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i fines Castellana. - Itinerari Medievali

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terreni concentrate nella stessa località potevano essere lavorate da servi<br />

prebendari, che avevano la possibilità di muoversi su tutti gli appezzamenti,<br />

essendo questi vicini o contigui, come il nucleo dominicale della corte.<br />

Forse Pietro era giunto, alla fine della sua carriera, alla grande proprietà e<br />

questo può spiegare il fatto che Eto chieda la mano di sua figlia. Ma grande<br />

proprietario non era, molto probabilmente, agli inizi della sua attività<br />

economica, che noi abbiamo visto in corso nei numerosi acquisti suoi e della<br />

moglie. E, soprattutto, non dovevano appartenere, né lui né la moglie a un<br />

ceto di grandi proprietari. Comunque mi pare importante il poter ritenere, su<br />

basi di buona probabilità, che un possidente mediocre, verisimilmente al<br />

culmine di una lunga carriera di investimenti fondiari, aiutato da fortunate<br />

eredità familiari, anche, giungesse alla dignità dello sculdassiato e, poi, a<br />

stringere legami di parentela con un membro di una famiglia di grandi<br />

proprietari franchi. Dal nonno della moglie dello sculdassio alla figlia di<br />

questo, ci sono volute almeno quattro generazioni per arrivare a stringere<br />

parentela con un esponente della categoria dei grandi proprietari. Tre<br />

generazioni, per arrivare allo sculdassiato.<br />

Eto nel documento dell’895 si dice ex genere Francorum e filio bone<br />

memorie Bosoni. Chi era questo Bosone? In un atto rogato a Piacenza<br />

nell’884, in cui Valperga franca vende dei terreni, compaiono come<br />

testimoni 5 franchi e anche Leone filio Bosoni 113 . Non si dice la nazionalità<br />

di questi due ultimi, ma è del tutto probabile che fossero franchi, dato che<br />

tali erano gli attori del documento e gli altri 5 testimoni. Si tratta, ora, per<br />

questo Bosone, del padre di Eto? Se così fosse, sapremmo che in data 15<br />

aprile 884 era ancora vivo. Ma si può solo sospettare che il Bosone padre di<br />

Eto e il Bosone padre di Leone fossero la stessa persona, sulla sola base<br />

della comune nazionalità franca e che ambedue li troviamo nel Piacentino.<br />

Eto possedeva beni nel territorio castellano, come si è già visto.<br />

Probabilmente ne aveva anche a Niviano: di qui è la futura moglie e qui è<br />

steso l’atto di donazione ad essa. A Niviano avevano proprietà anche i<br />

Supponidi, confinanti con terreni di Pietro e della moglie. Nell’883,<br />

Ragemberga acquista un pezzo di terra a Niviano che confina alio lato in<br />

eredes quondam Suponi. Così il terreno acquistato sempre nella stessa<br />

località da Pietro nell’886 è contiguo ad un possesso degli eredi Supponi<br />

comes. Si tratta, per Hlawitschka, del conte Suppone II 114 . Esistevano<br />

rapporti di parentela fra i Supponidi e il nostro Eto figlio di Bosone? Non lo<br />

possiamo affermare, ma un sospetto può essere giustificato dal fatto che<br />

ambedue le famiglie, franche, avevano possessi a Niviano (sicuramente i<br />

Supponidi, probabilmente Eto) e che il nome di Bosone non mancava tra i<br />

113 ibid., n. 52, p. 91.<br />

114 E. HLAWITSCHKA, cit., p. 271.

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