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CESANO: IL “D DAY”! - cesano home page

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CIBO<br />

CHE (INSANA)<br />

PASSIONE!<br />

L’<br />

estate inesorabilmente<br />

induce a<br />

vestire più leggeri,<br />

ma questo alleggerirsi<br />

mette in risalto<br />

una struttura fisica<br />

spesso non in forma<br />

(troppo esile o troppo abbondante), un<br />

corpo risultato di anni di errori alimentari<br />

consapevoli o meno.<br />

Ogni primavera arriva puntuale il bombardamento<br />

pubblicitario, da parte delle<br />

industrie di prodotti alimentari ipocalorici,<br />

attraverso radio, tv e stampa che in questo<br />

periodo mettono il cosiddetto dito nella<br />

piaga. Per contro troviamo pubblicizzati<br />

dolciumi quali gelati o bevande tutt’altro<br />

che dietetiche. Ma quello che sembra strano<br />

è che ogni anno qualcuno in una parte<br />

del mondo, attraverso la ricerca scientifica<br />

e con l’utilizzo di prodotti totalmente naturali,<br />

scopra la formula miracolosa che<br />

risolve i problemi di sovrappeso. In realtà<br />

il nostro rapporto con il cibo ha origini che<br />

seguono di pari passo la storia dell’uomo:<br />

partendo dalla ricerca di alimenti commestibili<br />

dei primitivi passando per i rituali del<br />

consumo religioso di cibo, e arrivando ai<br />

più svariati metodi di cucinarlo e trattarlo<br />

e i momenti di grandi carestie in seguito<br />

a guerre ed epidemie. Il cibo scandisce la<br />

giornata e diventa motivo d’incontro sociale<br />

e culturale (cene medioevali, etc.).<br />

Lo chef è un artista che ci fa mangiare cose<br />

sempre più elaborate, non sempre le più<br />

sane, spesso le più caratteristiche ma a discapito<br />

della nostra salute. Il cibo, più che<br />

un bisogno, è, nei Paesi più ricchi, una rappresentazione<br />

sociale, qualcosa che non<br />

ha più una relazione tra soggetto e bisogno.<br />

La scelta cade tra l’utilizzo di un cibo<br />

piuttosto che un altro, avere disgusto per<br />

qualche alimento, le abitudini quotidiane,<br />

fanno capire molto delle persone e del suo<br />

modo di essere, il cibo che consumiamo<br />

parla di noi stessi. In effetti, veicola i nostri<br />

eventi, gli incontri con gli amici, i rapporti<br />

di coppia (anche quando si potrebbe fare<br />

una semplice visita ad un museo o una<br />

passeggiata al parco). Il cibo regola quindi,<br />

oltre che la forma fisica anche l’immagine<br />

sociale personale che non rispondono<br />

esclusivamente alla sola alimentazione,<br />

ma sono risultati di emozioni che influenzano<br />

il modo e le quantità di cibo ingerito<br />

a volte senza riuscire a controllarsi. Si parla<br />

di fame emotiva quando non si riesce a<br />

mangiare per saziare l’appetito che si ha<br />

ma diventa un ricorrere ad un tale cibo per<br />

soddisfare sentimenti negativi, rabbia, disagio,<br />

il senso di colpa, la stanchezza, il<br />

contrasto con la lotta al sovrappeso, soddisfazione<br />

dopo una privazione per dieta<br />

alimentare in cui alcuni cibi vengono vietati<br />

anche per motivi di salute.<br />

Nonostante le conseguenze, mangiare<br />

troppo fa raggiungere un semplice obbiettivo:<br />

alienarsi, per quel breve lasso di<br />

tempo in cui ci si abbuffa, dalle emozioni<br />

negative.<br />

Per quanto riguarda i tipi di cibo più ricercati,<br />

vi sono sicuramente i dolciumi, in<br />

particolare il cioccolato, che viene consumato<br />

più per momenti di gioia che per<br />

la tristezza, ritenuto stimolante. I cibi più<br />

ricchi di grassi producono sonnolenza<br />

dato dal grande sforzo effettivo prodotto<br />

per digerire tali alimenti, digestione che<br />

fa affluire grande quantità di sangue allo<br />

stomaco e all’intestino tanto da rallentare<br />

l’attività cerebrale. Assumere carboidrati,<br />

invece, fa aumentare il livello di<br />

serotonina nel sangue che rende appagati<br />

e donando un senso di tranquillità.<br />

di Antonella Lavalle<br />

Per contro alcuni cibi quali la caffeina e il<br />

saccarosio, che sembrano dare energia,<br />

non fanno altro che dare malumore, depressione,<br />

stanchezza.<br />

Alcune bevande pubblicizzate come energizzanti<br />

sono ricchissime di caffeina con<br />

contenuti tali da dare il senso effimero di<br />

energia appena assunte ma che come<br />

conseguenza rendono esattamente l’opposto.<br />

I contenuti di alcune merendine per<br />

bambini in coloranti e conservanti, in seguito<br />

a studi effettuati in Inghilterra dal dipartimento<br />

per la salute, hanno evidenziato<br />

quanto questi elementi presenti in molte<br />

marche rendevano i bambini iperattivi e disattenti.<br />

Da questa ricerca sono stati messi<br />

al bando tutti gli alimenti contenenti quegli<br />

additivi che risultavano presenti anche in<br />

alcuni cibi in cui vi era la dicitura “senza<br />

conservanti né coloranti”.<br />

Facendo il punto della situazione si può<br />

dire che il nostro rapporto col cibo viene<br />

da origini lontanissime, ma anche dalle<br />

abitudini che fin dall’infanzia vengono imposte<br />

quali gratificazioni o ricatti o ricompense.<br />

Queste abitudini mettono il cibo<br />

che si ingerisce sotto una luce tutt’altro<br />

che magica anzi rendono compromesso<br />

tutto il rapporto con il consumo di cibo per<br />

tutta la vita. Lo stesso vale per lo stereotipo<br />

di fisico dettato dalla moda con l’inno a<br />

diete squilibrate che causano, come tutti<br />

gli eccessi, danni psicofisici maggiori (anoressia<br />

e bulimia).<br />

Quindi problemi come disagio, vuoto esistenziale,<br />

mancanza di gratificazioni, affetto<br />

negato, etc.. portano al mal nutrimento.<br />

La possibile soluzione potrebbe essere<br />

quella di rivalutare se stessi riuscendo a<br />

gratificarsi in modo differente coltivando<br />

nuovi interessi e relazioni sociali non legandoli<br />

in alcun modo al cibo.

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