Manifesti futuristi architettura arredamento urbanistica - Ticonzero
Manifesti futuristi architettura arredamento urbanistica - Ticonzero
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Walter Gropius e gli altri si posero il problema del processo di costruzione<br />
in serie e degli standard industriali. Per non parlare del Vkutermas sovietico,<br />
con cui il Futurismo ebbe a confrontarsi. In effetti, il “rapporto arte-industria<br />
era colto dai <strong>futuristi</strong> soltanto sotto il profilo del rinnovamento<br />
dell‟immaginazione formale-strutturale dei prodotti, ma scavalcando il<br />
momento di analisi delle nuove metodologie di produzione.” Solo Depero,<br />
con il suo atelier d‟arte a Rovereto, cercò in qualche modo di superare la<br />
fase artigianale. Questo atteggiamento preindustriale non prevalse senza<br />
contrasti nell‟ambito del movimento futurista. Ginna e Galante, ad esempio,<br />
si dichiararono in disaccordo con gli altri <strong>futuristi</strong> sull‟indifferenza per la<br />
produzione di serie. Comunque, fu solo nel secondo dopoguerra e, in<br />
particolare con Bruno Munari, che aveva attraversato una feconda fase di<br />
adesione al Secondo Futurismo, che in Italia gli oggetti di <strong>arredamento</strong>, in<br />
quanto funzionali e, nello stesso tempo, dotati di un‟estetica trovarono la<br />
strada del design industriale accreditato anche in campo internazionale.<br />
G. Fiorini, Divisione di lotti con<br />
grattacieli, 1931<br />
Nell‟ambito dei progetti<br />
di <strong>architettura</strong> di interni realizzati,<br />
è il caso di segnalare Ivo<br />
Pannaggi (1901-1981), con la sua<br />
Casa Zampini a Esanatoglia.<br />
Emigrato a Oslo dalla Germania<br />
nel 1933, vi rimase fino alla<br />
morte, abbandonando l‟<strong>architettura</strong>,<br />
facendo l‟operaio e<br />
dedicandosi alla pittura. In una<br />
conferenza all‟Università di<br />
Roma nel 1927 Pannaggi così<br />
presentava la sua <strong>architettura</strong> di<br />
interni: “Esistono già molti<br />
ambienti <strong>futuristi</strong>, sale di ritrovo, hall di alberghi e così via., ma il vero<br />
appartamento di abitazione, dove gli ambienti servono per uno scopo<br />
determinato e dove si abiti in permanenza, non era stato prima d‟oggi<br />
costruito”. In effetti, l‟appartamento di Pannaggi è ricco di soluzioni<br />
eleganti e di grande effetto policromo. I pezzi d‟arredo, superando le<br />
resistenze dei mobilieri cui era affidata la loro realizzazione, erano di forme<br />
e colori mai visti prima. “Tutto – dichiarò Pannaggi – fu costruito in forme e<br />
con procedimenti nuovi”. Non vi è dubbio che su molte soluzioni si avverte<br />
l‟influenza del De Stijl e del Bauhaus. Al contrario delle fantastiche<br />
esplosioni futuriste, gli esiti erano qui più concettuali e misurati, in una certa<br />
misura freddi. Tuttavia, le forme adottate non erano rigide, ma adattate<br />
all‟uso cui erano destinati i diversi ambienti. In un certo senso, come è stato<br />
scritto, Pannaggi propose un <strong>arredamento</strong> di “stati d‟animo”, che tenesse<br />
conto dell‟atteggiamento psicologico medio cui corrisponderebbe l‟uso di<br />
un certo ambiente. Nelle soluzioni cromatiche si sente fortissimo l‟influsso