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buddhismo mahayana - India con Massimo Taddei

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Buddismo Mahayana<br />

Il <strong>buddhismo</strong> rappresenta una rivoluzione nei <strong>con</strong>fronti dell'induismo, religione intensa di riti<br />

tradizioni e divinità praticata in <strong>India</strong> ancora oggi basata sui Veda di incalcolabile antichità e sul<br />

sistema Varna Ashrama Dharma cioè le caste ( termine portoghese = puro).<br />

Il <strong>buddhismo</strong> afferma che gli uomini sono uguali e liberi, arrivando così a cancellare la divisione<br />

in caste, <strong>con</strong> immaginabili <strong>con</strong>seguenze anche in ambito sociale. Ai rituali ed ai sacrifici di<br />

animali, viene opposto il divieto di causare del male ad ogni essere senziente.<br />

In relazione agli dei, non si nega la loro esistenza, tuttavia si afferma che essi non sono in<br />

grado di evitare all'uomo la sofferenza, quindi credere o meno in loro, non è rilevante.<br />

Il buddismo è nato in india nella se<strong>con</strong>da metà del VI secolo a.C. circa, in esso viene superato<br />

il <strong>con</strong>cetto di anima individuale (atman) .<br />

E' per questa ragione che si parla del <strong>buddhismo</strong> come di una «religione atea»; d'altronde il<br />

suo fondatore è un essere umano che ha avuto la capacità e il merito di raggiungere lo «scopo<br />

ultimo», l'Illuminazione, traguardo potenzialmente alla portata di ogni essere vivente.<br />

Il Buddha ha sviluppato una scienza della mente, un vero e proprio «sistema psicologico» che<br />

porta gli uomini alla guarigione, all'illuminazione, o alla liberazione. ( Il Cristo ci ha indicato la<br />

via dell'Amore, Budda ci ha indicato la via della Saggezza ) E’ importante questa<br />

<strong>con</strong>siderazione, perchè alla luce degli insegnamenti di A.A. Baieley ( maestro Tibetano) Amore<br />

e Saggezza sono i valori essenziali che l'uomo ha da integrare in questa fase evolutiva<br />

dell'Umanità ). Fra i molteplici suoi appellativi troviamo anche «il grande medico ». La<br />

medicina proposta dal Buddha è costituita essenzialmente dalla pratica assidua di<br />

<strong>con</strong>sapevolezza, compassione e meditazione. Si parla spesso di pragmatismo a proposito del<br />

Buddha, in quanto egli accantonò ogni discussione filosofica o teologica sull'essenza dell'<br />

universo, a causa della loro intrinseca inutilità, così come non si occupò di cosmogonia.<br />

Difatti non si pronunciò sull'artefice del mondo e neppure disse perché, come e quando sia<br />

stato creato.<br />

E’ molto illuminante e interessante la storia, il rac<strong>con</strong>to che le popolazioni asiatiche fanno della<br />

sua nascita nella famiglia reale, del suo abbandono del castello, della fase della ricerca e della<br />

meditazione, dell’illuminazione e poi della rivelazione a tutti.<br />

Dopo l'Illuminazione il Buddha diede il suo primo insegnamento a Sarnath<br />

( Varanasi, città sacra dell’Induismo), noto come "Le Quattro Nobili Verità" che indicano la via<br />

per liberarsi dallo stato di sofferenza esistenziale propria dell'uomo, senza il bisogno di<br />

intermediari sacerdotali come i brahmani, ma attraverso un lavoro su se stessi.<br />

Da quel momento passò la sua vita ad insegnare come raggiungere lo stato di Illuminato ad<br />

innumerevoli persone. Fondò una comunità monastica a cui poterono accedere gli uomini e<br />

successivamente anche le donne, dato estremamente rivoluzionario nella società indiana<br />

dell'epoca, che tradizionalmente non <strong>con</strong>sentiva a queste ultime di uscire dalla tutela e dal<br />

<strong>con</strong>trollo diretto della famiglia patriarcale. Il Buddha morì ad ottanta anni nel 480 a.C., a<br />

Kusinara, nell'attuale regione indiana dell'Uttar Pradesh.<br />

Alla morte il Buddha non lasciò alcun successore e la comunità <strong>con</strong>tinuò ad operare insieme.<br />

All'inizio mancava anche un Corpus Canonico codificato, e i discepoli diretti del Buddha si<br />

riunirono nel 473 durante il I Concilio indetto a Rajagriha per la durata di sette mesi per<br />

trasmettere ciò che avevano appreso direttamente dal Maestro. A seguito della morte del<br />

Buddha, il suo insegnamento si diffuse in varie parti dell'Asia, mutuando ed assimilando gli usi<br />

e costumi locali e dando vita a varie tradizioni buddhiste, che si differenziarono tra loro per<br />

alcuni aspetti interpretativi dell'Insegnamento.<br />

1


Delle originali diciotto scuole, che formavano il così detto "Piccolo Veicolo" (Hinayana), oggi<br />

rimane attiva solo la scuola Theravada, che si è prevalentemente diffusa in Sri Lanka,<br />

Tailandia, Birmania, Cambogia e Laos. All'incirca nel I secolo a.C. nacquero le tradizioni del<br />

"Grande Veicolo" (Mahayana), in cui vi è grande enfasi della figura del Bodhisattva, colui<br />

che dedica tutte le sue realizzazioni spirituali e le sue azioni alla liberazione della sofferenza di<br />

tutti gli esseri. Al "Grande Veicolo" appartengono le tradizioni Ch'an (pronuncia Cian)<br />

sviluppatesi in Cina, Vietnam e Corea, le altre scuole cinesi (Terra Pura, Tientai, ecc.), le<br />

scuole giapponesi (Zen, Nichiren, ecc.), nonché le scuole della tradizione Vajrayana (Via del<br />

Diamante, pronuncia vagiaraiana) diffuse in Tibet, Mongolia ed alcune regioni dell'attuale<br />

Russia.<br />

La tradizione Vajrayana del Tibet è particolarmente nota anche a causa delle vicende politiche<br />

ed umanitarie legate all'invasione del Tibet da parte della Cina, avvenuta tra il 1950 ed il 1960.<br />

Le quattro nobili verità<br />

Duhkha: la sofferenza. - Nella vita c'è il dolore, esso è associato alla malattia, alla vecchiaia,<br />

alla morte ed alla nascita; alle <strong>con</strong>dizioni di nascita, all'educazione, dal non ottenere quello che<br />

vogliamo. In breve si soffre perché non ci si rende <strong>con</strong>to che tutto è destinato a finire.<br />

Samudaya: le cause della sofferenza - la sofferenza non è colpa del mondo, né del fato o di<br />

una divinità; né avviene per caso. Ha origine dentro di noi, dalla ricerca della felicità in ciò che<br />

è transitorio, spinti dal desiderio (trsna, in pali: tanha o "brama") per ciò che non è<br />

soddisfacente. La sofferenza si manifesta nelle tre forme di "kamatrsna" o desiderio di<br />

oggetti sensuali; "bhavatrsna" o desiderio di essere; "vibhavatrsna" o desiderio di non essere.<br />

Nirodha: cessazione della sofferenza.<br />

Per <strong>con</strong>oscere la fine della sofferenza occorre lasciare andare trsna, l'attaccamento alle cose e<br />

alle persone, alla scala di valori ingannevole per cui ciò che è provvisorio è maggiormente<br />

desiderabile.<br />

Marga: liberazione dalla sofferenza - la strada da intraprendere per avvicinarsi al nirvana. Esso<br />

è detto il nobile ottuplice sentiero che <strong>con</strong>duce alla <strong>con</strong>sapevolezza che ( il nirvana e il samsara<br />

sono la stessa cosa )<br />

Dharma<br />

Ogni pratica del Dharma ( filosofia di vita ) è preceduta da alcune preparazioni che<br />

rappresentano le solide basi per una pratica corretta. Tali preparazioni si dividono in due<br />

categorie: le preparazioni generali e quelle speciali.<br />

I "quattro pensieri che guidano la mente fuori dal samsara" appartengono<br />

alle preparazioni generali o ordinarie. Che cosa significa orientare la mente fuori dal samsara ?<br />

Significa liberare se stessi da ogni attaccamento alla vita nei tre regni inferiori i del<br />

samsara.<br />

I quattro pensieri, le quattro preparazioni generali, ci permettono di sviluppare questa libertà,<br />

riflettendo sulla preziosa esistenza umana, sull' impermanenza, sul Karma (o causa) e sulle<br />

sofferenze del samsara.<br />

Il prezioso corpo umano<br />

Si parla di "prezioso corpo umano" riferendosi alla preziosità dell'umana esistenza, che è molto<br />

difficile da ottenere. Essa ha un grande valore in quanto è dotata di alcune libertà e abilità. La<br />

sua preziosità è definita da tre aspetti: paragonata alla situazione più ampia, ad un aspetto<br />

quantitativo e attraverso analogie.<br />

Il primo di questi aspetti descrive le così dette "libertà" che caratterizzano la preziosa esistenza<br />

umana. Avere un'esistenza umana ha un grande valore perché significa aver evitato altre<br />

2


forme di rinascita che ci porterebbero di fronte a situazioni completamente diverse da quelle<br />

del regno umano.<br />

Immaginate che un piccolo anello galleggi sull'oceano e che sul fondo dell' oceano viva una<br />

particolare tartaruga che salga per un attimo in superficie una volta ogni cento anni.<br />

La probabilità che il suo capo infili l'anello galleggiante è davvero minima, eppure è molto più<br />

grande della possibilità di ottenere un prezioso corpo umano.<br />

Queste sono le otto possibili forme di esistenza:<br />

1. Nascita nello stato di paranoia, dove si hanno <strong>con</strong>tinue esperienze di<br />

sofferenza per insopportabile gelo o calore.<br />

2. Nascita nel regno degli spiriti famelici dove si soffrono ininterrottamente la fame e la sete.<br />

3. Nascita nel regno animale, dove si viene costantemente cacciati o sfruttati, dove ci si sbrana<br />

a vicenda o si viene maltrattati.<br />

4. Nascite in luoghi (terre) non civilizzate, dove non vi è alcuna possibilità di apprendere nulla<br />

che orienti ad un sentiero positivo<br />

5. Nascita come un essere divino, precisamente un essere divino <strong>con</strong> una vita assai lunga. Per<br />

<strong>con</strong>seguenza di precedenti azioni positive un dio longevo sperimenta felicità e gioia nel corso<br />

della sua vita. Sebbene ciò sia l' esito di un buon karma, in questo modo anche tale<br />

opportunità si esaurirà. Dopo le loro lunghe vite questi déi rinas<strong>con</strong>o in stati necessariamente<br />

inferiori e dolorosi.<br />

6. Nascita in un essere mentalmente disabile, dove è impossibile comprendere il significato del<br />

Dharma e tantomeno praticarlo.<br />

7. Vita <strong>con</strong> una costante visione scorretta che porta ad accumulare azioni negative e di<br />

<strong>con</strong>seguenza cause di sofferenza futura.<br />

8. Nascita in un periodo in cui nessun Buddha si è incarnato e non vi sono insegnamenti ,<br />

quindi non si possono ricevere aiuti per liberare sé stessi dalle sofferenze .<br />

In queste otto forme di esistenza non si sperimenta altro che sofferenza. Non si sperimenta<br />

libertà non avendo possibilità di praticare il Dharma.<br />

Possedere un prezioso corpo umano non significa solo avere evitato questi stati dolorosi di<br />

esistenza, ma anche avere a disposizione alcune abilità.<br />

Ecco descritti dieci aspetti di cui cinque ci riguardano direttamente.<br />

. Avere un corpo umano<br />

. Essere nati in una regione dove gli insegnamenti dei Buddha siano accessibili<br />

. Avere sani organi sensoriali<br />

. Non avere visioni errate<br />

. Avere una naturale fiducia nel Dharma<br />

Gli altri cinque aspetti riguardano maggiormente l'ambiente e la situazione esterna:<br />

. Essere nati in un'epoca in cui un Buddha si è manifestato<br />

. Tale Buddha ha scelto di trasmettere degli insegnamenti; non necessariamente tutti i Buddha<br />

lo fanno.<br />

. Tali insegnamenti, benché antichi, sono stati preservati e tuttora resi accessibili<br />

. Comprendere e praticare tali insegnamenti (un aspetto personale anche se elencato tra gli<br />

esterni): ci si può trovare anche nell'eccellente situazione descritta, ma, senza praticare,<br />

l'accedere agli insegnamenti non produce nulla di buono.<br />

. Avere un cuore buono ed una naturale disposizione amorevole verso gli<br />

altri esseri; ancora un aspetto personale.<br />

Queste otto libertà e dieci opportunità costituis<strong>con</strong>o le diciotto <strong>con</strong>dizioni che, se si realizzano<br />

tutte insieme, rappresentano un "prezioso corpo umano". Se una di queste <strong>con</strong>dizioni viene<br />

perduta, non si può parlare di "esistenza preziosa".<br />

Tutti noi abbiamo avuto una nascita definibile "preziosa". Ciò non è facile da ottenere, anzi è<br />

3


estremamente difficile perciò è possibile che ciò sia l' esito dell'aver accumulato un enorme<br />

potenziale positivo e un ottimo karma nelle vite precedenti.<br />

Soprattutto c'è una causa che ci <strong>con</strong>sente di essere rinati in circostanze così preziose: è<br />

l'aderire ad una <strong>con</strong>dotta etica. Da un lato, la <strong>con</strong>dotta etica ha a che fare <strong>con</strong> i vari gruppi di<br />

voti che prendiamo nella via verso la liberazione individuale. Dall'altro ha a che fare <strong>con</strong><br />

l'evitare le dieci azioni negative.<br />

Comunque la definiamo, l'attitudine alla <strong>con</strong>dotta etica è la causa diretta che ci fa ottenere la<br />

preziosa esistenza umana. Vi sono immagini che descrivono la difficoltà di ottenere la preziosa<br />

esistenza umana. Immaginiamo, ad esempio, una casa di vetro <strong>con</strong> pareti completamente<br />

lisce.<br />

Se qualcuno lanciasse dei piselli crudi sulle pareti di vetro, la maggior parte di essi<br />

rimbalzerebbe cadendo a terra. E' assolutamente improbabile che un pisello si attacchi al<br />

vetro; ma <strong>con</strong>tinuando a lanciare, prima o poi uno vi si attaccherà. La probabilità di ottenere<br />

un prezioso corpo umano è di molto inferiore di quella che un pisello si attacchi.<br />

Immaginiamo, per esempio, un mucchio di erba secca grande come una montagna.<br />

Se a questa catasta fosse appiccata anche la più piccola scintilla, l'intero mucchio di erba<br />

andrebbe in fiamme.<br />

Allo stesso modo, anche la più piccola azione negativa può avere un effetto assolutamente<br />

distruttivo. Ciò avviene anche per le azioni utili. Non si deve mai pensare che una piccola<br />

buona azione non abbia valore e quindi non fare lo sforzo di compierla. Si può descrivere il<br />

valore e la rarità di un'esistenza umana paragonandola al grande numero delle diverse forme<br />

di esistenza. Per esempio è facilmente calcolabile il numero di persone che vivono in una<br />

nazione, mentre se cercheremo di <strong>con</strong>tare quanti insetti vivono in un piccolo pezzo di terreno,<br />

sarà praticamente impossibile.<br />

Tutti noi qui siamo nati in circostanze che rendono la nostra vita umana estremamente<br />

preziosa. Dovremmo ricordare che abbiamo questa preziosa esistenza perché abbiamo<br />

accumulato un grande potenziale positivo e purificato le nostre menti da molti veli oscuratori.<br />

Proprio ora stiamo godendo i risultati di tutto questo, ma è importante usare questi esiti nel<br />

modo migliore e più sensibile possibile, altrimenti li staremo soltanto sprecando. Sarebbe come<br />

avere intrapreso un viaggio unicamente per procurarci qualcosa e tornassimo invece a mani<br />

vuote; o come se portassimo un secchio vuoto per raccogliere dell'acqua e tornassimo <strong>con</strong><br />

il secchio ancora vuoto. In entrambi i casi un viaggio sprecato.<br />

Dobbiamo inoltre impegnarci per ottenere il massimo dalla nostra fortunata<br />

situazione e non disperderla inutilmente. Riempire la propria vita di significato significa<br />

praticare il Dharma e tutti i diversi metodi che il Buddha insegnò. I Buddha trasmisero un<br />

numero così grande di metodi che non è possibile ad una persona praticarli tutti.<br />

Perciò ciascuno dovrà praticare i metodi che corrispondono alle proprie capacità.<br />

Dharma<br />

La parola viene dalla radice "dhr", sostenere: "dharanat dharmam ity ahuh":<br />

ciò è il principio che supporta tutto, che opera per l'integrità e l'armonia. La parola<br />

vuol dire letteralmente "ciò che tiene insieme" o "sostiene un essere"; include la<br />

religione, ma è molto di più: ogni azione, pensiero o discorso che sottindende una<br />

crescita e promuove l'armonia è<br />

parte del dharma.<br />

Praticare il Dharma nel modo migliore significa praticare come Milarepa ed allontanarsi da tutti<br />

gli interessi mondani. Nel mondo di oggi, tuttavia, vi sono solo poche persone in grado di<br />

praticare il Dharma a questo livello. Se non si è capaci di praticare in questo modo, si<br />

dovrebbe decidere di praticare se<strong>con</strong>do i propri limiti personali.<br />

4


Ciascuno dovrebbe fare quanto più gli è possibile. Ciò vale per ognuna delle nostre pratiche -<br />

meditazione, accumulo di meriti, pratiche di purificazione e, naturalmente, le pratiche<br />

preliminari. Il modo per accumulare costantemente meriti positivi <strong>con</strong>siste nel fare<br />

offerte ai Buddha. Quando ciò non è possibile, si può sempre offrire acqua pura. si possono<br />

offrire fiori. Oppure, <strong>con</strong> una mente colma di devozione, possiamo immaginare dei fiori e offrirli<br />

ai Buddha. Con la mente si possono offrire tutti i fiori che vediamo durante il giorno. Facendo<br />

offerte ai Buddha in qualsiasi forma possibile, si accumulano impressioni positive nella propria<br />

mente.<br />

Prendetevi il tempo per studiare il Dharma e per praticare. Non scoraggiatevi mai nella vostra<br />

pratica del Dharma. Un'altra possibilità è essere generosi <strong>con</strong> il Sangha. Dobbiamo essere<br />

generosi e sostenere il Sangha ( compagni di ricerca spirituale ) <strong>con</strong> una mente piena di<br />

rispetto.<br />

La terza possibilità <strong>con</strong>siste nell'essere generosi <strong>con</strong> tutti gli esseri senzienti, fare tutto ciò che<br />

ci è possibile per aiutarli. Per esempio, passando vicino ad un animale assetato, si può dargli<br />

dell'acqua. Tutti questi diversi esempi mostrano come sia sempre possibile praticare azioni utili<br />

e meritevoli a diversi livelli. così da rafforzare il proprio potenziale positivo e distruggere la<br />

negatività che opprime la mente.<br />

Per ciò che distingue le azioni virtuose da quelle nocive, non si deve pensare che devono<br />

essere evitate le azioni gravemente negative, senza preoccuparsi di quelle lievemente nocive.<br />

Un'azione negativa, poco o tanto che sia, è sempre negativa e produrrà difficoltà e sofferenza.<br />

L'esito sarà sempre negativo perché corrisponde all'azione originale.<br />

Perciò non ci si deve <strong>con</strong>centrare soltanto nell'evitare le gravi azioni negative, ma si devono<br />

prendere le distanze anche da quelle piccole azioni in cui ci si imbatte così facilmente.<br />

Ciò avviene anche per le azioni utili. Non si deve mai pensare che una piccola buona azione<br />

non abbia valore e quindi non fare lo sforzo di compierla. E' facile assumere questa visione. Si<br />

pensa di non essere in grado di compiere azioni positive ad un livello significativo e così non ci<br />

si prova nemmeno. Ma un'azione positiva produrrà sempre un effetto corrispondente e<br />

ciascuno deve fare ciò che gli è possibile al proprio livello.Relativamente alla pratica; Ognuno<br />

deve praticare quanto può, di qualunque quantità sia capace.<br />

Impermanenza<br />

Il se<strong>con</strong>do dei quattro pensieri tratta dell'impermanenza. Vi sono molti modi per una vita<br />

umana di <strong>con</strong>cludersi prima di morire di vecchiaia. Una lampada a olio <strong>con</strong>siste in un<br />

<strong>con</strong>tenitore <strong>con</strong> dell'olio e uno stoppino. Quando la lampada è piena fino all'orlo e lo stoppino<br />

non è ancora acceso, ciò corrisponde alla situazione di una persona non ancora nata. Una<br />

lampada che ha esaurito completamente il carburante corrisponde ad una persona morta di<br />

vecchiaia. Tra queste due <strong>con</strong>dizioni vi è un enorme numero di possibilità. Vi sono<br />

infatti molte più <strong>con</strong>dizioni che possono causare la morte di quante possano sostenere la vita.<br />

La nostra vita può essere paragonata ad una goccia di rugiada sull'erba: è molto fragile e<br />

appena spunta il sole evapora. La vita è preziosa non solo perché è così difficile da ottenere,<br />

ma anche perché è così facile perderla. Il corpo umano ha molte possibilità, ma una è<br />

certa: la morte. Incerto è, tuttavia, l'esatto momento in cui verrà. Non segue alcuna regola. I<br />

bambini non necessariamente sopravvivono ai loro genitori. Gli insegnanti non<br />

necessariamente muoiono prima dei loro allievi. Anche se la gente oggi apprende questo dalla<br />

propria esperienza, sembra ancora pensare che sia normale per i bimbi vivere più a lungo dei<br />

genitori. Tuttavia se ci diamo uno sguardo attorno e <strong>con</strong>sideriamo la nostra<br />

esperienza, <strong>con</strong>cluderemo che tutto ciò non è predeterminato. Sebbene una persona abbia la<br />

fortuna di essere ancora viva, non è affatto s<strong>con</strong>tato che debba <strong>con</strong>tinuare ad esserlo. Il<br />

momento della propria morte può giungere a qualsiasi ora.Ecco il problema della vita: è così<br />

facile da perdere, facile da distruggere.<br />

5


La morte<br />

Al momento della morte ciascuno è comunque solo per quanto possa essere legato alla propria<br />

famiglia, per quanti fratelli e sorelle possa avere, per quanti cari e veri amici possieda. Essi<br />

non possono accompagnarci a volte neppure sostenerci nel momento della morte. Anche le<br />

cose materiali che sembrano così importanti, per quanto denaro avremo accantonato, per<br />

quanto grande e bella possa essere la nostra casa o la nostra auto, non potremo portare nulla<br />

di tutto ciò <strong>con</strong> noi alla morte. Ciò avviene anche per ciò che abbiamo di più intimo e caro, il<br />

nostro corpo. La nostra ombra ci ha accompagnato attraverso l'intera vita. Non dovevamo<br />

portarla <strong>con</strong> noi, né preoccuparci che ci fosse o non ci fosse: c'era, automaticamente. Ma<br />

persino la nostra ombra non ci accompagnerà in punto di morte. La sola cosa che realmente<br />

<strong>con</strong>terà al momento della morte sono le impressioni che abbiamo raccolto nella nostra mente e<br />

coltivate nella nostra vita . Entrambe le impressioni positive e negative ci accompagneranno,<br />

che lo vogliamo o no. Non è possibile trattenere solo le sensazioni positive e lasciare quelle<br />

fastidiose dietro di noi. Queste impressioni determineranno lo stato della mente. dunque<br />

determineranno la nostra esperienza della morte e il tempo seguente. Se avremo accumulato<br />

molte esperienze positive nella mente, sperimenteremo l 'effetto appropriato.<br />

Sperimenteremo una grande gioia e non in<strong>con</strong>treremo la sofferenza collegata alle attitudini<br />

negative. Tuttavia, se le impressioni negative sono maggiori nella nostra mente, esse<br />

segneranno la nostra esperienza che sarà di dolore e sofferenza. Dobbiamo esserne<br />

<strong>con</strong>sapevoli: nulla può aiutarci per la nostra morte e ciò che segue, se non ciò che abbiamo<br />

vissuto.<br />

Karma: causa ed effetto<br />

Il karma ha a che fare <strong>con</strong> la causalità.<br />

Un'azione precisa <strong>con</strong>duce ad un preciso risultato. Un gesto positivo porterà<br />

ad un esito di natura positiva, quindi, un'esperienza di felicità e gioia. D'altro canto, un'azione<br />

negativa avrà inevitabilmente un esito doloroso. Certamente causerà sofferenza. Ciò avviene<br />

da sé, perché l'effetto corrisponde inevitabilmente alla natura della causa. Per esempio se<br />

pianti un seme, da esso nascerà una certa specie di pianta. Da un seme di riso,<br />

crescerà una pianta di riso e nessun'altra specie. Per questo è così importante essere attenti e<br />

fare tutto il meglio possibile per i gesti apparentemente insignificanti, per rafforzare il<br />

comportamento positivo.<br />

Le tendenze dominanti nella nostra mente saranno le prime a dare frutti. Se sono<br />

caratterizzate da generi di comportamento negativi, per primo sperimenteremo questa<br />

negatività ed essa dominerà la nostra vita. Proveremo pena e non saremo felici. Ciò esacerberà<br />

i nostri problemi perché non sapremo cavarcela bene nella vita e avremo ancora più<br />

preoccupazioni. Se, al <strong>con</strong>trario, rafforzeremo un comportamento positivo e utile, la nostra<br />

gioia e il nostro benessere cresceranno e diverranno l'esperienza prevalente. Ciò accresce la<br />

nostra capacità di rafforzare un comportamento positivo.<br />

I quattro pensieri non furono semplicemente inventati da qualcuno per illudere o ingannare.<br />

Sono autentici, totalmente veri e furono <strong>con</strong>cepiti dal Buddha Shakyamuni.<br />

Il Buddha diede questi insegnamenti provenienti dalla sua saggezza<br />

onnisciente, dalla sua amorevole dolcezza e dalla sua eccezionale capacità.<br />

Ognuno ha forti turbamenti nella propria mente, tra i quali i più dannosi sono l'attaccamento,<br />

la rabbia e l'ignoranza.<br />

Sulla base di queste emozioni perturbatrici, sorgono poi un'infinita quantità di altre emozioni<br />

disturbanti nella mente. Esse influenzano le nostre azioni e <strong>con</strong>du<strong>con</strong>o a molte altre attività<br />

negative. Nella situazione attuale le emozioni perturbatrici sono dominanti e produ<strong>con</strong>o attività<br />

fisiche, verbali e mentali attraverso cui accumuliamo<br />

karma negativo.<br />

6


Parlando in generale, esistono molte attività negative, ma esse si dividono in diverse categorie.<br />

Tre hanno a che fare <strong>con</strong> il corpo: uccidere, rubare e causare sofferenza sessuale. Quattro<br />

<strong>con</strong>cernono la nostra parola: la menzogna, la maldicenza, parole di discordia, discorsi oziosi.<br />

Le tre azioni negative della mente sono la malevolenza, l'invidia ed il coltivare <strong>con</strong>vinzioni<br />

errate. Queste dieci azioni negative devono essere evitate ad ogni costo. Nel <strong>con</strong>tempo, ci si<br />

deve impegnare all'opposto in dieci atteggiamenti positivi che siano il <strong>con</strong>trario dei precedenti.<br />

Ci sono cinque azioni negative che procurano la maggior quantità di negatività. Sono definite<br />

come "le cinque azioni terribilmente dannose",<br />

esse sono:<br />

1. uccidere il proprio padre<br />

2. uccidere la propria madre,<br />

3. uccidere un Arhat<br />

4. danneggiare fisicamente un Buddha o chi lo rappresenti, come il proprio insegnante - ciò si<br />

riferisce anche alla distruzione di rappresentazioni del Buddha e<br />

5. dividere il Sangha (portare scompiglio fra compagni )<br />

Compiere una di queste azioni significa accumulare un karma estremamente negativo. L'effetto<br />

di queste azioni si manifesta immediatamente dopo la morte, senza uno spazio intermedio.<br />

Come <strong>con</strong>seguenza di ciò ci si ritrova in uno stato di paranoia. E' per questo che tali azioni<br />

vengono definite " le cinque azioni <strong>con</strong> cui non vi è uno stato intermedio".<br />

Vi sono altre cinque azioni molto simili a queste:<br />

1. distruggere una costruzione sacra,<br />

2. uccidere un "normale" Bodhisattva che non ha ancora raggiunto un livello di realizzazione<br />

3. uccidere il proprio lama<br />

4. intraprendere relazioni sessuali <strong>con</strong> un Arhat realizzato<br />

5. rubare ai tre Gioielli, Buddha, Dharma, Sangha - per esempio sottrarre un'offerta.<br />

In generale le azioni negative non hanno la minima buona qualità, sono semplicemente<br />

dannose. Tuttavia il Buddha disse che le azioni negative hanno un risvolto positivo: la<br />

possibilità di purificarsi dalla negatività che si è generata.<br />

Tale purificazione è realizzabile attraverso i cosiddetti "quattro poteri":<br />

pentimento per l'azione compiuta,<br />

fare ammenda degli effetti dannosi,<br />

risoluzione a non ripeterla,<br />

rinnovare la presa di rifugio nei Tre Gioielli.<br />

Anche <strong>con</strong> i quattro poteri è molto difficile rimuovere le impressioni negative generate dalle<br />

cinque azioni estremamente dannose. E' altrettanto difficile trattare <strong>con</strong> le impressioni negative<br />

quando non si ha nessuna fiducia nel Tre Gioielli e ci si aggrappa a false visioni.<br />

La natura di sofferenza del Samsara<br />

A causa del nostro karma ( Azioni) che porta a maturare certe esperienze, il ciclo dell'esistenza<br />

<strong>con</strong>dizionata <strong>con</strong>tinua a girare. Questo è il samsara. Le Azioni si sommano e le esperienze si<br />

manifestano. Quando le azioni positive sono predominanti si sperimenta un esito più o meno<br />

gioioso. Quando prevalgono le azioni negative, si sperimenterà soprattutto sofferenza.<br />

In questo modo, all'interno del samsara si distinguono sei diversi stati di esperienza:<br />

regno infernale, degli spiriti famelici, esistenza animale,<br />

esistenza umana,<br />

semidivina deva- e divina.<br />

In queste situazioni non si trova altro che sofferenza. Il samsara è nient' altro che sofferenza<br />

perché è l'esito delle azioni accumulate. Diamo un rapido sguardo a questi sei stati per<br />

comprendere cosa significa vivere in ciascuno di essi.<br />

Lo stato di paranoia non è solo un regno dove si può nascere. E' la definizione dello stato della<br />

7


mente divisa in diversi sotto-regni. Vi sono, ad esempio, diciotto differenti regni infernali. In<br />

otto di questi gli esseri soffrono soprattutto per l'intenso calore, e in altri soffrono invece<br />

per il grande gelo. Vi sono altri due regni infernali simili a questi per un totale di diciotto. In<br />

tutti questi stati non si sperimenta altro che calore e gelo.<br />

Si può pensare che nel regno della paranoia vi sia la maggior sofferenza, ma che negli altri<br />

stati non sia così male. Dovremmo allora dare uno sguardo al mondo degli spiriti.<br />

Gli "spiriti famelici" nati in questi regni soffrono enormemente la fame e la sete. In una<br />

descrizione di questi mondi si dice che per cento anni uno spirito famelico non ode neppure<br />

una volta la parola "cibo" o "acqua" e non ha alcuna possibilità di ottenerli. Gli spiriti famelici<br />

vengono descritti <strong>con</strong> lo stomaco grande come una montagna e bocche sottili come un capello.<br />

E' assolutamente impossibile per loro avere nutrimento per saziare la propria fame e la propria<br />

sete. Quand'anche essi trovino cibo o acqua, nel momento in cui stanno per bere o per<br />

mangiare, il nutrimento si trasforma in qualcosa di repellente come sangue o pus. Questa è la<br />

loro costante esperienza.<br />

Si potrebbe ancora una volta pensare che le cose non siano così tremende nel mondo Animale.<br />

Tuttavia, dandoci uno sguardo, ci si trova solo sofferenza: E ' semplice vedere quanto soffrono<br />

gli animali nell'acqua e sulla terra, come vengano <strong>con</strong>tinuamente cacciati e sfruttati.<br />

Questi regni vengono definiti i tre regni "inferiori" perché in essi la sofferenza è predominante<br />

e di natura brutale. Ma del resto non troviamo altro che sofferenza nei cosiddetti regni<br />

"superiori".<br />

Per esempio il problema dominante per gli asura o esseri semidivini è la gelosia. Essi vedono la<br />

piacevole <strong>con</strong>dizione degli dei e ne sono gelosi perché la loro esperienza a <strong>con</strong>fronto<br />

impallidisce. Perciò essi sono <strong>con</strong>tinuamente in lotta <strong>con</strong>tro gli dei, ma non vin<strong>con</strong>o mai. Sono<br />

eternamente perdenti e <strong>con</strong>tinuamente gelosi. Questa è la <strong>con</strong>dizione che essi patis<strong>con</strong>o.<br />

Eppure anche i veri esseri divini soffrono. Sebbene abbiano molto piacere durante le loro vite,<br />

essi sperimentano molta sofferenza prima della morte poiché divengono <strong>con</strong>sapevoli di morire<br />

sette giorni prima.<br />

Sette giorni in un regno divino sono paragonabili a sette anni umani. Gli dei vedono dove<br />

rinasceranno e, poiché hanno esaurito il loro buon karma, essi cadranno nei regni inferiori. Nel<br />

processo di decadimento che precede la loro morte, ri<strong>con</strong>os<strong>con</strong>o alcuni segni. Per esempio i<br />

fiori che adornano i loro corpi cominciano ad avvizzire ed i loro corpi hanno un cattivo odore.<br />

Così la sofferenza regna anche nel mondo degli dei.<br />

Infine nel regno umano si sperimenta la sofferenza della nascita, della vecchiaia, della malattia<br />

e della morte. Dunque, a qualunque regno di esistenza si pensi, scopriremo che la<br />

sofferenza e l'illusione sono uniche e medesime. Si può paragonare il samsara al restare seduti<br />

su di un ago. Non vi è un solo istante privo di sofferenza.<br />

I quattro pensieri che orientano la mente fuori dal samsara sono per noi molto importanti.<br />

Molti maestri antichi dissero: "le quattro pratiche preliminari sono più profonde delle pratiche<br />

principali". Per il proprio sviluppo nel Dharma la pratica è estremamente importante per avere<br />

il tempo di realizzare una comprensione di queste visioni fondamentali.<br />

Dopo che si è passati attraverso ogni particolare e compreso le spiegazioni del "prezioso corpo<br />

umano" lo si può totalmente apprezzare. Poi si va oltre <strong>con</strong> l'impermanenza. Dopo avere<br />

<strong>con</strong>siderato attentamente si comprende naturalmente come il karma funziona, come il samsara<br />

agisce e qual è la sofferenza sperimentata nei diversi stati di esistenza.<br />

Quando si sono sviluppate queste visioni fondamentali, si possiede un solido fondamento su cui<br />

costruire la successiva pratica del Dharma e cioè "le quattro speciali pratiche preliminari" –<br />

8


prostrazioni,<br />

Mente di Diamante,<br />

l'offerta del Mandala<br />

e il Guru Yoga.<br />

Sopra questa solida base si può essere in grado di far sorgere la realizzazione. Se non<br />

dedicassimo il tempo necessario a costruire fondamenta potenti, sarebbe difficile raggiungere i<br />

risultati desiderati di tutte queste pratiche. E' come la costruzione di un edificio: senza buone<br />

fondamenta la casa potrebbe facilmente crollare.<br />

Molto c'è ancora da spiegare a questo proposito, ma vi chiedo di <strong>con</strong>servare nella vostra mente<br />

ciò che è stato detto. Essere nel samsara significa sofferenza. Dobbiamo tuttavia essere lieti di<br />

avere avuto il karma per rinascere <strong>con</strong> un prezioso corpo umano.<br />

E' una situazione fortunata perché abbiamo le splendide opportunità che non<br />

si trovano negli altri regni dell'esistenza. Abbiamo un certo grado di libertà in quanto siamo in<br />

grado di discriminare tra azioni buone e dannose. Siamo in grado di abbandonare la negatività<br />

e <strong>con</strong>centrarci sulle azioni positive. Se praticheremo un'attitudine proficua in questa vita,<br />

potremo raggiungere lo stato di liberazione dal samsara.<br />

Se, al <strong>con</strong>trario, non ci impegneremo in azioni positive o nella pratica del Dharma e<br />

<strong>con</strong>tinueremo ad agire negativamente, otterremo il risultato corrispondente e non saremo in<br />

grado di affrancarci dal samsara. Continueremo <strong>con</strong> l'eterno ciclo delle rinascite in uno stato di<br />

esistenza o nell'altro.<br />

Per questa ragione dobbiamo veramente essere <strong>con</strong>sapevoli della grande opportunità qui e ora<br />

e fare tutto il nostro meglio per usarla finché possiamo. Prendetevi il tempo per studiare il<br />

Dharma e per praticare. Ciò è utile ed io desidero incoraggiarvi a <strong>con</strong>tinuare a farlo. Non<br />

scoraggiatevi mai nella vostra pratica del Dharma.<br />

Sintesi tratta da insegnamenti Buddisti della via del Diamante di Lopon Tsechu<br />

Prendere Rifugio nei tre gioielli , Budda ,Dharma, Shanga<br />

Motivazione della presa di rifugio, esterno e interno<br />

1. veicolo mondano - Lokayana - aspirare ad una rinascita migliore<br />

2. veicolo della rinuncia - Hinayana - aspirare alla liberazione dal samsara<br />

3. veicolo della bodhicitta - Mahayana - aspirare all'illuminazione per il<br />

beneficio di tutti gli esseri<br />

Samsara (pali, sanscr.)<br />

Trascritto anche sangsara. Lett.: "percorrimento" del flusso del divenire. Il mondo del flusso,<br />

del mutamento e dell'incessante divenire in cui viviamo. Vita quotidiana e rinascita dopo<br />

rinascita . Nel Buddhismo è il campo della liberazione dal suo carico di limiti non ve n'è altro.<br />

Nello stesso mondo in cui i "tre fuochi" dell'odio, della desiderio e dell' illusione sono tenuti in<br />

vita dal desiderio egoistico dell'uomo, va cercata la liberazione dalla Ruota del Divenire, sulla<br />

quale, legati da noi stessi, ci rivolgiamo vita dopo vita [ momento dopo momento ].<br />

Il fine del Nobile Ottuplice Sentiero è di permettere il distacco dalla Ruota e l'entrata nello<br />

stato del Nirvana.<br />

Nella scuola Mahayana si insegna che questa fuga è impossibile, perché Samsara e Nirvana<br />

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sono due aspetti di una sola Realtà; essi sono un aspetto inseparabile e duplice del Nondualismo<br />

assoluto.<br />

Buddha: Nome derivato dal vedico avente il significato di svegliato, illuminato; è l'appellativo<br />

dato al B. storico, Gautama Siddharta, della stirpe principesca degli Sakya, il fondatore del<br />

Buddhismo (v.) e successivamente ad altre personalità od entità in cui il B., l'archetipo<br />

supremo, si realizza, sia in epoche diverse nel mondo terreno, sia nella sfera soprasensibile.<br />

Per quanto <strong>con</strong>cerne la vita terrena del B. storico, risulta monto difficile distinguere la verità<br />

dalle numerose leggende agiografiche posteriori. Sembra sia nato intorno al 563 a.C. in un<br />

boschetto presso il villaggio di Lumbini, vicino alla città di Kapilavastu, ai <strong>con</strong>fini tra l'<strong>India</strong> ed il<br />

Nepal. Suo padre, Suddhodana, era tributario del re di Kosala; il B. perse la madre Maya sette<br />

giorni dopo la nascita, e fu allevato dalla zia e rigidamente tenuto lontano dalla vista di ogni<br />

dolore terreno per ordine dello stesso padre, avvertito da una profezia sul futuro del figlio.<br />

Sposò giovanissimo la cugina Yasodhara da cui ebbe un figlio. Ben presto i suoi pensieri si<br />

rivolsero alla caducità della vita terrena, simboleggiata se<strong>con</strong>do la leggenda dai quattro<br />

successivi in<strong>con</strong>tri che egli ebbe <strong>con</strong> un vecchio, un malato, un cadavere in decomposizione ed<br />

un asceta. A ventinove anni abbandonò nottetempo il palazzo avito e si fece asceta pellegrino,<br />

per cercare la via della redenzione. Si pose al seguito di Arada Kalama e di Udraka Ramaputra,<br />

ma <strong>con</strong> scarsi risultati. Anche la via della penitenza severa e della mortificazione assoluta della<br />

carne non lo aiutò affatto. Dopo sette anni di inesausto pellegrinare, in seguito a lunga<br />

meditazione <strong>con</strong>dotta sotto un albero di pipal, raggiunse la Bodhi, l'illuminazione, ovvero la<br />

liberazione dal dolore terreno ed il totale annullamento dell'essere. Nel sermone di Benares ne<br />

fa partecipi i seguaci, diventando così un maestro, una guida, ed indicando ai suoi discepoli le<br />

quattro nobili verità fondamentali: l'esistenza del dolore nella vita umana; l'origine del dolore,<br />

dovuto all'attaccamento alla vita, alla sete (trsna) che determina le rinascite successive; il<br />

superamento del dolore ottenuto <strong>con</strong> il superamento della sete nella completa mancanza di<br />

desiderio; la via che <strong>con</strong>duce al superamento del dolore, il nobile ottuplice sentiero, ossia retto<br />

vedere, retto pensare, retto vigilare, retto <strong>con</strong>centrarsi. Nei successivi quarant'anni di attività,<br />

Gautama Siddharta percorse tutta la valle orientale del Gange, <strong>con</strong>vertendo insieme ai suoi<br />

discepoli, tra cui il prediletto Ananda, gruppi sempre più numerosi. Sorsero monasteri, venne<br />

<strong>con</strong>vertito anche il re Bimbisara del Magadha, ed alla comunità furono elargite imponenti<br />

donazioni. Intorno al 480 a.C. il B. si ammalò gravemente, pare per ingestione di cibi guasti, e<br />

morì nel villaggio di Kusinagara, rivolgendo ancora in punto di morte parole di incoraggiamento<br />

ai discepoli. Della predicazione del B. non è rimasto alcun documento diretto: il Canone redatto<br />

in pali è molto più tardo, e certo cosparso di numerose interpolazioni, avvenute attraverso la<br />

trasmissione della tradizione orale. Anche in campo figurativo l'i<strong>con</strong>ografia del B. è molto<br />

tarda. Compare in epoca Kusana nel Gandhara ed a Mathura, mentre fino ad allora la figura<br />

divina era stata rappresentata da oggetti simbolici (trono, turbante, ecc.). Ben presto però,<br />

oltre ad innegabili elementi ellenistici-romani, vennero accolte nell'i<strong>con</strong>ografia buddhista molte<br />

<strong>con</strong>venzioni simboliche dell'induismo. Il B. venne allora rappresentato <strong>con</strong> particolari<br />

caratteristiche corporee (ciuffo di capelli e protuberanza cranica, usnisa, rilievi carnosi tra le<br />

sopracciglia, urna, orecchie dal lobo allungato) ed in prefissato atteggiamenti di tipo yoga delle<br />

mani e dei piedi (mudra). Queste intendono simboleggiare specifiche qualità (atteggiamento<br />

del dono, danamudra, di chiamare a testimone la terra, bhumisparsamudra, gesto della<br />

protezione, abbamudra), mentre vengono rappresentati sia gli episodi delle supposte vite<br />

anteriori del B. (jataka), sia episodi leggendari della vita di Gautama (avadana), riportati dai<br />

testi canonici. Con l'evoluzione della dottrina buddhista e la sua diffusione in diversissimi<br />

territori asiatici, verranno assorbite ed elaborate in una vasta opera di sincretismo molte teorie<br />

religiose preesistenti, specie nelle correnti Mahayana e Vajrayana, ed il Pantheon buddhista si<br />

dilaterà enormemente. Ai sette B. del passato (Vipasyin, Sikhin, Visyabhiy, Krakasunda,<br />

Kanakamuni, Kasyap) che hanno prceduto nelle passate ere cosmiche (Kalpa) la nascita del B.<br />

storico, ed a quello del futuro (Maitreya), che saranno destinati ad aumentare grandemente di<br />

numero fino a superare la ventina, si aggiungeranno infinite varietà di manifestazioni del B.<br />

<strong>con</strong>siderato entità prima, archetipo poi, come la Pentade Suprema (Amitabha, Amoghasiddi,<br />

Aksobhya, Ratnasambhava, Vairocana). A ciascuno di questi B. vengono attribuiti oggetti<br />

(ampolla, fulmine, gemma, ruota), animali (pavone, cavallo, elefante, drago), atteggiamenti e<br />

colori particolari, atti a rendere più agevole il ri<strong>con</strong>oscimento, strettamente collegati ad una<br />

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complessa elaborazione dottrinaria. Mentre per la corrente Mahayana tali B. compaiono per lo<br />

più cir<strong>con</strong>dati da un numeroso seguito e rappresentati come regnanti nei loro paradisi, le<br />

cosiddette terre pure, nel Vajrayana, o Veicolo tantrico, compaiono nuovi attributi corporei<br />

(numerose braccia, molte teste, più occhi, ipostasi che illustrano uno degli aspetti della divinità<br />

principale), e spesso il B. compare al centro del Mandala, diagramma magico e mistico, a<br />

figure disposte in zone <strong>con</strong>centriche, simboleggianti le forze cosmiche e spirituali dell'universo.<br />

Buddhismo: Dottrina filosofico-religiosa nata in <strong>India</strong> circa sei secoli prima di Cristo dalla<br />

predicazione di Gautama Siddharta, <strong>con</strong>osciuto <strong>con</strong> il nome di Buddha (v.), ovvero l'illuminato,<br />

un personaggio i cui <strong>con</strong>notati ci sono pervenuti permeati dalla leggenda che spesso offusca la<br />

realtà storica. Pur accogliendo e fondendo in sé <strong>con</strong>cezioni pre-buddhiste-indiane (induismo,<br />

yoga) ed elementi delle fedi locali (taoismo) dei vari paesi in cui giunse, sebbene suddivisa in<br />

numerose sette e correnti molto lontane tra loro, la dottrina buddhista ha sempre <strong>con</strong>servato<br />

alcune costanti fondamentali: la <strong>con</strong>tinuità dell'organizzazione monastica; una vasta<br />

letteratura religiosa, dottrinaria ed agiografica; il fine di giungere, attraverso pratiche<br />

soprattutto meditative, all'estinzione dell'Io, all'eliminazione del dolore terreno ed<br />

all'annullamento nel Nirvana, l'indifferenziato. Attualmente il B., quasi totalmente scomparso in<br />

<strong>India</strong> dal 1200, è ancora seguito in Estremo Oriente (Cina, Giappone, corea), nel Tibet e nella<br />

penisola indocinese. Il B., profondamente <strong>con</strong>taminato nel tempo da altre dottrine, quali il<br />

Taoismo (v.), il Confucianesimo (v.), e svariate altre religioni <strong>con</strong> cui si trovò a <strong>con</strong>frontarsi, è<br />

sfociato in innumerevoli correnti, sette e scuole, diversificate nelle interpretazioni filosofiche<br />

date alla legge (Dharma), ai mezzi da adottare per raggiungere il Nirvana (v.), ed alla stessa<br />

essenza del Buddha, originando correnti quali il Mahayana (v.), Grande Veicolo che, in<br />

<strong>con</strong>trasto <strong>con</strong> lo Hinayama (v.), Piccolo Veicolo, <strong>con</strong>siderabile più prossimo al credo originario<br />

predicato da Gautama, afferma la possibilità di salvezza <strong>con</strong> il raggiungimento del Nirvana,<br />

<strong>con</strong>sentito a tutti, e non più soltanto agli Arhat, i sant'uomini, gli asceti dello Minayana. Questo<br />

grazie ai molti Bodhisattva, entità che hanno temporaneamente rinunciato al Nirvana in cui si<br />

trovavano per guidare gli altri umani incarnati verso la salvezza. Nel XIV secolo la setta dGelugs-pa,<br />

affermando la reincarnazione di alcuni Bodhisattva in corpi-fantasma (sprul-sku), fissò<br />

le basi per una monarchia sacerdotale, quella lamaistica (v. Lamaismo), che ha governato il<br />

Tibet fino a pochi decenni fa. I Lama tibetani furono anche protagonisti della <strong>con</strong>versione dei<br />

Mongoli, e attraverso la dinastia mongola Yüan (1280-1378) il Lamaismo si affermò anche in<br />

Cina, dove verrà seguito fin sotto la dinastia manciù dei Ching (1644-1911). Il Lamaismo<br />

sopravvive oggi nel Tibet, e presso comunità esuli in territorio indiano. Altra corrente buddhista<br />

alquanto diffusa è quella giapponese, detta Ryobu-shinto (v. Shintoismo), nata circa mille anni<br />

orsono, e tuttora <strong>con</strong>siderata religione di stato. Il B. identifica il cosiddetto Sentiero della<br />

Liberazione, è regolamentato dalle scritture Pali e Sanscrite, per cui la pace sopravviene <strong>con</strong> il<br />

cessare di tutti i desideri, ed è praticato dai Lamaisti del Tibet, dai buddhisti Mahayana e Zen,<br />

nonché dai Minayana. I suoi fedeli ammontano complessivamente ad oltre 500 milioni, e sono<br />

presenti in Cina, nelle varianti Ch'an di tipo <strong>con</strong>templativo e Ching-tu, od Amidismo o Scuola<br />

della terra pura.<br />

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