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PIOVE SUL BAGNATO TONINO GUERRA BALLO E ... - Teramani.info

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<strong>TONINO</strong><br />

<strong>GUERRA</strong><br />

CI HA LASCIATI<br />

n. 77<br />

mensile di <strong>info</strong>rmazione in distribuzione gratuita<br />

<strong>PIOVE</strong><br />

<strong>SUL</strong> <strong>BAGNATO</strong><br />

pag. 4<br />

<strong>TONINO</strong><br />

<strong>GUERRA</strong><br />

pag. 12<br />

<strong>BALLO</strong><br />

E TERAPIA<br />

pag. 28


SOMMARIO<br />

n. 77<br />

3 L’Ulisse di campagna<br />

4 Piove sul bagnato<br />

5 L’errore in divieto di sosta<br />

6 Nel frattempo<br />

8 Teramo culturale<br />

9 Ti piace perdere facile?<br />

10 Il parcheggio libero al Mazzini?<br />

11 Abruzzo teramano<br />

12 Tonino Guerra<br />

15 Squola o squali<br />

17 Coldiretti <strong>info</strong>rma<br />

18 Note linguistiche<br />

18 Dura Lex sed Lex<br />

21 Consigli per la salute<br />

22 In giro<br />

24 Musica<br />

25 L’oggetto del desiderio<br />

26 Calcio<br />

27 L’ultimo dei cercatori d’oro<br />

28 Ballo e Terapia<br />

30 Basket<br />

è possibile scaricare il pdf di questo e degli altri numeri dal sito web<br />

www.teramani.<strong>info</strong><br />

scriveteci a<br />

dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

Direttore Responsabile: Biagio Trimarelli<br />

Redattore Capo: Maurizio Di Biagio<br />

Coordinatore: Maria Grazia Frattaruolo<br />

Hanno collaborato: Mimmo Attanasii, Raffaello Betti,<br />

Donatella Cerasani, Luca Cialini, Maurizio Di Biagio,<br />

Maria Gabriella Di Flaviano, Antonio Di Lorenzo,<br />

Carmine Goderecci, Bebè Martorelli, Fausto Napolitani,<br />

Silvio Paolini Merlo, Antonio Parnanzone,<br />

Sergio Scacchia, Carla Trippini<br />

Gli articoli firmati sono da intendersi come libera espressione<br />

di chi scrive e non impegnano in alcun modo né la Redazione<br />

né l’Editore. Non è consentita la riproduzione, anche solo<br />

parziale, sia degli articoli che delle foto.<br />

Ideazione grafica ed impaginazione: Antonio Campanella<br />

Periodico Edito da “<strong>Teramani</strong>”, di Marisa Di Marco<br />

Via Carlo Forti, 41/43 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930<br />

per l’Associazione Culturale Project S. Gabriele<br />

Organo Ufficiale di <strong>info</strong>rmazione<br />

dell’Associazione Culturale Project S. Gabriele<br />

Via Carlo Forti, 41/43 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930<br />

Registro stampa Tribunale di Teramo n. 1/04 del 8.1.2004<br />

Stampa Bieffe - Recanati<br />

Per la pubblicità: Tel. 0861 250930<br />

347.4338004 - 333.8298738<br />

<strong>Teramani</strong> è distribuito in proprio<br />

l’Editoriale<br />

L’Ulisse di<br />

campagna<br />

C’è chi non sa dove andare<br />

ma corre per arrivarci presto<br />

La prima volta che incontrai il poeta Tonino<br />

Guerra fu nel 1998 a Pennabilli. Feci un po’<br />

di ritardo all’appuntamento e questo fu<br />

sufficiente per mandarlo in bestia ma ciò che<br />

davvero lo fece infuriare fu quando gli chiesi<br />

l’indirizzo preciso della sua abitazione. “Anche<br />

i Giapponesi conoscono dove abito” fu la sua<br />

risposta urlata. Ma quell’incontro che, viste le<br />

premesse, sarebbe dovuto durare non più di<br />

un quarto d’ora, si protrasse invece fino a sera,<br />

fino a cena, complice un oggetto in ceramica<br />

di Castelli portato in dono e che l’artista<br />

romagnolo scrutò con interesse.<br />

Anche se per lui esisteva solo la ceramica di<br />

Faenza, nel tempo dovette rivedere le sue<br />

certezze e il fatto che la sua ultima mostra<br />

l’abbia allestita proprio nel centro ceramico<br />

teramano la dice lunga sul cambio di rotta<br />

di cui era capace Guerra, attraverso la sua<br />

mirabile apertura mentale. In occasione di una<br />

sua mostra nel 2008 a Canzano Lo portammo<br />

alla Tacchinella dell’amico Dario e anche lì<br />

dovette rivedere i suoi canoni alimentari che,<br />

forse per una sorta di sciovinismo, gli facevano<br />

dire che la cucina romagnola fosse l’unica e la<br />

migliore. Ma dopo aver assaggiato il Tacchino, la<br />

Chitarra con le pallottine e le Mazzarelle, anche<br />

di<br />

Giancarlo<br />

Puritani<br />

lì vacillarono i suoi punti fermi. L’impressione<br />

che ho avuto da Guerra è che era un tipo che<br />

desiderava sorseggiare la vita, senza preclusioni<br />

di sorta e con un suo filtro del tutto particolare<br />

e molto evoluto. Ma ciò che veramente io e<br />

Marisa ricordiamo di questo straordinario uomo<br />

che nel campo cinematografico e artistico in<br />

generale ha fatto tanto, è quell’affabilità del<br />

tutto romagnola, unita ad una cultura di fondo<br />

eccezionale. Aveva il potere di ammaliarti per<br />

ore, ti trascinava nel suo mondo Felliniano<br />

fatto di ricordi, circostanze, memorie, senza<br />

mai provocarti un solo attimo di distrazione.<br />

E noi restavamo letteralmente incantati,<br />

ipnotizzati quasi, dal suo trascinare le parole: e<br />

ci sentivamo privilegiati. Svariava da Mosca a<br />

Morandi, dalla sua infanzia al presente, con una<br />

delicatezza che è rara trovare nell’uomo; poteva<br />

parlare anche della cosa più banale di questo<br />

mondo, ma riusciva sempre a donargli un non<br />

so che di sublime. E a dir il vero, se ciò che il<br />

poeta ci raccontava rispondesse al vero o no,<br />

a questo punto non penso sia così importante.<br />

Tonino Guerra vorrei ricordarmelo così, immerso<br />

nel suo mondo onirico che sapeva trasfondere<br />

e trasmettere in maniera unica e straordinaria,<br />

mi piace ricordarlo quando raccontava il<br />

suo universo colorato di clown, maschere,<br />

donne pettorute, neve, leoni, elefanti, quando<br />

ti prendeva per mano e ti portava in posti<br />

sconosciuti e in situazioni che non avresti mai<br />

potuto vivere.<br />

Ciao Tonino, il sogno della tua vita è rimasto<br />

in noi. E chissà se hai raggiunto quella stella<br />

nell’universo infinito che, alcuni anni fa, i russi<br />

vollero chiamare con il tuo nome. n<br />

3


4<br />

n.77<br />

ATTUALITÀ<br />

Alluvione<br />

Piove<br />

sul bagnato<br />

25 milioni di euro per le Marche. E noi?<br />

Certe volte agitare i pugni in casa ma<br />

rasentare la santa remissione fuori,<br />

quando alzare la voce potrebbe<br />

dare i frutti sperati, non è la via<br />

migliore da perseguire per raggiungere i<br />

propri fini. Se in Abruzzo i toni sono quelli<br />

che ribadiscono ai primi cittadini teramani<br />

“spendete tutto quelle che avete in cassa<br />

per le prime emergenze”, come fece il<br />

governatore Chiodi un anno fa nell’angusta<br />

sala polifunzionale di Via Comi, in occasione<br />

dell’alluvione di Marzo 2011, e poi non<br />

poter rimborsare i soldi spesi perché non<br />

si vuole sistematicamente scocciare il governo in carica per sbrigare<br />

tutti i passi necessari, magari per non disturbare il manovratore (dello<br />

stesso colore politico fino a ieri), allora vuol dire che chi è a capo della<br />

nostra tribù non esercita pienamente i compiti di pater familias che un<br />

presidente della Regione dovrebbe spesso avere nelle corde.<br />

In questi casi la cocciutaggine, la persistenza e mettiamoci anche la<br />

sfacciataggine, nel chiedere tra l’altro il giusto per il proprio popolo sono<br />

le armi migliori da sfoderare per ottenere qualcosa. Più espliciti sono i<br />

consiglieri regionali Giuseppe Di Luca e Claudio Ruffini del Pd: “Le parole<br />

diventano fatti nelle vicine Marche mentre qui da noi restano solo<br />

promesse”.<br />

Cos’è successo in buona sostanza. Lo scoramento del Pd, incarnato appunto<br />

dai due consiglieri, si riferisce all’arrivo dei 25 milioni di euro che<br />

oltre Tronto andranno a sanare i danni dell’alluvione di Marzo 2011, per<br />

di più con relativa emanazione dell’ordinanza che nomina il commissario<br />

delegato, quando invece in Abruzzo vige “l’imbarazzante silenzio” del<br />

governatore Chiodi. Il gap è amplificato dal fatto che – sempre secondo<br />

i due consiglieri – i centri colpiti nel Teramano non hanno ancora percepito<br />

i 12 milioni di euro di ristoro che i Comuni hanno già speso per le<br />

somme urgenze.<br />

Oltretutto esiste una risoluzione presentata dal Pd e approvata dal<br />

Consiglio regionale del sei Marzo in cui s’impegnava il governatore a<br />

mettere in atto diverse iniziative. Tra le quali quelle necessarie affinché<br />

la nostra Regione ottenga dal Cipe la riprogrammazione e quindi l’assegnazione<br />

dei 10,3 milioni di euro dei Fas 2000-2006. Nella risoluzione<br />

veniva specificato che fosse il governatore Chiodi a richiedere al<br />

Presidente del Consiglio dei Ministri la proroga dello stato di emergenza<br />

di<br />

Maurizio<br />

Di Biagio www.mauriziodibiagio.blogspot.com<br />

dichiarato con il Decreto della Presidenza del Consiglio del 10 Marzo<br />

dello scorso anno che andrebbe a scadere alla fine di questo mese. Tale<br />

richiesta di proroga, fino quindi al 31 Marzo 2012, si è resa necessaria al<br />

fine di ottenere dal Governo l’Ordinanza del Presidente del Consiglio per<br />

le conseguenti assegnazioni di risorse finanziarie provenienti dal Fondo<br />

Nazionale di Protezione Civile. Infine, sempre la risoluzione precisa che<br />

sia ancora Chiodi a richiedere al Governo l’emanazione dell’Ordinanza<br />

attuativa a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 22/2012.<br />

“Dal 6 marzo sono passate due settimane e tutto tace – insistono Ruffini<br />

e Di Luca -; il Presidente Chiodi aveva riferito in Consiglio che nella stessa<br />

settimana avrebbe avuto un incontro con il Governo per lo sblocco dei<br />

fondi Cipe. Chiediamo di sapere se dall’esito dell’incontro sono emerse<br />

notizie positive come l’immediata disponibilità dei fondi Fas 2000/2006<br />

e se il Governo si è impegnato ad emettere l’ordinanza attuativa dello<br />

stato di calamità che permette di nominare il Commissario delegato<br />

per l’emergenza”. Punto nodale per i democrat. E a ribadire l’assenza<br />

delle nostre rappresentanze nei palazzi che contano, Ruffini e Di Luca<br />

insistono così: “Mentre Spacca incontrava il sottosegretario Catricalà<br />

ed il Capo della Protezione Civile Gabrielli, ottenendo certezze sui fondi,<br />

sull’emanazione dell’ordinanza e sulla nomina del commissario delegato,<br />

Chiodi invece dov’era? Perché la Regione Marche arriva sempre prima<br />

di noi nell’azione politica e nella rivendicazione delle risorse statali?<br />

Perché Chiodi è in silenzio e non dice nulla sul recupero dei fondi FAS<br />

2000/2006? Ci auguriamo – concludono i due - che l’autorevolezza di<br />

Chiodi sia almeno vicina a quella di Spacca che è riuscito a dialogare<br />

ottenendo risultati da un governo diverso da quello Berlusconi, governo<br />

quest’ultimo che nessuna fortuna ha portato a Chiodi e all’Abruzzo.” n<br />

I Testimoni di Geova e<br />

il loro evento più importante<br />

Giovedì 5 Aprile 2012 dopo il tramonto, i Testimoni di Geova celebreranno, a<br />

livello mondiale, in ottemperanza al comando biblico riportato nel Vangelo di<br />

Luca 22:19, l’evento più importante per tutti i cristiani: la Commemorazione<br />

della morte di Gesù Cristo.<br />

Si pronuncerà un discorso in cui si darà risposta ai seguenti interrogativi:<br />

perché era necessario che Gesù morisse a favore dell’umanità? Quali<br />

risultati conseguì cedendo volontariamente la sua vita? E come questo suo<br />

gesto è di beneficio per ognuno di noi?<br />

I Testimoni di Geova considerano tale avvenimento una ricorrenza particolare<br />

e ricca di significato, in cui si rammenta come il nostro Creatore si interessi<br />

vivamente di noi, nonostante molti, osservando le condizioni mondiali,<br />

siano indotti a pensare che Egli sia indifferente a ciò che ci accade.<br />

Data l’importanza dell’evento, a partire dal 17 marzo 2012, verrà svolta una<br />

campagna di distribuzione di inviti rivolta a tutti i cittadini. Tutti coloro che<br />

lo desiderino, sono cordialmente invitati ad assistere alla celebrazione che<br />

avrà luogo Giovedì 5 Aprile 2012 alle ore 20:00 presso la Sala del Regno dei<br />

Testimoni di Geova sita in Via G. Mancini Sbraccia 26 Colleparco, Teramo.<br />

La Commemorazione si terrà, come ormai da molti anni, anche nel carcere<br />

teramano di Castrogno, a beneficio dei detenuti che vogliano conoscere le<br />

risposte bibliche inerenti al sacrificio di riscatto di Cristo.<br />

Si ricorda che l’ingresso è libero e non si fanno collette o raccolte di alcun<br />

genere.<br />

Stefania Di Battista


ATTUALITÀ<br />

Verbali e Ricorsi Di Biagio dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

L’errore in<br />

divieto di sosta<br />

Nulle numerose multe dei Vigili urbani<br />

da settembre ad oggi<br />

tutto da rifare, blaterava un tempo Gino Bartali, il ciclista che provò<br />

L’è<br />

a fermare la pedalata dell’airone Fausto Coppi che si dipanava etereo<br />

tra uno Stelvio ed una languida pianura di Brescello. L’è tutto da rifare<br />

scherzava anche in tv. Ma soprattutto l’è tutto da rifare per i nostri<br />

cari agenti di Polizia Municipale che a causa di uno scherzetto tecnologico<br />

si sono visti annullare un numero considerevole di multe comminate a<br />

teramani perlopiù in divieto di sosta. Sicché, molte delle sanzioni da Settembre<br />

ad oggi sono state annullate per una serie di banali errori di trascrizione<br />

<strong>info</strong>rmatizzata: un danno erariale importante per le casse comunali, che<br />

assume un valore quasi beffardo alla luce dell’accelerata che si è voluta<br />

imprimere qualche mese fa dopo la famosa mail inviata da Piazza Orsini al<br />

comando di Piazza San Francesco che suggeriva di incrementare l’attività<br />

di controllo straordinario per “calmierare il disavanzo che altrimenti sarebbe<br />

dovuto essere coperto in sede di assestamento di bilancio”. Ma in parole<br />

povere cos’è capitato? Beh, il lettore ottico che trasmette automaticamente<br />

le notifiche alla sede di Poste Italiane, ha fatto cilecca. O meglio, l’automatismo<br />

che gestisce il servizio non riesce a distinguere bene la calligrafia degli<br />

agenti di Polizia Municipale, commettendo errori marchiani, confondendo<br />

lettere e numeri, finendo con lo spedire i verbali a Catania o a Torino. Un<br />

errore che con la Soget era spesso ovviato con riscontri aggiuntivi: un iter<br />

che non con il nuovo contratto siglato con Poste Italiane a quanto pare non<br />

è previsto perché la trasmissione dati non sarebbe verificata ulteriormente.<br />

di<br />

Maurizio<br />

Un mancato step che ha causato l’incidente delle multe pazze. Oltretutto,<br />

il Comune di Teramo oltre alla beffa del mancato introito dei verbali, deve<br />

subire anche quella di un’ulteriore spesa: 15 euro per ogni notifica emessa.<br />

I tre addetti all’ufficio contravvenzioni sono sommersi di ricorsi e il numero<br />

certamente non è sufficiente per verificare l’esattezza dei verbali spediti.<br />

In altre parti dove è in funzione il lettore ottico, l’ufficio contravvenzione<br />

è stato rimpinguato di personale per ovviare a questa falla del<br />

sistema telematico. Si conoscevano insomma gli effetti collaterali del<br />

marchingegno. Per di più, oltre alla falla, si devono anche aggiungere<br />

le note di sarcasmo che hanno accompagnato i numerosi ricorsi. Infatti,<br />

fino a poco tempo fa nelle multe era impressa la dicitura (poi tolta)“la<br />

contravvenzione non è stata contestata immediatamente per assenza<br />

del conducente” scatenando l’ilarità dei ricorrenti. I commenti a latere dei<br />

ricorsi sono stati a dir poco pungenti: c’è chi infatti pensava di avere un’auto<br />

telecomandata o perlomeno guidata da un Gps, c’è chi invece ricorreva alle<br />

puntate di Kazzenger per spiegare il fenomeno della bilocazione, e così via.<br />

Imbarazzante davvero per il comando della nostra città che, sentito, sminuisce<br />

l’accaduto: il comandante Zaina da par suo ribatte che il numero delle<br />

multe pazze si riducono al 2% del totale; insomma poco più di duecento<br />

sanzioni che non sarebbero andate a buon fine. Dopo un accalorato faccia<br />

a faccia con il sindaco Brucchi in mattinata, s’affretta a smentire in tv e in un<br />

sito web la notizia con una frenesia inusitata. “Errori che rientrano nel fisiologico<br />

– aggiunge – anzi per il futuro ci riproponiamo zero errori” ricorda in<br />

perfetto stile Mourinho. Chi l’ha visto però quel giorno, ha notato in lui il volto<br />

scuro e i segni evidenti di una preoccupazione profonda. Ma il principio di<br />

far cassa, solo cassa, è contestato anche dal segretario regionale del Sulpm,<br />

Enzo Paolini, che addebitò al comando di Polizia Municipale teramano un<br />

comportamento anomalo. Inoltre, non si sarebbe rispettato l’articolo 208<br />

del Codice della Strada che prevede che i proventi delle sanzioni amministrative<br />

debbano essere destinati alla sicurezza stradale, a studi, a ricerche,<br />

pubblicità nelle scuole. Ed anche assegnati ad un fondo contro l’incidentalità<br />

notturna e destinati a interventi di sostituzione, di ammodernamento, di<br />

potenziamento, di messa a norma e di manutenzione della segnaletica<br />

delle strade di proprietà dell’ente; ad acquisto di automezzi, al miglioramento<br />

del manto stradale; a tutela di bambini, anziani, disabili, pedoni e<br />

ciclisti; a corsi didattici finalizzati all’educazione stradale. Ma in realtà quanto<br />

di tutto ciò viene effettivamente tradotto in attività previste dal Codice dai<br />

Vigili Urbani di Teramo? Niente, manco un cent. n<br />

5<br />

n.77


6<br />

n.77<br />

SOCIETÀ<br />

La riflessione<br />

Nel frattempo<br />

Oggi riflettevo sul tempo. Meditavo sul fatto che c’è un tempo<br />

“per” ogni cosa e un tempo “fra” ogni cosa.<br />

C’è un tempo per gli avvenimenti, che hanno un inizio e una<br />

fine, e noi sappiamo che è così. Ci rassicura pensare che gli<br />

eventi, belli o brutti che siano, hanno dei contorni ben delineati. E poi<br />

c’è un tempo che non riusciamo a delimitare<br />

e a dominare. Esso si sottrae al nostro controllo<br />

e può durare una frazione di secondo o<br />

dilatarsi fino a diventare un’ora, un giorno, un<br />

mese, un anno. La sua labilità ci confonde e ci<br />

restituisce una sensazione di impotenza.<br />

Eppure questo tempo indeterminato e<br />

incompreso, che io chiamerò impropriamente<br />

“frattempo”, ha una capacità straordinaria, se<br />

riusciamo a trovarne la password e a farcelo<br />

amico.<br />

Dunque... nel frattempo che voi mettete a<br />

fuoco le mie intenzioni letterarie, io tenterò di<br />

farmi capire.<br />

Il frattempo, secondo me, non è affatto<br />

una sottocategoria del tempo, come alcuni<br />

possono erroneamente supporre. Se leggete<br />

le istruzioni capirete che non è tempo sprecato, anzi, è molto pregiato<br />

(ovviamente dipende dall’uso che se ne fa), non ha controindicazioni,<br />

e infine, se pensato come una risorsa,<br />

può dare solo benefici.<br />

Tanto per capirci, il frattempo è<br />

quell’attimo che resta sospeso tra il<br />

dire e il fare, tra il pensiero e la parola,<br />

tra il sonno e la veglia, tra il sogno e la<br />

realtà. A me piace immaginarlo come il<br />

respiro che fluttua tra una parola e l’altra<br />

mentre le note musicali continuano<br />

a danzare nell’aria e tu, riprendendo<br />

fiato, le fai entrare dentro di te e poi le<br />

tiri fuori con la voce. Oppure come il<br />

batter d’occhio che intercorre fra l’immaginazione<br />

dei colori e il tratto fermo<br />

del pennello sulla tela. O ancora come<br />

il filo invisibile che lega l’elaborazione<br />

di un pensiero alla concretizzazione<br />

dell’idea mediante la parola orale o scritta.<br />

Questi frattempi qua, credetemi, sono davvero magici.<br />

Ah... poi c’è il frattempo, diciamo così... metereologico, che non<br />

è niente male! È quella giornata che... ieri era inverno e faceva un<br />

freddo cane, domani sono previste precipitazioni a bassa quota ma...<br />

nel frattempo... oggi c’è un sole che spacca le pietre e tu ti spalmi la<br />

Eppure questo<br />

tempo indeterminato<br />

e incompreso,<br />

che io chiamerò<br />

impropriamente<br />

“frattempo”, ha una<br />

capacità straordinaria,<br />

se riusciamo a trovarne<br />

la password e a farcelo<br />

amico.<br />

di<br />

Carla<br />

Trippini dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

crema solare, rispolveri la sdraio abbandonata sul balcone e ti metti<br />

a prendere il sole inalando aria gialla e calda che sembra estate. Un<br />

frattempo semplicemente meraviglioso.<br />

Se invece entriamo nel merito del frattempo politico, qui il discorso<br />

si fa decisamente più grave. Questo momento storico, ad esempio, è<br />

un frattempo di cui avremmo fatto volentieri a meno. Non sappiamo<br />

quanto durerà e non vediamo l’ora che finisca, sono d’accordo, ma<br />

teniamo duro... che è solo un frattempo!!<br />

E del frattempo lavorativo, ne vogliamo parlare? Dicasi frattempo<br />

lavorativo quel tempo più o meno lungo che intercorre tra la fine di un<br />

lavoro e l’inizio di un altro. Beh, questo frattempo non è assolutamente<br />

un bel periodo per nessuno, ma alcuni riescono ad attingere energia<br />

dalla propria creatività e a renderlo degno di essere vissuto.<br />

Ma andiamo oltre! Mettiamo da parte la cronaca<br />

nera, che c’intristisce, e tuffiamoci nella<br />

cronaca rosa, prendendo in considerazione<br />

il frattempo sentimentale-amoroso. Ahimè,<br />

questo è un periodo che purtroppo tocca a<br />

tutti, prima o poi! Chi per scelta, chi per scelta<br />

degli altri, ognuno di noi conosce il frattempo<br />

che intercorre fra una relazione e un’altra. A<br />

volte però può accadere che, smentendo tutti<br />

i pronostici catastrofici e negativi, tale periodo<br />

si riveli ancor meglio della relazione stessa<br />

presentandosi sottoforma di opportunità e<br />

distrazioni mai immaginate prima.<br />

In tal caso il frattempo diventa un giro di<br />

giostra che ti fa girare la testa!<br />

Da ciò si evince che il frattempo spesso può<br />

mostrarsi sotto mentite spoglie. Diventare<br />

leggero come un passo di danza e farti volteggiare, volteggiare, e poi<br />

ancora volteggiare. Assumere le sembianze dell’aria fresca del mattino<br />

che profuma di caffè prima di una dura giornata di lavoro, o di un aperitivo<br />

consumato al tramonto con la persona giusta. Può aspettarti in<br />

piscina e aiutarti a tener fuori dall’acqua tutte le cose solide e pesanti,<br />

e poi allungarsi insieme a te durante lo stretching. Oppure può fiorire<br />

inaspettatamente su un terreno arido e sterile, o divenire prezioso<br />

come una scheggia di diamante incastonata in un regalo che non ti<br />

aspettavi.<br />

Tuttavia il frattempo è anche la tregua. Il periodo di meritato riposo<br />

dopo estenuanti lotte. Il momento in cui bisogna deporre le armi e studiare<br />

una nuova strategia. È il fischio che fai quando chiami a raccolta<br />

tutti i tuoi pensieri altalenanti e sparpagliati e cerchi di metterli in fila<br />

per due.<br />

Il frattempo è delizioso. Un dessert di fragole e panna da gustare<br />

e assaporare ad occhi chiusi. Un ottimo drink al chiaro di luna da<br />

sorseggiare lentamente. Un momento intimo e solo tuo che tiene fuori<br />

tutto il resto del mondo. Una frazione di secondo in cui alzi il calice<br />

brindando alla tua salute e... fuck you all!!<br />

(Benedetta lingua inglese che in certi casi ci toglie la volgarità dalla<br />

bocca e ci salva dalle brutte figure! Perché, ammettiamolo, la lingua<br />

italiana sarà pure meravigliosa, ma in fatto di parolacce è indubbiamente<br />

scurrile. Vuoi mettere un bel... fuck you?! Suona meglio!)<br />

Beh... nel frattempo che voi ci pensate su... io vi saluto e vi do appuntamento<br />

alla prossima! Ciao n


È arrivata la tua<br />

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8<br />

n.77<br />

CULTURA<br />

Teramo culturale<br />

Cesare<br />

Averardi<br />

Le ragioni dell’oblio<br />

e della riscoperta<br />

Pitture, specie i ritratti, che dischiudono<br />

raffinatissime visioni di bellezza, tali<br />

da turbare sensi e intelletto. Questa,<br />

senza dubbio, la ragione della<br />

riscoperta. Riserbo estremo e fiero rifiuto<br />

delle mondane logiche del mercato dell’arte,<br />

probabilmente, la ragione prima della sua<br />

totale esclusione da ogni forma di notorietà.<br />

Non può leggersi altrimenti quel gesto<br />

che l’artista compie a Roma all’Esposizione<br />

di Belle Arti del 1908. Non ha importanza<br />

Autoritratto<br />

indagarne le cause immediate. L’artista crea<br />

e distrugge, riconosce o scarta i frutti del<br />

proprio travaglio, ma nel deturpare uno dei<br />

suoi massimi capolavori, quella Discussione<br />

politica nella quale si trovano riuniti tutti i<br />

propri ideali, artistici culturali e patriottici,<br />

Averardi non ha solo infierito sull’opera<br />

compiuta, ma è giunto a negare se stesso<br />

al mondo, marcare nel modo più disperato<br />

l’impossibilità di sentirsi partecipe di una<br />

generazione artistica, di condividere la sua<br />

arte con l’umanità. Averardi più talentuoso<br />

che personale, più accodato che capofila nel<br />

coacervo della temperie d’inizio Novecento,<br />

avranno sentenziato sbrigativamente i critici<br />

più accreditati. Questo lo scotto che Averardi<br />

La discussione politica<br />

può aver pagato essendo egli vissuto negli<br />

anni turbolenti d’inizio secolo, inebriati<br />

dall’art noveau, dalle scoperte della tecnica<br />

e dell’elettricità, dall’incipiente futurismo, dal<br />

fastidio assoluto non solo per ogni passatismo<br />

ma per ogni linearismo storico.<br />

Tra le ragioni più probabili che possono<br />

spiegarne l’oblio ne ravvedo intanto due<br />

abbastanza insulse: l’aver avuto quale unico<br />

vero maestro Lorenzo Vallès, tanto dotato di<br />

tecnica pittorica e di uso drammatico della<br />

luce quanto anonimo e privo di fortuna, la<br />

cui produzione è pressoché interamente<br />

rimasta sconosciuta, e la cui figura resta a<br />

oggi priva di una precisa collocazione storica<br />

nella stessa pittura spagnola. Inoltre, l’inclassificabilità<br />

del suo stile pittorico, a mezzo<br />

tra oleograficismo naturalistico, impressionismo,<br />

divisionismo, che deve aver sottratto<br />

l’attenzione della maggior parte dei critici dal<br />

suo lavoro, incapaci di attribuirgli un “posto”<br />

e un “habitat” di relazioni e di prospettive<br />

storicizzanti: non del tutto italico, non del<br />

tutto europeo, non del tutto moderno e<br />

tuttavia neppure conservatore, troppo peninsularmente<br />

realistico come impressionista,<br />

troppo poco abruzzese come ritrattista e<br />

paesaggista “dal vero”. Sciocchezze, ripeto.<br />

Di grandi artisti autodidatti o dalla forma-<br />

di<br />

Silvio<br />

Paolini Merlo dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

zione oscura i libri di storia dell’arte sono<br />

pieni, e quanto alla classificabilità stilistica,<br />

nessuna forma d’arte autentica ne ha mai<br />

sofferto la mancanza.<br />

Tra quelle un pochino più serie, ne segnalerei<br />

almeno tre. Intanto, l’essersi presto confinato<br />

nella terra degli avi, dapprima con una<br />

controversa e poco congeniale attività politica<br />

a Civitella Del Tronto, e infine, dal 1922,<br />

dopo l’esperienza della guerra, con il ritiro<br />

a Villa Passo. Le importanti<br />

esperienze<br />

italiane ed europee<br />

compiute da Averardi<br />

evidentemente<br />

non gli consentirono<br />

di stringere<br />

legami duraturi né di<br />

penetrare nei giusti<br />

ambienti intellettuali<br />

del tempo. Sotto<br />

questo profilo, quelli<br />

dell’autosfregio su La<br />

discussione politica,<br />

del 1906, e del furto<br />

di attribuzione del<br />

Seguito del veglione, esposto a Parigi nel<br />

1908 sotto un altro nome, mi sembrano<br />

episodi tutti leggibili alla luce di una sorta<br />

di esautorazione artistica, di emarginazione<br />

subita e insieme autoindotta, di cui evidentemente<br />

l’artista ha insieme sofferto e sentito<br />

l’urgenza.<br />

Porrei l’indice inoltre sull’ambiguità del suo<br />

impegno civile, politico e nello stesso tempo<br />

impolitico, sfociato in un’arte in apparenza<br />

apolitica. E mi riferisco in particolare a<br />

quell’adesione al regime, rimasta per molti<br />

versi inspiegabile anche alla luce del rapido<br />

ravvedimento, che gli costò la reclusione,<br />

ma che deve avergli inimicato allo stesso<br />

modo gli ambienti antifascisti e socialnazionalisti.<br />

Infine, la scarsità di studi critici<br />

di risonanza nazionale, tranne i cataloghi<br />

per le mostre del 1986, curata da Marcello<br />

Sgattoni, e del 2011, curata da Lucia Arbace<br />

e Paola Di Felice, uniche retrospettive<br />

monografiche finora dedicate ad Averardi, i<br />

saggi di Fulvia Celommi del 1983 e di Irene<br />

De Nigris del 1995, la voce a cura di Ivan<br />

D’Alberto per il dizionario biografico Gente<br />

D’Abruzzo nel 2006. Tutti segnali lodevoli<br />

rimasti episodici, propri di una riscoperta<br />

che ancora stenta a sollevarsi oltre il limbo<br />

di una memorialistica locale. n


SATIRA<br />

Politica<br />

Ti piace<br />

perdere facile?<br />

Lodevole iniziativa quella di scegliere la location per il congresso<br />

provinciale di un partito nelle prossimità del cimitero comunale.<br />

L’allerta nelle pompe funebri si è protratta per l’intera giornata<br />

di domenica, a garantire, semmai ve ne fosse stato il bisogno, il<br />

pietoso ufficio della riesumazione e scongiurare il non raggiungimento del<br />

quorum da parte degli aspiranti a un posto di coordinatore provinciale.<br />

L’eventuale ma non auspicabile ricorso al voto delle salme neo tesserate,<br />

già ventilata dalle illazioni, forse solo fantasiose, in un articolo di un<br />

quotidiano, avrebbe disteso gli animi e rappreso i nervosismi prima della<br />

consultazione.(http://ilcentro.gelocal.it/teramo/cronaca/2012/03/04/news/pdl-tesseratial-partito-anche-i-morti-5673345)<br />

Le segreterie degli sfidanti avevano affilato le armi nei giorni precedenti il<br />

confronto attraverso una vivace dialettica interna. Il senatore Tancredi è<br />

stato riconfermato coordinatore del Pdl con 3.891 preferenze, mentre al<br />

contendente “gattiano”, Emiliano Di Matteo, sono andati 2.918 voti a perdere.<br />

Perdi spesso, perdi adesso. Ma confrontati con moderazione. Gara,<br />

competizione. Accettare le sfide senza mai superare i propri limiti. Mettere<br />

Attanasii<br />

di<br />

Mimmo<br />

Attanasi dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

in conto che si può anche perdere. La percezione che il denaro potrebbe<br />

essere speso per altri scopi. Rinunciare al confronto se si è consapevoli<br />

di non essere in possesso degli strumenti adatti. Evitare di considerare la<br />

partita come l’unica soluzione. La dipendenza da competizione è una patologia<br />

riconosciuta e certificata anche dall’Organizzazione Mondiale della<br />

Salute. Nelle intemperanze della partecipazione si nascondono i rischi collegati<br />

alla soggezione patologica. Costantemente impegnati ad analizzare<br />

le proprie sfide del passato e a pianificare compulsivamente le prossime.<br />

Il ricorso agli altri per riuscire a gestire la propria situazione. In questi<br />

comportamenti a rischio, il consiglio potrebbe essere quello di riflettere e<br />

di parlarne con il medico di fiducia per corredarsi di <strong>info</strong>rmazioni su come<br />

affrontare, approfondire, comprendere e fare fronte alle problematiche utili<br />

a riconquistare sicurezza e responsabilità delle proprie azioni.<br />

Il dato che viene fuori dalla kermesse domenicale marzolina conferma<br />

l’entusiasmo del Pdl e le robuste fondamenta che il partito ha pazientemente<br />

installato nel tessuto sociale, ribaltando con un fendente di<br />

puro esercizio democratico la campagna denigratoria messa a regime<br />

da certa stampa. Dapprima screditato, il partito della libertà si conferma<br />

quindi partito della gente. In perfetta sintonia con l’ex parlamentare, l’on.<br />

Antonio Tancredi, della cui statura politica basterebbe riportare la risposta<br />

alla domanda di un giornalista:<br />

“Lei è comunque considerato uno dei teramani di potere. Lo sa?” «Vede,<br />

ho sempre lavorato per questa città. Sono stato deputato per quattro legislature<br />

e assessore regionale per due. Quando ho lasciato, nel 1994, per<br />

mia autonoma decisione, rischiavo di... restare disoccupato. Allora sono<br />

diventato uno dei fondatori della Banca di Teramo»<br />

(http://ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca/2010/10/02/news/tancredi-la-banca-di-teramonon-e-un-centro-di-affari-2452849)<br />

Ti piace perdere facile?! n<br />

9<br />

n.77


10<br />

n.77<br />

ATTUALITÀ<br />

Ospedale Mazzini<br />

Il parcheggio<br />

libero al Mazzini?<br />

Una questione<br />

di civiltà<br />

Fifty Fifty, questo il rapporto tra strisce blu e<br />

bianche al Mazzini per poter parcheggiare,<br />

altrimenti parte il boicottaggio dei sindacati<br />

Che si debba parlare dei soliti problemi di parcheggi al di fuori<br />

della cinta muraria, potrebbe apparire fuori luogo, quasi un non<br />

sense, ma quello che sta accadendo dalle parti dell’ospedale<br />

Mazzini, dopo l’apertura del<br />

nuovo parcheggio multipiano, ci<br />

porta per forza di cose a considerare<br />

che davvero dopo il business del<br />

rifiuti ci sia quello degli stalli blu. La<br />

Cgil di Teramo propone addirittura<br />

il boicottaggio qualora il cittadinoutente<br />

non abbia in futuro la scelta<br />

di parcheggiare liberamente la sua<br />

auto nelle strisce bianche del nosocomio<br />

teramano senza ricorrere<br />

sistematicamente ai servizi offerti<br />

dal nuovo parcheggio multipiano.<br />

Boicottaggio che consisterà anche<br />

nell’avvio di procedure alternative ai 70 cent orari da versare nelle<br />

casse di Parking Piazza Italia spa, come ad esempio lo stabilire una<br />

convenzione con il Comune di Teramo per istituire una forma di Car<br />

pooling, oppure per realizzare un parcheggio alternativo nei pressi di<br />

Villa Mosca (a pochi passi dal Mazzini) con un piccolo viale da fare a<br />

piedi, o come la concessione della prima ora di parcheggio gratuita<br />

per chi si reca nella struttura sanitaria per esami di laboratorio.<br />

La battaglia del free parking comincia qua per Monia Pecorale della<br />

Funzione Pubblica della Cgil. Non ci sono solo in gioco i diritti per<br />

i dipendenti del nosocomio, ai quali tra l’altro il direttore generale<br />

della Asl, Giustino Varrassi, ha assicurato parcheggi gratis fino alla<br />

di<br />

Maurizio<br />

Di Biagio www.mauriziodibiagio.blogspot.com<br />

fine dell’anno, ma “una questione di civiltà per tutti gli utenti che<br />

sono costretti a pagare un costo eccessivo per far visita ai propri<br />

cari”. E come nei migliori project financing o vengono tirate in ballo<br />

anche le ampie zone tolte al parcheggio libero lungo la strada<br />

che porta all’ospedale, sulla falsa riga delle piste ciclopedonali<br />

e dei parcheggi di mezzora istituite tutte ad un tratto<br />

proprio attorno all’altro project, quello di Piazza Dante, in<br />

modo che la penuria di stalli potesse soddisfare l’atavica<br />

fame degli imprenditori privati: quasi una filosofia del pusher.<br />

E ritornando alla Cgil, il sindacato di Viale Crispi teme che nei<br />

prossimi giorni ci possa essere un ritocco verso l’alto della tariffa<br />

oraria, un aumento che verrebbe contrastato con tutti i mezzi, fa<br />

sapere Pecorale.<br />

Alfiero Di Giammartino (Uil Fpl) pretende che la metà degli stalli,<br />

tra privati e pubblici, sia assolutamente free, non a pagamento:<br />

il concetto del 50% politico che verrà perorato in tutte le salse lo<br />

ribadirà in tutti i prossimi incontri che il sindacalista terrà con la Asl<br />

di Teramo: ci dovranno pur sentire, è la sua tattica basata sullo sfinimento.<br />

Ma le richieste non terminano qui, si alzano di tono, alcune<br />

s’avvitano su se stesse, altre sono solo pretestuose, ma tutte bene<br />

o male intendono alzare il tono dello scontro vero e proprio con<br />

Circonvallazione Ragusa.<br />

Di Giammartino innanzitutto vuol vederci chiaro in questo dannato<br />

project financing, dapprima richiedendo al manager Varrassi tutta<br />

la documentazione con annesse autorizzazioni della nuova opera, e<br />

poi…si vedrà.<br />

C’è del marcio di Danimarca? Oppure è solo una mossa del sindacalista<br />

che con questa minaccia tende ad ottenere un altro tipo di<br />

risultato? Non si sa, “c’è solo l’aspetto contingente del parcheggio<br />

del Mazzini che sta diventando una patata bollente”.<br />

Oltretutto c’è un altro aspetto da<br />

esaminare: “Ci sono dipendenti delle<br />

ditte – prosegue Di Giammartino -<br />

che eseguono lavori in appalto per<br />

la struttura ospedaliera che trovano<br />

una seria difficoltà nel parcheggiare<br />

i propri mezzi e di conseguenza a<br />

svolgere i lavori”. Antonio Caprini<br />

(Rsu della Uil) ribadisce le sue pretese,<br />

perché – a suo modo di vedere,<br />

che poi è quello di tanti - mettere<br />

a frutto un’opera pubblica senza<br />

appunto prevedere il parcheggio<br />

non a pagamento per gli utenti non<br />

è ammissibile. Dichiara pertanto che si faranno le barricate qualora<br />

non prevalga il criterio della libera scelta: chiede che sia rivista la<br />

convenzione del 2003 con la società perché “vengano rivisti i vecchi<br />

privilegi”; “Nel tempo sono cambiate molte cose” aggiunge. Infine La<br />

Uil chiede che 100 posti auto siano destinati ai pazienti che si recano<br />

in ospedale abitualmente per esami.<br />

“E’ indecente – prosegue il presidente provinciale di Confesercenti,<br />

Antonio Topitti – che il manager Varrassi coi soldi pubblici crei l’indotto<br />

per interventi privati, a scapito di stalli che vengono meno alla collettività;<br />

con la scusa del verde, si eliminano i parcheggi a raso esistenti da<br />

40 anni per dare un aiutino al privato, discriminando l’utenza“. n


EVENTI<br />

Novità editoriali<br />

Il nuovo magazine<br />

“Abruzzo teramano”<br />

da una idea di Sergio Scacchia<br />

Ènata una rivista free interamente dedicata al territorio teramano nei<br />

suoi molteplici aspetti.<br />

È nata per celebrare la magia di questo lembo d’Abruzzo che non<br />

ha confini.<br />

Scende dalla natura prepotente delle montagne del Gran Sasso, Laga<br />

e Gemelli, attraversa borghi ricchi di storia e di umanità, s’inoltra verso<br />

colline ubertose, campagne colme di prati, vigneti e uliveti e giunge al<br />

mare blu delle “sette sorelle”.<br />

È un viaggio senza fine tra itinerari verdi che diventano mirabile scrigno<br />

di chiese, torri e rocche.<br />

Scoprire l’ambiente è solo l’inizio di un lungo percorso, il resto è architettura<br />

e cultura millenaria.<br />

dalla<br />

Redazione dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

Un volo d’aquila su<br />

montagne, foreste,<br />

borghi, opere d’arte per<br />

disegnare l’immagine<br />

più limpida di un territorio.<br />

Infinite suggestioni<br />

da cercare e vivere.<br />

L’Abruzzo teramano<br />

è anche l’operosità dei suoi uomini, della famiglia, della festa, del buon<br />

cibo e del vino puro. E ha la capacità di trasformarti.<br />

La nostra è una terra nata quasi da un ordine cartesiano, che ti culla<br />

spingendo un’altalena di emozioni, sentimenti, che ti afferra per mano<br />

accompagnandoti lì dove puoi perderti nella bellezza.<br />

Perché nel teramano è la bellezza, il filo che lega storia e tradizione.<br />

Ecco perché è nato “Abruzzo teramano”. n<br />

11<br />

n.77


n.77<br />

CULTURA 12<br />

Il ricordo<br />

Tonino<br />

Guerra<br />

L’ultima neve di primavera<br />

Viso paonazzo, baffi spioventi alla Gino Cervi e due occhi serrati<br />

che a pensare abbiano sceneggiato il mondo, c’è da restare<br />

sbigottiti. “La morte?” si chiese un giorno Tonino Guerra. “Viene<br />

solo una volta e non è affatto noiosa”, gli ripeté un contadino nei<br />

pressi di un cimitero. “Non mi va che tutto finisca in niente”, cantilenò<br />

un giorno a casa sua a Pennabilli nel suo consueto divano sgualcito,<br />

quando fuori il mondo che biancheggiava gli urlava a squarciagola i<br />

ricordi dell’infanzia.<br />

“La neve, io la ingoiavo da bimbo perché pensavo fosse zucchero”!<br />

Giovanetto lo fu con pochi giochi in mano, crebbe con la difficoltà di<br />

colloquiare con l’altro sesso,<br />

e sin da allora sviluppò<br />

l’ingegno delle favole da<br />

raccontare magari, come<br />

poi accade veramente,<br />

dentro il campo di prigionia<br />

a Troisdorf, in Germania,<br />

col suo romagnolo fatto<br />

di parole tronche e con<br />

il suo accento flautato e<br />

cadenzato. Tornò a casa<br />

evitando di percorrere la<br />

via principale perché in<br />

Tonino Guerra nella sua casa di Pennabilli<br />

imbarazzo con suo padre, con il sindaco di Canzano Francesco Di Marco e<br />

l’assessore alla cultura Katia Pompetti<br />

non sapeva proprio che<br />

dirgli, più tardi sulla soglia<br />

della porta, lui gli chiese semplicemente: “Hai mangiato?”.<br />

Tonino serrò le spalle e spalancò i piccoli occhi. Per la verità non ho<br />

mai capito se tutto ciò che lo sceneggiatore, poeta, pittore, scultore,<br />

venisse raccontando nel suo studio di Romagna in tutto questo tempo,<br />

tra una ventina di gattini e cani in libertà, corrispondesse a verità o<br />

fosse solo la solita e balenante opera d’immaginazione letteraria che<br />

sconfinava in terreni dove la vita l’ha portato.<br />

Soprattutto in Russia che lui amava, forse per quella neve che l’avvolgeva,<br />

forse per la sua seconda moglie Lora, che conobbe senza capire<br />

una parola, però stupendola con il regalarle un cesto pieno di sue poesie.<br />

Forse per la nebbia che per il romagnolo conservava un carattere<br />

quasi metafisico. Sceneggiatore lo è stato dapprima nelle sue lunghe<br />

sere con gli amici, raccontando i tempi in cui collaborava con Fellini o<br />

Antonioni traendo spunto dalle strade di Mosca o New York.<br />

di<br />

Maurizio<br />

Di Biagio www.mauriziodibiagio.blogspot.com<br />

Un giorno raccontò: “Dai muri di quelle città ricreavo la vita e i colloqui<br />

solo osservando un albero, solo raccogliendo una foglia morta, in<br />

silenzio”.<br />

“Dentro di me - disse - c’è la danza e il caos dei Taviani, c’è il greco e<br />

arabo Francesco Rosi, che raccontava il suo Sud, ci sono anche i anti<br />

registi russi con cui ho collaborato a lungo”. Si è sposato due volte ma<br />

non è stato un gran padre, si confessa quasi amaro, senza perdere<br />

quel tono favolistico nella sua voce ipnotica e suadente. Un giorno<br />

nel Tagikistan fece visita ad un santone al quale regalò una Polaroid,<br />

ma con un gesto deciso ma riverente rifiutò il dono: perché fermare il<br />

tempo, disse il saggio.<br />

Tonino Guerra assistette al seppellimento dei vecchi e avvizziti pennelli<br />

di Morandi, nel vecchio e spartano studio di Bologna, e raccontava<br />

spesso di sognare due posti nella sua vita, oltre naturalmente alla sua<br />

amata Russia: la città di Sana’a e il Tibet.<br />

Con Teramo ha avuto uno stretto rapporto. Giancarlo Puritani ebbe a<br />

visitarlo nel 1998 per ragioni cinematografiche, stava cercando uno<br />

che sceneggiasse il film San Gabriele, e la scelta alla fine ricadde<br />

su di lui. L’approccio fu burrascoso a causa di un banale ritardo di<br />

un quarto d’ora e l’incontro<br />

parve terminare quasi subito<br />

quando a calmare le acque e a<br />

riconciliare le posizioni spuntò<br />

dalla borsa della moglie Marisa<br />

la riproduzione di una mattonella<br />

della chiesa di San Donato<br />

di Castelli portata in dono al<br />

romagnolo: in un battibaleno la<br />

sua ira fu placata. Guerra rimirò<br />

con interesse l’opera sebbene<br />

lui affermasse la superiorità<br />

delle ceramiche di Faenza “ma<br />

Castelli….” grugnì quasi stupito.<br />

Sicché tra un bicchiere di vino e una piadina si fece notte fonda e<br />

nacque una profonda amicizia.<br />

Da quel giorno, Tonino strinse i suoi rapporti con il nostro territorio<br />

venendo ad esporre dapprima a Canzano (nel 2008 con la mostra Le<br />

Lucciole) poi a Castelli a fine 2011, questa da considerarsi davvero la<br />

sua ultima esibizione. “Era un gentleman di campagna – è il ricordo di<br />

Puritani – con la sua coppola, il gilet di Missoni tutto colorato, la giacca<br />

di velluto verde a larghe coste e l’aria scanzonata”.<br />

Dopo la ceramica, Tonino dovette abiurare anche la presunta supremazia<br />

della cucina romagnola su quella abruzzese quando a Canzano<br />

gli capitò di assaggiare i maccheroni con le pallottine, il tacchino alla<br />

canzanese e le mazzarelle: “Non c’avete tutti i torti” sibilò contrito<br />

verso i <strong>Teramani</strong>. Era un tipo che non si faceva intimidire da nessuno:<br />

discuteva animosamente su tutto ma finiva sempre per avere la meglio,<br />

come un dolce tiranno. “Ci sentiamo presto” furono le sue ultime<br />

parole agli amici teramani. Tonino Guerra è morto nel primo giorno di<br />

Primavera e non so se si è annoiato o meno durante il trapasso. Certo,<br />

una volta raccontò che un poeta francese proprio durante l’agonia,<br />

prima dell’ultima fiammella, sussurrò: mi sto già annoiando. Ma questo<br />

è ciò che Tonino raccontò in vita, oppure sceneggiò, o meglio dipinse,<br />

o ancora scolpì sulla neve da qualche parte in qualche isba.<br />

Nessuno saprà mai se dicesse il vero. Come sempre. n


Da “il Miele”<br />

di Tonino Guerra<br />

Canto Nono<br />

Avrà piovuto cento giorni e l’acqua che si è infi ltrata<br />

dietro le radici dell’erba<br />

è arrivata in biblioteca e ha bagnato le parole sante<br />

che stavano chiuse dentro il convento.<br />

Quando è venuto fuori il bel tempo,<br />

Aajat-Nova che era il frate più giovane<br />

ha portato con le scale tutti i libri sui tetti<br />

aprendoli al sole perché l’aria calda<br />

asciugasse la carta bagnata.<br />

È passato un mese di bella stagione<br />

e il frate stava in ginocchio nel cortile<br />

ad aspettare che i libri dessero un segno di vita.<br />

e fi nalmente una mattina le pagine hanno cominciato<br />

a frusciare leggere nella brezza del vento,<br />

pareva che fossero arrivate le api sui tetti<br />

e lui si è messo a piangere perché i libri parlavano.


SATIRA<br />

L’istruzione<br />

Squola<br />

o squali?<br />

Polemiche, e non di poco conto, sono venute fuori di recente durante<br />

una trasmissione radiofonica, su “Salvadanaio”, dedicata<br />

alle problematiche sociali ed economiche della scuola nel nostro<br />

Paese. Raccogliendo le opinioni che si sono succedute assieme<br />

a quelle postate sulla pagina fb del programma condotto da Debora<br />

Rosciani, su Radio24, crediamo che sia opportuno approfondire la<br />

questione rivolgendoci dirittamente ai fruitori primi e più importanti<br />

dell’istruzione pubblica: “gli studenti”.<br />

Vorremmo, per un solo momento, rubare attimi preziosi a chi avrà voglia<br />

di ripensare o pensare alle esperienze vissute e che hanno colpito la loro<br />

sensibilità civica. Quanto sia interessante la lezione di una professoressa,<br />

piuttosto che una noiosa, reverenziale disquisizione e sfoggio di nozionismi.<br />

(Foto tratta: http://www.direttanews.it/2010/04/24/la-scuola-padana-della-gelmini-e-il-25-aprile/ )<br />

Quanto conti veramente e influisca sui giudizi finali le prese di posizione<br />

di un dirigente scolastico, divenuto più un manager che la figura auto-<br />

di<br />

Mimmo<br />

Attanasi dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

revole del “vecchio preside bacchettone”. Malauguratamente, per tanto<br />

tempo, la mentalità per cui i licei sono scuole di “serie A” mentre gli istituti<br />

tecnici e professionali sono scuole di “serie B” ha imperato alla grande.<br />

Non corrisponde alla realtà dei fatti che una scuola professionale sia più<br />

semplice di un “nobile liceo”; forse è il contrario, se si pensa che l’indirizzo<br />

di uno studio tecnico professionale comporti una attribuzione di capacità<br />

specifiche nei confronti di un’altra scuola “nobile”, nella quale c’è molta<br />

più teoria. L’impressione è che il corpo docente non determini più la predisposizione<br />

dei ragazzi, al contrario li prendono come numeri da mettere<br />

sulla via dove servono. Ancora, c’è da dire dell’esperienza insufficiente<br />

sulla propensione peculiare della scuola sull’indirizzamento specialistico.<br />

Ci si basa su medie matematiche asettiche di un quadrimestre, ma non<br />

sulla consapevolezza e sul potenziale culturale che gli insegnanti dovrebbero<br />

avere nei confronti dei propri alunni.<br />

“L’orientamento dettato da un manager, ex preside” potrebbe inficiare la<br />

percezione di se stessi di una giovane vita agli albori di un tempo futuro in<br />

cui passerà la maggior parte della sua vita. Indicare una scuola professionale<br />

con indirizzo “tal dei quali”, giusto per togliersi dalle “scatole” uno<br />

che studia poco è più semplice che correggere le lacune che provengono<br />

da storie e vicissitudini personali e familiari, le quali attendono di essere<br />

risarcite da un vero servizio pubblico. La coordinatrice di classe non dice<br />

che quel ragazzino non ha le potenzialità per frequentare il “Classico”; ma<br />

lì, si sa, bisogna studiare tanto. Come se l’attitudine allo studio possa essere<br />

una cosa acquisita già a tredici anni. Tante storie di “ordinaria follia”<br />

attraversano la nostra vita. Delusioni, amarezze e gioie. Quante volte ci è<br />

stata fatta una “offerta alla quale non si poteva dire di no?” Quante volte<br />

ci si è sentiti umiliati, con una frase: “Tu, è meglio che cambi scuola!” n<br />

15<br />

n.77


ECONOMIA<br />

Coldiretti <strong>info</strong>rma<br />

Accatastamento<br />

dei fabbricati<br />

rurali<br />

Prorogato al 31 marzo 2012 ma resta la stangata Imu<br />

È<br />

stato prorogato al 31 marzo 2012 il termine per l’accatastamento<br />

dei fabbricati rurali. Il provvedimento è stato inserito nel Decreto<br />

Milleproroghe varato dal Consiglio dei Ministri. La richiesta, da<br />

presentare all’Agenzia del Territorio, riguarda la variazione della<br />

categoria catastale A/6 per gli immobili rurali ad uso abitativo e D/10<br />

per gli immobili rurali strumentali. Nella domanda l’interessato deve<br />

includere un’autocertificazione nella quale dichiara che l’immobile<br />

possiede i requisiti di ruralità, in via continuativa a decorrere dal quinto<br />

anno antecedente a quello di presentazione della domanda.<br />

La proroga sull’accatastamento dei fabbricati rappresenta un segnale<br />

di<br />

Raffaello<br />

Betti Direttore Coldiretti Teramo<br />

positivo ma non basta poiché la manovra avrà un impatto negativo<br />

stimato pesante su terreni agricoli e fabbricati rurali, facendo pagare<br />

alle imprese agricole attraverso l’Imu un ulteriore costo di un miliardo<br />

di euro.<br />

Ad essere colpiti saranno, infatti, stalle, fienili, cascine e capannoni<br />

necessari per proteggere trattori e attrezzi. Si va in questo modo a<br />

tassare quelli che sono, di fatto, mezzi di produzione per le imprese<br />

agricole. Il bene terra, se utilizzato come fattore della produzione in<br />

un’impresa agricola, deve avere un trattamento fiscale ben diverso da<br />

quello riservato a fondi agricoli speculativi o per fini hobbistici e per<br />

consolidare questo obiettivo la manovra va corretta. n<br />

17<br />

n.77


18<br />

n.77<br />

Dura Lex Sed Lex<br />

Auto confiscata<br />

per guida in stato<br />

di ebbrezza?<br />

Vorresti riaverla indietro? Vai a lavorare!<br />

Torniamo a parlare di violazione all’art. 186 del Codice della<br />

strada e cioè della “Guida sotto l’influenza dell’alcool”<br />

Come oramai i lettori ben sanno, il limite per non incorrere<br />

nella violazione di cui all’art. 186 CdS è di 0,5 grammi<br />

per litro. Tre sono le ipotesi sanzionatorie: la prima, conseguente<br />

l’accertamento di un tasso alcolemico compreso tra 0,5 e 0,8 gr./<br />

lt, è punita con la sanzione amministrativa di importo compreso<br />

tra i 500 e i 2000€, cui accede quella accessoria della sospensione<br />

della patente di guida da tre a sei mesi. In questo caso, tuttavia,<br />

non siamo in presenza di un reato. La seconda ipotesi si verifica<br />

nel caso in cui il tasso alcolemico sia superiore a 0,8 ma non<br />

superiore a 1,5 grammi per litro. In tal caso, invece, siamo in<br />

presenza di un vero e proprio reato, al cui accertamento segue la<br />

sanzione accessoria della sospensione della patente da sei mesi<br />

ad un anno. L’ultima e più grave fattispecie si verifica allorquando<br />

Note linguistiche<br />

Il Linguaggio<br />

del Giornale<br />

di Maria Gabriella<br />

Di Flaviano<br />

Il linguaggio del giornale costituisce un sottocodice all’interno del<br />

quale ci sono ulteriori sottocodici perché ogni settore del quotidiano<br />

ha qualche prerogativa linguistica un po’ speciale,<br />

e non solo per quanto riguarda la terminologia: il<br />

giornalista sportivo adotta un linguaggio che non è<br />

identico a quello del giornalista specializzato in servizi<br />

politici. Il linguaggio giornalistico è caratterizzato in<br />

genere da elementi ricorrenti..<br />

• Le frasi sono di solito brevi e concise.<br />

a cura di<br />

Amilcare Lauria<br />

Elvio Fortuna avvocati associati<br />

il tasso alcoolico nel sangue sia superiore a 1,5 gr./lt. Qui la pena<br />

prevista è l’ammenda da 1.500 a 6.000 € e l’arresto da sei mesi<br />

ad un anno, oltre alla sospensione della patente da uno a due<br />

anni. Nel caso in cui, poi, il veicolo sia di proprietà del contravventore,<br />

esso sarà confiscato e cioè acquisito al patrimonio dello<br />

Stato. Confisca che non avviene qualora il veicola appartenga “a<br />

persona estranea al reato”. Le pene previste in quest’ultima fattispecie<br />

sono raddoppiate al verificarsi di una serie di circostanze,<br />

che qui si omettono per brevità.<br />

Ovviamente la misura della confisca può non assumere particolare<br />

gravità nell’ipotesi di una reperto meccanico modello Fiat<br />

Duna, ma, al contrario, potrebbe diventare penosa per il proprietario<br />

di una fiammante Ferrari. E qui il legislatore, forse facendo uso<br />

di criteri egualitari e di contrappasso<br />

dantesco, stabilisce per<br />

tutti un’unica via per riottenere<br />

il mezzo: ed è quello del lavoro<br />

di pubblica utilità consistente<br />

“nella prestazione di un’attività<br />

non retribuita a favore della collettività<br />

da svolgere in via prioritaria<br />

nel campo della sicurezza<br />

e dell’educazione stradale” presso lo Stato e altri enti territoriali.<br />

Ove la prestazione lavorativa gratuita sia stata giudicata positivamente<br />

il giudice dichiara estinto il reato, dispone la riduzione alla<br />

metà della sanzione della sospensione della patente e revoca la<br />

confisca del veicolo sequestrato. Per cui, rimanendo all’esempio<br />

di cui sopra, i proprietari della Duna e della Ferrari riavranno i loro<br />

veicoli, con diverso, è ovvio, grado di soddisfazione...<br />

Come nostro stile per i particolari della procedura da seguire invitiamo<br />

i lettori alla sana e mai superflua consultazione del Codice<br />

della Strada n<br />

Si usa preferibilmente la coordinazione al posto della subordinazione<br />

• Prevale la coordinazione per asindoto<br />

• Per collegare tra loro le frasi; si usano molto i due punti o anche il punto<br />

fermo, dopo i quali segue la spiegazione di quanto detto precedentemente.<br />

• Nei titoli spesso si trova la forma interrogativa.<br />

• Frequentissimo l’uso di sostantivi uniti tra loro senza la presenza del<br />

verbo, struttura usata talvolta anche all’interno degli articoli.<br />

• In un periodo in cui compaiono, oltre alla principale, delle subordinate,<br />

spesso la principale viene proposta, per farle assumere maggiore rilievo.<br />

• Raramente viene ripetuto il soggetto all’inizio dei vari capoversi: nel<br />

linguaggio giornalistico si preferisce sottintenderlo, iniziando il capoverso<br />

preferibilmente con il verbo.<br />

• Frequente nei titoli l’uso di citazioni tra virgolette di una frase fondamentale<br />

pronunciata da un personaggio, senza anteporre i due punti<br />

• Quanto al lessico abbondano le parole straniere,<br />

i neologismi, le parole “difficili” usate al posto di<br />

vocaboli più semplici, termini latini, talvolta forme<br />

dialettali o gergali.<br />

• Frequente è l’uso di metafore e altre figure<br />

retoriche e di espressioni che suggeriscono dei<br />

doppi sensi. n


SALUTE<br />

Consigli<br />

Le intolleranze<br />

alimentari<br />

Adifferenza della allergie alimentari, come specificato<br />

nell’articolo precedente, le intolleranze alimentari<br />

possono insorgere episodicamente nella vita della persona<br />

qualora siano scatenate da un accumulo di una<br />

o più sostanze che determinano uno stato di intossicazione<br />

dell’organismo.<br />

di<br />

Donatella<br />

Cerasani<br />

Altri tipi di intolleranze alimentari sono invece permanenti,<br />

dovute ad un deficit enzimatico che non permette una corretta<br />

digestione di alcuni alimenti rendendoli quindi tossici per l’organismo<br />

(come il lattosio, qualora non sia presente la lattasi).<br />

Generalmente la reazione all’alimento a cui si è intolleranti è<br />

molto più lenta della reazione allergica ed è caratterizzata da<br />

rush cutaneo, prurito, difficoltà digestiva, gonfiore addominale,<br />

vomito e irregolarità intestinale, inoltre l’intolleranza si manifesta<br />

generalmente in seguito all’ingestione in elevata quantità<br />

della sostanza che la determina.<br />

L’intolleranza quindi, a differenza dell’allergia alimentare è dose<br />

– dipendente.<br />

Esistono test specifici per individuare le sostanze che determinano<br />

l’intolleranza alimentare, che permettono quindi di adeguare<br />

l’alimentazione del soggetto in maniera tale da ridurre<br />

l’incidenza della reazione stessa. n<br />

21<br />

n.77


n.77<br />

LUOGHI 22<br />

In giro<br />

Montepagano<br />

Borgo bello e possibile!<br />

Irintocchi della torre della Santissima Annunziata<br />

chiamano all’ora della preghiera.<br />

Il suono scende come pioggia sul paesaggio.<br />

L’imponente cupola domina l’abitato di<br />

Montepagano.<br />

Le vecchine compaiono in piazza e si recano in<br />

chiesa per il rosario.<br />

La bellezza del borgo produce l’incanto più<br />

profondo. L’antico castello arroccato sulla collina<br />

a quasi trecento metri d’altezza, conserva<br />

ovunque monumenti e scorci dal passato.<br />

Il suono è certamente diverso da quello,<br />

possente, che si sprigionava un tempo lontano<br />

nel periodo più intenso delle incursioni barbariche,<br />

dalla grossa campana del paese i cui<br />

rintocchi giungevano fino alle galee al largo<br />

della costa. Il frastuono avvertiva l’imminenza<br />

degli sbarchi di turchi distruttori.<br />

Dire che qui tutto è rimasto come un tempo<br />

non è certo una bugia.<br />

Stradine medievali di suggestioni infinite dove<br />

immergersi nel silenzio, una veduta immensa<br />

che si allunga fino quasi al Conero marchigia-<br />

no, il profumo di verde e aria pura, la ruvida<br />

calda pastosità delle pietre antiche, rendono<br />

Montepagano una meta da visitare con<br />

assoluta calma.<br />

La torre di Sisto V del secolo XVI è sempre lì<br />

e vive ancora la tradizione della Confraternita<br />

del S.S. Sacramento, fondata nel 1500, che<br />

assisteva gli indigenti e che oggi si occupa di<br />

organizzare i festeggiamenti al patrono,<br />

S. Antimo protomartire. La statua solleva<br />

instancabile, da migliaia di anni, con la sua<br />

mano il castello medievale.<br />

La Roseto tentacolare, l’antica Rosburgo ha<br />

arrestato la sua espansione selvaggia nella<br />

di<br />

Sergio<br />

Scacchia mens2000@gmail.com<br />

parte finale delle colline sovrastate dal borgo<br />

che gode, ancora oggi, di una relativa tranquillità.<br />

La campagna aperta lambisce il centro<br />

turistico delle rose, alcuni cascinali sparsi tra i<br />

campi resistono tenacemente, come manciata<br />

di grano gettata dal seminatore e, di quando in<br />

quando, qualche filare ombreggia un fosso.<br />

Arrivando a piedi, attraverso un bel sentiero<br />

in collina, uno dei camminamenti che dal<br />

mare portano in collina, è possibile incontrare<br />

la storica “Fonte dell’Accolle” costruita agli<br />

inizi dell’800 dove le donne lavavano i panni e<br />

tornavano a casa, portando in testa la conca<br />

piena d’acqua e, sotto braccio, la canestra dei<br />

panni.<br />

Dall’alto della collina appare chiaro ciò che<br />

sta accadendo in questo lembo d’Abruzzo: i<br />

paesaggi rurali di secoli stanno scomparendo<br />

inghiottiti da un presente fatto di cemento,<br />

di sconquassi e di cantieri edili. Le valli,<br />

intonse per migliaia di anni e attraversate dai<br />

filari, stanno scomparendo tra “piani-casa” e<br />

fervore di cemento. La multiforme ricchezza<br />

della ruralità italiana è sempre più minacciata<br />

dall’espansione urbana.<br />

Molte le colture abbandonate, molte le alberature<br />

trascurate o scomparse.<br />

E’ in questa piccola cornice preservata dal<br />

turismo di massa che si trova l’interessante<br />

Museo della Cultura Materiale, uno degli<br />

oltre quattromila sparsi nella penisola che<br />

rappresentano una risorsa preziosa della<br />

nostra storia.<br />

Dal 1987 questa istituzione, nata quasi per<br />

caso ad allacciare il filo della memoria con il


vissuto paesano, ha il compito di ricercare le<br />

testimonianze materiali dell’uomo e del suo<br />

ambiente, acquisendole, conservandole e<br />

comunicandole.<br />

“Un museo – dice la signora Anna Maria<br />

Rapagnà, anima di questa bella istituzione del<br />

borgo di Montepagano insieme a Luigi Braccilinon<br />

può essere solo contenitore statico di<br />

oggetti e testimonianze, bisogna stimolare<br />

vivacità e dinamismo attraverso meccanismi<br />

di promozione”.<br />

Basta scambiare qualche parola con la donna,<br />

per rimanere stupiti dal suo entusiasmo. Da<br />

anni, insieme ai suoi validi collaboratori e soci,<br />

Anna Maria compie sforzi e sacrifici per far<br />

vivere una struttura culturale, fiore all’occhiello<br />

del paese, animandola in tutte le stagioni<br />

dell’anno, con manifestazioni, mostre a tema<br />

inerenti la vita artigianale e contadina di un<br />

tempo, convegni e feste dedicate anche a<br />

studenti.<br />

“Bisogna aiutare le nuove generazioni ad<br />

approfondire le tradizioni e i costumi del passato-<br />

dice ancora – e per fortuna non siamo<br />

soli, in questo siamo anche aiutati dal comune<br />

di Roseto degli Abruzzi che permette da anni<br />

l’uso gratuito dei locali, oltre che da tutta la<br />

popolazione di Montepagano.”<br />

Nei locali espositivi, visitati mediamente da<br />

poco più di millecinquecento appassionati<br />

l’anno, si trova una raccolta che comprende<br />

testimonianze della cultura agro-pastorale,<br />

dell’archeologia industriale, fino alle molteplici<br />

realtà del nostro territorio.<br />

C’è di tutto, dalle cartoline d’amore alle<br />

foto antiche, dalle immaginette sacre dei<br />

santarellari camplesi, alla numismatica con<br />

monete italiane ed estere, dai mobili d’epoca<br />

della Valle del Fino, ai caratteristici costumi<br />

abruzzesi, dagli strumenti musicali dei “bandisti”<br />

artigiani, a raccolte di giornali e riviste<br />

antichissime.<br />

E poi, oggetti poveri ma unici, arnesi da lavoro<br />

manuale, cimeli e libri che paiono vivere<br />

la loro seconda giovinezza fino ai giochi di<br />

quando eravamo bambini che si divertivano<br />

con poco. Tutto questo prezioso materiale è<br />

contenuto in ambienti ricostruiti fedelmente<br />

grazie alla passione dell’associazione, “Vecchio<br />

Borgo”, fondatrice del museo.<br />

Una miriade di segni della quotidianità di circa<br />

cento o cinquant’anni fa, messi là a testimonianza,<br />

come mucchietto di pietre lasciato in<br />

montagna per l’orientamento di chi passa.<br />

E’ un pellegrinaggio-viaggio nella civiltà<br />

contadina, attraverso l’esistenza quotidiana<br />

corredata da foto, documenti inediti dall’infanzia<br />

fino all’età matura. n<br />

23<br />

n.77


n.77<br />

Parliamo di Musica<br />

Progressive<br />

Rock (parte 2)<br />

Una storia italiana<br />

Finalmente siamo giunti alla seconda parte sul Progressive Rock,<br />

quella che tanto aspettavo; il Progressive Rock made in Italy.<br />

Anche se in Italia il Prog Rock è arrivato più tardi rispetto alla compagine<br />

inglese, questo genere si è fatto spazio in pochissimo tempo.<br />

Cantato in italiano, tra gli anni ‘70 e ‘80 si sono contesi lo “scettro” in<br />

moltissimi, e di tutti loro non c’era una scelta precisa, erano (e lo sono<br />

ancora) grandi musicisti e grandi interpreti di un genere che all’epoca,<br />

soprattutto agli albori, era protagonista la nostra cugina Inghilterra.<br />

Dico questo perché gruppi come P.F.M ad esempio, uscirono dall’Italia e<br />

fecero strage di consensi, soprattutto negli Stati Uniti, più di quell’Inghilterra<br />

prolifica. A loro fecero poi “seguito” band come Le Orme, Balletto<br />

di Bronzo, Biglietto per l’Inferno, Banco del Mutuo Soccorso (periodo del<br />

cantante Tenco), Area, La Locanda delle Fate, Buon Vecchio Charlie, Rovescio<br />

della Medaglia, Alphataurus, Goblin, New Trolls e Alan Sorrenti (primo<br />

periodo), Maxophone e via discorrendo.<br />

Ascoltare, ascoltare, questo è il consiglio che porgo, perché la scena<br />

Progressive italiana non è stata solo una parentesi, che si è affievolita<br />

poi all’inizio degli anni ‘80, ma è stata davvero una grande scena<br />

musicale invidiata anche all’estero. Sostanzialmente non ci sono grosse<br />

differenze con la compagine inglese, se prendiamo ad esempio gli<br />

Emerson,Lake&Palmer, ascoltiamo un Progressive più articolato, psichedelico<br />

e con tante suite, ma se ascoltiamo P.F.M. - Le Orme – Rovescio<br />

della Medaglia, giusto per citarne alcuni, ci troviamo di fronte a brani<br />

diretti, tecnici e meno psichedelici. Per tutto il periodo ‘70 il Progressive<br />

di<br />

Luca<br />

Cialini<br />

italiano ha dato alla luce brani indimenticabili, e brani che ancora oggi<br />

riecheggiano. Nonostante ciò, sul finire dei ‘70 e l’inizio degli ‘80, il Progressive<br />

ebbe un calo considerevole sia di pubblico che di mercato, ma<br />

rimanendo comunque tra le fila della musica, quella buona, italiana.<br />

Dunque un invito, soprattutto ai ragazzi più giovani, ad ascoltare queste<br />

band italiane e non solo quelle estere!!! n<br />

MUSICA 24cosmychaos@gmail.com<br />

Parliamo di una Band<br />

I CORVI NERI<br />

Realtà musicali teramane... A Tribute<br />

to “The Most Rock ‘n’ Roll Rock<br />

‘n’ Roll Band in the World” .<br />

Ecco come si presentano i nostri<br />

amici I Corvi Neri, cover band di<br />

grandi che hanno fatto storia, e che sia giusto in un certo senso, elogiarli e<br />

tornando a farli rivivere. Non sempre riesce bene il compito di una cover<br />

band, avvolte non si ha il giusto feeling, avvolte non si ha il giusto cantante,<br />

insomma, non è per niente facile. Anche la decisione della band cui<br />

coverizzare, non è sempre facile, soprattutto se si trattano band meno conosciute,<br />

in Italia ovviamente. I Corvi Neri hanno così deciso di coverizzare<br />

una band che, soprattutto negli anni ’90, è stata al top delle classifiche,<br />

rievocando quel rock’n roll che con il tempo si era un pò affievolito.<br />

Anima dei Corvi Neri è Paolo Ceritano, ideatore di questo tributo ai Black<br />

Crowes e unico membro originario della formazione. Dopo la pubblicazione<br />

di “Warpaint”, Paolo riunisce alcuni tra gli esponenti della<br />

scena rock teramana con l’intento di riproporre fedelmente il sound<br />

della rock’n’roll band più rock’n’roll del mondo. La line-up subisce varie<br />

trasformazioni e col passare dei mesi si è allargata ad un sestetto,<br />

portando la musica dei fratelli Robinson dal Sud della Georgia ai migliori<br />

locali del centro e nord Italia.<br />

La band: Paolo Ceritano - Lead vocals, harp, percussions<br />

Matteo Di Leonardo - Guitar, slide, vocals • Alessio Fioretti - Guitar, vocals<br />

Luca Finavera - Bass, vocals • Umberto Eleuteri - Drums<br />

Stefano Befacchia - Keyboards, vocals -<br />

Contatti: • http://www.myspace.com/icorvineri<br />

• https://www.facebook.com/I-CORVI-NERI n


PREZIOSITÀ<br />

L’oggetto del desiderio<br />

Il cristallo<br />

di rocca<br />

limpido e trasparente di primavera<br />

Il cristallo di rocca è la varietà limpida e trasparente del quarzo.<br />

Il nome cristallo di rocca è ormai quasi scomparso per lasciare<br />

il posto a quello di quarzo ialino che, è la denominazione più<br />

esatta. Il nome cristallo deriva dall’antico greco krystallos che<br />

significa “ghiaccio”, perché i greci, vedendolo luccicare nelle grotte<br />

vicino al monte Olimpo, credettero che fosse ghiaccio congelato<br />

per l’eternità.<br />

Distribuito in abbondanza su tutta la crosta terreste, il cristallo di<br />

rocca è stato largamente impiegato per produrre oggetti come<br />

coppe, brocche e bicchieri, e nei musei di tutto il mondo si possono<br />

ammirare oggetti in quarzo ialino finemente scolpiti e incisi. Di so-<br />

di<br />

Carmine<br />

Goderecci di Oro e Argento<br />

lito il cristallo di<br />

rocca è perfettamentetrasparente,<br />

tuttavia, come<br />

tutte le gemme,<br />

può presentare<br />

inclusioni e<br />

piccole impurità.<br />

Grandi giacimenti<br />

di questo minerale<br />

si possono<br />

trovare in Madagascar,<br />

in Brasile,<br />

in varie località<br />

delle Alpi, ma i cristalli più puri e incolori sono quelli presenti nel<br />

marmo di Carrara.<br />

Se come gemma il cristallo di rocca ha scarso valore, come pietra<br />

ha sempre goduto di grande considerazione e gli sono stati attribuiti<br />

vari poteri. Usato per scacciare gli incubi o per guarire dalla<br />

febbre, veniva utilizzato nell’antichità per fabbricare le magiche<br />

sfere di cristallo attraverso le quali i chiaroveggenti tentavano di<br />

predire il futuro.<br />

Ancora oggi la “sfera di cristallo” è il simbolo di maghi e indovini.<br />

In alcuni paesi dell’est europeo è regalato alle bambine perché<br />

abbiano occhi luminosi e vista acuta.<br />

Limpida e trasparente primavera a tutti. n<br />

25<br />

n.77


26<br />

n.77<br />

SPORT<br />

Calcio<br />

Teramo<br />

Calcio<br />

I giovani e il futuro<br />

I<br />

giovani e il futuro, nella società civile, nel-<br />

le attività umane ed anche nello sport. E’<br />

sinonimo di vitalità e continuità. Ognuno<br />

vede nel giovane una parte di se che si<br />

tramanda, indipendente dal legame diretto<br />

o di parentela. L’istinto di conservazione è<br />

insito nella natura umana.<br />

Accudire e fare crescere bene i giovani è<br />

sempre una priorità. Lo sport occupa una<br />

parte importante per l’educazione dei giovani<br />

ed a ragione rivendica il suo ruolo , anche se<br />

subordinata a quella istituzionale. Le norme<br />

federali (Federazione Italiana Gioco Calcio)<br />

riservano una particolare attenzione alla<br />

gestione di base della formazione giovanile.<br />

Opportuni incentivi vengono erogati appositamente<br />

non solo per la formazione, anche<br />

per quanto riguarda l’aspetto agonistico.<br />

Nelle gare ufficiali dei dilettanti c’è l’obbligo<br />

di tenere in campo un numero minimo di calciatori<br />

“under”, mentre nei professionisti l’incentivo<br />

è addirittura monetizzato. Il Teramo<br />

Calcio, sin dalla costituzione della nuova<br />

società, ha tenuto in particolare considerazione<br />

il settore giovanile. Di pari passo sono<br />

cresciuti l’organizzazione della prima squadra<br />

e quello del settore giovanile. Gli sforzi per i<br />

miglioramenti spesso cozzano sulla carenza<br />

di strutture, annoso problema della città di<br />

Teramo. Si è consumata buona parte della<br />

stagione calcistica con buoni risultati che il<br />

responsabile organizzativo Vincenzo Feliciani<br />

illustra nei vari aspetti.<br />

“Per attività giovanile propriamente detto,<br />

s’intende,a cominciare dai più giovani, quella<br />

della categoria Giovanissimi fino alla Juniores,<br />

prossima alla prima squadra. In quest’ultima,<br />

infatti, spesso partecipano calciatori della<br />

prima squadra e viceversa alcuni di loro si<br />

allenano in quella maggiore.<br />

Come risultati agonistici, la squadra Juniores<br />

ha compiuto sensibili miglioramenti rispetto<br />

allo scorso anno. Di rilievo è l’età della rosa<br />

con giovani nati nel 93,94 e 95, mentre il<br />

regolamento prevede la partecipazione di<br />

nati nel 93 e 94. La linea più giovane è sicuramente<br />

un elemento positivo in prospettiva.<br />

A ciò si aggiungono anche gli ottimi risultati<br />

con la terza posizione occupata in classifica<br />

generale che, se conservata, assicurerebbe<br />

la partecipazione ai play-off nella successiva<br />

fase nazionale. Alcuni di loro fanno parte<br />

della rappresentativa regionale di categoria.<br />

La prospettiva è volta anche verso la categoria<br />

superiore della prima squadra in seconda<br />

divisione. In tale ipotesi i giovani devono<br />

essere pronti per gli impegnativi tornei nazionali:<br />

campionato Beretti e Allievi nazionali.<br />

La priorità viene data sempre alla partecipazione<br />

con riguardo alla qualità e meno ai<br />

risultati. La squadra allievi sta confermandole<br />

buone premesse iniziali con miglioramenti<br />

rispetto all’anno scorso, unitamente a quella<br />

dei Giovanissimi.<br />

In entrambe le categorie è previsto un<br />

campionato parallelo per nati nell’anno<br />

successivo. Le due categorie, denominate<br />

di fascia B o sperimentali, rappresentano il<br />

fiore all’occhiello perché hanno la possibilità<br />

di confrontarsi con i pari età di scuole qualitativamente<br />

migliori. E’ un lavoro di base che<br />

pagherà bene nel futuro in prima squadra,<br />

di<br />

Antonio<br />

Parnanzone dimitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

prospettiva che ci si augura fortemente<br />

perché altrimenti sarebbe vano ogni sforzo.<br />

Si registra un ottimo comportamento generalizzato<br />

nelle varie categorie di buon auspicio<br />

per la correttezza in campo, elemento essenziale<br />

per l’equilibrio psicologico dentro e fuori<br />

il rettangolo di gioco.<br />

Il lavoro di base dovrebbe essere più intenso<br />

con più allenamenti settimanali, mirati sulla<br />

tattica e sul potenziamento fisico.<br />

Per carenza di strutture al momento non<br />

possibile procedere per tale tipo di preparazione<br />

di base. Ottimo anche il funzionamento<br />

dell’organizzazione. Non si sono registrate<br />

lacune o carenze strutturali. Sono molto<br />

soddisfatto per come procedere l’attività in<br />

generale e in particolare i tornei che alla fine<br />

gratificano proprio gli stessi giovani”. n


ATTUALITÀ<br />

Persone Di Biagio dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

L’ultimo dei<br />

cercatori d’oro<br />

Giuseppe con il pendolo scova fedi e<br />

braccialetti d’oro. Si dichiara radioestesista,<br />

cioè colui che localizza oggetti nascosti<br />

Èl’ultimo dei cercatori di tesori che si conosca. Il volto è paffuto e<br />

teso come quello di una mela dalla buccia ben levigata, gli occhi<br />

taglienti che paiono non fissarti cercando un punto indefinito su cui<br />

posare la sua dolce bramosia e una calvizie celata a malapena da<br />

una sorta di filamenti. Giuseppe il compito lo sbriga a suo modo: sopra<br />

una carta geografica posa il suo pugno ruvido brandendo un pendolo che<br />

va a roteare proprio sul punto dove dovrebbe essere sepolto un oggetto<br />

di pregio. Molti si affidano a lui per ritrovare fedi matrimoniali perse<br />

da anni o altri tipi di oggetti spesso d’oro o almeno di un certo valore,<br />

che paiono essere scomparsi dalla terra per sempre, non si sa in quale<br />

anfratto remoto del sottosuolo. Giuseppe aziona i ferri del mestiere e si<br />

rimette al lento turbinio del pendolo d’acciaio “di quello buono però, che<br />

non sia né troppo leggero né pesante, non suscettibile quindi ai refoli di<br />

vento che possono sollevarsi all’improvviso dai campi”. Spesso gli capita<br />

di riportare in vita piccoli tesori ormai occultati da tempo immemore<br />

sotto coltri di terriccio umido e ghiaia. Iniziò più di 10 anni fa: con la scusa<br />

di prestare una “consulenza” ad un lavoro di uno storico del posto si rese<br />

conto che scovare oggetti con quel metodo era più semplice del previsto.<br />

Nella sua meditata furia da cercatore d’oro, accenna a dei briganti qui a<br />

Teramo, che nelle scorrerie avrebbero nascosto sotto terra dei veri e pro-<br />

di<br />

Maurizio<br />

pri tesori, ancora non tornati alla luce. “Qui attorno è pieno” e di sottecchi<br />

sbircia la montagna di Campli, di Magnanella, e nel compiere un mezzo<br />

giro col corpo inerte che fa fatica a seguirlo indica con gli occhi piccoli la<br />

collina di Mezzanotte, andando oltre fino alla vallata della confluenza tra<br />

il Tordino e il Vomano, perdendosi nel verde della mattinata assolata e<br />

color zinco. La possibilità di rinvenirli c’è, mette subito in chiaro, ma non<br />

va oltre, affogando tutto l’enigma in una nebbia caliginosa. Giuseppe si dichiara<br />

radioestesista, cioè – sfogliando le pagine virtuali di Wikipedia – colui<br />

che mette in atto la radioestesia, una pratica che consiste nel tentare<br />

di localizzare oggetti nascosti o altre <strong>info</strong>rmazioni sconosciute servendosi<br />

di uno strumento inerte, solitamente una verga, una bacchetta biforcuta<br />

o un pendolo. “Ma in questa cosa bisogna essere un po’ sensitivi” precisa<br />

sorridendo, liberando una smorfia vaporosa e indefinita, come nei film<br />

western quando il cattivo fa una battuta sulla lunghezza della vita del suo<br />

rivale. In fondo tutto potrebbe essere rimesso al sesto e settimo e ottavo<br />

senso, al mondo parallelo e magico che corre parallelo alla razionalità.<br />

Giuseppe ha bisogno di una buona cartina geografica, con le nuove tecnologie<br />

è sufficiente perfino Google map, ed è pronto in un battibaleno a<br />

scovare gli oggetti, i piccoli tesori, i grandi tesori forse, a volte anche su<br />

una mappa in scala “uno ad un milione”, perché se c’è il feeling, quello<br />

giusto, e la buona giornata, tutto è possibile allora. Come un bimbo che<br />

gioca solitario con la palla in una piazza vuota, immaginandosi di sfidare il<br />

Brasile in una finale di Coppa del mondo (e pure di vincere), Giuseppe per<br />

scherzo accenna all’oro di Dongo, a quei quintali di lingotti che i fascisti<br />

in fuga si trascinarono dietro sul lago di Como. Parla ancora, quasi una<br />

fissa la sua, delle incursioni dei briganti nelle case dei nobili teramani<br />

e di un tesoro che dovrebbe essere sepolto da qualche parte. Parla di<br />

molte cose che potrebbe scoprire…della Resistenza e di coloro che in<br />

tempi di grandi sommovimenti razziavano ristabilendo e riaccorciando a<br />

proprio modo le gerarchie sociali. Di oggetti racconta di averne scovati<br />

in quantità, se non industriale quasi ci manca, tra fedi, braccialetti “e tre<br />

piccoli tesori” di cui lascia cadere parole e circostanze, come nei nostri<br />

più inconfessabili peccati. “Però ci vuole molto allenamento” ribatte.<br />

E torna a parlare di Napoleone, della Campagna di Russia, e degli 800<br />

quintali d’oro sotto terra da qualche parte lì sotto la Lituania. E gli occhi si<br />

allargano come quelli di un bambino che vuole vincere la sua partita della<br />

vita in una finale della coppa del mondo. Un po’ trasognanti, gentilmente<br />

avidi, usurati da una passione che lo consuma da cima a fondo. n<br />

27<br />

n.77


28<br />

n.77<br />

Tempo libero<br />

Ballo e<br />

Terapia<br />

tra socialità e individualismo<br />

Noi non viviamo più in epoche in cui il ballo era parte integrante<br />

della vita quotidiana e in cui il sentimento del sacro era<br />

presente nelle comuni attività. “Noi non sappiamo più pregare<br />

ballando”. Si, il ballo è movimento di concentrazione, interiore<br />

e sacra, preghiera completa. E’ l’essere in unità con tutto ciò che ci<br />

circonda. E’ meditazione, stato di nuova consapevolezza …. essenza<br />

dell’essere, ”terapeutico” è una qualità propria del ballo.<br />

Amo il ballo, e dall’incontro con il maestro Antonio Di Lorenzo, è<br />

scaturita l’idea di parlare del ballo, per comunicare a chi vorrà dedicarci<br />

dieci minuti del proprio tempo, quanta importanza ha questa attività.<br />

Il connubio fra le analisi del maestro di ballo e quelle del sociologo<br />

clinico, hanno consentito di svelare un mondo che purtroppo pochi<br />

conoscono.<br />

Il ballo si fa, si abita, si vive, dobbiamo diventare, essere ballo.<br />

Ma è anche vero che tutti noi abbiamo ballato, tutti i bambini ballano, è<br />

un istinto naturale...<br />

e probabilmente qualcosa si è depositato nella memoria corporea<br />

collettiva .<br />

Vogliamo pensare che scriveremo qualcosa di universalmente riconosciuto.<br />

Arte e guarigione si intrecciano già nel mondo antico. La funzione comunicativa,<br />

catartica, liberatoria...del ballo, è radicata nella storia dell’<br />

uomo quanto la sua stessa esistenza.<br />

Il ballo è l’origine delle arti. Vive ugualmente nel tempo e nello spazio.<br />

In esso creatore e creazione, opera e artista, fanno un tutt’uno. Movimento<br />

ritmico in una successione spazio-temporale, senso plastico<br />

dello spazio, viva rappresentazione di una realtà visiva e fantastica. Ballando,<br />

l’uomo ricrea queste cose con il suo stesso corpo, ancora prima<br />

di affidare alla materia, alla parola, il risultato della sua esperienza. Nel<br />

ballo i confini tra corpo e anima, tra espressione libera dei sentimenti<br />

e finalità utilitaria, tra socialità e individualismo, tra gioco, culto, lotta e<br />

rappresentazione scenica, tutti i confini che l’umanità ha costruito nel<br />

corso della sua evoluzione, si annullano.<br />

Tutto è presente nel ballo: il corpo, che nell’estasi viene trasceso<br />

e dimenticato per diventare ricettacolo della sovrumana potenza dell’anima;<br />

l’anima che trova una felicità e una gioia divina dall’accresciuto<br />

movimento del corpo liberato d’ogni peso, il bisogno di ballare, perché<br />

una prorompente gioia di vivere strappa le membra al loro torpore, il<br />

desiderio di ballare, perché chi balla acquista un potere magico che<br />

elargisce vittoria, salute, vita, un legame mistico, che nel ballo unisce<br />

di<br />

Fausto Napolitani e<br />

Antonio Di Lorenzo dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

la tribù tutta, e il libero manifestarsi della propria individualità, in una<br />

completa aderenza al proprio io. Nessuna arte ha confini così ampi.<br />

Nel ballo forze represse erompono alla ricerca di una libera estrinsecazione,<br />

e un intimo ritmo le ordina in una viva armonia che al tempo<br />

stesso acquieta e annulla la volontà. Liberato dalla volontà, chi balla si<br />

abbandona alla beatitudine di un gioco consacrato, all’ebbrezza che lo<br />

allontana dalla monotonia della vita di ogni giorno, dalla realtà tangibile<br />

e dalla prosaica esperienza quotidiana e giunge là dove immaginazione<br />

fantasia e sogno si destano e diventano forze creative.<br />

Nell’estasi del ballo l’uomo è partecipe dell’aldilà, del mondo dei demoni,<br />

dello spirito e di Dio. Invasato e rapito nell’estasi, egli rompe i ceppi<br />

terreni e si sente pervadere dal soffio dell’universo.<br />

Data la profonda e larga sfera di azione del ballo, nulla possiede uguale<br />

valore nella vita e fin dalla notte dei tempi, il ballo è stato considerato


un’azione sacra, un ufficio sacerdotale, non<br />

un passatempo ma un’importante e seria<br />

attività in cui è impegnata tutta la tribù. Non<br />

esiste avvenimento nella vita dei popoli<br />

primitivi che non sia consacrato dal ballo.<br />

Nascita, circoncisione, iniziazione delle fanciulle,<br />

nozze e morte, seminagione e raccolto,<br />

onoranze ai capi, caccia, guerra e banchetti,<br />

lunazioni e infermità: per ogni cosa è necessaria<br />

il ballo. E non si tratta di spettacolo e di<br />

festa secondo la nostra odierna concezione,<br />

il ballo, nella sua essenza, altro non è che<br />

la vita innalzata a un grado più elevato e intenso,<br />

ma quando nelle civiltà superiori essa<br />

diviene arte nel senso più stretto del termine,<br />

allorché diviene oggetto di spettacolo e la<br />

sua influenza è diretta agli uomini e non più<br />

ai demoni, il suo universale potere si spezza,<br />

si frantuma, ma ciascuna civiltà racchiude<br />

ancora in sé, come germe spirituale, la nozione<br />

sublime che “ballo” è ogni movimento<br />

soprannaturale e sovrumano.<br />

Abbandonando le concezioni metafisiche del<br />

ballo, spostandoci al mero utilitarismo che<br />

contraddistingue i nostri giorni, possiamo<br />

affermare che il ballo, meglio se di coppia, fa<br />

bene al cuore. E’ la scienza a dirlo: toccasana<br />

per la componente emotiva, ma anche per<br />

l’apparato cardiovascolare in quanto tale. Il<br />

liscio soprattutto. Preserva il cuore e riabilita<br />

dopo un danno (infarto) e ne previene di<br />

nuovi, dice il cardiologo Marino Scherillo,<br />

presidente dell’Associazione medici cardiologi<br />

ospedalieri (Anmco). Pochi sono coloro<br />

che, dopo un infarto, cambiano lo stile di vita:<br />

meno della metà corregge le proprie abitudini<br />

alimentari, appena 1 su 10 abbandona il<br />

fumo, il 70% resta sedentario. Però palestra,<br />

bici, camminate, possono anche annoiare.<br />

Meglio allora il ballo in gradevole compagnia.<br />

E il dosaggio? «A scuola di ballo tre volte alla<br />

settimana per 30/50 minuti, o una sola volta<br />

alla settimana ma facendo poi attività fisica<br />

aerobica le altre due: cyclette, camminata<br />

a passo veloce, pilates... Previene infarti o<br />

ictus, ne evita di nuovi (il secondo infarto<br />

uccide più del primo)». Non solo. Il ballo è<br />

antidepressivo, mantiene giovani, contrasta<br />

osteoporosi e artriti, migliora libido e performance<br />

sessuali. La ballo-terapia è ormai<br />

scienza, suddivisa in specialità: tango terapia,<br />

valzer terapia, mambo terapia, cha cha cha<br />

terapia, salsa terapia, merengue terapia. Il liscio<br />

è molto gradito ed ha il pregio di attivare<br />

la pompa venosa delle gambe, stimolando<br />

ormoni chiave per il benessere, ossa e articolazioni<br />

si rigenerano. Una puntata dello show<br />

televisivo «Ballando con le stelle» potrebbe<br />

essere dedicata proprio alla prevenzione.<br />

Così come in Inghilterra, dove il programma<br />

Bbc «Salute in movimento» propone il ballo<br />

da sala come prevenzione e cura dell’osteoporosi.<br />

Inoltre, ballando si contribuisce a<br />

migliorare la mobilità e la flessibilità delle<br />

articolazioni. E poi ballare è divertente a<br />

qualunque età. Il ballo è fondamentale per<br />

restare giovani. Ha una straordinaria capacità<br />

anti-invecchiamento sul piano fisico, emotivo<br />

e mentale (attiva anche le aree cerebrali della<br />

memoria). Al punto che negli Stati Uniti è<br />

oggi utilizzato come riabilitazione persino in<br />

patologie severe e invalidanti come il morbo<br />

di Parkinson. Anche perché al movimento<br />

si abbina lo stimolo musicale. Molti sono gli<br />

esempi di longevità in buona salute nel mondo<br />

del ballo: Fred Astaire, morto a 88 anni; la<br />

sua partner Ginger Rogers, a 84. Stessa età<br />

raggiunta da Gene Kelly. Vagliato dalla scienza,<br />

il ballo è super promosso: allena in modo<br />

soft il cuore; abbassa la pressione arteriosa;<br />

è anti-stress; mantiene l’agilità articolare;<br />

previene l’osteoporosi; aumenta i riflessi;<br />

stimola sostanze rigeneranti muscoli e nervi.<br />

Considerando in fine i considerevoli vantaggi<br />

che il ballo crea sotto il profilo relazionale, in<br />

quanto, favorendo la socializzazione, è certamente<br />

una prevenzione e al tempo stesso<br />

una cura per lo stress, che senza tema di<br />

smentita è la causa di tante patologie mentali<br />

ed anche fisiche. n<br />

29<br />

n.77


30<br />

n.77<br />

SPORT<br />

Basket<br />

Banca Tercas<br />

Teramo Basket<br />

Purtroppo, non ha dato seguito<br />

al bel finale del girone d’andata<br />

Dopo il buon inizio del nuovo anno e con le quattro vittorie<br />

consecutive che hanno permesso alla Banca Tercas di<br />

abbandonare l’ultimo posto della classifica, ottenute alla<br />

fine del girone d’andata, si sperava che la squadra avrebbe<br />

dato seguito alla sua identità ritrovata composta di determinazione,<br />

aggressività e mentalità vincente. Purtroppo dobbiamo constatare<br />

che dopo otto giornate dall’inizio del girone di ritorno, la Banca Tercas<br />

ha potuto vincere due sole volte contro Biella e contro Sassari al<br />

PalaScapriano. Ripercorrendo sommariamente le giornate trascorse<br />

dalla 1^giornata di ritorno, subito una trasferta complessa e difficile<br />

quale quella di Siena. Si sapeva che l’ostacolo non era abbordabile e<br />

nessuno in cuor suo pensava ad un risultato eclatante.<br />

Al cospetto dei Campioni d’Italia, la Banca Tercas doveva solo dare<br />

prova e conferma dello stato di forma palesato alla fine del girone<br />

di andata. Invece i biancorossi hanno disputato una partita dai toni<br />

mediocri ed incolori. Quindi nessun dramma, non era di certo a Siena<br />

che la Banca Tercas doveva cercare punti. L’opportunità di vittoria<br />

ce la proponeva subito il calendario con i due turni casalinghi contro<br />

Treviso e Biella prima di affrontare due trasferte insidiose come<br />

quelle di Avellino e Bologna. Andando per ordine, abbiamo visto<br />

tutti com’è estremamente difficile trovare un equilibrio di squadra<br />

e mantenerlo poi per un certo periodo. L’incontro contro Treviso al<br />

PalaScapriano ne è stato la riprova.<br />

La Banca Tercas, dopo aver disputato una partita quasi perfetta e<br />

dominata nella sua conduzione da un Amoroso super e da un Green<br />

protagonista della sua prima buona partita della stagione, regala<br />

letteralmente 2 punti d’oro, tra l’incredulità di noi tifosi biancorossi<br />

che lontanamente pensavamo ad un finale di partita negativo. Dopo<br />

una sosta abbastanza lunga per i noti eventi atmosferici e per lo<br />

svolgimento della finale della Coppa Italia disputata a Torino, trofeo<br />

conquistato per la 4ª volta consecutiva da Siena, finalmente il campionato<br />

è ricominciato con il recupero della 3ª di ritorno, avversario<br />

di turno Biella squadra guidata dal teramano Massimo Cancellieri<br />

(premiato prima della gara con una targa ricordo).<br />

La partita è risultata difficile e complicata per la Banca Tercas che<br />

inizia male e gioca i primi tre quarti dell’incontro senza trovare il<br />

bandolo della matassa. Poi, nell’ultimo quarto e in un crescendo<br />

entusiasmante (34 punti segnati in un solo quarto) i biancorossi,<br />

di<br />

Bebè<br />

Martorelli dimitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

trascinati da un grande Cerella ben supportato da Amoroso, riescono<br />

a superare e battere Biella che fino a quel momento aveva sempre<br />

condotto. Risultato estremamente importante che dà entusiasmo e<br />

trasmette carica emotiva a tutta la squadra a beneficio dei prossimi<br />

incontri molto delicati. A Bologna, contro la Virtus, i biancorossi, privi<br />

del fuggiasco Goods, (motivo il mancato pagamento degli emolumenti),<br />

tengono bene per tre quarti di gara con un eccellente Milos<br />

Borisov ma poi succede che Gigli, Lang, Sanikidze, Gallius e un immenso<br />

Douglas-Roberts fanno uso della loro bravura e allora non c’è<br />

più storia. Ad Avellino il secondo recupero della Banca Tercas della<br />

4ª di ritorno è stato a dir poco disastroso, non tanto per il risultato<br />

negativo, ma perché ha dato una brutta impressione di squadra, è<br />

scesa in campo svogliata, priva di grinta e senza una ben che minima<br />

reazione all’andamento della gara. A soli tre giorni dalla trasferta di<br />

Avellino, la Banca Tercas ha ospitato al PalaScapriano Venezia. La<br />

neo promossa si è presentata mostrando di essere una ottima squadra,<br />

con buoni tiratori, forti sotto le plance ed eccellenti esecutori<br />

dei propri schemi. Quindi si aggiudica l’incontro e raggiunge il quinto<br />

risultato utile in esterno della stagione posizionandosi al 2° posto in<br />

classifica. Per la Banca Tercas un’altra prestazione da dimenticare e,<br />

terza sconfitta consecutiva senza nessuna attenuante.<br />

Poi la scelta di indire la giornata biancorossa contro Venezia si<br />

è rivelata un flop, era da prevedere, troppe circostanze negative<br />

concorrevano alla non riuscita. Intanto, tra le mille difficoltà che si<br />

evidenziano in seno alla società di via De Albentiis, il campionato seguita<br />

il suo percorso con la 7ª di ritorno; la Banca Tercas si è portata<br />

a Cremona, priva anche di Yaniv Green escluso dalla rosa, dove ha<br />

dovuto affrontare un impegno delicatissimo.<br />

Entrambe le formazioni proiettate a salvare un’intera stagione, hanno<br />

dato vita ad un incontro dai toni agonistici molto intensi. La Banca<br />

Tercas non ha avuto scampo.<br />

Pur perdendo, però, i biancorossi hanno dato segnali di ripresa sul<br />

piano del gioco e della tenuta e con un po’ più di convinzione avrebbero<br />

potuto aggiudicarsi l’intera posta in palio. In questa giornata è<br />

da rilevare purtroppo, la vittoria di Casale Monferrato che con il suo<br />

ultimo acquisto Minare, migliore in campo, ha letteralmente strapazzato<br />

Avellino. Quindi la Banca Tercas è tornata ad occupare il penultimo<br />

posto della classifica con soli 2 punti di vantaggio sul Casale.<br />

Nel frattempo il campionato si è fermato per dar modo allo svolgimento<br />

dell’incontro tra la selezione All Star e la nazionale azzurra e<br />

di altre performance di contorno. Il tutto si è svolto all’Adriatic Arena<br />

di Pesaro. La partita è stata vinta dalla selezione azzurra dove ha ben<br />

figurato anche il nostro Achille Polonara, al suo esordio.<br />

Dopo la parentesi della Pallacanestro spettacolo, la disastrata<br />

Teramo Basket convinta di salvare il salvabile estrae dal suo cilindro<br />

una prestazione tutto cuore ed intensità e s’impone sull’avversario<br />

di turno la Dinamo Sassari dell’ex D.Diener, imbattuta da sette giornate<br />

e seconda in classifica, forte dei suoi cecchini e dei suoi lunghi<br />

capaci di imporsi con continuità sotto le plance. La Tercas, lottando<br />

disperatamente in difesa, è riuscita a tenere Sassari sotto gli 80<br />

punti ma nello stesso tempo in attacco ha dimostrato precisione e<br />

bravura nell’amministrare le diverse fasi del gioco, esaltando le doti<br />

di un fenomenale Cerella. Dopo questo insperato successo la Banca<br />

Tercas ha forse ipotecato la salvezza, portandosi di nuovo a 4 punti<br />

dal Casale Monferrato che rimane fanalino di coda. n


grafica: arcobaleno publinetwork

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