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Vedi il Catalogo del Gruppo 63 - Mostra Libri antichi e di pregio a ...

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RACCOLTE – ANTOLOGIE – RIVISTE<br />

I novissimi. Poesie per gli anni ’60. Con un saggio introduttivo e note a cura <strong>di</strong> Alfredo Giuliani.<br />

M<strong>il</strong>ano, Rusconi e Paolazzi, 1961 («Biblioteca <strong>del</strong> Verri. Collana <strong>di</strong> poesia», 74).<br />

200x135 mm. XXXII pagine, 195 pagine, 4 pagine non numerate. Legatura in tela cerata bianca con<br />

copertina <strong>il</strong>lustrata <strong>di</strong> Romano Ragazzi, camicia in acetato trasparente e fascetta e<strong>di</strong>toriale originale<br />

con ritratti fotografici degli autori, al piatto anteriore e al dorso titolo stampato in nero e rosso, al<br />

piatto posteriore nota sul volume. Buono stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa antologia <strong>di</strong> poesie e scritti critico-teorici <strong>di</strong> Elio Pagliarani (1927),<br />

Alfredo Giuliani (1924-1007), Edoardo Sanguineti (1930-2010), Nanni Balestrini (1935) e Antonio<br />

Porta (1935-1989), curata dallo stesso poeta e scrittore Alfredo Giuliani. Il volume, che costituisce<br />

un fondamentale documento riguardo la nuova «via <strong>del</strong>la poesia» dei primissimi anni Sessanta e dei<br />

suoi principali innovatori, precede <strong>di</strong> due anni la formazione <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, nato a Palermo<br />

nell’ottobre <strong>del</strong> 19<strong>63</strong>, cui aderirono non solo gli autori antologizzati in questa raccolta, ma altri<br />

scrittori, critici e intellettuali protagonisti <strong>del</strong>la neoavanguar<strong>di</strong>a letteraria e artistica come Luciano<br />

Anceschi (1911-1995), Alberto Arbasino (1930), Adriano Spatola (1941-1988), Umberto Eco<br />

(1932) e Ach<strong>il</strong>le Bonito Oliva (1939). In aperta rottura con i mo<strong>del</strong>li <strong>del</strong>la tra<strong>di</strong>zione novecentesca<br />

«alquanto frusti e spesso gravati <strong>di</strong> pedagogia» (Introduzione, p. XIII), cui molta letteratura degli<br />

anni Cinquanta era ancora legata, i novissimi si opposero in particolare agli schemi talvolta rigi<strong>di</strong><br />

<strong>del</strong> romanzo neorealista, a favore <strong>di</strong> una sperimentazione linguistica improntata ad una estrema<br />

libertà <strong>di</strong> contenuti. Nel genere poetico <strong>il</strong> rifiuto è netto per ogni forma <strong>di</strong> neo-crepuscolarismo, <strong>di</strong><br />

carduccianesimo o <strong>di</strong> «realismo coatto», e la ricerca è guidata dall’idea che «la poesia debba aprirci<br />

un varco: nel rispecchiare la realtà rispondere al nostro bisogno <strong>di</strong> attraversare lo specchio»<br />

(Introduzione, p. XIV).<br />

Neppure dopo la nascita ufficiale <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, i poeti novissimi ebbero mai un vero manifesto<br />

programmatico in forma scritta, ma l’Introduzione <strong>di</strong> Giuliani al presente volume si può appieno<br />

considerare una lucida esposizione <strong>del</strong>le basi metodologiche e ideologiche <strong>di</strong> questi autori, a partire<br />

dagli obiettivi <strong>di</strong> efficacia linguistica che essi perseguono in un mondo, quello contemporaneo, dove<br />

«tutto è cambiato: <strong>il</strong> vocabolario, la sintassi, <strong>il</strong> verso, la struttura <strong>del</strong>la composizione» e in cui,<br />

<strong>di</strong>chiarano, «noi siamo andati certamente più in là <strong>del</strong>lo smascheramento, sfidando <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio che<br />

sempre consegue, insieme con le chiacchiere, al deperimento <strong>di</strong> un linguaggio, esasperando<br />

l’insensatezza, rifiutando l’oppressione dei significati imposti, raccontando con gusto e con amore<br />

storie pensieri e bubbole <strong>di</strong> questa età schizofrenica» (p. XVI).<br />

Il volume uscì per la casa e<strong>di</strong>trice m<strong>il</strong>anese Rusconi e Paolazzi nella collana «Biblioteca <strong>del</strong> Verri»,<br />

denominazione che richiama la rivista letteraria «Il Verri», fondata da Anceschi nel 1956 e a cui<br />

collaborarono moltissimi dei poeti poi confluiti nel <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>.<br />

Gambetti-Vezzosi 2007, 393.<br />

<strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>. La nuova letteratura. 34 scrittori. Palermo ottobre 19<strong>63</strong>. A cura <strong>di</strong> Nanni Balestrini<br />

e Alfredo Giuliani. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1964 («Le Comete», 31).<br />

210x125 mm. 465 pagine, una pagina bianca non numerata. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino con<br />

copertina <strong>il</strong>lustrata a colori da un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Gastone Novelli, ai contropiatti nota sul volume e<br />

catalogo e<strong>di</strong>toriale, al piatto posteriore fotografia b/n <strong>di</strong> Giordano Falzoni (Una riunione <strong>del</strong><br />

<strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong> a Palermo). Buono stato <strong>di</strong> conservazione, strappo <strong>del</strong>l’ultima pagina e <strong>del</strong> piatto<br />

posteriore lungo <strong>il</strong> lato <strong>del</strong>la brossura, tracce d’uso su alcune pagine iniziali. Isolate e spora<strong>di</strong>che<br />

sottolineature a matita e a penna.


Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume collettivo, <strong>il</strong> cui nucleo centrale raccoglie poesie, ma anche<br />

racconti, interventi critici e frammenti <strong>di</strong> romanzi, dei letterati aderenti al <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, riunitosi per la<br />

prima volta a Palermo nell’ottobre <strong>del</strong> 19<strong>63</strong>. La sezione finale <strong>del</strong> volume si pone come resoconto<br />

documentario <strong>di</strong> questo incontro <strong>di</strong> lavoro, «l’unica iniziativa seria che nel <strong>di</strong>battito letterario si<br />

prendesse in Italia da più d’un decennio» (dalla nota al contro piatto anteriore). La prima parte,<br />

intitolata La nuova letteratura, consta invece <strong>di</strong> sei saggi critici <strong>di</strong> Luciano Anceschi (Metodologia<br />

<strong>del</strong> nuovo), Angelo Guglielmi (Avanguar<strong>di</strong>a e Sperimentalismo), Renato Bar<strong>il</strong>li (Le strutture <strong>del</strong><br />

romanzo), Fausto Curi (Sulla giovane poesia), Giuseppe Bartolucci (Tra<strong>di</strong>zione e rottura nel teatro<br />

italiano) e G<strong>il</strong>lo Dorfles (Relazioni tra le arti), che offrono un resoconto inter<strong>di</strong>sciplinare <strong>del</strong><br />

panorama culturale in cui si inserisce l’esperienza letteraria dei poeti novissimi <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>.<br />

Il volume fu una risposta, non esente da un certo intento polemico, ad un giu<strong>di</strong>zio severo e negativo<br />

sull’esperienza neo-avanguar<strong>di</strong>stica da parte <strong>del</strong>la critica letteraria tra<strong>di</strong>zionale verso questa<br />

generazione <strong>di</strong> scrittori e poeti che voleva svecchiare i mo<strong>del</strong>li <strong>di</strong> riferimento non solo<br />

<strong>del</strong>l’Ottocento, ma anche <strong>del</strong> passato più recente, fino agli anni Cinquanta <strong>del</strong> XX secolo.<br />

L’atteggiamento dei poeti nuovi, insofferenti al progressivo esaurirsi <strong>del</strong>la portata innovativa <strong>del</strong>la<br />

grande stagione creativa dei vari Pavese, Fenoglio o Vittorini che si trascinava in una trita<br />

riproposizione ormai vuota <strong>di</strong> significato, aveva irritato la società letteraria, che li aveva etichettati<br />

come «giovani turchi che cercavano con azioni provocatorie <strong>di</strong> dare la scalata alle roccaforti <strong>del</strong><br />

potere culturale» (U. Eco, Prolusione, in Il gruppo <strong>63</strong> quarant’anni dopo, Atti <strong>del</strong> convegno,<br />

Bologna 8-11 maggio 2003, Bologna, Pendragon, 2005, pp. 20-43: 33).<br />

Malebolge. Rivista <strong>di</strong> letteratura. Anno I, n. 1; Anno I, n. 2; Quaderno n. 3-4. Autunno 1966,<br />

Quaderno n. 1. Primavera-Estate 1967. M<strong>il</strong>ano, Mursia, 1964. M<strong>il</strong>ano, Scheiw<strong>il</strong>ler – All’insegna <strong>del</strong><br />

Pesce d’Oro, 1966-1967.<br />

210x210 mm. I: 65 pagine, 5 pagine non numerate. II: 88 pagine, 6 pagine non numerate. III: 72<br />

pagine, 4 pagine non numerate. Copia numerata: 337/1200. IV: 87 pagine, una pagina non numerata.<br />

Copia numerata: 678/1200. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino bianco con copertine fustellate su<br />

schema grafico <strong>di</strong> Giovanni Anceschi e sguar<strong>di</strong>e in carta colorata (blu, verde, rossa e gialla), ai<br />

piatti titolo stampato in nero, ai contropiatti anteriori note tipografiche. Buono stato <strong>di</strong><br />

conservazione, isolate fioriture e tracce d’usura.<br />

Rara raccolta completa dei 4 fascicoli <strong>del</strong>la rivista letteraria «Malebolge», nata a Reggio Em<strong>il</strong>ia nel<br />

1964, stampata dalla tipografia Tecnostampa e <strong>di</strong>stribuita inizialmente da Ugo Mursia (nn. 1-2) e<br />

poi passata a M<strong>il</strong>ano presso l’e<strong>di</strong>tore Vanni Scheiw<strong>il</strong>ler. L’esperienza <strong>del</strong> perio<strong>di</strong>co si lega<br />

all’ambito culturale che ruotò intorno alla figura <strong>del</strong> critico e letterato Luciano Anceschi (1911-<br />

1995), già animatore <strong>del</strong>la rivista «Il Verri», e all’attività <strong>del</strong>l’ala surrealista e parasurrealista degli<br />

intellettuali aderenti al <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>. La redazione era composta, accanto al responsab<strong>il</strong>e Pino Rosati<br />

(), in primis da Adriano Spatola (1941-1988) e Corrado Costa (1929-1991), con al seguito vari<br />

personaggi come Giorgio Celli (1935), Vincenzo Accame (1932-1999) e tutti i più giovani tra i<br />

collaboratori <strong>di</strong> Anceschi alle pagine de «Il Verri». La cura grafica fu affidata al designer Giovanni<br />

Anceschi (1939).<br />

Proprio Accame ricordava così l’esor<strong>di</strong>o <strong>del</strong>la rivista: «Abbiamo fatto “Malebolge” per dare più<br />

spazio alla sperimentazione» (V. Accame, Omissis, M<strong>il</strong>ano, Spirali, 2003, p. 83). Il perio<strong>di</strong>co<br />

rappresenta quin<strong>di</strong>, all’interno <strong>del</strong>la neoavanguar<strong>di</strong>a dei novissimi <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, una voce già<br />

all’epoca <strong>di</strong>ssidente e più irrequieta, tesa ad una sperimentazione ancora maggiore e più vicina alle<br />

esperienze internazionali. Esso uscì in soli 4 numeri: due nel 1964, <strong>di</strong> cui <strong>il</strong> secondo in occasione<br />

<strong>del</strong>la sessione <strong>di</strong> lavoro <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong> svoltasi a Reggio Em<strong>il</strong>ia nei giorni 1-3 novembre 1964; un<br />

numero doppio nel 1966 all’indomani <strong>del</strong> convegno <strong>di</strong> La Spezia (10-12 giugno 1966) e un numero<br />

<strong>del</strong>la nuova serie nel 1967, <strong>di</strong>stinto dagli altri per la copertina con foro <strong>di</strong> forma quadrata anziché


circolare. Del 1996 è un numero speciale monografico de<strong>di</strong>cato al Parasurrealismo, fuori serie e<br />

inserito come ospite nel n. 26 <strong>del</strong>la rivista «Marcatrè. Notiziario <strong>di</strong> cultura contemporanea».<br />

<strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>. Il romanzo sperimentale. Palermo 1965. A cura <strong>di</strong> Nanni Balestrini. M<strong>il</strong>ano,<br />

Feltrinelli, 1966 («Materiali», 7).<br />

205x125 mm. 186 pagine, due pagine non numerate. Fotografie in bianco e nero fuori testo <strong>di</strong><br />

Giulia Niccolai. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino lucido bianco, al piatto anteriore titolo, autore ed<br />

e<strong>di</strong>tore stampati in blu e verde, al piatto posteriore collana stampata in blu, note e<strong>di</strong>toriali ripetute in<br />

nero e blu al dorso. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume collettivo, che raccoglie le testimonianze <strong>del</strong>l’incontro <strong>di</strong> lavoro<br />

degli intellettuali aderenti al <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong> svoltosi in una sala <strong>del</strong> Circolo <strong>del</strong> banco <strong>di</strong> Sic<strong>il</strong>ia a<br />

Palermo dal 1° al 6 settembre 1965, in concomitanza con la 5 a Settimana internazionale Nuova<br />

Musica. Il <strong>di</strong>battito si articolò intorno ai problemi <strong>del</strong> romanzo sperimentale, dall’accezione tardo<br />

Ottocentesca formulata da Ém<strong>il</strong>e Zola (1840-1902) fino alle declinazioni degli anni Cinquanta <strong>del</strong><br />

Novecento, e esso sogno <strong>il</strong> punto d’arrivo <strong>di</strong> un decennio cruciale all’interno <strong>del</strong> panorama<br />

narrativo italiano, in cui era maturata la crisi definitiva <strong>del</strong> Neorealismo. A cura <strong>di</strong> Nanni Balestrini<br />

(1935), anch’egli tra i poeti novissimi nella neoavanguar<strong>di</strong>a letteraria rappresentata dal <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>,<br />

<strong>il</strong> volume è eccezionale documento <strong>di</strong> carattere metodologico, oltre che ideologico e<br />

programmatico, per la ricchezza <strong>del</strong>le testimonianze raccolte, dalle Relazioni introduttive <strong>di</strong> Renato<br />

Bar<strong>il</strong>li (1935), critico e storico <strong>del</strong>la letteratura, e <strong>di</strong> Angelo Guglielmi (1929). In particolare un<br />

passo <strong>del</strong> saggio <strong>di</strong> Guglielmi sintetizza le posizioni neoavanguar<strong>di</strong>stiche nei confronti <strong>del</strong>la<br />

tra<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> romanzo sperimentale e possono considerarsi la base <strong>di</strong> partenza con<strong>di</strong>visa per la<br />

nascita un «nuovo romanzo»: «<strong>il</strong> romanzo sperimentale è descrittivo e non evocativo; la <strong>di</strong>mensione<br />

più “conseguente” <strong>del</strong> romanzo sperimentale è <strong>il</strong> pastiche; <strong>il</strong> romanzo sperimentale rappresenta <strong>il</strong><br />

grado zero <strong>del</strong>la letteratura; la letteratura <strong>del</strong> grado zero è una letteratura demistificante; <strong>il</strong> romanzo<br />

sperimentale rifiuta la “langue” e ut<strong>il</strong>izza la “parole”, <strong>il</strong> romanzo sperimentale è <strong>il</strong> campo <strong>del</strong> self<br />

cioè è l’espressione dei <strong>di</strong>ritti <strong>del</strong> soggettivo; <strong>il</strong> romanzo sperimentale istituisce una nuova idea <strong>del</strong><br />

mondo o meglio si sv<strong>il</strong>uppa all’interno <strong>di</strong> una nuova idea <strong>del</strong> mondo alla cui costruzione hanno<br />

collaborato da una parte la morte <strong>del</strong>le f<strong>il</strong>osofie prescrittive tra<strong>di</strong>zionali e dall’altra la nascita <strong>di</strong><br />

<strong>del</strong>le nuove <strong>di</strong>scipline e scienze che si sv<strong>il</strong>uppano nella <strong>di</strong>rezione dei significati polivalenti o, se si<br />

vuole, nel quadro <strong>del</strong>la infinità dei possib<strong>il</strong>i» (p. 27). Nella parte seconda <strong>del</strong>l’opera,<br />

significativamente intitolata Dibattito proprio per l’articolazione <strong>di</strong>alettica <strong>del</strong>la successione degli<br />

scritti, sono raccolte le opinioni dei <strong>di</strong>versi membri <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> partecipanti al convegno; nella parte<br />

terza, Interventi, i contributi degli scrittori assenti, ma coinvolti nella <strong>di</strong>scussione.<br />

Le fotografie che corredavo <strong>il</strong> volume <strong>di</strong> devono alla fotografa e poetessa Giulia Niccolai (1934),<br />

legata al <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong> sia sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o letterario e ideologico, che per la sua relazione sentimentale<br />

con Adriano Spatola, insieme a cui fonda la rivista «Tam Tam».<br />

Guglielmi, Guido (1930-2002) – Pagliarani, Elio (1927). Manuale <strong>di</strong> poesia sperimentale.<br />

M<strong>il</strong>ano, Arnoldo Mondadori, 1966.<br />

210x155 mm. 368 pagine, 8 pagine non numerate. Frontespizio a due colori. Legatura in tela color<br />

nocciola, con camicia e<strong>di</strong>toriale in carta lucida bianca <strong>di</strong> Anita Klinz e Elio Uberti, al dorso autori,<br />

titolo ed e<strong>di</strong>tore impressi in oro, note e<strong>di</strong>toriali ripetute a stampa sulla camicia in rosso e nero.<br />

Cofanetto in cartoncino grigio. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Ricercata prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie, che pure i curatori precisarono essere non<br />

tanto un’antologia, quanto opera che intendeva perseguire «scopi imme<strong>di</strong>atamente ut<strong>il</strong>i, <strong>di</strong> misura


per orizzontarsi nel complesso panorama <strong>del</strong>la poesia d’oggi e <strong>di</strong> appena ieri» (si veda nota sulla<br />

ban<strong>del</strong>la anteriore). L’elemento fondamentale attorno a cui si articola <strong>il</strong> volume è la lingua, che<br />

costituisce «la me<strong>di</strong>azione tra poesia e cultura» (p. 10), in base alla consapevolezza derivata dalle<br />

ricerche <strong>di</strong> De Saussure che «la poesia richiede <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo autonomo <strong>del</strong>le strutture linguistiche <strong>del</strong><br />

<strong>di</strong>scorso, l’uso consapevole <strong>del</strong>le relazioni dei segni, la percezione <strong>del</strong>le forme» (p. 10). Su questa<br />

base <strong>il</strong> manuale si articola in due parti, La funzione <strong>del</strong>l’espressione e La funzione <strong>del</strong>la<br />

comunicazione, sud<strong>di</strong>visa quest’ultima a sua volta in due sezioni: Significanti e Significati. I poeti<br />

antologizzanti sono altresì <strong>di</strong>stinti in due gruppi e inseriti nelle relative sezioni. Da un lato coloro<br />

che hanno portato avanti la poetica <strong>del</strong>l’espressione (Erba, Cattafi, Giu<strong>di</strong>ci, Raboni, Crovi, i poeti<br />

<strong>di</strong>alettali), «una poetica dei valori linguistici piuttosto che degli elementi semantici <strong>del</strong>la lingua» (p.<br />

11), e «lavorano, per così <strong>di</strong>re, su forme letterarie già costituite, sul solco <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione poetica.<br />

Nel loro linguaggio tra tutte le motivazioni, prevalgono quelle letterarie: quanto <strong>di</strong>re che essi fanno<br />

uso <strong>di</strong> segni estetici» (p. 14): in ultima sintesi essi «aggregano in genere nuovi materiali alla poesia,<br />

ma lo strumento novecentesco che essi rimettono sapientemente in opera si rivela con<strong>di</strong>zionante: le<br />

parole si trasformano in nomi poetici, e i significati sono come un’eco che accompagna i ritmi<br />

verbali» (p. 15). Dall’altro lato quelli che hanno respinto totalmente i mo<strong>del</strong>li letterari precedenti,<br />

pred<strong>il</strong>igendo <strong>il</strong> problema <strong>del</strong>la comunicazione. Tra questi si <strong>di</strong>fferenziano coloro che, come<br />

Balestrini o Sanguineti, puntano sui significanti attraverso la deformazione dei significati, la<br />

violazione <strong>del</strong>la normalità linguistica, la frammentazione <strong>del</strong>la lingua stessa ed una sintassi<br />

complessa; altri, come Guglielmi, Pagliarani o Spatola, hanno invece affrontato la questione dei<br />

significati, soprattutto sociali, attraverso uno sperimentalismo st<strong>il</strong>istico ritmico-<strong>di</strong>ssonante ed un<br />

pluralismo linguistico teso a mostrare sia l’inesistenza <strong>di</strong> una lingua realmente comunicativa, sia<br />

l’impossib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> una modalità d’uso <strong>del</strong>la lingua che valga «come mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>l’intera comunità<br />

linguistica, essere realmente pubblica e socialmente funzionale» (pp. 21-22).<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 607.<br />

Da Pound ai Novissimi. Prof<strong>il</strong>o per un’antologia <strong>di</strong> poeti <strong>del</strong> Pesce d’Oro. M<strong>il</strong>ano, All’insegna<br />

<strong>del</strong> Pesce d’Oro, 1966.<br />

210x210 mm. 83 pagine, 13 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino verde con<br />

ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore titolo in bianco. Buono stato <strong>di</strong> conservazione, legatura appena<br />

allentata. Copia numerata: 172/1000.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume realizzato dall’e<strong>di</strong>tore Vanni Scheiw<strong>il</strong>ler (1934-1999) in<br />

collaborazione con l’amico tipografo m<strong>il</strong>anese Ferruccio Lucini (1913-2003). Come si legge nella<br />

nota <strong>di</strong> Scheiw<strong>il</strong>ler a p. 9 la selezione <strong>di</strong> poesie incluse, già apparse presso lo stesso e<strong>di</strong>tore a partire<br />

dal 1952, venne in origine stampata da Lucini in un solo foglio <strong>di</strong> macchina e inviata agli amici<br />

come strenna natalizia in un rotolo, «causando loro non poco imbarazzo»: la nuova e<strong>di</strong>zione in<br />

volume prevede l’aggiunta <strong>di</strong> una decina <strong>di</strong> poeti, offrendo così una «scelta in<strong>di</strong>cativa, tendenziosa<br />

e provocatoria». L’opera intendeva inoltre ricordare <strong>il</strong> quarantennale <strong>del</strong>le e<strong>di</strong>zioni iniziate da<br />

Giovanni Scheiw<strong>il</strong>ler (1889-1965), padre <strong>di</strong> Vanni, nel 1925. La tiratura limitata <strong>del</strong> volume<br />

prevedeva anche 300 copie fuori commercio numerate da I a CCC, con cofanetto che manca invece<br />

agli esemplari numerati in cifre arabe 1-1000.<br />

Di questi la copia 398/1000 appartenne al poeta Aldo Palazzeschi (1885-1975), dono <strong>di</strong> Vanni<br />

Schew<strong>il</strong>ler che verga la de<strong>di</strong>ca in data «5-7-67».<br />

L’antologia fu riproposta come aggiunta al volume <strong>del</strong> 1986 Arcana Scheiw<strong>il</strong>ler: gli archivi <strong>di</strong> un<br />

e<strong>di</strong>tore, a cura <strong>di</strong> Linda Ferri e Gianfranco Tortorelli.<br />

Vanni Scheiw<strong>il</strong>ler, oltre ad essere stato e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi poeti <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong> fin dai primi anni<br />

Cinquanta, pubblicò nel biennio 1966-1967 anche due numeri <strong>del</strong>la rivista simbolo <strong>del</strong>l’ala<br />

surrealista e parasurrealista dei novissimi, «Malebolge» (scheda 3).


<strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>. Critica e teoria. A cura <strong>di</strong> Renato Bar<strong>il</strong>li e Angelo Guglielmi. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli<br />

Economica, 1976 («SC/10», 74).<br />

195x120 mm. 395 pagine, 5 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino stampato in<br />

grigio e arancione, al piatto anteriore e al dorso note e<strong>di</strong>toriali in nero, al piatto posteriore nota sul<br />

volume. Buono stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa antologia <strong>di</strong> scritti critici e teorici ascrivib<strong>il</strong>i agli intellettuali aderenti al<br />

<strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, tutti già comparsi su rivista o in altri volumi collettanei entro un arco cronologico <strong>di</strong><br />

oltre un decennio, dal 1956-1957 al 1968-69. Il volume abbraccia quin<strong>di</strong> l’intera parabola <strong>di</strong> quella<br />

nuova, anzi nuovissima, generazione <strong>di</strong> poeti che, partendo dalle pagine <strong>del</strong>la rivista anceschiana «Il<br />

Verri», riunendosi come compatto gruppo <strong>di</strong> lavoro nei convegni <strong>di</strong> Palermo (19<strong>63</strong>), Reggio Em<strong>il</strong>ia<br />

(1964) e La Spezia (1966) e dando vita a perio<strong>di</strong>ci come «Malebolge» e «Quin<strong>di</strong>ci», i cui ultimi<br />

numeri risalgono proprio al 1969, seppe animare una stagione <strong>di</strong> fervore e sperimentazione<br />

letteraria e linguistica e creare una nuova critica capace <strong>di</strong> aprire la letteratura italiana al respiro<br />

internazionale. Nel pieno spirito che anima le intenzioni <strong>del</strong>la collana «SC/10» <strong>di</strong> Feltrinelli, <strong>di</strong> cui<br />

questo titolo costituisce <strong>il</strong> n. 74, quelle cioè <strong>di</strong> essere «e<strong>di</strong>zione economica […] <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> alto<br />

livello culturale e scientifico», ma anche «lettura che non sia soltanto evasione» (p. 3), <strong>il</strong> volume è<br />

corredato <strong>di</strong> alcune brevi note critiche, ma soprattutto <strong>di</strong> una vasta sezione chiamata Apparati,<br />

comprensiva <strong>di</strong> Biobigliografie degli autori <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, una Bibliografia generale e<br />

approfon<strong>di</strong>menti sulle <strong>di</strong>verse Riviste <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> e sulle Collane dei vari e<strong>di</strong>tori in cui sono<br />

comparse opere dei <strong>di</strong>versi scrittori antologizzati nel volume.<br />

OPERE DI SINGOLI AUTORI (in or<strong>di</strong>ne alfabetico e in or<strong>di</strong>ne cronologico)<br />

Arbasino, Alberto (1930). L’Anonimo Lombardo. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1959 («Biblioteca <strong>di</strong><br />

letteratura. I Contemporanei», 11).<br />

200x125 mm. 569 pagine, 7 pagine non numerate. Legatura in cartone a due colori, con copertina <strong>di</strong><br />

Albe Steiner, al piatto anteriore e al dorso autore, titolo e e<strong>di</strong>tore in nero. Buono stato <strong>di</strong><br />

conservazione, lievi tracce d’uso.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> 15 racconti, alcuni dei quali già inclusi in Le piccole vacanze,


volume e<strong>di</strong>to da Einau<strong>di</strong> nel 1957. Il titolo richiama lo pseudonimo, Anonimo Lombardo appunto,<br />

con cui <strong>il</strong> giovane Arbasino, nato a Voghera nel 1930, proponeva allora quasi tutta la sua<br />

produzione letteraria e così si chiamerà successivamente uno dei racconti presenti nel volume, Il<br />

ragazzo perduto, rielaborato e stampato singolarmente da Feltrinelli nel 1966. Nell’ultima e<strong>di</strong>zione<br />

A<strong>del</strong>phi <strong>del</strong> 1996, ulteriore riscrittura <strong>del</strong> testo rispetto anche alla versione einau<strong>di</strong>ana <strong>del</strong> 1973, <strong>il</strong><br />

titolo è stato soggetto ad una variazione, se pur minima, con l’uso <strong>del</strong>la minuscola per l’aggettivo:<br />

L’Anonimo lombardo. Questo racconto è certo tra i più rappresentativi <strong>di</strong> questa fase <strong>del</strong>la narrativa<br />

<strong>di</strong> Arbasino ed è <strong>di</strong>ventato «un documento <strong>del</strong> tempo come l’autore sognava che <strong>di</strong>ventasse» (G.<br />

Fofi, Strade maestre: ritratti <strong>di</strong> scrittori italiani, Roma, Donzelli, 1996, p. 65), non solo per la trama<br />

(la vicenda <strong>di</strong> un giovane studente nella M<strong>il</strong>ano <strong>del</strong>l’incipiente boom economico), ma anche per le<br />

notazioni <strong>di</strong> costume e per gli echi e citazioni <strong>di</strong> quelle che erano le matrici culturali dominanti<br />

<strong>del</strong>l’epoca (lo strutturalismo, <strong>il</strong> formalismo russo, la cultura letterario-sociologica angloamericana).<br />

Esso non va però <strong>di</strong>sgiunto dagli altri racconti <strong>di</strong> questa prima e<strong>di</strong>zione feltrinelliana, «racconti<br />

<strong>di</strong>namici, indagatori e in<strong>di</strong>screti, fresche attenzioni al costume che cambia, variazioni e<br />

<strong>di</strong>vertissements <strong>di</strong> un giovane snob molto colto e avido <strong>di</strong> tutto» (G. Fofi, p. 66): solo qui conserva<br />

<strong>il</strong> suo valore <strong>di</strong> specchio <strong>di</strong> un’epoca, al punto da valere ad Arbasino <strong>il</strong> Premio Strega nel 1960,<br />

quale parte <strong>di</strong> «Un volume che – fortunato chi ce l’ha – rimane, credo, <strong>il</strong> suo capolavoro» (G. Fofi,<br />

p. 66).<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 30.<br />

Arbasino, Alberto (1930). Parigi o cara. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1960 («Biblioteca <strong>di</strong> letteratura. I<br />

Contemporanei», 20).<br />

200x125 mm. 751 pagine, una pagina non numerata. Legatura in cartone a due colori con copertina<br />

<strong>il</strong>lustrata <strong>di</strong> Albe Steiner con una fotografia <strong>di</strong> Parigi in negativo, al piatto anteriore e al dorso<br />

autore, titolo e e<strong>di</strong>tore in rosso, segnalibro e<strong>di</strong>toriale originale con nota sul volume. Buono stato <strong>di</strong><br />

conservazione, legatura appena allentata, tracce d’uso.<br />

Ricercata prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume, che raccoglie saggi e scritti <strong>di</strong> Arbasino già<br />

precedentemente comparsi su vari perio<strong>di</strong>ci («<strong>il</strong> Mondo», «L’<strong>il</strong>lustrazione italiana», «Paragone», «Il<br />

Verri») e qui spesso soggetti a mo<strong>di</strong>fiche e riscritture. Seguendo le in<strong>di</strong>cazioni <strong>del</strong>l’autore nel<br />

segnalibro e<strong>di</strong>toriale conservato nel volume, la raccolta risulta organizzata in parte come «itinerario<br />

geografico» e «taccuini <strong>di</strong> viaggio» (con sezioni intitolate Venezia, Parigi, Ingh<strong>il</strong>terra, Nuove<br />

lettere da Londra e molti interventi in cui compare la specifica <strong>del</strong>la città, La parata <strong>di</strong> Anversa,<br />

Riviste a Madrid, Mozart a Berlino), in parte come «<strong>di</strong>ario <strong>di</strong> una educazione sentimentale» e<br />

soprattutto «indagine piuttosto seria sulla maggior parte <strong>del</strong>le avventure intellettuali che hanno<br />

significato qualche cosa in Europa <strong>del</strong> ’55 al ‘60». L’ampiezza degli argomenti affrontati e la verità<br />

degli aspetti <strong>del</strong>la cultura trattati, dalla letteratura all’arte, dal balletto alla musica, dal teatro ai più<br />

eterogenei motivi <strong>di</strong> <strong>di</strong>battito nella vita quoti<strong>di</strong>ana (la birra, <strong>il</strong> sesso), mostrano tutta la versat<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><br />

un autore non ancora trentenne (i saggi sono infatti tutti antecedenti <strong>il</strong> 1960) votato ad una scrittura<br />

critica <strong>di</strong> forte impronta giornalistica, <strong>di</strong> cui offrirà nel tempo vasta testimonianza collaborando con<br />

le principali testate nazionali: «Il Giorno», «Il Corriere <strong>del</strong>la Sera» e «La Repubblica». La grafica <strong>di</strong><br />

copertina, con<strong>di</strong>visa nell’impostazione con altri volumi <strong>del</strong>la stessa collana (scheda 8), si deve al<br />

noto artista e designer Albe Steiner (1913-1974), attivo a partire dal 1948 in qualità <strong>di</strong> collaboratore<br />

per riviste e quoti<strong>di</strong>ani («Domus», «Rinascita», «Mondo Operaio», «L’Unità») case e<strong>di</strong>trici<br />

(Feltrinelli, Einau<strong>di</strong>, Zanichelli), industrie (Pirelli, Olivetti) ed enti culturali (Rai, Piccolo Teatro,<br />

Triennale <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano).<br />

Questo zibaldone arbasiniano, secondo una prassi comune a molte opere <strong>del</strong>lo scrittore, è stato<br />

oggetto <strong>di</strong> successivi interventi e aggiunte in occasione <strong>del</strong>la nuova e<strong>di</strong>zione, nel 1995, presso<br />

A<strong>del</strong>phi.


Gambetti – Vezzosi 2007, 30.<br />

Arbasino, Alberto (1930). Fratelli d’Italia. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 19<strong>63</strong> («I Narratori <strong>di</strong> Feltrinelli»,<br />

24).<br />

215x135 mm. 532 pagine, 4 pagine non numerate. Legatura in cartone verde con camicia e<strong>di</strong>toriale<br />

con ban<strong>del</strong>le a cura grafica <strong>di</strong> Albe Steiner <strong>il</strong>lustrata con una fotografia b/n <strong>del</strong>l’autore <strong>di</strong> Giulia<br />

Niccolai, al piatto anteriore e al dorso autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero, al piatto anteriore<br />

riproduzione a stampa <strong>del</strong>la firma <strong>di</strong> Arbasino, sulla sovraccoperta note e<strong>di</strong>toriali in nero, catalogo<br />

e<strong>di</strong>toriale sulla ban<strong>del</strong>la posteriore e nota sul volume alla quarta <strong>di</strong> copertina. Buono stato <strong>di</strong><br />

conservazione, lievi lacerazioni e lacune alla camicia e<strong>di</strong>toriale.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo romanzo, considerato una summa <strong>del</strong>lo st<strong>il</strong>e narrativo <strong>di</strong> Arbasino.<br />

Rifiutata da Giorgio Bassani per la collana feltrinelliana da lui <strong>di</strong>retta, «I Contemporanei», in cui<br />

uscirono invece i precedenti L’Anonimo Lombardo (1959; scheda 8) e Parigi o cara (1960; scheda<br />

9), l’opera uscì come volume n. 24 <strong>del</strong>l’altra collana guidata da Bassani, «I Narratori». La trama,<br />

snodata attorno alla vicenda <strong>di</strong> due giovani omosessuali che viaggiano tra l’Italia e l’Europa, non è<br />

che un pretesto per una panoramica sulla società <strong>del</strong> tempo, in particolare sul panorama culturale ed<br />

intellettuale, da sempre centro degli interessi <strong>del</strong>la scrittura arbasiniana.<br />

Una seconda e<strong>di</strong>zione seguì <strong>di</strong> appena due mesi la prima, e successivamente si scalano lungo tre<br />

decenni gli interventi e le riscritture: nel 1967 viene mo<strong>di</strong>ficato esclusivamente l’ultimo capitolo in<br />

una riproposizione sempre presso Feltrinelli; l’e<strong>di</strong>zione Einau<strong>di</strong> 1976 risulta invece più<br />

profondamente mo<strong>di</strong>ficata e risulta mutato, da Antonio ad Andrea, <strong>il</strong> nome <strong>di</strong> uno dei protagonisti;<br />

per la nuova e monumentale e<strong>di</strong>zione presso A<strong>del</strong>phi, nel 1993, l’opera è nuovamente sottoposta a<br />

qualche trasformazione compreso <strong>il</strong> ritorno ai nomi originari dei personaggi.<br />

Sulla genesi e sul significato <strong>di</strong> questo romanzo, tappa cruciale nel processo <strong>di</strong> trasformazione <strong>del</strong><br />

romanzo moderno o sperimentale, lo stesso Arbasino elabora un saggio, Nascita <strong>di</strong> Fratelli d’Italia<br />

(in <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>. Critica e teoria, pp. 191-202; scheda 7), mettendo insieme brani tratti dal suo Certi<br />

romanzi (1964; scheda 12). Qui l’autore descrive l’opera come «un omaggio “critico” ai maestri <strong>del</strong><br />

romanzo moderno», «<strong>di</strong>sseminato <strong>di</strong> omaggi <strong>del</strong>iranti ai maestri <strong>del</strong>la narrativa contemporanea»<br />

(Goethe, Sade, Petronio, Mus<strong>il</strong>, Conrad, James, Mann, Proust e D’Annunzio) ma in forma<br />

<strong>di</strong>alettica, cosicchè ne risulta un «romanzo-saggio», anzi un «romanzo-conversazione» incentrato su<br />

alcuni temi chiave: «<strong>il</strong> d<strong>il</strong>emma sempre più straziante fra decadentismo parossistico e rigore<br />

astratto», «la <strong>del</strong>usione dei maestri», «la morte brutta e dolorosa», «l’ambiguità dei personaggi».<br />

St<strong>il</strong>isticamente dominano <strong>il</strong> pastiche linguistico e «un proce<strong>di</strong>mento per accumulazione […] Una<br />

struttura a pinnacolo tipo pasticceria barocca: sempre qualcosa in cima!».<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 30.<br />

Arbasino, Alberto (1930). La narcisata – La controra. Due storie romane. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli,<br />

1964 («Le Comete», 33).<br />

205x125 mm. 143 pagine, 5 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino con copertina<br />

<strong>il</strong>lustrata da un <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> Cy Twombly (Catullus, 1962), al piatto anteriore autore, titolo, collana ed<br />

e<strong>di</strong>tore in bianco e bordeaux, al dorso note e<strong>di</strong>toriali ripetute in nero, al piatto posteriore fotografia<br />

<strong>del</strong>l’autore in b/n <strong>di</strong> Carlo Bavagnoli (A Porta Portese negli Anni Cinquanta), ai contropiatti nota<br />

sul volume e catalogo e<strong>di</strong>toriale. Buono stato <strong>di</strong> conservazione, lievi tracce d’uso lungo le cerniere.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione in volume <strong>di</strong> questi due racconti, già apparsi sul perio<strong>di</strong>co «Tempo Presente»<br />

rispettivamente nel giugno 1959 e nel marzo 1961.


Abbandonata l’ambientazione m<strong>il</strong>anese degli esor<strong>di</strong> letterari, Arbasino offre, come <strong>di</strong>ce <strong>il</strong><br />

sottotitolo stesso, due storie romane, «due galoppate attraverso un’altra Roma Sparita, quella dei<br />

Tar<strong>di</strong> Anni Cinquanta: bizantina sempre ma ormai tramontata» (citazione dalla copertina).<br />

Dell’autore è la nota al contro piatto anteriore, in cui si evidenzia <strong>il</strong> carattere sperimentale <strong>del</strong>la<br />

narrazione sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o formale e linguistico, in parte <strong>di</strong>verso dallo sperimentalismo strutturale e<br />

tematico dominante in Fratelli d’Italia, uscito l’anno precedente (scheda 10).<br />

Una seconda e<strong>di</strong>zione feltrinelliana seguì nello stesso anno questa prima <strong>del</strong> marzo 1964, mentre<br />

nel 1975 uscì rivisitato, con <strong>il</strong> titolo ridotto a La narcisata, due epigrafi gad<strong>di</strong>ane e una nota<br />

aggiunta siglata A. A., presso Einau<strong>di</strong>. Alla sua prima comparsa <strong>il</strong> volume incontrò una buona<br />

fortuna critica e celebre è rimasta la recensione <strong>di</strong> Oreste Del Buono (Sberleffo feroce al passato<br />

prossimo, in «Corriere d’Informazione», 11 marzo 1964) che lo elogiava come «un epitaffio a un<br />

mondo irrime<strong>di</strong>ab<strong>il</strong>mente ma appena scomparso e sostituito da un mondo probab<strong>il</strong>mente peggiore»,<br />

capace «<strong>di</strong> rivelarci che l’unico romanzo storico possib<strong>il</strong>e è l’attualità che tutti noi viviamo in un<br />

<strong>di</strong>sperato e <strong>di</strong>sperante romanzo <strong>di</strong> costume». Anche dopo la nuova e<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> 1975 la prima<br />

versione <strong>di</strong> Feltrinelli continuò ad essere pred<strong>il</strong>etta da molti intellettuali, come Edoardo Sanguineti<br />

(Narcisate nel tempo, in «Paese Sera», 10 luglio 1975), che considerava anacronistiche molte <strong>del</strong>le<br />

interpolazioni e guardava in fondo con un certo sospetto le riscritture <strong>del</strong>l’autore.<br />

La foto in quarta <strong>di</strong> copertina <strong>del</strong>la prima e<strong>di</strong>zione fu scattata da Carlo Bavagnoli (1932), uno dei<br />

maggiori protagonisti <strong>del</strong>la fotografia <strong>di</strong> reportage degli anni ’50 e ’60, grazie ad un’esperienza<br />

maturata in Italia e all’estero all’interno <strong>del</strong>le redazioni <strong>di</strong> famose riviste come «Illustrazione<br />

Italiana», «Cinema nuovo», «Epoca», «L’Espresso» e «Life». Famosi i suoi servizi sulla Sardegna<br />

tra <strong>il</strong> 1958 e <strong>il</strong> 1961, in specifico quello sull’artista Costantino Nivola (1911-1988), intento nella<br />

decorazione <strong>del</strong>la chiesa <strong>del</strong>la Madonna d’Itria ad Orani (Nu).<br />

R. Spaducci, Prime e<strong>di</strong>zioni <strong>del</strong> Novecento letterario italiano (narratori e poeti). Manuale <strong>di</strong><br />

Bibliografia pratica. Roma, Il Calamaio, 1995, 20; Gambetti – Vezzosi 2007, 30.<br />

Arbasino, Alberto (1930). Certi romanzi. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1964 («Materiali», 2).<br />

205x125 mm. 197 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino bianco lucido<br />

con copertina a cura grafica <strong>di</strong> Umberto Bran<strong>di</strong>, al piatto anteriore autore, titolo e<strong>di</strong>tore e nota sul<br />

volume in nero, note e<strong>di</strong>toriali ripetute al dorso, al piatto posteriore in<strong>di</strong>cazione <strong>del</strong>la collana e nota<br />

sulla medesima in nero. Buono stato <strong>di</strong> conservazione, tracce d’uso in copertina, alcuni marginalia<br />

e sottolineature a matita. Al contropiatto posteriore timbro in inchiostro blu con la lettera U.<br />

Ricercata prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> saggi critici, che costituiscono una sorta <strong>di</strong><br />

brogliaccio <strong>del</strong>le idee e <strong>del</strong> lavoro teorico <strong>di</strong> base <strong>del</strong> progetto <strong>di</strong> Fratelli d’Italia (19<strong>63</strong>; scheda 10),<br />

ma nello stesso tempo possono leggersi come autonoma riflessione sulle nuove forme narrative, dal<br />

Formalismo francese allo Strutturalismo russo. L’opera può quin<strong>di</strong> considerarsi <strong>il</strong> contrappunto<br />

saggistico <strong>del</strong> celebre romanzo arbasiniano, un labirinto <strong>di</strong> idee dove pure trovare chiarimenti sulle<br />

coor<strong>di</strong>nate culturali e la temperie intellettuale che ne nutrirono l’elaborazione, in cui rintracciare gli<br />

autori che formano <strong>il</strong> serbatoio <strong>di</strong> citazioni e ispirazione <strong>di</strong> quelle celebri pagine, tra le più note<br />

<strong>del</strong>lo scrittore <strong>di</strong> Voghera.<br />

Lo st<strong>il</strong>e e le scelte linguistiche dominate dal gusto <strong>del</strong>la mescolanza, insieme all’assenza totale <strong>di</strong><br />

titoli specifici per i singoli interventi, identificati solo da un numero progressivo e da un’epigrafe<br />

d’apertura variamente tratta dai gran<strong>di</strong> maestri <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> Arbasino, sono i tratti tipici <strong>del</strong>lo<br />

scrittore lombardo, <strong>il</strong> cui meritò fu all’epoca riconosciuto esattamente «nell’accumulo <strong>del</strong>le notizie,<br />

<strong>del</strong>le idee, dei concetti, nel moltiplicarsi dei titoli, <strong>del</strong>le formule, dei nomi, <strong>del</strong>le proposte, senza<br />

lasciare mai <strong>il</strong> tempo <strong>di</strong> tirare <strong>il</strong> fiato: nell’aggressività, quin<strong>di</strong>, <strong>del</strong> suo <strong>di</strong>scorso, che rende molto<br />

efficacemente l’aspetto sempre un poco nevrotico <strong>di</strong> una ricerca critica e intellettuale che gioca tutta<br />

se stessa sull’intelligenza, sull’acutezza e sulla sottigliezza <strong>del</strong>l’esercizio eccitato <strong>del</strong>la mente»


(Giorgio Bàrberi Squarotti, Leggere un libro con Arbasino è un’avventura <strong>del</strong>l’intelligenza, in<br />

«Gazzetta <strong>del</strong> Popolo», 3 febbraio 1965). Come prassi consueta <strong>del</strong>l’autore l’opera fu sottoposta a<br />

revisione, con aggiunte e riscritture, per la nuova e<strong>di</strong>zione Einau<strong>di</strong> <strong>del</strong> 1977, arricchita da due<br />

Appen<strong>di</strong>ci: Quella Carmen, un capitolo intitolato Postface 1977 a «Fratelli d’Italia» e do<strong>di</strong>ci nuovi<br />

saggi raccolti sotto la denominazione La Belle Époque per le scuole.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 30.<br />

Arbasino, Alberto (1930). Grazie per le magnifiche rose. Tutte le avventure <strong>del</strong>la<br />

drammaturgia contemporanea. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1965 («Materiali», 6).<br />

220x140 mm. 525 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino bianco lucido,<br />

al piatto anteriore autore, e<strong>di</strong>tore e nota sul volume in nero, titolo in rosa, note e<strong>di</strong>toriale ripetute in<br />

nero al dorso, al piatto posteriore in<strong>di</strong>cazione <strong>del</strong>la collana in nero e rosa e nota sulla collana.<br />

Buono stato <strong>di</strong> conservazione, tracce d’uso e lieve usura lungo i bor<strong>di</strong> dei piatti.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione in volume <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> scritti e critiche teatrali risalenti al quinquennio<br />

precedente, tra 1959-1965. All’interno <strong>del</strong>la produzione <strong>di</strong> Arbasino <strong>il</strong> volume costituisce<br />

un’importante testimonianza <strong>del</strong>la sua attività come conoscitore e sperimentatore <strong>di</strong> fenomeni d’arte<br />

e cultura legati all’ambito drammaturgico, dal musical alle sperimentazioni d’avaguar<strong>di</strong>a fin oal<br />

cabaret. I saggi raccolti, come si legge in copertina, formano un «ROMANZO CRITICO:<br />

organizzando i materiali […] secondo la struttura significativa <strong>del</strong> Viaggio <strong>di</strong> Scoperta archetipo e<br />

costante, come un’iniziazione formativa». Caso isolato tra le opere <strong>del</strong>lo scrittore lombardo, Grazie<br />

per le magnifiche rose non ebbe successive riproposizioni o ampliamenti, per motivi <strong>il</strong>lustrati dallo<br />

stesso Arbasino: «è un volume tipicamente “epocale”. Non ho mai creduto in una ristampa,<br />

nonostante i desideri <strong>di</strong> Garzanti e <strong>di</strong> Ton<strong>del</strong>li e <strong>di</strong> A<strong>del</strong>phi, perché l’In<strong>di</strong>ce dei nomi principali ne<br />

include centinaia: e la maggior parte è scomparsa dalla memoria anche coltissima, benché si tratti <strong>di</strong><br />

attori e autori già assai fam<strong>il</strong>iari a un certo pubblico tutt’altro che esiguo» (da A. Arbasino, Romanzi<br />

e Racconti, M<strong>il</strong>ano, Mondadori, 2010 («I Meri<strong>di</strong>ani»), I, p. CXLIV).<br />

In questo vasto viaggio all’interno <strong>del</strong> mondo teatrale i giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> Arbasino, soprattutto sui registi e<br />

sul teatro italiano, non furono particolarmente favorevoli o clementi: con pungente spirito critico lo<br />

scrittore e giornalista demolì molti luoghi comuni <strong>del</strong>la scena nazionale, andando a scalfire anche <strong>il</strong><br />

mito <strong>di</strong> intoccab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> due monumenti come Luchino Visconti o Giorgio Strehelr, «arrivati a<br />

possedere due caratteristiche in comune: l’edonismo e <strong>il</strong> ‘ralenti’» (p. 331). Altrettanto poco<br />

positive furono alcune recensioni critiche all’indomani <strong>del</strong>la pubblicazione, tra cui spicca la vera e<br />

propria «<strong>di</strong>struzione […] fatta da Delio Cantimori su “Paese-Sera” (?) <strong>di</strong> tanto tempo fa» (da<br />

Antonio Palermo, La tessera e <strong>il</strong> puzzle. Letteratura <strong>del</strong>la sociologia, Napoli, Guida, 1979, p. 65). Il<br />

merito <strong>di</strong> Grazie per le magnifiche rose resta comunque quello <strong>di</strong> aver restituito una fotografia <strong>di</strong><br />

vastissimo respiro, fino agli accessi <strong>di</strong> un furore informativo tipico <strong>del</strong>lo scrittore, <strong>del</strong>le esperienze<br />

teatrali in Europa (da M<strong>il</strong>ano a Mosca, passando per Salisburgo, Parigi, Bayreuth, Londra, ecc.) e<br />

negli Stati Uniti tra lo scadere degli anni Cinquanta e <strong>il</strong> primo lustro dei Sessanta.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 30.<br />

Arbasino, Alberto (1930). Due orfanelle. Venezia e Firenze. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1968.<br />

175x110 mm. 108 pagine, 4 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino verde e bianco,<br />

al piatto anteriore autore ed e<strong>di</strong>tore in nero e titolo in bianco e nero, al dorso note e<strong>di</strong>toriali ripetute<br />

in nero, al piatto posteriore nota sul volume. Buono stato <strong>di</strong> conservazione, lievi tracce d’uso. Al<br />

frontespizio nota <strong>di</strong> possesso in inchiostro blu «Cristina».


Prima e<strong>di</strong>zione piuttosto rara <strong>di</strong> queste due inchieste giornalistiche risalenti al 1967 e de<strong>di</strong>cate alle<br />

città italiane <strong>di</strong> Venezia e Firenze, descritte nella quarta <strong>di</strong> copertina come «preziose e ferite» e<br />

nella nota introduttiva a p. 5 nei termini <strong>di</strong> «due Perle Cariate; o due Culle d’Arte che sono riuscite<br />

nell’allucinante tour-de-force <strong>di</strong> far durare per mezzo m<strong>il</strong>lennio (rispettivamente) <strong>il</strong> Settecento e <strong>il</strong><br />

Dugento; o due Melograni <strong>di</strong> Pietra infine ottenebrati, lo stesso giorno, alla stessa ora, dal fango<br />

<strong>del</strong>le alluvioni» nel novembre <strong>del</strong> 1966. Arbasino tenta una descrizione ed una lettura <strong>del</strong>la struttura<br />

dei due centri, <strong>il</strong> loro funzionamento e <strong>il</strong> trasformarsi nel tempo dei loro sistemi <strong>di</strong> relazioni interni<br />

ed esterni, fino a <strong>di</strong>ventare l’ombra <strong>di</strong> se stesse, due orfanelle appunto, non solo dopo la <strong>di</strong>struzione<br />

portata dall’acqua e dal fango <strong>del</strong>le alluvioni, ma anche <strong>di</strong> un passato glorioso che le create e poi<br />

abbandonate, con loro conseguente mummificazione. Così la Serenissima si riduce ad una «vetrina<br />

d’esposizione frettolosa e apoplettica», che «tenta d’atteggiarsi, ottocentescamente, a salon. Ma<br />

<strong>di</strong>venta, consumisticamente, supermarket» (p. 7) e «da qualche anno non sta offrendo,<br />

praticamente, nulla <strong>di</strong> più eccitante dei piccioni <strong>di</strong> Piazza Dan Marco» (p. 99). La città dei Me<strong>di</strong>ci e<br />

i suoi monumenti sono invece «ricoperti dalle automob<strong>il</strong>i ferme; e soffocati da una mareggiata<br />

d’altre automob<strong>il</strong>i che tentano <strong>di</strong> muoversi e non ci riescono» (p. 53), e la culla <strong>del</strong>la lingua italiana<br />

nonché centro pulsante <strong>del</strong>la cultura fino agli anni Trenta giace vittima <strong>di</strong> «una tendenza furiosa<br />

all’isolamento» (p. 75), «puramente provinciale» (p. 82). I due pamphlet si articolano sia come<br />

indagine <strong>del</strong>l’urbanistica e <strong>del</strong>le problematiche a questa legate (traffico, mob<strong>il</strong>ità, flussi turistici,<br />

integrazione <strong>di</strong> centro e periferie), sia come <strong>di</strong>alogo con protagonisti <strong>del</strong>la scena istituzionale o<br />

intellettuale, interpellati come testimoni <strong>di</strong> un presente che rischia <strong>di</strong> restare ripiegato sul passato e<br />

incapace <strong>di</strong> guardare al futuro.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 30.<br />

Arbasino, Alberto (1930). Super-Eliogabalo. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1969 («I Narratori <strong>di</strong><br />

Feltrinelli», 159).<br />

200x120 mm. 322 pagine, 6 pagine non numerate. Legatura in cartone viola, al piatto anteriore<br />

autore in blu, titolo in giallo ed e<strong>di</strong>tore in bianco, note e<strong>di</strong>toriali al dorso negli stessi colori, al piatto<br />

posteriore note e<strong>di</strong>toriali e nota sul volume in bianco. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. Al recto <strong>del</strong>la<br />

sguar<strong>di</strong>a anteriore timbo ex-libris in inchiostro blu «Sergio e Orietta Galeazzi».<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, piuttosto ricercata, <strong>di</strong> questo romanzo in cui Arbasino richiama la figura<br />

<strong>del</strong>l’imperatore <strong>di</strong> origine siriana Marco Aurelio Antonino detto Eliogabalo (nato nel 203 d. C.<br />

come Sesto Vario Avito Bassiano), giovanissimo successore <strong>di</strong> Caracalla nel 218 d. C. e in carica<br />

per soli quattro anni, durante i quali mise in atto azioni cruente ed efferate fino a cadere vittima, con<br />

successivo scempio <strong>del</strong> cadavere, dei pretoriani, l’11 marzo <strong>del</strong> 222 d. C.<br />

Quello arbasiniano è però, in pieno accordo con lo st<strong>il</strong>e e la poetica <strong>del</strong>lo scrittore lombardo, un<br />

Super-Eliogabalo, un oltre rispetto alla già complessa figura storica <strong>di</strong> un imperatore <strong>di</strong>venuto<br />

simbolo <strong>del</strong>la decadenza <strong>del</strong> mondo romano ed assunto come emblema <strong>del</strong>la decadenza <strong>del</strong>l’Europa<br />

contemporanea. Con quest’opera l’autore supera, nella composizione e nelle scelte linguistiche,<br />

qualsiasi forma <strong>di</strong> sperimentazione e strutturalismo ed offre al lettore una narrazione<br />

sostanzialmente priva <strong>di</strong> una struttura, puro trionfo <strong>di</strong> tecniche e figure retoriche - dall’iperbole al<br />

pastiche, all’ornamentazione lessicale <strong>di</strong> puro gusto manierista – ed un esempio <strong>di</strong> letteratura che,<br />

pienamente calata nel clima sperimentale <strong>del</strong>le neoavanguar<strong>di</strong>e <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, antepone <strong>il</strong><br />

significante al significato nell’accezione <strong>il</strong>lustrata da Pagliarani e Guglielmi nel Manuale <strong>di</strong> poesia<br />

sperimentale (1966; scheda 5). Lo spirito e la volontà innovativa <strong>di</strong> questa rivoluzione culturale,<br />

tesa al superamento <strong>di</strong> qualsiasi mo<strong>del</strong>lo tra<strong>di</strong>zionale all’interno <strong>del</strong> genere <strong>del</strong> romanzo, si<br />

percepisce fin dall’inizio <strong>del</strong> volume, nella posposizione <strong>del</strong> frontespizio (a p. 11) a 7 pagine <strong>di</strong><br />

testo interamente riempite <strong>di</strong> calligrammi, alcuni apparentemente senza senso e dal puro valore


grafico-visuale, con varianti nella scelta <strong>del</strong> corsivo piuttosto che <strong>del</strong> grassetto e un’impostazione<br />

<strong>del</strong>le spaziatura, dei margini o <strong>del</strong>l’interlinea, spiazzanti e fuori dai canoni. Controversa e<br />

<strong>di</strong>scordante fu l’accoglienza critica, si parlò <strong>di</strong> «artificio mistificatorio» e «calcolata follia»<br />

(Giuliano Gramigna, L’imperatore in week end, in «Corriere d’Informazione», 8 novembre 1969) e<br />

lo stesso Arbasino intervenne nel <strong>di</strong>battito per chiarire <strong>il</strong> senso <strong>del</strong>la sua opera (Super-Eliogabalo:<br />

tutti in <strong>di</strong>saccordo, in «Il Corriere <strong>del</strong>la Sera», 15 febbraio 1970).<br />

Il testo ha subito due revisioni (per Einau<strong>di</strong> nel 1978 e per A<strong>del</strong>phi nel 2001), consistenti soprattutto<br />

in una fioritura <strong>di</strong> aggiunte ai già lunghi elenchi <strong>di</strong> questa prima versione feltrinelliana e in un<br />

proliferare <strong>di</strong> tutto ciò che l’autore ha <strong>di</strong> più caro: le sequenze <strong>di</strong> citazioni dai gran<strong>di</strong> maestri, dai<br />

classici latini ai surrealisti francesi. Nella versione einau<strong>di</strong>ana è inclusa una Nota 1978 siglata A.<br />

A., poi lasciata cadere nella successiva <strong>del</strong> 2001, in cui Super-Eliogabalo viene collocato in un ciclo<br />

che comprende anche La bella <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong> (1972; scheda 18), Specchio <strong>del</strong>le mie brame (1974; scheda<br />

20) e Il principe costante (1972; scheda 17).<br />

Qualche sostituzione lessicale e interventi superficiali <strong>di</strong> varia consistenza da parte <strong>di</strong> Arbasino<br />

anche per l’ultima ristampa <strong>del</strong> romanzo, nel volume 2 dei suoi Romanzi e Racconti (M<strong>il</strong>ano,<br />

Mondadori, 2010 «I Meri<strong>di</strong>ani»).<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 31.<br />

Arbasino, Alberto (1930). Sessanta posizioni. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1971 («I fatti e le idee. Saggi e<br />

Biografie. Critica letteraria», 208).<br />

225x140mm. 484 pagine, 4 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino bianco lucido<br />

con copertina stampata in due tonalità <strong>di</strong> blu e <strong>il</strong>lustrata da un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Stefano Bollina, al piatto<br />

anteriore autore e titolo in blu, e<strong>di</strong>tore e collana in bianco, al dorso note e<strong>di</strong>toriali ripetute in blu, al<br />

piatto posteriore nota sul volume e breve bio-bibliografia <strong>del</strong>l’autore. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, piuttosto ricercata, <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> 60 interventi <strong>di</strong> critica letteraria costruiti<br />

come sorta <strong>di</strong> ritratto storico-critico <strong>di</strong> altrettanti autori, <strong>di</strong> indubbia r<strong>il</strong>evanza quali punti <strong>di</strong><br />

riferimento <strong>del</strong>la cultura contemporanea, ma anche selezionati tra le preferenze assolutamente<br />

soggettive <strong>del</strong>l’autore. Nella quarta <strong>di</strong> copertina è infatti Arbasino a descrivere <strong>il</strong> volume come «un<br />

catalogo personale e in<strong>di</strong>pendente <strong>di</strong> pred<strong>il</strong>ezioni e <strong>di</strong> pietre d’inciampo abbastanza r<strong>il</strong>evanti per la<br />

cultura dei nostri anni». Gli interventi sono vere <strong>di</strong>vagazioni letterarie in forma <strong>di</strong> «Ritratti,<br />

recensioni, prof<strong>il</strong>i, interviste, r<strong>il</strong>etture, incontri, ripensamenti, brin<strong>di</strong>si, alterchi, paesaggi,<br />

s<strong>il</strong>houettes, cannocchiali, serenate…» (Note, p. 474), che configurano l’opera come «l’equivalente<br />

letterario <strong>di</strong> Grazie per le magnifiche rose» de<strong>di</strong>cato alla critica teatrale (1965; scheda 13). Le Note<br />

<strong>del</strong>l’autore alle pagine finali (pp. 474-482) si possono leggere alla stregua <strong>di</strong> una «sessantunesima<br />

posizione, che andrebbe intitolata Alberto Arbasino», <strong>di</strong> una «autocronologia critica» o <strong>di</strong> un<br />

«saggio latamente autobiografico», ut<strong>il</strong>i come resoconto «non solo <strong>del</strong> modo <strong>di</strong> scrittura <strong>di</strong><br />

Arbasino, ma soprattutto <strong>del</strong> suo sentimento <strong>del</strong> tempo» (si veda la Cronologia <strong>del</strong>lo stesso<br />

Arbasino e Raffaele Manica, in A. Arbasino, Romanzi e racconti, M<strong>il</strong>ano, Mondadori, 2010 [«I<br />

Meri<strong>di</strong>ani»], I, pp. XCV-CCXXV: CLVII). Si tratta <strong>di</strong> un’opera r<strong>il</strong>evante all’interno <strong>del</strong>la produzione<br />

<strong>del</strong>lo scrittore <strong>di</strong> Voghera, che offre con questi interventi un esempio rappresentativo <strong>del</strong>la propria<br />

attitu<strong>di</strong>ne alla scrittura critica, non certo <strong>di</strong> spicco per la coerenza <strong>di</strong> metodo o la completezza<br />

storiografica, quanto cartina <strong>di</strong> tornasole per la comprensione <strong>del</strong>le strade battute dalla rivoluzione<br />

culturale portata avanti dalla neoavanguar<strong>di</strong>a e dal <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 31.


Arbasino, Alberto (1930). Il principe costante. Torino, Einau<strong>di</strong>, 1972 («I coralli», 282).<br />

190x120 mm. 136 pagine, due pagine non numerate. Legatura in tutta tela rossa con camicia<br />

e<strong>di</strong>toriale in carta lucida bianca, con ban<strong>del</strong>le, <strong>il</strong>lustrata da uno schizzo <strong>di</strong> Eugène Delacroix (Un<br />

cavaliere), al dorso autore, titolo e marca e<strong>di</strong>toriale in bianco, sulla sovraccoperta note e<strong>di</strong>toriali e<br />

breve nota sul volume in nero, sulle ban<strong>del</strong>le nota sul volume e catalogo e<strong>di</strong>toriale in nero. Ottimo<br />

stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo breve romanzo-sceneggiatura, concepito come vera e propria riscrittura<br />

<strong>del</strong>l’omonimo dramma, datato 1<strong>63</strong>9, <strong>di</strong> Pedro Calderòn de la Barca (1600-1681). Un’anticipazione<br />

teorico-critica <strong>del</strong>le basi <strong>di</strong> questa operazione <strong>di</strong> rivisitazione è <strong>il</strong> capitolo intitolato Prima lettura<br />

<strong>del</strong> “Principe Costante” in La maleducazione teatrale (M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1966, pp. 107-114),<br />

dove si enunciano le proposte cui approda la lettura strutturale <strong>del</strong>l’opera <strong>del</strong>lo spagnolo e i criteri<br />

fondamentali su cui si dovrà basare la messa in scena, ridotta «in un teatrino minuscolo dove si<br />

possa “rappresentare” tutto con pochi prof<strong>il</strong>i architettonici eseguiti con materiali soli<strong>di</strong> e poveri» e<br />

con una cifra gestuale ripulita e st<strong>il</strong>izzata, ridotta all’essenziale. Nato e scritto pensando già ad un<br />

progetto cinematografico, mai realizzato, e quasi su richiesta <strong>di</strong> Alberto Moravia (1907-1990) e<br />

Dacia Maraini (1936) all’epoca <strong>del</strong>l’avventura <strong>del</strong> Teatro <strong>del</strong> Porcospino, <strong>il</strong> lavoro arbasiniano<br />

consiste in uno smontaggio <strong>del</strong> testo barocco, in un suo rovesciamento, ma nello stesso tempo in<br />

una sua replica, nel pieno rispetto dei motivi originali chiave a partire dalla figura <strong>del</strong> protagonista,<br />

don Fernando. Egli ripete i gesti <strong>del</strong>l’eroe creato da Calderòn, ma <strong>di</strong>venta emblema <strong>del</strong>l’anti-eroe<br />

riducendosi, usando le parole <strong>del</strong>la celebre recensione critica che ne fece Geno Pampaloni «un<br />

barbone, un hippie, <strong>di</strong> cui nessuno si accorge» (Il principe costante, in «Il Corriere <strong>del</strong>la Sera», 31<br />

<strong>di</strong>cembre 1972). Il talento <strong>di</strong> pasticheur <strong>di</strong> Arbasino emerge anche in questa prova letteraria, a<br />

partire dalla creazione <strong>di</strong> uno scenario <strong>di</strong> «vaste onde atlantiche e ciuffi <strong>di</strong> palme da cartolina» che<br />

trasfigura <strong>il</strong> «sublime manufatto barocco» in «un’operina da cabaret» (G. Pampaloni, cit.).<br />

Lo schizzo <strong>di</strong> Eugène Delacroix (1798-18<strong>63</strong>) scelto per <strong>il</strong>lustrare la camicia e<strong>di</strong>toriale è<br />

verosim<strong>il</strong>mente preso dal taccuino noto come Carnet de voyage, realizzato durante <strong>il</strong> viaggio <strong>del</strong><br />

pittore in Marocco nel 1832, conservato al Cabinet des Dessins <strong>del</strong> Musèè du Louvre <strong>di</strong> Parigi.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 31.<br />

Arbasino, Alberto (1930). La bella <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong>. Torino, Einau<strong>di</strong>, 1972 («Supercoralli»).<br />

220x135 mm. 166 pagine, 6 pagine non numerate. Legatura in tutta tela grigio-azzurra con camicia<br />

e<strong>di</strong>toriale in carta lucida bianca con ban<strong>del</strong>le, <strong>il</strong>lustrata a colori da un <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> Pino Pascali (Primo<br />

piano labbra, 1965), al dorso autore, titolo e marca e<strong>di</strong>toriale in bianco, sulla sovraccoperta note<br />

e<strong>di</strong>toriali in nero e grigio, sulle ban<strong>del</strong>le nota sul volume e breve biografia <strong>del</strong>l’autore in nero.<br />

Buono stato <strong>di</strong> conservazione, lieve usura <strong>del</strong>la sovraccoperta, fascetta e<strong>di</strong>toriale lacerata conservata<br />

tra le pagine.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo romanzo, costruito da Arbasino sulla base <strong>di</strong> un suo racconto apparso su<br />

«Il Mondo» (7 e 14 febbraio 1961) e sulla relativa sceneggiatura, da cui fu tratto nel 1962<br />

l’omonimo f<strong>il</strong>m <strong>di</strong>retto da Mario Missiroli (1934): le vicende compositive dei due elementi, quello<br />

strettamente letterario-narrativo e quello <strong>del</strong> soggetto cinematografico, si intersecano nei primi anni<br />

Sessanta e le cronologie sono ricostruib<strong>il</strong>i grazie a materiale d’archivio manoscritto raccolto in<br />

Fondo manoscritti <strong>di</strong> autori contemporanei. <strong>Catalogo</strong>, a cura <strong>di</strong> Giampiero Ferretti, Maria<br />

Antonietta Grignani e Maria Pia Musatti, nota introduttiva <strong>di</strong> Maria Corti, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1982.<br />

Con <strong>il</strong> regista teatrale e cinematografico Missiroli, l’autore lombardo tornò a collaborare per la<br />

stesura <strong>del</strong>la sceneggiatura per musical Amate sponde! Comme<strong>di</strong>a italiana, pubblicata da Einau<strong>di</strong><br />

nel 1974 (scheda 19). A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> trent’anni, nel 2002, uscì una nuova e<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> romanzo


presso A<strong>del</strong>phi, con ritocchi e variazioni soprattutto nella seconda parte <strong>del</strong> testo che agiscono,<br />

come in molta parte <strong>del</strong>le opere arbasiniane, quali tentativi <strong>di</strong> aggiornare la narrazione secondo <strong>il</strong><br />

colore <strong>del</strong> tempo presente, tentativi che però rischia <strong>di</strong> sbia<strong>di</strong>re le vere nuances <strong>del</strong> romanzo<br />

cosicché «<strong>il</strong> rosso <strong>del</strong>le labbra <strong>di</strong> Pascali è <strong>di</strong>ventato rosa» (Marco Belpoliti, Camp con la Sandrelli<br />

lungo l’Autostrada, in «Alias», 18 gennaio 2003).<br />

La storia <strong>del</strong>la bella <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong>, intreccio d’amore e denaro, ruota intorno al provincialismo borghese,<br />

alla falsa moralità <strong>di</strong> costume, ai luoghi comuni <strong>di</strong> una nascente società dominata dal consumismo,<br />

simboleggiato qui dall’autogr<strong>il</strong>l e dal quel primo tratto <strong>di</strong> autostrada (che <strong>di</strong>venta in specifico<br />

l’Autostrada <strong>del</strong> Sole nell’e<strong>di</strong>zione 2002) eletto a luogo <strong>di</strong> vacanza. Elemento arbasiniano forte e<br />

dominante resta la lingua, «la lingua italiana o<strong>di</strong>erna in un suo particolare parlato che, per essere <strong>del</strong><br />

tutto artificioso, giunge ad aggre<strong>di</strong>re, con un’ottica, una curvatura, tutta sua particolare, la realtà in<br />

cui viviamo. Un linguaggio che, sotto l’apparenza <strong>di</strong> voler apparire mimetico, è, al contrario, tutto<br />

inventato: è, anzi, la invenzione primaria <strong>di</strong> Arbasino» (Mario Spinella, Arbasino e la bella <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong>,<br />

in «Rinascita», 14 luglio 1972).<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 31.<br />

Arbasino, Alberto (1930) – Missiroli, Mario (1934). Amate sponde! Comme<strong>di</strong>a italiana.<br />

Torino, Einau<strong>di</strong>, 1974 («I coralli», 297).<br />

190x115 mm. 4 pagine non numerate comprendenti <strong>il</strong> frontespizio, 133 pagine, una pagina non<br />

numerata. Legatura in tutta tela rossa con autori, titolo e marca e<strong>di</strong>toriale al dorso in bianco. Buono<br />

stato <strong>di</strong> conservazione, privo <strong>del</strong>la camicia e<strong>di</strong>toriale originale in carta lucida bianca con ban<strong>del</strong>le e<br />

<strong>il</strong>lustrata a colori con un manifesto degli anni Trenta.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, nella stesura definitiva, <strong>di</strong> questa sceneggiatura per musical già comparsa, pur in<br />

una versione <strong>di</strong>fferente, sul perio<strong>di</strong>co «Paragone» (apr<strong>il</strong>e 1962). La scrittura a quattro mani<br />

Arbasino-Missiroli è ricordata dal primo come felice e condotta all’unisono: «uno <strong>di</strong>ceva una<br />

battuta e subito l’altro gli forniva la replica perfetta. Un po’ come quelle coppie leggendarie <strong>di</strong><br />

sceneggiatori hollywoo<strong>di</strong>ani» (da Conversazione con Gabriele Pedullà, in Alberto Arbasino, a cura<br />

<strong>di</strong> Marco Belpoliti e Elio Grazioli, M<strong>il</strong>ano, Marcos y Marcos, 2001 [«Riga», 8], p. 36). La sintonia<br />

<strong>del</strong>la collaborazione traspare dal parere, con<strong>di</strong>viso tra i due, <strong>del</strong>l’assoluta impossib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>la<br />

rappresentazione <strong>di</strong> questo piccolo e <strong>del</strong>irante musical, ambientato nel ventennio che intercorre tra<br />

la marcia su Roma (1922) e la Liberazione (1945). Il titolo è tratto dall’incipit <strong>del</strong>la poesia <strong>di</strong><br />

Vincenzo Monti (1794-1828), Dopo la battaglia <strong>di</strong> Marengo (1801).<br />

Il manifesto <strong>di</strong> autore anonimo, datato agli anni ’30 <strong>del</strong> Novecento, scelto per <strong>il</strong>lustrare la<br />

sovraccoperta <strong>di</strong> questa e<strong>di</strong>zione einau<strong>di</strong>ana, rappresentava l’Italia nuda in corsa, nell’atto <strong>di</strong><br />

trascinare un drappo tricolore, colta nel passaggio <strong>di</strong>etro una lampa<strong>di</strong>na Zenith.<br />

La vicenda <strong>di</strong> composizione <strong>del</strong>la sceneggiatura è ampiamente testimoniata da tre redazioni<br />

datt<strong>il</strong>oscritte con numerose varianti e aggiunte, anche manoscritte, e tra tre blocchi <strong>di</strong> bozze <strong>di</strong><br />

stampa post<strong>il</strong>late da Arbasino, schedate ed analizzate in Fondo manoscritti <strong>di</strong> autori<br />

contemporanei. <strong>Catalogo</strong>, a cura <strong>di</strong> G. Ferretti, M. A. Grignani e M. P. Musatti, nota introduttiva <strong>di</strong><br />

M. Corti, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1982, p. 17 e sgg.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 31.<br />

Arbasino, Alberto (1930). Specchio <strong>del</strong>le mie brame. Torino, Einau<strong>di</strong>, 1974 («I coralli», 301).<br />

190x115 mm. 4 pagine non numerate comprendenti <strong>il</strong> frontespizio, 137 pagine, 3 pagine non<br />

numerate. Legatura in tutta tela rossa con camicia e<strong>di</strong>toriale in carta lucida bianca con ban<strong>del</strong>le,


<strong>il</strong>lustrata a colori con un <strong>di</strong>segno dal f<strong>il</strong>m <strong>di</strong> Walt Disney Biancaneve e i Sette Nani, al dorso autore,<br />

titolo e marca e<strong>di</strong>toriale in bianco, sulla sovraccoperta note e<strong>di</strong>toriali e citazione dal testo in nero,<br />

sulle ban<strong>del</strong>le note sul volume sempre in nero. Buono stato <strong>di</strong> conservazione, piccolo strappo al<br />

bordo superiore <strong>del</strong>la sovraccoperta. Al contro piatto posteriore timbro in inchiostro blu.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo romanzo, seguita l’anno successivo (1975) da una nuova e<strong>di</strong>zione<br />

einau<strong>di</strong>ana nella collana «Nuovi Coralli»; l’opera è stata oggetto <strong>di</strong> un intervento <strong>di</strong> riscrittura e <strong>di</strong><br />

una ripubblicazione presso A<strong>del</strong>phi nel 1995.<br />

Distanziandosi dalle consuete ambientazioni dei suoi scritti, l’area padano-lombarda o quella<br />

romana, Arbasino colloca la vicenda in Sic<strong>il</strong>ia e in qualche modo abbandona anche i consueti<br />

maestri <strong>di</strong> riferimento (Carlo Em<strong>il</strong>io Gadda, Aldo Palazzeschi) per scegliere quale fonte<br />

d’ispirazione primaria l’opera e la poetica <strong>di</strong> Luigi Piran<strong>del</strong>lo (1867-1936), affiancandogli gran<strong>di</strong><br />

nomi <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la letteratura e <strong>del</strong>la cultura italiana meri<strong>di</strong>onale: i sic<strong>il</strong>iani Giuseppe Tomasi <strong>di</strong><br />

Lampedusa (1896-1957), Luigi Capuana (1839-1915) e Giovanni Verga (1840-1922), i campani<br />

Federico De Roberto (1861-1927) e Tommaso Landolfi (1908-1979), gli abruzzesi Francesco Paolo<br />

Michetti (1851-1929) e Gabriele D’Annunzio (18<strong>63</strong>-1939). La composizione <strong>del</strong>la vicenda a sfondo<br />

erotico <strong>del</strong>la «Baronessa <strong>del</strong> Profondo Sud italiano ahimé talmente libertina, e anche assai<br />

capricciosa, alle prese con certi suoi sventati e sprovveduti ragazzi» (p. 3) è un’operazione che<br />

supera anche <strong>il</strong> consueto pastiche arbasiniano per <strong>di</strong>ventare vero e proprio assemblaggio <strong>di</strong><br />

citazioni, a volte criptiche a volte più fe<strong>del</strong>i ed esplicite. Nel gioco linguistico lo scrittore sfrutta<br />

l’inserimento <strong>di</strong> espressioni tipiche <strong>del</strong> linguaggio parlato <strong>del</strong>l’Italia meri<strong>di</strong>onale e scelte lessicali<br />

che passano da termini un po’ desueti, che avvolgono la narrazione in una pellicola temporale in<br />

linea con <strong>il</strong> panorama storico-culturale degli autori <strong>di</strong> riferimento sopra elencati, ad anglismi o<br />

francesismi <strong>di</strong> imme<strong>di</strong>ato richiamo ad una contemporaneità che inizia sempre più a sostituire le<br />

parole <strong>del</strong> proprio vocabolario con lemmi stranieri. Con questi caratteri <strong>di</strong> composizione che<br />

procede per frammenti, Specchio <strong>del</strong>le mie brame si inserisce perfettamente in quella visione<br />

arbasiniana <strong>di</strong> una letteratura che lui stesso definì «riciclata», che sfrutta e si basa su frantumi<br />

eterogenei e <strong>di</strong>somogenei, rimontati e r<strong>il</strong>avorati per costruire una nuova ed intera finzione.<br />

Su tutto trionfa <strong>il</strong> kitsch <strong>di</strong> immagini e luoghi comuni propri <strong>del</strong>la «solita, questionab<strong>il</strong>e<br />

fallocentrica siculo-me<strong>di</strong>terranea» e <strong>del</strong>la «più scostumata sic<strong>il</strong>ianità» (Enzo Sic<strong>il</strong>iano, Palermo si<br />

<strong>di</strong>verte, in «Il Mondo», 30 <strong>di</strong>cembre 1974).<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 31.<br />

Arbasino, Alberto (1930). Fantasmi italiani. Roma, Cooperativa Scrittori, 1977 («I Gulliver», 8).<br />

205x120 mm. 430 pagine, due pagine non numerate. Brossura in cartoncino nero con copertina a<br />

cura grafica <strong>di</strong> Piergiorgio Maoloni, al piatto anteriore autore ed e<strong>di</strong>tore in rosso, titolo in bianco, al<br />

dorso note e<strong>di</strong>toriali ripetute in bianco, al piatto posteriore nota sul volume e breve biografia<br />

<strong>del</strong>l’autore in bianco. Buono stato <strong>di</strong> conservazione, lievi tracce d’uso. Sulla prima pagina nota <strong>di</strong><br />

possesso manoscritta in inchiostro nero «Tratto da Nicola da una bancarella <strong>di</strong> sogni».<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolti <strong>di</strong> saggi, che segna nella scrittura critica <strong>di</strong> Arbasino un deciso<br />

ritorno alle questioni italiane, oggetto <strong>di</strong> un attento esame e <strong>di</strong> un esercizio costante. Si tratta <strong>di</strong><br />

interventi su numerosi temi <strong>di</strong> cultura e Kulturkritik già trattati dal giornalista sulle pagine de «la<br />

Repubblica», «Il Corriere <strong>del</strong>la Sera» ed altre riviste perio<strong>di</strong>che nella prima metà degli anni<br />

Settanta. Nelle pagine iniziali, sotto <strong>il</strong> titolo Senza deposito, lo stesso autore descrive l’opera come<br />

frutto <strong>del</strong>la decisione <strong>di</strong> «seguire oggi non qualche simpatico o suggestivo Altrove ma l’attualità<br />

politica e culturale italiana giorno per giorno, con tutti i rischi <strong>del</strong>la imme<strong>di</strong>atezza troppo “a caldo”»<br />

(p. 7), e spiega la scelta <strong>del</strong> titolo, in cui i fantasmi «rinviano sia ai nuovissimi fantasmi <strong>del</strong>la<br />

psicanalisi fantasmatica […], sia ai vecchi fantasmi <strong>del</strong>la tra<strong>di</strong>zione popolare che percorrono <strong>il</strong>


nostro caro Paese con lenzuolo in testa e due buchi per gli occhi» (p. 8). Arbasino si rivolge poi<br />

<strong>di</strong>rettamente al «Caro lettore <strong>di</strong> scritti <strong>di</strong> cultura», invitandolo a non lamentarsi <strong>del</strong>le tante citazioni,<br />

soprattutto <strong>di</strong> nomi <strong>di</strong> autori, prova <strong>di</strong> «una certa accuratezza <strong>di</strong> documentazione e una certa<br />

precisione <strong>di</strong> rifermenti» (p. 9) per cui si tollerare «un po’ <strong>di</strong> fasti<strong>di</strong>o <strong>di</strong> natura tipografica e visiva<br />

davanti a una pagina con parecchie maiuscole e virgolette, e magari corsivi» (p. 8), né per <strong>il</strong> <strong>di</strong>ffuso<br />

uso <strong>di</strong> un lessico che si <strong>di</strong>stacca «dalla tra<strong>di</strong>zione astratta e teorica <strong>del</strong>le accademie barocche, <strong>del</strong>le<br />

arca<strong>di</strong>e rococò, degli idealismi meri<strong>di</strong>onali, degli pseudo-concetti buttati dalla finestra» (p. 10).<br />

L’autore così, in maniera autoreferenziale, denuncia e al contempo giustifica i tratti caratteristici<br />

<strong>del</strong>la sua scrittura, talvolta oggetto <strong>di</strong> critica: <strong>il</strong> gusto per l’accumulo <strong>di</strong> notizie ed informazioni,<br />

l’abbondanza <strong>di</strong> citazioni, l’esuberanza e l’inventiva linguistica.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 31<br />

Arbasino, Alberto (1930). Luisa col vestito <strong>di</strong> carta. Illustrazioni <strong>di</strong> Giosetta Fioroni. M<strong>il</strong>ano,<br />

Emme E<strong>di</strong>zioni, 1978.<br />

285x230 mm. 18 pagine non numerate. Illustrazioni a colori, a piena pagina o inserire nel testo, <strong>di</strong><br />

Giosetta Fioroni. Legatura in cartone con copertina <strong>il</strong>lustrata a colori da un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Giosetta<br />

Fioroni, al piatto anteriore autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero, note e<strong>di</strong>toriali ripetute al dorso, risguar<strong>di</strong><br />

e sguar<strong>di</strong>e in carta rossa. Buono stato <strong>di</strong> conservazione, piccole lacerazioni al dorso e lungo le<br />

cerniere.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, poco comune e piuttosto ricercata, <strong>di</strong> questo libro per bambini. La fiaba d’amore,<br />

che ha per protagonisti Luisa e Guido, è tratta dalla tra<strong>di</strong>zione folkloristica <strong>del</strong>la citta<strong>di</strong>na e <strong>del</strong>la<br />

zona <strong>di</strong> Voghera, dove Arbasino è nato nel 1930.<br />

Le <strong>il</strong>lustrazioni che accompagnano <strong>il</strong> testo si devono alla pittrice romana Giosetta Fioroni (1932),<br />

protagonista insieme a Tano Festa (1938-1988), Mario Schifano (1934-1998) e Franco Angeli<br />

(1935-1988) <strong>del</strong>la Scuola <strong>di</strong> Piazza <strong>del</strong> Popolo, movimento artistico nato a Roma negli anni<br />

Sessanta e <strong>di</strong> ispirazione pop, gravitante intorno al caffè Rosati e alla galleria La Tartaruga <strong>del</strong><br />

fotografo abruzzese Plinio de Martiis (1920-2004).<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, pp. 31-32.<br />

Arbasino, Alberto (1930). In questo stato. M<strong>il</strong>ano, Garzanti, 1978 («memorie documenti»).<br />

210x135 mm. 188 pagine, 4 pagine non numerate. Brossura in cartoncino a due tonalità <strong>di</strong> marrone<br />

con piatti riquadrati, al piatto anteriore autore, sottotitolo ed e<strong>di</strong>tore in nero, titolo in bianco, al<br />

dorso note e<strong>di</strong>toriali ripetute in marrone, al piatto posteriore nota sul volume e breve biobibliografia<br />

<strong>del</strong>l’autore in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume, nato dalla vicenda <strong>del</strong> rapimento e <strong>del</strong>l’assassinio <strong>di</strong> Aldo Moro,<br />

«Una trage<strong>di</strong>a politica e umana <strong>del</strong> nostro tempo, carica <strong>di</strong> connotazioni me<strong>di</strong>evali e <strong>di</strong> doppifon<strong>di</strong><br />

psicanalitici (la cattura <strong>del</strong> sovrano, la <strong>di</strong>struzione <strong>del</strong> padre…)» che «agita e stravolge <strong>il</strong> sistema<br />

<strong>del</strong>le istituzioni e l’animo popolare, la retorica civ<strong>il</strong>e e i piani rivoluzionari, i valori cattolici e la<br />

fantasia politica, le tecniche dei mass me<strong>di</strong>a e le torri d’avorio ideologiche, le convenzioni letterarie<br />

e <strong>il</strong> mondo giovan<strong>il</strong>e» (dalla quarta <strong>di</strong> copertina). Il fatto <strong>di</strong> cronaca, per <strong>il</strong> suo carattere <strong>di</strong> caso<br />

politico, è pretesto per ri<strong>di</strong>scutere sulle contrad<strong>di</strong>zioni irrisolte <strong>di</strong> un Paese e tutti quei «nostri<br />

<strong>di</strong>sturbi abbastanza fam<strong>il</strong>iari come l’incoscienza e la ferocia, <strong>il</strong> ban<strong>di</strong>tismo e l’acci<strong>di</strong>a, la ladreria<br />

pubblica e privata e <strong>il</strong> languore in<strong>di</strong>viduale e nazionale, l’irresponsab<strong>il</strong>ità civica e la fuga<br />

intellettuale dalla realtà, <strong>il</strong> rifiuto <strong>del</strong>l’esistere e la mancanza <strong>di</strong> qualunque progetto, <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso


culturale e politico soltanto astratto e l’aggressività conflittuale sistematica <strong>di</strong> tutti contro tutti gli<br />

altri». Le due pagine che chiudono <strong>il</strong> volume registrano l’arrivo <strong>del</strong>la notizia, ancora segreta, <strong>del</strong><br />

ritrovamento <strong>del</strong> cadavere <strong>del</strong>lo statista nella Renault 4 rossa targata Roma N56786 <strong>il</strong> 9 maggio<br />

1978, durante un «seminario riservato – presso Mondadori, a Roma – su “L’Europa oggi: ostacoli e<br />

speranze», quando «mentre si taglia uno sformato <strong>di</strong> carciofi, e le forchette stanno per affondare<br />

nelle crespelle agli spinaci, entrano due ceffi stravolti, si avvicinano ai più autorevoli tra gli<br />

onorevoli, sussurrano agli orecchi che è stata ritrovata la macchina con <strong>il</strong> corpo in via Caetani».<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 32.<br />

Arbasino, Alberto (1930). Un paese senza. M<strong>il</strong>ano, Garzanti, 1980 («Saggi blu»).<br />

210x135 mm. 353 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura in cartoncino a due colori con piatti<br />

riquadrati in bianco, copertina a cura grafica <strong>di</strong> Fulvio Bianconi, al piatto anteriore autore, titolo ed<br />

e<strong>di</strong>tore in bianco, al dorso note e<strong>di</strong>toriali ripetute in bianco, al piatto posteriore nota sul volume e<br />

breve bio-bibliografia sull’autore sempre in bianco. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. Al recto <strong>del</strong>la<br />

prima pagina invio autografo <strong>del</strong>l’autore a Irma e Gina Antonetto.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo romanzo-conversazione, de<strong>di</strong>cato dall’autore alle sorelle Antonetto, le<br />

creatrici <strong>del</strong>l’Associazione Culturale Italiana, la fondazione torinese che, dal 1946 per quarantasei<br />

anni, promosse l’incontro tra <strong>il</strong> pubblico e oltre 400 personalità tra f<strong>il</strong>osofi, scienziati, scrittori e<br />

premi Nobel.<br />

L’opera, composta da «centinaia <strong>di</strong> microsaggi e apparso agli inizi degli anni Ottanta, ha come<br />

protagonista la nostra Italia: un Paese senza <strong>di</strong>versi caratteri fondamentali, ma pieno <strong>di</strong> corsi e<br />

ricorsi che ripresentano come inopinati fantasmi <strong>del</strong>la modernità numerose vecchie solfe<br />

antropologiche già ben note a Leopar<strong>di</strong> e Manzoni, Petrarca e Granisci, Panni e D'Annunzio, i Verri<br />

e Gadda. Ecco dunque un enorme inventario <strong>di</strong> considerazioni politiche anche su temi non politici,<br />

in un Paese dove la Politica viene vissuta e «portata avanti» per lo più come Discorso; un<br />

campionario <strong>di</strong> mode e demenze tipicamente italiane, trips e <strong>di</strong>sturbi ideologici <strong>del</strong> pensiero e <strong>del</strong>la<br />

parola» (dalla quarta <strong>di</strong> copertina)<br />

Arbasino, Alberto (1930). Trans-Pacific Express. Dieci viaggi in <strong>di</strong>eci paesi d’Oriente – lungo i<br />

percorsi che voltano le spalle alla Storia per scappare nella Geografia. M<strong>il</strong>ano, Garzanti, 1981<br />

(«Saggi blu. Scacco giallo»).<br />

210x135 mm. 219 pagine, 5 pagine non numerate. Brossura in cartoncino a due colori con piatti<br />

riquadrati in bianco, copertina a cura grafica <strong>di</strong> Fulvio Bianconi, al piatto anteriore autore, titolo ed<br />

e<strong>di</strong>tore in bianco, al dorso note e<strong>di</strong>toriali ripetute in bianco, al piatto posteriore nota sul volume e<br />

breve bio-bibliografia sull’autore sempre in bianco. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione, cartolina<br />

e<strong>di</strong>toriale conservata tra le pagine. Sulla prima pagina ex-libris cartaceo <strong>di</strong> Giuseppe Molino<br />

raffigurante <strong>il</strong> primo degli Arcani maggiori dei tarocchi, <strong>il</strong> Bagatto.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> viaggio, che raccoglie alcuni resoconti <strong>di</strong> spostamenti e itinerari<br />

in <strong>di</strong>eci <strong>di</strong>versi Orienti, dal Nepal al Giappone, da Giava all’Australia, tra cui quello <strong>di</strong> 20 giorni in<br />

Cina nel novembre <strong>del</strong> 1980, organizzato dal Sindacato Nazionale Scrittori <strong>di</strong> cui era all’epoca<br />

segretario Aldo De Jaco (1923-2003). Al viaggio parteciparono anche Vittorio Sereni (1913-1983),<br />

Mario Luzi (1914-2005) e Luigi Malerba (pseud. <strong>di</strong> Luigi Bonar<strong>di</strong>, 1927-2008), traendone a loro<br />

volta dei “<strong>di</strong>ari” <strong>di</strong> natura eterogenea, in poesia o in prosa, e<strong>di</strong>ti in momenti <strong>di</strong>versi: V. Sereni,<br />

Viaggio in Cina, a cura <strong>di</strong> Emanuela Sartorelli, Pistoia, Via <strong>del</strong> Vento, 2004 («Ocra gialla», 32); M.<br />

Luzi, Reportage. Poemetto. Seguito dal taccuino <strong>del</strong> viaggio in Cina 1980, M<strong>il</strong>ano, All’insegna <strong>del</strong>


Pesce d’Oro, 1984; L. Malerba, Cina Cina, Lecce, Piero Manni, 1985.<br />

Arbasino racconta e descrive una Cina, talvolta chiamata Maolan<strong>di</strong>a, dove passato e tra<strong>di</strong>zione si<br />

intrecciano con la modernità <strong>di</strong> impronta sempre più occidentale, in cui la povertà antica sta <strong>di</strong>etro<br />

la povertà moderna, e la povertà moderna sopra la povertà antica e convivono realtà agli antipo<strong>di</strong>,<br />

come «un quartiere sicuramente non <strong>di</strong>verso da un v<strong>il</strong>laggio <strong>del</strong>l’Anno M<strong>il</strong>le, alle spalle <strong>del</strong>la<br />

Shangai moderna <strong>del</strong>la fine-secolo» (p. 165). Nell’analisi <strong>del</strong>la situazione culturale, politica ed<br />

economica ci si accorge <strong>di</strong> trovarsi <strong>di</strong> fronte, e nel bel mezzo, <strong>di</strong> un Paese che «sta attraversando<br />

non una transizione, ma un grande trauma politico e umano, paragonab<strong>il</strong>e a vivere insieme <strong>il</strong> 25<br />

luglio e <strong>il</strong> 25 apr<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> processo <strong>di</strong> Verona e quello <strong>di</strong> Norimberga» (p. 200): questo momento<br />

storico non è tuttavia solo dramma collettivo, ma soprattutto «una liberazione euforica dagli incubi<br />

tremen<strong>di</strong> <strong>del</strong>la tirannide, un’ansia corale irrefrenab<strong>il</strong>e <strong>di</strong> portar testimonianza su enormi <strong>di</strong>fferenze<br />

in<strong>di</strong>viduali e <strong>di</strong> massa, persecuzioni e repressioni che hanno colpito m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni e ne hanno<br />

ammazzati parecchi migliaia, nei <strong>di</strong>eci anni <strong>del</strong>la Rivoluzione Culturale ora processati come<br />

aberrazione e incubo con la Banda dei Quattro, e visti attualmente solo con orrore e terrore, citati<br />

correntemente solo come sventura e <strong>di</strong>sastro» (p. 201). Un’immagine profondamente <strong>di</strong>versa da<br />

quella percepita in Occidente attraverso notizie e informazioni trasmesse «senza muoversi da<br />

Frosinone o da Fregene» (p. 201), una situazione che mostra, culturalmente e intellettualmente, una<br />

sconcertante «affinità col ritorno dei nostri antifascisti dai campi <strong>di</strong> concentramento e dai carceri,<br />

alla fine <strong>del</strong>la guerra e <strong>del</strong>la Resistenza» (p. 205), con <strong>il</strong> rivelarsi <strong>di</strong> «una abbondante letteratura<br />

sommersa che sta emergendo tutta insieme “dopo la caduta” (<strong>del</strong>la Banda dei Quattro). La<br />

chiamano “letteratura <strong>del</strong>la ferita” […]» (p. 208).<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 32.<br />

Arbasino, Alberto (1930). Matinée. Un concerto <strong>di</strong> poesia. M<strong>il</strong>ano, Garzanti, 1983 («Saggi blu.<br />

Scacco giallo»).<br />

210x135 mm. 258 pagine, 6 pagine non numerate. Brossura in cartoncino a due colori con piatti<br />

riquadrati in bianco, copertina a cura grafica <strong>di</strong> Fulvio Bianconi, al piatto anteriore autore, titolo ed<br />

e<strong>di</strong>tore in bianco, al dorso note e<strong>di</strong>toriali ripetute in bianco, al piatto posteriore nota sul volume e<br />

breve bio-bibliografia sull’autore sempre in bianco. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. Al piatto<br />

anteriore e al dorso annotazione ad inchiostro nero «3371».<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie e prose, in parte già apparse in precedenza su perio<strong>di</strong>co e<br />

riconducib<strong>il</strong>i ad un arco cronologico che, come si legge a p. 5, va dal 1943 al 1983. Quarant’anni<br />

ripercorsi in quello che l’autore definisce «un <strong>di</strong>ario o un epistolario» che «tende a fornire storia e<br />

cronaca e panorama (e romanzetto) <strong>di</strong> formazioni e avventure e scoperte culturali, attraversate da<br />

più generazioni ora non più giovani, lungo fasi novecentesche <strong>di</strong>sparatissime, mode intellettuali<br />

contrad<strong>di</strong>ttorie, decenni più o meno propizi agli esperimenti letterari non <strong>di</strong>sgiunti da qualche<br />

<strong>di</strong>vertimento ritmico e cantab<strong>il</strong>e» (dalla quarta <strong>di</strong> copertina). Raccogliendo i versi scritti tra<br />

l’adolescenza e piena maturità, inframmezzati da parti in prosa che ne forniscono una sorta <strong>di</strong><br />

racconto <strong>del</strong> contesto <strong>di</strong> nascita, Arbasino consegnò al lettore un commento a posteriori <strong>del</strong>le<br />

cronache e <strong>del</strong> costume <strong>di</strong> 4 decenni <strong>del</strong>la storia d’Italia e <strong>il</strong> critico Geno Pampaloni suggerì per <strong>il</strong><br />

volume ben tre livelli <strong>di</strong> lettura: come tracciato autobiografico, come cronaca culturale <strong>del</strong><br />

dopoguerra e come esercizio letterario <strong>di</strong> st<strong>il</strong>e poetico (Poesia in un concerto, in «Il Giornale», 3<br />

apr<strong>il</strong>e 1983). A completamento <strong>del</strong>l’accezione teatrale <strong>del</strong> titolo, Matinée, l’autore fece <strong>di</strong> alcune<br />

pagine scelte una serie <strong>di</strong> letture nei teatri <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano e Roma (Salone Pier Lombardo <strong>il</strong> 13 marzo<br />

1983; Accademia F<strong>il</strong>armonica Romana – Teatro Olimpico <strong>il</strong> 1° giugno 1983), con<br />

l’accompagnamento musicale al pianoforte <strong>del</strong> maestro Adriano Bassi (1950). Da queste lettureconcerto<br />

ne uscirono evidenziati i toni quasi da cabaret <strong>del</strong>le poesie arbasiniane e l’aspetto più<br />

provocatorio e giocoso <strong>di</strong> quell’esperimento <strong>di</strong> Kulturkritik in <strong>di</strong>fferita, che lo scrittore riproporrà,


ma in <strong>di</strong>retta, guardando la contemporaneità e scrivendone in tempo reale, con Rap! E Rap 2 (2001<br />

e 2002; schede 29 e 30).<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 32.<br />

Arbasino, Alberto (1930). Il meraviglioso, anzi. Cento e più viaggi <strong>di</strong> un “d<strong>il</strong>ettante” d’oggi<br />

attraverso l’Europa e l’America <strong>del</strong>le gran<strong>di</strong> mostre. M<strong>il</strong>ano, Garzanti, 1985 («Saggi blu»).<br />

210x135 mm. 414 pagine, due pagine non numerate. Brossura in cartoncino a due colori con piatti<br />

riquadrati in bianco, copertina a cura grafica <strong>di</strong> Fulvio Bianconi, al piatto anteriore autore, titolo ed<br />

e<strong>di</strong>tore in bianco, al dorso note e<strong>di</strong>toriali ripetute in bianco, al piatto posteriore nota sul volume e<br />

breve bio-bibliografia sull’autore sempre in bianco. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. A p. 2 ex-libris<br />

cartaceo <strong>di</strong> Giuseppe Molino raffigurante <strong>il</strong> primo degli Arcani maggiori dei tarocchi, <strong>il</strong> Bagatto.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> saggi critici, de<strong>di</strong>cati alla recensione <strong>di</strong> alcune importanti<br />

mostre svoltesi in Europa e negli Stati Uniti tra l’inizio degli anni Settanta e la metà degli Ottanta. Il<br />

volume esce nel periodo in cui Arbasino era Deputato al Parlamento italiano nelle f<strong>il</strong>a <strong>del</strong> Partito<br />

Repubblicano Italiano. Scrive infatti l’autore: «Stavo lavorando tanto a Montecitorio, non avevo<br />

tempo per scrivere o riscrivere, dunque fu piuttosto un alibi mandare in tipografia un pacco <strong>di</strong><br />

recensioni <strong>di</strong> mostre, col pretesto che si documentava così la metamorfosi storica <strong>del</strong>le esposizioni<br />

d’arte in eventi <strong>di</strong> massa? E rimasi imbarazzato quando allora Calvino mi definì in una de<strong>di</strong>ca<br />

“principe <strong>del</strong>la cronaca culturale <strong>del</strong> nostro secolo”. In realtà era lui, come Barthes, un principe<br />

<strong>del</strong>le de<strong>di</strong>che pensate come blurb amichevoli» (citazione dalla Cronologia, in A. Arbasino,<br />

Romanzi e racconti, M<strong>il</strong>ano, Mondadori, 2010 [«I Meri<strong>di</strong>ani»], I, pp. XCV-CCXXV: CLXXXVI-<br />

CLXXXVII). L’opera rappresenta una tappa importante nel percorso intellettuale <strong>del</strong>lo scrittore<br />

lombardo, che si misura qui con la critica storico-artistica in una accezione particolare, guardando<br />

alle gran<strong>di</strong> esposizioni d’arte, sempre più eventi destinati ad un pubblico <strong>di</strong> massa: <strong>il</strong> suo è un<br />

viaggio attraverso «una quantità <strong>di</strong> fasi e movimenti culturali – angolini e interstizi nella Storia <strong>del</strong><br />

Gusto più vicini alla nostra sensib<strong>il</strong>ità, al nostro attuale Desiderio – lungo un assortimento <strong>di</strong><br />

tendenze neo- e <strong>di</strong> movimenti post- che spaziano dal Neoclassimo al Postmoderno. Ecco<br />

preraffaellisti e neogotici e Kirsch, in compagnia <strong>di</strong> simbolisti, surrealisti, cubisti, metafisici,<br />

visionari, nazisti, pellirosse, pop, con un’attenzione insistente ai fatali decenni in <strong>di</strong>versi paesi: anni<br />

Venti, Trenta, Quaranta. La raggiera <strong>del</strong>le attrazioni tocca le arti orientali, l’arte antica, le arti <strong>del</strong>lo<br />

spettacolo, l’arte <strong>del</strong>l’architettura, le arti minime» (dalla quarta <strong>di</strong> copertina).<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 32.<br />

Arbasino, Alberto (1930). La caduta dei tiranni. Palermo, Sellerio, 1990 («La <strong>di</strong>agonale», 52).<br />

210x150 mm. 80 pagine, 4 pagine non numerate. Brossura in cartoncino bianco con camicia<br />

e<strong>di</strong>toriale in carta blu con ban<strong>del</strong>le, <strong>il</strong>lustrata a colori da una stampa popolare francese <strong>del</strong> 1789,<br />

raffigurante un uomo con una falce e la mano destra levata accompagnato dal motto «Mort ou<br />

liberté», sulla sovraccoperta autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in giallo, sulla ban<strong>del</strong>la anteriore note<br />

biografica sull’autore. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione, lievi tracce d’uso.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> tre saggi, rielaborazioni <strong>di</strong> alcuni reportage realizzati da<br />

Arbasino tra 1989 e 1990, all’indomani <strong>del</strong> crollo <strong>del</strong>l’impero sovietico e <strong>del</strong> simbolo <strong>del</strong>la Guerra<br />

Fredda, <strong>il</strong> muro <strong>di</strong> Berlino. Già apparsi su «La Repubblica» come pagine <strong>di</strong> appunti stesi sul campo<br />

e registrazione a caldo degli eventi, gli scritti sono ra<strong>di</strong>calmente r<strong>il</strong>avorati e piuttosto ampliati per la<br />

presente e<strong>di</strong>zione, attraverso numerosi aggiustamenti e lunghi inserimenti, anche <strong>di</strong> interi paragrafi.


Se pur soggetti ad una riscrittura che ne accentua <strong>il</strong> carattere letterario, questi scritti arbasiniani<br />

conservano <strong>il</strong> sapore giornalistico <strong>del</strong>la testimonianza in presa <strong>di</strong>retta, obbligo a cui gli intellettuali<br />

sono chiamati in momenti e fasi storiche così determinanti: «In anni come questi, così traboccanti <strong>di</strong><br />

attente ricerche sulla “vita quoti<strong>di</strong>ana” in tutte le epoche tranne la nostra – ove si appare spesso<br />

inatten<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i e assenti – sarà un dovere culturale e un piacere civ<strong>il</strong>e sobbarcarsi almeno nelle<br />

occasioni storiche a una <strong>di</strong>aristica <strong>di</strong> testimonianza: dal vivo e cioè dal marciapiede, andando in giro<br />

non fra i sintetizzatori e i commentatori ma tra la gente, con gli arnesi soliti e tipici ricevuti dalla<br />

letteratura» (p. 12). Per questa dominante <strong>di</strong>mensione politica, insolita anche se sempre adombrata<br />

nella Kulturkritik arbasiniana, <strong>il</strong> volume fu oggetto <strong>di</strong> attenzione critica non solo da parte <strong>di</strong><br />

letterati, ma anche e soprattutto <strong>di</strong> giornalisti ed e<strong>di</strong>torialisti come Sandro Viola (1931), Ruggero<br />

Guarini (1931), Gianfranco Pasquino (1942) e Furio Colombo (1931).<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 32.<br />

Arbasino, Alberto (1930). Le Muse a Los Angeles. M<strong>il</strong>ano, A<strong>del</strong>phi, 2000 («Piccola Biblioteca<br />

A<strong>del</strong>phi», 441).<br />

180x105 mm. 286 pagine, 6 pagine non numerate. Brossura in cartoncino giallo con ban<strong>del</strong>le e<br />

copertina riquadrata in nero, al piatto anteriore autore, titolo, marca e<strong>di</strong>toriale ed e<strong>di</strong>tore in nero,<br />

nome <strong>del</strong>la collana e numero a risparmio su fondo nero, note e<strong>di</strong>toriali ripetute al dorso in nero, al<br />

piatto posteriore nota sul volume in nero, sulle ban<strong>del</strong>le nota biografica sull’autore e citazione dal<br />

volume sempre in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo saggio <strong>di</strong> argomento storico-artistico, de<strong>di</strong>cato al collezionismo<br />

californiano, principalmente <strong>del</strong> Novecento e nato come <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> viaggio tra vari luoghi, città ed<br />

istituzioni culturali: <strong>il</strong> Getty Center e <strong>il</strong> Research Institute sulle colline <strong>di</strong> Los Angeles, <strong>il</strong> MOCA<br />

(sempre a Los Angeles), la V<strong>il</strong>la dei finti Papiri <strong>di</strong> Malibu, <strong>il</strong> Norton Simon Museum <strong>di</strong> Pasadena,<br />

lo SFMOMA <strong>di</strong> San Francisco. Spostandosi tra i «mirabolanti musei che si rinnovano accumulando<br />

e spostando opere splen<strong>di</strong>de […] in <strong>di</strong>more leggendarie e frenetiche. (Oggi: cattedrali moderne,<br />

parchi a tema, monumenti all’architetto <strong>di</strong> moda, servizi per la collettività, magazzini generali con<br />

tutto e <strong>il</strong> contrario <strong>di</strong> tutto?...)», Arbasino fotografa lo stato e i caratteri <strong>del</strong>le gran<strong>di</strong> collezioni d’arte<br />

americane, nate dal mecenatismo e dalla folle verve <strong>di</strong> personaggi come Paul Getty (1892-1976):<br />

passeggiare per mostre e gallerie è occasione per excursus sulla storia e sull’arte mon<strong>di</strong>ale, europea<br />

ed italiana <strong>di</strong> tutti i tempi, per un turbinio <strong>di</strong> «paragoni e associazioni, memorie <strong>di</strong> artisti e<br />

collezionisti, vicende spesso rocambolesche <strong>del</strong>le opere, polemiche sulla manutenzione e<br />

presentazione <strong>del</strong> patrimonio artistico…» (citazioni dalla quarta <strong>di</strong> copertina). Le scelte linguistiche<br />

guidate dall’idea <strong>di</strong> pastiche e <strong>il</strong> gusto per l’accumulo <strong>di</strong> informazioni restano i tratti st<strong>il</strong>istici<br />

caratterizzanti anche <strong>di</strong> questo volume, vincitore nel 2000 <strong>di</strong> due riconoscimenti letterari, <strong>il</strong> Premio<br />

Pen Club <strong>di</strong> Compiano e <strong>il</strong> Premio Elsa Morante per la saggistica.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 32.<br />

Arbasino, Alberto (1930). Rap! M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 2001 («Super UE», 8).<br />

205x135 mm. 187 pagine, 5 pagine non numerate. Brossura in cartoncino rosa e verde con<br />

copertina stampata a colori a cura grafica <strong>del</strong>l’Ufficio grafico Feltrinelli, al piatto anteriore autore,<br />

e<strong>di</strong>tore e collana in bianco, titolo in verde e arancione entro tondo rosso, al dorso note e<strong>di</strong>toriali<br />

ripetute in nero e bianco, al piatto posteriore nota sul volume e prof<strong>il</strong>o bio-bibliografico <strong>del</strong>l’autore<br />

in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.


Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questi componimenti poetici in forma che richiama la scansione ritmica <strong>del</strong>la<br />

musica rap, già apparsi su «La Repubblica», « L’Espresso », «Il Manifesto» e altre pubblicazioni<br />

perio<strong>di</strong>che. Le poesie spaziano a commento <strong>di</strong> quasi tutto ciò che avviene sulla scena italiana, «le<br />

ultime elezioni, le nuove tendenze <strong>del</strong>l’arte, i trallallà <strong>del</strong>la società, le rivoluzioni nei salotti, i rava<br />

nelle mode politiche, i f<strong>il</strong>m da piangere, le opere da ridere, e i valori <strong>del</strong>la piccolissima borghesia<br />

<strong>del</strong> potere imposti come miti, riti, tifi, icone, “must”, trends, prêt-à-porter <strong>di</strong> successo» (cit. dalla<br />

quarta <strong>di</strong> copertina) riportando in auge un personaggio simbolo <strong>del</strong>l’opera arbasiniana, la casalinga<br />

<strong>di</strong> Voghera, qui celebrata ne Il ritorno <strong>del</strong>la casalinga (pp. 19-20) e Il Rap <strong>del</strong>la casalinga-contro<br />

(pp. 21-23), ma anche in Rap pre-elettorale 2001 (pp. 25-29). Come Matinée (1983; scheda 25) era<br />

stato, a posteriori, un volume <strong>di</strong> versi che si facevano commento critico su quarant’anni <strong>di</strong> storia,<br />

cultura e politica italiana (1943-1983), Rap! <strong>di</strong>venta la “colonna sonora” che r<strong>il</strong>egge fatti e<br />

personaggi <strong>del</strong> Bel Paese contemporaneo, suo specchio nel momento in cui viene dato alle stampe e<br />

in definitiva «<strong>il</strong> libro più politico sull’Italia nello strano e importante 2001». Tra gli omaggi ai<br />

maestri in<strong>di</strong>scussi (Aldo Palazzeschi, Toti Scialoja, Pier Paolo Pasolini), Arbasino lascia spazio alle<br />

osservazioni e ai commenti <strong>del</strong>la Sora Cecia e <strong>del</strong>la Sora Lella «rapper anche loro, signora mia!»,<br />

abbracciando la realtà socio-politica con occhio critico, ma profetico e <strong>di</strong>s<strong>il</strong>luso, al punto da<br />

intitolare <strong>il</strong> rap de<strong>di</strong>cato al G8 Un morto a Genova (pp. 179-183) composto qualche giorno prima<br />

che si consumasse <strong>il</strong> dramma <strong>del</strong>l’uccisione Carlo Giuliani (1978-2001).<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 32.<br />

Arbasino, Alberto (1930). Rap 2. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 2002 («Super UE»).<br />

205x135 mm. 150 pagine, 10 pagine non numerate. Brossura in cartoncino blu e rosso con<br />

copertina stampata a colori a cura grafica <strong>del</strong>l’Ufficio grafico Feltrinelli, al piatto anteriore autore,<br />

e<strong>di</strong>tore e collana in bianco, titolo in rosso e arancione entro tondo grigio, al dorso note e<strong>di</strong>toriali<br />

ripetute in bianco, al piatto posteriore nota sul volume e prof<strong>il</strong>o bio-bibliografico <strong>del</strong>l’autore in<br />

bianco e giallo. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> componimenti in versi, tra poesia e ritmi rap, che ripropongono<br />

al pari <strong>del</strong> precedente Rap! (2001; scheda 29) una serie <strong>di</strong> interventi già pubblicati su perio<strong>di</strong>co. Se<br />

nella raccolta <strong>del</strong>l’anno precedente Arbasino aveva fotografato l’Italia <strong>del</strong> 2001 attraverso <strong>il</strong> mix <strong>di</strong><br />

«rap e strofette con la casalinga <strong>di</strong> Voghera e la Sora Cecia, i couplets <strong>del</strong> cabaret intellettuale nella<br />

M<strong>il</strong>ano impegnata e gli epigrammi ironici <strong>del</strong>la Dolce Vita romana», questo nuovo volume<br />

«registra sul campo un’Italia e un mondo e una poesia e un rap e un rock che non sono più i<br />

medesimi», un’Italia «zombie» che ha non è più «l’Italia <strong>del</strong>le ultime elezioni, <strong>il</strong> tempo <strong>del</strong>le<br />

ri<strong>di</strong>colaggini e <strong>del</strong>la satira, <strong>il</strong> mondo <strong>di</strong> ieri prima dei <strong>di</strong>sastri» (cit. dalla quarta <strong>di</strong> copertina).<br />

Insieme a Rap! questo volume segna <strong>il</strong> ritorno <strong>di</strong> Arbasino alla pratica <strong>del</strong>la poesia, ma più<br />

profondamente segnata dai caratteri <strong>del</strong>la poesia civ<strong>il</strong>e, da lui stesso definita «uno strano dovere<br />

quando la Storia ricomincia a correre», e da una tensione che sfocia nei temi e negli argomenti<br />

etico-civico-politici.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 33.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Il sasso appeso. M<strong>il</strong>ano, Scheiw<strong>il</strong>ler - All’insegna <strong>del</strong> Pesce d’Oro, 1961<br />

(«Poesia novissima», 1; serie «Il Quadrato - minor», 3).<br />

120x120 mm. 39 pagine, una pagina non numerata. De<strong>di</strong>ca a stampa a Luciano Anceschi. Brossura<br />

in cartoncino bianco con copertina <strong>di</strong> Romano Ragazzi, al piatto anteriore autore ed e<strong>di</strong>tore in nero,<br />

titolo in grigio, note e<strong>di</strong>toriali ripetute al dorso in nero. Copia numerata: 365/500.


Prima e<strong>di</strong>zione, molto ricercata, <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie, alcune <strong>del</strong>le quali già apparse sulla<br />

rivista «Il Verri». Al fondatore <strong>di</strong> questo perio<strong>di</strong>co, Luciano Anceschi (1911-1995), è de<strong>di</strong>cato in<br />

epigrafe <strong>il</strong> volumetto: Anceschi fu letterato e critico <strong>di</strong> riferimento per i giovani poeti che da lì a due<br />

anni avrebbero dato vita al <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong> e con lui Balestrini collaborò a lungo come redattore.<br />

Dopo Il figlio <strong>del</strong>la cenere (1953), opera giovan<strong>il</strong>e ascrivib<strong>il</strong>e all’ultimo anno <strong>di</strong> scuola superiore, si<br />

tratta <strong>del</strong> primo volume <strong>di</strong> poesie <strong>di</strong> Balestrini, in cui è già evidente la sua poetica che pone la<br />

parola-oggetto quale elemento centrale <strong>del</strong> componimento. Pur conservando <strong>il</strong> valore semantico <strong>del</strong><br />

linguaggio, Balestrini <strong>di</strong>ssacra tutta la precedente tra<strong>di</strong>zione poetica mostrando quanto <strong>il</strong> segno<br />

grafico, la parola, sia arbitraria: la tecnica compositiva ut<strong>il</strong>izza gli oggetti-parola accumulandoli e<br />

giustapponendoli, in specifico nella seconda sezione <strong>del</strong>la raccolta Frammenti <strong>del</strong> sasso appeso (pp.<br />

19-37), giungendo ad una poesia che quasi ha un corpo che si può vedere e toccare. Qui i versi<br />

<strong>di</strong>ventano quasi unità mob<strong>il</strong>i in<strong>di</strong>pendenti, moduli tipografici che rompono la linearità <strong>del</strong>lo spazio<br />

<strong>del</strong>la pagina e si d<strong>il</strong>atano fino ad occuparlo totalmente.<br />

Ma <strong>il</strong> ricorso all’accumulo e all’elenco <strong>di</strong> oggetti è evidente anche nei cinque componimenti che<br />

costituiscono la prima parte <strong>del</strong> volume, racconto che procede per frammenti e per spezzoni <strong>di</strong><br />

conversazione, <strong>di</strong> un viaggio in auto «col mal <strong>di</strong> testa la guerra e senza sol<strong>di</strong>» (p. 8), al suono <strong>di</strong> un<br />

«tergicristallo ronzante» (p. 8), tra <strong>di</strong>scussioni talvolta <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne pratico, talvolta no: «Eccoci infine<br />

<strong>di</strong>scutiamo, non per i sol<strong>di</strong> questa volta sufficienti/per la birra e la benzina» (p. 17).<br />

Il volume rientra in una tiratura limitata <strong>di</strong> 500 copie numerate, ed è <strong>il</strong> n. 3 <strong>del</strong>la serie «Il Quadrato»,<br />

a cura <strong>di</strong> Bruno Munari.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 50.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Come si agisce. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 19<strong>63</strong> («Le Comete», 27).<br />

205x125 mm. 230 pagine, due pagine non numerate. Brossura in cartoncino bianco con piatti<br />

stampati a 3 colori e copertina <strong>il</strong>lustrata con un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Ach<strong>il</strong>le Per<strong>il</strong>li, al piatto anteriore autore,<br />

titolo, e<strong>di</strong>tore e collana in bianco su fondo blu e arancio, nota sul volume e sull’autore in bianco su<br />

fondo marrone, al dorso note e<strong>di</strong>toriali in nero, al piatto posteriore note <strong>di</strong> Alfredo Giuliani,<br />

Luciano Anceschi, Umberto Eco ed Edoardo Sanguineti in nero, al contropiatto posteriore catalogo<br />

e<strong>di</strong>toriale sempre in nero. Buono stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, molto ricercata, <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie che include anche i componimenti de Il<br />

sasso appeso (1961; scheda 31). La ricerca poetica <strong>di</strong> Balestrini prosegue in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una<br />

sperimentazione linguistica che fa <strong>del</strong>la parola, ma anche dei segni <strong>di</strong> interpunzione, degli oggetti<br />

da scomporre e rimontare liberamente ut<strong>il</strong>izzando una tecnica che ricorda da vicino <strong>il</strong> collage «per<br />

se stessa espressiva <strong>di</strong> una situazione anche morale» (L. Anceschi, dalla nota in quarta <strong>di</strong> copertina).<br />

Questo espe<strong>di</strong>ente è tanto più palese nelle poesie visive e nei componimenti che sfruttano le facoltà<br />

combinatorie <strong>di</strong> un calcolatore elettronico IBM, dove le soluzioni scelte tra le infinite e possib<strong>il</strong>i<br />

variazioni offerte dalla macchina restituiscono comunque l’idea che non esista una chiusura formale<br />

ultima e definitiva per <strong>il</strong> gioco e l’arte <strong>di</strong> combinazione linguistica. Lo spirito che guida<br />

l’invenzione poetica <strong>di</strong> Balestrini richiama <strong>il</strong> principio dadaista <strong>del</strong>la <strong>di</strong>sgregazione degli elementi e<br />

<strong>di</strong> una loro ricomposizione in funzione provocatoria, quale stimolo a nuove strade interpretative<br />

libere, inusuali e inattese, con la viva coscienza che «<strong>il</strong> <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne non lo crea sconvolgendo l’or<strong>di</strong>ne,<br />

ma lo scopre in luogo <strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne» (U. Eco, dalla quarta <strong>di</strong> copertina).<br />

Nel 19<strong>63</strong>, nel primo anno <strong>del</strong>la sua istituzione, <strong>il</strong> volume vinse <strong>il</strong> Premio letterario Ferro <strong>di</strong> Cavallo<br />

per <strong>il</strong> libro più sperimentale <strong>del</strong>la stagione letteraria. Il premio nacque dall’idea <strong>di</strong> Agnese De<br />

Donato (?), titolare <strong>del</strong>l’omonima libreria romana Al Ferro <strong>di</strong> Cavallo (aperta dal 1957 al 1966), e la<br />

giuria tutta al femmin<strong>il</strong>e comprendeva non solo la fondatrice, ma una compagine <strong>di</strong> amiche che<br />

annoverava alcune <strong>del</strong>la figure chiave <strong>del</strong>la cultura letteraria ed artistica <strong>del</strong>la Roma dei primi anni


Sessanta, dalla scrittrice e giornalista A<strong>del</strong>e Cambria (?) alla pittrice Giosetta Fioroni (1932): <strong>il</strong><br />

trofeo «consisteva in un autentico ferro <strong>di</strong> cavallo che dovevamo impegnarci a trovare in zone<br />

campestri e montato su legno dallo scultore Franco Libertucci» (A. De Donato, Via Ripetta 67. Al<br />

Ferro <strong>di</strong> Cavallo: pittori, scrittori e poeti nella libreria più bizzarra degli anni ’60 a Roma, Bari,<br />

Dedalo, 2005, p. 49). Tra i frequentatori abituali <strong>del</strong>la libreria vi erano molti dei poeti aderenti al<br />

<strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, come Elio Pagliarani (1927), oltre ad altre figure intellettuali <strong>di</strong> primo piano nel<br />

panorama culturale ed artistico come <strong>il</strong> pittore Ach<strong>il</strong>le Per<strong>il</strong>li (1927) autore dei <strong>di</strong>segni che<br />

<strong>il</strong>lustrano la copertina <strong>del</strong> presente volume e lo scultore Franco Libertucci (1931), già citato quale<br />

artefice <strong>del</strong> premio Ferro <strong>di</strong> Cavallo.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 50.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Altri proce<strong>di</strong>menti. 1964-65. M<strong>il</strong>ano, Scheiw<strong>il</strong>ler - All’insegna <strong>del</strong><br />

Pesce d’Oro, 1965 («Poesia novissima», 7; serie «Il Quadrato - Major», 16).<br />

155x155 mm. 61 pagine, 7 pagine non numerate. Brossura in cartoncino a due tonalità <strong>di</strong> grigio, ai<br />

piatti autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in grigio, note e<strong>di</strong>toriali ripetute al dorso in grigio. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione. Alla prima pagina timbro ex-libris in inchiostro nero «biblioteca arch. gianni<br />

landonio», con numero 780 vergato a matita dalla stessa mano che annota in alto «Natale ‘83».<br />

Copia numerata: 129/600.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, rara e piuttosto ricercata, <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie risalenti al biennio 1964-1965.<br />

Gli altri proce<strong>di</strong>menti cui si allude nel titolo, sono quelle procedure sperimentali <strong>di</strong> cui Balestrini ha<br />

già fornito i primi esempi nel volume <strong>del</strong> 19<strong>63</strong> Come si agisce (scheda 32), ispirati da una ricerca<br />

letteraria che ha alla propria base nuove struttura <strong>di</strong> natura matematica, nuove tecniche <strong>di</strong><br />

elaborazione <strong>del</strong> linguaggio <strong>di</strong> tipo artificiale e meccanico, che si sposano con un uso <strong>del</strong>le parole<br />

come semplici oggetti, suscettib<strong>il</strong>i <strong>di</strong> un gioco combinatorio che ne <strong>di</strong>sgrega i legami reciproci,<br />

scomponendo così <strong>il</strong> valore semantico <strong>del</strong>la lingua, per ricostruire su nuove fondamenta un <strong>di</strong>verso<br />

<strong>di</strong>scorso poetico. In questa <strong>di</strong>rezione si muovono la poesia visiva, <strong>di</strong> cui la presente e<strong>di</strong>zione<br />

contiene alcuni esempi, la poesia fonetica, sperimentata da Balestrini presso gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> musica<br />

elettronica <strong>del</strong>la Rai <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano, e la poesia elettronica, nata dall’applicazione ai componimenti in<br />

versi <strong>del</strong>le infinite possib<strong>il</strong>ità combinatorie offerte dai calcolatori IBM. Il lavoro <strong>del</strong> poeta m<strong>il</strong>anese<br />

sul linguaggio, principale soggetto-oggetto <strong>del</strong> comporre versi, spiega bene la scelta <strong>del</strong>la citazione<br />

in epigrafe tratta dal semiologo francese Roland Barthes (1915-1980): «faire du langage un sujet, et<br />

cela à travers le langage même, constitue encore un tabou très fort (dont l’ècrivan serait le sorcier):<br />

la société semble limiter également la parole sur le sexe e la parole sur la prole».<br />

Si armonizza con la sperimentazione sulla lingua la soluzione grafica <strong>del</strong>l’eleganze e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

Vanni Scheiw<strong>il</strong>ler, dove al piatto posteriore le note redazionali sono stampate con forme e colori<br />

analoghe alla copertina, ma rovesciate come se <strong>il</strong> volume fosse una lastra <strong>di</strong> vetro trasparente<br />

serigrafata, leggib<strong>il</strong>e sul retro non da destra a sinistra, ma da sinistra a destra.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 50.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Tristano. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1966 («I Narratori <strong>di</strong> Feltrinelli», 96).<br />

195x125 mm. 126 pagine, due pagine non numerate. Legatura in cartone grigio, con copertina<br />

<strong>il</strong>lustrata a colori con una gouache <strong>di</strong> Giosetta Fioroni, al piatto anteriore autore e titolo in nero,<br />

e<strong>di</strong>torie in rosso, al dorso note e<strong>di</strong>toriali ripetute in nero e rosso, al piatto posteriore nota sul volume<br />

in nero. Buono stato <strong>di</strong> conservazione, fascetta e<strong>di</strong>toriale assente.


Prima e<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> primo romanzo <strong>di</strong> Nanni Balestrini, un romanzo «senza trama e senza<br />

personaggi», con un linguaggio «derivato da un accumulo <strong>di</strong> una varietà amplissima <strong>di</strong> materiali<br />

st<strong>il</strong>istici “prefabbricati”» ed una tecnica «astutamente combinatoria (ma semplice, e fac<strong>il</strong>mente<br />

reperib<strong>il</strong>e)» (dalla quarta <strong>di</strong> copertina). Misto <strong>di</strong> storia d’amore e vicenda a sfondo politico, Tristano<br />

ebbe una parziale lettura in anteprima durante una <strong>del</strong>le riunioni <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, suscitando un<br />

vivace <strong>di</strong>battito tra i critici nell’ambito <strong>del</strong>la <strong>di</strong>scussione avviata dai protagonisti stessi <strong>del</strong>la<br />

letteratura neo-avanguar<strong>di</strong>sta, quella sul romanzo sperimentale (si veda <strong>il</strong> volume miscellaneo <strong>del</strong><br />

<strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong> descritto nella scheda 4). La tecnica <strong>del</strong>la combinazione linguistica e <strong>del</strong> collage sono<br />

nel romanzo condotti all’estrema conseguenza <strong>di</strong> una ripetizione che rimescola continuamente gli<br />

stessi materiali, con la riproposizione <strong>di</strong> interi perio<strong>di</strong> in <strong>di</strong>versi paragrafi. Tutte le possib<strong>il</strong>i storie<br />

derivate da questo smontaggio e poi riassemblamento ininterrotto <strong>di</strong> elementi eterogenei e slegati<br />

tra loro (autocitazioni balestriniane, estratti da conversazioni letterarie e politiche, stralci da volumi<br />

<strong>di</strong> fotografia) finiscono col convivere in un’opera in cui la narrazione è quasi totalmente priva <strong>di</strong><br />

nessi logici tra le parti, dove nulla mai succede; eppure, tra sconcerto e confusione, la suspense<br />

intriga <strong>il</strong> lettore con un potere seduttivo carico <strong>di</strong> mistero e suggerisce infinite chiavi <strong>di</strong> lettura.<br />

Lo st<strong>il</strong>e è in fondo <strong>il</strong> medesimo <strong>del</strong> Balestrini poeta, con perio<strong>di</strong> brevissimi e una scansione affidata<br />

a pochi e forti segni paragrafematici, come <strong>il</strong> punto fermo, senza quelle pause brevi rese dall’uso <strong>del</strong><br />

punto e virgola. È significativo ricordare che Tristano è considerata opera <strong>di</strong> svolta nella produzione<br />

<strong>di</strong> Balestrini, d’ora in avanti maggiormente impegnato sul fronte <strong>del</strong>l’attivismo politico.<br />

L’<strong>il</strong>lustrazione in copertina <strong>di</strong> questa prima e<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> romanzo è una gouache <strong>del</strong>la pittrice<br />

romana Giosetta Fioroni (1932), attiva e presente negli stessi ambienti culturali dei membri <strong>del</strong><br />

<strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, come la libreria Al ferro <strong>di</strong> cavallo (scheda 32).<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 50.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Ma noi facciamone un’altra. Poesie 1964-1968. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli,<br />

1968 («Materiali», 15).<br />

205x130 mm. 160 pagine, 8 pagine non numerate. Brossura in e<strong>di</strong>toriale in cartoncino bianco e<br />

rosso, al piatto anteriore autore in bianco, titolo in nero ed e<strong>di</strong>tore in rosso, al dorso note e<strong>di</strong>toriali<br />

ripetute in nero, al piatto posteriore collana e nota sulla collana in bianco e nero. Buono stato <strong>di</strong><br />

conservazione, gora nell’angolo inferiore dal lato <strong>del</strong>la brossura.<br />

Poco comune e piuttosto ricercata prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie risalenti agli anni<br />

1964-1968, che mostra <strong>il</strong> proseguire <strong>del</strong>la ricerca <strong>di</strong> Balestrini verso una riflessione metaletteraria<br />

che restituisce un materiale poetico sempre più costituito da spezzoni <strong>di</strong> frasi e relitti <strong>di</strong> proposizioni<br />

troncate, prive <strong>di</strong> coerenza semantica. I componimenti risultano così estranei ad una qualsiasi forma<br />

rigidamente strutturata a favore <strong>di</strong> un assemblaggio <strong>di</strong> versi <strong>di</strong>sorganici e smembrati, in un <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne<br />

solo apparente, ma in realtà calcolato per dare al linguaggio stesso, alla parola, valore <strong>di</strong> me<strong>di</strong>um<br />

costruttivo. In questa raccolta l’autore lombardo esplicita <strong>il</strong> sentore che, celata <strong>di</strong>etro <strong>il</strong> gioco<br />

combinatorio e la manipolazione <strong>del</strong> linguaggio, vi sia <strong>il</strong> vuoto <strong>del</strong>la sostanziale impossib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><br />

riproduzione <strong>del</strong>la realtà, anche ut<strong>il</strong>izzando espe<strong>di</strong>enti allusivi come la figura retorica <strong>del</strong>la<br />

metafora. Ciò non implica tuttavia che la sperimentazione ed <strong>il</strong> processo creativo siano inut<strong>il</strong>i o<br />

debbano venire meno, ma <strong>il</strong> significante assume predominanza assoluta sul significato e la critica<br />

<strong>del</strong> linguaggio attraverso <strong>il</strong> linguaggio stesso viene condotta agli esiti estremi <strong>di</strong> un trattamento<br />

sempre più visivo e meccanico dei materiali poetici, con un’attenzione incentrata sulla forma<br />

geometrica dei testi o sulla soli<strong>di</strong>tà corporea e strutturale dei singoli elementi tipografici. Meccanica<br />

e automatica, quasi casuale, risulta sempre <strong>di</strong> più anche la sud<strong>di</strong>visione <strong>del</strong>le sequenze, <strong>il</strong> taglio<br />

<strong>del</strong>le parole e <strong>del</strong>le frasi, che arbitrariamente troncano i lemmi privando quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> significato ogni<br />

singolo elemento costitutivo <strong>del</strong>la poesia. L’accumulo <strong>di</strong> informazioni, <strong>di</strong> termini e <strong>di</strong> parole non è<br />

<strong>di</strong> conseguenza mai un accumulo <strong>di</strong> significati, ma solo un accatastarsi <strong>di</strong> tipo grafico e visivo, che


sfocia nella serialità: le poesie <strong>di</strong> Ma noi facciamone un’altra <strong>di</strong>ventano così emblema assoluto<br />

<strong>del</strong>l’impossib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> trasmettere significati.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 50.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Vogliamo tutto. Romanzo. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1971 («I Narratori <strong>di</strong><br />

Feltrinelli», 196).<br />

195x125 mm. 215 pagine, una pagina non numerata. De<strong>di</strong>ca a stampa a Alfonso. Legatura in<br />

cartone con copertina <strong>il</strong>lustrata con una fotografia <strong>del</strong>la manifestazione alla FIAT <strong>del</strong> 1969, al piatto<br />

anteriore autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero, note e<strong>di</strong>toriali ripetute al dorso in nero e rosso, al piatto<br />

posteriore nota sul volume, risguar<strong>di</strong> e sguar<strong>di</strong>e con pianta in b/n <strong>del</strong>lo stab<strong>il</strong>imento FIAT Mirafiori<br />

tratta da «Potere Operaio» (I, 1969). Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Terza e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo secondo romanzo <strong>di</strong> Nanni Balestrini, stampata nel <strong>di</strong>cembre <strong>del</strong>lo stesso<br />

anno <strong>del</strong>la prima tiratura. L’opera è stata nuovamente ristampa nel 1999 da Bompiani con <strong>il</strong> titolo<br />

La grande rivolta, a cura <strong>di</strong> Aldo Nove (1967), con una nuova prefazione e un’antologia <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zi<br />

critici, unita a Gli invisib<strong>il</strong>i (1987; scheda 48) e L’e<strong>di</strong>tore (1989; scheda 52).<br />

Il romanzo, fortemente orientato politicamente, narra la vicenda <strong>di</strong> Alfonso simbolo <strong>del</strong>la figura<br />

<strong>del</strong>l’operaio-massa non qualificato immigrato dall’Italia meri<strong>di</strong>onale nel nord industrializzato. «A<br />

Alfonso» recita infatti la de<strong>di</strong>ca a stampa <strong>del</strong> volume, e si sa dalla testimonianza <strong>di</strong> Luisa Passerini<br />

(1941) che un Alfonso in carne ed ossa era stato ospite nella sua casa torinese ed avrebbe ispirato<br />

Balestrini per la costruzione dei tratti <strong>del</strong> protagonista <strong>di</strong> Vogliamo tutto (L. Passerini, Autoritratto<br />

<strong>di</strong> gruppo, Firenze, Giunti, 1988, p. 147) Dopo una esperienza lavorativa m<strong>il</strong>anese, l’Alfonso<br />

letterario viene assunto alla FIAT: nel suo immaginario è la fabbrica dove c’è «lavoro per tutti, ben<br />

pagato e sicuro…», mentre nella realtà <strong>di</strong>venta «un inferno che <strong>di</strong>strugge ogni energia fisica e<br />

psichica» dove egli <strong>di</strong>venta un m<strong>il</strong>itante <strong>del</strong>la battaglia proletaria che culmina negli scontri <strong>di</strong> viale<br />

Traiano a Torino, <strong>il</strong> 3 luglio 1969 (dalla quarta <strong>di</strong> copertina).<br />

Balestrini narra l’esperienza <strong>del</strong>la classe operaia coniugandone lo spirito collettivo, epico e al<br />

contempo tragico, con lo sperimentalismo linguistico proprio <strong>del</strong>la sua ricerca neoavangar<strong>di</strong>stica;<br />

gli strumenti e gli elementi st<strong>il</strong>istici sono gli stessi <strong>di</strong> Tristano (1966; scheda 34), dall’uso minimo<br />

<strong>del</strong>la punteggiatura ad un montaggio dei materiali secondo criteri prevalentemente formali che<br />

conducono ad una lunghezza predeterminata <strong>di</strong> ogni singolo paragrafo. A questo si unisce un<br />

approfon<strong>di</strong>mento <strong>del</strong> rapporto tra lingua scritta e lingua parlata, con una attenzione particolare per<br />

gli aspetti <strong>di</strong> sonorità <strong>del</strong> linguaggio. La prova narrativa offerta da Balestrini in Vogliamo tutto<br />

resta, tra le testimonianze sulla stagione nata dalla rivolta studentesca sessantottina, una <strong>del</strong>le rare a<br />

conservare intatta la forza e lo spirito che animò quegli anni.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 51.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Pren<strong>di</strong>amoci tutto. Conferenza per un romanzo Letteratura e lotta<br />

<strong>di</strong> classe. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1972 («Libelli»).<br />

170x120 mm. 34 pagine, due pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino bianco, al<br />

piatto anteriore autore, titolo, e<strong>di</strong>tore e collana in due tonalità <strong>di</strong> grigio. Buono stato <strong>di</strong><br />

conservazione, fioriture al piatto anteriore. Al contropiatto posteriore timbri in inchiostro blu<br />

raffiguranti due figure geometriche.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volumetto che contiene <strong>il</strong> testo letto in occasione una conferenza<br />

organizzata dal movimento <strong>del</strong>la sinistra extraparlamentare Potere Operaio, e tenutasi in <strong>di</strong>verse


città italiane, nell’autunno <strong>del</strong> 1971, all’indomani <strong>del</strong>l’uscita <strong>del</strong> romanzo Vogliamo tutto (scheda<br />

36). A questo è unito un intervento sulle problematiche politico-letterarie legate al Sessantotto e alle<br />

sue conseguenze in ambito sociale e culturale, e ad un’intervista r<strong>il</strong>asciata a Mario Lunetta (1934)<br />

già apparsa sul perio<strong>di</strong>co «aut» (17, 23 maggio 1972). Il titolo <strong>del</strong>l’opuscolo riprende quello <strong>del</strong><br />

recente romanzo de<strong>di</strong>cato all’operaio-massa ed è, soprattutto nella parte relativa al testo <strong>del</strong>la<br />

conferenza, un ut<strong>il</strong>e complemento storico-critico alla sua lettura. Si tratta <strong>di</strong> una <strong>del</strong>le testimonianze<br />

più significative <strong>del</strong>l’impegno e <strong>del</strong> credo politico <strong>del</strong>lo scrittore lombardo, ma anche <strong>del</strong> suo modo<br />

<strong>di</strong> concepire l’attività <strong>di</strong> intellettuale e poeta in relazione alla realtà sociale che lo circonda,<br />

sintetizzab<strong>il</strong>e nella <strong>di</strong>chiarazione secondo cui «In ogni libro, ciò che c’è <strong>di</strong> più <strong>di</strong>retto, <strong>di</strong> più<br />

importante, è <strong>il</strong> messaggio politico» (p. 22).<br />

Nella breve nota introduttiva l’autore sottolinea come, nel periodo che separa gli anni in cui <strong>il</strong><br />

romanzo è ambientato e <strong>il</strong> momento in cui <strong>il</strong> volume viene dato alle stampe, <strong>il</strong> contesto e <strong>il</strong> quadro<br />

politico siano profondamente mutati in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una «repressione» tesa alla ripresa <strong>di</strong> controllo<br />

da parte <strong>del</strong>lo stato e alla creazione <strong>di</strong> una nuova stab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> potere, dopo la caduta <strong>del</strong>la precedente,<br />

irrime<strong>di</strong>ab<strong>il</strong>mente sconvolta «nelle fabbriche, nella scuola, nella società civ<strong>il</strong>e».<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 51.<br />

Balestrini, Nanni (1935) – Argento, Dario (1943). Le cinque giornate. M<strong>il</strong>ano, Bompiani, 1974<br />

(«Ombre rosse», 3).<br />

205x115 mm. 158 pagine, due pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino verde e<br />

grigio con copertina <strong>il</strong>lustrata da due fotografie a colori tratte dal f<strong>il</strong>m Le cinque giornate, al piatto<br />

anteriore autori ed e<strong>di</strong>tore in grigio, titolo in bianco, collana in rosso e blu, note e<strong>di</strong>toriali ripetute al<br />

dorso in nero, al piatto posteriore note sul volume e sugli autori in bianco. Buono stato <strong>di</strong><br />

conservazione, tracce d’uso ai piatti.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo romanzo, tratto dalla sceneggiatura <strong>del</strong>l’omonimo f<strong>il</strong>m <strong>di</strong>retto da Dario<br />

Argento nel 1973 e scritta dagli stessi autori. Come <strong>di</strong>ce <strong>il</strong> titolo <strong>il</strong> soggetto è costituito dalle<br />

sommosse popolari e dalle rivolte socio-politiche m<strong>il</strong>anesi tra <strong>il</strong> 18 e <strong>il</strong> 22 marzo <strong>del</strong> 1848,<br />

scatenatesi contro <strong>il</strong> dominio oppressivo <strong>del</strong>l’impero austro-ungarico. Il tema politico <strong>del</strong>la rivolta<br />

proletaria caro a Balestrini e trattato nel romanzo Vogliamo tutto (1971; scheda 36) in relazione alla<br />

realtà contemporanea <strong>del</strong>l’Italia degli anni 1968-1969, torna in una accezione particolare, spostato<br />

in<strong>di</strong>etro nel tempo <strong>di</strong> oltre un secolo e sotto le spoglie <strong>di</strong> un f<strong>il</strong>m in costume, interpretato da Adriano<br />

Celentano (1938). Ma se l’operaio-massa Alfonso era stato m<strong>il</strong>itante per scelta e ben consapevole<br />

<strong>del</strong> significato <strong>del</strong>la lotta, <strong>il</strong> Cainazzo <strong>di</strong> Le cinque giornate si ritrova in qualche modo<br />

rivoluzionario suo malgrado e tutta la narrazione, come già prima la sceneggiatura, <strong>di</strong>venta sì una<br />

denuncia, ma con i toni <strong>di</strong> una satira politica, molto <strong>di</strong>versi da quelli che soggiacevano allo spirito<br />

<strong>di</strong> Vogliamo tutto. Comune alle due realtà è tuttavia la <strong>di</strong>s<strong>il</strong>lusione finale, lasciata nel romanzosceneggiatura<br />

alle parole <strong>di</strong> Cainazzo: alla richiesta «Raccontaci la tua testimonianza <strong>di</strong> queste<br />

gloriose giornate», can<strong>di</strong>damente risponde «Ecco, io vorrei <strong>di</strong>re…che ci hanno fregato. […]<br />

Eccome ci hanno fregato. Avete capito che ci hanno fregato? Ci hanno fregatoooo!!!» (pp. 157-<br />

158).<br />

L’autore <strong>del</strong>l’apposita prefazione è lo stu<strong>di</strong>oso e docente universitario <strong>di</strong> Storia contemporanea<br />

Franco Catalano (1915-1990), che fu supervisore storico per la stesura <strong>del</strong>la sceneggiatura. Scrittore<br />

e cineasta torneranno a collaborare ancora nel 1975, quando Balestrini curerà l’adattamento<br />

letterario <strong>del</strong>le prime tre pellicole horror-noir <strong>di</strong> Argento (L’uccello dalle piume <strong>di</strong> cristallo, Il gatto<br />

a nove code e Quattro mosche <strong>di</strong> velluto grigio) nel volume e<strong>di</strong>to da Sonzogno, Profondo Thr<strong>il</strong>ling.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 51.


Balestrini, Nanni (1935). Ballate <strong>di</strong>stese. Torino, Geiger, 1975 («Poesia», 31).<br />

160x110 mm. 31 pagine, una pagina non numerata. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino bianco, al<br />

piatto anteriore autore, titolo, e<strong>di</strong>tore e numero <strong>di</strong> collana in nero, al piatto posteriore nota sul<br />

volume in nero. Buono stato <strong>di</strong> conservazione. Alla prima pagina firma <strong>di</strong> possesso in inchiostro<br />

nero cancellata con correttore bianchetto.<br />

Rara e piuttosto ricercata plaquette uscita per le e<strong>di</strong>zioni Geiger <strong>di</strong> Adriano e Maurizio Spatola<br />

(1941-1988; 1946) e contenente quattro poesie <strong>del</strong>la signorina Richmond, personaggio chiave <strong>del</strong>la<br />

lirica balestriniana (schede 43?, 49? e 53??). Esso compare infatti qui per la prima volta e descritto<br />

nei suoi caratteri esterni, come denuncia anche <strong>il</strong> titolo <strong>del</strong> primo componimento, Descrizione<br />

superficiale <strong>del</strong>la signorina Richmond. Questa figura dalle forme molteplici (ora donna, ora<br />

personaggio zoomorfo, ora entità puramente astratta) appare ora realistica, ora no, concreta e<br />

terrena, ma contemporaneamente eterea e sfuggente nel suo incarnare, in definitiva, l’Utopia e gli<br />

ideali degli anni <strong>del</strong>la contestazione.<br />

Le tecniche compositive restano quelle <strong>del</strong>la poesia sperimentale, dal collage al riuso-riciclo <strong>di</strong><br />

materiali eterogenei <strong>di</strong> varia provenienza, scomposti e poi rimontati. Linguaggio proprio <strong>del</strong>la<br />

manualistica, <strong>di</strong> impianto <strong>di</strong>dascalico e con chiari fini pratici, è per esempio quello <strong>di</strong> Più frequenti<br />

e apprezzati usi <strong>del</strong>la signorina Richmond: una vera guida gastronomica con istruzioni <strong>di</strong> cucina. Di<br />

derivazione scientifica ed ornitologica è invece la già citata Descrizione superficiale.<br />

Il ciclo <strong>del</strong>la signorina Richmond è quello in cui più forte che altrove la critica ha evidenziato come<br />

l’argomento <strong>del</strong> poetare <strong>di</strong> Balestrini sia la propria esperienza personale ed autobiografica. Il poeta<br />

lombardo vi realizza un progetto <strong>di</strong> allegoria <strong>del</strong>la Rivoluzione, <strong>del</strong> fervore <strong>del</strong> movimento<br />

giovan<strong>il</strong>e <strong>del</strong> Sessantotto e degli anni che vi seguirono, e <strong>il</strong> volume summa de<strong>di</strong>cato a questa figura,<br />

comprensivo anche <strong>del</strong>le prime ballate e<strong>di</strong>te in questa plaquette (Le avventure complete <strong>del</strong>la<br />

signorina Richmond seguite dal Pubblico <strong>del</strong> labirinto, Torino, Testo & immagine, 1999), è<br />

ritenuto tra i più alti esempi <strong>di</strong> poesia <strong>di</strong> impegno civ<strong>il</strong>e e <strong>di</strong> denuncia politica.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 51.<br />

Bonasia, Aldo Vito (1949) - Balestrini, Nanni (1935). Vivere a M<strong>il</strong>ano. 15 documenti<br />

fotografici per la presentazione <strong>di</strong> 15 manifesti. Con un testo <strong>di</strong> Nanni Balestrini e una<br />

registrazione <strong>di</strong> Daniela Turriccia. M<strong>il</strong>ano, CSAPP Centro stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> arte plastica programmata,<br />

1976.<br />

240x170 mm. 32 pagine non numerate. 15 fotografie b/n. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino,<br />

<strong>il</strong>lustrata sui piatti con una fotografia b/n, al piatto anteriore autori, titolo ed e<strong>di</strong>tore in bianco, al<br />

piatto posteriore titolo e sottotitolo in bianco. Buono stato <strong>di</strong> conservazione, brossura parzialmente<br />

scollata lungo la cerniera interna anteriore.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume <strong>di</strong> fotografie realizzate dal fotografo e giornalista pugliese Aldo<br />

Vito Bonasia (1949-1995) a documentazione <strong>del</strong>la stagione rivoluzionaria <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano e sintesi degli<br />

avvenimenti che segnarono gli anni tra <strong>il</strong> 1969 al 1975: <strong>il</strong> caso <strong>del</strong>l’anarchico Giuseppe Pinelli<br />

(1928-1969), la morte <strong>del</strong> m<strong>il</strong>itante antifascista Giannino Zibecchi (1947-1975), l’occupazione e poi<br />

lo sgombero <strong>del</strong>l’Università statale e <strong>del</strong>la case al Gallaratese nel 1972, la guerriglia urbana <strong>di</strong> corso<br />

XXII Marzo e <strong>di</strong> corso Mancini nell’apr<strong>il</strong>e <strong>del</strong> 1975. Datato giugno 1976 è <strong>il</strong> testo, intitolato<br />

proprio Vivere a M<strong>il</strong>ano, che Balestrini scrive quasi a formare una cornice storica ed ideologica <strong>di</strong><br />

contestualizzazione <strong>del</strong>le immagini. Come per i suoi componimenti poetici, e con soluzioni<br />

sintattiche estreme per un testo in prosa, lo scrittore lombardo applica a questo intervento quella<br />

sperimentazione linguistica che procede per assemblaggio <strong>di</strong> materiale apparentemente casuale, ma


in realtà rigidamente calcolato. La sequenza lessicale tra<strong>di</strong>zionale e leggib<strong>il</strong>e è sacrificata a favore<br />

<strong>di</strong> una frammentazione e <strong>di</strong> un taglio <strong>del</strong>la successione <strong>del</strong>le parole e <strong>del</strong>le proposizione che rende<br />

<strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e ritrovare <strong>il</strong> senso e la logica <strong>del</strong> <strong>di</strong>scorso, ma soprattutto permette molteplici variazioni <strong>di</strong><br />

lettura: l’idea dominante resta quella dei lemmi, o <strong>di</strong> interi gruppi <strong>di</strong> parole, usati come oggetti,<br />

come mattoncini <strong>di</strong> una costruzione che si può infinitamente smontare e rimontare mutandone<br />

l’or<strong>di</strong>ne e quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> risultato finale. Non fac<strong>il</strong>ita certo una coerente ed imme<strong>di</strong>ata percezione <strong>del</strong><br />

testo l’assenza totale <strong>di</strong> segni <strong>di</strong> punteggiatura, parte <strong>del</strong> gioco linguistico e combinatorio operato da<br />

Balestrini.<br />

Completa <strong>il</strong> volume una registrazione <strong>del</strong>la giornalista Daniela Turriccia, co-fondatrice nel 1967<br />

con Bonasia <strong>di</strong> una <strong>del</strong>le principali agenzie <strong>di</strong> fotogiornalismo, la DFP (Documents for Press), con<br />

se<strong>di</strong> in Italia e all’estero: la DFP non solo formò molte figure <strong>di</strong> reporter <strong>di</strong> primo piano, ma fornì,<br />

fino al 1982, importanti reportages su avvenimenti come la Guerra in Vietnam e la rivolta<br />

studentesca <strong>di</strong> fine anni ’60.<br />

Balestrini, Nanni (1935). La violenza <strong>il</strong>lustrata. Torino, Einau<strong>di</strong>, 1976 («Supercoralli»).<br />

220x135 mm. 4 pagine non numerate, 131 pagine, 8 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in<br />

cartoncino bianco con copertina <strong>il</strong>lustrata a colori da Pablo Echaurren, al piatto anteriore autore,<br />

titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero, note e<strong>di</strong>toriali ripetute al dorso in nero, al piatto posteriore nota sul volume<br />

e nota biografica sull’autore sempre in nero. Buono stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo romanzo costruito con la consueta tecnica balestriniana <strong>del</strong> collage,<br />

partendo da materiale <strong>di</strong> natura eterogenea con cui vengono composti i <strong>di</strong>versi paragrafi e i vari<br />

episo<strong>di</strong>. La narrazione è quella <strong>del</strong>la violenza «che da anni svolge la spirale <strong>del</strong>la sua “logica”<br />

interna sulle scene più <strong>di</strong>verse: fabbriche e piazze, uffici e campagne» (dalla quarta <strong>di</strong> copertina).<br />

Abolendo l’uso <strong>di</strong> segni paragrafematici e ut<strong>il</strong>izzando frammenti <strong>di</strong> varia provenienza, dai verbali<br />

degli interrogatori alle deposizioni processuali, Balestrini lavora sul linguaggio in maniera analoga<br />

all’artista americano Andy Wahrol (1928-1987) nel campo <strong>del</strong>le immagini e <strong>del</strong>le tecniche<br />

pittoriche. Come la pop-art ut<strong>il</strong>izza le icone <strong>del</strong>la cultura visiva contemporanea, dalle fotografie <strong>di</strong><br />

Mar<strong>il</strong>yn Monroe e Liz Taylor alla pubblicità <strong>del</strong>la zuppa Campbell, ribaltandone <strong>il</strong> significato<br />

originario, così lo scrittore m<strong>il</strong>anese preleva stralci <strong>di</strong> testi dalla stampa e in generale dal mondo<br />

<strong>del</strong>l’informazione per sottoporli a processi <strong>di</strong> trasformazione, <strong>di</strong> scomposizione e ripetizione, capaci<br />

<strong>di</strong> ottenere effetti e risultati completamente <strong>di</strong>versi rispetto al loro contesto iniziale. Il d<strong>il</strong>agare <strong>del</strong>la<br />

violenza raccontata da Balestrini tocca luoghi ed ambienti già oggetto <strong>del</strong>la sua precedente<br />

produzione letteraria, come la guerriglia urbana scatenatasi a nei capoluogo lombardo nei primo<br />

quinquennio degli anni Settanta trattata in Vivere a M<strong>il</strong>ano (1976; scheda 40) oppure la con<strong>di</strong>zione<br />

nelle fabbriche affrontata nel romanzo Vogliamo tutto (1971; scheda 36).<br />

L’<strong>il</strong>lustrazione <strong>di</strong> copertina affidata ai <strong>di</strong>segni <strong>del</strong>l’artista romano Pablo Echaurren (1951), anche<br />

scrittore oltre che pittore e fumettista, costituisce un preciso parallelo iconografico <strong>del</strong> testo <strong>di</strong><br />

Balestrini, sia per i soggetti rappresentati che per la giustapposizione dei vari tasselli, tessere <strong>di</strong> un<br />

mosaico-collage che richiama la struttura dei paragrafi <strong>del</strong> romanzo. Echaurren ha lavorato come<br />

<strong>il</strong>lustratore anche per la celebre casa e<strong>di</strong>trice Savelli, per cui realizzò nel 1976 la copertina <strong>del</strong><br />

famoso Porci con le ali. Diario sessuo-politico <strong>di</strong> due adolescenti <strong>di</strong> Rocco e Antonia, pseudonimi<br />

<strong>di</strong> Marco Lombardo Ra<strong>di</strong>ce (1939-1989) e Li<strong>di</strong>a Ravera (1951).<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 51.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Poesie pratiche 1954-1969. Torino, Einau<strong>di</strong>, 1976 («Collezione <strong>di</strong><br />

poesia», 133).


180x105 mm. 6 pagine non numerate comprendenti <strong>il</strong> frontespizio, 154 pagine, 16 pagine non<br />

numerate. De<strong>di</strong>ca a stampa a Luciano Anceschi. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino bianco a cura<br />

grafica <strong>di</strong> Bruno Munari, al piatto anteriore autore, titolo, e<strong>di</strong>tore e frammento <strong>di</strong> testo in nero, al<br />

dorso note e<strong>di</strong>toriali ripetute in nero, al piatto posteriore nota sul volume e catalogo e<strong>di</strong>toriale<br />

sempre in nero. Buono stato <strong>di</strong> conservazione. All’ultima pagina e al piatto posteriore timbro in<br />

inchiostro blu <strong>del</strong>l’e<strong>di</strong>tore Einau<strong>di</strong>.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie che, insieme all’ine<strong>di</strong>to Senza lacrime per le rose (<strong>del</strong><br />

1969), ripropone testi già inclusi nei precedenti Come si agisce (19<strong>63</strong>, scheda 32) e Ma noi<br />

facciamone un’altra (1968; scheda 35). Come esplicita l’autore in una breve nota introduttiva la<br />

selezione si propone <strong>di</strong> «in<strong>di</strong>care la linea centrale <strong>di</strong> un lavoro poetico che va dal 1954 al 1969», per<br />

questo motivo sono stati espunti «testi preliminari <strong>di</strong> sperimentazione combinatoria, visuale,<br />

topografica e fonetica […] come pure quelli relativi a opere <strong>di</strong> pittori e a esperienze musicali e<br />

teatrali». Su questa base è inserito un solo esempio <strong>di</strong> poesia composta con calcolatori elettronici<br />

IBM come sperimentato dal poeta nei primi anni Sessanta. Nonostante questa scrematura <strong>il</strong> volume<br />

offre un panorama vasto ed esaustivo sulla produzione in versi <strong>di</strong> Balestrini dagli esor<strong>di</strong> fino allo<br />

scadere degli anni ’60, con un’ampia casistica <strong>del</strong>le soluzioni st<strong>il</strong>istiche e linguistiche che rientrano<br />

nella sperimentazione <strong>del</strong>la neoavanguar<strong>di</strong>a e <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>. Proprio questa esperienza richiama<br />

Balestrini con la de<strong>di</strong>ca a stampa <strong>del</strong> volume a Luciano Anceschi (1911-1995), scrittore e critico<br />

letterario che per primo riunì attorno alla redazione <strong>del</strong> «Il Verri» i poeti novissimi. La sequenza dei<br />

testi rende ragione anche <strong>di</strong> una progressiva trasformazione dei temi e dei soggetti, in specifico<br />

spicca nella poesia ine<strong>di</strong>ta, risalente al 1969, la componente civ<strong>il</strong>e e politica maturata dall’autore<br />

nella seconda metà <strong>del</strong> decennio: <strong>il</strong> titolo Senza lacrime per le rose è una citazione dallo scritto <strong>del</strong><br />

f<strong>il</strong>osofo e politico Mario Tronti (1931), Operai e capitale, e<strong>di</strong>to nel 1966 e <strong>di</strong>venuto testo <strong>di</strong><br />

riferimento ideologico per i movimenti giovan<strong>il</strong>i <strong>di</strong> contestazione <strong>di</strong> quegli anni. Il passo <strong>del</strong> saggio<br />

è riportato in epigrafe alla poesia: «Infine, la grande industria e la sua scienza non sono <strong>il</strong> premio<br />

per chi vince la lotta <strong>di</strong> classe. Sono <strong>il</strong> terreno stesso <strong>di</strong> questa lotta. E finché <strong>il</strong> terreno è occupato<br />

dal nemico bisogna spararci sopra, senza lacrime per le rose» (p. 143).<br />

La nota sul volume in quarta <strong>di</strong> copertina è <strong>di</strong> Giorgio Patrizi (?), docente <strong>di</strong> Letteratura italiana<br />

presso l’Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>del</strong> Molise, nonché <strong>di</strong>rettore <strong>del</strong> Dipartimento <strong>di</strong> Scienze umane,<br />

storiche e sociali <strong>del</strong>la stessa.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 51.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Le ballate <strong>del</strong>la signorina Richmond. Commento visivo <strong>di</strong><br />

Gianfranco Baruchello. Roma, Cooperativa Scrittori, 1977 («I Gulliver», 11).<br />

205x125 mm. 106 pagine, due pagine non numerate. Disegni b/n <strong>di</strong> Giangranco Baruchello.<br />

Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino rosso con copertina <strong>il</strong>lustrata da un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Gianfranco<br />

Baruchello, al piatto anteriore autore ed e<strong>di</strong>tore in azzurro, titolo in bianco, al dorso note e<strong>di</strong>toriali<br />

ripetute in bianco, al piatto posteriore nota sul volume e nota biografica sull’autore sempre in<br />

bianco. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie, che include componimenti già precedente comparsi in<br />

volume (Ballate <strong>di</strong>stese, 1975; scheda 39) o su pubblicazioni perio<strong>di</strong>che, tra cui «Linus».<br />

Nota in quarta <strong>di</strong> copertina <strong>di</strong> Alfredo Giuliani (1924-2007) anche lui poeta e critico letterario<br />

aderente alla ricerca <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 51.


Balestrini, Nanni (1935) – Costa, Corrado (1929-1991). La piedra colectiva. Canciones con<br />

movimiento. Con una tavola originale <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Parmiggiani. S.l. [Bologna], exit e<strong>di</strong>zioni,<br />

1978.<br />

300x147 mm. 36 pagine non numerate. Tavola b/n <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Parmiggiani. Brossura in cartoncino<br />

grigio con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore autori ed e<strong>di</strong>tore in rosso, titolo in nero. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione. Copia n. 45/160.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, in tiratura limitata e numerata, <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie scritte da Balestrini e<br />

Costa tra l'agosto e <strong>il</strong> settembre <strong>del</strong> 1972, nella località catalana <strong>di</strong> Cadaqués, nei pressi <strong>di</strong> Girona. I<br />

componimenti furono stesi <strong>di</strong>rettamente in lingua castigliana, «alla ricerca <strong>di</strong> quella identità che i<br />

due poeti non hanno ancora raggiunto e a favore <strong>di</strong> quella utopia rivoluzionaria che la Spagna non<br />

ha ancora conseguito». L'esemplare appartiene alla tiratura segnata con numeri romani, con<br />

riproduzione <strong>del</strong>l'acquaforte originale <strong>del</strong>l'artista <strong>di</strong> Luzzara, Clau<strong>di</strong>o Parmiggiani (1943).<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 51-52.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Blackout. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1980 («Scritture Letture», 2).<br />

170x118 mm. 71 pagine, una pagina non numerata. Illustrazioni e fotografie b/n. Brossura e<strong>di</strong>toriale<br />

in cartoncino bianco con copertina stampata in blu, ai piatti autore, titolo, e<strong>di</strong>tore e nota sul volume<br />

stampate in nero, al dorso note e<strong>di</strong>toriali ripetute in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, <strong>di</strong> non fac<strong>il</strong>e reperib<strong>il</strong>ità, <strong>di</strong> questa serie <strong>di</strong> testi che costituiscono un vero e proprio<br />

collage <strong>di</strong> parole. Il progetto iniziale <strong>del</strong> poemetto <strong>di</strong> Balestrini prevedeva <strong>di</strong> renderlo una «azione<br />

per voce» da affidarsi a Demetrio Stratos (1945-1979), anima e fondatore <strong>del</strong> gruppo degli Area:<br />

l'esecuzione era prevista a M<strong>il</strong>ano, alla Rotonda <strong>del</strong>la Besana, nel maggio <strong>del</strong> 1979, ma l'improvvisa<br />

scomparsa <strong>di</strong> Stratos in un ospedale <strong>di</strong> New York e l'incriminazione <strong>del</strong>l'autore nel quadro <strong>di</strong><br />

un'inchiesta politica nel mese <strong>di</strong> apr<strong>il</strong>e, ne impe<strong>di</strong>rono la realizzazione. Sulla scia <strong>di</strong> questi eventi,<br />

soprattutto la latitanza personale, Balestrini lavorò trasformando <strong>il</strong> testo originale e ponendovi al<br />

centro «<strong>il</strong> mito e la realtà <strong>del</strong> '68, <strong>del</strong>l'indomab<strong>il</strong>e processo <strong>di</strong> trasformazione dei rapporti politici,<br />

sociali e personali <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>eci e più anni».<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 52.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Cieli. 7 sonetti e 7 <strong>di</strong>segni. Rivalba (To), Geiger, 1984 (Supplemento a<br />

Tam Tam).<br />

170x120 mm. 30 pagine, due pagine non numerate. 7 <strong>di</strong>segni b/n <strong>del</strong>l'autore. Brossura in cartoncino<br />

bianco, con titolo stampato in azzurro ai piatti, autore, e<strong>di</strong>tore e traduttori in nero. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, non comune e molto ricercata, <strong>di</strong> questo volumetto impresso in sole 400 copie e<br />

contenente 7 componimenti in versi <strong>di</strong> Balestrini, sia in lingua italiana che nella traduzione francese<br />

<strong>di</strong> L<strong>il</strong>iane Giraudon (1946) e Jean-Jacques Viton (1933). Insieme a questi due poeti francesi e a J<strong>il</strong>l<br />

Bennet, Balestrini fondò nel 1982 <strong>il</strong> gruppo dei Quatuor Manicle: <strong>il</strong> collettivo si esibì in varie<br />

letture pubbliche e pubblicò alcuni volumi, <strong>di</strong> rarissima reperib<strong>il</strong>ità, presso le E<strong>di</strong>tions Manicle <strong>di</strong><br />

Aix-en-Provence. Viton e la Giraudon furono in quegli stessi anni anche co-fondatori <strong>del</strong>la rivista<br />

«Banana Split» (1980-1990).


Gambetti – Vezzosi 2007, 52<br />

Balestrini, Nanni (1935). Ipocalisse. 49 sonetti Provenza 1980-1983. M<strong>il</strong>ano, <strong>Libri</strong> Scheiw<strong>il</strong>ler,<br />

1986 («Poesia», 9).<br />

169x120 mm. 79 pagine, una pagina non numerata. Un <strong>di</strong>segno b/n <strong>di</strong> Gianfranco Barucchello in<br />

antiporta. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino azzurro con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore e al dorso<br />

autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. Copia n. 721/1200.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, in tiratura limitata e numerata, <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie che, come si legge nel<br />

titolo, risalgono agli anni <strong>del</strong> soggiorno <strong>di</strong> Balestrini in Francia. Due gruppi <strong>di</strong> sonetti, Finisterre e<br />

Cieli, erano già comparsi precedentemente a stampa come volumi singoli (scheda ???). Oltre a<br />

Parigi, proprio la Provenza fu la sede pred<strong>il</strong>etta dall'autore nei primi anni '80 <strong>del</strong> Novecento: qui<br />

entrò in contatto con poeti come L<strong>il</strong>iane Giraudon (1946) e Jean-Jacques Viton (1933), con cui<br />

nacque un sodalizio artistico.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 52.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Gli invisib<strong>il</strong>i. M<strong>il</strong>ano, Bompiani, 1987.<br />

200x115 mm. 280 pagine, 8 pagine non numerate. Legatura in tela rossa con impressioni in oro al<br />

dorso, sovraccoperta originale con ban<strong>del</strong>le, <strong>il</strong>lustrata a colori da Giorgio Tonelli al piatto anteriore,<br />

con autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore stampati in bianco. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo romanzo, da cui l'anno successivo venne tratto l'omonimo f<strong>il</strong>m <strong>di</strong>retto da<br />

Pasquale Squitieri (1938) e sceneggiato dallo stesso cineasta insieme all'autore, ad Italo Moscati<br />

(1937) e Sergio Bianchi. Il racconto è quello <strong>di</strong> alcuni giovani protagonisti <strong>del</strong>la rivolta sociale che<br />

come una fiammata travolse l'Italia sul finire degli anni Sessanta, ma anche <strong>di</strong> ciò in cui furono<br />

coinvolti dopo, dalla violenza <strong>del</strong> terrorismo ad una sorta <strong>di</strong> rimozione <strong>del</strong> movimento <strong>del</strong> '68 dalla<br />

memoria collettiva. Da qui la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> «invisib<strong>il</strong>ità» toccata ad una generazione che, nutrita<br />

dall'azione politica, dalla vita <strong>di</strong> gruppo, dai desideri e dagli ideali, si è spesso auto<strong>di</strong>strutta e<br />

consumata con lo spegnersi <strong>del</strong>le speranze durante gli anni <strong>di</strong> piombo. L'opera ha conosciuto una<br />

nuova e<strong>di</strong>zione, insieme a Vogliamo tutto (1971; scheda ??) e L'E<strong>di</strong>tore (1989), nel volume La<br />

Grande rivolta (Bompiani, 1999), introdotto da una nuova prefazione <strong>di</strong> Aldo Nove.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 52.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Il ritorno <strong>del</strong>la signorina Richmond. Terzo libro, 1984-1986.<br />

Commento visivo <strong>di</strong> Gianfranco Baruchello. Oderzo (Tv), E<strong>di</strong>zioni Becco Giallo, 1987.<br />

212x140 mm. 87 pagine, 9 pagine non numerate. Tavole <strong>il</strong>lustrative b/n <strong>di</strong> Gianfranco Baruchello.<br />

Brossura in cartoncino rosso con bin<strong>del</strong>le, al piatto anteriore e al dorso autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in<br />

nero, sui risvolti note biografiche <strong>del</strong>l'autore e <strong>del</strong>l'<strong>il</strong>lustratore. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione in volume <strong>di</strong> questa poesia, già apparsa in precedenza sul perio<strong>di</strong>co «Linus» (ottobre<br />

1984-ottobre 1986) e su «Alfabeta» (luglio-agosto 1986). Articolato in XVI sezioni, <strong>il</strong> poemetto ha<br />

nuovamente come protagonista la signorina Richmond, comparsa per la prima volta nelle Ballate<br />

<strong>di</strong>stese <strong>del</strong> 1975 (scheda ??) e poi nel 1977 in Le ballate <strong>del</strong>la signorina Richmond. Come la<br />

raccolta <strong>del</strong> 1977, <strong>il</strong> commento visivo è affidato ai <strong>di</strong>segni <strong>del</strong>l'artista livornese Gianfranco


Baruchello (1924), allievo pred<strong>il</strong>etto <strong>di</strong> Marcel Duchamp (1887-1968); <strong>il</strong> primo contatto <strong>di</strong><br />

Baruchello con <strong>il</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong> risale alla metà degli anni Sessanta, durante uno dei convegni <strong>di</strong><br />

Palermo, quando venne presentato <strong>il</strong> suo lavoro per <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m Verifica incerta, secondo<br />

lungometraggio da lui realizzato dopo Il grado zero <strong>del</strong> paesaggio (19<strong>63</strong>).<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 52.<br />

Balestrini, Nanni (1935) – Moroni, Primo (1936-1998). L’orda d’oro. 1967-1977 La grande<br />

ondata rivoluzionaria e creativa, politica ed esistenziale. M<strong>il</strong>ano, SugarCo, 1988.<br />

235x150 mm. 398 pagine, due pagine non numerate. Illustrazioni e vignette b/n all'inizio <strong>di</strong> ogni<br />

capitolo. Brossura in cartoncino <strong>il</strong>lustrato a colori, al piatto anteriore autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in<br />

rosso e nero, al piatto posteriore riproduzione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> Kazimir Malevič (1878-1935), al<br />

dorso note e<strong>di</strong>toriali in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume che raccoglie, attraverso i contributi <strong>di</strong> molti collaboratori che<br />

affiancano i due autori, numerose testimonianze sulla stagione compresa tra la rivolta sociale e<br />

giovan<strong>il</strong>e <strong>del</strong> 1968 e <strong>il</strong> 1977, anno <strong>di</strong> grande fermento e fervore politico, culturale ed intellettuale <strong>di</strong><br />

cui la città <strong>di</strong> Bologna è stata fulcro e simbolo. Tra i due estremi si snoda <strong>il</strong> racconto, articolato in<br />

10 capitoli, <strong>del</strong>le lotte <strong>di</strong> classe operaie, <strong>del</strong> movimento studentesco, <strong>del</strong>la lotta armata, <strong>del</strong>la<br />

rivoluzione femminista fino alle esperienze <strong>del</strong>la cosiddetta Controcultura. Come si legge sul<br />

risvolto <strong>di</strong> copertina, non si vuole ricostruire una storia, ma piuttosto «un percorso per sollecitare<br />

riflessioni, per sottolineare la felicità e la ricchezza, per aiutare a cercare le origini <strong>di</strong> una lunga<br />

primavera <strong>di</strong> intelligenze». Nel 1997 l'opera ha avuto una nuova e<strong>di</strong>zione nella collana «Universale<br />

Economica» <strong>di</strong> Feltrinelli, a cura <strong>di</strong> Sergio Bianchi con Prefazione <strong>di</strong> Primo Moroni e nota <strong>del</strong><br />

curatore.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 52.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Piccola lode al pubblico <strong>del</strong>la poesia. Reggio Em<strong>il</strong>ia, Elytra, 1989<br />

(«Cafè De La Galerie», 002).<br />

208x150 mm. 24 pagine non numerate. Tavole <strong>il</strong>lustrative b/n <strong>di</strong> Corrado Costa. Brossura in<br />

cartoncino nero con tassello in cartoncino marrone al piatto anteriore su cui sono impressi in nero<br />

autore, titolo, anno ed e<strong>di</strong>tore. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. Copia n. 53/100.<br />

Rara plaquette, parte <strong>di</strong> una collana ideata dall'avvocato reggiano – intellettuale, poeta e artista per<br />

d<strong>il</strong>etto e passione – Corrado Costa (1929-1991): si trattava <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> fascicoli, ognuno<br />

stampato in 100 copie all'insegna <strong>del</strong> Cafè De la Galerie <strong>di</strong> Reggio Em<strong>il</strong>ia. Il presente raccoglie un<br />

componimento <strong>del</strong> poeta m<strong>il</strong>anese Nanni Balestrini, descrizione ed insieme elogio <strong>di</strong> coloro che<br />

amano gli scritti in versi, un pubblico definito «infinito vario inafferrab<strong>il</strong>e/come le onde <strong>del</strong>l'oceano<br />

profondo/[...] bello aitante avido temerario/guarda davanti a se impavido e intransigente». I <strong>di</strong>segni<br />

che accompagnano <strong>il</strong> testo sono <strong>del</strong>lo stesso Costa, personaggio <strong>di</strong> ampia e raffinata cultura, poeta e<br />

narratore che non si considerava tuttavia scrittore <strong>di</strong> professione: nel suo primo libro <strong>di</strong> poesie<br />

(Pseudoba<strong>del</strong>aire, 1964) <strong>di</strong> sé aveva scritto «vive a Reggio Em<strong>il</strong>ia esercitando l'avvocatura a la<br />

patafisica».<br />

Balestrini, Nanni (1935). L’e<strong>di</strong>tore. M<strong>il</strong>ano, Bompiani, 1989.


215x130 mm. 159 pagine, 9 pagine non numerate. Legatura in tela rossa con impressioni in oro al<br />

dorso, sovraccoperta originale con ban<strong>del</strong>le, <strong>il</strong>lustrata a colori da Giorgio Tonelli al piatto anteriore,<br />

con autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore stampati in bianco e rosso, sui risvolti nota sul contenuto, biografia e<br />

ritratto fotografico <strong>del</strong>l'autore. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo romanzo <strong>di</strong> Balestrini, una riflessione sugli anni <strong>di</strong> piombo e <strong>del</strong>la lotta<br />

armata <strong>del</strong> terrorismo attraverso l'incontro <strong>di</strong> 4 maturi professionisti (un regista, un docente<br />

universitario, un giornalista e un libraio). I 4 amici ricordano l'esperienza vissuta 17 anni prima,<br />

quando m<strong>il</strong>itavano come giovanissimi attivisti <strong>del</strong> movimento <strong>di</strong> rivolta legato alla sinistra,<br />

rievocando in specifico un evento che rappresentò per quella parte politica una svolta epocale: <strong>il</strong><br />

ritrovamento <strong>del</strong> corpo d<strong>il</strong>aniato <strong>del</strong>l'e<strong>di</strong>tore Giangiacomo Feltrinelli (1926-1972). L'opera ha<br />

conosciuto una nuova e<strong>di</strong>zione, insieme a Vogliamo tutto (1971; scheda ??) e Gli invisib<strong>il</strong>i (1987),<br />

nel volume La Grande rivolta (Bompiani, 1999), introdotto da una nuova Prefazione <strong>di</strong> Aldo Nove.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 52.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Il pubblico <strong>del</strong> labirinto. Quarto libro <strong>del</strong>la signorina Richmond<br />

1985-1989. M<strong>il</strong>ano, <strong>Libri</strong> Scheiw<strong>il</strong>ler, 1992 («Poesia», 44).<br />

170x118 mm. 104 pagine, 8 pagine non numerate. Un <strong>di</strong>segno b/n <strong>di</strong> Corrado Costa in antiporta.<br />

Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino azzurro con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore e al dorso autore, titolo ed<br />

e<strong>di</strong>tore in nero, sui risvolti citazione da Piccola lode al pubblico <strong>del</strong>la poesia e nota biografica<br />

sull'autore. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. Copia n. 130/600.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> componimenti poetici <strong>il</strong> cui titolo è quello <strong>del</strong>la sezione<br />

iniziale, la quale a sua volta riprende l'idea balestriniana, con molte aggiunte, ampliamenti e<br />

variazioni (Finale apocrifo, Grande corale facoltativo, Note e varianti), già espressa nel testo <strong>del</strong>la<br />

Piccola lode al pubblico <strong>del</strong>la poesia, stampato in pochissimi esemplari nel 1989 (scheda ??): la<br />

versione originale <strong>di</strong> questo poemetto si trova alle pp. 97-102. Da quel fascicoletto impresso a<br />

Reggio Em<strong>il</strong>ia è ripreso anche <strong>il</strong> <strong>di</strong>segno riprodotto in antiporta, uno schizzo <strong>del</strong>l'avvocato, poeta e<br />

intellettuale Corrado Costa (1929-1991).<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 53.<br />

Balestrini, Nanni (1935). I furiosi. M<strong>il</strong>ano, Bompiani, 1994.<br />

215x130 mm. 137 pagine, 3 pagine non numerate. Legatura in tela rossa con impressioni in oro al<br />

dorso, sovraccoperta originale con ban<strong>del</strong>le, <strong>il</strong>lustrata a colori con riproduzione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong><br />

Jean Dubuffet (1901-1985) al piatto anteriore e autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore stampati in bianco e rosa,<br />

sui risvolti nota sul contenuto, biografia e ritratto fotografico <strong>del</strong>l'autore. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo romanzo <strong>del</strong>l'autore m<strong>il</strong>anese, de<strong>di</strong>cato al mondo <strong>del</strong>la tifoseria calcistica<br />

negli sta<strong>di</strong>, in particolare alle sue forme e manifestazioni più estreme e violente. Attraverso<br />

l'invenzione e la sperimentazione linguistica già propria <strong>del</strong>la sua produzione in versi, lo scrittore<br />

racconta le avventura <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> ultras m<strong>il</strong>anisti, fe<strong>del</strong>issimi <strong>del</strong>la curva e protagonisti <strong>di</strong><br />

scontri e battaglie con le bande rivali. In questa espressione <strong>di</strong> violenza, condannata dai più e da<br />

molti relegata a fenomeno marginale <strong>di</strong> teppismo, Balestrini in<strong>di</strong>vidua lo sfogo e la risposta <strong>di</strong><br />

giovani ragazzi ad una società altrettanto satura <strong>di</strong> tensioni e contrasti, in cui solo l'appartenenza ad


un gruppo può <strong>di</strong>ventare mezzo efficace per sod<strong>di</strong>sfare i bisogni <strong>di</strong> identità e comunità.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 53.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Una mattina ci siam svegliati. M<strong>il</strong>ano, Bal<strong>di</strong>ni&Castol<strong>di</strong>, 1995<br />

(«Romanzi e Racconti», 32).<br />

230x140 mm. 169 pagine, 5 pagine non numerate. Brossura in cartoncino, <strong>il</strong>lustrata in copertina con<br />

una riproduzione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> Giulio Turcato (1912-1995), autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore impressi al<br />

piatto anteriore e al dorso in nero e bianco, sui risvolti e al piatto posteriore nota sul contenuto e<br />

bio-bibliografia <strong>del</strong>l'autore. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa singolare opera <strong>di</strong> Balestrini, che raccoglie i frammenti <strong>di</strong> quelle che<br />

furono le voci ascoltate nella lunga <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o Popolare, <strong>il</strong> 25 apr<strong>il</strong>e 1994. Nella ricorrenza<br />

<strong>del</strong>la Liberazione, un mese dopo la prima vittoria <strong>di</strong> S<strong>il</strong>vio Berlusconi alle elezioni politiche, <strong>il</strong><br />

popolo <strong>del</strong>la sinistra riempì le strade <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano arrivando da tutta Italia. L'evento, seguito in tempo<br />

reale dal noto network ra<strong>di</strong>ofonico, è un susseguirsi <strong>di</strong> emozioni e <strong>di</strong> tensioni, affidate a coloro che<br />

parteciparono, in stu<strong>di</strong>o e dalla strada: «resoconti <strong>di</strong> cronisti, commenti in stu<strong>di</strong>o, telefonate <strong>di</strong><br />

ascoltatori, interviste volanti (da Jannacci a D'Alema, da Formentini a Loredana Bertè), scenette <strong>di</strong><br />

strada, memorie <strong>di</strong> vecchi partigiani, <strong>di</strong>aloghi con giovani studenti».<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 53.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Estremi rime<strong>di</strong>. Presentazione <strong>di</strong> Romano Luperini. Lecce, Piero<br />

Manni, 1995 («La scrittura e la storia. Scrittori contemporanei», 21).<br />

210x150 mm. 84 pagine, 4 pagine non numerate. Brossura riquadrata a due colori, bianco e<br />

marrone, con fregio, autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore impressi a contrasto al piatto anteriore e al dorso, al<br />

piatto posteriore nota e<strong>di</strong>toriale sulla collana. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie <strong>di</strong> Balestrini, 16 in totale <strong>di</strong> cui 11 già in precedenza<br />

apparse su pubblicazioni perio<strong>di</strong>che, volumi collettivi, antologie o cataloghi. Il testo introduttivo<br />

che serve da presentazione, dal titolo Deux quartains pour monsieur Balestrini (et une queue), si<br />

deve al curatore <strong>del</strong>la collana Romano Luperini (1940), storico e critico <strong>del</strong>la letteratura, oltre che<br />

scrittore e politico schierato con le forse <strong>del</strong>la sinistra. In quarta <strong>di</strong> copertina la serie e<strong>di</strong>toriale cui <strong>il</strong><br />

volume appartiene è definita come «testimonianza <strong>di</strong> una ricerca in corso, ma anche come<br />

in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> una via possib<strong>il</strong>e, al <strong>di</strong> là <strong>del</strong>le fac<strong>il</strong>i scorciatoie <strong>del</strong>la produzione <strong>di</strong> consumo o <strong>del</strong>la<br />

scrittura evasiva e <strong>di</strong>simpegnata oggi <strong>di</strong> moda».<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 53.<br />

Balestrini, Nanni (1935) – Premoli, Dan<strong>il</strong>o. La poesia fa male. M<strong>il</strong>ano, e<strong>di</strong>zioni ixidem, 1998.<br />

295x210 mm. 52 pagine non numerate. Fascicolo legato da me<strong>di</strong>ante asticelle in plastica nera, con<br />

copertina in acetato trasparente e piatto posteriore in plastica nera, <strong>il</strong> fascicolo è conservato entro<br />

carpetta in cartoncino color crema con tassello riquadrato su cui sono stampati in nero autori, titolo<br />

ed e<strong>di</strong>tore. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. Copia n. 10/10 e firma degli autori sull'etichetta cartacea<br />

all'interno <strong>del</strong>la carpetta.


Rarissimo esemplare <strong>di</strong> questo libro d'artista, realizzato in solo 10 esemplari numerati e firmati<br />

dagli autori, nel luglio <strong>del</strong> 1998. Partendo dal verso balestriniano «la poesia fa male», ne sono stati<br />

tratti e stampati circa 1000 anagrammi, una porzione infinitesimale rispetto a tutte le possib<strong>il</strong>i<br />

combinazioni, esattamente 617.512.896.000. Come spiega un cartoncino allegato al fascicolo: «Gli<br />

anagrammi sono stati elaborati da un personal computer con un programma appositamente scritto,<br />

con <strong>il</strong> quale vengono inoltre stampate le <strong>di</strong>verse pagine. Queste sono anche graficamente <strong>di</strong>fferenti<br />

le une dalle altre, perché lo stesso programma prevede se, <strong>del</strong> tutto casualmente, saltare la riga o<br />

occuparla con un possib<strong>il</strong>e anagramma, posizionandolo in un punto <strong>del</strong>la riga, anch'esso scelto a<br />

caso». Dan<strong>il</strong>o Premoli, artista, designer e progettista, vive e lavora a M<strong>il</strong>ano, dove è stato assistente<br />

alla cattedra <strong>di</strong> Informatica applicata al corso <strong>di</strong> laurea in Disegno Industriale presso la Facoltà <strong>di</strong><br />

Architettura <strong>del</strong> Politecnico.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Tutto in una volta. 50 poesie per 50 anni. Spinea (Ve), E<strong>di</strong>zioni <strong>del</strong><br />

Leone, 2003 («Selected poems»).<br />

200x135 mm. 106 pagine, 6 pagine non numerate. Brossura in cartoncino bianco, con copertina<br />

<strong>il</strong>lustrata a colori da un <strong>di</strong>segno <strong>del</strong>l'autore, ai piatti e al dorso autore, titolo, e<strong>di</strong>tore e note e<strong>di</strong>toriali<br />

sul volume e sull'autore impresse in blu. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. De<strong>di</strong>ca e firma <strong>del</strong>l'autore<br />

alla prima pagina: 'a Lou con simpatia qui a Napoli <strong>il</strong> 21 luglio 2003 – (la poesia qualche volta fa<br />

anche bene) Nanni Balestrini'.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta antologica <strong>del</strong>la produzione poetica <strong>del</strong>l'autore m<strong>il</strong>anese nel<br />

periodo 1954-2003. Il volume include alcune poesie degli anni giovan<strong>il</strong>i, appena successive alla<br />

comparsa nel 1953 <strong>del</strong> primo libro <strong>di</strong> Balestrini, Il figlio <strong>del</strong>la cenere. Versi. Si trovano saggi da<br />

tutte le principali raccolte balestriniane, Il sasso appeso (1960), Ma noi facciamone un'altra (1968),<br />

Le ballate <strong>del</strong>la signorina Richmond (1977), Estremi rime<strong>di</strong> (1995). Gli ultimi testi sono invece<br />

tratti da Elettra (2001), un'opera-poesia con musica <strong>di</strong> Luigi Cinque e Gianluca Ruggeri per la voce<br />

<strong>di</strong> Ilaria Drago e Yoko Osaka. L'espressione ut<strong>il</strong>izzata dall'autore nella de<strong>di</strong>ca, 'la poesia qualche<br />

volta fa anche bene', è certamente riferimento ad un libro d'artista <strong>di</strong> Balestrini <strong>del</strong> 1998, La poesia<br />

fa male.<br />

Gambetti – Vezzosi 2007, 53.<br />

Balestrini, Nanni (1935). Tristano KI4675 copia unica. Prefazione <strong>di</strong> Umberto Eco. Roma,<br />

DeriveAppro<strong>di</strong>, 2007 («Nanni Balestrini. Opere»).<br />

200x130 mm. XX pagine, 120 pagine, 4 pagine non numerate. Brossura in cartoncino riquadrata a 3<br />

colori con ban<strong>del</strong>le, autore, titolo, e<strong>di</strong>tore e nota sul volume impressi ai piatti e al dorso in bianco e<br />

nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo romanzo <strong>di</strong> Nanni Balestrini, interessante soprattutto per l'idea <strong>del</strong> gioco<br />

combinatorio che vi è alla base. Composto <strong>di</strong> blocchi <strong>di</strong> testo <strong>di</strong>versamente combinab<strong>il</strong>i tra loro,<br />

quello che è contenuto nel volume è solo uno dei possib<strong>il</strong>i romanzi, quantificati esattamente in<br />

109.027.350.432.000. Nella Prefazione Umberto Eco non solo traccia un essenziale excursus<br />

sull'ars combinatoria e i suoi principi fondamentali, ma osserva come l'era informatica abbia<br />

concretamente mutato la percezione <strong>di</strong> questa curiosa pratica applicata alla sfera letteraria: «una<br />

volta questi m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> racconti <strong>di</strong>versi avrebbero potuto aspirare solo ad una esistenza teorica o,<br />

come si <strong>di</strong>ce oggi, virtuale. Invece ora, non solo con <strong>il</strong> computer che può combinare rapidamnete<br />

nei mo<strong>di</strong> più vertiginosi, ma con la stampa <strong>di</strong>gitale e con <strong>il</strong> printing on demand, <strong>il</strong> lettore può avere<br />

in carne e ossa sia una copia <strong>del</strong> racconto <strong>di</strong>versa da tutte le altre (<strong>il</strong> che rappresenta al tempo stesso


<strong>il</strong> trionfo e la morte <strong>del</strong>l'e<strong>di</strong>zione numerata, visto che ogni copia dovrebbe essere <strong>il</strong> numero I),<br />

oppure averne XXXX per confrontarle tra loro (tempo permettendo)». Sul gioco combinatorio,<br />

come anagramma, era costruito già <strong>il</strong> libro d'artista La poesia fa male (1998) realizzato in<br />

collaborazione con Dan<strong>il</strong>o Premoli.<br />

Celli, Giorgio (1935). Il parafoss<strong>il</strong>e. Romanzo. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1967 («Le Comete», 44).<br />

207x125 mm. 149 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura in cartoncino bianco, <strong>il</strong>lustrata a colori<br />

in copertina da una tempera <strong>di</strong> Carmen Gloria Morales (1942), ai piatti e al dorso, impressi in viola,<br />

rosa e rosso, autore, titolo, e<strong>di</strong>tore e due note e<strong>di</strong>toriali sul volume e sull'autore. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione, con lieve usura <strong>del</strong>la copertina.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo romanzo <strong>di</strong> Giorgio Celli, non uno scrittore <strong>di</strong> professione in senso streto<br />

ed esclusivo, bensì un ricercatore scientifico, specializzato in ecologia, zoologia ed entomologia,<br />

poi noto al grande pubblico come conduttore televisivo <strong>di</strong> programmi <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione scientifica tra<br />

cui Geo&Geo. Si tratta <strong>del</strong>l'esor<strong>di</strong>o narrativo <strong>di</strong> Celli, all'epoca tretunenne, che lo stesso autore<br />

<strong>il</strong>lustra nella nota stampata in quarta <strong>di</strong> copertina descrivendo <strong>il</strong> romanzo come una «biografia<br />

raccontata attraverso i sogni <strong>del</strong> “narratore”», in cui si realizza «una nevrosi, con tutte le possib<strong>il</strong>i<br />

implicazioni sociologiche e metafisiche». Tra i temi affrontati quello <strong>del</strong> fratrici<strong>di</strong>o (nel capitolo 4,<br />

Castore e Polluce), cui segue un complesso processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scesa nell'inconscio (capitolo 7, Seconda<br />

regressione) che conduce infine alla guarigione «come recupero <strong>di</strong> sé in quanto carnefice» (capitolo<br />

10, Il comandante<br />

Celli, Giorgio (1935). Il pesce gotico. Con 10 <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Cesare Lazzarini. Bologna, Geiger,<br />

1968 («s/l»).<br />

160x165 mm. 48 pagine non numerate. 10 <strong>di</strong>segni b/n <strong>di</strong> Cesare Lazzarini. Brossura in cartoncino<br />

bianco, con copertina <strong>il</strong>lustrata, ai piatti autore, titolo, e<strong>di</strong>tore e nota e<strong>di</strong>toriale sul volume stampati<br />

in marrone. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, <strong>il</strong>lustrata da 10 <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> mano <strong>del</strong>l'artista bolognese Cesare Lazzarini, <strong>di</strong> questo<br />

poema, cui segue un'Appen<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> tipo teorico e critico-saggistico con un intervento <strong>del</strong>lo stesso<br />

autore (L'operazione poetica. Il Grande trasparente). Nell'opera, che inaugurava l'attività <strong>del</strong>la casa<br />

e<strong>di</strong>trice felsinea Geiger, si fondono aspetti letterari e <strong>di</strong> ricerca linguistica propri <strong>del</strong>la corrente dei<br />

Novissimi e <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong> (sperimentazione verbale, pastiche, collages) con <strong>il</strong> campo <strong>di</strong> interessi<br />

proprio e specifico <strong>del</strong>l'autore, biologo specialista in entomologia e zoologia, laureato in Scienze<br />

Biologiche a Bologna nel 1959 e poi <strong>di</strong>venuto docente nello stesso ateneo: da qui la nascita <strong>di</strong> un<br />

essere animale sospeso tra realtà evolutiva e fantasia, <strong>il</strong> pesce gotico, «che respira l'aria <strong>del</strong>le<br />

nuvole/come se la vita non fosse un cancro <strong>del</strong>la roccia». Secondo Celli, in piena con<strong>di</strong>visione con<br />

le posizioni teoriche <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, la poesia è possib<strong>il</strong>e solo come «interazione, intersecazione e<br />

compenetrazione dei <strong>di</strong>versi universi linguistici».<br />

Celli, Giorgio (1935). Morte <strong>di</strong> un biologo. Bologna, Centro Duchamp, 1969 («Quaderni <strong>del</strong><br />

centro Duchamp. Ine<strong>di</strong>ti varie e <strong>di</strong>versi», 4).<br />

242x155 mm. 46 pagine non numerate. Brossura riquadrata in cartoncino a 2 colori, argento e<br />

arancio, con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore autore, titolo, e<strong>di</strong>tore e collana stampati in nero. Ottimo<br />

stato <strong>di</strong> conservazione.


Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questi scritti <strong>del</strong> biologo e zoologo Giorgio Celli. Si tratta <strong>di</strong> una raccolta <strong>di</strong><br />

poesie che, come Il pesce gotico comparso l'anno precedente, fondono i <strong>di</strong>versi interessi <strong>del</strong>l'autore:<br />

la poetica <strong>del</strong> movimento surrealista, la ricerca linguistica propria dei letterati aderenti al <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong><br />

e naturalmente l'universo scientifico <strong>di</strong> cui, come biologo, è specialista. Il linguaggio è infatti<br />

ricchissimo <strong>di</strong> terminologia tecnica, derivata da vari settori <strong>del</strong>la scienza, non solo la biologia in<br />

senso stretto, ma anche la me<strong>di</strong>cina, la matematica, l'anatomia umana, la chimica: a questo<br />

proposito l'autore chiarisce nella Nota finale «Le parole che estrapolo [...] non sono mai impiegate<br />

come semplici pretesti sonori [...] non sono cioé usate come fonemi, bensì organizzate in densi<br />

agglomerati significanti».<br />

Celli, Giorgio (1935). Prolegomeni all’uccisione <strong>del</strong> Minotauro. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1972<br />

(«Poesia», 21).<br />

203x125 mm. 58 pagine, 6 pagine non numerate. Brossura in cartoncino, rivestita in carta gialla,<br />

con autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore impressi in marrone e azzurro al piatto anteriore e al dorso, nota<br />

e<strong>di</strong>toriale sul volume e breve biografia <strong>del</strong>l'autore sui risvolti. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> scritti che, pur inclusi nella collana feltrinelliana «Poesia»,<br />

hanno natura non <strong>di</strong> componimenti in versi, ma in prosa. L'autore, <strong>il</strong> biologo bolognese Giorgio<br />

Celli poi <strong>di</strong>venuto volto noto nell'ambito <strong>del</strong>la <strong>di</strong>vulgazione scientifica in televisione, analizza<br />

alcuni temi legati alla <strong>di</strong>mensione <strong>del</strong> mito, in particolare la vicenda legata al labirinto costruito da<br />

Dedalo, in cui era rinchiuso <strong>il</strong> Minotauro e in cui si avventurò Teseo. Si legge nel risvolto <strong>di</strong><br />

copertina: «Questi Prolegomeni all'uccisione <strong>del</strong> Minotauro vogliono essere un <strong>di</strong>scorso sul mito e<br />

la liquidazione <strong>di</strong> un mito. Ricostruire la leggib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> un mito significa, qui, colpirne la sintassi<br />

arbitraria, negare quella totalità, rassicurante ma anche mistificante, che ci nasconde la lontananza<br />

insondab<strong>il</strong>e <strong>del</strong> mondo [...]».<br />

Celli, Giorgio (1935). Le tentazioni <strong>del</strong> professor Faust. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1976 («Materiali»,<br />

42).<br />

205x125 mm. 82 pagine, 6 pagine non numerate. Brossura riquadrata in cartoncino a 3 colori,<br />

bianco e 2 tonalità <strong>di</strong> verde, con autore, titolo, e<strong>di</strong>tore, collana e note sul volume stampati a<br />

contrasto negli stesi colori ai piatti e al dorso. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo testo teatrale, con cui l'autore vinse nel 1975 <strong>il</strong> premio biennale <strong>di</strong> teatro<br />

Luigi Piran<strong>del</strong>lo. Poeta, saggista e romanziere già vicino alle ricerche sperimentali <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, <strong>il</strong><br />

bolognese Celli fu soprattutto biologo e ricercatore, ed in questa pièce affronta <strong>il</strong> tema chiave <strong>del</strong>la<br />

somma, assoluta ed universale conoscenza umana attraverso l'analisi <strong>del</strong>la figura che ne è <strong>il</strong> simbolo<br />

per antonomasia: <strong>il</strong> dottor Faust. Questo intrecciandovi la questione ambientale ed ecologica, per<br />

cui <strong>il</strong> personaggio <strong>di</strong>venta un moderno professore universitario <strong>di</strong> tossicologia. Scrive lo stesso Celli<br />

nella nota introduttiva: «Il mito faustiano <strong>del</strong>la conoscenza nasconde, nel suo centro vorticoso, un<br />

altro mito, quasi prometeico, che celebra, attraverso la tecnologia, l'uso <strong>del</strong> “fuoco”, la<br />

trasformazione <strong>del</strong> sapere in potere».<br />

Celli, Giorgio (1935). La zattera <strong>di</strong> Vesalio. Una apocalisse per l’Europa. Roma, Cooperativa<br />

Scrittori, 1977 («Poesia e Prosa», 9).<br />

185x125 mm. 92 pagine, 4 pagine non numerate. Brossura riquadrata in cartoncino a 2 colori,<br />

bianco e verde muschio, con copertina <strong>il</strong>lustrata, ai piatti e al dorso autore, titolo, e<strong>di</strong>tore, collana e<br />

sunto <strong>del</strong> contenuto stampati in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione, isolate fioriture.


Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo poema drammatico per musica, scritto da Giorgio Celli negli anni in cui<br />

portava avanti la sua attività scientifica come docente <strong>di</strong> Entomologia all'Università <strong>di</strong> Bologna,<br />

lavorando anche come critico d'arte in qualità <strong>di</strong> membro <strong>del</strong> Comitato <strong>di</strong>rettivo <strong>del</strong>la Galleria<br />

d'Arte moderna nel capoluogo em<strong>il</strong>iano. L'opera, pur <strong>di</strong> fantasia, ha un referente storico preciso: <strong>il</strong><br />

naufragio <strong>del</strong>la nave da guerra Medusa, i cui sopravvissuti, su una zattera in mezzo al mare, si<br />

<strong>di</strong>vorarono a vicenda per poter sopravvivere. All'elemento storico si sovrappone l'invenzione epicofantastica<br />

<strong>del</strong>l'autore, cioè l'incontro su questa zattera <strong>di</strong> due in<strong>di</strong>vidui, realmente vissuti ma in<br />

epoche <strong>di</strong>verse, l'anatomista fiammingo <strong>del</strong> XVI secolo Andrea Vesalio (forma italianizzata <strong>di</strong><br />

Andreas von Wesel, 1514-1564) e <strong>il</strong> cosiddetto squartatore (o vampiro ) <strong>di</strong> Düsseldorf, Peter Kurten<br />

(1883-1921). I due, tra necrof<strong>il</strong>ia e sa<strong>di</strong>smo, rappresentato le facce <strong>del</strong>la stessa medaglia, le istanze<br />

scientifiche e <strong>il</strong> puro gusto <strong>del</strong>la carneficina che sottendono al loro interesse per <strong>il</strong> sangue, la morte<br />

e lo strazio dei cadaveri.<br />

Celli, Giorgio (1935). La scienza <strong>del</strong> comico. Presentazione <strong>di</strong> Umberto Eco. Bologna,<br />

Calderini, 1982.<br />

205x130 mm. VII pagine, una pagina non numerata, 169 pagine, 7 pagine non numerate. Legatura<br />

cartonata con piatto anteriore a tre colori, riquadrato e <strong>il</strong>lustrato, note e<strong>di</strong>toriali stampate ai piatti e<br />

al dorso in nero, sovraccoperta <strong>il</strong>lustrata con una foto <strong>del</strong>l'autore, autore, titolo, e<strong>di</strong>tore e sunto <strong>del</strong><br />

contenuto impressi in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione in volume, introdotta da Umberto Eco (1932), <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> saggi e articoli<br />

già precedentemente apparsi sulla terza pagina de «Il Resto <strong>del</strong> Carlino» o su altre riviste, <strong>di</strong> cui<br />

l'autore è stato collaboratore. Celli, scrittore e saggista oltre che docente universitario <strong>di</strong> scienze<br />

biologiche sensib<strong>il</strong>e ai temi ambientali, «si vale <strong>del</strong>la sua prospettiva “duplice”, legge la scienza in<br />

chiave <strong>di</strong> scienze umane, e l'estetica da un punto <strong>di</strong> vista scientifico, per cui <strong>il</strong> suo <strong>di</strong>scorso tende<br />

sempre, per l'appunto, a prendere la tangente, a contaminare <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso, a spaesarlo, a condurlo, per<br />

nessi graduali o per salti, sopra le righe. La satira, <strong>il</strong> comico, gli consentono <strong>di</strong> mettere a confronto<br />

Amleto e gli animali, l'epistemologia a scoprire le consonanze profonde tra la visione magica e la<br />

visione scientifica <strong>del</strong> mondo, a frequentare i fiori insieme all'ape e a Palazzeschi, a mettere in luce i<br />

rapporti tra l'apicoltura e l'alchimia, a spiegare la fantascienza attraverso la scienza e, cosa meno<br />

consueta, viceversa».<br />

Celli, Giorgio (1935). Bestiario postmoderno. Roma, E<strong>di</strong>tori Riuniti, 1990 («I Piccoli»).<br />

168x115 mm. X pagine, 139 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura in cartoncino grigio,<br />

<strong>il</strong>lustrata in copertina da un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Cosimo Budetta, ai piatti e al dorso autore, titolo, e<strong>di</strong>tore e<br />

nota sul volume stampati in bianco e nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa serie <strong>di</strong> scritti <strong>del</strong> biologo, entomologo e zoologo Giorgio Celli, de<strong>di</strong>cati<br />

all'analisi e all'osservazione <strong>del</strong> comportamento <strong>di</strong> alcuni animali. Alla sezione iniziale de<strong>di</strong>cata alle<br />

api (Le mie api e qualche formica), segue quella sui gatti, <strong>di</strong> cui l'autore è particolarmente amante (I<br />

miei gatti e qualche cane). Le successive sono miscellanee guidate da un tema comune: <strong>il</strong><br />

corteggiamento e <strong>il</strong> rito <strong>del</strong>l'accoppiamento (Bestiario d'amore) e la conquista <strong>del</strong> territorio e la<br />

violenza tra specie (Spazio, densità, aggressività). La parte finale unisce Delfini, pinguini, topi e<br />

molti altri. Lo sguardo con cui Celli osserva <strong>il</strong> mondo animale unisce una base scientifica che gli<br />

deriva dalla sua formazione accademica ed una componente letteraria, costruita principalmente su<br />

quella ricerca linguistica propria <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> '<strong>63</strong> <strong>di</strong> cui ha fatto parte.


Celli, Giorgio (1935). Etologia <strong>del</strong>la vita quoti<strong>di</strong>ana. M<strong>il</strong>ano, Raffaello Cortina E<strong>di</strong>tore, 1992<br />

195x120 mm. 134 pagine, 6 pagine non numerate. Numerose <strong>il</strong>lustrazioni in bianco e in nero nel<br />

testo. Brossura in cartoncino color crema, al piatto anteriore e al dorso autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore<br />

impressi in rosso e viola. De<strong>di</strong>ca autografa <strong>del</strong>l’autore al recto <strong>del</strong>la prima pagina, datata 6<br />

novembre 1992. Al piatto anteriore etichetta <strong>di</strong> collocazione <strong>del</strong>la Biblioteca ACI, con <strong>il</strong> suo timbro<br />

al recto <strong>del</strong>la prima carta, <strong>del</strong> frontespizio e al verso <strong>del</strong>l’ultima.<br />

Prima e<strong>di</strong>izione <strong>di</strong> quest’opera che si colloca tra dato scientifico e favola, «un libro in cui <strong>il</strong><br />

comportamento degli animali viene descritto con un’ottica, per <strong>di</strong>r così, <strong>di</strong> strada», composta<br />

dall’etologo veronese Giorgio Celli.<br />

La presente copia appare impreziosita dalla sua provenienza: <strong>il</strong> volume è infatti de<strong>di</strong>cato dall’autore<br />

a Irma Antonetto, creatrice <strong>del</strong>l’Associazione Culturale Italiana, fondata a Torino nel 1946 con la<br />

finalità <strong>di</strong> dar vita a un <strong>di</strong>battito ‘istituzionalizzato’, nella convinzione che la libera circolazione<br />

<strong>del</strong>le idee avrebbe aiutato la gente a uscire da quel clima <strong>di</strong> miseria, <strong>di</strong>sperazione, vacanza <strong>del</strong>l'<br />

intelligenza. Nel salotto <strong>del</strong>la signora Antonetto sono passati in oltre quarant' anni più <strong>di</strong> seicento<br />

personaggi <strong>di</strong> spessore, invitati, e qualche volta a lungo corteggiati, nel nome <strong>di</strong> un criterio selettivo<br />

che priv<strong>il</strong>egia la novità per anticipare i tempi ed aprire nuovi varchi culturali, tra i quali .esponenti<br />

<strong>di</strong> spicco <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong><br />

Eco, Umberto (1930). Opera aperta. Forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee.<br />

M<strong>il</strong>ano, Bompiani, 1962 («Portico. Critica e saggi», 38).<br />

210x125 mm. 370 pagine, 6 pagine non numerate. Legatura in tela blu-grigia con titoli in bianco al<br />

piatto anteriore e al dorso, sovraccoperta in cartoncino giallo con ban<strong>del</strong>le, autore e titolo in nero,<br />

nota sul volume sempre in nero sui risvolti. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione, salvo lacerazione <strong>del</strong>la<br />

camicia e<strong>di</strong>toriale lungo la cerniera anteriore.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> saggi <strong>del</strong> semiologo Umberto Eco, che sv<strong>il</strong>uppano un tema<br />

proposto nel 1958 durante <strong>il</strong> XII Congresso Internazionale <strong>di</strong> F<strong>il</strong>ologia. Gli interventi <strong>del</strong>la prima<br />

parte rappresentano i <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> osservare uno stesso fenomeno – <strong>il</strong> concetto appunto <strong>di</strong> opera<br />

aperta – sotto <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> vista; la seconda è occupata invece da un approfon<strong>di</strong>mento <strong>del</strong>le<br />

poetiche <strong>del</strong>l'autore irlandese James Joyce (1882-1941), considerato mo<strong>del</strong>lo rappresentativo <strong>di</strong> una<br />

vicenda che ha coinvolto la modernità letteraria europea. Il tema con<strong>di</strong>viso tra i due piani<br />

<strong>del</strong>l'analisi è quello <strong>del</strong>la «reazione <strong>del</strong>l'arte e degli artisti (<strong>del</strong>le strutture formali e dei programmi<br />

poetici che vi risiedono) <strong>di</strong> fronte alla provocazione <strong>del</strong> Caso, <strong>del</strong>l'Indeterminato, <strong>del</strong> Probab<strong>il</strong>e,<br />

<strong>del</strong>l'Ambiguo, <strong>del</strong> Plurivalente».<br />

Giuliani, Alfredo (1924-2007). Immagini e maniere. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1965 («Materiali», 5).<br />

205x125 mm. 153 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura in cartoncino bianco, ai piatti e al dorso<br />

autore, titolo, e<strong>di</strong>tore, collana e frammenti <strong>di</strong> testo stampati in marrone e nero. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione in volume <strong>di</strong> questi contributi <strong>del</strong>lo scrittore, poeta e critico letterario Alfredo<br />

Giuliani, risalenti agli anni 1956-19<strong>63</strong> e già apparse sulla rivista «Il Verri». Con questo perio<strong>di</strong>co,<br />

<strong>di</strong>retto da Luciano Anceschi (1911-1995), Giuliani collaborò in veste <strong>di</strong> critico m<strong>il</strong>itante proprio a<br />

partire dalla metà degli anni '50. In seguito l'autore continuò a scrivere recensioni per la rivista <strong>del</strong><br />

<strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, «Quin<strong>di</strong>ci», <strong>di</strong> cui fu <strong>di</strong>rettore responsab<strong>il</strong>e dal 1967 al 1969, oltre che per «La


Repubblica», «Il cavallo <strong>di</strong> Troia», «Testuale», «Gra<strong>di</strong>va» e molti altri. Nel volume è inclusa anche,<br />

con qualche variante, l'introduzione all'antologia I Novissimi (M<strong>il</strong>ano, Rusconi e Paolazzi, 1961).<br />

Gambetti Vezzosi, 393-394.<br />

Giuliani, Alfredo (1924-2007). Povera Juliet e altre poesie. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1965 («Poesia»,<br />

6).<br />

200x125 mm. 96 pagine, 4 pagine non numerate. Brossura in carta grigio-verde con ban<strong>del</strong>le, al<br />

piatto anteriore e al dorso autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore stampati in verde muschio e viola. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie <strong>di</strong> Giuliani, scrittore e critico letterario appartenente al<br />

<strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>. Strutturato in sei sezioni, che seguono l'or<strong>di</strong>ne cronologico dei componimenti, <strong>il</strong> volume<br />

racchiude versi scritti tra <strong>il</strong> 1953 e <strong>il</strong> 1964, offrendo quin<strong>di</strong> un saggio completo <strong>del</strong>la sua parabola<br />

creativa: la prima pubblicazione risale infatti al 1955 (Il cuore zoppo. Con sette versioni da Dylan<br />

Thomas. Varese, e<strong>di</strong>trice Magenta). La nota introduttiva, scritta dallo stesso autore ed intitolata Le<br />

ra<strong>di</strong>ci dei segni, reca la de<strong>di</strong>ca a stampa a Gastone Novelli (1925-1968), l'artista che con Giuliani<br />

collaborò realizzando alcune litografie ed un'acquaforte per <strong>il</strong>lustrare due volumi rispettivamente<br />

<strong>del</strong> 19<strong>63</strong> (Che cosa si può <strong>di</strong>re. 2 lettere in versi) e <strong>del</strong> 1964 (Pelle d'asino. Grottesco per musica),<br />

<strong>di</strong> cui questi era autore insieme ad Elio Pagliarani (1927).<br />

Gambetti Vezzosi, 394.<br />

Giuliani, Alfredo (1924-2007). Il giovane Max. M<strong>il</strong>ano, A<strong>del</strong>phi, 1972 («Narrativa<br />

contemporanea»).<br />

220x140 mm. 114 pagine, 6 pagine non numerate. Brossura muta in cartoncino bianco, con<br />

sovraccoperta in carta grigia con ban<strong>del</strong>le, <strong>il</strong>lustrata a colori in copertina con una litografia <strong>di</strong> Jean<br />

Dubuffet, al piatto anteriore e al dorso autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in rosso, sui risvolti nota sul volume<br />

e biografia <strong>del</strong>l'autore impresse in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo romanzo <strong>del</strong>l'autore marchigiano, già in parte apparso sulla rivista<br />

«Quin<strong>di</strong>ci», pubblicazione perio<strong>di</strong>ca <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong> fondata a Roma nel 1967 e <strong>di</strong> cui lo stesso<br />

Giuliani fu <strong>di</strong>rettore fino al 1969. Si tratta <strong>del</strong>la prima prova narrativa <strong>di</strong> Giuliani, descritta come<br />

«un viaggio, non attorno alla propria camera, ma nei <strong>del</strong>iri verbali <strong>del</strong>la nostra società, negli<br />

universi linguistici <strong>del</strong>la chiacchiera quoti<strong>di</strong>ana». La sperimentazione linguistica, uno dei tratti<br />

caratteristici <strong>del</strong>la poetica e <strong>del</strong>la ricerca <strong>del</strong>le avanguar<strong>di</strong>e <strong>di</strong> cui Giuliani è rappresentante, assume<br />

nel romanzo i toni <strong>di</strong> una deformazione grottesca <strong>di</strong> gerghi e slang già <strong>di</strong> per sé impreve<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i: in<br />

questa luce si comprende la necessità <strong>del</strong> Glossario che costituisce la seconda parte <strong>del</strong>l'opera, in<br />

cui si spiegano sia i bizzarri neologismi, sia l'accezione nuova in cui vengono ut<strong>il</strong>izzati termini<br />

comuni.<br />

Gambetti Vezzosi, 394.<br />

Giuliani, Alfredo (1924-2007). Le droghe <strong>di</strong> Marsiglia. M<strong>il</strong>ano, A<strong>del</strong>phi, 1977 («Saggi», 12).<br />

220x140 mm. 418 pagine, due pagine non numerate. Brossura muta in cartoncino bianco, con<br />

sovraccoperta in carta azzurra con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore entro riquadro a f<strong>il</strong>etto autore, titolo


ed e<strong>di</strong>tore in bianco e nero, sui risvolti nota sul volume, biografia <strong>del</strong>l'autore ed elenco e<strong>di</strong>toriale<br />

impresse in nero, al piatto posteriore in<strong>di</strong>ce parziale in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> scritti critici <strong>di</strong> argomento f<strong>il</strong>osofico-letterario <strong>di</strong> Alfredo<br />

Giuliani. Dopo l'avvio negli anni '50 sulle pagine <strong>del</strong>la rivista «Il Verri», l'autore maturò<br />

successivamente la sua esperienza come critico m<strong>il</strong>itante collaborando a <strong>di</strong>verse testate quoti<strong>di</strong>ane e<br />

perio<strong>di</strong>che, <strong>di</strong>ventando dal 1976 la principale voce critica sulle pagine de «La Repubblica». Il titolo<br />

<strong>del</strong>la raccolta deriva dall'abitu<strong>di</strong>ne <strong>del</strong> f<strong>il</strong>osofo Walter Benjamin (1892-1940), cui è de<strong>di</strong>cato <strong>il</strong><br />

primo intervento Foresta e scrittorio, <strong>di</strong> assumere sostanze stupefacenti, ma <strong>il</strong> senso <strong>del</strong>la parola<br />

droga si allarga ad includere la stessa letteratura, quando questa viene usata come «adultero<br />

intruglio <strong>di</strong> tutto». Tra i soggetti <strong>del</strong>le riflessioni <strong>del</strong>l'autore vi sono non solo singoli personaggi -<br />

Roland Barthes (1915-1980), Edgar Allan Poe (1809-1849), Giorgio Manganelli (1922-1990),<br />

Carlo Dossi (1849-1910) - ma anche più in generale la poesia contemporanea e la neo-avanguar<strong>di</strong>a.<br />

Gambetti Vezzosi, 394.<br />

Giuliani, Alfredo (1924-2007). Nostro Padre Ubu. Scenario in onore <strong>di</strong> Alfred Jarry, rispettosi<br />

adattamenti, traduzioni, manomissioni e cronistorie. Disegni e fotografie <strong>del</strong> Padre Ubu.<br />

Musiche originali <strong>di</strong> Claude Terrasse. Roma, Cooperativa Scrittori, 1977 («I Gulliver», 7).<br />

205x123 mm. 59 pagine, una pagina non numerata. Disegni, <strong>il</strong>lustrazioni e fotografie <strong>di</strong> Padre Ubu.<br />

Brossura in cartoncino verde, <strong>il</strong>lustrata da un <strong>di</strong>segno impresso in giallo, ai piatti e al dorso autore,<br />

titolo, nota sul volume e biografia <strong>del</strong>l'autore stampati in bianco e verde. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> quest'opera <strong>di</strong> Giuliani, testo teatrale con musica <strong>di</strong> Claude Terrasse (1867-<br />

1923), compositore francese noto soprattutto per le sue operette e <strong>di</strong>venuto famoso tra <strong>il</strong> grande<br />

pubblico nel 1896, per la composizione <strong>del</strong>la musica per l'Ubu Roi <strong>di</strong> Alfred Jarry (1873-1907). Lo<br />

scrittore e drammaturgo francese, esponente <strong>di</strong> spicco <strong>del</strong> surrealismo, realizzò con questo testo un<br />

vero caposaldo <strong>del</strong> cosiddetto teatro <strong>del</strong>l'assurdo, mixando provocazione, satira, humor, paro<strong>di</strong>a e<br />

farsa: quello proposto da Giuliani nel volumetto non è soltanto una traduzione, anzi non la si può<br />

definire tale perché non sempre fe<strong>del</strong>e al testo, quanto piuttosto una sorta <strong>di</strong> adattamento, una<br />

restituzione <strong>del</strong>l'essenza <strong>del</strong>l'opera <strong>di</strong> Jarry, con <strong>di</strong>versi apporti personali.<br />

Gambetti Vezzosi, 394.<br />

Giuliani, Alfredo (1924-2007). Ebbrezza <strong>di</strong> placamenti. Introduzione <strong>di</strong> Romano Luperini.<br />

Lecce, Piero Manni, 1993 («La scrittura e la storia. Scrittori contemporanei», 18).<br />

210x150 mm. 54 pagine, due pagine non numerate. Brossura in cartoncino riquadrata a due colori<br />

con fregio in copertina, al piatto anteriore e al dorso autore, titolo, e<strong>di</strong>tore e collana stampati in<br />

bianco e marrone. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione, intonso.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie, introdotte dal <strong>di</strong>rettore <strong>del</strong>la collana in cui <strong>il</strong> volume è<br />

stampato, <strong>il</strong> critico letterario Romano Luperini (1940). Accanto a componimenti propri, in cui<br />

Luperini rintraccia come elementi chiave due componenti - l'ironia e <strong>il</strong> surrealismo – si trovano<br />

traduzioni <strong>di</strong> versi tratti dalla produzione <strong>di</strong> autori stranieri, come dal poema cinese Li Sao (IV-III a.<br />

C.) nella versione <strong>di</strong> V<strong>il</strong>ma Costantini, l'arabo Ibn Ham<strong>di</strong>s (XI secolo) e <strong>il</strong> britannico W<strong>il</strong>liam<br />

Empson (1906-1984).<br />

Luperini sintetizza <strong>il</strong> valore ed <strong>il</strong> significato <strong>di</strong> queste poesie come «una raggelata <strong>di</strong>stesa <strong>di</strong><br />

significati franti, in cui l'ironia frena e contiene <strong>il</strong> proprio stesso scatto».


Gambetti Vezzosi, 395.<br />

Guglielmi, Giuseppe (1923-1995). Panglosse blan<strong>di</strong>mentis oramentis coeteris meretriciis<br />

poesie 1953-1966. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1967 («Poesia», 10).<br />

200x125 mm. 61 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura in carta color sabbia con ban<strong>del</strong>le, al<br />

piatto anteriore e al dorso autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore stampati in blu, arancio e rosa. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie <strong>del</strong> letterato, traduttore e bibliotecario <strong>di</strong> origine barese,<br />

che include componimenti risalenti agli anni 1953-1966. Autore <strong>di</strong> un volume <strong>di</strong> poesie<br />

sperimentali dal titolo Essere e non avere (1955), Guglielmi con<strong>di</strong>vise l'esperienza <strong>di</strong> ricerca<br />

linguistica <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, collaborando anche alla rivista «Il Verri» <strong>di</strong>retta da Luciano Anceschi<br />

(1911-1995), pubblicazione attorno a cui ruotavano molti esponenti <strong>del</strong>l'avanguar<strong>di</strong>a italiana dei<br />

Novissimi. Come si legge nel cartoncino e<strong>di</strong>toriale allegato, si tratta <strong>di</strong> una poesia «intesa come<br />

organismo semiologico, tutta giocata tra langue e parole».<br />

Guglielmi, Giuseppe (1923-1995). Combestiario. Illustrazioni <strong>di</strong> Giovanni Anceschi. M<strong>il</strong>ano,<br />

E<strong>di</strong>zioni <strong>del</strong> Verri, 1975.<br />

185x115 mm. 25 pagine, una pagina non numerata. Illustrazioni stampate in rosso. Brossura in<br />

cartoncino bianco, <strong>il</strong>lustrata in copertina da <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Giovanni Anceschi, al piatto anteriore e al<br />

dorso autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore stampati in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. Copia 087/1000.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> versi, esempio <strong>di</strong> quella poesia sperimentale cui l'autore barese<br />

si de<strong>di</strong>cò a partire dagli anni '50 e che con<strong>di</strong>vise con gli aderenti al <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, uno dei migliori<br />

esempi <strong>del</strong>l'avanguar<strong>di</strong>a letteraria in Italia in quei decenni centrali <strong>del</strong> Novecento, cruciali per lo<br />

svecchiamento culturale <strong>del</strong> Paese. Stampato in tiratura limitata, <strong>il</strong> volumetto uscì in 1000 copie, <strong>di</strong><br />

cui venti impresse a mano (numerate I-XX), con <strong>il</strong>lustrazioni realizzate anch'esse a mano dal<br />

designer m<strong>il</strong>anese Giovanni Anceschi (1939), ottanta su carta <strong>di</strong>stinta (numerate 21-100) con<br />

<strong>il</strong>lustrazioni riprodotte e 900 su carta comune (numerate 101-1000): <strong>il</strong> nostro esemplare appartiene<br />

al secondo gruppo ed è siglato con <strong>il</strong> numero 087.<br />

Pagliarani, Elio (1927). Cronache e altre poesie. Con tre <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Giuseppe Migneco. M<strong>il</strong>ano,<br />

Schwarz, 1954 («Dialoghi col Poeta», VIII).<br />

218x155 mm. 37 pagine, 3 pagine non numerate. Tre <strong>di</strong>segni b/n <strong>di</strong> Giuseppe Migneco. Brossura in<br />

cartoncino bianco con ban<strong>del</strong>le, ai piatti e al dorso collana, autore, titolo, e<strong>di</strong>tore, nota sul volume e<br />

pubblicità e<strong>di</strong>toriali stampati in verde e nero, sui risvolti nota biografica sull'autore e pubblicità<br />

e<strong>di</strong>toriale in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione, isolate fioriture ai piatti. Copia 270/500.<br />

Piuttosto rara e ricercata prima e<strong>di</strong>zione, impressa in 500 esemplari su carta uso mano e numerati, <strong>di</strong><br />

questa raccolta <strong>di</strong> poesie, opera prima <strong>del</strong> poeta <strong>di</strong> origine em<strong>il</strong>iana, membro <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>.<br />

Trasferitosi a M<strong>il</strong>ano nei primi anni '50, dopo essersi laureato a Padova, <strong>il</strong> capoluogo lombardo<br />

costituisce <strong>il</strong> riferimento geografico imprescin<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e <strong>del</strong>la sua poetica, attenta al realismo <strong>di</strong> temi<br />

sociali come quello <strong>del</strong> lavoro, <strong>del</strong>l'economia e <strong>del</strong>la vita <strong>del</strong>le classi subalterne. Nei suoi versi<br />

espliciti e precisi sono i riferimenti alla topografia <strong>del</strong>la città <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano (Porta Ticinese, Porta<br />

Romana, Porta Garibal<strong>di</strong>) così come ad alcune realtà ra<strong>di</strong>cate nel sistema economico italiano, ad


esempio l'industria automob<strong>il</strong>istica torinese <strong>del</strong>la Fiat. Autore dei <strong>di</strong>segni che corredano <strong>il</strong> testo è <strong>il</strong><br />

pittore messinese Giuseppe Migneco (1908-1997), uno dei maggiori esponenti <strong>del</strong>l'Espressionismo<br />

italiano <strong>del</strong> Novecento.<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 606.<br />

Pagliarani, Elio (1927). Inventario Privato. Prefazione <strong>di</strong> Giacomo Zanga. Disegni <strong>di</strong> Alberto<br />

Casarotti. M<strong>il</strong>ano, Veronelli, 1959 («I gemelli», 2).<br />

240x155 mm. 46 pagine, 6 pagine non numerate. 5 <strong>di</strong>segni b/n <strong>di</strong> Alberto Casarotti. Brossura in<br />

cartoncino grigio con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore e al dorso autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in rosso e nero,<br />

sui risvolti nota sul volume e pubblicità e<strong>di</strong>toriale in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione, brossura<br />

scollata. Firma a lapis <strong>del</strong>l'autore a p. 3.<br />

Non comune e molto ricercata prima e<strong>di</strong>zione – in tiratura or<strong>di</strong>naria - <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> versi <strong>di</strong><br />

Pagliarani, ulteriormente impreziosita dall'autografo <strong>del</strong>l'autore vergato a matita. Sullo sfondo <strong>di</strong><br />

una vicenda umana <strong>di</strong> alienazione che vede una coppia, un lui e una lei, «la cui storia in<strong>di</strong>viduale<br />

non ha saputo o potuto combaciare», si colloca M<strong>il</strong>ano, sua città d'azione a partire dal 1951, già<br />

protagonista <strong>del</strong> primo libro <strong>di</strong> poesie impresso nel 1954, Cronache e altre poesie. La Prefazione è<br />

<strong>di</strong> Giacomo Zanga, scrittore e giornalista poi collaboratore <strong>del</strong> settore culturale per <strong>il</strong> quoti<strong>di</strong>ano «Il<br />

Giorno», mentre i <strong>di</strong>segni a fondo seppia che corredano <strong>il</strong> volume si devono ad Alberto Casarotti<br />

(1906-1991), artista <strong>di</strong> nascita veronese che fu tra gli intellettuali, insieme tra gli ai pittori Giuseppe<br />

Migneco (1908-1997) e Aligi Sassu (1912-2000), riuniti attorno alla rivista «Corrente» <strong>di</strong> Ernesto<br />

Treccani (1920-2009).<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 606.<br />

Pagliarani, Elio (1927) – Paccagnini, Angelo (1930-1999) – Negri, Gino (1919-1991). Le sue<br />

ragioni – Giorno <strong>di</strong> nozze. Due libretti per musica. M<strong>il</strong>ano, Rusconi e Paolazzi, 1960 («Quaderni<br />

<strong>del</strong> Verri», 3).<br />

191x120 mm. 97 pagine, 3 pagine non numerate. Riproduzione degli spartiti con i motivi musicali.<br />

Brossura in cartoncino color senape con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore, entro cornice, autori, titoli ed<br />

e<strong>di</strong>tore in nero, al dorso, in nero collana e sottotitolo,sui risvolti nota sul volume e biografie degli<br />

autori in nero, fascetta e<strong>di</strong>toriale bianca stampata in rosso. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Nuova e<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> libretto d'opera Le sue ragioni, per la musica <strong>di</strong> Angelo Paccagnini, già<br />

stampato singolarmente l'anno precedente, contestualmente alla prima rappresentazione a Bergamo.<br />

In questa seconda versione si accompagna al testo <strong>di</strong> Gino Negri, anch'esso musicato dal<br />

compositore lombardo, all'epoca già inserito nello Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Fonologia Musicale <strong>del</strong>la Rai <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano<br />

insieme a protagonisti <strong>del</strong>l'avanguar<strong>di</strong>a musicale come Luciano Berio (1925-2003) e Bruno<br />

Maderna (1920-1973). I due libretti costituiscono altrettanti esempi <strong>di</strong> quella sperimentazione<br />

teatrale e musicale che, in parallelo con quella linguistico-letteraria portata avanti nella produzione<br />

poetica <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, viene definita come «opera aperta», per quella ricercata ed attuata<br />

<strong>di</strong>ssoluzione dei confini tra <strong>il</strong> palcoscenico e la platea, tra gli esecutori e <strong>il</strong> pubblico, tra la musica e<br />

l'ascoltatore. Il volumetto include due prefazioni, una per ogni opera, firmate rispettivamente dai<br />

critici musicali Piero Santi e Massimo M<strong>il</strong>a.<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 606.


Pagliarani, Elio (1927). Lezione <strong>di</strong> fisica. M<strong>il</strong>ano, All’insegna <strong>del</strong> Pesce d’Oro, 1964 («Poesia<br />

novissima», 5).<br />

155x155 mm. 51 pagine, 5 pagine non numerate. Brossura in cartoncino bianco, con copertina<br />

<strong>il</strong>lustrata da Giò Pomodoro, al piatto anteriore autore in rosso e titolo in nero. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione. Copia 482/500.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, in tiratura limitata e numerata, <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie già apparse in parte sul<br />

perio<strong>di</strong>co «Ren<strong>di</strong>conti» nel maggio 19<strong>63</strong>. Del volumetto vennero impresse anche 50 copie <strong>di</strong> lusso<br />

numerate da I a L, con un'incisione originale firmata da Giò Pomodoro (1930-2002), che realizza<br />

anche l'<strong>il</strong>lustrazione <strong>di</strong> copertina. Quasi tutti i componimenti in versi <strong>del</strong>la prima sezione, intitolata<br />

Le lettere (1961-1964), recano una de<strong>di</strong>ca a stampa: al critico letterario e saggista Franco Fortini<br />

(pseudonimo <strong>di</strong> Franco Lattes, 1917-1994), all'amico e poeta <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong> Alfredo Giuliani<br />

(1924-2007), all'artista scultore Giò Pomodoro.<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 606.<br />

Pagliarani, Elio (1927). Lezione <strong>di</strong> fisica e Fecaloro. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1968 («Poesia», 13).<br />

302x125 mm. 79 pagine, una pagina non numerata. Brossura muta in cartoncino, con sovraccoperta<br />

con ban<strong>del</strong>le in carta rossa, al piatto anteriore autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in bianco, azzurro e verde,<br />

titoli ripetuti al dorso negli stessi colori; scheda e<strong>di</strong>toriale in carta bianca con nota biografica<br />

sull'autore e citazioni da interventi critici sulla sua produzione. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, piuttosto ricercata, <strong>di</strong> questo volume che unisce la raccolta <strong>di</strong> versi Lezioni <strong>di</strong> fisica,<br />

già stampata singolarmente da Vanni Scheiw<strong>il</strong>ler nel 1964, e l'ine<strong>di</strong>ta Fecaloro. A fine volume sono<br />

incluse due note <strong>di</strong> Pagliarani, la prima (Alla Lezione <strong>di</strong> fisica) riprende quella <strong>del</strong>l'e<strong>di</strong>tio princeps,<br />

la seconda A Fecaloro, denuncia alcune <strong>del</strong>le molteplici fonti d'ispirazione <strong>del</strong> linguaggio<br />

sperimentale <strong>del</strong>l'autore em<strong>il</strong>iano: tra questi un saggio <strong>di</strong> Rossi Lan<strong>di</strong>, Il linguaggio come lavoro e<br />

come mercato (in «Nuova Corrente», n. 36), un'intervista a Mao Ze Dong tratta da un quoti<strong>di</strong>ano<br />

francese, uno scritto <strong>di</strong> Fachinelli, Sul tempodenaro anale (in «Corpo», n. 2, settembre 1965), <strong>il</strong><br />

volume Teoria <strong>del</strong>l'orgasmo <strong>di</strong> Reich (M<strong>il</strong>ano, Lerici, 1961).<br />

Gambetti Vezzosi, 607.<br />

Pagliarani, Elio (1927). Rosso corpo lingua oro pope-papa scienza. Doppio trittico <strong>di</strong> Nan<strong>di</strong>.<br />

Con un saggio <strong>di</strong> Gabriella Sica. Roma, Cooperativa Scrittori, 1977 («I Gulliver», 6).<br />

205x125 mm. 61 pagine, 11 pagine non numerate. Brossura in cartoncino marrone, con copertina<br />

<strong>il</strong>lustrata a tre colori, al piatto anteriore autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in bianco, rosso e giallo-arancione,<br />

autore e titolo ripetuti al dorso in bianco, al piatto posteriore note biografiche e sunto <strong>del</strong> contenuto<br />

in bianco. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie <strong>del</strong>l'autore <strong>di</strong> Viserba, alle quali si accompagna un<br />

saggio <strong>di</strong> Gabriella Sica (1950), stu<strong>di</strong>osa e critica letteraria già autrice <strong>di</strong> una monografia su<br />

Edoardo Sanguineti (Firenze, La Nuova Italia, 1974) e collaboratrice <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse riviste<br />

specialistiche. Lo scritto critico costituisce una vera lettura analitica <strong>del</strong> complesso schema<br />

strutturale dei versi <strong>di</strong> Pagliarani, in cui la sperimentazione linguistica propria <strong>del</strong>l'avanguar<strong>di</strong>stico<br />

<strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong> <strong>di</strong>venta anche innovazione formale e visuale, con l'incastro <strong>di</strong> blocchi <strong>di</strong> parole – che


sono anche nuclei tematici - gli uni negli altri, oppure <strong>il</strong> loro sfasamento rispetto all'or<strong>di</strong>ne<br />

tra<strong>di</strong>zionalmente imposto dal layout <strong>del</strong>la pagina.<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 607.<br />

Pagliarani, Elio (1927). Esercizi platonici. Con do<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Ettore Sor<strong>di</strong>ni. Palermo,<br />

Acquario – La Nuova Guanda , 1985 («Poeti italiani e stranieri», 2).<br />

215x155 mm. 85 pagine, 3 pagine non numerate. Disegni b/n <strong>di</strong> Ettore Sor<strong>di</strong>ni. Brossura in<br />

cartoncino color crema con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore autore ed e<strong>di</strong>tore in nero, titolo in bianco<br />

entro riquadro stampato in rosso, titoli ripetuti in nero al dorso, sui risvolti sunto <strong>del</strong> contenuto, nota<br />

biografica sull'autore e pubblicità e<strong>di</strong>toriale. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> componimenti in versi <strong>di</strong> Pagliarani, che segna <strong>il</strong> ritorno <strong>di</strong><br />

questo autore, già membro <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong> e protagonista <strong>del</strong>l'avanguar<strong>di</strong>a letteraria italiana degli<br />

anni Sessanta e Settanta. Nella Nota conclusiva, <strong>del</strong>lo stesso Pagliarani, si chiarisce <strong>il</strong> significato <strong>del</strong><br />

titolo Esercizi platonici: «Qui non ho fatto altro che trascrivere e scan<strong>di</strong>re <strong>il</strong> linguaggio colloquiale<br />

<strong>di</strong> Platone (<strong>del</strong> F<strong>il</strong>ebo soprattutto; ma anche <strong>del</strong>le Lettere e, nell'apertura finale, <strong>del</strong> Convito, come è<br />

trasparente), quale è stato reso in lingua italiana nella versione e interpretazione <strong>di</strong> Enrico Turolla,<br />

quel patito <strong>di</strong> classe». Turolla (1896-1985), insigne grecista e f<strong>il</strong>ologo, è stato traduttore anche <strong>di</strong><br />

Omero, Sofocle ed altri classici anche in lingua latina. I <strong>di</strong>segni si devono all'artista m<strong>il</strong>anese Ettore<br />

Sor<strong>di</strong>ni (1934).<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 607.<br />

Pagliarani, Elio (1927). Poesie da recita. La ragazza Carla. Lezione <strong>di</strong> fisica e Fecaloro. Dalla<br />

ballata <strong>di</strong> Ru<strong>di</strong>. A cura <strong>di</strong> Alessandra Briganti. Roma, Bulzoni e<strong>di</strong>tore, 1985 («Biblioteca <strong>di</strong><br />

cultura», 299).<br />

210x155 mm. 187 pagine, 5 pagine non numerate. Brossura in cartoncino bianco, con copertina<br />

<strong>il</strong>lustrata a colori, al piatto anteriore autore, titolo, collana ed e<strong>di</strong>tore in nero, titoli ripetuti in nero al<br />

dorso. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume che include, accanto alle raccolte già apparse in precedenza La<br />

ragazza Carla (1962) e Lezione <strong>di</strong> fisica e Fecaloro (1964, 1968), anche l'ine<strong>di</strong>ta Dalla ballata <strong>di</strong><br />

Ru<strong>di</strong>. Alla Prefazione <strong>del</strong>la curatrice, seguono la Bibliografia ed una esaustiva Antologia <strong>del</strong>la<br />

critica, con citazioni sull'opera e sulla poetica <strong>di</strong> Pagliarani dei maggiori critici letterari italiani, da<br />

Pier Paolo Pasolini (1922-1975) a Franco Fortini (1917-1994), oppure da poeti e letterati come lui<br />

protagonisti <strong>del</strong>la stagione creativa <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, Alfredo Giuliani (1924-2007) e Umberto Eco<br />

(1932). L'opera costituisce insieme un'analisi critica <strong>del</strong>la produzione in versi <strong>del</strong>l'autore <strong>di</strong> origine<br />

em<strong>il</strong>iana ed una antologia <strong>del</strong>le sue poesie.<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 607.<br />

Pagliarani, Elio (1927). Epigrammi ferraresi. Introduzione <strong>di</strong> Romano Luperini. Lecce, Piero<br />

Manni, 1987 («La scrittura e la storia. Poeti contemporanei», 9).


215x145 mm. 66 pagine, 2 pagine non numerate. Brossura riquadrata in cartoncino a due colori con<br />

ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore autore, titolo, collana, fregio ed e<strong>di</strong>tore in marrone, titoli ripetuti in<br />

marrone al dorso, sui risvolti sunto <strong>del</strong> contenuto, nota biografica sull'autore e pubblicità e<strong>di</strong>toa<strong>il</strong>e<br />

in marrone. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. Copia 971/1200.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, in tiratura limitata e numerata, <strong>di</strong> queste poesie <strong>di</strong> Pagliarani costruite ut<strong>il</strong>izzando<br />

alcuni passaggi dei sermoni <strong>di</strong> Gerolamo Savonarola (1452-1498): dalla città <strong>di</strong> nascita <strong>del</strong> frate<br />

domenicano deriva la <strong>di</strong>citura ferraresi <strong>del</strong> titolo. L'Introduzione è <strong>del</strong> critico e storico <strong>del</strong>la<br />

letteratura Romano Luperini (1940), <strong>di</strong>rettore insieme a F<strong>il</strong>ippo Bettini <strong>del</strong>la collana e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong><br />

Manni <strong>di</strong> cui <strong>il</strong> volume è parte; vi si legge, in conclusione: «Al <strong>di</strong> là <strong>del</strong> post-moderno, rispunta<br />

Pagliarani, con tutta la sua ricchezza <strong>di</strong> moralista ex-officinesco e <strong>di</strong> sperimentale ex-novissimo: a<br />

in<strong>di</strong>care la ripresa <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso che torna a unire momenti e generazioni <strong>di</strong>versi, bruciando<br />

insieme, in un'unica tensione, le esigenze <strong>del</strong>la scrittura e quelle <strong>del</strong>la presenza nella storia».<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 607.<br />

Pagliarani, Elio (1927). Poesie d’amore e <strong>di</strong>samore. Roma, Carlo Mancosu, 1994<br />

(«Contemporanea», 3).<br />

165x120 mm. 102 pagine, 6 pagine non numerate. Brossura in cartoncino giallo, con copertina<br />

<strong>il</strong>lustrata a colori, al piatto anteriore autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero, titoli ripetuti in nero al dorso,<br />

al piatto posteriore citazione dal testo in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, in questa veste e<strong>di</strong>toriale specifica e con questo titolo, <strong>del</strong>le prime due raccolte<br />

poetiche <strong>di</strong> Pagliarani risalenti rispettivamente al 1954 (Cronache ed altre poesie) e al 1959<br />

(Inventario privato), cui si aggiunge in appen<strong>di</strong>ce <strong>il</strong> Poème antipoème <strong>del</strong> 1961. L'Introduzione è<br />

firmata dal critico e letterato romano Plinio Per<strong>il</strong>li (1955), <strong>di</strong>rettore anche <strong>del</strong>la collana e<strong>di</strong>toriale in<br />

cui <strong>il</strong> volume è stampato, che così parla <strong>del</strong> nuovo titolo suggerito dallo stesso Pagliarani «a<br />

suggello e compen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> quella incorrotta, avulsa e de<strong>di</strong>ta stagione <strong>di</strong> Giovinezza e <strong>di</strong> scoperte,<br />

morali non meno che fisiche, intellettuali e politiche [...]». Sullo sfondo la città <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano, metropoli<br />

simbolo sempre presente nella lirica <strong>del</strong> poeta <strong>di</strong> origine riminese, trapiantato nel capoluogo<br />

lombardo ad inizio anni '50.<br />

Pagliarani, Elio (1927). La ballata <strong>di</strong> Ru<strong>di</strong>. Venezia, Mars<strong>il</strong>io, 1995 («Poesia»).<br />

182x130 mm. 86 pagine, 10 pagine non numerate. Brossura muta in cartoncino grigio, con<br />

sovraccoperta in carta azzurra con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore autore in blu, titolo ed e<strong>di</strong>tore in<br />

nero, titoli ripetuti in nero al dorso, al piatto posteriore citazione dal testo in n nero, sui risvolti nota<br />

sul testo e breve biografia <strong>del</strong>l'autore. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, completa ed in volume singolo, <strong>di</strong> questo racconto poetico strutturato in 27 poesie<br />

numerate in cifre romane. Il progetto iniziale <strong>del</strong>la Ballata risale al 1961, e l'opera apparve in<br />

maniera parziale già nell'antologia lirica Poesia da Recita (Bulzoni, 1985) e su <strong>di</strong>verse<br />

pubblicazioni perio<strong>di</strong>che. Con questo romanzo in versi, forma poetico-narrativa già sperimentata<br />

con successo dall'autore <strong>di</strong> Viserba nel suo celebre La ragazza Carla (1962), Pagliarani vinse nel<br />

1995 <strong>il</strong> Premio Viareggio Poesia. Alla vicenda <strong>di</strong> Ru<strong>di</strong> fa da scenario un paese, l'Italia, dove<br />

emergono in particolare due contesti geografici e topografici: la riviera romagnola, terra d'origine<br />

<strong>del</strong>l'autore, e la città <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano, ove si trasferì nei primi anni '50 e che <strong>di</strong>venne 'protagonista' <strong>del</strong>le<br />

sue prime raccolte in versi.


Gambetti Vezzosi 2007, 607.<br />

Paolazzi, Leo [pseud. Porta, Antonio (1935-1989)]. Calendario. M<strong>il</strong>ano, Schwarz E<strong>di</strong>tore, 1956.<br />

215x15 mm. 37 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura in cartoncino con ban<strong>del</strong>le, <strong>il</strong>lustrata in<br />

copertina da un <strong>di</strong>segno b/n, al piatto anteriore autore in nero e titolo in rosso, titoli ripetuti in nero<br />

al dorso. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Molta rara e ricercata prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa prima raccolta <strong>di</strong> poesie <strong>di</strong> Leo Paolazzi, figlio<br />

<strong>del</strong>l'e<strong>di</strong>tore Pietro Paolazzi, che a partire dalla sua seconda opera pubblicata (La palpebra<br />

rovesciata, 1960) adotterà lo pseudonimo Antonio Porta. L'autore, entrato a fine anni '50<br />

nell'entourage intellettuale m<strong>il</strong>anese raccolto intorno alla rivista «Il Verri» <strong>di</strong> Luciano Anceschi<br />

(1911-1995), contribuì con alcuni componimenti e note all'antologia I Novissimi (1961) e alla<br />

fondazione <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, l'esperienza più significativa <strong>del</strong>l'avanguar<strong>di</strong>a letteraria in Italia. Questa<br />

sua raccolta giovan<strong>il</strong>e, antecedente la laurea in Lettere moderne conseguita all'Università Cattolica<br />

nel 1960, risale al primo periodo in cui <strong>il</strong> poeta lavorava per la casa e<strong>di</strong>trice Rusconi e Paolazzi Spa,<br />

esor<strong>di</strong>o <strong>di</strong> una lunga carriera nell'e<strong>di</strong>toria presso Bompiani, Sonzogno e Feltrinelli.<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 708.<br />

Porta, Antonio [pseud. <strong>di</strong> Paolazzi, Leo (1935-1989)]. La palpebra rovesciata. Brescia, La<br />

nuova cartografica, s.d. [ma 1960] («Quaderni <strong>di</strong> Azimuth»).<br />

234x170 mm. 41 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura in cartoncino con ban<strong>del</strong>le, <strong>il</strong>lustrata in<br />

copertina da un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Carlo Ramous, al piatto anteriore autore e titolo in verde, sul risvolto<br />

anteriore nota biografica in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Non comune e molto ricercata prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie <strong>di</strong> Leo Paolazzi, che<br />

proprio a partire da questo momento iniziò ad usare lo pseudonimo con cui si firmerà per tutta la<br />

vita: Antonio Porta. L'uscita <strong>del</strong> volume precede <strong>di</strong> poco la laurea in Lettere moderne <strong>del</strong>l'autore,<br />

che era già allora entrato nella redazione <strong>del</strong> perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong>retto da Luciano Anceschi, «Il Verri». Da<br />

quel contesto, in cui operarono anche Nanni Balestrini (1935), Elio Pagliarani (1927) ed Edoardo<br />

Sanguineti (1930-2010), nacque nei primi anni '60 l'esperienza avanguar<strong>di</strong>stica dei Novissimi e <strong>del</strong><br />

<strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>. Il volume include anche Dietro la poesia, quasi uno scritto teorico sullo stato <strong>del</strong>la<br />

poesia contemporanea, in cui Porta affronta i temi e i problemi su cui agirà la nuova generazione: la<br />

questione dei mo<strong>del</strong>li tra<strong>di</strong>zionali percepiti ormai come superati, <strong>del</strong>la mancanza <strong>di</strong> linguaggio<br />

adeguato per esprimere le nuove tensioni sociali ed intellettuali, <strong>del</strong>lo smarrimento degli scrittori,<br />

<strong>del</strong>la sfiducia generale nella letteratura, <strong>del</strong>la ricerca <strong>del</strong>la verità e <strong>del</strong>l'oggettività.<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 708.<br />

Porta, Antonio [pseud. <strong>di</strong> Paolazzi, Leo (1935-1989)]. Aprire. M<strong>il</strong>ano, All’insegna <strong>del</strong> Pesce<br />

d’Oro, 1964 («Poesia novissima», 3).<br />

120x120 mm. 39 pagine, una pagina non numerata. Brossura in cartoncino bianco, con copertina<br />

<strong>il</strong>lustrata da Romano Ragazzi, al piatto anteriore autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero, titoli ripetuti in<br />

nero al dorso. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. Copia 181/500.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione in tiratura limitata e numerata, abbastanza rara e piuttosto ricercata, <strong>di</strong> questa


accolta <strong>di</strong> poesie che prende <strong>il</strong> titolo da uno dei tre componimenti che formano in volume: gli altri<br />

sono Dialogo con Herz e Rapporti umani. Composte nel biennio 1960-1962, le tre opere in versi<br />

sono un omaggio, come <strong>di</strong>mostra la de<strong>di</strong>ca a stampa apposto sul volume, a Luciano Anceschi<br />

(1911-1995), saggista e critico letterario che raccolse attorno alla sua rivista «Il Verri» quella<br />

generazione <strong>di</strong> poeti innovatori e de<strong>di</strong>ti alla sperimentazione che formeranno poi <strong>il</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>.<br />

Nella redazione Porta entrò verso <strong>il</strong> 1958, avviandosi a quella carriera <strong>di</strong> critico che sempre<br />

coltiverà in parallelo con l'attività <strong>di</strong> scrittore e l'occupazione in vari rami <strong>del</strong>l'e<strong>di</strong>toria: tra le testate<br />

con cui collaborò vi sono non solo riviste specialistiche («Malebolge», «Quin<strong>di</strong>ci»), ma anche i<br />

maggiori quoti<strong>di</strong>ani nazionali («Corriere <strong>del</strong>la Sera», «Il Giorno»).<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 708.<br />

Porta, Antonio [Paolazzi, Leo (1935-1989)]. I rapporti. Poesie 1958-1964. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli,<br />

1966 («Poesia», 7).<br />

200x125 mm. 141 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura in carta verde con ban<strong>del</strong>le, al piatto<br />

anteriore autore ed e<strong>di</strong>tore in verde, titolo in rosso, titoli ripetuti in nero al dorso. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione. Al frontespizio timbro ex-libris in inchiostro blu 'Iacobi Leopar<strong>di</strong>'.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, abbastanza ricercata, <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie che include, rivisti, i<br />

componimenti poetici già in Zero (M<strong>il</strong>ano, s. e., 19<strong>63</strong>). La rarissima autoe<strong>di</strong>zione m<strong>il</strong>anese,<br />

composta da una cartella a 5 fogli sciolti, è uno dei migliori esempi <strong>di</strong> quella poesia visiva cui Porta<br />

si era de<strong>di</strong>cato nei primissimi anni '60, operando nel campo <strong>del</strong>la letteratura quella stessa<br />

'rivoluzione' che pittori e scultori attuavano nel settore <strong>del</strong>le arti visive. L'idea <strong>di</strong> fondo era quella <strong>di</strong><br />

un intreccio tra scrittura e immagine, tra parola e segno iconico, evidentissima nella poesia Quadro<br />

sinottico <strong>del</strong> 1960 (a p. <strong>63</strong>), dove la <strong>di</strong>sposizione dei versi evoca lo strisciare ed <strong>il</strong> torcersi <strong>di</strong> cui si<br />

tratta nel testo in relazione al movimento dei vermi.<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 709.<br />

Porta, Antonio [Paolazzi, Leo (1935-1989)]. Partita. Romanzo. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1967 («I<br />

Narratori», 105).<br />

195x123 mm. 160 pagine, 4 pagine non numerate. Legatura cartonata blu, al piatto anteriore autore<br />

in blu, titolo in verde ed e<strong>di</strong>tore in bianco, titoli ripetuti al dorso negli stessi colori, al piatto<br />

posteriore nota sul volume in bianco. Buono stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo romanzo <strong>di</strong> Antonio Porta, che corrisponde perfettamente, pur nella<br />

struttura narrativa in prosa, a quei principi <strong>di</strong> sperimentazione linguistica e semantica già applicati<br />

alla sua produzione in versi fin dallo scadere degli anni Cinquanta. Il carattere innovativo <strong>di</strong> questa<br />

letteratura d'avanguar<strong>di</strong>a, <strong>di</strong> cui Porta insieme agli altri membri <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong> è interprete, si coglie<br />

nella nota in quarta <strong>di</strong> copertina: «Partita segue lo stesso modulo <strong>di</strong> un romanzo alessandrino, come<br />

l'Asino d'oro <strong>del</strong>lo Pseudoluciano e quello <strong>di</strong> Apuleio, o come pensiamo che fosse <strong>il</strong> Satiricon <strong>di</strong><br />

Petronio: ogni capitolo vive <strong>di</strong> se stesso, ma nessun capitolo può fare a meno <strong>del</strong>l'altro, e questo<br />

appare chiaro quando scattano le trappole che confermano la sua natura romanzesca, quando <strong>il</strong><br />

FATTO su cui posa la narrazione comincia ad essere identificato...»<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 709.


Porta, Antonio [Paolazzi, Leo (1935-1989)]. Cara. Poesie 1965-1968. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1969<br />

(«Materiali», 19).<br />

204x125 mm. 114 pagine, 6 pagine non numerate. Brossura in cartoncino a due colori, bianco e<br />

rosso, al piatto anteriore autore in verde petrolio, titolo in grigio ed e<strong>di</strong>tore in rosso, titoli ripetuti<br />

verde petrolio al dorso, al piatto posteriore collana e nota e<strong>di</strong>toriale sulla collana in grigio e verde<br />

petrolio. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, abbastanza ricercata, <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> componimenti in versi risalenti al periodo<br />

1965-1968. Descrivono al meglio <strong>il</strong> carattere <strong>del</strong>la produzione poetica <strong>di</strong> Porta in quegli anni le<br />

parole <strong>del</strong> critico Fausto Curzi, già apparse sulla rivista «Il Verri» e citate in apertura <strong>di</strong> volume<br />

accanto ad una breve nota biografica sull'autore: «Porta ha ora scelto un modo <strong>di</strong> impaginazione<br />

testuale e <strong>di</strong> strutturazione strofica che mob<strong>il</strong>izza al massimo ogni elemento compositivo e scioglie<br />

e alleggerisce quella sorta <strong>di</strong> sospesa e coagulata drammaticità che era presente in molte sue poesie<br />

[...] Ogni poesia è una compagine strofica più che un testo, una mob<strong>il</strong>e struttura materiale, voglio<br />

<strong>di</strong>re, piuttosto che un sistema <strong>di</strong> significati».<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 709.<br />

Porta, Antonio [Paolazzi, Leo (1935-1989)]. Metropolis. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1971 («Poesia», 19).<br />

198x122 mm. 53 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura muta in cartoncino bianco, con<br />

sovraccoperta in carta gialla con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in due tonalità<br />

<strong>di</strong> verde, titoli ripetuti in verde al dorso, sui risvolti nota sul testo siglata dall'autore. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume <strong>di</strong> versi strutturato in due parti, Duplice e Mo<strong>del</strong>li. Nella nota<br />

scritta dallo stesso Porta e stampata sui risvolti <strong>del</strong>la sovraccoperta, l'autore esplica alcuni dei<br />

presupposti teorici <strong>del</strong>la sua scrittura poetica, partendo dall'idea chiave che <strong>il</strong> «Segno fondamentale<br />

<strong>del</strong>la cultura contemporanea è <strong>il</strong> falso. Non un falso che possa essere rivelato a raffronto con un'idea<br />

<strong>di</strong> vero, ma semplicemente una pseudo-realtà che ci viene data costantemente per mezzo <strong>di</strong> un o<br />

strumento <strong>del</strong> comunicare che, al contrario, pareva servire al “vero”: la definizione. Definire e<br />

falsificare sono attività complementari». Da questo assunto parte una considerazione sulla scrittura,<br />

che giunge ad una precisa affermazione finale sullo scopo <strong>del</strong>lo scrivere: «Scrivendo [...] si entra<br />

nel campo <strong>del</strong>la definizione [...] si pensa <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>izzare un legittimo, anche se pericolosissimo,<br />

strumento <strong>di</strong> contatto con <strong>il</strong> reale [...]. La scrittura non deve essere un fine e non deve rimandare a<br />

qualcosa d'altro da sé in quanto strumento». L'opera fu tra i finalisti <strong>del</strong> Premio Viareggio nel 1971.<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 709.<br />

Porta, Antonio [pseud. <strong>di</strong> Paolazzi, Leo (1935-1989)]. La presa <strong>di</strong> potere <strong>di</strong> Ivan lo Sciocco.<br />

Torino, Einau<strong>di</strong>, 1974 («Collezione <strong>di</strong> Teatro», 180).<br />

180x105 mm. 6 pagine non numerate comprendenti occhietto, frontespizio e Premessa, 53 pagine, 5<br />

pagine non numerate. Brossura in cartoncino bianco con copertina <strong>il</strong>lustrata da una stampa popolare<br />

russa, al piatto anteriore autore, titolo, collana e fregio e<strong>di</strong>toriale in nero, titoli ripetuti in nero al<br />

dorso, al piatto posteriore in<strong>di</strong>ce <strong>del</strong>la collana in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo testo teatrale, rappresentato per la prima volta a M<strong>il</strong>ano, al Teatro Uomo,<br />

<strong>il</strong> 12 febbraio <strong>del</strong> 1974 con la regia <strong>di</strong> Sergio e Marzio Porro. Come si legge nella Premessa, la


pièce venne specificatamente scritta per la compagnia <strong>del</strong> Teatro Artigiano <strong>di</strong> Cantù e per un<br />

particolare tipo <strong>di</strong> rappresentazione, basata su un modo <strong>di</strong> recitare ed essere sulla scena molto<br />

<strong>di</strong>verso da quello abituale. Il soggetto deriva dalla tra<strong>di</strong>zione popolare <strong>del</strong>la fiaba e, nella<br />

trasposizione per <strong>il</strong> palcoscenico, «l'attività scenica sostituisce <strong>il</strong> racconto, la scrittura, servendosi <strong>di</strong><br />

tutte le me<strong>di</strong>azioni possib<strong>il</strong>i arriva al suo pubblico con la propria insopprimib<strong>il</strong>e autenticità e<br />

inventiva».<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 709.<br />

Porta, Antonio [pseud. <strong>di</strong> Paolazzi, Leo (1935-1989)]. Week-end. Poesie 1971-1973. Nota<br />

introduttiva <strong>di</strong> Maria Corti. Roma, Cooperativa Scrittori, 1974 («Poesia e prosa»).<br />

195x150 mm. <strong>63</strong> pagine, una pagine non numerata. Brossura in cartoncino bianco riquadrata in<br />

rosso, al piatto anteriore autore, titolo, e<strong>di</strong>tore e collana in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, non comune e abbastanza ricercata, <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie risalenti ai primi<br />

anni Settanta. La Presentazione firmata da Maria Corti (1915-2002), scrittrice oltre che critica,<br />

semiologa e f<strong>il</strong>ologa, offre un quadro complessivo <strong>del</strong>la produzione in versi <strong>del</strong>l'autore, analizzando<br />

i componimenti inclusi nel volume in rapporto alle precedenti raccolte pubblicate nel corso <strong>del</strong>la<br />

seconda metà degli anni Sessanta, da I rapporti (1966) a Cara (1969). La stu<strong>di</strong>osa riconosce i<br />

caratteri molto <strong>di</strong>versi <strong>del</strong>le due parti <strong>del</strong>la raccolta, che definisce in conclusione «densa [...] in cui<br />

tante immagini <strong>del</strong> mondo d'oggi ardono, o per essere carbonizzate dalla rabbiosa negazione <strong>del</strong><br />

Porta (Week end) e per rinascere come fenici (<strong>il</strong> nomade col lungo bastone) [...]».<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 709.<br />

Porta, Antonio [Paolazzi, Leo (1935-1989)]. Quanto ho da <strong>di</strong>rvi. Poesie 1958-1975. Prefazione<br />

<strong>di</strong> Giuseppe Pontiggia. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1977 («Poesia», 28).<br />

250x180 mm. 175 pagine, una pagina non numerata. Brossura muta in cartoncino bianco, con<br />

sovraccoperta in carta gialla con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in blu e rosso,<br />

titoli ripetuti al dorso negli stessi colori, al piatto posteriore nota sul volume, sui risvolti breve<br />

biografia <strong>del</strong>l'autore e in<strong>di</strong>ce <strong>del</strong>la collana. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta complessiva <strong>del</strong>l'opera in versi <strong>di</strong> Antonio Porta, con l'aggiunta <strong>di</strong><br />

alcuni componimenti ine<strong>di</strong>ti risalenti al biennio 1974-1975. La Prefazione è <strong>del</strong>lo scrittore e critico<br />

letterario Giuseppe Pontiggia (1934-2003) e costa <strong>di</strong> un'attenta analisi <strong>del</strong> percorso poetico<br />

<strong>del</strong>l'autore, partendo dalla sua formazione nella redazione <strong>del</strong>la rivista «Il Verri» per arrivare alle<br />

prove <strong>di</strong> Metropolis (1971) e Week end (1974): Pontiggia lo descrive come «una <strong>del</strong>le esperienze<br />

poetiche più dense e ricche degli ultimi vent'anni, e non solo in Italia». Nella nota in quarta <strong>di</strong><br />

copertina si legge invece un'importante osservazione sulla scelta <strong>del</strong> titolo: «Il significato <strong>del</strong> titolo<br />

Quanto ho da <strong>di</strong>rvi va esplicitamente ricercato in una precisa volontà <strong>di</strong> comunicazione, che è<br />

l'elemento non trascurab<strong>il</strong>e per l'interpretazione a l'ut<strong>il</strong>izzazione <strong>del</strong>l'opera <strong>di</strong> Antonio Porta».<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 709.<br />

Porta, Antonio [Paolazzi, Leo (1935-1989)]. Il re <strong>del</strong> magazzino. M<strong>il</strong>ano, Mondadori, 1978<br />

(«Scrittori italiani e stranieri»).


200x127 mm. 152 pagine, 4 pagine non numerate. Legatura in tutta tela azzurra con titoli in oro al<br />

dorso, sovraccoperta con ban<strong>del</strong>le <strong>il</strong>lustrata a colori da un particolare <strong>di</strong> un'opera <strong>di</strong> Federico<br />

Sanguineti, autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in bianco, sui risvolti nota sul testo siglata dall'autore. Ottimo<br />

stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo romanzo, costruito in forma <strong>di</strong> 29 lettere-poesie scritte dal protagonista<br />

come cronaca <strong>di</strong> un anno, <strong>il</strong> 1976, in cui ciò che accade «può essere giu<strong>di</strong>cato in parte immaginario<br />

ma possib<strong>il</strong>e, in parte immaginato ma impossib<strong>il</strong>e e in parte immaginato e reale». L'espe<strong>di</strong>ente<br />

narrativo ut<strong>il</strong>izzato dall'autore è quello <strong>del</strong> ritrovamento fortuito, tra le macerie <strong>di</strong> una cascina<br />

lombarda, <strong>di</strong> un manoscritto, proprio accanto al cadavere <strong>di</strong> colui che lo ha vergato: si tratta <strong>di</strong> un<br />

uomo che ha scritto ai suoi figli lettere mai spe<strong>di</strong>te, dove emergono i suoi sentimenti, i suoi<br />

risentimenti verso <strong>il</strong> destino <strong>del</strong> mondo, verso la catastrofe che sta attraversando, verso la<br />

trasformazione <strong>di</strong> civ<strong>il</strong>tà che conduce alle estreme conseguenze l'ottica borghese. Porta tratta in<br />

questa singolare narrazione <strong>il</strong> tema <strong>del</strong> superamento <strong>di</strong> un'età e <strong>di</strong> una fase storico-culturale da parte<br />

<strong>di</strong> una generazione che «vuole conservare solo <strong>il</strong> meglio <strong>di</strong> sé e bruciare storie e residui».<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 709.<br />

Porta, Antonio [Paolazzi, Leo (1935-1989)]. Partita. Romanzo. M<strong>il</strong>ano, Garzanti, 1978 («I<br />

Garzanti»).<br />

179x109 mm. 1<strong>63</strong> pagine, 5 pagine non numerate. Brossura in riquadrata cartoncino <strong>il</strong>lustrata a<br />

colori in copertina da un'opera <strong>di</strong> Gastone Novelli, al piatto anteriore e al dorso autore, titolo ed<br />

e<strong>di</strong>tore in nero, al piatto posteriore nota sul volume e biografia <strong>del</strong>l'autore in nero. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione.<br />

Nuova e<strong>di</strong>zione, accresciuta rispetto alla prima impressione <strong>del</strong> 1967 <strong>di</strong> una autopresentazione <strong>del</strong>lo<br />

stesso autore, <strong>di</strong> questo romanzo <strong>di</strong> Antonio Porta, che come si legge in quarta <strong>di</strong> copertina è:<br />

«andato conquistando sempre nuovi lettori, superando felicemente le barriere coralline <strong>del</strong> '68». La<br />

Partita <strong>del</strong> titolo è quella che la protagonista <strong>del</strong> romanzo, Màstica, gioca con la sua intera<br />

esistenza, nel lavoro come nella turbolenta relazione coniugale: lei, come tutti i personaggi che<br />

attorno alla sua figura ruotano, segue determinate regole, ma al contempo esprime <strong>il</strong> bisogno <strong>di</strong><br />

libertà, <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare ed essere «qualcosa d'altro», <strong>di</strong> trovare «nutrimento per un'esistenza<br />

nuova».<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 709.<br />

Porta, Antonio [pseud. <strong>di</strong> Paolazzi, Leo (1935-1989)] – Raboni, Giovanni (1932-2004) (a cura<br />

<strong>di</strong>). Pin Pidìn. Poeti d’oggi per i bambini. A cura <strong>di</strong> Antonio Porta e Giovanni Raboni. M<strong>il</strong>ano,<br />

Feltrinelli, 1978.<br />

240x170 mm. 127 pagine, una pagina non numerata. Brossura in cartoncino bianco, con<br />

<strong>il</strong>lustrazioni a colori ai piatti, al piatto anteriore titolo, curatori ed e<strong>di</strong>tore a colori e in nero, titoli<br />

ripetuti al dorso, al piatto posteriore nota sul contenuto <strong>del</strong> volume in nero. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> componimenti in versi, curata da Antonio Porta insieme al<br />

poeta, scrittore e giornalista m<strong>il</strong>anese Giovanni Raboni, parte <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> avvicinamento dei<br />

bambini ai linguaggi e alle forme <strong>del</strong>la poesia contemporanea. Tra gli autori antologizzati vi sono


alcuni dei principali esponenti <strong>del</strong>l'avanguar<strong>di</strong>a letteraria <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, come Adriano Spatola<br />

(1941-1988), Nanni Balestrini (1935), Edoardo Sanguineti (1930-2010) e allo stesso Porta, insieme<br />

a Giulia Niccolai (1934), Nico Orengo (1944-2009), Andrea Zanzotto (1921) ed altri. Il volume<br />

costituisce un eloquente esempio <strong>di</strong> ciò che la poesia sperimentale <strong>di</strong> quegli anni «può mettere a<br />

<strong>di</strong>sposizione dei lettori tra i cinque e i <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> età, e insieme <strong>di</strong> chi si occupa, per professione o<br />

per impegno affettivo, <strong>del</strong>lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>del</strong>l'immaginazione e <strong>del</strong>la sensib<strong>il</strong>ità linguistica e formale dei<br />

bambini».<br />

Porta, Antonio [pseud. <strong>di</strong> Paolazzi, Leo (1935-1989)]. Choisir la voix. Préface de Jean Pierre<br />

Faye. Brescia, Shakespeare & Company, s.d. [ma 1980] («Change errant»).<br />

200x130 mm. 85 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura riquadrata in cartoncino a due colori,<br />

bianco e azzurro, al piatto anteriore autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in bianco e grigio, titoli ripetuti in<br />

azzurro al dorso, al piatto posteriore citazione dalla prefazione e ritratto fotografico <strong>del</strong>l'autore in<br />

azzurro. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, in traduzione francese, <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> testi, in versi e in prosa, <strong>di</strong> Antonio<br />

Porta, preceduta da uno scritto – le rapport jeté - <strong>di</strong> Jean Pierre Faye (1925). Lo scrittore, poeta e<br />

f<strong>il</strong>osofo parigino fu fondatore <strong>del</strong>la rivista letteraria «Change» ed animatore <strong>del</strong> Mouvement du<br />

change des formes. Basata soprattutto sulla ricerca linguistica <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nand de Saussure (1857-<br />

1913) e degli strutturalisti russi, la posizione teorica <strong>di</strong> Faye con<strong>di</strong>vide con l'avanguar<strong>di</strong>a italiana,<br />

rappresentata da Porta e dal <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, l'idea <strong>di</strong> una sperimentazione <strong>del</strong> linguaggio come<br />

presupposto degli esiti formali ed anche semantici e <strong>di</strong> significato <strong>del</strong>la letteratura e <strong>del</strong>la poesia.<br />

L'assunto chiave <strong>del</strong> Mouvement <strong>di</strong> Faye è che «La langue, en se changeant, change les choses».<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 709.<br />

Porta, Antonio [pseud. <strong>di</strong> Paolazzi, Leo (1935-1989)]. Passi passaggi (1976-1979). M<strong>il</strong>ano,<br />

Mondadori, 1980 («Lo Specchio»).<br />

200x130 mm. 147 pagine, 5 pagine non numerate. Brossura riquadrata in cartoncino a due colori,<br />

al piatto anteriore autore e titolo in bianco su fondo verde, collana ed e<strong>di</strong>tore in nero, titoli ripetuti<br />

in nero al dorso, al piatto posteriore nota sul contenuto in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> versi risalenti agli anni 1976-1979, comprensiva anche <strong>del</strong>la<br />

versione italiana <strong>di</strong> Choisir la voix (La scelta <strong>del</strong>la voce), pubblicato originariamente in francese. Il<br />

volume consta <strong>di</strong> tre sezioni ben <strong>di</strong>stinte, anche sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o tematico ed espressivo. Brevi lettere<br />

'78 è definito come un insieme che passa da «liriche <strong>di</strong> balenante metaforismo a messaggi più<br />

comunicativi, senza mai perdere la tensione drammatica»; La scelta <strong>del</strong>la voce, scritta in origine per<br />

una lettura teatrale, quale fusione <strong>di</strong> una «scansione <strong>di</strong>alogica con una liricità insieme <strong>di</strong>scorsiva e<br />

chiusa, cupa e autoironica»; Fino alla nascita nei termini <strong>di</strong> «schegge e frammenti <strong>di</strong> visionarietà<br />

febbr<strong>il</strong>e, su uno sfondo insieme metafisico ed esistenziale». Dopo <strong>il</strong> volume Quanto ho da <strong>di</strong>rvi <strong>del</strong><br />

1975, che offriva una sintesi <strong>del</strong>la produzione in versi <strong>di</strong> Porta fino a metà anni Settanta, Passi<br />

Passaggi è invece la raccolta <strong>di</strong> riferimento per comprendere le trasformazioni ed <strong>il</strong> percorso<br />

<strong>del</strong>l'autore nel triennio 1976-1979.<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 709.<br />

Porta, Antonio [pseud. <strong>di</strong> Paolazzi, Leo (1935-1989)]. Se fosse tutto un tra<strong>di</strong>mento. Otto


acconti. M<strong>il</strong>ano, Guanda, 1981 («Prosa contemporanea», 6).<br />

200x120 mm. 73 pagine, 7 pagine non numerate. Brossura in cartoncino con ban<strong>del</strong>le e copertina<br />

<strong>il</strong>lustrata a colori da un <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> Christian Schad, al piatto anteriore autore, titolo, collana, fregio<br />

ed e<strong>di</strong>tore in nero, titoli ripetuti negli stessi colori al dorso, sui risvolti nota sul testo e breve biobibliografia<br />

<strong>del</strong>l'autore, cartolina e<strong>di</strong>toriale in cartoncino. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> racconti, la terza opera narrativa <strong>di</strong> Antonio Porta dopo i<br />

romanzi Partita (1967) e Il re <strong>del</strong> magazzino (1978). Caratterizzati da un io narrativo che parla in<br />

prima persona e coincide con <strong>il</strong> protagonista, i racconti con<strong>di</strong>vidono tra loro proprio la natura dei<br />

vari personaggi, che «riservano un'attenzione tutta particolare ai messaggi trasmessi dal proprio<br />

corpo e da quelli altrui, e nello stesso tempo affidano alla scrittura <strong>il</strong> <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e compito <strong>di</strong> tradurli nel<br />

linguaggio <strong>del</strong>la ragione e <strong>del</strong>la consapevolezza» e «sembrano osc<strong>il</strong>lare continuamente tra lo<br />

sgomento provocato dai segni oscuri <strong>del</strong>l'inconscio e la volontà <strong>di</strong> decifrarli per giungere a una<br />

<strong>di</strong>versa conoscenza <strong>di</strong> sé e degli altri».<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 709.<br />

Porta, Antonio [pseud. <strong>di</strong> Paolazzi, Leo (1935-1989)]. Em<strong>il</strong>io. Illustrato da Altan. M<strong>il</strong>ano,<br />

Emme E<strong>di</strong>zioni, 1982.<br />

272x215 mm. 44 pagine non numerate. Legatura cartonata, con copertina <strong>il</strong>lustrata da Francesco<br />

Tullio Altan, al piatto anteriore autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in bianco e azzurro, titoli ripetuti in bianco<br />

al dorso, al piatto posteriore citazione dal testo in bianco. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo poemetto per bambini, <strong>il</strong>lustrato da 18 <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Francesco Tullio Altan<br />

(1942), noto <strong>di</strong>segnatore e fumettista italiano creatore <strong>del</strong>la Pimpa, conosciuto soprattutto per la sua<br />

vena ironica e la vignette dalla forte carica satirica. A <strong>di</strong>fferenza <strong>del</strong>l'esperienza <strong>di</strong> Pin Pi<strong>di</strong>n (1978),<br />

volume antologico <strong>di</strong> poesie d'avanguar<strong>di</strong>a rivolte ai bambini dai 5 ai 10 anni ma non appositamente<br />

scritte per loro, Em<strong>il</strong>io è un testo nato per i ragazzi e strutturato in tre momenti: Il cielo, Il volo e La<br />

terra. Nella seconda sezione vi sono espliciti riferimenti e citazioni da Il piccolo principe <strong>di</strong><br />

Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944).<br />

Gambetti Vezzosi, 709.<br />

Porta, Antonio [Paolazzi, Leo (1935-1989)]. L’aria <strong>del</strong>la fine. Brevi lettere 1976, 1978,<br />

1980/1981. Catania, E<strong>di</strong>zioni Lunarionuovo, 1982 («Alisei», I).<br />

240x160 mm. 85 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura in cartoncino con ban<strong>del</strong>le, al piatto<br />

anteriore autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero, sottotitolo ed <strong>il</strong>lustrazione in verde, titoli ripetuti in nero<br />

al dorso, sui risvolti nota sul testo e biografia <strong>del</strong>l'autore. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume che raccoglie, accanto a testi già comparsi in precedenza, anche 13<br />

componimenti ine<strong>di</strong>ti, racchiusi nella sezione 1980-1981 e numerati 55-67. Riprese da Il re <strong>del</strong><br />

magazzino (1978) e Passi passaggi (1980) sono invece le prime 54 poesie epistolari. Quello <strong>del</strong>le<br />

'brevi lettere' è un vero e proprio genere che Porta sperimentò ampiamente a partire dalla metà degli<br />

anni Settanta; nata da esigenze <strong>di</strong> comunicazione più <strong>di</strong>rette e lineari rispetto alla semplice struttura<br />

<strong>di</strong> una poesia tra<strong>di</strong>zionale, la fusione con la forma <strong>del</strong>l'espistola rende questa soluzione adatta anche<br />

come base <strong>del</strong> percorso poetico <strong>del</strong>l'autore nel corso <strong>del</strong> biennio 1980-1981, quando giunge ad una<br />

maturità <strong>di</strong> scrittura pienamente espressiva, in «equ<strong>il</strong>ibrio persuasivo tra articolazione e


trasparenza».<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 710.<br />

Porta, Antonio [pseud. <strong>di</strong> Paolazzi, Leo (1935-1989)]. Nel fare poesia (1958-1985). Firenze,<br />

Sansoni, 1985 («Fonè»).<br />

208x132 mm. 129 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura in cartoncino con ban<strong>del</strong>le, al piatto<br />

anteriore autore ed e<strong>di</strong>tore in nero, titolo in verde, titoli ripetuti negli stessi colori al dorso, al piatto<br />

posteriore fregio e<strong>di</strong>toriale in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa antologia <strong>del</strong>l'opera poetica <strong>di</strong> Porta curata dall'autore stesso, con alcuni<br />

componimenti ine<strong>di</strong>ti risalenti all'ultimo biennio, 1984-1985. La selezione copre l'intero percorso<br />

letterario <strong>di</strong> Porta, dalla fine degli anni Cinquanta all'attualità, ed ogni testo è preceduto da un breve<br />

commento, una presentazione che contestualizza i versi all'interno <strong>di</strong> un contesto storico e culturale.<br />

Nella nota introduttiva generale si legge una riflessione sul linguaggio poetico in relazione alla<br />

lingua nel suo complesso, nucleo sperimentale primario per la generazione <strong>di</strong> autori d'avanguar<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> cui Porta fu uno dei maggiori esponenti: «<strong>il</strong> linguaggio <strong>del</strong>la poesia 'sta dentro' la lingua, come la<br />

storia degli uomini ce la consegna, non fissata per sempre ma in continua trasformazione, perchè la<br />

lingua a sua volta 'sta dentro' l'oceano prelinguistico, l'esperienza imme<strong>di</strong>ata, <strong>il</strong> sentimento che ne<br />

scaturisce, e perfino l'estasi <strong>del</strong>l'esserci». Ma l'autore, giunto alla maturità artistica, riconosce anche<br />

un altro carattere fondamentale <strong>del</strong> poetare, <strong>il</strong> forte accento politico, «conseguenza <strong>del</strong>l'accento<br />

etico <strong>del</strong>la sua necessità, che allunga le ra<strong>di</strong>ci fino al territorio <strong>del</strong>la libertà <strong>di</strong> pensiero, legata<br />

proprio al mondo <strong>del</strong>la polis, alla storia <strong>del</strong>le sue lotte e <strong>del</strong>le sue trasformazioni».<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 710.<br />

Porta, Antonio [Paolazzi, Leo (1935-1989)]. Melusina. Una ballata e un <strong>di</strong>ario. Con un saggio<br />

<strong>di</strong> Niva Lorenzini. M<strong>il</strong>ano, Crocetti, 1987 («Aryballos», 10).<br />

200x120 mm. 59 pagine, 9 pagine non numerate. Brossura muta in cartoncino, con sovraccoperta in<br />

carta bianca con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore autore ed e<strong>di</strong>tore in nero, titolo in marrone, titoli<br />

ripetuti al dorso negli stessi colori, sul rivolto anteriore nota sul volume siglata dall'autore 'A.P.'.<br />

Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione in volume <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>ario in forma <strong>di</strong> componimenti poetici (Rosa che ride. Nuovo<br />

<strong>di</strong>ario 1984-1987), già apparso sulla rivista «Il Verri» tra marzo e giugno 1987, preceduto dal<br />

poemetto Melusina che dà <strong>il</strong> titolo alla pubblicazione. Nella nota stampata sulla ban<strong>del</strong>la anteriore<br />

<strong>del</strong>la sovraccoperta, Porta presenta brevemente le due sezioni: <strong>il</strong> poemetto in forma <strong>di</strong> ballata con la<br />

leggenda <strong>del</strong>la fata Melusina, che risponde al «bisogno <strong>di</strong> esplorare ciò che sfugge alla nostra<br />

percezione imme<strong>di</strong>ata», e la parte in forma-<strong>di</strong>ario, <strong>di</strong>stinta dalla lirica con cui non «con<strong>di</strong>vide<br />

l'ambizione <strong>di</strong> raggiungere un'<strong>il</strong>lusoria verticalità espressiva; accetta, invece, la sfida orizzontale<br />

<strong>del</strong>la comunicazione». In appen<strong>di</strong>ce lo scritto critico <strong>di</strong> Niva Lorenzini, “Melusina” o <strong>del</strong>lo<br />

stupore, incentrata sul tema <strong>del</strong>la poesia-favola e su come la struttura <strong>del</strong>la favola si 'imponga'<br />

nell'opera <strong>di</strong> Porta <strong>di</strong>venendo «luogo metaforico <strong>del</strong> possib<strong>il</strong>e, definito spazio <strong>del</strong> necessario».<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 710.<br />

Porta, Antonio [Paolazzi, Leo (1935-1989)]. Il giar<strong>di</strong>niere contro <strong>il</strong> becchino. M<strong>il</strong>ano,


Mondadori, 1988 («Lo Specchio. I poeti <strong>del</strong> nostro tempo»).<br />

215x153 mm. 91 pagine, 5 pagine non numerate. Brossura in cartoncino color sabbia con ban<strong>del</strong>le e<br />

<strong>il</strong>lustrazione in rosso in copertina, al piatto anteriore autore, titolo, collana ed e<strong>di</strong>tore in nero, titoli<br />

ripetuti in nero al dorso, sui risvolti nota sul volume siglata 'M.F.'. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie, in cui l'autore già protagonista <strong>del</strong>la stagione<br />

avanguar<strong>di</strong>stica <strong>del</strong>la letteratura italiana in seno all'esperienza <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, continua <strong>il</strong> suo<br />

percorso creativo in<strong>di</strong>viduale. Con piena consapevolezza e maturità poetica, Porta riprende molti<br />

temi chiave <strong>del</strong>la sua produzione: la necessità inelu<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e <strong>del</strong>la comunicazione, <strong>il</strong> testo come<br />

organismo «poematico» con una struttura ed un <strong>di</strong>segno progettuale preciso, la presenza <strong>di</strong><br />

personaggio <strong>del</strong> mito e <strong>del</strong>la favola (Salomè, Airone), <strong>il</strong> gusto per <strong>il</strong> teatro <strong>del</strong>l'assurdo (Fuochi<br />

incrociati), la vocazione sperimentale <strong>del</strong> linguaggio. La raccolta vince <strong>il</strong> Premio Carducci.<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 710.<br />

Porta, Antonio [Paolazzi, Leo (1935-1989)]. Partorire in chiesa. A cura <strong>di</strong> Rosemary Ann<br />

Liedl con un ricordo <strong>di</strong> Alfredo Giuliani. M<strong>il</strong>ano, <strong>Libri</strong> Scheiw<strong>il</strong>ler, 1990 («Prosa», 32).<br />

170x115 mm. 64 pagine, 8 pagine non numerate. Ritratto fotografico <strong>del</strong>l'autore in b/n in antiporta,<br />

riproduzione facsim<strong>il</strong>are <strong>di</strong> alcuni appunti autografi, fotografie b/n <strong>di</strong> Porta con la moglie e i figli.<br />

Brossura in cartoncino rosso con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore autore, titolo, fregio ed e<strong>di</strong>tore in nero,<br />

titoli ripetuti in nero al dorso, sui risvolti nota <strong>di</strong> Rosemary Ann Liedl e biografia <strong>del</strong>l'autore.<br />

Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. Copia 411/1000.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione postuma, impressa in tiratura limitata e numerata <strong>di</strong> 1000 esemplari, <strong>di</strong> questo<br />

racconto; <strong>il</strong> volumetto fu stampato presso l'e<strong>di</strong>tore Vanni Scheiw<strong>il</strong>ler nel primo anniversario <strong>del</strong>la<br />

morte <strong>del</strong> poeta Antonio Porta, deceduto a Roma a seguito <strong>di</strong> un arresto car<strong>di</strong>aco <strong>il</strong> 12 apr<strong>il</strong>e 1989.<br />

Come si legge nella Nota <strong>di</strong> Rosemary Ann Liedl, vedova <strong>del</strong>l'autore, Partorire in chiesa doveva<br />

far parte <strong>del</strong> romanzo Angeli perduti che Porta stava scrivendo, un romanzo «strutturato come<br />

<strong>di</strong>alogo <strong>di</strong>retto con <strong>il</strong> lettore [...] <strong>di</strong>viso per frammenti». Precede <strong>il</strong> testo uno scritto <strong>di</strong> Alfredo<br />

Giuliani (1924-2007), anche lui come Porta esponente <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, dal titolo Quando un poeta<br />

muore, già comparso a ricordo <strong>del</strong>la sua scomparsa sulle pagine <strong>del</strong> quoti<strong>di</strong>ano «la Repubblica» <strong>il</strong><br />

21 apr<strong>il</strong>e 1989. Chiude <strong>il</strong> volume un breve intervento <strong>di</strong> Antonio Porta, Proibito andarsene, già<br />

pubblicato sul perio<strong>di</strong>co satirico «Cuore» <strong>il</strong> 10 apr<strong>il</strong>e 1989, pochi giorni prima <strong>del</strong>la morte.<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 710.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Laborintus. Laszo Varga: XXVII poesie, 1951-1954. Varese,<br />

E<strong>di</strong>trice Magenta, 1956 («oggetto e simbolo», 6).<br />

175x125 mm. 49 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura in cartoncino a 2 colori con ban<strong>del</strong>le, al<br />

piatto anteriore autore, sottotitolo ed e<strong>di</strong>tore in nero, titolo in rosso, titoli ripetuti in nero al dorso,<br />

sui risvolti pubblicità e<strong>di</strong>toriale in nero, pergamenino originale <strong>di</strong> protezione. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione. De<strong>di</strong>ca autografa <strong>del</strong>l'autore in inchiostro blu:' a Enrico Paulucci con devota<br />

amicizia Edoardo Sanguineti luglio 1956'.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, piuttosto ricercata, <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> componimenti in versi, la prima <strong>di</strong><br />

Sanguineti apparsa a stampa come volume singolo. La copia è impreziosita dalla de<strong>di</strong>ca, con firma,<br />

<strong>del</strong>l'autore genovese, che accompagnava <strong>il</strong> dono <strong>del</strong> volume al pittore Enrico Paulucci (1901-1999):


l'artista era come Sanguineti originario <strong>del</strong> capoluogo ligure, ma entrambi si erano con le famiglie<br />

trasferiti a Torino ancora ragazzi. Nella città piemontese Sanguineti frequentò gli ambienti<br />

intellettuali e letterari entrando in contatto, tra gli altri, con <strong>il</strong> f<strong>il</strong>ologo e latinista Vincenzo Ciaffi;<br />

Paulucci vi conobbe invece personaggi come Felice Casorati (1883-19<strong>63</strong>) e Carlo Levi (1902-<br />

1975), insieme al quale formò, nel 1929, <strong>il</strong> <strong>Gruppo</strong> dei Sei <strong>di</strong> Torino. Laborintus era già apparso<br />

parzialmente sulla rivista «Numero» nel 1951, pubblicazione che costituisce l'esor<strong>di</strong>o letterario <strong>di</strong><br />

Sanguineti, precedente all'incontro con Luciano Anceschi (1911-1995) e l'entourage raccolto<br />

attorno al perio<strong>di</strong>co «Il Verri».<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 808.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Opus metricum 1951-1959. M<strong>il</strong>ano, Rusconi e Paolazzi, 1960<br />

(«Quaderni <strong>del</strong> Verri - Collana <strong>di</strong> poesia»).<br />

200x140 mm. 97 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura in cartoncino con ban<strong>del</strong>le, <strong>il</strong>lustrata in<br />

copertina con una riproduzione facsim<strong>il</strong>e <strong>di</strong> un autografo <strong>di</strong> Sanguineti, al piatto anteriore autore ed<br />

e<strong>di</strong>tore in nero, titolo in verde, titoli ripetuti al dorso negli stessi colori, sui risvolti biografia<br />

<strong>del</strong>l'autore e note critiche sul volume, sovraccoperta originale <strong>di</strong> protezione in acetato, fascetta<br />

e<strong>di</strong>toriale con foto <strong>del</strong>l'autore, pubblicità e cartoline e<strong>di</strong>toriali conservate tra le pagine. Ottimo stato<br />

<strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, piuttosto ricercata, <strong>di</strong> questo volume <strong>di</strong> poesie <strong>di</strong> Sanguineti che raccoglie sia i<br />

componimenti già in Laborintus (1951, 1956), sia una sezione ine<strong>di</strong>ta dal titolo Erotopaegnia,<br />

formata da 17 elementi datati tra 1956 e 1959. Sulla fascetta e<strong>di</strong>toriale l'opera <strong>del</strong> poeta genovese è<br />

definita come «l'esempio più rivoluzionario <strong>del</strong>la poesia sperimentale», concetto che si chiarisce<br />

leggendo le note critiche impresse sui risvolti <strong>del</strong>la brossura a firma <strong>di</strong> Alfredo Giuliani (1924-<br />

2007) e Giorgio Bàrberi Squarotti (1929). Qui l'impresa linguistica <strong>di</strong> Sanguineti viene<br />

contestualizzata all'interno <strong>del</strong> «terreno franoso <strong>di</strong> tutte le avanguar<strong>di</strong>e, <strong>di</strong> tutti i decadentismi<br />

anarchici e borghesi <strong>di</strong> questo mezzo secolo» ed <strong>il</strong> suo pastichè verbale, <strong>il</strong> poliglottismo che attinge<br />

senza <strong>di</strong>stinzione dalla «musicalità <strong>del</strong> latino me<strong>di</strong>evale» come dai «grotteschi linguistici <strong>di</strong><br />

Rabelais», emerge per ciò che è nella sostanza semantica, non un semplice <strong>di</strong>vertissement, ma uno<br />

strumento capace <strong>di</strong> suggerire «la <strong>di</strong>smisura <strong>del</strong>l'anima materiata <strong>di</strong> parole [...] un'impressione <strong>di</strong><br />

realtà maniaca e drogata [...] la sensazione <strong>di</strong> trovarci a contatto d'un formicolante liquor seminale».<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 808.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Interpretazione <strong>di</strong> Malebolge. Firenze, Olschki, 1961<br />

(«Biblioteca <strong>di</strong> “Lettere Italiane”», I).<br />

240x170 mm. XX pagine, 362 pagine, due pagine non numerate. Brossura in cartoncino color<br />

crema, al piatto anteriore autore, titolo, collana ed e<strong>di</strong>tore in nero, fregio e<strong>di</strong>toriale in arancione,<br />

titoli ripetuti in nero al dorso. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, piuttosto rara e ricercata, <strong>di</strong> quella che fu la tesi <strong>di</strong> Laurea <strong>di</strong> Edoardo Sanguineti,<br />

<strong>di</strong>scussa a Torino dove aveva frequentato la Facoltà <strong>di</strong> Lettere. La de<strong>di</strong>ca a stampa sul volume è a<br />

Giovanni Getto (1913-2002), in<strong>di</strong>cato come «mio Maestro»: <strong>il</strong> critico letterario e professore<br />

universitario insegnò Letteratura italiana nell'ateneo piemontese dal 1948 al 1988 e lì seguì <strong>il</strong><br />

giovane Sanguineti negli stu<strong>di</strong> e nella stesura <strong>del</strong>la tesi dantesca nel 1956. L'autore si offrì appena<br />

dopo, nel 1957, quale assistente volontario alla cattedra <strong>del</strong>lo stesso Getto, mentre già era entrato<br />

nella redazione <strong>del</strong> perio<strong>di</strong>co «Il Verri» <strong>di</strong> Luciano Anceschi (1911-1995): lì conobbe Antonio


Porta (1935-1989) e Elio Pagliarani (1927), con i quali darà vita al <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>.<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 808.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Tra Liberty e Crepuscolarismo. M<strong>il</strong>ano, Mursia, 1961<br />

(«Civ<strong>il</strong>tà letteraria <strong>del</strong> Novecento - Saggi», 4).<br />

204x125 mm. 223 pagine, una pagina non numerata. Brossura in cartoncino a tre colori con<br />

ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore autore ed e<strong>di</strong>tore in nero, titolo in nero e amaranto, collana in bianco,<br />

titoli ripetuti in nero e amaranto al dorso, sui risvolti nota sul volume, biografia <strong>del</strong>l'autore e<br />

pubblicità e<strong>di</strong>toriale. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> saggi critici, apparsi nella collana <strong>del</strong>l'e<strong>di</strong>tore Mursia <strong>di</strong>retta da<br />

Giovanni Getto (1913-2002), docente universitario presso l'Università <strong>di</strong> Torino e già relatore <strong>del</strong>la<br />

tesi <strong>di</strong> Laurea <strong>di</strong> Sanguineti nel 1956. I temi affrontati nelle pagine <strong>del</strong> volume, come già denuncia<br />

<strong>il</strong> titolo, riguardano quella linea crepuscolare che si <strong>di</strong>pana lungo <strong>il</strong> Novecento, nell'opera <strong>di</strong> autori<br />

come Eugenio Montale (1896-1981), Guido Gozzano (1883-1916) e Aldo Palazzeschi (1885-1974),<br />

ma si affiancano nella sezione Altri stu<strong>di</strong> anche interventi <strong>del</strong> poeta genovese scritti negli anni<br />

1954-1961, su figure chiave <strong>del</strong> panorama letterario ed intellettuale non solamente poetico:<br />

Ardengo Soffici (1879-1964), Giacomo Debenedetti (1901-1967), Alberto Moravia (1907-1990).<br />

Con la sua analisi Sanguineti offre una efficace ed esaustiva interpretazione <strong>del</strong>le origini <strong>del</strong>la<br />

poesia italiana <strong>del</strong> XX secolo, ra<strong>di</strong>cate in quella reazione dei crepuscolari all'estetizzazione liberty<br />

incarnata dallo st<strong>il</strong>e e dalle tematiche <strong>del</strong>l'opera d'annuziana: proprio nella formula «superare<br />

D'Annunzio», ut<strong>il</strong>izzata da Montale, si ritrova <strong>il</strong> principio chiave <strong>del</strong> rinnovamento <strong>del</strong>la poesia<br />

novecentesca.<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 808.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Tre stu<strong>di</strong> danteschi. Firenze, Le Monnier, 1961 («Saggi <strong>di</strong><br />

letteratura italiana», XIII).<br />

200x140 mm. 4 pagine non numerate comprendenti <strong>il</strong> frontespizio, 108 pagine, 4 pagine non<br />

numerate. Brossura in cartoncino a due colori, al piatto anteriore autore, collana, fregio ed e<strong>di</strong>tore in<br />

nero, titolo in rosso, titoli ripetuti in nero e rosso al dorso, al piatto posteriore pubblicità e<strong>di</strong>toriale<br />

in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. Copia 1383.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione in volume collettaneo <strong>di</strong> questa serie <strong>di</strong> saggi critici su Dante Alighieri (1265-1321),<br />

con seguono Due schede critiche, sempre dantesche, datate rispettivamente 1956 e 1961. La critica<br />

dantesca fu tra gli interessi <strong>di</strong> Sanguineti fin dagli anni universitari, e con Giovanni Getto (1913-<br />

2002) <strong>di</strong>scusse a Torino nel 1956 la tesi <strong>di</strong> Laurea, Interpretazione <strong>di</strong> Malebolge, pubblicata poi da<br />

Olschki nel 1961. Se i primi due Stu<strong>di</strong> sono rivolti all'analisi specifica <strong>di</strong> parti e passi <strong>del</strong>la<br />

Comme<strong>di</strong>a (Inferno I-III e Purgatorio XXX), <strong>il</strong> terzo – Dante 'praesens historicum' – riguarda più<br />

nel complesso la struttura <strong>del</strong> narrato dantesco, nella <strong>di</strong>stinzione dei tre momenti <strong>del</strong>lo scrivere, <strong>del</strong><br />

leggere e <strong>del</strong>lo «assemplare», ed era già apparso sul perio<strong>di</strong>co «Lettere Italiane» nel 1958 (X, 3, pp.<br />

2<strong>63</strong>-288).<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 808.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Alberto Moravia. M<strong>il</strong>ano, Mursia, 1962 («Civ<strong>il</strong>tà letteraria <strong>del</strong>


Novecento - Saggi», 4).<br />

203x125 mm. 150 pagine, 2 pagine non numerate. Ritratto fotografico <strong>di</strong> Alberto Moravia in b/n in<br />

antiporta. Brossura in cartoncino a 3 colori con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore autore ed e<strong>di</strong>tore in<br />

nero, titolo in amaranto, collana in bianco, titoli ripetuti in nero e amaranto al dorso, sui risvolti nota<br />

sul volume, biografia <strong>del</strong>l'autore e pubblicità e<strong>di</strong>toriale in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa monografia critica <strong>di</strong> Edoardo Sanguineti, de<strong>di</strong>cata alla figura letteraria<br />

<strong>del</strong>lo scrittore Alberto Pincherle (1907-1990), noto con <strong>il</strong> cognome <strong>del</strong>la famiglia materna:<br />

Moravia. Nello stesso 1962 era già comparso sul perio<strong>di</strong>co «Letteratura» uno scritto <strong>del</strong> poeta e<br />

critico <strong>di</strong> origine genovese, Interpretazione degli 'In<strong>di</strong>fferenti', qui ripreso ed ampliato in quello che<br />

<strong>di</strong>venta <strong>il</strong> primo capitolo. La <strong>di</strong>sanima <strong>del</strong>l'opera e <strong>del</strong>la poetica moraviana, <strong>del</strong> suo acre realismo<br />

che riflette la crisi <strong>del</strong>la società borghese, prosegue poi seguendo la cronologia dei suoi romanzi, in<br />

specifico Agostino (1944) e La noia (1960), per concludersi con due sezioni rivolte ad un elenco<br />

degli Scritti <strong>di</strong> Alberto Moravia e <strong>del</strong>la Bibliografia <strong>del</strong>la critica.<br />

Gambetti Vezzosi 2007, 808.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). K. e altre cose. M<strong>il</strong>ano, Scheiw<strong>il</strong>ler, 1962 («<strong>il</strong> quadrato -<br />

poesia novissima», 2).<br />

158x155 mm. 57 pagine, 7 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino bianco, al piatto<br />

anteriore in grigio «K.», al dorso autore e titolo in nero, fascetta e<strong>di</strong>toriale bianca. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione. Alcuni richiami a pennarello nero a p. 29. Copia 486/600.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, piuttosto ricercata, <strong>di</strong> questo volume che raccoglie <strong>il</strong> testo teatrale K. (1959), alcune<br />

poesie (Il palombaro e la sua amante, Ballata <strong>del</strong>le controverità, La dolce vita, Eidos notturno,<br />

Una polemica in prosa, Per un <strong>di</strong>battito) e due saggi Situazione <strong>del</strong>la poesia (1960) e Poesia<br />

informale (1961). Impresso in tiratura limitata e numerata <strong>di</strong> 600 esemplari, <strong>il</strong> volume ripropone <strong>il</strong><br />

primo scritto <strong>di</strong> Sanguineti pensato per <strong>il</strong> teatro, già apparso sulla rivista perio<strong>di</strong>ca «Il Verri» nel<br />

1960 (IV, 2, pp. 69-82); precedentemente e<strong>di</strong>to su perio<strong>di</strong>co anche Una polemica in prosa,<br />

precisamente in «Officina» nel novembre <strong>del</strong> 1957, che costituiva la risposta <strong>del</strong>l'autore ad un<br />

intervento <strong>di</strong> Pier Paolo Pasolini (1922-1975) in cui definiva la prima raccolta sanguinetiana,<br />

Laborintus (1954), «un tipo prodotto <strong>del</strong> neo-realismo post ermetico».<br />

Gambetti-Vezzosi 808.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Capriccio italiano. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 19<strong>63</strong> («Le Comete»,<br />

25).<br />

197x120 mm. 212 pagine, 4 pagine non numerate. Legatura e<strong>di</strong>toriale in cartone bianco con autore,<br />

titolo ed e<strong>di</strong>tore in arancione al piatto anteriore e al dorso, sovraccoperta con ban<strong>del</strong>le <strong>il</strong>lustrata a<br />

colori da Enrico Baj, con titoli in bianco e in nero, sui risvolti trama <strong>del</strong> romanzo, giu<strong>di</strong>zi critici e<br />

catalogo e<strong>di</strong>toriale in nero, al piatto posteriore nota e<strong>di</strong>toriale in nero. Buono stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione assoluta, piuttosto ricercata, <strong>di</strong> questo primo romanzo sperimentale <strong>di</strong> Sanguineti,<br />

che conobbe una seconda impressione appena due mesi dopo la prima. Come in<strong>di</strong>cato nella nota<br />

e<strong>di</strong>toriale al piatto posteriore: «Non sarebbe <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e riassumere l’intera trama <strong>del</strong> romanzo secondo<br />

lo st<strong>il</strong>e <strong>del</strong>le “chroniques maritales”: una convivenza coniugale, <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e com’è solitamente <strong>di</strong><br />

questi tempi, colta per <strong>di</strong> più nel suo momento <strong>di</strong> crisi – l’imminenza <strong>del</strong>la nascita <strong>di</strong> un figlio, <strong>il</strong><br />

terzo, accettato più che voluto – e raccontata dal marito secondo un proce<strong>di</strong>mento narrativo che


partecipa <strong>di</strong>rettamente <strong>del</strong>lo stato confuso <strong>del</strong>la situazione sentimentale narrata». Il volume è stato<br />

tradotto anche in francese (Paris, Du Seu<strong>il</strong>, 1964) e in tedesco (Frankfurt, Suhrkamp, 1964, 1968 e<br />

1999). L’e<strong>di</strong>tore Feltrinelli ha ristampato l'opera nel 1987, nella collana «Impronte».<br />

Gambetti-Vezzosi 2007, 808.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Triperuno. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1964 («Poesia», 4).<br />

214x140 mm. 88 pagine, 4 pagine non numerate. Legatura e<strong>di</strong>toriale in tela grigia con autore e<br />

titolo in nero al dorso, sovraccoperta bianca con ban<strong>del</strong>le, autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero, sul<br />

risvolto posteriore catalogo e<strong>di</strong>toriale, cartolina e<strong>di</strong>toriale conservata all’interno. Buono stato <strong>di</strong><br />

conservazione, priva <strong>del</strong>la sovraccoperta protettiva in acetato.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, comune ma abbastanza ricercata, <strong>di</strong> questo volume <strong>di</strong> componimenti in versi che<br />

include la prima raccolta <strong>di</strong> Sanguineti, Laborintus (1954), <strong>il</strong> gruppo <strong>di</strong> poesie a tema erotico riunite<br />

con la <strong>di</strong>citura Erotopaegnia (1960) ed una serie <strong>di</strong> 17 ine<strong>di</strong>ti sotto <strong>il</strong> titolo Purgatorio de l’Inferno,<br />

scritti tra <strong>il</strong> 1960 e <strong>il</strong> 19<strong>63</strong>. I primi due insiemi <strong>di</strong> versi erano già apparsi insieme a stampa nel<br />

volume Opus metricum (1951-1959). Questa raccolta segna un primo significativo passaggio, una<br />

sorta <strong>di</strong> trasformazione nello st<strong>il</strong>e e nel linguaggio <strong>del</strong>l'autore, dal puro intellettualismo<br />

caratteristico degli esor<strong>di</strong> ad una scrittura che si apre gradualmente alla concretezza <strong>del</strong>la<br />

quoti<strong>di</strong>anità e che approderà poi alla forma <strong>di</strong>aristica <strong>del</strong>le opere successive.<br />

Gambetti-Vezzosi 809.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Il trattamento <strong>del</strong> materiale verbale nei testi <strong>del</strong>la nuova<br />

avanguar<strong>di</strong>a. Firenze, Olschki, 1964 (estratto da «Lettere Italiane», XVI, 1964, pp. 445-72).<br />

239x167 mm. 28 pagine numerate 445-472. Brossura e<strong>di</strong>toriale con autore, titolo, fregio ed e<strong>di</strong>tore<br />

in nero al piatto anteriore. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione in rivista, <strong>di</strong> cui l'opuscolo costituisce un estratto, <strong>di</strong> questo saggio critico nel quale<br />

Sanguineti <strong>di</strong>scute <strong>il</strong> rapporto <strong>del</strong>l’avanguar<strong>di</strong>a con <strong>il</strong> linguaggio. Ristampato nel volume Ideologia<br />

e linguaggio (M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1965, pp. 65-104), lo scritto costituisce una lucida esposizione<br />

teorica <strong>del</strong>la pratica linguistica caratteristica dei poeti membri <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, basata sullo<br />

sperimentalismo, sul pastichè verbale, sul poliglottismo. Una parte <strong>del</strong>l'intervento è<br />

specificatamente de<strong>di</strong>cata a L'esperienza dei «Novissimi», con riferimento all'antologia curata da<br />

Nanni Balestrini (1935) e Antonio Porta (1935-1989) nel 1964 che raccoglieva poesie ed interventi<br />

dei <strong>di</strong>versi autori aderenti al movimento.<br />

Gambetti-Vezzosi 809.<br />

Sanguineti, Edoardo [a cura <strong>di</strong>] (1930-2010). Sonetti <strong>del</strong>la Scuola Sic<strong>il</strong>iana. A cura <strong>di</strong> Edoardo<br />

Sanguineti. Torino, Einau<strong>di</strong>, 1965 («Collezione <strong>di</strong> poesia», 24).<br />

180x105 mm. 79 pagine, 5 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino bianco, al piatto<br />

anteriore un sonetto <strong>di</strong> Giacomo da Lentini, titolo, curatore, fregio ed e<strong>di</strong>tore in nero, titoli ripetuti<br />

al dorso in nero, al piatto posteriore nota sul volume e catalogo e<strong>di</strong>toriale sempre in nero. Ottimo<br />

stato <strong>di</strong> conservazione.


Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa antologia sonettistica dei primor<strong>di</strong> <strong>del</strong>la letteratura italiana, che include<br />

vari autori a partire da Giacomo da Lentini (1210-1260 circa), considerato <strong>il</strong> caposcuola nonché<br />

inventore <strong>del</strong>la forma metrica <strong>del</strong> sonetto. A Sanguineti si deve anche la Prefazione (pp. 5-10), in<br />

cui propone una rapida ma esaustiva analisi <strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong> sonetto e <strong>del</strong>le principali tematiche<br />

presenti nei componimenti <strong>del</strong>la cosiddetta Scuola Sic<strong>il</strong>iana. Nata e cresciuta presso la corte<br />

normanna <strong>di</strong> Federico II <strong>di</strong> Svevia (1194-1250), essa va riconosciuta non solo come movimento<br />

letterario né come vera istituzione accademica, ma nei termini <strong>di</strong> una corrente <strong>di</strong> pensiero capace <strong>di</strong><br />

agire in modo innovativo sulla letteratura, sulle arti figurative, sulla speculazione f<strong>il</strong>osofica e più<br />

ampiamente sull'intera cultura <strong>del</strong> tempo.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Ideologia e linguaggio. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1965 («Materiali»,<br />

4).<br />

202x125 mm. 104 pagine, 4 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino a due colori con<br />

frammento <strong>di</strong> testo in copertina e impaginazione <strong>di</strong> Umberto Bran<strong>di</strong>, al piatto anteriore autore in<br />

viola, titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero, titoli ripetuti in nero al dorso, al piatto posteriore nome <strong>del</strong>la collana<br />

in viola e nota sulla stessa in nero. Buono stato <strong>di</strong> conservazione. Alcune segni <strong>di</strong> sottolineatura a<br />

lapis, alcuni righi marcati con evidenziatore arancione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume che raccoglie cinque saggi critici, scritti tra <strong>il</strong> 1962 e <strong>il</strong> 1964 e tutti<br />

già precedentemente apparsi singolarmente su varie pubblicazioni perio<strong>di</strong>che: Attraverso i Poemetti<br />

pascoliani (1962), Documenti per Montale (1962), Sopra l’avanguar<strong>di</strong>a (19<strong>63</strong>), Come agisce<br />

Balestrini (19<strong>63</strong>), Il trattamento <strong>del</strong> materiale verbale nei testi <strong>del</strong>la nuova avanguar<strong>di</strong>a (1964).<br />

Partendo nel primo intervento dall'analisi <strong>del</strong>l'opera <strong>di</strong> Giovanni Pascoli () si arriva nell'ultimo testo<br />

alla poesia contemporanea e all'esperienza avanguar<strong>di</strong>stica dei Novissimi, coprendo così<br />

La raccolta <strong>di</strong> scritti ha conosciuto, sempre presso Feltrinelli, altre quattro e<strong>di</strong>zioni accresciute <strong>di</strong><br />

nuovi materiali (1970, 1975, 1978 e 2001).<br />

Gambetti-Vezzosi, 809.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Il realismo <strong>di</strong> Dante. Firenze, Sansoni, 1966 («Nuova<br />

Biblioteca <strong>del</strong> Leonardo», XIII).<br />

180x127 mm. 133 pagine, 5 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale muta in cartoncino bianco<br />

con sovraccoperta in carta grigia con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore titolo e marca e<strong>di</strong>toriale in viola,<br />

autore ed e<strong>di</strong>tore in nero, al dorso titoli ripetuti negli stessi colori. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione, a<br />

fogli chiusi.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume dantesco <strong>di</strong> Sanguineti, che raccoglie quattro saggi, Il realismo <strong>di</strong><br />

Dante (1965); Dante, Inferno VIII (1964); Dante, Purgatorio XXIV (19<strong>63</strong>), Dante, Para<strong>di</strong>so XIX<br />

(1964). Il lavoro esegetico e e critico sull'opera <strong>del</strong>l'Alighieri, occupò gli interessi <strong>di</strong> Sanguineti fin<br />

dagli anni universitari e proprio la sua tesi <strong>di</strong> laurea, <strong>di</strong>scussa nel 1956, vertenza sull'Interpretazione<br />

<strong>di</strong> Malebolge. Tra 1964 e 1965 l'autore era stato chiamato in <strong>di</strong>verse occasioni per la Lectura dantis:<br />

l'8 marzo 1964, presso la Casa <strong>di</strong> Dante a Roma, aveva letto e spiegato <strong>il</strong> Canto XIX <strong>del</strong> Para<strong>di</strong>so e<br />

da quell'occasione è nato l'ultimo dei saggi inclusi in questo volumetto. L'opera ha conosciuto una<br />

nuova ristampa, sempre presso l'e<strong>di</strong>tore Sansoni, nel 1980 (ve<strong>di</strong> scheda successiva).<br />

Gambetti-Vezzosi, 809.


Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Il realismo <strong>di</strong> Dante. Firenze, Sansoni, 1980 («Nuova<br />

Biblioteca»).<br />

181x112 mm. 133 pagine, 5 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino color senape<br />

<strong>il</strong>lustrata in copertina da un particolare <strong>di</strong> affresco che ritrae Dante Alighieri, al piatto anteriore e la<br />

dorso autore in bianco, titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero, al piatto posteriore nota sul volume in nero. Ottimo<br />

stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Seconda e<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> volume dantesco già pubblicato nel 1966, che raccoglie quattro saggi scritti<br />

tra <strong>il</strong> 19<strong>63</strong> e <strong>il</strong> 1965, tra cui quello che dà <strong>il</strong> titolo alla raccolta: Il realismo <strong>di</strong> Dante (1965). Proprio<br />

in apertura <strong>di</strong> questo testo critico, Sanguineti scrive: «l'attualità <strong>di</strong> Dante può verificarsi, ai giorni<br />

nostri, in proporzione <strong>di</strong>retta al suo realismo. Il che porta a una duplice inchiesta [...] da un lato<br />

an<strong>di</strong>amo dunque a sperimentare, concretamente, <strong>il</strong> realismo <strong>di</strong> Dante [...] dall'altro lato, intanto, a<br />

sperimentare <strong>di</strong>rettamente, la resistenza offerta dalla nozione <strong>di</strong> realismo, in un caso specifico, <strong>di</strong><br />

qualità e autorità assolutamente esemplari, com'è quello dantesco».<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Guido Gozzano. Indagini e letture. Torino, Einau<strong>di</strong>, 1973<br />

(«Saggi», 392).<br />

215x157 mm. 184 pagine, 16 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale riquadrata a due colori, al<br />

piatto anteriore e al dorso autore, titolo, e<strong>di</strong>tore e collana in nero. Schede e<strong>di</strong>toriali originali<br />

all’interno. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Terza e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo ampio lavoro <strong>di</strong> Sanguineti sullo scrittore e poeta torinese Guido Gozzano<br />

(1883-1913), che include tre<strong>di</strong>ci saggi condotti «sopra quella medesima linea da cui sono nati,<br />

<strong>di</strong>versi anni or sono, i miei stu<strong>di</strong> sui rapporti tra Gozzano e D'Annunzio e tra Gozzano e Montale,<br />

raccolti nel 1961 in Tra liberty e crepuscolarismo». La prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa che l'autore<br />

definisce non «un'or<strong>di</strong>nata e organica interpretazione <strong>del</strong>l'opera <strong>di</strong> Guido Gozzano [...] piuttosto una<br />

serie <strong>di</strong> sperimentazioni e <strong>di</strong> assaggi critici, <strong>di</strong> letture», risale al 1966, cui fece seguito una ristampa<br />

nel 1968. Ancora dopo questa terza e<strong>di</strong>zione <strong>il</strong> volume ha conosciuto una ristampa, nel 1975. Del<br />

poeta piemontese, Sanguineti ha curato anche una fortunata e<strong>di</strong>zione dei componimenti in versi<br />

(Torino, Einau<strong>di</strong>, 1973).<br />

Gambetti-Vezzosi, 809.)<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Poeti e poetiche <strong>del</strong> primo Novecento. Corso <strong>di</strong> letteratura<br />

italiana moderna e contemporanea. Anno Accademico 1965-66. Torino, Giappichelli, 1966.<br />

249x175 mm. 4 pagine non numerate, 334 pagine, 2 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in<br />

cartoncino verde, al piatto anteriore autore, titolo, fregio ed e<strong>di</strong>tore in marrone, titoli ripetuti al<br />

dorso in marrone. Discreto stato <strong>di</strong> conservazione. Nota <strong>di</strong> possesso alla prima pagina non numerata<br />

«Titti Muratore»; copia <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o fittamente sottolineata a penna con note <strong>di</strong> richiamo ai margini.<br />

Dispesa universitaria – <strong>del</strong> Corso <strong>di</strong> Letteratura italiana moderna e contemporanea - che comprende<br />

tre saggi, Letture gozzaniane (pp.1-233), La poesia <strong>di</strong> Carlo Vallini (pp. 235-72) e L’estetica <strong>del</strong>la<br />

velocità (pp. 273-313), ai quali seguono alcune Note aggiunte (pp. 315-34). L’attenzione <strong>di</strong><br />

Sanguineti verso <strong>il</strong> poeta torinese Guido Gozzano (1883-1913), si può far risalire ad almeno cinque<br />

anni prima, quando fu pubblicato <strong>il</strong> celebre stu<strong>di</strong>o Tra liberty e crepuscolarismo (M<strong>il</strong>ano, Mursia,<br />

1961). Il testo qui presentato, decurtato <strong>di</strong> due capitoli, altro non è che la prima versione <strong>del</strong>la<br />

monografia sull'autore piemontese che uscirà nello stesso anno 1966 per i tipi <strong>di</strong> Einau<strong>di</strong>. Il secondo


saggio, sulla poesia <strong>del</strong> m<strong>il</strong>anese Vallini (1885-1920), sarà pubblicato l’anno successivo prima nella<br />

rivista «Il Verri» (23, 1967), poi nel volume Un giorno ed altre poesie, raccolta <strong>del</strong>l'opera in versi<br />

<strong>di</strong> Vallini a cura <strong>del</strong>lo stesso Sanguineti (Torino, Einau<strong>di</strong>, 1967). Il terzo saggio, pubblicato poi<br />

nella rivista «Duem<strong>il</strong>a» (VI, 1966), verrà nuovamente proposto in volume ne La missione <strong>del</strong><br />

critico (Genova, Marietti, 1987).<br />

Gambetti-Vezzosi, 809<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Il Giuoco <strong>del</strong>l’Oca. Romanzo. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1967 («I<br />

Narratori», 100).<br />

195x120 mm. 238 pagine, 2 pagine non numerate. Legatura e<strong>di</strong>toriale in cartonato rosa fucsia,<br />

risguar<strong>di</strong> <strong>il</strong>lustrati in rosso con la riproduzione <strong>di</strong> un tabellone <strong>del</strong> Gioco <strong>del</strong>l’oca con <strong>il</strong> numero <strong>di</strong><br />

caselle corrispondente a quello dei capitoli che compongono <strong>il</strong> romanzo; al piatto anteriore autore in<br />

arancione, titolo in rosa, e<strong>di</strong>tore in bianco, al dorso titoli ripetuti negli stessi colori, al piatto<br />

posteriore nota e<strong>di</strong>toriale in bianco. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo romanzo sperimentale <strong>di</strong> Sanguineti, sul quale, nella nota e<strong>di</strong>toriale,<br />

provocatoriamente, si legge: «Questo Giuoco è composto <strong>di</strong> 111 numeri, e può anche servire a<br />

giocare fino a 79. Ciò deve convenirsi prima <strong>di</strong> cominciare la lettura. Per giocare ci si serve <strong>di</strong> due<br />

da<strong>di</strong> numerati dall’uno al 6, e si tira chi debba giocare per primo, e si conviene la posta al giuoco».<br />

La nota prosegue con le bizzarre in<strong>di</strong>cazioni <strong>del</strong>le regole <strong>del</strong> gioco e con l'elenco parziale <strong>del</strong>le<br />

situazioni e dei personaggi – come l'attrice Paola Pitagora (1941) - <strong>di</strong> fronte a cui <strong>il</strong> giocatore si<br />

troverà nelle <strong>di</strong>verse caselle Fin dalla struttura questo secondo romanzo, dopo l'esor<strong>di</strong>o narrativo<br />

con Capriccio (19<strong>63</strong>), è fe<strong>del</strong>e all’idea <strong>di</strong> scrittura labirintica e lu<strong>di</strong>ca che caratterizza la poetica <strong>di</strong><br />

Sanguineti e più in generale lo spirito sperimentale <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>: l'opera ha conosciuto una<br />

ristampa nel 1991, sempre per i tipi <strong>di</strong> Feltrinelli, nella collana «Impronte».<br />

Gambetti-Vezzosi, 809.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010) – Veronesi, Luigi (1908-1998). 1 poesia ine<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Edoardo<br />

Sanguineti 3 x<strong>il</strong>ografie originali <strong>di</strong> Luigi Veronesi. Torino, Galleria Martano, 1968.<br />

196x135 mm. 24 pagine non numerate, 3 riproduzioni <strong>di</strong> s<strong>il</strong>ografie <strong>di</strong> Luigi Veronesi sciolte.<br />

Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino, con autori ed e<strong>di</strong>tore in nero al piatto anteriore. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, non comune e piuttosto ricercata, <strong>di</strong> questo libro d’arte realizzato dal poeta<br />

genovese in collaborazione con l'artista m<strong>il</strong>anese Luigi Veronesi, pittore, scenografo, regista e<br />

fotografo. Impresso in tiratura limitata <strong>di</strong> 400 esemplari, <strong>il</strong> volume includeva, nelle prime 99 copie,<br />

3 s<strong>il</strong>ografie originali firmate da Veronesi: nelle restanti vi sono altrettante tavole riprodotte. La<br />

poesia <strong>di</strong> Sanguineti io vedo (adesso), riprodotta su una tavola ripiegata in forma <strong>di</strong> fac-sim<strong>il</strong>e<br />

<strong>del</strong>l’autografo, vergato ad inchiostro verde e firmato dall'autore, risale al maggio <strong>del</strong>lo stesso anno<br />

1968: i versi sono stati poi ristampati in Stracciafoglio (M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1980, p. 85) con la<br />

de<strong>di</strong>ca a Veronesi.<br />

Gambetti-Vezzosi, 810.<br />

Sanguineti, Edoardo [a cura <strong>di</strong>] (1930-2010) – Euripide (480-406 a. C.). Le baccanti. Tradotte


da Edoardo Sanguineti. Prefazione <strong>di</strong> Umberto Albini. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1968 («Poesia», 14)<br />

201x124 mm. 95 pagine, una pagina non numerata. Brossura muta in cartoncino bianco con<br />

sovraccoperta in carta rossa con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore autore in azzurro, titolo in giallo,<br />

curatore in bianco, ed e<strong>di</strong>tore in verde, titoli ripetuti al dorso negli stessi colori, scheda e<strong>di</strong>toriale<br />

volante all’interno. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa traduzione dal greco <strong>del</strong>la trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Euripide, cui fece seguito, nello<br />

stesso anno, una seconda e<strong>di</strong>zione con un saggio introduttivo <strong>del</strong> drammaturgo e regista teatrale<br />

Luigi Squarzina (1927-2010) (Genova, E<strong>di</strong>zioni <strong>del</strong> Teatro Stab<strong>il</strong>e). Inoltre l’opera ha conosciuto<br />

due nuove e<strong>di</strong>zioni, entrambe arricchite da uno scritto <strong>del</strong> teorico e critico teatrale polacco Jan Kott<br />

(1914-2001) (M<strong>il</strong>ano, ES, 1995, e M<strong>il</strong>ano, SE, 2003). Le baccanti è una <strong>del</strong>le ultime trage<strong>di</strong>e <strong>di</strong><br />

Euripide, scritta tra 407 e 406 a. C., pochi mesi prima <strong>del</strong>la morte: in questa versione curata da<br />

Sanguineti, <strong>il</strong> testo fu messo in scena per la prima volta <strong>il</strong> 1° marzo 1968 a Genova, dalla<br />

Compagnia <strong>del</strong> Teatro Stab<strong>il</strong>e con la regia <strong>del</strong>lo stesso Luigi Squarzina.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Teatro. K - Passaggio - Traumdeutung - Protocolli. M<strong>il</strong>ano,<br />

Feltrinelli, 1969 («Materiali», 22).<br />

205x127 mm. 98 pagine, 6 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino a due colori, al<br />

piatto anteriore porzione <strong>di</strong> un testo teatrale sanguinetiano, autore in viola, titolo in bianco, e<strong>di</strong>tore<br />

in verde, titoli ripetuti al dorso in verde, al piatto posteriore nota e<strong>di</strong>toriale e collana in viola.<br />

Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. Al contropiatto posteriore timbro <strong>di</strong> possesso ad inchiostro blu.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta che contiene quattro testi teatrali. Il primo, K. (1959), già<br />

pubblicato in K. e altre cose (M<strong>il</strong>ano, All’insegna <strong>del</strong> pesce d’oro, 1962), fu rappresentato per la<br />

prima volta nel 19<strong>63</strong> all’interno <strong>del</strong>lo spettacolo “Teatro <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>”, con la regia <strong>di</strong> Luigi Gozzi<br />

(1935-2008). Il secondo, Passaggio (1961-1962), rappresentato per la prima volta nel 19<strong>63</strong> alla<br />

Piccola Scala <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano con la regia <strong>di</strong> Virginio Puecher (1927-1990), fu stampato in volume nello<br />

stesso anno (M<strong>il</strong>ano, Universal), mentre l’anno successivo comparve in un numero speciale <strong>del</strong>la<br />

rivista «Sipario». Il terzo, Traumdeutung (1964), è apparso per la prima volta su «Il Menabò» <strong>del</strong><br />

1965. L’ultimo, Protocolli, è invece un ine<strong>di</strong>to composto da Sanguineti tra l’apr<strong>il</strong>e e <strong>il</strong> maggio <strong>del</strong><br />

1968. La de<strong>di</strong>ca a stampa è allo scrittore, saggista e drammaturgo francese Jean Thibaudeau (1935),<br />

traduttore in Francia <strong>del</strong>l'opera <strong>di</strong> Sanguineti.<br />

Gambetti-Vezzosi, 810.<br />

Sanguineti, Edoardo [a cura <strong>di</strong>] (1930-2010) - Ariosto, Ludovico (1474-1533). Orlando<br />

Furioso. Riduzione <strong>di</strong> Edoardo Sanguineti, regia <strong>di</strong> Luca Ronconi, a cura <strong>di</strong> Giuseppe<br />

Bartolucci. Roma, Bulzoni, 1970 («Teatro d’oggi», 4).<br />

190x105 mm. 152 pagine, 4 pagine non numerate. 16 tavole fotografiche in bianco e nero non<br />

numerate <strong>di</strong> Mario Mulas tra le pagine 24 e 25. Brossura e<strong>di</strong>toriale a due colori, al piatto anteriore<br />

autori e titolo in nero, titoli ripetuti al dorso in nero, al piatto posteriore e<strong>di</strong>tore e collana in nero.<br />

Cartolina e<strong>di</strong>toriale coeva all’interno. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo testo parziale <strong>del</strong>la riduzione teatrale <strong>di</strong> Sanguineti <strong>del</strong> celebre poema<br />

ariostesco, portato in scena con allestimento e per la regia <strong>di</strong> Luca Ronconi (1933). Nel volume<br />

sono inclusi inoltre un colloquio tra Sanguineti e Ronconi (pp. 13-23) e interventi critici <strong>di</strong> Corrado<br />

Augias (Il trionfo <strong>del</strong> meraviglioso, pp. 103-105), Giuseppe Bartolucci (Un esercizio <strong>di</strong> nuova


scrittura, pp. 107-16), Ettore Capriolo (E adesso piazza chiama teatro, pp. 117-21), Cesare<br />

M<strong>il</strong>anese (Il «segno» <strong>del</strong>l'Ippogrifo, pp. 123-32), Italo Moscati (Un nuovo congegno scenico, pp.<br />

133-37), Franco Quadri (Il pubblico chiamato al «gioco», pp. 139-43), Enzo Sic<strong>il</strong>iano (Un tuffo nel<br />

sogno, pp. 145-48) e Giuliano Zingone (La polifonia ed <strong>il</strong> linguaggio, pp. 149-52).<br />

Gambetti-Vezzosi, 810.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010) – Vinca Masini, Lara. Antonio Bueno. Testi <strong>di</strong> Lara V.<br />

Masini – Edoardo Sanguineti. Firenze, L’In<strong>di</strong>ano, 1970.<br />

240x218 mm. 110 pagine, due pagine non numerate. 44 <strong>il</strong>lustrazioni fuori testo <strong>di</strong> cui 31 in bianco e<br />

nero e 13 a colori. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino bianco con ban<strong>del</strong>le, <strong>il</strong>lustrata in bianco e nero<br />

con un dettaglio da un’opera <strong>di</strong> Bueno, al piatto anteriore titolo ed e<strong>di</strong>tore in arancio, autori in nero,<br />

al dorso titolo ripetuti negli stessi colori, sulla ban<strong>del</strong>la posteriore catalogo e<strong>di</strong>toriale in nero.<br />

Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume che raccoglie due interventi critici sul pittore <strong>di</strong> origine spagnola<br />

Antonio Bueno (1918), firmati rispettivamente dalla storica <strong>del</strong>l'arte Lara Vinca Masini (pp. 5-7) e<br />

dal poeta genovese Edoardo Sanguineti (pp. 9-11). Il rapporto <strong>di</strong> questi con Bueno, dettato da<br />

reciproca stima ed emicizia, risale già al 1953, quando lo scrittore ligure curò <strong>il</strong> catalogo <strong>di</strong> una<br />

mostra tenutasi in quell’anno alla galleria La Bussola <strong>di</strong> Torino. Il volume include, oltre ad un ricco<br />

apparato iconografico, una Nota bio/bibliografica sull'artista che fu tra i più vicini all'esperienza<br />

avanguar<strong>di</strong>stica <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>: partecipò ai convegni <strong>di</strong> Palermo e <strong>di</strong> Reggio Em<strong>il</strong>ia e fu tra i<br />

fondatori <strong>del</strong> fiorentino <strong>Gruppo</strong> 70, che ricordava appunto nella denominazione e nello spirito<br />

innovativo e sperimentale, <strong>il</strong> collettivo <strong>di</strong> poeti e scrittori <strong>di</strong> cui lo stesso Sanguineti fu membro.<br />

VL € 22-19<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Storie naturali. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1971 («I narratori <strong>di</strong><br />

Feltrinelli», 189).<br />

205x125 mm. 244 pagine, 4 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino verde, al piatto<br />

anteriore autore in blu, titolo in arancione ed e<strong>di</strong>tore in bianco, titoli ripetuti al dorso negli stessi<br />

colori, al piatto posteriore nota sul volume in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questi quattro testi teatrali progettati per <strong>il</strong> musicista e compositore Luciano Berio<br />

(1925-2003) e <strong>il</strong> regista teatrale Luca Ronconi (1933). Così lo stesso Sanguineti li aveva definiti:<br />

«Quattro serie <strong>di</strong> materiali per un allestimento teatrale, ognuna <strong>di</strong> una durata concepita per uno<br />

spettacolo completo <strong>di</strong> serata, assolutamente complementari l’una all’altra, da rappresentarsi quin<strong>di</strong><br />

simultaneamente». Il volume è stato ripubblicato nel 2005 con un’introduzione <strong>di</strong> Niva Lorenzini,<br />

storica e critica <strong>del</strong>la letteratura, docente all'Università <strong>di</strong> Bologna, e arricchito <strong>di</strong> una<br />

conversazione <strong>di</strong> Sanguineti con Clau<strong>di</strong>o Longhi (1966) (San Cesario <strong>di</strong> Lecce, Manni, 2005).<br />

Gambetti-Vezzosi, 810.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Wirrwarr. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1972 («Poesia», 20).


200x172 mm. 69 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale muta, con sovraccoperta in<br />

carta gialla con ban<strong>del</strong>le, autore ed e<strong>di</strong>tore in grigio, titolo in nero, sulle ban<strong>del</strong>le nota e<strong>di</strong>toriale e<br />

catalogo e<strong>di</strong>toriale in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, piuttosto ricercata, <strong>di</strong> questa raccolta che comprende 58 poesie, scritte dal<br />

novembre 1966 all’ottobre 1971: «Un T.A.T. e alcuni Reiseb<strong>il</strong>der producono un Wirrwarr, che in<br />

tedesco vale un guazzabuglio, un caos e, giova sottolineare, financo uno zibaldone» (dalla nota<br />

e<strong>di</strong>toriale). Le sette poesie che formano la raccolta T.A.T., che sta per Testo <strong>di</strong> Appercezione<br />

Tematica, furono stampate per la prima volta nel 1968 (Verona, Renzo Sommaruga), in tiratura<br />

limitata su carta a tino M<strong>il</strong>iani <strong>di</strong> Fabriano, in sole 79 copie - più altre 26 impresse ad personam -<br />

tutte firmate dal poeta ligure. Il secondo gruppo <strong>di</strong> versi è titolato Reiseb<strong>il</strong>der, cioè immagini <strong>di</strong><br />

viaggio, proprio perchè già nell'intenzione <strong>del</strong>l'autore essi «si configurano come una specie <strong>di</strong> <strong>di</strong>ario<br />

<strong>di</strong> viaggio e, al contempo, in quanto registrano una serie <strong>di</strong> reazioni, come un protocollo, secondo<br />

l'accezione psicologica o psichiatrica <strong>del</strong> termine».<br />

Gambetti-Vezzosi, 810.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Catamerone 1951-1971. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1974 («Poesia»,<br />

24).<br />

170x200 mm. 156 pagine, 4 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale muta con sovraccoperta in<br />

carta gialla con ban<strong>del</strong>le, autore ed e<strong>di</strong>tore in rosso, titolo in verde, sulle ban<strong>del</strong>le nota biografica e<br />

catalogo e<strong>di</strong>toriale in rosso, al piatto posteriore nota e<strong>di</strong>toriale sempre in rosso. Discreto stato <strong>di</strong><br />

conservazione, <strong>di</strong>stacco <strong>di</strong> alcuni fascicoli, alcune gore d’umi<strong>di</strong>tà. Nota <strong>di</strong> possesso ad inchiostro<br />

blu: «Luzzi Torino, 24-5-74».<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa antologia che include due precedenti raccolte poetiche <strong>di</strong> Sanguineti,<br />

apparse rispettivamente nel 1964 (Triperuno. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli) e nel 1972 (Wirrwarr. M<strong>il</strong>ano,<br />

Feltrinelli). Come si evince dall'arco cronologico in<strong>di</strong>cato nel titolo, <strong>il</strong> volume offre un saggio<br />

<strong>del</strong>l'opera e <strong>del</strong>la poetica sanguinetiana lungo un ventennio fondamentale per la ricerca letteraria<br />

d'avanguar<strong>di</strong>a in Italia, per questa ragione la nota in quarta <strong>di</strong> copertina recita «Catamerone 1951-<br />

1971: vent'anni <strong>di</strong> poesia sperimentale. Tutte le opere poetiche, da Triperuno a Wirrwarr, <strong>di</strong> uno dei<br />

maggiori protagonisti <strong>del</strong>l'avanguar<strong>di</strong>a europea».<br />

Gambetti-Vezzosi, 810.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Giornalino 1973-1975. Torino, Einau<strong>di</strong>, 1976 («Saggi», 559).<br />

215x157 mm. IX pagine, una pagina non numerata, 237 pagine, 13 pagine non numerate. Brossura<br />

e<strong>di</strong>toriale in cartoncino riquadrato con titoli in nero al piatto anteriore e al dorso, sovraccoperta con<br />

<strong>il</strong>lustrazione a colori al piatto, autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero, nota e<strong>di</strong>toriale e prof<strong>il</strong>o biografico in<br />

nero sulle ban<strong>del</strong>le. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. A p. I firma <strong>di</strong> possesso e anno (1991) a lapis.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume che raccoglie 86 articoli apparsi su giornali e riviste perio<strong>di</strong>che<br />

dal 1973 al 1975, in particolare su «Paese Sera», dove la rubrica curata dall'autore genovese era<br />

appunto intitolata Giornalino. Gli e<strong>di</strong>toriali qui riuniti provengono anche dalle pagine <strong>del</strong> «Giorno»<br />

<strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano o <strong>del</strong> settimanale «L'Espresso», e formano «una sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>ario in pubblico che può valere<br />

anche come testimonianza oggettiva intorno a temi culturali e politici, <strong>di</strong> varia umanità e moralità,<br />

agitati negli ultimi anni».


Gambetti-Vezzosi, 810.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Postkarten. Poesie 1972-1977. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1978<br />

(«Poesia», 29).<br />

200x170 mm. 78 pagine, 2 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale bianca muta con sovraccoperta<br />

in carta gialla con ban<strong>del</strong>le, autore ed e<strong>di</strong>tore in verde, titolo in marrone, titoli ripetuti al dorso negli<br />

stessi colori, sulle ban<strong>del</strong>le nota biografica e catalogo e<strong>di</strong>toriale in verde, al piatto posteriore nota<br />

e<strong>di</strong>toriale sempre in verde. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. Al frontespizio timbro <strong>di</strong> appartenenza ad<br />

inchiostro blu: «Università <strong>di</strong> Torino - Facoltà <strong>di</strong> Lettere - Istituto <strong>di</strong> Italianistica» e numero <strong>di</strong><br />

inventario vergato ad inchiostro nero «12667».<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta che comprende 67 poesie scritte dal febbraio 1972 al settembre<br />

1977: nel giugno <strong>del</strong>lo stesso anno fu stampata una seconda e<strong>di</strong>zione. La raccolta, che riprende in<br />

parte le linee portanti dei componimenti in versi inclusi in Wirrwarr (1972), ha conosciuto anche<br />

una traduzione in francese (Paris, Age d’Homme, 1990). All’interno <strong>del</strong> volume si conserva ritaglio<br />

dal quoti<strong>di</strong>ano torinese «La Stampa» <strong>del</strong> 22 maggio 1977, nel quale, con <strong>il</strong> titolo Postkarten<br />

dall’Urss, sono stampate le poesie 51-59. Il volume rappresenta una tappa importante nel percorso<br />

letterario <strong>di</strong> Sanguineti, in cui spiccano elementi come «lo splen<strong>di</strong>do smalto retorico degno<br />

<strong>del</strong>l'autore», insieme ad una «tematica <strong>di</strong> aspirazione al s<strong>il</strong>enzio» e «una ripresa abbastanza<br />

marcatamente lirica <strong>del</strong>la parola poetica».<br />

Gambetti-Vezzosi, 810.<br />

Sanguineti, Edoardo [a cura <strong>di</strong>] (1930-2010) – Esch<strong>il</strong>o (525-456 a. C.). Le Coefore. Traduzione<br />

<strong>di</strong> Edoardo Sanguineti. M<strong>il</strong>ano, Il Saggiatore, 1978 («Biblioteca <strong>del</strong>le S<strong>il</strong>erchie», CIV).<br />

184x120 mm. IX pagine, una pagina non numerata, 58 pagine, 2 pagine non numerate. Brossura<br />

e<strong>di</strong>toriale in cartoncino <strong>il</strong>lustrata ai piatti a due colori, al piatto anteriore autore, titolo, traduttore ed<br />

e<strong>di</strong>tore in nero, titoli ripetuti al dorso in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa traduzione <strong>di</strong> Sanguineti <strong>del</strong>la nota trage<strong>di</strong>a greca risalente al 458 a. C. ed<br />

elemento centrale <strong>del</strong>la tr<strong>il</strong>ogia <strong>del</strong>l'Orestea (Agamennone, Le Coefore, Le Eumeni<strong>di</strong>): con queste<br />

opere teatrali Esch<strong>il</strong>o vinse quell'anno le Gran<strong>di</strong> Dionisie, nel corso <strong>del</strong>le celebrazioni liturgiche in<br />

onore <strong>di</strong> Dioniso che si svolgevano ad Atene nel periodo marzo-apr<strong>il</strong>e. La traduzione <strong>del</strong> testo <strong>del</strong><br />

drammaturgo <strong>di</strong> Eleusi venne realizzata dallo scrittore e poeta genovese in occasione <strong>del</strong> XXV ciclo<br />

<strong>di</strong> spettacoli classici <strong>del</strong>l’Istituto Nazionale <strong>del</strong> Dramma Antico <strong>di</strong> Siracusa (1-25 giugno 1978). Il<br />

volume, che reca la de<strong>di</strong>ca a stampa al pittore, f<strong>il</strong>osofo e storico <strong>del</strong>l'arte torinese Albino Galvano<br />

(1907-1990), professore <strong>di</strong> storia e f<strong>il</strong>osofia <strong>del</strong> giovane Sanguineti negli anni liceali, è arricchito da<br />

una Nota introduttiva firmata f.b.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Giornalino secondo 1976-1977. Torino, Einau<strong>di</strong>, 1979<br />

(«Saggi», 612).<br />

215x153 mm. XI pagine, una pagina bianca, 366 pagine, 14 pagine non numerate. Brossura<br />

e<strong>di</strong>toriale in cartoncino riquadrata con titoli in nero al piatto anteriore e al dorso, sovraccoperta con<br />

ban<strong>del</strong>le <strong>il</strong>lustrata a colori con un’opera <strong>di</strong> Federico Sanguineti, autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero,<br />

sulle ban<strong>del</strong>le nota e<strong>di</strong>toriale in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione, salvo un lieve strappo alla<br />

sovraccoperta. Firma <strong>di</strong> possesso e anno (1991) a lapis a p. I.


Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume che raccoglie articoli apparsi su giornali e riviste dal 1976 al 1977,<br />

in particolare su «L’Unità», testata per la quale Sanguineti curò a lungo la rubrica teatrale. Gli<br />

e<strong>di</strong>toriali comparvero su «Paese sera», «Il giorno», «la Repubblica», «L'Approdo» e «Civ<strong>il</strong>tà <strong>del</strong>le<br />

macchine» e per la vastità dei temi trattati costituiscono non solo un <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> lavoro, ma uno<br />

spaccato <strong>del</strong>la storia politica e culturale italiana e mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> quel periodo: vi sono infatti registrati<br />

e commentati avvenimenti come la morte <strong>di</strong> Mao (9 settembre 1976), l'allestimento teatrale <strong>di</strong> Rosa<br />

Luxemburg <strong>di</strong> Faggi e Squarzina, la satira su Enrico Berlinguer negli anni <strong>del</strong>la sua attività<br />

istituzionale.<br />

Gambetti-Vezzosi, 811.<br />

Getto, Giovanni (1913-2002) - Sanguineti, Edoardo (1930-2010) [a cura <strong>di</strong>]. Il sonetto.<br />

Cinquecento sonetti dal Duecento al Novecento. M<strong>il</strong>ano, Mursia, 1980 («Antologie», 2).<br />

210x133 mm. XXXIX pagine, una pagina non numerata, 643 pagine, 5 pagine non numerate.<br />

Legatura in cartone verde, con titoli in oro al piatto anteriore e al dorso, sovraccoperta in carta<br />

plastificata con ban<strong>del</strong>le, autori, titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero e in verde, sui risvolti nota sul volume e<br />

pubblicità e<strong>di</strong>toriali in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Seconda e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa antologia, pubblicata per la prima volta nel 1957 in una tiratura limitata<br />

<strong>di</strong> 1900 copie numerate. La lunga ed esaustiva Introduzione è firmata da Giovanni Getto, docente<br />

all'Università <strong>di</strong> Torino e relatore <strong>del</strong>la tesi <strong>di</strong> laurea <strong>di</strong> Sanguineti nel 1956. Con questo <strong>il</strong>lustre<br />

stu<strong>di</strong>oso <strong>del</strong>la letteratura italiana, <strong>il</strong> poeta genovese collaborò in veste <strong>di</strong> assistente alla cattedra<br />

proprio allo scadere degli anni '50, negli stessi anni in cui entrava in contatto con Luciano Anceschi<br />

(1911-1995) e la rivista «Il Verri». Gli autori antologizzati vanno da Giacomo da Lentini (1210-<br />

1260 circa) a Umberto Saba (1883-1957<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Stracciafoglio. Poesie 1977-1979. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1980<br />

(«Poesia», 33).<br />

200x171 mm. 127 pagine, una pagina non numerata. Brossura e<strong>di</strong>toriale muta, sovraccoperta in<br />

carta gialla con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore autore ed e<strong>di</strong>tore in blu, titolo in verde, titoli ripetuti al<br />

dorso,sulle ban<strong>del</strong>le nota biografica <strong>del</strong>l’autore e catalogo e<strong>di</strong>toriale in verde, al piatto posteriore<br />

nota e<strong>di</strong>toriale firmata da Antonio Porta sempre in verde. Buono stato <strong>di</strong> conservazione. Alla prima<br />

pagina timbro in inchiostro blu «campione gratuito fuori commercio».<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa antologia che comprende poesie scritte sul finire degli anni Settanta, come<br />

in<strong>di</strong>cato nel sottotitolo, anche se in realtà la seconda sezione <strong>del</strong> volume, Fuori catalogo, include<br />

anche componimenti in versi d’occasione, composti dal 1957 al 1979: questi soprattutto<br />

costituiscono un continuo riferimento alla realtà politica, sociale e letteraria <strong>del</strong> Paese, evidenti in<br />

titoli come La Dolce Vita (1960), Primo Maggio (1972), Vota comunista (1979) e Le ceneri <strong>di</strong><br />

Pasolini (1979). Come suggerisce Porta nella nota in quarta <strong>di</strong> copertina: «Il titolo medesimo,<br />

Stracciafoglio, sembra voler in<strong>di</strong>care la volontà <strong>di</strong> “bucare” la pagina, <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>izzarla e gettarla,<br />

stracciata, appunto, <strong>di</strong>strutta da una più profonda necessità vitale».<br />

Gambetti-Vezzosi, 811.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Scartabello. Immagini <strong>di</strong> Valeriano Trubbiani. Macerata,


Cristoforo Valeriano Libraio, 1980 («Avviso ai naviganti», 1).<br />

240x181 mm. 64 pagine non numerate. 9 <strong>il</strong>lustrazioni fuori testo <strong>di</strong> Valeriano Trubbiani. Brossura<br />

muta in cartoncino bianco, sovraccoperta in cartoncino a due colori con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore<br />

riproduzione <strong>di</strong> un’incisione <strong>di</strong> Trebbiani, autore e titolo in verde, titoli ripetuti al dorso in verde e<br />

bianco Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione, privo <strong>del</strong>l'incisione originale <strong>di</strong> Trubbiani. All’interno <strong>del</strong><br />

volume foglio datt<strong>il</strong>oscritto sul quale sono trascritti due testi dalla raccolta. Copia 21/100.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione fuori commercio, non comune e abbastanza ricercata, <strong>di</strong> questo volume che<br />

comprende 47 poesie scritte nel 1980. La raccolta fu stampata in tiratura limitata <strong>di</strong> 100 copie,<br />

impresse con caratteri English Times su carta Arcoprint color avorio. L’esemplare è privo<br />

<strong>del</strong>l’incisione <strong>del</strong>lo scultore maceratese Valeriano Trubbiani (1937) che originariamente era inserita<br />

nella tasca al contropiatto posteriore: tra le collaborazioni <strong>di</strong> Trubbiani anche quella con <strong>il</strong> cineasta<br />

Federico Fellini (1920-1993), per cui realizzò le scenografie <strong>di</strong> E la nave va (1983).<br />

Gambetti-Vezzosi, 811.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Segnalibro. Poesie 1951-1981. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1982<br />

(«Poesia», 37).<br />

200x171 mm. 438 pagine, 2 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale muta in cartoncino,<br />

sovraccoperta in carta gialla con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore e al dorso autore ed e<strong>di</strong>tore in rosso,<br />

titolo in marrone, sulle ban<strong>del</strong>le nota biografica <strong>del</strong>l’autore e catalogo e<strong>di</strong>toriale in marrone, al<br />

piatto posteriore nota e<strong>di</strong>toriale, sempre in marrone, firmata A.P. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa antologia <strong>di</strong> raccolte <strong>di</strong> poesie variamente pubblicate nel corso degli anni<br />

Settanta e primi Ottanta, ossia Catamerone (1951-1971), Postkarten (1972-1977), Stracciafoglio<br />

(1977-1979), Scartabello (1980), Cataletto (1981), Fuori catalogo (1957-1981); l’ultima sezione<br />

comprende vari componimenti ine<strong>di</strong>ti. Nelle iniziali A.P. <strong>del</strong>la nota posteriore è riconoscib<strong>il</strong>e <strong>il</strong><br />

poeta Antonio Porta (1935-1989), anche lui come Sanguineti membro <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, che con<br />

queste parole presenta <strong>il</strong> volume: «Segnalibro è un oggetto sott<strong>il</strong>e che serve a tenere <strong>il</strong> segno. Un<br />

libro che raccoglie trent'anni <strong>di</strong> lavoro poetico è un segnatempo, un punto <strong>di</strong> riferimento<br />

in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e per rispondere a molte domande ormai in<strong>di</strong>fferib<strong>il</strong>i sugli anni appena passati».<br />

Gambetti-Vezzosi, 811.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Quintine. Opere <strong>di</strong> Salvatore Pala<strong>di</strong>no. Roma, Rossi & Spera<br />

E<strong>di</strong>tori, 1985 («Multiversità»).<br />

223x155 mm. 36 pagine non numerate. 12 riproduzioni fuori testo <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> Salvatore Pala<strong>di</strong>no, <strong>di</strong><br />

cui 6 a colori e 6 in bianco e nero. Legatura artistica su cartone bianco con copertina a cura grafica e<br />

ideazione <strong>di</strong> Giacomo Porzano, al piatto anteriore autore ed e<strong>di</strong>tore in nero, titolo in verde, al piatto<br />

posteriore serigrafia originale <strong>di</strong> Salvatore Pala<strong>di</strong>no. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e unica e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo libro d’arte che contiene 12 poesie <strong>di</strong> Sanguineti. Il volume non è<br />

segnalato nel fondamentale repertorio <strong>del</strong>le prime e<strong>di</strong>zioni italiane <strong>del</strong> Novecento <strong>di</strong> Gambetti e<br />

Vezzosi: si tratta in effetti <strong>di</strong> un raro fuori catalogo, noto a pochissimi bibliof<strong>il</strong>i, come segnala A.<br />

Pietropaoli in Unità e trinità <strong>di</strong> Edoardo Sanguineti (Napoli, E<strong>di</strong>zioni Scientifiche Italiane, 1991,<br />

pp. 8 e 113). Pala<strong>di</strong>no, artista nato a Castellamare <strong>di</strong> Stabia nel 1935, è stato tra i protagonisti <strong>del</strong><br />

<strong>Gruppo</strong> 58, punta <strong>di</strong> <strong>di</strong>amante <strong>del</strong>l'avanguar<strong>di</strong>a napoletana; dopo questa esperienza <strong>di</strong>


collaborazione con <strong>il</strong> poeta ligure Sanguineti, i due torneranno a lavorare insieme nel 2001 per <strong>il</strong><br />

volume Memorybox, libro-oggetto con tavole, serigrafie originali e una scultura <strong>di</strong> Pala<strong>di</strong>no<br />

accompagnate dai versi <strong>del</strong>l'autore genovese.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Faust. Un travestimento. Prefazione <strong>di</strong> Pieter de Meijer.<br />

Genova, Costa & Nolan, 1985 («L’Opera Drammatica», 12).<br />

215x129 mm. 68 pagine, 4 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino celeste, al piatto<br />

anteriore particolare a colori <strong>del</strong>l’Apocalisse <strong>di</strong> Enrico Baj, autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero, titoli<br />

ripetuti al dorso, sulle ban<strong>del</strong>le nota e<strong>di</strong>toriale, breve prof<strong>il</strong>o biografico e fotografia <strong>del</strong>l’autore in<br />

bianco e nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo testo teatrale composto tra la primavera e l’estate <strong>del</strong> 1985 per la<br />

compagnia “Alfred Jarry” <strong>di</strong> Marialuisa e Mario Santella, nel quale Sanguineti si misura con una<br />

<strong>del</strong>le opere capitali <strong>del</strong>la letteratura occidentale, intraprendendo <strong>di</strong> fatto una via autonoma, con <strong>il</strong><br />

<strong>del</strong>iberato “tra<strong>di</strong>mento” <strong>del</strong> testo <strong>di</strong> riferimento scritto da Goethe. Nella nota sul risguardo anteriore,<br />

<strong>il</strong> lavoro esegetico <strong>di</strong> Sanguineti è definito come uno scavo che porta a soluzioni interpretative non<br />

definitive e cristallizzab<strong>il</strong>i, ma estremamente suscettib<strong>il</strong>i <strong>di</strong> variazioni, ed <strong>il</strong> suo linguaggio è detto<br />

<strong>di</strong> «smagliante invenzione», riconducendo così questo testo pienamente all'interno <strong>del</strong>la poetica<br />

sanguinetiana <strong>di</strong> sperimentazione e ricerca lessicale che <strong>di</strong>stingue <strong>il</strong> suo percorso fin dagli esor<strong>di</strong> e<br />

dall'esperienza <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>. Più recentemente <strong>il</strong> volume è stato riproposto nella collana «Piccola<br />

Biblioteca Letteraria» <strong>del</strong>la Carocci (2003).<br />

Gambetti-Vezzosi, 811.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Scrib<strong>il</strong>li. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1985 («Saggi»).<br />

221x142 mm. 319 pagine, 1 pagina non numerata. Brossura e<strong>di</strong>toriale a tre colori, al piatto anteriore<br />

elaborazione <strong>di</strong> un ritratto fotografico <strong>del</strong>l’autore eseguita da Mauro Raffini, autore in giallo, titolo<br />

ed e<strong>di</strong>tore in arancione, titoli ripetuti al dorso negli stessi colori, al piatto posteriore nota e<strong>di</strong>toriale<br />

in giallo. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume che accorpa 135 scritti apparsi su giornali e riviste tra <strong>il</strong> 1978 e <strong>il</strong><br />

1979. Sanguineti fu un assiduo collaboratore <strong>di</strong> testate come «Paese Sera», «Il Giorno» e «l'Unità»,<br />

ma anche pubblicazioni perio<strong>di</strong>che come «Rinascita» e «L'Espresso», e molti suoi contributi sono<br />

qui raccolti e definiti in quarta <strong>di</strong> copertina come «variopinti epigrammi morali», contrad<strong>di</strong>stinti da<br />

una prosa veloce e labirintica, ma nello stesso tempo fortemente comunicativa, e da un originale<br />

incontro tra l'ingenuità e l'ironia, «due con<strong>di</strong>zioni ormai rare per sé, ma rarissime poi a trovarsi<br />

congiunte».<br />

Gambetti-Vezzosi, 811-12.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Novissimum testamentum. Introduzione <strong>di</strong> F<strong>il</strong>ippo Bettini.<br />

Galatina, Manni, 1986 («La scrittura e la storia», 3).<br />

216x150 mm. 61 pagine, 3 pagine non numerate. Riproduzione in bianco e nero <strong>del</strong>l’opera <strong>di</strong> Mario<br />

Persico Quo va<strong>di</strong>s tascab<strong>il</strong>e (1985). Brossura e<strong>di</strong>toriale riquadrata in cartoncino con ban<strong>del</strong>le, al<br />

piatto anteriore autore, titolo, e<strong>di</strong>tore, collana e fregio in marrone, titoli ripetuti al dorso in marrone,<br />

sui risvolti nota e<strong>di</strong>toriale e prof<strong>il</strong>o biografico <strong>del</strong>l’autore in marrone. Ottimo stato <strong>di</strong>


conservazione, a fogli chiusi. Copia 241/999.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta, impressa in tiratura limitata, che comprende una serie <strong>di</strong><br />

componimenti poetici occasionali scritti tra <strong>il</strong> 1982 e <strong>il</strong> 1984. Nella nota sulla ban<strong>del</strong>la anteriore<br />

l'opera è descritta come «una nuova e importante fase evolutiva <strong>del</strong>la ricerca poetica, che muove ad<br />

una riappropriazione critica <strong>del</strong> reale attraverso l’adeguamento <strong>del</strong>la scrittura alle occasioni<br />

empiriche <strong>del</strong>la vita e alla <strong>di</strong>namica processuale <strong>del</strong>le cose e degli eventi quoti<strong>di</strong>ani». Il volume è<br />

arricchito <strong>di</strong> una riproduzione <strong>di</strong> un’opera <strong>di</strong> Mario Persico, artista patafisico napoletano, che<br />

collaborerà a più riprese con Sanguineti: nel 2004 ha <strong>il</strong>lustrato <strong>il</strong> volume Omaggio a Shakespeare.<br />

Nove sonetti, con traduzioni <strong>del</strong> poeta genovese.<br />

Gambetti-Vezzosi, 812.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Bisbi<strong>di</strong>s. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1987 («Impronte»).<br />

195x125 mm. 101 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale <strong>il</strong>lustrata a colori, al piatto<br />

anteriore riproduzione <strong>di</strong> un particolare <strong>del</strong>le Storie <strong>del</strong>la vita <strong>di</strong> San Martino <strong>di</strong> Simone Martini,<br />

autore e titolo in giallo, collana ed e<strong>di</strong>tore in nero, titoli ripetuti in nero al dorso, a piatto posteriore<br />

nota e<strong>di</strong>toriale in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume che abbraccia quattro raccolte già e<strong>di</strong>te, ma ampliate <strong>di</strong> altri testi:<br />

ossia Co<strong>di</strong>c<strong>il</strong>lo (1982-1984), Rebus (1984-1987), L’ultima passeggiata (1982) e Alfabeto<br />

apocalittico (1982). «Complice da sempre <strong>del</strong>la ricerca musicale, come <strong>di</strong> quella scenica e pittorica,<br />

Sanguinetti [sic] propone, ancora una volta, in queste sue partiture per voce recitante, <strong>di</strong>rezioni<br />

inesplorate <strong>di</strong> organizzazione <strong>del</strong> linguaggio e <strong>di</strong> interpretazione <strong>del</strong>l’esperienza»: così si legge nella<br />

nota e<strong>di</strong>toriale in quarta <strong>di</strong> copertina, dove si spiega anche l'origine e <strong>il</strong> riferimento storico-letterario<br />

<strong>del</strong> curioso titolo «In una “frottola” <strong>di</strong> Immanuel Romano, poeta <strong>del</strong> nostro primo Trecento, “bisbis<br />

bisbi<strong>di</strong>s” è voce onomatopeica, che designa un vivace bisbigliare <strong>di</strong> genti».<br />

Gambetti-Vezzosi, 812.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Ghirigori. Genova, Marietti, 1988 («Saggistica).<br />

213x154 mm. 193 pagine, 5 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale riquadrata a due colori con<br />

ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore particolare a colori <strong>di</strong> una pittura simbolica Navajo, autore, titolo, fregio<br />

ed e<strong>di</strong>tore in nero, titoli ripetuti al dorso in nero, sui risvolti citazione dal testo e nota biografica<br />

sull'autore in nero. Cartolina e<strong>di</strong>toriale coeva all’interno. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> 94 articoli, tutti apparsi su quoti<strong>di</strong>ani e riviste tra <strong>il</strong> 1979 e <strong>il</strong><br />

1980. Tra i giornali e le pubblicazioni perio<strong>di</strong>che per cui Sanguineti scrisse i suoi e<strong>di</strong>toriali si<br />

annoverano «Paese Sera», «L'Europeo», «L'Unità» e «Il Secolo XIX», spaziando soprattutto nel<br />

campo <strong>del</strong>la cultura (poesia, letteratura e teatro), ma in continuo <strong>di</strong>alogo con la realtà politica,<br />

sociale e <strong>di</strong> costume <strong>del</strong> tempo. La de<strong>di</strong>ca a stampa <strong>del</strong> volume è a S<strong>il</strong>vano Mastragostino, luminare<br />

<strong>del</strong>la me<strong>di</strong>cina ortope<strong>di</strong>ca e primario emerito all'Ospedale Gaslini <strong>di</strong> Genova, noto anche per le sue<br />

doti umane e la sensib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong>mostrata con l'impegno in progetti sanitari a favore <strong>del</strong> bambini <strong>di</strong>sab<strong>il</strong>i<br />

<strong>di</strong> alcune missioni in Kenya.<br />

Gambetti-Vezzosi, 812.


Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Comme<strong>di</strong>a <strong>del</strong>l’Inferno. Un travestimento dantesco.<br />

Introduzione <strong>di</strong> Federico Tiezzi. Genova, Costa & Nolan, 1989 («L’Opera Drammatica», 26).<br />

215x129 mm. 88 pagine, 8 pagine non numerate. 5 fotografie <strong>di</strong> scena in bianco e nero eseguite da<br />

Marcello Norberth. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino celeste, <strong>il</strong>lustrata in copertina da alcuni<br />

particolari a colori <strong>del</strong>l’affresco Morte e Risurrezione <strong>di</strong> Gesù <strong>di</strong> Andrea da Bonaiuto, titolo, autore<br />

ed e<strong>di</strong>tore in nero, titoli ripetuti al dorso in nero, sui risvolti nota e<strong>di</strong>toriale, breve prof<strong>il</strong>o biografico<br />

e fotografia <strong>del</strong>l’autore in bianco e nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo testo teatrale sanguinetiano, andato per la prima volta in scena al Teatro<br />

Fabbricone <strong>di</strong> Prato <strong>il</strong> 27 giugno 1989. L’Inferno <strong>di</strong> Dante Alighieri (1265-1321), autore tra più<br />

amati da Sanguineti, costituisce <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> partenza per una sfida che consiste nel trasformare <strong>il</strong><br />

testo letterario in voce e gesto. Il volume è arricchito <strong>del</strong>l'Introduzione (teatrale) a comme<strong>di</strong>a<br />

(cinematografica) firmata da Federico Tiezzi (1951), regista <strong>del</strong>lo spettacolo. Recentemente<br />

l’e<strong>di</strong>tore Carocci ha riproposto Comme<strong>di</strong>a <strong>del</strong>l’Inferno nella collana <strong>del</strong>la «Piccola Biblioteca<br />

Letteraria» (2005).<br />

Gambetti-Vezzosi, 812.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Dante reazionario. Roma, E<strong>di</strong>tori Riuniti, 1992 («Gli Stu<strong>di</strong> -<br />

Letteratura»).<br />

213x149 mm. X pagine, 289 pagine, 5 pagine non numerate. Brussura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino a due<br />

colori con ban<strong>del</strong>le, al piatto anteriore ritratto a colori <strong>di</strong> Dante Alighieri entro riquadro, autore,<br />

titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero, titoli ripetuti al dorso in bianco, nota e<strong>di</strong>toriale e breve prof<strong>il</strong>o biografico<br />

<strong>del</strong>l'autore impressi in bianco sulle ban<strong>del</strong>le. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume che comprende 16 scritti danteschi, tre dei quali ine<strong>di</strong>ti:<br />

Purgatorio IV-VI (1985), Purgatorio XV (1985) e Gli angeli <strong>del</strong>la «Comme<strong>di</strong>a» (1989). Nel corso<br />

<strong>del</strong>la sua lunga carriera Sanguineti si è a lungo e con costante continuità occupato <strong>del</strong>la poesia<br />

dantesca, a partire da Interpretazione <strong>di</strong> Malebolge (Firenze, Olschki, 1961) – versione in volume<br />

<strong>del</strong>la sua tesi <strong>di</strong> laurea <strong>di</strong>scussa nel 1956 - per proseguire con Il realismo <strong>di</strong> Dante (Firenze,<br />

Sansoni, 1966 e 1980). Nell'Avvertenza si trovano tutti i riferimenti bibliografici alle precedenti<br />

e<strong>di</strong>zioni dei saggi critici raccolti nel volume.<br />

Gambetti-Vezzosi, 812<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Senzatitolo. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1992 («Impronte»).<br />

194x125 mm. 174 pagine, 2 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino a due colori, al<br />

piatto anteriore autore, titolo, collana, e<strong>di</strong>tore e fregio in bianco su fondo rosso, titoli ripetuti al<br />

dorso in nero, al piatto posteriore nota sul volume e breve biografia <strong>del</strong>l'autore in nero. Ottimo stato<br />

<strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa antologia che comprende le raccolte poetiche Glosse (1986-1991),<br />

Novissimum testamentum (1982), Ecfrasi (1982-1990), Mauritshuis (1986), Ballate (1982-1989),<br />

Fanerografie (1982-1991), e le stanze Omaggio a Catullo (1986). In quarta <strong>di</strong> copertina <strong>il</strong> percorso<br />

poetico <strong>di</strong> Sanguineti negli anni Ottanta viene efficacemente presentato in sintesi con queste parole:<br />

«Tutte le poesie <strong>del</strong>l'ultimo decennio <strong>del</strong> poeta italiano più coerente nella ricerca e nella<br />

sperimentazione <strong>di</strong> nuove forme e nuovi suoni».


Gambetti-Vezzosi, 812.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Gazzettini. Roma, E<strong>di</strong>tori Riuniti, 1993 («I Libelli»).<br />

209x150 mm. XI pagine, una pagina non numerata, 323 pagine,una pagina non numerata. Brossura<br />

e<strong>di</strong>toriale in cartoncino <strong>il</strong>lustrata a colori in copertina da una fotografia <strong>del</strong>l’autore – eseguita da<br />

Piero Terio – in una scena <strong>del</strong> f<strong>il</strong>m Niente stasera <strong>di</strong> Ennio De Dominicis (1993), al piatto anteriore<br />

autore in nero, titolo in rosso, e<strong>di</strong>tore in bianco, titoli ripetuti al dorso in bianco, al piatto posteriore<br />

citazione dal volume in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume, comprensivo <strong>di</strong> 146 articoli apparsi su quoti<strong>di</strong>ani e riviste tra <strong>il</strong><br />

1981 e <strong>il</strong> 1982: l’idea <strong>di</strong> raggruppare scritti giornalistici variamente datab<strong>il</strong>i e <strong>di</strong>stribuiti su <strong>di</strong>fferenti<br />

testate e pubblicazioni perio<strong>di</strong>che appartiene ad una prassi tipicamente sanguinetiana, a partire da<br />

Giornalino 1973-1975 (Torino, Einau<strong>di</strong>, 1976), cui seguirono Giornalino secondo 1976-1977<br />

(Torino, Einau<strong>di</strong>, 1979), Scrib<strong>il</strong>li (M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1985) e La missione <strong>del</strong> critico (Genova,<br />

Marietti, 1987). Temi ed argomenti affrontati negli elveziri <strong>di</strong> Sanguineti riguardano principalmente<br />

l'universo culturale e storico-letterario, ma con un occhio <strong>di</strong> riguardo ed una spiccata sensib<strong>il</strong>ità per<br />

la realtà politica e sociale. La foto che <strong>il</strong>lustra la copertina ricorda un'altra importante attività <strong>del</strong><br />

poeta genovese, parallela a quella <strong>di</strong> critico e giornalista, legata al mondo <strong>del</strong> cinema: nel 1972<br />

aveva scritto alcune sceneggiature per Ansano Giannarelli, nel 2001 collaborò con l'artista Ugo<br />

Nespolo (1941) che lo f<strong>il</strong>mò mentre leggeva le sue poesie.<br />

Gambetti-Vezzosi, 812-13.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Per musica. A cura <strong>di</strong> Luigi Pestalozza. M<strong>il</strong>ano-Modena,<br />

Ricor<strong>di</strong>-Mucchi, 1993 («Le Sfere», 20).<br />

210x139 mm. 242 pagine, 2 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino <strong>il</strong>lustrata in<br />

bianco e nero, al piatto anteriore titolo, autore, collana ed e<strong>di</strong>tore in bianco, titoli ripetuti al dorso in<br />

bianco e nero, al piatto posteriore nota e<strong>di</strong>toriale in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume che «raccoglie i testi drammatici e poetici che Sanguineti ha<br />

scritto per la musica <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi musicisti, dai primi anni Sessanta, dall’esor<strong>di</strong>o come “librettista” con<br />

Passaggio per Luciano Berio, a oggi» (dalla nota e<strong>di</strong>toriale in quarta <strong>di</strong> copertina). Il volume, che<br />

ospita 10 testi, contiene anche due conversazioni <strong>di</strong> Sanguineti, rispettivamente con Luigi<br />

Pestalozza (pp. 9- 24) e con Franco Vazzoler (pp. 187-211). Nell’Appen<strong>di</strong>ce (pp. 213-42) si leggono<br />

i commenti <strong>di</strong> alcuni musicisti che hanno composto musiche per testi <strong>di</strong> Sanguineti, originariamente<br />

non pensati per una tale destinazione: oltre al compositore Luciano Berio (1925-2003), vero<br />

pioniere <strong>del</strong>le sonorità elettroniche in Italia, anche Mauro Bortolotti (1926-2007), Lucio Gregoretti<br />

(1961) e Luca Lombar<strong>di</strong> (1945).<br />

Gambetti-Vezzosi, 812-13.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010) - Burgos, Jean. Per una critica <strong>del</strong>l’avanguar<strong>di</strong>a poetica in<br />

Italia e in Francia. Con due testimonianze <strong>di</strong> Pierre Dhainaut e Jacqueline Risset. Lezione<br />

Sapegno 1995. Torino, Bollati Boringhieri, 1995 («Pubblicazioni <strong>del</strong> Centro Stu<strong>di</strong> storico - letterari<br />

“Natalino Sapegno”»).


177x111 mm. 80 pagine, 8 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino riquadrata a due<br />

colori, autori, titolo, e<strong>di</strong>tore e fregio in bianco, titoli ripetuti al dorso in bianco. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume che contiene, accanto allo scritto <strong>di</strong> Sanguineti Per una critica<br />

<strong>del</strong>l’avanguar<strong>di</strong>a poetica in Italia (pp. 7-28), <strong>il</strong> contributo <strong>di</strong> Jean Burgos Avanguar<strong>di</strong>e e ‘arrière-<br />

pensées’. Riflessioni sulla poesia francese <strong>del</strong> nostro secolo (pp. 29-62) e le Testimonianze <strong>di</strong> Pierre<br />

Dhainaut (Voce per l’ascolto, pp. 65-74) e Jacqueline Risset (‘Hai un bel sognare, hai gli occhi<br />

aperti’, pp. 75-80). Gli interventi degli autori francesi, tutti scrittori, critici ed esperti conoscitori <strong>del</strong><br />

panorama letterario d'oltralpe, sono presentati nella traduzione italiana <strong>di</strong> Pierangela A<strong>di</strong>nolfi.<br />

Gambetti-Vezzosi, 813.<br />

Baj, Enrico (1924-2003) - Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Malebolge 1994/1995 o <strong>del</strong><br />

malgoverno da Berluskaiser a Berluscaos. Castel Maggiore, Book E<strong>di</strong>tore, 1995 («Logosinopie»,<br />

26).<br />

180x140 mm. 65 pagine, 7 pagine non numerate. 14 <strong>di</strong>segni in bianco e nero <strong>di</strong> Enrico Baj, una<br />

tavola a colori <strong>di</strong> Baj e un facsim<strong>il</strong>e in bianco e nero. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino nero<br />

<strong>il</strong>lustrata a colori ai piatti da due <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Enrico Baj, autori ed e<strong>di</strong>tore in bianco, titolo in bianco e<br />

rosso, titoli ripetuti al dorso in bianco, al piatto posteriore nota e<strong>di</strong>toriale in bianco. Ottimo stato <strong>di</strong><br />

conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volumetto che costituisce la raccolta <strong>del</strong> materiale per la mostra, detta<br />

anche Berluskaiser o <strong>del</strong> malgoverno, svoltasi a Palazzo Patrizi a Siena nel <strong>di</strong>cembre 1994. La nota<br />

introduttiva (Evento parallelo) è firmata dal critico d'arte e giornalista Luciano Capr<strong>il</strong>e (1941). Il<br />

significato <strong>del</strong> progetto è chiarito nella nota e<strong>di</strong>toriale al piatto posteriore: «I <strong>di</strong>segni allegorici <strong>di</strong><br />

Bah e i versi lapidari <strong>di</strong> Sanguineti per un fermo connubio tra impegno politico e proposta artistica;<br />

<strong>il</strong> desiderio <strong>di</strong> affermare un netto <strong>di</strong>ssenso ad una certa forma <strong>di</strong> politica e malgoverno si<br />

concretizza in una grande opera interamente de<strong>di</strong>cata ad un “Berluskaiser” da malebolge, che fin<br />

dalla sua prima esposizione ha suscitato favori e interessi in Italia e all'estero ma anche notevoli<br />

ostacoli e censure».<br />

Gambetti-Vezzosi, 813.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Corollario. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1997.<br />

221x143 mm. 87 pagine, 9 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino rosso, al piatto<br />

anteriore autore in grigio, titolo in giallo, e<strong>di</strong>tore e fregio in nero, titoli ripetuti al dorso in nero, al<br />

piatto posteriore breve nota biografica <strong>del</strong>l'autore in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> versi, che comprende 71 poesie scritte tra <strong>il</strong> 1992 e <strong>il</strong> 1996.<br />

L’anno precedente, presso l'e<strong>di</strong>tore Manni <strong>di</strong> Lecce, era stata pubblicata un’omonima raccolta che<br />

accoglieva 5 poesie con facsim<strong>il</strong>i degli autografi sanguinetiani, realizzata in occasione <strong>del</strong>l'incontro<br />

<strong>del</strong> poeta genovese nell'ambito <strong>del</strong>la manifestazione L'olio <strong>del</strong>la poesia, promossa dalla Provincia <strong>di</strong><br />

Lecce e dal Comune <strong>di</strong> Carpignano <strong>il</strong> 25 luglio 1996. I componimenti sono raggruppati in due<br />

sezioni, Corollario (pp. 7-65) e Stravaganze (pp. 67-87).<br />

Gambetti-Vezzosi, 813.


Sanguineti, Edoardo (1930-2010) - Liberovici, Andrea (1962). Il mio amore è come una febbre<br />

e mi rovescio - Il mio amore è come una febbre e m.a.n.i.f.e.s.t.o. M<strong>il</strong>ano, Bompiani, 1998<br />

(«asSaggi Bompiani»).<br />

170x125 mm. 135 pagine, 9 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino nero, ai piatti<br />

autori, titolo, collana, fregio ed e<strong>di</strong>tore in bianco e verde, titoli ripetuti al dorso negli stessi colori, al<br />

contropiatto anteriore nota e<strong>di</strong>toriale e note biografiche in nero, al contropiatto posteriore fotografia<br />

<strong>di</strong> scena in bianco e nero <strong>di</strong> Alessandra Vinotto Sukkar, che ritrae Andrea Liberovici e Ottavia<br />

Fusco in “Sonetto”. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volume che comprende due testi teatrali sanguinetiani musicati da Andrea<br />

Liberovici (“Rap” e “Sonetto”, pp. 5-75), un testo e note <strong>di</strong> regia <strong>di</strong> Liberovici (pp. 77-101) e<br />

un’intervista <strong>di</strong> Liberovici al poeta ligure (pp. 103-122). «“Rap” e “Sonetto” trascinano <strong>il</strong> lettore in<br />

un’esperienza <strong>di</strong> immersione estremamente coinvolgente, in quel continuo gioco <strong>di</strong> specchi lirici e<br />

<strong>di</strong> successivi riman<strong>di</strong>, capace <strong>di</strong> affascinare e intrigare, che è la poesia <strong>di</strong> Sanguineti» (citazione<br />

dalla nota e<strong>di</strong>toriale al contropiatto anteriore). Le due pièces sono state rappresentate per la prima<br />

volta rispettivamente <strong>il</strong> 1° apr<strong>il</strong>e 1996 al Teatro <strong>del</strong>la Tosse <strong>di</strong> Genova e l’11 febbraio 1997<br />

all’Au<strong>di</strong>torium <strong>di</strong> Genova, entrambe con interpretazione <strong>del</strong>l'attrice Ottavia Fusco.<br />

Gambetti-Vezzosi, 813-14.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Cose. Introduzione <strong>di</strong> Fausto Curi. Postfazione <strong>di</strong> Ciro<br />

Vitiello. Napoli, Pironti, 1999 («Biblioteca <strong>del</strong>la poesia italiana contemporanea»).<br />

185x116 mm. 70 pagine, 2 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino bianco, al piatto<br />

anteriore e al dorso autore, titolo, collana ed e<strong>di</strong>tore in nero, al piatto posteriore nota sulla collana e<br />

catalogo e<strong>di</strong>toriale in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> 38 poesie scritte tra <strong>il</strong> 1996 e <strong>il</strong> 1998. Oltre all'Introduzione <strong>di</strong><br />

Fausto Curi e alla Postfazione <strong>di</strong> Ciro Vitiello, <strong>il</strong> volumetto contiene <strong>il</strong> saggio sanguinetiano I santi<br />

anarchici (pp. 13-16), nel quale <strong>il</strong> poeta fornisce un’analisi <strong>del</strong>la propria scrittura: «E <strong>il</strong> problema <strong>di</strong><br />

un poeta, oggi, rimane sempre per me, come per i suoi lettori <strong>del</strong> resto, quello <strong>di</strong> trasformare<br />

l’impulso alla rivolta in una proposta <strong>di</strong> rivoluzione, e fare <strong>del</strong>la propria miscredenza un progetto<br />

praticab<strong>il</strong>e» (p. 15).<br />

Gambetti-Vezzosi, 814.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Il chierico organico. Scritture intellettuali. A cura <strong>di</strong><br />

Erminio Risso. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 2000 («Campi <strong>del</strong> sapere - Sapere»).<br />

220x142 mm. 317 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino a tre colori,<br />

<strong>il</strong>lustrata in copertina da ritratto fotografico <strong>del</strong>l’autore <strong>di</strong> G. Giovannetti in b/n, al piatto anteriore<br />

autore in giallo, titolo, collana ed e<strong>di</strong>tore in bianco, titoli ripetuti in bianco al dorso, al piatto<br />

posteriore nota sul testo e breve biografia <strong>del</strong>l'autore in bianco. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> scritti che comprende prefazioni, introduzioni, saggi già<br />

comparsi in volumi miscellanei o articoli su rivista, a partire dal 1965 fino al 1999. Accanto a testi<br />

critici ed elzeviri già precedentemente e<strong>di</strong>ti in volume o su perio<strong>di</strong>co, si trovano due contributi<br />

ine<strong>di</strong>ti: Nelle nozze <strong>del</strong>la sorella Paolina e Il Gattopardo: testimonianza <strong>di</strong> un vecchio lettore. La


nota in quarta <strong>di</strong> copertina così presenta la suggestiva raccolta: «Cinquant'anni <strong>di</strong> attività letteraria,<br />

un vero viaggio interpretativo che svela – da Boccaccio a Calvino, da Ariosto a Pascoli – la natura<br />

sociale <strong>del</strong>l'atto artistico e, insieme, <strong>il</strong> Sanguineti più saltimbanco e più giocoso, l'artificiere <strong>del</strong><br />

linguaggio, <strong>il</strong> sabotatore <strong>del</strong>la letteratura»<br />

Gambetti-Vezzosi, 814.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Sei personaggi.com. Un travestimento piran<strong>del</strong>liano.<br />

Genova, Il melangolo, 2001 («Collana <strong>del</strong> Teatro <strong>di</strong> Genova», 99).<br />

209x120 mm. 91 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino a tre colori, al<br />

piatto anteriore autore, sottotitolo ed e<strong>di</strong>tore in nero, titolo in bordeaux, titoli ripetuti al dorso negli<br />

stessi colori, al piatto posteriore sintetica nota sul testo in bordeuax. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa riscrittura sanguinetiana <strong>del</strong> celebre testo <strong>di</strong> Piran<strong>del</strong>lo, <strong>il</strong> cui debutto è<br />

avvenuto al Piccolo Teatro <strong>del</strong>la Corte <strong>di</strong> Genova <strong>il</strong> 20 giugno 2001: «Cancellando ogni riferimento<br />

al tema <strong>del</strong> teatro nel teatro, <strong>il</strong> testo <strong>di</strong> Sanguineti si offre all’interpretazione <strong>del</strong> “teatro <strong>del</strong> suono”,<br />

caro ad Andrea Liberovici, ponendo al centro <strong>del</strong>l’azione scenica l’Autore visitato, come nei tre<br />

racconti <strong>di</strong> Piran<strong>del</strong>lo da cui la comme<strong>di</strong>a prese forma, dalle voci dei suoi personaggi che egli evoca<br />

poi come presenze fisiche» (citazione dalla quarta <strong>di</strong> copertina). Andrea Liberovici (1962),<br />

musicista, regista e cantautore, è stato proprio insieme a Sanugineti e all'attrice Ottavia Fusco,<br />

fondatore nel 1996 <strong>di</strong> una compagnia <strong>di</strong> teatro musicale che ha portato in scena questo ed altri<br />

spettacoli.<br />

Gambetti-Vezzosi, 814.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Ver<strong>di</strong> in technicolor. Genova, <strong>il</strong> melangolo, 2001 («Nugae»,<br />

104).<br />

160x106 mm. 70 pagine, 2 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale a tre colori con ban<strong>del</strong>le,<br />

copertina <strong>il</strong>lustrata scena <strong>del</strong> Trovatore da una figurina Liebig, autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero al<br />

piatto anteriore e al dorso, al piatto posteriore nota sul testo, sui risvolti nota biografica sull'autore e<br />

catalogo e<strong>di</strong>toriale. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo volumetto che raccoglie tre interventi <strong>di</strong> Sanguineti su Giuseppe Ver<strong>di</strong><br />

(1813-1901): <strong>il</strong> primo (Il realismo <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>) costituisce <strong>il</strong> testo <strong>del</strong>la relazione inaugurale <strong>del</strong><br />

congresso “Ver<strong>di</strong> 2001”; <strong>il</strong> secondo (In margine a un paradosso) è un intervento già pubblicato nel<br />

volume collettaneo Giuseppe Ver<strong>di</strong>, genovese (Genova 2001); <strong>il</strong> terzo (Ver<strong>di</strong> in technicolor, che dà<br />

<strong>il</strong> titolo al volume) ripropone un articolo apparso sul supplemento de «La Repubblica» de<strong>di</strong>cato al<br />

musicista e compositore <strong>di</strong> Busseto nel gennaio 2001. In quarta <strong>di</strong> copertina si legge: «Edoardo<br />

Sanguineti chiama in causa tanto le sofisticate opinioni <strong>di</strong> poeti e letterati quanto l’amore viscerale<br />

<strong>del</strong>l’Italia melomane conta<strong>di</strong>na e operaia, per inscrivere Giuseppe Ver<strong>di</strong> nella grande tra<strong>di</strong>zione <strong>del</strong><br />

realismo occidentale».<br />

Gambetti-Vezzosi, 814.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Il Gatto Lupesco. Poesie (1982-2001). M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli,<br />

2002 («Le Comete»).<br />

222x142 mm. 467 pagine, 13 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale muta in cartoncino bianco,


sovraccoperta in carta color acquamarina con ban<strong>del</strong>le, ai piatti ritratto fotografico <strong>del</strong>l’autore in<br />

bianco e nero, al piatto anteriore autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in nero, titoli ripetuti al dorso in nero e<br />

bianco, al piatto posteriore citazione dal testo in bianco, sui risvolti nota biografica e presentazione<br />

<strong>del</strong> volume in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa raccolta poeta che ne include, a sua volta, altre già precedentemente e<strong>di</strong>te<br />

in volume singolo. Si tratta <strong>di</strong> Bisbi<strong>di</strong>s (M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1987), Senzatitolo (M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli,<br />

1987), Corollario (M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1997) e Cose (2001), quest’ultima già ampliata <strong>di</strong> 27<br />

componimenti rispetto alla prima e<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> 1999 presso l'e<strong>di</strong>tore Pironti <strong>di</strong> Napoli. Come altri<br />

volumi sanguinetiani, anche questo costituisce uno sguardo d'insieme sulla sua precedente attività<br />

poetica, in specifico condensata nell'ultimo trentennio <strong>del</strong> Novecento, una produzione in versi dove<br />

«l'esperienza <strong>di</strong> vita, personale e in<strong>di</strong>viduale, si intreccia con l'interpretazione <strong>del</strong> mondo».<br />

Gambetti-Vezzosi, 814.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010) - Budetta, Cosimo (1939-). Coseosé. Agromonte (Pz),<br />

Ogopogo, 2003 («Tandem», 6).<br />

211x167 mm. 4 quartini su cartoncino giallo, sulla prima facciata <strong>di</strong> ciascun quartino una poesia <strong>di</strong><br />

Edoardo Sanguineti. 4 incisione a secco <strong>di</strong> Cosimo Budetta su cartoncino bianco e un ex libris<br />

eroticis. Carpetta gialla, con titoli impressi in nero, a sua volta conservata in una cartella in<br />

cartoncino bianco con un’incisione a secco <strong>di</strong> Budetta e con targhetta verde con autori, titolo ed<br />

e<strong>di</strong>tore in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. E<strong>di</strong>zione fuori commercio in 80 esemplari firmati e<br />

numerati: esemplare 58.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo pregiato libro d’arte, impresso in tiratura limitata e numerata in<br />

collaborazione con l'artista salernitano Cosimo Budetta (1939). Le 4 poesie <strong>di</strong> Sanguineti sono tratte<br />

dalla raccolta Cose (Napoli, Pironti, 1999), mentre originali sono le opere <strong>di</strong> Budetta, incluso l'Ex<br />

libris eroticis. La variazione sul titolo rispetto alla raccolta sanguinetiana da cui i versi sono ripresi,<br />

si deve al carattere erotico e licenzioso degli stessi, dove compare ad esempio una figura femmin<strong>il</strong>e<br />

dalla forme morbide, che ricordano le antiche statutette <strong>del</strong>la fert<strong>il</strong>ità («quella mia ra<strong>di</strong>ofonica<br />

Adriana:/ha fianchi larghi alla Botero/è vero: ma appunto, è un'infinita, inesaurib<strong>il</strong>e precolombiana,<br />

che ci puoi sprofondarci/bene, se ti va bene, fino al collo, oltre <strong>il</strong> collo»).<br />

Gambetti-Vezzosi, 815.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Omaggio a Shakespeare. Nove sonetti <strong>il</strong>lustrati da Mario<br />

Persico. Con un saggio <strong>di</strong> Niva Lorenzini. San Cesario <strong>di</strong> Lecce, Manni, 2004 («Pretesti», 200).<br />

208x210 mm. 70 pagine, 2 pagine non numerate. 8 tavole fuori testo a colori <strong>di</strong> Mario Persico.<br />

Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino nero, <strong>il</strong>lustrata a colori in copertina da un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Persico,<br />

titolo, autore, <strong>il</strong>lustratore ed e<strong>di</strong>tore in bianco, titoli ripetuti al dorso in bianco, al piatto posteriore<br />

tre ritratti in seppie <strong>di</strong> Shakespeare, Sanguineti e Persico. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo testo che raccoglie la traduzione sanguinetiana <strong>di</strong> 9 sonetti <strong>del</strong> poeta e<br />

drammaturgo W<strong>il</strong>liam Shakespeare (1564-1616), riportati nel volume anche in lingua originale.<br />

Questa nuova versione <strong>del</strong>l'opera in versi <strong>del</strong>l'autore inglese venne originariamente realizzata per<br />

uno spettacolo teatrale tenutosi al Teatro <strong>del</strong>la Tosse <strong>di</strong> Genova nel 1996, con la regia <strong>di</strong> Tonino<br />

Conte e relative <strong>il</strong>lustrazioni <strong>di</strong> Mario Persico (1930): l'artista aveva già l'anno precedente realizzato<br />

l'apparato <strong>il</strong>lustrativo per l'Omaggio che <strong>il</strong> poeta genovese aveva rivolto ad un altro grande letterato


straniero, Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832).<br />

Gambetti-Vezzosi, 815.<br />

Sanguineti, Edoardo (1930-2010). Mikrokosmos. Poesie 1951-2004. A cura <strong>di</strong> Erminio Risso.<br />

M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 2004 («Universale Economica»).<br />

221x143 mm. 336 pagine, 8 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino a 2 colori con<br />

ritratto fotografico <strong>del</strong>l’autore realizzato da Mauro Raffini, al piatto anteriore autore in verde, titolo<br />

e collana in bianco, e<strong>di</strong>tore in nero, titoli ripetuti al dorso in nero, al piatto posteriore nota biografica<br />

in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa antologia <strong>di</strong> poesie, provenienti da due importanti raccolte <strong>del</strong>l'autore<br />

ligure, Segnalibro. Poesie 1951-1981 (M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1982) e Il Gatto Lupesco. Poesie 1982-<br />

2001 (M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 2002), con l'aggiunta nella sezione Varie ed eventuali <strong>di</strong> nove poesie<br />

ine<strong>di</strong>te scritte tra <strong>il</strong> 2001 e <strong>il</strong> 2004. Il volume costituisce così un esaustivo sunto <strong>del</strong>la produzione<br />

poetica <strong>di</strong> Sanguineti dagli esor<strong>di</strong> all'alba <strong>del</strong> XXI secolo, oltre mezzo secolo <strong>di</strong> poesia tra le più<br />

originali ed innovative <strong>del</strong> panorama italiano a partire dall'esperienza <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>.<br />

Gambetti-Vezzosi, 815.<br />

Spatola, Adriano (1941-1988). L’oblò. M<strong>il</strong>ano, Feltrinelli, 1964 («Le Comete», 36).<br />

205x127 mm. 144 pagine, 4 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino con copertina a<br />

due colori <strong>il</strong>lustrata da un’opera <strong>di</strong> Peter Saul (19<strong>63</strong>), al piatto anteriore autore in rosso, titolo e<br />

collana in nero, e<strong>di</strong>tore in bianco, titoli ripetuti al dorso in nero, nota e<strong>di</strong>toriale al piatto posteriore<br />

in nero. Cartolina e<strong>di</strong>toriale coeva all’interno. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, ricercata, <strong>di</strong> questo primo nonché unico romanzo <strong>di</strong> Spatola, in cui la vocazione<br />

sperimentale <strong>del</strong>la scrittura si intreccia con le esperienze <strong>del</strong>le arti visive, come la pittura<br />

d’assemblage e la pop-art: «I passaggi continui da una tecnica all’altra e l’uso contemporaneo, in<br />

una stessa pagina, <strong>di</strong> varie tecniche opposte stanno alla base <strong>del</strong> sentimento <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione che<br />

pervade tutto <strong>il</strong> romanzo»: la citazione tratta dalla nota e<strong>di</strong>toriale anonima in quarta <strong>di</strong> copertina<br />

riflette appieno la poetica sperimentale <strong>di</strong> questo autore che fu tra membri <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>, dopo<br />

essere stato collaboratore <strong>di</strong> Luciano Anceschi (1911-1995) alla rivista «Il Verri». Dalla redazione<br />

<strong>di</strong> questa pubblicazione perio<strong>di</strong>ca uscirono tutti i gran<strong>di</strong> innovatori <strong>del</strong>la letteratura d'avanguar<strong>di</strong>a,<br />

primo fra tutti Edoardo Sanguineti (1930-2010)<br />

Gambetti-Vezzosi, 889.<br />

Spatola, Adriano (1941-1988). L’ebreo negro. M<strong>il</strong>ano, Scheiw<strong>il</strong>ler, 1966 («Poesia novissima», 8).<br />

155x156 mm. 85 pagine, 3 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino grigio antracite<br />

con autore, titolo ed e<strong>di</strong>tore in grigio più chiaro, titoli ripetuti al dorso nello stesso colore Ottimo<br />

stato <strong>di</strong> conservazione. Copia 422/600.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, non comune e piuttosto ricercata, <strong>di</strong> questa raccolta <strong>di</strong> poesie, sicuramente tra le più<br />

celebri <strong>di</strong> Spatola negli anni in cui m<strong>il</strong>itava, insieme a Nanni Balestrini (1935), Edoardo Sanguineti<br />

(1930-2010) e Antonio Porta (1935-1989) nel <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>. A questo entourage culturale ed artistico


iconduce imme<strong>di</strong>atamente la de<strong>di</strong>ca a stampa a p. 9, «A Luciano Anceschi»: si tratta <strong>del</strong> critico<br />

letterario e docente universitario che raccolse nella redazione de «Il Verri», da lui fondata, tutte le<br />

migliori penne nella nuova generazione <strong>di</strong> autori che saranno l'anima <strong>del</strong>l'avanguar<strong>di</strong>a poetica negli<br />

anni '60. Nella raccolta è evidente <strong>il</strong> tratto <strong>di</strong>stintivo <strong>del</strong>la poesia sperimentale <strong>di</strong> quegli anni, cioè <strong>il</strong><br />

suo carattere 'visivo' affidato ad un uso 'grafico' <strong>del</strong>le parole, dove la ricerca e l'innovazione<br />

linguistica vanno <strong>di</strong> pari passo con una costruzione dei versi che è anche concretamente 'materiale'.<br />

Gambetti-Vezzosi, 889.<br />

Spatola, Adriano (1941-1988). Majakovskiiiiiiij. Translated by Paul Vangelisti. Los Angeles &<br />

Fairfax, The Red H<strong>il</strong>l Press, 1975.<br />

139x165 mm. 72 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino rosso, titolo in nero al<br />

piatto anteriore. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questa traduzione, con testo italiano a fronte, <strong>del</strong>la raccolta poetica pubblicata<br />

originariamente a Torino da Geiger (1971): la casa e<strong>di</strong>trice fu fondata dallo stesso Spatola, a<br />

seguito <strong>di</strong> un esperimento poetico eponimo in cui l'autore chiese a <strong>di</strong>versi poeti <strong>di</strong> inviare 300 copie<br />

manoscritte e firmate <strong>del</strong> proprio intervento, così da poter realizzare altrettanti esemplari in cui ogni<br />

pagina fosse un pezzo unico. Questa traduzione inglese, condotta da Paul Vangelisti, comprende La<br />

composizione <strong>del</strong> testo, Majakovskiiiiiiij, La prossima malattia e Il poema Stalin. Alle pp. 66-69 si<br />

legge, sempre tradotto in inglese, un intervento critico <strong>di</strong> Spatola, A Vaguely Ontological<br />

Aspiration, e<strong>di</strong>to in «Tam Tam», 2, 1972. A p. 71 è stesa una succinta nota biografica.<br />

Spatola, Adriano (1941-1988). Diversi accorgimenti. Nota critica <strong>di</strong> Luciano Anceschi. Torino,<br />

E<strong>di</strong>zioni Geiger, 1975 («Geiger p/25»).<br />

161x114 mm. 77 pagine, 3 pagine non numerate. Disegno a penna b/n con ritratto <strong>del</strong>l’autore<br />

eseguito da Giuliano Della Casa. Brossura. e<strong>di</strong>toriale in cartoncino bianco, autore, titolo, collana ed<br />

e<strong>di</strong>tore in nero, al piatto posteriore un breve nota e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> Luciano Anceschi in nero. Ottimo<br />

stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione, rara e ricercata, <strong>di</strong> questa raccolta che comprende 49 poesie. Alle pagine 75-77 si<br />

legge una nota e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> Luciano Anceschi (1911-1995), <strong>il</strong> critico letterario, saggista e docente<br />

universitario attorno a cui si strinsero, tra la fine degli anni '50 e i primi '60, i poeti e i letterati<br />

d'avanguar<strong>di</strong>a che <strong>di</strong>edero vita al <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>: sulla sua rivista «Il Verri», fondata nel 1956, si<br />

esercitarono le prime ab<strong>il</strong>ità critiche <strong>di</strong> autori come Edoardo Sanguineti (1930-2010) e <strong>del</strong>lo stesso<br />

Spatola. Anceschi descrive l'attività poetica <strong>di</strong> Spatola come «la forza <strong>di</strong> ricominciare nel deserto, <strong>di</strong><br />

ritrovare gli elementi costitutivi o semplici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso attivo».<br />

Gambetti-Vezzosi, 890.<br />

Spatola, Adriano (1941-1988). La composizione <strong>del</strong> testo. Roma, Cooperativa Scrittori, 1978<br />

(«Poesia e Prosa», 15).<br />

185x125 mm. 90 pagine, 6 pagine non numerate. Brossura e<strong>di</strong>toriale in cartoncino a due colori, con<br />

copertina <strong>il</strong>lustrata da un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Giuliano Della Casa, al piatto anteriore autore, titolo e fregio in<br />

bianco, collana ed e<strong>di</strong>tore in nero, titoli ripetuti al dorso in nero, al piatto posteriore nota e<strong>di</strong>toriale<br />

<strong>di</strong> Luciano Anceschi in nero. Ottimo stato <strong>di</strong> conservazione.


Prima e<strong>di</strong>zione, ricercata, <strong>di</strong> questa raccolta poetica che comprende 145 testi scritti tra <strong>il</strong> 1961 e <strong>il</strong><br />

1977, già apparsi su riviste come «Il Verri», «Malebolge», «Nuova Corrente» e «Tam tam», o in<br />

«volumetti ormai introvab<strong>il</strong>i», come recita la Nota a p. 87. Il contributo critico in quarta <strong>di</strong> copertina<br />

è <strong>del</strong> critico Luciano Anceschi (1911-1995), molto vicino agli ambienti letterari sperimentali e<br />

d'avanguar<strong>di</strong>a, che guarda all'attività poetica <strong>di</strong> Spatola in rapporto alla sua partecipazione proprio<br />

alle esperienze dei novissimi e <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>63</strong>: si parla <strong>di</strong> una «solitu<strong>di</strong>ne attiva», in cui «Tutte le<br />

esperienze fatte, dalle prime e giovani post ermetiche, al parasurrealismo, alla nuova avanguar<strong>di</strong>a,<br />

alla visual poetry...sono come se<strong>di</strong>mentate, e messe tra parentesi, se non proprio rimosse».<br />

Gambetti-Vezzosi, 890.

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