trovi in quella sala all’ultimo<br />

piano del municipio a giurare, di rispettare leggi e<br />

costituzione rappresentando tutti, con la piena re-<br />

sponsabilità della macchina amministrativa. Subito<br />

elenco i miei assessori e consiglieri e di seguito il<br />

programma elettorale, quello per il quale la maggioranza<br />

dei cittadini ti ha con fiducia delegato assieme<br />

agli altri componenti della lista ad attuare.<br />

Desidero non elencare quello <strong>che</strong> ho fatto, tanto,<br />

credo <strong>che</strong> i miei concittadini l’abbiano visto, magari<br />

qualcuno non può assecondare o cambiare idea ma<br />

quello è il programma <strong>che</strong> c’eravamo dati.<br />

Menziono e devo considerare di avere an<strong>che</strong> degli<br />

avversari (politicamente parlando), i quali reclamizzavano<br />

altre proposte nel loro programma, all’ora<br />

Vieni a tentare la fortuna!<br />

di Gianantonio Campigotto<br />

Tel. 0439 568017


devi mettere in condizione<br />

e far capire alla cittadinanza<br />

<strong>che</strong> il mio programma è<br />

stato a maggioranza più garantista.<br />

Poi di seguito rispondo <strong>che</strong><br />

il sindaco lo sto ancora facendo,<br />

e lo sto facendo con<br />

lo stesso entusiasmo <strong>che</strong><br />

avevo alla mia prima nomina.<br />

Purtroppo devo fare<br />

una palese considerazione:<br />

in questo secondo mandato<br />

le possibilità di attuazione<br />

di opere, lavori pubblici<br />

s’intendono, sono ridotte<br />

al lumicino a causa della<br />

gravità della crisi economica<br />

<strong>che</strong> è avvenuta. Tanti<br />

lavori e opere sono stati<br />

completati, diverse sono<br />

ancora da iniziare, an<strong>che</strong><br />

molto importanti e per citarne<br />

alcune: l’allargamento<br />

della via Loat con annessa<br />

la pista ciclabile, sempre<br />

in quella zona l’allargamento<br />

con relativa asfaltatura<br />

della traversa di via Candaral,<br />

l’area parco ad Arten<br />

in via di completamento, il<br />

secondo stralcio del recupero<br />

del casel d’Arten, la<br />

centralina di Pedesalto, l’impianto fotovoltaico alle<br />

scuole medie e tante altre ancora.<br />

Purtroppo come ricordavo prima il periodo, è storico,<br />

cioè voglio dire, siamo in piena crisi economica<br />

e le risorse sono sempre meno ma assicuro <strong>che</strong> tutte<br />

queste opere e tutte quelle messe in programma<br />

saranno sicuramente portate a termine.<br />

Vorrei visto lo spazio concessomi, invitare i miei<br />

concittadini ad assistere magari in forma più numerosa<br />

ai consigli comunali, dico questo perché tante<br />

volte sento in giro notizie e commenti, del tutto riportati<br />

in maniera errata e per niente in linea con<br />

quelle <strong>che</strong> sono le operazioni dell’amministrazione.<br />

E’ an<strong>che</strong> vero <strong>che</strong> durante il consiglio comunale il<br />

pubblico non può partecipare alla discussione (citando<br />

la solita frase: tanto no posse parlar) ma ha<br />

pur sempre una disamina dell’emendamento discusso<br />

e approvato all’unanimità o an<strong>che</strong> con qual<strong>che</strong><br />

parere contrario.<br />

Infine mi si chiede il comune <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong> tra venti<br />

anni?<br />

Questa è una domanda difficile a dar risposta, an-<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

<strong>che</strong> per non cadere nel pragmatico. Tra vent’anni<br />

mi piacerebbe trovarmi in un territorio come lo è<br />

ora, con tutte le sue bellezze mantenute. Ricordo<br />

<strong>che</strong> mi sto prodigando con il nuovo progetto di piano<br />

a mantenere il più possibile lo stato attuale, cioè<br />

senza stravolgimenti del territorio, senza sviluppo<br />

di nuove aree fabbricabili sia civili sia produttive a<br />

parte quelle già programmate, e poter arrivare in<br />

piazza primo Novembre con le mie gambe. E’ sì, tra<br />

vent’anni sarò anch’io un po’ avanti con gli anta.<br />

Ripeto, voglio bene al territorio e ho fiducia <strong>che</strong> chi<br />

continuerà la guida del comune, dopo aver terminato<br />

il mio mandato <strong>che</strong> ha condizionato una grossa<br />

fetta della mia vita, possa amministrare con coscienza<br />

dedita a un unico fine, il bene della comunità.<br />

Certo nessuno può pretendere di passare indenne<br />

alla critica nean<strong>che</strong> il sottoscritto.<br />

Termino e poiché siamo imminenti al prossimo<br />

Santo Natale, voglio portare a tutti un Augurio di<br />

BUONE FESTE e un nuovo anno di opportunità per<br />

quelle persone <strong>che</strong> in questi ultimi anni anno perso<br />

la possibilità di un lavoro. Grazie ancora e BUON<br />

NATALE.”<br />

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5<br />

<strong>Il</strong> <strong>Comune</strong> <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong>


<strong>Il</strong> <strong>Comune</strong> <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong><br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

6<br />

Uno sguardo al mio paese<br />

di Alfredo Iannelli, sindaco di Fonzaso dal 1995 al 2004<br />

“Mi è stato <strong>che</strong> chiesto di esprimere un giudizio - avendo ricoperto<br />

la carica di Sindaco di Fonzaso dal 1995 al 2004 - in<br />

merito all’evoluzione intervenuta in questi anni nella vita della<br />

nostra Comunità, con particolare riferimento al periodo immediatamente<br />

precedente il mio incarico ed a quello in cui<br />

ho svolto il compito di amministratore, formulando altresì una<br />

previsione per il futuro. Ho accolto di buon grado questo invito<br />

<strong>che</strong> mi permette di ripercorrere a mente fredda alcuni passaggi<br />

importanti per lo sviluppo del Nostro <strong>Comune</strong>, peraltro<br />

senza seguire uno s<strong>che</strong>ma predefinito ma spaziando a ruota<br />

libera nei vari settori dell’economia, viabilità, sociale, servizi<br />

alla persona, tutela dell’assetto territoriale/storico/ambientale<br />

senza tralasciare il radicale riassetto dell’apparato tecnico<br />

amministrativo comunale, <strong>che</strong> ritengo fondamentale per il raggiungimento<br />

degli scopi e traguardi programmati.<br />

Al momento del mio insediamento ho cercato di avere una<br />

visione globale delle problemati<strong>che</strong> locali e sono emersi tre<br />

principali aspetti di riflessione.<br />

<strong>Il</strong> primo riguarda una realtà ormai consolidata con uno sviluppo<br />

assai marcato di attività industriali nell’area realizzata ed<br />

urbanizzata in località Fenadora. Quest’area, voluta e creata da<br />

precedenti amministratori, coinvolgendo siti precedentemente<br />

destinati all’agricoltura, stava dando copiosi frutti in termini<br />

di occupazione tant’è <strong>che</strong> vi era una forte richiesta di lotti per<br />

insediare nuove attività. <strong>La</strong> gestione era affidata ad un Consorzio<br />

composto dai Sindaci di Fonzaso, <strong>La</strong>mon e Sovramonte,<br />

peraltro non supportato da adeguata struttura operativa.<br />

Non è però <strong>che</strong> l’agricoltura fosse stata dimenticata, tant’è <strong>che</strong><br />

venne elaborato un progetto per la razionalizzazione dell’irrigazione<br />

nella piana, ma esso naufragò miseramente vuoi per<br />

l’opposizione degli stessi agricoltori <strong>che</strong> non lo ritenevano razionale<br />

e rispondente alle loro necessità concrete, ma soprattutto<br />

perché l’investimento di circa un miliardo (vecchie lire)<br />

non rispondeva a criteri di economicità in considerazione della<br />

modesta importanza del prodotto conseguito, trattandosi di<br />

attività residuali di svago più <strong>che</strong> di vera e propria organizzazione<br />

aziendale. Un secondo aspetto era più <strong>che</strong> altro legato<br />

alla presa d’atto di un radicale cambiamento – lento ma inarrestabile<br />

– nell’attività della lavorazione del legno; le numerose<br />

segherie esistenti, stavano chiudendo definitivamente fino a<br />

scomparire del tutto in questi anni. Al loro posto sono sorte<br />

attività piccolo artigianale, ma evidente <strong>che</strong> nell’economia globale<br />

potevano incidere in misura assai minore.<br />

L’ultimo grande problema riguardava la possibilità della realizzazione<br />

di una grande rotatoria nei pressi della località “alle<br />

Sasse”, <strong>che</strong> avrebbe dovuto convogliare il traffico dal Canalet<br />

verso la Fenadora. Era un’opera <strong>che</strong> da subito aveva trovato<br />

fiera opposizione per almeno due principali motivi: primo il<br />

CECCATO PIO<br />

di Giorgi e Rossella<br />

INGROSSO E DETTAGLIO<br />

Canalet avrebbe perso la sua identità di oasi ancora salvaguardata<br />

per diventare un’arteria di traffico intenso an<strong>che</strong> di mezzi<br />

pesanti; secondo non era ritenuto utile deturpare ulteriormente<br />

il territorio con la realizzazione di un collegamento non<br />

indispensabile, an<strong>che</strong> perché la Fenadora–Anzù era un progetto<br />

ormai in avanzata fase di realizzazione.<br />

Quale Sindaco, supportato da una lista rigorosamente civica,<br />

ho subito cercato di individuare alcune linee guida di intervento<br />

per migliorare certe situazioni ritenute precarie e per<br />

dare un deciso impulso in alcuni settori economici e sociali.<br />

E’ da premettere <strong>che</strong> una prima disamina della situazione in<br />

atto ha evidenziato come le concrete possibilità da utilizzare<br />

non potessero <strong>che</strong> seguire l’impianto già in atto dimostratosi<br />

valido, con il potenziamento e l’ulteriore valorizzazione della<br />

Z.I., magari integrata con alcune attività (es. Punto Verde) e<br />

l’appoggio all’agricoltura esistente ed in divenire, an<strong>che</strong> perchè<br />

stava riprendendo piede la produzione vinicola un tempo<br />

fiore all’occhiello di Fonzaso.<br />

Per prima cosa è stato dato avvio ad un radicale riassetto<br />

dell’apparato comunale, sia per quanto riguarda l’aspetto logistico<br />

interno <strong>che</strong> per una razionalizzazione delle risorse umane.<br />

In quest’ottica sono stati ridefiniti alcuni compiti responsabilizzando<br />

i dipendenti e risolvendo il problema del segretario<br />

comunale <strong>che</strong> da anni si trascinava con incarichi e supplenze<br />

senza un vero titolare fisso.<br />

E’ stato poi dato un assetto più consono al “Consorzio di Industrializzazione”<br />

dotandolo di un impiegato fisso e di specifico<br />

ufficio ricavato in aderenza alla sala consiglio. Infine la Biblioteca,<br />

sistemata in locali angusti ed affatto inidonei al piano terra,<br />

è stata trasferita nello stabile ristrutturato ex negozio Ceccato<br />

nella piazza centrale e vicino al municipio in locali più sani ed<br />

accoglienti, con un arredo funzionale; è stata poi assunta una<br />

bibliotecaria in pianta stabile.<br />

Nel campo delle opere pubbli<strong>che</strong> è stato acquisito il collaudo<br />

della Piazza I Novembre con una stancante trattativa con la<br />

Soprintendenza di Venezia, protrattasi in più incontri in quella<br />

sede.<br />

Si è poi provveduto alla sistemazione delle vie Roma e Lucco<br />

Zadra, secondo un progetto <strong>che</strong> prevedeva la formazione di<br />

una specie di anello da completare con via Mezzaterra, racchiudente<br />

il nucleo storico del <strong>Comune</strong>; purtroppo le opere<br />

di quest’ultima via non sono state ancora realizzate per cui il<br />

progetto rimane tuttora incompiuto.<br />

E’ stato poi realizzato un marciapiede/pista ciclabile verso Arten<br />

con l’allargamento della sede stradale con la compartecipazione<br />

finanziaria dell’Amministrazione provinciale; il primo<br />

stralcio, fino al Cimitero è stato da tempo completato mentre<br />

rimane in sospeso la parte terminale verso Arten malgrado<br />

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l’impegno codificato della Provincia.<br />

E’ stata studiata ex-novo la piazza di Arten <strong>che</strong>, compatibilmente<br />

con lo spazio esistente, offre un più razionale utilizzo<br />

dell’area; inoltre si è potuto acquisire con trattative interminabili<br />

la loggetta ad uso pubblico ricavata proprio al centro della<br />

piazza stessa a seguito ristrutturazione del vecchio edificio<br />

esistente.<br />

Ad Agana è stata realizzata una idonea piazzola con tettoia per<br />

la sosta delle corriere, circondata da un’area di proprietà comunale.<br />

Nel campo del sociale il <strong>Comune</strong> ha intrapreso una incisiva<br />

azione per assicurare la presenza del distretto sanitario <strong>che</strong><br />

nelle intenzioni dell’ULSS sarebbe dovuto essere inglobato a<br />

Feltre.<br />

Inoltre è stata supportata caldamente l’iniziativa dell’ATER finalizzata<br />

a realizzare alcuni alloggi popolari presso l’immobile<br />

ex Ceccato.<br />

Non va poi sottaciuto il recupero del Casel di Fonzaso, su lascito<br />

vincolante degli ultimi due proprietari, ove è già stata realizzata<br />

un’ampia sala polivalente.<br />

Ad Arten è stato parimenti intrapreso un radicale recupero del<br />

Casel, ove troveranno la loro sede associazioni locali, in primis<br />

Alpini.<br />

Ampio sostegno ed incessante collaborazione sono stati dati<br />

alle Associazioni sportive, culturali e di volontariato operanti<br />

sul territorio, con particolare riguardo alla Proloco <strong>che</strong> ha sempre<br />

dimostrato grande disponibilità verso il <strong>Comune</strong>. Riveste<br />

finalità sociali an<strong>che</strong> l’acquisizione di una consistente porzione<br />

del Brolo De Boni per ricavarne uno spazio aperto di svago e<br />

relax proprio al centro del Capoluogo.<br />

Più sportivo e di svago è l’aspetto legato all’acquisizione di alcune<br />

aree ad Arten per ricavarne un parco giochi per bambini,<br />

la cui realizzazione materiale è in atto in questi giorni.<br />

In campo scolastico il <strong>Comune</strong> è intervenuto nelle scuole elementari<br />

di Fonzaso per eliminare la vecchia pavimentazione<br />

in linoleum, <strong>che</strong> suscitava timori per la possibile presenza di<br />

amianto in fase di decomposizione ed in quella di Arten per<br />

alcuni lavori di consolidamento. Alle medie si è voluto creare<br />

una sala d’informatica, su proposta della prof.ssa Giocondina<br />

Toigo, <strong>che</strong> risulta assai apprezzata.<br />

In campo culturale, oltre alla già citata razionalizzazione della<br />

Biblioteca, è stata attivata l’Università degli adulti-anziani, con<br />

sede a Fonzaso e comprendente i comuni di Arsiè, <strong>La</strong>mon e<br />

Sovramonte; questa iniziativa ha riscosso da subito un lusinghiero<br />

successo e cresce di anno in anno.<br />

Nel 2004, giunto alla scadenza del mio secondo mandato e<br />

non potendo più ripresentarmi, non ho più voluto partecipare<br />

ad altre esperienze an<strong>che</strong> se richiestomi con particolare insistenza,<br />

ritenendo <strong>che</strong> fosse opportuno un ricambio mediante<br />

l’inserimento di altre figure con idee innovative.<br />

In conclusione non posso <strong>che</strong> ritenermi gratificato della mia<br />

novennale esperienza amministrativa, <strong>che</strong> mi ha dato grandi<br />

soddisfazioni soprattutto nei rapporti umani; unico rammarico<br />

il trasferimento della stazione dei C.C. ad Arsiè: per riportarla<br />

a Fonzaso mi sono battuto con rigore in tutte le sedi possibili,<br />

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<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

ma precisi accordi presi prima del mio avvento non hanno consentito<br />

scelte diverse, pur lasciando aperta qual<strong>che</strong> possibilità<br />

per un prossimo futuro.<br />

Come ho visto e vedo tuttora le prospettive future per Fonzaso?<br />

Non vi è dubbio <strong>che</strong> Fonzaso soffre pesantemente della<br />

grave crisi economica <strong>che</strong> ha colpito il mondo intero in questi<br />

due ultimi anni; di ciò risente particolarmente la Z.I., <strong>che</strong> vede<br />

in gravi difficoltà alcuni dei più importanti insediamenti.<br />

Pur tuttavia ritengo <strong>che</strong> esistano margini affinché con opportune<br />

riconversioni possa riprendere in un prossimo futuro il<br />

rilancio di questa grande opportunità.<br />

Saranno necessari alcuni riequilibri e scelte mirate alle nuove<br />

iniziative <strong>che</strong> potranno essere intraprese alla luce delle nuove<br />

prospettive, senza rimanere ancorati a concetti d’impresa ormai<br />

obsoleti.<br />

Ritengo quindi <strong>che</strong> il rilancio della zona industriale, unitamente<br />

all’ulteriore sviluppo di alcune attività agricole (vigneti e<br />

prodotti tipici della nostra zona) <strong>che</strong> per fortuna non hanno<br />

risentito in modo apprezzabile della crisi, possano rappresentare<br />

il volano per lo sviluppo dell’economia locale, portando<br />

il baricentro di altre attività complementari quali il commercio,<br />

<strong>che</strong> in passato avevano visto Fonzaso quale punto d’incontro<br />

per i paesi limitrofi compresi quelli del Primiero.<br />

A ciò aggiungo un imprescindibile impegno a mantenere integro<br />

e curare con grande attenzione il territorio, <strong>che</strong> offre impareggiabili<br />

opportunità di fruizione e godimento senza attuare<br />

stravolgimenti <strong>che</strong> ne minerebbero l’essenza stessa.<br />

Infine alcune scelte di supporto, come la valorizzazione del Castello<br />

di San Micel, <strong>La</strong> Malga Campon, il percorso storico della<br />

Via Claudia Augusta Altinate nelle sue diramazioni, potranno<br />

dare ulteriore impulso per una riproposizione di Fonzaso an<strong>che</strong><br />

come polo di attrazione turistica”.<br />

Da<br />

Mi<strong>che</strong>le si accettano prenota-<br />

Natalizie!<br />

zioni per le Feste<br />

7<br />

<strong>Il</strong> <strong>Comune</strong> <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong>


<strong>Il</strong> <strong>Comune</strong> <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong><br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

8<br />

Ricordi del mio <strong>Comune</strong><br />

di Bortolo Susin, sindaco di Fonzaso tra il 1970 e il 1995<br />

“Sono stato amministratore per un lungo periodo, dal 1970 al<br />

1995: 25 anni di impegno (5 anni di assessore delegato con il sindaco<br />

Giuseppe Colao, tre legislature da sindaco, un quinquennio<br />

di consigliere provinciale). Di tale periodo importante della mia<br />

vita io ho un ricordo positivo e spero <strong>che</strong> tale sia an<strong>che</strong> il ricordo<br />

dei Fonzasini.<br />

Nel 1970 il paese di Fonzaso <strong>che</strong> i “nuovi” amministratori hanno<br />

trovato era piuttosto mal messo: privo di molti servizi, depauperato<br />

socialmente dalle ultime ondate migratorie, con po<strong>che</strong> prospettive<br />

di sviluppo, un’agricoltura di pura sussistenza e un immobilismo<br />

evidente.<br />

In una ventina d’anni siamo riusciti a cambiare molto, con la realizzazione<br />

di numerose ed essenziali opere pubbli<strong>che</strong>: acquedotti,<br />

fognature, depuratore, illuminazione pubblica, stadio comunale,<br />

sistemazione del Municipio, ampliamento del Cimitero, costruzione<br />

del Magazzino comunale (realizzato dall’amministrazione<br />

di Amedeo Colao, alla quale peraltro sono rimasto vicino nel periodo<br />

in cui ero consigliere provinciale: ero segretario della DC<br />

e partecipavo ai pre-consigli), costruzione della nuova materna<br />

di Arten, ampliamento della scuola elementare di Fonzaso, metanizzazione,<br />

migliorie della rete viaria, sistemazione della piazza<br />

centrale, primo avvio dell’arredo urbano.<br />

Le opere realizzate allora sono ancora funzionali e funzionanti e lo<br />

saranno per molti anni: Fonzaso, sotto questo aspetto, è un comune<br />

ben attrezzato e le amministrazioni non hanno problemi grossi<br />

da risolvere.<br />

In quel periodo è stato poi studiato ed adottato il Piano Regolatore<br />

Generale: un tentativo di pianificazione urbanistica e di regolamentazione<br />

degli interventi edilizi privati, basato su uno studio<br />

approfondito delle caratteristi<strong>che</strong> del territorio e del patrimonio<br />

edilizio esistente, su prospettive di un moderato sviluppo residenziale<br />

e produttivo, giudicato dalla Regione un Piano Regolatore<br />

“maturo” e serio (an<strong>che</strong> se poi è stato in parte snaturato da decine<br />

di varianti <strong>che</strong> ne hanno annullato in parte le scelte più incisive).<br />

Gli amministratori di quel periodo possono rivendicare un impegno<br />

importante per il <strong>Comune</strong>: la realizzazione dell’area industriale,<br />

attraverso il Consorzio di Industrializzazione di cui sono<br />

stato Presidente per vent’anni. Nessuno ricorda più le difficoltà<br />

di tale scelta (l’aperta ostilità dei Feltrini, la mancanza di fondi, la<br />

difficoltà di convincere il mondo politico regionale della necessità<br />

assoluta di creare nella conca una zona produttiva e una possibilità<br />

di posti di lavoro, le difficoltà per l’acquisto delle aree).<br />

Eppure, testardamente, non ci siamo arresi e sono arrivati i primi<br />

fondi regionali per le infrastrutture dell’area, i fondi della Comunità<br />

Montana Feltrina per il punto vendita dei prodotti agricoli,<br />

l’insediamento delle prime industrie importanti, <strong>che</strong> hanno dato<br />

lavoro per molti anni a numerosa manodopera.<br />

Non è mancata una costante attenzione per i problemi “sociali”,<br />

l’attenzione verso il volontariato, il mondo della scuola, gli emigrati.<br />

A mio parere il <strong>Comune</strong> e l’Amministrazione sono stati, in quel<br />

periodo, al centro della vita cittadina.<br />

Per tutti quegli anni noi amministratori siamo riusciti a formare un<br />

gruppo compatto di amici, veri volontari a costo zero, <strong>che</strong> discutevano<br />

an<strong>che</strong> accanitamente, ma poi sapevano ritrovarsi insieme<br />

per una pizza o una cena.<br />

Sono passati quindici anni da allora ed io osservo oggi una situazione<br />

molto diversa: il <strong>Comune</strong> a poco a poco si va “svuotando”,<br />

perde anno dopo anno competenze, funzioni, importanza.<br />

All’interno della struttura comunale stessa stanno evaporando le<br />

competenze e le responsabilità degli amministratori eletti: con le<br />

disposizioni, e spesso con la scusa, della legge Bassanini, compe-<br />

tenze e responsabilità sono state (volentieri) delegate alla struttura<br />

amministrativa e così Sindaci, Assessori, consiglieri si sentono<br />

esonerati dall’obbligo di conoscere e di controllare tutto<br />

quello <strong>che</strong> il <strong>Comune</strong> fa, deve fare, deve prevedere e curare, in<br />

ogni campo (compresi i servizi delegati): tutto ciò si chiama deresponsabilizzazione.<br />

An<strong>che</strong> nel campo urbanistico la tendenza<br />

è quella di portare le scelta fuori portata degli amministratori e<br />

delle comunità <strong>che</strong> rappresentano: i piani comprensoriali, provinciali,<br />

regionali sono solo, per le piccole comunità, “espropri”<br />

della facoltà di amministrarsi e di decidere in proprio le scelte di<br />

intervento sul territorio.<br />

Se tale tendenza sarà portata avanti si avrà entro pochi anni la<br />

sparizione del <strong>Comune</strong> attuale per lasciare posto a <strong>che</strong> cosa?<br />

Non si sa. Ma se astrattamente svolgere i servizi in consorzio può<br />

essere economicamente utile e forse necessario, se una previsione<br />

urbanistica sovra comunale può essere utile, ma rimane la<br />

sola, ciò porterà ineluttabilmente alla scomparsa della identità<br />

comunale e all’impoverimento del tessuto sociale <strong>che</strong> ci tiene<br />

uniti, <strong>che</strong> ci fa sentire parte di una comunità, sia pur piccola, ma<br />

con una propria storia, un proprio dialetto, un proprio patrimonio<br />

culturale. Sarà un male inevitabile? Io credo di no.<br />

Per evitare <strong>che</strong> Fonzaso sparisca (diventando una piccola frazione<br />

di Feltre, insieme a tutti gli altri piccoli comune della zona)<br />

bisogna prima di tutto <strong>che</strong> il livello della popolazione rimanga<br />

almeno quello attuale, perché al di sotto di una certa soglia non<br />

si potrà più organizzare una vita di comunità. <strong>Il</strong> trend dell’andamento<br />

demografico attuale è però negativo: una popolazione<br />

anziana preponderante comporta, nei prossimi anni, un drastico<br />

calo di abitanti.<br />

Io mi sono spesso chiesto: cosa può convincere un giovane, o una<br />

famiglia di giovani, a restare a Fonzaso e a non andar via, come<br />

già fanno molti? Qui non ci sono servizi come Feltre, Belluno e<br />

Bassano: scuole superiori, cinema, teatro, luoghi di aggregazione<br />

giovanile, possibilità di frequentare agevolmente l’Università,<br />

maggiori possibilità di impiego, prospettive migliori per i figli.<br />

Per ora resta a Fonzaso chi ha già una sua abitazione, un lavoro<br />

accessibile senza troppa spesa, chi (ma sono pochi) ama conservare<br />

una piccola attività agricola accessoria, chi è profondamente<br />

legato alla sua famiglia e non vuole lasciare soli i suoi vecchi.<br />

E gli altri?<br />

Ciò <strong>che</strong> può legare un giovane al suo paese sono alcuni elementi<br />

essenziali: il lavoro, la casa, l’ambiente, la comunità. E questi sono<br />

gli obiettivi <strong>che</strong> il <strong>Comune</strong> deve porsi.<br />

Per il lavoro il <strong>Comune</strong> deve continuare a fare tutto ciò <strong>che</strong> può:<br />

far funzionare l’area industriale (il <strong>che</strong> non vuol dire riempirla<br />

di capannoni vuoti!), interessarsi attivamente per far arrivare a<br />

Fonzaso, in tutto il territorio ma prioritariamente nell’area produttiva,<br />

la rete a banda larga: creare l’ambiente favorevole all’insediamento<br />

di attività produttive e commerciali.<br />

Per il commercio, abbiamo già quanto basta di supermercati (e<br />

altri sono a breve distanza); dobbiamo evitare <strong>che</strong> i piccoli negozi<br />

di vicinato chiudano: sono anch’essi centri di incontro e di<br />

socializzazione.<br />

Per la casa: la cura dei servizi per la casa, affidati ad enti e ditte<br />

esterne, deve essere costantemente monitorata dal <strong>Comune</strong>:<br />

acquedotti, fognature, depuratore (pagati dal <strong>Comune</strong> e credo<br />

ancora di sua proprietà), raccolta dei rifiuti, ecocentro devono essere<br />

curati e vigilati, per non ritrovarsi, al prossimo cambio di legge,<br />

a ricevere indietro “catorci” inutilizzabili. Nella redazione dei<br />

piani urbanistici sovra comunali la voce degli amministratori deve<br />

farsi sentire: Fonzaso è il centro naturale del feltrino occidentale e


ciò deve essere riconosciuto praticamente con l’insediamento dei<br />

servizi intercomunali e sovra comunali (due caserme di Carabinieri<br />

per 7/8 mila abitanti non reggono; se vengono unificate dove devono<br />

andare? A <strong>La</strong>mon? Ad Arsié? …)<br />

Per l’ambiente: se il comune non pulisce il privato non sente il<br />

dovere di curare non solo il suo spazio privato, ma an<strong>che</strong> quello<br />

pubblico adiacente. Abbiamo angoli di territorio interessanti<br />

e pregevoli: valorizziamoli (sentieri naturalistici, sentieri storici, il<br />

Campon, il prati di Roncon, San Mi<strong>che</strong>le, il Cismon…), portando<br />

su quei bei posti i ragazzi e i bambini, <strong>che</strong> imparano così ad amarli.<br />

<strong>La</strong> Comunità. Siamo un piccolo centro nel quale tutti si conoscono;<br />

è impensabile, nel paese, non saper chi ti sta di fianco (come succede<br />

nei centri più grossi, dove non si conosce nemmeno il vicino<br />

di pianerottolo). An<strong>che</strong> se non vi sono più i “cortili” di un tempo,<br />

con diverse famiglie <strong>che</strong> vivevano praticamente in simbiosi, noi<br />

viviamo a stretto contatto di parenti, amici e conoscenti: questo è<br />

l’aspetto più positivo della vita di paese.<br />

Abbiamo però bisogno an<strong>che</strong> di trovarci insieme per qual<strong>che</strong><br />

precisa ragione, non solo per stare in compagnia, ma per collaborare,<br />

aiutare ed aiutarci, condividere esperienze e conoscenze.<br />

Questo è un bisogno sentito ed è quello <strong>che</strong> favorisce la nascita<br />

e la vita negli anni di associazioni, società, club. A Fonzaso ne abbiamo<br />

un bel numero, con una discreta partecipazione, di giovani<br />

e meno giovani.<br />

Un tempo la parrocchia era il centro di tutta la vita sociale. <strong>Il</strong> patronato<br />

era il luogo di ritrovo di tutta la gioventù: tutto questo è<br />

ormai un lontano ricordo.<br />

Per molto tempo gli Amministratori, assorbiti dai gravi problemi<br />

economici e dalla necessità di lavorare per fornire il paese delle<br />

necessarie infrastrutture civili, non hanno avuto molto tempo da<br />

dedicare alle iniziative di socializzazione.<br />

Ora, in questi tempi nei quali le finanze comunali sono al lumicino,<br />

e vi è la necessità di scegliere come impiegare le scarse risorse, a<br />

questo dovrebbero dedicarsi gli amministratori, curando la scuola,<br />

l’associazionismo, la cultura, lo sport giovanile, spesso bisognose<br />

più di attenzione <strong>che</strong> di fondi.<br />

<strong>La</strong> scuola, dalle due scuole materne, alle due scuole elementari<br />

e alla scuola media, tenendo presente <strong>che</strong> i bambini sono tutti<br />

uguali e tutti devono avere le stesse opportunità, deve sentire <strong>che</strong><br />

la comunità e l’amministrazione sono particolarmente attente a far<br />

in modo <strong>che</strong> gli alunni abbiano quanto occorre (trasporti, attrez-<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

zature, ambienti accoglienti…) e sentano di essere importanti non<br />

solo per i genitori e gli insegnanti, ma an<strong>che</strong> per tutta la comunità.<br />

Un problema vero di Fonzaso è ora la coesistenza, a un paio di km<br />

di distanza, di due scuole elementari: quanto potrà durare questa<br />

situazione? Prevedibilmente poco e quando le autorità scolasti<strong>che</strong><br />

decideranno credo <strong>che</strong> poco si potrà fare per salvare i due<br />

plessi. E allora ci si deve preparare a chiedere dei precisi risarcimenti<br />

per l’indubbio impoverimento: fondi per i trasporti, per<br />

l’adeguamento dell’edificio <strong>che</strong> dovrà accogliere tutti gli alunni<br />

e, perché no, l’istituzione del Nido per la prima infanzia. Un nido<br />

però per il solo Fonzaso non regge, per mancanza di “materia prima”.<br />

Fin d’ora quindi si dovrebbe iniziare un colloquio con i comuni<br />

contermini (Arsié, Seren, <strong>La</strong>mon, Sovramonte) per far nascere<br />

una struttura comprensoriale (magari nell’edificio di Arten, <strong>che</strong><br />

è certamente baricentrico): molte mamme <strong>che</strong> lavorano passano<br />

ogni giorno per Fonzaso. Poter lasciare il bimbo al Nido e riprenderlo<br />

la sera al ritorno a casa sarebbe per molte un aiuto vero.<br />

<strong>Il</strong> volontariato. E’ una vera ric<strong>che</strong>zza: avere giovani e meno giovani<br />

sempre pronti a dedicare il loro tempo agli altri è una delle più<br />

belle caratteristi<strong>che</strong> dei nostri centri. Avere avuto dalla Regione,<br />

in comodato, l’edificio ex-Inapli è stato molto positivo: gran parte<br />

delle associazioni hanno così una sede, primo passo per la continuità<br />

delle varie attività. An<strong>che</strong> qui occorre <strong>che</strong> l’amministrazione<br />

sia sensibile e non si accontenti di presentare ogni anno il conto<br />

dei servizi (acqua, rifiuti, energia elettrica…): molto spesso le<br />

associazioni fanno opera di supplenza, sgravando il comune da<br />

oneri an<strong>che</strong> gravosi: perché non riconoscerlo?<br />

<strong>La</strong> cultura: parlare di cultura a Fonzaso sembra fuori luogo: cosa<br />

possiamo fare? Teatro, cinema, incontri con personalità della cultura<br />

“alta”, sono fuori portata e da noi possono arrivare solo echi<br />

lontani. Ma se per cultura intendiamo tutto ciò <strong>che</strong> non è materiale<br />

e ci permea e ci circonda (storia, linguaggio, tradizioni, rapporti<br />

con le montagne, il fiume, la campagna, il territorio) allora an<strong>che</strong><br />

noi possiamo fare qualcosa per la cultura, come già si fa in parte<br />

per iniziativa di pochi: salvaguardia dei ricordi del passato, sia nelle<br />

caratteristi<strong>che</strong> degli edifici <strong>che</strong> nei pochi documenti <strong>che</strong> spesso<br />

scompaiono (foto, dipinti murali, attrezzature degli antichi mestieri,<br />

ecc.), completamento del museo della scuola, ben avviato qual<strong>che</strong><br />

anno fa ed ora “in sonno”, tenendo presente <strong>che</strong> la risorsa più<br />

importante è la passione e la competenza dell’ideatore; sostegno<br />

morale più <strong>che</strong> finanziario con tutte le iniziative <strong>che</strong> partono dal<br />

territorio, dai fonzasini, giovani o meno, <strong>che</strong> amano il loro paese e<br />

lo vogliono vivo.<br />

Un esempio di amore per Fonzaso è stato dato dal dr. Angelo<br />

(Nino) Vigna. Pur lontano da Fonzaso per ragioni di lavoro, ha<br />

continuato per tutta la vita a raccogliere dati storici, voci dialettali,<br />

a comporre poesie in patuà e ci ha lasciato una grande eredità (<br />

<strong>che</strong> “I Fondasìn” hanno poi pubblicato).<br />

Tutto questo aiuta il formarsi ed il crescere della comunità dei<br />

Fonzasini, della quale ci si fa parte attiva e questo può essere uno<br />

stimolo per i giovani a restare, a continuare a far vivere il loro paese:<br />

senza la permanenza delle famiglie giovani il destino di Fonzaso<br />

sarà quello di un progressivo spopolamento e degrado”.<br />

Francesco Susin<br />

9<br />

<strong>Il</strong> <strong>Comune</strong> <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong>Foto di


<strong>Il</strong> <strong>Comune</strong> <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong><br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

10<br />

<strong>La</strong> vita è bella<br />

di Amedeo Colao, sindaco di Fonzaso dal 1980 al 1985<br />

“Chiedere ad un ex Sindaco, come vorrebbe fosse il suo comune dopo trent’anni è, a mio avviso, solamente pura utopia o meglio una<br />

piccola pazzia.<br />

Credo <strong>che</strong> come tutti i miei colleghi passati e presenti si sia voluto fare e dare per Fonzaso il meglio di noi stessi.<br />

Pensavo e penso tuttora <strong>che</strong> essere a capo di un’Amministrazione sia come costruire una grande casa, si parte dalle fondamenta e via via si<br />

arriva fino all’ultimo tassello decorativo (pur con tutti i continui miglioramenti <strong>che</strong> necessitano).<br />

Ebbene, durante il mio mandato da Sindaco 1980/85 Fonzaso ( la casa…) era appena sopra le fondamenta. Molte zone non avevano ancora<br />

l’illuminazione, quella in centro paese era vetusta, non c’era fognatura in ampi tratti del territorio comunale, stessa cosa dicasi per l’acquedotto,<br />

non c’erano depuratori, le scuole erano da rinnovare, per non parlare di impianti sportivi . Tutte opere di primaria importanza per una<br />

comunità, e quindi il mio operato nel quinquennio si concentrò su tutto questo riuscendo a colmare molte di queste lacune.<br />

Certo <strong>che</strong> Fonzaso me lo immaginavo spesso come un bel paese tranquillo e a misura d’uomo, con i principali servizi pubblici funzionanti, con<br />

ampi spazi verdi, un grande parco attrezzato al centro del paese ( vedi Brolo de Boni <strong>che</strong> dopo più di trent’anni non si è ancora potuto realizzare<br />

e non certo per colpa degli amministratori <strong>che</strong> mi hanno seguito ma per mancanza di fondi), con il centro del paese commercialmente<br />

attivo e con una zona industriale altrettanto viva e capace di far si <strong>che</strong> moltissimi fonzasini non dovessero più andarsene in cerca di lavoro.<br />

Verso la fine del mandato diedi poi l’incarico per la stesura del Piano regolatore, piano <strong>che</strong> nel mio modo di vedere avrebbe dovuto adattarsi<br />

maggiormente alle esigenze dei cittadini e con le varie zone (artigianali, commerciali, agricole…) da collocare dopo una migliore disamina<br />

della situazione territoriale al fine di favorire e sviluppare il centro del paese.<br />

In questi ultimi decenni le nuove tecnologie, la globalizzazione, hanno stravolto il mondo a tal punto e così velocemente <strong>che</strong> mi riesce difficile<br />

ipotizzare il mio comune tra vent’anni, per le amministrazioni locali le previsioni sono tutt’altro <strong>che</strong> rosee, i colleghi amministratori si trovano<br />

e si troveranno sempre più in difficoltà nell’assolvere al loro mandato data l’esiguità delle risorse finanziarie a loro disposizione ma ciò nonostante<br />

ho sempre per loro grande stima ed ammirazione a prescindere dal loro orientamento politico.<br />

Concludendo mi viene da affermare, an<strong>che</strong> con un po’ di ironia, <strong>che</strong> oggi a sessantotto anni, guardando indietro ai 15 anni passati in amministrazione<br />

comunale (da assessore prima, da Sindaco poi e come consigliere gli ultimi 5 anni) sono stati tra i migliori della mia vita an<strong>che</strong> se allora<br />

non avevamo cellulari, internet o quant’altro.<br />

Cordiali saluti e buone feste a tutta la cittadinanza!”.<br />

MINIMARKET<br />

di Rech Rossella<br />

Alimentari... e non solo!<br />

Seren del Grappa (BL) - Via Giardino, 23 - Tel. 0439.44<strong>09</strong>0<br />

Foto di Francesco Susin


<strong>Il</strong> Consiglio Comunale del 30 novembre 2010<br />

a cura della redazione<br />

1) Approvazione verbali n.18-20-21 della seduta precedente<br />

del 03.08.2010.<br />

Gianangelo Corso, come rappresentante della Commissione riunitasi<br />

per valutare gli emendamenti proposti da Ferrari, legge<br />

le proposte: viene approvato l’emendamento al verbale n.18. Si<br />

prosegue con la lettura degli emendamenti verbale n. 20 approvati<br />

in Commissione. Fantinel chiede di rinviare la discussione<br />

degli emendamenti leggendo le delibere per intero con le relative<br />

modifi<strong>che</strong>, per poterle comprendere. <strong>Il</strong> consiglio all’unanimità<br />

rimanda la discussione. <strong>Il</strong> Consigliere Toigo dichiara <strong>che</strong> sia<br />

necessario <strong>che</strong> i capigruppo stabiliscano in modo definitivo un<br />

metodo condiviso per le delibere.<br />

2) Approvazione verbali della seduta precedente del<br />

28.<strong>09</strong>.2010.<br />

Vengono portate in discussione le deliberazioni dei verbali del<br />

Consiglio precedente: si approva con 12 favorevoli e 3 astenuti<br />

(Maccagnan, Fantinel, Todesco).<br />

3) Ratifica delle delibere giuntali n. 54 del 19.10.2010 avente<br />

per oggetto 3° variazione al bilancio 2010 e n. 59 del 02.11.2010<br />

avente per oggetto: 4° variazione al bilancio 2010.<br />

Introduce il vicesindaco Corso <strong>che</strong> informa riguardo il Servizio<br />

Tesoreria: dal 01.01.2011 per due anni il servizio di tesoreria<br />

sarà gestito da Unicredit. Interventi dei consiglieri Ferrari e De<br />

Marchi. <strong>Il</strong> consiglio approva all’unanimità.<br />

4) Concessione in comodato all’Associazione Para e Delta Club<br />

Feltre gestione area decollo Monte Avena.<br />

<strong>Il</strong> Sindaco presenta i contenuti dell’accordo. De Marchi propone<br />

<strong>che</strong> la delimitazione dell’area sia a carico del comodatario e non<br />

del Comodante (<strong>Comune</strong>) come scritto. <strong>Il</strong> Vicesindaco afferma<br />

<strong>che</strong> l’area è già delimitata; riporta an<strong>che</strong> la necessità di definire<br />

un accordo affinché non vi siano problemati<strong>che</strong> con la pratica di<br />

aeromodellismo al Campon. Approvata con 14 favorevoli ed 1<br />

astenuto (De Marchi).<br />

5) Assestamento di bilancio 2010.<br />

<strong>Il</strong> vicesindaco ringrazia gli uffici comunali per il buon lavoro.<br />

Con l’assestamento di bilancio sono state inserite tre opere:<br />

l’eliminazione barriere arcitettoni<strong>che</strong> presso la scuola di Fonzaso<br />

(9.000 euro); la pavimentazione della palestra della scuola<br />

(15.000 euro), l’acquisto di uno scavafossi (14.500 euro). Con<br />

parte dell’avanzo di amministrazione (7.600 euro) si è deciso di<br />

pagare il trasporto scolastico 2010-2011. Ferrari chiede come<br />

ci si dovrà porre verso quelle famiglie <strong>che</strong> avevano rinunciato al<br />

trasporto scolastico causa il previsto aumento dei costi: Corso risponde<br />

<strong>che</strong> non vi sono problemi, an<strong>che</strong> per chi avesse rinunciato<br />

al servizio di trasporto; <strong>che</strong> tutti possono utilizzare il servizio.<br />

Fantinel chiede informazioni riguardo ai 15.000 euro trasferiti<br />

da Feltre: viene spiegato <strong>che</strong> Feltre, come <strong>Comune</strong> di confine<br />

Fonzaso - Piazza 1° Novembre<br />

Fianco Edicola - Tel. 0439.5213<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

ha avuto accesso allo specifico finanziamento e ne ha distribuito<br />

una parte solo a Fonzaso e Quero. <strong>Il</strong> Consigliere Vieceli chiede<br />

quando inizieranno i lavori della palestra: il vicesindaco Corso risponde<br />

<strong>che</strong> sono in programma con la fine dell’anno scolastico.<br />

Approvata con 14 favorevoli e 1 astenuto (De Marchi).<br />

6) Proroga della società Autostrade S.p.a.<br />

Introduce il Sindaco: spiega <strong>che</strong> il giorno prima, alla riunione<br />

del Bim, il presidente Piccoli ha parlato di questa delibera dando<br />

parere favorevole; <strong>che</strong> lo sono an<strong>che</strong> i presidenti delle tre<br />

province coinvolte (Belluno, Treviso e Venezia). Ferrari afferma<br />

impossibile votare un testo generico, prorogando per 40 anni<br />

la società, senza numeri e motivazioni oggettive a favore del<br />

progetto; spiega <strong>che</strong> Austria e Alto Adige siano contrari; inoltre<br />

<strong>che</strong> gli studi condotti finora dimostrano come il progetto sia<br />

fallimentare dal punto di vista economico, con pedaggi previsti<br />

elevatissimi. De Marchi conferma. An<strong>che</strong> Fantinel si dice fermamente<br />

contrario. <strong>Il</strong> Sindaco racconta della riunione presso l’UAPI<br />

con i dirigenti e il presidente della Provincia, dove si è parlato a<br />

favore del progetto. Ferrari chiede di rinviare il punto e discuterlo<br />

con dati oggettivi. Corso dice <strong>che</strong> i dati ci sono e <strong>che</strong> ci vuole<br />

rispetto per i consiglieri <strong>che</strong> anni fa presero questa scelta. <strong>Il</strong> Consiglio<br />

approva con 10 favorevoli, 4contrari (De Marchi, Ferrari,<br />

Fantinel, Dal Pan) 1 astenuto (Maccagnan).<br />

7) Semplificazione delle procedure amministrative relative agli<br />

estendimenti e agli allacciamenti delle reti gas idri<strong>che</strong> fognarie.<br />

Dopo gli interventi del Sindaco, di Fantinel, Dal Pan, Corso e De<br />

Marchi vengono proposte da Dal Pan delle modifi<strong>che</strong> al testo:<br />

al fine di conservare memoria storica degli interventi eseguiti<br />

sul territorio; <strong>che</strong> sia garantita la tempestività degli interventi<br />

da parte del Bim; <strong>che</strong> sia verificata l’attività svolta; proposta dal<br />

Vicesindaco la durata annuale dell’accordo. Approvato all’unanimità.<br />

8) Assimilazione ai rifiuti urbani dei rifiuti speciali non pericolosi<br />

provenienti da attività economi<strong>che</strong>. Aggiornamento e modifi<strong>che</strong>.<br />

<strong>Il</strong> Consigliere Toigo spiega i contenuti del testo: col nuovo anno,<br />

in base alla tipologia, alla quantità di rifiuti e alla tipologia di attività<br />

economica, le attività stesse potranno conferire tramite convenzione<br />

specifica presso l’ecocentro. Approvato all’unanimità.<br />

9) Surroga membro Commissione Consiliare Permanente: Finanziaria<br />

ed Istituzionale.<br />

Causa impossibilità del consigliere Corso Mariangela a proseguire<br />

l’attività nelle Commissioni, viene sostituita con il consigliere<br />

Todesco Silvana.<br />

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11<br />

<strong>Il</strong> Consiglio Comunale di Fonzaso


<strong>La</strong> parola ai cittadini<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

12<br />

I luoghi comuni<br />

di Matteo De Rocco<br />

Se penso ai luoghi di aggregazione <strong>che</strong> mi hanno accompagnato fin da bambino, i ricordi più lontani vanno alla scuola, alla chiesa, al<br />

catechismo. Da piccolino incontravo i miei amici davanti al “fontanon”, poi iniziai a frequentare la piazza, i bar del paese, quelli di Feltre,<br />

alcuni locali dell’alta trevigiana e perfino gli ostelli d’Australia. Attualmente i luoghi “comuni” dove mi si può trovare sono: su facebook,<br />

alla macchinetta del caffè e presso la redazione della <strong>Theka</strong>. Sono all’apice del mio successo, no?<br />

Peccato però <strong>che</strong> in ognuno di questi luoghi comuni mi scontri con quegli “altri” luoghi comuni, quelli senza i quali non riesco a completare<br />

una semplice conversazione fra compaesani. “Sì, parchée, ai trentini la ghe va ben fin <strong>che</strong> i paga coi nostri”, “E i èstracomunitari? Che<br />

i vien a far dàni e basta?”, “E a ònde éle finìe le mède stajòn?”.<br />

Mi piacerebbe poter dire <strong>che</strong> queste parole sono di qual<strong>che</strong> vecchio nostalgico di Emanuele II, ma sono ragazzi più giovani di me a dirle<br />

e a crederci. Ma, d’altra parte, tale padre tale figlio, oppure, la mela non casca troppo lontana dall’albero, si dice così vero?<br />

Che poi, diciamolo, i luoghi comuni non sono mica tutti disfattisti. È infatti luogo comune dire <strong>che</strong> più in basso di così non si può andare,<br />

<strong>che</strong> l’anno <strong>che</strong> verrà dovrà portare una ripresa, <strong>che</strong> la crisi se la sono inventata quelli della televisione. E, ancora, <strong>che</strong> a quelli in cassa<br />

integrazione va fin troppo bene: pagati per non far niente, e magari con un lavoretto in nero. Lo si dà per assodato, ma si sa <strong>che</strong> non è<br />

sempre così.<br />

Eppure basterebbe un minimo di buonsenso, buongusto e intelligenza per portare tutti noi ad elaborare delle frasi senza stereotipi né<br />

luoghi comuni, per riuscire ad articolare un discorso non dico illuminante, ma perlomeno non banale. D’altra parte però ci vantiamo di essere<br />

uno dei popoli più alcolizzati d’Europa, e quindi non possiamo andare molto più in là del dire <strong>che</strong> la Chiesa è piena di soldi, <strong>che</strong> certe<br />

cose succedono solo in Italia, <strong>che</strong> i politici pensano solo a tenersi la poltrona sotto il culo, e <strong>che</strong> le Dolomiti sono le montagne più belle del<br />

mondo. Poi succede <strong>che</strong> un prete muoia in Guatemala, <strong>che</strong> un politico americano sia indagato per corruzione, <strong>che</strong> davanti ai propri occhi<br />

appaiano le Snowy Mountains, e allora per un istante mettiamo in discussione an<strong>che</strong> tutti i dogmi, perché ci sentiamo alienati dalla società.<br />

Se posso dire la mia, sono proprio quei momenti <strong>che</strong> mi fanno apprezzare tutte le sfaccettature della società in cui vivo, <strong>che</strong> sarà an<strong>che</strong><br />

fatta di banalità e luoghi comuni, ma sa stupirmi con la sua varietà e le sue evoluzioni. Evviva i colori dell’autunno e le rondini in primavera,<br />

e al diavolo chi ha tempo solo per le chiacchiere!<br />

<strong>Il</strong> piano possibile<br />

di Edi Zatta<br />

Gli ultimi dati elaborati nel 20<strong>09</strong> sul consumo di suolo fanno emergere<br />

una situazione a dir poco allarmante. <strong>Il</strong> primato spetta alla Lombardia,<br />

<strong>che</strong> nel periodo 1999-2006 ha perso 26.000 ettari di superficie<br />

agricola, dei quali oltre 22.000 sono diventati urbanizzati, quindi perduti<br />

in maniera irreversibile. <strong>Il</strong> risultato consolidato parla del 14% di<br />

superficie urbanizzata sul totale dell’intera superficie regionale ma,<br />

se ci riferiamo ai soli territori lombardi di pianura si tratta di quasi un<br />

quarto dei suoi territori a vocazione agricola.<br />

In questo contesto si inserisce di recente il caso di un <strong>Comune</strong> e del<br />

suo Sindaco, Domenico Finiguerra, <strong>che</strong>, per primo, ha deciso di non<br />

cedere alla scorciatoia degli oneri di urbanizzazione, rifiutandosi di<br />

percorrere la facile via della svendita del territorio.<br />

Si tratta di Cassinetta di Lugagnano, un comune di 1.800 abitanti sul<br />

Naviglio Grande, a sud-ovest di Milano, territorio in cui le pressioni<br />

edilizie sono state accentuate a causa della migrazione dei milanesi<br />

verso i comuni contermini.<br />

Con la precisa volontà di invertire la rotta e tutelare il proprio territorio,<br />

nel 2002 Finiguerra si è presentato alle elezioni <strong>che</strong> ha vinto con il<br />

50% dei voti. <strong>La</strong> nuova Amministrazione ha subito avviato un processo<br />

di partecipazione con i cittadini, condividendo le proprie intenzioni<br />

ed integrando nelle proprie politi<strong>che</strong> idee e visioni specifi<strong>che</strong> della<br />

popolazione stessa; di fronte alla scelta proposta dall’Amministrazione,<br />

i cittadini di Cassinetta hanno deciso di non alterare il patrimonio<br />

ambientale del <strong>Comune</strong> con nuove aggressioni edilizie, accettando<br />

contestualmente un moderato aumento delle imposte comunali.<br />

Le idee così condivise sono state realizzate con l’approvazione nel<br />

2007 di un Piano Regolatore <strong>che</strong> puntasse all’azzeramento del consumo<br />

di suolo, ossia <strong>che</strong> non prevedesse nuove aree di espansione<br />

urbanistica e <strong>che</strong> investisse tutto sul recupero del patrimonio immo-<br />

biliare già esistente e sulla valorizzazione del paesaggio.<br />

<strong>Il</strong> piano ha preso le mosse da un’approfondita analisi demografica <strong>che</strong><br />

portasse così alla determinazione dell’effettivo fabbisogno abitativo:<br />

quanti gli abitanti realisticamente previsti per i successivi 10 anni?<br />

Quanti i nuovi alloggi effettivamente necessari? A questa domanda<br />

abitativa il piano ha risposto attraverso una molteplicità di soluzioni:<br />

il recupero puntuale di edifici degradati, il completamento di alcune<br />

previsioni vigenti (piani di lottizzazione e di recupero), la riconversione<br />

di aree produttive dismesse, la saturazione di aree già edificate.<br />

Di fatto non viene bloccata l’edilizia, viene densificata la città esistente<br />

evitando lo spreco di nuovo suolo.<br />

Contestualmente, per sopperire alla mancanza degli introiti derivanti<br />

dagli oneri di urbanizzazione, l’Amministrazione ha operato attraverso<br />

la riduzione delle spese superflue, il risparmio energetico negli<br />

edifici pubblici e l’avvio di una raccolta differenziata spinta per garantire<br />

ai cittadini una bolletta meno pesante. E un passo è stato fatto<br />

an<strong>che</strong> verso la “finanza creativa”, come per i matrimoni organizzati e<br />

gestiti dal <strong>Comune</strong> nelle ville di proprietà pubblica lungo il Naviglio.<br />

<strong>La</strong> vicenda di Cassinetta dà così concretezza all’idea <strong>che</strong> i Comuni<br />

possano realmente mettere in moto cambiamenti sostanziali nel governo<br />

del territorio. Le potenzialità ci sono, quello <strong>che</strong> manca, spesso,<br />

è la volontà e il coraggio politico di agire. <strong>Il</strong> percorso è sicuramente<br />

difficile e l’esempio di Cassinetta non può essere semplicisticamente<br />

replicabile o banalmente generalizzabile ad ogni realtà. Qualcosa<br />

però sta oggettivamente cambiando: una campagna “Stop al consumo<br />

di territorio” sta diffondendo sempre più forte la propria voce a<br />

livello nazionale mentre nuovi comuni adottano piani a crescita zero,<br />

come Camigliano in provincia di Caserta e Solza in provincia di Bergamo,<br />

al Sud come al Nord.


Fonzaso: come ti <strong>vorrei</strong><br />

di Fermino Lira<br />

Per dare una svolta sotto l’aspetto turistico, propongo uno<br />

studio finalizzato alla realizzazione di un insieme di opere<br />

turisti<strong>che</strong>.<br />

Tantissime cose a Fonzaso si possono realizzare purché siano<br />

pensate in ambito Feltrino e non in ambito Fonzasino.<br />

Mi spiego. Nel settore del turismo il nostro territorio (i 13<br />

Comuni del Feltrino) non può pensare di continuare a presentarsi<br />

disunito come fatto finora. Questo perché il nostro<br />

territorio nel suo insieme è vasto, poco abitato e con una<br />

capacità ricettiva limitata. Avere un biglietto da visita unico<br />

è dunque una necessità. Inoltre non si può certo pensare di<br />

fare una grande opera turistica per ogni <strong>Comune</strong> come per<br />

gli impianti sportivi.<br />

Concertare è la parola d’ordine; presentare un progetto a<br />

grande respiro <strong>che</strong> abbracci un certo numero di Comuni<br />

dove individuare servizi turistici collegati ad una rete di strade<br />

servite da autobus (attrezzati per trasportare biciclette)<br />

con fermate a richiesta poste a fianco delle ciclabili, percorsi<br />

pedonali, ippovie, sentieri montani panoramici, agriturismi,<br />

bed and breakfast, affitta camere, rifugi, alberghi, architettura<br />

locale.<br />

Insomma una rete di natura e servizi applicata ad un territorio<br />

con una sua precisa connotazione ed identità, con i singoli<br />

elementi tutti interfacciati.<br />

In questa ottica, una volta individuati tutti gli elementi del<br />

nostro puzzle, si potrà pensare a dove collocare le strutture<br />

di nuova eventuale realizzazione.<br />

Queste nuove strutture andranno collocate in zone di valenza,<br />

poste preferibilmente vicino ai confini di più Comuni<br />

per limitare al massimo la percorrenza per raggiungere i siti.<br />

Riassumendo:<br />

- si individua la zona omogenea di Comuni sui quali intervenire;<br />

- si individua un soggetto gestore del progetto;<br />

- tale soggetto si accorda con le Amministrazioni sulle modalità<br />

operative, agendo da coordinatore;<br />

- le amministrazioni si accordano con tutti gli operatori turistici<br />

della zona omogenea;<br />

- si individuano tutti gli elementi di valenza turistica.<br />

- si collegano gli elementi fra di loro (depliant e sito internet<br />

unico, uffici informazione ecc);<br />

- si individuano e si localizzano le strutture turisti<strong>che</strong> da realizzare<br />

ex novo (per es. zone sosta camper, campeggi, bic<br />

gril ecc.).<br />

- si stabiliscono le modalità di partecipazione alla spesa, di<br />

ciascun <strong>Comune</strong>, per la realizzazione delle nuove strutture<br />

<strong>che</strong>, essendo di valenza sovra comunale dovranno essere re-<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

alizzate con fondi provenienti da più di una amministrazione<br />

an<strong>che</strong> se realizzate fuori dal proprio territorio. Quest’ultima<br />

sarà la mossa vincente per superare il campanilismo e per<br />

realizzare opere <strong>che</strong> diversamente avrebbero un costo proibitivo<br />

per i singoli Comuni.<br />

In quest’ottica nel nostro territorio Fonzasino si individuano<br />

alcuni siti turistici esistenti da valorizzare ed opere turisti<strong>che</strong><br />

da realizzare ex novo.<br />

Tracciato del percorso turistico a piedi e a cavallo: Arten<br />

località Mulini alto; vecchia strada “romana” nei pressi loc.<br />

S.Nicolò di Arten; innesto in via Madonna Prima all’altezza<br />

del capitello vicino al quale c’è un cippo della centuriazione<br />

romana, località fontanelle dove c’è un complesso antico;<br />

capitello di Madonna Prima; direttrice verso S. Micel; via<br />

crucis lungo la strada in costa (via Calzen); proseguendo per<br />

Galina; collegamento con percorsi in <strong>Comune</strong> di Sovramonte<br />

e Pedavena; cima Loreto; malga montagnola; Campon;<br />

Camper; Casera dei boschi; Croce d’Aune; Rifugio Dal Piaz;<br />

Malga delle Vette; collegamento alle alte vie.<br />

Tipologia di intervento: Realizzazione/recupero di sentieri e<br />

ippovie lungo tutto il tracciato; su tutta la zona pedemontana<br />

da Arten a Fonzaso: recupero del terreno da vite quale<br />

elemento valorizzante del territorio (disboscamento, recupero<br />

“murade” e terrazzamenti tipici dei luoghi); valorizzazione<br />

del complesso edilizio di Fontanelle e del maniero di<br />

S.Micel con individuazione di stazione di soste per l’ippovia,<br />

bed and brekfast ed agriturismo; recupero via crucis<br />

lungo la strada in costa (parte terminale di via Calzen) da<br />

collegare alla strada di “Gallina”.<br />

Opere turisti<strong>che</strong> da realizzare ex novo: area da individuare<br />

fra la rotatoria del ponte di Frassenè–Fenadora, o aree<br />

degradate da individuare, con le seguenti caratteristi<strong>che</strong>: piscina;<br />

area da pic-nic; piazzola sosta camper; pista ciclabile;<br />

punto di ristoro, ufficio informazioni, con indicazioni culturali,<br />

stori<strong>che</strong>, sportive ecc.; strade di collegamento all’area<br />

con sottopassi ciclabili con il recupero di strade di campagna<br />

<strong>che</strong> potrebbero servire dove è maggiore l’esigenza di risolvere<br />

le problemati<strong>che</strong> legate all’uso dell’automobile per<br />

brevi spostamenti casa-lavoro, casa scuola, casa-tempo libero;<br />

punto di atterraggio parapendio; pesca sportiva; anello<br />

ciclistico per bambini.<br />

Mi rendo conto <strong>che</strong> un progetto così ambizioso non è facile<br />

né rapido da attuare ma non vi è dubbio <strong>che</strong>, essendo sempre<br />

più il turismo un fattore di crescita economica e sociale,<br />

prima si comincia e prima si concretizzerà qualcosa di veramente<br />

nuovo ed utile per il nostro territorio.<br />

13<br />

<strong>La</strong> parola ai cittadini


<strong>La</strong> parola ai cittadini<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

14<br />

<strong>Il</strong> supereroe <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong><br />

di Elia Bof, 10 anni.<br />

Tutti pensano <strong>che</strong> per essere supereroi bisogna avere i super poteri, ma io la penso diversamente, anzi l’incontrario. Pensate ai vostri<br />

genitori: mamma, papà, nonni <strong>che</strong> ogni giorno ci vengono a prendere e ci portano a fare sport, per questo an<strong>che</strong> loro sono dei supereroi.<br />

Ad esempio i miei nonni Emma, Giuseppe, Delfina e Livio ci tengono quando non c’è la mamma;i nonni maschi tagliano la legna per fare<br />

il fuoco per riscaldarci e non prendere l’influenza. Le nonne coltivano l’orto per fare da mangiare e poi ci preparano la cena e la merenda.<br />

<strong>La</strong> mamma e il papà: ci mantengono andando a lavorare per noi e comprando quello <strong>che</strong> ci serve (vestiti, mangiare, giochi e libri). <strong>La</strong><br />

mamma Marj ci fa da mangiare quando è a casa, fa il mio bucato e quello di mia sorella e di mio papà; il papà Mi<strong>che</strong>le coltiva il giardino e<br />

gioca con noi.<br />

<strong>La</strong> zia ci porta in giro (in montagna a funghi e ai concerti). Lo zio e la zia ci fanno i regali, perfino mi hanno adottato una mucca. Mia sorella<br />

mi fa i dispetti ma gioca con me e mi vuole bene, infine i miei amici <strong>che</strong> giocano con me e mi aiutano quando ho bisogno.<br />

Sono questi i miei supereroi.<br />

<strong>La</strong> morosa dei miei sogni<br />

di Francesco Cassol, 11 anni<br />

<strong>La</strong> morosa <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong> non è di certo una cosa semplice.<br />

Dovrebbe essere seria, affascinante ed una <strong>che</strong> mantenga la calma: non è proprio una cosa semplice!<br />

An<strong>che</strong> se chiedo un po’ troppo, non sono come molti <strong>che</strong> vorrebbero le morose solo per i soldi o come Berlusconi per fare il bunga bunga.<br />

<strong>La</strong> cosa più importante, per me, è <strong>che</strong> deve essere bella dentro (magari an<strong>che</strong> fuori eh!).<br />

Bella dentro per me significa saper amare gli altri, essere gentile con tutti ed arrabbiarsi SOLO quando serve. Per me serve arrabbiarsi<br />

quando non c’è rispetto, quando non c’è impegno e soprattutto quando si nascondono i propri sentimenti per gli altri e per te stessi.<br />

Quando mi è stato chiesto di scrivere questo articolo per la <strong>Theka</strong> mi sono sentito un po’ imbarazzato perché non sapevo cosa avrebbero<br />

pensato i lettori. Ma dopo, vedendo <strong>che</strong> le parole mi uscivano dal cuore, ho cambiato idea ed ho continuato a scrivere.<br />

Poco tempo fa ho avuto un “piccolo“ amore tra ragazzi; lei era una ragazza <strong>che</strong> spendeva soldi per il telefono per parlare con me, an<strong>che</strong><br />

se a scuola non mi voleva parlare. Ad un certo punto mi sono stufato di quei messaggi continui e l’ho “lasciata”. <strong>La</strong> conclusione a cui voglio<br />

arrivare è <strong>che</strong> questi sono piccoli amori per farsi vedere dagli altri e sentirsi grandi.<br />

<strong>La</strong> morosa <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong>, dopo lungo parlare, in fin fine, basta <strong>che</strong> abbia un VERO cuore, <strong>che</strong> sappia donare agli altri ed an<strong>che</strong> a me.<br />

<strong>La</strong> politica <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong><br />

di Alessandro Bond, 12 anni<br />

Cosa posso dire… A me basterebbe <strong>che</strong> chi governa sia una persona seria, affidabile su cui puoi contare; <strong>che</strong> trovi posti di lavoro e renda il<br />

mio comune un comune bello e <strong>che</strong> faccia da modello ad altri comuni e <strong>che</strong> faccia qual<strong>che</strong> centro per i giovani dove possano stare insieme<br />

e fare tante attività. E in consiglio comunale maggioranza e opposizione collaborino insieme per raggiungere scopi per il bene dei cittadini<br />

e <strong>che</strong> non litighino solo per trovare difetti e per infangare il nome dell’altro e <strong>che</strong> i consiglieri comunali stessero tra la gente per trovare i<br />

problemi e poi portarli in consiglio comunale e risolverli.<br />

<strong>Il</strong> moroso <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong><br />

di <strong>La</strong>ura Paleari, 12 anni<br />

Mi piacerebbe un ragazzo <strong>che</strong> mi accettasse come sono. Intelligente quanto basta, di statura media, vivace, carino e <strong>che</strong> mi faccia ridere. Gli<br />

occhi preferibilmente chiari e i capelli castani. Vestito alla moda ma non troppo, e magari an<strong>che</strong> ricco...<br />

Mi piacerebbe incontrarlo in pizzeria tramite le mie ami<strong>che</strong>. I suoi genitori simpatici e socievoli e la suocera non troppo pettegola. Che sia<br />

capace di consolarmi e <strong>che</strong> ci sia nel momento del bisogno.


<strong>La</strong> semplicità a Natale<br />

di Chiara Cassol, 6 anni<br />

Che bel restar nelle frazioni<br />

di Nicolas Oppio<br />

Vivere nella tranquillità pur restando collegati ai servizi. Avere una<br />

piazza o un bar come punto di incontro pur potendosi permettere<br />

di “girar in mudande <strong>che</strong> nesuni (o quasi) te vet”. Questo, insieme<br />

ad un’adeguata illuminazione è la frazione <strong>che</strong> vorrebbero tutti quei<br />

cittadini <strong>che</strong> pur essendo fonzasini, in realtà vivono nelle località limitrofe<br />

al paese.<br />

Se Arten, come frazione d<br />

i Fonzaso è la più fortunata e ben servita, esistono molte realtà più<br />

piccole come Agana, Frassenè e Giaroni, e località come Case Balzan,<br />

Pederoncon e Calderal.<br />

“Vivere in una frazione significa tranquillità, per i bambini <strong>che</strong> giocano<br />

in strada e per i genitori <strong>che</strong> non hanno preoccupazioni se il figlio<br />

è fuori” queste sono le parole di <strong>La</strong>ra Marcon, abitante di Frassenè,<br />

“Tutti si conoscono e si salutano, Nel tempo ci sono state delle migliorie,<br />

piccole cose certo, ma pur sempre piccole conquiste: una fermata<br />

dell’autobus, una piazzetta, una rotatoria <strong>che</strong> permette di arrivare a<br />

Fonzaso senza problemi. <strong>Il</strong> ricordo più bello <strong>che</strong> ho è il gelataio <strong>che</strong><br />

passava tre volte alla settimana con il suo camion rosso ed il clacson<br />

con una dolce musi<strong>che</strong>tta, e appena noi bambini la sentivamo qualsiasi<br />

cosa stessimo facendo in un attimo tutti ci ritrovavamo in strada.<br />

Questa è una cosa <strong>che</strong> ricordo sempre con tenerezza”. Se la tranquillità<br />

è l’elemento <strong>che</strong> intercorre in tutte le interviste, tutti gli abitanti<br />

delle frazioni sentono però la necessità di un luogo di aggregazione:<br />

“A Frassenè si sente la mancanza di un Bar”, afferma Alex Minella, “<strong>Il</strong><br />

Bar racchiude un sacco di cose, una partita a carte, mangiare un gelato,<br />

una partita a flipper o ai video-game, ma quello <strong>che</strong> ho lasciato<br />

per ultimo è l’andare a bere un semplice caffè, oltre al fatto <strong>che</strong> può<br />

essere considerato un ritrovo, un punto d’incontro, un luogo dove la<br />

gente può “spettegolare”: chi non l’ha mai fatto?”, come tante altre<br />

cose. Però la frazione è stata brava: ha portato avanti una pacifica domanda,<br />

in quanto in tutta Frassenè mancava una piazza. <strong>Il</strong> <strong>Comune</strong> ha<br />

approvato la richiesta e i lavori ora sono già ultimati. Ma una Piazzetta<br />

non la si può equiparare ad un Bar, specialmente per i rigidi inverni<br />

fonzasini”.<br />

Le frazioni, per essere vissute dai cittadini necessitano di servizi, molta<br />

importanza è ricoperta dall’illuminazione e i trasporti:<br />

“Davanti a Pederoncon corre la statale”, ha detto Alessia Oppio,<br />

“Non c’è un minimo di striscia pedonale né illuminazione, tanto <strong>che</strong><br />

quand’eravamo piccoli, io e i miei fratelli non potevamo mai muoverci<br />

da soli, specialmente d’inverno quando faceva buio, per paura<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

A Natale vorei un giocatolo cane dal papà e un pianoforte dalla mamma. Tuto questo e basta. Un cuore. Eco. Chiara Cassol Adele<br />

<strong>che</strong> attraversando la strada qualcuno ci investisse. Tutt’ora, quando<br />

si va al supermercato alla Fenadora di sera, o si prende la macchina<br />

(ma ne vale la pena per mezzo km?) o ci si porta una torcia”. Aggiunge<br />

poi Alessia: “Abbiamo la fermata dell’autobus comoda, ma non è<br />

per niente sicura, soprattutto quando è buio, perché è isolata e non<br />

illuminata. A 12 anni quando ho cominciato a prendere gli autobus<br />

avevo an<strong>che</strong> un po’ paura. Ecco, quel <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong> più <strong>che</strong> altro sarebbe<br />

un po’ più di illuminazione”.<br />

“Un’opera <strong>che</strong> ha migliorato Agana”, ha detto un’abitante di Agana,<br />

“è stata la creazione di una piccola area verde dove i bambini possono<br />

giocare e divertirsi, la casetta per aspettare il pulmino e da tenere<br />

presente la nuova linea dell’autobus <strong>che</strong> rende migliore per tanti il<br />

collegamento con Feltre e dintorni. All’inizio della frazione è stata<br />

messa una piccola porzione di illuminazione pubblica e nella parte<br />

terminante è stata risistemata e posta in sicurezza la strada di collegamento<br />

con Arsiè.Tutte queste opere fino a qual<strong>che</strong> tempo fa non<br />

c’erano. Credo siano un significativo passo in avanti per aver reso migliore<br />

l’abitato di Agana. Dal mio punto di vista sembra non manchi<br />

nulla o comunque molto è già stato fatto, ci si deve poi an<strong>che</strong> sapersi<br />

accontentare”.<br />

Concludendo, ora <strong>che</strong> abbiamo capito quale è il cocktail <strong>che</strong> rende<br />

le frazioni luoghi ideali per il cittadino <strong>che</strong> non sceglie la più comoda<br />

strada dell’abbandono, ma vuole rimanere, diamo la parola a Massimo<br />

Corso, vicesindaco di Fonzaso e abitante dei Giaroni:<br />

“Vedere molte case ristrutturate, vedere <strong>che</strong> il primo ad essere attento<br />

alla propria frazione è il cittadino”, ha detto il vicesindaco Massimo<br />

Corso, “questo è il primo stimolo per invogliare l’Amministrazione<br />

Comunale ad intervenire con opere di arredo urbano. Tanto è stato<br />

fatto in questi ultimi anni, dalle casette per le fermate dell’autobus,<br />

<strong>che</strong> è arrivato an<strong>che</strong> ad Agana, all’illuminazione e gli acquedotti, ai<br />

Giaroni è stata creata una piazza dove poter par<strong>che</strong>ggiare le auto, utile<br />

an<strong>che</strong> per i cittadini <strong>che</strong> frequentano la chiesa di Santa Barbara”. Ha<br />

detto poi il vicesindaco, “Causa le ristrettezze economi<strong>che</strong> il <strong>Comune</strong><br />

non potrà intervenire nel sociale, ma sono orgoglioso di dire <strong>che</strong> il<br />

volontariato sopperisce a queste carenze, basti pensare all’Associazione<br />

Vita attiva nei trasporti delle persone anziane, o agli Alpini <strong>che</strong><br />

sono attenti nel ripristino dei sentieri”.<br />

Poi Massimo Corso fa un invito ai cittadini delle frazioni: “Siamo pronti<br />

ad ogni suggerimento e ad ogni critica, esse possono essere costruttive<br />

per portare migliorie alle nostre frazioni”.<br />

15<br />

<strong>La</strong> parola ai cittadini


<strong>La</strong> parola ai cittadini<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

16<br />

<strong>Il</strong> don Camillo di Fonzaso<br />

Intervista a don Alberto Vallotto<br />

di Chiara Melchioretto<br />

Perché si è fatto prete?<br />

“Ho sempre avuto il grande desiderio di far conoscere e amare la<br />

bellezza della vita, di far del bene agli altri. Questo mi ha fatto superare<br />

le varie difficoltà <strong>che</strong> ci sono state durante gli studi”.<br />

Cosa pensa della comunità e dei ragazzi?<br />

“<strong>La</strong> comunità ha una tradizione umana e cristiana ben radicata. Abitualmente<br />

alla domanda <strong>che</strong> tante volte si rivolge a chi non frequenta<br />

la Chiesa: “perché?” mi sento sempre rispondere: “credo nella vita<br />

onesta e in Dio.” A mio parere non frequentare dipende tante volte<br />

dal non approfondire <strong>che</strong> credere comporta porre delle azioni di<br />

vita esemplare dentro la comunità. Per quanto riguarda i giovani, l’esperienza<br />

mi ha insegnato <strong>che</strong> questi all’interno della comunità recepiscono<br />

i valori della vita. I tempi <strong>che</strong> corrono però fanno cambiare<br />

quasi sempre le amicizie dei giovani, dopo la terza media, a seconda<br />

della scelta della scuola. Dopo le superiori l’università e il lavoro li<br />

obbligano ad essere meno presenti nella comunità”.<br />

Com’è il suo rapporto con la comunità?<br />

“Quando i ragazzi pensano di formare famiglia mi viene chiesto di<br />

aiutarli a prepararsi con degli incontri di recupero dei valori umani<br />

e cristiani. In più seguo le famiglie ed il rapporto è molto buono”.<br />

Ha un libro e un film preferiti?<br />

“<strong>Il</strong> mio libro preferito, su cui fondo la mia vita e quella degli altri è il<br />

Vangelo, <strong>che</strong> è Gesù Cristo vivo e reale. Per quanto riguarda il film…<br />

mi piacciono molto i documentari naturalistici, e i film di Don Camillo”.<br />

Quali sono le sue passioni nel tempo libero?<br />

“Mi piace dedicarmi alle letture, organizzare incontri con le famiglie,<br />

con gli anziani, gli ammalati. Molto del mio tempo lo dedico an<strong>che</strong><br />

alla Casa di Riposo, dove aiuto umanamente le persone ad avere<br />

grande cuore nella loro professione”.<br />

Ha un cantante o gruppo preferito?<br />

“No. Mi piace molto la musica, soprattutto religiosa e moderna”.<br />

Quale squadra tifa?<br />

“Io sono un grande sportivo. In seminario ero insegnante di ginnastica.<br />

Certo <strong>che</strong> seguo il calcio e sono interista da sempre, nella gioia<br />

e nel dolore”.<br />

Faccia un saluto.<br />

“<strong>La</strong> mia gioia è di aver passato quasi tutta la vita da sacerdote (50<br />

anni) nella nostra comunità di Fonzaso per la quale ho cercato nonostante<br />

i limiti di dare più <strong>che</strong> ho potuto e sempre con gioia. Cuore<br />

e salute a tutti”.<br />

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<strong>Il</strong> comune <strong>che</strong> non <strong>vorrei</strong><br />

Memorie dell’occupazione austroungarica<br />

di Nicolas Oppio<br />

Vedo quella casa <strong>che</strong> era an<strong>che</strong> osteria, requisita eccetto un’unica stanza. Vedo<br />

le viti tagliate e bruciate, il fieno dato ai cavalli dei soldati alloggiati nelle stalle<br />

di legno costruite lungo la stradina sterrata <strong>che</strong> collega i Giaroni a Pederoncon.<br />

Poi sento i morsi della fame, quella fame <strong>che</strong> mia zia Giovanna ha sentito<br />

quando cercava di estrarre i fagioli e il granoturco rimasti incastrati nelle fessure<br />

dei solai di legno. Quella fame <strong>che</strong> ha attanagliato i bambini <strong>che</strong> a Rocca si tuffavano<br />

nel Cismon a raccogliere le interiora degli animali macellati dai soldati<br />

austriaci. E vedo i soldati austriaci risalire verso il Grappa da quella strada <strong>che</strong><br />

parte proprio dai Giaroni e arriva in Vessarana. Tra le pagine di “Fonzaso …ieri”<br />

di Angelo Vigna, scopro <strong>che</strong> Fonzaso ha resistito all’occupazione Austroungarica,<br />

e <strong>che</strong> an<strong>che</strong> i civili hanno contribuito alla liberazione. Leggo <strong>che</strong> il nostro<br />

paese negli anni ‘20 ha ricevuto il titolo di Città per meriti di guerra, <strong>che</strong> nel<br />

1918 è stata citata per le sue gesta in un discorso alla Camera dall’onorevole<br />

Orlando. I cittadini di Fonzaso hanno subito l’occupazione, <strong>che</strong> ha portato umiliazioni,<br />

fame, patimenti e morte. Se hanno resistito, se hanno preso le armi, lo<br />

hanno fatto perché hanno deciso <strong>che</strong> all’occupazione e ai soprusi preferivano<br />

la libertà. Che ai sac<strong>che</strong>ggi e ai morsi della fame preferivano poter decidere su<br />

come amministrare le loro risorse agricole ed economi<strong>che</strong>. Tanti di loro, durante<br />

l’occupazione, avranno pensato: “Questo è il comune <strong>che</strong> non <strong>vorrei</strong>”.<br />

PULIZIE CIVILI ED INDUSTRIALI<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

Sembra impossibile come alcuni eventi storici restino indelebili nella memoria<br />

di una comunità. <strong>La</strong> prima guerra mondiale sicuramente fa parte di<br />

questi. <strong>La</strong> Grande Guerra per Fonzaso finì alle ore 11 del 1° Novembre<br />

1918, quando i soldati italiani entrarono in Piazza Municipale, <strong>che</strong> poi in<br />

ricordo di questo evento andrà a chiamarsi Piazza 1° Novembre. <strong>La</strong> prima<br />

guerra mondiale a Fonzaso strappò 79 uomini chiamati alle armi ma ben<br />

maggiore fu il danno provocato alle persone civili: basti pensare <strong>che</strong> nel<br />

1918, detto l’anno della fame, 332 furono i decessi, causati nella quasi totalità<br />

dalla cattiva alimentazione. <strong>La</strong> memoria storica di Fonzaso ricorda la<br />

fame, ricorda la febbre spagnola <strong>che</strong> mieteva la popolazione come quel<br />

frumento <strong>che</strong> non c’era più. Ricorda i soldati austriaci <strong>che</strong> occupavano le<br />

case, <strong>che</strong> bruciavano il fieno e ammazzavano gli animali. Nella mia famiglia<br />

la memoria storica, ora tramandatami da mio padre, è giunta da mia zia<br />

Giovanna Pasqua Oppio, deceduta da parecchi anni ma viva nei miei ricordi.<br />

Lei è stata una di quelle bambine <strong>che</strong> la grande guerra la hanno subita<br />

in prima persona, e da lei sono arrivati i ricordi dei soldati austroungarici<br />

giunti in località Case Lira. Così nella mia memoria sono entrati i ricordi di<br />

mio bisnonno Olimpio, carrettiere, <strong>che</strong> preoccupato per l’arrivo dei soldati<br />

nascose i cavalli in uno stanzino poco più grande di un ripostiglio.<br />

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17<br />

<strong>La</strong> parola ai cittadini


Spazio alle Associazioni<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

18<br />

Vorrei una comunità<br />

di Elisa Dall’Agnol<br />

<strong>Il</strong> comune <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong>, non è il comune <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong>, ma è un territorio, una comunità.<br />

Da mesi si è creato una fortissima sinergia fra associazioni culturali <strong>che</strong> operano fra Fonzaso, Arsiè e Cismon del Grappa, con l’obiettivo di valorizzare<br />

il nostro territorio. Queste persone si sono incontrate con costanza, elaborato pac<strong>che</strong>tti didattici per le scuole, iniziando a lavorare con gli<br />

esercenti. Ora questo lavoro necessita di una concretizzazione più forte, <strong>che</strong> vada oltre la sinergia fra associazioni e persone, è arrivato il momento<br />

giusto per fare sintesi.<br />

È per questo <strong>che</strong> non si può più parlare di COMUNE, ma di territorio, unito da un forte e univoco elemento culturale: il confine. E da qui, il passo<br />

<strong>che</strong> le associazioni vogliono fare si chiama ecomuseo.<br />

Ma per capire cos’è un ecomuseo meglio capire cosa non è: non è un museo, non è un immobile e non è una raccolta polverosa.<br />

Cos’è allora un ecomuseo? L’ecomuseo è un museè de societè, un museo della comunità e del patrimonio territoriale, è il territorio nella sua articolazione,<br />

è patrimonio, è popolazione, ma soprattutto comunità. Scardina dunque gli elementi fisici e immobili del museo, per diventare fluido,<br />

raccogliendo sotto un’unica regia sia i siti di interesse storico-artistico-culturale <strong>che</strong> il patrimonio immateriale di un luogo. È un grande ombrello<br />

quindi, <strong>che</strong> si sviluppa su un’estensione geografica <strong>che</strong> incorpora diverse emergenze patrimoniali, legate fra di loro da un’attività materiale comune.<br />

Solitamente occupa un’area <strong>che</strong> interessa diversi comuni e dispone in genere di più siti museali veri e propri.<br />

<strong>Il</strong> collegamento fra i diversi luoghi e siti è realizzato non solo sulla base di itinerari predisposti, ma attraverso un progetto di sviluppo territoriale<br />

condiviso dalle collettività locali. <strong>La</strong> forza dell’ecomuseo è il coinvolgimento <strong>che</strong> va oltre il marketing territoriale.<br />

Si inserisce dunque una duplice dinamica: da una parte si conservano i segni, oggetti, risorse, mentre dall’altra si lavora per il recupero, al fine di<br />

renderlo abitato e vissuto, conservando e riproponendo cultura.<br />

Ritorno quindi a Fonzaso e alzo lo sguardo verso San Micel, luogo antichissimo <strong>che</strong> denota una interessante similitudine molte chiesette situate in<br />

luoghi sopraelevati e limitrofi ai luoghi di confine, tutti, o quasi dedicati a questo santo. Sembra <strong>che</strong> il cristianesimo nella sua opera di traslazione<br />

del dio pagano Odino, lo fece diventare San Mi<strong>che</strong>le, l’Arcangelo guerriero <strong>che</strong> sconfisse Lucifero.<br />

Volgo ora lo sguardo verso Cismon del Grappa e il suo castello nella roccia, il Covolo, anch’esso custode del confine, e poi le fortezze militari, dalla<br />

Tagliata della Scala al Forte Leone.<br />

Ritorna la parola confine, ancora una volta: confine antichissimo fra noi e loro, punto di rottura e punto di incontro durante l’epoca del commercio<br />

del legname, luogo di sosta e passaggio dei soldati, ora solo passaggio di auto sfreccianti verso le piste innevate di chi ha imparato a fermare i loro<br />

conducenti.<br />

È arrivato il momento di sfruttarlo questo confine, di iniziare a dialogare e di far emergere le nostre potenzialità, facciamo rete, ecomuseo, impariamo<br />

ad amare il nostro territorio, ascoltarlo e riprodurre la cultura. Solo allora diverrà il “territorio <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong>”.<br />

Una manifestazione tutti insieme<br />

di Denis Cambruzzi, presidente della Pro Loco di Fonzaso<br />

<strong>La</strong> manifestazione <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong> è una grande manifestazione <strong>che</strong> vede coinvolto nell’organizzazione un intero paese, dove tutti, cittadini e associazioni<br />

collaborino con uno scopo comune: la buona riuscita della manifestazione, una manifestazione <strong>che</strong> ognuno in cuor suo sente propria, una<br />

manifestazione fatta per il paese e con il paese.<br />

Mi vengono in mente diverse realtà, an<strong>che</strong> molto vicine a noi, <strong>che</strong> in occasione di particolari manifestazioni (vedi ad esempio il palio di Feltre,<br />

oppure i decennali ad Arten solo per citarne alcuni) vedono coinvolte intere comunità impegnate a lavorare, an<strong>che</strong> partendo parecchi mesi prima,<br />

per arrivare a gestire l’evento nel migliore dei modi e migliorandolo di volta in volta.<br />

Purtroppo però questo sogno si infrange con la dura realtà del comune di Fonzaso, dove manca quello spirito di unione, a cominciare dalle associazioni,<br />

<strong>che</strong> servirebbe a mettere in piedi una manifestazione di tale livello. Tutti troppo impegnati a guardare il proprio orticello, attenti <strong>che</strong><br />

nessuno ci “guadagni” più dell’altro, sicuri <strong>che</strong> qualcuno stia tentando di fregarli, opponendosi e boicottando le decisioni prese a maggioranza solo<br />

perché diverse dalle proprie. Se le associazioni non riescono a mettersi d’accordo tra di loro sul come e sul quando organizzare una semplice festa<br />

del volontariato di una giornata, come possiamo pretendere <strong>che</strong> nella comunità possa cominciare a sorgere quello spirito unitario per organizzare<br />

una manifestazione tutti insieme? Continueranno così ad esserci miriadi di manifestazioni medio-piccole <strong>che</strong> non riusciranno mai a decollare e<br />

finiranno per scomparire piano piano, perché arrivate ad un certo livello avranno bisogno non di una sola associazione per gestirla, ma bensì di<br />

due, di tre, di quattro o più.<br />

A dire il vero però qual<strong>che</strong> anno fa il tentativo di organizzare un manifestazione comune c’è stato ed era an<strong>che</strong> riuscito bene, poi però sono emersi<br />

i soliti dissapori e l’esperienza non è più stata riproposta: questo però lascia ben sperare sul fatto <strong>che</strong> se c’è la volontà una manifestazione tutti<br />

insieme si possa fare, basta solamente <strong>che</strong> ognuno di noi abbia il coraggio di guardare oltre la recinzione del proprio giardino.<br />

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Lesbi<strong>che</strong> e gay<br />

Una vita “fuori dal <strong>Comune</strong>?”<br />

di Giacomo Guccinelli, Responsabile Nazionale Rete Giovani Arcigay<br />

“Sei originario di una delle tante cittadine di provincia <strong>che</strong> an<strong>che</strong> nel<br />

nord Italia rendono difficile per i ragazzi gay e le ragazze lesbi<strong>che</strong> trovare<br />

contatti e amicizie…vuoi raccontarci la tua esperienza di adolescente?”<br />

Questa pressappoco è la domanda <strong>che</strong> mi fu posta a bruciapelo qual<strong>che</strong><br />

mese fa durante un’intervista.<br />

“Nei piccoli centri i gay non esistono!” Questo avrei voluto rispondere<br />

provocatoriamente al giornalista pensando appunto al mio passato di<br />

adolescente cresciuto in un paesone tra Liguria e Toscana. Certo una<br />

cittadina calma, bella, tranquilla e confortevole ma, ahimè, come tanti<br />

piccoli centri belli e confortevoli an<strong>che</strong> poco abituata e comprensibilmente<br />

restia al confronto con le differenze in generale, e, in modo<br />

particolare con le realtà gay, lesbica e trans.<br />

Ho scoperto la mia identità di ragazzo gay all’età di 21 anni: prima,<br />

quando non ero ancora all’Università, a scuola, era difficile <strong>che</strong> si sentisse<br />

parlare di gay se non in modo negativo. “Gay” o “lesbica” sono<br />

spesso insulti come altri e nemmeno i compagni, così i professori, si<br />

preoccupano troppo di capirne il significato. E’ una realtà altra, lontana,<br />

semplicemente non contemplata.<br />

“Allora ce l’hai la ragazzina?” Questo spesso ti chiedono amici e parenti<br />

in tutta tranquillità mentre tu cerchi di inventare una risposta. Spesso<br />

senti dire <strong>che</strong> “certe cose vanno fatte in privato” e non capisci come<br />

mai si debba censurare l’affettività <strong>che</strong> nel quotidiano la maggioranza<br />

delle persone manifesta liberamente: dal tenersi per mano, al parlare<br />

senza vergogna del proprio partner o della propria partner. Si punta il<br />

dito contro “l’ostentazione” quando non ci si accorge <strong>che</strong> spesso non<br />

è <strong>che</strong> una quotidianità a cui non siamo abituati. E assisti ogni giorno al<br />

“coming out” dei tuoi amici quando si lasciano scappare un apprezzamento<br />

su una bella ragazza o parlano del week end trascorso con la fidanzata<br />

e, mentre “da ragazzi” ti danno del<br />

finocchio perché non hai nulla da raccontare,<br />

tu aspetti il momento di innamorarti<br />

come tutti ma qualcosa sfugge sempre e<br />

pensi di essere solo.<br />

Questo, com’è capitato a me, ascolta spesso<br />

un adolescente in crescita, specialmente<br />

se si vive in piccoli centri, poco educati a<br />

confrontarsi con le differenze. Non sono<br />

solo i pestaggi a far male, spesso sono frasi<br />

dette in tutta tranquillità, spesso atteggiamenti<br />

<strong>che</strong> crediamo innocui, legati alla<br />

paura e all’ignoranza della parola “gay”.<br />

Tutto ciò spinge molti e molte adolescenti,<br />

a non accettarsi pienamente, a reprimere o<br />

esprimere la propria identità in modi spesso<br />

clandestini interiorizzando una percezione<br />

sbagliata di sé.<br />

“Io non mi innamorerò mai” questo è<br />

quanto mi sono ripetuto finché, a Pisa, mi<br />

sono innamorato del mio primo ragazzo!<br />

Ammetto <strong>che</strong> Pisa è una realtà privilegiata:<br />

città universitaria, multiculturale, piena di<br />

studenti e studentesse fuori sede, lontani<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

dalle proprie realtà d’origine spesso opprimenti, proprio per questo<br />

agevolati in una più libera espressione delle proprie identità. L’Arcigay<br />

a Pisa è una realtà molto ben strutturata, di consolidata e pluriennale<br />

esperienza; associazione <strong>che</strong> mi ha saputo dare gli strumenti per capire<br />

e per parlare con facilità e consapevolezza di identità e cultura<br />

omosessuale.<br />

Per me essere un gay visibile, da anni an<strong>che</strong> nel mio paese d’origine,<br />

si è rivelata una grande fortuna. Di me lo sanno tutti: mia madre e mio<br />

padre, <strong>che</strong>, tra le altre cose, ogni anno condividono con me la bellissima<br />

esperienza del Pride, la nonna, il nonno, zii, amici, cugini, insomma,<br />

un po’ tutti. <strong>La</strong> mia speranza è <strong>che</strong> in futuro siano in molti i giovani<br />

<strong>che</strong> possano dirlo banalmente a chiunque trovandosi a chiacchierare<br />

del più e del meno. Scoprire serenamente questa componente, <strong>che</strong> è<br />

una delle tante <strong>che</strong> concorrono alla formazione della mia identità, ha<br />

in parte modificato e arricchito il modo di relazionarmi con gli altri e<br />

di conoscere me stesso, rendendomi più aperto e disponibile al confronto<br />

con ogni tipo di differenza; il poter parlare liberamente e con<br />

serenità del mio universo affettivo mi permette di vivere rapporti molto<br />

rilassati con chi mi circonda; questo ovviamente ha un valore an<strong>che</strong><br />

politico: c’è tanto bisogno di parlare con consapevolezza di queste temati<strong>che</strong>,<br />

quando la maggior parte dei media contribuisce a diffondere<br />

disinformazione rafforzando stereotipi e pregiudizi.<br />

Nessuno decide di essere gay o lesbica, possiamo scegliere però la via<br />

della conoscenza e del confronto con chi percepiamo differente da<br />

noi: se ci informassimo solo un po’ oltre a quanto ci è costantemente<br />

detto, se solo ascoltassimo le persone oltre il pregiudizio, lo stereotipo<br />

e la paura di ciò <strong>che</strong> spesso temiamo di essere, e imparassimo tutte<br />

e tutti a considerare le persone nelle loro differenze un’ inesauribile<br />

fonte di arricchimento, contribuiremo sicuramente alla creazione di<br />

una società più sicura e inclusiva dove ogni<br />

differenze goda di piena cittadinanza.<br />

Probabilmente tutti voi conoscerete Arcigay,<br />

almeno per nome. Se cercate uno<br />

spazio alternativo dove possiate esprimere<br />

con serenità la vostra identità nelle sue<br />

più differenti declinazioni e contemporaneamente<br />

dare forza al vostro slancio<br />

nel costruire una società più accogliente,<br />

inclusiva e più attenta al rispetto delle persone<br />

e dei loro diritti, credo <strong>che</strong> il comitato<br />

Arcigay più vicino sia lo spazio <strong>che</strong> fa per<br />

voi. Per me è stata ed è tuttora un’esperienza<br />

davvero ottima! È an<strong>che</strong> grazie agli<br />

strumenti <strong>che</strong> Arcigay mi ha saputo fornire<br />

se oggi posso essere orgoglioso di manifestare<br />

pienamente e senza paura la mia<br />

identità.<br />

Per qualsiasi informazione non esitate a<br />

contattarmi a: giovani@arcigay.it<br />

“Before you echo Amen in your home or<br />

place of worship, think and remember. A<br />

child is listening.” Mary Griffith.<br />

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Siamo vicini ai par<strong>che</strong>ggi dello Stadio<br />

19<br />

Uno sguardo oltreconfine


Uno sguardo oltreconfine<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

20<br />

A chi appartengono le istituzioni?<br />

di Enzo Trentin<br />

Tramite la Costituzione noi autorizziamo i politici solo a creare<br />

le leggi <strong>che</strong> ci servono; non siamo noi a servire loro o la legge.<br />

<strong>La</strong> democrazia nasce per liberare la popolazione dall’oppressione<br />

di una casta dominante. <strong>La</strong> democrazia quindi ha un fine<br />

preciso e molto concreto: impedire <strong>che</strong> la popolazione subisca<br />

passivamente un’autorità superiore. Allora niente più dominatori,<br />

i sudditi diventano cittadini, diventano essi stessi la massima<br />

autorità e quindi si autogestiscono.<br />

Come realizzare una simile forma di governo?<br />

Dall’antichità ci giunge il sistema diretto, nel quale tutti i cittadini<br />

si riuniscono in una assemblea e prendono le decisioni in<br />

modo collettivo. In buona parte della Svizzera succede ancor<br />

oggi. Tuttavia nei moderni stati nazionali, non potendo riunire<br />

in una sola assemblea migliaia di persone si è introdotto il<br />

metodo indiretto. Ora i cittadini non partecipano all’assemblea<br />

ma inviano dei rappresentanti <strong>che</strong> lo faranno al posto loro.<br />

Però se i cittadini delegassero tutti i loro poteri ai rappresentanti,<br />

questi diverrebbero la nuova massima autorità, segnando la<br />

fine della democrazia.<br />

I cittadini-elettori-contribuenti devono invece mantenere, la<br />

propria sovranità conservando il potere di sostituire, in qualsiasi<br />

momento, i propri rappresentanti in caso li deludano, ed<br />

accettare o rifiutare le leggi <strong>che</strong> non li soddisfano.<br />

Per essere eletti – oggi - non serve rappresentare i cittadini. È<br />

necessario procurarsi adeguati finanziamenti per le campagne<br />

elettoral-propagandisti<strong>che</strong>. Oppure per manipolare l’informazione<br />

sui mass-media. Bisogna inoltre entrare nella lista dei candidati<br />

controllata in genere dai partiti e non dagli elettori. Vince<br />

le elezioni chi meglio riesce a circuire il cittadino medio. Ma…<br />

imbrogliare qualcuno è il contrario di rappresentarlo!<br />

Eccoci ridotti ad una vuota alternanza fra due falsi schieramenti<br />

uniti nella conservazione del potere. Oggi, nel nostro Paese,<br />

non siamo in grado di eleggere liberamente e consapevolmente<br />

i nostri rappresentanti, né tantomeno rimuoverli.<br />

Per definizione allora non viviamo in una sistuazione democratica.<br />

Prendiamo un altro esempio: gli Enti locali (Comuni e Province).<br />

Grazie al Decreto legislativo 267-2000 tali Enti si sono dotati di<br />

uno Statuto. L’equivalente della loro piccola Costituzione.<br />

An<strong>che</strong> qui si riscontra subito un’illegittimità, se stiamo a quanto scritto<br />

da Thomas Paine [l’ideologo della rivoluzione americana] in “Rights<br />

of man” – 1791: «Una costituzione non è l’atto di un governo, ma l’atto<br />

di un popolo <strong>che</strong> crea un governo: un governo senza costituzione<br />

è un potere senza diritto… Una costituzione è antecedente ad un<br />

governo: e il governo è solo la creatura della costituzione»<br />

In altri termini: i cittadini-elettori-contribuenti possono accettare<br />

<strong>che</strong> gli Statuti siano redatti (come avviene) dai Consigli comunali<br />

e provinciali, ma dev’essere chiaro <strong>che</strong> ad accettarne o<br />

rifiutarne la loro legittimità debba essere quel popolo sovrano<br />

previsto dal Comma 2, dell’art. 1 della<br />

Costituzione, attraverso un apposito referendum,<br />

e non già da chi li ha redatti<br />

ed esclude ogni intervento del legittimo<br />

“sovrano”.<br />

Non è più accettabile <strong>che</strong> attraverso le<br />

elezioni i citrtadini firmino una cambiale<br />

in bianco ai cosiddetti “rappresentanti”.<br />

I cittadini comincino ad esercitare quella<br />

“Sovranità” <strong>che</strong> hanno – esempio tra i tanti<br />

- i cittadini svizzeri, bavaresi, statunitensi, i<br />

quali utilizzano i referendum «d’iniziativa»<br />

e «di revisione» su materie nelle quali il Consiglio comunale e<br />

provinciale hanno competenza deliberativa e <strong>che</strong> riguardano<br />

gli interessi dell’intera comunità.<br />

Per «iniziativa», s’intendono azioni tese ad imporre a Sindaco,<br />

Giunta e Consiglio comunale ed omologhi provinciali, deliberazioni<br />

su argomenti <strong>che</strong> interessano l’intera comunità. Per<br />

«revisione», s’intendono quelle deliberazioni <strong>che</strong>, già assunte<br />

dalla P.A., si vogliono prese con differenti norme. Così facendo<br />

la maggioranza dei cittadini è in grado di imporre la propria volontà<br />

ai “rappresentanti”.<br />

Cittadini responsabili e minoranze in buona fede, una volta<br />

erlaborati i progetti, le proposte di delibera d’iniziativa popolare,<br />

le petizioni, o i referendum; tutti strumenti <strong>che</strong> appartengono<br />

agli “Istituti di partecipazione popolare” previsti dal<br />

Decreto legislativo 267-2000, potranno dare sostanza alla vera<br />

democrazia.<br />

Infine, appare contrario a qualsiasi princìpio democratico <strong>che</strong><br />

una qualsiasi maggioranza Consiglieri comunali e provinciali<br />

(<strong>che</strong> è in ogni caso una minoranza della popolazione) si arroghi<br />

la facoltà di deliberare a proprio insindacabile giudizio. I cittadini<br />

eleggono, e pagano, un certo numero di “rappresentanti”<br />

per delegare loro alcune decisioni; costoro vogliano deliberare<br />

come credono, an<strong>che</strong> quando gli elettori, attraverso il referendum<br />

o gli altri strumenti della democrazia diretta, intendono<br />

decidere da sé?<br />

È dal 19° secolo <strong>che</strong> i “rappresentanti” utilizzano argomenti<br />

contro la democrazia diretta e contro l’estensione del voto<br />

maschile (inizialmente per mancanza d’istruzione o di censo),<br />

come pure contro la parità dei diritti politici per le donne. In<br />

generale il diritto di elezione e l’uguaglianza dei diritti politici<br />

per donne e donne è stato raggiunto. Ciò nonostante le vecchie<br />

idee e gli argomenti speciosi continuano ad essere proposti<br />

contro il diritto generale di votare su questioni per mezzo degli<br />

strumenti di democrazia diretta. L’assimilazione della democrazia<br />

è rallentata da costoro, di certo non può essere fermata.<br />

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Bilancio preventivo comunale:<br />

l’importante è partecipare!<br />

di Nevio Meneguz<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

<strong>La</strong> libertà è partecipazione, cantava Giorgio Gaber.<br />

Nel contesto in cui viviamo la partecipazione sembra non essere più una pratica così diffusa; la disaffezione verso la politica da parte di<br />

ampi settori della società è palese; lo scontro rischia di prendere il posto del confronto.<br />

Quali possono essere gli strumenti da attivare per riavvicinare cittadini e istituzioni?<br />

<strong>Il</strong> Bilancio partecipativo (o “partecipato” an<strong>che</strong> se i due termini non sono affatto sinonimi) può rappresentare a mio avviso una forma di<br />

partecipazione diretta dei cittadini alla vita della propria comunità.<br />

Si tratta di un processo volontario, non previsto da leggi, <strong>che</strong> le amministrazioni mettono in essere per condividere con tutti i portatori di interesse<br />

di un territorio le scelte di ripartizione delle risorse finanziarie destinate a servizi e investimenti. Attraverso incontri organizzati in gruppi tematici,<br />

cittadini, associazioni e altri enti sono chiamati ad esprimere le loro preferenze sugli obiettivi previsti nel bilancio. <strong>Il</strong> fine è certamente dar forma al bilancio<br />

preventivo del <strong>Comune</strong>, ma soprattutto creare il luogo dove cittadini e istituzioni costruiscono insieme la scala delle priorità di spesa dell’Amministrazione.<br />

Al termine del percorso il bilancio, <strong>che</strong> tiene conto delle indicazioni dei gruppi territoriali, viene approvato dal Consiglio comunale.<br />

Si tratta quindi di un processo attraverso cui si può ricostruire il concetto di “bene comune”, in una logica di dialogo tra territorio e istituzioni.<br />

Solitamente i Comuni, visti i vincoli di bilancio cui sono tenuti, riconoscono alle proposte avanzate dai gruppi di cittadini la possibilità<br />

di incidere su una certa percentuale del Bilancio comunale. Nel caso di Porto Alegre, città di 1,3 milioni di abitanti (Stato di Rio Grande<br />

do Sul in Brasile) in cui si è registrata a partire dal 1989 l’esperienza più significativa di bilancio partecipativo, si è partiti dal 10% del<br />

bilancio comunale per arrivare al 25%. In Italia, il Bilancio partecipativo ha visto una decisa diffusione a partire dalla fine degli anni ‘90.<br />

Vi sono a mio parere ulteriori aspetti positivi di questa forma di partecipazione sociale al bilancio preventivo di un <strong>Comune</strong>: assicura<br />

consenso agli amministratori, consente potenzialmente di rispondere a bisogni e risolvere problemati<strong>che</strong> particolarmente sentite con la<br />

priorità necessaria e favorisce l’emersione di sofferenze nascoste.<br />

È vero, motivare alla partecipazione sarà difficile all’inizio, sicuramente impegnerà di più amministratori e cittadini, ma il gioco vale la<br />

candela. Soprattutto in una comunità come quella di Fonzaso in cui il numero di abitanti e le ridotte distanze favoriscono la consultazione.<br />

Per concludere sono convinto <strong>che</strong> in tempi in cui la drastica riduzione delle risorse sta mortificando le casse comunali l’alleanza tra<br />

cittadini e istituzioni non possa <strong>che</strong> portare a esiti positivi, quantomeno per cementare il capitale sociale di cui la comunità ha estremo<br />

bisogno.<br />

Come si costruisce un quartiere<br />

partendo dagli abitanti<br />

di Elisa Trimeri<br />

Economia e lavoro<br />

<strong>La</strong> “Bolognina” non è un piatto tipico emiliano, né tantomeno una squadra di calcio per dilettanti: si tratta, invece, di una zona di Bologna<br />

nota fino a qual<strong>che</strong> tempo fa per l’alta densità di popolazione cinese (a cui deve an<strong>che</strong> l’inelegante soprannome Bolochina) e perché<br />

ospitava un grande mercato ortofrutticolo coperto. Proprio in quest’area nel 2008 l’ex amministrazione Cofferati ha deciso di tentare<br />

un esperimento di democrazia e pazienza a cui ha dato il nome di “Urbanistica Partecipata”. Gli ingredienti di questo strano metodo di<br />

costruzione del territorio sono stati: 30 ettari di terreno da riqualificare, un quartiere ad alta densità abitativa, un manipolo di urbanisti,<br />

qual<strong>che</strong> facilitatore e una squadra di costruttori edili determinati. E fogli di carta, pennarelli indelebili e molte bottiglie d’acqua per<br />

dissetare le gole arse e raffreddare le teste calde. Questo è servito per far partire un progetto di riqualificazione di un terreno a due<br />

passi dalla stazione sul quale si erano fatti molti progetti senza mai incontrare il favore dei residenti o dei costruttori. Se i primi volevano<br />

un parco, i secondi volevano sfruttare al massimo le possibilità edificatorie e creare palazzi e appartamenti. Per mettere d’accordo tutti il<br />

è nato il “<strong>La</strong>boratorio di urbanistica Partecipata Bolognina Est” <strong>che</strong> si è svolto in tre fasi principali: incontri tra tecnici e residenti con raccolta<br />

di idee e testimonianze, sopralluoghi nelle aree interessate, stesura di progetti condivisi. Con competenza e mani<strong>che</strong> rimboccate,<br />

gli urbanisti hanno riunito i residenti (coinvolgendo tutte le fasce di popolazione) in assemblee in cui ognuno poteva esporre il proprio<br />

parere, mettendo sul campo sogni e possibilità. In seguito, hanno eseguito con gli interessati dei sopralluoghi sulle aree da riqualificare,<br />

per far capire da vicino di <strong>che</strong> cosa si trattasse. Infine, tutti si sono seduti attorno ad un tavolo ed hanno scritto un progetto <strong>che</strong> andasse<br />

bene per il Quartiere e per i costruttori, per gli immigrati e per gli anziani, per il <strong>Comune</strong> e per le Associazioni. Durante le assemblee<br />

ognuno è stato invitato a portare la propria idea: chi voleva il parco, chi il par<strong>che</strong>ggio, chi la pista ciclabile, chi l’edificio con case a basso<br />

costo. Di riunione in riunione, si è trovata una mediazione, si sono valutate le ipotesi e si è scritto un piano di riqualificazione <strong>che</strong> ora<br />

verrà realizzato, dando concretezza ai sogni dei residenti e alle idee dei costruttori. Grazie all’urbanistica partecipata, i cittadini hanno<br />

avuto la possibilità di scegliere come volevano venisse rimessa a nuovo un’area del loro quartiere e l’hanno fatto assumendosene responsabilità<br />

e conseguenze: toc<strong>che</strong>rà, infatti, ad un’associazione di residenti pensare alla gestione e manutenzione del parco pubblico<br />

<strong>che</strong> sorgerà in una parte del terreno. I costruttori, invece, hanno guadagnato una diminuzione dei tempi di lavoro, dovuta al fatto <strong>che</strong> il<br />

progetto è stato scritto con i cittadini quindi non sorgeranno comitati contro i cantieri né si cer<strong>che</strong>rà di fermare le ruspe. <strong>Il</strong> <strong>Comune</strong> ha<br />

investito in questo laboratorio finanziando i mediatori e gli urbanisti ma ottenendo cittadini soddisfatti ed un progetto per un’area <strong>che</strong><br />

era da anni al centro di polemi<strong>che</strong>. Una riunione in più, una lamentela di meno: a conti fatti, questo sembra essere uno strumento utile<br />

an<strong>che</strong> per “<strong>Il</strong> <strong>Comune</strong> <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong>”.<br />

21


Economia e lavoro<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

22<br />

<strong>Il</strong> lavoro <strong>che</strong> <strong>vorrei</strong><br />

di Annalisa Gaio<br />

<strong>Il</strong> mondo del lavoro al giorno d’oggi lascia spazio alla creatività delle persone come mai era<br />

successo prima. Dà la possibilità di interagire con chiunque, vicino o lontano, utilizzando tecnologie<br />

sempre più avanzate. Lo scambio di dati, informazioni, conoscenze è alla portata di<br />

tutti e ad una velocità incredibile.<br />

Ma non ce ne rendiamo conto.<br />

Le nostre amene vallate, ric<strong>che</strong> di tradizioni, di paesaggi meravigliosi, di usanze <strong>che</strong> fanno parte<br />

del nostro passato rischiano di metterci le catene. Di renderci miopi al mondo <strong>che</strong> c’è al di là.<br />

Ci stiamo crogiolando al ricordo di come era “una volta”, quasi nostalgici del vivere quotidiano<br />

dei nostri genitori o nonni. E allo stesso tempo accusiamo il presente di essere incerto, insicuro,<br />

di non darci “garanzie”.<br />

Forse <strong>che</strong> i nostri nonni avevano garanzie? Quando partivano con le loro valigie di cartone?<br />

<strong>La</strong>sciando la famiglia senza sapere se l’avrebbero rivista?<br />

Ho visitato Ellis Island a New York qual<strong>che</strong> settimana fa. Era la porta d’ingresso per entrare<br />

negli Stati Uniti d’America. Ho visto le foto di migliaia di emigranti, molto commoventi, i loro<br />

volti trasmettevano paura, incertezza, ma allo stesso tempo tanta speranza, tanta forza di ricominciare,<br />

di rimettersi in gioco. Per poter ottenere quel LAVORO CHE VOLEVANO, <strong>che</strong><br />

tanto desideravano.<br />

Oggi pochi hanno il coraggio di mettersi in gioco. Pochi hanno la forza per partire, per imparare<br />

una lingua straniera, o per cercare un lavoro all’estero. Pochi hanno an<strong>che</strong> le idee chiare<br />

sul lavoro <strong>che</strong> vorrebbero. Molti si lamentano <strong>che</strong> non ci sono gli aiuti per i giovani. Mia nonna<br />

rideva sentendo questa affermazione. Non so se lo faceva per la tristezza <strong>che</strong> risvegliava in lei.<br />

Certo non avrebbe augurato a nessuno la vita <strong>che</strong> aveva avuto. Ma capiva <strong>che</strong> i giovani non si<br />

rendono conto di ciò <strong>che</strong> la vita ha regalato loro: nessuno ha mai sofferto la fame, nessuno è<br />

analfabeta o senza istruzione.<br />

Tutti possono avere IL LAVORO CHE VORREBBERO. Ma ci vuole grinta, coraggio, voglia di fare, bisogna mettersi in discussione ogni giorno,<br />

bisogna investire su se stessi. Nessuno ti regala niente. Quanti giovani conoscono bene l’inglese? Quanti hanno fatto esperienze in altri paesi,<br />

hanno conosciuto usanze, hanno vissuto o lavorato con persone straniere? Quanti hanno avuto il coraggio e la voglia di partire per vedere, capire,<br />

imparare qualcosa di diverso dal nostro vivere quotidiano?<br />

Perché la forza di tutto questo è poi il poter tornare ricchi dentro per creare qui qualcosa di nuovo, di diverso. Oggi non devono più esserci<br />

emigranti ma solo viaggiatori <strong>che</strong> raccolgono il meglio dalle loro esperienze per poi adattarle e ricostruirle qui, in questi luoghi <strong>che</strong> sembrano non<br />

essere toccati dal mondo ma <strong>che</strong> invece, per i loro confini fisici e ideologici, ne vengono esclusi. I limiti non esistono più, sono solo le persone <strong>che</strong><br />

li vedono per crearsi così delle false giustificazioni al fatto <strong>che</strong> non hanno la capacità o la volontà di mettersi in gioco. Forse perché non ne hanno<br />

mai avuto bisogno. Ma i momenti di crisi servono an<strong>che</strong> a questo: fanno pensare, fanno capire e forse fanno partire chi ha pensato e capito di<br />

più perché finalmente ci si rende conto <strong>che</strong> nella vita ognuno deve avere un obiettivo da raggiungere, un lavoro con il quale sentirsi realizzato.<br />

Un futuro di pace<br />

di Giuseppe Lira<br />

Destinazione Russia 1941. Partiti diversi fonzasini. Tornati: UNO.<br />

“Durante il fronte fermo non ci sono stati molti problemi, cibo a sufficienza e non troppi attacchi da parte dei partigiani russi, ma con la ritirata<br />

(gennaio 1943) sono iniziati i guai. Del nostro battaglione siamo partiti in 1314 e solo 239 sono tornati a casa. Questi non sono numeri a caso,<br />

sono numeri ben impressi nella mente an<strong>che</strong> a distanza di più di 50 anni. In tre mesi abbiamo percorso 1500 chilometri a piedi, con il freddo <strong>che</strong><br />

arrivava an<strong>che</strong> a meno quaranta, con le bufere di neve e con i partigiani russi sempre in agguato. Ho visto tanti miei compagni fermarsi sul ciglio<br />

della strada per riposarsi e mai più alzarsi. Piano piano ci siamo liberati di armi e di cose superflue per essere più leggeri e capitava spesso <strong>che</strong><br />

qualcuno calpestasse le bombe a mano abbandonate da altri militari ed esplodessero. I cadaveri lungo la strada non spaventavano più, anzi quasi<br />

ti incoraggiavano a proseguire perché tu non ti eri ancora fermato. Le tormente ti portavano la neve sul viso e non avevi nulla da proteggerti,<br />

nemmeno le scarpe <strong>che</strong> erano consumate, per questo ci avvolgevamo ai piedi delle coperte, rubate in qual<strong>che</strong> isba abbandonata. Rubavamo il<br />

cibo ai poveri contadini russi perché non sapevamo come sostentarci. Quanta fame e quanto freddo abbiamo patito.<br />

Ancor oggi sogno quella lunga e maledetta ritirata. “Ho fatto quest’intervista ormai 15 anni fa ed avevo dovuto insistere affinché mi raccontasse<br />

della ritirata. All’inizio c’era imbarazzo da entrambi le parti, io non osavo chiedere nulla e Luigi come volesse non ricordare. Poi piano piano ha<br />

iniziato il suo racconto. Ero abituato a vederlo come un uomo rigoroso, silenzioso, quasi autoritario e mi faceva un certo <strong>che</strong> vederlo emozionarsi<br />

con il racconto, quasi stesse rivivendo la ritirata. Alla fine del nostro incontro la moglie Adelina mi disse <strong>che</strong> ero stato uno dei pochi a cui avesse<br />

raccontato queste sua drammatica esperienza.<br />

Luigi Baldissera è ritornato e mi ricordo <strong>che</strong> mi congedò con un “no alla guerra per l’amor di Dio”.


Vorrei quella mucca<br />

di Andrea Pasa<br />

Adotta una mucca: un’iniziativa per far conoscere le montagne della<br />

Valsugana e del <strong>La</strong>gorai.<br />

E’ pensiero comune <strong>che</strong> vivere nelle nostre zone sia bello e salutare,<br />

ma tutto sommato limitante in quanto non vi sono molte opportunità<br />

di lavoro. Soprattutto in questo momento storico caratterizzato da<br />

una forte crisi strutturale di proporzioni internazionali <strong>che</strong> sta mettendo<br />

sempre più in discussione i vecchi concetti di sviluppo basati<br />

sulle grandi industrie. Vediamo sempre più persone senza un lavoro<br />

perché le grandi aziende, un tempo enormi bacini di assorbimento di<br />

manodopera e produttrici quindi di ric<strong>che</strong>zza, stanno abbandonando<br />

i nostri territori inseguendo progetti di delocalizzazione più convenienti<br />

se non addirittura chiudendo i battenti.<br />

Un piccolo esempio di risposta alla crisi può essere un progetto originale<br />

nato qual<strong>che</strong> anno fa in Valsugana <strong>che</strong> tende alla valorizzazione<br />

del territorio riscoprendo i valori e i lavori di un tempo mescolati però<br />

all’utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici come internet.<br />

L’idea si propone di permettere l’adozione delle muc<strong>che</strong> in malga!<br />

Sentiamo quindi da <strong>Il</strong>aria Sordo, ideatrice dell’iniziativa, maggiori<br />

dettagli.<br />

In cosa consiste l’iniziativa e cosa bisogna fare per adottare una<br />

mucca?<br />

“Adotta una mucca è un’iniziativa <strong>che</strong> mira a far conoscere e valorizzare<br />

le malghe e i prodotti caseari della Valsugana e del <strong>La</strong>gorai.<br />

Dal depliant o dal sito dell’APT Valsugana www.valsugana.info è<br />

possibile scegliere una delle 140 muc<strong>che</strong> adottabili – ognuna dotata<br />

di foto e nome – e con un contributo di 60 euro procedere con<br />

l’adozione. Per ogni adozione 10 euro vengono destinati a progetti<br />

di beneficenza rivolti ai bambini, mentre 50 euro vanno alla malga<br />

per il mantenimento estivo della mucca adottata. Durante il periodo<br />

dell’alpeggio – indicativamente da metà giugno a metà settembre - la<br />

famiglia adottante ha diritto di andare in malga, esibire il certificato di<br />

adozione, e ritirare prodotti caseari per un valore di 50 euro”.<br />

Quando e come è nata l’idea di permettere l’adozione delle muc<strong>che</strong>?<br />

“L’idea è nata nel 2004 con la mia tesi di laurea: cercavo un’iniziativa<br />

nuova ed originale <strong>che</strong> potesse valorizzare il territorio in cui vivo e le<br />

sue infinite potenzialità, promuovendo un turismo a contatto con la<br />

natura e con le anti<strong>che</strong> tradizioni.<br />

Siamo partiti infatti con 9 malghe aderenti nel 2005 e un totale di 29<br />

adozioni per il primo anno e siamo arrivati a coinvolgere 14 malghe<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

nel 2010 e a superare le 430 adozioni durante l’estate scorsa”.<br />

Qual è l’obiettivo del progetto?<br />

“Questo progetto vuole dare un sostegno concreto al lavoro di malghesi<br />

e pastori <strong>che</strong> durante l’estate con sacrificio ed impegno rimangono<br />

in malga per poter assicurare al loro bestiame di poter pascolare<br />

su prati verdi, anziché rimanere nelle stalle del fondovalle e nutrirsi<br />

di foraggio e mangimi. Rispetto ai primi anni le adozioni sono aumentate<br />

in modo consistente. <strong>Il</strong> progetto ha riscosso successo non solo tra<br />

i bambini ma an<strong>che</strong> tra gli adulti”.<br />

<strong>Il</strong> fatto di ricevere i prodotti caseari della mucca adottata diventa<br />

quindi motivo per conoscere le vostre montagne?<br />

“Certamente, chi adotta una mucca ha diritto di ricevere un quantitativo<br />

di formaggi caseari a patto <strong>che</strong> si presenti di persona almeno<br />

una volta durante l’estate a trovare la sua mucca adottiva. Spesso<br />

l’adozione diventa quindi l’alibi per una gita in montagna, per una<br />

passeggiata sui pascoli o per trascorrere qual<strong>che</strong> ora all’aria aperta<br />

con tutta la famiglia. I formaggi e gli altri prodotti di malga <strong>che</strong> si ricevono<br />

esibendo l’attestato di adozione permettono di portarsi a casa i<br />

sapori e i profumi delle nostre montagne”.<br />

<strong>La</strong> crescita della qualità di vita della montagna ha avuto luogo grazie<br />

ad una forte coscienza comunitaria della popolazione montana.<br />

E’ ancora il punto di partenza per il lavoro ed il turismo del<br />

futuro?<br />

“<strong>Il</strong> legame con la montagna è sicuramente ancora forte nelle popolazioni<br />

montane, ecco perché lungo tutto il <strong>La</strong>gorai le malghe continuano<br />

ad esistere e a produrre formaggi di pregio. <strong>La</strong> montagna implica<br />

dei sacrifici, ma offre comunque occasioni di lavoro; nel nostro territorio<br />

abbiamo un esempio di scelta di vita particolare di due giovani,<br />

lui insegnante di chimica, lei maestra, <strong>che</strong> vivono in alta quota e si dedicano<br />

alla vita di malga”.<br />

Quali politi<strong>che</strong> o strategie possono essere intraprese per mantener<br />

vivo il tessuto economico-turistico dei nostri territori?<br />

“È indispensabile puntare su progetti <strong>che</strong> esaltano gli aspetti legati alla<br />

natura, e a preferire le costruzioni <strong>che</strong> si inseriscono armonicamente<br />

nel paesaggio.<br />

Nella nostra zona sta andando molto bene il progetto Vacanze in baita,<br />

<strong>che</strong> propone il pernottamento in antichi masi ristrutturati e immersi<br />

nel verde, <strong>che</strong> ben si prestano a vacanze rilassanti o romanti<strong>che</strong>.<br />

Altra iniziativa <strong>che</strong> da anni stiamo sostenendo è la valorizzazione dei<br />

prodotti km 0, quei prodotti cioè <strong>che</strong> non perdono fres<strong>che</strong>zza<br />

durante il trasporto, perché provenienti direttamente<br />

dalle nostre zone. Siamo particolarmente attenti<br />

a spingere <strong>che</strong> i prodotti locali vengano consumati prevalentemente<br />

nei luoghi di produzione e presso le strutture<br />

ricettive di zona”.<br />

Crede sia possibile la nascita di un’aggregazione fra<br />

vecchia e nuove generazioni per la creazione delle attività<br />

del futuro?<br />

“Partendo dall’esperienza delle generazioni passate si<br />

può sicuramente imparare a condurre una vita più genuina<br />

e dai ritmi più naturali, attraverso la rivalutazione e la<br />

promozione degli antichi mestieri.<br />

I lavori di malghesi e pastori sono attività <strong>che</strong> vengono<br />

portate avanti in famiglia di generazione in generazione,<br />

ma con un’ottica proiettata al futuro: le malghe di oggi si<br />

affidano infatti sempre più alla comunicazione in internet,<br />

attivando siti internet e riuscendo ad interagire con<br />

i clienti tramite le mail.<br />

Le diverse generazioni si incontrano poi nelle fattorie didatti<strong>che</strong>,<br />

dove gli anziani insegnano ai più giovani l’arte<br />

della caseificazione, la gestione del bestiame e delle stalle,<br />

la fienagione e il gusto di sedersi attorno a un focolare<br />

a chiacchierare”.<br />

23<br />

Economia e lavoro


Libri, musica e cultura<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

24<br />

In volo libero<br />

Intervista a Maurizio Bottegal, campione di parapendio<br />

di Diego Toigo<br />

Più di venti titoli vinti a livello nazionale e internazionale, da dieci anni nella squadra nazionale di Parapendio, Maurizio vive con la testa fra le<br />

nuvole e con il cuore fortemente legato alla sua terra.<br />

Dopo tanti anni per aria, il primo volo te lo ricordi ancora?<br />

“Perfettamente, fu nell’estate del 1987 sul Monte Avena durante uno dei primissimi corsi di volo libero. Ricordo una grande emozione e una bella<br />

paura: dopo il primo volo ne feci altri due lo stesso giorno e poi non ho più smesso. Nei due anni seguenti in ogni momento libero ero per aria<br />

a rincorrere le nuvole, facevo l’elettrauto a Mezzano e spesso sulla porta chiusa dell’officina mettevo il cartello torno quasi subito! Allora il mio<br />

mito era un carrozziere francese <strong>che</strong> riuscì a diventare test-pilot per una ditta <strong>che</strong> realizza vele, mi sembrava impossibile ma già nel ‘91, grazie ai<br />

buoni risultati nelle gare, arrivai anch’io a vivere della mia passione: conduco diversi tipi di corsi, collaboro con ditte di abbigliamento tecnico e<br />

riviste del settore e collaudo i parapendio della ditta tedesca Swing di cui sono unico rivenditore in Italia”.<br />

Hai volato nei cieli di mezzo mondo ma sei sempre tornato sul Monte Avena.<br />

“Effettivamente per me il monte Avena è sempre stato un punto di riferimento, ho vissuto alla base di tutti i suoi versanti, dal Primiero sono passato<br />

a Fonzaso e ora a Foen e devo dire <strong>che</strong> pur avendo visto tanti splendidi cieli<br />

in tutto il mondo penso <strong>che</strong> questo sia il miglior posto al mondo per volare<br />

sia per comodità logistica <strong>che</strong> per le condizioni climati<strong>che</strong>: la primavera è<br />

perfetta per volare sulla vallata feltrina, in estate si può volare sulle Dolomiti,<br />

dalle Pale di San Martino fino al Sella con degli scenari assolutamente meravigliosi<br />

e per l’inverno c’è la zona di Bassano e Borso del Grappa. Viviamo<br />

al centro di un vero paradiso per il volo libero, ma purtroppo le amministrazioni<br />

locali non hanno ancora capito le potenzialità turisti<strong>che</strong> di questa<br />

disciplina. Prendiamo ad esempio il trofeo Guarnieri <strong>che</strong> da 25 anni richiama<br />

sul Campon d’Avena piloti da tutto il mondo: trovo incredibile <strong>che</strong> fino ad<br />

oggi gli unici a considerare questo grande evento una risorsa turistica siano<br />

stati degli imprenditori privati; lo stesso discorso vale per la Festa del Volo,<br />

la cui prima edizione si è svolta a Fonzaso e <strong>che</strong> poi si è trasferita in Birreria<br />

Pedavena per la totale indifferenza e mancanza di appoggio da parte<br />

dell’amministrazione comunale. Nella nostra provincia continua a mancare<br />

una mentalità turistica <strong>che</strong> sappia valorizzare risorse alternative ai soliti canali<br />

tradizionali, discipline in piena crescita come il volo libero, l’arrampicata<br />

sportiva, il kayak, il turismo equestre vengono ancora considerate più dei<br />

semplici passatempi <strong>che</strong> delle risorse turisti<strong>che</strong>. Eppure basterebbe solo guardare agli esempi <strong>che</strong> abbiamo intorno: a Borso del Grappa nei fine<br />

settimana è impressionante il numero di vele colorate <strong>che</strong> si stagliano in cielo e qui è partito tutto da un’idea di un privato <strong>che</strong> ha realizzato una<br />

zona di atterraggio davanti al suo hotel. Oppure basti pensare alla zona del Garda dove il turismo del volo ha creato un indotto di notevolissime<br />

dimensioni grazie alla collaborazione tra amministrazioni <strong>che</strong> sovvenzionano e privati <strong>che</strong> investono in questo settore. E intanto da noi lo storico<br />

atterraggio di Arten ormai è in disuso per la mancanza di qualsiasi supporto logistico e ricettivo. Penso <strong>che</strong> l’unico modo per far cambiare questa<br />

tendenza sia <strong>che</strong> i giovani diventino protagonisti all’interno delle amministrazioni”.<br />

Da lassù hai un punto di visto privilegiato sul nostro territorio, come lo hai visto cambiare in questi anni?<br />

“Purtroppo vedo un inesorabile abbandono delle nostre montagne, ricordo le pendici dell’Avena con i loc e le vigne, i prati del massiccio del<br />

Grappa, le eleganti geometrie dei campi nella vallata feltrino: quello <strong>che</strong> era il giardino del Veneto è stato deturpato da lottizzazioni selvagge e<br />

da aree industriali fantasma dove i capannoni rimangono vuoti. Fino a qual<strong>che</strong> anno fa dopo un temporale l’aria rimaneva limpida e tersa per<br />

almeno quattro giorni, dal Campon e dalle Vette si vedeva spesso la laguna di Venezia, adesso le giornate così sono sempre più rare perché la<br />

vallata feltrina è sempre oppressa da una cappa scura di inquinamento. È necessaria un’inversione di rotta <strong>che</strong> deve partire dai bambini, <strong>che</strong><br />

devono crescere amando e rispettando il proprio territorio, con i piedi per terra e gli occhi verso il cielo”.<br />

Reflussi<br />

Notizie Mal Digerite<br />

di Nane Matti<br />

“In alcuni casi è giusto il preservativo” .<br />

Ha dichiarato il Papa lanciando un gavettone.<br />

Berlusconi: “Festini? Pagano ragazze per mentire”.<br />

Si è accorto <strong>che</strong> gli orgasmi erano simulati.<br />

Rifiuti, rilievi del Quirinale al decreto.<br />

“Dove lo troviamo un tappeto così grande?”.<br />

Wikileaks: “Silvio Berlusconi è vanitoso, inefficace e incapace”.<br />

Bastava Wikipedia.<br />

Conseguenze disastrose per le rivelazioni di Wikileaks.<br />

Saltata la settimana bianca di Frattini.<br />

Picasso: trovate 271 opere in casa di un elettricista.<br />

Non sorprende affatto con i prezzi <strong>che</strong> fanno.


Regali fuori dal comune<br />

di Marta Tres a nome di Babbo di Natale<br />

Sembra di no, ma an<strong>che</strong> per me questi tempi sono duri: non immaginate cosa significhi organizzare<br />

la spedizione dei pacchi adesso <strong>che</strong> si avvicina il periodo natalizio! Letterine <strong>che</strong> arrivano in ritardo,<br />

aiutanti <strong>che</strong> non collaborano ma, peggio di tutto, i bambini! Come sono esigenti! Un tempo si accontentavano<br />

di un libretto o una scatola di colori. Adesso iniziano fin da piccoli a chiedere regali impegnativi:<br />

an<strong>che</strong> sopra i 300euro! E mi mandano letterine con i nomi più strani: Nintendo Xl, Wii, DVD.<br />

Per fortuna c’è chi chiede an<strong>che</strong> un paio di scarpe, ma sembrano strane an<strong>che</strong> quelle: hanno le<br />

rotelle sotto!<br />

Li ho sentiti mentre raccontavano alla maestra i loro desideri: su una classe, quasi tutti vorrebbero<br />

un videogioco. È il must del momento. Tutti giocano dalle due alle quattro ore al giorno<br />

con quegli affari e smettono solo quando si sentono “troppo concentrati” oppure quando i<br />

pollici iniziano ad essere segnati dai pulsanti. Quando si stancano di giocare, il web diventa<br />

il top per passarsi il tempo: chattano con amici, giocano, visitano i siti dei telefilm.<br />

Torniamo in classe. <strong>La</strong> maestra ha chiesto se tutti fossero sicuri di richiedere regali così<br />

costosi. Ma ai bambini la crisi non tocca: tanto paga Babbo Natale! E se io, invece, mi<br />

sbagliassi di pacco? In questo caso, i bimbi non si farebbero certo prendere dallo sconforto,<br />

accetterebbero di buon grado il malcapitato regalo, purché si presenti sotto forma<br />

di confezione gigante: una scatola grande e colorata fa apprezzare an<strong>che</strong> il regalo non<br />

richiesto!(questo è un trucco <strong>che</strong> io, Babbo Natale, ho imparato da anni e anni...). Genitori,<br />

insomma, se ai vostri figli servono calzini antiscivolo e golfini, anziché videogame, metteteli<br />

dentro contenitori grandi e variopinti: la sorpresa sarà comunque gradita!<br />

I bambini hanno raccontato di scrivere a mano le letterine. Alcuni le spediscono, altri le lasciano nella<br />

bu<strong>che</strong>tta, altri ancora le posano insieme a dei biscotti e un bicchiere di vino (rigorosamente rosso! A me<br />

piace il rosso!). C’è an<strong>che</strong> chi ha un papà <strong>che</strong> mi porta direttamente lo scritto con i desideri...insomma<br />

le vie di Babbo Natale sono infinite! L’importante è stimolare la fantasia e i desideri!<br />

Babbo Natale<br />

Un saluto da tutti noi<br />

Parrucchiera per Signora<br />

Andrighetti Loretta<br />

Augura a tutta la sua clientela<br />

delle Felici Festività!<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

Lettere<br />

Quella biblioteca <strong>che</strong> DEVE restare<br />

Lettera di Giovanni Masi<br />

Penso <strong>che</strong> <strong>La</strong> <strong>Theka</strong> possa dare un forte sostegno alla Biblioteca della Comunità Montana Feltrina <strong>che</strong> rischia la chiusura a fine dicembre 2010. Non<br />

è certo il caso di sottolineare il significato culturale dell’esistenza di una biblioteca pubblica e di ricordare ancora una volta <strong>che</strong> in questo paese la<br />

cultura conta assai poco; lo si può constatare a livello nazionale e locale. Mentre vengono stanziate somme immense per Roma capitale, per l’inghiottitoio<br />

Catania, per un vitalizio di 4.000 (quattromila) euro mensili per i deputati <strong>che</strong> hanno trascorso alla Camera an<strong>che</strong> una sola legislatura (vitalizio<br />

<strong>che</strong> andrà ad aggiungersi alla pensione), per gli stipendi osceni dei manager pubblici, ecc…, qui pare sia impossibile trovare quei 20.000 euro circa<br />

all’anno <strong>che</strong> occorrono per mantenere in vita la Biblioteca della Comunità Montana, biblioteca <strong>che</strong> è diventata la principale di Feltre, grazie soprattutto<br />

a chi vi lavora. Non è facile essere ottimisti, ma una piccolissima speranza forse c’è ancora.<br />

“<strong>La</strong> vita non è sempre degna di essere vissuta; se smette di essere vera e dignitosa non<br />

vale la pena di essere vissuta.”<br />

Mario Monicelli, Uomo Libero<br />

16 maggio 1915 - 29 novembre 2010<br />

Buon viaggio Maestro.<br />

25<br />

Lettere e parole


Cosa accadrà<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

26<br />

Cosa accadrà<br />

di Elisa Trimeri<br />

ESPOSIZIONI<br />

<strong>Comune</strong> di Feltre<br />

Da domenica 5 dicembre 2010 a giovedì 6 gennaio 2011 in piazza<br />

e per le vie della città spazio alle “Fantasie di Natale” con animazioni,<br />

musica, babbi natale,teatro per ragazzi, zampognari, slitte trainate da<br />

cavalli nordici, caldarroste, cori, dolci assaggi, laboratori per bambini<br />

e negozi aperti.<br />

<strong>Comune</strong> di Mel<br />

Da venerdì 8 ottobre 2010 a giovedì 6 gennaio 2011 al Palazzo delle<br />

Contesse mostra “Luigi Cima e l’800 Veneziano”. Orario di apertura<br />

mostra: feriali giovedì e venerdì 15.00 - 19.00; festivi 10.00 - 12.30 e<br />

15.00 - 19.00. Prenotazioni e informazioni al 333.9102177.<br />

<strong>Comune</strong> di Feltre<br />

Da sabato 6 novembre 2010 a domenica 9 gennaio 2011 alla Galleria<br />

D’Arte De Faveri in Via Mezzaterra 10/b, mostra “Dialogo senza<br />

parole” Personale di Arnulf Rainer a cura di Peter Weiermair. Orario<br />

di apertura: da martedì a domenica 15.30 - 19.30.<br />

<strong>Comune</strong> di Cortina d’Ampezzo<br />

Da venerdì 3 dicembre 2010 a sabato 29 gennaio 2011 al Palazzo<br />

del Vecchio Municipio mostra “Vajont: per non dimenticare” raccolta<br />

di fotografie, ritagli di giornali e di cartoline dell’epoca. Orario di<br />

apertura: 10.30 - 12.30; 16.00 19.30.<br />

<strong>Comune</strong> di Feltre<br />

Da domenica 19 dicembre 2010 a domenica 24 aprile 2011 alla<br />

Cooperativa Arcobaleno ’86, Loc. Casonetto mostra “Ritorna Bambino”<br />

con esposizioni temati<strong>che</strong>: Museo dei Sogni, Memoria, Coscienza,<br />

2000 Presepi da 150 paesi del mondo. Orario di apertura: tutti i giorni<br />

dalle <strong>09</strong>.00 alle 19.00.<br />

Eventi e manifestazioni<br />

Gennaio 2011<br />

<strong>Comune</strong> di Pedavena<br />

Sabato 8 gennaio 2011 ore 21.00 in Birreria Pedavena una serata tra<br />

rock e blues “Smoky Pigs” in concerto.<br />

<strong>Comune</strong> di Belluno<br />

Sabato 8 gennaio 2011 ore 20.45 al Teatro <strong>Comune</strong> di Belluno spettacolo<br />

“L’Erodiade” di Giovanni Testori con Maria Paiato regia Pierpaolo<br />

Sepe. Info 0437.943303.<br />

<strong>Comune</strong> di Feltre<br />

Sabato 9 gennaio 2011 alla pista di Prà del Moro “Sprint Internazionale<br />

Sportful”- Trofeo Città di Feltre. Gara Spint di fondo t.l. con<br />

la partecipazione di campioni nazionali e internazionali dello sci nordico.<br />

Info www.comune.feltre.bl.it.<br />

<strong>Comune</strong> di Pedavena<br />

Venerdì 14 gennaio 2011 ore 21.00 in Birreria Pedavena note pop<br />

and rock’n’roll con il concerto del gruppo “Ostetrika Gamberini”.<br />

<strong>Comune</strong> di Belluno<br />

Sabato 22 gennaio 2011 ore 20.45 al Teatro <strong>Comune</strong> di Belluno<br />

spettacolo “E pensare <strong>che</strong> c’era il pensiero” di Giorgio Gaber e Sandro<br />

Luporini con Maddalena Crippa regia Emanuela Giordano.<br />

Info 0437.943303.<br />

<strong>Comune</strong> di Feltre<br />

Sabato 22 gennaio 2011 ore 20.45 all’Auditorium Canossiano spettacolo<br />

“Sior Tita paron” Commedia in tre atti di Gino Rocca. Regia di<br />

Stefano Boccini, con il Teatro Veneto Este - Compagnia “Città d’Este”.<br />

Info 0439.2087.<br />

<strong>Comune</strong> di Pedavena<br />

Domenica 23 gennaio 2011 ore 10.00: Ciaspalonga sul Monte Avena.<br />

Per iscrizioni: Pro Loco 0439.301943 - www.prolocopedavena.it.<br />

<strong>Comune</strong> di Feltre<br />

Venerdì 28 gennaio 2011 al Palaghiaccio ore 10.00: Terza gara Free<br />

Triveneta di Pattinaggio artistico.<br />

Info: Pattinaggio Artistico Feltre 0439.2166.<br />

<strong>Comune</strong> di Belluno<br />

Domenica 30 gennaio 2011 ore 20.45 al Teatro Comunale di Belluno<br />

spettacolo “Ciao Frankie” con Massimo Lopez. Attore spalla: Giuliano<br />

Chiarello. Info 0437.948911.<br />

Febbraio 2011<br />

<strong>Comune</strong> di Pedavena<br />

Venerdì 4 febbraio 2011 ore 21.00 in Birreria Pedavena una seratatributo<br />

ai “DIRE STRAITS”. Concerto dei “London Cafe”.<br />

<strong>Comune</strong> di Feltre<br />

Venerdì 4 febbraio 2011 ore 20.45 all’Auditorium Canossiano spettacolo<br />

“Cyrano (e il suo invadente naso)” tratto dal “Cyrano de Bergerac”<br />

di E. Ronstand. Drammaturgia e regia Carlo Presotto, con “<strong>La</strong><br />

Piccionaia - I Carrara”. Info 0439.2087.<br />

<strong>Comune</strong> di Feltre<br />

Sabato 19 febbraio 2011 ore 17.30 all’Auditorium Canossiano spettacolo<br />

“I Tre Porcellini” ispirato alla fiaba dei fratelli Grimm con il Pandemonium<br />

teatro. Info 0439.2087.<br />

<strong>Comune</strong> di Pedavena<br />

Sabato 19 febbraio 2011 in Birreria si balla il buon rok italiano.<br />

Concerto dei “Gran Cafè Italia”.<br />

<strong>Comune</strong> di Belluno<br />

Sabato 5 Febbraio 2011 ore 20.45 al Teatro Comunale di Belluno<br />

spettacolo “I Filosofi alle Primarie”. Partite a Scacchi da Platone a<br />

Ratzinger. Info 0437.948911.<br />

<strong>Comune</strong> di Belluno<br />

Sabato 19 febbraio 2011 e Domenica 20 febbraio 2011 ore 20.45<br />

al Teatro Comunale di Belluno spettacolo “L’Oro di Napoli” dai racconti<br />

di Giuseppe Marotta con Gianfelice Imparato, Luisa Ranieri, Valerio<br />

Santoro, regia di Armando Pugliese. Info 0437.948911.<br />

<strong>Comune</strong> di Feltre<br />

Domenica 20 febbraio 2011 ore 20.45 all’Auditorium Canossiano<br />

spettacolo “Confidenze troppo intime” di Jerome Tonnerre. Regia di<br />

Piergiorgio Piccoli, con il Theama Teatro. Info 0439.2087.<br />

<strong>Comune</strong> di Belluno<br />

Venerdì 25 febbraio ore 20.45 al Teatro Comunale di Belluno spettacolo<br />

“Promemoria” di Marco Travaglio 0437.948911.<br />

Per segnalare eventi futuri e lamentarsi perché alcuni me li son persi<br />

per strada mandare una mail a: elisaelisae@libero.it<br />

Mercati Settimanali<br />

Alano di Piave: Sabato<br />

Arsiè: Giovedì<br />

Feltre: Martedì e Venerdì<br />

Fonzaso: Lunedì<br />

<strong>La</strong>mon:Giovedì<br />

Quero: Giovedì<br />

Cesiomaggiore: Giovedì<br />

Santa Giustina: Venerdì


Nuova MACELLERIA<br />

GASTRONOMIA - SALUMERIA<br />

Cassa Rurale Bassa Valsugana<br />

Per i giovani risparmiatori<br />

Per i giovani imprenditori<br />

<strong>Il</strong> risparmio va insegnato fin dalla giovane età.<br />

Ne sono convinti i responsabili della Cassa Rurale Bassa Valsugana.<br />

Da alcune settimane uno staff di collaboratori, adeguatamente<br />

formato, è impegnato nelle scuole delle località dove la banca<br />

agisce ogni giorno.<br />

<strong>La</strong> motivazione è semplice: si vuole far capire ai bambini di oggi (i cittadini<br />

e i risparmiatori di domani) l’importanza di questa buona pratica<br />

o di questo atteggiamento virtuoso per loro stessi e per la collettività.<br />

Lo si fa in modo semplice e diretto perché il risparmio va inteso sul<br />

binario duplice: finanziario e delle risorse naturali perché come si ricorda<br />

più volte “le risorse non sono infinite ed è opportuno applicare<br />

nella quotidianità della nostra esistenza un utilizzo rispettoso”.<br />

Altra iniziativa <strong>che</strong> vede partecipe la Cassa Rurale, in collaborazione<br />

con altri istituti di credito cooperativo, è <strong>La</strong>pis. E’ l’acronimo<br />

di “<strong>La</strong>boratorio di Progettualità Imprenditoriale e Sociale”.<br />

Ideato, progettato e coordinato dalla società Formazione-<strong>La</strong>voro<br />

è, da inizio millennio, un percorso formativo rivolto a giovani <strong>che</strong><br />

fanno già il mestiere di imprenditore ma è indirizzato an<strong>che</strong> a chi<br />

intende cominciare questa attività.<br />

In occasione della riunione <strong>che</strong> ha segnato il debutto della nuova<br />

<strong>La</strong> <strong>Theka</strong> Anno 2010 - N. 9<br />

APERTO ANCHE<br />

LA DOMENICA<br />

FINO ALLE 12.30<br />

Mauro Zanella<br />

Insaccati di produzione propria<br />

Prodotti cotti: por<strong>che</strong>tte, stinchi,<br />

lasagne, arrosti vari.<br />

Via Quattro Sassi - Z.I. Rasai di Seren del Grappa (BL) - Per prenotazioni: 330.900672 - 0439.394851<br />

edizione è intervenuto Paolo Gonzo, direttore della Cassa Rurale<br />

Bassa Valsugana. Egli ha offerto un quadro di insieme del sistema<br />

della Casse Rurali Trentine e della realtà <strong>che</strong> opera a livello valligiano.<br />

Una rete di ban<strong>che</strong> <strong>che</strong> presidia al meglio il territorio, dalle<br />

grandi alle piccole località, e <strong>che</strong> considera la persona per ciò <strong>che</strong><br />

è e non per ciò <strong>che</strong> ha.<br />

Questo vale an<strong>che</strong> per i giovani intenzionati a diventare imprenditori<br />

e affrontare una sfida coraggiosa, a maggior ragione nel quadro<br />

economico non proprio brillante dei nostri tempi. Nonostante<br />

questo potranno sempre contare sull’apporto economico e sulla<br />

fiducia della banca di riferimento, intenzionata a essere partecipe<br />

di iniziative imprenditoriali meritevoli di essere sostenute e destinate<br />

a far crescere la comunità locale in economia e produttività.<br />

27


A meZZogIorno<br />

Pizza e menù<br />

a prezzo fisso<br />

Pesce<br />

tutti i giorni<br />

Nel prossimo Numero:<br />

“Alta Infedeltà”<br />

Inviateci lettere, segnalazioni, commenti, fotografie.<br />

E-mail: info@latheka.it - Associazione “Oltreconfine”<br />

Via M. Vallorca, 5 - 32030 Fonzaso (BL)<br />

di Centeleghe Diego<br />

Via Cav. di Vittorio Veneto, 37<br />

32032 Feltre (BL)<br />

Tel. 0439.303822<br />

Aperto dalle 7.00<br />

alle 2.00 di notte<br />

Sono gradite<br />

le prenotazioni<br />

Ristorante<br />

Pizzeria<br />

Via Fenadora, 39 - Z.I. Fonzaso (BL) - Tel. 0439.56012<br />

www.lafenadora.it

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