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L’ATTUALITÀ DI CHARLOT<br />
TEMPI MODERNI<br />
A<br />
ppartiene al patrimoniocinematografico<br />
mondiale<br />
uno dei migliori<br />
documentari degli<br />
effetti stressanti ed<br />
alienanti che i metodi<br />
utilizzati nelle catene di montaggio producevano<br />
negli operai: “Tempi Moderni”,<br />
diretto, prodotto ed interpretato da Charlie<br />
Chaplin.<br />
Si tratta di un film muto, proiettato per la<br />
prima volta il 5 febbraio 1936, che presenta<br />
tuttavia alcune scene sonore di cui<br />
è celebre l’interpretazione di Titina con testo<br />
improvvisato in una lingua inventata, il<br />
gramelot. È la storia di un operaio, Charlot,<br />
reso un automa a causa dei ritmi disumani<br />
e dei gesti ripetitivi richiesti dalla catena di<br />
montaggio. Durante la pausa pranzo, unico<br />
momento di riposo della giornata, il protagonista<br />
viene prescelto per testare una<br />
macchina automatica da alimentazione<br />
che nutrirebbe gli operai senza interrompere<br />
il lavoro. Charlot svolge il compito di<br />
stringere i bulloni con una chiave. Sempre<br />
lo stesso movimento, tutto il giorno, tutti<br />
i giorni. I bulloni sono la sua ossessione,<br />
perde ogni controllo sulla propria mente,<br />
diviene una macchina, perde ogni forma<br />
d’umanità, inizia a stringere tutto ciò che gli<br />
si presenta davanti come se si trattasse di<br />
bulloni. Un giorno mette mano ai pulsanti<br />
della sala comando, provocando il fermo<br />
della catena produttiva e finisce ingoiato<br />
dagli ingranaggi delle gigantesche macchine.<br />
Considerato folle, Charlot viene affidato<br />
ad una clinica di riabilitazione mentale. Appena<br />
uscito dalla clinica, il buffo personaggio<br />
viene coinvolto in una manifestazione<br />
e ritenuto, a torto, a capo dei dimostranti.<br />
Rinchiuso in un penitenziario sventa senza<br />
accorgersene un tentativo di rivolta, ottenendo<br />
la grazia e una lettera di presenta-<br />
zione che loda le sue qualità, grazie alla<br />
quale viene ingaggiato in un cantiere navale.<br />
Charlot rimuove casualmente l’ancora<br />
della nave e si autolicenzia. La chiusura<br />
delle fabbriche e la conseguente perdita<br />
del lavoro diffondono un clima di povertà e<br />
criminalità. In prigione Charlot apprezzava<br />
il fatto di poter mangiare senza dover lavorare,<br />
dunque, tornato in libertà tenta di farsi<br />
arrestare di nuovo. In uno di questi tentativi<br />
mal riusciti, Charlot conosce una giovane<br />
orfana, responsabile del furto di un filone<br />
di pane, e se ne innamora. Il suo sogno di<br />
tornare in prigione è sostituito da quello di<br />
comprare una casa dove vivere felicemente<br />
con la sua ragazza. Per realizzarlo diventa<br />
guardiano notturno per un grande magazzino.<br />
Lui e la ragazza usano il magazzino<br />
come una casa per soddisfare i loro bisogni<br />
primari. La mattina seguente Charlot viene<br />
trovato addormentato e arrestato di nuovo.<br />
Al suo rilascio va a vivere con la ragazza<br />
in una dimora precaria e, alla notizia della<br />
riapertura delle fabbriche, si fa assumere<br />
come aiutante manutentore. Arrestato<br />
nuovamente e rilasciato dopo poco, trova<br />
insieme alla sua ragazza un impiego presso<br />
un ristorante, lei come ballerina, lui come<br />
cameriere. Il lavoro prevede anche un’esibizione<br />
come cantante e, non ricordando<br />
il testo della canzone, Charlot improvvisa<br />
la “Titina”. Forse per evidenziare l’assurdità<br />
della condizione di Charlot, forse per<br />
rendere universale un sentimento alienante<br />
che di fatto lo era, forse per evidenziare<br />
il “nonsense” che attanaglia l’esistenza,<br />
Charlot canta una canzone priva di significato<br />
formata dall’unione di parole in francese,<br />
spagnolo e italiano messe insieme<br />
senza un vero costrutto.<br />
Due funzionari dell’ufficio assistenza ai<br />
minori orfani tentano di bloccare la ragazza<br />
per rinchiuderla in un istituto ma lei e<br />
Charlot riescono a fuggire. Sconsolata, la<br />
di Ylenia Mocci<br />
ragazza piange tra le braccia di Charlot<br />
che le trasmette fiducia e forza per rialzarsi.<br />
I due, mano nella mano, s’incamminano<br />
lungo una strada che si apre tra gli sconfinati<br />
spazi californiani, simboleggianti le<br />
mille opportunità che la vita riserva ancora<br />
loro e che insieme, grazie al loro amore, riusciranno<br />
ad affrontare.<br />
Charlie Chaplin, nonostante il suo livello<br />
sociale, non si tratteneva mai dal denunciare<br />
pubblicamente le contraddizioni del<br />
mondo e i problemi dell’umanità. Come<br />
commenta il regista Paolo Benvenuti, il<br />
film è un capolavoro perché Chaplin riesce<br />
a denunciare il taylorismo, la teoria economica<br />
dell’organizzazione del lavoro che<br />
all’inizio del secolo scorso ha portato alla<br />
creazione delle catene di montaggio nelle<br />
fabbriche, sorridendo e facendo sorridere il<br />
pubblico. La sua accusa, in ogni caso, non<br />
riguarda la tecnologia in sé ma il rapporto<br />
tra profitto e tecnologia, che, se portato<br />
alle estreme conseguenze - come mostra<br />
efficacemente “Tempi Moderni” - determina<br />
l’alienazione degli operai. “La tecnologia<br />
diventa un mostro nel momento in cui<br />
sposa il profitto. Per cui l’uomo che subisce<br />
questo mostro è un uomo alienato”.<br />
Chaplin, in Tempi Moderni, ci mostra una<br />
limpida trasposizione dei tempi che l’umanità<br />
stava attraversando. La modernità<br />
non è solo progresso e fiducia nella ragione<br />
umana, la modernità è anche distruzione<br />
del contatto tra uomo e primitività,<br />
tra uomo e natura. La modernità ha come<br />
presupposto l’uomo, ha come scopo il<br />
benessere dell’uomo, ma ha come conseguenza<br />
il disagio umano. L’alienazione da<br />
macchina, di cui soffre Charlot, lo conduce<br />
alla totale perdita di sé, egli diviene folle,<br />
spersonalizzato, infelice. I sentimenti, gli<br />
impulsi, i bisogni fisici non contano più.<br />
L’uomo si fa schiavo del proprio prodotto.<br />
L’uomo distrugge se stesso.