Manifesti futuristi architettura arredamento urbanistica - Ticonzero
Manifesti futuristi architettura arredamento urbanistica - Ticonzero
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ideologica escludeva l‟inquietudine e la consapevolezza sociali. Al contrario<br />
di quanto accadeva nell‟immaginario di Metropolis, dove è rappresentata<br />
una città alta – quella del potere – lucente e dalle forme perfette, e una città<br />
bassa, quella del lavoro sfruttato e emarginato.<br />
Qui presentiamo solo una parte degli esponenti <strong>futuristi</strong> nel campo<br />
dell‟<strong>architettura</strong>: quelli più direttamente legati al movimento e<br />
all‟elaborazione dei <strong>Manifesti</strong>.<br />
Quasi certamente Antonio Sant‟Elia (1888-1916) – che viene<br />
considerato il più grande degli architetti <strong>futuristi</strong> - non avrebbe amato<br />
l‟<strong>architettura</strong> postmoderna, poiché considerava le decorazioni (per non<br />
parlare delle citazioni) come un‟assurda sovrapposizione. L‟estetica di un<br />
edificio deve esprimersi attraverso l‟utilizzo di materiali moderni esposti a<br />
nudo e violentemente colorati. L‟audacia e la semplicità devono essere i fili<br />
conduttori della progettazione. Nei suoi schizzi e nei suoi scritti l‟aspetto<br />
tecnico-scientifico occupa un posto centrale. Per lui l‟ispirazione costruttiva<br />
nasce non più dal mondo cosiddetto naturale ma da quello delle macchine di<br />
cui l‟uomo si è circondato. Anzi, l‟edificio stesso è considerato una<br />
macchina, però non isolata dal contesto, e assimilata a una cellula di un più<br />
vasto organismo urbanistico, pulsante di febbrile vita moderna. Le case si<br />
aprono su burroni di piani stradali intersecantisi, su veloci tapis roulants e<br />
passerelle metalliche di comunicazione, su fasci di binari ferroviari.<br />
Ascensori di vetro e acciaio esterni (diffusi nell‟<strong>architettura</strong> contemporanea)<br />
percorrono veloci le facciate di edifici segnati da contrafforti a gradoni.<br />
In effetti, D‟Elia ha anticipato<br />
l‟idea di città del nostro immaginario<br />
moderno e anche fantascientifico.<br />
Secondo lui, la monumentalità non<br />
deve più riguardare soltanto gli edifici<br />
del governo o le chiese, ma mercati<br />
coperti (oggi li chiameremmo centri<br />
commerciali), stazioni, gallerie di<br />
collegamento, grandi alberghi e così<br />
via. Ferro, vetro, cemento e altri<br />
materiali non tradizionali nell‟edilizia,<br />
e ogni “risorsa della scienza e della<br />
tecnica”, devono essere impiegati non occultandone le caratteristiche. La<br />
casa bella diventa quella “straordinariamente brutta nella sua meccanica<br />
semplicità”, mettendo in mostra la sua anima tecnologica. Torna anche in<br />
questo campo il rovesciamento dell‟estetica operato dal Novecento<br />
attraverso la sostituzione del Brutto - o ciò che in precedenza veniva<br />
considerato tale - al Bello tradizionale. Un vecchio Bello tutto fronzoli e<br />
rimasticatura di stili del passato, considerato poco funzionale e inadatto alla