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1 Michele Loporcaro (Zurigo) - Scienzecomunicazioneunile.it

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<strong>Michele</strong> <strong>Loporcaro</strong> (<strong>Zurigo</strong>) Lecce, Univers<strong>it</strong>à del Salento, 21 ottobre 2011<br />

loporcar@rom.uzh.ch «Libri di comunicazione»<br />

Cattive notizie. La retorica senza lumi dei mass media <strong>it</strong>aliani<br />

0. Parlato e scr<strong>it</strong>to fra medium e concezione<br />

(0) concezione<br />

parlato scr<strong>it</strong>to<br />

medium fonico (parlato)<br />

grafico (scr<strong>it</strong>to) art. di giornale<br />

Koch & Österreicher (1990:6): «Unbestr<strong>it</strong>ten sind […] die Affin<strong>it</strong>äten, d. h. die bevorzugten<br />

Beziehungen, die jeweils zwischen ‘gesprochen’ und ‘phonisch’ (z. B. vertrautes Gespräch) sowie<br />

zwischen ‘geschrieben’ und ‘graphisch’ (z. B. Ze<strong>it</strong>ungsartikel) bestehen».<br />

1. La lingua del giornalismo <strong>it</strong>aliano: tradizione, cr<strong>it</strong>ica, rinnovamento<br />

(1) Eco (1971:377): «Circolare privata di gruppi di potere, strumento di occultazione delle informazioni<br />

troppo scomode, date ma date in modo che nessuno possa realizzarne il potenziale pol<strong>it</strong>ico […],<br />

macchina per una selezione classista del proprio pubblico, il quotidiano <strong>it</strong>aliano […] non appare<br />

quindi come uno strumento di liberazione cr<strong>it</strong>ica che permetta a tutti di ascoltare le parole altrui e di<br />

"prendere la parola", ma come uno strumento autor<strong>it</strong>ario di repressione. Anche se non è un<br />

quotidiano di destra».<br />

(2) Notizia «anglosassone»: «Man b<strong>it</strong>es dog – Yesterday, June 16, at 2,35 p.m., John Doe (42, assistant<br />

accountant w<strong>it</strong>h Brown & Brown Inc., Philadelphia, married, two children) b<strong>it</strong> Mopsy, stray dog»<br />

ecc. [Uomo morde un cane – Ieri, 16 giugno, alle 14.35, John Doe (42enne, aiuto contabile presso la<br />

Brown & Brown Inc. di Philadelphia, sposato, due figli) ha morso Mopsy, cane randagio].<br />

(3) Notizia «<strong>it</strong>aliana»: «Il 19 giugno finalmente uscirebbe un articolo di fondo che inizierebbe in questo<br />

modo: "Il caso ormai stranoto del ‘tramp’ indigeno che ha creduto opportuno sfogare i propri istinti<br />

ferini sul più tradizionale amico dell’uomo, ha susc<strong>it</strong>ato ora una discussione pol<strong>it</strong>ica che va al di là<br />

dei lim<strong>it</strong>i, in sé risibili, dell’episodio […]." Naturalmente, in tutto il brano mancherebbe<br />

costantemente la triade di espressioni "uomo, cane, morso" che potrebbe chiarire tutto al lettore» (Eco<br />

1971:335-6).<br />

(4) Eco (1971:375): «Di fatto, il giornale non tende affatto, potenzialmente, a vendere informazioni a<br />

tutto il pubblico. Il giornale è il bollettino di un gruppo di potere che fa un discorso ad altri gruppi di<br />

potere. […] il grosso pubblico non deve sapere quale sia il discorso che un quotidiano fa al governo,<br />

o alla FIAT, o all’IRI, perché questo discorso lo turberebbe».<br />

Eco (1971:376): il giornale in Italia «non aspira affatto ad aumentare i propri lettori»; ad esso «non<br />

interessa allargare il livello di alfabetizzazione pol<strong>it</strong>ica del c<strong>it</strong>tadino <strong>it</strong>aliano».<br />

(5) «Come non insegna bene l’ortografia, così la pedagogia tradizionale non insegna certo bene la<br />

produzione scr<strong>it</strong>ta. Cali un velo pietoso sulla maniera fumosa e poco decifrabile in cui sono scr<strong>it</strong>ti<br />

molti articoli di quotidiani [...] L’oscur<strong>it</strong>à e i periodi complicati sono il risultato della pedagogia<br />

linguistica tradizionale» [corsivi aggiunti] (VI tesi GISCEL, in Renzi e Cortelazzo 1977:97).<br />

1<br />

<strong>Michele</strong> <strong>Loporcaro</strong>, Cattive notizie, Lecce, Univers<strong>it</strong>à del Salento, 21 ottobre 2011<br />

(6) Dardano (2002:260-271): «procedimenti di animazione discorsiva»:<br />

a. «l’indicazione di personaggi famosi con il semplice nome o con varie qualifiche<br />

(Giulio, Silvio, l’Avvocato, il Cavaliere, l’Ingegnere)»<br />

b. l’uso di ant<strong>it</strong>esi, di ellissi nominali (Storico, Rabin vedrà Arafat, CdS 1.9.1993,<br />

p.1), di traslati, di compendi ed espansioni, di strutture sintattiche particolari ecc.<br />

c. «l’uso di vocaboli colloquiali e gergali»: Da sballo il sesso elettronico/Ma vuoi<br />

mettere quello vero, G 8.5.1994, p.10<br />

d. «la congiunzione ‘giornalistica’ iniziale»<br />

(7) Eco (1971:340): m<strong>it</strong>o dell’obiettiv<strong>it</strong>à, «con l’immagine correlativa del "giornale indipendente",<br />

camuffa semplicemente la riconosciuta e fatale prospettic<strong>it</strong>à di ogni notizia».<br />

(8) Papuzzi (2003:42-43): «Nella stampa <strong>it</strong>aliana l’obiettiv<strong>it</strong>à venne messa in discussione tra la fine degli<br />

anni sessanta e l’inizio degli anni settanta, durante la breve stagione del movimento dei giornalisti<br />

democratici. [...] Nel dibatt<strong>it</strong>o aperto sull’obiettiv<strong>it</strong>à all’interno degli organismi di autogoverno e di<br />

rappresentanza della categoria e sulle pagine di settimanali impegnati come «L’Espresso» di Scalfari,<br />

al cr<strong>it</strong>erio dell’obiettiv<strong>it</strong>à veniva contrapposto quello dell’onestà: il giornalista rinuncia a vendere al<br />

lettore una ver<strong>it</strong>à oggettiva ma gli garantisce di riferire onestamente ciò che vede e che sa».<br />

(9) a. «la lingua del quotidiano è (e lo è stata da più di un secolo) il tram<strong>it</strong>e fondamentale fra l’uso<br />

colto e letterario dell’<strong>it</strong>aliano e la lingua parlata» (Beccaria 1973:66).<br />

b. Calaresu (2004:55 n. 14): «lo scr<strong>it</strong>to giornalistico, [...] intermedio tra il parlato canonico e lo<br />

scr<strong>it</strong>to canonico, [...] ultimamente sembra avvicinarsi maggiormente agli usi del parlato anche per<br />

quanto riguarda il trattamento del DD».<br />

2. Ancora i modelli <strong>it</strong>aliano e anglosassone<br />

(10) a. Bell (1991:207): «a quote is valued as a particularly incontrovertible fact because <strong>it</strong> is the<br />

newsmaker’s own words».<br />

b. Bell (1991:209): «Direct quotation is the exception not the rule in news stories. Predominantly,<br />

journalists turn what their sources say into indirect speech. This puts the journalist in control of<br />

focusing the story, able to combine information and wordings from scattered parts of an<br />

interview».<br />

(11) a. Papuzzi (2003:34): «Nel giornalismo <strong>it</strong>aliano è diventata prassi modificare e riassumere le<br />

dichiarazioni anche quando sono pubblicate fra virgolette, attenendosi a cr<strong>it</strong>eri di veridic<strong>it</strong>à<br />

sostanziale».<br />

b. Calaresu (2004:69): il 30.5.2002: «Berlusconi [...]: "È solo uno scontro in famiglia, lo<br />

risolveremo presto"» (Il Messaggero); «Berlusconi: "Troveremo presto una soluzione"» (Il<br />

Resto del Carlino); «Silvio Berlusconi [...]: "C’è stata qualche discussione in famiglia, ma come<br />

tutte le discussioni di famiglia credo che la risolveremo presto"» (L’Un<strong>it</strong>à), ecc.<br />

c. «I vescovi: "Vade retro, porno"» (t<strong>it</strong>olo de «la Repubblica» riportato da Mizzau 1994:252).<br />

d. Mizzau (1994:250): «Mancano pressoché totalmente quelle formule discorsive segnalanti presa<br />

di distanza: "forse", "probabilmente", "il cosiddetto", "il presunto"; verbi modalizzatori, verbi al<br />

condizionale […], modal<strong>it</strong>à una volta molto più usate. Ciò va a vantaggio del DD, che diventa la<br />

forma di distanziamento più frequente».<br />

e. Lavinio (1998:306): «A differenza che nello scr<strong>it</strong>to, nel parlato la presa di distanza rispetto alla<br />

parola d’altri riportata non ha dunque bisogno di essere lessicalizzata o grammaticalizzata, per<br />

esempio mediante l’uso di condizionali [...] oppure il ricorso a espressioni come cosiddetto o<br />

simili a introdurre le parole c<strong>it</strong>ate. Tale distanza può infatti sovrapporsi alle medesime parole<br />

c<strong>it</strong>ate ed essere segnalata dalla sola voce e intonazione, anche quando si tratti di DD»<br />

2


(12) a. Sorice (1995:81): «Un genere che, a differenza dell’inchiesta, si sta sempre più sviluppando è<br />

l’intervista, il caso più eclatante in cui la notizia è fatta direttamente dal giornalista»;<br />

b. Eco (1997:65): «Mentre dipende dalla tv per la sua agenda, la stampa ha deciso di emularla nel<br />

suo stile. Il modo più tipico di dare ogni notizia – di pol<strong>it</strong>ica, letteratura, scienza – è diventato<br />

l’intervista».<br />

c. Colombo (1998:87-88): «il ruolo del giornalista-intervistatore si fa modesto, tende ad assimilarsi<br />

alla "spalla" dell’avanspattacolo»; «quando non è indispensabile [...], l’intervista è una perd<strong>it</strong>a di<br />

tempo in televisione, una pagina sprecata sul giornale».<br />

3. Il nuovo. 1: La «congiunzione giornalistica iniziale»<br />

(13) E i cinque scoprono che non c’era la crisi (CdS 19.11.1987); E alla fine il governo<br />

tappò il buco (St., 26.6.1991); E Tangentopoli poteva finire dopo due giorni (CdS<br />

17.2.2002, p. 11); E Stanca prepara un piano per cambiare l’Italia (CdS 17.2.2002, p.<br />

21).<br />

(14) «Siamo al centro di quella complessa e articolata fenomenologia di artifici retorico-stilistici, giochi di<br />

parole, allusioni, ammiccamenti al lettore [...] introdotti, sulla scia dell’evoluzione pol<strong>it</strong>ico-sociale<br />

successiva al ‘68 come segnali di svecchiamento e per rendere più disinvolte le modal<strong>it</strong>à espos<strong>it</strong>ive<br />

del giornalismo <strong>it</strong>aliano» (Proietti 1992:145-6).<br />

(15) Et mer<strong>it</strong>o quoniam potui fugisse puellam (Properzio I, xvii)<br />

Né più mai toccherò le sacre sponde (Foscolo, A Zacinto)<br />

E tu ne’ carmi avrai perenne v<strong>it</strong>a (Foscolo, A Firenze)<br />

(16) continu<strong>it</strong>à «del detto col non detto» (Contini 1968:279).<br />

(17) notizia come m<strong>it</strong>o ! notizia come informazione<br />

a. Lule (2001:188): notizie = «retelling of eternal stories»<br />

b. «As myth, news is most important as story, not as information» (ivi, p. 188).<br />

c. «I think the journalist, through myth, can ultimately fulfill the social role of<br />

historian and poet» (ivi, p. 38).<br />

d. «As myth, news stories most often serve and preserve social order» (ivi, p. 191).<br />

(18) a. Tg 1 h.13.30, 31.12.2003. Servizio su una fiaccolata sulle nevi per la fine<br />

dell’anno: «con silenzi spezzati solo dall’allegria di fuochi che si riflettono sul<br />

candore della neve appena caduta».<br />

b. Tg 1 h.20, 13.12.2002. «L’Etna continua a sprigionare le sue cartoline<br />

dall’inferno di cenere».<br />

c. Tg 1 h.20, 16.8.2008: «Questa è la Haven. Quasi un destino nel nome.<br />

Aggiungendo solo una lettera diventa infatti heaven, ‘paradiso’».<br />

d. Tg 1 h.20, 2.3.2011: «Dentro la mano la ragazzina stringeva un ciuffo di erba,<br />

come per aggrapparsi ad una speranza».<br />

(19) Il Messaggero, 15.8.2005, p. 3:<br />

a. «Un vascello fantasma nel cielo di Atene. Così dev’essere apparso, ai bagnanti<br />

stesi al sole sulla spiaggia dolce di Maratona, l’aereo cipriota abbandonato a sé<br />

stesso dopo la morte dei piloti per asfissia».<br />

b. «Si cercano corpi, s’incontrano solo lacerti, membra straziate, pezzi d’uomo<br />

confusi con le lamiere. E sangue, nel silenzio gravido di impotenza. Così<br />

dev’essere stato dei resti di Penteo dopo l’orgia delle baccanti, Penteo fatto a<br />

pezzi dalla propria madre Agave e dalle menadi in trance, possedute da Dioniso».<br />

3<br />

<strong>Michele</strong> <strong>Loporcaro</strong>, Cattive notizie, Lecce, Univers<strong>it</strong>à del Salento, 21 ottobre 2011<br />

c. «Una tragedia. Consumata, con la stessa ineluttabil<strong>it</strong>à di quelle antiche, alle porte<br />

della c<strong>it</strong>tà del Partenone e a un passo dal luogo in cui sorge il tumulo che ricorda<br />

gli opl<strong>it</strong>i di Milziade, caduti in difesa di Atene nella battaglia del 490 avanti<br />

Cristo».<br />

4. Il nuovo. 2: discorso indiretto libero e punto di vista<br />

(20) Tg 1 h.20, 13.1.2002. Il Papa, battezzando venti bimbi nella Cappella Sistina,<br />

commenta bonariamente il pianto dei neonati. Il servizio prosegue: «Qualche<br />

piantolino anche fra fratellini e sorelline più grandicelli».<br />

(21) M. Mazzucco, V<strong>it</strong>a, Milano, Rizzoli 2003: «No, purtroppo di quel periodo della sua<br />

v<strong>it</strong>a non conservava niente. Che doveva conservare? Era inalfabeta, non ci aveva<br />

mica lettere e cartoline. Stava tutto nella sua testa. Però teneva i picci del suo<br />

matrimonio. Li volevo vedere? Certo che sì.» (p. 164).<br />

(22) a. Discorso indiretto libero: funzionale al «nascondimento del narratore» (Sp<strong>it</strong>zer<br />

1956, Testa 1997, Meneghelli 1998).<br />

b. Discorso indiretto libero: crea un «paradosso enunciativo»; non chiaro «a chi vada<br />

attribu<strong>it</strong>a la "responsabil<strong>it</strong>à enunciativa"» (Mortara Garavelli 1985:127).<br />

c. Waugh (1995: 151): «This type of reported speech [scil. il DIL] seems not to<br />

exist in Le Monde – and seems not to exist in modern day, qual<strong>it</strong>y journalism»<br />

d. «there is not the same distinction between fact and fiction in tabloids as there is in<br />

the qual<strong>it</strong>y press: […] qual<strong>it</strong>y newspapers avoid creating a possible ambigu<strong>it</strong>y<br />

between direct speech and the journalist's report» (ivi, p. 153).<br />

e. «Journalists do not want the ambigu<strong>it</strong>ies and the mingling of subjectiv<strong>it</strong>ies which<br />

free indirect style brings» (ivi, p. 151).<br />

(23) a. Tg 1 h.13.30, 27.2.1995. «Uccisi due coniugi a Corleone. Forse avevano visto<br />

qualcosa che non dovevano vedere».<br />

b. Tg 1 h. 20, 20.9.2002. Rievocando l’arresto di Giuffrè nell’aprile 2002: «quando<br />

l’hanno arrestato gli hanno trovato addosso una saccata [sic] di bigliettini. I<br />

pizzini, come li chiamano in Sicilia».<br />

(24) Giuseppe D’Avanzo, Vi racconto la vera storia di Provenzano, «la Repubblica»<br />

14.4.2006, pp. 1 e 14:<br />

«Quarantatré anni fa a Corleone. Era il 18 settembre del 1963. Quella notte Luciano<br />

Liggio chiude i conti con quei f<strong>it</strong>usi degli amici del dottor <strong>Michele</strong> Navarra. Una<br />

sparatoria dopo l’altra, fanno secco Francesco Streva, Biagio Pomilla» ecc..<br />

(25) Giuseppe D’Avanzo, Quella lunga inazione, «la Repubblica» 12.4.2006, pp. 1 e 31:<br />

a. «Ci è stato detto che Binnu era "una sola cosa" con quell’altro viddano<br />

(contadino, zotico) di Totò Riina»;<br />

b. «una Cosa Nostra "buona", accomodante […], interessata soltanto a fare piccioli,<br />

a metter da parte denaro»;<br />

c. «Sappiamo che una differenza tra Riina e Provenzano c’è sempre stata. U’ zu<br />

Totò vuole tutto, vuole tutta la roba per sé, tuttu meu, tuttu meu. L’altro, l’omino<br />

canuto che abbiamo visto in tv, è più assennato. "Mangia e fai mangiare", va<br />

dicendo»;<br />

4


d. «Provenzano, più lungimirante, annusa gli affari moderni: costruzioni, forn<strong>it</strong>ure<br />

ospedaliere e munnizza (rifiuti)».<br />

5. Conseguenze pol<strong>it</strong>iche<br />

(26) Tg 1 h.13.30, 20.7.2003: «di r<strong>it</strong>orno dal ranch dell’amico Bush, il presidente dovrà<br />

dunque …»; Tg 1 h.20, 30.5.2003: «nei suoi frequenti incontri con l’amico Vladimir<br />

Putin, il Presidente del Consiglio Berlusconi …»; Tg 1 h.20, 1.6.2003: «al caro amico<br />

Vladimir, Berlusconi lo ha ripetuto: "Per l’Italia, costruire ponti fra l’Europa e la<br />

Russia è una prior<strong>it</strong>à e uno storico impegno».<br />

(27) a. «Tutta la tv nazionale è di fatto sotto il controllo di un ed<strong>it</strong>ore virtuale unico.<br />

Berlusconi ha le sue reti, e controlla metà delle testate Rai, in pieno accordo con<br />

Prodi, D’Alema e i suoi. Nessuno osa uscire dal coro, perché sarebbe condannato<br />

alla disoccupazione. [...] Dove abbiamo visto le inchieste tv sui soldi di Mediaset<br />

nei paradisi fiscali? Nella Rai? Sulle tangenti – cadute ormai in prescrizione – del<br />

Pci di allora? Un bel servizio sul caso delle tessere gonfiate nella Margher<strong>it</strong>a con i<br />

contorni della morte di Fortugno in Calabria? Abbiamo visto servizi<br />

d’approfondimento su Dell’Utri? C’è forse qualcuno che pensa che tutti questi<br />

temi non avrebbero anche un’audience ottima?» (Gumpel 2006:191).<br />

b. Campagna delle reti pubbliche tedesche ZDF e ARD (primavera 2011): sul<br />

manifesto campeggia il sorriso del Presidente del Consiglio <strong>it</strong>aliano; didascalia:<br />

«Eine Demokratie ist so stark wie ihre Medien».<br />

(28) «Dopo Tg1», 19.1.2006. Dichiarazione di Silvio Berlusconi nell’intervista con<br />

Clemente Mimun: «purtroppo i nostri elettori, pigri, distratti, hanno dato alla sinistra il<br />

governo di 16 regioni su 20».<br />

(29) Giuseppe D’Avanzo, E la mala informazione andò in onda sulla Rai, «la<br />

Repubblica», 26.2.2005, p. 19: «La Rai ha smesso di informare. Comunica. Come<br />

fosse un’azienda privata, lavora nei telegiornali e nelle rubriche di attual<strong>it</strong>à<br />

giornalistica non alle notizie ma a infomercial, a quel prodotto del media populism<br />

che, nella comunicazione, sovrappone un’idea all’esigenza di vendere un prodotto».<br />

(30) Novelli (2006:139-140) [intervista a Gianluca Luzi, inviato de «la Repubblica»]<br />

[Prodi ha] «Uno staff formato su un’idea antica: il comunicato, i problemi seri, etc.<br />

Tutto questo comporta sicuramente una difficoltà a seguirlo, soprattutto per chi come<br />

me era ab<strong>it</strong>uato al suo predecessore, che non solo sapeva utilizzare la forma show<br />

della comunicazione pol<strong>it</strong>ica, ma in qualche modo la favoriva.<br />

Quindi il pol<strong>it</strong>ico che dà anche una bella forma, facil<strong>it</strong>a il vostro lavoro?<br />

Ma certamente, perché mi fa scrivere un bell’articolo, perché è divertente […] Con<br />

Berlusconi c’era un modo di dire tra i giornalisti: "Berlusconi non ti delude mai". Non<br />

c’è mai stata una volta che tu andavi a seguire Berlusconi e tornavi a casa senza il<br />

pezzo. Lui sapeva quello che tu volevi e anche se non diceva niente, diventava notizia<br />

anche questo. Se la sinistra organizzava una manifestazione sindacale lui metteva un<br />

carico da undici tale per cui ammazzava il t<strong>it</strong>olo degli altri. Questo era, in termini di<br />

comunicazione pol<strong>it</strong>ica, formidabile. In questo è stato unico.<br />

5<br />

Prodi e il suo governo sono divertenti da seguire?<br />

<strong>Michele</strong> <strong>Loporcaro</strong>, Cattive notizie, Lecce, Univers<strong>it</strong>à del Salento, 21 ottobre 2011<br />

È una delle persone meno divertenti da seguire [...] Ma intendiamoci, lui sa di non<br />

essere divertente e non vuole esserlo. Infatti ha impostato tutto il suo personaggio<br />

sulla serietà e non sullo spettacolo. […] Quando c’è andato Berlusconi<br />

[all’inaugurazione della Fiera del Levante], è vero che i suoi gli hanno organizzato le<br />

truppe cammellate, ma si è creato un clima d’attesa e di sorpresa diffusa, la gente<br />

accorreva. Spettacolo. Ma Prodi non vuole lo spettacolo, sa di non essere capace di<br />

farlo, per cui non lo cerca neanche.»<br />

6. Che fare? Oltre il giornale, la scuola<br />

(31) a. la strategia dell’«attenzione allargata» (Eco 1997:74-79)<br />

b. il «riceviamo e volentieri pubblichiamo» («un modo di contribuire alla riflessione,<br />

e di assumersi la responsabil<strong>it</strong>à delle proprie dichiarazioni»)<br />

c. sottoscrivere il virgolettato («Chieda l’uomo pol<strong>it</strong>ico che ogni intervista gli venga<br />

sottomessa, e sottoscriva il virgolettato. Apparirà di meno sui giornali, ma la volta<br />

che appare sarà preso sul serio»)<br />

7. R<strong>it</strong>orno all’etica del tg<br />

(32) a. Marrone (2005:7): «difficile […] condividere l’impostazione metodologica e gli<br />

strumenti teorici adoperati da un linguista come <strong>Loporcaro</strong>: oggi superati dagli<br />

studiosi che, proprio sulla scia dei Barthes e degli Eco, hanno continuato a<br />

riflettere, in un campo disciplinare lim<strong>it</strong>rofo, su questo genere di problemi»<br />

b. «Persistendo in neoromantiche lamentazioni sulla spettacolarizzazione<br />

dell’informazione si finisce così per non comprendere il senso del discorso<br />

giornalistico dei nostri giorni».<br />

c. «Anni fa, proprio per ev<strong>it</strong>are rischi involutivi nell’analisi del giornalismo, s’era<br />

proposta l’etichetta (provocatoria ma evidente) di “estetica del telegiornale”. Era<br />

un modo per smetterla di parlare aprioristicamente di spettacolarizzazione<br />

dell’informazione, per rigettare il m<strong>it</strong>o pos<strong>it</strong>ivistico della Ver<strong>it</strong>à».<br />

(33) «Contra los escépticos se esgrime un argumento aplastante: “Quien afirma que la<br />

verdad no existe, pretende que eso sea la verdad, incurriendo en palmaria<br />

contradicción”. Sin embargo, este argumento irrefutable no ha convencido,<br />

seguramente, a ningún escéptico. Porque la gracia del escéptico consiste en que los<br />

argumentos no le convencen. Tampoco pretende él convencer a nadie» [corsivo<br />

nell'originale; Antonio Machado, Juan de Mairena, Cátedra, Madrid 1998 3 , I, p. 80)<br />

(34) a. Frankfurt (2005:52-53): «Ma ciò che di sé il bugiardo ci nasconde è che sta<br />

cercando di allontanarci da una corretta percezione della realtà; noi non dobbiamo<br />

sapere che lui vuol farci credere qualcosa che suppone sia falso. Quel che di sé ci<br />

nasconde chi racconta balle, invece, è che i valori di ver<strong>it</strong>à delle sue asserzioni non<br />

sono al centro del suo interesse».<br />

b. «[n]on rifiuta l’autor<strong>it</strong>à della ver<strong>it</strong>à, come fa il bugiardo, e non si oppone ad essa.<br />

Non le presta attenzione alcuna. A causa di ciò, le balle sono un nemico della<br />

ver<strong>it</strong>à più pericoloso delle menzogne» (ivi, p. 58).<br />

6


Riferimenti bibliografici<br />

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