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CULTURA SCIENTIFICA E CULTURA UMANISTICA: DUE MONDI PARALLELI? L a recente vittoria al Premio Strega 2008 del giovane fisico Paolo Giordano con il romanzo La solitudine dei numeri primi, ha riportato all’attenzione della critica e di alcuni lettori il tema dei rapporti tra cultura scientifica e cultura umanistica. In molti si sono chiesti: come può un laureato in fisica, persona quindi dotata di una formazione prettamente scientifica, esercitare anche il mestiere di scrittore e farlo talmente bene da vincere a soli 26 anni il più prestigioso premio letterario italiano? In verità lo stupore provato da tanti lettori si spiega semplicemente con la convinzione, molto diffusa in Italia ormai da lungo tempo, che le scienze e le lettere siano due universi a sé, totalmente incompatibili tra loro. C’è stata sicuramente in tempi recenti una separazione tra cultura scientifica ed umanistica ma non è stato sempre così; facciamo allora un breve viaggio nella storia. In età classica il sapere era concepito come un qualcosa di unitario e di inscindibile in virtù del suo essere fondato su un concetto unitario di natura. I filosofi presocratici (VI- V sec. a.C.), come sappiamo, ritenevano che l’origine della realtà fisica fosse da rintracciare in un principio generatore di volta in volta individuato nell’acqua, nel fuoco, nella terra, nell’aria; il mondo delle idee era retto invece dal logos. La pensavano allo stesso modo anche i filosofi cristiani del Medioevo che confermavano l’unità della cultura poiché convinti che tutto provenisse da Dio e a Lui tutto ritornasse. Diceva più precisamene il filosofo francescano Roger Bacon: “Non c’è che un’unica perfetta sapienza data da un unico Dio ad un unico genere umano in vista di un unico fine che è la vita eterna”. Proprio per questo dall’età classica al Settecento tutti gli intellettuali erano sia scienziati che umani- sti, ricevevano cioè una formazione culturale unitaria. Le cose vanno cambiando invece con l’avvento della Rivoluzione Industriale che comporta il passaggio dal sistema agricolo-artigianale a quello industriale moderno, inizialmente nell’Europa del Nord, e che viene avvertita con ostilità dai poeti romantici inglesi. Dice il fisico David Calef: “La scienza, anche in virtù dei suoi legami con la tecnologia comincia ad assumere i contorni invisi di un’attività avversa ai sentimenti, all’istinto e a tutto quanto veniva considerato più autenticamente umano dalla sensibilità romantica. […] per la sensibilità romantica la tecnologia era tutt’altro che un simbolo di liberazione dello spirito umano e la scienza non era una forza volta al bene”; a questo si aggiunga anche che i rapidi progressi della conoscenza in settori quali la fisica, la biologia e la matematica rendevano sempre più difficile l’apprendimento per l’umanista. Nel 1959 il fisico e romanziere inglese Charles Percy Snow (1905-1980) poneva per primo il problema della frattura tra sapere scientifico e sapere umanistico in occasione di un convegno da lui organizzato sul tema “The two cultures”, le due culture appunto. Secondo Snow le più gravi responsabilità riguardo la separazione tra le due culture gravavano proprio sui letterati, accusati di superiorità intellettuale nonché di ritenersi gli unici detentori della vera cultura, quella umanistica. Il fisico inglese rimproverava insomma ai letterati il rifiuto della rivoluzione industriale, una rivoluzione che essi non avevano mai capito o forse non avevano voluto mai capire. A pensarci bene il problema sollevato da Snow era tutt’altro che banale: l’avversione verso la scienza avrebbe compromesso gravemente lo sviluppo industriale dell’Inghilterra condannandola a perdere la partita con la più competitiva Unione Sovietica. Il tema del conflitto tra le due culture è oggetto di discussione anche in Italia ma di Luca Marinelli non se ne sente parlare poi molto perché interessa un esiguo numero di studiosi; anche da noi la scienza è osteggiata dalla cultura umanistica e ciò per un motivo molto semplice: essa non è avvertita come cultura (che è solo quella umanistica) ma più semplicemente come un libro di istruzioni per creare oggetti tecnologici atti a soddisfare le nostre esigenze quotidiane o come un mezzo per capire il funzionamento dell’universo e della realtà fisica del nostro pianeta. Forse l’origine del contrasto tra le due culture è da ricercarsi anche nella propensione di noi uomini a credere in un disegno divino che ci sovrasta e di cui facciamo parte. È di sicuro più rassicurante credere che ci sia un ordine divino, che il mondo sia governato dal trascendente e non dal caso; inoltre la scienza non è in grado di spiegare e dimostrare tutti gli aspetti della vita umana, cosa che può riuscire più facile alla cultura umanistica. Per questo entrambe sono importanti e ineliminabili ma soprattutto sono parte di un corpo unico, il corpo del sapere. Per quanto tempo vogliamo ostinarci a considerarle due mondi paralleli?
INCONTRO CON <strong>IL</strong> NEO PRESIDENTE DEL XX MUNICIPIO, GIANNI GIACOMINI IMPEGNO E CONCRETEZZA R omano, sessantaquattrenne, libero professionista, ha esordito in politica nella DC, dopo lo scioglimento del partito ha scelto di abbracciare il centro destra occupando il ruolo di coordinatore di Forza Italia, già Assessore alle Politiche Sociali nell’ultima Consigliatura, Gianni Giacomini è il neo Presidente del PdL del XX Municipio. Giacomini ha accolto con molto entusiasmo la visita della redazione de Il Socrate nel suo ufficio di via Poma, ed ha risposto ad alcune nostre domande. Ci piacerebbe conoscere un po’ di più la sua carriera politica. “Ero membro del partito che era la Democrazia Cristiana, facevo parte della corrente Fanfaniana, ero nella direzione cittadina e nazionale, contemporaneamente mi occupavo del Municipio perché ne ero il coordinatore, ma anche della città. Non sono mai voluto scendere in campo perché sono dell’idea che ogni cosa dev’essere fatta bene e se mi occupavo del partito non potevo impegnarmi nei ruoli istituzionali. In questo modo mi occupavo della gente proponendo i candidati più adatti sul territorio. Poi nasce Forza Italia e, pur avendo altre proposte, decido di rimanere nel centro destra. Come coordinatore di F.I. ho continuato il lavoro fatto per la D.C. e quando nelle passate elezioni il partito mi ha chiesto di fare l’Assessore per aiutare i ragazzi nuovi eletti sono sceso in campo per poterli aiutare. In questa tornata, unitesi F.I. ed Alleanza Nazionale nel PdL, mi è stato chiesto di ripresentarmi perché a loro giudizio ero un elemento di equilibrio per quanto riguarda i due partiti.” Presidente, la sede del XX Municipio è ubicata in un territorio improprio ormai da molto tempo, è in progetto di spostarla? “Questo è un punto del nostro programma elettorale. Infatti, i cittadini che hanno la necessità di usufruire dei servizi municipali, trovano difficoltoso il raggiungimento di tali strutture. D’altra parte l’amministrazione sostiene costi molto elevati d’affitto che sono inutili. Per risolvere questa situazione sto lavorando a molteplici soluzioni e sull’argomento ho un notevole carteggio. Mi sto adoperando con l’Amministrazione Comunale per risolvere definitivamente il problema. La sede potrebbe essere quella già individuata in Via Flaminia al chilometro 8.500. L’importante è che la sede sia in un punto efficiente e congeniale per tutti e la Via Flaminia potrebbe essere di facile raggiungimento per gli abitanti del XX Municipio. Ci vuole ancora del tempo ma urge portare il Municipio vicino ai suoi cittadini, magari nella sede che fu di Risorse per Roma che per noi va benissimo.” È risaputo che all’interno del XX Municipio vi sia un’alta concentrazione di antenne che causano inquinamento elettromagnetico. Il territorio è predisposto al collocamento di nuovi impianti? “Il territorio è interessato dalla presenza di numerose antenne, sono circa cento le installazioni di telefonia mobile e non ho nessuna intenzione che si vada avanti per questa strada, non più silenzio-assenso, ma parere negativo sebbene la decisione spetta al IX Dipartimento.” Pacchetto sicurezza: quali misure preventive si stanno adottando nel territorio? <strong>“D</strong>opo le ultime violenze consumate in luoghi a rischio, come le stazioni ferroviarie, si è deciso di far intervenire l’esercito con l’intento di controllare e dare una forma di sicurezza al cittadino. L’esercito si trova nelle stazioni ferroviarie di Tor di Quinto, Saxa Rubra, La Storta, Prima Porta e Labaro. Mi sto anche attivando per segnalare altre situazioni di degrado all’interno del Municipio e ci saranno degli interventi delle forze dell’ordine nei luoghi da noi segnalati. In futuro aumenteranno i luoghi di control- di Sole Boscardi e Alberto Molinas lo. Per quanto riguarda l’emergenza dei campi rom le Forze dell’ordine e la Croce Rossa stanno effettuando dei censimenti. Sto lavorando per far sgombrare i campi più a rischio. È importante che al più presto aumenti l’organico delle forze dell’ordine e, a mio avviso, sarebbe utile la costruzione di un nuovo commissariato.” Il Quadrilatero Roma XX, ci può spiegare in che cosa consiste? “Uno dei punti prioritari del mio programma riguarda la sicurezza. Come ho già detto è necessario aumentare le forze dell’ordine e sto lavorando affinché accada presto. Il Quadrilatero Roma XX è un organo in cui agiranno insieme ai Vigili del Fuoco, Polizia Municipale e Protezione Civile e i cittadini tramite un numero verde gratuito. I cittadini, tramite questo numero, avviseranno gli organi competenti in caso di pericolo.” Le linee degli autobus esistenti nel municipio sono inadeguate con tempi di attesa lunghissimi. Come si può arginare questo disagio? “La mia prima preoccupazione è quella di chiedere un potenziamento dei mezzi di trasporto pubblico: nuove linee, più corse negli orari scolastici e nelle zone periferiche. Altri obiettivi riguardano il prolungamento della linea C all’Ospedale S. Andrea e la costruzione di una linea metropolitana che colleghi l’asse urbano da via Cassia a Vigna Clara dove vi è peraltro una stazione fantasma costruita per i campionati di calcio del 1990. Deve essere completato l’anello ferroviario nel tratto da Vigna Clara a via Salaria. Sono da riqualificare anche le stazioni di Prima Porta, Due Ponti, Tor di Quinto e Grottarossa; infine bisogna potenziare la linea FR3 sulla via Cassia. Ringrazio la redazione per avermi dato spazio. Prometto di impegnarmi con tutte le mie forze per cambiare le cose poiché sono sempre a disposizione del cittadino.”
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